La politica di coesione regionale è una delle più importanti dell'Unione europea. Attraverso i fondi strutturali ha l’obiettivo di migliorare i livelli di benessere delle aree più povere degli Stati membri, trasferendo risorse dalle aree più ricche a quelle in ritardo di sviluppo, creando un valore aggiunto in grado di portare benefici a tutta l'Unione. Il progetto del Sole 24 Ore, cofinanziato dalla Commissione europea, racconta come i fondi strutturali europei cambiano i territori, le città e la nostra qualità della vita, ma anche l'evoluzione di una politica che per dimensioni economiche ha superato la politica agricola. In questo podcast, a cura di Fiorella Lavorgna, parleremo dei programmi in corso ma anche delle prospettive post-2020, denunciando - quando serve - burocrazia inutile, pastoie e difficoltà ma anche pregiudizi. Articoli, video, podcast e infografiche per informare anche con i numeri, nella sezione Fondi europei del sito del Sole 24 Ore
In questo terzo episodio della guida ai fondi europei Fiorella Lavorgna, insieme a Simone De Filippi partner RSM e CEO di Doz, parlano di come si costruisce un business plan di successo per accedere ai finanziamenti europei.
In questo secondo episodio della guida ai fondi europei, Fiorella Lavorgna insieme all'Avvocata Deborah Basileo, esperta in bandi e appalti pubblici, entrano nel vivo del tema “progettazione della proposta” per accedere ai finanziamenti europei.
Usare i fondi della politica di coesione può essere complesso tanto da scoraggiare organizzazioni, gruppi di imprese o semplici cittadini che pur conoscendo bene il territorio, e proprio per questo hanno idee interessanti su come investire generando valore aggiunto, non hanno familiarità con la progettazione europea. Ma è davvero così difficile utilizzare i fondi della politica di coesione? Quali competenze sono necessarie? Come è possibile acquisirle? Il podcast Fondi Europei ha creato, con alcuni esperti, una guida di tre puntate. In questo primo episodio partiamo dalle basi. Fiorella Lavorgna insieme all'Avvocata Deborah Basileo, esperta in bandi e appalti pubblici e Piergiuseppe Otranto, prof. associato di diritto amministrativo all'Università di Bari, parlano dei requisiti minimi per accedere ai fondi della politica di coesione, delle banche dati per trovare i bandi e di come si raccoglie la documentazione amministrativa necessaria per partecipare ad un bando pubblico.
Nel momento in cui l'Europa iniziava a riprendersi dalla crisi economica causata dalla pandemia da Covid-19, molte regioni sul confine orientale dell'Unione Europea si sono trovate ad affrontare l'emergenza dei rifugiati che ucraini. Per dare assistenza a quei territori, la Commissione, tramite il programma Care, ha permesso che i fondi di coesione non ancora allocati potessero essere utilizzati per fornire assistenza ai rifugiati.Tutto questo mentre le disuguaglianze in Europa stanno aumentando, e a livello europeo si inizia a ragionare su come la politica di coesione evolverà nei prossimi anni. Ci si inizia a chiedere per esempio se potrà avere un ruolo per aiutare chi sta le subendo le ripercussioni più forti dell'aumento dei prezzi per l'energia. In che modo le città e le regioni stanno affrontando la sfida di accogliere chi è scappato dalla guerra e chiede asilo, mentre i cittadini devono fare il conto con l'aumento dei prezzi delle bollette e l'inflazione?Queste sono alcune delle questioni di cui si discuterà durante la prossima edizione della settimana europea delle regioni e delle città. Una convention annuale organizzata dalla Commissione europea e dal comitato delle regioni, in cui ogni anno si fa il punto sulla politica di coesione. Per partecipare all'evento è possibile iscriversi a questo link: https://europa.eu/regions-and-cities/
Perché è nata la politica di coesione, come è cambiata nel corso del tempo e a cosa serve oggi? Come concorre al raggiungimento degli obiettivi fondamentali del progetto europeo? E come incide la dimensione territoriale sulla capacità di affrontare le sfide strutturali e orientare gli investimenti per lo sviluppo?Ne abbiamo parlato con l'esperto Antonino Iacoviello dell'ISSiRFA CNR nel secondo appuntamento organizzato da Radiocor in collaborazione con il CNR, nell'ambito del progetto Work For Future.Per approfondire l'argomento potete guardare il webinar “ La politica di coesione nel processo di integrazione europea” disponibile sul sito del Sole24Ore https://stream24.ilsole24ore.com/video/radiocor/la-politica-coesione-processo-integrazione-europea/AEeTuxBB
Le politiche di genere sono finalmente presenti nel discorso pubblico sia europeo che nazionale.E nella logica politica di coesione, che nasce per mitigare i divari economici e sociali tra le regioni europee, l'Ue chiede agli Stati membri di utilizzare i fondi europei anche ponendo l'attenzione a come questi fondi possono attenuare i divari esistenti tra uomini e le donne.Ma cosa vuol dire tenere conto dell'impatto di genere?E che cosa ci dicono i dati a nostra disposizione sull'effetto dei finanziamenti europei sul miglioramento della condizione delle donne?Ne parliamo in questa puntata di fondi europei insieme a tre esperte dell'impatto delle politiche pubbliche sulla parità di genere Flavia Pesce direttrice dell'Area Politiche della Formazione e del Lavoro dell'Istituto per la Ricerca Sociale: e Gentiola Madhi ricercatrice dell'Osservatorio Balcani Caucaso.Per approfondire l'argomento potete guardare il webinar “Fondi di coesione e questione di genere” disponibile sul sito del Sole24Ore https://stream24.ilsole24ore.com/video/economia/fondi-coesione-e-questione-genere/AEdOFMbB
La partita italiana per il rilancio e la modernizzazione è giocata sulla capacità di spesa dei fondi europei.La sfida più difficile, una vera corsa contro il tempo riguarda le risorse Next Generation EU perché i progetti di investimento del Pnrr vanno attuati entro agosto 2026. E fino ad oggi la performance dell'Italia nello spendere solo i fondi della politica di coesione ha lasciato desiderare. In questa puntata vedremo le misure messe in atto dal governo e dall'Accordo di partenariato per migliorare la capacità amministrativa e riuscire a spendere in tempo le risorse della politica di coesione e del Pnrr.
Nelle scorse puntate abbiamo parlato degli obiettivi di policy dell'accordo di partenariato 2021-2027. Abbiamo visto come sia cruciale che questo strumento lavori in maniera coordinata con Next generation Eu, soprattutto dove i processi di sviluppo e di transizione ecologica rischiano di creare nuove disuguaglianze. In questa puntata parleremo di un nuovo fondo creato proprio per contrastare i possibili effetti avversi della transizione ecologica, il Just Transition Fund che in Italia finanzierà i programmi di transizione del Sulcis-Iglesiente in Sardegna e dell'area funzionale di Taranto.
Nella programmazione 2014-2020 il fondo di sviluppo regionale – Feasr - si trovava all'interno dell'Accordo di partenariato. In questa programmazione il fondo viene scorporato dalla politica di coesione e gestito all'interno della programmazione della Politica agricola comune insieme al fondo Feaga. In questa puntata vedremo come il fondo funzionerà secondo le nuove regole dalla Pac.
In questa puntata insieme a Raffaella Coletti, ricercatrice dell'istituto ISSIRFA del Consiglio nazionale ricerche parleremo di uno degli aspetti meno conosciuti della politica di coesione: le cooperazioni tra regioni europee appartenenti a stati diversi. Raffaella è una geografa economico politica esperta in cooperazione territoriale europea e politiche di coesione, insieme a lei vedremo insieme quali sono gli obiettivi di questi programmi per l'Italia e le principali novità dell'Accordo di partenariato in materia di cooperazione interregionale.
Nelle scorse puntate, abbiamo visto i cinque obiettivi del nuovo accordo di Partenariato.In questa puntata vedremo quali strategie sono state messe in atto per coordinare efficacemente la politica di coesione e Next Generation Eu. Uno degli aspetti più importanti per questo periodo di programmazione. Negli anni a venire, gran parte delle risorse a disposizione saranno destinate allo sviluppo del Mezzogiorno. Infatti, anche il Pnrr, che trova lo stesso fondamento giuridico della politica di coesione nei trattati UE, prevede che non meno del 40% delle risorse, la cosiddetta “Quota Mezzogiorno”, venga investita al Sud, che riceverà anche il 64% delle risorse della politica di coesione 2021-2027.Ma la sovrapposizione di investimenti non è soltanto geografica. Anche le priorità del Pnrr e dei fondi di coesione sono sovrapponibili e le sfide cruciali riguardano l'innovazione, la digitalizzazione e la transizione digitale. Vediamo insieme quali sono i settori su quali porre maggiore attenzione.
Il quinto episodio sull'Accordo di Partenariato 2021-2027, dove indagheremo sulle risorse a disposizione per ciascun obiettivo di policy. Parleremo anche di come la spesa della politica di coesione dovrebbe coordinarsi con gli investimenti del PNRR, che inevitabilmente finanzierà interventi negli stessi settori, anche se con obiettivi diversi.All'interno dell'Accordo di Partenariato per il periodo 2021-2027 troviamo 5 obiettivi di policy.Vale a dire cinque priorità di investimento individuate dal Governo e dalla Commissione Europea dove - con i fondi della politica di coesione –si intende intervenire per andare ad attenuare le disuguaglianze sociali ed economiche presenti all'interno del nostro paese.In questa puntata parleremo del quinto obiettivo dell'Accordo: “un'Europa più vicina ai cittadini”.
Il quarto episodio sull'Accordo di Partenariato 2021-2027, dove indagheremo sulle risorse a disposizione per ciascun obiettivo di policy. Parleremo anche di come la spesa della politica di coesione dovrebbe coordinarsi con gli investimenti del PNRR, che inevitabilmente finanzierà interventi negli stessi settori, anche se con obiettivi diversi.All'interno dell'Accordo di Partenariato per il periodo 2021-2027 troviamo 5 obiettivi di policy.Vale a dire cinque priorità di investimento individuate dal Governo e dalla Commissione Europea dove - con i fondi della politica di coesione –si intende intervenire per andare ad attenuare le disuguaglianze sociali ed economiche presenti all'interno del nostro paese.In questa puntata parleremo del quarto obiettivo dell'Accordo: “un'Europa più sociale ed inclusiva”
Il terzo episodio sull'Accordo di Partenariato 2021-2027, dove indagheremo sulle risorse a disposizione per ciascun obiettivo di policy. Parleremo anche di come la spesa della politica di coesione dovrebbe coordinarsi con gli investimenti del PNRR, che inevitabilmente finanzierà interventi negli stessi settori, anche se con obiettivi diversi.All'interno dell'Accordo di Partenariato per il periodo 2021-2027 troviamo 5 obiettivi di policy.Vale a dire cinque priorità di investimento individuate dal Governo e dalla Commissione Europea dove - con i fondi della politica di coesione –si intende intervenire per andare ad attenuare le disuguaglianze sociali ed economiche presenti all'interno del nostro paese.In questa puntata parleremo di trasporti e del terzo obiettivo dell'Accordo: “un'Europa più connessa”.
In questo secondo episodio di analisi dell'Accordo di Partenariato parleremo di come i fondi di coesione dovrebbero contribuire alla transizione ecologica e a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, specialmente nelle aree più vulnerabili. L'Italia, per via della conformazione del territorio, il rischio idrogeologico e la competizione per l'accesso a risorse che potranno diventare sempre più scarse come l'acqua, è tra i paesi europei più vulnerabile ai cambiamenti climatici.Nei prossimi anni sarà chiamata ad affrontare temi come la disponibilità delle risorse idriche, la preservazione della qualità dell'area e la salvaguardia della biodiversità terrestre e marina e la difesa del paesaggio.Ma non tutte le regioni italiane sono vulnerabili allo stesso modo, e la resilienza ai cambiamenti climatici dipende anche dalla coesione del territorio.In questa puntata parleremo del secondo obiettivo dell'Accordo: un'Europa più verde
Primo episodio di analisi dell'Accordo di Partenariato 2021-2027, le risorse a disposizione per ciascun obiettivo di policy. Parleremo anche di come la spesa della politica di coesione dovrebbe coordinarsi con gli investimenti del PNRR, che inevitabilmente finanzierà interventi negli stessi settori, anche se con obiettivi diversi.All'interno dell'Accordo di Partenariato per il periodo 2021-2027 troviamo 5 obiettivi di policy.Vale a dire cinque priorità di investimento individuate dal Governo e dalla Commissione Europea dove - con i fondi della politica di coesione –si intende intervenire per andare ad attenuare le disuguaglianze sociali ed economiche presenti all'interno del nostro paese.In questa puntata parleremo di innovazione e del primo obiettivo dell'Accordo: “un'Europa più intelligente”.
L'Accordo di Partenariato per il settennato 2021-2027 è stato finalmente presentato il 19 luglio a Palazzo Chigi dal Ministro per il Sud Mara Carfagna e la Commissaria europea Elisa Ferreira. Prevede finanziamenti per 75 miliardi di euro, di cui gran parte verranno investiti nel Mezzogiorno. E' un Accordo la cui firma è stata rallentata a causa della Pandemia da Covid19 e che nelle sue priorità di investimento risente degli eventi del triennio 2020-2022. Inoltre, queste risorse si andranno a sommare e dovranno essere gestite insieme al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, anch'esso un prodotto della crisi economica scatenata dal coronavirus. In questa puntata di fondi europei vediamo quali sono i punti chiave dell'Accordo
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto durante la sessione plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo. Nel suo lungo discorso durato circa mezzora, Draghi si è soffermato sulle conseguenze della guerra in Ucraina in Europa, e su come la risposta sia una maggiore integrazione europea. “Abbiamo bisogno di un federalismo pragmatico e ideale, se questo è un percorso che porterà alla riforma dei trattati, l'Unione lo abbracci”. Ma siamo davvero ad un passo dalla riforma dei Trattati e ad una maggiore emissione di debito per finanziare maggiore integrazione in settori cruciali, come la difesa e l'energia? Lo abbiamo chiesto a Fabio Massimo Castaldo. Vice Presidente del parlamento europeo da fine 2017 fino a gennaio 2022. Eletto con il Movimento 5 stelle, al parlamento europeo siede nel gruppo dei Non iscritti
3 milioni sono le persone che, dal 24 febbraio, hanno lasciato l'Ucraina secondo i dati delle Nazioni Unite. Si tratta soprattutto di donne con i loro figli, visto che gli uomini tra i 18-60 anni non possono lasciare lo Stato, poiché nel paese vige la legge marziale. Le notizie sui rifugiati, le loro storie, il loro viaggio e le informazioni su cosa ci sia bisogno sul teatro di guerra, ci provengono soprattutto dai sindaci, e amministratori locali delle regioni dell'Unione Europea al confine con l'Ucraina. Prestano primo soccorso, sono in contatto con i loro omologhi al di là del confine, e fanno arrivare beni all'interno del paese.Questa prova di solidarietà, ha bisogno di fondi, sia economici che di beni già acquistati e smistati – perché in Ucraina non è possibile spendere denaro. E così come è accaduto nei momenti drammatici dello scoppio della pandemia, l'UE ha trovato uno strumento valido per prestare soccorso nella politica di coesione. In questa puntata vediamo come potrà essere utilizzata per finanziare, anche retroattivamente, programmi di accoglienza per i rifugiati.
Dobbiamo tutti essere d'accordo su un punto: non dobbiamo intaccare la coesione. Lo ha detto Elisa Ferreira, Commissaria Ue per le politiche regionali e urbane in occasione della pubblicazione dell'ottavo report sulla politica di coesione. Secondo il rapporto, la politica di coesione ha aiutato i paesi europei a superare lo shock economico causato dalla pandemia prima del previsto. Ha dato una mano anche sul fronte sanitario, avendo permesso l'utilizzo dei propri fondi per l'acquisti di respiratori e mascherine nei momenti più duri della crisi. Tuttavia, l'analisi mostra come il divario tra le regioni europee, in termini di Pil, sviluppo e tasso si occupazione. stia aumentando. Il rapporto mette in guardia sul fatto che questa situazione potrebbe peggiorare con l'avvio della transizione verde e digitale, soprattutto in quelle regioni la cui economia è particolarmente dipendente dai combustibili fossili. Per evitare che questo accada, la commissione invita ad utilizzare tutti i mezzi a disposizione, come il Just Transition Fund e l'utilizzo dei fondi di coesione in maniera coordinata con il PNRR. Ma è quello che sta avvenendo? Lo abbiamo chiesto a Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia una delle due regioni Italiane destinatarie del fondo per la transizione giusta, e Pierluigi Boda dal Comitato delle Regioni.
di Fiorella LavorgnaL'Italia ha presentato l'Accordo di Partenariato per il finanziamento dei Fondi Strutturali per il periodo 2021-2027. Così come è avvenuto per il PNRR, prima di presentare l'Accordo, il Governo ha avviato un dialogo con Bruxelles e questo lascia pensare che la Commissione non dovrebbe chiedere all'Italia modifiche sostanziali prima di dare il suo ok definitivo al testo.A cosa si deve questa collaborazione? Nei prossimi anni, l'Italia riceverà risorse come mai fino ad oggi. L'aspettativa è alta, perché quasi sicuramente non ci sarà un'occasione in futuro simile a questa. E' una sfida troppo grande per permettersi di fallire e questo fa sì che siano le stesse istituzioni a voler farsi, per così dire, controllare e aiutare.Questo vuol dire anche, che non c'è mai stata un'occasione migliore per la società civile, ma anche i singoli cittadini, di monitorare come vengono spesi i fondi, ed perché no, aiutare le amministrazioni locali a raddrizzare il tiro qualora le cose non stiano procedendo come dovrebbero.In questa puntata abbiamo incontrato Monithon, organizzazione in Italiana che offre ai cittadini gli strumenti per monitorare i progetti finanziati con la politica di coesione.Insieme con Luigi Reggi e Francesca de Lucia proviamo a capire di cosa si tratta – e perché il monitoraggio dei cittadini è fondamentale nel processo di sviluppo europeo, soprattutto in vista dell'arrivo delle risorse per la transizione ecologica e per favorire la parità di genere.
di Fiorella LavorgnaLa trasformazione demografica, assieme alle transizioni verde e digitale, è destinata a plasmare il volto dell'Europa. Per questa ragione, l'UE è molto attenta al fenomeno dell'invecchiamento poiché avrà conseguenze sui maggiori indicatori macroeconomici degli Stati membri, come l'aumento delle disuguaglianze e la capacità di fare innovazione e sviluppo. Ma non solo. L'aumento del malcontento in questi luoghi abbandonati, potrà avere, ma forse già le ha avute, ripercussioni politiche, arrivando a minare la stessa coesione europea. Cosa si può fare per contrastare questo fenomeno? Ne parliamo in questa puntata con Nicola de Michelis, Direttore alla Commissione europea presso l'unità responsabile di crescita intelligente e sostenibile, e responsabile della politica di coesione per il Sud Europa.
di Fiorella LavorgnaNessun Paese europeo tranne la Grecia ha firmato l'Accordo di Partenariato con la Commissione Europea per accedere ai fondi di coesioni del periodo di programmazione 2021-2027. Nel 2014, nello stesso periodo, già 18 Accordi erano stati siglati.Mara Carfagna, il Ministro per il Sud e per la Coesione Territoriale, ha definito questi ritardi molto preoccupanti, perché le copiose risorse già allocate per lo sviluppo del Mezzogiorno potrebbero essere definanziate se il governo non agirà in tempo.A cosa sono dovuti questi ritardi? E' possibile che gli Stati membri stiano prediligendo nuovi strumenti – come il NextGenerationEu – per finanziare i propri programmi di sviluppo?Ne parliamo insieme a Francesco Molica, Regional Policy del Think Tank della Conferenza delle Regioni Periferiche Marittime (CPMR), e precedentemente, communication officer della DG Regio.
di Fiorella LavorgnaImmaginate una mappa di un video game. Per sbloccare il gioco e andare a salvare la principessa – che in questo caso si chiama Mercato Unico ed è tenuta prigioniera insieme ad un principe, che si chiama Euro – bisogna superare tanti livelli, disposti a ragnatela, ma che si tengono insieme. Ad ogni livello corrisponde un'arma magica. Per arrivare alla sfida finale, servono tutte.L'Ue ne ha recuperate diverse, i soldi per assistere il nostro servizio sanitario e i lavoratori in difficoltà, proprio grazie ai nostri fondi europei. Ma molto altro è stato fatto: dalla sospensione delle regole del Patto di Stabilità ad un primo vero piano europeo per i disoccupati, passando per un'azione senza precedenti della Banca Centrale Europea. E infine, l'impasse sulla trattativa sui coronabond.In questa puntata facciamo un'eccezione al nostro podcast, fino ad oggi monotematicoVi parlerò di tutto quello che l'UE ha fatto, e non ha fatto per rispondere alla crisi del coronavirus.
Negli ultimi 10 anni, gli investimenti pubblici nel sud d'Italia sono passati da 21 miliardi nel 2009 a 10 nel 2018. Meno della metà.Tra il 2002 e il 2017, il Mezzogiorno ha visto partire 612.000 giovani – per dare un ordine di grandezza, come se una città poco più piccola di Palermo si fosse trasferita al Nord - di cui 240 mila laureati Questi numeri non piacciono a Roma, ma nemmeno a Bruxelles. Tanto che lo scorso novembre la Commissione ha dato tempo due mesi all'Italia per presentare un nuovo piano di investimenti per il Sud. Pena, il possibile ritiro di fondi europei.Il Governo è corso quindi ai ripari e, lo scorso 14 febbraio il Ministro per il Mezzogiorno e il Presidente del Consiglio Conte hanno presentato a Gioia Tauro il Piano per il sud 2030. Questo piano risponde o no alle esigenze di Bruxelles in materia di spesa pubblica per il Sud?Ne parliamo in questa puntata.di Fiorella Lavorgna-------Slide Piano per il Sud 2030http://www.ministroperilsud.gov.it/media/1999/pianosud2030_slide.pdf-----Musica Night Out by LiQWYD https://soundcloud.com/liqwyd Creative Commons — Attribution 3.0 Unported — CC BY 3.0 Free Download / Stream: http://bit.ly/2BLdhW5 Music promoted by Audio Library https://youtu.be/tut9O8uaJhoSt. Francis - Josh Lippi & The OvertimersCreative Commons — Attribution 3.0 Unported — CC BY 3.0 Free Download / StreamAI 2 - Vibe MountainCreative Commons — Attribution 3.0 Unported — CC BY 3.0 Free Download / Stream
di Fiorella LavorgnaIn questa puntata parleremo di cosa l'Europa sta facendo per venire incontro agli Stati Membri davanti alla crisi del Coronavirus. Il Coronavirus avrà un impatto fortissimo sull'economia europea. L'intervento dell'Unione in questa crisi, per mitigarla e affrontarla, va al di là della solidarietà tra stati: l'Unione dovrà trovare il modo di reagire per salvare se stessa. Perché l'impatto del virus mette in discussione il sistema alla base del suo funzionamento. Tra le prime misure di emergenza attuate, in questo caso per aiutare le comunità dei paesi membri colpiti, ci sono proprio la mobilitazione dei fondi europei. Ne parliamo in questa puntata di Fiorella Lavorgna----------------Musica Night Out by LiQWYD https://soundcloud.com/liqwyd Creative Commons — Attribution 3.0 Unported — CC BY 3.0 Free Download / Stream: http://bit.ly/2BLdhW5 Music promoted by Audio Library https://youtu.be/tut9O8uaJhoSt. Francis - Josh Lippi & The OvertimersCreative Commons — Attribution 3.0 Unported — CC BY 3.0 Free Download / Stream
“Abbiamo cercato un approccio proporzionato, in cui sia lo Stato a trovare le soluzioni, e non Bruxelles”Vittoria Alliata, Direttore per le politiche urbane e rurali della DG Regio, ci spiega le modalità con cui la Commissione ha lavorato con le amministrazioni locali. Ricordando che, anche se i problemi di regioni appartenenti a Stati diversi sono simili, l'unico approccio possibile è un intervento decentrato e proprio alle esigenze delle singole amministrazioni. di Fiorella LavorgnaMusica Night Out by LiQWYD https://soundcloud.com/liqwyd Creative Commons — Attribution 3.0 Unported — CC BY 3.0 Free Download / Stream: http://bit.ly/2BLdhW5 Music promoted by Audio Library https://youtu.be/tut9O8uaJho
“Possiamo immettere centinaia di migliaia di euro, ma se le istituzioni non sono adeguate a gestire i fondi non vedremo i risultati che vogliamo” Ci sono paesi in cui i fondi europei servono a costruire un sistema economico quasi da zero, altri in cui – come il nostro - dovrebbero fare da volano per l'economia. Ma per tutti vale la stessa regola: se le amministrazioni non sono competenti e pronte a gestire le risorse, queste non daranno i risultati sperati.Dopo aver ascoltato l'autorità di gestione per la Basilicata, abbiamo intervistato Vittoria Alliata, direttore per le politiche urbane e rurali che ci ha dato la versione della Commissione.di Fiorella LavorgnaMusica Night Out by LiQWYD https://soundcloud.com/liqwyd Creative Commons — Attribution 3.0 Unported — CC BY 3.0 Free Download / Stream: http://bit.ly/2BLdhW5 Music promoted by Audio Library https://youtu.be/tut9O8uaJho
Lo scorso 31 dicembre è scaduto il tempo per la regione Puglia per spendere 142 milioni di contributi per il piano di sviluppo rurale. Fondi stanziati tre anni fa, ma che l'amministrazione regionale non è stata in grado di erogare nei tempi previsti.Pensate sia paradossale che un paese non riesca a spendere dei soldi donati? Non troppo se consideriamo che le risorse dei fondi strutturali vengono trasferite soltanto una volta che le amministrazioni nazionali e regionali hanno adempiuto a procedure burocratiche spesso non semplicissime, per dimostrare come e per quali progetti verranno utilizzati i fondi. Spesso, accade che ci si riduca all'ultimo minuto, e che i fondi non vengano indirizzati dove è davvero necessario investire, o peggio, può accadere che queste procedure non vengano adempiute e che i fondi vadano persi. In questa e nella prossima puntata parleremo di come la Commissione ha agito per fare in modo che i Fondi Europei non fossero sprecati, chiedendo agli Stati membri – l'italia per prima – di intervenire sulla capacità delle proprie amministrazioni.di Fiorella LavorgnaMusica Night Out by LiQWYD https://soundcloud.com/liqwyd Creative Commons — Attribution 3.0 Unported — CC BY 3.0 Free Download / Stream: http://bit.ly/2BLdhW5 Music promoted by Audio Library https://youtu.be/tut9O8uaJho
Nella scorsa puntata abbiamo parlato del Green New Deal. Il Piano della Commissione che vuole mobilitare 1000 miliardi di euro per convertire l'economia dell'Unione verso un modello più sostenibile. La transizione ecologica però, potrà portare con sé anche degli svantaggi. Soprattutto per quelle regioni le cui economie sono più dipendenti dai combustibili fossili. Per evitare che queste regioni divengano periferiche e per ammortizzare i costi sociali della transizione ecologica la Commissione UE metterà in moto il Just Transition Mechanism, che metterà in modo investimenti pubblici e privati per 100 miliardi di euro. Il Meccanismo porta però in dote solo 7.5 miliardi di risorse nuove, e in molti di domandano se basteranno a garantire una transizione giusta. MUSICA Night Out by LiQWYD https://soundcloud.com/liqwyd Creative Commons — Attribution 3.0 Unported — CC BY 3.0 Free Download / Stream: http://bit.ly/2BLdhW5 Music promoted by Audio Library https://youtu.be/tut9O8uaJhoMask by PokelawlsCreative CommonsSoundCloud https://soundcloud.com/pokelawls
La lotta al cambiamento climatico è uno degli obiettivi chiave della Commissione von der Leyen. E molta era l'attesa per conoscere i dettagli del Green Deal Investment Plan, svelato dalla Commissione lo scorso 14 gennaio. Questo e il prossimo episodio sono dedicati a come l'UE intende raggiungere l'obiettivo di mille miliardi in 10 anni, necessari per rendere l'UE il primo continente a impatto climatico zero. E al Just Transition Mechanism: lo strumento con il quale la Commissione von der Leyen intende sostenere quelle regioni che più sopporteranno il peso della riconversione delle loro economie.Musica Night Out by LiQWYD https://soundcloud.com/liqwyd Creative Commons — Attribution 3.0 Unported — CC BY 3.0 Free Download / Stream: http://bit.ly/2BLdhW5 Music promoted by Audio Library https://youtu.be/tut9O8uaJhoJazz In Paris - Media Right Productions https://youtu.be/mNLJMTRvyj8
I fondi europei sono risorse che l'Unione Europea mette a disposizione degli Stati Membri con l'obiettivo di ridurre le disuguaglianze tra le regioni e supportare la coesione sociale. E' una politica di redistribuzione di ricchezza che unica al mondo.In questa puntata facciamo sia un'introduzione agli obiettivi di investimento della Commissione per il periodo di programmazione 2014-2020, sia un piccolo bilancio sui risultati registrati fino ad oggi.Nonostante i fondi abbiano migliorato la vita di milioni di Europei, è la stessa Commissione che nel Rapporto sull'implementazione dei Fondi pubblicato nel dicembre 2019, a dirci che c'è ancora molto da fare. In un'economia che deve fare fronte a sfide come l'invecchiamento della popolazione, la transizione economica sempre più digitale, e i cambiamenti climatici, l'Unione sarà capace di essere leader?