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«Standing ovation dell'aula di Palazzo Madama per Liliana Segre, chiamata a presiedere la prima riunione del nuovo Senato che ha poi eletto a maggioranza Ignazio Benito Maria La Russa alla seconda carica dello Stato». Lo scrive Pagine Ebraiche, notiziario quotidiano edito dall'Ucei, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Si tratta di «un passaggio simbolico e a detta di vari osservatori inquietante tra una donna perseguitata in gioventù dal nazifascismo e una figura politica cresciuta negli ambienti dell'estrema destra neofascista e che con quel passato non sembra aver fatto troppo bene i conti», aggiunge Pagine Ebraiche.
Ancora una volta milioni di italiani si trovano davanti a una scelta che può essere determinante per la crescita culturale e valoriale di una intera collettività. “Otto per Mille, scegliere il futuro” si evidenzia sul numero di luglio di Pagine Ebraiche in distribuzione, a ribadire l'importanza di un sostegno rivolto all'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. “Non siamo un'azienda che produce un prodotto, non siamo una fabbrica di bottoni. Non vendiamo nulla. I servizi che offriamo, i progetti che portiamo avanti, si sostengono grazie al reperimento delle risorse”, sottolinea l'assessore UCEI al Bilancio Davide Romanin Jacur. Risorse che creano valore, con un riverbero in tutta la società italiana.
“Il titolo del libro La sola colpa di essere nati è lo svolgimento del mio pensiero, essendo stata vittima per la sola colpa di essere nata. Quello che non mi aspettavo è che diventasse una traccia della maturità”. Al telefono con Pagine Ebraiche, la senatrice a vita Liliana Segre esprime la sua sorpresa e l'apprezzamento per la scelta del ministero dell'Istruzione di usare la sua testimonianza sulle leggi razziste come uno dei temi proposti ai maturandi per l'esame di Stato
Pagine Ebraiche, qualche anticipazione dal nuovo numero
Bokertov, il commento alla rassegna a cura della redazione di Pagine Ebraiche
"Non si può sostenere che l'Italia è una Repubblica nata dalla Resistenza, fondata sull'antifascismo militante, e poi decidere chi altri abbia il diritto di fare o non fare la Resistenza e di scegliere o meno la libertà rispetto alla sopravvivenza e alla tirannide. Non si può prima inneggiare alla Resistenza vietnamita e ora negare quel diritto al popolo ucraino aggredito”. Così Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte costituzionale, nella sua orazione per il 25 Aprile a Genova. Un tema tra i tanti che sono al centro di una intervista di prossima pubblicazione su Pagine Ebraiche in cui il professor Flick si sofferma, tra i vari argomenti, sulla possibilità che un giorno Putin risponda dei suoi crimini nell'aula di un tribunale, sulla legittimità della fornitura di armamenti all'Ucraina, sullo stato della Memoria in Italia, sull'algoritmo come nuovo “vitello d'oro”.
Una fascinazione speciale quella di Israele per la figura di Heidi. Ad esplorarla la mostra Shadow and Light. Heidi's success story in Israel – A search for traces a cura dello Heidimusem di Kilchberg. In esposizione anche al Museo ebraico di Monaco, propone al suo interno una carrellata delle edizioni in ebraico di Heidi negli ultimi 75 anni e attraverso una serie di materiali affonda lo sguardo nello sviluppo mediatico del personaggio. Il compito di supervisionarla è stato affidato alla professoressa Hannah Livnat, tra le massime esperte israeliane di storia della letteratura per bambini e ragazzi. Heidi, dice a Pagine Ebraiche, “è la nostra storia”.
Sarà un Pesach inevitabilmente molto diverso da quelli precedenti per gli ebrei d'Ucraina. Non sempre sarà possibile organizzarsi per accoglierlo nel migliore dei modi. Ma l'impressione è che, anche nei contesti di maggior disagio, “si farà di tutto per celebrare col massimo impegno una festa che ci ricorda quanto la libertà, in ogni epoca e in ogni contesto, sia il bene più prezioso da difendere”. Liliya Vendrova ha tutti gli strumenti per valutare. Attraverso l'organizzazione ebraica Juice di cui è fondatrice e CEO assiste varie centinaia di persone a Kiev e nel resto del Paese. “C'è chi ha bisogno di cibo, chi di medicine, chi di un alloggio. Cerchiamo di venire incontro alle esigenze di tutti: un lavoro senza sosta, ma necessario. Lo sentiamo come una missione” racconta a Pagine Ebraiche da Budapest, dove è riparata da qualche settimana insieme al figlio di quattro anni.
Solidarietà, una delle parole chiave in queste giornate di dolore e angoscia. È in evidenza anche sulla prima pagina del numero di marzo di Pagine Ebraiche in distribuzione, che si apre con l'impegno delle istituzioni dell'ebraismo italiano ed europeo per alleviare la sofferenza della popolazione ucraina. Anche pensando a chi ha lasciato e ancora lascerà il Paese.
“Speriamo che tutte queste minacce di invasione siano solo scherzi di Purim”. Da Vinnitsa, nel cuore dell'Ucraina, rav Shaul Horowitz racconta a Pagine Ebraiche l'aria che si respira in questi giorni nel paese. “Calma e tensione si mischiano. Leggiamo le notizie e la situazione sembra migliorare, ma non si sa mai. Noi cerchiamo comunque di tranquillizzare tutti. C'è stata una conferenza tra i rabbini d'Ucraina in cui si è evidenziata l'importanza di rimanere a disposizione per aiutare chiunque abbia bisogno”.
“Ci stiamo tutti preparando al peggio. Nessuno si fida della Russia”. A dirlo a Pagine Ebraiche è il rabbino capo di Ucraina rav Yaakov Bleich. Da settimane Mosca ha ammassato lungo il confine ucraino decine di migliaia di soldati e ora l'invasione sembra più vicina. Anche se, a detta del rav, non appare ancora imminente. “L'Ucraina deve prendere in considerazione ogni eventualità, non ci sono elementi al momento per pensare che la guerra scoppi adesso. Ma noi tutti dobbiamo essere pronti”, sottolinea da Kiev il rav.
Qualche anticipazione dal numero di febbraio in distribuzione
Bokertov, il commento quotidiano alla rassegna stampa a cura della redazione di Pagine Ebraiche
“Una mossa inaspettata, nessuno ne sapeva niente. Eravamo riuniti per parlare di tutt'altro genere di cose quando alle 11 di mattina ci è arrivata la notizia di questa richiesta di incontro. L'assemblea ha scelto di accoglierla positivamente” racconta a Pagine Ebraiche rav Avraham Dayan, rabbino capo di Livorno, che in quel consesso rappresentava la comunità di Alessandria d'Egitto di cui è stato per anni il rabbino.
È scomparso all'età di 92 anni Riccardo Ehrman, il giornalista che con la sua domanda fece crollare il Muro di Berlino. Nel 2019 diede a Pagine Ebraiche una toccante testimonianza: "Per il mio novantesimo compleanno, curiosamente festeggiato pochi giorni prima del trentesimo anniversario dalla caduta del Muro, ricevo una telefonata da Firenze. È il Consiglio comunale che vuol farmi gli auguri per questo importante traguardo anagrafico. Mi passano in diretta nella sala, dove sono tutti riuniti per ascoltare quello che ho da dire. Spiego loro che sul mio atto di nascita c'è un timbro su cui è scritto ‘ebreo'. È un segno dell'odio fascista, di quella terribile stagione che fece di noi ebrei dei 'non uomini'. Ma io non ho mai chiesto che fosse cancellato. Sono ebreo e sono ben contento di esserlo. Grazie a Pagine Ebraiche per avermi permesso di ricordarlo".
Era l'autunno scorso. Liliana Segre aveva da poco festeggiato il traguardo dei 90 anni quando da Parigi arrivava la notizia di un regalo davvero speciale: la Legion d'onore appena assegnatale del Presidente francese Emmanuel Macron. La massima onorificenza nazionale come riconoscimento per il suo impegno di Memoria e per la promozione dei diritti umani. Finalmente, negli scorsi giorni, la senatrice a vita ha potuto riceverla dalle mani dell'ambasciatore Christian Masset. Una cerimonia intensa e toccante. Al suo fianco anche la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. ”È stato molto emozionante: la Legion d'onore, d'altronde, non la si riceve proprio tutti i giorni. Sono grata alla Francia per questa attenzione che mi riporta a un periodo difficile ma anche alla missione che mi sono data da allora”, dice Segre a Pagine Ebraiche. La sua dedica va infatti “alle amiche francesi con cui ho condiviso l'esperienza drammatica del campo di sterminio: il loro ricordo è ancora vivido, non ho dimenticato”.
La città di Haifa ha vissuto ieri un pomeriggio speciale. Luce e festa nelle strade per l'inaugurazione di un Sefer Torah in memoria di Sarah Halimi collocato all'interno del centro comunitario che, per iniziativa del figlio Yonathan, perpetua il nome della donna vittima di uno dei più spregevoli attacchi antisemiti ad aver colpito la Francia e l'Europa negli ultimi anni: Ohel Sarah. “È stata un'emozione immensa. Diverse centinaia di persone si sono strette a noi famiglia, condividendo questo momento gioioso. Non c'era davvero modo migliore per onorare mia madre. Torah e studio sono stati i pilastri della sua esistenza”, spiega Yonathan a Pagine Ebraiche.
Ohel Sarah, il centro comunitario nato in Israele nel nome di Sarah Halimi, ha una grande sfida nel suo orizzonte. Quella, come ha raccontato il figlio Yonathan a Pagine Ebraiche, di “promuovere i valori ebraici tanto cari a mia madre: un luogo in cui incontrarsi, confrontarsi, crescere anche ebraicamente”. Per questa struttura di recente istituzione, nata anche per favorire la piena integrazione degli ebrei di Francia appena emigrati, oggi è stata una giornata di festa. Gioia e commozione hanno infatti caratterizzato l'ingresso nel centro di un Sefer Torah dedicato alla donna parigina il cui atroce delitto a sfondo antisemita, compiuto nel 2017 dal suo vicino di casa islamico, resta ad oggi impunito.
In questo audio il prezioso incontro don Domenico De Masi sociologo e Raffaella Rumiati scienziata. Una densa intervista quasi una sorta di lectio magistrali a due, su argomenti cruciali del contemporaneo. L'intervista con Domenico De Masi e Raffaella Rumiati è in Contemporaneamente a cura di Mariantonietta Firmani, il podcast pensato per Artribune.In Contemporaneamente podcast trovate incontri tematici con autorevoli interpreti del contemporaneo tra arte e scienza, letteratura, storia, filosofia, architettura, cinema e molto altro. Per approfondire questioni auliche ma anche cogenti e futuribili. Dialoghi straniati per accedere a nuove letture e possibili consapevolezze dei meccanismi correnti: tra locale e globale, tra individuo e società, tra pensiero maschile e pensiero femminile, per costruire una visione ampia, profonda ed oggettiva della realtà.Con Domenico De Masi e Raffaella Rumiati parliamo di società e lavoro, neuroscienze tra ricerca e applicazione. Negli anni è cambiato sostanzialmente il concetto di lavoro dal lavoro operaio, al lavoro cognitivo al lavoro creativo. La neuro psicologia analizza le misure fisiologiche dei processi della mente, fino alla riserva cognitiva in fattori extra biologici. Possiamo dire che la nostra epoca esprime il migliore dei mondi esistiti fino ad oggi, la vita è quasi raddoppiata nei paesi opulenti. Tuttavia il problema è che il dominio è occulto e poco riconoscibile, dopo il trionfo planetario del neo liberismo esercitato attraverso media e crisi economiche. Ed ancora, il sistema motorio si interfaccia con percezione, linguaggio e memoria. Il potenziamento cognitivo apre un problema etico di sperequazioni sociali. La conoscenza è l'unico modo per una vita consapevole e felice. E molto altro. ASCOLTA L'INTERVISTA!BREVI NOTE BIOGRAFICHE DEGLI AUTORIRaffaella Rumiati Laureata con un Master in filosofia, e curriculum in psicologia, ha conseguito un dottorato in psicologia presso l'Università di Bologna, con tesi di dottorato presso la School of Psychology dell'Università di Birmingham, nel Regno Unito. Professore Ordinario di Neuroscienze Cognitive in SISSA (Scuola Internazionale Superiore Studi Avanzati) Trieste, dove e anche componente del CdA, e Direttore del Laboratorio iNSuLa. Autrice di oltre 100 pubblicazioni scientifiche, e peer reviewed su argomenti neuroscientifici cognitivi. Pubblica anche su giornali e riviste come: Il Sole 24 Ore, La Stampa, Pagine Ebraiche, Il Piccolo, Sapere, Mente e Cervello. Membro dell'Editorial board della rivista peer review "Cognitive Neuropsychology", Action Editor per "Brian and Cognition", revisore ad hoc per molte riviste internazionali di neuroscienze cognitive. Ha trascorso diversi periodi di ricerca al London National Hospital for Neurology and Neurosurgery (Londra, Regno Unito), e presso il Weizmann Institute di Rehovot (Israele). In Germania al Max Planck Institute for Psychology di Monaco, e un anno al Forschungszentrum ( FSZ, Jülich). Ricercatrice in visita presso il Laboratory for Symbolic Cognitive Development, Intellectual Brain Function Research Group del Brain Science Institute di RIKEN, Giappone. Dalla ricerca alla divulgazione, oltre 70 interventi come relatrice su invito in Italia e all'estero. Membro del comitato direttivo dell'European Workshop on Cognitive Neuropsychology. Nel 2003, riceve il Bessel Prize (von HumboldtStiftung) e nel 2006 il Women in Cognitive Science Mentorship Award per il suo sostegno alle giovani ricercatrici. Nel 2013 il Comune di Piacenza le conferisce il “Premio Pulcheria”.Domenico De Masi nato in Molise, cresciuto in Campania e Umbria, Professore emerito di Sociologia del lavoro, past preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università “La Sapienza” di Roma. Si dedica all'insegnamento universitario, alla formazione e alla ricerca socio organizzativa. Ha viaggiato molto ma i centri principali del suo lavoro sono Milano, Sassari, Napoli e Roma. In Brasile, dove ha la cittadinanza onoraria di Rio de Janeiro, ha tenuto conferenze in quasi tutte le grandi città. Fondatore e Direttore Scientifico della S3.Studium Srl, società di consulenza organizzativa, ricerca, formazione e comunicazione. Membro del Comitato etico di Siena Biotech e del Comitato Scientifico della Fondazione Veronesi. Ha ricoperto molti incarichi in enti e associazioni, tra i quali: manager e dirigente d'azienda (Finsider, Ifap-Centro Iri per lo studio delle funzioni direttive aziendali). Presidente dell'In/Arch, Istituto Nazionale Architettura; presidente dell'AIF, Associazione Italiana Formatori. Fondatore e presidente della SIT, Società Italiana per il Telelavoro; presidente della Fondazione Ravello. Autore di numerosi testi di Sociologia con declinazioni negli ambiti; urbana e dello sviluppo, del lavoro e dell'organizzazione, dei macro-sistemi, dei processi creativi. Tra le opere letterarie ricordiamo: “La negazione urbana” (1971); “Sociologia dell'azienda” (1973); I lavoratori nell'industria italiana (1974); Il lavoratore post-industriale (1985). Trattato di sociologia del lavoro e dell'organizzazione (1985-87); Sviluppo senza lavoro (1994); Il futuro del lavoro (1999). L'avvento post-industriale (1985). Celebri i testi: L'ozio creativo (2000); Non c'è progresso senza felicità (2005). La fantasia e la concretezza (2003); L'emozione e la regola. I gruppi creativi in Europa dal 1850 al 1950 (1990 e 2005); con Oliviero Toscani La felicità (2008). Tra studi e ricerche e autore su molte riviste e quotidiani. Ha diretto le riviste “FOR” e “Scienza 2000”. Ha fondato e dirige la rivista “NEXT. Strumenti per l'innovazione”. Membro del Comitato Scientifico della rivista “Sociologia del lavoro”. Editorialista delle riviste “Dove” e “Style”. Collabora con le maggiori testate italiane.
"Ora finalmente sulla mappa ci siamo anche noi!": frase leggendaria, questa, pronunciata da Tal Brody, mito del basket israeliano, dopo la vittoria del Maccabi Tel Aviv sul Cska Mosca, gara decisiva verso la conquista della Coppa Campioni 1976-77. Una vittoria che, appunto, aveva finalmente messo Israele "sulla mappa" dello sport mondiale. Una frase che ci è tornata in mente, qui tra le vie di Olympia, la città dello sport, ripensando a quanto accaduto poche settimane fa ai Giochi di Tokyo: un judoka algerino (ora squalificato per 10 anni) che rifiuta che gareggiare contro un rivale israeliano; due judoka, una israeliana e una saudita, che si abbracciano dopo il loro incontro. Gesti contraddittori ed emblematici, che ci ricordano come lo sport, nell'infuocato Medio Oriente, può essere al tempo stesso ponte e barriera.Ne parliamo oggi con Daniele Reichel, giornalista del periodico Pagine Ebraiche, che segue da vicino le vicende (anche sportive) di Israele e dei Paesi arabi.
"Ogni anno celebriamo Yom HaShoah. In questa data ho sempre acceso il ner neshamah, la candela commemorativa per mio padre. Perché in quella data? Perché non sapevo quando fosse morto. Ora lo so, e tutto sarà diverso". Una nuova consapevolezza che, per David Reicher (nella foto), è arrivata nella primavera del 2020. Quando cioè la salma di suo padre Marian, un ebreo polacco nativo di Kolomyia ucciso dai nazisti alle Fosse Ardeatine, è stata identificata. Una delle ultime ancora senza un nome associato. “Mia madre ha fatto l'aliyah in Israele subito dopo la guerra e io sono cresciuto qui. Le ho chiesto mille volte del periodo in Italia, di mio padre. Non mi ha mai risposto, non ha mai detto nulla di nulla. Come se fosse in stato di shock, come un black out”, il primo commento del figlio a Pagine Ebraiche. "Sarà importante visitare quel luogo. Capire - aveva poi aggiunto - cosa ha passato". Quel momento, atteso ancora più a lungo per via del protrarsi dell'epidemia, è finalmente arrivato. Lo annuncia Reicher a Pagine Ebraiche: "Il 10 ottobre - afferma - sarò alle Fosse Ardeatine".
Bokertov, il commento alla rassegna stampa curato dalla redazione di Pagine Ebraiche
Bokertov, il commento alla rassegna stampa a cura della redazione di Pagine Ebraiche
“Sarà come tornare a casa”. Martin Adler, 97 anni portati con leggerezza e brio, non sta più nella pelle. In prima linea nella Liberazione d'Italia, questo veterano dell'esercito Usa vive giornate indimenticabili. Un emozionante ritorno in varie soste, con al fianco gli affetti più cari e il suo biografo Matteo Incerti, nei luoghi in cui operò come soldato delle forze alleate. Giovedì mattina Adler sarà protagonista di una visita speciale al Tempio Maggiore di Roma la cui soglia già varcò, con il cuore che batteva forte e una Stella di Davide al collo, nel giugno del '44. Un momento molto atteso. “Tutto quello che ha a che fare con l'ebraismo per me è essenziale”, racconta a Pagine Ebraiche.
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Le anticipazioni dal numero di agosto di Pagine Ebraiche in distribuzione.
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I paragoni impossibili tra la persecuzione ebraica e le disposizioni sui vaccini sono “follie, gesti in cui il cattivo gusto si incrocia con l'ignoranza: siccome spero di non essere né ignorante né di avere cattivo gusto, non riesco a prendermela più di tanto”. Lo ha dichiarato la senatrice a vita e Testimone della Shoah Liliana Segre in un'intervista a Pagine Ebraiche, al centro dell'audiopilpul di questa sera.
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