Riflessioni su temi scelti di Bioetica e di Morale a partire dal quotidiano. Ascolta il podcast di radioromalibera.org a cura della prof.ssa Giorgia Brambilla. Ogni martedì alle ore 12 una nuova puntata. ENTRA NEL CANALE TELEGRAM DI RRL > http://telegram.me/radioromalibera VISITA IL SITO WEB DEL PR…
La nascita della Medicina di Genere si fa risalire al 1991 con la pubblicazione di un articolo comparso sul New England Journal of Medicine, a firma della Cardiologa Americana Bernardine Healy. Nella prospettiva epidemiologica con il termine Medicina di Genere si intende lo studio prospettico d'incidenza e prevalenza di donne e uomini nelle diverse patologie. La ricerca scientifica ha infatti dimostrato che uomini e donne non differiscono soltanto per il sesso genetico ma anche per una molteplicità di fattori di ordine biologico oltre che psicologico, culturale e sociale.
La robotica ha fatto straordinari progressi nel tempo, fino a discutere oggi si la possibilità futura di costruire robot con intelligenza artificiale. Molteplici sono poi gli ambiti di applicazione sia a livello civile sia a livello militare.
In seguito al parere del Comitato Nazionale della Bioetica, ha fatto particolarmente scalpore l'utilizzo nel documento della terminologia “migliore interesse del bambino” (MIB), più nota come “best interest” in seguito alle tristi vicende di Charlie Gard e Alfie Evans. Nato in ambito giuridico, il criterio poi si è esteso all'ambito sanitario specialmente a fronte di trattamenti salvavita e sperimentali, mostrando fin da subito il suo limite maggiore: la valutazione soggettiva e l'ancoraggio a criteri di “qualità della vita”.
La tentazione della ectogenesi è nata in concomitanza con l'esigenza di assistere neonati gravemente prematuri. Le motivazioni addotte al ricorso del cosiddetto “utero artificiale” oggi sono numerose e si discostano dall'ambito medico spingendosi verso le frontiere del desiderio. Evidentemente siamo di fronte ad un'ulteriore forma di riduzionismo nei confronti della dignità della procreazione e dell'essere umano: i genitori diventano fornitori di gameti e il figlio un prodotto di una moderna tecnologia.
Senza avere nulla a che fare con la disciplina denominata “Bioetica”, in Francia un progetto di legge spinge su misure come l'estensione della PMA alle donne single e alle coppie lesbiche, oltre alla possibilità di creare embrioni chimerici animali-umani. Si vogliono in pratica, ripristinare misure che erano state eliminate dai senatori in febbraio.
“Libera di abortire” è l'ennesima campagna abortista, promossa da Radicali Italiani e altre associazioni che ne condividono gli intenti. Scorrendo articoli e notizie che ne parlano non si trovano ragioni e contenuti che attestino il senso di una campagna come questa, a conferma che il mondo abortista ha dalla sua ideologia ed emotivismo.
La Lego ha recentemente messo a punto una linea di costruzioni “arcobaleno”, dove i personaggi non sono identificabili in maschi o femmine né per colore né per caratteri tipici come, ad esempio, il taglio di capelli o i vestiti. Non è questa omologazione indifferenziata ad insegnare ai bambini valori come rispetto o inclusione. Semmai, si tratta di una visione antropologica votata alla fluidità che cessa di riconoscere la natura della persona e ne cancella l'identità.
Tra i vari problemi sollevati dalla fecondazione artificiale di tipo eterologo, vi è quello del rispetto della persona nella sua origine. I bambini nati da queste pratiche sono, come si dice, “orfani di genitori vivi” ed è per questo che, diventati grandi, ricercano le loro origini, i loro genitori biologici: più spesso i “donatori” di seme, ma ormai anche le “donatrici” di ovociti. Il fenomeno è talmente cresciuto negli anni che sono nate associazioni, blog e persino serie televisive che raccolgono esperienze e testimonianze di questi ragazzi.
L’evento pro life dell’anno, la “Marcia per la vita”, manifesta una posizione inusuale e scomoda: rifiutare non solo l’aborto – e con esso anche tutti gli altri crimini contro la vita umana, come ad esempio l’eutanasia o la fecondazione artificiale – ma anche le leggi che permettono tali crimini.
Tutte le volte che nasce un bambino, nasce anche una madre, ma spesso non si tiene adeguatamente conto di ciò che comporta la trasformazione della donna in madre.
L’omologazione degli alunni e il collettivismo pedagogico costituiscono ancora un problema, nonostante le conoscenze ormai assodate sulle differenze psico-biologiche tra maschi e femmine, che riguardano anche il modo di apprendere. Questa diversità non sembra essere adeguatamente presa in considerazione dagli insegnanti, che non ricevono una formazione specifica, anche a causa della de-strutturazione dell’identità di genere su base ideologica. La scuola dovrebbe piuttosto offrire o provocare occasioni di confronto e scoperta della differenza e della reciprocità, a partire da metodi didattici che ne tengano conto.
Uno dei paradossi del sistema liberale consiste proprio nell’esaltare la libertà come autodeterminazione e al tempo stesso esercitare un biopotere sul singolo fino all’imposizione della morte, come nell’intenzione del giudice nei confronti di Alfie. Non bisogna dimenticare che una società votata all’utopia eugenetica, nella quale non sono ammessi gli individui malati o non produttivi, è permeata da una specie di discriminazione non meno condannabile della discriminazione razziale, su cui invece la retorica delle “memorie” si spreca, ma che, se a sua volta non si fonda sulla considerazione della verità dell’essere umano, è del tutto vacua e inconsistente.
Su Nature sono state pubblicate due ricerche, di cui alcuni giornali hanno parlato di recente: quella degli "embrioni sintetici" e quella dell'"utero artificiale". Come sostiene la Dignitas Personae: «le scienze mediche hanno sviluppato in modo considerevole le loro conoscenze sulla vita umana negli stadi iniziali della sua esistenza.
In questo contributo, cercheremo di rispondere al quesito che, come educatori, ci poniamo continuamente, ovvero se sia ancora possibile oggi proporre ai giovani la morale quale costitutivamente è, cioè qualcosa di oggettivo, vero, realistico. Lo faremo partendo dalla questione antropologica, fondativa per l’interrogativo etico e per la sfida educativa attuale. Presenteremo poi gli elementi caratteristici del vuoto morale che circonda l’adolescente e il giovane del nostro tempo. Per poi arrivare a una proposta concreta, cioè la riscoperta delle virtù per la formazione integrale e la crescita “robusta” e appagante della persona.
Alla luce di certe proposte emerse da alcuni ambienti ecclesiali, la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) ha in questi giorni chiarito che, quando si invoca una benedizione su alcune relazioni umane occorre – oltre alla retta intenzione di coloro che ne partecipano – che ciò che viene benedetto sia oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e ad esprimere la grazia sacramentale e che, pertanto, la benedizione delle unioni omosessuali non può essere considerata lecita.
Quando il peccato originale ruppe l'unità dell'uomo con Dio anche l'unità dell'uomo con la donna perse le caratteristiche originarie di complementarietà e reciprocità. Anche la maternità viene toccata dal peccato e la donna, da un lato la percepirà come oppressiva, dall’altro occasione di rivendicazione, fino a pensare di poter fare con essa a meno dell’uomo.
Anche in Piemonte diventa gratis il test prenatale "non invasivo" o NIPT. È definito un esame privo di rischi. Per la madre lo è sicuramente. E per il figlio in grembo? Se per rischio si intende il danno possibile legato alla tecnica, evidentemente questo non c'è. Ma se pensiamo alla mentalità e al fine con cui viene fatto, il feto ne corre di rischi, eccome!
Gli strumenti di conoscenza e gli studi sulla vita prenatale hanno svelato che la relazione figlio madre è molto precoce: prima ancora che l’embrione si sia impiantato in utero ha inizio un dialogo, ricco di componenti biochimiche, immunologiche e genetiche, che viene chiamato dagli scienziati “cross talk”. La scienza prenatale riporta molti esempi persino di cura sul piano biologico e clinico di affezioni materne ad opera delle cellule staminali ”guaritrici” del figlio che, passando attraverso la placenta in direzione materna, si portano nei tessuti malati ed operano una rigenerazione.
Recentemente, l’UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) ha lanciato una campagna di promozione dell’aborto chimico in cui si presenta la RU486 come la migliore “soluzione” prevista dalla scienza per interrompere la gravidanza e come “conquista” in termini di autodeterminazione della donna.
Dopo aver considerato la fenomenologia dei comportamenti a rischio, in questa seconda parte vediamo i modelli antropologici che ruotano attorno a questa problematica per poi passare alla questione bioetica con riferimento al soggetto morale.
I “taking-risk behaviors” sono comportamenti che, in modo diretto o indiretto, si rendono responsabili di un danno per la salute o per la vita di chi li attua oltre che dell'aumentata incidenza di morbilità e di mortalità. Questa aumentata incidenza di patologie secondarie a comportamenti a rischio interpella gli educatori, le famiglie e il tessuto sociale; del resto, una prevenzione basata solo sull'informazione è insufficiente. Bisogna innanzitutto chiedersi perché l'adolescente è disposto ad assumersi il rischio di determinati comportamenti e in che modo famiglia, agenzie educative, gruppo dei pari e società possono incrementare o attutirne i fattori di rischio.
I mezzi di comunicazione di massa si occupano spesso di Bioetica non solo perché i temi di questa disciplina sono ormai all’ordine del giorno ma anche perché generalmente essi riguardano nuove conquiste scientifiche “vicine” al vissuto delle persone e per questo facilmente strumentalizzabili mediante note tecniche di sociologia della comunicazione.
Elementi propri del panorama hard si sono fatti strada nel nostro tessuto sociale, nei costumi, nel modo di pensare e ciò ci permette di definire la nostra una società piacere-centrica se non addirittura “pornificata”. Questa prassi immorale si trasforma in una vera schiavitù da cui è difficile uscire che produce degli effetti nefasti in primo luogo sulla concezione della sessualità, sulla visione della donna e sul rapporto di coppia; in secondo luogo sulla salute psichica e mentale. Insomma, è in atto una vera e propria l’emergenza-pornografia.
Una tendenza della contemporaneità è di omologare comportamenti e tendenze per renderli immediatamente identificabili. Creare l’omogeneità in un ambito dove invece regna l’eterogeneità, oltre ad appiattire le soggettività instaura una visione ideologica che si espande in un’ipertrofia dei diritti.
I mass media hanno rilanciato di recente le affermazioni della cantante Emma Marrone, secondo la quale per una donna la realizzazione professionale implichi necessariamente procrastinare la gravidanza; nel caso, chiedendo aiuto della scienza, prendendo cioè in considerazione il “congelamento” degli ovociti.
Temi come la tutela dell’essere umano, il significato della vita e della morte, la procreazione, la solidarietà, ecc. sono di una tale importanza per ciascuno di noi da dover rientrare necessariamente in un progetto educativo. Il primo soggetto a cui spetta questo compito è la famiglia. Oltre al suo ruolo cruciale nella costruzione di una cultura della vita, la famiglia è anche il luogo in cui tutti questi “temi” si vivono: essa custodisce la vita nella quotidianità, la tutela anche nel contesto sociale, si mette a servizio della fragilità, come quella di bambini, disabili, anziani. Questo compito richiede competenza, non solo da parte della famiglia, ma anche di chi è impegnato a studiare e a diffondere la verità su ciò che la riguarda per poi poterla sostenere.
Molly fino a pochi mesi fa faceva parte delle migliaia di “snowbabies”: gli embrioni in sovrannumero crioconservati in seguito ad una fecondazione artificiale. Dopo 27 anni, è stata “adottata” da una famiglia del Tennessee ed è venuta alla luce. Alcuni si felicitano per il record, ma i problemi etici in questione sono notevoli. In questa puntata ripercorriamo, dopo una ricognizione scientifica sull’argomento, le varie ipotesi che vengono avanzate in merito al destino di questi embrioni: utilizzo per la ricerca e per la sperimentazione, distruzione mediante scongelamento, adozione prenatale, conservazione fino alla morte naturale.
Cosa può guidare la valutazione bioetica di pratiche, come le mutilazioni sessuali, cariche di una così forte connotazione culturale? Può esistere un linguaggio etico comune su questi argomenti? Che cos’è la “Bioetica transculturale”? In questa puntata tratteremo il tema delle mutilazioni genitali femminili e, per riflettere su quali criteri che possiamo utilizzare ai fini della formulazione di un giudizio etico, divideremo l’analisi in tre parti, una per ogni parola che compone la dicitura classica “mutilazioni genitali femminili”.
In Olanda l’eutanasia è legale dal 2002. Dal 2014 esiste un protocollo di Groningen che la permette per i neonati. La legge proposta recentemente dal ministro della Salute andrebbe quindi a colmare il vuoto per i bambini da 1 a 12 anni, laddove richiesta dai genitori, emulando quella in vigore da qualche anno in Belgio.
Ricorda tanto quelle misure eugenetiche svolte in contesti non totalitari (USA, Paesi Scandinavi, Italia..) mediante le quali la società cercava di “immunizzarsi” dagli individui considerati destabilizzanti per l’equilibrio se non addirittura per la “purezza” della nazione: alcolisti, prostitute, disabili, poveri. La proposta di contraccezione obbligatoria viene dal parlamento de L’Aja e si rivolge a determinate categorie di persone come una questione di salute pubblica. In questa puntata, ripercorriamo come, a livello internazionale, sono state proposti (o imposti) mezzi di controllo delle nascite, dalla contraccezione alla sterilizzazione, per presunti motivi politici e ideologici.
Ad Ottobre è giunta la notizia della nascita di due gemelle in seguito ad un iter di cinque anni giunto alla fecondazione eterologa, effettuata in Italia e addirittura in convenzione con il sistema sanitario regionale. Il direttore generale dell’ospedale e i giornali l’hanno presentata con la solita retorica votata all’emotivismo definendola un “segno di speranza”.
Recentemente, tre associazioni culturali, il Coordinamento Nazionale Iustitia et Pax, CulturaCattolica.it e l’Osservatorio Internazionale Cardinale van Thuân sulla Dottrina Sociale della Chiesa, hanno rivolto un appello ai farmacisti perché facciano obiezione di coscienza rispetto alla vendita di prodotti come la “pillola dei cinque giorni dopo”, che ha effetti abortivi.
La recente “Samaritanus Bonus” ha dedicato ampio spazio alle cure palliative e all’idea che si può continuare a prendersi cura del malato anche quando non lo si può più guarire. Mentre chi propugna l’eutanasia pensa che la morte in sé sia un bene per il paziente e che essa sia preferibile alla vita, le cure palliative finalizzano il proprio agire al sollievo della vita presente. In questa puntata, dopo aver definito la medicina palliativa e considerato la normativa vigente, cercheremo di capire il senso degli hospice e quale sia il modo migliore per accompagnare il malato nella fase terminale della vita.
In questi giorni, è riaffiorato il controverso tema delle cosiddette “unioni civili”, sia in ambito cattolico sia ambito laicista: numerose sono state le strumentalizzazioni di un ambito sul quale, in realtà, la Dottrina, fondata su Scritture, Tradizione e Magistero. Evidentemente, le coscienze sono in alcuni casi assuefatte dall’ideologia, in altri confuse quanto ai retti contenuti e necessitano di essere aiutate.
Con la Determina n. 998 dell’8 Ottobre, l’Aifa ha eliminato la prescrizione anche se a richiedere l’Ulipristal acetato sono delle minorenni. Questo, oltre ai problemi bioetici legati al meccanismo d’azione di EllaOne, dà uno “schiaffo morale” a una serie di dimensioni umane e relazioni che vi si trovano coinvolte.
Dopo aver analizzato nella prima parte la visione generale della Lettera e gli aspetti cristologici e antropologici, scendiamo su alcuni temi specifici, in particolare il rifiuto dell’eutanasia e del suicidio assistito, ma anche la presa di posizione relativa all’accanimento terapeutico.
È recentemente uscita, ad opera della Congregazione per la Dottrina della Fede, la Lettera “Samaritanus Bonus” sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita; un documento carico di quella prossimità che solo una visione cristocentrica può realizzare appieno.
Dopo aver tracciato nella prima parte alcuni elementi chiave della visione liberale, in questa puntata possiamo meglio comprendere la critica di Jürgen Habermas a una “genetica liberale” nel testo Il futuro della natura umana. Pur trovandoci spesso in disaccordo con l’autore – ad esempio sull’identità pre-personale dell’embrione o sulla separazione tra principio di indisponibilità e quello di inviolabilità della vita umana – l’analisi del suo testo è degna di nota.
Il funzionalismo in bioetica comporta la legittimazione dell’aborto, la libertà assoluta nell’ambito della ricerca, ma anche gli stessi fenomeni che abbiamo visto susseguirsi durante la pandemia: il rifiuto di trattamenti nei confronti dei disabili o degli anziani in quanto tali. Questo accade quando si perde la bussola morale, ovvero l’orientamento verso il bene a partire dal dato di realtà. Se questo viene meno, al suo posto il giudizio anarchico e arbitrario sulla vita.
In tutte le sue accezioni, il termine “Liberalismo” designa la centralità conferita sia in ambito morale sia in ambito politico, all’individuo, ai suoi diritti, alle sue libertà. Nella nostra epoca, sembra non esserci personalità politica o culturale che non si definisca “liberale”, tanto grande è il timore di venire associato a ideologie che hanno fatto come loro bandiera entità collettive come “nazione”, “classe” o “razza”.
L’obiettivo del Transumanesimo è quello di “creare” un homo novus tecnologico che abbia non solo una stabilità psico-fisica così forte e resistente da diventare “più umano”, anzi “post umano”, ma perché egli sia in grado di esercitare un controllo sulla sua evoluzione, sostituendo quelle che sono considerate dal darwinismo “mutazioni casuali” con l’intervento attivo attraverso l’ingegneria genetica.
Esistono situazioni di infertilità femminile che non sono ancora suscettibili di alcun trattamento efficace. Un primo gruppo comprende cause di natura congenita in cui si verificano l’assenza o gravi alterazioni e malformazioni dell’utero. Un secondo gruppo comprende l’assenza dell’utero dopo isterectomia per cause ostetriche o ginecologiche.
Dopo aver analizzato le origini dell’eugenetica e la sua parentesi più drammatica, in questa puntata ripercorriamo tre contesti culturali emblematici, in cui l’eugenetica è stata promossa e sviluppata: il modello anglosassone della prima metà del ‘900, l’utopia positivista italiana e la social-democrazia svedese. Lo scopo è quello di mostrare come questa mentalità possa sussistere anche in un contesto non totalitario e, dunque, anche oggi, in un contesto liberale.
In Bioetica, è importante tenere conto di una mentalità chiamata “eugenetica”, che richiama molto bene la volontà di ricercare l’uomo perfetto, che prima era toccato a politiche di Stato o alla mano di dittatori. L’“eliminazione dei difettosi”, che da Galton è passata a politiche di “igiene pubblica” e poi alla tragedia nazista, avviene ancora oggi?
Altri abusi anti-vita in tempo di Covid. A Marzo è stata votata in Nuova Zelanda una legge definita come “la più estrema”, proprio perché permette di interrompere la gravidanza fino al parto.
Dopo aver approfondito la visione e i protagonisti storici della “Bioetica laica”, nella seconda parte di questa sezione ci dedichiamo a due impostazioni importanti ma poco conosciute che hanno il pregio di insistere sulla valenza educativa della Bioetica: il “medico virtuoso” di Pellegrino e la “pedabioetica” di Russo.
I “taking-risk behaviors” sono comportamenti che, in modo diretto o indiretto, sono responsabili di danno per la salute e/o per la vita di chi li agisce e, nel caso specifico, dell'aumentata incidenza di morbilità e di mortalità e possono condurre alla morte. Tra questi figurano anche i disturbi del comportamento alimentare (DCO): anoressia, bulimia, alimentazione errata.
La Bioetica così come siamo abituati a considerarla oggi è fatta di modelli, principi, ma anche di vari protagonisti che, adottando approcci e visioni di uomo, di realtà e di scienza completamente diversi tra di loro, arrivano a soluzioni etiche a volte opposte.
“Salvare il pianeta” è uno dei motivi fanta-umanitari che associa alle sue posizioni chi sostiene la necessità di limitare le nascite. A braccetto nella lotta contro la generazione e la genitorialità ci sono tre filoni, apparentemente slegati gli uni dagli altri che, invece, perseguono su questo le stesse finalità. In questa puntata analizziamo brevemente il neo-malthusianesimo, il femminismo e l’eugenismo relativamente al controllo delle nascite.