Se anche tu come me sei ossessionato dalla Libertà Finanziaria, scopri come far lavorare i soldi al posto tuo e come usare con disciplina il trading e gli investimenti come un business per generare un'entrata economica aggiuntiva. Ma sopratutto smetti di fare errori, di mettere a rischio il tuo capitale e di pensare che il trading o gli investimenti sono una scorciatoia veloce e semplice per diventare ricco. Chi vuol far credere questo ti sta mentendo.Perchè quando il tuo capitale e i tuoi risparmi li hai persi per delle decisioni sbagliate, allora è GAME OVER !Marco Casario è un imprenditore, CEO, investitore, trader, vlogger, e speaker.

Negli ultimi anni Bitcoin è passato dall'essere considerato uno strumento per criminali al diventare l'asset rifugio più ricercato da istituzioni, fondi e governi. BlackRock, il più grande gestore di capitali al mondo, ha raccolto in pochi mesi più denaro con il suo ETF Bitcoin di quanto gli ETF sull'oro abbiano raccolto in vent'anni, un segnale che rivela molto più di quanto sembri: non è Bitcoin che sta “vincendo”, è il sistema fiat che sta cedendo sotto il peso di inflazione reale, debito pubblico fuori controllo e svalutazione costante della moneta. In questo video viene analizzato perché le grandi istituzioni stanno correndo verso Bitcoin non per filosofia ma per sopravvivenza, perché Bitcoin non è la soluzione ai problemi economici ma lo specchio che mostra la fragilità del denaro tradizionale, e perché la vera domanda non è più “quanto può valere Bitcoin?”, ma “chi controllerà Bitcoin quando governi e banche centrali inizieranno a comprarlo?”. Un viaggio dentro i fondamentali macro, l'economia delle valute fiat, il ruolo dell'inflazione nascosta e la trasformazione di Bitcoin da rivoluzione dal basso a nuovo campo di battaglia del potere finanziario globale.

La nuova proposta del mutuo a 50 anni viene presentata come la soluzione alla crisi immobiliare, ma dietro la rata più bassa si nasconde una delle trappole finanziarie più pericolose degli ultimi decenni: costi totali quasi raddoppiati, crescita dell'equity lentissima, indebitamento che supera la pensione e un impatto diretto sui prezzi delle case, destinati a salire ancora. Nel video viene analizzato cosa comporta davvero estendere un mutuo da 30 a 50 anni, quanto aumentano gli interessi, come il mercato si adatta immediatamente annullando qualsiasi “vantaggio”, e perché questo meccanismo favorisce soprattutto banche, costruttori e grandi fondi immobiliari mentre le famiglie restano più vulnerabili. Attraverso esempi numerici, storia dei mutui, dinamiche inflazionistiche e simulazioni di interesse composto, il video mostra quando questa scelta può funzionare e perché, nella maggior parte dei casi, è solo un modo per prolungare una dipendenza dal debito che non costruisce ricchezza. Una spiegazione completa, chiara e senza filtri su cosa significa davvero firmare un mutuo a 50 anni e sul motivo per cui non risolve la crisi abitativa, ma rischia di aggravarla.

La banconota che tutti considerano “denaro” è solo un pezzo di carta, il simbolo di un'illusione che regge l'intero sistema finanziario moderno. I soldi depositati sul conto non sono realmente custoditi: vengono prestati, moltiplicati e trasformati in debito attraverso la riserva frazionaria, mentre al risparmiatore resta solo un numero su uno schermo. L'inflazione ufficiale racconta una storia rassicurante, ma la crescita della massa monetaria e la perdita del potere d'acquisto mostrano un quadro completamente diverso: il denaro viene diluito ogni anno e chi lo conserva “fermo” finisce lentamente schiacciato. Le 7 bugie sul denaro spiegano perché risparmiare in contanti è perdere valore, perché stipendi e pensioni non crescono abbastanza da proteggere le famiglie, perché le valute fiat sono basate esclusivamente sulla fiducia e perché i governi possono tassare senza dirlo stampando moneta. L'oro, le case e Bitcoin non sono soluzioni miracolose, ma indicatori di un sistema costruito sulla svalutazione continua. Comprendere come funziona davvero il denaro è il primo passo per proteggere il proprio capitale, evitare gli errori più comuni e iniziare a spostare energie e risorse verso asset più resilienti. Nel percorso gratuito Pace Finanziaria sono raccolti strumenti, esempi e strategie per costruire fondamenta solide e difendere i risparmi in un mondo in cui la moneta perde valore ogni giorno.


L'intelligenza artificiale è diventata il centro del nuovo capitalismo tecnologico, ma dietro la corsa all'AI si nasconde un intreccio di investimenti che somiglia sempre di più a una bolla. OpenAI, Nvidia, Amazon e Google stanno creando un'economia circolare da centinaia di miliardi di dollari, dove le stesse aziende si finanziano, si comprano e si sostengono a vicenda, gonfiando i prezzi e i profitti sulla carta. In questo video analizzo i “circular deals”, gli accordi che legano le big tech in una rete sempre più complessa, spiego perché questo sistema potrebbe diventare un rischio per l'intera economia globale e mostro come l'AI stia consumando enormi quantità di denaro ed energia senza ancora produrre ricavi reali. Un viaggio nel lato nascosto della rivoluzione dell'intelligenza artificiale — tra finanza, infrastrutture e il pericolo di una nuova bolla tecnologica.

Mentre i media parlano di crisi, i dati raccontano un'altra storia: la liquidità in dollari si sta prosciugando ma il ciclo sta cambiando direzione, l'inflazione si trasforma, la reflazione americana prende forza e l'Asia torna a correre. Dalla crisi del credito al nuovo ruolo dei dazi, fino ai segnali del mercato repo e del dollaro, in questo video analizzo perché stiamo entrando in una fase in cui la paura è il miglior segnale per chi sa leggere i mercati. Perché dietro la volatilità e il rumore mediatico, il ciclo economico è vivo — e chi sa riconoscerlo oggi, costruirà le performance di domani.

La liquidità sta finendo. Le banche americane stanno bussando alla Federal Reserve per chiedere contanti d'emergenza, mentre il sistema inizia a scricchiolare. La Standing Repo Facility è esplosa ai massimi di sempre, segnalando un allarme che ricorda da vicino il 2008. Il problema? Dopo mesi di Quantitative Tightening, la “benzina” nei tubi finanziari si è esaurita: il Tesoro USA sta risucchiando miliardi dal sistema con il suo conto TGA, il tasso SOFR è schizzato oltre il limite imposto dalla Fed e le riserve bancarie sono al minimo. Un segnale chiaro che il sistema è sotto stress, e che presto potremmo assistere a un “QE silenzioso” per evitare il collasso. In questo video spiego come funziona davvero il meccanismo della liquidità, perché le banche stanno finendo i soldi e cosa significa tutto questo per dollaro, inflazione e mercati globali.

La meritocrazia è diventata una favola per adulti. Oggi a determinare chi può costruirsi un futuro non è più il talento, ma l'eredità. In Italia nei prossimi vent'anni passeranno di mano oltre 5.000 miliardi di euro, mentre salari e opportunità restano fermi. È il trionfo dei soldi vecchi sul lavoro nuovo, di una ricchezza accumulata nel passato che continua a crescere più velocemente dell'economia reale. Il 10% più ricco possiede il 60% della ricchezza del Paese e le tasse colpiscono chi lavora, non chi eredita. In questo video spiego come siamo diventati un paradiso fiscale per ereditieri, perché la mobilità sociale si è bloccata e qual è l'unica strada possibile per far tornare a contare il merito più della fortuna.

La Fed ha tagliato i tassi di 25 punti base, ma dietro la facciata si nasconde qualcosa di molto più grande. Powell ha usato parole da falco durante la conferenza stampa, ma tra le righe del comunicato ufficiale c'era la vera notizia: la fine del quantitative tightening dal 1° dicembre. Significa che la Banca Centrale americana ha deciso di fermare il drenaggio di liquidità e si prepara, di fatto, a riaccendere la stampante di denaro. È un doppio gioco: da una parte messaggi di prudenza, dall'altra le condizioni perfette per una nuova espansione monetaria. I mercati però non sembrano averlo ancora capito. Il dollaro resta forte, i rendimenti dei Treasury si impennano e l'oro continua a salire. In questo video spiego perché la Fed si trova in trappola, cosa rivela davvero il comunicato, e come questo nuovo equilibrio tra inflazione, recessione e liquidità potrebbe riscrivere la traiettoria dei mercati globali nei prossimi mesi.

Porsche è finita nel suo incubo peggiore. In pochi mesi i profitti sono crollati del 96%, quasi un miliardo di euro bruciato e il CEO ha ammesso pubblicamente che il modello di business “non funziona più”. Tutto è iniziato con la scommessa sull'elettrico: la Taycan doveva essere la svolta, è diventata un disastro. Difetti, richiami, clienti furiosi e un mercato cinese che si sta sgretolando sotto i colpi della concorrenza locale. L'Europa, intanto, impone leggi che le aziende non riescono più a sostenere. Così Porsche è tornata indietro, puntando di nuovo sui motori a combustione e tagliando migliaia di posti di lavoro. È il simbolo di un intero sistema industriale che si è perso inseguendo un futuro che non era ancora pronto.


Ogni volta che paghi con la carta, una parte delle commissioni finisce negli Stati Uniti: un flusso invisibile di denaro e dati che lega l'Europa ai circuiti di Visa e Mastercard. Ora Bruxelles vuole rompere questa dipendenza accelerando sull'Euro Digitale, una valuta pubblica emessa dalla BCE per riportare in Europa il controllo dei pagamenti. Ma dietro la corsa alla moneta digitale c'è anche paura: una nuova legge americana — il Genius Act — sta dando alle stablecoin in dollari un vantaggio competitivo che rischia di indebolire l'euro e spingere gli europei verso il dollaro digitale. L'Euro Digitale nasce come scudo, ma apre un interrogativo cruciale: sarà davvero uno strumento di indipendenza o diventerà un mezzo di controllo totale sulle nostre transazioni?

Tesla ha registrato ricavi e flusso di cassa record, ma dietro la facciata dei numeri si nasconde una realtà molto diversa. I profitti netti sono crollati del 37%, i margini di profitto sono ai minimi dal 2019 e le spese operative sono esplose del 50%. La crescita di Tesla oggi è sempre più costosa e sempre meno redditizia: ogni dollaro di ricavo genera meno valore per gli azionisti. Mentre Musk parla di AI e robot umanoidi, il business principale — le auto — perde competitività, con margini in caduta e una guerra dei prezzi che erode profitti trimestre dopo trimestre. Il mercato continua a valutarla 1,5 trilioni di dollari, 189 volte gli utili futuri, ma quella cifra riflette più speranza che realtà. Tesla resta un simbolo di innovazione, ma i suoi conti raccontano una storia diversa: quella di un'azienda che cresce tanto, ma guadagna sempre meno.

Quando c'è uno scarafaggio, probabilmente ce ne sono altri. È il monito del CEO di JPMorgan, Jamie Dimon, per far capire quanto il sistema bancario americano sia più fragile di quanto vogliano farci credere. Solo due anni fa sono crollate banche come Silicon Valley Bank e First Republic, ma oggi nuove crepe tornano a farsi sentire. Le banche regionali USA sono sedute su centinaia di miliardi di perdite non realizzate e su 2.700 miliardi di prestiti immobiliari commerciali, un settore che secondo Morgan Stanley potrebbe crollare del 40%. A questo si aggiungono frodi, prestiti “ombra” e un eccesso di rischio nascosto nei bilanci. Mentre JPMorgan aumenta le riserve e si prepara alla tempesta, altre banche scelgono la strada opposta, riducendo gli accantonamenti pur di spingere i profitti. Il risultato è un sistema spaccato, dove la fiducia regge tutto ma basta un piccolo shock per far vacillare l'intera impalcatura. In questo video analizzo i dati reali, i rischi del credito privato e gli indicatori chiave da monitorare per capire se le crepe si trasformeranno in un nuovo terremoto finanziario.

La bolla delle auto elettriche cinesi potrebbe essere già iniziata, solo che nessuno vuole ammetterlo. Dopo anni di sussidi pubblici e crescita incontrollata, il settore è diventato un castello di carte tenuto in piedi dall'intervento dello Stato. Warren Buffett ha liquidato la sua storica posizione in BYD dopo 15 anni, proprio mentre gli stessi dirigenti cinesi iniziano a parlare apertamente di un “bagno di sangue” imminente. Oggi oltre 500 produttori nati grazie ai finanziamenti del Partito Comunista si contendono un mercato saturo, vendendo in perdita e gonfiando i numeri con pratiche contabili discutibili. Ma questa volta la crisi non resterebbe confinata alla Cina: le auto elettriche a basso costo stanno già invadendo l'Europa e una correzione violenta nel settore avrebbe effetti globali, dal commercio ai mercati finanziari. In questo video analizzo dati, bilanci e segnali che indicano come la prossima bolla potrebbe scoppiare proprio nel cuore della transizione verde.

L'intelligenza artificiale sta seguendo lo stesso copione che abbiamo già visto con Internet, gli smartphone e i social network: prima conquista il mondo, poi arrivano i ricavi. Oggi siamo ancora nella fase dell'espansione, dove la battaglia non si gioca sui profitti ma sugli utenti e sulla potenza di calcolo. Molti la chiamano bolla, ma i dati raccontano l'opposto: l'adozione dell'AI sta crescendo più rapidamente di qualsiasi altra tecnologia nella storia moderna. E per capire dove ci porterà questo ciclo, basta guardare in un punto preciso della mappa economica mondiale — la Corea del Sud. Il Paese è il barometro dell'economia globale, e le sue esportazioni stanno esplodendo: +12,7% su base annua a settembre, un segnale che la macchina produttiva si sta riaccendendo. Non è solo una storia di chip, ma di ripresa più ampia, e la correlazione con l'ISM manifatturiero americano ci suggerisce che la crescita potrebbe estendersi agli Stati Uniti nei prossimi mesi. I dati, insomma, indicano che la tecnologia non è in bolla ma in piena accelerazione: dalle esportazioni coreane ai bilanci delle big tech, tutto punta verso un nuovo ciclo di espansione. E chi pensa che sia finita, probabilmente è lo stesso che nel 2007 diceva: “Facebook è solo una moda”.

Mentre il mondo intero si lascia trascinare dall'euforia dell'Intelligenza Artificiale, i più grandi investitori del pianeta stanno facendo l'esatto opposto. Warren Buffett accumula liquidità e riduce le posizioni più esposte, Michael Burry compra aziende crollate e dimenticate, Bill Ackman punta miliardi su società che tutti davano per spacciate. Non è paura, è strategia. Stanno costruendo le loro mosse mentre gli altri inseguono l'hype, leggendo i segnali nascosti del debito americano, dell'inflazione e del rischio geopolitico. Tre approcci diversi, una lezione comune: quando tutti corrono nella stessa direzione, il vero vantaggio è saper aspettare.

Com'è possibile che una delle potenze industriali più forti del mondo sia arrivata a svendere se stessa?L'Italia era la quinta potenza manifatturiera del pianeta, un Paese capace di creare valore, innovazione, lavoro.Poi qualcosa si è spezzato.Dal divorzio tra Tesoro e Banca d'Italia del 1981 alle privatizzazioni a prezzi di saldo, fino all'ingresso nell'euro e al disarmo economico imposto dalle regole d'austerità: ogni scelta ha tolto un pezzo di sovranità economica, trasformando un modello vincente in una lenta agonia.Oggi paghiamo l'energia fino a tre volte più di Stati Uniti e Cina, mentre le nostre imprese chiudono e i grandi asset strategici sono in mani straniere.Ma la verità è che la svendita non è solo economica: è culturale, è la perdita della nostra capacità di immaginare e costruire futuro.In questo video racconto come siamo arrivati a questo punto, chi ha firmato le scelte che ci hanno indeboliti, e soprattutto quali leve possiamo ancora usare per rialzarci.Perché il futuro dell'Italia non è scritto: dipende da quanto avremo il coraggio di riconquistare la nostra indipendenza industriale, energetica e finanziaria.

L'America ha lanciato l'ennesimo attacco, ma questa volta la risposta della Cina è arrivata più dura che mai. Dazi, restrizioni, nuove regole sulle terre rare e un controllo quasi totale sulla catena tecnologica mondiale: Pechino sta riscrivendo le regole della geopolitica economica. Mentre Washington alza i toni, la Cina usa la leva più potente di tutte — le materie prime e la produzione industriale — per mettere in ginocchio l'Occidente. Dall'altra parte, Wall Street festeggia utili record: JPMorgan, Goldman Sachs e Citigroup annunciano profitti miliardari mentre l'economia reale rallenta e le famiglie fanno sempre più fatica. È un paradosso che racconta la vera natura di questa fase storica: da una parte la finanza che corre, dall'altra un mondo sempre più fragile, dipendente da chi controlla le risorse e la tecnologia. Questa non è più solo una guerra commerciale. È lo scontro finale per il potere economico globale — e nessuno può dirsi davvero al sicuro.

Donald Trump ha lanciato una nuova offensiva economica contro la Cina, annunciando dazi fino al 100% su ogni prodotto proveniente da Pechino. Una mossa che ha scatenato il panico sui mercati e riacceso la guerra commerciale tra le due superpotenze. Ma questa volta la risposta della Cina è stata glaciale: nessun panico, solo una minaccia chiara. Pechino ha imposto nuove restrizioni sulle terre rare, sulle batterie al litio e sulla grafite, colpendo il cuore tecnologico dell'Occidente. Dietro questa partita c'è molto di più di una disputa commerciale: c'è la lotta per il controllo delle materie prime che muovono il mondo moderno, dai semiconduttori alle armi, dalle auto elettriche ai satelliti. E mentre gli Stati Uniti accusano la Cina di concorrenza sleale, sono proprio loro a dipendere da Pechino per oltre il 70% dei minerali critici che alimentano il loro apparato industriale e militare. La guerra economica non è più teorica: è già iniziata, e il campo di battaglia è invisibile — fatto di polvere, terre rare e catene di approvvigionamento globali.

L'oro ha superato i 4.000 dollari l'oncia e tutti festeggiano. Ma quello che sembra un segnale di forza potrebbe nascondere un messaggio molto più inquietante. In questo video analizzo perché il nuovo rally dell'oro non è una semplice corsa degli investitori, ma un sintomo profondo della crisi del debito sovrano e della perdita di fiducia nel sistema monetario. Le banche centrali di tutto il mondo stanno accumulando oro come non accadeva da decenni, mentre abbandonano i titoli di Stato americani: un cambio epocale che ci dice molto su ciò che sta per accadere ai mercati finanziari, all'inflazione e al valore reale dei nostri risparmi. Nel video spiego cosa stanno realmente anticipando i mercati, perché l'oro si muove in anticipo rispetto alle crisi, e quale potrebbe essere la prossima mossa delle banche centrali. Un'analisi per capire dove si sta spostando il denaro intelligente e come prepararsi a quello che potrebbe essere l'inizio di un nuovo ciclo economico globale.

Hai presente quel brivido che senti lungo la schiena? Non quello del freddo, ma quello che ti attraversa quando apri la bolletta della luce o del gas.Perché quello che stiamo vivendo non è il ritorno alla normalità: è una tregua fragile.In questo video analizzo se l'Italia paga davvero le bollette più alte d'Europa, e perché, nonostante il calo dei prezzi del gas, continuiamo a sentirci intrappolati in un sistema energetico che non funziona più.Il nostro Paese resta tra i più esposti del continente: produciamo quasi metà dell'energia elettrica con il gas e ogni scossone sul mercato si riflette immediatamente sulle nostre tasche.Nel frattempo, la Germania compra energia dall'estero, la Francia si affida al nucleare, e l'Europa intera cerca di ridisegnare la propria mappa energetica tra dipendenze e nuovi equilibri.Parlo di crisi energetica, bollette, gas naturale liquefatto (GNL), mercato europeo dell'energia e futuro dell'Italia in un'analisi chiara e approfondita, per capire davvero cosa ci aspetta nei prossimi mesi.

Lo yen è crollato ai minimi storici. Una valuta che per decenni era considerata un porto sicuro oggi sembra affondare insieme alla sua stessa reputazione. Ma dietro questo crollo non c'è caos: c'è un piano. Una scommessa brutale che porta la firma di Sanae Takaichi, la prima donna destinata a guidare il Giappone. Il suo progetto è chiaro: spingere l'economia con nuova spesa pubblica, tagli fiscali e tassi bassissimi, anche a costo di far esplodere il debito. Una strategia “all-in” che ha acceso la Borsa di Tokyo ma ha fatto crollare lo yen. In questo video analizzo cosa sta accadendo davvero nel Sol Levante: perché il Giappone sta scegliendo deliberatamente di svalutare la propria moneta, quali rischi corre con un debito pubblico oltre il 235% del PIL e perché questa mossa potrebbe innescare un effetto domino sui mercati globali. Un viaggio nel cuore della più grande scommessa economica del momento: quella di un Paese che sfida la logica per riscrivere il proprio destino.

L'ordine mondiale che conoscevamo è morto. Il multilateralismo, l'idea che le grandi sfide del pianeta si possano risolvere insieme, è stato sepolto. Al suo funerale, due uomini hanno preso la parola: Donald Trump e il Presidente della Finlandia. Due visioni opposte del mondo — il potere contro i valori, la forza contro la diplomazia. In questo nuovo capitolo della geopolitica, uno ha demolito l'ONU definendolo un club di chiacchieroni, l'altro ha lanciato un avvertimento: senza cooperazione, il mondo tornerà alla guerra.In questo video analizzo entrambi i discorsi, svelando perché quello del finlandese potrebbe essere la bussola più importante per capire il futuro che ci attende. Dalla crisi dell'ONU al ritorno della legge del più forte, fino ai tre scenari possibili per le Nazioni Unite — ribellione, lenta decadenza o “trumpizzazione” — capiremo insieme se esiste ancora un ordine mondiale… o se siamo già entrati in un nuovo caos globale.


Comprare casa in Italia oggi sembra un'impresa impossibile: a Milano servirebbero 147 anni di stipendio per acquistare un immobile senza mutuo. Un tempo bastavano 20 anni di sacrifici per costruire un futuro solido, oggi il sogno della proprietà è diventato un lusso per pochi. Prezzi alle stelle, stipendi fermi da decenni, affitti insostenibili e una nuova “nobiltà immobiliare” che accumula appartamenti come fossero azioni in borsa stanno cancellando il patto tra generazioni. In questo video analizzo i dati reali del mercato immobiliare italiano, dal deficit di nuove costruzioni ai milioni di case vuote, dalla speculazione finanziaria al peso dei tassi di interesse. Perché le case sono diventate un asset da casinò, chi le sta davvero comprando e perché tutto questo sta distruggendo la speranza di una vita migliore per i giovani. Un'indagine cruda sulla crisi abitativa e sulla perdita della mobilità sociale in Italia.

Shutdown USA, memo segreti e una crisi di fiducia che nessuno vuole guardare in faccia: in questo video spiego perché il vero rischio non è solo la chiusura del governo, ma l'ordine dell'OMB di preparare “liste nere” di tagli permanenti, l'effetto domino su famiglie e consumi, il blackout dei dati macro che costringerebbe la Fed a volare alla cieca tra inflazione e lavoro, e il paradosso di un debito a 37 trilioni con 11 trilioni di Treasury da collocare nel 2025 mentre gli acquirenti esteri si defilano e Moody's alza il livello d'allerta; analizziamo come tutto questo può impattare rendimenti del decennale, rating USA, mercati globali e portafogli, e perché la variabile chiave—più del teatrino politico—è la fiducia: se salta quella, salta il prezzo del denaro. Se ti interessa capire conseguenze, scenari e come muoverti da investitore, guarda fino alla fine e dimmi nei commenti se pensi che lo shutdown si risolverà o che la crepa ormai si stia allargando.

Ci raccontano da anni che la Cina sia solo un paese che copia, una minaccia politica da contenere o uno zombie economico in declino, ma la realtà è molto più complessa e diversa da quella che ci propinano i media. Negli ultimi vent'anni il dragone è passato dall'essere la fabbrica del mondo al diventare un laboratorio di innovazione, capace di guidare la rivoluzione dei veicoli elettrici, dell'intelligenza artificiale e di stringere alleanze economiche con più di 120 paesi. Allo stesso tempo, però, deve affrontare crepe profonde: la bolla immobiliare, la crisi demografica e la sfida di una domanda interna debole. In questo scenario la vera domanda è se la Cina stia costruendo il nuovo ordine mondiale o se sia destinata a implodere sotto il suo stesso peso. In questo video analizzo i dati, i modelli e le strategie che ci aiutano a capire perché la guerra commerciale degli Stati Uniti rischia di essere un errore di calcolo colossale e perché ignorare il ruolo della Cina significherebbe ignorare il futuro.

Le banche centrali hanno ancora il controllo dell'economia o le loro armi si stanno rivelando poco più che un placebo? Tagli dei tassi in Svezia, la Federal Reserve che ha avviato il ciclo di allentamento, la BCE che osserva con cautela i dati: tutti si aspettano che queste mosse rilancino crescita e consumi, ma i segnali che arrivano da mercati e immobiliari in USA, Canada ed Europa raccontano una storia diversa. Il meccanismo dei tassi, che per decenni ha guidato mutui, prestiti, investimenti e mercati azionari, sembra funzionare sempre meno in un mondo dominato da debiti record, demografia in calo e politiche fiscali aggressive. In questo video analizzo perché gli strumenti classici delle banche centrali rischiano di essere insufficienti per gestire le sfide attuali, dal rallentamento del lavoro alla pressione dei dazi commerciali, e perché oggi la vera partita si gioca molto più nelle scelte politiche e fiscali dei governi che nelle decisioni di Powell o Lagarde.

Donald Trump ha lanciato un ultimatum che scuote i mercati: dazi al 100% su farmaci, mobili, camion e altri prodotti importati, con l'obbligo per le multinazionali di produrre sul suolo americano per evitarli. In questo approfondimento analizzo le conseguenze economiche e geopolitiche di questa mossa, l'impatto sull'industria farmaceutica europea, sugli investitori e sulle catene di approvvigionamento globali, spiegando perché questa politica commerciale segna la fine della globalizzazione come l'abbiamo conosciuta e quali scenari si aprono ora per Stati Uniti, Europa e mercati finanziari.

L'Argentina è di nuovo sull'orlo del baratro: Javier Milei, il presidente libertario che aveva promesso di ricostruire il Paese con tagli radicali e la dollarizzazione, ha trasformato il deficit in surplus e abbattuto l'inflazione, ma al costo di una povertà record, con il 57% della popolazione sotto la soglia e un'economia che si è fermata. Dopo nove default e decenni di iperinflazione, Buenos Aires rischia ora di dipendere da un nuovo salvataggio da 200 miliardi di dollari promesso dagli Stati Uniti. Nel video analizzo la crisi argentina, le radici storiche di questo declino, le politiche di Milei e i possibili scenari futuri tra rinascita e distruzione, con un focus sulle implicazioni economiche, politiche e sociali che questa crisi ha per i mercati globali.

In 20 anni passati a investire e studiare i mercati ho capito una cosa fondamentale: non serve cercare la formula magica o il titolo azionario del momento. La vera strategia vincente nasce da basi solide: conoscere se stessi, mettere ordine nelle proprie finanze e costruire fondamenta robuste prima ancora di parlare di azioni, obbligazioni o rendimenti.Il primo passo è sempre lo stesso: creare un fondo di emergenza, diventare i direttori finanziari di noi stessi e imparare a gestire il rischio reale, quello che può compromettere i nostri obiettivi di vita, non la semplice volatilità di un grafico.In questo video ti spiego perché la ricchezza duratura non dipende da complessi modelli matematici ma da un approccio concreto fatto di risparmio, disciplina, obiettivi chiari e una strategia di lungo termine che ti protegga dalle paure e dalle emozioni che tradiscono tanti investitori.

Da oltre quarant'anni ci raccontano che il debito pubblico italiano è colpa nostra, che i nostri genitori e i nostri nonni hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità e che oggi paghiamo il conto. Ma questa è una bugia, una delle più grandi messe in scena della storia economica moderna. In questo video spiego perché il vero problema non è quanto debito abbiamo, ma chi lo possiede: solo il 14,3% è nelle mani delle famiglie italiane, il resto è in mano a banche, fondi esteri e speculatori che guadagnano sul nostro spread. Ripercorro le tappe fondamentali – dal “divorzio” del 1981 tra Tesoro e Banca d'Italia, alle privatizzazioni degli anni '90, alla crisi del 2011 fino al Covid – per mostrare come non sia stata la spesa pubblica a far esplodere il debito, ma gli interessi imposti dai mercati. Oggi, con oltre 3.000 miliardi di debito e una quota crescente in mano straniera, l'Italia è intrappolata in una struttura che ci rende fragili e ricattabili. Capire questa storia significa liberarsi dal senso di colpa e riconoscere che dietro ogni cifra ci sono scelte politiche, non destini inevitabili.

La favola della Borsa che cresce in modo lineare dell'8-10% l'anno è un'illusione ottica, una media statistica che nella realtà non esiste quasi mai. I mercati sono una bestia: nei momenti di euforia schizzano al +20%, nei periodi di panico crollano a doppia cifra, e chi non ha lo stomaco per reggere la volatilità viene inevitabilmente buttato fuori. In questo video mostro perché la resilienza di Wall Street non è un miracolo ma il risultato di due forze precise: l'asimmetria dei mercati, dove i rialzi non hanno limiti mentre le perdite si fermano al 100%, e la stella polare dei profitti aziendali, che nel tempo guidano sempre i prezzi. Spiego come le aziende americane stiano trasformando dazi, salari e costi in opportunità grazie all'intelligenza artificiale e a strategie di efficienza che ampliano i margini, e perché la vera forza dell'S&P 500 è la sua capacità di rinnovarsi continuamente eliminando i deboli e premiando i campioni globali. La lezione è chiara: il mercato non è un viaggio tranquillo, ma una macchina di ricchezza alimentata dall'ingegno umano, e l'errore più grande che un investitore possa fare è uscire dal gioco proprio quando la giostra riparte.

Jerome Powell ha annunciato un piccolo taglio dei tassi da 25 punti base, ma dietro il volto e le parole misurate del presidente della Federal Reserve si nasconde un messaggio molto più profondo: la Fed è in trappola, stretta tra inflazione ancora alta e un mercato del lavoro che si indebolisce. All'interno della banca centrale americana regna la divisione, con membri che non riescono a concordare una linea comune, mentre i mercati mostrano segnali contrastanti: gli smart money di Wall Street si posizionano in difesa, i retail trader spingono al rialzo titoli speculativi e i rendimenti obbligazionari continuano a salire. In questo contesto, emerge il terzo mandato dimenticato della Fed – mantenere tassi di interesse a lungo termine moderati – e il rischio concreto di un ritorno al controllo della curva dei rendimenti. In questo video spiego perché Powell sembra aver firmato una resa, cosa sta davvero succedendo nei mercati e quali conseguenze possono esserci per investitori, dollaro, oro e Bitcoin.

Mario Draghi divide l'opinione pubblica: per alcuni è l'eroe che con il famoso “Whatever it takes” salvò l'euro dal collasso, per altri è l'affarista che negli anni '90 svendette l'Italia al mondo della finanza. Oggi, dal palco di Bruxelles, torna a parlare con toni drammatici: denuncia che l'Europa è schiacciata tra i dazi americani e l'aggressività della Cina, frenata da burocrazia e da un modello di crescita ormai svanito. La sua è un'allerta estrema: senza azioni straordinarie rischiamo di diventare una provincia irrilevante nel nuovo ordine mondiale. In questo video ripercorro chi è davvero Draghi, dal passato controverso delle privatizzazioni al ruolo cruciale alla BCE, fino al suo nuovo monito per il futuro dell'Europa e dell'Italia.

La Federal Reserve annuncerà oggi un taglio dei tassi di interesse di 25 punti base, una decisione che i mercati davano per scontata da settimane. Ma il vero segnale non è nel numero del taglio: ciò che conta davvero sono le parole di Jerome Powell e soprattutto il Dot Plot, la mappa che svela la traiettoria futura dei tassi. In questo video spiego perché non bisogna fermarsi all'annuncio superficiale, ma capire le implicazioni profonde per il dollaro, per i mercati e per l'intera economia globale.Gli Stati Uniti stanno vivendo una fase critica segnata da un debito pubblico insostenibile: ogni 100 giorni il governo aggiunge 1.000 miliardi di dollari al deficit. È la trappola della dominanza fiscale, dove i vecchi strumenti della banca centrale non funzionano più. Se la Fed mantiene i tassi alti, esplodono i costi del debito. Se li taglia, alimenta inflazione e speculazione. Powell si trova senza via d'uscita, e i mercati, tra euforia e paura, sanno che ogni mossa rischia di trasformarsi in un boomerang.

L'accordo commerciale tra Europa e Stati Uniti firmato da Ursula von der Leyen, presentato come una vittoria diplomatica, rischia in realtà di trasformarsi in una resa incondizionata: dazi al 15% sulle merci europee, promesse irrealistiche di acquisti energetici e tecnologici dagli USA e miliardi di investimenti che Bruxelles non ha il potere di garantire stanno facendo crollare questo patto sotto il suo stesso peso. Nel video spiego perché molti lo definiscono un accordo tossico, quali rischi corre l'industria europea, come il Parlamento e le capitali si stanno ribellando e perché l'UE potrebbe ancora giocarsi una carta importante: la tecnologia. La maxi multa da quasi 3 miliardi a Google non è solo una sanzione, ma un guanto di sfida lanciato da Bruxelles nel cuore della Silicon Valley, aprendo un braccio di ferro senza precedenti tra Europa, Trump e le Big Tech americane.




Ursula von der Leyen è al centro della tempesta: dichiarata colpevole da un tribunale europeo, travolta dal Pfizergate, criticata per i pacchetti di sanzioni che hanno colpito più l'Europa che la Russia e umiliata da Trump in un negoziato che somigliava a un ricatto. Nonostante tutto, resta sulla poltrona più fragile e potente d'Europa, mentre firma il bilancio da 2.000 miliardi e cerca di trasformare l'Unione in una superpotenza militare e tecnologica. Ma la domanda resta: è una stratega incompresa o una leader che sta trascinando il continente sull'orlo di una crisi senza precedenti?

Nel mondo di oggi le alleanze non sono più garanzie, ma strumenti temporanei che si consumano alla velocità dei capricci politici. Gli Stati Uniti, con i dazi e le minacce, hanno dimostrato che non esistono veri amici: ci sono solo rapporti da piegare ai propri interessi. Ma non tutti hanno accettato di abbassare la testa. Un ex alleato di Washington sta compiendo una mossa silenziosa e strategica, capace di riscrivere gli equilibri del nuovo ordine mondiale.È un atto di sopravvivenza. Perché la Casa Bianca può ignorare la realtà dei dati, ma non può cambiare un fatto: questo paese è la grande economia in più rapida crescita, un mercato decisivo per la manifattura, la tecnologia e persino la salute americana. Colpirlo con dazi e minacce non è una strategia, è un boomerang che rischia di tornare indietro con una forza devastante.La verità è che Donald Trump, spingendo questo partner storico verso Pechino e Mosca, potrebbe aver firmato uno degli errori più gravi della politica estera americana. Un errore che non solo rafforza i BRICS, ma accelera la transizione verso un mondo multipolare in cui l'America non è più l'unica opzione sul tavolo.


DRIIIN! È suonata la sveglia per l'Europa. Non una melodia dolce, ma una sirena brutale che ci sbatte in faccia la realtà: il nostro peso economico non ci garantisce più un posto al tavolo dei potenti. Mario Draghi, da Rimini, ha lanciato un messaggio che somiglia a un ultimatum: o cambiamo, o diventiamo irrilevanti.Gli Stati Uniti ci colpiscono con dazi e ci impongono le loro condizioni. La Cina ci stringe con il monopolio delle terre rare. In Ucraina spendiamo più di chiunque altro, ma restiamo comparse nei negoziati. Intanto, l'Europa invecchia, perde due milioni di lavoratori l'anno, paga energia più cara del resto del mondo e continua a frammentarsi invece di unire le forze.La verità è che l'illusione del libero scambio e della nostra ricchezza automatica è finita. Davanti a noi c'è un bivio storico: reinventarci con nuove forme di integrazione politica ed economica, o scivolare verso il declino.

Klarna è stata presentata come la rivoluzione dei pagamenti digitali, l'arma perfetta per conquistare l'e-commerce globale. Il modello era semplice: compra ora, paga dopo. Un'idea che sembrava un colpo di genio, capace di generare miliardi di ricavi e di trasformare una startup svedese in uno degli unicorni più celebrati d'Europa.Ma ogni arma a doppio taglio prima o poi colpisce chi la brandisce. Dietro la facciata patinata, Klarna si è nutrita di clienti fragili, spingendo milioni di persone verso una spirale di debiti e penali. Oggi quella stessa trappola si è chiusa sull'azienda: 700 milioni di ricavi nel primo trimestre 2025 non sono bastati a nascondere una perdita netta di 99 milioni, un aumento del 17% delle insolvenze e oltre 136 milioni bruciati in crediti non rimborsati.Il “Compra Ora, Paga Dopo” si è rivelato un boomerang. La società che lucrava sui ritardi dei clienti ora affoga nei propri debiti, con un'IPO rinviata e un futuro sempre più incerto. È il paradosso di un modello che doveva rendere facile il consumo, ma che rischia di distruggere chi lo ha creato.