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Il Senato ha di recente approvato la riforma costituzionale che vuole introdurre in Italia la cosiddetta autonomia differenziata. Con Enzo Savignano proviamo a chiarirne i dettagli, mentre con l'economista Gianfranco Viesti analizziamo le possibili ricadute della riforma in un Paese già molto diviso e diverso tra Nord e Sud. Con il costituzionalista Jens Wölk cerchiamo infine di capire le differenze tra il federalismo tedesco e l'autonomia differenziata italiana. Von Luciana Caglioti.
In studio: Daniele Trovato, PMO_WOspite: Professor Gianfranco ViestiEditing della registrazione: Daniele Trovato
Lo scorso 23 gennaio, Stroncature ha ospitato la presentazione di “Diseguaglianza e democrazia” di Leonardo Morlino e Francesco Raniolo (Mondadori, 2022). Con gli autori dialogano Vittorio Emanuele Parsi, Francesco Ramella e Gianfranco Viesti. Per partecipare è necessario registrarsi.
Lo scorso 28 giugno Stroncature ha ospitato la presentazione dell'ultimo libro di Gianfranco Viesti “Centri e periferie. Europa, Italia, Mezzogiorno dal XX al XXI secolo” (Laterza, 2021). Con l'autore dialogano Domenico Cersosimo, Giacomo Gabbuti, Alessandro Rosina, Vito Vacca.
Bassa produttività, alta disuguaglianza (2). Torniamo sui contenuti del PNRR, dopo la puntata di ieri. Memos oggi ha ospitato la sociologa Chiara Saraceno e l'economista Gianfranco Viesti (autore di “Centri e Periferie”, Laterza 2021).
Bassa produttività, alta disuguaglianza (2). Torniamo sui contenuti del PNRR, dopo la puntata di ieri. Memos oggi ha ospitato la sociologa Chiara Saraceno e l’economista Gianfranco Viesti (autore di “Centri e Periferie”, Laterza 2021).
Pietro Senaldi, Libero ; Gianfranco Viesti, UniBari ; Carlo Borgomeo, Fondazione con il Sud ; Mario Conte, sindaco Treviso .
Gli aggiornamenti sulla vicenda del rogo alla Thyssen-Krupp che approda alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Lo stato rientra al cinquanta per cento nell'Ilva di Taranto, le prospettive nell'intervista a Gianfranco Viesti. Nello sport l'esordio brillante di Dorothea Wierer nel biathlon femminile.
Giuseppe Prvenzano, Ministro per il Sud ; Gianfranco Viesti, Uni Bari ; Andrea Giuricin, Univ. Bicocca .
Giuseppe Prvenzano, Ministro per il Sud ; Gianfranco Viesti, Uni Bari ; Andrea Giuricin, Univ. Bicocca .
Covid19, lettera agli studenti. Due professori universitari di Torino hanno scritto ai loro studenti: evitate il caos informativo, date un contributo scientifico alle notizie. Itaca ha ospitato Sergio Rosati, virologo veterinario dell'università di Torino. Ad Itaca, per parlare dello stato del sistema sanitario italiano, anche gli economisti Nerina Dirindin (una delle massime esperte in Italia di sanità e welfare) e Gianfranco Viesti dell'università di Bari.
Covid19, lettera agli studenti. Due professori universitari di Torino hanno scritto ai loro studenti: evitate il caos informativo, date un contributo scientifico alle notizie. Itaca ha ospitato Sergio Rosati, virologo veterinario dell'università di Torino. Ad Itaca, per parlare dello stato del sistema sanitario italiano, anche gli economisti Nerina Dirindin (una delle massime esperte in Italia di sanità e welfare) e Gianfranco Viesti dell'università di Bari. (prima parte)
Covid19, lettera agli studenti. Due professori universitari di Torino hanno scritto ai loro studenti: evitate il caos informativo, date un contributo scientifico alle notizie. Itaca ha ospitato Sergio Rosati, virologo veterinario dell'università di Torino. Ad Itaca, per parlare dello stato del sistema sanitario italiano, anche gli economisti Nerina Dirindin (una delle massime esperte in Italia di sanità e welfare) e Gianfranco Viesti dell'università di Bari. (prima parte)
Un'economia italiana sempre più periferica, dicono i dati Eurostat. Dal 2000 ad oggi ogni singola provincia italiana si è allontanata – in termini di Pil per abitante - dalla media europea (https://tinyurl.com/EurostatPeriferia). Aumenta, dunque, il divario tra l'Italia e il resto d'Europa. All'interno dell'Italia permangono poi i divari tra centro e periferia, aree urbane e aree interne. Esistono scambi tra i diversi poli? Come si agisce per ricomporre le fratture? Quali politiche pubbliche permettono di colmare i fossati? Memos ha ospitato Cristina Tajani, assessora al lavoro e attività produttive nella giunta Sala che amministra il comune di Milano; e Gianfranco Viesti, economista dell'università di Bari. Chiude la puntata di oggi il messaggio di Anna Stefi, vicedirettrice di Doppiozero (rivista culturale online e casa editrice) e insegnante di filosofia.
Un’economia italiana sempre più periferica, dicono i dati Eurostat. Dal 2000 ad oggi ogni singola provincia italiana si è allontanata – in termini di Pil per abitante - dalla media europea (https://tinyurl.com/EurostatPeriferia). Aumenta, dunque, il divario tra l’Italia e il resto d’Europa. All’interno dell’Italia permangono poi i divari tra centro e periferia, aree urbane e aree interne. Esistono scambi tra i diversi poli? Come si agisce per ricomporre le fratture? Quali politiche pubbliche permettono di colmare i fossati? Memos ha ospitato Cristina Tajani, assessora al lavoro e attività produttive nella giunta Sala che amministra il comune di Milano; e Gianfranco Viesti, economista dell’università di Bari. Chiude la puntata di oggi il messaggio di Anna Stefi, vicedirettrice di Doppiozero (rivista culturale online e casa editrice) e insegnante di filosofia.
Un’economia italiana sempre più periferica, dicono i dati Eurostat. Dal 2000 ad oggi ogni singola provincia italiana si è allontanata – in termini di Pil per abitante - dalla media europea (https://tinyurl.com/EurostatPeriferia). Aumenta, dunque, il divario tra l’Italia e il resto d’Europa. All’interno dell’Italia permangono poi i divari tra centro e periferia, aree urbane e aree interne. Esistono scambi tra i diversi poli? Come si agisce per ricomporre le fratture? Quali politiche pubbliche permettono di colmare i fossati? Memos ha ospitato Cristina Tajani, assessora al lavoro e attività produttive nella giunta Sala che amministra il comune di Milano; e Gianfranco Viesti, economista dell’università di Bari. Chiude la puntata di oggi il messaggio di Anna Stefi, vicedirettrice di Doppiozero (rivista culturale online e casa editrice) e insegnante di filosofia.
Emanuele Felice, Univ. D'Annunzio Pescara ; Gianfranco Viesti, Uni Bari ; Stefano Bonaccini, Regione Emilia Romagna ; Attilio Fontana, Regione Lombardia .
il governo traballa ma tiene anche dopo l'informativa di conte sui presunti fondi russi alla Lega. Intanto il tema delle autonomie slitta. Ne abbiamo parlato con Anna Bredice e con l'economista Gianfranco Viesti (prima parte)
il governo traballa ma tiene anche dopo l'informativa di conte sui presunti fondi russi alla Lega. Intanto il tema delle autonomie slitta. Ne abbiamo parlato con Anna Bredice e con l'economista Gianfranco Viesti (prima parte)
Luca Zaia, Regione Veneto ; Gianfranco Viesti, Univ. Bari ; Attilio Fontana, Regione Lombardia ; Mario Bertolissi, Univ. Padova .
1)Vertice della maggioranza su autonomia regionale, con Anna Bredice e l'economista Gianfranco Viesti, dell'Università di Bari; 2) Rifiuti, come va a Roma? Con Maria D'Amico.
1)Vertice della maggioranza su autonomia regionale, con Anna Bredice e l’economista Gianfranco Viesti, dell’Università di Bari; 2) Rifiuti, come va a Roma? Con Maria D’Amico. (prima parte)
1)Vertice della maggioranza su autonomia regionale, con Anna Bredice e l’economista Gianfranco Viesti, dell’Università di Bari; 2) Rifiuti, come va a Roma? Con Maria D’Amico. (prima parte)
Memos, ultima puntata della quinta stagione. Oggi con il fisico Francesco Sylos Labini, tra migranti e cervelli in fuga; con l'economista Gianfranco Viesti sugli ultimi sviluppi, critici, sui progetti per l'autonomia regionale; e con lo storico David Bidussa con il “gioco del complotto”. Grazie a tutti/e i 163 ospiti di questa stagione e soprattutto un grazie speciale alle ascoltatrici e agli ascoltatori. A presto!
Memos, ultima puntata della quinta stagione. Oggi con il fisico Francesco Sylos Labini, tra migranti e cervelli in fuga; con l’economista Gianfranco Viesti sugli ultimi sviluppi, critici, sui progetti per l’autonomia regionale; e con lo storico David Bidussa con il “gioco del complotto”. Grazie a tutti/e i 163 ospiti di questa stagione e soprattutto un grazie speciale alle ascoltatrici e agli ascoltatori. A presto!
Memos, ultima puntata della quinta stagione. Oggi con il fisico Francesco Sylos Labini, tra migranti e cervelli in fuga; con l’economista Gianfranco Viesti sugli ultimi sviluppi, critici, sui progetti per l’autonomia regionale; e con lo storico David Bidussa con il “gioco del complotto”. Grazie a tutti/e i 163 ospiti di questa stagione e soprattutto un grazie speciale alle ascoltatrici e agli ascoltatori. A presto!
Luca Zaia, Regione Veneto ; Patrizio Bianchi, Regione Emilia Romagna ; Gianfranco Viesti, Univ. Bari .
Barbara Lezzi, Ministro del Sud ; Gianfranco Viesti, Univ. Bari ; Giuseppe Provenzano, PD .
Autonomia regionale e flat tax, per ora non se ne fa niente. Ma dopo le elezioni europee, se il governo resterà in piedi, entrambi i progetti potrebbero tornare in auge e dare un colpo alle fondamenta della repubblica. A sferrarlo, Salvini e il suo partito. Il vicepresidente del consiglio leghista, per una scelta tattica, non sta premendo per far avanzare i progetti sull'autonomia regionale, in particolare di Lombardia e Veneto. Salvini preferisce apparire nazionalista piuttosto che secessionista, in questa campagna elettorale. La flat tax, tanto voluta dal ministro dell'interno, per ora è solo un generico appunto per il futuro scritto nel Documento di economia e finanza (Def). Dopo le europee, e un eventuale affermazione elettorale della Lega, i due progetti potrebbero diventare, invece, il fulcro di un'offensiva contro alcuni principi fondamentali della repubblica: come l'unitarietà dello stato e la progressività delle imposte. Memos oggi ne ha parlato con Gianfranco Viesti, economista dell'università di Bari, e autore di un appello-monito contro i progetti sull'autonomia regionale: “Verso la secessione dei ricchi?” (Laterza, 2019, scaricabile gratuitamente dal sito della casa editrice). «La tassa piatta – racconta il professor Viesti - sarebbe molto più pesante (in termini di regressività dell'imposta, ndr) se accoppiata all'autonomia differenziata. Le regioni forti, infatti, avrebbero comunque la garanzia di un gettito fiscale per i loro servizi, mentre le altre dovrebbero fare i conti con un bilancio dello stato sempre più magro perché – causa flat tax – si incassa sempre meno». A Memos anche il vicedirettore della rivista Il Mulino Bruno Simili con il messaggio che chiude la puntata di oggi.
Autonomia regionale e flat tax, per ora non se ne fa niente. Ma dopo le elezioni europee, se il governo resterà in piedi, entrambi i progetti potrebbero tornare in auge e dare un colpo alle fondamenta della repubblica. A sferrarlo, Salvini e il suo partito. Il vicepresidente del consiglio leghista, per una scelta tattica, non sta premendo per far avanzare i progetti sull’autonomia regionale, in particolare di Lombardia e Veneto. Salvini preferisce apparire nazionalista piuttosto che secessionista, in questa campagna elettorale. La flat tax, tanto voluta dal ministro dell’interno, per ora è solo un generico appunto per il futuro scritto nel Documento di economia e finanza (Def). Dopo le europee, e un eventuale affermazione elettorale della Lega, i due progetti potrebbero diventare, invece, il fulcro di un’offensiva contro alcuni principi fondamentali della repubblica: come l’unitarietà dello stato e la progressività delle imposte. Memos oggi ne ha parlato con Gianfranco Viesti, economista dell’università di Bari, e autore di un appello-monito contro i progetti sull’autonomia regionale: “Verso la secessione dei ricchi?” (Laterza, 2019, scaricabile gratuitamente dal sito della casa editrice). «La tassa piatta – racconta il professor Viesti - sarebbe molto più pesante (in termini di regressività dell’imposta, ndr) se accoppiata all’autonomia differenziata. Le regioni forti, infatti, avrebbero comunque la garanzia di un gettito fiscale per i loro servizi, mentre le altre dovrebbero fare i conti con un bilancio dello stato sempre più magro perché – causa flat tax – si incassa sempre meno». A Memos anche il vicedirettore della rivista Il Mulino Bruno Simili con il messaggio che chiude la puntata di oggi.
Autonomia regionale e flat tax, per ora non se ne fa niente. Ma dopo le elezioni europee, se il governo resterà in piedi, entrambi i progetti potrebbero tornare in auge e dare un colpo alle fondamenta della repubblica. A sferrarlo, Salvini e il suo partito. Il vicepresidente del consiglio leghista, per una scelta tattica, non sta premendo per far avanzare i progetti sull’autonomia regionale, in particolare di Lombardia e Veneto. Salvini preferisce apparire nazionalista piuttosto che secessionista, in questa campagna elettorale. La flat tax, tanto voluta dal ministro dell’interno, per ora è solo un generico appunto per il futuro scritto nel Documento di economia e finanza (Def). Dopo le europee, e un eventuale affermazione elettorale della Lega, i due progetti potrebbero diventare, invece, il fulcro di un’offensiva contro alcuni principi fondamentali della repubblica: come l’unitarietà dello stato e la progressività delle imposte. Memos oggi ne ha parlato con Gianfranco Viesti, economista dell’università di Bari, e autore di un appello-monito contro i progetti sull’autonomia regionale: “Verso la secessione dei ricchi?” (Laterza, 2019, scaricabile gratuitamente dal sito della casa editrice). «La tassa piatta – racconta il professor Viesti - sarebbe molto più pesante (in termini di regressività dell’imposta, ndr) se accoppiata all’autonomia differenziata. Le regioni forti, infatti, avrebbero comunque la garanzia di un gettito fiscale per i loro servizi, mentre le altre dovrebbero fare i conti con un bilancio dello stato sempre più magro perché – causa flat tax – si incassa sempre meno». A Memos anche il vicedirettore della rivista Il Mulino Bruno Simili con il messaggio che chiude la puntata di oggi.
La secessione dei ricchi contro i poveri. Giovedì 14 febbraio arrivano in consiglio dei ministri le intese sulle richieste di maggiore autonomia delle regioni Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna. Gianfranco Viesti, economista dell'università di Bari, nei mesi scorsi (agosto 2018) ha lanciato l'allarme con una petizione che ha raccolto migliaia di firme: attenzione – sostiene il professore – il pericolo secessione è dietro l'angolo. E' contenuto in particolare nei progetti delle due regioni a guida leghista, Lombardia e Veneto. Il professor Viesti è stato ospite oggi a Memos insieme allo storico Luca Alessandrini, dell'Istituto “Ferruccio Parri” di Bologna. Sul rischio secessione Viesti ha scritto un libro dal titolo “Verso la secessione dei ricchi?”, scaricabile gratuitamente dal sito dell'editore Laterza. Conclude la puntata di oggi, con il suo messaggio nella bottiglia, Dino Amenduni, docente di comunicazione politica all'università di Bari. Amenduni torna sui risultati delle regionali in Abruzzo proponendo un'inedita analogia tra M5S e Pd.
La secessione dei ricchi contro i poveri. Giovedì 14 febbraio arrivano in consiglio dei ministri le intese sulle richieste di maggiore autonomia delle regioni Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna. Gianfranco Viesti, economista dell’università di Bari, nei mesi scorsi (agosto 2018) ha lanciato l’allarme con una petizione che ha raccolto migliaia di firme: attenzione – sostiene il professore – il pericolo secessione è dietro l’angolo. E’ contenuto in particolare nei progetti delle due regioni a guida leghista, Lombardia e Veneto. Il professor Viesti è stato ospite oggi a Memos insieme allo storico Luca Alessandrini, dell’Istituto “Ferruccio Parri” di Bologna. Sul rischio secessione Viesti ha scritto un libro dal titolo “Verso la secessione dei ricchi?”, scaricabile gratuitamente dal sito dell’editore Laterza. Conclude la puntata di oggi, con il suo messaggio nella bottiglia, Dino Amenduni, docente di comunicazione politica all’università di Bari. Amenduni torna sui risultati delle regionali in Abruzzo proponendo un’inedita analogia tra M5S e Pd.
La secessione dei ricchi contro i poveri. Giovedì 14 febbraio arrivano in consiglio dei ministri le intese sulle richieste di maggiore autonomia delle regioni Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna. Gianfranco Viesti, economista dell’università di Bari, nei mesi scorsi (agosto 2018) ha lanciato l’allarme con una petizione che ha raccolto migliaia di firme: attenzione – sostiene il professore – il pericolo secessione è dietro l’angolo. E’ contenuto in particolare nei progetti delle due regioni a guida leghista, Lombardia e Veneto. Il professor Viesti è stato ospite oggi a Memos insieme allo storico Luca Alessandrini, dell’Istituto “Ferruccio Parri” di Bologna. Sul rischio secessione Viesti ha scritto un libro dal titolo “Verso la secessione dei ricchi?”, scaricabile gratuitamente dal sito dell’editore Laterza. Conclude la puntata di oggi, con il suo messaggio nella bottiglia, Dino Amenduni, docente di comunicazione politica all’università di Bari. Amenduni torna sui risultati delle regionali in Abruzzo proponendo un’inedita analogia tra M5S e Pd.
"Viaggio tra gli italiani all'estero" con Enrico Pugliese e Michele Colucci, "La secessione dei ricchi?" con Gianfranco Viesti, il singolo "Bossanova" dei Ventinove e Trenta, "Voglio fare l'attore. Vita e teatro di Roberto Herlitzka" con E...
Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna stanno trattando col governo una maggiore autonomia, ma cosa chiedono e cosa succederà? Secondo l'economista dell'Università di Bari, Gianfranco Viesti, è una "secessione dei ricchi" che poco c'entra con la redistribuzione e un utile decentramento amministrativo, ma con la rottura dell'uguaglianza dei cittadini prevista dalla Costituzione.
Un libro "Verso la secessione dei ricchi?" - distribuito gratuitamente sul sito www.laterza.it - rilancia il dibattito su cosa saranno le autonomie richieste da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Secondo l'autore, il Professore di Economia, Gianfranco Viesti, "i cittadini avranno diritti diversi a seconda del luogo di residenza". Un dibattito politico sotto silenzio e necessario. Le opinioni e le domande di ascoltatori e ascoltatrici.
Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna stanno trattando col governo una maggiore autonomia, ma cosa chiedono e cosa succederà? Secondo l'economista dell'Università di Bari, Gianfranco Viesti, è una "secessione dei ricchi" che poco c'entra con la redistribuzione e un utile decentramento amministrativo, ma con la rottura dell'uguaglianza dei cittadini prevista dalla Costituzione.
Un libro "Verso la secessione dei ricchi?" - distribuito gratuitamente sul sito www.laterza.it - rilancia il dibattito su cosa saranno le autonomie richieste da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Secondo l'autore, il Professore di Economia, Gianfranco Viesti, "i cittadini avranno diritti diversi a seconda del luogo di residenza". Un dibattito politico sotto silenzio e necessario. Le opinioni e le domande di ascoltatori e ascoltatrici.
Alla Lega di Salvini, sovranista di destra e nazionalista, piace ancora la secessione. E' la “secessione dei ricchi”, come la chiama il professore Gianfranco Viesti, economista dell'università di Bari. Viesti l'ha individuata – lanciando l'estate scorsa una petizione - nel progetto della Regione Veneto di maggiore autonomia. Il Veneto del leghista Zaia, infatti, propone di calcolare i trasferimenti dallo stato alle regioni non solo sulla base dei bisogni specifici della popolazione e dei territori, ma anche del gettito fiscale e cioè della ricchezza dei cittadini. Più ricche sono le regioni, migliori saranno i servizi. “Un criterio incostituzionale”, sostiene il professor Viesti ospite della puntata di oggi di Memos. Il “messaggio nella bottiglia” di oggi è a cura di Ida Dominijanni, giornalista e saggista di Internazionale e Huffington Post. In onda oggi anche il messaggio di Linda Laura Sabbadini, che non eravamo riusciti a trasmettere lunedì scorso.
Alla Lega di Salvini, sovranista di destra e nazionalista, piace ancora la secessione. E’ la “secessione dei ricchi”, come la chiama il professore Gianfranco Viesti, economista dell’università di Bari. Viesti l’ha individuata – lanciando l’estate scorsa una petizione - nel progetto della Regione Veneto di maggiore autonomia. Il Veneto del leghista Zaia, infatti, propone di calcolare i trasferimenti dallo stato alle regioni non solo sulla base dei bisogni specifici della popolazione e dei territori, ma anche del gettito fiscale e cioè della ricchezza dei cittadini. Più ricche sono le regioni, migliori saranno i servizi. “Un criterio incostituzionale”, sostiene il professor Viesti ospite della puntata di oggi di Memos. Il “messaggio nella bottiglia” di oggi è a cura di Ida Dominijanni, giornalista e saggista di Internazionale e Huffington Post. In onda oggi anche il messaggio di Linda Laura Sabbadini, che non eravamo riusciti a trasmettere lunedì scorso.
Alla Lega di Salvini, sovranista di destra e nazionalista, piace ancora la secessione. E’ la “secessione dei ricchi”, come la chiama il professore Gianfranco Viesti, economista dell’università di Bari. Viesti l’ha individuata – lanciando l’estate scorsa una petizione - nel progetto della Regione Veneto di maggiore autonomia. Il Veneto del leghista Zaia, infatti, propone di calcolare i trasferimenti dallo stato alle regioni non solo sulla base dei bisogni specifici della popolazione e dei territori, ma anche del gettito fiscale e cioè della ricchezza dei cittadini. Più ricche sono le regioni, migliori saranno i servizi. “Un criterio incostituzionale”, sostiene il professor Viesti ospite della puntata di oggi di Memos. Il “messaggio nella bottiglia” di oggi è a cura di Ida Dominijanni, giornalista e saggista di Internazionale e Huffington Post. In onda oggi anche il messaggio di Linda Laura Sabbadini, che non eravamo riusciti a trasmettere lunedì scorso.
Mauro Cappello, esperto di fondi strutturali ; Gianfranco Viesti, professore di economia Università di Bari ; Alberto Marchiori, incaricato di politiche comunitarie europee Confcommercio ; Patrizio Bianchi, assessore politiche europee Regione Emilia Romagna.
Mauro Cappello, eperto di fondi strutturali ; Gianfranco Viesti, professore di economia Università di Bari ; Alberto Marchiori, incaricato di politiche comunitarie europee Confcommercio ; Patrizio Bianchi, assessore politiche europee Regione Emilia Romagna.
Gianfranco Viesti, professore associato di politica economica e del lavoro Università di Bari ; Gianna Fracassi, segretaria confederale Cgil ; Paolo Zabeo, coordinatore ufficio studi CGIA di Mestre.
Simona Malpezzi, PD, segretaria della Commissione speciale del Senato ; Sen. Alberto Bagnai, Lega ; Andrea Montanino, capo economista Confindustria ; Gianfranco Viesti, professore associato di politica economica e del lavoro Università di Bari.
L'Italia divisa nel voto, tra nord alla Lega e sud al M5S. Ma cosa c'è oltre il dualismo elettorale del 4 marzo? Un'Italia “unificata” nel disagio sociale, nelle disuguaglianze economiche, nella forbice giovani/vecchi che si allarga anche quando si rischia di cadere nella povertà. A Memos lo storico Luca Alessandrini dell'Istituto “Ferruccio Parri” di Bologna e l'economista Gianfranco Viesti dell'università di Bari.
L’Italia divisa nel voto, tra nord alla Lega e sud al M5S. Ma cosa c’è oltre il dualismo elettorale del 4 marzo? Un’Italia “unificata” nel disagio sociale, nelle disuguaglianze economiche, nella forbice giovani/vecchi che si allarga anche quando si rischia di cadere nella povertà. A Memos lo storico Luca Alessandrini dell’Istituto “Ferruccio Parri” di Bologna e l’economista Gianfranco Viesti dell’università di Bari.
L’Italia divisa nel voto, tra nord alla Lega e sud al M5S. Ma cosa c’è oltre il dualismo elettorale del 4 marzo? Un’Italia “unificata” nel disagio sociale, nelle disuguaglianze economiche, nella forbice giovani/vecchi che si allarga anche quando si rischia di cadere nella povertà. A Memos lo storico Luca Alessandrini dell’Istituto “Ferruccio Parri” di Bologna e l’economista Gianfranco Viesti dell’università di Bari.
Lavoro, quando domanda e offerta non si incontrano. Al nord, in almeno quattro regioni, gli imprenditori dicono di non trovare i profili professionali che cercano. Lo ha raccontato il giornalista del Corriere della Sera Dario Di Vico, ospite oggi a Memos. Sono profili spesso molto specializzati e di nicchia, come lo “squadrabordista” o il “pressopiegatore” nella provincia di Pordenone, oppure profili più generici, come gli alberghieri in Sardegna. Ma la mancanza di lavoro stabile e qualificato spesso si scontra con imprese che non investono in formazione e ricerca, racconta l'economista Roberto Romano, dell'ufficio studi di Cgil Lombardia. Oppure con imprese disposte ad assumere solo a tempo determinato, come mostrano gli ultimi dati dell'Istat sull'occupazione. Ospite a Memos anche Gianfranco Viesti, economista dell'università di Bari.
Lavoro, quando domanda e offerta non si incontrano. Al nord, in almeno quattro regioni, gli imprenditori dicono di non trovare i profili professionali che cercano. Lo ha raccontato il giornalista del Corriere della Sera Dario Di Vico, ospite oggi a Memos. Sono profili spesso molto specializzati e di nicchia, come lo “squadrabordista” o il “pressopiegatore” nella provincia di Pordenone, oppure profili più generici, come gli alberghieri in Sardegna. Ma la mancanza di lavoro stabile e qualificato spesso si scontra con imprese che non investono in formazione e ricerca, racconta l’economista Roberto Romano, dell’ufficio studi di Cgil Lombardia. Oppure con imprese disposte ad assumere solo a tempo determinato, come mostrano gli ultimi dati dell’Istat sull’occupazione. Ospite a Memos anche Gianfranco Viesti, economista dell’università di Bari.
Lavoro, quando domanda e offerta non si incontrano. Al nord, in almeno quattro regioni, gli imprenditori dicono di non trovare i profili professionali che cercano. Lo ha raccontato il giornalista del Corriere della Sera Dario Di Vico, ospite oggi a Memos. Sono profili spesso molto specializzati e di nicchia, come lo “squadrabordista” o il “pressopiegatore” nella provincia di Pordenone, oppure profili più generici, come gli alberghieri in Sardegna. Ma la mancanza di lavoro stabile e qualificato spesso si scontra con imprese che non investono in formazione e ricerca, racconta l’economista Roberto Romano, dell’ufficio studi di Cgil Lombardia. Oppure con imprese disposte ad assumere solo a tempo determinato, come mostrano gli ultimi dati dell’Istat sull’occupazione. Ospite a Memos anche Gianfranco Viesti, economista dell’università di Bari.
Sfruttamento e riscatto. Le parole della protesta degli studenti e dei ricercatori. Contro l'alternanza scuola lavoro e per la liberazione delle istituzioni pubbliche della formazione. La settimana scorsa ci sono stati cortei in diverse città italiane, altri se ne annunciano per il prossimo 16 dicembre. Per quel giorno il ministero dell'istruzione ha convocato gli “Stati Generali dell'Alternanza”. Che idea della formazione c'è dietro la pratica dell'alternanza scuola-lavoro? E soprattutto quale idea di lavoro risulta da queste pratiche? Perchè in Italia si disinveste dalla ricerca e si lascia la crescita e lo sviluppo nelle mani degli incentivi fiscali, anziché degli investimenti? A Memos oggi ne abbiamo parlato con Giacomo Cossu (Rete della Conoscenza), Franscesco Sylos Labini (fisico, ricercatore e presidente di Roars) e Gianfranco Viesti (economista e curatore della ricerca sugli atenei italiani “L'Università in declino”). La trasmissione si è conclusa con Maria Silvia Fiengo, editrice (Lo Stampatello), che ha raccontato l'iniziativa “Mille libri in omaggio alle scuole”.
Sfruttamento e riscatto. Le parole della protesta degli studenti e dei ricercatori. Contro l’alternanza scuola lavoro e per la liberazione delle istituzioni pubbliche della formazione. La settimana scorsa ci sono stati cortei in diverse città italiane, altri se ne annunciano per il prossimo 16 dicembre. Per quel giorno il ministero dell’istruzione ha convocato gli “Stati Generali dell’Alternanza”. Che idea della formazione c’è dietro la pratica dell’alternanza scuola-lavoro? E soprattutto quale idea di lavoro risulta da queste pratiche? Perchè in Italia si disinveste dalla ricerca e si lascia la crescita e lo sviluppo nelle mani degli incentivi fiscali, anziché degli investimenti? A Memos oggi ne abbiamo parlato con Giacomo Cossu (Rete della Conoscenza), Franscesco Sylos Labini (fisico, ricercatore e presidente di Roars) e Gianfranco Viesti (economista e curatore della ricerca sugli atenei italiani “L’Università in declino”). La trasmissione si è conclusa con Maria Silvia Fiengo, editrice (Lo Stampatello), che ha raccontato l’iniziativa “Mille libri in omaggio alle scuole”.
Sfruttamento e riscatto. Le parole della protesta degli studenti e dei ricercatori. Contro l’alternanza scuola lavoro e per la liberazione delle istituzioni pubbliche della formazione. La settimana scorsa ci sono stati cortei in diverse città italiane, altri se ne annunciano per il prossimo 16 dicembre. Per quel giorno il ministero dell’istruzione ha convocato gli “Stati Generali dell’Alternanza”. Che idea della formazione c’è dietro la pratica dell’alternanza scuola-lavoro? E soprattutto quale idea di lavoro risulta da queste pratiche? Perchè in Italia si disinveste dalla ricerca e si lascia la crescita e lo sviluppo nelle mani degli incentivi fiscali, anziché degli investimenti? A Memos oggi ne abbiamo parlato con Giacomo Cossu (Rete della Conoscenza), Franscesco Sylos Labini (fisico, ricercatore e presidente di Roars) e Gianfranco Viesti (economista e curatore della ricerca sugli atenei italiani “L’Università in declino”). La trasmissione si è conclusa con Maria Silvia Fiengo, editrice (Lo Stampatello), che ha raccontato l’iniziativa “Mille libri in omaggio alle scuole”.
Viaggio in Italia. E' il resoconto di un diario di viaggio, scritto a più mani, attraverso l'Italia. A promuoverlo e a raccoglierlo è stata la rivista “il Mulino”, storica rivista bolognese di cultura e di politica. A Memos il vicedirettore della rivista Bruno Simili e l'economista Gianfranco Viesti. La tappa romana di questo viaggio è stata curata dal sociologo Vittorio Martone, dell'università di Napoli. Martone è autore di “Le mafie di mezzo” (Donzelli, 2017), una ricerca sui gruppi della criminalità organizzata a Roma. A Memos il sociologo ci racconta della coabitazione tra la destra neofascista di Casapound ed esponenti delle famiglie criminali, in particolare nel municipio di Ostia.
Viaggio in Italia. E’ il resoconto di un diario di viaggio, scritto a più mani, attraverso l’Italia. A promuoverlo e a raccoglierlo è stata la rivista “il Mulino”, storica rivista bolognese di cultura e di politica. A Memos il vicedirettore della rivista Bruno Simili e l’economista Gianfranco Viesti. La tappa romana di questo viaggio è stata curata dal sociologo Vittorio Martone, dell’università di Napoli. Martone è autore di “Le mafie di mezzo” (Donzelli, 2017), una ricerca sui gruppi della criminalità organizzata a Roma. A Memos il sociologo ci racconta della coabitazione tra la destra neofascista di Casapound ed esponenti delle famiglie criminali, in particolare nel municipio di Ostia.
Viaggio in Italia. E’ il resoconto di un diario di viaggio, scritto a più mani, attraverso l’Italia. A promuoverlo e a raccoglierlo è stata la rivista “il Mulino”, storica rivista bolognese di cultura e di politica. A Memos il vicedirettore della rivista Bruno Simili e l’economista Gianfranco Viesti. La tappa romana di questo viaggio è stata curata dal sociologo Vittorio Martone, dell’università di Napoli. Martone è autore di “Le mafie di mezzo” (Donzelli, 2017), una ricerca sui gruppi della criminalità organizzata a Roma. A Memos il sociologo ci racconta della coabitazione tra la destra neofascista di Casapound ed esponenti delle famiglie criminali, in particolare nel municipio di Ostia.
Siamo fuori dal tunnel? L'economia italiana è in ripresa? Alcuni dati (dalla crescita del Pil al numero di occupati) potrebbero confermarlo. Ma dietro questi numeri ce ne sono altri (capacità produttiva, investimenti in capitale fisico, salari, ore lavorate) che indicano un quadro più fosco. La manovra del governo Gentiloni quanto aiuterà a portare l'economia italiana fuori dalla “stagnazione secolare"? A Memos ne abbiamo parlato con due economisti: Dario Guarascio e Gianfranco Viesti.
Siamo fuori dal tunnel? L’economia italiana è in ripresa? Alcuni dati (dalla crescita del Pil al numero di occupati) potrebbero confermarlo. Ma dietro questi numeri ce ne sono altri (capacità produttiva, investimenti in capitale fisico, salari, ore lavorate) che indicano un quadro più fosco. La manovra del governo Gentiloni quanto aiuterà a portare l’economia italiana fuori dalla “stagnazione secolare"? A Memos ne abbiamo parlato con due economisti: Dario Guarascio e Gianfranco Viesti.
Siamo fuori dal tunnel? L’economia italiana è in ripresa? Alcuni dati (dalla crescita del Pil al numero di occupati) potrebbero confermarlo. Ma dietro questi numeri ce ne sono altri (capacità produttiva, investimenti in capitale fisico, salari, ore lavorate) che indicano un quadro più fosco. La manovra del governo Gentiloni quanto aiuterà a portare l’economia italiana fuori dalla “stagnazione secolare"? A Memos ne abbiamo parlato con due economisti: Dario Guarascio e Gianfranco Viesti.
Tra una settimana, il 21 giugno, iniziano gli esami di maturità. Sono 505 mila gli studenti coinvolti. Passata l'estate, più della metà di loro si iscriverà in una delle università italiane. Almeno così dicono i dati riferiti al passato. Gli ultimi del Miur del 2016 parlano di 283 mila matricole. Il 2016 è stato un anno di ripresa delle iscrizioni all'università, dopo anni di declino. Resta comunque lontano il record assoluto del 1993 quando furono 360 mila i nuovi iscritti. Da che tipo di università saranno accolte le future matricole? Non certo da un'istituzione florida, se si pensa ad esempio ai tagli dei finanziamenti pubblici di questi ultimi anni. Memos ha chiesto oggi a Francesco Sylos Labini e Gianfranco Viesti una descrizione dello stato di salute dell'università italiana, in particolare di quella pubblica. Sylos Labini è un fisico teorico, tra i fondatori dell'associazione ROARS che si occupa di valutazione e politiche della ricerca. Autore di “Rischio e Previsione. Cosa può dirci la scienza sulla crisi” (Laterza, 2016). Gianfranco Viesti, economista dell'Università di Bari, ha curato un volume scritto a più mani dal titolo “Università in declino” (Donzelli, 2016).
Tra una settimana, il 21 giugno, iniziano gli esami di maturità. Sono 505 mila gli studenti coinvolti. Passata l’estate, più della metà di loro si iscriverà in una delle università italiane. Almeno così dicono i dati riferiti al passato. Gli ultimi del Miur del 2016 parlano di 283 mila matricole. Il 2016 è stato un anno di ripresa delle iscrizioni all’università, dopo anni di declino. Resta comunque lontano il record assoluto del 1993 quando furono 360 mila i nuovi iscritti. Da che tipo di università saranno accolte le future matricole? Non certo da un’istituzione florida, se si pensa ad esempio ai tagli dei finanziamenti pubblici di questi ultimi anni. Memos ha chiesto oggi a Francesco Sylos Labini e Gianfranco Viesti una descrizione dello stato di salute dell’università italiana, in particolare di quella pubblica. Sylos Labini è un fisico teorico, tra i fondatori dell’associazione ROARS che si occupa di valutazione e politiche della ricerca. Autore di “Rischio e Previsione. Cosa può dirci la scienza sulla crisi” (Laterza, 2016). Gianfranco Viesti, economista dell’Università di Bari, ha curato un volume scritto a più mani dal titolo “Università in declino” (Donzelli, 2016).
Tra una settimana, il 21 giugno, iniziano gli esami di maturità. Sono 505 mila gli studenti coinvolti. Passata l’estate, più della metà di loro si iscriverà in una delle università italiane. Almeno così dicono i dati riferiti al passato. Gli ultimi del Miur del 2016 parlano di 283 mila matricole. Il 2016 è stato un anno di ripresa delle iscrizioni all’università, dopo anni di declino. Resta comunque lontano il record assoluto del 1993 quando furono 360 mila i nuovi iscritti. Da che tipo di università saranno accolte le future matricole? Non certo da un’istituzione florida, se si pensa ad esempio ai tagli dei finanziamenti pubblici di questi ultimi anni. Memos ha chiesto oggi a Francesco Sylos Labini e Gianfranco Viesti una descrizione dello stato di salute dell’università italiana, in particolare di quella pubblica. Sylos Labini è un fisico teorico, tra i fondatori dell’associazione ROARS che si occupa di valutazione e politiche della ricerca. Autore di “Rischio e Previsione. Cosa può dirci la scienza sulla crisi” (Laterza, 2016). Gianfranco Viesti, economista dell’Università di Bari, ha curato un volume scritto a più mani dal titolo “Università in declino” (Donzelli, 2016).
Memos è andata in onda oggi da Roncello (MB), dal presidio dei lavoratori e delle lavoratrici della K-Flex, l'azienda italiana che produce isolanti e che due mesi fa ha dichiarato 187 esuberi tra i quasi 250 lavoratori dello stabilimento brianzolo. La K-Flex, sostengono i lavoratori, è un'azienda sana. Ha una sessantina di stabilimenti in giro per il mondo, dalla Cina alla Russia agli Stati Uniti. Nel 2015 ha fatturato 320 milioni di euro. Ma la famiglia Spinelli, proprietaria della K-Flex fondata nel 1989, vuole ridimensionare drasticamente gli impianti di Roncello, trasferendo le produzioni in Polonia. Per protesta i lavoratori e le lavoratrici della K-Flex sono in presidio davanti ai cancelli della fabbrica da 51 giorni. Hanno montato diversi gazebo, con le stufe per riscaldarsi durante la notte, le macchinette del caffè. C'è anche una cucina che prepara pranzi e cene per tutti. Oggi è una giornata importante, perché a Roma c'è l'incontro al Ministero dello sviluppo economico (Mise) con i sindacati, i delegati K-Flex e la viceministra Teresa Bellanova. I rappresentanti dell'azienda, però, non ci sono. Per loro il luogo del confronto non è il Mise a Roma, ma l'Assolombarda a Milano. La puntata di oggi di Memos ha ospitato un collegamento con Gianfranco Viesti, economista dell'Università di Bari, grande esperto di politiche industriali. Perché le imprese delocalizzano? Solo per risparmiare sul costo del lavoro? Cosa possono fare le politiche pubbliche per frenare la fuga all'estero di una parte importante della manifattura italiana? Sono alcune delle domande fatte al professor Viesti. Al gazebo davanti ai cancelli della fabbrica ci ha poi raggiunto Luisa Perego della Filctem Cgil che insieme a Cisl e Uil sta seguendo la vertenza K-Flex.
Memos è andata in onda oggi da Roncello (MB), dal presidio dei lavoratori e delle lavoratrici della K-Flex, l’azienda italiana che produce isolanti e che due mesi fa ha dichiarato 187 esuberi tra i quasi 250 lavoratori dello stabilimento brianzolo. La K-Flex, sostengono i lavoratori, è un’azienda sana. Ha una sessantina di stabilimenti in giro per il mondo, dalla Cina alla Russia agli Stati Uniti. Nel 2015 ha fatturato 320 milioni di euro. Ma la famiglia Spinelli, proprietaria della K-Flex fondata nel 1989, vuole ridimensionare drasticamente gli impianti di Roncello, trasferendo le produzioni in Polonia. Per protesta i lavoratori e le lavoratrici della K-Flex sono in presidio davanti ai cancelli della fabbrica da 51 giorni. Hanno montato diversi gazebo, con le stufe per riscaldarsi durante la notte, le macchinette del caffè. C’è anche una cucina che prepara pranzi e cene per tutti. Oggi è una giornata importante, perché a Roma c’è l’incontro al Ministero dello sviluppo economico (Mise) con i sindacati, i delegati K-Flex e la viceministra Teresa Bellanova. I rappresentanti dell’azienda, però, non ci sono. Per loro il luogo del confronto non è il Mise a Roma, ma l’Assolombarda a Milano. La puntata di oggi di Memos ha ospitato un collegamento con Gianfranco Viesti, economista dell’Università di Bari, grande esperto di politiche industriali. Perché le imprese delocalizzano? Solo per risparmiare sul costo del lavoro? Cosa possono fare le politiche pubbliche per frenare la fuga all’estero di una parte importante della manifattura italiana? Sono alcune delle domande fatte al professor Viesti. Al gazebo davanti ai cancelli della fabbrica ci ha poi raggiunto Luisa Perego della Filctem Cgil che insieme a Cisl e Uil sta seguendo la vertenza K-Flex.
Memos è andata in onda oggi da Roncello (MB), dal presidio dei lavoratori e delle lavoratrici della K-Flex, l’azienda italiana che produce isolanti e che due mesi fa ha dichiarato 187 esuberi tra i quasi 250 lavoratori dello stabilimento brianzolo. La K-Flex, sostengono i lavoratori, è un’azienda sana. Ha una sessantina di stabilimenti in giro per il mondo, dalla Cina alla Russia agli Stati Uniti. Nel 2015 ha fatturato 320 milioni di euro. Ma la famiglia Spinelli, proprietaria della K-Flex fondata nel 1989, vuole ridimensionare drasticamente gli impianti di Roncello, trasferendo le produzioni in Polonia. Per protesta i lavoratori e le lavoratrici della K-Flex sono in presidio davanti ai cancelli della fabbrica da 51 giorni. Hanno montato diversi gazebo, con le stufe per riscaldarsi durante la notte, le macchinette del caffè. C’è anche una cucina che prepara pranzi e cene per tutti. Oggi è una giornata importante, perché a Roma c’è l’incontro al Ministero dello sviluppo economico (Mise) con i sindacati, i delegati K-Flex e la viceministra Teresa Bellanova. I rappresentanti dell’azienda, però, non ci sono. Per loro il luogo del confronto non è il Mise a Roma, ma l’Assolombarda a Milano. La puntata di oggi di Memos ha ospitato un collegamento con Gianfranco Viesti, economista dell’Università di Bari, grande esperto di politiche industriali. Perché le imprese delocalizzano? Solo per risparmiare sul costo del lavoro? Cosa possono fare le politiche pubbliche per frenare la fuga all’estero di una parte importante della manifattura italiana? Sono alcune delle domande fatte al professor Viesti. Al gazebo davanti ai cancelli della fabbrica ci ha poi raggiunto Luisa Perego della Filctem Cgil che insieme a Cisl e Uil sta seguendo la vertenza K-Flex.
Partita la campagna per rilanciare l'università. Prof. Gianfranco Viesti, docente di Economia all'Università di Bari - Gli offrono il lavoro, ma per legge non può accettarlo. Mario Di Pietro, Sindaco di Bellante (TE).
Il gruppo Espresso-Repubblica-Stampa diventerà un colosso dell'industria editoriale in Italia. Aumenterà la concentrazione nel settore e ridurrà il pluralismo nell'informazione. Ospiti di Memos gli economisti Sandro Trento e Gianfranco Viesti.
Il gruppo Espresso-Repubblica-Stampa diventerà un colosso dell'industria editoriale in Italia. Aumenterà la concentrazione nel settore e ridurrà il pluralismo nell'informazione. Ospiti di Memos gli economisti Sandro Trento e Gianfranco Viesti.
Il gruppo Espresso-Repubblica-Stampa diventerà un colosso dell'industria editoriale in Italia. Aumenterà la concentrazione nel settore e ridurrà il pluralismo nell'informazione. Ospiti di Memos gli economisti Sandro Trento e Gianfranco Viesti.
Sei anni anni fa, tra il settembre e l'ottobre del 2008, iniziava la crisi del secolo. Con il crack di Lehman Brothers, una delle maggiori banche d'affari del mondo, si è arrivati ad un passo dal fallimento rovinoso della finanza americana, aiutata solo dal denaro pubblico dei contribuenti negli Stati Uniti. La crisi è stata poi esportata in Europa con la disoccupazione e la recessione. "In Italia ha voluto dire la perdita di oltre il 20% della produzione delle nostre industrie", sostiene Gianfranco Viesti, economista dell'Università di Bari. "Il mondo è cambiato - dice Viesti - Oggi ci vuole un'industria più intelligente, a maggiore innovazione e capitale umano". Noi, in Italia, ci stiamo attrezzando? "No, ma lo stanno facendo il governo tedesco, francese, americano e persino quello inglese che sembra così liberista. Ci vuole una capacità da parte degli imprenditori nell'innovazione, ma anche e soprattutto una intelligente politica pubblica". La Legge di Stabilità del governo Renzi sta andando in questa direzione? "No, il nostro governo è convinto che l'Italia uscirà dalla crisi lasciando lavorare un po' più le imprese e riducendo loro le tasse". Il mondo è cambiato, le politiche no.
Sei anni anni fa, tra il settembre e l'ottobre del 2008, iniziava la crisi del secolo. Con il crack di Lehman Brothers, una delle maggiori banche d'affari del mondo, si è arrivati ad un passo dal fallimento rovinoso della finanza americana, aiutata solo dal denaro pubblico dei contribuenti negli Stati Uniti. La crisi è stata poi esportata in Europa con la disoccupazione e la recessione. "In Italia ha voluto dire la perdita di oltre il 20% della produzione delle nostre industrie", sostiene Gianfranco Viesti, economista dell'Università di Bari. "Il mondo è cambiato - dice Viesti - Oggi ci vuole un'industria più intelligente, a maggiore innovazione e capitale umano". Noi, in Italia, ci stiamo attrezzando? "No, ma lo stanno facendo il governo tedesco, francese, americano e persino quello inglese che sembra così liberista. Ci vuole una capacità da parte degli imprenditori nell'innovazione, ma anche e soprattutto una intelligente politica pubblica". La Legge di Stabilità del governo Renzi sta andando in questa direzione? "No, il nostro governo è convinto che l'Italia uscirà dalla crisi lasciando lavorare un po' più le imprese e riducendo loro le tasse". Il mondo è cambiato, le politiche no.
Sei anni anni fa, tra il settembre e l'ottobre del 2008, iniziava la crisi del secolo. Con il crack di Lehman Brothers, una delle maggiori banche d'affari del mondo, si è arrivati ad un passo dal fallimento rovinoso della finanza americana, aiutata solo dal denaro pubblico dei contribuenti negli Stati Uniti. La crisi è stata poi esportata in Europa con la disoccupazione e la recessione. "In Italia ha voluto dire la perdita di oltre il 20% della produzione delle nostre industrie", sostiene Gianfranco Viesti, economista dell'Università di Bari. "Il mondo è cambiato - dice Viesti - Oggi ci vuole un'industria più intelligente, a maggiore innovazione e capitale umano". Noi, in Italia, ci stiamo attrezzando? "No, ma lo stanno facendo il governo tedesco, francese, americano e persino quello inglese che sembra così liberista. Ci vuole una capacità da parte degli imprenditori nell'innovazione, ma anche e soprattutto una intelligente politica pubblica". La Legge di Stabilità del governo Renzi sta andando in questa direzione? "No, il nostro governo è convinto che l'Italia uscirà dalla crisi lasciando lavorare un po' più le imprese e riducendo loro le tasse". Il mondo è cambiato, le politiche no.