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Mentre Buscetta si trova in Brasile con Badalamenti, Salvatore Riina elimina Pio La Torre ed il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Solo motivazioni mafiose dietro queste mosse di Tòtò Riina? #italiamistero #riina #dallachiesa Italiamistero puntata www.italiamistero.it: https://www.italiamistero.it/
PALERMO (ITALPRESS) - Il carcere di Palermo "è stato costruito nel 1800, e quindi deve essere messo in condizione di essere vivibile: la strada giusta è quella di una ristrutturazione che tenga conto delle esigenze moderne. È stato ristrutturato il padiglione oggi intitolato a Pio La Torre che ospita le aule didattiche e di formazione: quella è la strada giusta". Così, in una intervista all'Italpress, Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia e vicepresidente della Camera, al termine della sua visita di oggi al carcere dell'Ucciardone, dove è stato accompagnato da Maurizio Artale, consulente del vicepresidente della Camera e presidente del centro di accoglienza "Padre Nostro" fondato dal beato don Pino Puglisi impegnato anche nel recupero di detenuti ed ex detenuti, e Gianluca Inzerillo, consigliere comunale e componente del consiglio nazionale di Forza Italia.col3/mrv
PALERMO (ITALPRESS) - Il carcere di Palermo "è stato costruito nel 1800, e quindi deve essere messo in condizione di essere vivibile: la strada giusta è quella di una ristrutturazione che tenga conto delle esigenze moderne. È stato ristrutturato il padiglione oggi intitolato a Pio La Torre che ospita le aule didattiche e di formazione: quella è la strada giusta". Così, in una intervista all'Italpress, Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia e vicepresidente della Camera, al termine della sua visita di oggi al carcere dell'Ucciardone, dove è stato accompagnato da Maurizio Artale, consulente del vicepresidente della Camera e presidente del centro di accoglienza "Padre Nostro" fondato dal beato don Pino Puglisi impegnato anche nel recupero di detenuti ed ex detenuti, e Gianluca Inzerillo, consigliere comunale e componente del consiglio nazionale di Forza Italia.col3/mrv
Per info sui corsi di italiano, scrivimi all'indirizzo salvatore.tantoperparlare@gmail.comGli americani avevano Serpico e l'ispettore Callaghan, gli italiani.. avevavano il poliziottesco!Se ti piace Salvatore racconta e vuoi avere accesso al doppio dei podcast ogni settimana, sblocca la serie premium riservata agli abbonati su Patreon. Tutte le info su: www.patreon.com/salvatoreraccontaLa trascrizione di questo episodio è come sempre disponibile per le persone iscritte alla newsletter. Vuoi iscriverti? Fallo da qui: https://salvatoreracconta.substack.com?utm_source=navbar&utm_medium=web&r=306xbtTesto e voce di Salvatore GrecoMusica sullo sfondo:Almost in F - Tranquillity di Kevin MacLeod è un brano concesso in uso tramite licenza Creative Commons Attribution 4.0. https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/Fonte: http://incompetech.com/music/royalty-free/index.html?isrc=USUAN1100394Artista: http://incompetech.com/
Pio La Torre, esponente del PCI, paga con la propria vita il suo impegno contro la mafia. Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa è appena giunto a Palermo e intuisce il rapporto che lega quattro imprenditori, i “Cavalieri di Catania”, con Cosa Nostra. Il generale lancia un appello allo Stato che rimane inascoltato e che gli costerà la vita. Il magistrato Rocco Chinnici si concentra sui rapporti finanziari della mafia condotti dai fratelli Salvo. Nel luglio del 1983 viene ucciso da un' autobomba, ma lascia un retaggio importante: l'idea di creare un pool per contrastare Cosa nostra.See Privacy Policy at https://art19.com/privacy and California Privacy Notice at https://art19.com/privacy#do-not-sell-my-info.
Lo strumento della confisca dei beni di proprietà dei mafiosi ha dimostrato di funzionare e di riuscire a colpire ciò che sta più a cuore alle cosche: la ricchezza accumulata.Il sistema ha permesso inoltre di ottenere una “mappa” delle proprietà dei criminali disseminate su tutto il territorio nazionale. Ma come si può rilanciare e migliorare la normativa, velocizzando le procedure e rendendole più efficaci?ConTatiana Giannone, responsabile beni confiscati per LiberaValentina Fiore, ad del consorzio Libera terra MediterraneoStefania Pellegrini, direttrice del master Pio La Torre sui beni confiscati, università di BolognaModera Tommaso Perrone, direttore di Lifegate
La risposta del Partito Comunista alla sconfitta elettorale del 1948 fu mettere a studiare gli oltre due milioni di iscritti che aveva (per avere una proporzione con la situazione attuale: alla vigilia del congresso che ha portato all'elezione di Elly Schlein, il PD - che in teoria dovrebbe essere l'erede di parte della democrazia cristiana e del PCI - aveva circa 60mila iscritti) La più importante delle scuole di partito fu a Frattocchie, una frazione del comune di Marino al chilometro 22 della via Appia Nuova. La struttura era in una zona circondata da conventi, seminari, istituti cattolici; il comune di Castel Gandolfo, dove c'è tutt'ora la residenza estiva del Papa, non è lontano. Nel 1955, dopo importanti lavori di ristrutturazione, venne definito il logo. Era un planisfero circondato da una catena spezzata con appeso un libro aperto e ben visibile: Cognosce quod immutabis, “Conosci ciò che cambierai”. Come a Frattocchie nacquero diverse altre strutture: la Scuola Anselmo Marabini di Bologna, la Scuola centrale di Milano, una scuola femminili a Faggeto Lario dedicata a Anita Garibaldi, l'Istituto Mario Alicata ad Albinea (in provincia di Reggio Emilia) circondato da un parco di alberi secolari, l'Istituto di Castellammare (Napoli), l'Istituto Agostino Novella a Roma, l'Istituto Ruggero Grieco a Bari, l'Istituto Emilio Sereni a Cascina (Pisa), oltre a una grande quantità di strutture avviate nelle federazioni locali. Si è calcolato, sulla base dei documenti conservati in diversi archivi, che dalla fine del 1943 (con la guerra ancora in corso) fino al 1954, più di 300 mila militanti siano passati dalle diverse strutture formative del partito. BIBLIOGRAFIA «A scuola di politica: il modello comunista di Frattocchie» di Anna Tonelli - Laterza, Roma-Bari, 2017 «Concerti e sconcerti - Cronache musicali 1915/1919» di Antonio Gramsci (a cura di Fabio Francione e Maria Luisa Righi) - Mimesi Edizioni 2022 «Storia del Partito Comunista Italiano - Vol. III : I fronti popolari, Stalin, la guerra» di Paolo Spriano - Einaudi 1967 «Tutto il partito è una scuola» di Andrea Pozzetta - Edizione Unicopli, 2019 «L'uomo che incastrò la Mafia. Pio La Torre» di Giuseppe Bascietto e Claudio Camarca - Truman - Non fiction novel, 2018 «Botteghe oscure, addio: com'eravamo comunisti», di Miriam Mafai - Mondadori 1995 «Invano. Il potere in Italia da De Gasperi a questi qua» di Filippo Ceccarelli - Feltrinelli 2018 «Vita di Enrico Berlinguer» di Giuseppe Fiori - Laterza 2004 «Enrico Berlinguer» di Chiara Valentini - Feltrinelli 2014 «Lavoro riservato» di Maurizio Caprara - Feltrinelli, 1997 L'ombelico di un mondo è un podcast del Post scritto e raccontato da Claudio Caprara Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Giornate intense per il Centro Diaconale La Noce - Istituto Valdese di Palermo, da sempre in prima fila nell'azione sociale e culturale di tutela della memoria e della storia locale. Oggi, giovedì 27 aprile, è stato presentato il murales “Costruttori di giustizia sociale” realizzato dal pittore Igor Scalisi Palmiteri nel Giardino di via Nazario Sauro. Un'opera dedicata a Pio La Torre e Rosario Di Salvo, attivista politici uccisi dalla mafia il 30 aprile del 1982.“La memoria è azione, ed è azione politica nel senso più nobile del termine, è azione sociale, è pensiero, è futuro" dice Anna Ponente, direttrice del Centro Diaconale La Noce - Istituto Valdese di Palermo.Venerdì 28 aprile sarà invece ricordato Pietro Valdo Panascia, pastore valdese e fondatore del Centro diaconale La Noce. Sarà svelata una targa dedicata a lui e sarà l'occasione per ricordare, ancora una volta, il suo grande impegno civile, politico e sociale di contrasto alla mafia e di promozione di un riscatto del territorio.Ascolta l'intervista con Anna Ponente.
➨ Iscrivetevi al nostro canale Telegram: https://t.me/spazio_70Reggio Emilia, 2 settembre 2012, festa nazionale del Partito democratico. Dibattito pubblico in ricordo di Pio La Torre e Carlo Alberto Dalla Chiesa dal titolo: «A 30 anni da quel terribile 1982». L'incontro, moderato da Stefania Limiti, ha visto la partecipazione di Giuseppe Lumia, Franco La Torre, Giancarlo Caselli, Laura Garavini, Virginio Rognoni, Nando Dalla Chiesa.Tra gli argomenti toccati durante il dibattito: 1) Due delitti politici e «preventivi»; 2) Una conoscenza antica. Corleone, fine anni Quaranta; 3) La figura di Placido Rizzotto; 4) La legge Rognoni-La Torre; 5) La figura umana e politica di Pio La Torre; 6) I cento giorni di Carlo Alberto Dalla Chiesa a Palermo; 7) Alcune caratteristiche peculiari della legislazione antimafia; 8) Una strana «parabola». Il colloquio Andreotti-Dalla Chiesa; 9) «Guarda che altri corpi dello Stato vogliono ammazzarlo». La collaborazione di Patrizio Peci; 10) «Eravamo a sostegno del generale». Il tema dei poteri attribuiti al prefetto Dalla Chiesa; 11) «Non ho mai visto un funerale così veloce»; 12) «Questo generale porterà disordine»Questo show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/4704678/advertisement
Il nostro canale Youtube: https://www.youtube.com/channel/UC1vziHBEp0gc9gAhR740fCwSostieni DENTRO LA STORIA su Patreon: https://www.patreon.com/dentrolastoriaAbbonati al canale: https://www.youtube.com/channel/UC1vziHBEp0gc9gAhR740fCw/joinPalermo, 6 Gennaio 1980, il Presidente della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella entra nella sua auto insieme alla famiglia e viene freddato a colpi di pistola da un killer. Muore cosi un uomo giusto, un uomo corretto, un siciliano onesto. Da quel giorno di Gennaio molte ombre e molti sospetti comparvero sulla vicenda, un omicidio di mafia si disse, ma non solo, un omicidio politico, ma non solo. Ancora oggi, dopo oltre 40 anni, gli esecutori materiali non sono mai stati individuati, una lunga scia di sangue che porto' con se anche Pio La Torre ed il Generale Dalla Chiesa.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/racconti-di-storia-podcast--5561307/support.
Quinto incontro di “Lezioni di antimafia”. “Giustizia Memoria Diritti” è il titolo del ciclo ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e realizzato con Radio Popolare. Simona dalla Chiesa racconta la vita di sua padre, Carlo Alberto dalla Chiesa: dalla fine degli anni ‘40, il primo trasferimento in Sicilia per coordinare la lotta contro il banditismo; agli anni ‘70 a Torino a guidare l'anti-terrorismo e poi il ritorno a Palermo nel 1982, dopo l'assassinio di Pio La Torre. L'intervista a Giorgio Bocca il 10 agosto, il testamento del Prefetto dalla Chiesa a tre settimane dalla strage di via Carini dove il 3 settembre 1982 fu ucciso insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all'agente Domenico Russo. La lezione con Simona dalla Chiesa si è svolta il 12 aprile 2022 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola di formazione "Antonino Caponnetto"
Quarto incontro di “Lezioni di antimafia”. “Giustizia Memoria Diritti” è il titolo del ciclo ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e realizzato con Radio Popolare. Franco La Torre ripercorre la vita di sua padre, Pio La Torre, storico dirigente del partito comunista e del movimento contadino siciliano, autore della legge che ha introdotto il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e il sequestro e confisca dei beni dei mafiosi. La Torre è stato assassinato dalla mafia il 30 aprile 1982. La lezione si è svolta il 22 marzo 2022 in streaming sui canali YouTube di Radio Popolare e della Scuola Caponnetto.
We take a look at the life and struggle of Sicilian communist party leader Pio La Torre, who spent his whole life trying to oppose Cosa Nostra for the good of the opressed, even when it meant going against his own party.
Racconto di FEDERICO BETTUZZILa scomparsa di Placido Rizzotto, sindacalista siciliano, che venne rapito dagli uomini di Michele Navarra la sera del 10 Marzo 1948, si intreccia con le vicende di Luciano Liggio, boss mafioso di Corleone, Pio La Torre, parlamentare del Partito Comunista in seguito ucciso da Cosa Nostra e del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, allora capitano dei carabinieri del paesino siciliano.Guarda Il Video Su Youtube: https://youtu.be/nmlnPReu4EYIl Blog di Federico Bettuzzi: https://raccontidistoria.blogspot.com/Sostieni Noir Italiano su Patreon: https://www.patreon.com/noiritalianoDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/racconti-di-storia-podcast--5561307/support.
A Palermo i delitti di mafia non sono mai soltanto di mafia, e spesso non sono neppure davvero di mafia: hanno dietro storie complesse, nazionali o addirittura internazionali. Il 30 aprile 1982 moriva Pio La Torre, già deputato comunista, pochi mesi dopo tocca al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Dieci anni e a morire sono i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la mafia manda i killer, ma le ragioni per cui si muore sono complicate. La certezza è che tocca sempre a "uomini soli", abbandonati e condannati: Attilio Bolzoni, grande giornalista di mafia e firma di Domani, ne ha ricostruito le storie nel libro Uomini soli (Zolfo) e ne discute con Stefano Feltri, direttore di Domani
Concetto Vecchio"L'ultimo compagno"Emanuele Macaluso e il romanzo di una vitaChiareletterehttp://chiarelettere.it/Una biografia non solo politica, ma anche umana e sentimentale, dove pubblico e privato s'intrecciano. La storia di un comunista che disubbidiva. L'avventura di una vita fuori dal comune.«Bisognava ribaltare il mondo» ricorda Macaluso evocando la sua iniziazione alla politica. Per oltre un anno e fino a pochi giorni prima della morte, Concetto Vecchio lo ha incontrato nella sua casa romana, nello storico quartiere di Testaccio, per comporre un ritratto a figura intera («più Emanuele e meno comunismo»). Una biografia non solo politica, ma anche umana e sentimentale, dove pubblico e privato s'intrecciano. Sul filo della memoria scorrono le pagine di questo libro che si legge come un romanzo del Novecento. L'infanzia nella Sicilia poverissima, dove i bambini lavoravano piegati tutto il giorno nelle miniere di zolfo. La tubercolosi contratta appena adolescente («ero certo che sarei morto giovane»). L'impegno nel Pci clandestino negli anni del fascismo, quando era ancora un ragazzo ma già ricopriva ruoli di rilievo. I maestri e gli amici di una vita (Luziu Boccadutri, Girolamo Momo Li Causi, Pio La Torre, Leonardo Sciascia, ragazzi fatti col filo e col ferro). Le lotte politiche ma anche le storie d'amore («quando gli alleati bombardarono Caltanissetta, io mi trovavo nel letto di Lina»: per quella relazione con una donna sposata, di cui per la prima volta vengono a galla i documenti giudiziari e le lettere, Macaluso finirà in carcere per il reato di adulterio nel 1944, «colpevoli soltanto di amarci, questa era l'Italia miserabile di allora»). L'impegno antimafia, il Sessantotto, il terrorismo, gli anni Ottanta alla direzione de l'Unità (sua la prima pagina il giorno dei funerali di Enrico Berlinguer: «TUTTI»), fino agli ultimi giorni, quando ormai era diventato un'icona della sinistra italiana. La storia di un comunista che disubbidiva. L'avventura di una vita fuori dal comune.Concetto Vecchio, è giornalista alla redazione politica de «La Repubblica». Vive a Roma. È autore di Vietato obbedire (Bur Rizzoli 2005) sul '68 alla facoltà di sociologia di Trento e Ali di piombo (Bur Rizzoli 2007) sul movimento del 1977 e il delitto Casalegno. Ha vinto i premi Capalbio e Pannunzio. Nel 2009 ha pubblicato per Chiarelettere il libro "Giovani e belli".IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
We are going to take a look at some of the brave men and women who have given their lives to fight organised crime in Italy. known as "Le Mafie", the mafias, which include Cosa Nostra, the 'Ndrangheta, the Stidda, the Sacra Corona Unita and the Camorra. On the anniversary of their deaths, we will look at the lives and struggle of people such as General Carlo Alberto Dalla Chiesa, Peppino Impastato, Pio La Torre, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino and Don Pino Puglisi just to nae a few.
We are going to take a look at some of the brave men and women who have given their lives to fight organised crime in Italy. known as "Le Mafie", the mafias, which include Cosa Nostra, the 'Ndrangheta, the Stidda, the Sacra Corona Unita and the Camorra. On the anniversary of their deaths, we will look at the lives and struggle of people such as General Carlo Alberto Dalla Chiesa, Peppino Impastato, Pio La Torre, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino and Don Pino Puglisi just to nae a few.
Festival dei beni confiscati alle mafie a Milano, da oggi e fino a domenica 2 aprile (qui il programma e gli organizzatori). ..Come si è arrivati in Italia alla confisca dei beni dei mafiosi e al loro riutilizzo sociale? A Memos sono stati ospiti oggi Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre, e Ilaria Meli, ricercatrice dell'Osservatorio sulla criminalità organizzata dell'università di Milano. La storia della confisca dei beni dei mafiosi in Italia ha un punto di riferimento imprescindibile nella figura di Pio La Torre, ucciso da Cosa Nostra il 30 aprile del 1982, insieme al suo autista Rosario Di Salvo. Pio La Torre è stato dirigente del movimento contadino siciliano, dirigente regionale e nazionale del Pci, parlamentare in più legislature. Ha combattuto la mafia per tutta la vita. Dalla fine degli anni ‘40, quando guidava le proteste dei braccianti. Agli anni ‘70 da membro della commissione parlamentare antimafia, quando denunciava le collusioni con Cosa nostra di esponenti di primo piano della Dc: da Vito Ciancimino a Salvo Lima a Giovanni Gioia. Nel marzo dell‘81 presentò in parlamento la proposta di legge che gli costò la vita. «Uno spartiacque, una rivoluzione», l'ha definita oggi a Memos Vito Lo Monaco. Quel progetto prevedeva l'introduzione nel codice penale del reato di associazione di tipo mafioso e la confisca obbligatoria dei beni dei mafiosi. «Quella legge – racconta a Memos Lo Monaco - indica uno spartiacque tra un prima e un dopo. Il prima in cui si poteva negare l'esistenza della mafia e il dopo in cui non era più possibile farlo». La proposta di Pio La Torre diventerà legge cinque mesi dopo il suo assassinio. Il 13 settembre del 1982, dieci giorni dopo l'uccisione del prefetto di Palermo Carlo Alberto dalla Chiesa, il parlamento la approverà definitivamente. A Memos Vito Lo Monaco ha ripercorso i passaggi più importanti della biografia di Pio La Torre, mentre Ilaria Meli ha spiegato il significato delle due leggi fondamentali sui beni confiscati: quella del 1982 di La Torre e poi quella del 1996 sul riutilizzo sociale dei patrimoni confiscati ai mafiosi.
Festival dei beni confiscati alle mafie a Milano, da oggi e fino a domenica 2 aprile (qui il programma e gli organizzatori). ..Come si è arrivati in Italia alla confisca dei beni dei mafiosi e al loro riutilizzo sociale? A Memos sono stati ospiti oggi Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre, e Ilaria Meli, ricercatrice dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’università di Milano. La storia della confisca dei beni dei mafiosi in Italia ha un punto di riferimento imprescindibile nella figura di Pio La Torre, ucciso da Cosa Nostra il 30 aprile del 1982, insieme al suo autista Rosario Di Salvo. Pio La Torre è stato dirigente del movimento contadino siciliano, dirigente regionale e nazionale del Pci, parlamentare in più legislature. Ha combattuto la mafia per tutta la vita. Dalla fine degli anni ‘40, quando guidava le proteste dei braccianti. Agli anni ‘70 da membro della commissione parlamentare antimafia, quando denunciava le collusioni con Cosa nostra di esponenti di primo piano della Dc: da Vito Ciancimino a Salvo Lima a Giovanni Gioia. Nel marzo dell‘81 presentò in parlamento la proposta di legge che gli costò la vita. «Uno spartiacque, una rivoluzione», l’ha definita oggi a Memos Vito Lo Monaco. Quel progetto prevedeva l’introduzione nel codice penale del reato di associazione di tipo mafioso e la confisca obbligatoria dei beni dei mafiosi. «Quella legge – racconta a Memos Lo Monaco - indica uno spartiacque tra un prima e un dopo. Il prima in cui si poteva negare l’esistenza della mafia e il dopo in cui non era più possibile farlo». La proposta di Pio La Torre diventerà legge cinque mesi dopo il suo assassinio. Il 13 settembre del 1982, dieci giorni dopo l’uccisione del prefetto di Palermo Carlo Alberto dalla Chiesa, il parlamento la approverà definitivamente. A Memos Vito Lo Monaco ha ripercorso i passaggi più importanti della biografia di Pio La Torre, mentre Ilaria Meli ha spiegato il significato delle due leggi fondamentali sui beni confiscati: quella del 1982 di La Torre e poi quella del 1996 sul riutilizzo sociale dei patrimoni confiscati ai mafiosi.
Festival dei beni confiscati alle mafie a Milano, da oggi e fino a domenica 2 aprile (qui il programma e gli organizzatori). ..Come si è arrivati in Italia alla confisca dei beni dei mafiosi e al loro riutilizzo sociale? A Memos sono stati ospiti oggi Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre, e Ilaria Meli, ricercatrice dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’università di Milano. La storia della confisca dei beni dei mafiosi in Italia ha un punto di riferimento imprescindibile nella figura di Pio La Torre, ucciso da Cosa Nostra il 30 aprile del 1982, insieme al suo autista Rosario Di Salvo. Pio La Torre è stato dirigente del movimento contadino siciliano, dirigente regionale e nazionale del Pci, parlamentare in più legislature. Ha combattuto la mafia per tutta la vita. Dalla fine degli anni ‘40, quando guidava le proteste dei braccianti. Agli anni ‘70 da membro della commissione parlamentare antimafia, quando denunciava le collusioni con Cosa nostra di esponenti di primo piano della Dc: da Vito Ciancimino a Salvo Lima a Giovanni Gioia. Nel marzo dell‘81 presentò in parlamento la proposta di legge che gli costò la vita. «Uno spartiacque, una rivoluzione», l’ha definita oggi a Memos Vito Lo Monaco. Quel progetto prevedeva l’introduzione nel codice penale del reato di associazione di tipo mafioso e la confisca obbligatoria dei beni dei mafiosi. «Quella legge – racconta a Memos Lo Monaco - indica uno spartiacque tra un prima e un dopo. Il prima in cui si poteva negare l’esistenza della mafia e il dopo in cui non era più possibile farlo». La proposta di Pio La Torre diventerà legge cinque mesi dopo il suo assassinio. Il 13 settembre del 1982, dieci giorni dopo l’uccisione del prefetto di Palermo Carlo Alberto dalla Chiesa, il parlamento la approverà definitivamente. A Memos Vito Lo Monaco ha ripercorso i passaggi più importanti della biografia di Pio La Torre, mentre Ilaria Meli ha spiegato il significato delle due leggi fondamentali sui beni confiscati: quella del 1982 di La Torre e poi quella del 1996 sul riutilizzo sociale dei patrimoni confiscati ai mafiosi.
Tredicesimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Franco La Torre, figlio di Pio La Torre. Franco La Torre è storico ed esperto di cooperazione internazionale. E' stato membro dell'ufficio di presidenza di Libera, della Consulta antimafia della Provincia di Roma, del Comitato scientifico dell'Osservatorio della Legalità della Fillea-Cgil. La lezione si è svolta nell'Auditorium di Radio Popolare il 6 maggio 2016. Titolo: «L'importanza di Pio La Torre nella lotta alla mafia».
Tredicesimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, lo storico dirigente del Pci e l'ideatore della legge che ha introdotto in Italia il reato di associazione di stampo mafioso e la confisca dei beni dei mafiosi. La proposta diventò legge soltanto dopo l'assassinio di La Torre da parte di Cosa nostra il 30 aprile del 1982. Franco La Torre è storico ed esperto di cooperazione internazionale. E' stato membro dell'ufficio di presidenza di Libera, della Consulta antimafia della Provincia di Roma, del Comitato scientifico dell'Osservatorio della Legalità della Fillea-Cgil. La lezione si è svolta nell'Auditorium di Radio Popolare il 6 maggio 2016. Titolo: “L'importanza di Pio La Torre nella lotta alla mafia”.
Tredicesimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Franco La Torre, figlio di Pio La Torre. Franco La Torre è storico ed esperto di cooperazione internazionale. E' stato membro dell’ufficio di presidenza di Libera, della Consulta antimafia della Provincia di Roma, del Comitato scientifico dell’Osservatorio della Legalità della Fillea-Cgil. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 6 maggio 2016. Titolo: «L’importanza di Pio La Torre nella lotta alla mafia».
Tredicesimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Franco La Torre, figlio di Pio La Torre. Franco La Torre è storico ed esperto di cooperazione internazionale. E' stato membro dell’ufficio di presidenza di Libera, della Consulta antimafia della Provincia di Roma, del Comitato scientifico dell’Osservatorio della Legalità della Fillea-Cgil. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 6 maggio 2016. Titolo: «L’importanza di Pio La Torre nella lotta alla mafia».
Tredicesimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, lo storico dirigente del Pci e l'ideatore della legge che ha introdotto in Italia il reato di associazione di stampo mafioso e la confisca dei beni dei mafiosi. La proposta diventò legge soltanto dopo l'assassinio di La Torre da parte di Cosa nostra il 30 aprile del 1982. Franco La Torre è storico ed esperto di cooperazione internazionale. E' stato membro dell’ufficio di presidenza di Libera, della Consulta antimafia della Provincia di Roma, del Comitato scientifico dell’Osservatorio della Legalità della Fillea-Cgil. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 6 maggio 2016. Titolo: “L'importanza di Pio La Torre nella lotta alla mafia”.
Tredicesimo appuntamento del ciclo “Lezioni di antimafia” ideato dalla Scuola di Formazione “Antonino Caponnetto” e coordinato da Lele Liguori. La lezione è stata tenuta da Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, lo storico dirigente del Pci e l'ideatore della legge che ha introdotto in Italia il reato di associazione di stampo mafioso e la confisca dei beni dei mafiosi. La proposta diventò legge soltanto dopo l'assassinio di La Torre da parte di Cosa nostra il 30 aprile del 1982. Franco La Torre è storico ed esperto di cooperazione internazionale. E' stato membro dell’ufficio di presidenza di Libera, della Consulta antimafia della Provincia di Roma, del Comitato scientifico dell’Osservatorio della Legalità della Fillea-Cgil. La lezione si è svolta nell’Auditorium di Radio Popolare il 6 maggio 2016. Titolo: “L'importanza di Pio La Torre nella lotta alla mafia”.
Dan Saladino finds out how farms confiscated from Sicily's mafia are providing food and wine, helping to fight crime and providing a future for a new generation on the island. The project, a not for profit farming operation called "Libera Terra" (which translates as "Free Land"), was made possible by an Italian member of Parliament killed by the mafia in 1982, Pio La Torre. He was a Sicilian and communist who believed the best way of taking on Cosa Nostra was by seizing its assets, including its farm land. Decades later that law is the way in which thousands of acres of citrus groves, wheat fields and vineyards have been placed in the hands of farming co-operatives. Libera Terra is the main organisation helping to turn this seized land into a food and wine business, create jobs and give young Sicilians a way of improving the island's future. As John Dickie, Professor of Italian Studies at University College London, and author of Cosa Nostra: A History of the Sicilian Mafia, food and agricultural provided the conditions necessary for the mafia's birth in 19th century Sicily. By the 1860's the lemon groves around Palermo were among the most profitable agricultural land in Europe, that combined with the weak political and legal framework in place after the unification of Italy, provided the conditions for what became the world's most successful criminal organisation. In the 1940's, when efforts were made to instigate land reform and give more access to farmland to Sicily's peasants, the mafia would often intervene and exert its control over this valuable resource. Dozens of peasant leaders and trade unionists were killed in the years following the second world war simply because they tried to implement these new laws. It's this backdrop that gives the Libera Terra project added significance, but it's more than just a noble cause. As Italian wine expert and writer for www.jancisRobinson.com Walter Speller explains, some of the confiscated land is in territory that has the perfect conditions for excellent wines. Land seized from the former "boss of all bosses" Toto Rinna, is now producing excellent Nero d'Avola wine that also tell a powerful story of Sicily and its fight against the mafia. Dan also visits people farming this land despite experience of mafia intimidation in the past, young farmers who say they want to build a future in Sicily free from the influence of organised crime. Produced and presented by Dan Saladino.
L'omicidio di Pio La Torre raccontato da Lirio Abbate