Ciao e Benvenuta nella serie Podcast “Donna & Leadership Journal”. In ogni puntata troverai un’articolo della nostra rivista fatta dalle Donne per le Donne, preparato appositamente per te per guidarti a realizzare la migliore versione della donna che è già in te. Buon Ascolto!
Diventare madre è una delle esperienze più trasformative nella vita di una donna.Eppure, nel mondo del lavoro, la maternità viene spesso percepita come un'interruzione.Le donne che rientrano dopo un periodo di assenza per congedo si sentono talvolta spaesate, insicure, meno efficaci.È come se il tempo trascorso lontano da scrivanie, riunioni e progetti le avesse rese “meno” professioniste.Ma è davvero così? La risposta è no. Non solo non sono meno capaci: spesso, tornano con un bagaglio più ricco, un pensiero più complesso, una leadership più umana.Solo che nessuno glielo dice. Nessuno glielo riconosce.E allora è importante farlo qui: la maternità non è una parentesi vuota.È un master di vita e di competenze, che può arricchire anche il lavoro, se le donne (e le aziende) imparano a vederlo per ciò che è.
Secondo una ricercacondotta dall'OsservatorioAxL (Agenzia per il La-voro) le donne hanno unforte desiderio di crescerenel lavoro e di riscontra-re la valorizzazione delleproprie competenze.L'indagine è stata fattasu circa 2.500 persone dicui il 59% composto dadonne. Per le donnel'86% dichiara di esse-re interessata alla cre-scita professionale edil 44% di esse vorrebbevenisse rispettato l'e-quilibrio con la vitaprivata; la percentualeè diversa per gli uomodove il 92% è interes-sato alla crescita pro-fessionale ed il 35% alrispetto dell'equilibriocon la vita privata.Altro dato molto inte-ressante è che tra i giovanidai 18 ai 24 anni ben il 59%ha una divisione dei cari-chi di lavoro della famigliacon il proprio partner, lafascia di età tra i 25 e 34anni la percentuale è del49%, tra i 35 anni e i 44anni la percentuale è del39% e per la fascia di etatra i 45 e i 54 anni è il 34%.
Il conflitto tra ciò che si sente di dover fare e ciò che si vorrebbe realmente fare è una sfida comune, ma che spesso assume contorni particolari per le donne.Ruoli sociali tradizionali, aspettative culturali e responsabilità familiari portano molte donne a vivere in una costante tensione tra il “dovere” verso gli altri e il “volere” legato ai propri desideri e aspirazioni. Per secoli, le donne sono state educate a mettere al primo posto il benessere degli altri – famiglia, partner, figli, comunità – relegando spesso i propri desideri in secondo piano. Questo ruolo, radicato nella cultura e nella società, ha generato un senso di “dovere” che molte donne sentono come ineludibile.Secondo lo psicanalista Carl Gustav Jung, questa dinamica può essere legata al principio del “dovere archetipico”, che spinge molte donne a sacrificare il proprio sviluppo personale per rispondere alle aspettative altrui.Lo psicologo Abraham Maslow, con la sua “piramide dei bisogni”, sottolinea che l'autorealizzazione è spesso relegata in fondo alle priorità quando i bisogni di base (di altri) monopolizzanon il tempo e le energie
Ci sono momenti nella vita di tutte noi, sia da giovani donne sia da donne con più esperienza di vita, in cui avvertiamo un desiderio di creare o cambiare qualcosa nella nostra vita pro- fessionale.Quando siamo più giovani, ci capita di farci influenzare da quello che vediamo fare dagli altri, ci creiamo una proiezione del nostro futuro sulla base degli esempi che incrociamo o delle aspettative di altri che ci stanno a cuore. In questa situazione creare una propria attività non sempre rappresenta quello che potenzialmente vorremmo fare ma quello che ci sentiamo di poter fare.Nello stesso tempo, in età più matura, dopo alcune esperienze lavorative, magari anche disastrose, e con altri impegni familiari che si sono nel frattempo affiancati alla vita professionale, diventa ancora più “problematico” concedersi di sognare di cambiare rotta o fare qualcosa di diverso dal lavoro che facciamo.
Ognuna di noi, prima o poi, ha avvertitoo avverte un forte desiderio di esprimersi,di realizzare qualcosao, al contrario, vive lafrustrazione di nonsentirsi realizzata.Nella fase di vita degli studi, di preparazione al proprio futuro professionale, di sogni ad occhi aperti sulla futura vita adulta ci si mette tanto di quello che si “spera” possa renderci felici o ci si basa su ciò che conosciamo di altri o di esempi che da fuori ci aprono a possibili scenari.Quando mi capita di fare la domanda: “Cosa avresti voluto fare quando eri più piccola?”, le risposte sono per lo più lontane da quello che inrealtà si sta facendo.
Ci sono soft skillfemminili?Iniziamo chiarendo cosa sono le soft skill e perché sono molto importanti nell'attuale scenario del business e nel lavoro.Se dovessimo fare un parallelo con il nostro smartphone potremmo dire che le soft skill sono tutte quelle applicazioni che ci permettono di ottenere funzioni diverse dal nostro cellulare e che possiamo implementare quanto vogliamo.Nello stesso tempo un cellulare senza un sistema operativo e una componente elettronica non può neppure essere acceso.Questo significa che affinché qualcosa funzioni ci deve essere da una parte la componente hard, che chiameremo in questo caso hard skill, ed una componente soft, che corrisponde alle soft skill.Nel nostro mondo moderno, molti aspetti hard sono svolti da computer, macchine elettroniche e sistemi informatici.Per esempio nell'ambito della casa, con l'invenzione prima della lavatrice, poi della lavastoviglie edi altri elettrodomestici, oramai tanto lavoro hard è svolto proprio da questi nuovi strumenti.
In Italia, il ruolo delle donne casalinghe è ancora ampiamente diffuso, con circa 7 milioni e 338 mila donne che dedicano il loro tempo alle faccende domestiche e alla cura della famiglia. Nonostante il loro contributo sia fondamentale per il benessere familiare e sociale, spesso queste figure vengono sovraccaricate di lavoro, sottovalutate e non adeguatamente riconosciute.Numero di casalinghe: Secondo l'Istat (2016), circa il 15% delle donne tra i 15 e i 64 anni in Italia è casalinga.La percentuale sale al 22% nel Mezzogiorno.Età: L'età media delle casalinghe è di 60 anni, ma il fenomeno è in crescita anche tra le giovani (8,5% sotto i 35 anni).Livello di istruzione: Il 74,5% delle casalinghe ha al massimo la licenza media inferiore.Situazione familiare: Il 42,1% delle casalinghe vive con figli, un quarto in coppia senza figli e il 19,8% dasola.
L'empowerment femminile nel mondo del lavoro è un argomento che merita un approfondimento, non solo per comprendere le sfide che le donne affrontano ma anche per celebrare i progressi compiuti e delineare i passi futuri verso una completa parità di genere.Troppo spesso si tende a considerare l'empowerment ossia“il potere” femminile come qualcosa che vuole “sconfiggere un possibile avversario” oppure che vuole “dominare su qualcosa o qualcuno”.Approfondire questo argomento vuol dire scoprire quale sia questo “vero potere femminile” e così, attraverso una combinazione di riflessioni storiche, esempi contemporanei e strategie future, possiamo insieme esplorare come l'abilità e il talento delle donne possano essere meglio riconosciuti e valorizzati nel contesto lavorativo.Possiamo dire che il silenziamento delle donne ha radici profonde nella storia, come evidenziato dall'esempio di Penelope nell'Odissea. Questo antico esempio di marginalizzazione della voce femmi- nile non è un caso isolato ma piuttosto un simbolo di una lunga tradizione di esclusione delle donnedalla sfera pubblica e decisionale.
Con l'inizio di un nuovo anno viene spontaneo chiedersi cosa fare di nuovo o cosa migliorare di noi stesse, del nostro lavoro o delle nostre relazioni.Con la domanda posta in questi termini viene più facile rispondere elencando aspettative, desideri, ambizioni, necessità che vorremmo soddisfare.In questo modo avvertiamo un senso di direzione o possibili direzioni che ci rendono più chiara la traiettoria, ma accade anche che pur avendo chiarezza di visione e di direzione, poi non riusciamo a realizzare quello che volevamo, ci accorgiamo nel durante che tutto non è così chiaro e in sequenza.Quando questo succede, anche quello che nel frattempo abbiamo concretizzato ha un forte retrogusto di insoddisfazione per qualcosa che ci sfugge, che ci disorienta e non sappiamo individuarne la causa.
In questo periodo dell'anno, sarà per l'avvicinarsi della fine di un anno, saranno gli impegni per lavoro e famiglia in concomitanza con l'organizzazione delle varie ricorrenze, delle sognate vacanze invernali, saranno gli accadimenti che ci preoccupano... siamo forse troppo occupate!Occupate a pensare, a organizzare, a preparare, a fare e sbrigare... e questo occupa tutto il nostro spazio vitale.“Il troppo stroppia” e così rischiamo di avvertire un senso di ineguatezza perché non riusciamo afare quello chevolevamo, un senso difrustrazione perchénon ci sentiamomai abbastanza e,soprattutto, un senso di sopraffazione che ci arriva attraverso lo stress e i vari sintomi con cui si manifesta: stanchezza,insonnia, nervosismo,apprensione,svogliatezza e altri come mal di testa,crampi allo stomaco etc..
Sentiamo o leggiamo spesso di iniziative di sostegno, o bandi, o finanziamenti per progetti dove le donne sono protagoniste.Per agevolare l'occupazione delle donne nel mondo del lavoro ci sono numerose iniziative locali, naziona- li e internazionali che sono pronte a sostenere i progetti, e noi donne siamo pronte? Abbiamo un progetto?Abbiamo un Business Plan da presentare?Avere un progetto signi- fica prima di tutto aver deciso di volersi occupare in qualcosa di specifico, oggettivo e realizzabile.
Ad ognuna di noi prima o poi è arrivato questa domanda: di cosa mi piacerebbe occuparmi? Spesso a questa domanda rispondiamo con: “non è a ancora il momento per pensare a questo” oppure “magari potessi scegliere!” o ancora “non lo so!?”, in ogni caso il più delle volte non troviamo la risposta o rimandiamo o bypassiamo. Siamo sempre prese nelle vicende quotidiane, nelle commissioni, nell'organizzare i tempi per ogni ambito di vita, un pò sempre in corsa, soprattutto con noi stesse. Sì il nostro peggior cronometrista siamo proprio noi stesse, vogliamo riuscire a fare tutto quello che abbiamo in programma, tutto quello che nel frattempo ci capita e riducendo sempre di più lo spazio per tirare un sospiro profondo, per gustarci qualcosa che ci piace del nostro quotidiano.
Sempre più persone si stanno accorgendo di quanto sia importante e direi anche necessario fare attività fisica.Questo sicuramente è dettato da maggiori conoscenze in ambito medico o anche semplicemente culturale e tecnologico.Infatti è sempre più facile accedere alle conoscenze di qualsiasi tipo, attraverso internet e i mezzi per poterlo fare sono alla portata di tutti, vedi i cellulari.Il sapere che il “movimento è la migliore medicina” che ogni persona ha a sua disposizione per vivere una vita di qualità è una certezza che è dettata sia dal sapere che l'uomo per la sua natura è fatto per muoversi, mettendo in pratica l'azione del camminare, correre, saltare, tirare, spingere, arrampicarsi, etc… sia dal fatto che sempre di più conosciamo i meccanismi che stanno alla base di un corretto funzionamento del nostro corpo.
Perché parlare oggi di autoefficacia?Quando i problemi ci sembrano più grandi di noi, quando non ci sentia- mo sicure o ancora quando tutto ci sembra difficile o estenuante, conoscere la nostra autoefficacia, o meglio poterla valutare ci può aiutare a prendere in mano la situazione nel miglior modo possibile.Secondo lo psicologo canadese Albert Bandura “L'autoefficacia è. la credenza che una persona ha rispetto alle proprie capacità di produrre azioni che portino ai risultati desiderati.”Il senso di autoefficacia ci guida nella scelta degli obiettivi e delle azioni da mettere in campo, infatti quando sentiamo un basso livello di autoefficacia, ossia quando abbiamo le convinzione che le nostre capacità non siano all'altezza della situazione, non credendo in noi stesse, minore sarà il nostro impe- gno o il nostro focus sulla nostra riuscita.
Quando siamo in confusione, quando siamo oberate oppure quando anche abbiamo deciso di prendere una direzione, chesia per una nuovo lavoro, che sia per cambiarlo o migliorarlo la prima domanda che ci assilla è “E adesso cosa faccio?”Non ci sembra vero quando qualcuno ci spiega, o leggiamo di qualcuno altro, che, senza sforzi, ci indica gli step per agire e per raggiungere i nuovi obiettivi o trovarenuove soluzioni a ciòche ci preoccupa.
Esiste la competizione tra donne? Questa domanda provocatoria vuole stimolare la riflessione e farci uscire dagli stereotipi come quello dell'invidia e della rivalità tra le donne.Per uscire da questi stereotipi possiamo leggere nella storia e cultura del passato per rilevare un paio di evidenze che riguardano noi donne.
Quando anni fa diventai un'insegnante di educazione fisica, con il titolo conseguito all'ISEF di Firenze, capii subito che la cosa che più mi affascinava di questo tipo di attività non era certo la parte agonistica o quella narcisista che spesso qui si cela sotto mentite spoglie, bensì quella di aiutare le persone a vivere bene il proprio corpo, rispettandolo, assecondandolo e curandolo.Per fare ciò iniziai successivamente il percorso per diventare Osteopata chemi avrebbe permesso di aiutare le persone affette da varie patologie strutturali o traumatiche, interrotto dopo soli due anni per fare il mestiere più bello ed appagante del mondo, quello di madre di due splendidi figli Veronica e Michele.
Un tempo veniva detto che la decisione che prendevi per “la tua futura carriera lavorativa” sarebbe stata l'attività per tutta la tua vita.Tante persone che sono oggi in pensione possono raccontare di aver lavorato nella stessa azienda, oppure nello stesso ruolo o ambito per tutta la propria vita lavorativa.Altre persone sono occupate nella medesima attività ormai da tanti anni.
Ogni attività di cui ci occupiamo, che sia in famiglia, che sia al lavoro, che sia anche nello sport o in qualsiasi altro interesse, la possiamo meglio organizzare quando la dividiamo in più fasi.Inoltre, attraverso gli studi, l'esperienza e il confronto con altri, riusciamo a migliorarci e apprendiamo nuove soluzioni e/o direzioni.
Fin da quando nasciamo il principale intento di ogni essere vivente è quello di COMUNICARE cioè di entrare in contatto con l'ambiente, gli animali, le cose e persone che ci circondano. Il significato etimologico della parola COMUNICARE è cum, cioè con e munire ovvero legare, costruire ed anche comune-care cioè prendersi cura reciprocamente e questa è una caratteristica tipica di ogni essere vivente, quindi umano, animale e vegetale.
I giorni che stiamo vivendo, soprattutto da due anni a questa parte, sono caratterizzati da una persistente atmosfera di incertezza.Quello che abbiamo visto con il Covid, quello che stiamo vedendo con la guerra in Ucraina e gli effetti che questi hanno nelle nostre vite, nel nostro lavoro, nella nostra comunità ci portano verso qualcosa che non riusciamo a prevedere, non riusciamo a controllare.Le materie prime che mancano generano speculazioni e rialzi dei prezzi, le aziende che lavorano sui mercati internazionali hanno andamenti altalenanti, chi ha investito in borsa vede fluttuazioni negative per i propri capitali, i consumi e le utenze sono rincarati.
La prima volta che ho sentito parlare di coaching ho pensato subito allo sport e alla figura del Mental Coach. Questa è una figura abbastanza conosciuta e quasi tutti riescono a comprendere il suo ruolo all'interno di una qualsivoglia squadra sportiva. La figura di un Mental Coach è importante anche per gli atleti di sport individuali dove è importante avere una prestazione sportiva ottimale, magari di breve durata, in presenza di Interferenze esterne e interne a volte anche molto esasperate!Sappiamo tutti come a volte sia difficile attingere alle nostre migliori capacità e competenze allorché l'ambiente esterno presenta situazioni che tendono a de-potenziare e de-stabilizzare.
Un vecchio e saggio detto cita “Mens sana in corpore sano” e come possiamo ben comprendere non fa altro che ricordarci che mente e corpo sono due parti che sembrano separate, ma che in realtà fanno parte di un unico sistema, in cui uno non esiste senza l'altro e per entrambi è necessario essere in equilibrio ed armonia per poter coesistere insieme.
Oggi molte donne si stanno domandando cosa fare per crearsi un'opportunità di lavoro oppure per migliorare la propria occupazione.Dopo il calo occupazionale femminile del 2020, soprattutto per effetto della pandemia COVID, un anno 2021 con alti e bassi e ora, ad inizio 2022 in presenza di una diffusa incertezze su questioni anche più grandi, vogliamo trovare le risposte alla nostra voglia di migliorare la situazione.
Nella classifica stilata da Forbes nel 2021 “World's Best Employers 2021!” sono riportate le prime 750 aziende al mondo in cui, sulla base di interviste anonime a 150 mila lavoratori, le persone vorrebbero lavorare per svariati motivi, per esempio per un maggiore equilibrio tra vita professionale e privata, per la sicurezza del posto, per il clima di lavoro e per la reputazione dell'impresa.Il dato importante che emerge è che l'Italia è presente con 4 aziende nelle prime 100 classificate, mentre solo l'anno scorso era presente solo una: Ferrari.Nelle prime 200 classificate ci sono ben 8 aziende italiane rispetto all'anno scorso in cui erano solo 3.
Cosa voglio dalla mia vita? Cosa voglio “veramente” dalla mia vita?Quante volte ci saremo fatte questa domanda? E quante volte ci saremo messe in ascolto per sentire la risposta?Io credo che poche persone se la siano fatta in modo chiaro, vero, profondo. È molto facile farsi una domanda e darsi delle risposte di rito, guidate da quella che è la nostra cultura, estrazione sociale e vissuto. Quello che spiazza è il “veramente”, è il confronto con la nostra intimità dove si annidano desideri, sogni, immaginazioni.
Oggi parlare di imprenditoria femminile ci porta a considerare quanta attenzione finalmente stia avendo da parte delle istituzioni.Nel programma 2021-2027 l'Europa ha riservato grande attenzione alle donne, con programmi di sviluppo e sostegno alla loro occupazione nel mondo del lavoro ed alla conciliazione della vita familiare con esso.
Quale è il motivo per cui si sceglie di fare o non fare qualcosa? Quali sono le motivazioni che ci portano a scegliere tra una risposta e un'altra, un comportamento e un altro, un pensiero e un altro?Credo che ogni individuo sappia di poter scegliere e nella pratica non si renda molto conto che ciò avviene continuamente in ogni frazione di secondo, ad ogni battito di ciglia, scegliendo ad esempio, se guardare a destra o sinistra, se alzarsi o stare ferma, se parlare o restare in silenzio, etc …
Sicuramente a molte di noi è già stato detto frasi come : “Decidi adesso!” “Non tem- poreggiare troppo!” “Cogli l'attimo!” “Non perdere l'occasione!”Spesso, complice il senso di responsabilità, il riguardo verso i nostri cari, talvolta anche un senso di insicurezza o il bisogno di sentirci supportate, non prendiamo le nostre decisioni nel momento in cui dovremmo farlo, oppure le prendiamo in funzione dei pareri che abbiamo riscontrato o di approfondimenti e verifiche utili a supportarci nella decisione.
Quante volte ci siamo sentite e ci sentiremo fare questa domanda? E quante volte noi l'abbiamo fatta a nostra volta? In genere è una domanda di rito che si fa quando si vuole creare rapporto e valutare lo stato di benessere della persona a cui rivolgiamo il nostro interesse. La risposta dipende ovviamente dall'ambito interrogato che può essere fisico, mentale o entrambi e molto spesso la risposta è anch'essa una risposta di rito, volta a chiudere quel preambolo in cui ci è stata rivolta un'attenzione più o meno interessata.
Secondo una recente indagine contenuta nel Rapporto Donne Manageritalia 2020, le donne che si trovano in una posizione dirigenziale sono il 18,3% del totale.Dal 2009 al 2019 questo valore è aumentato del 49% e nel contempo c'e stato un calo del 10% degli uomini.Nelle posizioni di quadro le donne sono invece il 30%, fino a diventare il 37% per gli under 35.
Sappiamo tutti quanto sia importante essere energici e dinamici per poter vivere ogni giorno una vita di qualità.Spesso non riflettiamo su questo concetto e così ci troviamo a “sopravvivere” accontentandoci di quello che la natura ci dona, pensando che tutto sommato va bene così, anestetizzati da una vita impostata su delle abitudini comportamentali quotidiane, imposte ad esempio dalla società in cui viviamo o da un ruolo che in quel momento stiamo rivestendo ( di figlia, madre, moglie, titolare d'azienda, dipendente, etc…), o ancora dalle nostre convinzioni riguardo la vita e l'età (a questa età si fa così, in questo contesto ci si comporta in questo modo, etc…).
Crescere come individuo ed acquisire una profonda consapevolezza di sé è un percorso che molto spesso viene evitato dalle persone perché questo vuol dire mettersi in discussione e accettare di trascorrere del tempo a farsi delle domande, spesso scomode.Bisogna riconoscere che è sempre stata e sempre sarà una cosa complessa da raggiungere, ma per coloro che queste domande se le pongono, è sicuramente un processo Possibile!
Oggi viviamo in un’epoca di economia della conoscenza che ha sostituito quella precedente di economia industrializzata.Questo riguarda ogni parte del mondo, per effetto della globalizzazione, ma non tutti siamo pronti ad affrontare questo continuo cambiamento e aggiornamento delle nostre competenze.
In occasione della giornata internazionale della donna, ci può essere utile conoscere alcuni aspetti della situazione attuale delle donne sul lavoro. Nel dicembre scorso il sole 24 ore ha pubblico alcuni dati che sono emersi da uno studio sulle politiche di genere sulla leadership femminile realizzato dall’osservatorio mercato del Lavoro e competenze manageriale 4.Manager, strumento che fa capo a Confindustria e Federmanager.
Cosa ci permette di vivere in armonia ed equilibrio tale da dire che stiamo facendo la scelta giusta?Noi donne siamo per Natura continuamente in bilico tra pensieri, riflessioni, considerazioni e conclusioni. Spesso quando si arriva a quello che pensiamo essere la decisione finale si riparte con nuove riflessioni, considerazioni e conclusioni magari anche totalmente opposte a quelle appena raggiunte, rimanendo così praticamente vittime, del vortice di questi “mille pensieri” che spesso ci complicano l’esistenza.
Come tutti gli anni ci ritroviamo a programmare tutta una serie di buoni propositi, intenzioni, obiettivi e promesse con noi stesse per ripartire a nuovo e riscrivere altre pagine della nostra vita. La fine di un anno infatti riveste proprio questo immaginario collettivo: da un lato la chiusura di un periodo che magari ci ha visto fallire in certe situazioni o progetti e dall’altro la creazione di nuovi obiettivi.
L’anno 2021 si è aperto trascinando con sé le preoccupazioni e le incertezze sorte durante il 2020.Si sta “navigando a vista”, nel senso che non vediamo scenari chiari a medio e lungo termine, sia per la vita professionale sia per quella personale a causa del perdurare della pandemia COVID-19.
È propriovero:quando c’è un problema il miglior modo per affrontarlo è conoscerlo meglio e indagare sulle nostre possibilità per risolverlo.Certamente lo “stress” è un “nemico” o meglio “problema” che vorremmo affrontare al meglio.
È possibile vivere con piacere, presenza, centratura e consapevolezza?Cosa ci permette di vivere una vita appagante?Quando realmente posso dire di vivere nella gioia e nella felicità?Un modo per evolvere e migliorare la propria vita per ottenere ciò che desideriamo avere ed essere è quello di riuscire a porsi delle domande precise, intelligenti e puntuali che inducano il nostro cervello a trovare delle risposte. Per farlo è necessario andare ad analizzare sia le emozioni provate in passato al fine di trovare quella particolare occasione in cui si è vissuto una specifica emozione, sia attivare il nostro sistema nervoso affinché ci aiuti a provare le emozioni desiderate per il proprio futuro. Certo, non c’è una risposta unica, come non esiste una pillola magica che ci possa risolvere tutti i nostri problemi esistenziali.
Spesso e volentieri quando comincio a parlare di benessere fisico e mentale e di quanto sia importante prendersi costantemente cura di sé, mi sento dire che è una pratica costosa e faticosa…Peccato che le drammatiche conseguenze di questo modo di pensare, si manifestano sotto i nostri occhi costantemente ogni giorno.
Uno degli aspetti più importanti del personal branding è il sapore, la sensa- zione, la tonalità, l’atmosfera e l’affinità che si crea attraverso il tuo agire con il prodotto o servizio che offri al cliente. In generale il termine feeling indica il provare una sensazione positiva verso una persona, una situazione, in un certo contesto.
Oggi siamo preoccupati per quello che è accaduto durante l’emergenza COVID e per quello che ci aspetta nel prossimo futuro.Se guardiamo i numeri che la storia ci racconta nei 100 anni passati, ci possiamo rendere conto di come le emergenze di questi giorni siano in qualche modo meno preoccupanti.Nel 1918, per un’epidemia di influenza si ebbero ben 50 milioni di decessi.La stessa secondo guerra mondiale fu causa di altrettanti 6 milioni di morti.
Oggi voglio parlarviun po’ di me e di cosa mi ha portato a trattare un argomento così particolarequale l’età che hai, che senti e che vivi.Io e mia sorella Cinzia siamo il frutto dell’amore tra mia madre Ilva nata nel 1924 e mio padre Attilio nato nel 1938.
Ascoltarsi per comprendere le proprie emozioni è fondamentale sempre e in particolare quando si vivono periodi di crisi. Farsi domande, parlarne, scrivere quanto proviamo, stare vicini agli altri sono strumenti utili per diventare consapevoli di quanto stiamo vivendo e per superare i momenti difficili.
Avere il Focus e un Linguaggio interno performante è LeadershipAbilità personali e caratteristiche della Leadership legata al sé:sentire, agire e trasferire autorevolezza.Per essere un leader in un ambito specifico è fondamentale avere delle competenze che classifichino tale soggetto come persona accreditata e autorevole in quel campo. In altre parole una persona che sa cosa dice e che sa il fatto suo ma tutto questo spesso può non essere sufficiente!
Sembra fin troppo semplicistico dire che il cliente è pronto ad acquistare un prodotto/servizio qndo gli è utile. Eppure se ricordiamo un ultimo acquisto cha abbiamo fatto probabilmente proprio perché lo ritenevamo utile lo abbiamo acquistato.
Carissima ben trovata in questo nuovo articolo di Donna&Leadership Journal.Nello scorso articolo abbiamo scoperto e imparato queste 3 cose:1. “Non è mai un problema di tempo. Ma di come usi il tempo.” 2. “Non potrai cambiare la tua vita se prima non cambierai le tue abitudini.”3. “Se vuoi ottenere ciò che non hai mai ottenuto, o raggiungere ciò che non hai ancora raggiunto, devi semplicemente fare qualcosa che non hai mai fatto prima, ovvero cambiare alcune delle tue abitudini.”Poi ci siamo poste questa fatidica domanda...
In questi giorni che aprono la cosiddetta Fase2 Covid, stiamo vivendo nell’incertezza per il nostro futuro. Siamo preoccupate per quello che ci aspetta, quello che potrà riguardare i nostri cari, l’economia del nostro paese e quello che è il nostro futuro professionale. Quello che abbiamo vissuto in questi ultimi 3 mesi ha cambiato repentinamente la nostra quotidianità, le nostre routine si sono interrotte per l’isolamento e l’impossibilità di muoversi.
Emozioni... Le emozioni pervadono la nostra vita, spesso la guidano, ci permettono di sopravvivere e di avere una vita sociale. Sappiamo come si muovono dentro di noi? Le sappiamo gestire? Fai con me un breve viaggio nel mondo delle emozioni per diventarne sempre più consapevole. Buon Ascolto!
Comprendere l’importanza di osservare la tua realtà come pure la capacità di accettare e accogliere chi sei sono fondamentali.A tal fine desidero condurti su una riflessione: Guardare non è Vedere, io posso guardare tutto senza vedere niente.L’azione del guardare è fatta con gli occhi e quella del vedere è fatta dal cervello, che collega quello che sta guardando e lo elabora in modo da dargli un “Significato”.Chi guarda, osserva… e il più delle volte la sua azione è chiusa in una realtà che va dai suoi occhi al suo cervello dove esistono già delle formulazioni individuali di quello che è la sua realtà, le sue convinzioni, quelle che vengono dette “equivalenze complesse” cioè convinzioni di significato che spiegano un evento o una situazione.