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Quando pensi alla fertilità femminile immagini ormoni, utero e ovaie... ma se ti dicessimo che uno dei tasselli mancanti si trova nella tua bocca, in particolare nella salute del tuo microbiota orale?
Ah, l'algoritmo. È incredibile come spesso senza nemmeno accorgercene, computer e gadget nati per semplificarci la vita finiscano anche per plasmarla. Da una parte ci aiutano a organizzare meglio le nostre giornate, a scoprire cose nuove, a “migliorare” la routine. Dall'altra, però, ci suggeriscono cosa guardare, cosa ascoltare, cosa comprare… e, a volte, persino cosa pensare. Piano piano sostituiscono le persone, modificano le nostre abitudini, riscrivono i nostri tempi. E noi? Li lasciamo fare. Spesso con un clic distratto, senza renderci conto di quanto stiano guidando, in silenzio, le nostre scelte. Questa puntata ci invita proprio a questo: fermarci un attimo, osservare, capire quanto spazio abbiamo ceduto alla tecnologia nella nostra vita quotidiana. Una riflessione necessaria, oggi più che mai. Buon ascolto! Dani & Lia ~~~~~ It's incredible how, often without even realizing it, computers and gadgets that promise to simplify our lives end up shaping them as well. On one hand, they help us organize our days, discover new things, and “improve” our routines. On the other hand, they suggest what to watch, what to listen to, what to buy… and even what to think. Little by little, they replace people, change our habits, rewrite our sense of time. And us? We let them. Often, with a distracted click, without realizing how much they are quietly guiding our choices. This episode reminds us of precisely that: to pause for a moment, to observe, and to understand how much space we have given to technology in our daily lives. A necessary reflection, now more than ever.
La pronuncia italiana rappresenta uno degli aspetti più affascinanti e al tempo stesso una sfida per chi studia la lingua di Dante. Spesso gli studenti si chiedono: "Devo eliminare completamente il mio accento?" La risposta è semplice: gli accenti sono belli e naturali. In questa guida completa, però, scoprirai tecniche pratiche e immediate per perfezionare la tua pronuncia italiana, dalla gestione delle doppie consonanti alle particolarità delle parole straniere adattate alla nostra lingua. Guida Completa alla Pronuncia Italiana: Consigli Pratici per Parlare come un Nativo La Regola d'Oro: Pronunciare Tutte le Lettere Il primo e più importante consiglio per migliorare istantaneamente la tua pronuncia italiana è semplice ma fondamentale: pronuncia tutte le lettere. A differenza di molte lingue, l'italiano non presenta suoni silenziosi (eccetto la H iniziale che è sempre muta). Ogni singola lettera scritta deve essere articolata con chiarezza. Prendiamo alcuni esempi pratici: Giardino: si pronuncia GIAR-DI-NO, con ogni sillaba ben distinta Finestra: FI-NE-STRA, senza mai "mangiare" le lettere finali Ombrello: OM-BREL-LO, prestando particolare attenzione alla parte finale Particolarmente importante è la pronuncia delle vocali consecutive, che rappresentano una sfida per molti studenti. In italiano, anche quando ci sono più vocali di seguito, ognuna mantiene il suo suono distintivo: Paura: PA-U-RA (tre sillabe distinte, non "pàra") Tuoi: TU-O-I (tre sillabe complete) Aiuola: A-IU-O-LA (quattro sillabe ben separate) Questo principio si applica anche alle parole più lunghe e complesse. Per esempio, in "acquario" (AC-QUA-RI-O) ogni lettera deve risuonare chiaramente, creando quella musicalità tipica della lingua italiana. Esercitarsi a scandire lentamente le parole, sillaba per sillaba, aiuta a sviluppare questa consapevolezza articolatoria che poi diventerà naturale anche nel parlato veloce. Le Doppie Consonanti: Il Cuore della Pronuncia Italiana Le doppie consonanti rappresentano probabilmente l'aspetto più caratteristico e distintivo della pronuncia italiana. La loro corretta esecuzione è cruciale perché sbagliare una doppia può cambiare completamente il significato di una parola, creando situazioni imbarazzanti o fraintendimenti. Il segreto tecnico per pronunciare correttamente le doppie è questo: rendi più corta la vocale che precede la doppia consonante. La consonante doppia stessa deve essere "tenuta" più a lungo, creando una breve pausa nella pronuncia. Coppie di Parole che Cambiano Significato Analizziamo alcune coppie di parole dove l'unica differenza sta nella doppia consonante: Consonante SempliceSignificatoConsonante DoppiaSignificatoCaro (cáro - A lunga)Costoso o amatoCarro (càrro - A corta)Veicolo con ruotePala (pála - A lunga)Attrezzo per scavarePalla (pàlla - A corta)Oggetto sfericoPene (péne - E lunga)Dolore, sofferenzaPenne (pènne - E corta)Tipo di pastaPapa (pápa - A lunga)Il padrePappa (pàppa - A corta)Cibo per bambiniSete (séte - E lunga)Bisogno di bereSette (sètte - E corta)Il numero 7Nono (nóno - O lunga)Nono di numeroNonno (nònno - O corta)Padre dei genitori Come potete vedere dalla tabella, un errore di pronuncia può trasformare "Mi piacciono le penne al pomodoro" in una frase piuttosto imbarazzante! Ecco perché prestare attenzione alle doppie è fondamentale non solo per l'accuratezza fonetica, ma anche per evitare malintesi. Le Doppie nei Verbi: Futuro vs Condizionale Le doppie consonanti sono particolarmente importanti nella coniugazione verbale, dove distinguono tempi diversi. Un esempio classico è la differenza tra futuro e condizionale presente della prima persona plurale: Noi partiremo (partirémo - I lunga) = Futuro semplice, indica un'azione che avverrà Noi partiremmo (partirèmmo - I corta) = Condizionale presente, indica un'ipotesi Altri esempi verbali significativi: "Andremo" (futuro) vs "Andremmo" (condizionale) "Vedremo" (futuro) vs "Vedremmo" (condizionale) "Usciremo" (futuro) vs "Usciremmo" (condizionale) Per padroneggiare le doppie, è utile esercitarsi regolarmente con coppie minime (parole che differiscono solo per un suono). Registra te stesso pronunciando queste coppie e confronta con parlanti nativi. Con il tempo e la pratica costante, la corretta esecuzione delle doppie diventerà automatica e naturale. La N Finale di NON, IN, CON: La Regola della Trasformazione Esiste una regola fonetica fondamentale ma spesso trascurata che riguarda le parole NON, IN e CON. Quando queste parole sono seguite da una parola che inizia con B (come Bologna) o P, la N finale si trasforma in M per facilitare la pronuncia e rendere il discorso più fluido. Questa trasformazione, chiamata assimilazione consonantica, avviene perché pronunciare una N seguita immediatamente da una B o P richiede uno sforzo articolatorio innaturale. La bocca, infatti, deve passare rapidamente da una posizione nasale (N) a una posizione bilabiale (B o P), e questo passaggio è molto più facile se anche la consonante nasale diventa bilabiale (M). Esempi Pratici della Trasformazione N → M Scrittura StandardPronuncia CorrettaSpiegazioneIo non parlo moltoIo nom parlo moltoNON + P diventa NOMAbito in periferiaAbito im periferiaIN + P diventa IMVengo con BarbaraVengo com BarbaraCON + B diventa COMNon bevo caffèNom bevo caffèNON + B diventa NOMLavoro in bancaLavoro im bancaIN + B diventa IMStudio con PaoloStudio com PaoloCON + P diventa COM Provate a pronunciare queste frasi ad alta voce: noterete immediatamente che la versione con la M suona molto più naturale e fluida rispetto a quella con la N. Questa è una delle caratteristiche che distingue un parlante nativo da uno studente, perché i nativi applicano questa regola istintivamente, senza pensarci. È importante sottolineare che questa è una regola puramente fonetica: nella scrittura formale si continua a usare la N, ma nella pronuncia effettiva la trasformazione in M è la norma tra i parlanti nativi. Applicare questa regola renderà il vostro italiano più naturale e scorrevole, e soprattutto più facile da pronunciare. I Pronomi Doppi: Dove Cade l'Accento? I pronomi doppi (combinazioni di pronomi come "te lo", "gliela", "ce li", "ve ne") rappresentano una sfida particolare non tanto per la loro pronuncia, quanto per la posizione dell'accento tonico, specialmente quando sono attaccati all'imperativo. Quando i pronomi doppi sono usati con forme verbali normali (indicativo, congiuntivo, ecc.), rimangono separati dal verbo e non creano problemi particolari: "Te lo regalo" - tre parole separate "Gliela mando" - due parole separate "Ce li portano" - tre parole separate Il problema sorge con l'imperativo, perché in questo caso i pronomi si attaccano alla fine del verbo formando un'unica parola. Ed è qui che molti studenti commettono l'errore di spostare l'accento sui pronomi. La Regola dell'Accento Immutabile La regola fondamentale è questa: l'accento rimane sempre sulla stessa sillaba del verbo, indipendentemente da quanti pronomi aggiungiamo alla fine. Non importa se aggiungiamo uno, due o anche tre pronomi: la posizione dell'accento non cambia mai. Imperativo BaseCon PronomiPronuncia CorrettaErrore ComuneDàmmiDàmmeloAccento su DA❌ DamméloRaccontamiRaccontàmeloAccento su TA❌ RaccontaméloCómpraCòmprateloAccento su COM❌ CompratéloScrìviScrìvigliAccento su VI❌ ScrivígliPòrtaPòrtaglieloAccento su POR❌ PortagliéloDìciDìcimeloAccento su DI❌ Dicimélo Un caso particolarmente interessante è il verbo riflessivo "andarsene" con i pronomi: "Vàttene!" (vai via). Anche qui l'accento rimane sul verbo: VÀttene, non Vatténe. E quando aggiungiamo ancora più complessità: "Andàndosene" (gerundio), l'accento resta su ANDAN. Questo principio vale anche per forme più complesse come: "Rèstituiscimelo" (accento su STI, non su CI o ME) "Pòrtagliene" (accento su POR) "Spiègatecela" (accento su GA) Per padroneggiare questa regola, esercitati prima pronunciando il verbo da solo, individuando dove cade l'accento naturalmente. Poi aggiungi i pronomi mantenendo l'accento esattamente nello stesso punto. Con la pratica, questa diventerà un'abitudine naturale e il tuo italiano suonerà immediatamente più autentico. Il Suono Z: Sorda o Sonora? La lettera Z italiana rappresenta una delle sfide più insidiose per gli studenti stranieri perché, a differenza di molte altre lingue, in italiano la Z ha due pronunce completamente diverse: la Z sorda e la Z sonora. E purtroppo non esiste una regola fissa universale per sapere quale usare! La Z Sorda (come TS) La Z sorda si pronuncia come i suoni "T" e "S" pronunciati rapidamente insieme, come se fossero un'unica consonante. È il suono che sentite in parole come "pizza" - che non si pronuncia "piza" ma "pitsa". Esempi di parole con Z sorda: Zucchero (tsucchero) - lo zucchero che metti nel caffè Grazie (gratsie) - la parola di ringraziamento più usata Pazzo (patso) - aggettivo che indica follia Stazione (statsione) - dove arrivano treni e autobus Azione (atsione) - un'attività o un movimento Pezzo (petso) - una parte di qualcosa Piazza (piatsa) - lo spazio pubblico aperto Tazza (tatsa) - il contenitore per il caffè La Z Sonora (come DS) La Z sonora si pronuncia come i suoni "D" e "S" pronunciati insieme velocemente. È il suono di "zero", che non si pronuncia "tsero" ma "dsero". Esempi di parole con Z sonora: Zaino (dsaino) - la borsa per la scuola Romanzo (romandso) - un libro narrativo lungo Mezzo (medso) - metà o veicolo di trasporto Azzurro (adsurro) - il colore blu chiaro Zanzara (dsandsara) - l'insetto fastidioso Zona (dsona) - un'area o territorio Pranzo (prandso) - il pasto di mezzogiorno Linee Guida (Non Regole Assolute) Anche se non esistono regole ferree,
Spesso siamo portati a intendere la semplicità come il comprendere qualcosa con facilità, l'assenza di complessità. Su un'altra ottava, la si può intendere anche in un altro modo: cioè nel vedere le cose così come sono, e non attraverso i filtri della nostra storia personale. In questo estratto, Pier Giorgio ci porta a cogliere che molto probabilmente, riguardo ai nostri condizionamenti e paure, potremmo avere la "inconsapevole convinzione" che se non li avessimo, saremmo migliori, più felici. Se visti con semplicità (cioè senza i nostri filtri), potremmo accorgerci che essi non rappresentano degli ostacoli da eliminare, ma in realtà sono dei grandi doni, preziosi strumenti di auto osservazione, che possono aiutarci a distaccarci dall'immagine della nostra persona che abbiamo, ma non Siamo. Questa prospettiva è trasmessa in maniera diretta, attraverso la potente metafora del calamaio e dell'inchiostro lanciati sulla parete, che viene spiegata nel podcast.
Ermanno Giraudo"Sotto la vecchia quercia"Dodici fiabe da una memoria di famigliaEdizioni Primalpewww.primalpe.it11 Dicembre 2025, ore 17:30Sala Costanzo MarinoVia Senator Toselli, 2 bis - Cuneopresentazione del libro "Sotto la vecchia quercia"Si tratta di una raccolta di 12 fiabe inedite, una per ogni mese dell'anno, scritte con struttura e tecnica classiche.“Un giorno sarai grande abbastanza da ricominciare a leggere le favole.” Clive Staples Lewis.Le fiabe che il nonno raccontava erano a volte davvero crudeli, altre decisamente spaventose, ma ai nipoti piacevano proprio per questo. Era bravo a narrarle, anche perché riusciva in ogni fiaba a inserirsi tra i protagonisti, rendendo le storie del tutto verosimili. E dal suono della sua voce prendevano vita personaggi fantastici come Giovannino Cattivo, Pictein e il Droju, Prezzemolina, Bistino il ciabattino, la principessa Serena, Maria di Legno, Angiolina che troppo cantava. Con la fantasia si poteva così viaggiare nel tempo e nello spazio, in mondi incantati e in luoghi remoti, dove tutto era possibile e il bene, di sicuro, trionfava. Quando i nipoti si erano seduti intorno alla vecchia quercia, lui, in piedi, cominciava a muoversi e a gesticolare come fosse su un palcoscenico teatrale. E ogni storia, ogni suo racconto, cominciava sempre allo stesso modo: «Quando ne capitavano di tutti i colori e io abitavo ai Bricchi…»La fiaba di gennaio: Giovannino cattivo. “Qual è la differenza tra bontà e cattiveria?” – chiesi un giorno al nonno. “Non sempre chi appare cattivo lo è veramente, e viceversa” – mi rispose. Lo guardai perplesso senza capire. Lui me lo spiegò con questa fiaba.La fiaba di febbraio: Pictein e il Droju. Non può esistere una raccolta di fiabe, senza la presenza di un orco. La gigantesca creatura, spaventosa nell'aspetto, condannata ad avere sempre fame… di carne umana…La fiaba di marzo: Fratellino e sorellina. A volte le leggi della natura sembrano spietate, ma con il giusto rispetto, nei boschi come nelle foreste, possono nascere solidarietà e fratellanza.La fiaba di aprile: Le tre galline. Vivere bene la quotidianità non significa accontentarsi, ma saper apprezzare i doni della vita e farli fruttare in disponibilità verso gli altri.La fiaba di maggio: Il ragazzo d'oro. Le promesse vanno rispettate. Non come il marinaio che passato il pericolo del mare in tempesta, si dimentica delle promesse fatte, ai santi protettori, per scongiurarlo.La fiaba di giugno: L'incredibile storia di Prezzemolina. Nelle fiabe capita spesso di incontrare le fate. Creature buone che talvolta si oppongono a streghe cattive. Ma è così vero che le fate sono sempre buone?La fiaba di luglio: Bistino il ciabattino. Questa è una delle fiabe preferite dal nonno. Forse perché, in fondo in fondo, in Bistino il ciabattino un po' si rispecchiava. Per il carattere sempre allegro e per la volontà nel lavorare.La fiaba di agosto: Il sorriso della principessa Serena. Per perseverare nella fiducia a volte ci vuole coraggio. Il coraggio di crederci fino in fondo, malgrado le difficoltà.La fiaba di settembre: Maria di legno. A volte si cerca la felicità puntando a realizzare desideri impossibili, quando invece la felicità è già così vicina a noi, incapaci di vederla…La fiaba di ottobre: Tutto per colpa di un cece. Qualcuno sostiene che nel mondo c'è tutto ciò che serve per soddisfare le necessità dell'uomo, ma non per accontentare la sua avidità.La fiaba di novembre: La principessa e il capriolo. Quando le apparenze cambiano, diventa differente il modo di pensare e di agire. E si cerca l'essenza in ogni cosa: il luogo dove il sentimento non cambia.La fiaba di dicembre: Angiolina che troppo cantava. Spesso è difficile per un bambino distinguere tra fantasia e realtà. Fortunatamente la storia di Angiolina ci può aiutare a capirlo meglio.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
"Le parole della pioggia" di Laura Imai Messina e "La volta giusta" di Lorenza Gentile"Innanzitutto diciamo: sono nata in un giorno di pioggia. Solo allora impugniamo l'immenso ombrello che ci sovrasta, allunghiamo il piede in strada e prendiamo a camminare con loro per la città". A parlare sono le cosiddette "donne ombrello" che si possono prenotare attraverso una app in caso di pioggia improvvisa. Le "donne ombrello" sono le protagoniste del piccolo romanzo "Le parole della pioggia" (Einaudi) scritto da Laura Imai Messina con le illustrazioni di Emiliano Ponzi. È una sorta di favola delicata, ambientata a Tokyo.Ancora una volta Laura Imai Messina ci porta nel Giappone dove vive da oltre vent'anni. Mentre queste donne accompagnano qualcuno in caso di pioggia, sotto l'ombrello si crea uno spazio intimo, fuori dal tempo, in cui si può stare in silenzio, si può conversare del più e del meno oppure si possono condividere pezzi di vita interiore. Spesso, però, le "donne ombrello", che sono studentesse, casalinghe, disoccupate, si vergognano di questo lavoro. Tranne una, Aya. Per lei essere una "donna ombrello" è veramente una vocazione. Nella seconda parte parliamo di "La volta giusta" (Feltrinelli) di Lorenza Gentile che avevamo già conosciuto con romanzi come "Le piccole libertà" che parlava della libreria Shakespeare & Co. di Parigi, "Le cose che ci salvano" e "Tutto il bello che ci aspetta". Il romanzo racconta di un "comune polvere", ossia un piccolo borgo che rischia di scomparire per lo spopolamento (ci abitano solo 15 persone). Lucilla e il compagno Enrico vincono un bando per riavviare una vecchia locanda con annesso negozio di alimentari e quattro camere. Un progetto condiviso, almeno all'apparenza, perché Enrico si tira indietro e Lucilla resta da sola a realizzare un progetto che però era di qualcun altro. Del resto lei si è sempre adeguata ai fidanzati che ha avuto, ai loro sogni, alle loro esigenze. Lucilla è una giovane donna piena di insicurezze, non si sente mai "abbastanza", pensa di avere qualcosa di sbagliato, ha un profondo senso di inadeguatezza. Ma di fronte all'abbandono di Enrico deve prendere una decisione: mollare tutto, deludendo però gli abitanti del piccolo borgo, oppure rimboccarsi le maniche e andare avanti da sola. Una storia di rinascita di una donna che si chiede "cosa è importante per me?".
RadioBorsa - La tua guida controcorrente per investire bene nella Borsa e nella Vita
Perché i ricchi diventano sempre più ricchi? Spesso si punta il dito contro una fiscalità agevolata sulle rendite o sui vantaggi ereditari, ma in questo episodio di Financial Fitness esploriamo un terzo fattore cruciale spesso ignorato: la gestione finanziaria. Non è questione di maggiore intelligenza, ma di possibilità: chi ha grandi patrimoni può accedere a una “matematica della ricchezza” che genera effetti cumulativi potentissimi, ampliando le distanze anno dopo anno.La prima barriera è psicologica ed è ben rappresentata dalla storia di Carlo, un risparmiatore immobilizzato dalla paura di investire. Tenendo i soldi fermi sul conto per dieci anni per evitare rischi, ha subito una perdita reale del potere d'acquisto superiore al 20% a causa dell'inflazione. La lezione è amara: la paura non protegge il capitale, ma lo condanna a una lenta erosione, rendendo l'immobilità la scelta più rischiosa di tutte.Ma anche tra chi investe, il punto di partenza detta le regole del gioco. Attraverso l'esempio dei fratelli Mario e Alberta, che ereditano la stessa cifra ma vivono condizioni economiche opposte, emerge una verità scomoda: chi ha le spalle coperte può permettersi rischi — e quindi rendimenti — più elevati. La prudenza finanziaria diventa così un lusso: chi ha poco capitale deve proteggerlo accontentandosi di rendimenti bassi, mentre chi è già benestante può permettersi di farlo crescere velocemente.A confermare questa tesi interviene il libro “Fixed: Why Personal Finance Is Broken and How to Fix It” di Campbell e Ramadorai, che cita uno studio svedese rivelatore: i portafogli dei più ricchi ottengono mediamente l'8% di rendimento annuo in più rispetto ai piccoli risparmiatori. È una differenza brutale che, proiettata su trent'anni, trasforma un investimento prudente (che raddoppia appena il capitale) in una crescita esponenziale, moltiplicando il patrimonio iniziale per oltre diciassette volte.In questo episodio analizziamo la “matematica della disuguaglianza”, spiegando come costi minori, migliore diversificazione e un orizzonte temporale più lungo permettano ai grandi patrimoni di correre in auto mentre gli altri pedalano in bicicletta. Ascoltare per capire come il rendimento genera ricchezza e perché, negli investimenti, il punto di partenza conta spesso più del percorso.
Diventa un supporter di questo podcast: clicca qui.➨ Iscrivetevi al nostro canale Telegram: clicca quiRoma, 5 giugno 2001. Processo sui depistaggi relativi al caso Ustica. Depone Roberto Bruschina, maresciallo dell'aeronautica militare in servizio a Ciampino la sera del 27 giugno 1980.Tra i principali temi toccati durante la deposizione: 1) «I turni di servizio? Spesso, per questioni di servizio, si facevano 24 ore di fila»; 2) «Entrò un civile, che lavorava al radar. Mi disse di trasmettere a Martina Franca che, sul luogo dell'incidente, c'era un forte traffico militare»; 3) «La mia deduzione è che fosse americano, di una portaerei»; 4) «Il civile? L'avevo visto molte volte lì»; 5) Civile o militare?;6) «Non sono mai stato interessato a capire. Per me era un incidente come gli altri»; 7) La registrazione della telefonata; 8) «Il traffico poteva esserci sia al momento dell'incidente» sia al momento dei soccorsi in zona; 9) Quale ruolo dell'ambasciata americana? 10) Differenze fra trascrizione e audio della telefonata.
Spesso sottovalutiamo l'importanza delle relazioni nella nostra vita. Eppure le relazioni hanno un impatto enorme sul nostro benessere psicologico. E vi è una ricerca che dimostra la validità di questa affermazione. La ricerca parla dell'importanza delle relazioni nella nostra vita e di come esse possano influenzare la nostra felicità, salute e longevità. Robert Waldinger, insieme ad un gruppo di ricercatori, ha studiato la vita di un gruppo di persone con differenti caratteristiche per 75 anni e ha scoperto che coloro che hanno curato le proprie relazioni hanno tratto molti benefici. Tra questi benefici ci sono:la riduzione dello stressil miglioramento dell'umoreil rafforzamento del sistema immunitariol'aumento della resilienzail miglioramento della salute mentale.Al contrario, chi ha relazioni tossiche può avere un deterioramento fisico ed emotivo e vivere meno. Ma quali sono le caratteristiche delle relazioni sane? Le relazioni sane sono quelle in cui è presente:una comunicazione aperta e onesta: vuol dire parlare di sé, del proprio sentire;supporto: devo sapere di poter contare sull'altro;empatia: so sentire il sentire dell'altro? noto cosa l'altro prova e sente?affetto fisico: sono presenti contatto fisico o abbracci nelle mie relazioni?tempo di qualità insieme: la qualità delle relazioni ha un impatto positivo sulla felicità e consente di costruire relazioni forti, durature e di qualità.risoluzione dei conflitti: le buone relazioni non sono quelle in cui non ci sono conflitti, ma quelle in cui i conflitti vengono risolti.Quale di questi elementi è presente nelle tue relazioni?Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Samatha e vipassanā sono come il dorso e il palmo di una mano: non puoi avere l'uno senza l'altro. Spesso pensiamo alla concentrazione come a uno sforzo rigido per bloccare tutto. Ma la vera pratica è morbida: ci concentriamo sul respiro lasciando il campo dei sensi un po' aperto. Ci distraiamo? Ottimo, ce ne siamo accorti. Rientriamo con gentilezza, senza guerra ai pensieri. La mente diventa così più accogliente, e noi diventiamo esploratori di ciò che accade, dentro e fuori. Riflessioni di Dharma guidate registrate da Sirimedho Stefano De Luca nel gruppo di meditazione dell'Associazione Kalyanamitta il 5 dicembre 2025. Se vuoi partecipare agli incontri, vai sul nostro sito, sezione Partecipa / Gruppi di meditazione. #Buddhismo #Buddismo #Buddha #insegnamenti #mindfulness #Dharma #samatha #Kalyanamitta
Elisabetta Chiodini"Accessori di classe"Complementi di moda tra uso quotidiano e identità sociale 1830-1930Mendrisio / mostra aperta fino al 22 febbraio 2026Catalogo Mostra: "Accessori di classe" Electahttps://museidartemendrisiotto.ch/accessori-di-classe/Mostra a cura di Elisabetta Chiodini con Mariangela Agliati Ruggia.Da sempre considerati fondamentali per completare l'abbigliamento, cappelli, borse, scarpe, guanti, bastoni, ombrelli, fazzoletti e ventagli non sono solo oggetti d'uso che da secoli ci accompagnano nella nostra quotidianità ma sono anche elementi che contribuiscono a definire lo status e l'appartenenza sociale degli uomini e delle donne che li indossano o che li utilizzano. Spesso associati al lusso e al potere, gli accessori di moda, grazie alle loro fogge ricercate e alla raffinatezza e alla preziosità dei materiali con cui sono realizzati, sottolineano però anche l'irriducibile unicità dei loro possessori.Attraverso un confronto serrato con la loro rappresentazione nelle opere d'arte dell'epoca, la mostra si propone di illustrare la storia e l'evoluzione di diverse tipologie di accessori e complementi di moda tra gli anni trenta dell'Ottocento e i primi tre decenni del Novecento. Un arco di tempo, quello preso in esame dall'esposizione, che coincide in gran parte con quello che, non a caso, è stato definito il “secolo della borghesia”.Ad importanti ritratti di rappresentanza, a vivaci e animate scene di genere, a manifesti pubblicitari, figurini, cataloghi di vendita e riviste di moda, lungo il percorso espositivo fanno da controcanto oggetti reali. Oggetti che non sono quasi mai semplici manufatti d'uso quotidiano ma veri e propri testimoni del gusto e della società del tempo, oltre che esempi di grande qualità artigianale.Dedicata alla produzione e al commercio di cappelli e borse in Ticino tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, la sezione finale della mostra si chiude con la figura della stilista Elsa Barberis. Le forme semplificate e moderne dei suoi abiti segnano infatti l'inizio di una nuova stagione della moda e inaugurano una nuova maniera di disegnare e vivere gli accessori.Tra gli oltre 200 oggetti esposti figurano una sessantina di dipinti e sculture provenienti da collezioni pubbliche e private di autori sia di area ticinese che italiana. Tra loro nomi celebri della storia dell'arte quali Giacomo Balla, Giovanni Boldini, Telemaco Signorini, Mosè Bianchi, Eliseo Sala, Vincenzo Cabianca, Bernardino Pasta, Spartaco Vela, Filippo Franzoni, Adolfo Feragutti Visconti, Luigi Rossi, Vittorio Matteo Corcos e molti altri.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8366IL SACERDOTE UCCISO PER AVER CORRETTO UN PROFESSORE NAZISTA CHE IRRIDEVA CRISTO di Federica Di Vito Sono molte le storie di sacerdoti giustiziati dai nazisti, tra queste oggi riportiamo quella - forse poco nota - di Heinrich Dalla Rosa, ghigliottinato all'età di 36 anni a Vienna nel gennaio 1945. Quale la sua colpa? Dire ciò che pensava difendendo la Chiesa e Cristo.Heinrich Dalla Rosa prima di essere sacerdote abitava a Lana, nato da papà trentino e mamma meranese. Quando i suoi emigrarono in una zona rurale dell'Austria decise di intraprendere il percorso del sacerdozio. In seguito studiò a Vienna in un istituto della congregazione Regina degli Apostoli, fondata in quella città nel 1923 ispirato dal gesuita Antonio Maria Bodewig. Il primo superiore generale di questa congregazione, Theodor Innitzer, sarebbe stato cardinale arcivescovo di Vienna e primato d'Austria quando Hitler annesse il Paese nel 1938. Il giovane Heinrich si laureò con ottimi voti nel 1930. Ha poi studiato al seminario di Graz (Austria) fino al 1935, anno in cui è stato ordinato a 26 anni. Nel 1939, con l'Austria già completamente controllata dai nazisti, fu nominato parroco di Sankt Georgen im Schwarzwald, un piccolo villaggio di 300 abitanti a 1000 m di altezza.Sono gli anni della guerra e dei nazisti e anche solo dire che mettere insieme Vangelo e propaganda, o Gesù con Hitler, era impossibile, diveniva un crimine. La decisione di ghigliottinarlo venne presa a Pasqua del 1941 quando gli eserciti nazisti celebravano l'occupazione di Salonicco e niente sembrava fermarli. Fu allora che padre Heinrich sorprese tutti affermando di non essere sicuro che la Germania avrebbe vinto la guerra. A denunciarlo al partito fu nello specifico Hladnig, un maestro di musica poi divenuto preside. Così, messo in atto un sistema di controllo del prete che aveva parlato troppo sia a scuola che in chiesa, arrivò l'arresto, la prigionia nel carcere di Leoben, le torture e la condanna.Hladling era una figura controversa: aveva iniziato una carriera ecclesiastica da giovane, ma era stato in seguito attratto dal nazionalismo austriaco. Aveva iniziato a covare odio contro la Chiesa e lo avevano messo a insegnare religione. All'inizio manteneva la preghiera con i bambini in classe, ma la sospese quando il regime proibì di pregare nelle scuole. Alla fine di dicembre 1943, Hladnig, intriso di ideologia anticristiana, arrivò a proclamarla apertamente ai bambini durante la lezione di religione. Prese a farlo anche con gli adulti: tenne una conferenza sull'esercito tedesco a un gruppo di insegnanti e colse l'occasione per criticare duramente Cristo e il cristianesimo.IL CANTO E LA MUSICAAnche se temporalmente pochi, i dieci anni da sacerdote padre Heinrich li visse con energia e passione, lavorando molto con bambini e giovani. Trovava una connessione con i giovani attraverso il canto e la musica, incoraggiandoli a partecipare in chiesa. Amava la montagna e spesso organizzava escursioni, anche difficili, che portavano su percorsi complicati a paesaggi mozzafiato. Non sopportava la continua e costante provocazione delle camicie naziste e il loro vagabondaggio per i villaggi con l'obiettivo di controllare tutto. Temeva che facessero il lavaggio del cervello ai suoi parrocchiani, specialmente ai bambini.Il sacerdote cantava canzoni d'amore e di pace con i bambini e dava loro lezioni di musica. Nella sacrestia insegnava che la religione di Cristo richiede di amare gli altri, prendersi cura dei deboli e dei bisognosi. Il Vangelo era il suo libro di riferimento, la sua lettura di ogni sera prima di andare a letto e lo contrastava con le falsità ideologiche del sistema nazista, che esaltava la forza e il disprezzo per i deboli. Va tenuto presente infatti che da un certo punto in poi, il regime nazista proibì agli insegnanti della materia di religione nelle scuole di essere sacerdoti. La materia è stata mantenuta, ma a carico di insegnanti che compiacevano il Partito. Da parte loro, i bambini continuavano ad andare nelle parrocchie per la catechesi. Spesso, lì i preti dicevano loro una cosa, e a scuola, i funzionari ideologizzati dicevano loro il contrario.All'inizio della sua prigionia, il sacerdote scrisse ai suoi genitori con ottimismo considerando che tutto si basava su una questione irrilevante: «Una situazione del genere può essere molto utile per un pastore nella sua esperienza di vita. Nella cella siamo in 17 e questa è una piccola comunità dove posso continuare a svolgere i miei servizi di sacerdote». Con il passare dei giorni, meditò sul suo amore per la Chiesa, che stava crescendo: «Qui c'è un desiderio ancora più profondo di Chiesa, un'istituzione necessaria, un polo che bilancia i tempi che cambiano. Naturalmente dovrà riformarsi e adattarsi ancora molto e capire che le affermazioni teoriche non convincono le persone. Solo la partecipazione alla vita, l'ancoraggio alla terra e l'Incarnazione, creano un contatto immediato con le persone alla ricerca di questa ancora di salvezza».LA CONDANNA A MORTEIn prigione, con la condanna a morte, scriveva ai genitori mettendosi nelle mani di Dio: «Sono orgoglioso di correre la stessa sorte di Cristo. So di essere pieno della più santa gioia. Come sacerdote, sono stato disprezzato e condannato. Niente di mondano o terreno opprime la mia mente. Sono felice di essere stato segnato come testimone di Cristo. Mi renderebbe felice dentro di me sapere che voi siete in grado di pensare all'eternità tanto quanto la penso e la immagino io». Anche tre giorni prima dell'esecuzione il cardinale Innitzer di Vienna stava cercando di chiedere la revisione del processo o un rinvio, ma senza successo. Il giorno della sua esecuzione, il 24 gennaio 1945, Heinrich scrisse a sua sorella Elizabeth: «Mi è stato detto che non avrei dovuto lasciare che tutto accadesse con tanta calma. Penso che sia anche la provvidenza di Dio. Sono totalmente soggetto all'incomprensibilità di Dio, o meglio, sono totalmente soggetto alla sua guida più misericordiosa». Dalla cella disse ai suoi compagni: «Salutate le mie montagne!» e prima che la lama cadesse, proclamò ancora ad alta voce: «Viva il vero Re, viva Cristo!». Un modo per rivendicare Cristo di fronte al falso “Reich” del nazismo.Dopo la liberazione dell'Austria, un becchino aiutò a localizzare il corpo che, su richiesta della madre e del defunto, fu sepolto nel 1946 nella sua parrocchia di San Giorgio. Dal 1986, una targa commemorativa nella chiesa di San Pietro a Lana (Alto Adige) ricorda Heinrich Dalla Rosa. Nel 2010 è stata posta una lapide nell'atrio del Seminario di Graz (Austria) per ricordare i sacerdoti perseguitati e giustiziati dai nazisti. Il vescovo di Graz, Egon Kapellari, ha detto in quell'occasione a proposito dei martiri: «Non vogliamo né dobbiamo dimenticarli, ma anche la società civile dovrebbe assumersi la responsabilità della loro memoria perché hanno vissuto e sono morti per difendere valori che sono parte fondamentale di ogni società democratica: l'onestà e il coraggio».
In questa lezione imparerai le seguenti frasi: Esci spesso? / Preferisco rimanere a casa. / Mi piace passare del tempo con gli amici. / Mi piace passare del tempo con la mia famiglia. / Vado in palestra due volte alla settimana. / Non ho molti amici. / Mi piace stare con la gente.
In questa lezione imparerai le seguenti frasi: Esci spesso? / Preferisco rimanere a casa. / Mi piace passare del tempo con gli amici. / Mi piace passare del tempo con la mia famiglia. / Vado in palestra due volte alla settimana. / Non ho molti amici. / Mi piace stare con la gente.
In questa lezione imparerai le seguenti frasi: Esci spesso? / Preferisco rimanere a casa. / Mi piace passare del tempo con gli amici. / Mi piace passare del tempo con la mia famiglia. / Vado in palestra due volte alla settimana. / Non ho molti amici. / Mi piace stare con la gente.
Torna una puntata playlist, di quelle che mi divertono tanto e spero divertano anche voi.Quanto adoro i finali dei film che sono ben fatti. Finali che ti fanno stare bene, finali che ti irritano, finali che lasciano un senso di inquietudine, finali in sospeso, ecc...Spesso, un finale bello o brutto decretano anche il successo di una pellicola ed in questa puntata esploro i dieci film che, secondo me, hanno la più bella conclusione di sempre...almeno, nel momento in cui ho registrato il podcast.I vostri invece quali sono? Ovviamente, alla larga chi non vuole SPOILER...per ovvi motivi...
In questo episodio parliamo di un tema che manda in crisi tantissimi genitori: le “regressioni” che in realtà non sono regressioni.Ti accompagno a capire cosa succede davvero quando un bambino sembra tornare indietro su sonno, autonomia, separazioni, pianti, gestione delle routine.Spesso non c'è nessuna perdita di competenze: c'è un bisogno che cambia.Stanchezza, sovraccarico, nuove richieste a scuola, salti di crescita, cambiamenti familiari… e i bambini fanno quello che sanno fare meglio: cercano la relazione per potersi riorganizzare.Vediamo insieme come distinguere una regressione vera da una falsa regressione, quali segnali osservare e come rispondere senza cadere nella trappola del “sei tornato piccolo”.
Se sei alla ricerca del tuo piatto preferito non è stando fermo a guardare il buffet che capirai qual è. Magari sei fortunato e sarà il primo che assaggerai, ma se lo sei meno ti toccherà passare attraverso tre o quattro piatti piuttosto disgustosi prima di trovarlo. Non è semplice ma è solo tenendo viva la voglia di mangiare che ad un certo punto lo troverai, e questa convinzione te la devi tenere stretta.Intorno a te tutti conoscevano il loro piatto preferito, tu no. intorno a te tutto ti chiedeva di essere qualcosa, di decidere, perché il tempo scorre e un percorso lo devi scegliere, eppure nessun lavoro, nessuna carriera universitaria, nulla gridava il tuo nome, e tu da sempre ti sei sempre sentito un pesce fuor d'acqua. Perché dentro di te continui a cercare qualcosa che non esiste? perché tutto ciò che fai sembra essere temporaneo? perché dentro di te batte qualcosa di più grande? perché nessun percorso esistente e di cui sei a conoscenza oggi accende in te quella scintilla? intanto senti che devi fermarti da qualche parte, e per un po' magari lo fai anche, ma poi quella sensazione ritorna e ti rendi conto di come hai accantonato solo per un po' quel desiderio e quelle sensazioni, che sono ancora lì. Spesso ci fa sentire inutili non riuscire a contribuire con motivazione a ciò che ci circonda perché nulla ci appassiona a tal punto da volerlo perseguire. Spesso però ciò accade anche perché ciò che davvero ci appassiona lo consideriamo semplicemente inutile, qualcosa di cui nessuno, all'esterno, sembra aver bisogno. Qualcosa che va tenuto per sé, andando poi là fuori a gridare che non sappiamo cosa voler fare della nostra vita quando lo sappiamo eccome, è sempre stato lì, ci sembra solo troppo impossibile. Spero che questo episodio possa fare luce su questa sensazione spesso così isolante e possa trasformare il concetto di diverso in qualcosa di speciale, da conoscere, da approfondire, da nutrire e soprattuto da seguire. Questo qualcosa è più un qualcuno, e sei tu.
Ti sei mai chiesto perché in italiano diciamo "Che tu sia benedetto!" oppure "Magari avessi più tempo!"? In questi casi il congiuntivo appare in frasi che stanno in piedi da sole, senza dipendere da nulla. Questo è il congiuntivo indipendente, molto diffuso nella lingua italiana per esprimere desideri, ordini, dubbi e supposizioni. Con questa guida completa, imparerai a usarlo come un vero madrelingua italiano. Il Congiuntivo INDIPENDENTE: Quando usarlo da solo Cos'è il Congiuntivo Indipendente? Facciamo chiarezza su questo concetto. Normalmente, quando studi il congiuntivo, lo vedi sempre in frasi dipendenti, giusto? Per esempio: "Penso che tu abbia ragione" oppure "Voglio che tu venga con me". In questi casi, il congiuntivo dipende da un verbo principale (penso, voglio) che regge l'intera costruzione. Tuttavia, il congiuntivo può anche essere indipendente, cioè può apparire in frasi che stanno in piedi da sole, senza dipendere da un'altra frase. Ecco perché si chiama "indipendente" – è autonomo nella sua funzione comunicativa. Queste frasi esprimono emozioni, desideri, dubbi, ordini o supposizioni in modo diretto e immediato. Il congiuntivo indipendente è estremamente comune nella lingua parlata italiana, specialmente nelle espressioni emotive e colloquiali. Una volta che padroneggerai questo uso, il tuo italiano suonerà molto più naturale e autentico. I Diversi Tipi di Congiuntivo Indipendente Vediamo ora tutti i casi principali in cui si usa il congiuntivo indipendente. Presta attenzione, perché sono diversi e ognuno ha una funzione comunicativa specifica. Analizzeremo ogni tipo nel dettaglio con numerosi esempi pratici che potrai utilizzare fin da subito nelle tue conversazioni quotidiane. 1. Congiuntivo Esortativo (per Dare Ordini o Inviti) Il congiuntivo esortativo si usa per dare ordini, inviti o esortazioni. Si usa in sostituzione dell'imperativo per le persone mancanti (terza persona singolare/plurale, prima persona plurale) o per il Lei con cortesia. È molto formale ed elegante, perfetto per situazioni professionali o quando si vuole mantenere un tono rispettoso. Quando si Usa il Congiuntivo Esortativo? Si utilizza questa forma quando si vuole: Dare ordini formali alla terza persona singolare o plurale Fare inviti cortesi usando il "Lei" formale Proporre azioni di gruppo alla prima persona plurale (noi) Esortare qualcuno a fare qualcosa con eleganza Esempi Pratici con la Terza Persona Singolare (Lei Formale) "Entri pure, signora!" (Lei formale – equivale a "entra!" ma con cortesia)"Venga con noi, professore!" (invito formale a una persona di riguardo)"Si accomodi, prego!" (ordine/invito cortese molto comune in contesti formali)"Stia attento!" (ordine alla terza persona singolare)"Prenda questa strada e poi giri a destra!" (indicazioni formali)"Mi dica pure tutto, dottore!" (invito a parlare liberamente) Esempi con la Terza Persona Plurale (Loro Formale) "Si accomodino, prego!" (ordine/invito cortese al plurale)"Entrino pure, signori!" (invito formale a più persone)"Facciano ciò che vogliono!" (permesso totale con tono formale)"Abbiano pazienza, per favore!" (richiesta cortese di attesa) Attenzione alla Prima Persona Plurale (Noi)! Alla prima persona plurale (noi), il congiuntivo esortativo è comunissimo nella lingua parlata italiana: "Andiamo al cinema!" (proposta di attività)"Facciamo una pausa!" (suggerimento di riposare)"Parliamo di questo problema!" (invito alla discussione)"Usciamo a cena stasera!" (proposta per la serata)"Vediamo cosa possiamo fare!" (esortazione a trovare soluzioni) Nota importante: In questo caso, congiuntivo e indicativo hanno la stessa forma per la prima persona plurale, ma la funzione è esortativa, quindi si sta di fatto usando il congiuntivo. La differenza si percepisce dal contesto e dall'intonazione: quando si propone o si invita, si usa il congiuntivo esortativo. 2. Congiuntivo Ottativo (per Esprimere Desideri) "Ottativo" deriva dal latino "optare" e significa "desiderare". Si usa questo congiuntivo per esprimere un desiderio, un augurio o una speranza. Spesso è introdotto da parole come "magari", "se solo", "oh se", "almeno" oppure "che". Questo è probabilmente l'uso più emotivo e personale del congiuntivo indipendente. Funzione e Uso del Congiuntivo Ottativo Esprime un desiderio realizzabile nel presente o futuro: "Magari venisse!" (desiderio che potrebbe avverarsi) Esprime un rimpianto per il passato: "Oh, se avessi studiato di più!" (rimpianto per qualcosa che non è accaduto e ora è troppo tardi) Esprime auguri e benedizioni: "Che Dio ti benedica!" (augurio formale) Esprime fantasie irrealizzabili: "Se fossi un uccello!" (desiderio impossibile) Esempi con "Magari" (Molto Comune!) Desideri per il presente/futuro (congiuntivo imperfetto):"Magari piovesse un po'!" (desiderio che piova)"Magari vincessi alla lotteria!" (desiderio di vincere soldi)"Magari ci fosse un corso sui verbi pronominali!" (desiderio di avere qualcosa che non c'è)"Magari smettesse di nevicare!" (desiderio per il presente)"Magari tornasse presto!" (speranza che qualcuno ritorni) Rimpianti per il passato (congiuntivo trapassato):"Magari avessi studiato di più!" (rimpianto per non aver studiato abbastanza)"Magari avessi ascoltato i tuoi consigli!" (rimpianto per non aver seguito i consigli)"Magari avessimo preso l'altra strada!" (rimpianto per una scelta passata)"Magari non fossi andato a quella festa!" (rimpianto per un'azione passata) Esempi con "Che" (Auguri Formali) "Che Dio ti benedica!" (augurio religioso)"Che tu possa essere felice!" (augurio di felicità)"Che il cielo ti aiuti!" (augurio solenne)"Che la fortuna ti assista!" (augurio di buona sorte)"Che tu possa realizzare tutti i tuoi sogni!" (augurio per il futuro)"Che vada tutto bene!" (augurio comune prima di un evento importante) Esempi con "Se" o "Se Solo" (Desideri Impossibili) "Se solo avessi più tempo!" (rimpianto per la mancanza di tempo)"Oh se potessi tornare indietro!" (desiderio impossibile di cambiare il passato)"Se fossi ricco!" (fantasia sulla ricchezza)"Se avessi le ali!" (desiderio impossibile di volare)"Oh se potessi leggere nel pensiero!" (fantasia sui superpoteri) Esempi con "Almeno" (Desiderio Minimo) "Almeno smettesse di piovere!" (desiderio minimo sul tempo)"Almeno mi avesse avvertito!" (rimpianto per mancanza di comunicazione)"Almeno provasse a capirmi!" (desiderio di comprensione)"Almeno facesse silenzio!" (richiesta di tranquillità) 3. Congiuntivo Concessivo (per Fare Concessioni) Il congiuntivo concessivo si usa per ammettere o concedere qualcosa, spesso seguito da un'opposizione o da un'obiezione. È accompagnato da parole come "pure", "anche" o semplicemente senza introduttori, oppure introdotto da espressioni come "ammettiamo che", "sia pure che" o "anche se". Come Funziona? È come dire: "Ok, ammetto questo punto, MA..." – è una concessione seguita spesso da un'opposizione. Si usa quando si vuole riconoscere un punto di vista altrui pur mantenendo la propria posizione. È molto utile nelle discussioni e nei dibattiti per apparire ragionevoli pur non cedendo completamente. Esempi Pratici "Sia anche come dici tu, ma io non sono d'accordo!" (va bene, ammetto che potrebbe essere così, ma...)"Dica quello che vuole, a me non interessa!" (può dire tutto ciò che vuole, ma non mi importa)"Faccia pure come crede!" (libertà totale, fai come vuoi)"Venga pure, tanto non cambierà nulla!" (può venire, ma sarà inutile)"Ammettiamo pure che la tua casa sia più piccola della mia: non per questo devi provare odio nei miei confronti!" (concessione seguita da obiezione)"Siano pure più bravi di noi, ma noi abbiamo più esperienza!" (ammissione con riserva)"Dica quel che vuole, io non cambio idea!" (concessione di libertà di parola ma mantenimento della propria posizione) 4. Congiuntivo Dubitativo (per Esprimere Dubbi e Incertezze) Il congiuntivo dubitativo esprime dubbio, incertezza o perplessità. Spesso è introdotto da "che", "non" oppure appare in domande retoriche. Questo tipo di congiuntivo è estremamente comune nella lingua parlata italiana, specialmente quando si pensa ad alta voce o si esprime preoccupazione. Quando si Usa? Quando usi il congiuntivo dubitativo, stai fondamentalmente pensando ad alta voce, esprimendo un'ipotesi o un'incertezza su qualcosa. È il modo più naturale per un italiano di esprimere dubbi senza fare affermazioni categoriche. Molto usato in contesti informali tra amici e familiari. Esempi con "Che" (Forma più Comune) "Che sia lui il colpevole?" (mi chiedo se sia lui...)"Che abbiano dimenticato l'appuntamento?" (dubbio, perplessità sul motivo della loro assenza)"Che abbia detto la verità?" (incertezza sulla veridicità)"Che stia male?" (preoccupazione e dubbio sulla salute di qualcuno)"Che siano già partiti?" (dubbio su un'azione già compiuta)"Che abbia perso il treno?" (ipotesi sul ritardo di qualcuno)"Che siano troppe informazioni?" (dubbio sulla quantità di informazioni fornite) Esempi con "Non" (Dubbio con Negazione) "Non sappia lui la risposta?" (domanda dubitativa con tono di sorpresa)"Non abbia capito bene?" (dubbio sulla comprensione)"Non sia il caso di chiamare un medico?" (dubbio che suggerisce un'azione) Contesto d'Uso Il congiuntivo dubitativo è particolarmente utile quando: Non si vuole fare un'affermazione diretta Si cerca di essere diplomatici Si esprime preoccupazione in modo delicato Si vuole coinvolgere l'interlocutore nel ragionamento 5. Congiuntivo Suppositivo (per Fare Supposizioni) Il congiuntivo suppositivo è simile al dubitativo, ma si usa per fare supposizioni e ipotesi più che per esprimere veri dubbi. Spesso è introdotto da "che" oppure da espressioni come "poniamo che", "ammesso che", "supponiamo che",
Atto FinaleAtto Finale è un brano dedicato alle persone che se ne vanno verso altri cieli e altri spazi. Una canzone profondamente personale, ispirata al nonno, che ha cresciuto l’artista come un padre. Spesso, quando le persone che amiamo ci lasciano, possiamo solo portare qualcosa di loro dentro di noi, custodendo ciò che ci hanno […]
Recentemente, noi di Edifici di Paglia Italia (con il nostro fondatore Arch. Nicola Preti) abbiamo tenuto un webinar seguito da oltre 150 iscritti intitolato: “Perché la Tua Casa in Legno Potrebbe Essere un Disastro”.Può sembrare un titolo provocatorio, ma nasce da un'esigenza di trasparenza che sentiamo forte nel nostro settore. Dopo anni di esperienza e decine di cantieri, abbiamo il dovere di dirti la verità: non tutte le case in legno sono uguali.Spesso, chi si avvicina alla bioedilizia lo fa inseguendo il sogno di una casa sana, ecologica e duratura. Purtroppo, il mercato è saturo di promesse di marketing che si scontrano con una realtà tecnica ben diversa. Abbiamo visto famiglie investire i risparmi di una vita in case “ecologiche” standard che, dopo pochi anni, presentavano muffe nascoste, scarso comfort e costi imprevisti.In questo articolo ti sveliamo le Verità Nascoste che abbiamo condiviso nel webinar e ti mostriamo come stiamo applicando il nostro Sistema Integrato Legno+Paglia in progetti reali in tutta Italia.https://www.edificidipagliaitalia.com/blog/perche-la-tua-casa-in-legno-potrebbe-essere-un-disastro-e-come-evitarlo-la-guida-definitiva/Edifici di Pagl-IA Italia www.edificidipagliaitalia.com
In questo episodio di Educare con calma torno su un tema che tocca molte famiglie: scegliere se e come presentare la figura di Babbo Natale.Condivido riflessioni ed esperienze dal Forum de La Tela per mostrare che, se scegliamo di dire la verità, non togliamo «automaticamente» la magia del Natale, ma possiamo trasformarla secondo quello che sentiamo autentico e importante per la nostra famiglia.La scelta su come presentare la figura di Babbo Natale è infatti unica e personale per ognunǝ di noi, e qualunque decisione è valida, se la famiglia la sente davvero coerente con sé stessa.Spesso, però, fare questo passo sembra difficile: nessuno ci ha insegnato come parlarne (moltǝ di noi hanno scoperto da solǝ la verità su Babbo Natale). Per questo vi offro le condivisioni della comunità, uno strumento prezioso se per chi sente di voler percorrere questa strada.:: Nell'episodio menzionoIl Forum della ComunitàTrovi i contenuti relazionati a questo episodio nella pagina del podcast su latela.com/podcast: cerca il numero o scrivi il titolo nella lente di ricerca.:: Come appoggiare il podcastIo non faccio pubblicità e non accetto sponsor: fa parte della mia etica dal giorno in cui ho creato La Tela. Se ti piace il mio podcast, aiutami così:Invia i tuoi episodi preferiti ad amici e familiari;Lascia una recensione sulla piattaforma dove lo ascolti;Supporta La Tela, facendo o regalando il percorso per Educare a Lungo termine, comprando il mio libro «Cosa sarò da grande», regalando una carta regalo da utilizzare sullo shop de La Tela.In ogni caso, grazie di
Spesso chi pratica Mindfulness è convinto che il nemico numero uno della meditazione siano le distrazioni, ovvero i pensieri e gli altri stimoli sensoriali che si intromettono (furtivamente e senza che nessuno li abbia invitati) per allontanarci dal momento presente. Ma è davvero così? Lascia un commento nella nostra community! https://discord.gg/hDVGVd2
In questo episodio ci confrontiamo con una delle percezioni più potenti e spesso inconsce che guidano il nostro comportamento: la minaccia. Non sempre è qualcosa di visibile o oggettivo. Spesso si annida nei gesti dell'altro, in un tono di voce, in un cambiamento improvviso dell'ambiente o semplicemente in un ricordo. Ma cosa percepiamo davvero come minaccia? E come risponde il nostro corpo e la nostra mente quando qualcosa viene registrato come tale?Analizzeremo i meccanismi neurofisiologici che si attivano di fronte alla minaccia – reale o simbolica – e il modo in cui il sistema nervoso prepara la risposta: attacco, fuga, congelamento. Parleremo anche delle minacce invisibili, interiorizzate, che ci portano a chiuderci, a reagire in modo sproporzionato o a non fidarci. Comprendere cosa attiva in noi un senso di pericolo ci permette non solo di riconoscerlo con più lucidità, ma anche di iniziare a costruire un senso di sicurezza interno, stabile, da cui poter rispondere invece che reagire.Iscriviti al #podcast, commenta e condividi con i tuoi amici le #puntate di #thebigfatvoice, seguiti sui #social, rimani in contatto e buon ascolto!Visita il sito www.mbgvoice.com Segui la pagina Facebook https://www.facebook.com/mbgvoicereal Segui il profilo Instagram https://www.instagram.com/magabecco Puoi metterti in contatto con Massimiliano scrivendo a info@mbgvoice.comFai girare la voce… o meglio… fai girare #thebigfatvoiceMusica originale by #audiio @helloaudiio www.audiio.com
Guardare indietro, ricordare e imparare. Il rispetto ha memoria, tiene conto del tempo, nasce dentro. Il rispetto vero non può prescindere dal valore e dagli ideali, e neanche dalle azioni. Il tradimento invece il passato lo abbandona, e consegna ai nemici quello che prima amava e proteggeva. Ma chi sono, questi nemici? Spesso, illusioni, modelli interiori che impediscono una piena liberazione della propria essenza. Mancanza di comunicazione, comunicazione distorta, idee e pensieri che impediscono di riconoscere la verità. C'è sempre, la “verità vera”, in ogni tradimento. Che non è la “verità del punto di vista personale”. E tradire, è tradire i tuoi ideali e i tuoi sogni, la persona che ami, la persona che eri, anche, quella che vorresti essere. È consegnare alla rinuncia la lotta per la difesa del bene. Che “rispettare” implica fare le scelte giuste. Rispondo in questo podcast a tanti messaggi che ricevo su questo tema, quanto mai importante per molti, con una riflessione. Ciascuno poi potrà liberamente farne l'uso che ritiene migliore. “Il modo migliore per scoprire se ci si può fidare qualcuno è di dargli fiducia” (E. Hemingway)- Puoi leggere la trascrizione dell'audio qui: https://annarosapacini.com/rispettare-per-non-tradire/ - E da questa pagina puoi iscriverti liberamente al mio podcast Comunicare per essere®: https://annarosapacini.com/podcast/ una filosofia di evoluzione personale profonda, per una vita che ti corrisponda- Comunicazione valoriale, Relazioni, Professione, Benessere. Scrittura evolutiva®, grafologia evolutiva®, soluzioni e percorsi sempre e solo su misura. Per informazioni sul progetto, sui contenuti, sugli strumenti e sui percorsi attivabili scrivi a info@annarosapacini.com- Rinforza la tua motivazione e la tua visione interiore: ogni giorno, per te, nuove prospettive che potrai applicare per trasformare la tua vita. Seguimi su Meta-Facebook e sul tuo social preferito, cerca “Annarosa Pacini” ➡️ E non dimenticare di iscriverti al mio canale YouTube https://www.youtube.com/@AnnarosaPacini
Spesso la performance del leader viene letta sulla capacità di motivare le persone, peccato che non sempre si sappia quali comportamenti ed atteggiamenti abbastanza diffusi siano in grado di distruggerla in pochi minuti.In questa puntata del podcast ti racconto i 5 più diffusi che spesso, anche se fatti in buona fede o per mancanza di consapevolezza, riesco a spegnere l'entusiasmo delle persone.www.authenticleader.it
Benvenuti alla prima puntata della nostra nuova rubrica dedicata alla Letteratura di Viaggio!In questo episodio, vi guido alla scoperta delle due anime fondamentali del marketing territoriale, partendo da un'opera straordinaria: "Viaggio in Sardegna - 11 percorsi nell'isola che non si vede" di Michela Murgia.Spesso il marketing territoriale si concentra sulla sua prima anima: quella analitica, fatta di dati, statistiche, report e analisi economiche, essenziale per pianificare lo sviluppo locale e turistico.Ma poi c'è la seconda anima, il lato più creativo: la narrazione territoriale. È la capacità di narrare, coinvolgere, intrattenere e trasmettere l'identità profonda di un luogo, andando oltre i soliti schemi.Il libro di Michela Murgia è l'esempio perfetto di questa seconda anima. È una narrazione "fuori dagli schemi" che ci porta in una Sardegna autentica, lontana dalle cartoline e dai villaggi turistici, per riscoprire la vera essenza delle sue comunità attraverso riti, tradizioni e storie.Per l'occasione ringrazio Cesare Bermani e Filippo Colombara per avermi fatto conoscere l'eredità di Roberto Leydi, uno dei più importanti etnomusicologi italiani, sardo di nascita e Ortese di adozione.#letteraturadiviaggio #marketingterritoriale #marketingturistico #etnografia
Il nostro Claudio Chiari ha incontrato Andrea Bartolozzi, Direttore Generale della Centrale del Latte di Brescia, per parlare della recente introduzione di una nuova linea di prodotti ad alta digeribilità e senza lattosio. Bartolozzi spiega che in Italia circa il 30% dei consumatori acquista regolarmente prodotti senza lattosio, una percentuale in crescita, specialmente tra i giovani, che ha spinto la Centrale del Latte ad aggiornare la propria offerta. «Ci sembrava giusto prendere atto di questi cambiamenti e cercare di presentare anche noi una linea che fosse il più vicino possibile alla qualità che abbiamo sempre espresso e che il consumatore ci ha riconosciuto nel settore tradizionale», spiega Bartolozzi. Infine, un focus sui prodotti delattosati: «Spesso per qualcuno questo tipo di prodotti vengono percepiti a livello di gusto come una sorta di medicina. Invece no, hanno una ricerca continua nel miglioramento del sapore. Quello che abbiamo ottenuto noi oggi sono dei risultati straordinari».
Quante volte hai detto “vorrei prendermi più cura di me, ma non ho tempo”? Spesso non è davvero il tempo a mancare, ma tre pensieri che ci sabotano senza accorgercene: 1️⃣ Non lo voglio davvero 2️⃣ Non so da dove cominciare 3️⃣ Non credo di farcela. In questa puntata scopri come riconoscerli e trasformarli in piccoli passi concreti, sostenibili e gentili verso di te. Sono Stefania Brucini, ideatrice di Simple Tiny Shifts®, il metodo dei piccoli e semplici cambiamenti per smettere di procrastinare.
È un mese per ricordare quanto sia importante ascoltare i segnali del corpo e non sottovalutare piccoli fastidi che possono nascondere qualcosa di più serio. A Obiettivo Salute parliamo di disturbi urinari maschili. Spesso trascurati, considerati imbarazzanti o legati solo all'età, ma che invece possono avere un impatto importante anche sulla salute sessuale. Al microfono di Nicoletta Carbone il dottor Antonio Galfano, Direttore di Struttura Complessa di Urologia all'ospedale Niguarda di Milano.
In questo episodio facciamo conoscenza con una nostra alleata tanto potente quanto sconosciuta: l'amigdala. Spesso evocata nei discorsi su emozioni e paure, questa piccola struttura del cervello gioca un ruolo fondamentale nel modo in cui reagiamo al mondo. Ma chi è davvero l'amigdala? E perché potremmo iniziare a considerarla un'amica, anche quando ci fa sussultare, tremare o bloccare?Parleremo del suo funzionamento, del ruolo che ha nella gestione delle emozioni primarie, della sua velocità nel rilevare i pericoli – reali o percepiti – e di come la sua attività influenzi le nostre reazioni, spesso senza che ce ne accorgiamo. Ma esploreremo anche come possiamo dialogare con lei, allenando altre parti del cervello a collaborare e a regolare le sue risposte. Perché capire l'amigdala significa non solo conoscere meglio le nostre paure, ma anche scoprire nuove strade per attraversarle con maggiore consapevolezza.Iscriviti al #podcast, commenta e condividi con i tuoi amici le #puntate di #thebigfatvoice, seguiti sui #social, rimani in contatto e buon ascolto!Visita il sito www.mbgvoice.com Segui la pagina Facebook https://www.facebook.com/mbgvoicereal Segui il profilo Instagram https://www.instagram.com/magabecco Puoi metterti in contatto con Massimiliano scrivendo a info@mbgvoice.comFai girare la voce… o meglio… fai girare #thebigfatvoiceMusica originale by #audiio @helloaudiio www.audiio.com
Spesso visto solo come un nemico della salute, il colesterolo è in realtà una sostanza indispensabile per il nostro organismo. Ma quando i valori si alterano, può diventare un fattore di rischio serio per cuore e arterie. A Obiettivo Salute Risveglio, insieme alla dottoressa Giovanna Geraci, vicepresidente ANMCO e direttrice di Cardiologia all'Ospedale Sant'Antonio Abate di Trapani, scopriamo quali piccoli accorgimenti - dall'alimentazione al movimento - possono aiutarci a tenerlo sotto controllo
Quante volte ti sei chiesto: "Ma qui devo mettere l'articolo o no?" Se stai imparando l'italiano, sicuramente tantissime volte! L'articolo determinativo è una delle cose più difficili da padroneggiare per gli stranieri (anche i più avanzati). Con questa guida completa imparerai finalmente quando usare (e quando NON usare) gli articoli determinativi in italiano, scoprendo tutte le regole fondamentali, le eccezioni e i casi particolari. Quando usare e quando NON usare l'articolo determinativo Quando USARE l'Articolo Determinativo 1. Con i Nomi Già Menzionati o Conosciuti Quando parliamo di qualcosa che è già stato introdotto nella conversazione o che è conosciuto dal contesto, usiamo sempre l'articolo determinativo. Questo indica che ci stiamo riferendo a qualcosa di specifico e identificabile. Esempio: Ho comprato due macchine nuove l'anno scorso. Oggi ho visto le macchine e sono molto belle. In questo caso, "le macchine" sono quelle specifiche di cui abbiamo già parlato, non macchine generiche. 2. Con i Nomi Specifici (Spesso con un Qualificatore) Quando ci riferiamo a qualcosa di specifico e non generico, l'articolo è necessario. Spesso questa specificità è indicata da un aggettivo qualificativo, da una frase relativa o da un complemento che identifica precisamente l'oggetto di cui parliamo. Esempi: Non mettere il telefono sul tavolo rotto. (Non un tavolo qualsiasi, ma quello rotto specifico) Vado alla scuola di mia figlia. (Una scuola specifica, non una scuola qualunque) Sono nel treno delle 12. (Il treno specifico che parte alle 12) 3. Con i Superlativi Gli aggettivi e gli avverbi al superlativo richiedono sempre l'articolo determinativo. Il superlativo, per sua natura, indica qualcosa di unico nel suo genere o che raggiunge il massimo o il minimo grado di una qualità, quindi richiede specificazione. Esempi: Ieri abbiamo passato il momento più bello. Torno il più velocemente possibile. Questa è la situazione più difficile che abbiamo affrontato. Marco è il ragazzo più intelligente della classe. 4. Con "Solo/Unico" Quando usiamo frasi con "solo" o "unico", l'articolo è obbligatorio. Questi termini indicano esclusività e unicità, quindi richiedono specificazione attraverso l'articolo. Esempi: Mia zia è la sola persona di cui mi fido. Questa è l'unica ciotola che hai? Qual è l'unica soluzione efficace per parlare italiano come un madrelingua? Sei l'unico amico che mi ha aiutato in quel momento difficile. 5. Con i Nomi di Paesi e Regioni I nomi di Paesi e regioni richiedono sempre l'articolo determinativo quando usati da soli. Esempi: L'Italia è un Paese bellissimo. Voglio visitare il Brasile. La Sardegna ha delle spiagge spettacolari. I Paesi Bassi sono famosi per i tulipani. ATTENZIONE: Con la preposizione IN, non si deve usare l'articolo. L'unica eccezione (che invece richiede l'articolo) sono i nomi di Paesi plurali. L'anno prossimo vado in Giappone. Quando verrete in Puglia? Sei mai stato negli Stati Uniti? Mi trasferirei volentieri nelle Filippine. 6. Con i Nomi di Paesi che Includono "Repubblica", "Regno", "Unione" o "Stato" Quando il nome di un Paese include termini come "Repubblica", "Regno", "Unione" o "Stato", l'articolo determinativo è sempre necessario. Esempi: Vive nella Repubblica Dominicana. Andiamo nel Regno Unito ogni estate. La Repubblica Ceca è un Paese molto interessante. Gli Stati Uniti d'America sono un Paese molto vasto. 7. Con i Numeri Ordinali Usati Come Qualificatori I numeri ordinali (primo, secondo, terzo, ecc.) quando sono usati come aggettivi qualificativi richiedono sempre l'articolo determinativo. Esempi: Questa è la seconda volta che ti chiamo. Tu sei il quinto dottore con cui parlo di questo problema. Il primo giorno di scuola è sempre emozionante.
Spesso quando perdiamo una persona cara sono le piccole cose a mancarci: la voce, il profumo, la risata. In certi casi però vorremmo solo poter parlare ancora una volta con chi ci ha lasciato, raccontare quel che ci è successo, condividere un poco di quotidianità. A Milano è nata la cassetta della posta per scrivere a chi non c'è più. Un'iniziativa molto speciale: una cassetta della posta per scrivere lettere ai defunti. Si chiama “Alstones” ed è stata ideata dalla psicologa e psicoterapeuta Maria Ferraro Bianchi. Con lei e con Martino Gozzi, scrittore e direttore didattico della Scuola Holden, parliamo dell'importanza della scrittura per risolvere dei traumi e di come nella nostra società parlare di morte sia ancora tabù e, spesso, il lutto rimane qualcosa di non affrontato.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8332EFFETTI DEL POLIAMORE: TRE UOMINI ADOTTANO UNA BAMBINA DI 3 ANNI di Francesca Romana Poleggi In Quebec una bambina di 3 anni è stata data in adozione a una "troppia", un trio di uomini conviventi, "poliamorosi".Per ora sono legalmente riconosciuti genitori della piccola solo due dei tre, ma già è in corso una causa tesa a riconoscere la triplice genitorialità dei tre adottanti.Questa è la conseguenza di una sentenza della Corte Superiore canadese pronunciata all'inizio di quest'anno, che ha affermato che i bambini possono avere più di due "genitori" legali, per non "discriminare" i bambini "multigenitoriali" che così possano godere degli stessi diritti e tutele di quelli delle famiglie con due soli genitori.La multigenitorialità viene riconosciuta oltre che in Canada, in diversi Stati federati Usa (California, Maine, Vermont, Washington State (D.C. di Washington), Connecticut, Delaware, District of Columbia), in Brasile, Argentina, Colombia.Sempre nel "miglior interesse del minore". Spesso la pratica è cominciata grazie alla fecondazione artificiale (quando anche i venditori di gameti vogliono essere presenti nella vita del figlio). Poi si è estesa a tutti i conviventi che vantano in qualche modo il "diritto" ad avere un figlio.La sentenza ha suscitato un acceso dibattito, che deve però fare i conti con il problema della libertà di parola e religione. A parlare di morale su sesso e matrimonio, in Canada, si rischia di essere accusati di "promozione volontaria dell'odio".Altre province canadesi come Ontario, Terranova e Labrador, Saskatchewan, British Columbia, e anche lo Yukon, hanno già, in varia misura, legalizzato le unioni poliamorose. Del resto, di "troppie" e di promozione del poliamore si parla già da 10 anni almeno. Non solo in Canada, ma anche in Brasile, in Thailandia, in Spagna, in USA (in alcune città del Massachusetts) vengono registrate le unioni "di gruppo" (domestic partnership) tra più di due adulti. In Colombia è stato riconosciuto il diritto alla pensione di reversibilità in una "famiglia poliamorosa". Non si tratta (ancora) di vero e proprio matrimonio civile tra tre o più persone (di sesso vario o simile; quindi è cosa diversa dalla poligamia, dove c'è un uomo maschio con più mogli femmine, tipica dell'Islam), ma siamo sulla "buona" strada.Che il "matrimonio" gay sia stato l'inizio dello sdoganamento delle più varie e fantasiose forme di convivenza si diceva da sempre. "Ma se lo fanno "loro", per "noi", che male c'è?", pontificavano gli illuminati.Giuseppina La Delfa, Fondatrice ed ex presidente di Famiglie Arcobaleno era stata invece molto chiara: «La scienza - la psicologia, l'antropologia, la pedopsichiatria - e anche la sociologia e il diritto ormai» dimostrano che i bambini crescono bene non solo nella "famiglia arcobaleno" ma anche all'intero di "famiglie" composte da una pluralità di genitori: «non importa - assicura La Delfa - se questi siano uno, due o diciotto». Sarà facile anche trovare qualche "scienziato" che approvi l'affidamento di bambini a gruppi dediti al poliamore (per esempio la psichiatria Nanette Gartrell): arriveranno presto o tardi le pubblicazioni "scientifiche" in supporto.Che la famiglia sia una sola - quella fra un uomo e una donna uniti in matrimonio - è una verità data dalla ragione naturale. Ogni mediazione, ogni compromesso, a cominciare dalle unioni civili, vale a far diventare "diritto" quello che è solo capriccio e - nella migliore delle ipotesi - sentimento. Se "love is love", bisogna accettare tutto, se non conta il genere, non conta neanche il numero. E il principio di uguaglianza non si può violare.Chi pensa a una famiglia numerosa, pensa - per esempio - a una famiglia con 4 o 5 figli? Roba vecchia. Roba arcaica e stereotipata. Anche un po' omofoba o quanto meno patriarcale ed eterosessista. Oggi le nuove "famiglie" numerose, quelle che meritano rispetto, tutela sociale e considerazione legale, che vanno prese a modello per le nuove generazioni, hanno magari un solo figlio, ma ben 5 genitori. Come nel caso che abbiamo riportato su questo portale anni fa di due donne e tre uomini olandesi che hanno avuto un bambino: 5 genitori con uguali diritti e responsabilità, tutto a "beneficio" del piccolo. Per i bambini, in fin dei conti, vale il detto più siamo meglio stiamo, no?
Spesso ci si concentra solo sul peso, ma per capire davvero lo stato di salute di una persona è fondamentale conoscere la composizione corporea: quanta parte del nostro corpo è costituita da massa grassa e quanta da massa magra? E come cambia con l'età, lo stile di vita o in presenza di condizioni come l'obesità? Ne parliamo a Obiettivo Salute con il dott. Alessandro Giovanelli, responsabile di INCO - Istituto Nazionale Cura Obesità all'IRCCS Galeazzi Sant'Ambrogio di Milano
TRASCRIZIONE E VOCABOLARIOPuoi sostenere il mio lavoro con una donazione su Patreonhttps://www.patreon.com/italianosiPer €2 al mese riceverai le trascrizioni di tutti i PodcastPer €3 al mese riceverai, oltre alle trascrizioni, anche una lista dei vocaboli più difficili, con spiegazione in italiano e traduzione in inglese.ESPRESSIONI:Farsi mangiare la lingua dal gatto, significa rimanere in silenzio, non parlare, Spesso in modo improvviso o in situazioni in cui l'altra persona si aspetta una risposta da noi.Mordersi la lingua, significa trattenersi dal parlare, evitare di dire qualcosa che si pensa e che si vorrebbe dire, per non causare situazioni scomode. MY YOUTUBE CHANNELSupport the show
Costanza Miriano"Non desiderare la vita d'altri"Riposo per cuori inquietiSonzogno Editorehttps://www.sonzognoeditori.it/libro/scheda-libro/4542732/non-desiderare-la-vita-d-altriVorremmo essere altre persone. Invidiamo agli altri un lavoro di successo, un corpo perfetto, un matrimonio da favola, perfino il miraggio di figli adolescenti affettuosi. Capita a tutti, da sempre. Adesso che il confronto è disponibile anche in versione tascabile, ci basta sbloccare il telefono per essere inondati dal richiamo di infinite mancanze e vite alternative: non siamo mai abbastanza belli, sportivi, ricchi o famosi. Ma siamo proprio sicuri che quello che vogliamo sia davvero quello che ci serve? Con il suo stile ironico, affilato e profondamente umano, Costanza Miriano ci guida in un percorso inatteso: una guarigione del desiderio, raccontata in controluce attraverso le storie di persone che hanno capito come metterla in atto (non a caso, sono diventati santi), per ricordarci che le circostanze della nostra vita – anche quelle più sbagliate, faticose e dolorose – sono state poste sul nostro cammino per un motivo ben preciso. Spesso serve che esista prima un vuoto, per poterlo riempire con chi siamo chiamati a essere. Perché anche il desiderio è una via di libertà, un'occasione d'incontro con Chi davvero colma il nostro cuore, ma solo quando accettiamo che non si tratta tanto di avere tutto ciò che vogliamo, quanto piuttosto di capire cosa desiderare davvero.Costanza Miriano ha un marito (per ora) e quattro figli. Nella notte dei tempi si è laureata in Lettere classiche ma, miopia a parte, la cosa non sembrerebbe aver lasciato traccia in lei. A questo punto è certa di non essere esperta di nulla, perciò fa la giornalista e scrive libri, tutti pubblicati per Sonzogno: Sposati e sii sottomessa, Sposala e muori per lei, Obbedire è meglio, Quando eravamo femmine, Si salvi chi vuole, Diario di un soldato semplice, Niente di ciò che soffri andrà perduto e Il libro che ci legge.Da anni gira l'Italia a parlare di matrimonio, di amore e di differenza tra maschi e femmine, incontrando molte migliaia di coppie.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Spesso abbiamo notizia di anziani alla guida che guidando contromano in autostrada o perdendo il controllo dell'auto hanno provocato incidenti gravissimi. Che cosa si può fare. Ne parliamo con Giordano Biserni dell'Asasp e Giuseppe Neri, neuropsichiatra.
Spesso chi mi ascolta mi chiede consigli di lettura. In questo episodio condivido con te i titoli di quattro libri italiani che sono piaciuti agli studenti del club di lettura.Vuoi unirti al nostro club del libro? Trovi le informazioni qui:www.piccolomondoitaliano.com/lezioni-di-italiano-di-gruppo-onlineCi teniamo in contatto? Iscriviti alla newlsetter e ricevi materiali in italiano!Vuoi imparare con noi?Visita Piccolo Mondo Italiano: www.piccolomondoitaliano.comPodcast, materiali culturali, lezioni e uno spazio per incontrare persone che amano l'italiano e la cultura come te. Ti aspettiamo!
Spesso il male di vivere ho incontrato: stile, figure retoriche e analisi della celebre poesia di Eugenio Montale.
A questo punto della storia*, in un altro sport, qualunque atleta si prenderebbe una pausa. Un ritiro temporaneo, per uscire dal cono di luce dei riflettori, recuperare e ricostruire, perché naturalmente il talento non va e viene, ma lo stato di forma sì. E lo stato di forma influisce sulla mente, sulla percezione di sé stessi e delle proprie possibilità. In una parola: sulle prestazioni.Mente e corpo nello sport sono una cosa sola e si influenzano a vicenda. Non sono uno di quei fanatici che dicono: è stato Marquez a distruggere Bagnaia. Non è vero. Spesso queste situazioni hanno una infinità di concause, ma naturalmente se è innegabile che uno stato di forma non eccellente può mettere un atleta di vertice in condizioni di inferiorità rispetto ai suoi avversari - è lapalissiano - è altresì innegabile che un momento di difficile equilibrio mentale può avere lo stesso effetto.Ecco perché negli sport in cui la fisicità è un elemento trainante si consiglia una pausa: il rischio, insistendo, è quello di farsi male.Il resto dell'articolo lo trovate QUI.*A Barcellona Francesco Bagnaia ha chiuso la Sprint in 14esima posizione ad oltre 14 secondi dal compagno di squadra. Nel corso della gara ci sono stati ben sei ritiri. Il suo giro più veloce, in 1'40"029, a 1'437" dal migliore di Marc lo ha realizzato al 4° di 12 passaggi. Attualmente Pecco è terzo in campionato a -239 punti dal leader.A questa LIVE hanno partecipato, oltre al Decano e a Carlo Pernat e Marco Caregnato, da Magny Cours:Riccardo GuglielmettiNicolò BulegaToprak RazgatliogluDanilo PetrucciAlberto Vergani
Nella terza parte della sua storia, Franco Sicari parla dei valori che hanno guidato la sua esistenza, dei sogni ancora da realizzare e del suo matrimonio. “La mia più grande soddisfazione è stata vivere una vita stupenda con Maria".
In questo episodio di Educare con Calma rifletto sul rapporto tra il valore dei titoli professionali e le competenze oggettive: vediamo perché un titolo da solo non basta a garantire la qualità del lavoro di una persona. Spesso, quando si parla di competenze professionali, si pensa solo ai titoli accademici. Ma la realtà è più complessa: dietro un lavoro di qualità possono esserci anni di studio indipendente, aggiornamento continuo, esperienze sul campo e capacità di mettersi in discussione.Vi parlo anche di come il percorso di crescita personale di ciascuno di noi può essere alimentato sia dall'autoapprendimento, sia dal sostegno di un/una professionista, quando necessario. Sono due strade che non si escludono, anzi, possono arricchirsi a vicenda.Ed è proprio quello che molte psicologhe e psicoterapeute spesso mi raccontano: in questo episodio ho raccolto alcune testimonianze di quanto La Tela sia utile anche al loro lavoro. È anche per questo che credo profondamente che i nostri lavori non siano in competizione ma si completino, ciascuno con i propri punti di forza. Un grazie speciale a Ilaria, Francesca, Stefania e Antonella per le loro preziose riflessioni.:: Come appoggiare il podcastIo non faccio pubblicità e non accetto sponsor: fa parte della mia etica dal giorno in cui ho creato La Tela. Se ti piace il mio podcast, aiutami così:Invia i tuoi episodi preferiti ad amici e familiari;Lascia una recensione sulla piattaforma dove lo ascolti;Supporta La Tela, facendo o regalando il percorso per Educare a Lungo termine, comprando il mio libro «Cosa sarò da grande», regalando una carta regalo da utilizzare sullo shop de La Tela.In ogni caso, grazie di
In questo episodio parliamo di fiducia, pazienza e alleanza educativa: tre ingredienti fondamentali per affrontare l'ambientamento senza ansie. Spesso siamo più preoccupati noi genitori che i nostri bambini, ma senza fiducia nel sistema scuola ogni dettaglio diventa fonte di paura. Insieme vediamo come costruire serenità e collaborazione, per dare ai nostri figli la sicurezza di cui hanno bisogno.✨ Ultime 48 ore per iscriverti al corso Ambientamento Consapevole: un percorso che ti accompagna passo dopo passo in questo momento delicato. Usa il codice PODCAST per avere il 10% di scontoCLICCA QUI: https://elenacortinovis.thinkific.com/courses/ambientamentoconsapevole
Che cos'è il talento? È qualcosa di innato e dunque non ci costa fatica? Oppure è qualcosa che si acquisisce con l'esperienza e il sacrificio? E che rapporto c'è fra talento e passione? Intorno a queste domande si muovono i protagonisti del romanzo "Il talento della rondine" di Matteo Bussola (Salani). Spesso nei suoi romanzi Bussola ha parlato di fragilità sia degli adulti che dei ragazzi. In questo caso dietro il talento c'è sempre l'ombra della fragilità o quanto meno dell'insicurezza. I protagonisti sono due adolescenti. Brando, che sembra essere nato per la danza classica, un'arte che gli riesce alla perfezione senza fatica. Ha un corpo disegnato per la danza, ma il suo sogno segreto è disegnare. Speculare a Brando c'è invece Ettore: una fisicità completamente diversa, più massiccia, dunque quasi piegata all'arte eterea della danza classica. Per lui la danza è impegno e sacrificio, ma anche desiderio. Il suo talento innato, invece, è proprio il saper disegnare. Insieme a loro c'è l'amica Mirta che li guarda anche attraverso l'obiettivo del cellulare con il quale li fotografa.
"Il talento della rondine" di Matteo Bussola e "I vestiti della domenica" di Ludovica Elder.Che cos'è il talento? È qualcosa di nato e dunque non ci costa fatica? Oppure è qualcosa che si acquisisce con l'esperienza e il sacrificio? E che rapporto c'è fra talento e passione? Intorno a queste domande si muovono i protagonisti del romanzo "Il talento della rondine" di Matteo Bussola (Salani). Spesso nei suoi romanzi Bussola ha parlato di fragilità sia degli adulti che dei ragazzi. In questo caso dietro il talento c'è sempre l'ombra della fragilità o quanto meno dell'insicurezza. I protagonisti sono due adolescenti. Brando, che sembra essere nato per la danza classica, un'arte che gli riesce alla perfezione senza fatica. Ha un corpo disegnato per la danza, ma il suo sogno segreto è disegnare. Speculare a Brando c'è invece Ettore: una fisicità completamente diversa, più massiccia, dunque quasi piegata all'arte eterea della danza classica. Per lui la danza è impegno e sacrificio, ma anche desiderio. Il suo talento innato, invece, è proprio il saper disegnare. Insieme a loro c'è l'amica Mirta che li guarda anche attraverso l'obiettivo del cellulare con il quale li fotografa.Nella seconda parte parliamo di "I vestiti della domenica", opera prima di Ludovica Elder (Piemme). Le vicende di alcuni personaggi si intrecciano fra la prima guerra mondiale e l'inizio del Fascismo in una terra di confine, Trieste e le colline del Carso. Si racconta la storia di Vittorio Stefàncich, erede di una famiglia che inizialmente era proprietaria terriera e poi aveva creato un'importante impresa di trasporti. Vittorio, tornato dalla guerra, non ha proprio le capacità del padre nella gestione dell'azienda, è un uomo piuttosto taciturno, apparentemente distaccato, però lentamente riesce ad affermarsi nel lavoro. Da una parte dunque c'è questa famiglia Stefàncich, dall'altra la famiglia Pàhor che vive sulle colline del Carso e qui troviamo la giovane Antonia, dal carattere determinato che va a studiare a Trieste. Il romanzo si apre con la vigilia del matrimonio fra Antonia e Vittorio, ma tutto il resto è una ricostruzione delle vicende che vanno dagli anni dieci al giorno appunto delle nozze.
Capire l'italiano dei giornali può sembrare difficile all'inizio, ma è anche un modo fantastico per migliorare davvero la tua conoscenza della lingua. Il linguaggio giornalistico unisce precisione, formalità e chiarezza, creando uno stile unico e molto usato nei media italiani. Imparare a leggere e comprendere questo tipo di italiano non serve solo a capire i quotidiani: significa anche entrare nel mondo della comunicazione reale, quella che ogni giorno informa, forma e influenza milioni di persone in Italia. I Termini Fondamentali Per Comprendere I Giornali e i Telegiornali Italiani La Struttura del Giornale: Elementi Fondamentali Ogni giornale italiano è organizzato secondo una struttura precisa che riflette l'importanza e la tipologia delle notizie. La testata è il nome del giornale, spesso accompagnato da un sottotitolo che ne specifica l'orientamento o la periodicità. Ad esempio, "La Gazzetta dello Sport" o "Il Corriere della Sera" sono testate che immediatamente identificano il tipo di pubblicazione e la sua storia. La prima pagina è il biglietto da visita del giornale, dove vengono presentate le notizie più importanti della giornata. Qui troviamo il titolo di apertura, quello che occupa la posizione più prestigiosa, seguito dai titoli di spalla che accompagnano altre notizie rilevanti. L'editoriale esprime l'opinione ufficiale del giornale e del suo direttore su questioni di attualità, mentre il sommario guida il lettore attraverso i contenuti delle pagine interne. La cronaca rappresenta il cuore informativo del giornale, divisa tradizionalmente in cronaca locale, nazionale e internazionale. Ogni sezione ha le sue specificità linguistiche e tematiche, creando un mosaico informativo che rispecchia la complessità del mondo contemporaneo. La redazione è il luogo fisico e concettuale dove i giornalisti lavorano per trasformare i fatti in notizie, seguendo regole professionali e deontologiche precise. La Costruzione della Notizia: Titoli e Contenuti Il titolo di una notizia è molto più di una semplice etichetta: è un'arte che combina sintesi, chiarezza e capacità di attirare l'attenzione. Un buon titolo giornalistico deve essere informativo, accattivante e rispettoso della verità. Spesso è accompagnato da un sottotitolo che fornisce dettagli aggiuntivi o contestualizza meglio l'informazione principale. Prendiamo alcuni esempi concreti: "Governo approva nuovo decreto" (titolo base), "Governo approva nuovo decreto anti-Covid: restrizioni fino a marzo" (titolo con sottotitolo esplicativo), "Stretta del governo: nuovo decreto anti-Covid" (titolo più giornalistico con metafora). Ogni versione trasmette la stessa informazione ma con sfumature diverse che riflettono lo stile del giornale e il target di lettori. Il lead (termine anglofono ormai entrato nell'uso italiano) o attacco è il primo paragrafo dell'articolo, quello che deve contenere le informazioni essenziali rispondendo alle famose "5 W": Who (chi), What (cosa), When (quando), Where (dove), Why (perché). Un buon lead deve catturare immediatamente l'attenzione e fornire il quadro completo della notizia in poche righe. Tipologie di Articoli e Generi Giornalistici Il panorama giornalistico italiano offre una ricca varietà di generi, ognuno con le sue caratteristiche linguistiche e stilistiche. L'articolo classico di cronaca segue uno schema preciso: titolo, lead, corpo del testo con informazioni in ordine decrescente di importanza. Questo schema, chiamato "piramide rovesciata", permette al lettore di avere subito le informazioni principali, anche se legge solo i primi paragrafi. Il reportage è un genere più narrativo e approfondito, spesso frutto di inchieste giornalistiche che richiedono tempo e ricerche accurate. Un esempio famoso è il reportage sui migranti che attraversano il Mediterraneo, dove il giornalista non si limita a riportare i fatti, ma racconta storie umane, descrive ambienti e situazioni,