Benvenuta e benvenuto nel mio podcast nativo in Spotify. Ogni lunedì mattina alle 7.00, ti porterò argomenti che riguardano la comunicazione relazionale e il linguaggio del corpo. Mi chiamo Sergio Omassi e sono un formatore e un life coach, con il pallino di facilitare le relazioni, soprattutto quelle fondamentali, ovvero quelle con le persone con cui passiamo la maggior parte del tempo ogni giorno. Sono specializzato nella lettura del linguaggio del corpo dell'essere umano, che considero la base irrinunciabile per poter capire realmente chi abbiamo davanti, ma anche noi stessi.
Sergio Omassi | Formatore e Life Coach
Se assumiamo il postulato per cui, nella nostra cultura, ognuno di noi, quando entra in una relazione di coppia, è spinto non tanto da un sano desiderio ma da una serie di bisogni che spera che vengano soddisfatti dall'altro, è facile capire quanto sia frequente essere guidati da impulsi volti a controllare, possedere, dominare, pretendere e compagnia bella.Vedremo verso la fine dell'episodio questo nodo fondamentale, ovvero la differenza tra un amore autentico, centrato sul desiderio, e una spinta infantile, centrata sul bisogno.Il primo porta con sé molti veleni e, in questo episodio, ne vediamo sei.Buon ascolto!
Grazie agli studi della neurologa Candace Pert, avvenuti tra gli anni Ottanta e i Novanta del secolo scorso, abbiamo una lettura "fisiologica" della "coazione a ripetere", quell'impulso inconscio a rivivere situazioni dolorose o traumatiche del passato, ripetendole nel presente nella speranza inconscia di riscriverne l'esito. In questo episodio ti porto questa lettura, che parla di una sorta di dipendenza cellulare dalle emozioni negative.Buon ascolto!
Essere permalosi porta con sé, a seconda del grado di permalosità ovviamente, una serie di conseguenze che possiamo tranquillamente definire “relazionali”.Se mi segui da un po', e magari hai letto i miei saggi, raccolti in un unico volume che si intitola RELAZIONE EROICA, sai bene che parlando di relazione esistono due sfumature: la relazione con noi stessi e la relazione con gli altri.Oggi vediamo come una persona permalosa va incontro a noie in entrambe queste dimensioni.Buon ascolto!
Perché a volte piangiamo? È vero che è una funzione basilare del nostro organismo? E se è vero, perché diventando adulti molti di noi la perdono? Per quale motivo alcuni, soprattutto i maschi, hanno grandi difficoltà a piangere?In questo episodio vediamo i motivi per cui i maschi hanno difficoltà, spesso, a lasciarsi andare alle lacrime quando soffrono e cosa comporta questo blocco sul piano emotivo.Buon ascolto!
Chiunque sa cosa significa la parola "abitudine", ma pochi sanno cosa si intende per "abituazione".Si tratta di concetti che portano lo stesso tema verbale ma significati differenti.In particolare, l'abituazione, seppure in sé non sia una dimensione negativa, può diventare subdola quando si insinua nel rapporto di coppia, quindi è meglio esserne consapevoli a fare qualcosa per gestirla, prima che sia troppo tardi.In questo episodio facciamo il punto su queste differenze.Buon ascolto!
Quando le persone, per la maggior parte donne, si rivolgono a me dopo aver subito un ghosting, solitamente da un uomo, mi raccontano quasi tutte “com'era bello all'inizio”, ma nel loro racconto sono presenti già alcuni chiari indizi del pericolo di ghosting, avvisaglie che avrebbero potuto notare ma che non hanno voluto vedere. E quali sono questi indizi? Ce ne sono parecchi e in questo episodio ne analizziamo quattro dei più frequenti, su cui è il caso di aprire gli occhi.Buon ascolto!
Non esserci educati all'autoriflessione umile ci porta spesso ad agire comportamenti verso l'altro che hanno addosso una certa dose di violenza e di accusa e questa mancanza di tatto esce fuori proprio con le persone che più ci stanno dando benefici, quelle con cui abbiamo più confidenza, mentre con i perfetti sconosciuti ci pensiamo due volte prima di sbottare.Ringraziare chi ci semplifica la vita, dichiarando apertamente la nostra gratitudine con le parole dette o scritte su un biglietto che accompagna un regalo, è un'ottima pratica che dovremmo attuare soprattutto con le persone che ci dimostrano ogni giorno il loro amore e il loro accudimento, ma è un buon allenamento abituarsi a farlo anche con chi non vive con noi.
Una delle specialità in cui spesso alcuni di noi primeggiano o, meglio, sono dei veri e propri maestri, è quella di autosabotarsi nel raggiungimento di un obiettivo.L'autosabotaggio consiste nel mettere in atto, involontariamente, pensieri, comportamenti, atteggiamenti che, anziché facilitare il raggiungimento dei nostri obiettivi, lo rendono difficile, se non addirittura impossibile.È una dinamica che può essere piuttosto invalidante e sulla quale potremmo non solo fare un episodio breve come questo, ma scrivere un saggio di centinaia di pagine, tanti sono gli aspetti e le aree della vita in cui si può verificare.Generalmente, dietro le quinte dell'autosabotaggio, sembra esistere una sorta di difesa inconscia, una specie di meccanismo automatico che si innesca per mantenerci nello stato attuale, seppur non felice, anziché permetterci di esplorare nuovi orizzonti raggiungendo i nostri obiettivi.In buona sostanza, chi tende all'autosabotaggio, inconsciamente preferisce la certezza e la prevedibilità della realtà che sta vivendo, anche quando è scomoda, rispetto all'ignoto del raggiungimento di un obiettivo, che potrebbe comportare, essendo nuovo per il sistema, uno scenario su cui teme di perdere o il controllo o di non averlo del tutto.L'autosabotaggio si innesca più frequentemente in un certo tipo di personalità, che spesso coincide con quella che in psicologia viene definita borderline, ma è una trappola mentale in cui tutti possono cadere a seconda delle circostanze e dei periodi.Ecco, quindi, che qualcuno si auto-sabota nell'ambito dell'autorealizzazione, quando desidera fortemente, per esempio, un avanzamento di carriera ma poi attua inconsapevolmente comportamenti che lo mantengono esattamente dov'è; altri sabotano se stessi in ambito sportivo, altri ancora in ambito sentimentale.Ed è proprio questo di cui parleremo oggi: l'autosabotaggio nelle relazioni amorose.Buon ascolto!
L'amore relativo è un amore che dipende dal tempo e dalle circostanze, è una dimensione perfettamente naturale nella nostra cultura e si contrappone all'amore “assoluto”, concetto molto diverso, che potremmo sintetizzare al massimo come “il sentirsi amati esattamente per quello che siamo”, per la nostra autentica essenza e soggettività, e che prevede, prima di tutto, un amore per se stessi.In alcuni casi riusciamo a sfiorare l'amore assoluto, inteso in questi termini, all'inizio di una relazione travolgente: lo sperimentiamo negli occhi dell'altro che ci guarda, ma solo perché l'altro sta vedendo ciò che desidera vedere.L'amore relativo, invece, è il terreno su cui ci muoviamo di solito e per la maggior parte del tempo, sia nei confronti di noi stessi, sia in quelli dell'altro.Buon ascolto!
Esistono interessantissimi studi sulla comunicazione tra madre e figlio a partire dal periodo fetale, che vengono ripresi in maniera chiara e sintetica in un libro molto interessante che si intitola IL CORPO NON DIMENTICA scritto dallo psichiatra Massimo Ammaniti e dallo psicobiologo Pier Francesco Ferrari.Tutto il materiale raccolto, pubblicato tra il 2003 e il 2008, da un lato dimostra che per la madre il feto è già un figlio con cui dialogare, dall'altro racconta come il feto stesso abbia una spiccata predisposizione naturale all'interconnessione con la madre.Questo dialogo tra madre e feto si sviluppa ovviamente su un piano non verbale e in maniera inconsapevole, basti pensare che uno dei primissimi input comunicativi è il battito cardiaco della mamma, poiché crea una continuità di rapporto rassicurante, per il feto prima, e per il neonato poi, e sembra che influisca sulla sua predisposizione alle arti musicali.Oggi vediamo insieme alcuni dei punti più interessanti di questa ricerca.Buon ascolto!
Probabilmente anche tu hai provato quell'ansia, che a volte diventa addirittura terrore, quando ti è capitato di dover parlare davanti a un certo numero di persone che conoscevi poco o per nulla.Succede agli studenti, davanti a una commissione d'esame, a manager in riunione o davanti al microfono di una sala gremita, a professionisti molto preparati, ma anche nelle riunioni condominiali.Nelle normali riunioni di reparto, a volte, la persona che vive questo tipo di ansia evita di intervenire, anche se avrebbe qualcosa di intelligente e utile da dire e, spesso, un collega meno ansioso lo fa al posto suo, prendendosene i meriti.Si chiama GLOSSOFOBIA, un nome che, a ben vedere, la rende ancora più temibile, assimilandola a una psicopatologia.In questo episodio vediamo uno stratagemma di gestione che ho provato sulla mia pelle con ottimi risultati.Buon ascolto!
In questo episodio ti darò alcune dritte su come riconoscere i segnali non verbali indicatori di ansia, ma permettimi di fare una piccola premessa: anche se so perfettamente che le premesse annoiano soprattutto i miei seguaci più giovani, che vorrebbero che andassi dritto al punto, ma è doveroso, per la mia posizione, farle.Come sai, se mi segui da un po', visto che non perdo occasione per ricordarlo, non sono uno psicologo ma un life coach e mi occupo anche di formazione alla relazione con sé stessi e con gli altri.Per la mia qualifica non posso ovviamente dare suggerimenti su come risolvere l'ansia invalidante, poiché si tratta di un disturbo che deve essere trattato da chi è titolato a farlo, quindi, appunto, da psicologi, psicoterapeuti e, nei casi più gravi, da psichiatri.Mi limiterò, quindi, a raccontarti qualcosa sulle caratteristiche dell'ansia che, secondo lo psichiatra Roberto Lorenzini, uno dei massimi studiosi di questo disturbo, è “la sorella evoluta della paura”, poi passerò ai segnali non verbali che offrono indizi di ansietà, sia su noi stessi sia sugli altri.Buon ascolto!
È un dato di fatto che la maggior parte delle persone gradirebbe conoscere una metodologia utile a smascherare i bugiardi, ma al momento nemmeno il famoso poligrafo, la macchina della verità, è riuscita a essere impeccabile. Si rimane, quindi, nell'ambito degli indizi ed è abbastanza normale che, dopo averne raccolti almeno più di tre, l'ago della bilancia possa pendere di più verso un'ipotesi di menzogna, ma sottolineiamo la parola IPOTESI ed eliminiamo la parola CERTEZZA.Oggi vediamo insieme alcuni indizi di menzogna nella comunicazione verbale, ovvero certe espressioni che un bugiardo inconsapevolmente utilizza, senza rendersi conto che un po' si sta tradendo. Buon ascolto!Clicca QUI per ascoltare l'episodio in cui parlo degli AUTOINGANNI
Buona parte del mio lavoro si svolge in aziende o istituti scolastici che mi convocano per percorsi di formazione e più spesso di quanto puoi immaginare mi trovo in aula i collaboratori o il personale docente, quasi mai i leader o i direttori scolastici. Per esperienza, quindi, posso sbilanciarmi nel dire che nessun corso di formazione può risolvere questioni relazionali se alla base c'è un problema di leadership e che molti leader dovrebbero iniziare a farsi un esame di coscienza e a prendere atto che certi problemi dipendono da loro.Avere a che fare con un capo tossico è devastante sul piano della motivazione e, il più delle volte, la devastazione emotiva va a contagiare anche altri ambiti della vita, come la sfera familiare.Il vero problema sta nell'incapacità di alcuni leader di rendersi conto che sono proprio i loro modi a minare le relazioni e il buon funzionamento del gruppo e, spesso, nell'abitudine malsana di vedere le colpe e le inefficienze esclusivamente negli altri.Oggi facciamo il punto sui più frequenti stili di tossicità che un leader non evoluto può agire quotidianamente con i suoi collaboratori.Buon ascolto!
Gli atti subliminali di scarico tensionale più importanti sono quelli che riguardano il viso, la testa in generale, il collo, le spalle, le braccia, le mani e alcuni segnali interessanti si verificano sul petto e nella parte alta della schiena, quella delle scapole.Più ci allontaniamo dal tronco scendendo nella parte bassa del corpo, meno un segnale ha valenza emotiva e infatti l'alfabeto analogico del corpo si sviluppa quasi totalmente dal tronco in su.Un buon osservatore che sia anche padrone di questo linguaggio, solitamente focalizza la sua attenzione proprio nella parte alta del corpo del suo interlocutore, ma sa perfettamente che anche i piedi parlano e dicono molto dello stato emotivo di una persona.In questo episodio vediamo il linguaggio non verbale dei piedi.Buon ascolto!
Se penso che l'essere umano, seppur dotato di un cervello relazionale incredibilmente predisposto all'altruismo, oggi debba fare dei corsi per imparare ad ascoltare, sento un forte amaro in bocca, ma sembra che sia questa la tendenza degli ultimi decenni che, dall'avvento delle nuove tecnologie e soprattutto di internet, vede tutto velocizzato, relazioni comprese, facendo venire meno la pazienza, accorciando i tempi di interazione con gli altri, in un mondo in cui “tutto e subito” è il motto che accompagna la maggior parte di noi occidentali.I percorsi educativi ci hanno spinto alla performance e lo fanno tuttora i corsi di formazione importati dagli Stati Uniti, fino a portarci alla convinzione intima che PARLARE sia una competenza attiva e ASCOLTARE una competenza passiva. La domanda è: chi vuole essere passivo nella nostra società?E così quando l'altro parla spesso ci spazientiamo, non solo se è una persona appena conosciuta, ma anche se è il nostro partner, il nostro amico più caro, un cliente importante o un figlio.In questo episodio vediamo gli errori più comuni che molti di noi commettono quando dialogano con qualcuno.Buon ascolto.
È bene ricordare che il “sesto senso” non è infallibile ed è più o meno sviluppato a seconda dei soggetti. In buona sostanza ci sono donne che “ci prendono” sul piano intuitivo, e altre che sono convinte di prenderci, mentre si stanno sbagliando. E per i maschi che si definiscono “intuitivi”, vale la stessa cosa.Esiste un confine sottilissimo tra la vera intuizione e quella che in gergo chiamiamo “sega mentale”, ovvero un arrovellarsi della mente su false credenze, nate da intuizioni presunte, che poi portano spesso all'avverarsi delle nostre profezie.Oggi vediamo i lati oscuri dell'intuito.Buon ascolto!
In questo episodio, cercherò di spiegarti perché il nostro cervello, a volte, e per molte persone fin troppo spesso, si comporta in un modo che non solo ci crea dal nulla problemi con noi stessi e con gli altri, ma ci costringe anche a rimanerci dentro molto più a lungo, abbassando la qualità della nostra vita. Per questo breve viaggio mi avvarrò degli studi che ho fatto nell'ambito delle neuroscienze, incontrando vari autori di saggi che, a mio avviso, dovrebbero essere letti da tutti, dal momento che, una volta assimilati, potrebbero aiutarci davvero a non complicarci inutilmente la vita. La domanda a cui cercherò di rispondere è quella che molte persone non si fanno quasi mai, ovvero se la sofferenza che viviamo ha ogni volta un senso per la nostra crescita ma, soprattutto, se è vero che dipende sempre dagli altri. Buon ascolto!
Per chi viene lasciato è qualcosa di molto simile all'elaborazione del lutto per la morte di una persona cara ed esistono varie modalità di affrontarla, dalla più sana e veloce, alla più lenta e invalidante. Uscire in tempi brevi da un abbandono dipende dalla qualità della relazione con se stessi, qualità che per molti di noi, non educati a un'intelligenza emotiva funzionale, è piuttosto carente in generale. Esistono delle trappole mentali che rendono il percorso di elaborazione molto più lungo e portano sofferenza reiterata. Le vediamo in questo episodio. Buon ascolto!
Una relazione clandestina che duri nel tempo porta con sé inevitabilmente le stesse due prime tappe chimiche che attraversa una coppia normale e che abbiamo visto insieme nel mio primo saggio, che si chiamano “fase della disponibilità” e “fase della passione”. Ma c'è un'aggravante: è quasi impossibile il passaggio alle ultime due fasi, che sono quella del consolidamento e della maturità dell'amore. Molti psicologi hanno indagato i vari motivi per cui una persona accetta il ruolo di amante e le sofferenze cui va incontro. Pochi hanno la sensibilità di intravedere anche nel traditore una certa sofferenza, perché è più comodo trattarlo come un carnefice. In questo episodio provo a dire la mia. Buon ascolto!
Da quando avevo vent'anni e ho iniziato ad approfondire la comunicazione non verbale dell'essere umano, ho capito la sua utilità come linguaggio per cogliere in tempo reale indicatori delle emozioni vissute da noi e dai nostri interlocutori. Mi ha sempre infastidito vedere questa tematica svilita a un mero strumento per capire chi mente.Ma la risposta alla domanda martellante "è possibile scoprire chi mente grazie alla lettura del linguaggio del corpo?" è un sì o un no?Lo vediamo oggi.Buon ascolto.
Spesso mi rendo conto che molte persone hanno un'idea della coppia che ha a che vedere con quella romantica dell'anima gemella. Per queste persone, l'anima gemella rappresenta la possibilità di trovare una connessione spirituale e un'intesa talmente profonda da far battere il cuore a mille per sempre. Sebbene sia una credenza romantica, spesso porta con sé delle sfumature che non sono così sane per instaurare una relazione adulta e, più spesso di quanto si possa pensare, chi ci crede attua dei comportamenti relazionali che, anziché facilitare la relazione, la ostacolano. In questo episodio vediamo insieme alcuni aspetti per cui sarebbe meglio rimanere con i piedi per terra. Buon ascolto.
Oggi vediamo due gesti che riguardano gli occhi, in particolare due diversi modi di toccare la zona, con due diversi significati “analogici”. In questo episodio ti racconto come si esprimono, sul piano non verbale, rimpianto, rammarico, rimorso e preoccupazione. Buon ascolto!
È normale, nei momenti di lucida consapevolezza sui propri errori, dirsi avrei dovuto: fa parte della crescita che ogni fallimento ci offre, è il primo passo concreto verso l'apprendere una lezione e farne tesoro per il futuro, se mai si dovessero ripresentare circostanze simili. Oggi parliamo brevemente della REVERSIONE, una trappola della mente molto comune, trattata in maniera esaustiva da André Kukla in un suo testo del 2008, in cui il professore analizza anche altre trappole mentali. La reversione è qualcosa in più del semplice rimpianto: è il disturbo dell'”avrei dovuto” che perdura nel tempo fino a diventare paradossale. Sono convinto del fatto che già solo riconoscere di essere intrappolati mentalmente in una gabbia del genere, offra la grande possibilità di provare ad aprirla. Buon ascolto!
Freud disse che l'inconscio abita nello spazio tra il desiderio e la sua realizzazione e, ancora oggi, sembra che sia proprio il desiderio il carburante principale della nostra vita psichica, e sia la dimensione che ci fa essere così diversi dagli altri mammiferi, che sono guidati in generale da istinti, non da desideri. Quando inizia un coinvolgimento forte per una persona, che diventa oggetto di desiderio per noi, non sempre c'è reciprocità e capita spesso di imbarcarci in sentimenti potenti verso qualcuno che non prova per noi lo stesso interesse, quindi tende a sottrarsi alla relazione, e questo suo sottrarsi ci fa piombare ancora di più nel pathos della mancanza e ci aggancia ulteriormente. Oggi vediamo quanto è fondamentale la dimensione del desiderio nella seduzione e come dovrebbe essere dosata. Buon ascolto.
Non so se ti è successo di notare che il partner di una tua amica o di un tuo amico assume comportamenti svilenti nei suoi confronti, e non perde occasione per muovere critiche, spesso nascoste dietro una velata ironia, che però è tagliente come una lama di coltello. Il partner ipercritico, solitamente, non svela questo tratto del comportamento all'inizio di una relazione, quando si trova nel territorio della seduzione: se ne guarda bene dal muovere critiche continue, poiché in fondo sa perfettamente che non potrebbe creare la situazione di attrazione se mostrasse questa predisposizione. Purtroppo, però, a distanza di qualche mese, inizia lo stillicidio, in maniera graduale, dapprima con qualche battuta sporadica, alla quale, se non ci sono reazioni ferme da parte della vittima, seguono critiche sempre più pesanti, fino a formare un'abitudine quotidiana, che spesso logora la coppia come la famigerata tortura della goccia cinese. Ma quali sono i segnali che possono aiutarci a riconoscere il partner ipercritico? Lo vediamo oggi. Buon ascolto.
Nello scorso episodio abbiamo visto insieme il tema dello sfogo e della cosiddetta “lamentite”. Oggi, come promesso, vorrei focalizzare qualche concetto relativo al vittimismo, dal momento che davanti a me, nelle sessioni che tengo come coach, mi capita molto spesso di incontrarlo nella persona che si rivolge a me. Ci sarebbe tanto da dire, al punto che probabilmente anche una puntata di più di un'ora sul vittimismo non sarebbe sufficiente a indagare tutte le sue sfumature e tutte le trappole mentali in cui la vittima si muove, per questo, nel tempo ridotto che mi permette il podcast, resteremo in superficie e ti parlerò solamente degli aspetti salienti di questa dinamica. Buon ascolto!
Ci sono persone che si lamentano non appena ne hanno l'occasione e lo fanno sui più disparati aspetti della vita: esiste il lamento per la relazione di coppia, quindi per le inefficienze del partner; c'è chi si lamenta della situazione lavorativa, dei colleghi, del capo o dei clienti; c'è il lamento per il figlio, per la suocera, per la sfortuna, ma in tutti questi casi il fattore comune è che il lamentoso di turno non si preoccupa affatto dell'effetto ammorbante che la sua pratica ha su coloro che il lamento se lo devono sorbire. In questo episodio vediamo insieme che effetti ha lo sfogo reiterato sulla nostra fisiologia e quanto è controproducente. Buon ascolto!
Al di là della grande utilità relazionale in ogni ambito della vita, quanto è importante saper essere assertivi nella propria professione e nei rapporti con superiori, collaboratori, colleghi e clienti? Nelle situazioni di contrasto in ambito lavorativo, alcuni di noi permettono alla controparte di approfittarsene, mentre altri sono molto più combattivi, a volte arroganti e maleducati per quanto sono pieni di sé. In entrambi i casi si tratta di eccessi che non portano a nulla di buono: il passivo si garantirà a vita di essere soggiogato al benessere e agli interessi degli altri, mentre l'aggressivo sarà evitato e mal visto da chi lavora con lui. L'assertivo non è né passivo, né aggressivo, e riesce a comunicare in maniera chiara, con i giusti toni, nei giusti luoghi e nei giusti momenti, senza mai offendere gli altri. In questo episodio approfondiamo l'argomento. Buon ascolto!
Al di là della capacità di gestione del contrasto che ogni partner può avere più o meno accesa, in base alla cultura, alla sua apertura mentale e alla sua sensibilità, esistono dei comportamenti che, quando sono messi in atto da uno dei due all'inizio di una relazione, dovrebbero far aprire gli occhi all'altro. Purtroppo, capita di frequente che gli occhi rimangono chiusi. Spessissimo dietro l'incapacità di farsi rispettare subito, al di là delle mille sfumature che dipendono dalle varie circostanze e dal carattere delle singole persone, a mio avviso si cela la paura di essere abbandonati e questa paura ci fa sopportare anche cose che da fuori apparirebbero come insopportabili. Oggi vorrei soffermarmi su cinque atteggiamenti che ascolto spesso dalle persone che si rivolgono a me, atteggiamenti che possono logorare il rapporto e portare la coppia sul viale del tramonto. Buon ascolto!
Dietro il tradimento in una coppia ci possono essere molteplici motivi e spesso è proprio chi è tradito ad arrovellarsi la mente, domandandosi i vari perché e il più delle volte dovendo dribblare tra spiegazioni che il partner racconta, arrampicandosi sugli specchi, una volta scoperto. La dimensione della coppia prevede un rinnovato impegno quotidiano, anche se per molti è aberrante sentir parlare di impegno, perché sono convinti che il vero amore non abbia bisogno di manutenzione. In questo episodio vediamo alcuni dei motivi per cui un partner, a un certo punto, decide di tradire e, spesso, di iniziare una vera e propria doppia vita. Buon ascolto!
Oggi vorrei parlarti dei tre tipi di sguardo più frequenti nella nostra cultura e vedremo insieme in quali contesti vengono usati e in quali dovrebbero essere evitati, per rispettare il codice non verbale dell'ambiente in cui la maggior parte di noi si muove quotidianamente. È dimostrato, da una serie di studi comparati, che la parte del viso o del corpo che guardiamo nel nostro interlocutore può influenzare molto l'esito di un incontro in presenza. Vediamo, quindi, lo SGURDO SOCIALE, lo SGUARDO INTIMO e lo SGUARDO DI POTERE. Buon ascolto.
Esistono numerosi studi e ricerche che dimostrano la naturalezza e l'importanza della prima impressione, che sembra nascere dalla semplice interpretazione soggettiva del viso, ma questo la dice lunga su quanto le nostre semplici espressioni del volto, durante i primi momenti di interazione con qualcuno, inneschino in lui un filtro che porta a catalogare, a mettere un'etichetta, dalla quale farà fatica a spostarsi in seguito, proprio a causa del bias di conferma. Al di là degli aspetti non verbali, contribuiscono alla catalogazione positiva o negativa di una persona durante un primo incontro faccia a faccia, anche l'espressione del volto, il sorriso o la sua assenza, il nostro abbigliamento, la nostra gestualità, le sfumature della nostra voce, ma ci sono anche i suoi atteggiamenti e le sue modalità di interazione verbale a farla da padroni. Quali sono, quindi, le modalità che possono rivelarsi ottimali per lasciare un buon sapore in bocca all'altro, dopo averci passato del tempo insieme la prima volta? Ovviamente sono tantissime, ma ce ne sono alcune fondamentali, che spesso sono sottovalutate. Le vediamo insieme in questo episodio. Buon ascolto!
Uno dei gesti più frequenti da osservare nell'ambito del linguaggio del corpo è il toccamento della nuca e, dopo aver compreso in questo episodio quale indizio offre, potrai capire il motivo della sua frequenza. Si tratta di un atto subliminale che facciamo tutti, spesso più volte durante la giornata, tra i circa 500 che, secondo lo psicologo Stefano Benemeglio, sono la media per ognuno di noi e che, come abbiamo visto insieme più volte, sono l'unico modo che ha il nostro inconscio di esprimersi, dal momento che non può usare le parole, senza il filtro della parte logico-razionale. È facile osservarlo anche nei bambini piccoli e offre delle chiavi di lettura che possono essere utilissime a capire cosa sta provando la persona che lo emette. Oggi vediamo insieme quali indizi emotivi offre il toccamento della nuca. Buon ascolto.
Nell'episodio precedente ti ho raccontato i principali segnali non verbali di natura affettiva, promettendoti che nel successivo sarei tornato sul linguaggio del corpo e ti avrei portato alcune indicazioni su come interpretare le manipolazioni degli anelli e ogni promessa è debito. Hai mai notato che molte persone mentre parlano, o semplicemente sono assorte nei loro pensieri, si toccano l'anello? Magari da oggi ti renderai conto che anche tu in certi momenti, senza pensarci, fai la stessa cosa e potrebbe interessarti conoscere il significato non verbale, ovvero qual è il messaggio emotivo che viene palesato dal nostro inconscio, attraverso la manipolazione degli anelli. Buon ascolto!
Nell'episodio di oggi vediamo insieme i segnali non verbali che riguardano la sfera affettiva, e ci offrono indizi sul fatto che, in quell'area, c'è una sorta di appetito inappagato, o un disequilibrio relativo a desideri e bisogni, per la persona che li produce. Un segnale in particolare può evidenziare un certo interesse nei nostri confronti, se viene fatto da una persona che ci sta guardando negli occhi. Buon ascolto.
Il carisma si può imparare, con impegno e costanza ma è fondamentale avere una precisa motivazione intrinseca che non è, come molti potrebbero pensare, raggiungere un potere di fascinazione sugli altri ma, al contrario, preoccuparsi costantemente degli effetti che i propri comportamenti hanno sugli altri e sull'ambiente. Solo la presenza di questa sincera motivazione di fondo garantisce il traguardo del carisma, dal momento che qualsiasi sete di potere fine a se stessa porta inevitabilmente a muoversi in maniera egoriferita e, anziché farci diventare carismatici, ci porta a essere scomodi, noiosi o semplicemente antipatici per gli altri e, alla fine, veniamo evitati. Buon ascolto!
Nello scorso episodio audio abbiamo visto cosa significa, in determinati contesti, il raschiamento della gola e ti ho sottolineato che si tratta di un segnale non verbale eiettivo, ovvero che tende a buttare fuori qualcosa. Oggi vediamo insieme la deglutizione, un segnale del corpo che è localizzato nella gola, come il raschiamento, ma anziché essere "eiettivo" è "introiettivo", perché porta dentro qualcosa, che è la saliva. Buon ascolto!
Forse non hai mai fatto caso a quante volte tu o il tuo interlocutore emettete un raschiamento della gola durante una conversazione. A volte lo emettiamo anche da soli, semplicemente mentre stiamo pensando a qualcosa e il più delle volte non ci si fa proprio caso, ma ha spesso un significato emozionale. A volte è utile per schiarirsi la voce, soprattutto quando ci si è svegliati da poco e sono passate ore dall'ultima parola che hai detto, ma in determinate circostanze è un vero e proprio segnale emotivo, dettato dal nostro inconscio e porta con sé un significato piuttosto interessante, che è utile conoscere. _ MUSICA DI SOTTOFONDO: Marxist Arrow di Twin Musicom - brano concesso in uso tramite licenza Creative Commons Attribution 4.0. https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/ Artista: http://www.twinmusicom.org/
Purtroppo, nella nostra cultura - e in generale in tutte le culture occidentali - c'è da sempre uno scarso interesse riguardo al fatto che ogni giorno, in ogni luogo del mondo in cui esistono interazioni tra esseri umani, il linguaggio del corpo continua a essere una forma di comunicazione, seppur ormai si muova sotto la soglia della nostra coscienza. Anche chi non è in grado di decifrare i vari atti corporei perché non ne ha le chiavi di lettura, può accorgersi di quanto il corpo di ognuno di noi sia in costante movimento, sia quando interagiamo con gli altri, sia quando siamo da soli e pensiamo tra noi e noi. Il linguaggio del corpo di un essere umano ha parecchie sfumature, che vanno dalle microespressioni del volto alla gestualità reiterata, dai pruriti che ci costringono a grattare determinate zone del corpo, alla gestione dello spazio prossemico e, ancora, dalle posture ai toni, ai volumi e ai ritmi del nostro modo di parlare. Ma perché è utile conoscerlo e saperlo leggere su noi stessi e sugli altri? Te ne parlo in questo episodio. Buon ascolto!
Nel 1992 uscì un libro che in trent'anni è arrivato a 11 milioni di copie vendute e si è guadagnato il titolo di New York Times Best Seller. A scriverlo fu Gary Chapman, autore, conferenziere e Counselor, specializzato in relazioni e si intitola “I cinque linguaggi dell'amore”. In questo libro, Chapman parla di cinque comportamenti fondamentali che ognuno dei due partner dovrebbe offrire per far funzionale al meglio il legame. Trattandosi di “linguaggi”, si evince che ognuno di noi, sul piano inconscio, ne promuove soprattutto uno e che non sempre è esattamente lo stesso che parla e che capisce il partner, quindi, in mancanza di un'apertura mentale e di una buona consapevolezza, può succedere, e spesso succede che, parlando linguaggi diversi, la coppia incontri delle difficoltà sul piano della comunicazione. In questo episodio vediamo brevemente questi 5 linguaggi, anche se ti consiglio di leggere il suo libro, e mi permetto di aggiungerne un sesto, tremendamente sottovalutato ma, a mio avviso, fondamentale per poter utilizzare e accogliere gli altri cinque. Buon ascolto!
In questo episodio vediamo insieme come capire se una persona è a suo agio oppure è a disagio mentre parla con noi, grazie alla lettura del suo linguaggio non verbale. Buon ascolto!
Sembra che stringersi la mano all'inizio di un incontro o in fase di presentazione abbia avuto origine nel medioevo, quando tra cavalieri era un modo per mostrare di aver la mano destra disarmata e quindi essere inoffensivi, ma sul piano emotivo il braccio teso di entrambi, durante la stretta di mano, permette di stabilire una ragionevole distanza che, soprattutto tra soggetti maschili, è molto importante rispettare, ma lo è anche tra un maschio e una femmina, se si sono appena conosciuti. In questo episodio vedremo insieme alcune sfumature sulla stretta di mano e sulle varie impressioni che ne possono nascere a seconda di come viene data. Buon ascolto!
In un mondo che corre velocissimo, dove veniamo spinti da mille sollecitazioni e da continui oggetti di desiderio, il mood del TUTTO E SUBITO sta ormai contaminando anche la sfera della seduzione, che è diventata a sua volta una cosa da raggiungere subito. La seduzione si è trasformata da un investimento di risorse, che un tempo richiedeva tempo e impegno ed era appannaggio soprattutto dei maschi, a una sorta di lotteria in cui, per arrivare alla conquista, anche le donne ormai tendono a puntare velocemente e su più ruote, per ampliare le possibilità. Questa dimensione, che vede, appunto, una messe continua di occasioni, spesso si insinua anche all'interno della coppia consolidata, e la porta, dopo i primi mesi in cui tutto è fluido e la passione faceva da collante, a ridurre l'impegno e a cedere al pensiero che, quando le cose non funzionano più come prima, si può sempre cambiare prodotto. Anche in questo caso l'arte della seduzione viene meno, quando invece dovrebbe essere mantenuta quotidianamente per nutrire la coppia. Ma cos'è la seduzione, e come si può risultare seduttivi oggi?
Gli esseri umani sono dotati di un complesso sistema di comunicazione che va ben oltre le parole, infatti, buona parte dei nostri atti comunicativi avvengono attraverso segnali non verbali, come la gestualità, le espressioni facciali, le posture e i toni di voce, e nel mio archivio trovi molti video, contrassegnati da un pallino verde accanto al titolo, che possono aiutarti a saperli cogliere su di te e sui tuoi interlocutori. Questi segnali, come sai se mi segui da un po', sono spesso involontari e possono rivelare molto sul nostro stato emotivo, inclusi eventuali segnali di insicurezza. L'insicurezza è un sentimento molto diffuso, che può manifestarsi in diverse forme e situazioni, sia nella vita personale che professionale. Talvolta, può essere difficile riconoscerli in noi stessi o negli altri, ma imparare a farlo può aiutarci a comprendere meglio le dinamiche interpersonali e a migliorare le relazioni. In questa puntata, esploreremo i segnali non verbali di insicurezza più comuni, come riconoscerli e come gestirli. Pur avendo a disposizione solamente una decina di minuti, cercherò di fornirti una panoramica spero soddisfacente sui segnali non verbali di insicurezza e sul loro impatto sulla comunicazione e sul benessere personale.
Viviamo in un'epoca che Zygmunt Bauman ha definito sapientemente società liquida, fatta di amori liquidi portati avanti da persone che da un lato vogliono entrare in relazione, dall'altro vorrebbero rimanere libere di esplorare più di una relazione contemporaneamente. Oggi molti di noi, quando decidono di stare definitivamente con qualcuno, provano al contempo una sensazione di perdita, perché tale scelta impedisce di poter scegliere altro. Avviene qualcosa di simile quando acquistiamo un prodotto, magari dopo aver valutato per bene i pro e i contro della nostra scelta. In quel preciso momento, non solo stiamo scegliendo un prodotto, ma stiamo anche decidendo di non pensare più a tutta la seduzione che a loro volta esercitano su di noi gli altri prodotti simili. In questo ambiente, fortemente voluto, progettato e perpetuato dal capitalista, quando una coppia incontra le prime difficoltà, spesso accade che uno dei due partner voglia la cosiddetta “pausa di riflessione”. Buon ascolto.
Sembra che nella nostra società e in altre ancora di più, le persone di una certa età vedano molto strano l'essere single, con un particolare accanimento verso le donne. Fa pensare, ad esempio, che una femmina single venga tranquillamente etichettata con l'appellativo “zitella”, che ha un'accezione piuttosto negativa e suggerisce che nessuno la vuole, mentre un uomo che non sta con nessuno venga chiamato Don Giovanni o “scapolo”, aggettivo che deriva dall'espressione latina “ex-capulus”, ovvero “senza il cappio”. Che siano “vecchie zitelle” o “scapoli d'oro”, eccoli quindi i single dei nostri tempi a doversi destreggiare tra una messe di giudizi che li vedono fuori dai giochi tradizionalmente accettati da una cultura che si porta dietro dei retaggi ormai vecchi e petulanti. In questo episodio proviamo insieme a guardare questo fenomeno, ormai sempre più frequente, da altri punti di vista. Buon ascolto. _ Ho anche un canale YouTube
È normale e sano aspettarsi il meglio dal proprio partner, tuttavia, molte persone permangono nella triste dimensione di attendere che cambi certi atteggiamenti disturbanti e si ritrovano a vivere una relazione non appagante, o addirittura svilente. Purtroppo, una persona cambia solamente se è attratta da qualcosa, mentre è difficile che lo faccia se viene spinta al cambiamento da qualcuno. Vivere l'aspettativa che il partner migliori in qualche area della relazione, rimanendo in una posizione di accettazione nonostante il malessere che ci provoca, può avere sostanzialmente due dimensioni: una attiva e una passiva. La posizione attiva spinge chi aspetta a dimostrare apertamente il suo malessere nella relazione, a parlarne con il partner, spesso andando incontro a momenti di confronto accesso, oppure a promesse di cambiamento che poi non vengono mantenute. Alcune persone, invece, attuano una strategia passiva, ovvero non dicono nulla e si mettono semplicemente nel ruolo di spettatori, sperando che un giorno il partner capisca autonomamente che certe sfumature dei suoi comportamenti, o certe visioni che ha, non ci fanno stare bene. Oggi vediamo insieme, in maniera molto concisa, cosa comporta, spesso, vivere l'aspettativa che il partner cambi. Buon ascolto.
L'autostima è ormai diventata una sorta di prodotto da banco, acquistabile in pillole e banalizzato da una serie di para-guru che ne hanno fatto un business, dal momento che mai come nella nostra epoca questa dimensione si dimostra essenziale in ogni aspetto della vita. Chi è carente di autostima difficilmente può apprenderla con l'iscrizione a un corso intensivo, o camminando sui carboni ardenti, poiché l'autostima è un caleidoscopio di doti e ha varie sfumature che troppo spesso vengono svilite o addirittura confuse con l'orgoglio o con l'essere performanti. E partirei proprio da qui, ovvero dalla differenza sostanziale tra autostima e orgoglio. L'autostima riguarda la consapevolezza delle nostre capacità e del nostro valore e, quando ci troviamo di fronte a qualcosa che dobbiamo fare ci porta a pensare “sono in grado di farlo”. L'orgoglio, invece, considera ciò che è già stato già fatto e dice “sono stato in grado di farlo, ce l'ho fatta”. È una differenza che può sembrare di poco conto, ma questo approccio di pensiero è una delle basi più importanti dell'autostima: ci fa capire quanto l'orgoglio dipenda direttamente da una buona autostima, poiché se penso di non farcela, molto probabilmente non ce la farò e non avrò accesso al premio emotivo per il traguardo raggiunto e, quindi, non assaporerò l'orgoglio di avercela fatta. Ma l'autostima non si riduce a questo, è un insieme di varie e squisite qualità personali e ha molto a che vedere con il concetto di gestalt: l'insieme funziona meglio delle singole parti che lo compongono, come un piatto di lasagne appena sfornato è più appetitoso di quanto può esserlo un singolo ingrediente della ricetta. ____ Musica di sottofondo: Cold Funk - Funkorama di Kevin MacLeod è un brano concesso in uso tramite licenza Creative Commons Attribution 4.0. https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/ Fonte: http://incompetech.com/music/royalty-free/index.html?isrc=USUAN1100499 Artista: http://incompetech.com/
Purtroppo, la società occidentale tende a classificare l'introversione come un tratto caratteriale invalidante e lo stesso accade con altre sfumature di personalità, che spesso sono strettamente imparentate con l'introversione e parlo di timidezza, serietà e sensibilità. Ma è vero che un introverso è una persona di serie B? Sembra proprio di no e tra un attimo vediamo insieme i punti salienti che, grazie alla ricerca di Susan Cain, rimettono gli introversi in una luce positiva.
Forse hai subito o hai agito atteggiamenti passivo-aggressivi che, nella nostra società sono molto comuni e creano non poche difficoltà relazionali. Grossomodo dagli anni Cinquanta, periodo in cui fu individuato, agli anni Novanta del secolo scorso il comportamento passivo-aggressivo era considerato patologico, ovvero catalogato tra i disturbi della personalità. Grazie ai successivi studi si giunse alla conclusione che l'aggressività passiva non dovrebbe rientrare sempre nello spettro dei disturbi patologici, ma esclusivamente nei casi in cui questi comportamenti si rivelino reiterati e invalidino non solo le relazioni ma anche la dimensione emotiva del soggetto che li agisce. Il primo punto, quindi, è che tutti noi, a volte e a seconda delle circostanze, possiamo agire atteggiamenti passivo-aggressivi inconsapevolmente, ma solamente chi li utilizza come strategia di coping abituale in quasi tutte le relazioni può essere considerato un soggetto che soffre di un disturbo della personalità, per il quale sarebbe il caso di farsi aiutare da uno psicoterapeuta. In questo episodio vediamo una carrellata di esempi passivo-aggressivi, che possono aiutarti a riconoscerli. Buon ascolto!