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Quando il grande schermo produce capolavori

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    Molokai, l'isola maledetta* (1959) - San Damiano de Veuster non ebbe paura di portare Cristo ai lebbrosi di Molokai

    Play Episode Listen Later Apr 12, 2023 8:31


    VIDEO: Molokai l'isola maledetta ➜ https://www.youtube.com/watch?v=Mxd1-KjrK30&list=PLolpIV2TSebVM7CoAHtiTvbPX4t2opTUUTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7369SAN DAMIANO DE VEUSTER NON EBBE PAURA DI PORTARE CRISTO AI LEBBROSI DI MOLOKAIFiglio di contadini fiamminghi, dopo la scuola primaria nel suo paese, Damiano fu inviato a Braine-le-Comte per imparare la lingua francese. Seguendo le orme di uno dei suoi fratelli, entrò nel noviziato della Congregazione dei Sacri Cuori a Lovanio assumendo il nome di Damiano: dopo gli studi teologici e filosofici a Parigi, emise i voti perpetui il 7 ottobre 1860: suo fratello non poté realizzare il desiderio di viaggiare attivamente come missionario all'estero e Damiano fece suo il sogno del fratello.Il 19 marzo 1864, padre Damiano sbarcò nel porto di Honolulu, dove rimase a svolgere la sua missione: fu ordinato sacerdote il 24 maggio 1864 presso la Cathedral Basilica of Our Lady of Peace (Nostra Signora della Pace, a Honolulu), una chiesa fondata dal suo ordine religioso.Prestò servizio pastorale presso diverse parrocchie sull'isola di Oahu proprio mentre il regno delle Hawaii stava affrontando un periodo particolarmente difficile dal punto di vista sanitario: i commercianti stranieri ed i marinai avevano introdotto nell'arcipelago numerose nuove malattie che la popolazione locale non era in grado di affrontare. Migliaia di persone morirono a causa di mali come l'influenza e la sifilide, ma anche a causa di una grave epidemia di lebbra. Re Kamehameha IV relegò i lebbrosi del regno in alcune colonie situate nel nord dell'isola di Molokai.Padre Damiano nel 1865 fu assegnato alla Missione cattolica del nord Kohala, ma chiese al vicario apostolico, monsignor Luigi Maigret, il permesso per andare a Molokai.MOLOKAI, COLONIA DI MORTENel 1870 padre Damiano assunse il suo ruolo di sacerdote e medico dei lebbrosi nelle colonie: il 10 maggio 1873 arrivò presso la colonia di Kalaupapa.Il primo impatto con la realtà di Molokai fu terrificante: non esisteva nessuna legge, donne e bambini erano costretti alla prostituzione, i malati venivano abbandonati senza cure in una specie di ospedale dove i medici erano lebbrosi a loro volta, i morti erano lasciati insepolti.Il vescovo Maigret presentò Damiano ai coloni come un padre, e aggiunse, che li avrebbe amati a tal punto che non avrebbe esitato a divenire uno di loro: "vivere e morire con loro". I lebbrosi che vivevano nella colonia di Kalaupapa erano oltre 600. La prima cosa che fece Damiano fu di costruire una chiesa e di stabilire la parrocchia di Santa Filomena. Passava per i villaggi battezzando e promuovendo il culto al SS.mo Sacramento, del quale diceva: "Senza la presenza costante del nostro Divino Maestro nella mia povera cappella, io non avrei mai potuto perseverare, condividendo la mia sorte con quella dei lebbrosi di Molokai".Non fu solo un sacerdote; svolse bene anche il ruolo di dottore: curò ulcere, costruì case e letti, costruì bare e scavò tombe. Quella di Kalaupapa è stata definita una "colonia di morte", dove molte persone furono costrette a lottare per sopravvivere, dimenticate dal governo: l'arrivo di Damiano fu considerato una svolta per la comunità.Sotto la sua direzione, la comunità si dotò di leggi che regolassero la vita comune, costruì capanne e case decorose anche esteticamente, eresse scuole e creò fattorie, costruì cappelle, un orfanotrofio, refettori e dormitori.CAVALIERE DELL'ORDINE DI KALĀKAUARe Kalākaua delle Hawaii insignì padre Damiano del grado di Commendatore dell'Ordine reale di Kalākaua I e, quando la principessa Lili'uokalani visitò la colonia per consegnargli le insegne dell'onorificenza, rimase profondamente turbata nel vedere lo stato in cui vivevano i lebbrosi, tanto che non riuscì a completare il discorso ufficiale.Fu proprio la principessa a far conoscere al mondo i meriti del religioso: la sua fama si diffuse in Europa e negli Stati Uniti ed anche i protestanti americani e la Chiesa d'Inghilterra elargirono grandi somme di denaro per il missionario.Nel dicembre del 1884 Damiano, mettendo a bagno i suoi piedi nell'acqua calda, non poté sentirne il calore: si accorse così di aver contratto la lebbra.Nonostante la scoperta continuò a lavorare attivamente per portare a fine i suoi progetti fino alla morte: fu raggiunto comunque da quattro collaboratori: il sacerdote Luigi Lambert Conrardy, madre Marianna Cope, superiora delle suore francescane di Syracuse, Joseph Dutton, soldato americano in congedo, ritiratosi a causa di un matrimonio fallito per alcolismo e James Sinnett, infermiera di Chicago.Padre Damiano morì di lebbra nel 1889, all'età di 49 anni: fu prima seppellito a Molokai. Fu riportato in patria soltanto nel 1936 dalla goletta Mercator e il suo corpo fu trasferito a Lovanio (Belgio) vicino al villaggio in cui nacque.Padre Damiano è stato beatificato a Bruxelles da papa Giovanni Paolo II il 3 giugno 1995 e canonizzato da papa Benedetto XVI l'11 ottobre 2009.

    Cinderella man** (2005) - Una ragione per lottare

    Play Episode Listen Later Feb 22, 2023 6:58


    VIDEO: Cinderella man - Trailer italiano ➜ www.youtube.com/watch?v=2sAMwFRK6o8&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQCTESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=272UNA RAGIONE PER LOTTARE di Laura Cotta RamosinoNel 1928 Jim Braddock è un pugile di successo, con una bella famiglia e qualche soldo da parte, ma la crisi del '29 e una serie di sconfitte lo riducono alla miseria. Jim, che si è fratturato una mano e ha perso la licenza di boxeur, tira avanti a stento come scaricatore di porto. Ma un'imprevedibile seconda possibilità lo rimette in pista e dà inizio alla favola della "Cenerentola del ring"."In tutta la storia della boxe non troverete mai un'altra storia che, dal punto di vista umano, sia comparabile a quella di James J. Braddock". In queste parole di Damon Runyon, poste a esergo del film di Ron Howard, sta il senso di un film che è molto di più di una storia di boxe.Cinderella man è uno di quei solidi classici che la Hollywood di una volta sembrava saper sfornare con una certa frequenza e di cui oggigiorno c'è davvero penuria, una celebrazione enfatica, forse, ma mai smaccatamente retorica, del sogno americano e di un uomo che lo ha reso veroper se stesso e per milioni di diseredati in uno dei periodi più difficili della storia americana, la Grande Depressione. […]Il Jim Braddock di Russel Crow (forse l'unico, tra gli interpreti di oggi, capace di fondere con tanta naturalezza la violenza del ring e la tenerezza familiare del personaggio) è davvero un eroe a tutto tondo, per cui certo la boxe è una vocazione (ma lui più correttamente lo chiama mestiere), ma soprattutto il mezzo con cui sostenere la sua famiglia, che rimane chiaramente al centro del suo cuore.Così, se si costringe a combattere con una mano rotta non è tanto per il bisogno di vincere a tutti i costi, ma perché ha negli occhi la miseria (mai gridata, ma non per questo meno drammatica) dei suoi, per cui anche una sconfitta onorevole può significare una cena, l'affitto o il riscaldamento.La povertà della Meggie Fitzgerald di Eastwood era aggravata dalla solitudine e da un ambiente familiare freddo e ostinale, e dunque per lei la boxe diventava, oltre che via di riscatto e di affermazione di sé, anche la fonte di uno straordinario (e unico) rapporto personale per una perdente solitaria. Per Jim Braddock, la moglie Mae e i figli sono una presenza costante negli occhi e nel cuore (anche se lei non viene mai ad assistere ai suoi incontri e durante il match decisivo preferisce andare in chiesa a pregare) e la fonte più autentica del suo straordinario coraggio.Un coraggio che si esprime in tutti i colpi dati e incassati sul ring, ma con una limpidezza ancora più cristallina quando, di fronte alla necessità di allontanare i suoi bambini per non farli morire di fame, Jim si umilia, prima andando a richiedere il sussidio statale, e poi mendicando letteralmente nella sede dell'Associazione pugilistica davanti a coloro che lo avevano rovinato togliendogli la licenza di boxeur.Howard, in un film di ampio respiro, si prende il tempo di parlarci, oltre che di boxe (ma gli incontri che ritmano l'ascesa di Braddock al titolo mondiale sono filmati benissimo, coinvolgenti e a tratti impressionanti per la loro fisicità), anche del tessuto sociale profondamente ferito dell'epoca della Depressione; delle baracche costruite nel Central Park, dove vivono persone fino a poco tempo prima benestanti, degli uomini che lottano per un lavoro a giornata, di quelli che, come il manager di Jim, Joe Gould, tentano di mantenere l'apparenza del benessere perché quello è l'unico modo per farcela, mentre pochi gaudenti a Manhattan continuano a bere champagne e a ballare.Se l'avventura di Jim Braddock è la realizzazione quasi perfetta del sogno americano dell'eroe che cade e poi risorge, il film non si fa sconti mostrando, attraverso la parabola opposta di un compagno di lavoro e amico di Jim, anche le tante vittime di quel sogno e di un sistema in cui, come è data la possibilità di realizzarsi con le proprie forze, altrettanto facile è perdersi ed essere dimenticati.Tuttavia, ancor più che l'esaltante parabola sportiva che culmina in uno scontro di Davide e Golia, a lasciare incantati in questa pellicola è la semplicità con cui viene descritto l'ambiente familiare dei Braddock.Il momento della crisi più profonda di Jim, quando vede impotente i suoi bambini consumarsi per il freddo e la fame, coincide anche con una crisi religiosa. I Braddock sono iralndesi e la presenza della Chiesa, nei panni di un prete così appassionato di boxe da organizzare una preghiera comunitaria in occasione dell'incontro più importante, con tanto di radio per la cronaca in diretta, è discreta ma reale. Il rifiuto di Jim di unirsi alla preghiera serale cui lo invita sua moglie Mae ci fa capire più di ogni altra cosa quanto poco manchi perché anche lui si arrenda a un destino spietato che non riesce più ad affrontare. Eppure anche in questi momenti Jim non perde lo sguardo pieno d'amore sui suoi, che si tratti di cedere la sua colazione alla bambina più piccola o di far restituire un salame rubato al macellaio. Pochi film come questo hanno saputo descrivere la bellezza di un rapporto educativo e di quanto può significare lo sguardo di un padre e di una madre sui propri figli.

    Le cronache di Narnia** (2005) - Le lettere di Berlicche il manuale per smascherare il diavolo

    Play Episode Listen Later Feb 5, 2023 9:32


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=475LE LETTERE DI BERLICCHE: IL MANUALE PER SMASCHERARE IL DIAVOLO di Giovanni FigheraNato a Belfast nel 1898 e morto ad Oxford nel 1963, professore universitario e scrittore, Clive Staples Lewis è noto al grande pubblico principalmente per le Cronache di Narnia, una delle saghe per l'infanzia più venduta di sempre, pubblicata tra il 1950 e il 1956 in sette tomi. La notorietà di Lewis assume, però, dimensioni internazionali già una decina di anni prima, grazie alla pubblicazione de Le lettere di Berlicche, opera davvero geniale.Lewis inventa l'espediente di un colloquio epistolare tra demoni, lo zio Berlicche e il nipote Malacoda. Lo zio vuole educare il nipote a tentare gli umani, gli insegna i trucchi e l'arte segreta del mestiere, le vie subdole per indirizzare l'uomo sulla via del male, distogliendolo lentamente dalla strada della verità. Oltre che apprezzabile per arguzia e ironia, l'opera appare come un'utilissima palestra per allenarsi a riconoscere la tentazione. Nella quotidianità facciamo costantemente esperienza di come spesso ci si presentino scelte non buone e maliziose sotto l'apparenza del bene e dell'innocenza. Il male che si nasconde sotto le parvenze del bene si chiama tentazione.DUE ERRORI UGUALI E OPPOSTINel Padre nostro noi chiediamo a Dio di tenerci lontano dalla tentazione ovvero di farcela riconoscere come tale e, quindi, di togliere la patina mendace che ricopre il male e ci impedisce di riconoscerlo come tale. Lewis evidenzia già fin dall'inizio che «vi sono due errori, uguali e opposti, nei quali la nostra razza può cadere nei riguardi dei diavoli. Uno è il non credere alla loro esistenza. L'altro di credervi e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano. I diavoli sono contenti d'ambedue gli errori e salutano con la stessa gioia il materialista e il mago»..Percorrendo le pagine in cui lo zio tenta di educare il nipote a corrompere l'uomo, scopriamo che il diavolo vuole allontanare gli esseri umani dal gusto di vivere portandolo a denigrare la dimensione allegra della vita e il riso. Anche trascurare i piaceri veri, quelli che davvero hanno a che fare con la persona in nome dei piaceri che vanno più di moda, è un espediente adottato dal diavolo perché l'uomo non vada verso Dio, dal momento che l'uomo è portato verso Dio proprio dalle sue vere passioni e dai suoi talenti. Scrive lo zio diavolo Berlicche al nipote Malacoda: «Come non sei riuscito a capire che un piacere vero era l'ultima cosa che non avresti dovuto lasciargli incontrare? Come non hai previsto che avrebbe proprio annientato tutto l'inganno che tanto laboriosamente gli hai insegnato a valutare? E che quel genere di piacere che il libro e la passeggiata gli davano era il più pericoloso di tutti? Che gli avrebbe tolto tutta quella specie di crosta che eri riuscito a formargli sulla sua sensibilità, e fatto sentire che stava tornando a casa, che stava guarendo?».SPRONATO DALLO ZIOQuest'uomo, che è chiamato dal diavolo con l'espressione "verme" o "piccolo bruto", non deve pensare a se stesso, deve essere distratto da ciò che ha più a cuore, dai suoi interessi in una sorta di divertissement o distrazione che lo allontana da sé, dalla realtà e da Dio. Malgrado i suggerimenti dell'esperto zio, il paziente di Malacoda diventa cristiano. Anche allora lo si può tentare utilmente facendogli pensare di avere la grazia per sempre e che essa non vada, invece, chiesta giorno per giorno, istante per istante, facendogli desiderare un'umiltà intesa non come dipendenza da Dio e dal Mistero, bensì come sottovalutazione e disprezzo dei propri talenti e delle proprie capacità.Malacoda sarà di volta in volta spronato dallo zio a tentare il paziente con il desiderio di vivere nella prospettiva del futuro, slegato dal presente e dall'eternità, con la dimenticanza della propria precarietà e della propria miseria. Scrive Berlicche: «Gli esseri umani vivono nel tempo, ma il nostro Nemico (Dio) li destina all'eternità. Perciò, credo, Egli desidera che essi si occupino principalmente di due cose: della eternità stessa, e di quel punto del tempo che essi chiamano il presente. Il presente è infatti il punto nel quale il tempo tocca l'eternità. Del momento presente, e soltanto di esso, gli esseri umani hanno un'esperienza analoga all'esperienza che il nostro nemico ha della realtà intera; soltanto in esso viene loro offerta la libertà e la realtà».A questo punto si potrà tentare il nuovo convertito inducendolo a non voler essere «unicamente cristiano», ma a perseguire «il cristianesimo e la crisi, il cristianesimo e la nuova psicologia, il cristianesimo e l'ordine nuovo, il cristianesimo e la ricerca psichica, il cristianesimo e il vegetarianesimo». Al proposito lo zio scrive ancora a Malacoda: «Se devono essere cristiani siano almeno cristiani con una differenza. Sostituisci alla fede qualche moda con una tinta cristiana». Questa è una riduzione del cristianesimo che lo stempera e, al contempo, ne annienta la potente forza rivoluzionaria in nome delle buone, accettabili e comprensibili mode del momento. Nell'ottica mondana e nella prospettiva dei due demoni del romanzo ciò che è incomprensibile è che si possa seguire un Altro per guadagnare completamente se stessi, che si possa davvero amare un altro in maniera disinteressata (ci deve pur essere un secondo fine nell'amore di Dio, nel cosiddetto amore disinteressato).MANUALE TASCABILE PER RICONOSCERE LA TENTAZIONEIl lettore trova piacere nel leggere quello che io definirei come un "manuale tascabile per riconoscere il pensiero del mondo e la tentazione". Qual è la fine del paziente e dell'inesperto diavolo Malacoda? Riesce lo zio Berlicche ad istruire il nipote sulle modalità migliori per tentare gli umani? Dall'ultima lettera scopriamo che il paziente, morto durante un bombardamento, viene salvato e va in Paradiso. Il povero Malacoda andrà incontro a un destino terribile che si coglie nelle parole che lo zio gli indirizza nell'ultima lettera: «Mio caro, mio carissimo Malacoda, mio pupattolo, mio gattino, ti sbagli di grosso venendo piagnucoloso, ora che tutto è perduto, a chiedermi se i termini affettuosi che io ti indirizzavo non significavano nulla fin dall'inizio. Tutt'altro! Sta' sicuro che il mio amore per te e il tuo amore per me sono simili come due piselli. Io ho sempre sentito un grande desiderio di te, come tu (sciocco, degno di compassione) hai desiderato me. La differenza consiste nel fatto che io sono il più forte. Penso che ora ti daranno a me; o mi daranno un pezzettino di te. Amarti? Ma sì! Non mi sono mai cibato di un bocconcino più squisito. Ti sei lasciato sfuggire dalle dita un'anima. L'urlo della fame resa più acuta per quella perdita riecheggia in questo momento per tutti i gironi nel regno del rumore giù giù fino al trono».Berlicche riconosce che alla fine, una volta entrato in Paradiso, il paziente ha visto tutto chiaramente,senza alcuna incrostazione e dubbio: «Questo animale, questa cosa generata in un letto, poté posare il suo sguardo su di Lui. Ciò che per noi è fuoco accecante, soffocante, è per lui luce rinfrescante, è la stessa chiarità, e porta le forme d'un Uomo».

    Signs*** (2002) - Progetto divino o caso cieco?

    Play Episode Listen Later Jan 17, 2023 13:40


    VIDEO: Trailer ➜ www.youtube.com/watch?v=nDai7g80r_o&list=PLolpIV2TSebUsSP8uQi0qHD_QddjH-_R3TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=93SIGNS, PROGETTO DIVINO O CASO CIECO? di Pietro GuidiGraham Hess, interpretato da Mel Gibson, è un pastore protestante la cui moglie è rimasta uccisa in un violento incidente stradale. Mentre lei stava camminando al bordo della strada il conducente di un pick up si era addormentato e l'aveva schiacciata contro un albero. Lei non era morta sul colpo, rimanendo intrappolata fra la macchina e la pianta. L'agente di polizia aveva detto non era possibile toglierla di lì perché se avessero spostato il pick up il suo corpo si sarebbe diviso in due. La macchina stava tenendo unito il suo corpo e lei non poteva fare altro che aspettare la morte in quella posizione. Graham riuscendo ad arrivare sul posto prima che lei muoia, ha avuto la possibilità di parlarle un'ultima volta. Morirà con suo marito accanto dopo avergli detto, forse in preda ad un delirio: "Dì a Merrill di colpire forte". Merrill era il fratello di Graham ed era da molto tempo che non giocava più a baseball.Questo episodio ha segnato così tanto la vita di Graham che, a causa di esso, ha smesso di esercitare il suo ufficio di pastore ed ha perso persino la fede. Si ritira con i suoi due figli e il fratello Merrill nella sua casa di campagna, nella contea di Bucks, in Pennysylvania. I suoi due figli si chiamano Morgan e Bo. Morgan è un bambino molto timido e riservato, che soffre di asma. Bo invece è una bambina piccola con la strana paura di bere acqua contaminata. Per questo lascia in giro per la casa bicchieri d'acqua appena iniziati, convinta che ci sia entrato un granello di polvere o un capello. A parte questo, Bo è una bambina normale.Nel frattempo Morgan trova un libro che parla di alieni e leggendolo trova scritto che i cerchi nel grano, come quello che è stato trovato vicino casa sua, sono davvero dei segnali di coordinamento per dirigere l'attacco degli alieni. Scoprirà inoltre che il loro assalto non sarà armato perché hanno paura che gli uomini inizino ad usare le armi nucleari, che renderebbero inutilizzabile il pianeta terra, ma avranno come unica arma un gas tossico. Dopo questo attimo di tregua la tensione comincia a salire, perché Graham si accorge che se non scapperà con la sua famiglia gli alieni potrebbero invadere casa sua. Tuttavia nessuno, oltre a Graham aveva intenzione di lasciare la casa, quindi rimangono lì e si barricano dentro alla casa, sigillando porte e finestre con delle assi di legno.Da questo momento in poi il film sarà un susseguirsi di scene adrenaliniche e colpi di scena che cambieranno le carte in tavola dando un senso a tutti i segni di cui il film è sapientemente costellato. Il clamoroso finale svelerà il vero senso di tutto il film per cui emerge che la fantascienza è stata solo la cornice.ALTRO CHE ALIENI, SONO SEGNI DI DIOIl tema fondamentale di Signs è quello dei segni che Dio ci dà per dimostrarci la sua presenza. Prima di analizzare il dialogo centrale del film bisogna ben comprendere che se siamo in grado di leggere i segni di Dio con intelligenza, cioè non guardando solo all'apparenza delle cose, ma anche a quello che ci sta dietro, possiamo scorgere in essi il dito di Dio. Il segno più evidente è tutto il mondo che senza dire una parola ci parla dell'esistenza di un Creatore che lo ha fatto. Nella Bibbia troviamo il salmo 18 che afferma: "I cieli narrano la gloria di Dio". Da sempre la Chiesa ha insegnato che, tramite le creature, possiamo arrivare a conoscere il Creatore che le ha fatte, cioè Dio.Altri segni dell'esistenza di Dio sono i numerosi miracoli avvenuti all'interno della Chiesa Cattolica che sono risultati inspiegabili alla scienza. Per esempio a Lourdes sono avvenute centinaia, se non migliaia di guarigioni miracolose. Fra tutte queste guarigioni, vista la grandissima cautela della Chiesa, ad oggi ne sono state riconosciute come miracolose 70. Un altro segno fu quando la Madonna a Fatima promise ai pastorelli, il 13 ottobre 1917, che avrebbe compiuto un segno prodigioso visibile da tutti i presenti. Accorsero circa sessantamila persone, fra cui molti scettici venuti apposta per sbugiardare le apparizioni. Ma, come la Madonna aveva promesso, avvenne un grande miracolo: il sole cominciò a danzare nel cielo, davanti a tutta quella folla. Erano presenti alcuni giornalisti, tra i quali Avelino de Almeida, redattore capo di O Século, un quotidiano anticlericale di Lisbona. Anche lui dovette ammettere in un articolo del 15 ottobre la veridicità del fatto. Questo articolo si può trovare ancora oggi su internet.Un altro segno eclatante riguarda i miracoli eucaristici e le reliquie attribuite alla passione di Gesù che sono stati sottoposti all'analisi del gruppo sanguigno hanno dato come risultato sangue umano maschile di tipo AB. Siccome quando sono avvenuti questi miracoli nessuno conosceva l'esistenza dei gruppi sanguigni come possiamo spiegare questa concordanza? Le reliquie e i miracoli eucaristici appartengono a epoche e luoghi diversi e sarebbe assurdo dire che gli eventuali falsari abbiano casualmente usato sempre sangue di gruppo AB, che tra l'altro è il gruppo sanguigno più raro (solo il 5% della popolazione ce l'ha). O si inizia a credere all'assurdità che sia tutto finto oppure alla vista di questi segni bisogna ammettere che Dio esiste e che si è fatto uomo in Gesù Cristo.DIALOGO CENTRALE DEL FILMQuesti sono segni inequivocabili, verificabili da chiunque. E allora perché c'è ancora chi non crede? La risposta a questa domanda ce la dà un importante dialogo fra Graham e suo fratello Merrill, dove l'ex pastore dice: "Gli uomini si dividono in due grandi gruppi: quando gli capita un colpo di fortuna i primi ci vedono di più che mera fortuna, che mera coincidenza, lo vedono come un segno, come la prova che esiste davvero qualcuno lassù che veglia su di loro; per i secondi è solo un caso, un fausto, concorso di circostanza. Sono sicuro che quelli del secondo gruppo guardano quelle quattordici luci con molto sospetto. Per loro questa situazione è metà e metà: può essere brutta e può essere bella. Ma nel profondo sono convinti che qualunque cosa accada essi sono soli... e questo li riempie di paura. Sì, ci sono uomini così. Ma sono molto più numerosi quelli del primo gruppo. In quelle quattordici luci essi scorgono il miracolo e nel profondo sono convinti che qualunque cosa avvenga, c'è sempre qualcuno lassù che li protegge... e questo li riempie di speranza. Ecco, quello che devi chiederti è che tipo di persona sei. Sei di quelli che vedono segni o miracoli o pensi che sia solo il caso a governare il mondo? Insomma, in altri termini: è possibile che le coincidenze non esistano?".Graham divide il mondo in due gruppi: quelli che credono che tutto quello che accade è frutto del caso e chi vi scorge l'azione di Dio. Graham in quel momento ha perso la fede, ma la sua analisi dimostra che è comunque rimasto una persona intelligente e ragionevole. Per questo è in grado di trovare la verità, nonostante in questo momento sia lontano da essa.Grazie al corretto modo di ragionare sarà in grado di leggere l'azione di Dio negli avvenimenti che gli capiteranno. Al contrario Merrill, considerando miracolo un banale fatto che gli era capitato con una ragazza a una festa, dimostra di non aver capito niente di quello che sono i miracoli. Chi come lui vede il soprannaturale dove non c'è in realtà non ha fede, ma è un fideista. Ed è molto più lontano dal cattolicesimo di chi non crede, ma almeno usa la ragione. Perché chi usa la ragione, partendo dalle cose che vede, può riuscire a risalire alla causa prima, cioè Dio. Chi non usa la ragione invece, anche se all'apparenza potrebbe sembrare un credente, non è in grado di fare questo e la sua presunta fede non sarà altro che un vago sentimentalismo. Infatti chi non usa la ragione non può arrivare alla fede, ma se ne costruisce una su misura, ben lontana dalla vera fede. Insomma il mondo non si divide in credenti e non credenti, ma in credenti e creduloni. Infatti chi non crede in Dio finisce per credere a tutto il resto: ai titoli dei giornali, alle promesse elettorali, a ciò che dice la televisione, fino ad arrivare a credere in tutto ciò che gli è comodo credere. Insomma alla fin fine i non credenti non si comportano in modo molto intelligente.CREDENTI E CREDULONIA questo punto potrebbe obiettare che lui invece conosce tante persone intelligenti che non credono in Dio. È vero, ma questa obiezione si può superare pensando che tanti corridori in questo momento sono seduti e quindi non stanno usando le gambe. Il fatto che non stiano usando le gambe non vuol dire che non abbiano in futuro la possibilità di usarle. Similmente se uno ha la ragione, non vuol dire che la userà sempre. A volte non la usa e quindi può arrivare a negare Dio, ma se la userà e saprà leggere i segni che ha davanti, può arrivare a quella fede che prima aveva negato. Quando una persona dice che Dio non esiste, in quel momento non sta rag

    Gifted hands** (2009) - La vera storia di Ben Carson

    Play Episode Listen Later Jan 17, 2023 12:04


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=460LA VERA STORIA DI BEN CARSONSua madre gli diede il coraggio, la sua fede lo aiutò a crederci, il suo talento gli fece trovare la forza per cambiare la vita di molte personeBen Carson è entrato nella storia come primario di neurochirurgia infantile per aver salvato due gemelli siamesi durante un intervento di separazione.Carson mette a punto alcune tecniche innovative di intervento sul cervello tra cui, appunto, l'emisferectomia: la possibilità, per bambini senza nessuna aspettativa di vita, di vivere un'esistenza normale. Il film inizia con il neurochirurgo che non sa decidersi se fare o no una divisione tra due gemelli siamesi. Inizia quindi un lungo flashback che ripercorre le fasi della sua vita.Ben ha un fratello, Curtis, entrambi vivono a Detroit, negli Stati Uniti, con la madre Sonya, una giovane donna abbandonata dal marito che svolgeva pulizie nelle case dei bianchi. La famiglia Carson viveva un'esistenza molto difficile e fatta di stenti, aggravata ulteriormente dalla degradata situazione della città. La vita a Detroit, infatti, era molto difficile in quel periodo. Ben Carson visse gli anni della sua adolescenza nel pieno di questa situazione demografica e politica, durante la quale, tra le altre cose, era anche difficile garantire un'istruzione alle famiglie più povere. Quando aveva undici anni e andava in prima media, Ben era il peggiore della classe; prendeva sempre F a tutti i compiti e aveva degli scatti d'ira che gli provocavano continui rientri e uscite dalla presidenza. Anche il fratello dava alla madre gli stessi problemi relativi alla scuola; quest'ultima, infatti, ormai frustrata dall'idea di avere figli che non studiano, decide di intervenire e fargli studiare a casa tutte le materie; li aiuta lei stessa in tutte le discipline, lettura e scrittura comprese.Passano i mesi e si notano i cambiamenti: da peggiore della classe Ben diventa il migliore. Prende sempre voti alti a tutti i compiti e vince persino nelle gare di spelling. Più tardi Ben va al liceo e qui trova alcuni ragazzi che lo fanno diventare loro amico, giocano insieme durante i pomeriggi e comprano dei coltellini in caso di pericolo. Ben in questi ultimi tempi è diventato esigente e si arrabbia esageratamente anche per piccole cose, tutti in famiglia sono spaventati dal suo carattere. Un giorno Ben rischia anche di trafiggere con il coltellino uno dei suoi amici per uno di questi scatti d'ira.Anni dopo arriva all'università e qui si fidanza, decide quindi di studiare medicina per specializzarsi successivamente in neurochirurgia, perché il cervello lo affascina molto. Dopo la laurea partecipa al concorso di ammissione alla scuola di specializzazione in neurochirurgia di uno degli ospedali più prestigiosi del mondo: ovvero il Johns Hopkins Hospital, un ospedale molto famoso negli Stati Uniti, considerato addirittura il primo per ventuno anni consecutivi. Ben viene accettato; all'inizio tutti sono contro di lui per via del colore della sua pelle, ma quattro anni più tardi è diventato primario di neurochirurgia, segno evidente che il razzismo non era poi così diffuso.LA SEPARAZIONE RIUSCITA DI DUE GEMELLIIl film riprende quindi da dove si era interrotto. Ben ora ha due figli più due gemelli in arrivo da sua moglie; durante la sua decisione se intervenire o no sulla divisione, Ben va a dormire con sua moglie incinta, ma presto questa lo sveglia perché sta perdendo molto sangue; i due corrono all'ospedale e dopo alcune ore di attesa si scopre che sua moglie ha perso i gemelli. Questo è un duro colpo per il medico e, a seguito di ciò, Ben decide di compiere l'intervento ai gemelli siamesi. Arriva il giorno dell'intervento e ci sono ventidue chirurghi in sala; l'intervento dopo ventidue ore si conclude con la separazione riuscita dei due gemelli. Carson descrive con grande cura tutta la procedura, permettendoci quindi di comprendere al massimo tanto l'importanza quanto la tensione di quel momento.Il film finisce con alcune scritte che spiegano che Ben Carson, all'uscita del libro, lavorava ancora al Johns Hopkins Hospital. Carson, oggi in pensione come medico, ha espresso anche un forte interesse verso la politica. Quando gli era stato chiesto, anni fa, da che cosa si fosse sviluppato il suo interesse, ha spiegato che era un derivato della sua professione: fare diagnosi sui pazienti per trovare soluzioni - disse - mi ha spinto a pensare di poter applicare lo stesso approccio alla società. Il libro e così anche l'omonimo film nel raccontare la sua biografia, affrontano alcune tematiche fondamentali. Una di queste è l'importanza dell'istruzione, vista come forma di emancipazione da un futuro pieno di ignoranza e povertà. Simbolo di questa tematica è la madre di Ben, Sonya, la quale per tutta la vita si batte per garantire ai figli non solo l'educazione, ma anche la possibilità di studiare in un ambiente adatto. La cultura, infatti, costituisce l'unica possibilità di riscatto da una vita tanto tragica quanto povera. L'amore che Ben prova per quello che studia, l'amore per la madre e l'amore per la moglie, il cui dolore per la perdita dei figli lo spinge a portare a termine l'intervento per cui sarebbe poi passato alla storia.Ciò che distingue questa storia da un comune film sul sogno americano è il fatto che la volontà del singolo, pur essendo fondamentale, da sola non basta: deve agire in accordo con una volontà superiore, si devono riconoscere i doni ricevuti da Dio e svilupparli. A volte questi dono sono nascosti, ma la Grazia che ce li ha dati, li svela al momento opportuno. A Ben succede durante una predica in chiesa, ascoltando il racconto del pastore della sua comunità, si accorge improvvisamente di saper fare quello che prima non gli riusciva: immaginare, vedere con gli occhi della mente, guardare al di là di ciò che vede. Questa fu la scoperta che lo condusse verso la neurochirurgia, un miracolo che lo ha portato a diventare la mano miracolosa in grado di restituire la speranza a chi di speranza di vivere non ne aveva.CARRIERA POLITICAIl 4 maggio 2015 annunciò la sua candidatura alle primarie repubblicane come Presidente degli Stati Uniti.La sua candidatura fu inizialmente ritenuta marginale, perché era privo di qualsiasi esperienza pubblica. Tuttavia, in una elezione caratterizzata dall'estrema imprevedibilità, Carson ottenne dai sondaggi nazionali un inaspettato terzo posto col 9.5%.Questo successo iniziale era dovuto probabilmente alle sue posizioni ultraconservatrici e anti-establishment in tema di immigrazione e sui temi più cari all'elettorato repubblicano, a suo tempo deluso e arrabbiato.Con la discesa in campo di Donald Trump, che diventerà presto il vincente fra i candidati repubblicani grazie alle sue posizioni radicali in contrasto con l'apparato repubblicano, Carson resterà secondo nei sondaggi con il 22% a un'incollatura proprio da Trump col 29% (per alcuni sondaggi addirittura primo) restringendo la lotta per la nomination a uno scontro a due (l'ex favorito Bush era terzo con solo il 6.5%).Il 12 marzo 2016 diede il suo appoggio ufficiale a Donald Trump, poi eletto presidente degli Stati Uniti, con cui condivise per tutta la campagna l'ortodossia ultraconservatrice e anti-establishment. Trump lo nominò Segretario della Casa e dello Sviluppo Urbano e come tale era quindi un membro del gabinetto del presidente.Il Dottor Carson politicamente ha le seguenti posizioni.- Contrario all'aborto, anche nei casi di incesto, stupro o pericolo di vita della madre.- Contrario a qualsiasi limitazione in tema di cambiamenti climatici asserendo che non è scientificamente provato che siano causati dall'attività umana.- Favorevole all'istruzione privata rispetto a quella pubblica che, secondo la sua opinione, a volte era troppo politicizzata e ideologica: secondo lui, in certi casi, coloro che sono usciti da quel tipo di formazione "... potrebbero aderire all'ISIS".- Contrario a qualsiasi limitazione del controllo delle armi.- Ha affermato che lo Stato americano odierno ha affinità con la Germania nazista perché, secondo lui, si "ha paura anche ad esprimersi" inserendosi, con questa provocazione, nella critica al "politically correct", molto usata durante le primarie del 2016 in campo repubblicano.- Ha definito la riforma sanitaria Obamacare peggiore della schiavitù perché asservisce il personale medico al governo.- Considera l'Islam radicale in contrasto con i principi costituzionali americani ammettendo che potrebbe essere un problema avere un presidente con questa fede.

    We were soldiers*** (2002) - L'inutile carneficina della guerra del Vietnam

    Play Episode Listen Later Jan 11, 2023 10:31


    VIDEO: We Were Soldiers (2002) - HD Trailer ➜ https://www.youtube.com/watch?v=HnLHmGzByPA&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQC&index=73&t=16sTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7268WE WERE SOLDIERS: L'INUTILE CARNEFICINA DELLA GUERRA DEL VIETNAM di Pietro GuidiWe were soldiers racconta la storia del colonnello Hal Moore, interpretato da Mel Gibson, che viene mandato dal generale dell'esercito americano a comandare il settimo battaglione in quella carneficina inutile che è stata la guerra del Vietnam, nella vallata Ia-Drang, ribattezzata valle della morte. Il fatto che questa guerra sia stata un inutile massacro viene fatto capire bene in tutto l'arco del film quando fa vedere scene dove i soldati, di entrambi le fazioni, pensano alle proprie famiglie, magari guardando le loro fotografie. Nessuno dei due eserciti vorrebbe combattere quella battaglia, ma sono lì per ordini superiori, costretti ad ammazzarsi a vicenda. Questo film infatti mostra il dramma della guerra visto anche dalla parte di chi resta a casa, delle mogli e dei figli che temono ogni momento la lettera che gli riferisca che il loro capofamiglia è morto.Inoltre il film fa riflettere su come in ogni contesto di grave difficoltà, come in una guerra, viene fuori chi sono realmente le persone. Le difficoltà infatti non cambiano le persone, così come i soldi e il successo non hanno il potere di farlo, nonostante si senta dire spesso il contrario. Queste cose mostrano soltanto chi sei davvero.Nel mezzo dei drammi di questa guerra il film ci mostra l'eroismo di un capo che non abbandona mai i suoi sottoposti. Il colonnello Moore era un vero uomo nella vita e lo è stato anche nella guerra. In lui possiamo vedere le caratteristiche della figura del leader.Innanzitutto bisogna dire che l'autorità di Hal Moore è indiscussa. Nessuno mette mai in dubbio i suoi ordini. Noi ormai ci siamo abituati ad una società dove l'autorità è stata abbattuta, al grido sessantottino di "niente padri né padroni". Per noi è diventato normale mettere in discussione l'autorità. Ma per i soldati non è così. Fra i militari c'è una rigida gerarchia e nessuno può disobbedire agli ordini dei superiori. L'ambiente militare è forse rimasto l'unico ai giorni nostri dove l'autorità sia presa ancora seriamente. Non si può giocare allo stupido gioco della democrazia lì dove è in ballo la vita delle persone!L'AUTORITÀ VA RISPETTATA, A MENO CHE NON VADA CONTRO LE LEGGI DI DIOSe in ambito militare non ci fosse questo tipo di obbedienza non sarebbe possibile mantenere l'ordine all'interno di una guerra, dove le emozioni e la paura prendono il sopravvento sui singoli e si verrebbe inevitabilmente sconfitti. Per mantenere questo ordine nei codici penali militari sono previste le pene più severe, compresa quella di morte (che è stata abolita nel 1994 in Italia). Se disertare da una guerra dove c'è un alto rischio di morire fosse punito solo con il carcere molti preferirebbero quello alla guerra. Invece la pena di morte è un ottimo deterrente per evitare che qualcuno disobbedisca.Nel Vangelo stesso sono confermati questi principi. Una volta un centurione che aveva un servo malato chiede a Gesù di guarirlo e nel farlo fa una professione di fede un po' strana: "Anch'io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: «Va'!», ed egli va; e a un altro: «Vieni!», ed egli viene; e al mio servo: «Fa' questo!», ed egli lo fa". Gli stava dicendo che, come lui è signore dei soldati che ha sotto di lui e loro obbediscono ai suoi comandi, così Gesù è Signore del mondo e ha il potere di ordinare alla malattia di andarsene dal suo servo e questa gli avrebbe obbedito. Gesù, sentite queste parole, non gli dice di mettere dei fiori nei suoi cannoni o di essere più democratico con i suoi sudditi, ma esclama: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!". Un altro episodio molto significativo avviene poco prima della crocifissione. Infatti quando Gesù viene processato, Pilato, il procuratore romano, vedendo che non rispondeva alle accuse si arrabbia con lui dicendogli: "Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?". Gesù gli risponde: "Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto". Il potere quindi deriva dall'alto, cioè da Dio e chi lo esercita fa le sue veci su questa terra. È per questo che l'autorità va rispettata, a meno che non vada contro alle leggi di Dio. Ed è per questo che comandare è un compito di grandissima responsabilità.Se quindi l'autorità va ubbidita, chi esercita il potere non deve spadroneggiare sui sottoposti, anzi, al contrario, deve servire tutti. Poco prima della partenza il colonnello Moore fa un discorso davanti ai suoi soldati e alle loro mogli dove giura che lui sarà il primo a scendere sul campo di battaglia e l'ultimo ad andarsene. E così farà con eroismo durante tutto il corso della battaglia al punto che un suo soldato gli dirà di ripararsi un po' perché se lui che è il capo fosse morto il battaglione intero sarebbe spacciato.L'AUTORITÀ VA RISPETTATA (SE NON VA CONTRO LE LEGGI DI DIO)Il colonnello continuerà a guidarli, anche quando la situazione sembra perduta a causa dell'inferiorità numerica, sempre stando in prima linea fino all'ultimo assalto, con le munizioni quasi finite e le baionette già montate. Al contrario il generale dei vietnamiti se ne sta al sicuro nel bunker sotterraneo mentre manda i suoi uomini a centinaia al massacro. Quanto sono diverse queste due concezioni di potere! Entrambi, sia il generale vietnamita che Moore, credono nell'autorità, ma soltanto uno dei due la vede come un servizio e non come un tornaconto personale. Anzi lui è quello che ha il dovere di impegnarsi più di tutti, di essere padrone di sé anche quando la paura invade i cuori degli altri. È davvero il primo a scendere sul campo di battaglia e l'ultimo ad andarsene, come aveva detto.Questa era la concezione di potere che avevano i medievali, quando erano i nobili a fare le guerre e non ci si stupiva di vedere il re di Francia, Luigi IX, combattere e morire nella crociata per liberare la Terra Santa dall'invasore musulmano. È la concezione di potere che ha Gesù. Nessuno infatti dubitava della sua autorità fra gli apostoli, tanto che dirà: "Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono", tuttavia laverà i piedi ai dodici apostoli per insegnargli che lui non esercita questo potere per il suo vantaggio, ma per servirli. E non lo dirà solo a parole, ma lo dimostrerà con i fatti quando verranno le guardie a catturarlo e si farà avanti dicendo: "Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano", proteggendo così i suoi apostoli.Autorità e servizio non sono dunque in opposizione, ma sono due aspetti complementari che deve avere il superiore per essere giusto. Senza autorità non c'è più ordine, ma caos perché ognuno fa ciò che gli pare e non ci si può dirigere tutti verso un unico fine. Ma se il potere non è inteso come servizio diventa lo strumento per dominare sulle altre persone e quindi non fa il loro bene. La storia del colonnello Hal Moore ci fa vedere la figura di un vero uomo e di un vero capo che si spende totalmente per i suoi sottoposti tanto da arrivare a dire con commozione alla fine della battaglia: "Non me lo perdonerò mai... Che i miei uomini sono morti e io no".

    The 33*** (2015) - Il commovente film sulla storia vera dei 33 minatori intrappolati in una miniera del Cile

    Play Episode Listen Later Jan 3, 2023 5:58


    VIDEO: The 33 - Trailer italiano ufficiale ➜ www.youtube.com/watch?v=XFVjpa6AF2g&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQCTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7261IL COMMOVENTE FILM SULLA STORIA VERA DEI 33 MINATORI INTRAPPOLATI IN UNA MINIERA DEL CILE di Francesco MariniUn gruppo di minatori, salutati i familiari, sale sul pulmino che li porterà in fondo alla miniera. La luce del sole scompare ben presto. Il pulmino scende lungo uno stretto sentiero che si avvita a spirale e sembra non terminare mai. Ogni tanto, ai bordi, si vedono degli altarini improvvisati che ricordano, con una fotografia, coloro che non sono più tornati a casa. Uno dei minatori sul pulmino, alla sua prima esperienza, ha il respiro affannoso, si sente soffocare. Con questa sequenza, molto coinvolgente, inizia la storia dei 33 minatori di San Josè e del loro incidente. Nel 2015 il premio Pulitzer Hector Tobar l'aveva raccontata nel suo libro Deep Down Dark (tradotto nella versione italiana: La montagna del tuono e del dolore). Nello stesso anno il libro viene sceneggiato e diventa questo film diretto dalla regista messicana Patricia Riggen.L'IMPORTANZA DEL LEADERIl racconto è fedele alle testimonianze dei superstiti. Il montaggio, alternando quanto sta succedendo sottoterra a quanto accade in superficie, riesce a far percepire al pubblico i risvolti e le dinamiche di quella vicenda: da una parte i lavoratori che si trovano sepolti vivi a 700 metri di profondità con circa 40°C di temperatura e cibo sufficiente solo per alcuni giorni; sulla superficie le donne dei minatori che tentano di discutere con i gestori della miniera per tentare di salvare i loro mariti, figli, padri. Di fronte a una vicenda così dolorosa che cresce giorno per giorno nell'evidenza dell'opinione pubblica e all'incapacità della società mineraria di affrontare la situazione, è il governo che si trova a dover decidere il da farsi: che soluzione tecnica adottare, di quali collaborazioni internazionali avvalersi per tentare l'impossibile e quale immagine del Cile proporre sulla scena internazionale.Su entrambi i livelli nei quali si svolge la storia, c'è un protagonista a fungere da leader: Mario Sepulveda (interpretato da Antonio Banderas) che mantiene viva la speranza lì dove non sembra esserci nessuna possibilità di sopravvivenza e Maria Segovia (interpretata da Juliette Binoche) che "guida" le mogli dei lavoratori nel richiedere all'azienda di tentare il salvataggio. Determinante è anche il giovane Ministro delle Miniere Laurence Golborne (interpretato da Rodrigo Santoro) che si prende a cuore il dramma di questi minatori che non conosce, ma che fa tutto quello che è in suo potere per estrarli vivi dal sottosuolo. [...]VALORI UMANI E CRISTIANILa pellicola riesce ad esprimere importanti valori umani e religiosi. La povertà esteriore dei minatori, che contrasta con la loro ricchezza interiore; la capacità di condividere e di sacrificarsi per il benessere di tutto il gruppo. Il battersi per la giustizia, incarnato dalle mogli dei minatori. Ma forse, la grande verità che, da un punto di vista umano, il film riesce a esprimere, è la dimostrazione che si ottengono veramente dei risultati solo quando si mette in gioco tutto se stessi: il team di superficie, capeggiato dal texano Greg Hall, titolare della Drillers Supply Internazional e dal giovane ministro delle Miniere, riesce con tenacia e intelligenza nell'intento prodigioso di individuare il punto dove si erano rifugiati i minatori, anche se le trivelle si rompono continuamente e le mappe a disposizione sono imprecise.La fede cristiana che ha sempre alimentato la speranza dei minatori e ha dato loro la forza di resistere per due lunghissimi mesi viene sottolineata nel film: si veda come all'interno dei tunnel i lavoratori abbiano sempre pregato insieme. Ma quello che accadde in realtà fu ancora più intenso. Greg Hall, diacono della comunità cattolica di Cypress (Houston), ha sempre pregato per l'esito dell'operazione e tutti i minatori, di fede cattolica, ricevettero, attraverso quella fessura nella roccia che ha costituito per lungo tempo l'unica via di comunicazione con la superfice, trentatré rosari inviati personalmente dal Papa.L'esito finale della vicenda non fu dei migliori: i titoli di coda rivelano come l'azienda sia stata assolta dall'accusa di negligenza colpevole e agli operai e alle loro famiglie non venne riconosciuto alcun indennizzo.

    L'assedio dell'Alcazar* (1940) - La guerra di Spagna e l'assedio dell'Alcazar

    Play Episode Listen Later Dec 13, 2022 10:00


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=175LA GUERRA DI SPAGNA E L'ASSEDIO DELL'ALCAZARLa guerra si svolge dal 1936 al 1939 ed è uno scontro fra due visioni del mondo: quella materialista, atea e rivoluzionaria e quella cattolica, tradizionale e patriotticada FilmGarantitiLa guerra di Spagna si è svolta dal 1936 al 1939. La causa è stata la caduta della monarchia a cui segue il 14 aprile 1931 l'instaurazione della Repubblica Democratica dei Lavoratori.Fin dai primi giorni il governo del massone Manuel Azaña, permette manifestazioni anticlericali, cioè contro la Chiesa Cattolica, causa della distruzione di un gran numero di chiese in tutta la Spagna.Nel corso di cinque anni:1) vengono soppressi i gesuiti,2) le scuole cattoliche sono trasformate in cooperative,3) sono vietate le manifestazioni religiose pubbliche (ad esempio le processioni),4) viene approvata la legge che permette il divorzio,5) lo Stato ruba i beni alla Chiesa "concedendoli" in uso alla stessa,6) sono pensionati anticipatamente molti ufficiali reduci dalle guerre coloniali,7) viene cambiata la bandiera e l'inno nazionale.Per questi provvedimenti cresce il malcontento di strati sempre più vasti della popolazione.Si assiste a un'accelerazione del processo rivoluzionario: la sanguinosa rivolta delle Asturie nel 1934, guidata dalle "milizie rosse", costituisce un esempio reale di gestione comunista del potere; gli assalti alle chiese e ai conventi, che in soli sei mesi (dal febbraio al luglio del 1936) sono ben 160; 269 assassinii, 1287 aggressioni politiche, 69 sedi di partiti distrutte, 10 sedi di giornali devastate, 113 scioperi generali e 228 parziali, sono il bilancio dell'ordine pubblico in questi anni.In tale drammatica situazione i movimenti d'opposizione, quali i monarchici carlisti e la Falange Spagnola, con una parte dell'esercito iniziano a organizzarsi per ristabilire l'ordine; gli uni tramando un'insurrezione, gli altri un pronunciamiento, pratica che consiste nella proclamazione pubblica, da parte dei militari, dell'assunzione dei pieni poteri anche civili.L'ALZAMIENTO (ALZARSI IN PIEDI)I disordini nelle strade culminano, il 13 luglio 1936, nell'assassinio da parte dei comunisti del capo dell'opposizione parlamentare, il monarchico José Calvo Sotelo. Tale delitto costituisce la causa simbolica della ribellione.Il 17 luglio 1936 si ribellano i soldati nei territori spagnoli d'Africa e delle Isole Canarie mentre il giorno successivo insorgono quelli nella Spagna continentale e, con l'aiuto delle formazioni carliste e falangiste che prima della mobilitazione generale costituiscono il 30% della forza insurrezionale, prendono il controllo di buona parte della Spagna. Il centro e la costa mediterranea restano in mano repubblicana. La Spagna è così divisa in due zone: quella "rossa" di sinistra e quella "nazionale" controrivoluzionaria. È uno scontro fra due visioni del mondo: quella materialista, atea e rivoluzionaria da una parte e quella cattolica, tradizionale e patriottica dall'altra.La guerra civile va oltre uno scontro fra spagnoli quando, nell'agosto del 1936, si aggiungono volontari antifascisti provenienti da tutto il mondo supportati con soldati e armamenti dall'Unione Sovietica. Anche intellettuali comunisti italiani partecipano come i Pietro Nenni e Palmiro Togliatti.La Francia e l'Inghilterra pur dichiarando ufficialmente la propria neutralità, aiutano con denaro e con mezzi il governo repubblicano. Il Messico, che dieci anni prima aveva combattuto i cristeros, si schiera apertamente con la Repubblica e sarà l'unico Stato a riconoscere fino al 1975 il Governo repubblicano in esilio.Ma ci sono anche volontari che raggiungono la Spagna per combattere contro i "rossi" entrando a far parte delle file "nazionali". Il Regno d'Italia invia il Corpo Truppe Volontarie che, affiancando le forze armate "nazionali", dà un grande apporto militare nella fase centrale della guerra. Hitler manda la Legione Condor per sperimentare l'impiego di nuove tattiche e di nuovi armamenti.LA CRUZADA (LA CROCIATA)La Santa Sede sospende in un primo tempo il giudizio sulla rivolta, poi, quando iniziano a giungere notizie dei massacri compiuti dai rossi in odium fidei (in odio della fede) e dopo che la Lettera collettiva dei Vescovi spagnoli, del 1° luglio 1937, fa chiarezza su quanto è accaduto e sta accadendo, prende nettamente posizione e afferma risolutamente il diritto-dovere alla rivolta anche militare contro il governo che perseguita i cristiani.La guerra di Spagna infatti è caratterizzata dalle atrocità dei miliziani rossi, che massacrano oppositori o presunti tali con ferocia inaudita. La morte di 6.832 sacerdoti e religiosi (tra cui 12 vescovi) nel corso della guerra, dà la misura di quanto l'attacco al cattolicesimo e l'odio nei confronti dei cattolici sia parte integrante della linea politico-ideologica del governo repubblicano.Da questa situazione nasce, da parte dei vescovi spagnoli, la definizione della guerra come Cruzada, ovvero "crociata", in quanto guerra condotta in difesa della fede e caratterizzata da innumerevoli episodi di martirio da parte dei cattolici.I combattenti nazionali danno prova della loro religiosità attraverso segni come gli scapolari con la scritta "Fermati pallottola, il Cuore di Gesù è con me". Quando venivano catturati dai nemici e torturati prima di morire gridavano "Viva Cristo Re" come facevano dieci anni prima i cristeros in Messico.Nel 1937 Papa Pio XI, nell'enciclica Divini Redemptoris contro il comunismo ateo, dedica ampio spazio alla guerra di Spagna sottolineando il carattere nettamente anticattolico della Repubblica. Nel 1987 Papa Giovanni Paolo II proclamerà alcuni santi martiri spagnoli che saranno i primi di una lunga serie proseguita con i papi successivi.L'ASSEDIO DELL'ALCÁZAR DI TOLEDOUn episodio simbolico della Guerra di Spagna è l'assedio dell'Alcázar di Toledo, l'accademia militare comandata dal colonnello José Moscardó che rifiuta d'arrendersi e resiste persino quando minacciano di uccidere suo figlio (che quindi sarà ucciso dai comunisti). Circondati da forze repubblicane superiori, privi di cibo, di luce e di aiuti, 147 soldati, 903 civili combattenti e Guardie Civili, 538 fra donne e bambini, resistono per 70 giorni all'assedio fino alla liberazione, avvenuta il 28 settembre 1936, grazie all'arrivo delle truppe del Generalissimo Franco.FRANCISCO FRANCO, IL CAUDILLO (LA GUIDA)Il 28 marzo 1939 l'esercito "nazionale" conquista Madrid e pone vittoriosamente fine alla Cruzada. Francisco Franco, il principale generale della rivolta, viene ufficialmente proclamato capo dello Stato e assume i pieni poteri e il titolo di Caudillo, cioè di "Guida". Tuttavia Franco ha sempre sostenuto di essere "provvisoriamente" al comando della Spagna e che alla sua morte non avrebbe avuto come successore un suo parente, ma sarebbe tornata la monarchia al potere in Spagna.Franco ha permesso alla Spagna di rimanere neutrale durante la Seconda Guerra Mondiale garantendo un periodo di pacificazione delle due fazioni che si erano combattute e soprattutto ha fatto approvare leggi secondo la morale cristiana. Purtroppo il re, tornato al potere alla morte di Franco, ha concesso quasi subito parte della sovranità al parlamento.Per approfondimenti e per vedere alcune clip de L'ASSEDIO DELL'ALCAZAR e per leggere le schede dei migliori film, visita il sito FilmGarantiti.it

    Braveheart**** (1995) - Le guerre di indipendenza scozzesi

    Play Episode Listen Later Nov 1, 2022 7:49


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=484LE GUERRE DI INDIPENDENZA SCOZZESILa cornice storica del film BraveheartLe guerre di indipendenza scozzesi furono una serie di campagne militari combattute tra il Regno di Scozia e il Regno d'Inghilterra a cavallo tra XIII secolo e XIV secolo.La Prima Guerra (1296-1328) iniziò con l'invasione inglese della Scozia nel 1296, e terminò con la firma del Trattato di Edimburgo-Northampton del 1328.La Seconda Guerra (1332-1357) iniziò con l'invasione di Edoardo Balliol, sostenuta dall'Inghilterra e i "Diseredati" nel 1332, e terminò nel 1357 con la firma del Trattato di Berwick.Le guerre furono parte di una grande crisi nazionale della Scozia e il periodo divenne uno dei momenti più determinanti della storia della nazione. Al termine di entrambe le guerre, la Scozia mantenne il proprio status di nazione indipendente.Le guerre furono importanti per altre ragioni, come la nascita dell'arco lungo, arma fondamentale nella guerra medievale.LA BATTAGLIA DI STIRLING BRIDGELa battaglia di Stirling Bridge fu una battaglia della prima Guerra di indipendenza scozzese combattuta l'11 settembre 1297. Le forze di Andrew de Moray e William Wallace sconfissero l'esercito inglese condotto da John de Warenne e Hugh de Cressingham (morto in battaglia).Questa battaglia fu una tremenda sconfitta per gli inglesi e dimostrò che in determinate circostanze la fanteria poteva dimostrarsi superiore alla cavalleria. Ci volle tuttavia del tempo prima che la lezione venisse completamente compresa.L'11 settembre 1297 vide una decisiva vittoria per Wallace e gli scozzesi a Stirling Bridge. Nonostante fossero in ampia inferiorità numerica, le forze scozzesi guidate da Andrew de Moray (un importante nobile, in quanto primogenito), e con Wallace come capitano, misero in rotta l'esercito inglese. L'esercito di professionisti del Conte del Surrey, forte di tremila cavalieri e 10.000 fanti, andò incontro al disastro quando attraversò il fiume da nord. Il ponte era troppo stretto perché molti soldati potessero attraversarlo assieme (probabilmente non più di tre uomini affiancati), così mentre gli inglesi attraversavano, gli scozzesi li attesero e li uccisero man mano che passavano.I soldati inglesi iniziarono a ritirarsi mentre i loro compagni dalle retrovie spingevano in avanti, e sotto un peso eccessivo, il ponte crollò, facendone affogare molti. All'insaputa dell'esercito inglese caduto nel panico, parte delle forze scozzesi aveva guadato il fiume più a monte. Con l'esercito inglese diviso sulle due rive del fiume, le due forze scozzesi pressarono le due metà dell'esercito inglese verso il fiume. Fu una vittoria schiacciante e un'enorme iniezione di fiducia per l'esercito scozzese. Hugh Cressingham, il tesoriere di Edoardo in Scozia, venne ucciso nel corso della battaglia. Successivamente alla vittoria, Wallace venne nominato cavaliere e Guardiano di Scozia il 13 marzo 1298.Questa battaglia rappresentò il punto più alto della carriera di Wallace, ed essa venne sempre ricordata nelle rappresentazioni che lo riguardavano. Nel film Braveheart è chiamata semplicemente "la battaglia di Stirling" ed è stata girata omettendo il ponte.LA BATTAGLIA DI FALKIRKUn anno dopo, comunque, la situazione si rovesciò. Il 15 giugno 1298 gli inglesi avevano invaso la Scozia a Roxburgh. Saccheggiarono il Lothian e riconquistarono alcuni castelli, ma non riuscirono a far scendere in campo Wallace. Gli scozzesi avevano adottato una strategia di terra bruciata e gli errori commessi dagli addetti ai rifornimenti lasciarono gli inglesi con scarso cibo e morale basso, ma la ricerca di Wallace da parte di Edoardo si sarebbe conclusa a Falkirk.Wallace aveva posizionato i suoi lancieri in quattro schiltron - formazioni circolari a riccio, circondate da un muro difensivo di pali di legno. Gli inglesi ottennero un vantaggio attaccando per primi con la cavalleria, e seminando la morte tra gli arcieri scozzesi disposti fuori delle formazioni difensive. I cavalieri scozzesi fuggirono e gli uomini di Edoardo iniziarono ad attaccare gli schiltron. Non è chiaro se il fattore decisivo fu il lancio di frecce e pietre da parte della fanteria, o un attacco portato dalla cavalleria.Ad ogni modo, si aprirono presto dei varchi negli schiltron e gli inglesi li sfruttarono per annientare le ultime resistenze. Gli scozzesi persero molti uomini, ma Wallace riuscì a sfuggire, anche se il suo orgoglio e la reputazione militare ne vennero gravemente danneggiati. Alla fine di settembre del 1298 Wallace aveva deciso di cedere il titolo di Guardiano a Robert Bruce, conte di Carrick, e a John Comyn di Badenoch, il fratellastro dell'ex sovrano John Balliol. Bruce si riconciliò con Edoardo nel 1302, mentre Wallace respinse questa decisione di fare la pace. Egli trascorse un po' di tempo in Francia, in una presunta missione diplomatica.William Wallace riuscì a sfuggire agli inglesi fino al maggio 1305, quando Sir John de Menteith, un cavaliere scozzese leale a Edoardo I d'Inghilterra, lo catturò nei pressi di Glasgow. Dopo un processo sommario, le autorità inglesi lo giustiziarono atrocemente il 23 agosto 1305, a Smithfield (Londra), nella maniera tradizionale riservata ai traditori: egli venne impiccato e quindi squartato. La sua testa venne infilzata su un palo e posta sul London Bridge. Il governo inglese espose le sue membra, come si usava allora per i condannati a morte, nelle città principali: Londra, Newcastle, Berwick, Edimburgo e Perth.

    Braveheart**** (1995) - Precisazioni sui personaggi

    Play Episode Listen Later Nov 1, 2022 5:18


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=485PRECISAZIONI SUI PERSONAGGI1) Robert The Bruce fu il vero cuore impavido2) Edoardo I non morì in contemporanea a Wallace3) Isabella di Francia non rimase incinta di Wallace1) ROBERT THE BRUCE FU IL VERO CUORE IMPAVIDORobert the Bruce forse è il personaggio rappresentato in maniera peggiore. Ce lo presentano come insicuro, sottomesso al padre e come un uomo che non ha abbastanza coraggio per sostenere Wallace, che alla fine tradisce. È pur vero, però, che alla fine del film si riscatta, diventando il leader delle truppe scozzesi nell'ultima scena. Si presenta all'ultima battaglia per prestare giuramento di vassallaggio al re inglese ma alla fine decide di riprendere la lotta di Wallace combattendo contro gli inglesi e vincendo.Nonostante l'immagine di pusillanime che ci trasmette il film, Robert the Bruce è considerato uno dei più grandi eroi della storia della Scozia, se non proprio il maggiore. Essendo discendente di una famiglia di sangue reale legata a quella di Davide I di Scozia, risultava essere uno dei candidati al trono scozzese.Sebbene avesse giurato fedeltà ad Edoardo I di Inghilterra insieme a suo padre, rapidamente si unì alla rivolta scozzese. Dopo la sconfitta di Falkirk, accettò il titolo di Guardiano di Scozia a cui Wallace aveva dovuto rinunciare.In seguito uccise John Comyn, altro candidato alla corona. [...] Fu incoronato a Scone, antica capitale di Scozia e proseguì la sua lotta per difenderla dal re inglese. Sconfitto e catturato, riuscì a scappare su un'isola irlandese. Tornò in Scozia dopo la morte di Edoardo I, per approfittare della debolezza del suo successore Edoardo II. Riuscì a recuperare il tempo perso e sconfisse definitivamente gli inglesi nella battaglia di Bannockburn, assicurandosi così la corona. Nel film ci fanno credere che questa battaglia venne combattuta poco dopo la morte di William Wallace, ma in realtà si verificò ben 9 anni dopo.Una piccola curiosità: Robert the Bruce dispose che, dopo la sua morte il suo cuore fosse portato in Terra Santa. Durante il viaggio, i cavalieri scozzesi che lo custodivano furono catturati in Spagna dopo una battaglia contro i musulmani. Muhammed IV, re nazareno di Granada, quando seppe a chi apparteneva il cuore reale, lo inviò ad Alfonso XI, che a sua volta lo spedì in Scozia. Ora riposa nell'abbazia di Melrose. Questo è il cuore che può essere considerato il vero cuore impavido o Braveheart del quale parla la storia scozzese e che fu usato per il titolo del film. [...]2) EDOARDO I NON MORÌ IN CONTEMPORANEA A WALLACEEdoardo I, chiamato “gamba lunga” era probabilmente tanto cattivo come vediamo nel film. [...] Sebbene nel film vediamo che Edoardo muore nello stesso momento in cui muore Wallace, al grido “Libertà!” dello scozzese, in realtà il re inglese morì 3 anni più tardi. Lasciò il trono a suo figlio Edoardo II, che forse è il personaggio nel film che più si avvicina a quello reale. Con carattere debole e poco portato per comandare, il suo regno fu disastroso per l'Inghilterra. La sua omosessualità, che ci viene raccontata nel film, è documentata da testimonianze storiche.3) ISABELLA DI FRANCIA NON RIMASE INCINTA DI WALLACESua moglie, Isabella di Francia, viene rappresentata come una giovane bella e onesta e che subito si innamora di Wallace e dei suoi ideali romantici. Nel film, i due hanno una relazione e Isabella rimane incinta, pertanto, secondo il film il successivo re d'Inghilterra sarebbe stato l'ipotetico figlio di Wallace. In realtà, la vera Isabella aveva 3 anni a quell'epoca e non aveva ancora viaggiato fuori dalla Francia, quindi non conobbe mai Wallace.

    Snowden (2016) - Siamo tutti spiati!

    Play Episode Listen Later Oct 25, 2022 4:55


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=486SIAMO TUTTI SPIATI! di Rino CammilleriEdward Snowden, autodidatta, è il genio informatico che ha svelato al mondo il sistema di spionaggio degli Stati UnitiDue premesse. La prima. Sono nato alla fine del 1950 e c'era Stalin, la guerra di Corea, l'Urss occupava ancora perfino l'Austria. Ho passato la vita sotto la paura del plumbeo regime dell'Est, guardando all'America come baluardo e sponda di tutte le libertà. C'era un sacco di gente che moriva ammazzata cercando di scappare dalla Cortina di Ferro col sogno di andare negli Usa. Poi vennero anche i boat people vietnamiti che affrontavano l'oceano e i pirati pur di fare lo stesso.Chi l'avrebbe mai detto che il sogno si sarebbe letteralmente capovolto? Ora c'è chi scappa in Russia: Depardieu, Snowden, io (se non fossi ormai troppo vecchio). Scappare dall'asfissia del politicamente corretto, dalla minaccia islamica, dalla cristofobia, dalla dittatura omosessuale, dalla criminalità impunita, dalle tasse. «Abbiamo fatto rientrare la tirannia dalla porta di servizio», dice il protagonista del film che dà luogo alla seconda premessa.OLIVER STONEEccola. Non mi è mai stato simpatico Oliver Stone, regista-soggettista di sinistra grande fan del duo Obama-Hillary. Ma questa volta ha ragione, e la delusione per Obama non la manda a dire. Il film di cui parlo è Snowden, la biografia del giovane genio informatico che nel 2013 rivelò al mondo che il governo americano era in grado di spiare i sette miliardi di abitanti del pianeta e lo faceva tranquillamente. E non come gendarme dell'umanità e guardiano del mondo libero. No, al contrario. Per pura volontà di potenza, per mantenere la leadership incontrastata sul mondo e tenersela per altri cento anni (per i cento successivi si sarebbe visto a suo tempo e luogo).Edward J. Snowden, autodidatta, aveva fatto parte delle forze speciali, era un sincero patriota, un conservatore (nel film si mostrano i suoi contrasti con la fidanzata liberal) e sognava di lavorare per la Cia. Divenne prima impiegato e poi consulente dell'intelligence americana e fu lui stesso l'autore dei programmi informatici che il governo-ombra usò per tutt'altri scopi. Quando si rese conto di avere messo a punto un sistema che permetteva di controllare praticamente tutti e neutralizzare gli sgraditi, ovunque nel mondo si trovassero (sia con bombe mirate che con ricatti e "montaggi") disse basta e rivelò tutto al giornale inglese The Guardian.OBAMA FA MARCIA INDIETROA rischio della pelle, dovette lasciare tutto, anche la famiglia, e scappare, dove? A Mosca. E' ancora là, il «traditore» ricercato dall'Fbi. Il calderone da lui scoperchiato è pari, se non superiore, per importanza a quello di Wikileaks, tanto che Obama è stato costretto a fare pubblicamente marcia indietro sul monitoraggio universale. Solo che proprio la storia di Snowden insegna che non c'è da fidarsi. Ormai, non si può più sapere se davvero gli Usa hanno smesso di spiare tutti (anche questo articolo) o se si sono fatti semplicemente più furbi. La lotta al terrorismo globale era un comodo paravento, tant'è che dopo vent'anni non è ancora finita e certe misure di politica estera sembrano, anzi, tese a renderla permanente. Il film si gusta come un thriller di spionaggio e, alla fine, compare il vero Snowden, un nerd con una coscienza. Da vedere.

    Sotto il cielo di Roma (2010) - Pio XII: il papa amico degli ebrei che si oppose a Hitler

    Play Episode Listen Later Oct 25, 2022 9:57


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1065PIO XII: IL PAPA AMICO DEGLI EBREI CHE SI OPPOSE AD HITLERIl suo motto fu: ''Opus iustitiae pax'' (la pace è l'opera della giustizia)di Giano ColliEugenio Pacelli nacque a Roma nel 1876: qui studiò all'Università Gregoriana. Ordinato sacerdote nel 1899, entrò al servizio del Papa nel 1901 e fu il principale assistente del cardinale Gasparri nel lavoro di codificazione del diritto canonico.Nel 1917 il Papa Benedetto XV lo nominò nunzio a Monaco di Baviera e nel 1920 nunzio della nuova repubblica tedesca. Furono anni laboriosi, di grande lavoro diplomatico. Nominato cardinale nel 1929, nel 1930 divenne Segretario di Stato vaticano. In quegli anni fu ampiamente diffamato dalla stampa nazista che lo definiva il cardinale "amico degli ebrei", a causa delle oltre cinquanta lettere di protesta inviate ai tedeschi. Mentre la seconda guerra mondiale era alle porte, fu eletto Papa in un conclave durato soltanto un giorno. Avendo scelto il motto Opus iustitiae pax (la pace è l'opera della giustizia), Pio XII si considerava il Papa della pace, e fino al 1 settembre 1939 lottò per impedire lo scoppio della guerra con azioni diplomatiche, fino a lanciare un appello dalla Radio Vaticana: "Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra!".Nei quasi venti anni di pontificato, Pio XII pubblicò molte encicliche tra cui la Mystici corporis (1943), dove spiegava la natura della Chiesa come Corpo mistico di Cristo, e la Divino afflante Spiritu (1943), con la quale permetteva l'uso dei moderni metodi storici di analisi nell'esegesi della Sacra Scrittura. Nel 1951 e negli anni seguenti riformò l'intera liturgia della Settimana Santa. Sempre fedele devoto della Madonna, nel 1950 definì il dogma dell'Assunzione al cielo della Vergine in corpo ed anima. Canonizzò trentatré santi, tra i quali il Papa Pio X. Creò un numero senza precedenti di cardinali provenienti da varie nazioni, riducendo così il numero degli italiani ad un terzo del Sacro Collegio. Fu il primo Papa che divenne molto noto usando frequentemente la radio e la televisione.Durante tutta la guerra diresse, attraverso la Pontificia Commissione Assistenza, un vasto programma per l'aiuto alle vittime del conflitto. Quando poi Hitler nel 1943 occupò Roma, Pio XII fece del Vaticano un rifugio per innumerevoli profughi, tra cui molti ebrei.Eppure oggi alcuni ebrei accusano la Chiesa e Pio XII di ambiguità nei confronti del regime nazista: sono accuse infondate! Infatti, ci sono numerosissime testimonianze di ebrei, di rabbini e di ogni sorta di organizzazione ebraica, che ha elogiato e ringraziato in ogni modo Papa Pacelli. Tra questi, il futuro premier israeliano Golda Meir che definì Pio XII "un grande servitore della pace". Israël Zolli, grande rabbino di Roma, che si convertì al cattolicesimo e chiese udienza al santo Padre per "esprimere in forma ufficiale al Santo Padre il ringraziamento degli ebrei di Roma per quanto è stato fatto in loro favore". Nel dicembre 1940, in un articolo del Time magazine, il grande scienziato ebreo Albert Einstein scrisse: "Solo la Chiesa si è schierata apertamente contro la campagna di Hitler per la soppressione della verità. Non ho mai avuto un particolare amore per la Chiesa prima d'ora, ma sono costretto a confessare che ora apprezzo senza riserve quello che un tempo disprezzavo". Si tratta di persone che avevano vissuto il periodo storico incriminato, mentre molti di coloro che oggi attaccano Pio XII o erano molto giovani o addirittura non erano ancora nati quando il nazismo commetteva i suoi crimini.Durante l'occupazione tedesca di Roma, Pio XII diede segretamente istruzione al clero cattolico di salvare quante più vite umane possibili, con ogni mezzo. Così salvò migliaia di ebrei italiani dalla deportazione. Mentre circa l'80% degli ebrei europei morirono in quegli anni, l'80% degli ebrei italiani furono salvati. Non a caso a Roma si trova oggi la più numerosa comunità ebraica d'Europa. Solo in Roma, 155 conventi e monasteri diedero rifugio a circa 5 mila ebrei. A un certo punto, non meno di tremila trovarono scampo nella residenza papale di Castel Gandolfo, sfuggendo così alla deportazione nei campi di sterminio tedeschi. Seguendo le dirette istruzioni di Pio XII, molti preti e monaci favorirono il salvataggio di centinaia di vite ebraiche mettendo a repentaglio la loro. E' vero che il Papa non denunciò mai in pubblico le leggi antisemite e la persecuzione degli ebrei, ma il suo silenzio fu un efficace approccio strategico volto a proteggere più ebrei dalla deportazione. Del resto a convincere il Papa furono anche moltissimi ebrei. Ci si può chiedere, naturalmente, cosa poteva essere peggio dello sterminio di sei milioni di ebrei. La risposta è semplice e terribilmente onesta: l'assassinio di centinaia di migliaia di ebrei in più. La protesta pubblica avrebbe inoltre impedito alla Chiesa di svolgere il lavoro nascosto di assistenza.Del resto due episodi ci danno la riprova. Nel 1937 Pio XI pubblicò l'unica enciclica scritta in tedesco Mit Brennender Sorge (Con gravissima preoccupazione), una denuncia feroce del nazionalsocialismo e del razzismo. La bozza dell'enciclica fu scritta proprio da Pio XII, allora Segretario di Stato. Si può dire che è il più duro documento che la Santa Sede abbia mai promulgato contro un potere politico in tutta la sua storia. Venne letta da tutti i pulpiti in Germania. Quale fu il risultato? Fu rallentata la persecuzione degli ebrei? Assolutamente no. Hitler montò su tutte le furie, e le misure contro gli ebrei furono aggravate. Il secondo episodio significativo è del 1942: l'Olanda era occupata dai nazisti che cominciarono la deportazione degli ebrei. In tutte le chiese cattoliche in Olanda venne letta una lettera di protesta pubblica. Come conseguenza la deportazione degli ebrei venne accelerata, e vennero deportati ed uccisi anche gli ebrei convertiti al cattolicesimo, tra questi c'erano Edith Stein e sua sorella.Comunque, al di là di considerazioni di carattere "politico", le virtù di Papa Pacelli sono così note che è in corso la causa di beatificazione! Innanzitutto le virtù teologali: fede, speranza e carità. Pio XII era un uomo di grandissima fede, pregava molto. Non mancava mai di infondere speranza. Anche nei momenti più brutti, lui invitava ad avere fiducia nell'opera dello Spirito Santo. É stato inoltre un uomo di grandissima carità: si è prodigato non solo per gli ebrei ma per tutti i perseguitati, ha cercato di aiutare la gente vittima del nazismo e del fascismo anche dopo la fine della guerra. Quanti treni carichi di cibo, abiti, scarpe e medicinali sono partiti per aiutare le vittime della guerra. Coerente con le virtù che praticava, Pio XII era un uomo estremamente sobrio, mangiava pochissimo, dormiva solo poche ore, spesse volte lavorava fino alle due di notte si alzava alla sei dopo una breve siesta. Per solidarietà con le misere condizioni delle popolazione rinunciò a bere una sola tazza di caffè, sapendo che la gente non aveva il caffè. Sapeva che mancava il riscaldamento e lui non si è più riscaldato neanche durante l'inverno. Suor Pascalina, sua assistente, ha raccontato che la biancheria del Santo Padre era tutta rattoppata. Papa Pacelli disponeva all'inizio del suo pontificato di un significativo patrimonio familiare: lo ha speso tutto in opere di carità!Pio XII ci fa essere grati al Signore per averci dato, ancora una volta, un grande Papa, come suo vicario, in un momento storico così difficile per l'umanità come fu quello da lui vissuto.

    I dialoghi delle carmelitane*** (1960) - L'eroico martirio delle suore carmelitane scalze di Compiègne barbaramente ghigliottinate

    Play Episode Listen Later Oct 12, 2022 7:18


    VIDEO: I dialoghi delle Carmelitane - Film completo ➜ www.youtube.com/watch?v=WRkxW68uDyk&list=PLolpIV2TSebVM7CoAHtiTvbPX4t2opTUUTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7162I DIALOGHI DELLE CARMELITANE di Bernadette Mary ReisScorrendo gli annali della storia, vediamo che ci sono momenti in cui le religiose hanno avuto un ruolo importante nel corso degli eventi umani. È il caso, ad esempio, delle martiri carmelitane scalze di Compiègne. Molti ne hanno sentito parlare, ma forse non sanno che il loro sacrificio ha contribuito a mettere fine al Regime del Terrore.Tutto inizia con un sogno. Nel 1693, una donna disabile di 29 anni che vive nel Carmelo di Compiègne sogna Gesù in compagnia di sua Madre, di santa Teresa d'Avila e di altre due carmelitane che erano vissute nello stesso monastero. Dopo avere ricevuto istruzioni sulla sua propria vocazione, ha una visione nella quale vede un certo numero di carmelitane scelte per "seguire l'Agnello".Un salto in avanti, al 1786: madre Teresa di Sant'Agostino, neo-eletta priora dello stesso monastero, trova un racconto della visione che suor Elisabeth Baptiste ha avuto prima di prendere i voti come suora carmelitana. Madre Teresa ha il presentimento che questo sogno sia una profezia che riguarda la sua comunità.LA RIVOLUZIONE MALEDETTAQualche anno dopo, in Francia scoppia la rivoluzione che poi scatena il Regime del Terrore. Nel febbraio 1790 viene ratificata la sospensione provvisoria dei voti religiosi. Il 4 agosto sono inventariati i beni della comunità carmelitana; il giorno dopo, tutte le suore vengono interrogate e viene offerta loro la possibilità di rinunciare ai voti. Con grande rammarico dei dirigenti rivoluzionari, tutte le suore esprimono la loro ferma determinazione a rimanere fedeli ai loro voti fino alla morte.Pasqua 1792: il 6 aprile diventa illegale indossare l'abito religioso; due giorni dopo, il sogno di suor Elisabeth Baptiste è stato raccontato alle suore della comunità. Gli eventi precipitano: ad agosto, i monasteri femminili sono chiusi ed evacuati e i beni delle suore sequestrati.Le 20 carmelitane di Compiègne lasciano il loro monastero il 14 settembre, festa dell'Esaltazione della Croce. Con l'aiuto di amici trovano rifugio in quattro località diverse e riescono a comprare un abito civile per ciascuna: non hanno denaro a sufficienza per comprare anche un cambio e la richiesta di sostentamento al governo rimane inascoltata.Non molto tempo dopo, madre Teresa di Sant'Agostino si consulta con le quattro suore del coro, le più anziane, in merito alla proposta da fare all'intera comunità di offrire la propria vita per la salvezza della Francia: la sua proposta si radica nel desiderio della stessa santa Teresa d'Avila di riformare il Carmelo. Comprensibilmente, incontra resistenza: chi, in realtà, si sottoporrebbe volontariamente alla decapitazione per mezzo della ghigliottina, appena inventata?Stranamente, però, nel giro di poche ore le due suore più anziane chiedono perdono alla priora per la loro mancanza di coraggio: questo spiana la strada a madre Teresa, che propone un atto di donazione della vita agli altri membri della comunità. A partire dal 27 novembre, tutte le suore recitano un "atto di dono di sé" per la salvezza della Francia, scritto dalla priora. In seguito si aggiunge un'intenzione perché sempre meno persone siano giustiziate con la ghigliottina, e per la liberazione delle persone arrestate.IL SACRIFICIO PORTA FRUTTOIl 21 giugno 1794 i soldati perquisiscono gli alloggi delle suore. Il giorno dopo sono arrestate sulla base di una prova che sarebbe emersa durante la perquisizione, usata a dimostrazione che esse abbiano continuato a vivere una vita consacrata e che simpatizzino per la monarchia. La comunità carmelitana, che a questo punto conta 16 suore, si ritrova agli arresti nell'ex convento della Visitazione insieme a 17 suore benedettine inglesi. Il 12 luglio, il sindaco di Compiègne irrompe nel convento con i soldati, sorpreso di trovare le donne vestite con i loro abiti religiosi: l'unico abito civile che possedevano era completamente zuppo. A questo punto, la partenza per Parigi, dove le attende il processo, è inevitabile.Il 17 luglio, le 16 suore carmelitane insieme ad altri 24 prigionieri sono riconosciute colpevoli di essere "nemici del popolo" - tra le altre accuse - e condannate a morte. Le suore si preparano al compimento del sogno profetico: presto seguiranno l'Agnello.Quella stessa sera, Parigi è percorsa dalla voce delle suore che cantano l'Ufficio divino mentre attraversano le vie della città; il boia consente loro di terminare le preghiere per i moribondi, compreso il canto del Te Deum, seguito dal Veni Creator e dal rinnovamento dei loro voti. Salite al patibolo, ricevono l'ultima benedizione dalla priora, baciano la statuetta di Nostra Signora e seguono l'Agnello sacrificale.Robespierre viene arrestato dieci giorni dopo e giustiziato il giorno seguente. Finisce il Regime del Terrore, lasciando così poco spazio al dubbio che il Signore abbia accettato il sacrificio della vita delle religiose. Le martiri di Compiègne sono state beatificate da Pio x nel 1909, e attualmente è in corso il processo per la canonizzazione equipollente.Per approfondimenti e per vedere il film I DIALOGHI DELLE CARMELITANE e per leggere le schede dei migliori film, visita il sito FilmGarantiti.it

    Giovanna d'Arco* (1948) - La guerra dei cent'anni

    Play Episode Listen Later Oct 11, 2022 5:08


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=480LA GUERRA DEI CENT'ANNILa guerra dei cent'anni fu un conflitto tra il Regno d'Inghilterra e il Regno di Francia che durò, con varie interruzioni, centosedici anni, dal 1337 al 1453; le cause che lo scatenarono furono diverse, ma il pretesto ufficiale fu la questione dinastica sulla corona francese rivendicata nel 1336 da Edoardo III d'Inghilterra e duca d'Aquitania in quanto nipote, per linea materna, di Filippo IV di Francia.La guerra iniziò favorevolmente per gli inglesi che, sotto la guida del Edoardo il Principe Nero, inflissero pesanti sconfitte ai francesi a Crécy (1346) e a Poitiers (1356), dove arrivarono perfino a catturare il re Giovanni II di Francia. Con il trattato di Brétigny del 1360 Edoardo III rinunciò alla sua pretesa ereditaria sulla Francia garantendosi, tuttavia, il dominio di tutta l'Aquitania e di Calais. Otto anni più tardi la tregua fu rotta da Carlo V di Francia, che riuscì a riconquistare gran parte del territorio ceduto agli inglesi.Tra il 1407 e il 1435 la Francia fu dilaniata da una guerra civile tra Armagnacchi e Borgognoni che, in seguito all'alleanza di Giovanni di Borgogna con Enrico V d'Inghilterra, fece riprendere il conflitto. La battaglia di Azincourt (1415) segnò una delle più gravi sconfitte francesi: gli inglesi occuparono tutto il nord-ovest e nel 1420 entrarono persino a Parigi; due anni dopo Enrico VI d'Inghilterra si nominò re di Francia.Mentre gli inglesi assediavano Orléans, nel 1429 iniziò la riscossa francese guidata da Giovanna d'Arco, che aveva ricevuto dal delfino Carlo VII, nel frattempo rifugiatosi a sud della Loira, il comando di un esercito. Giovanna riuscì a rompere l'assedio di Orléans, invertendo definitivamente le sorti della guerra, e a entrare a Reims, dove Carlo fu incoronato re di Francia. Successivamente i francesi furono in grado di espellere gli inglesi da tutti i territori continentali, fatta eccezione per la cittadina di Calais che rimase inglese fino al 1559. Alla conclusione delle ostilità la Francia aveva sostanzialmente raggiunto l'assetto geopolitico moderno.Nel corso del secolo furono introdotte nuove armi e nuove tattiche che segnarono la fine degli eserciti organizzati su base feudale e incentrati sulla forza d'urto della cavalleria pesante. Sui campi di battaglia dell'Europa occidentale rividero la luce gli eserciti professionali, scomparsi dai tempi dell'Impero romano. Si trattò inoltre del primo conflitto sul continente nel quale si impiegarono armi da fuoco in campo aperto (in particolare le bombarde, utilizzate per la prima volta dagli inglesi nel corso della battaglia di Crécy). Nonostante la notevole durata del conflitto esso fu caratterizzato da un numero relativamente contenuto di battaglie; ciononostante il territorio francese subì ingenti devastazioni da numerose incursioni di armati (dette chevauchées, celebre quella del Principe Nero del 1355), spesso accadute in periodi di apparente tregua, che contribuirono all'impoverimento della popolazione e alla diffusione della peste nera.La straordinaria importanza della guerra dei cent'anni, nella storia dell'Europa nel suo complesso, è evidenziata dal fatto che la sua fine nel 1453 è una delle date convenzionalmente poste dalla storiografia moderna a conclusione del Medioevo europeo, vista anche la concomitante caduta di Costantinopoli (altre date sono tradizionalmente il 1492, scoperta dell'America, e il 1517, affissione delle tesi di Martin Lutero).

    La battaglia di Hacksaw Ridge** (2016) - Il talento artistico di Mel Gibson

    Play Episode Listen Later Sep 23, 2022 9:26


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=478IL TALENTO ARTISTICO DI MEL GIBSON di Roberto MarchesiniGran bel film, La Battaglia di Hacksaw Ridge: splendido dal punto di vista tecnico, commuove, appassiona ed eleva lo spirito.Prima di parlarne, ripercorriamo la carriera dell'autore, il famoso Mel Gibson. Che, forse, dà uno spaccato dell'evoluzione del pensiero di un cattolico negli Stati Uniti... Diventa una star di Hollywood negli anni '70 e '80 grazie alle serie Mad Max e Arma letale. Sembra destinato al genere avventuroso-fracassone quando, nel 1990, Zeffirelli lo chiama per vestire i panni di Amleto. Gibson coglie l'occasione, e sfodera una prova da grande attore. Nel 1993 esce il suo primo film da regista: L'uomo senza volto. Un grande, commovente e drammatico film sulla figura paterna, oggetto di diffidenza e anche odio, ma necessaria.BRAVEHEART (1996), IL PATRIOTA (2000) & WE WERE SOLDIERS (2002)Tre anni dopo ecco l'epico e monumentale Braveheart Cuore impavido. Di questo film ricordiamo il realismo, la violenza ed uno dei più grandi discorsi della storia del cinema («Agonizzanti in un letto, fra molti anni da adesso...»), probabilmente ispirato all'Enrico V di Shakespeare. Emerge anche il tema politico: l'indipendenza della Scozia dalla tirannia inglese. Il film regala a Gibson, oltre ad un importante incasso, 5 premi Oscar. [leggi: UN CUORE IMPAVIDO PER LA LIBERTA', clicca qui, N.d.BB]Nel 2000 Gibson interpreta Il patriota. Apparentemente un film sull'indipendenza degli Stati Uniti che nasconde però ben altro. Innanzitutto, il patriota del titolo non combatte per la patria, anzi: al momento dell'arruolamento, si rifiuta, anteponendo i suoi doveri di padre a quelli nei confronti della «nazione americana» («Perché dovrei scambiare un tiranno a tremila miglia di distanza con tremila tiranni lontani solo un miglio?»). Feroce guerriero, Benjamin Martin si schiera risolutamente dalla parte della pace («Vi sono alternative alla guerra»). Più che un film patriottico, Il patriota è piuttosto un film libertario; la sua bandiera non è quella a stelle e strisce, ma quella che verrà usata anni dopo dal Tea Party. [...]Nel 2002 Mel Gibson è impegnato in un film alla Berretti verdi: We were soldiers - Fino all'ultimo uomo. Interpreta un ufficiale - cattolico ed oltremodo eroico - impegnato nella guerra del Vietnam. Siamo all'esordio alla presidenza di Bush Jr: Gibson sembra concedere un minimo di fiducia alle istituzioni statunitensi dopo due mandati Clinton. [leggi: WE WERE SOLDIERS - FINO ALL'ULTIMO UOMO, clicca qui, N.d.BB]LA PASSIONE DI CRISTO (2004) & APOCALYPTO (2006)Nel 2004 esce La passione di Cristo: un film brutale e realistico su passione, morte e risurrezione di Gesù, con luci caravaggesche e recitato in aramaico, ebraico, latino. Prima dell'uscita nelle sale si diffonde la notizia secondo la quale il padre di Mel Gibson sarebbe un cattolico sedevacantista antisemita. Appena il film esce nelle sale fioccano le stroncature: si schierano Natalia Aspesi («Un'orgia di sangue...») e Vittorio Zucconi («Sangue, torture e integralismo»); persino eminenti prelati criticano il realismo del film, rimpiangendo la passione proletaria di Pasolini. Ma l'accusa più grave (anche se non ben circostanziata) è quella di antisemitismo: Jim Caviezel, interprete di Cristo, dirà di essersi giocato la carriera con questo film. Nonostante questo, il film incassa più di seicento milioni di dollari. Alle accuse di antisemitismo si accompagnano altri giudizi: Mel Gibson è padre di otto figli ed è sempre stato sposato con la stessa donna, un unicum, ad Hollywood. [leggi: UNA PASSIONE DI VIOLENZA E DI AMORE, clicca qui, N.d.BB]Due anni dopo Gibson sforna un altro capolavoro: Apocalypto. Ambientato nella brutale e feroce America precolombiana, narra la vicenda di Zampa di Giaguaro, che sfugge alla morte per salvare la famiglia. Alla fine del film, quando il protagonista sta per essere ucciso, ecco sbarcare dall'oceano una nave: trasporta soldati, religiosi e la croce di Cristo. [...] Oltre al tema della lotta per la famiglia, ne emerge prepotentemente un altro: quello dell'aborto. Cos'altro è il sacrificio umano praticato incessantemente dai capi del popolo Maya, se non l'uccisione di milioni e milioni di bambini? La società americana pre-cristiana è dunque quella statunitense? [...] [leggi: UNA CIVILTA' VIENE DISTRUTTA DALL'ESTERNO SOLO QUANDO SI E' GIA' CORROTTA AL SUO INTERNO, clicca qui, N.d.BB]Dall'uscita di Apocalypto, la carriera di Gibson va a rotoli. La sua immagine di padre di famiglia irreprensibile è deturpata: al suo fianco compare una giovane musicista russa ebrea Oksana Grigorieva (ma Gibson non era antisemita?), divorzia dalla moglie e va a vivere con lei. Viene fermato illegalmente da un poliziotto (alla presenza di telecamere) mentre è alla guida in stato di ebbrezza: si lascia scappare frasi antisemite («Gli ebrei sono responsabili di tutte le guerre del mondo»). Ha altri progetti cinematografici (un film su Giuda Maccabeo - ma Gibson non era antisemita? - ed un altro sugli insorgenti italiani), ma rinuncia: erano film - dirà - che interessavano solo a me. Solo pochi amici gli restano vicino (Robert Downey Junior e l'attivista lesbica Jody Foster - ma Gibson non era intollerante?). Nel 2010, a carriera ormai distrutta, viene lasciato dalla musicista russa, che lo denuncia per averle detto al telefono frasi razziste (registrate su nastro). Da quel momento Gibson recita in alcuni (anche ottimi) film d'azione: Fuori controllo, Viaggio in paradiso, Machete Kills, Blood father; come autore sembra finito. [leggi: DEBOLEZZE UMANE NELLA VITA DI MEL GIBSON, clicca qui, N.d.BB]LA BATTAGLIA DI HACKSAW RIDGE (2017)Ed eccoci arrivati al febbraio 2017 con la sua nuova prova da regista: La Battaglia di Hacksaw Ridge. È la storia vera di Desmond Doss, un obiettore di coscienza che si arruola volontario durante la Seconda Guerra Mondiale. Non vuole toccare le armi per motivi religiosi (è avventista del settimo giorno); ma non si sente da meno rispetto agli altri giovani che decidono di servire il loro paese in guerra. La sua posizione non viene compresa e, considerato un vigliacco, durante l'addestramento è fatto oggetto di insulti, punizioni e violenze. Viene addirittura incriminato per aver disobbedito agli ordini, rischia il carcere, ma non rinuncia ai suoi principi. Alla fine, grazie all'intervento del padre, alcolizzato e violento, traumatizzato dalla Prima Guerra Mondiale, viene riconosciuto il suo status di soldato obiettore di coscienza ed assegnato alla sanità militare. I compagni e gli ufficiali continuano a considerarlo un vigliacco, ma Doss riuscirà a dimostrare il contrario. Viene inviato nel Pacifico e partecipa alla battaglia di Okinawa; viene assegnato a Hawksaw Ridge, una impervia montagna controllata dai giapponesi. Il primo giorno di battaglia è cruento, ma vede la vittoria degli statunitensi; il giorno seguente, però, i giapponesi riconquistano la posizione. É il momento della ritirata, ma non per tutti: Doss resterà in cima, recupererà uno ad uno i suoi compagni calandoli con delle corde, sarà l'ultimo a calarsi dopo aver salvato commilitoni e giapponesi feriti. Una cinquantina, disse Doss; un centinaio, lo corressero i suoi compagni (alla fine gli vennero attribuiti 75 salvataggi, una via di mezzo).Del film notiamo l'eccellente tecnica e l'ottima recitazione, soprattutto del protagonista Andrew Garfield (al quale era stato «sconsigliato» di lavorare con Gibson). Colpiscono anche la castità del fidanzamento di Doss (quando mai, nei film hollywoodiani?) e i dialoghi, che rimandano ai valori più nobili. Il film gronda eroismo e fede religiosa: ogni volta che Doss cala un compagno dalla montagna, si ferma a pregare: «Fammene trovare ancora uno». Gibson chiarisce che la vera forza non è quella dei muscoli (la recluta culturista «Hollywood» - sottile ironia - non si distingue, in battaglia, per il coraggio), ma quella interiore: la virtù della fortezza.E torna, nuovamente, il tema della guerra. Il realismo è terribile e spettacolare: la guerra è morte, dolore e sofferenza. [...] Gibson, pur avendo firmato film di guerra, non è mai stato un guerrafondaio; ma con questo film sembra compiere un passo ulteriore. «Non mi sembra una brutta cosa rimettere insieme qualche pezzo del mondo, mentre sono tutti così intenti a farlo a pezzi», dice Desmond Doss. Lo pensa anche Gibson. [...]Il suo messaggio è chiaro: la guerra non è di per sé eroismo. L'eroismo è quello di chi - anche in guerra - è disposto a donare la vita per i propri fratelli, anche se di un'altra nazione. L'eroismo è quello di Doss, che salva uno ad uno i propri compagni e i propri nemici, e che prega «Fammene trovare ancora uno». Non per ucciderlo: per salvarlo.

    La battaglia di Hacksaw Ridge** (2016) - I 4 errori di Desmond Doss, il protagonista della Battaglia di Hacksaw Ridge

    Play Episode Listen Later Sep 20, 2022 15:04


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7142I 4 ERRORI DI DESMOND DOSS, IL PROTAGONISTA DELLA BATTAGLIA DI HACKSAW RIDGE di Pietro GuidiLa battaglia di Hacksaw Ridge è un film di Mel Gibson che racconta la vera storia di Desmond Doss, un soldato obiettore di coscienza. La sua vita è segnata da due grandi desideri: quello di servire la propria patria nella seconda guerra mondiale e quello di non uccidere nessuno. Questi desideri sono apparentemente inconciliabili, ma grazie all'aiuto di suo padre, che aveva combattuto nella prima guerra mondiale, riesce a farsi riconoscere come soldato obiettore di coscienza e a prestare il suo servizio come medico militare. Desmond dice: "In un mondo impegnato a farsi a pezzi da solo, non mi sembra una cattiva idea tentare di rimetterlo insieme pezzo dopo pezzo".A causa della sua determinazione nel rifiuto di uccidere, nemmeno il nemico, viene preso in giro dai superiori e dai commilitoni, che arrivano a mettergli le mani addosso. Ma nella battaglia di Hacksaw Ridge dimostra il suo valore e il suo coraggio salvando circa settantacinque persone ferite portandole fuori dal campo di battaglia e meritandosi il rispetto degli altri soldati.In questo film Mel Gibson mette tutta la sua esperienza nel descrivere realisticamente la guerra che è terribile e spettacolare allo stesso tempo. Inoltre alcuni valori cristiani sono ben messi in luce: la verginità prima del matrimonio del protagonista (introvabile nei film di oggi), la carità cristiana che arriva a donare la propria vita per i propri amici e infine l'importanza della preghiera in ogni azione quotidiana che per Dodd tocca un vertice nella richiesta a Dio di trovare ancora un soldato ferito, sia amico che nemico. Azzeccata anche la presa in giro dei culturisti che mostrano con orgoglio i loro muscoli, ma nascondono debolezze interiori come la paura che blocca ogni azione.Il film quindi è senz'altro da vedere, nonostante quattro errori che forse, a causa della cultura moderna in cui siamo immersi, potrebbero passare inosservati.1) L'INGIUSTA OBIEZIONE DI COSCIENZAIl primo di tutti è l'obiezione di coscienza. Essendo questo il cardine del film bisogna capire che cosa è veramente e se sia una cosa buona. Il mondo di oggi non avrà problemi a giustificare l'obiezione di coscienza di Doss, forse ne avrà chi ha visto i precedenti film di Mel Gibson sulla guerra dove la figura del guerriero è indubbiamente positiva. Basti pensare a William Wallace di Braveheart. Le convinzioni religiose di Desmond sono state molto importanti per far maturare in lui il sentimento di avversione nei confronti delle armi. Naturalmente ha contribuito a questa convinzione anche la traumatica esperienza avuta in casa quando ha minacciato suo padre con una pistola per difendere sua madre. In realtà Doss in questa occasione ha fatto esattamente quello che ogni figlio deve fare e quindi non avrebbe nulla da rimproverarsi. Però nel film questo episodio gli genera dei sensi di colpa. Ma tralasciando questo elemento soggettivo del protagonista, parliamo invece dell'elemento oggettivo della compatibilità tra religione e servizio militare. L'elemento religioso è stato quello decisivo nella sua scelta, perché la setta protestante a cui appartiene, cioè gli avventisti del settimo giorno, negano in ogni caso la legittimità della guerra giusta appellandosi ad una interpretazione assoluta e distorta del comandamento "non uccidere". Sarebbe curioso chiedere a uno di loro se si possa uccidere chi sta cercando di violentare tua moglie o di rapire i tuoi figli, ma sappiamo già la risposta. La Chiesa cattolica invece, coerentemente con la Bibbia, ricchissima di storie di santi guerrieri, e con l'insegnamento di Gesù e degli apostoli, ha sempre affermato la possibilità della legittima difesa e della guerra giusta (che comunque non può essere offensiva). Re Davide era un guerriero, Mosè aveva applicato la pena di morte verso tremila Israeliti che avevano adorato il vitello d'oro e non si erano pentiti e l'elenco potrebbe andare avanti a lungo. Dio stesso veniva invocato come "Signore degli eserciti". Anche nel Nuovo Testamento, pur non essendoci guerre visto che ancora non c'era una civiltà cristiana da difendere, sono state dette molte frasi che approvano il servizio militare. Per esempio san Giovanni Battista esortava i soldati ad accontentarsi delle loro paghe e a non estorcere nulla alle persone, considerandolo un mestiere lecito come gli altri. Quando un centurione andrà da Gesù a chiedere un miracolo farà una professione di fede militare, dicendo che come lui aveva dei sottoposti che gli obbedivano così tutto il mondo era sottoposto all'autorità di Gesù. E Gesù loda molto questo centurione romano, che continuerà a fare il suo lavoro anche dopo la conversione. San Paolo, riassumendo nella lettera ai romani il concetto cristiano di autorità dice che essa non invano porta la spada: "Vuoi non aver da temere l'autorità? Fa' il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male". Quindi il quinto comandamento significa che non si può uccidere l'innocente, ma nel caso di legittima difesa e di guerra giusta è lecito e, a volte, anche doveroso uccidere. Chi non volesse uccidere per principio permetterebbe al male di continuare a far danno e di distruggere l'ordine della società, che viene protetto dalla spada come insegna san Paolo, ma anche la semplice ragione umana.2) LA NONVIOLENZADa questo errore deriva anche quello sull'interpretazione letterale della frase evangelica: "Porgi l'altra guancia". Nel film infatti si può vedere come Desmond non si difenda quando viene picchiato dai commilitoni e nemmeno quando fanno battute pesanti su sua moglie. Ma questo non è essere cristiani, bensì zerbini degli altri. Gesù stesso, che ha pronunciato questa frase, non ha porto l'altra guancia quando è stato schiaffeggiato dal servo del sommo sacerdote, ma ha risposto con durezza: "Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?" (Gv 18,23). Gesù non si difende nella Passione perché ha una missione da compiere: era venuto sulla terra proprio per morire e così salvare tutti gli uomini. Non lo fa perché crede che non dobbiamo difenderci con la forza quando siamo minacciati. Infatti, quando Gesù stava per essere catturato nell'orto degli ulivi, san Pietro proverà a difenderlo con la spada, ma Gesù lo fermerà spiegandogli perché, in quel caso, non bisognava combattere: "Credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?" (Mt 26,53). Se Gesù avesse voluto avrebbe potuto salvarsi e sconfiggere chi lo catturava, ma siccome aveva una missione da compiere non l'ha fatto. Non erano i soldati a catturare Gesù, ma era lui che si offriva a loro per essere sacrificato sull'altare della croce.3) IL RIFIUTO DELLA CARNEIn una scena del film vediamo inoltre Desmond che, sul campo di battaglia, dà una scatoletta di carne ad un altro soldato perché lui non la può mangiare. Per gli avventisti del settimo giorno infatti è vietato mangiare carne di animali, a causa del loro concetto distorto di rispetto della vita. Facendo così vanno contro l'insegnamento di Dio che nella Genesi dà all'uomo tutti gli animali perché se ne cibi. Diverse volte il vangelo ci racconta che Gesù mangiava pesce e che andava a Gerusalemme per sacrificare e mangiare l'agnello pasquale. Inoltre ha anche insegnato che si possono mangiare tutti gli alimenti, contrariamente alle prescrizioni alimentari dell'epoca: "Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna? Così rendeva puri tutti gli alimenti" (Mc 7,18-19). Per convincere san Pietro che è lecito cibarsi di tutti gli animali Dio stesso gli mostra in visione una grande tovaglia con sopra animali di ogni specie. E Dio gli comanda: "Coraggio, Pietro, uccidi e mangia!". Più chiaro di così! Ma il nostro Desmond probabilmente avrebbe rifiutato questo allettante comando.4) IL RIPOSO FESTIVO ASSOLUTOInfine Desmond si rifiuta di combattere in giorno di sabato perché è un giorno di riposo assoluto. La sua setta protestante, infatti, non festeggia la domenica, come giustamente fanno i cattolici per commemorare la resurrezione di Cristo, ma sono rimasti al vecchio culto ebraico del giorno del sabato. Infatti si chiamano "avventisti del settimo giorno", cioè del sabato. A parte quale giorno festeggiare, è opportuno notare quanto sia sbagliato questo formalismo nel rispetto del giorno di riposo. Infatti la Chiesa ha sempre insegnato la necessità del riposo domenicale dal lavoro, ma non ne ha fatto un assoluto morale. In casi gravi (sottolineo in casi gravi, non per arrotondare) infatti è possibile lavorare di domenica. Se c'è siccità e un contadino ha bisogno di irrigare i suoi campi altrimenti perde il raccolto lo può legittimamente fare anche in giorno di domenica. Invece per gli avventisti del settimo giorno no. Nemmeno un poliziotto e un medico possono lavorare di sabato per salvare vite. E neanche ti puoi difendere da un nemico che ti attacca perché violi il riposo festivo. Si capisce bene che è un'assurdità. È un atteggiamento formalistico nei confronti della legge già condannato da Gesù ai suoi tempi. A quelli che gli rimproveravano le sue guarigioni operate in giorno di sabato Lui rispondeva: "Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?" (Lc 14,5). Desmond Doss, potremmo rispondere! Invece Gesù invitava a non assolutizzare una cosa relativa. Il riposo festivo è fatto per l'uomo, non il contrario.

    La Santa Casa di Loreto

    Play Episode Listen Later Aug 15, 2022 14:00


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=473LA VERITA' SULLA CASA DI MARIAFurono gli angeli a trasportare la Santa Casa da Nazaret a Loreto: abbiamo la conferma sia da prove storiche, documentali e archeologiche, sia da Papi e misticiA Loreto, nelle Marche, si trova da secoli la Santa Casa, cioè la casa dove Maria è nata, ha vissuto e dove ha ricevuto la visita dell'Arcangelo Gabriele che le ha annunciato il concepimento verginale di Gesù.Come disse San Giovanni Paolo lI: "La Santa Casa di Loreto è il primo Santuario di portata internazionale dedicato alla Vergine e vero cuore mariano della cristianità".La Santa Casa si trova a Loreto da quando poco prima del 1300 fu trasportata in volo dagli angeli. Questa traslazione angelica - confermata sia da prove storiche, documentali e archeologiche, sia da Papi e mistici -, è stata da sempre tramandata.DA NAZARET A LORETOEsistono molti documenti e perfino testimoni oculari delle traslazioni miracolose compiute dalla Santa Casa. Fino al 9 maggio 1291 essa si trovava a Nazareth. Durante la notte fra il 9 e il 10 maggio 1291 essa percorse circa 3000 km e arrivò a Tersatto, in Dalmazia, nell'odierna città di Fiume. Le fonti raccontano che Nicolò Frangipane, l'allora signore di Tersatto, mandò personalmente una delegazione a Nazareth, per constatare se davvero la Casa fosse scomparsa dal luogo originario. Recatisi là, trovarono non solo che era davvero scomparsa ma che vi erano ancora presenti le fondamenta dalle quali le pareti erano state sradicate. Esse, infatti, appaiono tutt'oggi - a Loreto - prive di fondamenta, semplicemente appoggiate in terra. Le misure del perimetro, inoltre, combaciano perfettamente con quelle delle fondamenta rimaste in Palestina.POSATORA DI ANCONANella notte tra il 9-10 dicembre 1294, la Santa Casa scomparve anche da Tersatto e apparendo in Italia, "in vari luoghi", si posò innanzitutto sopra una collina prospiciente il Porto di Ancona, nelle Marche, dove rimase per nove mesi. A quella collina di Ancona fu perciò dato il nome di "Posatora", dal latino "posat et ora", e vi fu edificata una chiesa, per ricordare che là la Santa Casa aveva pregato per la città ed era stata pregata dalla città. Di tale traslazione a Posatora di Ancona esiste lo scritto di un certo don Matteo, contemporaneo dei fatti accaduti e quindi probabilmente testimone oculare. La sosta della Casa a Posatora è comprovata anche da due lapidi commemorative, una antichissima, coeva ai fatti e scritta in latino volgare antico e una risalente al XVI secolo che ne è probabilmente una copia tradotta nella lingua corrente. Dell'esistenza della lapide più antica, smarrita durante dei lavori di ristrutturazione della chiesa di Posatora, se ne ricordano molto bene vari testimoni, sacerdoti e fedeli, alcuni ancor oggi viventi, i quali l'avevano letta prima che venisse smarrita.LA SELVA DI LORETANella lapide più antica di Posatora si trovava la definizione di "Madona de Loreta"; questo perché la Santa Casa, dopo la sosta dei nove mesi a Posatora nell'anno 1295, si era nuovamente spostata presso la città di Recanati, e si era posata all'interno di una selva appartenente ad una signora di nome Loreta. In tale selva rimase per otto mesi, tra la fine del 1295 e il 1296. Dal nome della signora Loreta nascerà in seguito il nome al maschile della città di Loreto, venutasi a formare proprio intorno a questa reliquia, via via che la gente vi si stanziava nei decenni successivi.Dalla selva della signora Loreto, ancora la Santa Casa fu trasportata miracolosamente dagli angeli sul campo di due fratelli, sul Monte Prodo, ove rimase solo quattro mesi, perché questi due fratelli, di cognome Antici, iniziarono a litigare violentemente tra loro, per rivendicare l'appropriazione delle offerte dei pellegrini.La Santa Casa, perciò, andò a posarsi infine sulla pubblica strada adiacente al campo dei due fratelli e che conduceva da Recanati ad Ancona, situata in cima al Monte Prodo, dove tutt'oggi la Santa Casa si trova.LE ATTESTAZIONI STORICHE E ARCHEOLOGICHEMoltissimi altri fatti attestano la veridicità storica delle traslazioni miracolose della Santa Casa. Innanzitutto la costruzione di tre chiese ad Ancona, di cui due ancora esistenti, in onore e a ricordo dell'avvistamento da parte di testimoni oculari dell'arrivo della Santa Casa "in volo" presso Ancona e della sosta a Posatora. Addirittura esiste una Basilica intitolata a "Santa Maria di Loreto" in onore delle miracolose traslazioni, anche a Forìo, nell'Isola di Ischia. I pescatori di quell'isola commerciavano con Ancona e riportarono nel 1295, quindi in epoca contemporanea ai fatti, la notizia di ciò che accadeva nelle Marche, edificando subito questo Santuario. Essi avevano certamente visto con i propri occhi la Santa Casa.Sono elementi di credibilità storica anche l'approvazione del culto delle miracolose traslazioni da parte dei Vescovi anconitani e le approvazioni ufficiali della veridicità storica e della miracolosa traslazione rinnovate per secoli e secoli dai Sommi Pontefici. Ad esempio, in proposito, scriveva il Beato Pio IX nella Bolla Inter Omnia del 26 agosto 1852: "Fra tutti i Santuari consacrati alla Madre di Dio, l'Immacolata Vergine, uno si trova al primo posto e brilla di incomparabile fulgore: la veneranda ed augustissima Casa di Loreto. Consacrata dai divini misteri, illustrata dai miracoli senza numero, onorata dal concorso e dall'affluenza dei popoli, stende ampiamente per la Chiesa Universale la gloria del suo nome, e forma ben giustamente l'oggetto di culto per tutte le nazioni e per tutte le razze umane. (...) A Loreto, infatti, si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia. Proprio in quella Casa la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente esente dalla colpa originale, è stata concepita, è nata, è cresciuta, e il celeste messaggero l'ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l'opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio".Molto importante poi ricordare la consacrazione liturgica della Festa della Traslazione, al 10 dicembre di ogni anno, che mette in rilievo ed esalta il carattere miracoloso.Infine tutto ciò è confermato dalle rivelazioni mistiche di molti santi, la maggior parte dei quali descriveva nel dettaglio la Santa Casa e ciò che avveniva di essa senza essersi mai recati a Loreto.L'IMPOSSIBILITA' DEL TRASPORTO UMANOPurtroppo, recentemente, per venire incontro alla mentalità materialista e con l'obiettivo di apparire più moderni, alcuni studiosi hanno dato credito a un documento che farebbe apparire sorpassato l'intervento angelico. Secondo questa nuova falsa interpretazione la Santa Casa, al tempo della conquista musulmana della Terra Santa, su commissione della famiglia principesca dell'Epiro di nome "Angeli", sarebbe stata trasportata dai Crociati, i quali l'avrebbero smontata, trasportata per mare e poi ricomposta a Loreto. Ma anche un bambino può capire che tale trasporto e conseguente rimontaggio, sarebbe ancora più miracoloso del trasporto aereo.Infatti, anche da un punto di vista architettonico, la Santa Casa risulta essere stata trasportata tutta intera in quanto le pietre che la costituiscono sono murate con una malta della Palestina, dei dintorni di Nazareth, inesistente nelle Marche e in tutta Italia. Inoltre, se fosse stata smontata e rimontata più volte, avendo precedentemente appurato che la Santa Casa è stata presente in più luoghi, non è comprensibile come sia stato possibile non alterare in alcun modo la sua perfetta geometria, perfettamente combaciante con le dimensioni delle fondamenta rimaste a Nazareth e con la grotta antistante.Inoltre, sarebbe stato impossibile a degli uomini smontarla e rimontarla in poche ore, senza che nessuno se ne accorgesse e dicesse nulla, dato che fino al giorno prima era in un luogo e il giorno dopo era in un altro.Ulteriore stranezza è che essa nella sua collocazione finale sul Monte Prodo sia stata posta senza fare fondamenta e con parte delle mura sul vuoto di un fosso, in più nel mezzo della pubblica strada, nonostante sia storicamente accertato che a quell'epoca il Comune di Recanati aveva proibito di costruire edifici su strade pubbliche, ordinando anche di abbattere qualsiasi costruzione avesse occupato strade pubbliche.Infine, è anche molto difficile capire con quali mezzi degli uomini abbiano potuto trasportare la Santa Casa. Un trasporto via nave, attraverso il Mediterraneo, sarebbe dovuto durare diverso tempo e sarebbe dovuto riuscire a conservare integre le pareti anche in mezzo alle tempeste.UN FALSO STORICOOltre a tutti i problemi già citati, che mostrano l'impossibilità di un trasporto umano, in un approfondito recente studio del Prof. Andrea Nicolotti, dell'Università degli Studi Storici di Torino, ha dimostrato che il "Chartularium Culisanense" da cui è stata tratta l'interpretazione del trasporto umano è addirittura un "falso storico". Inoltre, nell'unica riga di quel documento in cui si parla della Santa Casa è scritto testualmente: "Le Sante Pietre portate via dalla Santa Casa della Nostra Signora Vergine Madre di Dio". Appare evidente che non si parla di tutta la Casa, ma solo di alcune pietre di essa. Avendo poi la Madonna abitato anche in altre case (a casa di Giovanni subito dopo la crocifissione di Gesù e infine ad Efeso), è ragionevole pensare che tale documento - se pur fosse vero - non si riferisca neppure alla casa di Nazareth.

    Ester, il film sulla regina che salvò il suo popolo

    Play Episode Listen Later Jul 31, 2022 8:33


    VIDEO: Regina Ester - Storia vera biblica - Film intero ➜ https://www.youtube.com/watch?v=QgY4obNfqAk&list=PLolpIV2TSebVM7CoAHtiTvbPX4t2opTUUTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7089ESTER, IL FILM SULLA REGINA CHE SALVO' IL SUO POPOLOMolto fedele al testo biblico e visibile gratis su YouTube, il film esalta la tesi del ribaltamento del destino deciso da uomini empi (VIDEO: Film completo di Ester)da Film GarantitiLa vicenda di Ester è la spiegazione dell'origine dell'importante festa ebraica dei Purim.I fatti si svolgono "nell'anno secondo del regno di Assuero, il Gran Re", identificato dai commentatori con Serse I, benché siano state proposte da alcuni anche altre ipotesi: accettando questa identificazione, sarebbe nel 485 a.C.Mardocheo, giudeo della tribù di Beniamino che vive a Susa, capitale dell'impero persiano e residenza invernale dei Re dei Re a partire dal regno di Dario I, sogna due draghi che con il loro sibilo inducono i popoli a combattere contro il "popolo dei giusti". Questo sogno premonitore lascia intendere come sui Giudei stia per abbattersi una grave sciagura.Allora il re Assuero manda a chiamare la sua sposa, la regina Vasti, interpretata da Ornella Muti, ma questa è intenta a festeggiare nel gineceo e non obbedisce. Allora Assuero la ripudia e si cerca una nuova sposa. La scelta cade sulla giudea Adassa (in ebraico mirto), di cui Mardocheo è tutore, essendo figlia di un suo zio. Ma Assuero ignora che ella appartiene al popolo di Giuda, e la conosce come Ester.Per i Giudei si avvicina uno dei momenti peggiori della loro storia, giacché Aman, il perfido consigliere del re, di stirpe Agaghita, odia Mardocheo per il fatto che non vuole prostrarsi a lui né rendergli omaggio, e così concepisce un piano mostruoso: adoperando il sigillo imperiale che il sovrano gli ha affidato, firma un editto che ordina lo sterminio totale di tutti i Giudei che si trovino all'interno del regno di Assuero, anticipando di millenni la soluzione finale di Adolf Hitler.IL CORAGGIO DI ESTER PER SALVARE IL SUO POPOLOMardocheo viene a sapere del complotto, si straccia le vesti e si lamenta con alte grida. Passato il momento della disperazione, tuttavia, chiede ad Ester di intercedere presso il sovrano affinché ritiri l'editto. Ma nessuno, pena la morte, può presentarsi al re senza prima essere convocato. Allora Ester, dopo aver chiesto a Mardocheo che tutti i Giudei digiunino per lei per tre giorni, si veste a lutto e prega Dio di venirle in soccorso.Alla fine Ester si presenta ad Assuero in tutta la sua bellezza. Il re, abbagliato, la tocca con lo scettro d'oro e le salva la vita; ella così può presentare la sua richiesta, che consiste in un invito a cena nei suoi appartamenti con il ministro Aman. Egli nel frattempo, con l'appoggio di amici e della moglie Zeres fa già innalzare il patibolo sui cui spera di far impiccare Mardocheo il giorno successivo. Ma a sorpresa Aman è costretto dal re ad onorare pubblicamente l'odiato Mardocheo, dopo aver creduto di essere colui cui era destinato il pubblico trionfo.Gli eventi precipitano quando Ester, nel corso del banchetto, accusa Aman di aver condannato a morte tutti i Giudei, e quindi anche lei. Il sovrano monta su tutte le furie ed ordina di appendere Aman a quello stesso patibolo che aveva fatto innalzare per Mardocheo.Così descrive la scena Dante Alighieri nella Divina Commedia (Purgatorio XVII, 25-30):«Poi piovve dentro a l'alta fantasiaun crucifisso, dispettoso e ferone la sua vista, e cotal si moria;intorno ad esso era il grande Assüero,Estèr sua sposa e 'l giusto Mardocheo,che fu al dire e al far così intero».Il tutore di Ester giunge al culmine degli onori poiché viene fatto ministro al posto di Aman e gli viene consegnato il sigillo reale. Allora Mardocheo promulga un nuovo editto secondo cui ai Giudei è concesso difendersi contro coloro che li attaccheranno e spinge i Giudei a celebrare con banchetti lo scampato pericolo.In questo modo può avvenire l'eccidio dei persecutori dei Giudei, perpetrato, con l'aiuto dei funzionari del re, in quello stesso giorno che era stato decretato per la loro rovina: il 13 di Adar. Da allora, secondo i dettami di Mardocheo, questo giorno viene ricordato dagli Ebrei come la festa di Purim, da una parola non ebraica ma accadica parlata dagli antichi babilonesi: Pur, cioè "oggetto per tirare a sorte", perché Aman aveva scelto tramite il lancio di questi oggetti il giorno in cui si sarebbe dovuto portare a termine il suo piano.Al giorno d'oggi la festa di Purim è celebrata con feste in maschera e corrisponde al carnevale.HA ROVESCIATO I POTENTI DAI TRONI, HA INNALZATO GLI UMILILa vicenda di Ester esalta la tesi, assai cara alla Bibbia, del ribaltamento del destino deciso da uomini empi: l'ingiusto, che sembra destinato al successo, viene invece rovesciato e subisce la stessa punizione che aveva preparato per il giusto; quest'ultimo invece viene glorificato. Si noti che anche nell'Esodo era accaduta la stessa cosa: gli egiziani mettono a morte i figli maschi degli Ebrei, e Dio mette a morte i primogeniti maschi degli egiziani. Tutto ciò rivela l'azione decisiva del Signore nella storia umana e si trasforma in un appello alla speranza, proprio quando la morte appare l'unico destino possibile, così come accadeva durante la persecuzione di Antioco IV Epifane, l'epoca durante la quale è stato composto il racconto di Ester.Il libro di Ester, le cui vicende vengono raccontate nel film in maniera molto fedele al testo biblico, viene ancor oggi riletto nella festa di Purim. Così viene ricostruita la fiducia nel Signore che protegge il suo popolo e porta al ringraziamento per i risultati raggiunti, anche con il contributo intelligente e diverso dei personaggi che vi partecipano.Se un nemico giurato di Mardocheo, Aman, ottiene l'autorizzazione per attuare una strage contro il popolo ebraico, Ester, che vuole difendere il suo popolo, invita il re e Aman a un banchetto e intercede per il proprio popolo. Il re, finalmente, si ricorda della onestà di Mardocheo, che lo aveva in precedenza liberato da una congiura, e condanna a morte Aman. Importante notare che il re garantisce che accoglierà qualunque richiesta di Ester dicendo "Fosse pure metà del mio regno, l'avrai". Questa promessa ci ricorda la morte di Giovanni Battista, causata da un altrettanto esigente giuramento fatto in un banchetto a Salomé, la figlia di Erodiade. In quel caso viene usata per il male, la morte del giusto Giovanni Battista. In questo caso per il bene: Ester che salva il popolo di Dio dallo sterminio.

    God's not dead 2***** (2016) - La clamorosa conversione del detective ateo

    Play Episode Listen Later Jul 21, 2022 11:00


    VIDEO: Wallace in God's not dead 2) ➜ https://www.youtube.com/watch?v=-0kwNPavsY8&list=PLolpIV2TSebUYAolUy8XGKkkSVK1dUyXFTESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7041LA CLAMOROSA CONVERSIONE DEL DETECTIVE ATEO di Luisella ScrosatiUn caso irrisolto. Così si è presentata la vita, morte e risurrezione di Gesù, come viene narrata dai Vangeli, agli occhi di J. Warner Wallace. Detective investigativo dei casi di omicidi irrisolti, divenuto popolare negli Stati Uniti per la sua presenza alla trasmissione Dateline della NBC, una versione più "professionale" del nostro Chi l'ha visto?, aveva deciso di indagare il grande caso irrisolto della storia umana che per lui, sostanzialmente ateo, era l'esistenza di Dio. Ovviamente adottando il metodo investigativo a lui familiare, per mettersi alle calcagna della figura di Gesù di Nazareth e della pretesa della sua divinità. L'esito della sua ricerca lo porta alla conversione al cristianesimo [...] nel 1996, quando aveva 35 anni. E da allora le sue abilità di detective vengono messe a servizio dell'evangelizzazione.Wallace ha all'attivo diverse pubblicazioni, ciascuna delle quali ha la sua corrispettiva edizione per i ragazzi, che imparano così a diventare dei piccoli detective-apologeti, interrogando i testimoni, soppesando le prove, ricercando le evidenze. Perché per Wallace i Vangeli sono degni di credibilità, in grado di mostrare la propria attendibilità. La sua adesione a Cristo è stata un arrendersi di fronte alla capacità di questi quattro testi antichi di rispondere positivamente alle investigazioni di un detective. Alla domanda se sia possibile fidarsi dei Vangeli, la risposta di Wallace è positiva.Una delle piste di ricerca della sua indagine, che ritroviamo sul suo sito coldcasechristianity.com, riguarda la prossimità temporale dei Vangeli ai fatti narrati. La ragione di questo interesse? Se i Vangeli iniziarono a circolare nel periodo in cui i testimoni oculari - favorevoli o avversi alla persona di Gesù, poco importa - erano ancora vivi, allora il loro contenuto dev'essere vero; diversamente, chiunque avrebbe potuto smentire i fatti narrati, tanto più che si tratta di fatti inauditi e scomodi. Al detective interessa dunque capire quanto gli autori di questi scritti siano effettivamente vicini alle persone, ai luoghi e agli eventi di cui parlano.QUANDO SONO STATI SCRITTI I VANGELIWallace intraprende così un'investigazione per capire quando i quattro Vangeli sono stati scritti, partendo dal 200-250 d.C. circa, metà di secolo che corrisponde alla datazione dei Papiri Chester Beatty, provenienti dal Medio Egitto e resi noti nel 1931. Si tratta di undici manoscritti di papiro, (non rotoli, ma codici!), contenenti testi dell'Antico e del Nuovo Testamento, oltre che frammenti del libro di Enoch e di un'omelia di Melitone di Sardi. In particolare il Chester Beatty I (p. 45) contiene delle parti dei quattro Vangeli e degli Atti. Dunque, conclude Wallace, i Vangeli devono essere necessariamente stati scritti prima.Ancora Egitto e ancora papiri. I papiri Bodmer, scoperti nel 1952, che profumano di monachesimo antico, in quanto ritrovati a Pabau, dove sorgeva un monastero fondato da San Pacomio e dove il santo è morto nel 348; datati tra il 200 e il 225, contengono il quarto Vangelo. Occorre dunque spingere ancora più indietro, nella linea temporale la ricerca. Si ritrova così il Diatessaron, un'armonizzazione dei Vangeli ad opera di Taziano, che risale all'incirca al 172, ma certamente non dopo il 180, anno della morte dell'autore.Altre testimonianze antiche antecedono sempre di più la collocazione temporale: nella sua Prima Apologia (150 d. C. circa), San Giustino cita il Vangelo di Giovanni; Eusebio di Cesarea riporta Papia di Gerapoli (+ 130 ca) che menziona i Vangeli di Marco e Matteo. San Policarpo, nella sua lettera alla chiesa di Filippi, cita diversi passi dei Sinottici; Sant'Ignazio di Antiochia, nelle lettere databili intorno all'anno 110 cita Matteo, come fanno anche la Didaché (100 d. C) e la prima lettera di San Clemente I, papa, composta nel 95 o nel 96.Dunque, le varie testimonianze esterne esaminate ci portano progressivamente a collocare temporalmente i Vangeli antecedentemente all'anno 95 d. C. Ma ci sono ulteriori elementi che spingono indietro di almeno altri quarant'anni. Wallace mette in fila una serie di considerazioni che i lettori di questi approfondimenti di apologetica già conoscono e che risultano rilevanti anche per l'investigazione del detective.LA PROFEZIA DELLA DISTRUZIONE DEL TEMPIO DI GERUSALEMMEAnzitutto, la data fatidica dell'anno 70, anno della distruzione del centro della vita religiosa del popolo ebraico: il Tempio di Gerusalemme. Gli evangelisti riportano la profezia di Gesù, ma la lasciano con contorni non definiti; Gesù infatti afferma che del Tempio non resterà pietra su pietra che non sia distrutta e null'altro. Ancor più significativo è il totale silenzio di tutti gli altri scritti del Nuovo Testamento. Il che significa che questi testi devono essere stati scritti prima del 70, e quella di Gesù era effettivamente una profezia. Silenzio anche sui fatti che accaddero dopo il 61/62 d. C., anno del martirio di san Giacomo, il Minore, seguito dal martirio delle colonne della Chiesa, gli Apostoli Pietro e Paolo. Impossibile che un'opera attenta come gli Atti degli Apostoli abbia tralasciato l'accaduto. L'unica spiegazione plausibile è che gli Atti siano stati ultimati prima.Wallace sostiene infine che San Paolo, narrando l'istituzione dell'Eucaristia nella prima lettera ai Corinti (11, 23-26), composta tra il 53 e il 57, attinga dal Vangelo di Luca, retrodatando dunque i Sinottici antecedentemente a questa data. In effetti la somiglianza tra i due testi non può lasciare indifferenti. Luca e Paolo sono infatti gli unici a riportare il comando: «Fate questo in memoria di me». Così come entrambi omettono il duplice comando del Signore: «Prendete e mangiate... Bevetene tutti», presente in Matteo (26, 26. 27), e «Prendete» in Marco (14, 22). Tuttavia questa stretta somiglianza dei due testi non spiega se sia Paolo ad aver attinto da Luca o viceversa. La validità di questo argomento appare invece convincente se considerata assieme al riferimento di Paolo a Luca e al suo Vangelo, presente nella seconda lettera ai Corinti, scritta tra il 54 e il 56 d. C. [...]L'indagine del detective menziona anche l'indizio del frammento 7Q5 e si conclude con una constatazione logica: «Quando leggiamo quest'elenco di evidenze, ci rendiamo conto come la prima evidenza che viene dall'anno 250 d.C. è verificata dalla seconda evidenza che viene dal 200 d.C. Tutte le evidenze successive continuano così a confermare quelle precedenti. Noi abbiamo veramente un'argomentazione convincente che ci porta ad affermare che i vangeli furono scritti pochi anni dopo gli avvenimenti che essi riportano e ancora durante le vite dei testimoni oculari che potevano confermarli o confutare qualsiasi falsità o esagerazione».

    Matrix* (1999) - La ricerca della verità

    Play Episode Listen Later Jul 6, 2022 25:07


    VIDEO: The Matrix 1999 Trailer Ita HD ➜ https://www.youtube.com/watch?v=VdZwkM_HWzw&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQCTESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=113LA RICERCA DELLA VERITA' di don Stefano BimbiIl 1° gennaio del 2022 è uscito nei cinema italiani, adesso disponibile anche in dvd, Matrix Resurrections il quarto film della serie con il ritorno di Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss da protagonisti come nella trilogia originale. Questo nuovo capitolo della saga ci permette di ripercorrere i motivi che hanno portato al successo i primi tre film per comprendere come mai continuano ad esercitare un così grande fascino.Era il 1999 quando uscì il primo film di Matrix che ebbe un notevole impatto sul grande pubblico. Il successo di questa pellicola non era dovuto soltanto agli effetti speciali, straordinari anche a distanza di oltre un ventennio, o al ritmo incalzante dato dalle numerose scene di azione, ma dal fatto che metteva di fronte al problema della realtà e al problema della scelta. Queste sono domande filosofiche a cui l'uomo si è sempre interessato e a cui si interesserà sempre: per questo Matrix piacque e continua a piacere così tanto da arrivare adesso a produrre un quarto capitolo sulla scia del successo della trilogia conclusa nel 2003.Richiamiamo alla mente i passaggi principali e i dialoghi più importanti prima di addentrarci nei significati più profondi di questa straordinaria opera cinematografica.Thomas Anderson vive una doppia vita: di giorno lavora per una grossa azienda di software, mentre di notte è un hacker esperto che ha commesso ogni sorta di crimine digitale. È conosciuto nell'ambiente con il nome di Neo. Questo personaggio, che è il protagonista del film, sente che c'è qualcosa che non quadra nel mondo che lo circonda. Lo percepisce come estraneo. È pieno di domande a cui non riesce a dare risposta. Un giorno viene contattato da Morpheus, considerato il più grande pirata virtuale vivente, che gli dice di avere la risposta a tutte le sue domande. Morpheus sostiene che Neo sia l'eletto, destinato a salvare l'umanità dal grave problema che la affligge. Ma di che problema si tratta? Sentiamolo direttamente dalla bocca di Morpheus in uno dei dialoghi più interessanti di tutto il film e che ce ne da la chiave di lettura.Morpheus dice a Neo: "Immagino che in questo momento ti sentirai un po' come Alice che ruzzola nella tana del Bianconiglio. [...] Lo leggo nei tuoi occhi: hai lo sguardo di un uomo che accetta quello che vede solo perché aspetta di risvegliarsi. E curiosamente non sei lontano dalla verità. Tu credi nel destino, Neo?". Neo risponde di non crederci perché non gli piace l'idea di non poter gestire la sua vita. Allora Morpheus inizia a svelargli cos'è Matrix: "Capisco perfettamente ciò che intendi. Adesso ti dico perché sei qui. Sei qui perché intuisci qualcosa che non riesci a spiegarti. Senti solo che c'è. È tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra nel mondo. Non sai bene di che si tratta, ma l'avverti. È un chiodo fisso nel cervello, da diventarci matto. È questa sensazione che ti ha portato da me. Tu sai di cosa sto parlando... [...] Ti interessa sapere di che si tratta, che cos'è? Matrix è ovunque, è intorno a noi, anche adesso nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra o quando accendi il televisore. L'avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo dinanzi agli occhi, per nasconderti la verità. [...] E la verità è che tu sei uno schiavo. Come tutti gli altri sei nato in catene, sei nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore, una prigione per la tua mente. Nessuno di noi è in grado purtroppo di descrivere Matrix agli altri. Dovrai scoprire con i tuoi occhi che cos'è. È la tua ultima occasione: se rinunci, non ne avrai altre".RASSICURANTE BUGIA O DURA VERITÀ?Morpheus, invece di rivelargli direttamente la verità, lo pone dinanzi ad una scelta. Nella scena che personalmente considero la più significativa di tutto il film, il protagonista viene posto davanti ad un bivio. Dovrà scegliere tra una rassicurante bugia e la dura verità. Infatti Morpheus offrendo a Neo una pillola azzurra e una rossa dice: "Pillola azzurra: fine della storia. Domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa: resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda la tana del Bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più". A questo punto Neo prende la pillola rossa e la manda giù.Qual è quindi questa verità che Morpheus mostra a Neo? Molto tempo prima le macchine che l'uomo aveva costruito erano diventate così intelligenti da ribellarsi. C'era quindi stata una guerra fra uomini e macchine nella quale gli uomini avevano oscurato il sole con una coltre di nubi artificiali visto che le macchine funzionavano ad energia solare. Queste ultime avevano fatto una cosa inaspettata: siccome ogni uomo produce con il suo corpo l'energia elettrica di una batteria da 120 volt le macchine avevano iniziato ad usarli come batterie. Avevano poi creato questa realtà virtuale, Matrix appunto, a cui collegare le menti di tutti gli uomini per fargli credere che quella fosse la realtà, mentre i loro corpi erano attaccati alle macchine che li usavano come batterie e avevano bisogno della loro attività cerebrale per fargli produrre energia elettrica. Gli uomini quindi vivevano in un mondo virtuale, convinti che fosse la realtà perché non avevano visto nient'altro che questo. Morpheus libera Neo da Matrix e lo fa rientrare nel mondo reale nell'ultima comunità di uomini liberi, sopravvissuti rifugiandosi sotto terra, vicini al nucleo terrestre.È a questo punto che Morpheus, descrivendo il modo in cui le macchine usano gli esseri umani per produrre elettricità, afferma riguardo al mondo vero nel quale adesso si trovano: "Dinanzi a quello spettacolo, potendo constatare la loro limpida raccapricciante precisione, mi è balzata agli occhi l'evidenza della verità. Che cosa è Matrix? È controllo. Matrix è un mondo creato al computer per tenerci sotto controllo al fine di convertire l'essere umano in una pila". Al che Neo replica con sdegno: "No! non è possibile! Io non ci credo!". C'è da notare come chi viene messo di fronte ad una dura verità, non potendola controbattere con degli argomenti, dica "Ma non è possibile!". È importante superare questo iniziale momento di rigetto e adeguare le nostre idee alla realtà e non il contrario, come fanno le ideologie. Queste infatti vorrebbero piegare la realtà alle loro idee. Questa è la via facile ed infatti Morpheus dice a Neo: "Non ho detto che sarebbe stato facile: ho detto che ti offrivo la verità."LA VERITÀ E L'APPARENZANeo quindi accetta di combattere al fianco di Morpheus, insieme agli altri uomini, per la liberazione del genere umano. Sarà un'avventura emozionante, ma piena di difficoltà: infatti, per compiere tale missione dovrà rientrare in Matrix, nel programma di realtà virtuale che gli uomini credono essere il mondo vero. Per loro Matrix sarà un posto ostile, pieno di nemici, cioè di intelligenze artificiali sotto le spoglie di esseri umani.Oltre alla storia veramente appassionante, la bellezza di questo film sta nelle concezioni filosofiche che vi si possono leggere al suo interno. Il tema principale è l'opposizione fra un mondo vero e un mondo falso, tra la verità e l'apparenza. In altre parole è quello che viene chiamato in filosofia il problema gnoseologico, ovvero: quello che vediamo e sentiamo è davvero la realtà oppure è il prodotto della nostra immaginazione? I nostri sensi ci ingannano oppure ci permettono di percepire la realtà?Da questo punto di vista Matrix non è altro che la riproposizione, in chiave fantascientifica, del mito della caverna scritto da Platone, uno dei testi universalmente riconosciuti come fondamentali per la storia del pensiero e della cultura occidentale.Come lo schiavo del mito della caverna, Neo è vissuto in un mondo finto che aveva creduto essere quello vero. Anche lui, ad un certo punto si è liberato e ha potuto osservare la vera realtà venendo abbagliato dal mondo vero. Infatti dirà a Morpheus "mi fanno male gli occhi" e si sentirà rispondere:" Perché non li hai mai usati". Infine anche Neo ritornerà in Matrix per salvare gli altri uomini, tenuti schiavi dalle macchine.La filosofia soggiacente al film Matrix può essere interpretata a sostegno di entrambe le risposte al problema della verità. Da un lato gli scettici diranno che Matrix è la dimostrazione che i nostri sensi ci possono ingannare e che quindi non siamo sicuri che quello che vediamo sia effettivamente la realtà. Dall'altro lato ci sono i realisti, i quali sostengono che i sensi ci mostrano la verità e che il mondo finto di Matrix, così come la caverna di Platone, è un'allegoria per parlare della ricerca della verità da parte dell'uomo.La seconda risposta è quella che soddisfa di più e che spiega più pienamente il senso del film. Perché? Innanzitutto perché sono gli stessi dialoghi fra Neo e Morpheus che ci fanno capire come la ricerca di questi due personaggi non sia volta al dubbio sistematico, bensì alla ricerca della verità, che esiste ed è oggettiva. Ripetutamente Morpheus parla di una verità che è stata occultata e che lui gli sta rivelando. Con le sue parole non conduce Neo allo scetticismo, ma alla certezza di aver finalmente trovato la verità che stava cercando e allo scioglimento di quell'inquietudine che lo accompagnava. Se questo film volesse appoggiare la visione del dubbio sistematico, non si capisce perché Neo non dubiti costantemente anche di Morpheus e del nuovo mondo in cui lo ha portato, ma lo prenda per vero.

    Lourdes*** (2000) - Quando la scienza riconosce la fede

    Play Episode Listen Later Jun 22, 2022 13:25


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=33QUANDO LA SCIENZA RICONOSCE LA FEDE«Vergine dolce che soccorri gli infelici, proteggimi. Io credo in Te. (...) Il Tuo nome è più dolce del sole del mattino. Prendi Tu il peccatore inquieto dal cuore in tempesta che si consuma nella ricerca delle chimere. Sotto i consigli profondi e duri del mio orgoglio intellettuale giace, ancora soffocato, il più affascinante di tutti i sogni, quello di credere in Te, di amarti come i frati dall'anima candida».Questa bella preghiera è stata composta da un grande scienziato, il medico francese Alexis Carrel, premio Nobel nel 1912 grazie alla scoperta di un particolare punto di sutura che poi ha permesso la pratica della trasfusione di sangue, pratica che ha salvato e che salva tante vite umane. Il dottor Carrell era agnostico, ma fu convertito grazie a un viaggio a Lourdes dove poté constatare ciò che egli riteneva inconstatabile.ASSORBITO DAGLI STUDI SCIENTIFICIAlexis Carrel nacque a Lione nel 1873. La sua famiglia era di commercianti benestanti. Rimasto orfano di padre, a cinque anni lasciò Lione per andare a vivere in campagna con la mamma. Tornò poi a Lione per gli studi liceali e per frequentare la Facoltà di Medicina.Furono propri gli studi universitari a spingerlo ad abbandonare le convinzioni religiose ricevute dall'educazione familiare per abbracciare la filosofia positivista e materialista. Conservò però sempre una forte nostalgia verso le certezze della sua fanciullezza, soprattutto avvertiva l'inquietudine che gli procuravano quelle nuove convinzioni positiviste, incapaci di dare una persuasiva risposta al senso della vita e della morte.Lui stesso, dopo la conversione, scrisse di quel periodo parlando di sé in terza persona: «Assorbito dagli studi scientifici, affascinato dallo spirito della critica tedesca, [Carrel] s'era convinto a poco a poco che al di fuori del metodo positivo, non esisteva certezza alcuna. E le sue idee religiose, distrutte dall'analisi sistematica, l'avevano abbandonato, lasciandogli il ricordo dolcissimo di un sogno delicato e bello. S'era allora rifugiato in un indulgente scetticismo (...) La ricerca delle essenze e delle cause gli sembrava vana, solo lo studio dei fenomeni, interessante. Il razionalismo soddisfaceva interamente il suo spirito; ma nel fondo del suo cuore si celava una segreta sofferenza, la sensazione di soffocare in un cerchio troppo ristretto, il bisogno insaziabile di una certezza».LA DECISIONE DI ANDARE A LOURDESIn quegli anni, negli ambienti medici, si discuteva molto di Lourdes e dei miracoli che vi avvenivano. C'era chi ci credeva e c'era chi era profondamente scettico. Nel 1894, il famoso scrittore Emile Zola, dopo esser stato a Lourdes e pur essendo stato testimone di fatti inspiegabili, aveva scritto un libro in cui negava decisamente la veridicità delle apparizioni.Anche Carrel, nel suo positivismo, era convinto che quelli di Lourdes fossero solo sedicenti "miracoli", in realtà guarigioni frutto di autosuggestione. Volle però andare a constatare di persona e, nel 1902, partecipò come medico a un pellegrinaggio, occasione che gli fu offerta da un collega che aveva dovuto rinunciare all'ultimo momento. Da questo viaggio venne fuori un libro che ebbe il titolo di Viaggio a Lourdes.L'INCONTRO CON MARIE FERRANDAlexis Carrel era in incognito. Solo pochi conoscevano la sua identità. Voleva solo constatare e aiutare qualche malato. Nel suo scompartimento giaceva una giovane donna, Marie Ferrand (chiamata così nel libro, ma in realtà si chiamava Marie Bailly). Era gravissima: ventre gonfio, pelle lucida, costole sporgenti, addome teso da materia solide, sacca di liquido che occupava la regione ombelicale, febbre alta, gambe gonfie, cuore veloce. Si trattava di peritonite tubercolare.Dolori tremendi! Il dottor Carrel le praticò un'iniezione di morfina. «Avete ancora i genitori?», le domandò gentile il medico. «No, sono morti di tubercolosi da alcuni anni», rispose la donna.Dall'età di quindici anni, ella era tubercolotica. I medici che la tenevano in cura dicevano che ormai era all'ultimo stadio. Ella però, pur sentendosi alla fine, era convinta che la Vergine, a Lourdes, le avrebbe concesso qualcosa d'importante: se non la guarigione, almeno la forza per morire in pace.IL DIALOGO CON UN AMICO CREDENTEArrivato a Lourdes, incontrò un suo vecchio compagno di collegio, nel suo libro-diario ne riporta solo le iniziali: A.B. Gli chiese: «"Sai se qualche malato è guarito, stamane, nelle piscine?" "No, nessuno. Però vidi un miracolo davanti alla grotta. Una suora che camminava con le stampelle arrivò, si fece una gran segno di croce, bevve l'acqua della fonte miracolosa... Subito il suo viso s'illuminò, buttò via le stampelle, corse agile alla Grotta, gettandosi in ginocchio davanti alla Vergine... Era guarita". "La sua guarigione - fece Carrel - è un caso interessante di autosuggestione!"."Quali sono - ribatté l'amico - le guarigioni che, se le constatassi, ti farebbero riconoscere l'esistenza del miracolo?". "La guarigione improvvisa di una malattia organica - rispose Carrel - Una gamba tagliata che rinasce. Un cancro scomparso, una lussazione congenita che improvvisamente guarisce. Allora sì che crederei! Se mi fosse concesso di vedere un fenomeno tanto interessante, tanto nuovo, sacrificherei tutte le teorie e le ipotesi del mondo. Ma non il minimo timore di arrivare a questo...C'è una ragazza, Marie Ferrand, presso la quale mi hanno chiamato dieci volte ed è in pericolo di vita. È tisica, ha una peritonite tubercolare all'ultimo stadio. È in uno stato pietoso. Temo che mi muoia tra le mani. Se questa ammalata guarisce, sarebbe veramente un miracolo. Io crederei a tutto e mi farei frate"».AVVIENE L'INSPIEGABILENella Sala dell'Immacolata (riservata ai malati più gravi) tutto era pronto per la funzione presso le piscine. Il dottor Carrel si avvicinò al lettino della "sua" ammalata, Marie Ferrand. La visitò rapidamente: il cuore stava per cedere, era alla fine. Il medico le praticò un'iniezione di caffeina, poi disse ai presenti senza farsi sentire dall'ammalata: «È una peritonite polmonare all'ultimo stadio. Figlia di genitori morti di tubercolosi in giovane età, è tisica dall'età di 15 anni. Può darsi che viva ancora per qualche giorno, ma è finita». Anche un altro medico confermò la diagnosi nefasta di Carrel.Alla piscina non fu possibile immergere Marie Ferrand. Le fecero alcuni lavaggi al ventre. La portarono davanti alla Grotta. L'aspetto della donna era sempre cadaverico. Erano circa le 14.30.Carrel osservava il volto dell'ammalata: gli parve più normale, meno livido. Gli sembrava avere un'allucinazione, continuò ad osservarla. Le contò le pulsazioni e i respiri al polso. La respirazione sembrava rallentata. Il volto di Marie Ferrand continuava a cambiare. I suoi occhi sembravano catalizzati verso la Grotta.C'era in lei un sensibile miglioramento, non lo si poteva negare. Lo stupefacente, però, avveniva adesso: Carrel vide a poco a poco la coperta abbassarsi al livello del ventre. Il gonfiore spariva. Si sentì impallidire. Alle 15 la tumefazione era ormai scomparsa. Carrel credeva d'impazzire.Si avvicinò alla donna, ne osservò la respirazione, guardò il collo. Il cuore batteva regolarmente. Le domandò: «Come vi sentite?». Marie rispose sottovoce: «Benissimo. Non sono molto in forze, ma sento che sono guarita».Carrel così ha scritto, sempre parlando di se stesso in terza persona: «Il medico non parlava più; non pensava più. Il fatto inatteso era totalmente contrario a tutte le previsioni, che egli credeva di sognare... Si alzò, traversò le file serrate dei pellegrini, i quali gridavano invocazioni che egli a stento sentiva, e se ne andò. Erano circa le 16. Quel ch'era accaduto era la cosa impossibile, la cosa inattesa, il miracolo».L'INIZIO DI UNA NUOVA VITAMarie Ferrand, guarita, fu portata all'ospedale diretto dal dottor Boissaire, lo scienziato che difendeva la veridicità di Lourdes. Carrel tornò a visitarla e dovette constatarne la inspiegabile guarigione. Lo stesso fecero altri medici.Marie era felice e diceva: «Andrò dalle suore di San Vincenzo, loro mi accoglieranno e io assisterò i malati». Carrel era commosso. Uscì dall'ospedale. Era ormai notte. Si recò alla Basilica e vi entrò. Scorse il suo amico A.B. e cominciarono a parlare. Mentre il medico fissava la statua dell'Immacolata, l'amico gli chiese: «Sei convinto, ora, filosofo incredulo?». Carrel si limitò a rispondere: «Una giovane moribonda è stata guarita sotto i miei occhi in pochi istanti. È una cosa meravigliosa, è un miracolo». A.B. concluse a mo' di battuta: «Ma non è meno vero che ora sei obbligato a vestire il saio! Addio».Carrel rimase solo e fu allora che pronunziò quelle parole che abbiamo posto all'inizio: «Vergine dolce che soccorri gli infelici, proteggimi. Io credo in Te...».Il medico positivista, diventato credente, dedicò poi l'intera sua vita alla scienza (come abbiamo già detto, fu insignito del Nobel nel 1912) e a propagare la devozione alla Vergine di Lourdes. In tarda età fu ingiustamente accusato di collaborazionismo con il governo filonazista di Vichy. Fu un'accusa che lo prostrò molto e lo condusse, il 5 novembre 1944, ad un infarto che gli fu fatale.A lui si deve una famosa frase che esprime bene il realismo cristiano e l'umiltà che dovrebbe contrassegnare ogni ricerca scientifica: «Poca osservazione e molto ragionamento conducono all'errore; molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità».

    Il film capolavoro sul silenzio di Dio e la sofferenza

    Play Episode Listen Later Jun 14, 2022 4:00


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7035IL FILM CAPOLAVORO SUL SILENZIO DI DIO E LA SOFFERENZA di Rino CammilleriSi può essere laici o laicisti quanto si vuole, detestare la religione in cui si è stati battezzati o semplicemente ignorarla. Si può essere perfino anticlericali, ideologici o per rigetto. Ma non c'è nessuno, nessuno, che, almeno una volta nella vita, non si sia trovato a chiedersi se Dio esiste e, se sì, che cosa vuole. Non ce n'è uno che, almeno una volta nella vita, non si sia trovato alle prese con un problema che da solo non riusciva a risolvere e che, non abbia fatto come cantava Ornella Vanoni: «Proviamo anche con Dio, non si sa mai».I più ne hanno cavato solo silenzio in risposta, quel famoso «silenzio di Dio» che ossessionava il regista Ingmar Bergman. Da quel silenzio hanno dedotto che pregare con la più antica preghiera che si conosca - «Aiutami!» - era tempo perso. E, fatte spallucce, hanno risolto che non valeva la pena. Altri, non riuscendo a conciliare un Dio che si pretende Padre Buono con l'esistenza del male nel mondo, soprattutto la sofferenza dei bambini e l'ingiustizia, hanno sentenziato che sono tutte chiacchiere inventate dai preti per tenere la gente in ginocchio.Nino Manfredi era uno degli scettici da male-nel-mondo: gli fu fatto osservare che proprio quel che lamentava dimostrava il c.d. Peccato Originale secondo la narrazione cattolica; o la si spiegava così o non la si spiegava affatto; siamo stati creati per la gioia, per questo il dolore ci fa schifo. Ma era una vecchissima storia: nel Medioevo i Catari risolvevano il problema dicendo che di Dio ce n'erano due, uno buono e uno cattivo; quello cattivo aveva imprigionato le anime nella materia, perciò queste andavano liberate tramite suicidio. Ma le motivazioni sono sette miliardi, tanti quanti siamo.Per questo consiglio un film che attualmente gira nelle sale, Father Stu, con un cast di tutto rispetto: Mark Wahlberg, Mel Gibson e Malcom McDowell. È basato sulla storia vera di uno sbandato del proletariato americano: padre alcolista, famiglia sfasciata, niente studi, né arte né parte, insomma il vero volto del sogno americano. Come tanti come lui prova con la boxe, ma deve lasciare perché la salute non glielo consente. Va a fare, naturalmente, il commesso e si innamora di una ragazza messicana. Ma lei è cattolicissima e lui, per amor suo, accetta il battesimo. Potenza del sacramento (o suggestione? boh; in ogni caso lui non è certo il tipo), Stuart, Stu per gli amici, prende la cosa sul serio. Talmente sul serio da voler fare il prete, spezzando il cuore a lei. Non solo: deve lottare, perché, dati i suoi trascorsi, il vescovo non lo vuole. Ma tanto fa e tanto dice che alla fine la curia cede al suo genuino entusiasmo.Ed ecco lo scherzo atroce: una rara malattia simile alla Sla. Ha poco da vivere e quel poco in carrozzina. La scena in cui, disperato, si butta ai piedi del Crocifisso insultandolo meriterebbe l'Oscar a Mark Wahlberg, se non fosse che a Hollywood, com'è noto, sono di tutt'altra parrocchia. Stu si sente, giustamente, beffato. Ma come, Ti ho dato tutto e mi fai questo? Perché? Già, la domanda della domande: perché? perché io? Quest'ultima è la vera domanda, giacché solo quando la sorte piomba sul nostro capo diventa essenziale avere risposta. Per il resto, guardatevi il film. Una volta tanto, un film importante.

    A beautiful mind** (2001) - La vera storia di John Nash, premio Nobel per l'economia

    Play Episode Listen Later Jun 12, 2022 4:30


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=14LA VERA STORIA DI JOHN NASH, PREMIO NOBEL PER L'ECONOMIACredere in se stessi, mettere l'intelligenza al servizio e alla difesa della propria Nazione, non cedere all'incalzare della malattia, riconoscere l'importanza della famiglia per uscire da situazioni difficilissimeAnno 1947. Benché non sia rampollo di famiglia prestigiosa, il giovane John Forbes Nash jr. viene ammesso a Princeton per la specializzazione post lauream in matematica. Del resto i convenevoli sociali non hanno alcun significato per Nash, ed anche alle lezioni non si presenta. John é ossessionato da un solo pensiero: trovare un'idea veramente originale. Per lui questa é l'unica cosa che possa avere un valore. Una sera, mentre é in un bar con alcuni compagni, assiste al loro comportamento nei confronti di una bellissima bionda presente. Osserva gesti e modalità, e all'improvviso sente delinearsi nella mente quell'idea che inseguiva da tempo. La sua conseguente relazione sulla teoria dei giochi, la disciplina matematica che analizza il comportamento ottimale di individui, o coalizioni, in situazioni di interazione strategica, contraddice apertamente con le teorie di Adam Smith, il padre dell'economia moderna. Il pensiero di Smith dopo 150 anni appare improvvisamente superato. In seguito a questa scoperta, Nash riceve un posto di professore alla MIT, ma soddisfazione ancora maggiore ricava quando un certo William Parcher, agente segreto, lo contatta per un incarico rischioso: siamo in piena guerra fredda, e a Nash viene chiesto di decodificare i codici segreti del nemico. Intanto alla MIT Alicia, studentessa di fisica, riesce ad aprirgli anche la strada del cuore e dei sentimenti. I due si sposano in breve, ma Nash non dice alla moglie alcunché dei suoi lavori segreti. La vita di Nash viene a questo punto sconvolta da una terribile scoperta...Il film prende spunto da una storia vera. John e Alicia Nash vivono ancora oggi a Princeton, e lui va regolarmente ogni giorno nel suo studio al Dipartimento di Matematica. Personaggi autentici e storia sostanzialmente vera, dunque, solo opportunamente ritoccata ad uso di un racconto da grande schermo. La vita di Nash diventa la testimonianza della perenne attualità di valori che non hanno data né età. Credere in se stessi, mettere l'intelligenza al servizio e alla difesa della propria Nazione, non cedere all'incalzare della malattia, riconoscere l'importanza della famiglia per uscire da situazioni difficilissime. E' una storia che respira ottimismo e infonde fiducia. Il finale poi confonde e spiazza fino alla commozione. 136 minuti di un racconto robusto, che non annoia, e si fa seguire grazie alla inattesa, aderente interpretazione di Russel Crowe.Il film ha vinto 4 Premi Oscar nel 2002: miglior film, miglior regista, miglior attrice non protagonista (Jennifer Connelly), miglior sceneggiatura non originale. Nello stesso anno era uscito "La compagnia dell'anello" primo episodio del celeberrimo capolavoro di Tolkien. Solo la manifesta cattolicità dello scrittore inglese ha permesso al, pur bello, "A beautiful mind" di conquistare le più ambite statuette come miglior film dell'anno e migliore regia lasciando al Signore degli Anelli 4 Premi Oscar minori (miglior fotografia, miglior trucco, miglior colonna sonora originale, migliori effetti speciali).

    Amore senza rimorso** (2003) - Sette consigli per educare i giovani al rispetto del corpo

    Play Episode Listen Later May 23, 2022 11:58


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=266SETTE CONSIGLI PER EDUCARE I GIOVANI AL RISPETTO DEL CORPOIl coraggio di un giudizio controcorrente su tatuaggi, piercing, parolacce, moda, maleducazione, ecc.Tatuaggi, capelli alla "moicana", parolacce, moda trasandata, stravaganze variopinte. Perché? un cattolico non è indifferente di fronte a questi fenomeni giovanili. Il coraggio di un giudizio cristiano controcorrente.Salire su un autobus urbano di buon mattino può essere un'esperienza molto istruttiva: anche lo sguardo più distratto non può ignorare le stravaganze che affliggono la varia umanità giovanile che si accalca per raggiungere le scuole di ogni ordine e grado. Capelli rossi e tagli alla moicana; orecchini multipli alle orecchie, sul naso, sulle labbra; tatuaggi stile vecchio lupo di mare; abbigliamento trasandato, sciatto, ma spesso "firmato"; linguaggio pieno zeppo di volgarità che farebbero impallidire uno scaricatore di porto. Ciò che più colpisce in questo scenario sono due aspetti inquietanti: da un lato, l'omologazione verso il basso dei due sessi. Le ragazze vestono, si muovono, parlano, dicono parolacce né più né meno dei loro coetanei. Si direbbe si siano lasciate convincere che quello è l'unico "passaporto" per entrare nel gruppo, per essere notate dal ragazzino verso il quale nutrono segrete simpatie adolescenziali. L'altro elemento allarmante di questo "ritratto" della gioventù è che, salvo eccezioni sempre più rare e isolate, l'armamentario negativo che abbiamo descritto è diventato una vera e propria divisa dei ragazzi di questo nuovo millennio. L'aspetto più desolante e meno "giovanile" di questa situazione è che stiamo coltivando una generazione di conformisti: portano tutti le stesse scarpe (rigorosamente di ginnastica, poveri piedi), gli stessi pantaloni (rigorosamente jeans), vestono il taglio d'abito all'ultima moda che si restringe e si allarga ciclicamente, si acconciano i cappelli all'unisono, usano il medesimo linguaggio sboccato. Qualche decennio fa, certi modi di vestire e certi atteggiamenti pur deprecabili avevano almeno qualche significato di rottura, di sincera contestazione dell'esistente; adesso questi poveri ragazzi si sono lasciati ritagliare addosso una divisa, un po' come i tristissimi "pigiami" della Rivoluzione culturale comunista cinese. Hanno dato in affitto, poveretti, i loro corpi, lasciando che altri scelgano per loro che cosa mettersi, come pettinarsi, dove e quanto bucarsi il corpo con pezzettini di metallo, come parlare, dove divertirsi, quando impasticcarsi. L'importante è che pensino poco, male, e tutti uguale.Di fronte a questa realtà, i cattolici che cosa hanno da dire? Vediamo di mettere insieme qualche buona idea da tradurre in pratica.1. EVITARE IL MODELLO STRUZZOInnanzitutto, evitiamo di ascoltare i "cattolici modello struzzo", quelli che preferiscono non affrontare la realtà. Per costoro "i giovani non sono tutti come quelli che abbiamo descritto, anzi la maggioranza sono bravi, i nostri figli saranno diversi". Un settimanale di ispirazione cristiana riportava il mese scorso un'indagine condotta su un campione di 150 giovani tra i 20 e i 24 anni, per conoscere le loro idee in materia di sessualità: ne è venuto fuori che il 50% non considera essenziale la fedeltà di coppia, che il 65% ritiene il sesso sia disgiunto dall'affettività, che il 70% giudica l'omosessualità "eticamente e socialmente ammissibile", e che la stragrande maggioranza predica e pratica i rapporti prematrimoniali. Il settimanale in questione concludeva che "converrà in ogni caso evitare di porsi di fronte a questo quadro utilizzando giudizi di valore". Che è, appunto, la "legge dello struzzo".2. FORMULARE GIUDIZI DI VALOREIl Timone, invece, crede che il nostro compito di cristiani pensanti sia proprio quello di formulare "giudizi di valore" alla luce del Vangelo e del Magistero ecclesiale. Facile comprendere che in questo scenario sarà sempre più difficile educare i nostri ragazzi a uno stile di vita sano, se tutte le loro principali compagnie dalla scuola, all'oratorio, alla squadra di calcio hanno stili diametralmente opposti: "Se loro lo fanno, papà, perché io no?".3. NON DIRE "NON C'È NULLA DI MALE"Un altro pericolo da evitare è concludere come farebbe il "cattolico modello struzzo", che "comunque, non c'è nulla di male a tingersi i capelli di rosso e a mettersi l'orecchino al naso, anzi...". Il problema vero, è che invece c'è molto di male a "maltrattare" il proprio corpo, perché questo è il sintomo di una malattia mortale per la fede: il disprezzo verso se stessi. Come sempre, la verità cristiana è una verità paradossale, che si presenta ribaltata rispetto all'immagine che ne fornisce il mondo. Una di queste leggende sostiene e riesce a far credere che la Chiesa di Cristo nega valore e significato al corpo dell'uomo, riducendone il valore alla dimensione spirituale. Nulla di più falso. Anzi: chi afferma che il cristianesimo detesta e disprezza il corpo dell'uomo, dice un'eresia.4. TUTTA LA VITA SI MANIFESTA ATTRAVERSO IL CORPOBasterebbe a sciogliere ogni dubbio in proposito il modo con cui Gesù si presenta ai suoi discepoli dopo la resurrezione: "Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!" (Lc 24.39). La fede dei cristiani è la fede dell'incarnazione, di Dio che si fa uomo non semplicemente rivestendosi di un involucro antropomorfo come vorrebbe il manicheismo ma diventando autenticamente e pienamente uomo, fuorché nel peccato. Soffermiamoci a pensare per qualche istante: Gesù ebbe fame e sete nel deserto, gustò i cibi prelibati delle nozze di Cana, pianse lacrime calde sulla tomba di Lazzaro, ebbe paura e sudò sangue nel Getsemani, soffrì l'atroce umiliazione dei soldati romani e la terribile agonia della croce. Certo, la Chiesa ci insegna che non esiste un materialismo sano: l'uomo è il suo corpo e la sua anima. Ma si potrebbe dire che il cristiano è portatore sano di un materialismo, cioè della consapevolezza che tutta la sua vita, compresa quella eterna, si gioca e si manifesta attraverso il corpo.5. L'AMORE SI MANIFESTA ATTRAVERSO IL CORPOPensiamo, se ancora non bastasse, alla "materialità" che caratterizza i sacramenti: senza un po' di pane e un po' di vino, fatti da mani d'uomo, non vi può essere Eucaristia. Gesù fatto pane viene ad abitare dentro il nostro cuore, il nostro corpo. E ancora: pensiamo al Gesù-medico dei Vangeli che si curva a curare e guarire migliaia di malati. Certo, senza mai dimenticare che il vero grande male è il peccato, ma rivelando che l'amore si manifesta attraverso un gesto, una carezza, un abbraccio, un bacio. Attraverso il nostro corpo.6. LO SPIRITUALISMO È IL NEMICODunque, oggi il nemico più agguerrito del cristianesimo sembra non essere più il materialismo, ma lo spiritualismo: il separare fittiziamente l'anima dal corpo, per cui posso tenere comportamenti immorali e contrari alla dignità della mia persona, ma ritenere l'anima preservata dal male compiuto dal corpo. Ciò è impossibile. Come insegna Gesù, dal nostro cuore escono i peccati, cioè la volontà al male; ma è con le nostre azioni sia della mente che del corpo che il male prende forma corrodendo il nostro corpo, che è tempio dello Spirito Santo.7. DOMANI POTREBBE ESSERE TROPPO TARDITutte queste considerazioni sembrano averci portato lontano. E invece siamo stati ricondotti all'interno del nostro autobus delle 7 e 20, pieno zeppo di ragazzi mal vestiti e mal consigliati. Il modo con cui maltrattano il loro corpo rivela che non hanno capito il tesoro che hanno a disposizione, anzi, il tesoro che sono. Normale poi che svendano se stessi sulla strada del sesso facile, della contraccezione, del matrimonio a termine, di qualche droga che faccia evadere verso la felicità. La felicità: sarebbe in realtà nelle loro mani, nei loro sguardi, nella pulizia delle loro facce, nei loro corpi vestiti con tanta semplicità e conformemente agli impegni della giornata. Mostriamo loro il volto incarnato di Gesù, sveliamo loro che la fede è vita, che Cristo è vicinissimo e non un dio lontano e inafferrabile. Questa nuova evangelizzazione essi si attendono da noi; questa franchezza gli educatori cristiani devono ai loro ragazzi. Oggi, subito. Perché domani potrebbe essere troppo tardi.

    Amore senza rimorso** (2003) - Non siamo fatti per il nomadismo affettivo, ma per la stabilità

    Play Episode Listen Later May 23, 2022 6:27


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=265NON SIAMO FATTI PER IL NOMADISMO AFFETTIVO, MA PER LA STABILITA'Le coppie più soddisfatte? Sono quelle che si sono astenute dall'avere rapporti prima del matrimonioNon sperimentare subito il piacere sessuale non penalizza, ma rafforza la coppia. La rende più solida, appagata, comunicativa e quindi in grado di superare meglio le difficoltà di tutti i giorni. Ad affermarlo non è qualche attempato moralista ma l'esito di una recente ricerca pubblicata sul «Journal of Sex Research», condotta su un campione di 10.932 persone e ripresa anche da diversi portali italiani, che ha messo in luce come le coppie che si sono astenute dall'avere rapporti (alcune anche dopo un anno) si siano rivelate più soddisfatte di quelle i cui partner, al contrario, si sono concessi subito o comunque nel corso dei primi appuntamenti.Ricerca bizzarra o poco attendibile? Non si direbbe. Anche perché risulta suffragata, nei suoi contenuti, da altri studi pubblicati sempre quest'anno. Pensiamo ad un lavoro effettuato monitorando ben 600 coppie dal quale è emerso come la precocità dei rapporti sessuali sia associata negativamente alla qualità di vita coniugale (Cfr. «Journal of Marriage and Family» 2012; 74(4): 708-725); oppure ad una ricerca, pubblicata su una rivista decisamente quotata, che - considerando un campione di 1.659 di fratelli dello stesso sesso seguiti dall'adolescenza all'età adulta - ha rilevato come le coppie che hanno atteso a fare sesso abbiano evidenziato minore insoddisfazione nella vita relazionale (Cfr. «Psychological Science» 2012; 23(11):1324-36).In aggiunta a quanto sin qui esposto, possiamo ricordare le risultanze di un altro studio, curato dai ricercatori della Brigham Young University's School of Family Life, i quali, esaminando un campione di 2.035 soggetti sposati, hanno riscontrato come la castità prematrimoniale renda la coppia più stabile, favorendo un miglioramento della qualità della vita dei partner (Cfr. «Journal of Family Psychology» 2010; 24(6):766-74). Questo grazie ad un elemento fondamentale, la comunicazione all'interno della coppia, che è risultata positivamente correlata all'astinenza sessuale. Le coppie che hanno atteso il matrimonio per esplorare il piacere, infatti, sono risultate più concentrate delle altre nella dimensione del dialogo.A questo punto potremmo procedere ulteriormente con la rassegna di letteratura e di ricerche se una domanda, a ben vedere, non sorgesse già spontanea: come mai tutto questo? Come si spiega? Com'è possibile che fior di ricerche internazionali, fra l'altro molto recenti, vadano in questa direzione, che non è solo imprevista ma esattamente opposta rispetto a quella della mentalità dominante che, com'è noto, vede nella raggiunta intesa sessuale la premessa alla costruzione di qualsivoglia rapporto che aspiri a dirsi appagante? Si tratta di domande che vale francamente la pena di porsi perché interessano da vicino la prospettiva educativa, dunque i giovani e i modelli che meritano di essere loro offerti in alternativa a quelli - oggettivamente deludenti - propagandati dai mass media.Un'ipotesi che spieghi la sorprendente convergenza degli studi citati poc'anzi può derivare da considerazioni circa la natura dell'uomo e, in definitiva, di ciascuno di noi: non siamo fatti per il nomadismo affettivo, ma per la stabilità; la collezione di esperienze sentimentali non ci aiuta dal momento che è di una soltanto, in fondo, che abbisogniamo per realizzare le nostre comuni aspirazioni di paternità e maternità. E in tutto questo la castità prematrimoniale - così irrisa nel corso degli ultimi decenni - oltre che un valore ed un principio rappresenta una straordinaria opportunità per conoscere il proprio compagno o la propria compagnia. Nel rimandare l'esperienza del piacere sessuale non c'è quindi alcuna paura ma, al contrario, una precisa volontà di costruire dalle fondamenta un rapporto; di vivere il fidanzamento come conoscenza lucida, reale ed approfondita.Certo, questo può essere la causa di critiche e comporta inevitabili sacrifici. Ma se sono finalizzati alla costruzione di qualcosa di grande, di una vita matrimoniale appagante e matura, sono senz'altro sforzi che vale la pena di affrontare. Senza dimenticare come la castità, oggi più che mai, rappresenti la più alta trasgressione perché ci mette nelle condizioni di testimoniare il pudore, che - come si spiega negli Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia ad opera della Commissione Episcopale per la famiglia e per la vita - non è una prigione ma un mezzo, una via che «custodisce e tutela i valori intimi e profondi della persona; non limita la sessualità, ma la protegge e l'accompagna verso un amore integrale e autenticamente umano» (p. 8).

    Amore senza rimorso** (2003) - Sesso, perchè aspettare

    Play Episode Listen Later May 23, 2022 8:19


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=257SESSO, PERCHE' ASPETTAREI rapporti pre-matrimoniali in realtà sono anti-matrimoniali (ecco perché sempre più fidanzati scelgono la via della castità)Da una seria osservazione degli ultimi accadimenti nella realtà odierna e nella storia, limitandoci anche soltanto alle vicissitudini del secolo appena trascorso, un dato emerge con chiarezza: i giovani, nel bene o nel male, sono mossi da ideali grandi. Reclamano un'istruzione migliore, una maggiore giustizia sociale ed una politica attenta alla loro vita piuttosto che alle questioni "di Palazzo".All'interno di questa gioventù, tuttavia, vive un nucleo ancora più rivoluzionario, perché ha iniziato la rivoluzione a partire dalla propria vita, dalla propria esperienza più intima: quella dell'amore. Mi riferisco a quei giovani ed, in particolare, a quelle silenziose, ma sempre più numerose, coppie di giovani fidanzati che hanno fatto una scelta decisiva per la loro vita affettiva: vivere la castità prematrimoniale. Questi giovani non sono extraterrestri catapultati nella nostra società ma esseri umani; anzi, hanno deciso di vivere la loro umanità fino in fondo e vogliono viverla proprio laddove questa si esprime alla massima potenza: nell'amore.Sono ragazzi che hanno deciso di opporsi fermamente a quella strisciante ideologia che sta insidiando la nostra cultura e che vuole brutalmente banalizzare l'affettività: l'equazione amore = sesso. Quando loro parlano di amore si riferiscono all'Amore vero, quello con la "A" maiuscola. Vi è un conflitto acutissimo tra il sentore comune, quello che i media quotidianamente ci propinano, il frutto marcio di rivoluzioni sessuali più che discutibili, e questa loro scelta; la vera rivoluzione, tuttavia, la stanno facendo loro. Tale conflitto valoriale lo si avverte ancora di più allorché si ascolta parlare di castità invocando lo spauracchio del "divieto dei rapporti prematrimoniali", come se la castità fosse un sinonimo di tale divieto e niente più.Il nocciolo della questione risiede proprio in questo fraintendimento, perché la castità è molto di più: la castità è una virtù. La castità ha un valore propedeutico necessario per la comprensione dell'amore vero. Proprio per questo ci viene prontamente suggerita dal Magistero della Chiesa. La castità è quell'energia spirituale che libera l'amore dall'egoismo. Il sesso svincolato da un contesto di donazione totale e completa di sé all'altro diviene un animalesco esercizio fisico, mosso da pulsioni egoistiche, che conduce ad una reificazione del proprio partner. La castità prematrimoniale, che implica per i fidanzati la continenza fino al matrimonio, è una virtù che eleva l'uomo; viene suggerita, non per mortificare la coppia, ma perché fa bene e promuove la comprensione dell'immenso valore del matrimonio.L'esperienza ci dice che il sesso prematrimoniale è, in verità, "antimatrimoniale". Il sesso unisce, crea un legame molto intimo col partner e, poiché ciò accade più o meno consapevolmente ogni volta, più partner sessuali si hanno, più il legame con ognuno si indebolisce: aumentano drasticamente, al contrario, le chance di un futuro fallimento della coppia. L'attesa, invece, fortifica il legame tra i fidanzati perché il rapporto sessuale diviene qualcosa che i coniugi hanno condiviso solo l'uno con l'altro, dopo averlo desiderato senza soddisfarlo per un certo periodo. Questa attesa, questa "fatica", viene sacrificata (etimologicamente sacrum facere: "rendere sacro") per amore, facendo comprendere che ci si vuole bene in modo autentico ed affascinante: nella coppia ci si stima molto di più quando si è sciolti dai lacci delle pulsioni egoistiche del mero piacere. Il sesso prematrimoniale, inoltre, è intrinsecamente deleterio per quella stagione della vita che è il fidanzamento. Questo periodo è un tempo di verifica della scelta della persona da amare.Ebbene, il rapporto prematrimoniale rischia spesso di annebbiare tale scelta perché, se lascia insoddisfatti, porta a concludere che si è incompatibili, quando magari il matrimonio potrebbe dimostrare il contrario; se, invece, il rapporto intimo soddisfa, può celare alcune incompatibilità pronte ad emergere dopo il matrimonio. I fidanzati ancora non si appartengono. A tal proposito, è bellissima una considerazione di don Giussani che afferma: "Per amare veramente una donna occorre un distacco: adora di più la sua donna un uomo che la guarda ad un metro di distanza, meravigliato dell'essere che ha davanti, quasi inginocchiato davanti ad essa, o quando la prende? No! No, quando la prende, finisce". Solo il matrimonio suggella la completa e definitiva donazione di sé all'altro e, quindi, solo allora si giustifica quella più intima e profonda donazione di sé che si concreta, soprattutto, nella potenzialità procreativa dell'atto sessuale.Ciò che più ha stimolato questi giovani a tale scelta d'amore risiede tuttavia nei frutti che la castità procura. La castità richiede, anzitutto, ai fidanzati che acquisiscano e mantengano solide convinzioni circa i veri valori della vita e della famiglia, e che vivano una perfetta padronanza di sé: l'autodominio. La castità esige un continuo sforzo ma, grazie al suo benefico influsso, i fidanzati sviluppano integralmente la loro personalità, arricchendosi di valori spirituali: essa apporta alla vita di coppia i beni della serenità e della pace ed agevola la soluzione degli altri problemi; favorisce l'attenzione verso l'altro, aiuta gli amanti a bandire l'egoismo, nemico del vero amore, e approfondisce il loro senso di responsabilità nel compimento dei doveri reciproci. La castità è, in definitiva, la chiave di volta di un amore vero; e poiché l'amore vero risponde intimamente alle esigenze del cuore umano, la castità stessa è un bisogno intimo ed insopprimibile dell'uomo. Molti giovani ne hanno compreso la preziosità e l'hanno sperimentata. Questi giovani vogliono essere uomini veri, uomini vibranti d'umanità!

    Amore senza rimorso** (2003) - I rapporti prematrimoniali sono deleteri per il matrimonio

    Play Episode Listen Later May 23, 2022 11:36


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=264I RAPPORTI PREMATRIMONIALI SONO DELETERI PER IL MATRIMONIONon basta mettersi d'accordo per rendere giusto un saccheggio reciprocoC'è chi dice: «Cosa c'è di male? Come mai non ne abbiamo diritto? Perché deve esserci negato oggi ciò che domani, compiuta la cerimonia nuziale, diviene un fatto grande e santo? Come si può congelare un'esperienza d'amore così vitale e profonda?». Questa richiesta, che ad una prima considerazione può sembrare legittima, non comprende appieno la portata dell'atto coniugale e non riconosce l'autentico valore del matrimonio. L'ambiente erotizzato che ci circonda non incoraggia certo a cercare vie diverse da quella, molto comoda, del «lasciarsi andare», né a considerare le nostre azioni secondo criteri diversi dal principio del piacere.UNA QUESTIONE DI AMORE VEROLa risposta al perché i due non ne abbiano ancora il diritto, anche se si amano e sono decisi a sposarsi, è in fondo molto semplice: fin tanto che non sono sposati non si appartengono ancora del tutto e l'atto coniugale è donare e ricevere mutuamente ciò che uno ha di più intimo del proprio corpo. Volerlo o darlo senza essere sposati è quindi ingiusto, è una specie di furto, è qualcosa di falso. Si può dire, con il filosofo Étienne Gilson, che «non basta mettersi d'accordo per rendere lecito un saccheggio reciproco».Particolarmente attento alla grandezza del matrimonio e della famiglia è stato Giovanni Paolo II che, fra l'altro, ha osservato: «La comunione fisica e sessuale è qualche cosa di grande e di bello. Ma è soltanto degna dell'uomo, se è integrata in una unione personale, riconosciuta dalla comunità civile ed ecclesiastica. La piena comunione sessuale tra l'uomo e la donna ha perciò il luogo legittimo soltanto nell'ambito dell'esclusivo e definitivo personale vincolo di fedeltà nel matrimonio».La differenza tra due fidanzati e due coniugi sta proprio qui: solo questi ultimi si sono donati pienamente l'un l'altro per sempre; una donazione piena non può infatti che essere per tutta la vita. Che donazione sarebbe quella di chi si impegnasse solo finché gli farà comodo?Ciò denoterebbe che non è la persona dell'altro a interessargli, ma solo ciò che, per un certo tempo, potrà ottenere da lei: la persona viene quindi trasformata in oggetto. Come reagiremmo se qualcuno ci dicesse: «Ecco, ti faccio un regalo, ma se poi cambio idea me lo riprendo». Si dovrebbe quantomeno dire che non si tratta di una vera donazione.Queste considerazioni aiutano anche a capire l'indissolubilità del matrimonio. La Chiesa non fa quindi altro che proporre la legge naturale quando afferma che l'atto coniugale è autentico solo fra coloro che si sono reciprocamente donati in un modo «totale e definitivo». Rifacendosi allo stesso principio, ricorda che «la donazione fisica totale sarebbe menzogna se non fosse segno e frutto della donazione personale totale, nella quale tutta la persona, anche nella sua dimensione temporale, è presente». L'atto coniugale va considerato come il coronamento della piena unione della coppia. L'unità affettiva, dei cuori, della mente e della vita deve quindi precedere l'unione dei corpi.Chi, cedendo alla sensualità, altera quest'ordine provoca l'illusione di una fusione già realizzata, quando invece c'è ancora solo una confusione, Il partner resterà facilmente con l'impressione di essere stato «usato», ridotto cioè a strumento di piacere. C'è un «amore per prova» dopo il quale ci si sente particolarmente soli, con la triste consapevolezza di non avere costruito nulla e di aver solo consumato qualcosa di sé. L'unione sessuale nel matrimonio è invece piena di bellezza, di verità e di gioia quando conferma e manifesta l'unione della vita di entrambi i coniugi.PROVE D'AMORE O PRETESTI?Quanto detto fino ad ora dimostra anche l'inconsistenza, l'infondatezza della richiesta di rapporti prematrimoniali come «prova d'amore» o come mezzo per verificare l'affinità di coppia. A chi dice: «Se mi ami, dimostralo», intendendo i rapporti prematrimoniali come «prova d'amore», si potrebbe rispondere che tali rapporti non provano proprio niente. L'amore non si prova, dal momento che le persone coinvolte non si provano, ma si scelgono e si accettano. Provare una persona è ridurla a oggetto di sperimentazione circa un certo rendimento, mentre le realtà più significative e fondamentali (nascere, morire, amare fino a dare la vita) sono tanto importanti da essere uniche, irripetibili.Il matrimonio non si prova: lo si vive responsabilmente. Alla domanda: «Non mi ami abbastanza per venire a letto con me?» bisogna perciò avere il coraggio di rispondere: «Certamente, anzi ti amo di più, tanto da sposarmi con te». E sposarsi vuoi dire non solo condividere il letto, ma lavorare insieme per un progetto comune, fondare una famiglia. A chi dice: «Ma io non compro a scatola chiusa», si può far notare che se un matrimonio non «funziona» non è per l'inesperienza sessuale, ma per ben altri motivi come la debolezza di carattere e l'egoismo, e il volere subito rapporti sessuali non è certamente prova di fermezza di carattere, né di generosità e grandezza d'animo.Il matrimonio esige qualcosa di più del possesso sempre godibile; esige anche sacrifici e rinunce, fra l'altro anche il saper aspettare fino alle nozze per godere dell'atto coniugale.Si potrebbe anche obiettare dicendo che l'atto sessuale è un modo di conoscersi e capire se si è fatti l'uno per l'altro.Ma l'atto sessuale non è affatto il modo adeguato per conoscersi. Il piacere intenso che si prova può infatti indurre a idealizzare l'altra persona in modo entusiastico e a minimizzare le differenze esistenti, nell'illusione che le differenze (di carattere, interessi e visione della vita) si possano facilmente superare. Di conseguenza, se le intimità sessuali divengono l'aspetto dominante del rapporto, la necessaria reciproca conoscenza tra due persone che desiderano sposarsi viene facilmente relegata in secondo piano. Le divergenze e le eventuali incompatibilità di carattere emergeranno poi, una volta sposati, quando l'iniziale entusiasmo viene meno. Perciò l'atto sessuale prematrimoniale non è affatto il miglior modo per una vera e profonda conoscenza. Si potrebbe dire che l'atto sessuale cementa un rapporto, ma solo quale coronamento di un percorso di conoscenza reciproca, condivisione e donazione, altrimenti è come fare una colata di cemento sulle strutture di una capanna distruggendola.Alcuni estendono il discorso, parlando dell'opportunità di una convivenza prematrimoniale quale test molto significativo per sapere se sono fatti l'uno per l'altro. Ma la convivenza non è un buon test per provare l'affinità di due soggetti. Ciò è ormai confermato da varie ricerche sociologiche e dal numero dei divorzi che è nettamente superiore fra coloro che hanno convissuto prima delle nozze. Al fidanzato o alla fidanzata che non volesse accettare le riflessioni e gli argomenti esposti, si può dire: «Anche se non riesci a capirlo fino in fondo, mi ami tu abbastanza per rispettare la mia coscienza, e aspettare?». E poi, se nonostante tutte le «precauzioni» nascesse un figlio? Un bambino ha il diritto sacrosanto alla famiglia. E allora? O si ha un matrimonio «riparatore», che precipitosamente deve risolvere una quantità di problemi, oppure si ha una madre senza marito e un figlio senza padre. Fine davvero triste di tanto «lieto e spensierato» inizio...UN'ESIGENZA PER IL BENE E LA FELICITÀ DELLE PERSONEIn conclusione: se la Chiesa insegna - sulla base di riflessioni antropologiche e alla luce della Rivelazione - che l'intimità sessuale non è lecita prima o al di fuori del matrimonio, non lo fa certamente per rendere la vita difficile, ma per il bene delle persone, per la loro felicità. Viene in mente una frase di Simone Weil: «I beni più preziosi non devono essere cercati, ma attesi». Ogni cosa a suo tempo. Per gustarla come dono. Perciò il comportamento di oggi decide il matrimonio di domani. Se lui o lei diventerà un coniuge solo avido di piacere, un egoista pronto soltanto a esigere o addirittura a farla da tiranno; o un fedele compagno per la vita, pronto sia al comune piacere sia al comune sacrificio, tutto questo viene deciso quasi al cento per cento prima, non durante il matrimonio. Chi con disinvoltura chiede anticipi all'amore, dovrà poi pagarne le ipoteche mettendo a dura prova il suo equilibrio emotivo ed affettivo e a danno, non di rado, di se stesso e della propria felicità. Chi invece prende sul serio l'amore, vi troverà la gioia. Per tutta la vita.

    Amore senza rimorso** (2003) - Un no che prepara un grande si

    Play Episode Listen Later May 23, 2022 12:20


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=263UN NO CHE PREPARA UN GRANDE SILe ragioni ed i vantaggi della castità prematrimonialeUn giovane e una giovane si conoscono, si frequentano, si vogliono bene. Scoprono di desiderare una vita insieme e, magari, stabiliscono che un giorno diventeranno solennemente e pubblicamente marito e moglie. Un periodo di tempo - più o meno lungo - li separa dal momento in cui, salvo ripensamenti, si uniranno in matrimonio. Come vivere questa particolarissima stagione della vita che è il fidanzamento? Secondo la mentalità corrente, nulla di più normale che quei giovani si comportino come se fossero già sposati.Nell'insegnamento della Chiesa, invece, soltanto il matrimonio rende lecito il rapporto sessuale tra l'uomo e la donna. Si tratta di un conflitto acutissimo tra il senso comune dei contemporanei e il Magistero petrino; il divieto dei cosiddetti "rapporti prematrimoniali" rischia di risuonare sempre meno ascoltato e compreso, al punto da suscitare perfino nei pastori la tentazione alto scoraggiamento. Non è raro ascoltare il "lamento" di qualche parroco: "Dissuadere i fidanzati dai rapporti prematrimoniali? Figuriamoci, inutile perfino parlarne, non ci capiscono".CHE FARE, DUNQUE?C'è un significato profondamente umano di questo insegnamento che, ininterrottamente e ostinatamente, la Chiesa affida agli uomini di ogni tempo. Bisogna aiutare le persone a riscoprire che non si tratta di un'impuntatura moralistica - "devi fare così perché devi, perché te lo dico io" - né di un sacrificio imposto ai fidanzati per il gusto di mortificarli, né di una prescrizione formalistica. priva di qualsiasi giustificazione razionale.Come sempre quando la Chiesa insegna una verità morale, la castità al di fuori del matrimonio ha un profondo significato antropologico: è proposta perché "fa bene" all'uomo, rispetta e promuove la sua più intima natura, lo aiuta a comprendere in profondità l'essenza del matrimonio.Proveremo dunque a offrire alcuni argomenti "umani" che possano aiutare a riaprire gli occhi sulla bellezza di questa "fatica" richiesta ai fidanzati e a chiunque viva al di fuori del matrimonio. Un piccolo prontuario per ragionare sul fatto che il "bene" insegnato dal "Papa e dai preti"' alla fine, conviene. E che il sesso prematrimoniale è, in verità, "anti-matrimoniale".1) SIGNIFICATO UNITIVOUna prima constatazione di buon senso: il sesso unisce Crea cioè subito tra gli amanti un'unione affettiva, psichica, emotiva, intima e speciale che nessun'altra relazione è in grado di eguagliare. lì sesso produce un legame, poiché il corpo parla un linguaggio che va anche al di là delle intenzioni coscienti del partner. Ora, poiché questo legame nasce più o meno consapevolmente ogni volta, più partner sessuali si hanno più il legame con ognuno si fa più debole. Il sesso prematrimoniale aumenta drammaticamente le chance di divorzio.2) ATTESA CHE RAFFORZASaper aspettare irrobustisce il legame coniugale, perché il rapporto sessuale diviene qualcosa che i coniugi hanno condiviso solo l'uno con l'altro, dopo averlo desiderato senza soddisfarlo per un certo periodo. Un tempo che li ha visti cimentarsi (e cementarsi) in un impegno che implica aiuto reciproco, buona volontà "incrociata", crescita nella stima l'un per l'altro.3) UNA SCELTA VAGLIATAIl rapporto sessuale prematrimoniale determina un accecante "effetto valanga", poiché è così affettivamente forte da annebbiare la scelta della persona. Il fidanzamento è tempo di verifica della scelta, tant'è vero che si può ancora ripensarci. Ebbene, se il rapporto lascia insoddisfatti, porta a concludere che i due sono "incompatibili", mentre magari il matrimonio potrebbe dimostrare il contrario; se, viceversa, risulta soddisfacente, maschera effettive incompatibilità pronte ad esplodere dopo il matrimonio.4) UNIONE INFRANGIBILEEsiste un nesso intrinseco fra il sesso e il rapporto stabile tra uomo e donna. Dunque è innaturale creare, attraverso il rapporto sessuale, un'intimità così forte per poi romperla. Ciò avverrà a prescindere dalle intenzioni delle persone: il significato oggettivo del sesso è intatti più importante - prevale - sul significato soggettivo. Il don Giovanni impenitente può credere soggettivamente che nessun rapporto è per lui realmente importante, ma non può evitare che ciascuno di quei rapporti lasci segni profondi nella struttura più intima della sua persona. C'è un fatto inequivocabile: l'effetto unitivo automatico del sesso.5) MANCA POCO ALLE NOZZE...A questo punto, un'obiezione classica consiste nell'ipotizzare che due ragazzi abbiano già deciso di sposarsi, e che solo un lasso temporale "organizzativo" (la casa, il lavoro, gli studi...) li separi dal matrimonio. Perché "rifiutarsi" quegli atti che, compiuti dopo le nozze, la Chiesa considera pienamente legittimi? L'errore del ragionamento sta nella premessa: anche in casi simili, il sesso avverrebbe al di fuori di una decisione di esclusività e permanenza. Soltanto il matrimonio è un punto dì non ritorno che cambia la vita. Soltanto il patto matrimoniale è così forte e inclusivo - come scrive il filosofo Fulvio Di Blasi - da giustificare, cioè rendere giusta di fronte a Dio e agli uomini anche l'unione corporea. La castità prematrimoniale è il percorso propedeutico alla comprensione della vera essenza del matrimonio. Non si può capire l'indissolubilità matrimoniale se si rifiuta ottusamente il valore della continenza prima delle nozze.6) PROVA D'AMORE?I fidanzati non hanno "il diritto" a possedersi carnalmente per la semplice ragione che ancora non si appartengono. Il sesso fuori dal matrimonio è quindi una specie di furto. Né vale a dissipare la colpa la tesi del sesso come "prova d'amore". L'amore non si prova. Ci si crede e lo si vive, responsabilmente. Provare una persona è ridurla a oggetto.7) CONVIVENZA "DI FATTO"La convivenza "di fatto" è, in tal senso, l'abbaglio più clamoroso per le coppie moderne: infatti, esse pensano in questo modo di "provare" il matrimonio, mentre la convivenza è tutto fuorché una prova di matrimonio, poiché manca della responsabilità di una vita altrui per tutta la vita, che è tipica solo della promessa matrimoniale. Come scrivono Aduro Cattaneo, Paolo Pugni e Franca Malagò, c'è una bella differenza tra coniuge e compagno: l'uno - da cum e iugum è colui con il quale divido il giogo; l'altro - da cum e panis - colui con il quale divido il pane. Un conto è condividere il pranzo - esperienza aperta ai più svariati incontri - e un conto è mettere in comune la sorte e tutto se stesso. L'amore dei conviventi è tutto tranne che libero; perché un amore libero da impegni è un controsenso. lì motto implicito di ogni convivenza è: "fin che dura".8) LA VERITA' ALLA FINE VINCENonostante queste argomentazioni, resta oggi molto difficile convincere le persone che è meglio sforzarsi di aspettare la prima notte di nozze. Da un lato, gioca in senso contrario la pulsione degli istinti, che la modernità ha pensato di liquidare secondo le parole di Oscar Wilde: "L'unico modo di vincere le tentazioni è assecondarle". Ma c'è poi un motivo più profondo: i fatti della legge morale sono molto più evidenti nel lungo periodo. Può darsi che ad alcune generazioni possa sfuggire una verità morale. Ma di fronte al lungo cammino della storia, la verità si impone: una società non casta è ricca di divorzi e povera di figli.9) IMPOSSIBILE AGLI UOMINI, MA NON A DIOChe cosa dire ai giovani che abbiano fatto esperienza della caduta nel cammino verso il matrimonio? Di solito c'è una tacita convinzione - magari avallata dall'arrendevolezza degli educatori - secondo la quale non è possibile "invertire la rotta" una volta che due fidanzati vivano, sessualmente parlando, more uxorio: "oramai...", quasi che esistessero persone sottratte alla potenza della grazia santificante per colpa di una scelta o di uno stile di vita sbagliato. È dovere di ogni cattolico invece proporre la verità tutta intera anche a questi fratelli, trasmettendo loro la certezza della misericordia e del perdono di Dio, insieme alla robusta convinzione dell'efficacia degli strumenti che la Chiesa mette a disposizione per "fare nuova" la vita di ognuno. Di fronte alla vertigine che oggi un giovane prova nel sentirsi proporre la castità matrimoniale, valgano sempre le parole così umane degli Apostoli di fronte alla "intransigenza" del loro Maestro: "Dunque, chi potrà salvarsi?". E la risposta di Gesù: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile" (Mt 19,25-26).

    Flywheel** (2003) - Essere onesti è un buon affare

    Play Episode Listen Later May 10, 2022 4:56


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=183ESSERE ONESTI E' UN BUON AFFAREFlywheel è il volano: senza di esso il motore non può collegarsi all'albero di trasmissione e consentire alla macchina di muoversi. Quindi a camminare lungo le vie del Signore, secondo la metafora del film: la fede è proprio l'elemento mancante che ci consente di procedere sulla retta via.Il film racconta un caso di conversione da una angolatura interessante: narra la storia di un piccolo imprenditore, rivenditore di auto usate, sposato con un figlio, che decide di diventare un buon cristiano comportandosi in modo onesto ed offrendo a Dio l'apparente banalità della sua vita quotidiana, familiare e lavorativa.Jay Austin è un abile venditore ma utilizza questa dote per ricavare il massimo profitto dalle sue vendite, non denunciando i problemi che la macchina ha avuto in passato. È stato temerario nei suoi investimenti ed ora si trova con un debito bancario che non riesce a onorare.Sappiamo anche che è in rotta di collisione con i suoi genitori perché è stato un ragazzo ribelle che ha sempre voluto fare a modo suo. Questa sua continua preoccupazione per il guadagno non lo rende felice e finisce per trascurare la famiglia. La moglie, cristiana devota, lo pungola continuamente. Jay non è una persona cattiva ma ritiene logico che il suo impegno predominante sia fare il massimo dei profitti possibile; si reca a messa la domenica (probabilmente una chiesa battista) ma lo fa più per accondiscendere a sua moglie che per reale convinzione.Alla fine, confidando la sua insoddisfazione a un amico, il vecchio meccanico dell'officina, Jay comprende qual è la via da seguire: riconciliarsi con Dio e comportarsi onestamente.Nel salotto di casa, in un momento in cui è solo, si inginocchia a pregare e da quel momento inizia a rendere manifesta la sua conversione: chiede perdono a sua moglie e a suo padre, passa più tempo con il figlio, decide di praticare prezzi onesti, offre la sua azienda al Signore. Non tutti i problemi si risolvono e resta il grosso debito da pagare.È questo il momento in cui il film si avvicina di più al classico La vita è meravigliosa d Frank Capra ma poi recupera la sua originalità quando Jay decide di bussare alla porta di coloro che in passato ritiene di aver trattato in modo disonesto restituendo il guadagno indebito.Chi è cattolico e non americano non potrà fare a meno di notare alcune particolarità: marito e moglie leggono in casa la Bibbia e traggono ispirazione da essa (un atteggiamento che comunque non farebbe male a nessuno); l'importanza dei pastori che predicano alla televisione e una conversione basata su molta preghiera ma senza il sostegno dei sacramenti.Colpisce in particolare la fiducia in una retribuzione divina immediata, a seguito di un conversione sincera, che si concretizza nel successo negli affari. Un successo comunque non causato da abilità tecnica ma dalla risposta generosa di chi è stato beneficiato dal comportamento onesto di Jay.Il film è della casa di produzione Sherwood Pictures, (abbiamo già recensito Courageous), fondata dai fratelli Alex e Stephen Kendrick, entrambi pastori alla chiesa battista di Sherwood in Albany, Georgia.Tutti i loro film (Fireproof e Facing the Giants sono stati entrambi un grosso successo di botteghino) hanno un solo scopo: raccontare storie di persone che commettono degli errori ma che poi riescono a trovare la giusta strada grazie alla fede in Cristo.Flywheel è del 2003, ed è il primo della loro fortunata serie: si intravede una certa povertà di mezzi (la qualità delle immagini non è eccezionale), gli attori sono volontari, [...] ma la sceneggiatura è impeccabile e la regia è buona

    La guerra di Troia e il genio di Ulisse

    Play Episode Listen Later Apr 26, 2022 6:38


    VIDEO: Cartone animato Ulisse ➜ https://www.youtube.com/watch?v=DWBmVRkIEjU&list=PLolpIV2TSebVM7CoAHtiTvbPX4t2opTUUPER ACQUISTARE il dvd ➜ https://amzn.to/3kioDYvTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6988LA GUERRA DI TROIA E IL GENIO DI ULISSE di Corrado GnerreLa tradizione dice che i Greci sarebbero entrati nella città di Troia con il famoso cavallo di legno il 24 aprile del 1184 a.C. Ovviamente non ne possiamo essere certi. Non solo perché ciò sarebbe accaduto tanto tempo fa, ma anche perché non possiamo nemmeno essere certi dell'esistenza storica del tranello del cavallo.Ma è proprio su questa incertezza che è bene fare qualche riflessione.Gli storici dicono che la guerra tra Troiani e Achei ci sia stata realmente. La causa sarebbe stata economica: le navi greche, che trasportavano grano proveniente dall'attuale Romania, passando dinanzi alle coste dell'Asia Minore, dovevano pagare ingenti tributi alla potente Troia che controllava quella zona di mare. Da qui il contenzioso e da qui la guerra.Il mito, invece, da cui attingerà Omero - o chi per lui, in considerazione della cosiddetta "questione omerica" - dice che tale guerra sarebbe scoppiata per il rapimento della bella Elena, moglie del re greco Menelao, da parte di Paride, figlio del re di Troia Priamo. Da questo atto si sarebbero scatenate anche le invidie e le simpatie degli dei che avrebbero ulteriormente soffiato sul fuoco per far scoppiare la guerra.LA FUNZIONE DEL MITODunque, due letture. Da una parte quella concreta, credibile e verosimile della questione economica; dall'altra quella invece mitica, leggendaria, fantastica, che storicamente si ritiene non possa reggere.Ma è davvero così? Siamo proprio sicuri che una lettura mitica di questo evento non regga sul piano storico? E se invece queste due letture, concreta e mitica, potessero combinarsi?Certo, detto così, fa specie: come è possibile credere in una lettura mitica di certi eventi dove tutto è inverosimile e che si presenta chiaramente come fantasia?La risposta sta nel capire qual è la funzione del mito.Il mito in un certo qual modo è una "bugia che dice la verità". Contraddizione? Niente affatto. Il mito è sì una bugia, perché racconta fatti non realmente accaduti, ma una bugia che dice la verità perché mette in evidenza un dato incontestabile, e cioè che la storia umana non si spiega solo con fattori economici, materiali, concreti, misurabili statisticamente.L'uomo è sì rivolto verso la soddisfazione di bisogni puramente materiali, da qui -ahinoi!- la sua sete di denaro, di comodità, di agi, di potere, ecc. Ma siamo proprio sicuri che la sete di tutto questo sia davvero solo per il denaro, per le comodità, per gli agi e per il potere? Oppure desidera tutto questo perché "spiritualmente" ha bisogno di altro, cioè vuole imporre se stesso nella sua integrità.L'ESEMPIO DELL'AVAROPer capire ciò che stiamo dicendo, l'esempio più calzante è quello dell'avaro. Questi desidera avere, possedere denaro e accumularlo sempre più. Ma perché ne vuol veramente godere? No, l'avaro, pur di non spendere, vive come un misero. Il suo desiderio del denaro è perché questo (il denaro) lo rassicura in una posizione "spirituale", cioè lo fa sentire importante, superiore.Insomma, ciò ci fa capire una cosa su cui forse non riflettiamo. Mentre l'animale desidera la materia per la materia, l'uomo desidera la materia sempre per lo spirito. Cioè desidera la materia perché vuole soddisfarsi nelle sue emozioni, nei suoi sentimenti (che purtroppo possono essere buoni o cattivi), cioè nel suo stato interiore.Ed ecco perché i miti sono bugie che dicono la verità. Il rapimento di Elena che fa scoppiare la guerra di Troia non nega le cause vere, quelle economiche legate ai traffici navali, dice solo che quelle cause da sole non bastano a spiegare. Che esistono anche questioni di principio. Buone o cattive, ovviamente, ma che orientano ancor più i comportamenti umani.I miti insegnano che l'uomo non vive di "solo pane" (Matteo 4).

    Submission* (2004) - Theo Van Gogh, il regista che fu ucciso per aver fatto Submission

    Play Episode Listen Later Apr 25, 2022 5:30


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=192THEO VAN GOGH, IL REGISTA CHE FU UCCISO PER AVER FATTO SUBMISSIONTheodoor "Theo" van Gogh è stato un regista, attore e produttore televisivo. Discendente del fratello del celebre pittore Vincent van Gogh, fu assassinato da Mohammed Bouyeri, estremista islamico esponente del Gruppo Hofstad, come ritorsione contro alcune immagini mostrate nel suo film Submission.Van Gogh nacque a L'Aia nel 1957, da genitori militanti del Partito Laburista Olandese; il suo bisnonno era il fratello di Vincent van Gogh. Uno zio, anche lui di nome Theo, era un partigiano caduto nella lotta contro il nazismo.Theo van Gogh era ateo, ritenuto persona tollerante nei rapporti individuali, nei suoi articoli attaccava duramente politici, giornalisti e tutti coloro che facessero "parte del sistema". In conseguenza di ciò, fu licenziato più volte dai vari giornali per i quali lavorava.Politicamente era vicino alla sinistra moderata, come nella tradizione della sua famiglia. Amico del politico olandese Pim Fortuyn, anche lui impegnato contro l'islamismo e assassinato da un estremista di sinistra nel 2002, era infatti schierato con il Republikeins Genootschap, associazione di idee repubblicane che propugna l'abolizione della monarchia nei Paesi Bassi. In seguito alla morte di Fortuyn divenne sostenitore di Ayaan Hirsi Ali, una olandese di origini somale paladina dell'emancipazione femminile nell'Islam, che scrisse la sceneggiatura del cortometraggio Submission.Van Gogh fu assassinato il 2 novembre 2004 alle ore 8:45, nella parte est di Amsterdam. Il suo assassino, in possesso di doppia cittadinanza marocchina e olandese, vestito con una djellaba, un indumento tradizionale arabo, per rimarcare la sua appartenenza culturale, gli sparò otto colpi di pistola e successivamente gli tagliò la gola in pieno centro di Amsterdam per eseguire una fatwa legata alla pubblicazione del suo cortometraggio Submission ("Sottomissione", uno dei possibili modi di tradurre il termine arabo "Islam").Nel film, tra l'altro, si vedono dei versi di una sura del Corano scritti sulla schiena della protagonista. L'assassino sparò a Van Gogh dapprima due volte e poi, dopo che il regista gli aveva detto "ma non ne possiamo parlare?" altre quattro volte.Nella pancia di van Gogh, dopo l'assassinio vennero piantati due coltelli, uno dei quali tratteneva un documento di cinque pagine con minacce ai governi occidentali, agli ebrei, a Geert Wilders (leader del movimento antislamista Partito per la Libertà) e ad Ayaan Hirsi Ali: quest'ultima da allora iniziò a vivere sotto stretta protezione.Da allora, il film è stato ritirato dalla proiezione dal suo produttore, Gijs van Vesterlaken, anche lui minacciato ripetutamente di morte. Al processo, l'assassino Mohammed Bouyeri ha confessato di non essere affatto pentito. Rivolgendosi alla madre di Van Gogh disse: "Non odiavo suo figlio, non era un ipocrita e non mi sono sentito offeso da lui" ma aggiunse sprezzante: "Non sento il suo dolore in quanto lei è un'infedele". Bouyeri è stato successivamente condannato all'ergastolo.All'assassinio di Theo van Gogh l'artista Chris Ripke ha reagito dipingendo un murale sul muro esterno del suo studio: un angelo, la data di morte e la scritta "Gij zult niet doden" (non uccidere, uno dei dieci comandamenti). I musulmani di una moschea vicina hanno denunciato il fatto al sindaco come offensivo e questi ha subito inviato la polizia a cancellarlo. Il reporter Wim Nottroth che ne ha documentato la distruzione e tentato di ostacolare l'esecuzione dell'ordinanza è stato poi arrestato.Anche Oriana Fallaci cita van Gogh nel suo articolo del 2005, Il nemico che trattiamo da amico.

    Submission* (2004) - Il coraggio della verità sull'Islam

    Play Episode Listen Later Apr 25, 2022 10:12


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=191IL CORAGGIO DELLA VERITA' SULL'ISLAM"Voi meritate ricordi migliori dell'11 settembre e dell'attentato alla maratona di Boston": avrebbe detto Ayaan Hirsi Ali agli studenti della Brandeis University di Boston nel ricevere la laurea honoris causa, a pochi giorni dallo svolgimento dell'edizione 2014 della competizione. Nel 2013, come si ricorderà, due bombe sono esplose in prossimità del traguardo della maratona uccidendo diverse persone e ferendone più di 100.Ayaan Hirsi Ali è la donna somala, musulmana, che nel 2004 ha osato scrivere il testo di un cortometraggio intitolato Submission, realizzato dal regista olandese Theo Van Gogh, in cui si racconta la storia di cinque donne islamiche vittime di abusi e maltrattamenti inflitti nel nome di Allah e nel rispetto della legge coranica. Fu un'offesa intollerabile per gli integralisti islamici. Due mesi dopo l'uscita di Submission Theo Van Gogh pagava il suo ardire con la vita: un immigrato marocchino gli tese un agguato per strada, in pieno giorno, ad Amsterdam, lo uccise con quattro colpi di pistola, lo sgozzò e gli affondò nel corpo un coltello con infilata nella lama una lettera di cinque pagine destinata ad Ayaan e contenente una fatwa, una sentenza islamica che la condannava a morte.L'edizione 2014 della maratona di Boston si è svolta il 21 aprile senza incidenti. Ma Ayaan Hirsi Ali non ha mai pronunciato il suo discorso alla Brandeis University perchè, su pressione di docenti e studenti indignati per la sua "islamofobia", le autorità accademiche hanno deciso di non conferirle il titolo. «Noi occidentali – si riprometteva di dire agli studenti Hirsi Ali a proposito delle rivendicazioni delle donne nei paesi islamici – dobbiamo offrire la giusta dose di aiuto (...) dobbiamo ritornare alle nostre radici diventando ancora una volta il faro del libero pensiero e della libertà del Ventunesimo secolo. Davanti a un'ingiustizia dobbiamo reagire, non soltanto con la condanna, ma con azioni concrete. Uno dei posti migliori per farlo è nei nostri istituti di istruzione superiore. Dobbiamo rendere le nostre università dei templi non dell'ortodossia dogmatica, ma del vero pensiero critico, dove tutte le idee sono le benvenute e dove il dibattito civile è incoraggiato. Sono abituata a essere fischiata nelle università per cui sono grata dell'opportunità di potervi parlare oggi. Non mi aspetto che tutti voi siate d'accordo con me, ma apprezzo tantissimo la vostra apertura all'ascolto. Sono qui davanti a voi come qualcuno che sta combattendo per i diritti delle donne e delle ragazze in tutto il mondo. E sono davanti a voi come qualcuno che non è spaventato di fare domande scomode sul ruolo della religione in questa battaglia. La connessione tra la violenza, soprattutto la violenza contro le donne, e l'islam è troppo chiara per essere ignorata. Non aiutiamo gli studenti, le università, gli atei e i credenti quando chiudiamo gli occhi davanti a questa connessione, quando cerchiamo scuse anziché riflettere. Per questo domando: il concetto di guerra santa è compatibile con il nostro ideale di tolleranza religiosa? È blasfemia – punibile con la morte – mettere in discussione l'applicazione alla nostra era di certe dottrine risalenti al Settimo secolo? Sia il cristianesimo sia l'ebraismo hanno avuto le loro riforme. È arrivato il tempo anche per una riforma dell'islam. Queste argomentazioni sono inammissibili? Di certo non dovrebbero esserlo in un'università che è stata fondata dopo lo scandalo dell'Olocausto in un tempo in cui molte università americane ancora imponevano restrizioni agli studenti ebrei. Il motto della Brandeis University è "La verità, anche quella più inaccessibile". È anche il mio motto».Nel 2004 tutto il mondo occidentale è insorto contro l'uccisione di Theo Van Gogh e la condanna a morte di Ayaan. A lei che, immigrata nel 1992 in Olanda, all'epoca era cittadina olandese e deputato per il Partito Socialdemocratico fu data una scorta e il conforto di innumerevoli manifestazioni di solidarietà. Submission fu proiettato in tutto il mondo occidentale. Ma due anni dopo, nel 2006, il ministero dell'Immigrazione olandese, con il pretesto di dati errati contenuti nella sua richiesta di cittadinanza presentata nel 1997, decise di considerare nullo l'atto di naturalizzazione di Ayaan Hirsi Ali. Le furono concesse sei settimane per presentare ricorso. Contemporaneamente un giudice emetteva una sentenza favorevole ai suoi vicini di casa che ne avevano sollecitato lo sfratto sostenendo di subire violazioni della loro privacy a causa delle misure di sicurezza adottate per proteggerla e di temere che la sua presenza mettesse a rischio la loro incolumità. La sentenza le ingiungeva di lasciare entro quattro mesi l'abitazione-rifugio messa a sua disposizione dallo stato per difenderla. Così Hirsi Ali decise di accettare un'offerta di lavoro dell'American Enterprise Institute di Washington e si trasferì negli Stati Uniti.Quanto è successo alla Brandeis University, con l'aggravante da parte delle autorità accademiche di aver tentato di presentare la rinuncia all'onorificenza come una decisione concordata con Hirsi Ali, il che non è vero, è un segno dei tempi: e questa volta il mondo occidentale non si è levato in difesa di Ayaan, e dei propri ideali.I due splendidi libri autobiografici scritti da Ayaan Hirsi Ali sono stati pubblicati in Italia da Rizzoli: Infedele, nel 2007, e Nomade, nel 2010. In essi Ayaan racconta la propria vita, dall'infanzia in Somalia – segnata dall'evento straziante dell'infibulazione impostale dalla nonna all'insaputa dei suoi genitori e dalle traversie della sua famiglia colpita dalla persecuzione del dittatore Siad Barre contro cui il padre di Ayaan combatteva – alle vicende che l'hanno portata in Arabia Saudita, Etiopia e Kenya, fino matrimonio impostole dal padre, all'atto liberatorio di sottrarsi al destino riservato alle donne come lei e ai successivi anni trascorsi in Europa e negli Stati Uniti: "Sapevo che era possibile una vita diversa – scrive Hirsi Ali in Infedele, ricordando l'inizio della sua nuova vita in Occidente – l'avevo letto sui libri e ora potevo vederla, annusarla nell'aria: il genere d'esistenza che avevo sempre voluto, con una vera istruzione, un vero lavoro, un vero matrimonio. Volevo diventare una persona, un individuo, con una vita propria".Il prezzo che ha pagato è elevatissimo. Il padre e la sua intera famiglia l'hanno rinnegata e ha perso la fede. Se adesso anche l'Occidente la rinnega, che cosa le resta? Forse il sostegno della comunità cristiana alla quale si appellava nell'introduzione a Nomade? "Ho avuto il piacere di incontrare cristiani il cui concetto di Dio è ben lontano da Allah – si legge nella sua introduzione al libro – questo Dio cristiano moderno è sinonimo di amore: i preti non predicano odio, intolleranza e discordia; questo Dio è misericordioso, non cerca il potere temporale e non è in competizione con la scienza; i suoi seguaci considerano la Bibbia un libro fatto di parabole, non di ordini tassativi a cui attenersi scrupolosamente. Il cristianesimo di amore e tolleranza resta uno dei più potenti antidoti dell'Occidente all'islam di odio e intolleranza".

    Les choristes - I ragazzi del coro** (2004) - L'importanza di educare con amore e passione

    Play Episode Listen Later Apr 15, 2022 5:52


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=89L'IMPORTANZA DI EDUCARE CON AMORE E PASSIONEMathieu, compositore e insegnante di musica rimasto senza lavoro, accetta un impiego da sorvegliante a Fond de l'étang. Viene accolto dal direttore Rachin, che gli parla dei ragazzi che frequentano l'istituto, del loro comportamento non corretto e gli presenta la sua regola azione-reazione. Suggerisce a Mathieu di non dare alcuna giustificazione agli alunni, nella convinzione che i ragazzi capiscono solo se puniti. Mathieu crede, invece, che per educarli sia possibile usare punizioni meno severe, instaurando con loro un dialogo e una maggiore comprensione. Dopo un paio di scherzi, sentendo i ragazzi cantare, decide anche di formare un coro diviso in tre gruppi, nonostante la contrarietà del direttore.Una sera Mathieu sente Pierre Morhange, uno degli alunni più indisciplinati della classe, cantare un pezzo della canzone Vois sur ton chemin. Il ragazzo, grazie al suo talento, viene nominato solista del coro.Mathieu è comprensivo con i ragazzi, ma così facendo si attira le antipatie del direttore. Quest'ultimo, infatti, in realtà è un arrampicatore sociale insoddisfatto della sua condizione, che sfoga la propria rabbia sui ragazzi a cui, inoltre, ruba parte dei sussidi, e vede nella formazione del coro una critica alla sua autorità.Un giorno arriva all'istituto un nuovo ragazzo: Mondain, un delinquente trasferito dal carcere minorile, verso cui Rachin dimostra ancora meno comprensione, picchiandolo e punendolo più volte, finché scappa. Poiché nel frattempo vengono persi anche i soldi per i sussidi, Rachin incolpa immediatamente Mondain che, quando viene trovato e riportato all'istituto, viene brutalmente picchiato e poi mandato in prigione. Mondain, però, continua a dichiararsi innocente.Vedendo come il coro abbia portato molta più felicità, gli altri insegnanti dell'istituto cominciano ad appoggiare Mathieu dimostrando, in realtà, di tenere ai ragazzi; ma, dati i recenti sviluppi, Rachin proibisce la continuazione del coro. La cosa ha poca importanza: il coro diventa clandestino e, poco tempo dopo, zio Maxence, magazziniere dell'istituto che già da prima vedeva la disumanità del direttore, ne rivela l'esistenza alle benefattrici e alla contessa locale, che viene ad ascoltare i ragazzi. Il coro ha molto successo e Rachin lascia che i ragazzi continuino a cantare in classe (ma solo per attribuirsi il merito dell'ideazione del coro) e ora il signor Langlois, insegnante di matematica, accompagna il coro con il pianoforte. Ad un certo punto, zio Maxence trova i soldi scomparsi vicino all'armonica di uno dei ragazzi: questa è la prova che Mondain era davvero innocente, ma comunque Rachin si rifiuta di farlo scarcerare, poiché "se non è stato colpevole oggi, lo sarà stato ieri".Nel frattempo Mathieu aveva dedicato parte del suo tempo ad "addomesticare" Morhange, nel tentativo di renderlo più educato. La cosa aveva avuto successo e, nel frattempo, Mathieu si era avvicinato alla madre del ragazzo, Violette, raccontandole del talento del figlio ed incitandola un giorno a farlo sviluppare...Fonte: WikipediaSPUNTI DI RIFLESSIONE- il rispetto va dato oltre che preteso- i piccoli gesti possono avere enormi conseguenze- le punizioni servono alla correzione, non all'umiliazione- l'educazione passa attraverso l'amore e l'esempio- l'unione fa la forza- chiunque ha qualcosa di bello da dare- bisogna cogliere il bello che c'è in ogni persona- nessuno è solo- quando l'autorità sfocia nell'autoritarismo è lecita la clandestinità- l'umiltà è forza- bisogna educare i giovani alla bellezza e alla musica- dobbiamo essere riconoscenti verso chi ci ha bene educatoFRASE DEL FILM"Prendili per mano e portali verso un altro domani. Nel buio della disperazione un raggio di speranza. L'amore per la vita aprirà sentieri di gioia"

    La Passione di Cristo***** (2004) - Grazie al film di Mel Gibson sulla Passione di Cristo, mi sono convertita

    Play Episode Listen Later Apr 12, 2022 8:31


    VIDEO: Trailer della Passione ➜ https://www.youtube.com/watch?v=RRowOL1LEuM&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQCTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6978GRAZIE AL FILM DI MEL GIBSON SULLA PASSIONE DI CRISTO MI SONO CONVERTITAGabriela è un classico esempio di ciò che è accaduto in Spagna negli ultimi decenni con milioni di cattolici. È cresciuta in una famiglia cristiana, si è persino sposata in Chiesa ed ha iscritto le sue figlie in una scuola cattolica. Tuttavia, la sua vita scorreva come se Dio non esistesse. Era una "cristiana culturale" che credeva in Dio come idea, ma viveva completamente lontana dai sacramenti e da una vita di fede.In una testimonianza video questa madre parla dell'impressionante conversione che ha vissuto e che è stata propiziata dalla preparazione alla comunione della sua prima figlia che la mise di fronte a uno specchio in cui vedeva riflessa la propria incoerenza. E in quel momento Dio è entrato nella sua vita con una potenza impressionante. «All'età di 13 anni ho rinunciato a tutto ciò che mi era stato insegnato a casa e a scuola. Ho "parcheggiato" Dio in una posizione di puro conforto. Ho fatto la strada più semplice, che per me era fare quello che volevo e divertirmi. Ho deciso di tenere Dio come idea e nel frattempo vivere la mia vita», dice Gabriela. All'età di 23 anni si era sposata in Chiesa, ma lei stessa confessa che, tra i 13 e i 30 anni. ha messo piede in Chiesa solo per sposarsi e per battezzare le sue figlie. Ma è a 30 anni che si verifica un evento che ha portato a un cambiamento totale nella sua vita. Sua figlia Cloe, la più grande delle sue tre figlie, stava iniziando a prepararsi per la Comunione. «Per la prima volta ho iniziato a vedere la mia incoerenza», riconosce Gabriela.LA PASSIONE DI CRISTO DI MEL GIBSON MI HA APERTO GLI OCCHIIn quel momento dice di aver pensato: «Gabriela, sei stata sposata dalla Chiesa, hai battezzato le tue figlie, hai scelto una scuola cristiana, vuoi che facciano la Comunione se davvero non vai a Messa, non pratichi?». Aveva ancora una sua idea sull'esistenza di un Dio, ma lo considerava distante, astratto e completamente estraneo alla sua vita. Poco prima di Pasqua 2010, ricorda d'essersi trovata sola a casa e di essersi seduta sul suo divano a non fare nulla per rilassarsi. E Dio è intervenuto nel modo più facile per lei, attraverso la televisione.«Dio ha preparato quel momento per me. Ero sola, ho acceso la TV e c'era La Passione di Cristo di Mel Gibson. Alzai gli occhi al cielo e pensai: «Devo vederla. Ho quindi visto il film e per la prima volta nella mia vita Cristo mi ha aperto gli occhi e ha parlato al mio cuore». Quando vide il Signore sulla via del Calvario, sentì un gemito dentro. «Ho sempre creduto in Dio, Cristo ha attraversato tutto questo per me e mi ha detto "Ti amo, ti do la vita eterna"...», pensò. Quell'incontro con Cristo attraverso questo film «cominciò ad esplodere nel mio cuore. Improvvisamente, la mia vita è cambiata. Tre giorni dopo, la Domenica delle Palme, mi confessai, fu un'esplosione di gioia nel mio cuore e non riuscivo a smettere di piangere, sentendo che tutti questi anni che avevo passato senza di Lui non avevano importanza, Lui mi stava aspettando».Ma era stata lontana dalla Chiesa per così tanti anni che non sapeva davvero cosa fare per mantenere acceso quel fuoco. La logica ha portato Gabriela a iniziare ad andare a Messa la domenica. E con il passare delle settimane, ha corso il rischio di considerarsi «una cristiana a tutti gli effetti». Si diceva: «Sono sposata, vado già a Messa, non rubo, non uccido...». [...]PICCOLI DETTAGLIPoi si ricordò che sua madre non aveva mai perso la speranza del suo ritorno alla Chiesa e gli aveva sempre regalato vangeli, santini, libri... oggetti che riponeva semplicemente in una scatola nell'armadio senza mai guardarli. Cercò quei ricordi, depositati lì per anni, e improvvisamente notò un Vangelo. Invece di iniziare dall'inizio, lo aprì verso la fine, trovando le preghiere e i consigli per la vita cristiana. E fu lì che la sua preoccupazione fu risolta, perché trovò il "Giorno del Buon Cristiano". Gabriela assicura che «era felice come non mai di rendere grazie al Signore che è buono e ci risponde».Aveva quindi un piano da seguire: offrire la giornata al mattino, recitare l'Angelus, benedire la mensa... Erano «piccoli dettagli», aggiunge, «ma mi hanno riempita di molta gioia. Poi ho iniziato a leggere il Vangelo fin dall'inizio. Lì ti rendi conto di come parla il Signore, di come si comporta e ti innamori di Lui, perché è impossibile non innamorarsi», dice emozionata. Già con le armi della Messa domenicale, del Vangelo e del suo cammino quotidiano, Gabriela fu invitata dalla madre ad andare in pellegrinaggio al santuario mariano di Torreciudad. Lì si innamorò della Vergine e Dio gli diede di nuovo un nuovo dono sempre attraverso lo schermo. Sull'autobus di ritorno dal pellegrinaggio è stato trasmesso un filmato di Eduardo Verástegui (famoso attore messicano, convertito al cattolicesimo e noto prolife, tra i protagonisti dei film: Bella, Cristiada, Il circo della farfalla). È così che Gabriela ha scoperto anche il Santo Rosario, promosso dalla testimonianza dell'attore. Il passo successivo nel suo cammino di fede la condusse all'Adorazione Perpetua.É così passata da un regalo all'altro. «Siamo in un tempo con molta oscurità, dolore, tristezza... Ma abbiamo la fortuna e la grazia di avere la vergine che ci conforta. Quello che voglio dire è che non abbiamo bisogno dello straordinario, abbiamo una cappella dell'Adorazione, un qualsiasi Santissimo Sacramento... sono il paradiso in terra», esorta Gabriela.Dopo anni di amore con Dio e la Chiesa, Gabriela assicura che «Nostro Signore e la Vergine contano su di noi per iniziare una rivoluzione d'amore». E continua: «tra tanta guerra, sofferenza, e odio dobbiamo essere testimoni e portatori della Sua luce, del Suo amore. Dobbiamo riempire il cuore, smettere di vivere una fede di appagamento, esterna, vuota, una fede sociale, e vivere una fede dal cuore». «Come se il cuore non batte non c'è vita», conclude, «se la fede non è vissuta dal cuore è una fede morta».

    La Passione di Cristo***** (2004) - Intervista a Mel Gibson

    Play Episode Listen Later Apr 10, 2022 10:02


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=27 INTERVISTA A MEL GIBSONQuesto film vuole mostrare la passione di Gesù Cristo proprio nel modo in cui è avvenutaCosa l'ha spinta a realizzare questo progetto?L'idea si è delineata gradualmente nel corso degli ultimi 10 o 12 anni da quando, verso i 35 anni, ho cominciato ad indagare sulle radici della mia fede. Ho sempre creduto in Dio, alla sua esistenza, e sono stato educato a credere in un certo modo. Ma verso i 30 anni stavo andando alla deriva e altre cose avevano preso il primo posto. A quel punto mi sono reso conto che avevo bisogno di qualcosa di più se volevo salvarmi. Sentii l'esigenza di fare una ricerca più approfondita del Vangelo, di ricostruire l'intera storia… È stato lì che l'idea ha cominciato a sfiorare la mia mente. Ho cominciato a vederla realisticamente, a ricrearla nella mia mente in modo che avesse un senso per me, così da esserne coinvolto. Questo è ciò che voglio portare sullo schermo.Sono stati fatti già tanti film sulla vita di Cristo. Perché farne un altro?Non credo che gli altri film abbiano colto la forza reale di questa storia. Voglio dire, ne avete mai visto qualcuno? O sono approssimativi nella storia, o hanno pessime colonne sonore... Questo film vuole mostrare la passione di Gesù Cristo proprio nel modo in cui è avvenuta. È come viaggiare indietro nel tempo e vedere gli eventi svolgersi esattamente come si sono svolti.Come fa ad essere sicuro che la sua versione sia così precisa?Abbiamo fatto una ricerca. Racconto la storia così come la racconta la Bibbia. Credo che la storia, così come è realmente avvenuta, parli da sola. Il Vangelo è una sceneggiatura completa e questo è ciò che filmeremo.Sembra una svolta rispetto alle solite produzioni di Mel Gibson. La sua specialità è l'azione, l'avventura, la storia d'amore. Perché ha deciso di fare un film religioso?Faccio quello che ho sempre fatto: raccontare storie. Credo che siano importanti nel linguaggio che parlo meglio: il cinema. Sono convinto che le storie più grandi siano storie di eroi. Le persone aspirano a qualcosa di superiore e indirettamente, attraverso l'eroismo, elevano in questo modo il loro spirito.Non esiste storia di eroismo più grande di questa, sull'amore più grande che si possa avere, cioè donare la propria vita per qualcuno. La Passione è la più grande storia di avventure di tutti i tempi. Credo che sia la storia d'amore più grande di tutti i tempi; Dio che si fa uomo e gli uomini che lo uccidono, se non è azione questa, niente lo è.Chi vorrà vedere un film come questo?Credo che interessi tutti. La vicenda ha ispirato l'arte, la cultura, il comportamento, i governi, i regni, i paesi... ha influenzato il mondo più di quanto si possa immaginare. È un evento cardine nella storia che ci ha resi ciò che oggi siamo. Credenti e non credenti, tutti ne siamo stati influenzati.Così tante persone sono alla ricerca del significato della vita e si fanno molte domande. Verranno cercando delle risposte, qualcuno le troverà, qualcun'altro no.Allora questo film non è solo per i cristiani?"Ghandi" è stato in cima alle classifiche dei film più noleggiati, ma non era un film solo per gli induisti. Questo film è per tutti, per credenti e non credenti, Gesù Cristo è senza dubbio una delle figure storiche più importanti di tutti i tempi. Provi a citare una persona che ha avuto un impatto più grande sul corso della storia...Ma se questo film mira a far rivivere il Vangelo, non risulterà offensivo per i non cristiani?Per esempio, il ruolo avuto dalle autorità ebraiche nella morte di Gesù. Se lei descrive questo non rischia di essere offensivo?Questa non è una storia di ebrei contro cristiani. Gesù stesso era un ebreo, sua madre era un'ebrea e così lo erano i 12 apostoli. È la verità che, come dice la Bibbia, "È venuto tra i suoi e i suoi non l'hanno accolto"; non posso nasconderlo.Ma questo non significa che i peccati del passato fossero peggiori dei peccati del presente. Cristo ha pagato il prezzo per tutti i nostri peccati. La lotta tra bene e male e l'immenso potere dell'amore vengono prima della razza e della cultura. Questo film è sulla fede, sulla speranza, sull'amore e il perdono. Queste sono cose di cui il mondo potrebbe fare maggior uso, specialmente di questi tempi. Questo film vuole infondere speranza, non offendere.Alcune persone penseranno comunque che lei vuole imporre il suo credo agli altri. Non è così?Non ho inventato questa storia. L'unica cosa che io ho fatto è stata quella di crederci. È qualcosa che succede dentro di te e poi necessariamente si manifesta all'esterno. Io sto solo cercando di raccontarlo nel miglior modo possibile, meglio di quanto sia stato fatto finora. Quando hai a che fare con una storia realmente accaduta, è responsabilità del regista renderla il più accurata possibile. Chi ha una mentalità aperta la apprezzerà per quello che è.E le scene di violenza? Il pubblico non considererà inopportune quelle più realistiche?Per qualcuno sarà così, ma, dico io, questo è il modo in cui si sono verificati i fatti. Non c'è violenza gratuita in questo film. Non credo comunque che sia adatto ai minori di 12 anni a meno che non si tratti di un bambino molto maturo. È un film abbastanza forte.Penso che siamo stati abituati a vedere delle crocifissioni all'acqua di rose e ci siamo dimenticati di quello che realmente avveniva. Sappiamo che Gesù è stato flagellato, che ha portato la sua croce, che gli sono stati messi dei chiodi alle mani e ai piedi, ma raramente ci soffermiamo a pensare cosa questo realmente significhi.Crescendo non mi sono reso conto di ciò che questo ha comportato per Cristo. Non mi sono reso conto di quanto deve essere stato duro. L'orrore di ciò che Gesù ha sofferto per la nostra redenzione non mi coinvolgeva realmente. Comprendere quello per cui è dovuto passare, anche solo ad un livello umano, mi fa sentire non solo compassione, ma anche in debito: desidero ripagarlo per l'immensità del suo sacrificio.Che dire della barriera linguistica? Lei sta girando in due lingue ormai morte: latino e aramaico. Non sarà un impedimento?Sono convinto che l'immagine supererà la barriera linguistica. È ciò che spero. Ciò che mi interessa è di rendere la storia più realistica possibile. C'è qualcosa di sorprendente nel vedere un film nel linguaggio originale. La realtà esce allo scoperto e ti prende, c'è un coinvolgimento completo. So che stiamo solo ricreando, ma facciamo del nostro meglio affinché lo spettatore abbia la sensazione come di essere realmente presente.E credo che sia piuttosto controproducente dire alcune di queste cose usando una lingua moderna.Succede come quando tu senti dire "essere o non essere" e ti viene istintivo rispondere fra te e te "questo è il problema". Ma se tu senti pronunciare le parole come sono state pronunciate all'epoca, rimani sorpreso. Vedo che questo succede quando lavoriamo. Vedi le cose più chiaramente durante la recitazione, nelle sfumature dei personaggi, nel movimento della cinepresa - è il movimento, è la scelta dei tempi, è tutto questo. All'improvviso tutto mi appare molto chiaro. È in quel momento che comincio a girare.Quando avrà concluso questo progetto sarà una delusione per lei tornare a soggetti meno sublimi?No, sarà un sollievo fare qualcosa di più leggero considerato che in questo progetto sento un forte carico di responsabilità. Spero solo di poter rendere giustizia alla storia. Non si può piacere a tutti, ma, lo ripeto, non è questo il mio scopo.

    La Passione di Cristo***** (2004) - Il film di Mel Gibson è pienamente cattolico

    Play Episode Listen Later Apr 9, 2022 22:24


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=24IL FILM DI MEL GIBSON E' PIENAMENTE CATTOLICO di Padre Di NoiaDiversi alti ufficiali del Vaticano hanno assistito ad una proiezione privata del film 'La Passione' di Mel Gibson e ne sono rimasti entusiasti. Componenti della Segreteria di Stato del Vaticano, del Pontificio Concilio delle Comunicazioni Sociali, e della Congregazione per la Dottrina della Fede, il gruppo che supervisiona le questioni dottrinali cattoliche, hanno espresso unanime approvazione e apprezzamento del film. Quella che segue è un'intervista esclusiva di ZENIT ad unodegli spettatori, il Padre Domenicano Augustine Di Noia, sottosegretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.Padre Di Noia ha insegnato teologia a Washington D.C., per 20 anni e ha prestato servizio come teologo per la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti prima di venire a lavorare per il cardinale Joseph Ratzinger presso la Congregazione dottrinale, poco più di un anno fa. Il film dovrebbe uscire nelle sale nel 2004.'LA PASSIONE DEL CRISTO' DI MEL GIBSON HA FATTO NOTIZIA DA MESI, MOLTO PRIMA DEL PERIODO PREVISTO PER L'USCITA NELLE SALE. IN QUALITÀ DI SPETTATORE, QUAL È LA SUA IMPRESSIONE GLOBALE SUL FILM?Guardare questo film, costituirà un'esperienza profondamente religiosa per molti. Per me lo è stata. Una cinematografia eccezionale e una recitazione altrettanto brillante, combinate con la profonda introspezione spirituale del regista sul significato teologico della passione e morte di Cristo: tutto ha contribuito ad una produzione di squisita sensibilità artistica e religiosa.Chiunque veda questo film, credente o non credente, sarà costretto a confrontarsi con il mistero centrale della passione di Cristo e in definitiva con il Cristianesimo stesso: se questo è il rimedio, quale dovrà essere stato il male?Il Curato d'Ars sostiene che nessuno possa avere cognizione di cosa Nostro Signore abbia sofferto per noi; per capirlo, dovremmo conoscere tutto il male causato dal peccato, e questo non lo potremo sapere fino al momento della nostra morte.Solo come una grande opera d'arte può fare, il film di Mel Gibson ci aiuta a cogliere qualcosa che è quasi al di là della nostra comprensione.All'inizio, nell'Orto del Getsemani, il diavolo tenta Cristo con la domanda inevitabile: come può qualcuno sopportare i peccati del mondo intero?È troppo. Cristo quasi soccombe all'idea, ma poi prosegue con convinzione per portare avanti esattamente questo: per accogliere su di sé, secondo la volontà del Padre, i peccati del mondo intero. È davvero impressionante. Vi è un forte senso, presente per tutto il film, del dramma cosmico del quale siamo tutti parte. Non c'è possibilità di rimanere neutrali, e nessuno può semplicemente restare spettatore di questi eventi.La posta in gioco è davvero molto alta: qualcosa che, a parte Cristo stesso, è intuita chiaramente solo da Maria sua madre e dal demonio sempre presente.Gradualmente lo spettatore si unisce ai personaggi in una progressiva comprensione di questo, mentre che l'azione si sposta inesorabilmente dal Monte degli Ulivi verso il Monte Calvario.IL FILM È FEDELE ALLA NARRAZIONE DELLA PASSIONE DI CRISTO DEL NUOVO TESTAMENTO?Bisogna tener presente che vi sono quattro racconti della passione di Cristo nel Nuovo Testamento, che si concentrano soprattutto sul significato religioso degli eventi.Nel 'La morte del Messia' (probabilmente il più completo ed equilibrato racconto della Passione) Padre Raymond Brown ha dimostrato che, pur essendovi alcune differenze tra i Vangeli, essi sono in generale sostanzialmente univoci.Il film di Mel Gibson non è un documentario ma un'opera di artistica immaginazione.Il regista ha incorporato elementi dalla Passione raccontata da Matteo, Marco, Luca e Giovanni, ma rimane fedele alla struttura fondamentale comune ai quattro Vangeli.Entro i limiti possibili in una ricostruzione immaginifica della passione di Cristo, il film di Gibson e pienamente fedele al Nuovo Testamento.CHE COSA L'HA COLPITA DI PIÙ RIGUARDO A QUESTO FILM?Vuole una risposta semplice? Jim Caviezel e Maia Morgenstern. Il ruolo di Cristo deve essere uno dei più difficili ruoli da interpretare. Sono stato molto colpito dall'intensità con cui Caviezel ha rappresentato Cristo. Non è facile da ottenere senza manifestare una sorta di autocoscienza intrusiva. Caviezel, e sicuramente anche Gibson, comprendono che Gesù è il Figlio di Dio incarnato, ed è al contempo pienamente umano. Ripensando al film, mi pare che Caviezel ottiene questo principalmente mediante il suo sguardo, anche quando guarda direttamente noi e quelli che lo circondano con il suo occhio sano.Caviezel rende, in modo pienamente convincente ed efficace, il Cristo che sopporta la passione e la morte volontariamente, in obbedienza al Padre suo, in riparazione della disobbedienza del peccato. Assistiamo a ciò che la Chiesa chiamerebbe la 'sofferenza volontaria' di Cristo.Richiama le parole di San Paolo: 'Come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti' (Romani 5,19).E non è solo questione di obbedienza, ma è principalmente questione di amore. Cristo compie tutto per amore al Padre - e a noi. Questo emerge tecnicamente in maniera lampante nell'eccezionale interpretazione di Cristo da parte di Jim Caviezel.Ma la Maria di Maia Morgenstern è egualmente efficace. Mi ha ricordato qualcosa che Sant'Anselmo aveva detto in un'omelia sulla Madre Benedetta: Senza il Figlio di Dio, nulla potrebbe esistere; senza il Figlio di Maria, nulla potrebbe essere redento.Ammirando l'interpretazione della Mrogenstern, si sente fortemente che Maria 'lascia andare' il suo Figlio affinché lui possa operare la salvezza, e unendosi alle sue sofferenze diventa la Madre di ogni redento.ALCUNI HANNO SOSTENUTO CHE IL FILM È ECCESSIVAMENTE VIOLENTO. LEI CHE NE PENSA?Più che violento direi che è brutale. Cristo è trattato in modo brutale dai soldati romani. Ma non vi è violenza gratuita. La sensibilità artistica all'opera è chiaramente più quella del Grünwald e del Caravaggio, piuttosto che quella del Beato Angelico o del Pinturrichio.Stiamo parlando di un film, certamente, ma Gibson ha chiaramente subito l'influenza della raffigurazione delle sofferenze di Cristo della pittura Occidentale. Il corpo di Cristo estremamente malridotto (graficamente ritratto in questo film eccezionale) deve essere posto in questo contesto di artistica rappresentazione. Ciò che molti artisti meramente suggeriscono, Gibson ce lo vuole mostrare. Pienamente in linea con la Tradizione teologica cristiana, Gibson ci rappresenta il Figlio incarnato che è capace di sopportare ciò che una persona ordinaria non può: sia in termini fisici che di tormento mentale. Il corpo rovinato di Cristo deve essere contemplato con gli occhi del profeta Isaia che descrive il Servo sofferente sfigurato e irriconoscibile.La bellezza fisica di Jim Caviezel serve ad accentuare l'impatto generale della progressiva deturpazione che Cristo subisce sotto i nostri occhi: con il terribile risultato che, come il Servo sofferente, 'Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto' (Isaia 53,2).Richiede gli occhi della fede per vedere che lo sfiguramento del corpo di Cristo rappresenta lo sfiguramento spirituale e il disordine causato dal peccato.La raffigurazione di Gibson del Cristo flagellato, dal quale molti spettatori potrebbero essere tentati di volgere via lo sguardo, presenta graficamente ciò che San Paolo disse nella seconda lettera ai Corinzi: 'Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio' (5,21).Quando guardiamo il corpo rovinato di Cristo in questo film capiamo cosa significa 'lo trattò da peccato'.NEL CORSO DEGLI ANNI, MOLTI REGISTI SI SONO CIMENTATI CON FILM SU GESÙ O SULLA PASSIONE. RITIENE CHE IL FILM DI MEL GIBSON SIA PARTICOLARMENTE ORIGINALE?Non sono un critico cinematografico. Saranno i critici a giudicare il film di Gibson e a confrontarlo con ad altre grandi descrizioni della vita e della passione di Cristo, quali quelle di Pasolini e di Zeffirelli. Come gli altri registi, Mel Gibson apporta la propria sensibilità artistica all'argomento, e in questo senso il film è assolutamente originale. Certamente, 'La passione del Cristo' è più intensamente incentrata sulla sofferenza e la morte di Cristo che la maggior parte di altri film del genere. Ma, come reazione iniziale, tre cose del film di Gibson mi colpiscono per essere alquanto particolari.Una è la rappresentazione del diavolo, che libra sullo sfondo, e a volte in primo piano, come una costante e sinistra presenza minacciosa. Non mi viene in mente un altro film che abbia ottenuto questo effetto con tale drammatica efficacia.Un altro elemento è la solitudine di Cristo: In qualche modo, anche se circondato dalle folle, il film mostra Gesù realmente da solo nel sostenere la terribile sofferenza.Infine, la rappresentazione dell'Ultima cena con una serie di flashback inseriti nell'azione del film. Quando giace sul pavimento insanguinato dopo la flagellazione, Cristo guarda i piedi cosparsi di sangue di uno dei soldati e i film torna in modo significativo alla lavanda dei piedi durante l'Ultima cena.Simili flashback nel corso della passione e crocifissione ci riportano allo spezzare del pane e al bere dal calice. Gli spettatori, attraverso gli occhi di Cristo, assistono alle parole: 'questo è il mio corpo' e 'questo è il mio sangue'. Il significato sacrificale e quindi eucaristico del Calvario è raffigurato mediante questi persistenti flashback.

    La Passione di Cristo***** (2004) - Chi ha ucciso Gesù?

    Play Episode Listen Later Apr 9, 2022 6:42


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=26CHI HA UCCISO GESU'? di Antonio Socci1° ERRORE: LEGGERE LE SCRITTURE COME SE FOSSERO UN RACCONTO STORICO E FATTUALE DI QUANTO È SUCCESSO AL TEMPO È UN ERRORE: LA CHIESA RICONOSCE IL SUCCO DI QUANTO C'È SCRITTO NELLE PAGINE CHE RACCONTANO LA PASSIONE, CIOÈ CHE GESÙ È STATO UCCISO.RISPOSTA: Riconosce "il succo cioè che Gesù è stato ucciso"? Sembra quasi che la Chiesa non sappia e non dica come è stato ucciso Gesù. Sarà stato investito da una biga? Sarà stato avvelenato da un oste disonesto? Il Concilio Vaticano II (Dei Verbum n. 19) afferma: "La santa madre Chiesa ha ritenuto e ritiene con fermezza e con la più grande costanza che i quattro suindicati Vangeli, di cui afferma senza esitazione la storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente operò e insegnò per la loro eterna salvezza, fino al giorno in cui fu assunto in cielo".2° ERRORE: CRISTO È MORTO PER I NOSTRI PECCATI, MA LO SPETTATORE NON HA COLPA PER QUELLO CHE GLI VIENE FATTO VEDERE NEL FILM. COME PUÒ LA MEDIOCRITÀ DEI MIEI PECCATI AVER AVUTO UNA RESPONSABILITÀ NELLE COSE ORRIBILI CHE CI FA VEDERE IL FILM?RISPOSTA: Mi rallegro per l'autoassoluzione di chi dichiara di avere solo peccati da nulla. Buon per lui. Ma a tutti noi, massa di peccatori incalliti, noi povera umanità "cattiva", come dice Gesù stesso nei Vangeli, capaci di malignità oltre ogni immaginazione, lasci dire che noi sì, noi abbiamo crocifisso Gesù, il Figlio di Dio.Chi ha veramente ucciso Gesù? Personalmente ho una risposta pronta e certissima: sono stato io. Io ho piantato accanitamente quei chiodi sulla Sua carne divina (com'è commovente che Gibson abbia voluto interpretare nel film proprio la parte di colui che martella quei chiodi.), io ho crudelmente arato profondi solchi col flagello sulla Sua schiena, colpi su colpi, ossessivamente ho torturato il corpo (e l'anima) dell'Uomo-Dio, fino a che non gli è rimasto - come dimostra la Sindone - neanche un centimetro quadrato di pelle integra addosso. Io Gli ho conficcato in testa quel derisorio casco di spine che gli è penetrato fino al cranio provocandoGli dolori lancinanti, io l'ho deriso, io Gli ho sputato in faccia. Questo insegna la Chiesa, da sempre. Questo confessano tutti i cristiani da sempre. Io, non "gli ebrei" o "i romani" o "gli italiani". Io e tutto il popolo di poveri peccatori che da secoli mendica nelle chiese il Suo perdono. E ci tengo a riconoscermi responsabile perché a me - come a Giuda - nel momento del più infame tradimento è rivolto quel Suo sguardo e quella Sua parola accorata: "amico mio". È quello sguardo e quella parola che non si può più dimenticare e che ti fa struggere il cuore. E a me è rivolto il Suo perdono, pronunciato dalla croce. Da dove regna sui nostri cuori per sempre, fino alla fine della storia, vero e unico Re del Cielo e della Terra, unico senso della nostra barcollante esistenza, perno attorno al quale ruota tutta la storia umana che infatti non riesce più a dimenticarlo, non riesce a distogliere lo sguardo da Lui. Così nelle Sue sofferenze diventano visibili e vengono redente dalla compassione di Dio tutte le sofferenze umane, tutti gli strazi, di tutti i popoli, di tutte le madri, di tutti i figli, di tutti i padri, di tutti gli abbandonati e i tormentati. Di tutti noi. Gibson esagera con le atrocità? Obiezione assurda. Le atrocità subite da Gesù e le atrocità del mondo, nel corso dei secoli, sono ben maggiori di quelle rappresentate nel film. Ha scritto Bernanos: "verrà un tempo in cui, quando parleranno di Gesù, gli uomini non potranno trattenere le lacrime". Che sia questo? Spero che il film di Gibson elargisca a milioni di persone quello che i mistici chiamano "il dono delle lacrime". La più alta e sublime delle preghiere (il pianto di Pietro). Fissando lo sguardo sulla Sua macellazione - di silenzioso agnello sacrificale - è impossibile non commuoversi.Solo il Figlio di Dio, che "annichilì se stesso facendosi uomo", poteva essere capace di sopportare tutto questo dolore per me, capace di tutto questo amore per me, di questo inaudito perdono, infine capace di risorgere dalla morte.Lui, il Verbo di Dio attraverso cui tutto è stato fatto, il Logos che è la consistenza di tutte le cose, che si è fatto uomo e ha preso su di sé tutto il dolore del mondo e il dolore di Dio. Per me, perché al mio nome, al mio volto, alla mia storia pensava in quelle lunghe ore di tortura e di strazi, che accettò per riscattarmi dal mio male e abbracciare la mia sofferenza. Per divinizzare noi poveri mortali, dalla vita bestiale. Per donarci la felicità per sempre.

    La Passione di Cristo***** (2004) - Un Dio fatto carne, senza sconti e senza omissioni

    Play Episode Listen Later Apr 9, 2022 3:57


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=25UN DIO FATTO CARNE, SENZA SCONTI E SENZA OMISSIONI di Mario PalmaroMentre davanti ai miei occhi scorrevano le immagini del film che racconta in due ore e sei minuti la passione di Cristo dal Getsemani alla resurrezione, ho subito pensato che quest'opera sarà bersagliata da critiche durissime. Non tanto per le reazioni del mondo ebraico, né per le opposizioni dei non credenti o dei fedeli di altre religioni. Il vero pericolo per Mel Gibson e per il suo film sarà rappresentato (sembra un paradosso) dal mondo cattolico.Perché c'è una porzione di teologi autorevoli e influenti, d'élite ma tutt'altro che marginali, che non potranno perdonare all'attore-regista australiano di credere così fermamente alla storicità dei Vangeli. Quando i dotti teologi di cui sopra vedranno sullo schermo Pietro che taglia un orecchio a Malco nel tentativo di impedire l'arresto di Gesù, e poi vedranno che Cristo compie un miracolo riattaccando l'orecchio e guarendo completamente lo sconcertato servitore, e quando quegli stessi teologi demitizzanti vedranno la terra tremare dopo la morte di Cristo in croce; beh, la loro sorpresa e il loro sconcerto sarà grande e rumoroso.Per farsi un'idea basta leggere come in questi giorni una delle agenzie di stampa cattoliche italiane stia trattando il film di Gibson: una pagina intera di giudizi negativi, di critiche dal sapore surreale e un po' fantasioso. Si obietta a Gibson, nell'ordine, di aver dato troppa importanza al Calvario nella vita di Cristo (sic), di aver ridotto la sua resurrezione a un fatto egoistico e privato (ma nel sepolcro non risulta che ci fosse una platea ad assistere all'evento come in un moderno reality show), e ancora, testuale, che Gesù "ha donato la sua vita e nessuno gliel'ha tolta".Perché tanto accanimento? Dove è finito quel mondo cattolico dialogante e pronto a trovare semi preziosi di fede anche in pellicole che offrono un'immagine caricaturale e negativa della Chiesa e della sua fede? Possibile che Pasolini o Fellini siano sdoganati, e il povero Mel Gibson (che fa del suo meglio per far rivivere a milioni di persone le ore più decisive della storia) sia sommerso di critiche senza appello? Purtroppo, il nostro uomo è vittima di un pregiudizio: poiché frequenta ambienti tradizionalisti, è scattato nei suoi confronti un fuoco di sbarramento a prescindere. La sensazione è che non si giudichi tanto la pellicola, ma il suo autore. Alla base di tutto vi è una concezione teologica che ha messo per anni l'accento sul "messaggio", sulla "parola", sul "libro", quasi che "il Verbo si fosse fatto carta".Mel Gibson ci strappa, a questa beata tiepidezza intellettualistica e ci costringe a vedere un Dio fatto carne, una carne dilacerata e sanguinante, senza sconti e senza omissioni. È un realismo, una crudezza per intenderci, che ritroviamo in certe pellicole che hanno efficacemente descritto la Shoah, e in quel caso nessuno fra i cattolici gridò allo scandalo.

    Goool!* (2014) - La forza della passione sportiva

    Play Episode Listen Later Apr 1, 2022 4:49


    http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6964GOOOL! LA FORZA DELLA PASSIONE SPORTIVAAmadeo è preoccupato perché suo figlio Matías gioca spesso con il suo tablet, allontanandosi da lui. Una sera decide quindi di raccontargli una storia prima di dormire, nella speranza di rinsaldare il loro legame. Nel racconto si vede Amadeo da ragazzino, il quale lavora in un bar di un paese dove eccelle nel gioco del calcio balilla lì presente. Vi ha giocato così tante volte da aver personalizzato i componenti della sua squadra preferita. Una sera, dopo aver mostrato il proprio talento a Laura, ragazza di cui è innamorato, viene sfidato da un coetaneo molto arrogante. Amadeo lo batte facilmente, scatenando la sua ira. Molti anni dopo Amadeo continua a lavorare nel bar. Laura un giorno gli dice che sta per andare in Europa a studiare. Proprio in quel momento ritorna nel paesino il ragazzo che Amadeo aveva sconfitto molti anni prima. Il ragazzo è diventato un calciatore professionista, molto ricco e molto famoso, noto come "Grosso", un giocatore che non ha mai perso una partita, eccetto quella partita a calcio balilla molti anni prima. Grosso è tornato nel paesino per vendicarsi, ha comprato il paese per far distruggere il bar e costruire al suo posto uno stadio di calcio, come a voler cancellare quell'unica macchia nella sua carriera. Amadeo cerca di salvare il calcio balilla dalle macerie del bar, ma riesce a salvare solo un piccolo giocatore di piombo: il capitano della squadra con cui aveva giocato e vinto tante partite. Amadeo, triste per la distruzione del bar e del suo calcio balilla inizia a piangere e lascia cadere una lacrima sul volto del capitano della squadra di calcio balilla. Il piccolo calciatore di piombo prende vita e insieme ad Amadeo inizia a cercare i propri compagni, che nel frattempo sono finiti nella discarica insieme alle macerie del bar.Amadeo e il piccolo capitano della squadra riescono a salvare altri due giocatori della squadra nella discarica e anche il capitano della squadra avversaria. Nel frattempo scoprono che gli altri giocatori sono stati portati in un luna park. Riescono dopo tante avventure ad arrivare al luna park, dove salvano altri piccoli giocatori di piombo. Nel frattempo gli altri vengono portati nella dimora di Grosso, che intende trasformarli in tacchetti per le sue scarpe da calcio. Amadeo riesce a salvare anche questi ultimi giocatori e sfida il professionista ad una rivincita della partita di calcio balilla. Grosso accetta la rivincita, ma sapendo di non poter vincere sfida Amadeo ad una partita a calcio, in un campo vero. Grosso giocherà con la squadra di professionisti con cui ha giocato e vinto tante partite, gli "Assoluti". Amadeo invece con una squadra dilettante, costituita da alcuni abitanti del paese. Laura alza la posta: se Amadeo dovesse vincere il professionista dovrà cedere la proprietà del paese che ha comprato.Incorniciato in una storia raccontata da un padre a un figlio, il film d'animazione "Goool!" è semplice, divertente e appassionante. La morale dell'unione che fa la forza, della passione e della lealtà che bisogna mettere in ogni cosa (gioco e vita vera) e dell'amicizia che sostiene le imprese, passano con efficacia. Insomma un film per bambini, ma che diverte anche gli adulti: meglio se, gli uni e gli altri, appassionati di calcio. E anche di calcetto, o meglio calcio balilla o biliardino che dir si voglia.

    Overcomer*** (2019) - Overcomer, il film dove si impara a correre per ricominciare

    Play Episode Listen Later Mar 22, 2022 4:40


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=337OVERCOMER, IL FILM DOVE SI IMPARA A CORRERE PER RICOMINCIAREDopo Fireproof, Courageous e War Room, l'ultimo film di Alex Kendricks mira a lasciarti pieno di speranza, ispirato a sognare e ti pone questa domanda: cosa permetti che ti definisca? (VIDEO: trailer)di Cesare BalboNella vita come nello sport ci sono tanti modi per risultare vincenti sulle avversità. A ricordarcelo ci pensa un film di ispirazione cristiana Overcomer (il vincitore). È la storia di un allenatore di basket che, dopo aver dovuto «giocoforza» lasciare il college, viene spinto ad aiutare un'adolescente nella specialità di corsa crosscountry (fuoristrada) di lunga distanza. Tutto sembrava perduto per l'allenatore John Harrison quando il suo sogno di vincere il campionato con la sua squadra di basket liceale andava a infrangersi con la dura realtà della crisi lavorativa: il grande impianto di produzione della città del profondo Sud viene chiuso e centinaia di famiglie iniziano a trasferirsi altrove. Ciò porta John a dover fare i conti con nuove sfide sia a livello personale sia a livello sportivo.I RIFERIMENTISpinto dal preside della scuola verso uno sport che non conosce e non gli piace, John si sente frustrato e rimette in discussione il suo valore fino a quando non incrocia una studentessa, Hannah Scott, alle prese con i propri problemi di salute. Il film (come nei precedenti Fireproof, Courageous e War Room, diretti sempre da Alex Kendricks) trova la svolta dei protagonisti nella fede. [...] Peraltro si avvale per la sceneggiatura del Nuovo Testamento da cui trae il messaggio a «Non tirarsi indietro» ("perché non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio" Atti 20,27) come pure viene richiamato «il combattimento del cristiano» contro le forze negative che lo contrastano. Ed anche della seconda lettera di San Paolo agli Efesini segnatamente all'inizio la trama del film trae spunto ("Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli" 2Efesini 2,1-2). Infatti è una vicenda di caduta e di riscatto a unire i due protagonisti, come quello cercato da Hannah alle prese con le sue crisi di asma che la condizionano ("Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?" 1Giovanni 5,4-5).ATLETI E LETTERATURALe crisi asmatiche non sono rare nei campioni podistici, ne sa qualcosa Salvatore Antibo, tuttora primatista italiano dei 5000 metri dopo essere stato detronizzato del record italiano sui 10000 metri di recente da Crippa ai mondiali di Doha, il cui nome Yeman in aramaico significa «braccio destro di Dio». La storia di Hannah come promessa dell'atletica è quindi molto credibile anche se si tratta di fiction. [...] Pur partendo dal respiro corto, appunto l'asma della protagonista, il film dimostra al contrario di avere un ampio respiro in quanto riporta l'atletica a un livello letterario: oltre a San Paolo viene citato Omero, il primo a usare il termine asmatico per Ettore, il campione dei Troiani, anch'egli afflitto dall'atroce soffocamento che fa svenire e sputare sangue sul campo di battaglia come pure di atletica.Il film Overcomer mira a lasciarti pieno di speranza, ispirato a sognare, e ti pone questa domanda: cosa permetti che ti definisca?

    Le cronache di Narnia** (2005) - Il viaggio del veliero

    Play Episode Listen Later Feb 21, 2022 4:52


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=31LE CRONACHE DI NARNIA: IL VIAGGIO DEL VELIEROLe cronache della conversioneEsce oggi sugli schermi il film "Il viaggio del veliero", terzo episodio della saga cinematografica de "Le Cronache di Narnia", tratta dall'omonimo capolavoro dello scrittore anglo-irlandese C.S. Lewis. [...]È innegabile che l'opera di Lewis, al pari del Signore degli Anelli del suo grande amico Tolkien, è una grande epica religiosa e cristiana. Il Ciclo di Narnia prese il via con il romanzo Il leone, la strega e l'armadio, seguito da Il Principe Caspian, e quindi - tra il 1950 e il 1956 - furono in tutto sette i libri che uscirono, e che ebbero uno straordinario successo in tutto il mondo. Da allora generazioni di lettori, giovani e non solo, hanno attinto a tutta la bellezza e il fascino delle imprese dei quattro fratelli, del leone Aslan, e di altri indimenticabili personaggi, come quell'Eustachio Scrubb protagonista del Viaggio del veliero la cui vicenda rappresenta, con un simbolismo in realtà molto intuibile, il cammino della conversione e la salvezza rispetto alla triste sorte - diventare draghi, ovvero mostri - che ci riserverebbe l'essere schiavi del peccato.Un tema che era molto caro al suo autore: C.S. Lewis, irlandese protestante di Belfast, nel nord dell'Irlanda, ferocemente anti-cattolico, poi ateo militante, infine convertito al Cristianesimo, nella Chiesa Alta Anglicana, grazie al suo migliore amico, il fervente cattolico J.R.R. Tolkien. Il suo itinerario spirituale fu complesso e tormentato, e quando infine giunse all'ammissione dell'esistenza di Dio, si definì il «convertito più riluttante di tutta l'Inghilterra». Ben presto tuttavia divenne uno degli scrittori cristiani più apprezzati della sua generazione, un'apologeta acuto quanto appassionato, autore di testi famosissimi come Le Lettere di Berlicche.Lewis divenne un appassionato apologeta del Cristianesimo, e il modo che scelse per raccontare la propria conversione non si limitò alla saggistica, ma trovò il luogo più appropriato nell'allegoria, nel racconto fantastico. Questo tipo di narrativa offrì a Lewis la possibilità di descrivere, con il linguaggio del mito, lo scenario complesso, contraddittorio ma affascinante, della condizione umana, così come andava facendo il suo amico Tolkien. Entrambi avevano intrapreso il cammino della Mitopoiesi, ovvero della costruzione di miti, descrivendo mondi che, all'interno del romanzo, hanno una loro piena coerenza.Lewis si affidò alla ragionevolezza delle fiabe in un mondo apparentemente razionale ma in realtà solo razionalistico, e più folle e intriso di male e di ingiustizia di qualsiasi racconto di orchi e draghi o streghe. Quella contenuta nelle favole è d'altra parte una ragionevolezza e una saggezza antica: queste storie meravigliose collocate nel magico reame del «c'era una volta» e della narrativa per l'infanzia hanno le loro radici nei racconti popolari. Dietro l'apparenza del racconto per ragazzi si cela un ciclo epico in cui si fondono grandi temi: un mosaico di miti e di simboli, che correttamente decifrati svelano al lettore più accorto come ogni elemento narrativo sia funzionale alla rappresentazione grandiosa e terribile dell'eterna lotta tra il Bene e il Male, tra Dio e il Nemico. Nell'opera di Lewis l'intento non è affatto equivocabile: prendere profondamente sul serio questa evidenza, prendere cioè sul serio il Cristianesimo stesso.Per approfondimenti e per vedere il trailer de IL VIAGGIO DEL VELIERO e per leggere le schede dei migliori film, visita il sito FilmGarantiti.it

    Le cronache di Narnia** (2005) - Il leone la strega e l'armadio

    Play Episode Listen Later Feb 21, 2022 3:25


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=29LE CRONACHE DI NARNIA: IL LEONE, LA STREGA E L'ARMADIOUn valido aiuto per parlare del cristianesimo"Il leone, la strega e l'armadio", il primo film della serie "Le cronache di Narnia" può offrire un'ottima opportunità di parlare della fede. I bambini potranno gustarselo anche se non coglieranno subito i temi cristiani contenuti nella pellicola.La storia racconta le avventure di Peter, Susan, Edmund e Lucy, quattro fratelli che durante la seconda guerra mondiale scoprono il mondo di Narnia, al quale accedono attraverso un armadio magico mentre giocano a nascondino nella casa di campagna di un vecchio professore.A Narnia scopriranno un mondo incredibile abitato da animali che parlano, folletti, fauni, centauri e giganti che Jadis, la Strega Bianca, ha condannato all'inverno eterno dove, come nei regimi anti-cristiani come l'Arabia Saudita, è proibito festeggiare il Natale. Con l'aiuto del leone Aslan, il nobile e vero sovrano, i bambini lotteranno in una spettacolare battaglia per vincere il potere che la Strega Bianca, usurpatrice, esercita su Narnia e per riuscire a liberarlo dalla maledizione del freddo.L'autore delle "Cronache di Narnia" è C.S. Lewis nato a Belfast, nell'Irlanda del Nord. Convertito al cristianesimo grazie all'amico J.R.R. Tolkien (il cattolico autore del Signore degli Anelli) è stato capace di comunicare il messaggio del Vangelo in modo accessibile.Ci sono molti parallelismi in questo libro:- il leone Aslan che rappresenta Gesù;- la rottura della lapide e la distruzione della legge antica;- è inverno ma mai Natale e il Natale non arriva finché non arriva Aslan;- Aslan muore per un peccatore, un bambino che rappresenta qualsiasi persona, e prende su di sé i suoi peccati.Nella scena precedente al sacrificio di Aslan per il bambino Edmund, la Strega Bianca dice: "Perché ha peccato, è mio" e intende uccidere Edmund. E Aslan dice: "Ma io mi posso offrire al suo posto". Interessante anche che il capo-gruppo dei fratelli è Peter con riferimento a S. Pietro, capo degli Apostoli.Penso che la pellicola sia un valido aiuto per parlare del cristianesimo. La gente leggerà Lewis di cui io consiglio l'ottimo libro "Le lettere di Berlicche" dove un diavolo esperto consiglia suo nipote diavolo su come fregare gli uomini per farli andare all'inferno.Per approfondimenti e per vedere il trailer de IL LEONE, LA STREGA E L'ARMADIO e per leggere le schede dei migliori film, visita il sito FilmGarantiti.it

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