Dall'intelligenza artificiale alle nanotecnologie, dalla blochckain ai nuovi materiali, dall'energia che cambia alla digital transformation, dall'auto elettrica all'economia economia circolare: ogni giorno a Smart City idee e storie di innovazione dalla voce dei protagonisti.
Un calcestruzzo che si auto ripara, rimarginando cricche e fratture prima che possano degenerare diventando irrecuperabili, aprendo la strada alla corrosione e all’ammaloramento delle opere in calcestruzzo armato.È quanto ha messo a punto DMAT, società approdata al mercato solo da pochi mesi dopo il tipico percorso da start-up, e che a Rebuild – in corso a Riva del Garda in questi giorni – ha presentato i risultati del proprio lavoro in un convegno dedicato alla sostenibilità dei materiali nel settore edilizio.Ospite Paolo Sabatini, CEO e Co-fondatore di DMAT
Progetti come Energiesprong hanno fatto scuola in Europa dimostrando che, almeno per certe classi di edifici, è possibile ristrutturare per mezzo di componenti di involucro prefabbricati, assemblati in uno stabilimento e installati in cantiere. Certo si tratta di un processo edilizio radicalmente nuovo e fortemente digitalizzato, perciò non facile da digerire, ma che offre diversi vantaggi, quali prestazioni certificabili, costi più certi e cantieri molto più brevi. Paesi come la Germania e la Spagna si stanno muovendo rapidamente in questa direzione. E l’Italia?Ospiti Thomas Miorin, CEO di EDERA, e Sergio Anzelini, Pres. di ITEA
Rigenerare il patrimonio edilizio inutilizzato nei contesti di montagna, trasformandolo in un asset per attrarre nuovi abitanti e combattere lo spopolamento. Questa l’idea alla base di Ri.Val, progetto della Provincia di Trento che tenta di dar corpo a un’ipotesi spesso invocata, ma raramente praticata con successo. Spesso lo spopolamento convive con una domanda di persone che vorrebbero andare a vivere in montagna e che tuttavia non trovano un’offerta abitativa adeguata, nonostante una vasta disponibilità di edifici abbandonati o inutilizzati. Ri.Val punta quindi a costruire questa offerta, dando vita a un soggetto aggregatore con un mix di capitali pubblici e privati; una SGR, che acquisirà gli edifici adatti allo scopo in cambio di quote o acquistandoli sul mercato, per poi ristrutturarli e trasformali in edilizia convenzionata. Un caso di innovazione finanziaria e di governance di cui parliamo con Simone Marchiori, Assessore provinciale alle politiche per la casa, patrimonio, demanio e promozione della conoscenza dell'Autonomia e dell'Euregio.
Con il programma Smart City, Radio24 dedica una settimana speciale all’undicesima edizione di REbuild, l’evento sull’innovazione sostenibile nel settore dell’edilizia che si svolge il 6 e 7 maggio a Riva del Garda. La manifestazione ruota attorno ai temi di edilizia off-site, nuovi materiali, energia, e altro ancora. In questa puntata, diamo qualche anticipazione su cosa attende gli ospiti di quest’anno, in termini di temi, padiglioni e incontri, e parliamo dei temi caldi che possono fare la differenza. A tal proposito, sentiamo Alessandra Albarelli, Direttrice Generale di Riva del Garda Fierecongressi, ed Ezio Micelli, Presidente del Comitato Scientifico di REbuild 2025 e Professore dell’Università IUAV di Venezia, intervistati da Silvia Bandelloni.
Nella puntata precedente abbiamo parlato di Intelligenza Artificiale a bordo dei mezzi pesanti come camion e tir. In questa puntata continuiamo a parlare di Intelligenza Artificiale e logistica, cercando di capire in che modo l’IA venga applicata all’interno dei magazzini, che sono il cuore della logistica. Anche di questo parliamo con l’aiuto di Damiano Frosi, Direttore dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano.
Rendere la vita più facile agli autisti di trasporti pesanti, come camion e tir. Questo è uno dei campi di applicazione dell'Intelligenza Artificiale più gettonati nel mondo degli autotrasporti. Il settore vive da anni una difficoltà nel trovare autisti; l'Intelligenza Artificiale viene quindi vista sia come uno strumento per ridurre il bisogno di addetti ai lavori, sia come uno strumento per aumentare la qualità della vita dei lavoratori e migliorarne la sicurezza. Si va dai sistemi di computer vision montati in cabina, per rilevare eventuali disattenzioni dell'autista, ai veicoli autonomi, per movimentare semi rimorchi o container nei piazzali, fino ai software per pianificare viaggi, soste e carico-scarico in base al traffico. Ne parliamo con Damiano Frosi, Direttore dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano.
Produrre ammoniaca - una delle più importanti materie prime seconde - direttamente da aria e acqua, con un processo completamente elettrificato che ricorda da vicino l'elettrolisi dell'acqua. È questo l'obiettivo del progetto Ginny, di cui parliamo dalla puntata precedente e che si inserisce nel filone di ricerca di alternative al processo Haber Bosh per la produzione dell'ammoniaca, uno dei processi chimici più importanti ma più energivori. Oltre all'efficienza elevata, una caratteristica distintiva del progetto Ginny è la possibilità di effettuarlo su piccola scala, tanto da lasciare immaginare che gli agricoltori possano usarlo per prodursi l'ammoniaca necessaria a fertilizzare i campi, insieme ad altri sottoprodotti altrettanto utili come l'idrogeno. Ne parliamo con Federico Bella, professore di Chimica al Politecnico di Torino.
Il processo Haber-Bosh per la produzione di ammoniaca, inventato agli inizi del ‘900 da Frizz Haber, è uno dei più importanti della storia della chimica. L’ammoniaca infatti è essenziale per la produzione di fertilizzanti e trova impiego anche nella produzione di plastiche, fibre sintetiche, esplosivi, farmaci, solventi e fluidi refrigeranti.Tuttavia il processo Haber Bosch è estremamente energivoro, motivo per cui il mondo della ricerca è fortemente impegnato a cercare delle alternative. Come ci racconta Federico Bella, professore di Chimica del Politecnico di Torino, il progetto Ginny, da lui ideato e finanziato con un ERC Grant dall’UE, consiste in un nuovo processo, completamente elettrificato, per sintetizzare ammoniaca direttamente da aria e acqua.
Trasformare rifiuti industriali in materiale da costruzione, sequestrando al tempo stesso anidride carbonica e stoccandola in modo stabile. Questo è l'obiettivo di Resilco, una startup che da poco ha chiuso un round di finanziamento da 5 milioni di euro, partecipato anche da finanziatori istituzionali, con cui punta a costruire anche un primo impianto pilota nel 2026. Il principio su cui si basa il processo industriale di Resilco chiama in causa la carbonatazione, una reazione chimica che trasforma in carbonati la CO2 atmosferica quando reagisce con altri composti presenti nell'ambiente. In natura, questi processi sono però troppo lenti per rimuovere la CO2 alla velocità che ci servirebbe. Si stanno quindi studiando diversi approcci per accelerarli. Di uno di questi ci parla David Cagieco Mugnos, fondatore e CEO di Resilco.
Una centrale idroelettrica in fondo al mare. Si potrebbe sintetizzare così l’idea alla base di Sizable, start-up i cui ideatori hanno messo a punto un sistema per utilizzare il salto gravitazionale che esiste tra la superficie e il fondo del mare. Così come le centrali idroelettriche alpine utilizzano il salto gravitazionale esistente tra la montagna e il fondovalle per produrre energia e, quando serve, accumularla ripompando l’acqua in senso inverso dalla valle al bacino idrico in quota. I ripompaggi possono svolgere un ruolo strategico per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, ma le condizioni orografiche per realizzarli si trovano raramente. Sizable propone un meccanismo analogo in mezzo al mare, grazie a due serbatoi, uno a pelo d’acqua e uno poggiato sul fondo del mare, collegati da un tubo entro cui scorre acqua di mare super salata, più pesante di quella marina. Ce lo spiega Simone Biondi, Responsabile dello Sviluppo di Sizable.
Diagnosticare il cancro con un esame del sangue: ancora non ci siamo, ma quel giorno potrebbe non essere così lontano. E tra i progetti che mirano questo obiettivo ora c’è anche STELLAR: ideato da Laura Fabris, oggi al Politecnico di Torino, mira a dar vita a un test che permetta di diagnosticare precocemente il tumore alla prostata (nello specifico caso con un esame delle urine) e successivamente altri tumori grazie alle analisi del sangue. Il gruppo di Fabris è specializzato nella fabbricazione di particolari nanoparticelle a forma di stella, dotate di numerose proprietà peculiari, che utilizzerà in questo caso per attirare e concentrare su sé stesse degli specifici frammenti di microRNA rilasciati dalle cellule tumorali, presenti nei fluidi corporei ma in concentrazioni fin qui troppo basse per essere analizzati. Ne parliamo, appunto, con Laura Fabris, Professoressa di Fisica al Dipartimento di Scienze Applicate e Tecnologia del Politecnico di Torino.
Solo tra Italia e Germania non meno di 2 milioni di aziende utilizzano per le loro attività un CAD, il software di disegno tecnico più usato nel mondo nel processo di ideazione, progettazione e sviluppo di prodotti industriali, impianti e costruzioni. Una start-up, NOECAD ha messo a punto un software di intelligenza artificiale che permette di ottenere una bozza di progetto in CAD, a partire dalla descrizione dell’oggetto che si intende progettare, con un risparmio di tempo per l’operatore che, secondo i fondatori della start-up, è dell’ordine di circa il 50%. Ce ne parla Luca Liciulli, co-founder di Neocad.
Qual è l’identikit degli ospedali del futuro? Ha provato a tracciarlo la Joint Research Partnership Healthcare Infrastructures (JRP HI), iniziativa lanciata all’indomani della pandemia da Politecnico di Milano e Fondazione Politecnico di Milano, che ha chiamato a raccolta oltre 50 partner, istituzionali e non. E dopo tre anni di ricerca ne è venuto fuori un modello meta-progettuale chiamato Next Generation Hospital® che contiene una serie di raccomandazioni e linee guida, che ora inizieranno ad essere implementate dai primi ospedali italiani: come la possibilità di riconfigurare rapidamente gli ambienti, la predisposizione per ospitare robot, una maggiore efficienza energetica e, infine, una maggiore apertura verso la città. Ne parliamo con Stefano Capolongo, Professore al Politecnico di Milano e Direttore del Dipartimento ABC del Politecnico di Milano.
Si dice spesso che i robot sono ideali per sostituire l’uomo in ambienti estremi, ma ambienti estremi con caratteristiche diverse possono richiedere soluzioni altrettanto peculiari con buona pace delle economie di scala che pure sarebbero necessarie a rendere questi stessi robot anche abbordabili da un punto di vista economico. E qui entra in scena la start-up di cui parliamo stasera. Si chiama Fluid Wire Robotics e ha progettato un sistema di azionamento per bracci robotici che, grazie a un’innovazione radicale, è adattabile ad ambienti ostili di ogni tipo: dagli abissi marini allo spazio, dal freddo estremo alla presenza di radiazioni. Ne parliamo con Ivan De Leonardis, Co-founder Fluid Wire Robotics.
Il 7 febbraio Terna, il soggetto che in Italia sviluppa e gestisce la trasmissione dell’energia, ha iniziato la posa del cavo elettrico sottomarino più profondo del mondo: collegherà il sud della Sardegna all’area di Palermo, in Sicilia, per poi proseguire fino alla Campania. Il Tyrrhenian Link - questo il nome del nuovo collegamento - sarà costituito da un doppio cavo lungo 970 km con una capacità di 1000 MW, e servirà sia a favorire il trasferimento di energia rinnovabile dalle isole al continente, sia a garantire una maggiore sicurezza di approvvigionamento elettrico delle isole, anche grazie alla possibilità di invertire quasi istantaneamente il flusso di corrente. La posa di questi cavi sottomarini speciali, che pesano 40 kg per metro, è una delle opere di ingegneria più sofisticate e multidisciplinari e noi ne parliamo con Francesco Perda, Project manager Thyrrenian Link.
Aprire la strada alla fabbricazione di molecole con proprietà magnetiche senza precedenti: questo, in estrema sintesi, è l’obiettivo del progetto METALLICUS, vincitore di uno dei 5 premi Marie cure che l'Università di Firenze si è appena aggiudicata. Il progetto esplorerà la possibilità di dar vita a molecole super-magnetiche, formate atomi appartenenti alla principale classe di elementi che costruiscono le cosiddette terre rare: i lantanidi. Tra questi, si annidano già alcuni degli elementi più magnetici della tavola periodica, come il neodimio e il praseodimio. Ma c’è ancora molto da esplorare per quanto riguarda la possibilità di combinare alcuni di questi con altri elementi più comuni, per dar vita a composti molecolari dotati di proprietà magnetiche ancora più straordinarie, che avrebbero un’infinità di applicazioni. Ce lo racconta Carlo Andrea Mattei, ricercatore del Dipartimento di Chimica all'Università di Firenze.
Concentrare biocarburanti come il biodiesel o il biometano sui trasporti pesanti, permetterebbe di decarbonizzare completamente il settore? Ed è qualcosa che avrebbe senso fare? Un report dell’Energy&Strategy del Politecnico di Milano, che abbiamo raccontato qualche settimana fa, ci fotografa una sostanziale distanza tra la sostenibilità economica dei biocombustibili (che di fatto c’è già) rispetto a quella ancora molto lontana di soluzioni che prevedano di alimentare i camion con elettricità o idrogeno. Ma se coi combustibili il conto economico torna, cosa possiamo dire della loro disponibilità? Ce n’è abbastanza per alimentare tutto il trasporto pesante? E a quali condizioni? Ne parliamo con Davide Chiaroni Professore del Politecnico di Milano e Cofondatore dell’Energy Strategy Group.
Ci sono migliaia di pozzi petroliferi, scavati nel paese a partire dagli anni ‘50, che oggi sono esauriti ma che intercettano fluidi caldi nel sottosuolo. Dimenticati per decenni, oggi si torna a guardare a questi pozzi come possibili fonti di calore geotermico. Essendo già stati scavati, riciclarli offre infatti un doppio vantaggio: in primo luogo, la loro riapertura implica investimenti minimi; in secondo luogo, non c’è rischio minerario, cioè il rischio di non trovare nel sottosuolo quello che cisi aspettava. Anche di questo abbiamo parlato oggi a Padova, nella seconda giornata del Forum Duezerocinquezero della transizione ecologica, con Antonio Galgaro, professore di Geotermia all’Università di Padova.
Allagamenti e aree di surriscaldamento estremo colpiscono indistintamente quartieri residenziali e industriali. In questo ultimo caso, questi fenomeni possono rivelarsi ancora più intensi, a causa del fatto che estreme sono anche le condizioni del territorio, con vastissime aree cementificate che creano problemi sia per la gestione dell’acqua che per quella delle temperature. In queste condizioni, anche la produttività ne risente. La Città di Padova, dove ci troviamo in occasione del Forum Duezerocinquezero, ha predisposto a questo scopo un piano di adattamento della zona industriale che prevede interventi quali infiltrazione, drenaggio e ombreggiatura, in modo da creare una sinergia tra le varie strategie climatiche, che migliorino la qualità ambientale nell’area industriale. Ne parliamo con Vittore Negretto, tecnologo della ricerca e docente all’Università IUAV di Venezia, intervistato da Silvia Bandelloni.
Torniamo anche stasera al Forum Duezerocinquezero dedicato alla transizione energetica, manifestazione che prenderà il via mercoledì 2 aprile a Padova. Tre giorni per dibattere sulle tante sfumature della transizione energetica in corso. Il secondo giorno vedrà la mattina dedicata al mondo delle ESCo (Energy Service Company) con anche uno specifico focus sulla cosiddetta Energy Performance Building Directive, ovvero la direttiva “Case Green”, di cui parliamo con Giacomo Cantarella, presidente di AssoESCo.
Diamo il via a una settimana speciale di programmazione in occasione del Forum Duezerocinquezero dedicato alla transizione energetica, che prenderà il via mercoledì 2 aprile a Padova, con esperti delle filiere del mercato elettrico, dell'efficienza energetica, del mondo delle rinnovabili. Tra gli ospiti c'è anche Paolo Arrigoni, presidente del GSE (il gestore dei servizi energetici), con cui parliamo in questa puntata. Si tratta di un soggetto chiave per questo settore, in quanto gestisce gli strumenti di incentivazione e le varie misure che il Paese si è dato per raggiungere gli obiettivi in materia di fonti rinnovabili ed efficienza energetica. GSE dà quindi attuazione alla normativa, definendo anche procedure e regole da adottare.
È giunto alla quarta edizione il forum nazionale Duezerocinquezero, dedicato alla transizione energetica. Alla manifestazione, che si terrà dal 2 al 4 di Aprile presso il centro San Gaetano a Padova, dedicheremo un'intera settimana di programmazione. Tanti gli appuntamenti con al centro temi cari a Smart City: dalla sfida dell’adattamento climatico al rapporto tra decarbonizzazione e competitività dell’industria; dall’efficienza energetica all’evoluzione delle reti elettriche. Ma Duezerocinquezero si caratterizza anche per una forte attenzione agli aspetti legali. E da qui partiremo in questa puntata, per parlare con Giuseppe Rigano - Partner di WST Legal - del tema dell’incertezza, che spesso ritarda o frena gli investimenti nell’efficienza energetica e nelle rinnovabili. Incertezza normativa e regolatoria, ma non solo.
Più leggeri dell’aria: sono i dirigibili, dimenticati per lunghissimo tempo, confinati al ruolo di comparse in qualche campagna pubblicitaria. Oggi vengono invece presi in considerazione per una serie di applicazioni, nelle quali la capacità di restare in volo con un consumo trascurabile di energia è preziosa. Nella puntata precedente abbiamo sentito come dei piccoli dirigibili possano svolgere con successo compiti come il monitoraggio della fauna, di territori sia naturali che antropizzati e di infrastrutture come dighe e gasdotti; compiti che oggi possono essere svolti, ma con una serie di limitazioni, da droni o da satelliti artificiali. Ma c’è anche chi continua a coltivare l’idea di utilizzare i dirigibili per i trasporti. Parliamone ancora con Carlo Riboldi, professore di Dinamica del volo e progetto di velivoli del Politecnico di Milano.
Lighter Than Air (LTA): come suggerisce il nome (più leggeri dell’aria), si tratta di tutti quei velivoli che per rimanere sospesi in aria non hanno bisogno di propulsione, come le mongolfiere e i dirigibili, che hanno fatto la storia del volo ma cui oggi riserviamo lo stesso sguardo che destiniamo ai telefoni a rotella o alle macchine da cucire a pedali. E invece i dirigibili potrebbero tornare a solcare i cieli con varie funzioni, legate alle loro caratteristiche peculiari. Nel mondo ci sono numerose iniziative e start-up che mirano a rispolverare l’utilizzo del dirigibile per il trasporto di merci o di persone e, soprattutto, a proporli come alternative a basso costo per il monitoraggio ambientale, l’osservazione della terra o le telecomunicazioni. A livello europeo esiste un progetto chiamato U-LTA (Upscaling Lighter Than Air Technology), che riunisce centri di ricerca, imprese e start-up interessate allo sviluppo di questi velivoli. Ne parliamo con Carlo Riboldi, professore di Dinamica del volo e progetto di velivoli del Politecnico di Milano.
25 milioni è ciò che ha raccolto la start-up CamGraPhIC nell’ultimo round di finanziamento, appena chiuso. Capitale grazie al quale proseguirà le proprie attività di ricerca e sviluppo a Pisa e, soprattutto, stabilirà una linea di produzione pilota in Italia. Di cosa stiamo parlando? Parliamo di una tecnologia per ridurre drasticamente il consumo di energia nei data-center per le reti mobili e l’intelligenza artificiale, tanto da aver attirato l’attenzione di grandi aziende come Sony e Bosch, nonché della NATO. Più precisamente, CamGraPhIC ha sviluppato dei ricetrasmettitori basati sul grafene, capaci di abbattere dell’80% il consumo di energia del processo più energivoro nei data center: il trasferimento di grandi volumi di dati tra le unità di elaborazione (le CPU) e i banchi di memoria. Ce ne parla Andrea Ferrari, professore di Nanotecnologie alla Cambridge University e direttore del Cambridge Graphene Center.
Bioetanolo e biodiesel, biometano e dimetiletere (DME) sostituiscono egregiamente gasolio e benzina nei motori a combustione e con emissioni di CO2 drasticamente ridotte. Ma a una condizione: che siano prodotti da matrici biologiche, quindi da materie prime vegetali, che non entrino in competizione con le materie prime alimentari e le relative colture e terreni agricoli. Quindi sì all’utilizzo di terreni marginali, alle colture lignocellulosiche (come la canna palustre) e agli scarti delle attività agricole: bene quindi fare l’etanolo con il fusto della pianta di mais, ma non con la granella di mais, che deve andare al mercato alimentare. Ma a che punto lo sviluppo di questi biocarburanti? E fino a che punto possono rappresentare una risposta per decarbonizzare il mondo degli autotrasporti? Ne parliamo con Paola Giudicianni Ricercatrice del CNR STEMS.
Dalle risonanze magnetiche alla fusione nucleare, dagli acceleratori di particelle alle reti elettriche, i materiali superconduttori hanno un ruolo cruciale in molte tecnologie di oggi e di domani. E se i superconduttori di prima generazione richiedono complicati sistemi di raffreddamento all’elio liquido per funzionare, oggi ha iniziato a diffondersi una nuova generazione di superconduttori detti “ad alta temperatura”, che funzionano col semplice azoto liquido, promettendo di rendere la superconduzione molto più abbordabile. Ma come si fabbricano questi nuovi superconduttori?La fabbricazione di questi materiali, che vengono prodotti sotto forma di sottilissimi nastri di materiale ceramico, è completamente diversa e molto più sofisticata di quella dei classici superconduttori metallici. Ne parliamo con Andrea Augieri, Cofondatore e AD di Suprema.
Con un contributo di Cassa Depositi e Prestiti da 900 mila euro, nasce Suprema, spin-off dell’ENEA che ha l’obiettivo di realizzare il più grande impianto al mondo per la produzione di nastri superconduttori ad alta temperatura critica. L’Italia ha una grande expertise nel campo dei materiali superconduttori di prima generazione, come quelli che già oggi fanno funzionare le macchine per la risonanza magnetica e gli acceleratori di particelle di tutto il mondo. Ma negli ultimi anni, una nuova famiglia di materiali superconduttori detti “ad alta temperatura” ha visto la luce. Ed è probabile che nei prossimi anni li vedremo sostituire i materiali tradizionali, nonché aprire nuovi campi applicativi, grazie al fatto che non richiedono temperature criogeniche estreme per funzionare, ma il semplice azoto liquido. E qui la partita è ancora tutta da giocare. Ce ne parla Andrea Augieri, Cofondatore e AD di Suprema.
Il 26 settembre 2022 la sonda Dart lanciata verso l’asterode Dimorphos gli si scaraventò contro nella prima dimostrazione pratica di difesa planetaria. L’idea di base è semplice: nel malaugurato caso che uno di questi oggetti possa puntare sulla Terra, si tratta di deviarne la traiettoria con un impatto. Tuttavia, nella pratica non si tratta solo di colpire un corpo che sfreccia ad altissima velocità, ma anche di prenderlo col giusto angolo, considerando inoltre che esistono asteroidi con “consistenze” che impongono strategie di impatto diversificate. L’esperimento DART ci ha insegnato molto da questo punto di vista e sembra suggerire che la strategia migliore sia quella di colpire il bersaglio non con un solo forte impatto, ma con tanti impatti, seppure di entità più llieve. Ne parliamo con Fabio Ferrari, professore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico di Milano.
La ricerca di soluzioni ambientalmente più sostenibili apre talvolta nuove strade che si rivelano anche economicamente più convenienti. È il caso di un team internazionale, guidato dall’Università di Padova, che ha messo a punto un nuovo processo chimico capace di trasformare l’acetilene in etilene per mezzo della luce solare. Parliamo di uno dei processi più delicati dell’industria dei polimeri e sicuramente di uno di quelli che registrano i volumi più elevati: se pensate che con una produzione annua pari a circa 200 milioni di tonnellate, l’etilene è probabilmente il più importante intermedio chimico dell’industria moderna, impiegato per la sintesi di moltissimi composti organici e alla base della produzione di più del 60% di tutte le plastiche. Ne parliamo con Francesca Arcudi, Ricercatrice e docente di Chimica all’Università di Padova.
Arriva da un collaborazione italo-francese un catalizzatore a prova di incrostazioni che ben promette per il futuro dell’idrogeno a biomassa. L’arte di evitare le incrostazioni è, di fatto, al centro di molte ricerche scientifiche in tutto il mondo. Per esempio, decine di processi chimici innovativi falliscono all’atto pratico a causa della formazione di residui sulle superfici su cui avvengono le reazioni chimiche: il caso della biomassa - potenzialmente un’ottima fonte di idrogeno e di syngas a zero emissioni - è un caso da manuale di queste difficoltà. Ma un nuovo catalizzatore privo di metalli preziosi, a base di nichel e indio, potrebbe cambiare le cose. Ce ne parla Filippo Bossola, Ricercatore Cnr-Scitec.
Eliminare batteri, lieviti e muffe negli alimenti freschi, senza alterarne la qualità. Questa è la promessa di una nuova tecnologia messa a punto dall’ENEA insieme all'Università degli studi di Messina, all’origine prima di un brevetto e ora di una Start-up chiamata AR-IOS. La tecnologia alla base di questo sistema di sanificazione - che potrebbe trovare applicazioni in campo alimentare così come in altri ambiti - è completamente diversa da quella utilizzata in tutti i trattamenti oggi esistenti. E’ infatti basata su dei brevi impulsi elettrici modulati opportunamente, in modo da rompere selettivamente le membrane cellulari dei microorganismi, e consentirebbe un risparmio energetico considerevole (tra il 20 e il 40%). Ne parliamo con Francesca Bonfà, Cofondatrice di AR-IOS.
Per morti sul lavoro e usura dei lavoratori, il settore edile è senza dubbio ai primi posti. E’ insomma uno di quegli ambiti nei quali l’avvento della robotica, temuta causa della scomparsa di posti di lavoro, sarebbe tanto utile ma, per ora, non si vede. Quel momento è però sempre più vicino, come dimostra il progetto europeo Concert - finanziato dall’Unione Europea con 3 milioni di euro e coordinato dall’Istituto Italiano di Tecnologia - il cui risultato è un robot da cantiere in grado di eseguire compiti gravosi, come la trapanatura a quote alte, l’applicazione di materiale isolante su ampie superfici e il trasporto e sollevamento di carichi pesanti. Di recente il robot è stato testato con successo in un reale cantiere in Polonia. Ce ne parla Edoardo Romiti, Ricercatore IIT Lab di Humanoid ah Human centered mechatronics.
In questa puntata: sensori acustici per gestire l’illuminazione pubblica in modo estremamente puntuale; una serra fotovoltaica dove i pannelli fotovoltaici non fanno ombra alle piante grazie a un ingegnoso metodo di diffusione della luce; e un fluido per sistemi di riscaldamento che ne aumenta l’efficienza grazie alle nanotecnologie.Ospiti: Sergio De Rinaldis Saponaro, Managing Director di TCT NanotechFabrizio Iozzia, Agronomo e Direttore Tecnico di Serra ArchimedeFabio Cavallari, Cofondatore di TrailsLight
I porti sono da sempre uno snodo logistico cruciale, ma con la transizione energetica potrebbero assumere un ruolo nuovo, fungendo in qualche misura da hub energetici.Dell'evoluzione dei porti si parla diffusamente in questa edizione di KEY, l'expo della transizione energetica in corso in questi giorni alla fiera di Rimini, dove anche noi di Smart city ci troviamo, che dedica più di un convegno al tema.Come vedremo stasera sono soprattutto due le chiavi di volta di questa trasformazione: la prima consta nell'elettrificazione delle banchine dei porti, che devono essere in grado di fornire energia elettrica alle navi all'ormeggio evitando di costringerle a tenere accesi i motori per i soli servizi di bordo. La secondo vede invece i porti un ruolo di base logistica per il dispiegamento di fonti rinnovabili marine come l'eolico offshore e il fotovoltaico galleggiante.Ospiti Alexio Picco, Managing Director Circle Group; Fulvio Mamone Capria, Presidente di AERO (Associazione per le Energie Rinnovabili Offshore)
Il rapporto di Althesys “Decarbonizzazione e competitività. Strategie per una transizione energetica sostenibile e volta alla crescita” dedicato alla filiera italiana delle tecnologie “verdi” scatta una fotografia che si può forse riassumere così: deboli nelle tecnologie di base, ma ben posizionati nella produzione di componenti, con alcuni ambiti, come quello delle le pompe di calore idroniche, degli inverter, dei componenti per le reti elettriche o degli elettrolizzatori, in cui la presenza industriale del Paese è di assoluto rilievo.È questa la prima immagine di un film tutto da scrivere, quello del futuro del paese in seno alla transizione digitale ed ecologica, di cui ragioniamo, in questa puntata, da KEY, l’expo della transizione energetica in corso alla Fiera di Rimini.Ospite Alessandro Marangoni CEO di Althesys
Anche in questa puntata di Smart City qualche anticipazione su KEY, l’expo della transizione energetica che aprirà il 5 marzo a Rimini. Parliamo dei possibili usi dell’IA per l’energy management, tema al centro di un workshop organizzato organizzato da FIRE, la Federazione Italiana per gli usi Razionali dell’Energia, che per l’occasione presenterà alcuni primi dati, frutto di una indagine sull’utilizzo da parte dei loro soci di tecnologie di intelligenza artificiale. E parliamo di energia e sostenibilità nella filiera delle costruzioni, col mondo dell’edilizia impegnato a discutere di tematiche come l’edilizia off-site, applicata al mondo delle ristrutturazioni, e pratiche di economica circolare avanzata, quali il remanufacturing degli edifici e il riuso in loco di materiali da demolizione. Ospiti della puntata: Dario di Santo, Direttore di FIRE; Gian Marco Revel, Docente di sistemi di misura e sensoristica avanzata dell’Università Politecnica delle Marche.
Torna KEY, l’Expo della transizione energetica, dal 5 al 7 marzo alla fiera di Rimini. Anche quest’anno la seguiremo da vicino. In questa puntata partiamo dai numeri della manifestazione e da un breve excursus su alcuni dei temi più dibattuti in oltre un centinaio di incontri, i quali altro non fanno che riflettere i settori più caldi del momento: si va da evergreen come il fotovoltaico, settore ormai maturo e che finalmente marcia a ritmi adeguati; all’eolico offshore, che al contrario è nella fase iniziale ma su cui si ripongono molte speranze; fino al mondo degli accumuli (batterie, idrogeno ecc.) necessari per accompagnare la crescita delle fonti rinnovabili, ma discontinue, come il sole e il vento. Poi ancora agrivoltaico, mobilità elettrica, e, infine, al centro del dibattito di molti appuntamenti di KEY, il futuro incerto del mondo dell’edilizia residenziale. Ospiti della puntata: Corrado Peraboni, CEO di Italian Exhibition Group; Gianni Silvestrini, Presidente del Comitato Scientifico di KEY.
Non è il lettino di Star Trek, su cui il paziente si sdraia e che rileva tutto il possibile. Ma la direzione non è così diversa. Parliamo di DIANA. Nata al Centro Nazionale per lo Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA, è una cabina monoposto in cui un paziente può eseguire 60 esami medici in 15 minuti: un dispositivo medico, quindi, pensato per scattare una fotografia del paziente e fare “il punto della situazione” in modo estremamente rapido. Un bisogno già attuale, che diventerà sempre più forte col progressivo sviluppo della medicina personalizzata, dove si mira a terapie, come quella genica, che si basano sulle condizioni e sulle caratteristiche uniche di ogni paziente. Ce ne parla Rosario Rizzuto, professore di Patologia generale ed ex rettore dell’Università di Padova, nonché presidente della Fondazione che coordina l’attività del Centro Nazionale per lo Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia RNA.
È possibile usare l’acqua come propellente nei satelliti e nei veicoli spaziali? È questa la sfida di Water-based Electric Thrusters (WET), progetto di ricerca Horizon Europe coordinato dall’Università di Bologna. Il progetto ha l'obiettivo di esplorare il comportamento del plasma generato dall’acqua come propellente, in un nuovo tipo di propulsore elettrico da utilizzare sui satelliti spaziali. Il principio di azione-reazione vuole che se lanciamo una massa in una direzione, riceviamo una spinta nella direzione opposta. Su questo principio si basa la propulsione nello spazio, e ciò implica portarsi dietro una massa da espellere. L’acqua non è un carburante, ma nei motori ionici è una massa da espellere buona come un’altra. E ha un vantaggio: si trova quasi ovunque nel sistema solare ed è molto più facile da estrarre di altri possibili propellenti. Parliamone con Fabrizio Ponti, professore al Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Bologna.
Stoccare in modo permanente la CO2 nell’acqua di mare sotto forma di bicarbonato, senza effetti deleteri per l’ecosistema. L’idea non è solo oggetto di valutazione da parte degli scienziati, ma è già una start-up: Limenet, che oggi dispone del più grande impianto al mondo di questo tipo. La cattura e il sequestro della CO2 è notoriamente una delle alternative nella lotta al cambiamento climatico, e ci sono diversi approcci allo studio. Il processo messo a punto da Limenet ha il vantaggio di richiedere materie prime molto comuni (il carbonato di calcio, cioè in pratica il calcare) e di offrire una forma di stoccaggio estremamente semplice: la dispersione in mare, dove per di più il bicarbonato combatterebbe l’acidificazione delle acque. Ce lo racconta Stefano Caserini, professore di Cambiamenti climatici e di Ingegneria ambientale dell’Università di Parma.
Far fare alla luce il contrario di quello che siamo abituati ad associare al suo comportamento è la specialità dell’ospite di questa puntata. Siamo nel campo delle nanotecnologie, quel campo della ricerca scientifica specializzato nello sminuzzare la materia fino al punto in cui materiali comuni, dalle proprietà comuni, iniziano ad esibire comportamenti inaspettati, sorprendenti, strani. Così, con materiali di questo genere, è possibile per esempio convincere la luce a muoversi a spirale, oppure a scorrere come un liquido senza attrito lungo un condotto. Tutte cose che potrebbero servire alle future tecnologie fotoniche, su cui c’è moltissima ricerca in tutto il mondo: pensiamo, per esempio, al calcolo ottico, su cui si punta per abbattere drasticamente il consumo dei computer e dei data center. Ne parliamo con Antonio Ambrosio, direttore del Vectorial Nano-imaging lab dell’IIT.