POPULARITY
Categories
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Dopo quaranta giorni dalla Risurrezione, Gesù, vincitore del peccato e della morte, come aveva ripetutamente preannunciato ai suoi discepoli, sale glorioso e trionfante al cielo. “Vado a prepararvi un posto”, aveva detto loro. Verrebbe da pensare a una conclusione, a una fine, a un distacco o a un addio, ma non è così: Egli ci precede nella gloria, ma ci attende tutti nella stessa beatitudine eterna. Mai come oggi possiamo comprendere fino in fondo il significato che Gesù voleva dare alla parola “via” quando diceva: “Io sono la via, la verità e la vita”. La via è Cristo stesso, che ci indica il cielo come meta finale dell’esistenza umana, l’approdo verso cui tendere. È stato Lui a renderci possibile il ritorno al Padre: è il frutto della redenzione, il trionfo dell’amore di Dio per noi peccatori. Il cielo si riapre, e l’uomo ritrova la sua patria; rientra in comunione con il Padre e, con la forza dello Spirito Santo, vede alimentata la speranza nel possesso dei beni futuri. Oggi, per tutti i credenti, si innalza la preghiera di Cristo: Egli implora l’unità perfetta e la vera fraternità tra i suoi, chiede al Padre che tutti siano con Lui, che tutti possano contemplare la sua gloria, che tutti diventino testimoni dell’amore. Gesù ripropone ancora oggi la via del cielo, ci indica con chiarezza lo scopo ultimo della vita. A noi, ancora immersi nel tempo, parla di cielo, di eternità, di paradiso; cerca di distoglierci almeno un poco dalle cose della terra per farci contemplare i cieli aperti e la gloria di Dio. Desideriamolo quel posto promesso, desideriamolo davvero quel cielo, dove, con il Padre e nello Spirito Santo, Egli ci attende con la corona della vita eterna.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
La festa della Visitazione, che prima della riforma liturgica del Concilio Vaticano II si celebrava il 2 luglio, è stata anticipata al 31 maggio per concludere il mese dedicato alla Madonna e armonizzarla meglio con la sequenza evangelica dell’anno liturgico, collocandola tra l’Annunciazione del Signore (25 marzo) e la nascita di San Giovanni Battista (24 giugno). I testi liturgici proposti alla nostra meditazione ci invitano ad ammirare lo spirito di carità di Maria verso la parente Elisabetta, anch’essa in attesa, ma anche il suo desiderio ardente di farsi missionaria del Signore che porta in grembo. La sua presenza nella casa di Elisabetta rende viva la profezia di Sofonìa: “Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente”. L’incontro tra Maria ed Elisabetta è segnato da un’intensa gioia profetica, dove lo Spirito Santo agisce e rivela: Elisabetta, piena di Spirito Santo, riconosce in Maria la Madre del Salvatore e la proclama beata per la sua fede: “Beata te che hai creduto…”. Giovanni Battista, ancora nel grembo, esulta, e Maria, confusa e umile di fronte a un tale saluto, innalza il suo “Magnificat”, un canto di lode che esalta la misericordia divina, proclama le grandi opere del Signore e afferma con umiltà il proprio nulla. Maria, nel suo “Fiat” all’angelo, ha accolto la volontà di Dio con piena disponibilità, rendendosi umile serva del progetto divino. Con la sua fede semplice e salda, ha dato al mondo il Verbo incarnato, cooperando in modo unico e irripetibile al disegno della salvezza. In lei vediamo la prima discepola, colei che, per prima, ha risposto all’amore di Dio con totale fiducia, diventando modello perfetto di obbedienza e dedizione. In ciascuno di noi, Dio continua a compiere meraviglie; riconoscerle è il primo passo per lodare il Padre della misericordia, che non cessa di chiamarci a collaborare alla nostra e all’altrui salvezza.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Quante volte ci assale la tentazione di credere che coloro che vivono lontani da Dio e camminano per i propri sentieri, ignari di ogni norma e incuranti di qualsiasi legge, siano più felici di noi e godano della vera libertà. L’allegria del mondo, per quanto falsa possa apparire, ci affascina comunque. Il tutto e subito può persino dare l’illusione dell’onnipotenza. Se però proviamo a scrutare con maggiore intelligenza, non ci vuole molto a scoprire che, sotto le mentite spoglie di una superficiale allegria, si nasconde il vuoto di una profonda insoddisfazione. Gesù predice ai suoi: “Il mondo si rallegrerà, voi sarete afflitti”. Subito però aggiunge: “Ma la vostra afflizione si cambierà in gioia”. Solo nella prospettiva futura emergerà la verità. Il travaglio della vita è paragonato al travaglio del parto, che provoca momentanea sofferenza alla madre, ma poi la gioia della maternità fa dimenticare ogni dolore. È evidente che Gesù voglia ricordarci la sua crudelissima passione per farci comprendere e gustare la gioia della sua risurrezione. Il suo percorso ora è la nostra via: anche noi dobbiamo inevitabilmente portare i nostri pesi, anche quelli che ci feriscono e ci inducono al pianto, ma non possiamo e non dobbiamo dimenticare che quei pesi, portati con Cristo e offerti a Lui, diventeranno la nostra forza per risorgere. Con quei pesi costruiamo i nostri calvari: sono sacchi di terra arida e riarsa che, irrigati dal Redentore divino, si trasformano in terra fertile dove crescono alberi frondosi e fecondi. I sacchi di terra arida che invece restano sulle spalle degli uomini ignari di Cristo e della sua croce, diventano sempre più pesanti fino a farli crollare, trasformandosi così nella tomba buia di ciascuno: lì si annida la più profonda tristezza. È l’inferno costruito dalle mani dell’uomo. La nostra gioia, invece, si vive prima nella fede e nella speranza cristiana, poi nella patria beata. Nell’attesa, siamo chiamati a esercitare la virtù della pazienza e a nutrirci di comunioni con Cristo, così intense da anticipare sin da ora la gioia futura.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos'è questo che ci dice: "Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete", e: "Io me ne vado al Padre"?». Dicevano perciò: «Che cos'è questo "un poco", di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: "Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete"? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
“Voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.” Solo alla luce della storia di Cristo e della sua Chiesa ci è dato comprendere il significato recondito di queste parole, che risuonano ancora come un paradosso, cariche di apparenti contraddizioni. Il pianto e l’afflizione, nella nostra esperienza umana, sono generati da un malessere interiore, dal sentirsi inadeguati di fronte agli impegni della vita, da tutto ciò che contrasta e ostacola le nostre migliori aspirazioni. E nessuno di noi, con le proprie forze, è in grado di tramutare la tristezza in gioia e l’afflizione in gaudio. Gesù, con discrezione, allude alla sua passione e morte, ma ci orienta verso la gioia della risurrezione, della sua e nostra Pasqua. Egli vuole ribadire che, misteriosamente e secondo un disegno arcano di Dio, tutta la fatica dell’uomo, il peso della vita e il dolore del mondo sono ormai definitivamente innestati nel sacrificio redentore di Cristo. Da Lui, liberati dal peccato, attingiamo la vera gioia e la salvezza definitiva. Ce ne danno testimonianza, dopo di Lui, la schiera innumerevole dei santi e dei martiri, compresi quelli dei nostri giorni.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Una frase di Gesù, tra le più conosciute e anche tra le più enigmatiche, nella sua semplicità e completezza. Con tre sostantivi, Gesù descrive il suo mistero, accostando tra loro realtà completamente diverse. La via rappresenta la materialità, un essere concreto. La verità indica un concetto astratto, che in Cristo diventa però concretezza in un preciso riferimento. La vita ci proietta in un mistero che non è conoscibile solo con le facoltà umane. Gesù non mette semplicemente una realtà vicina alle altre, ma indica una precisa relazione che trova in Lui il vero fondamento. Senza di Gesù, la nostra vita è un rincorrere affannoso di tante strade, che non trovano una vera meta. Tra le tante vie che troviamo davanti, la verità in Cristo ci indica un percorso sicuro per la nostra vita. Tra le tante verità che il mondo ci propone, in Cristo troviamo l’unica Verità che ci fa percorrere la Via per la Vita eterna. La Vita indica che la nostra esistenza non è legata alla sola temporalità e alla contingenza terrena. La Vita Eterna, donata da Cristo, è la Vita in Dio, nella comunione del suo Amore Eterno e infinito. Come fare però per rinnovare la Vita? Lo strumento è la Verità che Cristo ci fornisce. La sua Parola è la vera Parola che rinnova, perché contiene l’unica Verità che non muore mai. I suoi insegnamenti, per la Vita, sono la Verità. Come usare questi strumenti? Come realizzare questa Parola di Vita Eterna nella nostra esistenza? Gesù, con il suo esempio, ci fornisce la strada. Impariamo dalla sua misericordia, dalla sua mitezza, dalla sua disponibilità, dalla sua docilità, e scopriamo le virtù da realizzare concretamente.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: "Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno". Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Oggi, a mo' di flash qualche spunto per la meditazione personale... Gesù, che trascende la storia mentre vi s’inserisce, stabilisce anche la continuazione fra la sinagoga e la Chiesa, fra il mondo giudaico e i Gentili. Gesù è colui che coordina, nel piano dell’amore, la storia anche attuale di tutti i popoli e di tutte le Chiese nell’unicità della Sua Chiesa. È Gesù il traguardo degli interventi di Dio. Servire con Gesù è una beatitudine. Poi il tragico accenno al traditore, in conformità con le Scritture. E, infine, colui che si presenta in nome di Gesù tiene il suo posto, e colui che riceve l’apostolo in nome di Gesù, riceve Egli stesso. Tanto Gesù ama identificarsi con quelli che sono i suoi. Gesù lava i piedi ai discepoli: egli si presenta non come il Signore, ma come il servo. Essi, i discepoli, saranno beati se con fede imiteranno il senso del suo gesto d’umiltà. In realtà, non tutti lo comprenderanno. Deve venire il tradimento, la passione e la morte atroce. Quello che invece importa è l’accogliere Gesù come l’ “Io sono”, come il Figlio di Dio: il Dio che così si è rivelato e ha parlato nel roveto ardente a Mosè.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
È molto bello e significativo che il giorno della festa di un Apostolo, oggi San Mattia, la liturgia ci faccia riascoltare le parole di Gesù: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore". È l'ennesima dichiarazione esplicita da parte di Gesù per uno dei suoi prediletti. Quell'amore che non ha limiti nè confini, tocca gli accenti più elevati ed intensi quando il Maestro divino si rivolge a coloro che egli stesso ha prescelto e chiamato all'intimità della sua vita. È un amore della stessa natura e della stessa intensità di quello che unisce nella perfezione divina il Padre al Figlio; è un amore che è la terza persona della Trinità, lo Spirito Santo. I destinatari privilegiati di oggi siamo noi Sacerdoti, noi, in cui Egli ha riposto la sua fiducia per essere i primi testimoni, che debbono doverosamente incarnare in tutta la persona, quella stessa di Cristo. Ha chiesto a Mattia, a tutti i suoi discepoli, a tutti noi, di rimanere nel suo amore; questa è la condizione indispensabile per essere come lui e poter agire fedelmente in sua vece. Ci ha scelti e consacrati per renderci capaci di consacrare, benedire, assolvere, educare e testimoniare la fede. Ci ha chiesto di diventare pane per tutti, di essere disposti a versare il nostro sangue, ad essere disponibili a fare di tutta la nostra vita una sacra celebrazione, una eucaristia continua. Il memoriale di Cristo infatti si perpetua e si attualizza nei suoi sacerdoti e per mezzo loro e con loro in tutti i fedeli. Sono essi perciò che debbono brillare come lampade poste sul lucerniere, sono essi che hanno, per divina disposizione, il compito di guidare, orientare, sostenere, amare tutti incondizionatamente. Per questo il Signore Gesù ha riversato amore particolare su ciascuno di essi, perché a loro volta siano capaci di spargere amore nel mondo, nel cuore di ogni uomo. La sublimità della missione la si comprende solo vivendola giorno dopo giorno, messa dopo messa. Sentirsi come Cristo non è quindi un privilegio di cui vantarsi, ma una missione da compiere in un atteggiamento di profonda umiltà, in una vera prostrazione, sempre pronti a lavare i piedi e a detergere ogni lacrima, ogni miseria, con l'acqua salutare e salvifica che incessantemente sgorga dal costato di Cristo. Rimanere nell'amore di Cristo allora significa comprendere la predilezione di cui indegnamente siamo stati fatto degni, significa sentire l'urgenza della testimonianza, significa soprattutto una intimità indissolubile di comunione con Lui, che ci consenta di somigliargli nel modo migliore possibile. Dobbiamo essere rigenerati dalla Madre di Dio, solo lei, piena di Spirito Santo, può plasmarci ad immagine del suo Figlio. Solo con lei possiamo a nostra volta generare Cristo sui nostri altari. È sempre lei la Madre, è suo per sempre il compito di dare alla luce il suo Figlio per noi. Solo lei può colmare il nostro cuore dai probabili vuoti, derivanti dalla nostra condizione. Sola la Vergine può essere la nostra Madre e la nostra Sposa. Con lei abbiamo la certezza di poter rimanere nell'amore di Cristo e saper spargere amore come Cristo.
Pascal Denault - Psaume 36 ➡️ RÉSUMÉ: Le psaume 36 offre un puissant contraste entre l’homme livré à lui-même et le Dieu de miséricorde. Tant que l'homme demeure spirituellement aveugle, il n'aperçoit ni les ténèbres de son cœur ni la lumière du Dieu de vérité. Mais celui qui a été restauré par la grâce implore Dieu de le préserver dans sa grâce (v.11-13). PLAN: 1. Les ténèbres de l'homme (v.2-5) 2. La lumière de Dieu (v.6-10) 3. La prière du juste (v.11-13) QUESTIONS: 1. De quoi parle le Psaume 36 et comment se divise-t-il? 2. Qu'est-ce que ce psaume nous révèle à propos de la dépravation de l'homme? 3. Comment les attributs divins sont-ils présentés? 4. De quelle façon ce psaume parle-t-il de l'Évangile et du paradis restauré? 5. Que contient la prière finale du psalmiste face à cette double révélation? Textes complémentaires: Romains 3 ; Éphésiens 4.17-5.1 (Cène)
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Le mie pecore ascoltano la mia voce (...). Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano (Gv 10, 28-29). La voce di Gesù ha annunziato la buona novella del Vangelo sulla quale fondare la nostra vita. Egli non ha detto parole inutili, ma parole di vita e di verità. «L’ascoltare la sua voce di Pastore» significa accogliere la sua Parola, capace di trasformarci nel profondo e di orientare tutta la nostra vita nella luce del bene; significa affidarsi alle sue mani, tempio di ogni nostra pace, dove deve risuonare la lode continua della nostra fede. Gesù, attraverso la sua incarnazione, ci ha reso visibile il grande amore del Padre e la sua predilezione per noi. Egli, che si è manifestato a noi come uomo, rivela il Padre: «Chi vede me, vede il Padre» (Gv 12,45). Il Padre viene a noi con voce e membra umane. Sono appunto la voce e la mano del Pastore che ci attraggono e ci guidano nel cammino. Non è una voce qualunque, ma è quella del Figlio di Dio; non sono mani qualsiasi, ma quelle inchiodate a una croce, che ci hanno salvato e grazie alle quali non ci perderemo mai. Sono mani che in eterno portano i segni della passione. Gesù ci mostra le sue mani ogni giorno attraverso quelle del sacerdote: il pane e il vino, ricevendo la Parola e i gesti del Signore, si trasformano nel suo vero corpo e nel suo vero sangue: «Prese il pane nelle sue mani sante e venerabili» (Preghiera eucaristica I). Queste mani ci benedicono, ci assolvono dai peccati, amministrano i sacramenti. Lui stesso si è consegnato nelle mani del Padre nel momento della morte. La liturgia, ogni sera nella preghiera di Compieta, ci invita a ripetere quelle parole per ricordarci non solo che il riposo notturno è affidato a lui, ma che tutta la nostra vita deve essere un atto di fede e abbandono in Lui, e che ogni momento ci prepara al meraviglioso dono della vita nuova ed eterna. La mano del Signore è rifugio sicuro, è guida e spinta a predicare nel suo nome e a testimoniare con la vita che crediamo nel suo amore che salva. «E la mano del Signore era con loro», con ogni suo discepolo, per annunziare la sua Parola e per «perseverare con cuore risoluto nel Signore».
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno».
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede loro da mangiare un pane dal cielo"». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Gesù è colui che realizza in pienezza il prodigio che è rimasto scolpito nella memoria del popolo eletto, come segno per eccellenza della benevolenza di Dio. Ma, tragicamente, la gran parte del popolo eletto non capisce più. La manna non fu che un anticipo, un’allusione del vero pane del cielo. Questi è Gesù, e viene dato dal Padre come fonte di vita per gli uomini. Si compì in Stefano la profezia di Gesù: lo Spirito del Cristo è diventato anima della testimonianza del martire. La chiusura del cuore e il tradimento del resto hanno accompagnato tutta la storia del popolo di Dio. Il santo diacono non teme la reazione e la lapidazione: sostenuto dalla fede e dalla visione di Gesù risorto, rinnova in sé la passione e l’atteggiamento di perdono del Crocifisso. Nel morire, egli vede “il cielo aperto”: riceve in dono la grazia della croce pasquale, di poter vivere la morte come compimento, come atto riassuntivo di tutto il suo vivere, come lasciarsi volontariamente nelle mani di Dio.
Pascal Denault - Psaume 35 ➡️ RÉSUMÉ: En citant le Psaume 35 (cf. Jn 15.25), Jésus fait siennes les paroles du psalmiste qui sont une prière contre ses adversaires. Nous verrons que la portée de ce psaume d'imprécation dépasse éternellement le contexte de David et s'étend contre tous ceux qui s'opposent au Fils de David. Ce psaume s'applique également au peuple du Messie qui souffre avec lui dans ce monde afin d'être glorifié avec lui lors de son avènement. PLAN: 1. Eternel! défends-moi contre mes adversaires (v.1-10) - Dieu le défenseur (v.1-3) - Les ennemis vaincus (v.4-8) - La joie du salut (v.9-10) 2. Ils me rendent le mal pour le bien (v.11-18) - La prière pour les ennemis (v.11-16) - Seigneur! Jusqu’à quand? (v.17-18) 3. Eternel, ne reste pas en silence! (v.19-28) - Les ennemis sans cause (v.19-21) - La défense de Dieu (v.22-26) - L'allégresse des justes (v.27-28) QUESTIONS: 1. Comment peut-on résumer ce psaume en une seule phrase? 2. Sur quelle base peut-on interpréter ce psaume comme la prière de Christ contre ses ennemis? 3. Comment Christ devait-il vaincre ses ennemis? 4. Qu'est-ce que le livre des Psaumes révèle à propos de l'ange de l'Éternel? 5. Comment les ennemis de Christ envisageaient-ils sa mort? Qu'en est-il réellement? 6. Comment Christ a-t-il agi envers ses ennemis? 7. Comment Dieu a-t-il secouru Christ? 8. Que peut-on noter à propos de la troisième prière du Messie dans le Psaume 35? 9. Comment pouvons-nous appliquer le Psaume 35 à nos vies? Textes complémentaires: Jean 15.18-16.4 ; 1 Pierre 2.19–25
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Gesù spiega a quelli che gli chiedono: “Rabbì, quando sei venuto qui?”, che la loro domanda è una maldestra espressione della fame spirituale che li travaglia. La seconda domanda tradisce la loro semplicistica concezione della religione: “Che cosa dobbiamo fare per lavorare alle opere di Dio?”. Alle opere che l’uomo pretende di compiere per Dio, Gesù oppone l’opera di Dio, che è la fede posta nel cuore dell’uomo. Gesù insiste sulla fede in lui solo. Egli nega che la manna sia stata il vero pane che viene dal cielo: era solo una figura, un simbolo del pane che lui stesso avrebbe dato. Nello stesso tempo, egli vuole far comprendere ai Giudei che non si tratta soltanto di un pane d’origine miracolosa. È un pane che, pur essendo un comune alimento terrestre e producendo i medesimi effetti, è di sua natura soprannaturale, cioè dà la vita al mondo. Insomma, il cibo che dura per la vita eterna è quello dato da Gesù Cristo; anzi, è Gesù Cristo stesso, che si tratta di accogliere nella fede. Chi crede già assimila Gesù come pane di vita.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Stiamo vivendo il tempo di Pasqua, tempo di grande gioia: gioia perché il Signore è risorto, non solo è risorto… ma perché è presente, è vivo in mezzo a noi. La Chiesa vive, noi che siamo la Chiesa viviamo della fede in Gesù risorto. Non è soltanto la comunità di quelli che condividono gli insegnamenti dottrinali di Gesù o gli insegnamenti morali di Gesù, che ammirano gli esempi di Gesù. La Chiesa tutta crede che Dio Padre ha risuscitato Gesù, e lo ha fatto “capo e Signore”. Ma come possiamo riconoscerlo, Gesù? Come possiamo sentire la sua presenza, sentire la forza del suo Spirito nella nostra vita? Come possiamo testimoniarlo? Alcune domande che è lecito fare. E la risposta, mi pare, una precisa risposta ce la dà proprio il Vangelo di oggi: lo fa con l’affermazione stupita, meravigliata del discepolo che Gesù amava, Giovanni: «È il Signore!». Il Vangelo che oggi ascoltiamo ci presenta sette discepoli: tutti insieme vanno a pescare, vanno sul mare di Tiberìade. Niente di nuovo, si direbbe: fanno quello che hanno fatto tante volte, quello che hanno fatto prima di aver incontrato Gesù. Compiono un gesto per loro usuale, quotidiano, gesto in cui mettevano tutta l’esperienza, tutta la loro passione di tanti anni. Tante volte avranno sperimentato la gioia di una pesca abbondante. Ora, questa notte, provano delusione, perché questa volta la rete è vuota. Non hanno preso nulla. I discepoli hanno lavorato, faticato tutta la notte: questo vale per tutti i discepoli, pensando sia alla fatica fisica, sia a quella spirituale, la fatica che accompagna le nostre opere e i nostri giorni. Non solo c’è la fatica, ma anche il senso di delusione: alla fatica, all’impegno, non corrisponde un risultato. In quella notte non presero proprio nulla. E nel pieno della delusione e della stanchezza compare una voce, voce che sembra conosciuta, una parola che invita a riprovare, che intende risvegliare i loro animi, risvegliare a una fedeltà, a una fiducia, a un’apertura alla promessa di Gesù, del Signore che dice: «Buttate ancora le reti, riprovate ancora». I discepoli potevano cedere, cedere alla stanchezza, cedere alla delusione. Invece obbediscono, si fidano della parola che viene pronunciata, la parola sulla loro vita: gettano ancora una volta la rete. Si fidano, si abbandonano alla parola del Signore. Ed ecco, il miracolo si compie. E nel segno del miracolo sentono la presenza del Signore, del Risorto che non abbandona i suoi discepoli ma sempre li accompagna, che è sempre con loro nel loro cammino di vita e di fede. Le reti sono piene di pesci e reggono, non si spezzano; i cuori sono ripieni di gioia e di meraviglia, e reggono anche essi, reggono l’impatto di un incontro non programmato con Gesù eppure atteso: tutti volevano rivederlo, risentirlo, toccarlo di nuovo, mangiare ancora con lui… E lui, il Signore, asseconda, esaudisce ancora quell’attesa del cuore, dell’anima… Ed ancora prepara loro da mangiare, spezza ancora il pane per loro, lo distribuisce. Questo nel Vangelo. Ma noi crediamo che la stessa cosa avviene anche per noi: noi crediamo che anche per noi, durante la Messa, durante la Celebrazione Eucaristica domenicale, alla quale arrivano tanti • anche noi, qualche volta stanchi, delusi per le nostre reti vuote, per non aver prodotto, combinato molto in questi giorni • ecco, nonostante questo, sulla sponda del lago c’è sempre qualcuno che ci aspetta, c’è sempre qualcuno che ha qualcosa per noi, che ci sfama, che ci incoraggia, che ci sostiene, che ci dà forza… E questo qualcuno è Gesù, che ancora spezza il pane per noi, che per chi parteciperà alla Messa lo spezzerà ancora per noi. Chiediamo che questa esperienza • l’esperienza della benedizione di Dio, la benedizione sulla nostra vita • la vita che sempre si rinnova e ci rinnova, ci rinnovi alla speranza, a quel coraggio che fanno di noi uomini poveri ma ricchi di Lui, e testimoni del Vangelo.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Al di là dei dati storici, l’apostolo Filippo si è reso famoso per una audace richiesta rivolta a Gesù, mentre parlava della sua identità con il Padre: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Richiesta audace, l’abbiamo definita, ma anche emblematica, perché l’apostolo esprimeva in quella sua domanda l’ansia di Dio, racchiusa da sempre nel cuore dell’uomo. Il figlio senza padre si sente orfano e stenta a comprendere la sua vera identità; l’uomo senza Dio si sente smarrito, disorientato e solo. Dobbiamo perciò gratitudine a questo apostolo, perché ha offerto a Gesù l’occasione sia di ribadire la sua divinità, sia di indicarci la sua persona come icona perfetta del Padre: «Chi ha visto me ha visto il Padre». Non ci sfugge poi che, dentro la sua curiosità, si nasconde un bisogno autentico di spirituale ascensione verso le verità ultime: un bell’esempio per tutti noi, forse più superficiali nelle nostre ricerche e meno autentici nei nostri desideri. In quest’ansia di bene e nel comune desiderio di comprendere e testimoniare le “cose” di Dio, vediamo accomunato l’altro apostolo, Giacomo detto il Minore, per distinguerlo dall’altro apostolo dallo stesso nome. Anch’egli è stato un seguace di Cristo, anch’egli, nel volto del Salvatore, ha saputo rimirare il volto stesso di Dio, anch’egli è stato un eroico testimone del Vangelo. Ha scritto una lettera, che ce lo fa riconoscere come profondo conoscitore della Scrittura e dei detti del Signore. Egli mostra una predilezione per i poveri e per gli umili, che ritiene favoriti da Dio. Pare egli voglia commentare le Beatitudini pronunciate dal Signore. Altro tema caro a Giacomo è la concretezza della fede, che non può esaurirsi in un credo sterile, ma esige espressioni da attuare nella vita. Davvero i santi si assomigliano e si integrano vicendevolmente: Filippo ci sollecita a rimirare nel volto di Cristo l’immagine stessa del Padre; Giacomo ci fa intendere che anche una vita semplice e umile, se alimentata dalla fede operosa, è accetta a Dio. Abbiamo molti motivi per invocarli entrambi.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Durante l’esodo dall’Egitto il sangue dell’agnello difese gli israeliti dall’angelo della morte - ugualmente la fruizione del sangue di Cristo custodirà e salverà il nuovo Israele, la Chiesa, dalla morte dell’anima. Come gli israeliti ricevettero nel deserto la manna dal cielo, così l’Israele spirituale, la Chiesa, durante il suo pellegrinaggio terreno attraverso i secoli, riceverà da Cristo la vera manna, che darà la forza di avanzare. Le folle sono in fermento - accorrono a frotte dall’altra riva del lago, parte a piedi e parte sulle barche. Il miracolo della moltiplicazione dei pani le entusiasma al punto di volere fare re Gesù. Questo stesso miracolo, compiuto nella vicinanza della Pasqua, presagisce l’eucaristia, istituita nell’Ultima Cena come convito pasquale del nuovo popolo di Dio, che ha fatto la Pasqua con Gesù ed è in viaggio verso la terra promessa, che è l’eternità. Come a Cana per il vino, così nell’eucaristia non vi è una pura e semplice creazione di un cibo soprannaturale, ma la trasformazione di un alimento naturale. Coloro che hanno partecipato alla moltiplicazione dei pani sognano e vedono il banchetto messianico, il grande festino a cui il Messia doveva invitare i suoi. Ne concludono che Gesù si è dichiarato pronto a realizzare le loro speranze terrene e vogliono impadronirsene per farlo re. Ma Gesù si eclissa: “Il mio regno non è di questo mondo…”.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Tralasciamo il commento alle letture del giorno perché celebriamo la memoria di san Giuseppe. Non sappiamo molto di lui. Ma anche Giuseppe, come la Madonna Santissima, è l’uomo di fede, di fede e di speranza. Anche lui ha creduto alla parola, senza pretendere di capire tutto, come Maria. Il vangelo ci presenta proprio questa famiglia, famiglia di Giuseppe, una famiglia semplice, non di alti livelli e grande studio… Eppure Gesù sa parlare bene… anche se non ha studiato nelle scuole di Gerusalemme stupisce per la sua sapienza. Oggi la nostra attenzione però viene spostata al lavoro. Infatti la Chiesa celebra san Giuseppe, lavoratore… La reazione della gente di Nàzaret, nel vangelo di oggi, a proposito della sapienza, quella di Gesù fa pensare al capitolo del Siràcide, che contrappone il lavoro manuale e la Legge. La gente del popolo (operai, contadini) dice il Siràcide, mette tutta la sua attenzione nelle cose materiali; lo scriba invece ha pensieri profondi, cerca le cose importanti e può essere consultato per il buon andamento della città. La gente di Nàzaret si domanda: «Da dove mai viene a costui questa sapienza». Non è il figlio del carpentiere?, che non ha studiato e non può avere tutta questa cultura? È chiaro: la sapienza di Gesù è sapienza divina ed egli ha assistito varie volte sul mistero di Dio che viene rivelato ai piccoli, ai semplici e ha nascosto ai sapienti ed ha criticato gli scribi che dicono e non fanno. D’altra parte il Vangelo insiste anche sulla parola: è necessario, dobbiamo, accogliere la parola di Dio! E soltanto se ci ispiriamo alla parola di Dio il nostro lavoro vale, il nostro lavoro cioè ha un valore costruttivo, costruiamo, creiamo il mondo con Dio. «Tutto quello che fate in parole e in opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre». Tutto quello che facciamo, tutti i lavori, lavori materiali, intellettuali, sia lo studio, sia la carità fraterna, lo facciamo per il Signore… Il Vangelo ci dice, che il nostro servizio deve essere sincero, umile, dobbiamo avere la disponibilità nella carità, tutto questo per essere uniti a Gesù, figlio del carpentiere, quel Figlio, che ha dichiarato di essere venuto a servire e non per essere servito. La vera dignità consiste proprio in questo, nel servizio dei fratelli, secondo le proprie capacità, in unione con Gesù, Figlio di Dio. Verifichiamo la nostra scala di valori, per renderla sempre più aderente ai pensieri di Dio.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Nella prima lettura continua il racconto degli Atti degli Apostoli. Si sapeva che, se hanno trattato male il Maestro, anche i discepoli subiranno castighi. Oggi gli Apostoli sono in prigione, ma la prigione non può trattenerli, come la tomba non ha potuto trattenere Gesù. L’Angelo del Signore apre le porte, li conduce fuori e dice loro: «Andate, e mettetevi a predicare al popolo nel tempio tutte queste parole di vita». La vita del Cristo risorto non può essere bloccata da nessuna minaccia umana: Dio è sempre il più forte, e nella vita di quelli che credono si manifesta in modo prodigioso. E si manifesta rendendo loro possibile testimoniare la risurrezione di Cristo. Infatti, l’intervento miracoloso di Dio avviene per favorire la testimonianza: «Andate ad annunciare…». E gli Apostoli, che dovrebbero essere diffidenti, visto che sono stati appena arrestati e gettati in carcere, si mettono a insegnare già all’alba, senza curarsi delle minacce che pesano su di loro. Così manifestano la forza della risurrezione di Cristo. Attestano la luce, chiamano tutti alla conversione, ad accogliere la stessa vita nuova che in essi si manifesta grazie all’assistenza prodigiosa di Dio e alla loro risposta coraggiosa al dono divino. Il tempo di Pasqua deve mettere in noi lo slancio della riconoscenza verso Dio e lo slancio della fiducia piena di coraggio. Dio è intervenuto a nostro favore, Dio interviene continuamente a nostro favore, purché noi aderiamo continuamente a Gesù risorto, che è la nostra speranza, la nostra vita, la novità di tutto il nostro essere. «Dio ha mandato il suo Figlio nel mondo perché il mondo si salvi per mezzo di lui: chi crede in lui non è condannato»: è passato dalla morte alla vita, perché crede a Cristo risorto. Farò un piccolo fioretto oggi con il mio "annunzio".
➡️ DESCRIPTION : Les 6 jours de la création sont divisés en 2 triades de jours. Chaque élément de la triade 1 (Jours 1-3) correspond à l’un des éléments de la triade 2 (Jours 4-6). Dans ce sermon, nous expliquerons les 5 premiers jours de la création (Ge 1.1-23). Nous expliquerons d’une part, les périodes de création (Héb : bara) et d’autre part, les périodes de différenciation appliquées aux différentes sections du processus créatif. Nous conclurons avec quelques applications spirituelles du texte, concernant la lumière spirituelle (2 Co 4.6), l’adoration et l’importance de l’étude, de la réflexion et de la médiation sur l’univers et la création. Textes complémentaires: Prédicateur: André Pinard
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Oggi in Italia celebriamo la festa della Patrona d'Europa, santa Caterina di Siena. Il Vangelo, nell’immagine delle vergini, ci rappresenta la grande santa senese come la vergine saggia e prudente che, in attesa dell’incontro con lo Sposo divino, ha preso con sé la lampada e si è munita di olio. Possiamo intravedere nella parabola evangelica tutte le preclare virtù che hanno adornato la patrona della nostra patria. Lei è la donna sapiente, che ha compreso appieno l’essenza della religiosità autentica: ha dedicato tutta la sua vita a un incontro personale con Cristo, si è lasciata umilmente illuminare dalla luce radiosa dello Spirito Santo e ha trovato nell’amore al Signore la realizzazione piena della sua vita. Abbondando così di olio, ha tenuto costantemente accesa la sua lampada, anche nel cuore della notte, e ha saputo irradiare la sua luce a tutto il mondo ecclesiastico e civile del suo tempo. Aveva appreso la vera sapienza e la vera prudenza non dai libri, ma dal cuore stesso del suo Sposo divino, dalla fonte stessa della verità e della vita. Si è trovata pronta all’incontro con Lui e la lampada luminosissima della sua vita ha riflesso luce ovunque e a tutti. Ha squarciato le tenebre della notte del suo tempo e, ancora ai nostri giorni, con i suoi scritti, con i suoi esempi, con la sua intercessione irradia luce di sapienza, ci si mostra come modello sublime di vita e come celeste patrona. Lei ci ricorda che è da stolti restare senz’olio, affondare nel buio e mancare all’appuntamento con il Signore. Ci indica ancora la fonte inesauribile della vera sapienza e, soprattutto alle donne di ogni epoca, addita i motivi profondi per affermare e difendere la propria dignità. Indica a tutti di non cedere alla facile tentazione di confidare nelle proprie forze, per non cadere nell’illusione di un superficiale perbenismo. Restare al buio e privi di olio, vedersi esclusi dal convito dello Sposo per un colpevole ritardo, è un grave peccato che guasta la vita di molti. Essere sempre pronti, con le lampade accese, è la virtù del viandante sapiente e saggio, è la virtù del cristiano vero.
➡️ DESCRIPTION : Les 6 jours de la création sont divisés en 2 triades de jours. Chaque élément de la triade 1 (Jours 1-3) correspond à l’un des éléments de la triade 2 (Jours 4-6). Dans ce sermon, nous expliquerons les 5 premiers jours de la création (Ge 1.1-23). Nous expliquerons d’une part, les périodes de création (Héb : bara) et d’autre part, les périodes de différenciation appliquées aux différentes sections du processus créatif. Nous conclurons avec quelques applications spirituelles du texte, concernant la lumière spirituelle (2 Co 4.6), l’adoration et l’importance de l’étude, de la réflexion et de la médiation sur l’univers et la création. Textes complémentaires: Prédicateur: André Pinard
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Assistiamo e partecipiamo oggi a un colloquio notturno. Ci interessano i due interlocutori, Gesù e Nicodemo. Questi porta con sé una sincera ammirazione per Gesù, che certamente condividiamo: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno, infatti, può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». Forse dobbiamo condividere anche i limiti della sua fede e il bisogno di una ulteriore illuminazione. Egli si reca di notte dal Signore, e ciò per timore dei Giudei: la notte non è solo la mancanza della luce del sole, ma anche il buio della mente e del cuore. La paura, poi, denota una ulteriore debolezza: l’incapacità di essere testimone, anche e soprattutto quando si è circondati da persone che non la pensano come noi. È il rispetto umano che talvolta frena la libera professione della nostra fede. È per questo che Gesù ci ripete: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Bisogna, quindi, rinascere per vedere. Bisogna far morire in noi l’uomo vecchio, annebbiato dal peccato, per essere creatura nuova in Cristo. Già nel battesimo abbiamo avuto potenzialmente la nostra rinascita come figli di Dio, ma poi, con la libera adesione e con le nostre opere, dobbiamo confermare la novità che ci è stata data in dono. Infatti, Gesù conferma il suo pensiero dicendoci ancora: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio». E aggiunge: «Quel che è nato dalla carne è carne, e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito». Lo Spirito che ci fa rinascere sarà il dono di Cristo ai suoi apostoli e li trasformerà da pàvidi in intrèpidi araldi del suo Vangelo. Lo stesso Spirito sarà la forza vincente della Chiesa di Cristo e di ogni suo seguace. Il vero rinnovamento, la vera rinascita, la vita nuova la possiamo attingere solo da quella arcana forza divina che, riversata nei nostri cuori, ci rende capaci di uscire dalla notte, di rinascere come creature nuove e di essere, infine, testimoni autentici e credibili della risurrezione di Cristo.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Fa fatica a imporsi la certezza della risurrezione di Gesù. I discepoli sono ancora “in lutto e in pianto” e non vogliono credere all’annuncio di Maria Maddalena. Neppure gli Undici credono, e Gesù li rimprovera per la durezza del loro cuore. L’evangelista conferma così che il Risorto si è manifestato dapprima a persone o discepoli ai margini del gruppo dei Dodici. Gli apostoli, che non hanno creduto subito, sono gli ultimi a beneficiare di un’apparizione del Signore. Sono loro i responsabili della struttura e dell’autenticità della fede cristiana, ma non sono necessariamente loro a farla nascere: raccolgono dove non hanno seminato, vedono sorgere la fede dove non l’hanno predicata. Tutti gli evangelisti evidenziano l’incredulità degli Undici di fronte all’annuncio della risurrezione da parte delle donne; tuttavia, la conclusione del Vangelo di Marco è l’unica a menzionare esplicitamente anche la loro mancanza di fede verso il racconto dei discepoli di Emmaus. Nonostante ciò, Cristo affida proprio a quegli apostoli increduli la responsabilità della missione, rendendoli punti di riferimento della fede in vista del giudizio. Gli apostoli devono predicare il Vangelo, cioè Gesù risorto, a tutte le creature. Anche a noi cristiani Cristo affida questa stessa missione: una necessità, senza la cui realizzazione non possiamo dirci pienamente suoi discepoli.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Improvvisamente il Risorto appare tra gli apostoli e i discepoli. L’apparizione desta sorpresa e timore: un uomo in carne e ossa non può passare attraverso porte chiuse. Essi credono di vedere uno spirito, un fantasma. Ma colui che appare loro non è un fantasma, è proprio Gesù. Il Signore rimprovera quegli uomini dubbiosi e sgomenti e li invita a convincersi della realtà: è veramente Lui, con un corpo di carne e ossa, che porta ancora le ferite nelle mani e nei piedi, anche se, nel nuovo stato di vita, non è più soggetto alle leggi dello spazio e del tempo. Sopraffatti dalla gioia, essi non possono ancora credere. Una seconda dimostrazione deve finalmente convincerli: il Risorto chiede qualcosa da mangiare; solo un corpo vero può mangiare. Con questa duplice prova, il Signore stesso dimostra la realtà della sua risurrezione corporale. Anche noi credenti manifestiamo talvolta questo atteggiamento dubbioso. Però, quando uno ha fatto l’esperienza della risurrezione, la Scrittura lo aiuta a comprendere in una luce nuova la vita di Gesù e persino lo scandalo della morte in croce. Gesù risorto è il compimento e la chiave di interpretazione della Scrittura: Egli ci mostra la vittoria dell’amore di Dio ed è il fondamento della speranza cristiana, speranza che apre alla vita.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
È uno dei racconti più belli quello che la liturgia di oggi ci presenta. L’evangelista Luca descrive il passaggio dalla tristezza degli sfiduciati alla gioia di chi ha trovato il Messia: quel passaggio, con la risurrezione del Signore, si compie non solo nei discepoli di Èmmaus, ma in tutti noi credenti. I due discepoli arrivano gradualmente a riconoscere Gesù, passando così dalla tristezza all’entusiasmo; lo riconoscono come profeta, potente in opere e parole, davanti a Dio e a tutto il popolo. L’hanno sognato come colui “che avrebbe liberato Israele”. Ma si sono smarriti nella loro fede a causa della croce. Un Salvatore crocifisso è per loro qualcosa di inconcepibile. Nel racconto di Luca si avverte anche il clima delle riunioni fraterne, in cui i primi cristiani leggevano la Scrittura alla luce di Cristo risorto e poi “spezzavano il pane”, cioè celebravano l’eucaristia. I due discepoli sono guidati da Gesù a rileggere la Scrittura e a trovarvi che la passione sopportata dal Signore, per entrare nella gloria, non è stata un incidente imprevisto e contrario al disegno di Dio, ma ne è stata il compimento. Fa dunque comprendere loro il valore della sofferenza nel grande piano salvifico di Dio. La passione e la croce dell’Unto di Dio corrispondono al piano misterioso di Dio. Infine, osserviamo che Gesù è riconosciuto nella frazione del pane, nell’eucaristia: lì è avvertita la sua presenza reale, la sua compagnia, e l’unione con Gesù fa battere il cuore. Senza Gesù, i cuori rimangono ghiacciati e spenti. Andiamo a Lui…
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Maria di Màgdala, dopo essere venuta a dare l’allarme raccontando «Hanno portato via il mio Signore», ritorna di nuovo al sepolcro. Vede e riconosce Gesù risorto dai morti. Vedere il segno della tomba vuota non basta, da solo, a far credere nella risurrezione: occorre l’apparizione di Gesù risorto, l’incontro personale con Lui. Questa risurrezione di Gesù non è un ritorno alla vita precedente, ma l’inizio di una vita nuova e diversa. Perciò anche il rapporto con Gesù non può continuare come prima: ora Egli è il “Signore” e sale presso il Padre suo e Padre nostro, il suo Dio e il nostro Dio. Quando i due discepoli, Pietro e Giovanni, immersi nelle loro meditazioni, se ne vanno via dal sepolcro, Maria di Màgdala resta lì, macerata da un solo amore: Gesù. Nella sua solitudine, il pensiero di Lui la penetra: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’abbiano messo». Non è più l’informazione un po’ impersonale che aveva portato agli altri: è il grido di una tenerezza umana molto pura, ma profondamente femminile. Mentre parla, intuisce una presenza dietro di sé. Si volta di scatto, ma l’apparizione che vede è così soave e tranquilla che non può credere a ciò che il suo cuore le fa sperare. Resta prostrata e scambia colui che è davanti a lei per un giardiniere: forse potrà dare qualche informazione su quella sparizione che la strazia. Una parola è sufficiente a mutare tutta la sua tristezza in gioia: «Maria!». Ella diventa l’appassionata e sollecita annunciatrice della risurrezione ai discepoli. Ha ritrovato il suo Maestro, e la scoperta la apre al mondo.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: "I suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo". E se mai la cosa venisse all'orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Le donne, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e grande gioia, corsero ad annunciare la notizia ai discepoli. Questo è il cuore dell’annuncio pasquale, che riassume la missione perenne della Chiesa: con gioia profonda e con il dovuto timore, tutti possiamo finalmente abbandonare i nostri sepolcri interiori, uscire dal peccato, smettere il lutto e le paure, indossare l’abito della gioia, certi nella fede di poter aspirare alla nostra risurrezione e a quella dell’intera umanità. Il Risorto ci esorta: “Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli”, ovvero diventate annunciatori e testimoni coraggiosi della sua e della nostra risurrezione, fino agli estremi confini della terra. La missione, inizialmente affidata alle pie donne, diventerà poi il mandato consegnato agli apostoli, ai loro successori e a tutta la Chiesa: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura”. Questo compito sarà sempre vissuto nella tensione tra timore, sacrificio e gioia, come prosecuzione dell’opera del Divino Redentore, che racchiude in sé passione, morte e la certa risurrezione. “Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi!” dice il Signore. E San Pietro, superata la prova e colmo dello Spirito, si alza coraggiosamente per annunciare la Pasqua: «Uomini di Giudea, e voi tutti abitanti di Gerusalemme, vi sia noto questo e fate attenzione alle mie parole: Gesù di Nazareth, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni». Che la morte sia stata sconfitta per sempre è una verità che noi cristiani professiamo, ma che ancora fatica a incidere nella vita del mondo e della nostra umanità: siamo capaci di ignorare, dimenticare o nascondere il messaggio fondamentale che Dio ci ha affidato, con il rischio di ripiombare nei sepolcri del male. Incidiamo allora nel profondo dell’anima le parole di Gesù: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi tu questo?”
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Gesù è Colui che spezza le catene e riporta la libertà! I tempi passano, gli uomini periscono nella loro umanità, ricchi o poveri, sconosciuti o famosi, potenti o miseri; ma Cristo Gesù è Colui che rimane in eterno, che vive nella sua Risurrezione, Verità immutabile che non può essere cancellata: Evento veritiero, concreto, che nella sua vittoria spezza sempre e continuamente le catene che il demonio forma, per ricondurre a libertà. I discepoli di Emmaus percorrono la strada e sono oppressi dalla tristezza: si pongono domande sulla Persona che non riescono a comprendere, sono impauriti dalle tenebre che incrociano nel percorso del loro cammino… Quanti di noi camminano per la strada dell’esistenza senza capire il senso della loro nascita e dove vanno, cosa c’è oltre il termine di essa, e si pongono domande, hanno paura… Eppure guardate cosa accade ai discepoli: all’incontro con il Risorto che si affianca al loro peregrinare sconsolato, alla sua Parola si rallegrano e si accende il cuore; allo spezzare del Pane si illuminano, pur nell’oscurità della notte iniziata, ed hanno luce piena. Solo se l’accogliamo nel nostro cammino e ci poniamo a fianco a Gesù, noi avremo sapienza e conoscenza, motivazione del nostro vivere: comprenderemo il senso del suo Amore, che ci libera dalla tristezza e dà gioia al cuore; non temeremo più l’oscurità, poiché sappiamo che Egli è con noi e sapremo dove va la via, dove ci conduce, cosa ci attende alla sua fine, cosa ci dà luce nella notte se non lo spezzare del Pane, il vivere l’Eucaristia, che è la Carne e il Sangue di Gesù. Carne e Sangue divino e risorto di cui ci nutriamo: dà alla nostra carne la sua Essenza, la rende risorta, la prepara alla sua futura e piena risurrezione. Con Gesù, uniti nello spezzare il suo Pane, ma anche nello spezzare il nostro che si unisce, noi acquisiamo la Risurrezione; nella nostra croce noi ci facciamo risorti. Nel vivere la Parola noi ci facciamo risorti, nello spezzare insieme l’Eucaristia noi, risorti, spezziamo con Cristo le catene del nemico, che cerca in tutti i tempi di renderci prigionieri. Noi con Cristo gridiamo il grido della vittoria, ci facciamo liberi e diamo libertà; liberi di vivere in eterno l’amore della Risurrezione per cui siamo nati, e al quale andiamo. Diventare Eucaristia!
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Dal vangelo secondo Giovanni. Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario che era stato sul suo capo non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
Pascal Denault - Psaume 33 ➡️ RÉSUMÉ: Il arrive que nos coeurs soient en panne d'inspiration pour louer Dieu convenablement. Le Psaume 33 vient alors à notre secours en stimulant notre louange par de nombreuses raisons pour célébrer l'Éternel et lui offrir un cantique nouveau. Nous pourrions résumer ce psaume en une seule phrase: le Psaume 33 nous invite à louer l’Éternel pour ce qu’il est et ce qu’il fait, et à lui confier entièrement notre cœur. PLAN: 1. Chantez à l'Éternel (v.1-3) 2. Célébrez ce qu'il est et ce qu'il fait (v.4-19) - Le créateur et la création - Le souverain et la providence - Le rédempteur et l'élection 3. Confiez-vous en lui de tout votre coeur (v.20-22) QUESTIONS: 1. Qu'est-ce que la louange et comment pouvons-nous la stimuler? 2. Quel est le lien entre les Psaumes 32 et 33? 3. Que peut on noter à propos du cantique nouveau? 4. Quelle est la relation entre ce que Dieu est et ce que Dieu fait? 5. Qu'est-il dit de Dieu en tant que Créateur? 6. Quelle est la relation entre les desseins des hommes et les plans de Dieu? 7. Quel est le but de la création et de la providence de Dieu? 8. Quelle est la réponse appropriée que Dieu attend de nous? Textes complémentaires: 2 Chroniques 29.1-11, 18-30 ; Apocalypse 14.1-5
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: "Dove vado io, voi non potete venire"?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati». Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
«L’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono». Gli Israeliti, liberati prodigiosamente dalla schiavitù e in cammino verso la terra promessa, dinanzi alle inevitabili difficoltà del deserto insorgono contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Rimpiangono le cipolle d’Egitto e sono nauseati dalla manna! È triste constatare come i benefici di Dio siano da noi, talvolta, presi come punizione e castigo. Siamo dolorosamente incapaci di comprendere il bene che ci viene dato, fino a scambiarlo con il male, fino a stravolgere la verità, fino a rinnegare il Messia, il Figlio di Dio venuto a compiere l’opera della nostra redenzione. Ciechi ai suoi miracoli, ciechi ai suoi prodigi. Il buio dell’anima, alimentato dall’umana presunzione, non consente di “vedere” ciò che è oggetto della fede. La Verità, che punge sull’orgoglio, viene così respinta, avversata e condannata. Il rifiuto poi ardisce sentenziare perfino la morte del bene. Così avviene la condanna del divino Redentore. Gesù, con queste parole, ci convince della nostra cecità: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo». Gesù è la rivelazione del Padre, e rinnegandolo rinneghiamo Dio stesso che l’ha inviato. L’appartenenza al mondo e alle sue povertà non consente alla fede di ardere e di credere e, privi di luce e di grazia, moriremo nei nostri peccati. Gesù: «Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita», e ci esorta: «Camminate mentre avete la luce, perché non vi sorprendano le tenebre». Mi propongo oggi di alimentare con la preghiera la luce della mia fede.
Pascal Denault - Psaume 32 ➡️ DESCRIPTION: David explique l'essence de la joie véritable qui mène à la félicité. Ce bonheur repose sur le pardon des péchés et la vie nouvelle qui en découle. Dieu conduit à la repentance tous ses enfants, il leur enseigne l'obéissance et leur accorde la joie du salut. PLAN: 1. Bonheur du pardon (v. 1-2) 2. Conviction et repentance du péché (v. 3-5) 3. Réflexions à propos du salut (v. 6-11) - L'offre du salut (v. 6-7) - L'obéissance du salut (v. 8-9) - La joie du salut (v. 10-11) QUESTIONS: 1. Quel est le problème avec les bonheurs recherchés par les hommes? 2. Qu'est-ce que le premier mot du Psaume 32 exprime? 3. Quels sont les termes employés pour le péché et le pardon? 4. Comment ce psaume est-il utilisé dans le NT pour présenter la justification? 5. Qu'est-ce qui vient avec la justification? 6. À quoi ressemblent une conviction de péché et une vraie repentance? 7. Quelles sont les réflexions de David à propos du salut qu'il a reçu? Textes complémentaires: 2 Samuel 11.1-12.13 ; Romains 3.21-4.8
Pascal Denault - Psaume 31 ➡️ DESCRIPTION: Le psaume 31 est une prière de David où sont entremêlées la détresse et l'espérance. Les circonstances derrières cette prière sont incertaines, mais non seulement elles préfigurent les celles qui accompagneront Christ jusqu'à la croix, mais également celles qui accompagneront jusque dans la gloire tous ceux qui marcheront dans ses traces. PLAN: 1. L'espérance du malheureux (v. 1-6) 2. L'espérance dans la souffrance (v. 7-11) 3. L'espérance dans la solitude (v. 12-19) 4. L'espérance dans la louange (v. 20-25) QUESTIONS: 1. Que sait-on sur le contexte du Psaume 31 et la façon de diviser ce psaume? 2. En quoi consiste l'espérance du malheureux? 3. Que doit apprendre à faire le malheureux justifié? 4. Comment les idoles sont-elles une cause de souffrance? 5. Quel est le lien entre le corps et l'âme dans la souffrance? 6. Quelle est la durée de la souffrance? 7. Y a-t-il une espérance face à la solitude? 8. Quelle est l’utilité de la louange dans notre souffrance? 9. Pourquoi Dieu est-il digne de louanges malgré nos souffrances? Textes complémentaires: 1 Samuel 23 ; 2 Corinthiens 4.7-11
Pascal Denault - Psaume 30 ➡️ DESCRIPTION: Ce psaume anticipe magnifiquement la délivrance de toutes nos tristesses par la résurrection du Christ dans laquelle nous participons. Tous ceux qui sont l'objet de ce salut élèvent leur voix dans l'adoration joyeuse en attendant la plénitude de leur propre délivrance. PLAN: 1. La délivrance du Messie (v. 1-4) 2. La louange des saints (v. 5-6) 3. La colère sur le Messie (v. 7-11) 4. La délivrance du Messie (v. 12-13) QUESTIONS: 1. Quel est le lien entre nos soucis quotidiens et le Psaume 30? 2. Qu'est-ce que la suscription de ce psaume nous apprend? 3. Comment ce psaume trouve-t-il son accomplissement en Jésus? 4. Qui sont les saints et que doivent-ils faire? 5. Pourquoi la colère de Dieu fut-elle sur David et comment cela anticipa l'Évangile? 6. Quelles applications pouvons-nous faire du Psaume 30? Textes complémentaires: 2 Sam 24 ; És 38.16-20
Daniel Méthot-Pinel - Jean 18.37-38 ➡️ Description: Est-ce que tu as déjà eu un doute que la foi chrétienne est vraie ? Est-ce que tu t’es déjà demandé, si tout ce que nous croyons est simplement une tradition humaine qui a évolué avec le temps, et qui prétend être d’origine divine ? Après tout, beaucoup de gens croient sincèrement en des religions que nous considérons comme fausse, pourquoi ne pourrions-nous pas être parmi ces gens ? Il est normal d’avoir des doutes, tous les chrétiens de tous les âges en ont eu. Dans ce message, nous verrons comment nous pouvons savoir que notre foi est vraie. Dieu ne nous demande pas d’avoir une foi aveugle, il nous a créé rationnel et intelligent, capable de discerner le vrai du faux. Nous verrons tous les moyens que Dieu nous a donnés pour savoir qu’il a envoyé son fils dans le monde pour nous laver de nos péchés et nous réconcilier avec lui. Structure: 1) Prouver que la foi chrétienne est vraie. 2) Prouver que Dieu existe. 3) Prouver que Christ est ressuscité. 4) Des applications concrètes de la vérité de la foi chrétienne. Textes complémentaires: 1 Cor 15:1-41, Esaïe 53:1-5
Pascal Denault - Psaume 29 ➡️ DESCRIPTION: Lors d'un puissant orage qui frappe tout le pays, David est ému face à la puissance des éléments qui se déchaînent. Cette scène lui rappelle le déluge et l'amène à contempler le Dieu qui règne au-dessus de la tempête. Au travers des coups de tonnerres qui grondent, David trouve refuge dans la voix de l'Éternel qui manifeste sa gloire par le salut au travers du jugement. PLAN: 1. Rendez à l'Éternel gloire et honneur (v.1-2) 2. La voix de l'Éternel retentit (v.3-9) 3. L’Éternel règne éternellement et établit la paix (v.10-11) QUESTIONS: 1. D'où vient le titre à propos des sept tonnerres? 2. Comment ce psaume est-il divisé? 3. Qui sont les fils de Dieu? 4. Que décrivent les versets 3 à 9? 5. Comment David et le NT voient-ils le déluge? 6. Comment l'arc-en-ciel est-il rappelé dans le Psaume 29? Textes complémentaires: Genèse 6-7 ; 2 Pierre 3.1-13
➡️ DESCRIPTION : Le chrétien qui désire approfondir sa communion avec le Seigneur ne doit pas seulement apprendre à prier en tout temps et avec l’église réunie ; il doit aussi apprendre la grâce de la prière secrète. C’est enfermé dans le secret, cherchant la face de notre Père par la foi, que nous découvrons l’une des plus grandes subtilités d’avoir accès à un Dieu infiniment satisfaisant. PLAN: 1. L'individualité de la prière secrète. 2. L'occasion de la prière secrète. 3. La solitude de la prière secrète. 4. La communion de la prière secrète. 5. La récompense de la prière secrète. Textes complémentaires: Psaumes 73 ; 27.4-8 Prédicateur: Vincent Lemieux
➡️ DESCRIPTION : À l'époque d'Ésaïe, Israël et Juda connaissent des années de terrible déclin. En raison de leur transgression manifeste et continue, Dieu a envoyé ses prophètes pour annoncer un jugement à venir. Cependant, cet avertissement s'accompagne d'un appel au peuple pour qu'il se détourne de ses péchés et qu'il place son espoir dans les promesses de l'alliance. Utilisant l'image d'un glorieux séjour sur la montagne sainte du temple de Jérusalem, Ésaïe présente la gloire de l'ère messianique et montre comment cette vision s'applique non seulement à Juda, mais aussi à tous ceux qui renonceront au péché et fixeront leurs yeux sur le salut que Dieu offre. PLAN: 1. Se préparer à entendre la Parole de Dieu 2. La Parole de Dieu à Juda 3. La Parole de Dieu pour nous Textes complémentaires: Ésaïe 2 ; Apocalypse 6.12-17 Prédicateur: Michael Beck
Pascal Denault - Psaume 28 ➡️ ➡️ DESCRIPTION: Face aux mêmes ennemis qui sont décrits dans le Psaume 27, David poursuit sa prière. Sa confiance semble d'abord ébranlée par le silence de Dieu, mais David crie vers l'Éternel et réclame la condamnation de ses ennemis. Cela peut-il se réconcilier avec l'injonction de Christ à aimer nos ennemis et à prier pour eux (cf. Mt 5.44)? Nous verrons comment les chrétiens peuvent utiliser les imprécations prononcées dans ce psaume. PLAN: 1. Supplications (v.1-2) 2. Imprécations (v.3-5) 3. Bénédictions (v.6-9) QUESTIONS: 1. Comment les premiers psaumes sont-ils organisés? 2. Qu'est-ce qui peut avoir troublé la paix que David exprimait au psaume 27? 3. Qu'est-ce qui caractérise les méchants dans ce psaume? 4. Comment expliquer que David prie pour la condamnation de ses ennemis? 5. Qu'est-ce qui explique le changement de ton au verset 6? 6. Sur quelle base pouvons-nous être assurés de notre propre délivrance face à nos ennemis? Textes complémentaires: Psaume 35 ; 2 Thessaloniciens 1.4-10
Pascal Denault - Psaume 27 ➡️ DESCRIPTION: Le psaume 27 nous décrit l'assurance du croyant face à tous ses adversaires. Cette assurance ne signifie pas l'absence d'une lutte de la foi pour se maintenir tranquille dans les promesses de Dieu. Nous verrons que malgré toutes ses tribulations, le croyant est plus que vainqueur grâce à la bonté de son Dieu et qu'il peut déjà proclamer sa victoire même s'il doit encore lutter. PLAN: 1. Les ennemis - v. 1-3 2. L'abri - v. 4-6 3. Le cri - v. 7-10 4. L'appui - v. 11-14 QUESTIONS 1. Comment se manifeste la crainte de l'homme? 2. Qu'est-ce qui délivre fondamentalement de la crainte de l'homme? 3. La délivrance signifie-t-elle l'absence complète de crainte? 4. Comment la prière de David aux versets 4-6 reflète-t-elle l'expérience du chrétien? 5. Quel est le paradoxe que ce psaume exprime? 6. Pourquoi David demande-t-il d'être conduit "à cause de mes ennemis"? 7. Quelles sont deux applications du Psaume 27? Textes complémentaires: 1 Samuel 26 ; 1 Pierre 2.4-12, 19-25