Nel mito di Virgilio Enea, un profugo, è stato accolto da Latino ed è diventato il fondatore di Roma. I figli di Enea sono i nuovi italiani che vincono Sanremo, gareggiano con la maglia della Nazionale, fondano imprese, scrivono romanzi, fanno ricerca, vincono medaglie d'oro. Talvolta sono figli di immigrati, talvolta sono immigrati che sono diventati cittadini italiani, talvolta sono nati qui e a volte sono arrivati quando erano piccoli. A volte il loro percorso è stato semplice, a volte è stato un percorso a ostacoli. Per tutti l'Italia è la patria che hanno scelto. A I Figli di Enea vi raccontiamo - ogni sabato sera - le storie di chi è italiano, ma ha radici altrove.
"Nessuno vuole partire e lasciare la sua terra". Ermal Meta, cantante e scrittore (Domani e per sempre, la Nave di Teseo), italiano originario dell'Albania, è l'ultimo ospite della stagione di i figli di Enea.
"Il razzismo si batte anche con lo sport". A dirlo Danielle Madam, cinque volte vincitrice dei campionati italiani giovanili nel lancio del peso, conduttrice tv, testimonial per Amref. Danielle non ha avuto una vita facile. Nata in Camerun, diventata orfana di padre, è arrivata in Italia a 7 anni assieme al fratello, è stata affidata a uno zio e poi ia una casa famiglia. Ora si sta per laureare ed è cittadina italiana.
Ogni anno il Concorso Lingua Madre porta alla luce racconti femminili di migrazione. Quest'anno la vincitrice Diana Paola Agámez Pájaro (originaria del Venezuela) parla del rapporto tra nonna e nipote attraverso il riconoscimento di una fisicità spontanea e senza tabù. La seconda classificata, Adelina Zarnescu (originaria della Romania) descrive con ironia il disagio che ogni migrante porta con sè grazie a una scrittura che diventa potere di autodeterminarsi.
"L'appetito della Russia è antico. Noi parlavamo rumeno e siamo stati costretti ad adottare il russo. L'indipendenza della Transnistria è stata pilotata" Lilia Bicec, giornalista, scrittrice (Miei cari figli vi scrivo, Einaudi), badante italiana di origine moldava ci aiuta a capire assieme allo slavista, saggista e scrittore, Francesco Cataluccio quello che non comprendiamo dei paesi dell'est Europa e della Russia. "Dostoevskij - dice Francesco Cataluccio - ci fa capire molto dell'animo russo e della diffidenza verso l'Occidente. Kundera nel suo ultimo libro (Un Occidente prigioniero, Adelphi) invece traccia una linea tra Russia e Occidente e da intellettuale ceco rivendica il suo essere europeo. Grossman racconta cosa ha dovuto subire il popolo ucraino".
"Crescere in una comunità con valori rigidi ha risvegliato in noi un senso di ribellione, un desiderio di libertà e uguaglianza che la nostra moda abbraccia. Abbiamo un interesse ai temi sociali, ad esempio ai matrimoni precoci delle bambine, che tentiamo di portare negli abiti. Le nostre felpe con le rouches sono ispirate a questo". Luca Lin, di origini cinesi, e Galib Gassanoff, dell'Azerbaijan, sono due stilisti di Reggio Emilia fondatori di Act N°1. Ora il brand sfila a Milano.
Sabrina Efionayi aveva 11 giorni quando sua madre Gladys, nigeriana, ha attraversato la strada, ha bussato alla vicina a Castelvolturno e l'ha messa fra le braccia di un'altra donna, Antonietta. Questa è la trama di Addio, a domani (Einaudi), storia del patto tra due donne, storia del crescere divisi fra due mondi, Nigeria e Italia.
"Sono orgoglioso allo stesso modo delle mie radici africane e del mio indossare la maglia azzurra". Padre medico congolese, madre italiana, Maxime Mbandà è stato un bambino cresciuto fra due culture. Oggi veste la maglia della nazionale di Rugby ed è Cavaliere al merito della Repubblica. Ha appena pubblicato il libro "Fuori dalla mischia"(Piemme edizioni).
"Non c'è nessun motivo al mondo che giustifichi quello che ha deciso di fare il presidente Putin. Ho vissuto un momento simile in Iraq. Saddam Hussein aveva invaso il Kuwait. L'invio di armi all'Ucraina è legittimo. Altrimenti come fanno a difendersi?" Younis Tawfik, iracheno di nascita, torinese di adozione, tra i maggiori esperti di Medio Oriente in Italia, ha pubblicato da poco il romanzo "La sponda oltre l'Inferno"(Oligo editore).
"Diventerò una pop star con il velo, nonostante le persone che a scuola mi bullizzavano e mi evitavano". Imen Siar, ventenne italo-marocchina, che ha attirato l'attenzione di Tiziano Ferro attraverso i video registrati durante le pause pranzo al ristorante Nando's, dove lavora a Londra, è cresciuta a Milano da una famiglia immigrata. Il papà camionista, la mamma casalinga, Imen canta in sei lingue diverse e ha conquistato la semifinale di Britain's Got Talent. E' appena uscito il suo singolo Lonely People. I figli di Enea, domenica alle 14, Radio24
"Sono arrivata a 14 anni dalla Nigeria, non è stato facile, ma ora cucino il mio fegato alla veneziana con variazioni nigeriane". Tracy Eboigbodin, è la vincitrice dell'undicesima stagione di Masterchef Italia. Vive qui da 14 anni e non ha ancora la cittadinanza.
"Qualcuno ha il coraggio di dire che sono tutte storie. E allora è tutto inutile". La voce di Elena Recanati Foa Napolitano, che fu prigioniera in un campo di sterminio nazista, è rotta dal pianto nella registrazione recuperata da sua nipote Gloria Napolitano, 17 anni, per il film Gloria Kavod. Il negazionismo è la ferita più grande, allora come oggi. Nel film, scritto da Giusi Marchetta e che viene presentato al Pordenone Film Fest, Gloria ripercorre la storia della nonna e indaga su di sè, a sua volta figlia di madre camerunense e di padre ebreo italiano.
Influencer da mezzo milione di follower su tik tok e 135 mila su Instagram, romana, musulmana, Tasnim Ali, origini egiziane, spiega l'Islam sui social e ora anche in un libro, "VeLo spiego", pubblicato per DeAgostini. "Mio padre ora fa l'imprenditore, ma quando è arrivato dormiva sulle panchine. Io non ho mai subito razzismo, ma perchè uso l'ironia e parlo bene l'italiano, ma per altri che non sanno difendersi perchè non conoscono la lingua è più difficile". Tasnim e le sue sorelle sono state allevate dai genitori che avevano come valore l'indipendenza.
Kaoutar Badrane è venuta nel nostro Paese a 6 anni e ha lottato duramente per la cittadinanza. È stato difficile ottenerla perchè il padre (laureato in Marocco, ma qui operaio) non aveva il reddito sufficiente. I genitori hanno puntato tutto sullo studio dei figli e li hanno fatti tutti laureare. "Negli anni '90 io e la mia famiglia ci recavamo in questura a Vicenza alle 4 o 5 di mattina, ci portavano delle coperte pesanti per coprirci dal freddo e ci mettevamo in fila per ottenere il permesso di soggiorno, aspettavamo ore - dice Badrane - Questi episodi hanno montato in me la voglia di vedere riconosciuti i miei diritti e di studiare Legge".
Cosa ne pensano gli italiani di origine russa del momento che stiamo attraversando? "Per troppo tempo l'Occidente è rimasto sordo e cieco nei confronti di Putin. Faceva comodo collaborare con lui. Ma sono state trascurate le sue ambizioni". Lo dice Nicolai Lilin, italiano di origini russe, autore de L'educazione siberianaePutin, l'ultimo zar."Dostoevskij andrebbe letto di più, non censurato. Non isoliamo il popolo russo sennò rafforziamo Putin"Nicolai Prestia, scrittore, autore di Dasvidania."È la storia di un fratello che litiga con un altro fratello. La tragedia è per entrambi"Tatiana Rykoun, guida turistica, presidente dell'Associazione Russi a Como e del trimestrale in lingua russa "Ozero Komo".
Syed Hasnain, afghano di Lashkargah, da 30 anni in Italia, a capo di UNIRE (Unione nazionale italiana per i rifugiati e gli esuli), laureato alla Sapienza, racconta il suo difficile esodo durato otto anni, la situazione umanitaria in Afghanistan oggi, il differente trattamento riservato dall'Europa ai profughi siriani e afghani in fuga e anche il caso di un afghano che viveva in Ucraina ed è stato discriminato da autorità polacche e ucraine.
Elena Nazarenko e Hanna Kushnir sono ucraine, ma vivono da molti anni in Italia. Interprete l'una, badante e baby sitter l'altra vivono queste ore con l'angoscia per i parenti e gli amici che sono rimasti nel paese natale. "Sono scappati tutti - dice Elena - tranne una mia coraggiosa zia di 86 anni, si è categoricamente rifiutata di partire, è rimasta da sola nel palazzo a Kiev. Negli scantinati e nei rifugi i bambini preparano le reti mimetiche per sfuggire ai droni". "Uno dei mie tre figli - raconta Hanna - al terzo tentativo è riuscito a uscire dal paese con la moglie e i tre bambini. Ma gli altri due sono ancora lì. Ho fatto una vita di sacrifici per costruire un futuro ai miei figli, per dare loro delle case, un po' di tranquillità, speravo di tornare in Ucraina per la vecchiaia e ora è tutto distrutto". I figli di Enea, domenica alle 14, radio24
Cosa accade quando si nasce in un mondo e si cresce in un altro? Quando i valori di uno si scontrano con i valori dell'altro? "Ci si sente spezzati in due". Lo racconta Omar Kamal, protagonista con il padre Hassan, del docu film "La vita in mezzo" scritto e diretto da Andrea Parena. La vita in mezzo è una storia familiare e una storia collettiva assieme: la storia di un ragazzo nato in Marocco e cresciuto in Italia, proveniente da una famiglia molto radicata nelle tradizioni e nella religione islamica, che affronta la svolta definitiva nella sua vita. La vita in mezzo è anche un viaggio nelle pieghe complesse, contraddittorie, anche disturbanti dei due mondi.
"Quando ero bambina in Ucraina dicevano che in Occidente si viveva male. Io pensavo che quando sarei cresciuta avrei adottato un povero bambino americano. Poi ho capito che era tutta propaganda. Non avevamo neanche la carta igienica Anche il fatto che siamo russofoni è falso. Io ho dovuto imparare il russo a scuola, ma mio padre e mia nonna parlavano ucraino, siamo ucraini non russi". Tetyana Bezruchenko vive da oltre vent'anni in Italia, da 15 è cittadina italiana. Sono 236 mila gli ucraini in Italia, quasi tutte donne.
Leila El Houssi è diventata docente di Storia dell'Africa all'Università La Sapienza di Roma. "Noi persone di seconda generazione cominciamo ad entrare anche l'interno del mondo accademico Fino ad ora questa cosa in Italia non era così scontata, soprattutto per chi arriva dal Continente africano. Ma piano piano le cose stanno cambiando". I figli di Enea, domenica alle 14 su Radio24
"Io mi trovo molto bene con gli italiani anziani, quelli cresciuti negli anni del boom economico, perché hanno il mio stesso spirito. I giovani no, salvo rare eccezioni sono pigri e vogliono stare nella loro confort zone". Lifang Dong, arrivata in Italia a 6 anni, è il primo avvocato donna di origine cinese nel nostro paese. Per lavoro fa dialogare l'Italia con la Cina. I figli di Enea, domenica alle 14, Radio24
"L'Italia è un paese accogliente, chi vuole farsi strada lo può fare. In Egitto da bambino ho fatto il ciabattino aiutando mio padre durante le vacanze, se hai voglia di lavorare si vede". Ghapios Garas ha imparato l'italiano al Cairo, all'Istituto salesiano di Don Bosco, poi è venuto in Italia per studiare, ha fondato un'azienda che si occupa di rigenerare pc e cellulari ("Vengo da un paese povero, dove tutto si aggiusta") che ha successo e impiega decine di lavoratori.
"Ero un pastore analfabeta in Afghanistan, sono scappato a dieci anni con mio fratello di sette, ho vissuto nelle fogne di Istanbul, in mezzo ai topi, mi sono legato a un'autobotte al porto in Grecia, ho viaggiato sei anni. Ora scrivo libri a Venezia. Mi hanno salvato Dante, Manzoni, Pirandello, i miei nuovi genitori e la mia insegnante del liceo". Gholam Najafi (Tra due famiglie, Edizioni la Meridiana) rifugiato afghano.
Vive nel bergamasco uno dei candidati alle elezioni presidenziali che si terranno in Senegal nel 2024, M'Backè Sarr. È arrivato vent'anni fa, ha lavorato anche raccogliendo i pomodori del Foggiano, adesso è dipendente di un Golf Club, ma il suo sogno è cambiare il paese da cui proviene.
"A Trevignano il mio velo desta curiosità e stupore ma non c'è violenza. A Parigi nessuno sembra fare caso al mio velo, ma sento che potrebbe esserci violenza. Un esempio? Una docente universitaria ha detto a una mia amica che noi dobbiamo sparire" Assma Haddadi è una studentessa italiana di origini marocchine. Ha partecipato al corto "Porto il velo e gioco a calcio" di Dimitri Feltrin. Oggi vive e studia a Parigi. I figli di Enea, domenica alle 14, Radio24
"Ho sentito una signora che diceva al marito 'Qui fanno una pizza buonissima, peccato che il personale è di colore'. Non sapeva che anche il titolare è di colore". La prende con ironia Ibrahim Songne, 29 anni, titolare della pizzeria Ibris a Trento, entrata nella classifica '50 Top Pizza'. Ibrahim è arrivato in Italia a 12 anni, lavora da quanto ne aveva 15 e a un certo punto si è appassionato di farine, impasti e lievitazioni naturali. Da allora è stata una lunga storia di successo e anche di solidarietà, infatti Ibrahim durante il lockdown ha lanciato la "pizza sospesa" per i poveri e vorrebbe fare qualcosa per i bambini del Burkina Faso a cui si sente ancora legato. "Mi sento più africano che italiano, anche se ho la cittadinanza" ammette "Perchè loro mi trattano come un pari".
Haider Rashid, regista fiorentino di padre iracheno, ha presentato a Cannes il film Europa, che è stato anche selezionato per gli Oscar 2022 nella sezione Miglior film straniero. Nella pellicola Kamal è un giovane iracheno che cerca di entrare in Europa a piedi. "Non è la mia storia, ma ha qualcosa a che fare con la storia di mio padre". I figli di Enea, domenica alle 14 Radio24
"Sono di origini palestinesi, ma sono bionda, bianca e con le lentiggini e nessuno mi ha mai fatto sentire diversa nonostante il mio nome. Sicuramente se fossi stata scura sarebbe stato diverso. Sì, è l'aspetto che fa la differenza". Laila Al Habash è una giovane cantante che ha appena pubblicato l'album Mystic Motel. La cantante è stata ambassador della campagna Equals di Spotify, un progetto con l'obiettivo di promuovere l'uguaglianza di genere dando maggiore visibilità al lavoro di autrici e musiciste. Questa estate il viso di Laila è stato incluso tra quelli in rotazione su un billboard a Times Square, a New York. I figli di Enea, domenica alle 14, su Radio24
"Alcuni miei concittadini in Afghanistan stanno vendendo i figli perchè non sanno come sopravvivere". Alidad Shiri è oggi un italiano che parla con accento altoatesino, ma è stato un bambino che si è legato a un tir per arrivare in Italia. Oggi che ha pubblicato Via dalla pazza guerra è disperato nel vedere il suo paese riprecipitare nel caos. Lui e Carlotta Sami di Unhcr (Rifugiati, verità e falsi miti) sono gli ospiti di oggi.
Chi l'ha detto che a vendere porta a porta, dormire in un vagone merci, mangiare nelle Caritas non si è felici? Eltjon Bida, italo-albanese, ripercorre la sua vita in Italia alla fine degli anni Novanta in Che fine ha fatto quel clandestino, Policromia-PubMe editore. "Mio fratello, i miei compaesani, amici cui condividevo il vagone dalla disperazione rubavano e spacciavano. Io volevo una vita onesta. L'unica cosa illegale che ho fatto, una volta arrivato in Italia, è stato entrare una volta senza biglietto a San Siro", ricorda.
Proprio quando Mario Tchou stava per dare vita con Olivetti a un computer, Elea 9003, destinato a rivoluzionare il mondo dell'elettronica la sua auto sbandò e lui morì sulla strada che lo portava a Ivrea. Era il 9 novembre 1961, esattamente 60 anni fa. Poco dopo la divisione elettronica di Olivetti venne venduta agli americani. Nel 2013 Debenedetti disse a Radio24 che quell'incidente era stato provocato dai servizi segreti Usa. Matteo Demonte e Ciaj Rocchi ripercorrono la storia di Mario con la graphic novel "LA MACCHINA ZERØ, Mario Tchou e il primo computer Olivetti", Solferino editore
"Parla degli anni 50 in Somalia e in Italia, ma ci sono già i semi di quello che è l'oggi di questi due paesi". Ubah Cristina Ali Farah, scrittrice e poetessa italiana di origine somala, racconta il suo nuovo romanzo "Le stazioni della luna".