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Quando il grande schermo produce capolavori

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    The 33*** (2015) - Il commovente film sulla storia vera dei 33 minatori intrappolati in una miniera del Cile

    Play Episode Listen Later Jan 3, 2023 5:58


    VIDEO: The 33 - Trailer italiano ufficiale ➜ www.youtube.com/watch?v=XFVjpa6AF2g&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQCTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7261IL COMMOVENTE FILM SULLA STORIA VERA DEI 33 MINATORI INTRAPPOLATI IN UNA MINIERA DEL CILE di Francesco MariniUn gruppo di minatori, salutati i familiari, sale sul pulmino che li porterà in fondo alla miniera. La luce del sole scompare ben presto. Il pulmino scende lungo uno stretto sentiero che si avvita a spirale e sembra non terminare mai. Ogni tanto, ai bordi, si vedono degli altarini improvvisati che ricordano, con una fotografia, coloro che non sono più tornati a casa. Uno dei minatori sul pulmino, alla sua prima esperienza, ha il respiro affannoso, si sente soffocare. Con questa sequenza, molto coinvolgente, inizia la storia dei 33 minatori di San Josè e del loro incidente. Nel 2015 il premio Pulitzer Hector Tobar l'aveva raccontata nel suo libro Deep Down Dark (tradotto nella versione italiana: La montagna del tuono e del dolore). Nello stesso anno il libro viene sceneggiato e diventa questo film diretto dalla regista messicana Patricia Riggen.L'IMPORTANZA DEL LEADERIl racconto è fedele alle testimonianze dei superstiti. Il montaggio, alternando quanto sta succedendo sottoterra a quanto accade in superficie, riesce a far percepire al pubblico i risvolti e le dinamiche di quella vicenda: da una parte i lavoratori che si trovano sepolti vivi a 700 metri di profondità con circa 40°C di temperatura e cibo sufficiente solo per alcuni giorni; sulla superficie le donne dei minatori che tentano di discutere con i gestori della miniera per tentare di salvare i loro mariti, figli, padri. Di fronte a una vicenda così dolorosa che cresce giorno per giorno nell'evidenza dell'opinione pubblica e all'incapacità della società mineraria di affrontare la situazione, è il governo che si trova a dover decidere il da farsi: che soluzione tecnica adottare, di quali collaborazioni internazionali avvalersi per tentare l'impossibile e quale immagine del Cile proporre sulla scena internazionale.Su entrambi i livelli nei quali si svolge la storia, c'è un protagonista a fungere da leader: Mario Sepulveda (interpretato da Antonio Banderas) che mantiene viva la speranza lì dove non sembra esserci nessuna possibilità di sopravvivenza e Maria Segovia (interpretata da Juliette Binoche) che "guida" le mogli dei lavoratori nel richiedere all'azienda di tentare il salvataggio. Determinante è anche il giovane Ministro delle Miniere Laurence Golborne (interpretato da Rodrigo Santoro) che si prende a cuore il dramma di questi minatori che non conosce, ma che fa tutto quello che è in suo potere per estrarli vivi dal sottosuolo. [...]VALORI UMANI E CRISTIANILa pellicola riesce ad esprimere importanti valori umani e religiosi. La povertà esteriore dei minatori, che contrasta con la loro ricchezza interiore; la capacità di condividere e di sacrificarsi per il benessere di tutto il gruppo. Il battersi per la giustizia, incarnato dalle mogli dei minatori. Ma forse, la grande verità che, da un punto di vista umano, il film riesce a esprimere, è la dimostrazione che si ottengono veramente dei risultati solo quando si mette in gioco tutto se stessi: il team di superficie, capeggiato dal texano Greg Hall, titolare della Drillers Supply Internazional e dal giovane ministro delle Miniere, riesce con tenacia e intelligenza nell'intento prodigioso di individuare il punto dove si erano rifugiati i minatori, anche se le trivelle si rompono continuamente e le mappe a disposizione sono imprecise.La fede cristiana che ha sempre alimentato la speranza dei minatori e ha dato loro la forza di resistere per due lunghissimi mesi viene sottolineata nel film: si veda come all'interno dei tunnel i lavoratori abbiano sempre pregato insieme. Ma quello che accadde in realtà fu ancora più intenso. Greg Hall, diacono della comunità cattolica di Cypress (Houston), ha sempre pregato per l'esito dell'operazione e tutti i minatori, di fede cattolica, ricevettero, attraverso quella fessura nella roccia che ha costituito per lungo tempo l'unica via di comunicazione con la superfice, trentatré rosari inviati personalmente dal Papa.L'esito finale della vicenda non fu dei migliori: i titoli di coda rivelano come l'azienda sia stata assolta dall'accusa di negligenza colpevole e agli operai e alle loro famiglie non venne riconosciuto alcun indennizzo.

    L'assedio dell'Alcazar* (1940) - La guerra di Spagna e l'assedio dell'Alcazar

    Play Episode Listen Later Dec 13, 2022 10:00


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=175LA GUERRA DI SPAGNA E L'ASSEDIO DELL'ALCAZARLa guerra si svolge dal 1936 al 1939 ed è uno scontro fra due visioni del mondo: quella materialista, atea e rivoluzionaria e quella cattolica, tradizionale e patriotticada FilmGarantitiLa guerra di Spagna si è svolta dal 1936 al 1939. La causa è stata la caduta della monarchia a cui segue il 14 aprile 1931 l'instaurazione della Repubblica Democratica dei Lavoratori.Fin dai primi giorni il governo del massone Manuel Azaña, permette manifestazioni anticlericali, cioè contro la Chiesa Cattolica, causa della distruzione di un gran numero di chiese in tutta la Spagna.Nel corso di cinque anni:1) vengono soppressi i gesuiti,2) le scuole cattoliche sono trasformate in cooperative,3) sono vietate le manifestazioni religiose pubbliche (ad esempio le processioni),4) viene approvata la legge che permette il divorzio,5) lo Stato ruba i beni alla Chiesa "concedendoli" in uso alla stessa,6) sono pensionati anticipatamente molti ufficiali reduci dalle guerre coloniali,7) viene cambiata la bandiera e l'inno nazionale.Per questi provvedimenti cresce il malcontento di strati sempre più vasti della popolazione.Si assiste a un'accelerazione del processo rivoluzionario: la sanguinosa rivolta delle Asturie nel 1934, guidata dalle "milizie rosse", costituisce un esempio reale di gestione comunista del potere; gli assalti alle chiese e ai conventi, che in soli sei mesi (dal febbraio al luglio del 1936) sono ben 160; 269 assassinii, 1287 aggressioni politiche, 69 sedi di partiti distrutte, 10 sedi di giornali devastate, 113 scioperi generali e 228 parziali, sono il bilancio dell'ordine pubblico in questi anni.In tale drammatica situazione i movimenti d'opposizione, quali i monarchici carlisti e la Falange Spagnola, con una parte dell'esercito iniziano a organizzarsi per ristabilire l'ordine; gli uni tramando un'insurrezione, gli altri un pronunciamiento, pratica che consiste nella proclamazione pubblica, da parte dei militari, dell'assunzione dei pieni poteri anche civili.L'ALZAMIENTO (ALZARSI IN PIEDI)I disordini nelle strade culminano, il 13 luglio 1936, nell'assassinio da parte dei comunisti del capo dell'opposizione parlamentare, il monarchico José Calvo Sotelo. Tale delitto costituisce la causa simbolica della ribellione.Il 17 luglio 1936 si ribellano i soldati nei territori spagnoli d'Africa e delle Isole Canarie mentre il giorno successivo insorgono quelli nella Spagna continentale e, con l'aiuto delle formazioni carliste e falangiste che prima della mobilitazione generale costituiscono il 30% della forza insurrezionale, prendono il controllo di buona parte della Spagna. Il centro e la costa mediterranea restano in mano repubblicana. La Spagna è così divisa in due zone: quella "rossa" di sinistra e quella "nazionale" controrivoluzionaria. È uno scontro fra due visioni del mondo: quella materialista, atea e rivoluzionaria da una parte e quella cattolica, tradizionale e patriottica dall'altra.La guerra civile va oltre uno scontro fra spagnoli quando, nell'agosto del 1936, si aggiungono volontari antifascisti provenienti da tutto il mondo supportati con soldati e armamenti dall'Unione Sovietica. Anche intellettuali comunisti italiani partecipano come i Pietro Nenni e Palmiro Togliatti.La Francia e l'Inghilterra pur dichiarando ufficialmente la propria neutralità, aiutano con denaro e con mezzi il governo repubblicano. Il Messico, che dieci anni prima aveva combattuto i cristeros, si schiera apertamente con la Repubblica e sarà l'unico Stato a riconoscere fino al 1975 il Governo repubblicano in esilio.Ma ci sono anche volontari che raggiungono la Spagna per combattere contro i "rossi" entrando a far parte delle file "nazionali". Il Regno d'Italia invia il Corpo Truppe Volontarie che, affiancando le forze armate "nazionali", dà un grande apporto militare nella fase centrale della guerra. Hitler manda la Legione Condor per sperimentare l'impiego di nuove tattiche e di nuovi armamenti.LA CRUZADA (LA CROCIATA)La Santa Sede sospende in un primo tempo il giudizio sulla rivolta, poi, quando iniziano a giungere notizie dei massacri compiuti dai rossi in odium fidei (in odio della fede) e dopo che la Lettera collettiva dei Vescovi spagnoli, del 1° luglio 1937, fa chiarezza su quanto è accaduto e sta accadendo, prende nettamente posizione e afferma risolutamente il diritto-dovere alla rivolta anche militare contro il governo che perseguita i cristiani.La guerra di Spagna infatti è caratterizzata dalle atrocità dei miliziani rossi, che massacrano oppositori o presunti tali con ferocia inaudita. La morte di 6.832 sacerdoti e religiosi (tra cui 12 vescovi) nel corso della guerra, dà la misura di quanto l'attacco al cattolicesimo e l'odio nei confronti dei cattolici sia parte integrante della linea politico-ideologica del governo repubblicano.Da questa situazione nasce, da parte dei vescovi spagnoli, la definizione della guerra come Cruzada, ovvero "crociata", in quanto guerra condotta in difesa della fede e caratterizzata da innumerevoli episodi di martirio da parte dei cattolici.I combattenti nazionali danno prova della loro religiosità attraverso segni come gli scapolari con la scritta "Fermati pallottola, il Cuore di Gesù è con me". Quando venivano catturati dai nemici e torturati prima di morire gridavano "Viva Cristo Re" come facevano dieci anni prima i cristeros in Messico.Nel 1937 Papa Pio XI, nell'enciclica Divini Redemptoris contro il comunismo ateo, dedica ampio spazio alla guerra di Spagna sottolineando il carattere nettamente anticattolico della Repubblica. Nel 1987 Papa Giovanni Paolo II proclamerà alcuni santi martiri spagnoli che saranno i primi di una lunga serie proseguita con i papi successivi.L'ASSEDIO DELL'ALCÁZAR DI TOLEDOUn episodio simbolico della Guerra di Spagna è l'assedio dell'Alcázar di Toledo, l'accademia militare comandata dal colonnello José Moscardó che rifiuta d'arrendersi e resiste persino quando minacciano di uccidere suo figlio (che quindi sarà ucciso dai comunisti). Circondati da forze repubblicane superiori, privi di cibo, di luce e di aiuti, 147 soldati, 903 civili combattenti e Guardie Civili, 538 fra donne e bambini, resistono per 70 giorni all'assedio fino alla liberazione, avvenuta il 28 settembre 1936, grazie all'arrivo delle truppe del Generalissimo Franco.FRANCISCO FRANCO, IL CAUDILLO (LA GUIDA)Il 28 marzo 1939 l'esercito "nazionale" conquista Madrid e pone vittoriosamente fine alla Cruzada. Francisco Franco, il principale generale della rivolta, viene ufficialmente proclamato capo dello Stato e assume i pieni poteri e il titolo di Caudillo, cioè di "Guida". Tuttavia Franco ha sempre sostenuto di essere "provvisoriamente" al comando della Spagna e che alla sua morte non avrebbe avuto come successore un suo parente, ma sarebbe tornata la monarchia al potere in Spagna.Franco ha permesso alla Spagna di rimanere neutrale durante la Seconda Guerra Mondiale garantendo un periodo di pacificazione delle due fazioni che si erano combattute e soprattutto ha fatto approvare leggi secondo la morale cristiana. Purtroppo il re, tornato al potere alla morte di Franco, ha concesso quasi subito parte della sovranità al parlamento.Per approfondimenti e per vedere alcune clip de L'ASSEDIO DELL'ALCAZAR e per leggere le schede dei migliori film, visita il sito FilmGarantiti.it

    Braveheart**** (1995) - Le guerre di indipendenza scozzesi

    Play Episode Listen Later Nov 1, 2022 7:49


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=484LE GUERRE DI INDIPENDENZA SCOZZESILa cornice storica del film BraveheartLe guerre di indipendenza scozzesi furono una serie di campagne militari combattute tra il Regno di Scozia e il Regno d'Inghilterra a cavallo tra XIII secolo e XIV secolo.La Prima Guerra (1296-1328) iniziò con l'invasione inglese della Scozia nel 1296, e terminò con la firma del Trattato di Edimburgo-Northampton del 1328.La Seconda Guerra (1332-1357) iniziò con l'invasione di Edoardo Balliol, sostenuta dall'Inghilterra e i "Diseredati" nel 1332, e terminò nel 1357 con la firma del Trattato di Berwick.Le guerre furono parte di una grande crisi nazionale della Scozia e il periodo divenne uno dei momenti più determinanti della storia della nazione. Al termine di entrambe le guerre, la Scozia mantenne il proprio status di nazione indipendente.Le guerre furono importanti per altre ragioni, come la nascita dell'arco lungo, arma fondamentale nella guerra medievale.LA BATTAGLIA DI STIRLING BRIDGELa battaglia di Stirling Bridge fu una battaglia della prima Guerra di indipendenza scozzese combattuta l'11 settembre 1297. Le forze di Andrew de Moray e William Wallace sconfissero l'esercito inglese condotto da John de Warenne e Hugh de Cressingham (morto in battaglia).Questa battaglia fu una tremenda sconfitta per gli inglesi e dimostrò che in determinate circostanze la fanteria poteva dimostrarsi superiore alla cavalleria. Ci volle tuttavia del tempo prima che la lezione venisse completamente compresa.L'11 settembre 1297 vide una decisiva vittoria per Wallace e gli scozzesi a Stirling Bridge. Nonostante fossero in ampia inferiorità numerica, le forze scozzesi guidate da Andrew de Moray (un importante nobile, in quanto primogenito), e con Wallace come capitano, misero in rotta l'esercito inglese. L'esercito di professionisti del Conte del Surrey, forte di tremila cavalieri e 10.000 fanti, andò incontro al disastro quando attraversò il fiume da nord. Il ponte era troppo stretto perché molti soldati potessero attraversarlo assieme (probabilmente non più di tre uomini affiancati), così mentre gli inglesi attraversavano, gli scozzesi li attesero e li uccisero man mano che passavano.I soldati inglesi iniziarono a ritirarsi mentre i loro compagni dalle retrovie spingevano in avanti, e sotto un peso eccessivo, il ponte crollò, facendone affogare molti. All'insaputa dell'esercito inglese caduto nel panico, parte delle forze scozzesi aveva guadato il fiume più a monte. Con l'esercito inglese diviso sulle due rive del fiume, le due forze scozzesi pressarono le due metà dell'esercito inglese verso il fiume. Fu una vittoria schiacciante e un'enorme iniezione di fiducia per l'esercito scozzese. Hugh Cressingham, il tesoriere di Edoardo in Scozia, venne ucciso nel corso della battaglia. Successivamente alla vittoria, Wallace venne nominato cavaliere e Guardiano di Scozia il 13 marzo 1298.Questa battaglia rappresentò il punto più alto della carriera di Wallace, ed essa venne sempre ricordata nelle rappresentazioni che lo riguardavano. Nel film Braveheart è chiamata semplicemente "la battaglia di Stirling" ed è stata girata omettendo il ponte.LA BATTAGLIA DI FALKIRKUn anno dopo, comunque, la situazione si rovesciò. Il 15 giugno 1298 gli inglesi avevano invaso la Scozia a Roxburgh. Saccheggiarono il Lothian e riconquistarono alcuni castelli, ma non riuscirono a far scendere in campo Wallace. Gli scozzesi avevano adottato una strategia di terra bruciata e gli errori commessi dagli addetti ai rifornimenti lasciarono gli inglesi con scarso cibo e morale basso, ma la ricerca di Wallace da parte di Edoardo si sarebbe conclusa a Falkirk.Wallace aveva posizionato i suoi lancieri in quattro schiltron - formazioni circolari a riccio, circondate da un muro difensivo di pali di legno. Gli inglesi ottennero un vantaggio attaccando per primi con la cavalleria, e seminando la morte tra gli arcieri scozzesi disposti fuori delle formazioni difensive. I cavalieri scozzesi fuggirono e gli uomini di Edoardo iniziarono ad attaccare gli schiltron. Non è chiaro se il fattore decisivo fu il lancio di frecce e pietre da parte della fanteria, o un attacco portato dalla cavalleria.Ad ogni modo, si aprirono presto dei varchi negli schiltron e gli inglesi li sfruttarono per annientare le ultime resistenze. Gli scozzesi persero molti uomini, ma Wallace riuscì a sfuggire, anche se il suo orgoglio e la reputazione militare ne vennero gravemente danneggiati. Alla fine di settembre del 1298 Wallace aveva deciso di cedere il titolo di Guardiano a Robert Bruce, conte di Carrick, e a John Comyn di Badenoch, il fratellastro dell'ex sovrano John Balliol. Bruce si riconciliò con Edoardo nel 1302, mentre Wallace respinse questa decisione di fare la pace. Egli trascorse un po' di tempo in Francia, in una presunta missione diplomatica.William Wallace riuscì a sfuggire agli inglesi fino al maggio 1305, quando Sir John de Menteith, un cavaliere scozzese leale a Edoardo I d'Inghilterra, lo catturò nei pressi di Glasgow. Dopo un processo sommario, le autorità inglesi lo giustiziarono atrocemente il 23 agosto 1305, a Smithfield (Londra), nella maniera tradizionale riservata ai traditori: egli venne impiccato e quindi squartato. La sua testa venne infilzata su un palo e posta sul London Bridge. Il governo inglese espose le sue membra, come si usava allora per i condannati a morte, nelle città principali: Londra, Newcastle, Berwick, Edimburgo e Perth.

    Braveheart**** (1995) - Precisazioni sui personaggi

    Play Episode Listen Later Nov 1, 2022 5:18


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=485PRECISAZIONI SUI PERSONAGGI1) Robert The Bruce fu il vero cuore impavido2) Edoardo I non morì in contemporanea a Wallace3) Isabella di Francia non rimase incinta di Wallace1) ROBERT THE BRUCE FU IL VERO CUORE IMPAVIDORobert the Bruce forse è il personaggio rappresentato in maniera peggiore. Ce lo presentano come insicuro, sottomesso al padre e come un uomo che non ha abbastanza coraggio per sostenere Wallace, che alla fine tradisce. È pur vero, però, che alla fine del film si riscatta, diventando il leader delle truppe scozzesi nell'ultima scena. Si presenta all'ultima battaglia per prestare giuramento di vassallaggio al re inglese ma alla fine decide di riprendere la lotta di Wallace combattendo contro gli inglesi e vincendo.Nonostante l'immagine di pusillanime che ci trasmette il film, Robert the Bruce è considerato uno dei più grandi eroi della storia della Scozia, se non proprio il maggiore. Essendo discendente di una famiglia di sangue reale legata a quella di Davide I di Scozia, risultava essere uno dei candidati al trono scozzese.Sebbene avesse giurato fedeltà ad Edoardo I di Inghilterra insieme a suo padre, rapidamente si unì alla rivolta scozzese. Dopo la sconfitta di Falkirk, accettò il titolo di Guardiano di Scozia a cui Wallace aveva dovuto rinunciare.In seguito uccise John Comyn, altro candidato alla corona. [...] Fu incoronato a Scone, antica capitale di Scozia e proseguì la sua lotta per difenderla dal re inglese. Sconfitto e catturato, riuscì a scappare su un'isola irlandese. Tornò in Scozia dopo la morte di Edoardo I, per approfittare della debolezza del suo successore Edoardo II. Riuscì a recuperare il tempo perso e sconfisse definitivamente gli inglesi nella battaglia di Bannockburn, assicurandosi così la corona. Nel film ci fanno credere che questa battaglia venne combattuta poco dopo la morte di William Wallace, ma in realtà si verificò ben 9 anni dopo.Una piccola curiosità: Robert the Bruce dispose che, dopo la sua morte il suo cuore fosse portato in Terra Santa. Durante il viaggio, i cavalieri scozzesi che lo custodivano furono catturati in Spagna dopo una battaglia contro i musulmani. Muhammed IV, re nazareno di Granada, quando seppe a chi apparteneva il cuore reale, lo inviò ad Alfonso XI, che a sua volta lo spedì in Scozia. Ora riposa nell'abbazia di Melrose. Questo è il cuore che può essere considerato il vero cuore impavido o Braveheart del quale parla la storia scozzese e che fu usato per il titolo del film. [...]2) EDOARDO I NON MORÌ IN CONTEMPORANEA A WALLACEEdoardo I, chiamato “gamba lunga” era probabilmente tanto cattivo come vediamo nel film. [...] Sebbene nel film vediamo che Edoardo muore nello stesso momento in cui muore Wallace, al grido “Libertà!” dello scozzese, in realtà il re inglese morì 3 anni più tardi. Lasciò il trono a suo figlio Edoardo II, che forse è il personaggio nel film che più si avvicina a quello reale. Con carattere debole e poco portato per comandare, il suo regno fu disastroso per l'Inghilterra. La sua omosessualità, che ci viene raccontata nel film, è documentata da testimonianze storiche.3) ISABELLA DI FRANCIA NON RIMASE INCINTA DI WALLACESua moglie, Isabella di Francia, viene rappresentata come una giovane bella e onesta e che subito si innamora di Wallace e dei suoi ideali romantici. Nel film, i due hanno una relazione e Isabella rimane incinta, pertanto, secondo il film il successivo re d'Inghilterra sarebbe stato l'ipotetico figlio di Wallace. In realtà, la vera Isabella aveva 3 anni a quell'epoca e non aveva ancora viaggiato fuori dalla Francia, quindi non conobbe mai Wallace.

    Snowden (2016) - Siamo tutti spiati!

    Play Episode Listen Later Oct 25, 2022 4:55


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=486SIAMO TUTTI SPIATI! di Rino CammilleriEdward Snowden, autodidatta, è il genio informatico che ha svelato al mondo il sistema di spionaggio degli Stati UnitiDue premesse. La prima. Sono nato alla fine del 1950 e c'era Stalin, la guerra di Corea, l'Urss occupava ancora perfino l'Austria. Ho passato la vita sotto la paura del plumbeo regime dell'Est, guardando all'America come baluardo e sponda di tutte le libertà. C'era un sacco di gente che moriva ammazzata cercando di scappare dalla Cortina di Ferro col sogno di andare negli Usa. Poi vennero anche i boat people vietnamiti che affrontavano l'oceano e i pirati pur di fare lo stesso.Chi l'avrebbe mai detto che il sogno si sarebbe letteralmente capovolto? Ora c'è chi scappa in Russia: Depardieu, Snowden, io (se non fossi ormai troppo vecchio). Scappare dall'asfissia del politicamente corretto, dalla minaccia islamica, dalla cristofobia, dalla dittatura omosessuale, dalla criminalità impunita, dalle tasse. «Abbiamo fatto rientrare la tirannia dalla porta di servizio», dice il protagonista del film che dà luogo alla seconda premessa.OLIVER STONEEccola. Non mi è mai stato simpatico Oliver Stone, regista-soggettista di sinistra grande fan del duo Obama-Hillary. Ma questa volta ha ragione, e la delusione per Obama non la manda a dire. Il film di cui parlo è Snowden, la biografia del giovane genio informatico che nel 2013 rivelò al mondo che il governo americano era in grado di spiare i sette miliardi di abitanti del pianeta e lo faceva tranquillamente. E non come gendarme dell'umanità e guardiano del mondo libero. No, al contrario. Per pura volontà di potenza, per mantenere la leadership incontrastata sul mondo e tenersela per altri cento anni (per i cento successivi si sarebbe visto a suo tempo e luogo).Edward J. Snowden, autodidatta, aveva fatto parte delle forze speciali, era un sincero patriota, un conservatore (nel film si mostrano i suoi contrasti con la fidanzata liberal) e sognava di lavorare per la Cia. Divenne prima impiegato e poi consulente dell'intelligence americana e fu lui stesso l'autore dei programmi informatici che il governo-ombra usò per tutt'altri scopi. Quando si rese conto di avere messo a punto un sistema che permetteva di controllare praticamente tutti e neutralizzare gli sgraditi, ovunque nel mondo si trovassero (sia con bombe mirate che con ricatti e "montaggi") disse basta e rivelò tutto al giornale inglese The Guardian.OBAMA FA MARCIA INDIETROA rischio della pelle, dovette lasciare tutto, anche la famiglia, e scappare, dove? A Mosca. E' ancora là, il «traditore» ricercato dall'Fbi. Il calderone da lui scoperchiato è pari, se non superiore, per importanza a quello di Wikileaks, tanto che Obama è stato costretto a fare pubblicamente marcia indietro sul monitoraggio universale. Solo che proprio la storia di Snowden insegna che non c'è da fidarsi. Ormai, non si può più sapere se davvero gli Usa hanno smesso di spiare tutti (anche questo articolo) o se si sono fatti semplicemente più furbi. La lotta al terrorismo globale era un comodo paravento, tant'è che dopo vent'anni non è ancora finita e certe misure di politica estera sembrano, anzi, tese a renderla permanente. Il film si gusta come un thriller di spionaggio e, alla fine, compare il vero Snowden, un nerd con una coscienza. Da vedere.

    Sotto il cielo di Roma (2010) - Pio XII: il papa amico degli ebrei che si oppose a Hitler

    Play Episode Listen Later Oct 25, 2022 9:57


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1065PIO XII: IL PAPA AMICO DEGLI EBREI CHE SI OPPOSE AD HITLERIl suo motto fu: ''Opus iustitiae pax'' (la pace è l'opera della giustizia)di Giano ColliEugenio Pacelli nacque a Roma nel 1876: qui studiò all'Università Gregoriana. Ordinato sacerdote nel 1899, entrò al servizio del Papa nel 1901 e fu il principale assistente del cardinale Gasparri nel lavoro di codificazione del diritto canonico.Nel 1917 il Papa Benedetto XV lo nominò nunzio a Monaco di Baviera e nel 1920 nunzio della nuova repubblica tedesca. Furono anni laboriosi, di grande lavoro diplomatico. Nominato cardinale nel 1929, nel 1930 divenne Segretario di Stato vaticano. In quegli anni fu ampiamente diffamato dalla stampa nazista che lo definiva il cardinale "amico degli ebrei", a causa delle oltre cinquanta lettere di protesta inviate ai tedeschi. Mentre la seconda guerra mondiale era alle porte, fu eletto Papa in un conclave durato soltanto un giorno. Avendo scelto il motto Opus iustitiae pax (la pace è l'opera della giustizia), Pio XII si considerava il Papa della pace, e fino al 1 settembre 1939 lottò per impedire lo scoppio della guerra con azioni diplomatiche, fino a lanciare un appello dalla Radio Vaticana: "Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra!".Nei quasi venti anni di pontificato, Pio XII pubblicò molte encicliche tra cui la Mystici corporis (1943), dove spiegava la natura della Chiesa come Corpo mistico di Cristo, e la Divino afflante Spiritu (1943), con la quale permetteva l'uso dei moderni metodi storici di analisi nell'esegesi della Sacra Scrittura. Nel 1951 e negli anni seguenti riformò l'intera liturgia della Settimana Santa. Sempre fedele devoto della Madonna, nel 1950 definì il dogma dell'Assunzione al cielo della Vergine in corpo ed anima. Canonizzò trentatré santi, tra i quali il Papa Pio X. Creò un numero senza precedenti di cardinali provenienti da varie nazioni, riducendo così il numero degli italiani ad un terzo del Sacro Collegio. Fu il primo Papa che divenne molto noto usando frequentemente la radio e la televisione.Durante tutta la guerra diresse, attraverso la Pontificia Commissione Assistenza, un vasto programma per l'aiuto alle vittime del conflitto. Quando poi Hitler nel 1943 occupò Roma, Pio XII fece del Vaticano un rifugio per innumerevoli profughi, tra cui molti ebrei.Eppure oggi alcuni ebrei accusano la Chiesa e Pio XII di ambiguità nei confronti del regime nazista: sono accuse infondate! Infatti, ci sono numerosissime testimonianze di ebrei, di rabbini e di ogni sorta di organizzazione ebraica, che ha elogiato e ringraziato in ogni modo Papa Pacelli. Tra questi, il futuro premier israeliano Golda Meir che definì Pio XII "un grande servitore della pace". Israël Zolli, grande rabbino di Roma, che si convertì al cattolicesimo e chiese udienza al santo Padre per "esprimere in forma ufficiale al Santo Padre il ringraziamento degli ebrei di Roma per quanto è stato fatto in loro favore". Nel dicembre 1940, in un articolo del Time magazine, il grande scienziato ebreo Albert Einstein scrisse: "Solo la Chiesa si è schierata apertamente contro la campagna di Hitler per la soppressione della verità. Non ho mai avuto un particolare amore per la Chiesa prima d'ora, ma sono costretto a confessare che ora apprezzo senza riserve quello che un tempo disprezzavo". Si tratta di persone che avevano vissuto il periodo storico incriminato, mentre molti di coloro che oggi attaccano Pio XII o erano molto giovani o addirittura non erano ancora nati quando il nazismo commetteva i suoi crimini.Durante l'occupazione tedesca di Roma, Pio XII diede segretamente istruzione al clero cattolico di salvare quante più vite umane possibili, con ogni mezzo. Così salvò migliaia di ebrei italiani dalla deportazione. Mentre circa l'80% degli ebrei europei morirono in quegli anni, l'80% degli ebrei italiani furono salvati. Non a caso a Roma si trova oggi la più numerosa comunità ebraica d'Europa. Solo in Roma, 155 conventi e monasteri diedero rifugio a circa 5 mila ebrei. A un certo punto, non meno di tremila trovarono scampo nella residenza papale di Castel Gandolfo, sfuggendo così alla deportazione nei campi di sterminio tedeschi. Seguendo le dirette istruzioni di Pio XII, molti preti e monaci favorirono il salvataggio di centinaia di vite ebraiche mettendo a repentaglio la loro. E' vero che il Papa non denunciò mai in pubblico le leggi antisemite e la persecuzione degli ebrei, ma il suo silenzio fu un efficace approccio strategico volto a proteggere più ebrei dalla deportazione. Del resto a convincere il Papa furono anche moltissimi ebrei. Ci si può chiedere, naturalmente, cosa poteva essere peggio dello sterminio di sei milioni di ebrei. La risposta è semplice e terribilmente onesta: l'assassinio di centinaia di migliaia di ebrei in più. La protesta pubblica avrebbe inoltre impedito alla Chiesa di svolgere il lavoro nascosto di assistenza.Del resto due episodi ci danno la riprova. Nel 1937 Pio XI pubblicò l'unica enciclica scritta in tedesco Mit Brennender Sorge (Con gravissima preoccupazione), una denuncia feroce del nazionalsocialismo e del razzismo. La bozza dell'enciclica fu scritta proprio da Pio XII, allora Segretario di Stato. Si può dire che è il più duro documento che la Santa Sede abbia mai promulgato contro un potere politico in tutta la sua storia. Venne letta da tutti i pulpiti in Germania. Quale fu il risultato? Fu rallentata la persecuzione degli ebrei? Assolutamente no. Hitler montò su tutte le furie, e le misure contro gli ebrei furono aggravate. Il secondo episodio significativo è del 1942: l'Olanda era occupata dai nazisti che cominciarono la deportazione degli ebrei. In tutte le chiese cattoliche in Olanda venne letta una lettera di protesta pubblica. Come conseguenza la deportazione degli ebrei venne accelerata, e vennero deportati ed uccisi anche gli ebrei convertiti al cattolicesimo, tra questi c'erano Edith Stein e sua sorella.Comunque, al di là di considerazioni di carattere "politico", le virtù di Papa Pacelli sono così note che è in corso la causa di beatificazione! Innanzitutto le virtù teologali: fede, speranza e carità. Pio XII era un uomo di grandissima fede, pregava molto. Non mancava mai di infondere speranza. Anche nei momenti più brutti, lui invitava ad avere fiducia nell'opera dello Spirito Santo. É stato inoltre un uomo di grandissima carità: si è prodigato non solo per gli ebrei ma per tutti i perseguitati, ha cercato di aiutare la gente vittima del nazismo e del fascismo anche dopo la fine della guerra. Quanti treni carichi di cibo, abiti, scarpe e medicinali sono partiti per aiutare le vittime della guerra. Coerente con le virtù che praticava, Pio XII era un uomo estremamente sobrio, mangiava pochissimo, dormiva solo poche ore, spesse volte lavorava fino alle due di notte si alzava alla sei dopo una breve siesta. Per solidarietà con le misere condizioni delle popolazione rinunciò a bere una sola tazza di caffè, sapendo che la gente non aveva il caffè. Sapeva che mancava il riscaldamento e lui non si è più riscaldato neanche durante l'inverno. Suor Pascalina, sua assistente, ha raccontato che la biancheria del Santo Padre era tutta rattoppata. Papa Pacelli disponeva all'inizio del suo pontificato di un significativo patrimonio familiare: lo ha speso tutto in opere di carità!Pio XII ci fa essere grati al Signore per averci dato, ancora una volta, un grande Papa, come suo vicario, in un momento storico così difficile per l'umanità come fu quello da lui vissuto.

    I dialoghi delle carmelitane*** (1960) - L'eroico martirio delle suore carmelitane scalze di Compiègne barbaramente ghigliottinate

    Play Episode Listen Later Oct 12, 2022 7:18


    VIDEO: I dialoghi delle Carmelitane - Film completo ➜ www.youtube.com/watch?v=WRkxW68uDyk&list=PLolpIV2TSebVM7CoAHtiTvbPX4t2opTUUTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7162I DIALOGHI DELLE CARMELITANE di Bernadette Mary ReisScorrendo gli annali della storia, vediamo che ci sono momenti in cui le religiose hanno avuto un ruolo importante nel corso degli eventi umani. È il caso, ad esempio, delle martiri carmelitane scalze di Compiègne. Molti ne hanno sentito parlare, ma forse non sanno che il loro sacrificio ha contribuito a mettere fine al Regime del Terrore.Tutto inizia con un sogno. Nel 1693, una donna disabile di 29 anni che vive nel Carmelo di Compiègne sogna Gesù in compagnia di sua Madre, di santa Teresa d'Avila e di altre due carmelitane che erano vissute nello stesso monastero. Dopo avere ricevuto istruzioni sulla sua propria vocazione, ha una visione nella quale vede un certo numero di carmelitane scelte per "seguire l'Agnello".Un salto in avanti, al 1786: madre Teresa di Sant'Agostino, neo-eletta priora dello stesso monastero, trova un racconto della visione che suor Elisabeth Baptiste ha avuto prima di prendere i voti come suora carmelitana. Madre Teresa ha il presentimento che questo sogno sia una profezia che riguarda la sua comunità.LA RIVOLUZIONE MALEDETTAQualche anno dopo, in Francia scoppia la rivoluzione che poi scatena il Regime del Terrore. Nel febbraio 1790 viene ratificata la sospensione provvisoria dei voti religiosi. Il 4 agosto sono inventariati i beni della comunità carmelitana; il giorno dopo, tutte le suore vengono interrogate e viene offerta loro la possibilità di rinunciare ai voti. Con grande rammarico dei dirigenti rivoluzionari, tutte le suore esprimono la loro ferma determinazione a rimanere fedeli ai loro voti fino alla morte.Pasqua 1792: il 6 aprile diventa illegale indossare l'abito religioso; due giorni dopo, il sogno di suor Elisabeth Baptiste è stato raccontato alle suore della comunità. Gli eventi precipitano: ad agosto, i monasteri femminili sono chiusi ed evacuati e i beni delle suore sequestrati.Le 20 carmelitane di Compiègne lasciano il loro monastero il 14 settembre, festa dell'Esaltazione della Croce. Con l'aiuto di amici trovano rifugio in quattro località diverse e riescono a comprare un abito civile per ciascuna: non hanno denaro a sufficienza per comprare anche un cambio e la richiesta di sostentamento al governo rimane inascoltata.Non molto tempo dopo, madre Teresa di Sant'Agostino si consulta con le quattro suore del coro, le più anziane, in merito alla proposta da fare all'intera comunità di offrire la propria vita per la salvezza della Francia: la sua proposta si radica nel desiderio della stessa santa Teresa d'Avila di riformare il Carmelo. Comprensibilmente, incontra resistenza: chi, in realtà, si sottoporrebbe volontariamente alla decapitazione per mezzo della ghigliottina, appena inventata?Stranamente, però, nel giro di poche ore le due suore più anziane chiedono perdono alla priora per la loro mancanza di coraggio: questo spiana la strada a madre Teresa, che propone un atto di donazione della vita agli altri membri della comunità. A partire dal 27 novembre, tutte le suore recitano un "atto di dono di sé" per la salvezza della Francia, scritto dalla priora. In seguito si aggiunge un'intenzione perché sempre meno persone siano giustiziate con la ghigliottina, e per la liberazione delle persone arrestate.IL SACRIFICIO PORTA FRUTTOIl 21 giugno 1794 i soldati perquisiscono gli alloggi delle suore. Il giorno dopo sono arrestate sulla base di una prova che sarebbe emersa durante la perquisizione, usata a dimostrazione che esse abbiano continuato a vivere una vita consacrata e che simpatizzino per la monarchia. La comunità carmelitana, che a questo punto conta 16 suore, si ritrova agli arresti nell'ex convento della Visitazione insieme a 17 suore benedettine inglesi. Il 12 luglio, il sindaco di Compiègne irrompe nel convento con i soldati, sorpreso di trovare le donne vestite con i loro abiti religiosi: l'unico abito civile che possedevano era completamente zuppo. A questo punto, la partenza per Parigi, dove le attende il processo, è inevitabile.Il 17 luglio, le 16 suore carmelitane insieme ad altri 24 prigionieri sono riconosciute colpevoli di essere "nemici del popolo" - tra le altre accuse - e condannate a morte. Le suore si preparano al compimento del sogno profetico: presto seguiranno l'Agnello.Quella stessa sera, Parigi è percorsa dalla voce delle suore che cantano l'Ufficio divino mentre attraversano le vie della città; il boia consente loro di terminare le preghiere per i moribondi, compreso il canto del Te Deum, seguito dal Veni Creator e dal rinnovamento dei loro voti. Salite al patibolo, ricevono l'ultima benedizione dalla priora, baciano la statuetta di Nostra Signora e seguono l'Agnello sacrificale.Robespierre viene arrestato dieci giorni dopo e giustiziato il giorno seguente. Finisce il Regime del Terrore, lasciando così poco spazio al dubbio che il Signore abbia accettato il sacrificio della vita delle religiose. Le martiri di Compiègne sono state beatificate da Pio x nel 1909, e attualmente è in corso il processo per la canonizzazione equipollente.Per approfondimenti e per vedere il film I DIALOGHI DELLE CARMELITANE e per leggere le schede dei migliori film, visita il sito FilmGarantiti.it

    Giovanna d'Arco* (1948) - La guerra dei cent'anni

    Play Episode Listen Later Oct 11, 2022 5:08


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=480LA GUERRA DEI CENT'ANNILa guerra dei cent'anni fu un conflitto tra il Regno d'Inghilterra e il Regno di Francia che durò, con varie interruzioni, centosedici anni, dal 1337 al 1453; le cause che lo scatenarono furono diverse, ma il pretesto ufficiale fu la questione dinastica sulla corona francese rivendicata nel 1336 da Edoardo III d'Inghilterra e duca d'Aquitania in quanto nipote, per linea materna, di Filippo IV di Francia.La guerra iniziò favorevolmente per gli inglesi che, sotto la guida del Edoardo il Principe Nero, inflissero pesanti sconfitte ai francesi a Crécy (1346) e a Poitiers (1356), dove arrivarono perfino a catturare il re Giovanni II di Francia. Con il trattato di Brétigny del 1360 Edoardo III rinunciò alla sua pretesa ereditaria sulla Francia garantendosi, tuttavia, il dominio di tutta l'Aquitania e di Calais. Otto anni più tardi la tregua fu rotta da Carlo V di Francia, che riuscì a riconquistare gran parte del territorio ceduto agli inglesi.Tra il 1407 e il 1435 la Francia fu dilaniata da una guerra civile tra Armagnacchi e Borgognoni che, in seguito all'alleanza di Giovanni di Borgogna con Enrico V d'Inghilterra, fece riprendere il conflitto. La battaglia di Azincourt (1415) segnò una delle più gravi sconfitte francesi: gli inglesi occuparono tutto il nord-ovest e nel 1420 entrarono persino a Parigi; due anni dopo Enrico VI d'Inghilterra si nominò re di Francia.Mentre gli inglesi assediavano Orléans, nel 1429 iniziò la riscossa francese guidata da Giovanna d'Arco, che aveva ricevuto dal delfino Carlo VII, nel frattempo rifugiatosi a sud della Loira, il comando di un esercito. Giovanna riuscì a rompere l'assedio di Orléans, invertendo definitivamente le sorti della guerra, e a entrare a Reims, dove Carlo fu incoronato re di Francia. Successivamente i francesi furono in grado di espellere gli inglesi da tutti i territori continentali, fatta eccezione per la cittadina di Calais che rimase inglese fino al 1559. Alla conclusione delle ostilità la Francia aveva sostanzialmente raggiunto l'assetto geopolitico moderno.Nel corso del secolo furono introdotte nuove armi e nuove tattiche che segnarono la fine degli eserciti organizzati su base feudale e incentrati sulla forza d'urto della cavalleria pesante. Sui campi di battaglia dell'Europa occidentale rividero la luce gli eserciti professionali, scomparsi dai tempi dell'Impero romano. Si trattò inoltre del primo conflitto sul continente nel quale si impiegarono armi da fuoco in campo aperto (in particolare le bombarde, utilizzate per la prima volta dagli inglesi nel corso della battaglia di Crécy). Nonostante la notevole durata del conflitto esso fu caratterizzato da un numero relativamente contenuto di battaglie; ciononostante il territorio francese subì ingenti devastazioni da numerose incursioni di armati (dette chevauchées, celebre quella del Principe Nero del 1355), spesso accadute in periodi di apparente tregua, che contribuirono all'impoverimento della popolazione e alla diffusione della peste nera.La straordinaria importanza della guerra dei cent'anni, nella storia dell'Europa nel suo complesso, è evidenziata dal fatto che la sua fine nel 1453 è una delle date convenzionalmente poste dalla storiografia moderna a conclusione del Medioevo europeo, vista anche la concomitante caduta di Costantinopoli (altre date sono tradizionalmente il 1492, scoperta dell'America, e il 1517, affissione delle tesi di Martin Lutero).

    La battaglia di Hacksaw Ridge** (2016) - Il talento artistico di Mel Gibson

    Play Episode Listen Later Sep 23, 2022 9:26


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=478IL TALENTO ARTISTICO DI MEL GIBSON di Roberto MarchesiniGran bel film, La Battaglia di Hacksaw Ridge: splendido dal punto di vista tecnico, commuove, appassiona ed eleva lo spirito.Prima di parlarne, ripercorriamo la carriera dell'autore, il famoso Mel Gibson. Che, forse, dà uno spaccato dell'evoluzione del pensiero di un cattolico negli Stati Uniti... Diventa una star di Hollywood negli anni '70 e '80 grazie alle serie Mad Max e Arma letale. Sembra destinato al genere avventuroso-fracassone quando, nel 1990, Zeffirelli lo chiama per vestire i panni di Amleto. Gibson coglie l'occasione, e sfodera una prova da grande attore. Nel 1993 esce il suo primo film da regista: L'uomo senza volto. Un grande, commovente e drammatico film sulla figura paterna, oggetto di diffidenza e anche odio, ma necessaria.BRAVEHEART (1996), IL PATRIOTA (2000) & WE WERE SOLDIERS (2002)Tre anni dopo ecco l'epico e monumentale Braveheart Cuore impavido. Di questo film ricordiamo il realismo, la violenza ed uno dei più grandi discorsi della storia del cinema («Agonizzanti in un letto, fra molti anni da adesso...»), probabilmente ispirato all'Enrico V di Shakespeare. Emerge anche il tema politico: l'indipendenza della Scozia dalla tirannia inglese. Il film regala a Gibson, oltre ad un importante incasso, 5 premi Oscar. [leggi: UN CUORE IMPAVIDO PER LA LIBERTA', clicca qui, N.d.BB]Nel 2000 Gibson interpreta Il patriota. Apparentemente un film sull'indipendenza degli Stati Uniti che nasconde però ben altro. Innanzitutto, il patriota del titolo non combatte per la patria, anzi: al momento dell'arruolamento, si rifiuta, anteponendo i suoi doveri di padre a quelli nei confronti della «nazione americana» («Perché dovrei scambiare un tiranno a tremila miglia di distanza con tremila tiranni lontani solo un miglio?»). Feroce guerriero, Benjamin Martin si schiera risolutamente dalla parte della pace («Vi sono alternative alla guerra»). Più che un film patriottico, Il patriota è piuttosto un film libertario; la sua bandiera non è quella a stelle e strisce, ma quella che verrà usata anni dopo dal Tea Party. [...]Nel 2002 Mel Gibson è impegnato in un film alla Berretti verdi: We were soldiers - Fino all'ultimo uomo. Interpreta un ufficiale - cattolico ed oltremodo eroico - impegnato nella guerra del Vietnam. Siamo all'esordio alla presidenza di Bush Jr: Gibson sembra concedere un minimo di fiducia alle istituzioni statunitensi dopo due mandati Clinton. [leggi: WE WERE SOLDIERS - FINO ALL'ULTIMO UOMO, clicca qui, N.d.BB]LA PASSIONE DI CRISTO (2004) & APOCALYPTO (2006)Nel 2004 esce La passione di Cristo: un film brutale e realistico su passione, morte e risurrezione di Gesù, con luci caravaggesche e recitato in aramaico, ebraico, latino. Prima dell'uscita nelle sale si diffonde la notizia secondo la quale il padre di Mel Gibson sarebbe un cattolico sedevacantista antisemita. Appena il film esce nelle sale fioccano le stroncature: si schierano Natalia Aspesi («Un'orgia di sangue...») e Vittorio Zucconi («Sangue, torture e integralismo»); persino eminenti prelati criticano il realismo del film, rimpiangendo la passione proletaria di Pasolini. Ma l'accusa più grave (anche se non ben circostanziata) è quella di antisemitismo: Jim Caviezel, interprete di Cristo, dirà di essersi giocato la carriera con questo film. Nonostante questo, il film incassa più di seicento milioni di dollari. Alle accuse di antisemitismo si accompagnano altri giudizi: Mel Gibson è padre di otto figli ed è sempre stato sposato con la stessa donna, un unicum, ad Hollywood. [leggi: UNA PASSIONE DI VIOLENZA E DI AMORE, clicca qui, N.d.BB]Due anni dopo Gibson sforna un altro capolavoro: Apocalypto. Ambientato nella brutale e feroce America precolombiana, narra la vicenda di Zampa di Giaguaro, che sfugge alla morte per salvare la famiglia. Alla fine del film, quando il protagonista sta per essere ucciso, ecco sbarcare dall'oceano una nave: trasporta soldati, religiosi e la croce di Cristo. [...] Oltre al tema della lotta per la famiglia, ne emerge prepotentemente un altro: quello dell'aborto. Cos'altro è il sacrificio umano praticato incessantemente dai capi del popolo Maya, se non l'uccisione di milioni e milioni di bambini? La società americana pre-cristiana è dunque quella statunitense? [...] [leggi: UNA CIVILTA' VIENE DISTRUTTA DALL'ESTERNO SOLO QUANDO SI E' GIA' CORROTTA AL SUO INTERNO, clicca qui, N.d.BB]Dall'uscita di Apocalypto, la carriera di Gibson va a rotoli. La sua immagine di padre di famiglia irreprensibile è deturpata: al suo fianco compare una giovane musicista russa ebrea Oksana Grigorieva (ma Gibson non era antisemita?), divorzia dalla moglie e va a vivere con lei. Viene fermato illegalmente da un poliziotto (alla presenza di telecamere) mentre è alla guida in stato di ebbrezza: si lascia scappare frasi antisemite («Gli ebrei sono responsabili di tutte le guerre del mondo»). Ha altri progetti cinematografici (un film su Giuda Maccabeo - ma Gibson non era antisemita? - ed un altro sugli insorgenti italiani), ma rinuncia: erano film - dirà - che interessavano solo a me. Solo pochi amici gli restano vicino (Robert Downey Junior e l'attivista lesbica Jody Foster - ma Gibson non era intollerante?). Nel 2010, a carriera ormai distrutta, viene lasciato dalla musicista russa, che lo denuncia per averle detto al telefono frasi razziste (registrate su nastro). Da quel momento Gibson recita in alcuni (anche ottimi) film d'azione: Fuori controllo, Viaggio in paradiso, Machete Kills, Blood father; come autore sembra finito. [leggi: DEBOLEZZE UMANE NELLA VITA DI MEL GIBSON, clicca qui, N.d.BB]LA BATTAGLIA DI HACKSAW RIDGE (2017)Ed eccoci arrivati al febbraio 2017 con la sua nuova prova da regista: La Battaglia di Hacksaw Ridge. È la storia vera di Desmond Doss, un obiettore di coscienza che si arruola volontario durante la Seconda Guerra Mondiale. Non vuole toccare le armi per motivi religiosi (è avventista del settimo giorno); ma non si sente da meno rispetto agli altri giovani che decidono di servire il loro paese in guerra. La sua posizione non viene compresa e, considerato un vigliacco, durante l'addestramento è fatto oggetto di insulti, punizioni e violenze. Viene addirittura incriminato per aver disobbedito agli ordini, rischia il carcere, ma non rinuncia ai suoi principi. Alla fine, grazie all'intervento del padre, alcolizzato e violento, traumatizzato dalla Prima Guerra Mondiale, viene riconosciuto il suo status di soldato obiettore di coscienza ed assegnato alla sanità militare. I compagni e gli ufficiali continuano a considerarlo un vigliacco, ma Doss riuscirà a dimostrare il contrario. Viene inviato nel Pacifico e partecipa alla battaglia di Okinawa; viene assegnato a Hawksaw Ridge, una impervia montagna controllata dai giapponesi. Il primo giorno di battaglia è cruento, ma vede la vittoria degli statunitensi; il giorno seguente, però, i giapponesi riconquistano la posizione. É il momento della ritirata, ma non per tutti: Doss resterà in cima, recupererà uno ad uno i suoi compagni calandoli con delle corde, sarà l'ultimo a calarsi dopo aver salvato commilitoni e giapponesi feriti. Una cinquantina, disse Doss; un centinaio, lo corressero i suoi compagni (alla fine gli vennero attribuiti 75 salvataggi, una via di mezzo).Del film notiamo l'eccellente tecnica e l'ottima recitazione, soprattutto del protagonista Andrew Garfield (al quale era stato «sconsigliato» di lavorare con Gibson). Colpiscono anche la castità del fidanzamento di Doss (quando mai, nei film hollywoodiani?) e i dialoghi, che rimandano ai valori più nobili. Il film gronda eroismo e fede religiosa: ogni volta che Doss cala un compagno dalla montagna, si ferma a pregare: «Fammene trovare ancora uno». Gibson chiarisce che la vera forza non è quella dei muscoli (la recluta culturista «Hollywood» - sottile ironia - non si distingue, in battaglia, per il coraggio), ma quella interiore: la virtù della fortezza.E torna, nuovamente, il tema della guerra. Il realismo è terribile e spettacolare: la guerra è morte, dolore e sofferenza. [...] Gibson, pur avendo firmato film di guerra, non è mai stato un guerrafondaio; ma con questo film sembra compiere un passo ulteriore. «Non mi sembra una brutta cosa rimettere insieme qualche pezzo del mondo, mentre sono tutti così intenti a farlo a pezzi», dice Desmond Doss. Lo pensa anche Gibson. [...]Il suo messaggio è chiaro: la guerra non è di per sé eroismo. L'eroismo è quello di chi - anche in guerra - è disposto a donare la vita per i propri fratelli, anche se di un'altra nazione. L'eroismo è quello di Doss, che salva uno ad uno i propri compagni e i propri nemici, e che prega «Fammene trovare ancora uno». Non per ucciderlo: per salvarlo.

    La battaglia di Hacksaw Ridge** (2016) - I 4 errori di Desmond Doss, il protagonista della Battaglia di Hacksaw Ridge

    Play Episode Listen Later Sep 20, 2022 15:04


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7142I 4 ERRORI DI DESMOND DOSS, IL PROTAGONISTA DELLA BATTAGLIA DI HACKSAW RIDGE di Pietro GuidiLa battaglia di Hacksaw Ridge è un film di Mel Gibson che racconta la vera storia di Desmond Doss, un soldato obiettore di coscienza. La sua vita è segnata da due grandi desideri: quello di servire la propria patria nella seconda guerra mondiale e quello di non uccidere nessuno. Questi desideri sono apparentemente inconciliabili, ma grazie all'aiuto di suo padre, che aveva combattuto nella prima guerra mondiale, riesce a farsi riconoscere come soldato obiettore di coscienza e a prestare il suo servizio come medico militare. Desmond dice: "In un mondo impegnato a farsi a pezzi da solo, non mi sembra una cattiva idea tentare di rimetterlo insieme pezzo dopo pezzo".A causa della sua determinazione nel rifiuto di uccidere, nemmeno il nemico, viene preso in giro dai superiori e dai commilitoni, che arrivano a mettergli le mani addosso. Ma nella battaglia di Hacksaw Ridge dimostra il suo valore e il suo coraggio salvando circa settantacinque persone ferite portandole fuori dal campo di battaglia e meritandosi il rispetto degli altri soldati.In questo film Mel Gibson mette tutta la sua esperienza nel descrivere realisticamente la guerra che è terribile e spettacolare allo stesso tempo. Inoltre alcuni valori cristiani sono ben messi in luce: la verginità prima del matrimonio del protagonista (introvabile nei film di oggi), la carità cristiana che arriva a donare la propria vita per i propri amici e infine l'importanza della preghiera in ogni azione quotidiana che per Dodd tocca un vertice nella richiesta a Dio di trovare ancora un soldato ferito, sia amico che nemico. Azzeccata anche la presa in giro dei culturisti che mostrano con orgoglio i loro muscoli, ma nascondono debolezze interiori come la paura che blocca ogni azione.Il film quindi è senz'altro da vedere, nonostante quattro errori che forse, a causa della cultura moderna in cui siamo immersi, potrebbero passare inosservati.1) L'INGIUSTA OBIEZIONE DI COSCIENZAIl primo di tutti è l'obiezione di coscienza. Essendo questo il cardine del film bisogna capire che cosa è veramente e se sia una cosa buona. Il mondo di oggi non avrà problemi a giustificare l'obiezione di coscienza di Doss, forse ne avrà chi ha visto i precedenti film di Mel Gibson sulla guerra dove la figura del guerriero è indubbiamente positiva. Basti pensare a William Wallace di Braveheart. Le convinzioni religiose di Desmond sono state molto importanti per far maturare in lui il sentimento di avversione nei confronti delle armi. Naturalmente ha contribuito a questa convinzione anche la traumatica esperienza avuta in casa quando ha minacciato suo padre con una pistola per difendere sua madre. In realtà Doss in questa occasione ha fatto esattamente quello che ogni figlio deve fare e quindi non avrebbe nulla da rimproverarsi. Però nel film questo episodio gli genera dei sensi di colpa. Ma tralasciando questo elemento soggettivo del protagonista, parliamo invece dell'elemento oggettivo della compatibilità tra religione e servizio militare. L'elemento religioso è stato quello decisivo nella sua scelta, perché la setta protestante a cui appartiene, cioè gli avventisti del settimo giorno, negano in ogni caso la legittimità della guerra giusta appellandosi ad una interpretazione assoluta e distorta del comandamento "non uccidere". Sarebbe curioso chiedere a uno di loro se si possa uccidere chi sta cercando di violentare tua moglie o di rapire i tuoi figli, ma sappiamo già la risposta. La Chiesa cattolica invece, coerentemente con la Bibbia, ricchissima di storie di santi guerrieri, e con l'insegnamento di Gesù e degli apostoli, ha sempre affermato la possibilità della legittima difesa e della guerra giusta (che comunque non può essere offensiva). Re Davide era un guerriero, Mosè aveva applicato la pena di morte verso tremila Israeliti che avevano adorato il vitello d'oro e non si erano pentiti e l'elenco potrebbe andare avanti a lungo. Dio stesso veniva invocato come "Signore degli eserciti". Anche nel Nuovo Testamento, pur non essendoci guerre visto che ancora non c'era una civiltà cristiana da difendere, sono state dette molte frasi che approvano il servizio militare. Per esempio san Giovanni Battista esortava i soldati ad accontentarsi delle loro paghe e a non estorcere nulla alle persone, considerandolo un mestiere lecito come gli altri. Quando un centurione andrà da Gesù a chiedere un miracolo farà una professione di fede militare, dicendo che come lui aveva dei sottoposti che gli obbedivano così tutto il mondo era sottoposto all'autorità di Gesù. E Gesù loda molto questo centurione romano, che continuerà a fare il suo lavoro anche dopo la conversione. San Paolo, riassumendo nella lettera ai romani il concetto cristiano di autorità dice che essa non invano porta la spada: "Vuoi non aver da temere l'autorità? Fa' il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male". Quindi il quinto comandamento significa che non si può uccidere l'innocente, ma nel caso di legittima difesa e di guerra giusta è lecito e, a volte, anche doveroso uccidere. Chi non volesse uccidere per principio permetterebbe al male di continuare a far danno e di distruggere l'ordine della società, che viene protetto dalla spada come insegna san Paolo, ma anche la semplice ragione umana.2) LA NONVIOLENZADa questo errore deriva anche quello sull'interpretazione letterale della frase evangelica: "Porgi l'altra guancia". Nel film infatti si può vedere come Desmond non si difenda quando viene picchiato dai commilitoni e nemmeno quando fanno battute pesanti su sua moglie. Ma questo non è essere cristiani, bensì zerbini degli altri. Gesù stesso, che ha pronunciato questa frase, non ha porto l'altra guancia quando è stato schiaffeggiato dal servo del sommo sacerdote, ma ha risposto con durezza: "Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?" (Gv 18,23). Gesù non si difende nella Passione perché ha una missione da compiere: era venuto sulla terra proprio per morire e così salvare tutti gli uomini. Non lo fa perché crede che non dobbiamo difenderci con la forza quando siamo minacciati. Infatti, quando Gesù stava per essere catturato nell'orto degli ulivi, san Pietro proverà a difenderlo con la spada, ma Gesù lo fermerà spiegandogli perché, in quel caso, non bisognava combattere: "Credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?" (Mt 26,53). Se Gesù avesse voluto avrebbe potuto salvarsi e sconfiggere chi lo catturava, ma siccome aveva una missione da compiere non l'ha fatto. Non erano i soldati a catturare Gesù, ma era lui che si offriva a loro per essere sacrificato sull'altare della croce.3) IL RIFIUTO DELLA CARNEIn una scena del film vediamo inoltre Desmond che, sul campo di battaglia, dà una scatoletta di carne ad un altro soldato perché lui non la può mangiare. Per gli avventisti del settimo giorno infatti è vietato mangiare carne di animali, a causa del loro concetto distorto di rispetto della vita. Facendo così vanno contro l'insegnamento di Dio che nella Genesi dà all'uomo tutti gli animali perché se ne cibi. Diverse volte il vangelo ci racconta che Gesù mangiava pesce e che andava a Gerusalemme per sacrificare e mangiare l'agnello pasquale. Inoltre ha anche insegnato che si possono mangiare tutti gli alimenti, contrariamente alle prescrizioni alimentari dell'epoca: "Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna? Così rendeva puri tutti gli alimenti" (Mc 7,18-19). Per convincere san Pietro che è lecito cibarsi di tutti gli animali Dio stesso gli mostra in visione una grande tovaglia con sopra animali di ogni specie. E Dio gli comanda: "Coraggio, Pietro, uccidi e mangia!". Più chiaro di così! Ma il nostro Desmond probabilmente avrebbe rifiutato questo allettante comando.4) IL RIPOSO FESTIVO ASSOLUTOInfine Desmond si rifiuta di combattere in giorno di sabato perché è un giorno di riposo assoluto. La sua setta protestante, infatti, non festeggia la domenica, come giustamente fanno i cattolici per commemorare la resurrezione di Cristo, ma sono rimasti al vecchio culto ebraico del giorno del sabato. Infatti si chiamano "avventisti del settimo giorno", cioè del sabato. A parte quale giorno festeggiare, è opportuno notare quanto sia sbagliato questo formalismo nel rispetto del giorno di riposo. Infatti la Chiesa ha sempre insegnato la necessità del riposo domenicale dal lavoro, ma non ne ha fatto un assoluto morale. In casi gravi (sottolineo in casi gravi, non per arrotondare) infatti è possibile lavorare di domenica. Se c'è siccità e un contadino ha bisogno di irrigare i suoi campi altrimenti perde il raccolto lo può legittimamente fare anche in giorno di domenica. Invece per gli avventisti del settimo giorno no. Nemmeno un poliziotto e un medico possono lavorare di sabato per salvare vite. E neanche ti puoi difendere da un nemico che ti attacca perché violi il riposo festivo. Si capisce bene che è un'assurdità. È un atteggiamento formalistico nei confronti della legge già condannato da Gesù ai suoi tempi. A quelli che gli rimproveravano le sue guarigioni operate in giorno di sabato Lui rispondeva: "Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?" (Lc 14,5). Desmond Doss, potremmo rispondere! Invece Gesù invitava a non assolutizzare una cosa relativa. Il riposo festivo è fatto per l'uomo, non il contrario.

    La Santa Casa di Loreto

    Play Episode Listen Later Aug 15, 2022 14:00


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=473LA VERITA' SULLA CASA DI MARIAFurono gli angeli a trasportare la Santa Casa da Nazaret a Loreto: abbiamo la conferma sia da prove storiche, documentali e archeologiche, sia da Papi e misticiA Loreto, nelle Marche, si trova da secoli la Santa Casa, cioè la casa dove Maria è nata, ha vissuto e dove ha ricevuto la visita dell'Arcangelo Gabriele che le ha annunciato il concepimento verginale di Gesù.Come disse San Giovanni Paolo lI: "La Santa Casa di Loreto è il primo Santuario di portata internazionale dedicato alla Vergine e vero cuore mariano della cristianità".La Santa Casa si trova a Loreto da quando poco prima del 1300 fu trasportata in volo dagli angeli. Questa traslazione angelica - confermata sia da prove storiche, documentali e archeologiche, sia da Papi e mistici -, è stata da sempre tramandata.DA NAZARET A LORETOEsistono molti documenti e perfino testimoni oculari delle traslazioni miracolose compiute dalla Santa Casa. Fino al 9 maggio 1291 essa si trovava a Nazareth. Durante la notte fra il 9 e il 10 maggio 1291 essa percorse circa 3000 km e arrivò a Tersatto, in Dalmazia, nell'odierna città di Fiume. Le fonti raccontano che Nicolò Frangipane, l'allora signore di Tersatto, mandò personalmente una delegazione a Nazareth, per constatare se davvero la Casa fosse scomparsa dal luogo originario. Recatisi là, trovarono non solo che era davvero scomparsa ma che vi erano ancora presenti le fondamenta dalle quali le pareti erano state sradicate. Esse, infatti, appaiono tutt'oggi - a Loreto - prive di fondamenta, semplicemente appoggiate in terra. Le misure del perimetro, inoltre, combaciano perfettamente con quelle delle fondamenta rimaste in Palestina.POSATORA DI ANCONANella notte tra il 9-10 dicembre 1294, la Santa Casa scomparve anche da Tersatto e apparendo in Italia, "in vari luoghi", si posò innanzitutto sopra una collina prospiciente il Porto di Ancona, nelle Marche, dove rimase per nove mesi. A quella collina di Ancona fu perciò dato il nome di "Posatora", dal latino "posat et ora", e vi fu edificata una chiesa, per ricordare che là la Santa Casa aveva pregato per la città ed era stata pregata dalla città. Di tale traslazione a Posatora di Ancona esiste lo scritto di un certo don Matteo, contemporaneo dei fatti accaduti e quindi probabilmente testimone oculare. La sosta della Casa a Posatora è comprovata anche da due lapidi commemorative, una antichissima, coeva ai fatti e scritta in latino volgare antico e una risalente al XVI secolo che ne è probabilmente una copia tradotta nella lingua corrente. Dell'esistenza della lapide più antica, smarrita durante dei lavori di ristrutturazione della chiesa di Posatora, se ne ricordano molto bene vari testimoni, sacerdoti e fedeli, alcuni ancor oggi viventi, i quali l'avevano letta prima che venisse smarrita.LA SELVA DI LORETANella lapide più antica di Posatora si trovava la definizione di "Madona de Loreta"; questo perché la Santa Casa, dopo la sosta dei nove mesi a Posatora nell'anno 1295, si era nuovamente spostata presso la città di Recanati, e si era posata all'interno di una selva appartenente ad una signora di nome Loreta. In tale selva rimase per otto mesi, tra la fine del 1295 e il 1296. Dal nome della signora Loreta nascerà in seguito il nome al maschile della città di Loreto, venutasi a formare proprio intorno a questa reliquia, via via che la gente vi si stanziava nei decenni successivi.Dalla selva della signora Loreto, ancora la Santa Casa fu trasportata miracolosamente dagli angeli sul campo di due fratelli, sul Monte Prodo, ove rimase solo quattro mesi, perché questi due fratelli, di cognome Antici, iniziarono a litigare violentemente tra loro, per rivendicare l'appropriazione delle offerte dei pellegrini.La Santa Casa, perciò, andò a posarsi infine sulla pubblica strada adiacente al campo dei due fratelli e che conduceva da Recanati ad Ancona, situata in cima al Monte Prodo, dove tutt'oggi la Santa Casa si trova.LE ATTESTAZIONI STORICHE E ARCHEOLOGICHEMoltissimi altri fatti attestano la veridicità storica delle traslazioni miracolose della Santa Casa. Innanzitutto la costruzione di tre chiese ad Ancona, di cui due ancora esistenti, in onore e a ricordo dell'avvistamento da parte di testimoni oculari dell'arrivo della Santa Casa "in volo" presso Ancona e della sosta a Posatora. Addirittura esiste una Basilica intitolata a "Santa Maria di Loreto" in onore delle miracolose traslazioni, anche a Forìo, nell'Isola di Ischia. I pescatori di quell'isola commerciavano con Ancona e riportarono nel 1295, quindi in epoca contemporanea ai fatti, la notizia di ciò che accadeva nelle Marche, edificando subito questo Santuario. Essi avevano certamente visto con i propri occhi la Santa Casa.Sono elementi di credibilità storica anche l'approvazione del culto delle miracolose traslazioni da parte dei Vescovi anconitani e le approvazioni ufficiali della veridicità storica e della miracolosa traslazione rinnovate per secoli e secoli dai Sommi Pontefici. Ad esempio, in proposito, scriveva il Beato Pio IX nella Bolla Inter Omnia del 26 agosto 1852: "Fra tutti i Santuari consacrati alla Madre di Dio, l'Immacolata Vergine, uno si trova al primo posto e brilla di incomparabile fulgore: la veneranda ed augustissima Casa di Loreto. Consacrata dai divini misteri, illustrata dai miracoli senza numero, onorata dal concorso e dall'affluenza dei popoli, stende ampiamente per la Chiesa Universale la gloria del suo nome, e forma ben giustamente l'oggetto di culto per tutte le nazioni e per tutte le razze umane. (...) A Loreto, infatti, si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia. Proprio in quella Casa la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente esente dalla colpa originale, è stata concepita, è nata, è cresciuta, e il celeste messaggero l'ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l'opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio".Molto importante poi ricordare la consacrazione liturgica della Festa della Traslazione, al 10 dicembre di ogni anno, che mette in rilievo ed esalta il carattere miracoloso.Infine tutto ciò è confermato dalle rivelazioni mistiche di molti santi, la maggior parte dei quali descriveva nel dettaglio la Santa Casa e ciò che avveniva di essa senza essersi mai recati a Loreto.L'IMPOSSIBILITA' DEL TRASPORTO UMANOPurtroppo, recentemente, per venire incontro alla mentalità materialista e con l'obiettivo di apparire più moderni, alcuni studiosi hanno dato credito a un documento che farebbe apparire sorpassato l'intervento angelico. Secondo questa nuova falsa interpretazione la Santa Casa, al tempo della conquista musulmana della Terra Santa, su commissione della famiglia principesca dell'Epiro di nome "Angeli", sarebbe stata trasportata dai Crociati, i quali l'avrebbero smontata, trasportata per mare e poi ricomposta a Loreto. Ma anche un bambino può capire che tale trasporto e conseguente rimontaggio, sarebbe ancora più miracoloso del trasporto aereo.Infatti, anche da un punto di vista architettonico, la Santa Casa risulta essere stata trasportata tutta intera in quanto le pietre che la costituiscono sono murate con una malta della Palestina, dei dintorni di Nazareth, inesistente nelle Marche e in tutta Italia. Inoltre, se fosse stata smontata e rimontata più volte, avendo precedentemente appurato che la Santa Casa è stata presente in più luoghi, non è comprensibile come sia stato possibile non alterare in alcun modo la sua perfetta geometria, perfettamente combaciante con le dimensioni delle fondamenta rimaste a Nazareth e con la grotta antistante.Inoltre, sarebbe stato impossibile a degli uomini smontarla e rimontarla in poche ore, senza che nessuno se ne accorgesse e dicesse nulla, dato che fino al giorno prima era in un luogo e il giorno dopo era in un altro.Ulteriore stranezza è che essa nella sua collocazione finale sul Monte Prodo sia stata posta senza fare fondamenta e con parte delle mura sul vuoto di un fosso, in più nel mezzo della pubblica strada, nonostante sia storicamente accertato che a quell'epoca il Comune di Recanati aveva proibito di costruire edifici su strade pubbliche, ordinando anche di abbattere qualsiasi costruzione avesse occupato strade pubbliche.Infine, è anche molto difficile capire con quali mezzi degli uomini abbiano potuto trasportare la Santa Casa. Un trasporto via nave, attraverso il Mediterraneo, sarebbe dovuto durare diverso tempo e sarebbe dovuto riuscire a conservare integre le pareti anche in mezzo alle tempeste.UN FALSO STORICOOltre a tutti i problemi già citati, che mostrano l'impossibilità di un trasporto umano, in un approfondito recente studio del Prof. Andrea Nicolotti, dell'Università degli Studi Storici di Torino, ha dimostrato che il "Chartularium Culisanense" da cui è stata tratta l'interpretazione del trasporto umano è addirittura un "falso storico". Inoltre, nell'unica riga di quel documento in cui si parla della Santa Casa è scritto testualmente: "Le Sante Pietre portate via dalla Santa Casa della Nostra Signora Vergine Madre di Dio". Appare evidente che non si parla di tutta la Casa, ma solo di alcune pietre di essa. Avendo poi la Madonna abitato anche in altre case (a casa di Giovanni subito dopo la crocifissione di Gesù e infine ad Efeso), è ragionevole pensare che tale documento - se pur fosse vero - non si riferisca neppure alla casa di Nazareth.

    Ester, il film sulla regina che salvò il suo popolo

    Play Episode Listen Later Jul 31, 2022 8:33


    VIDEO: Regina Ester - Storia vera biblica - Film intero ➜ https://www.youtube.com/watch?v=QgY4obNfqAk&list=PLolpIV2TSebVM7CoAHtiTvbPX4t2opTUUTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7089ESTER, IL FILM SULLA REGINA CHE SALVO' IL SUO POPOLOMolto fedele al testo biblico e visibile gratis su YouTube, il film esalta la tesi del ribaltamento del destino deciso da uomini empi (VIDEO: Film completo di Ester)da Film GarantitiLa vicenda di Ester è la spiegazione dell'origine dell'importante festa ebraica dei Purim.I fatti si svolgono "nell'anno secondo del regno di Assuero, il Gran Re", identificato dai commentatori con Serse I, benché siano state proposte da alcuni anche altre ipotesi: accettando questa identificazione, sarebbe nel 485 a.C.Mardocheo, giudeo della tribù di Beniamino che vive a Susa, capitale dell'impero persiano e residenza invernale dei Re dei Re a partire dal regno di Dario I, sogna due draghi che con il loro sibilo inducono i popoli a combattere contro il "popolo dei giusti". Questo sogno premonitore lascia intendere come sui Giudei stia per abbattersi una grave sciagura.Allora il re Assuero manda a chiamare la sua sposa, la regina Vasti, interpretata da Ornella Muti, ma questa è intenta a festeggiare nel gineceo e non obbedisce. Allora Assuero la ripudia e si cerca una nuova sposa. La scelta cade sulla giudea Adassa (in ebraico mirto), di cui Mardocheo è tutore, essendo figlia di un suo zio. Ma Assuero ignora che ella appartiene al popolo di Giuda, e la conosce come Ester.Per i Giudei si avvicina uno dei momenti peggiori della loro storia, giacché Aman, il perfido consigliere del re, di stirpe Agaghita, odia Mardocheo per il fatto che non vuole prostrarsi a lui né rendergli omaggio, e così concepisce un piano mostruoso: adoperando il sigillo imperiale che il sovrano gli ha affidato, firma un editto che ordina lo sterminio totale di tutti i Giudei che si trovino all'interno del regno di Assuero, anticipando di millenni la soluzione finale di Adolf Hitler.IL CORAGGIO DI ESTER PER SALVARE IL SUO POPOLOMardocheo viene a sapere del complotto, si straccia le vesti e si lamenta con alte grida. Passato il momento della disperazione, tuttavia, chiede ad Ester di intercedere presso il sovrano affinché ritiri l'editto. Ma nessuno, pena la morte, può presentarsi al re senza prima essere convocato. Allora Ester, dopo aver chiesto a Mardocheo che tutti i Giudei digiunino per lei per tre giorni, si veste a lutto e prega Dio di venirle in soccorso.Alla fine Ester si presenta ad Assuero in tutta la sua bellezza. Il re, abbagliato, la tocca con lo scettro d'oro e le salva la vita; ella così può presentare la sua richiesta, che consiste in un invito a cena nei suoi appartamenti con il ministro Aman. Egli nel frattempo, con l'appoggio di amici e della moglie Zeres fa già innalzare il patibolo sui cui spera di far impiccare Mardocheo il giorno successivo. Ma a sorpresa Aman è costretto dal re ad onorare pubblicamente l'odiato Mardocheo, dopo aver creduto di essere colui cui era destinato il pubblico trionfo.Gli eventi precipitano quando Ester, nel corso del banchetto, accusa Aman di aver condannato a morte tutti i Giudei, e quindi anche lei. Il sovrano monta su tutte le furie ed ordina di appendere Aman a quello stesso patibolo che aveva fatto innalzare per Mardocheo.Così descrive la scena Dante Alighieri nella Divina Commedia (Purgatorio XVII, 25-30):«Poi piovve dentro a l'alta fantasiaun crucifisso, dispettoso e ferone la sua vista, e cotal si moria;intorno ad esso era il grande Assüero,Estèr sua sposa e 'l giusto Mardocheo,che fu al dire e al far così intero».Il tutore di Ester giunge al culmine degli onori poiché viene fatto ministro al posto di Aman e gli viene consegnato il sigillo reale. Allora Mardocheo promulga un nuovo editto secondo cui ai Giudei è concesso difendersi contro coloro che li attaccheranno e spinge i Giudei a celebrare con banchetti lo scampato pericolo.In questo modo può avvenire l'eccidio dei persecutori dei Giudei, perpetrato, con l'aiuto dei funzionari del re, in quello stesso giorno che era stato decretato per la loro rovina: il 13 di Adar. Da allora, secondo i dettami di Mardocheo, questo giorno viene ricordato dagli Ebrei come la festa di Purim, da una parola non ebraica ma accadica parlata dagli antichi babilonesi: Pur, cioè "oggetto per tirare a sorte", perché Aman aveva scelto tramite il lancio di questi oggetti il giorno in cui si sarebbe dovuto portare a termine il suo piano.Al giorno d'oggi la festa di Purim è celebrata con feste in maschera e corrisponde al carnevale.HA ROVESCIATO I POTENTI DAI TRONI, HA INNALZATO GLI UMILILa vicenda di Ester esalta la tesi, assai cara alla Bibbia, del ribaltamento del destino deciso da uomini empi: l'ingiusto, che sembra destinato al successo, viene invece rovesciato e subisce la stessa punizione che aveva preparato per il giusto; quest'ultimo invece viene glorificato. Si noti che anche nell'Esodo era accaduta la stessa cosa: gli egiziani mettono a morte i figli maschi degli Ebrei, e Dio mette a morte i primogeniti maschi degli egiziani. Tutto ciò rivela l'azione decisiva del Signore nella storia umana e si trasforma in un appello alla speranza, proprio quando la morte appare l'unico destino possibile, così come accadeva durante la persecuzione di Antioco IV Epifane, l'epoca durante la quale è stato composto il racconto di Ester.Il libro di Ester, le cui vicende vengono raccontate nel film in maniera molto fedele al testo biblico, viene ancor oggi riletto nella festa di Purim. Così viene ricostruita la fiducia nel Signore che protegge il suo popolo e porta al ringraziamento per i risultati raggiunti, anche con il contributo intelligente e diverso dei personaggi che vi partecipano.Se un nemico giurato di Mardocheo, Aman, ottiene l'autorizzazione per attuare una strage contro il popolo ebraico, Ester, che vuole difendere il suo popolo, invita il re e Aman a un banchetto e intercede per il proprio popolo. Il re, finalmente, si ricorda della onestà di Mardocheo, che lo aveva in precedenza liberato da una congiura, e condanna a morte Aman. Importante notare che il re garantisce che accoglierà qualunque richiesta di Ester dicendo "Fosse pure metà del mio regno, l'avrai". Questa promessa ci ricorda la morte di Giovanni Battista, causata da un altrettanto esigente giuramento fatto in un banchetto a Salomé, la figlia di Erodiade. In quel caso viene usata per il male, la morte del giusto Giovanni Battista. In questo caso per il bene: Ester che salva il popolo di Dio dallo sterminio.

    God's not dead 2***** (2016) - La clamorosa conversione del detective ateo

    Play Episode Listen Later Jul 21, 2022 11:00


    VIDEO: Wallace in God's not dead 2) ➜ https://www.youtube.com/watch?v=-0kwNPavsY8&list=PLolpIV2TSebUYAolUy8XGKkkSVK1dUyXFTESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7041LA CLAMOROSA CONVERSIONE DEL DETECTIVE ATEO di Luisella ScrosatiUn caso irrisolto. Così si è presentata la vita, morte e risurrezione di Gesù, come viene narrata dai Vangeli, agli occhi di J. Warner Wallace. Detective investigativo dei casi di omicidi irrisolti, divenuto popolare negli Stati Uniti per la sua presenza alla trasmissione Dateline della NBC, una versione più "professionale" del nostro Chi l'ha visto?, aveva deciso di indagare il grande caso irrisolto della storia umana che per lui, sostanzialmente ateo, era l'esistenza di Dio. Ovviamente adottando il metodo investigativo a lui familiare, per mettersi alle calcagna della figura di Gesù di Nazareth e della pretesa della sua divinità. L'esito della sua ricerca lo porta alla conversione al cristianesimo [...] nel 1996, quando aveva 35 anni. E da allora le sue abilità di detective vengono messe a servizio dell'evangelizzazione.Wallace ha all'attivo diverse pubblicazioni, ciascuna delle quali ha la sua corrispettiva edizione per i ragazzi, che imparano così a diventare dei piccoli detective-apologeti, interrogando i testimoni, soppesando le prove, ricercando le evidenze. Perché per Wallace i Vangeli sono degni di credibilità, in grado di mostrare la propria attendibilità. La sua adesione a Cristo è stata un arrendersi di fronte alla capacità di questi quattro testi antichi di rispondere positivamente alle investigazioni di un detective. Alla domanda se sia possibile fidarsi dei Vangeli, la risposta di Wallace è positiva.Una delle piste di ricerca della sua indagine, che ritroviamo sul suo sito coldcasechristianity.com, riguarda la prossimità temporale dei Vangeli ai fatti narrati. La ragione di questo interesse? Se i Vangeli iniziarono a circolare nel periodo in cui i testimoni oculari - favorevoli o avversi alla persona di Gesù, poco importa - erano ancora vivi, allora il loro contenuto dev'essere vero; diversamente, chiunque avrebbe potuto smentire i fatti narrati, tanto più che si tratta di fatti inauditi e scomodi. Al detective interessa dunque capire quanto gli autori di questi scritti siano effettivamente vicini alle persone, ai luoghi e agli eventi di cui parlano.QUANDO SONO STATI SCRITTI I VANGELIWallace intraprende così un'investigazione per capire quando i quattro Vangeli sono stati scritti, partendo dal 200-250 d.C. circa, metà di secolo che corrisponde alla datazione dei Papiri Chester Beatty, provenienti dal Medio Egitto e resi noti nel 1931. Si tratta di undici manoscritti di papiro, (non rotoli, ma codici!), contenenti testi dell'Antico e del Nuovo Testamento, oltre che frammenti del libro di Enoch e di un'omelia di Melitone di Sardi. In particolare il Chester Beatty I (p. 45) contiene delle parti dei quattro Vangeli e degli Atti. Dunque, conclude Wallace, i Vangeli devono essere necessariamente stati scritti prima.Ancora Egitto e ancora papiri. I papiri Bodmer, scoperti nel 1952, che profumano di monachesimo antico, in quanto ritrovati a Pabau, dove sorgeva un monastero fondato da San Pacomio e dove il santo è morto nel 348; datati tra il 200 e il 225, contengono il quarto Vangelo. Occorre dunque spingere ancora più indietro, nella linea temporale la ricerca. Si ritrova così il Diatessaron, un'armonizzazione dei Vangeli ad opera di Taziano, che risale all'incirca al 172, ma certamente non dopo il 180, anno della morte dell'autore.Altre testimonianze antiche antecedono sempre di più la collocazione temporale: nella sua Prima Apologia (150 d. C. circa), San Giustino cita il Vangelo di Giovanni; Eusebio di Cesarea riporta Papia di Gerapoli (+ 130 ca) che menziona i Vangeli di Marco e Matteo. San Policarpo, nella sua lettera alla chiesa di Filippi, cita diversi passi dei Sinottici; Sant'Ignazio di Antiochia, nelle lettere databili intorno all'anno 110 cita Matteo, come fanno anche la Didaché (100 d. C) e la prima lettera di San Clemente I, papa, composta nel 95 o nel 96.Dunque, le varie testimonianze esterne esaminate ci portano progressivamente a collocare temporalmente i Vangeli antecedentemente all'anno 95 d. C. Ma ci sono ulteriori elementi che spingono indietro di almeno altri quarant'anni. Wallace mette in fila una serie di considerazioni che i lettori di questi approfondimenti di apologetica già conoscono e che risultano rilevanti anche per l'investigazione del detective.LA PROFEZIA DELLA DISTRUZIONE DEL TEMPIO DI GERUSALEMMEAnzitutto, la data fatidica dell'anno 70, anno della distruzione del centro della vita religiosa del popolo ebraico: il Tempio di Gerusalemme. Gli evangelisti riportano la profezia di Gesù, ma la lasciano con contorni non definiti; Gesù infatti afferma che del Tempio non resterà pietra su pietra che non sia distrutta e null'altro. Ancor più significativo è il totale silenzio di tutti gli altri scritti del Nuovo Testamento. Il che significa che questi testi devono essere stati scritti prima del 70, e quella di Gesù era effettivamente una profezia. Silenzio anche sui fatti che accaddero dopo il 61/62 d. C., anno del martirio di san Giacomo, il Minore, seguito dal martirio delle colonne della Chiesa, gli Apostoli Pietro e Paolo. Impossibile che un'opera attenta come gli Atti degli Apostoli abbia tralasciato l'accaduto. L'unica spiegazione plausibile è che gli Atti siano stati ultimati prima.Wallace sostiene infine che San Paolo, narrando l'istituzione dell'Eucaristia nella prima lettera ai Corinti (11, 23-26), composta tra il 53 e il 57, attinga dal Vangelo di Luca, retrodatando dunque i Sinottici antecedentemente a questa data. In effetti la somiglianza tra i due testi non può lasciare indifferenti. Luca e Paolo sono infatti gli unici a riportare il comando: «Fate questo in memoria di me». Così come entrambi omettono il duplice comando del Signore: «Prendete e mangiate... Bevetene tutti», presente in Matteo (26, 26. 27), e «Prendete» in Marco (14, 22). Tuttavia questa stretta somiglianza dei due testi non spiega se sia Paolo ad aver attinto da Luca o viceversa. La validità di questo argomento appare invece convincente se considerata assieme al riferimento di Paolo a Luca e al suo Vangelo, presente nella seconda lettera ai Corinti, scritta tra il 54 e il 56 d. C. [...]L'indagine del detective menziona anche l'indizio del frammento 7Q5 e si conclude con una constatazione logica: «Quando leggiamo quest'elenco di evidenze, ci rendiamo conto come la prima evidenza che viene dall'anno 250 d.C. è verificata dalla seconda evidenza che viene dal 200 d.C. Tutte le evidenze successive continuano così a confermare quelle precedenti. Noi abbiamo veramente un'argomentazione convincente che ci porta ad affermare che i vangeli furono scritti pochi anni dopo gli avvenimenti che essi riportano e ancora durante le vite dei testimoni oculari che potevano confermarli o confutare qualsiasi falsità o esagerazione».

    Matrix* (1999) - La ricerca della verità

    Play Episode Listen Later Jul 6, 2022 25:07


    VIDEO: The Matrix 1999 Trailer Ita HD ➜ https://www.youtube.com/watch?v=VdZwkM_HWzw&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQCTESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=113LA RICERCA DELLA VERITA' di don Stefano BimbiIl 1° gennaio del 2022 è uscito nei cinema italiani, adesso disponibile anche in dvd, Matrix Resurrections il quarto film della serie con il ritorno di Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss da protagonisti come nella trilogia originale. Questo nuovo capitolo della saga ci permette di ripercorrere i motivi che hanno portato al successo i primi tre film per comprendere come mai continuano ad esercitare un così grande fascino.Era il 1999 quando uscì il primo film di Matrix che ebbe un notevole impatto sul grande pubblico. Il successo di questa pellicola non era dovuto soltanto agli effetti speciali, straordinari anche a distanza di oltre un ventennio, o al ritmo incalzante dato dalle numerose scene di azione, ma dal fatto che metteva di fronte al problema della realtà e al problema della scelta. Queste sono domande filosofiche a cui l'uomo si è sempre interessato e a cui si interesserà sempre: per questo Matrix piacque e continua a piacere così tanto da arrivare adesso a produrre un quarto capitolo sulla scia del successo della trilogia conclusa nel 2003.Richiamiamo alla mente i passaggi principali e i dialoghi più importanti prima di addentrarci nei significati più profondi di questa straordinaria opera cinematografica.Thomas Anderson vive una doppia vita: di giorno lavora per una grossa azienda di software, mentre di notte è un hacker esperto che ha commesso ogni sorta di crimine digitale. È conosciuto nell'ambiente con il nome di Neo. Questo personaggio, che è il protagonista del film, sente che c'è qualcosa che non quadra nel mondo che lo circonda. Lo percepisce come estraneo. È pieno di domande a cui non riesce a dare risposta. Un giorno viene contattato da Morpheus, considerato il più grande pirata virtuale vivente, che gli dice di avere la risposta a tutte le sue domande. Morpheus sostiene che Neo sia l'eletto, destinato a salvare l'umanità dal grave problema che la affligge. Ma di che problema si tratta? Sentiamolo direttamente dalla bocca di Morpheus in uno dei dialoghi più interessanti di tutto il film e che ce ne da la chiave di lettura.Morpheus dice a Neo: "Immagino che in questo momento ti sentirai un po' come Alice che ruzzola nella tana del Bianconiglio. [...] Lo leggo nei tuoi occhi: hai lo sguardo di un uomo che accetta quello che vede solo perché aspetta di risvegliarsi. E curiosamente non sei lontano dalla verità. Tu credi nel destino, Neo?". Neo risponde di non crederci perché non gli piace l'idea di non poter gestire la sua vita. Allora Morpheus inizia a svelargli cos'è Matrix: "Capisco perfettamente ciò che intendi. Adesso ti dico perché sei qui. Sei qui perché intuisci qualcosa che non riesci a spiegarti. Senti solo che c'è. È tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra nel mondo. Non sai bene di che si tratta, ma l'avverti. È un chiodo fisso nel cervello, da diventarci matto. È questa sensazione che ti ha portato da me. Tu sai di cosa sto parlando... [...] Ti interessa sapere di che si tratta, che cos'è? Matrix è ovunque, è intorno a noi, anche adesso nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra o quando accendi il televisore. L'avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo dinanzi agli occhi, per nasconderti la verità. [...] E la verità è che tu sei uno schiavo. Come tutti gli altri sei nato in catene, sei nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore, una prigione per la tua mente. Nessuno di noi è in grado purtroppo di descrivere Matrix agli altri. Dovrai scoprire con i tuoi occhi che cos'è. È la tua ultima occasione: se rinunci, non ne avrai altre".RASSICURANTE BUGIA O DURA VERITÀ?Morpheus, invece di rivelargli direttamente la verità, lo pone dinanzi ad una scelta. Nella scena che personalmente considero la più significativa di tutto il film, il protagonista viene posto davanti ad un bivio. Dovrà scegliere tra una rassicurante bugia e la dura verità. Infatti Morpheus offrendo a Neo una pillola azzurra e una rossa dice: "Pillola azzurra: fine della storia. Domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa: resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda la tana del Bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più". A questo punto Neo prende la pillola rossa e la manda giù.Qual è quindi questa verità che Morpheus mostra a Neo? Molto tempo prima le macchine che l'uomo aveva costruito erano diventate così intelligenti da ribellarsi. C'era quindi stata una guerra fra uomini e macchine nella quale gli uomini avevano oscurato il sole con una coltre di nubi artificiali visto che le macchine funzionavano ad energia solare. Queste ultime avevano fatto una cosa inaspettata: siccome ogni uomo produce con il suo corpo l'energia elettrica di una batteria da 120 volt le macchine avevano iniziato ad usarli come batterie. Avevano poi creato questa realtà virtuale, Matrix appunto, a cui collegare le menti di tutti gli uomini per fargli credere che quella fosse la realtà, mentre i loro corpi erano attaccati alle macchine che li usavano come batterie e avevano bisogno della loro attività cerebrale per fargli produrre energia elettrica. Gli uomini quindi vivevano in un mondo virtuale, convinti che fosse la realtà perché non avevano visto nient'altro che questo. Morpheus libera Neo da Matrix e lo fa rientrare nel mondo reale nell'ultima comunità di uomini liberi, sopravvissuti rifugiandosi sotto terra, vicini al nucleo terrestre.È a questo punto che Morpheus, descrivendo il modo in cui le macchine usano gli esseri umani per produrre elettricità, afferma riguardo al mondo vero nel quale adesso si trovano: "Dinanzi a quello spettacolo, potendo constatare la loro limpida raccapricciante precisione, mi è balzata agli occhi l'evidenza della verità. Che cosa è Matrix? È controllo. Matrix è un mondo creato al computer per tenerci sotto controllo al fine di convertire l'essere umano in una pila". Al che Neo replica con sdegno: "No! non è possibile! Io non ci credo!". C'è da notare come chi viene messo di fronte ad una dura verità, non potendola controbattere con degli argomenti, dica "Ma non è possibile!". È importante superare questo iniziale momento di rigetto e adeguare le nostre idee alla realtà e non il contrario, come fanno le ideologie. Queste infatti vorrebbero piegare la realtà alle loro idee. Questa è la via facile ed infatti Morpheus dice a Neo: "Non ho detto che sarebbe stato facile: ho detto che ti offrivo la verità."LA VERITÀ E L'APPARENZANeo quindi accetta di combattere al fianco di Morpheus, insieme agli altri uomini, per la liberazione del genere umano. Sarà un'avventura emozionante, ma piena di difficoltà: infatti, per compiere tale missione dovrà rientrare in Matrix, nel programma di realtà virtuale che gli uomini credono essere il mondo vero. Per loro Matrix sarà un posto ostile, pieno di nemici, cioè di intelligenze artificiali sotto le spoglie di esseri umani.Oltre alla storia veramente appassionante, la bellezza di questo film sta nelle concezioni filosofiche che vi si possono leggere al suo interno. Il tema principale è l'opposizione fra un mondo vero e un mondo falso, tra la verità e l'apparenza. In altre parole è quello che viene chiamato in filosofia il problema gnoseologico, ovvero: quello che vediamo e sentiamo è davvero la realtà oppure è il prodotto della nostra immaginazione? I nostri sensi ci ingannano oppure ci permettono di percepire la realtà?Da questo punto di vista Matrix non è altro che la riproposizione, in chiave fantascientifica, del mito della caverna scritto da Platone, uno dei testi universalmente riconosciuti come fondamentali per la storia del pensiero e della cultura occidentale.Come lo schiavo del mito della caverna, Neo è vissuto in un mondo finto che aveva creduto essere quello vero. Anche lui, ad un certo punto si è liberato e ha potuto osservare la vera realtà venendo abbagliato dal mondo vero. Infatti dirà a Morpheus "mi fanno male gli occhi" e si sentirà rispondere:" Perché non li hai mai usati". Infine anche Neo ritornerà in Matrix per salvare gli altri uomini, tenuti schiavi dalle macchine.La filosofia soggiacente al film Matrix può essere interpretata a sostegno di entrambe le risposte al problema della verità. Da un lato gli scettici diranno che Matrix è la dimostrazione che i nostri sensi ci possono ingannare e che quindi non siamo sicuri che quello che vediamo sia effettivamente la realtà. Dall'altro lato ci sono i realisti, i quali sostengono che i sensi ci mostrano la verità e che il mondo finto di Matrix, così come la caverna di Platone, è un'allegoria per parlare della ricerca della verità da parte dell'uomo.La seconda risposta è quella che soddisfa di più e che spiega più pienamente il senso del film. Perché? Innanzitutto perché sono gli stessi dialoghi fra Neo e Morpheus che ci fanno capire come la ricerca di questi due personaggi non sia volta al dubbio sistematico, bensì alla ricerca della verità, che esiste ed è oggettiva. Ripetutamente Morpheus parla di una verità che è stata occultata e che lui gli sta rivelando. Con le sue parole non conduce Neo allo scetticismo, ma alla certezza di aver finalmente trovato la verità che stava cercando e allo scioglimento di quell'inquietudine che lo accompagnava. Se questo film volesse appoggiare la visione del dubbio sistematico, non si capisce perché Neo non dubiti costantemente anche di Morpheus e del nuovo mondo in cui lo ha portato, ma lo prenda per vero.

    Lourdes*** (2000) - Quando la scienza riconosce la fede

    Play Episode Listen Later Jun 22, 2022 13:25


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=33QUANDO LA SCIENZA RICONOSCE LA FEDE«Vergine dolce che soccorri gli infelici, proteggimi. Io credo in Te. (...) Il Tuo nome è più dolce del sole del mattino. Prendi Tu il peccatore inquieto dal cuore in tempesta che si consuma nella ricerca delle chimere. Sotto i consigli profondi e duri del mio orgoglio intellettuale giace, ancora soffocato, il più affascinante di tutti i sogni, quello di credere in Te, di amarti come i frati dall'anima candida».Questa bella preghiera è stata composta da un grande scienziato, il medico francese Alexis Carrel, premio Nobel nel 1912 grazie alla scoperta di un particolare punto di sutura che poi ha permesso la pratica della trasfusione di sangue, pratica che ha salvato e che salva tante vite umane. Il dottor Carrell era agnostico, ma fu convertito grazie a un viaggio a Lourdes dove poté constatare ciò che egli riteneva inconstatabile.ASSORBITO DAGLI STUDI SCIENTIFICIAlexis Carrel nacque a Lione nel 1873. La sua famiglia era di commercianti benestanti. Rimasto orfano di padre, a cinque anni lasciò Lione per andare a vivere in campagna con la mamma. Tornò poi a Lione per gli studi liceali e per frequentare la Facoltà di Medicina.Furono propri gli studi universitari a spingerlo ad abbandonare le convinzioni religiose ricevute dall'educazione familiare per abbracciare la filosofia positivista e materialista. Conservò però sempre una forte nostalgia verso le certezze della sua fanciullezza, soprattutto avvertiva l'inquietudine che gli procuravano quelle nuove convinzioni positiviste, incapaci di dare una persuasiva risposta al senso della vita e della morte.Lui stesso, dopo la conversione, scrisse di quel periodo parlando di sé in terza persona: «Assorbito dagli studi scientifici, affascinato dallo spirito della critica tedesca, [Carrel] s'era convinto a poco a poco che al di fuori del metodo positivo, non esisteva certezza alcuna. E le sue idee religiose, distrutte dall'analisi sistematica, l'avevano abbandonato, lasciandogli il ricordo dolcissimo di un sogno delicato e bello. S'era allora rifugiato in un indulgente scetticismo (...) La ricerca delle essenze e delle cause gli sembrava vana, solo lo studio dei fenomeni, interessante. Il razionalismo soddisfaceva interamente il suo spirito; ma nel fondo del suo cuore si celava una segreta sofferenza, la sensazione di soffocare in un cerchio troppo ristretto, il bisogno insaziabile di una certezza».LA DECISIONE DI ANDARE A LOURDESIn quegli anni, negli ambienti medici, si discuteva molto di Lourdes e dei miracoli che vi avvenivano. C'era chi ci credeva e c'era chi era profondamente scettico. Nel 1894, il famoso scrittore Emile Zola, dopo esser stato a Lourdes e pur essendo stato testimone di fatti inspiegabili, aveva scritto un libro in cui negava decisamente la veridicità delle apparizioni.Anche Carrel, nel suo positivismo, era convinto che quelli di Lourdes fossero solo sedicenti "miracoli", in realtà guarigioni frutto di autosuggestione. Volle però andare a constatare di persona e, nel 1902, partecipò come medico a un pellegrinaggio, occasione che gli fu offerta da un collega che aveva dovuto rinunciare all'ultimo momento. Da questo viaggio venne fuori un libro che ebbe il titolo di Viaggio a Lourdes.L'INCONTRO CON MARIE FERRANDAlexis Carrel era in incognito. Solo pochi conoscevano la sua identità. Voleva solo constatare e aiutare qualche malato. Nel suo scompartimento giaceva una giovane donna, Marie Ferrand (chiamata così nel libro, ma in realtà si chiamava Marie Bailly). Era gravissima: ventre gonfio, pelle lucida, costole sporgenti, addome teso da materia solide, sacca di liquido che occupava la regione ombelicale, febbre alta, gambe gonfie, cuore veloce. Si trattava di peritonite tubercolare.Dolori tremendi! Il dottor Carrel le praticò un'iniezione di morfina. «Avete ancora i genitori?», le domandò gentile il medico. «No, sono morti di tubercolosi da alcuni anni», rispose la donna.Dall'età di quindici anni, ella era tubercolotica. I medici che la tenevano in cura dicevano che ormai era all'ultimo stadio. Ella però, pur sentendosi alla fine, era convinta che la Vergine, a Lourdes, le avrebbe concesso qualcosa d'importante: se non la guarigione, almeno la forza per morire in pace.IL DIALOGO CON UN AMICO CREDENTEArrivato a Lourdes, incontrò un suo vecchio compagno di collegio, nel suo libro-diario ne riporta solo le iniziali: A.B. Gli chiese: «"Sai se qualche malato è guarito, stamane, nelle piscine?" "No, nessuno. Però vidi un miracolo davanti alla grotta. Una suora che camminava con le stampelle arrivò, si fece una gran segno di croce, bevve l'acqua della fonte miracolosa... Subito il suo viso s'illuminò, buttò via le stampelle, corse agile alla Grotta, gettandosi in ginocchio davanti alla Vergine... Era guarita". "La sua guarigione - fece Carrel - è un caso interessante di autosuggestione!"."Quali sono - ribatté l'amico - le guarigioni che, se le constatassi, ti farebbero riconoscere l'esistenza del miracolo?". "La guarigione improvvisa di una malattia organica - rispose Carrel - Una gamba tagliata che rinasce. Un cancro scomparso, una lussazione congenita che improvvisamente guarisce. Allora sì che crederei! Se mi fosse concesso di vedere un fenomeno tanto interessante, tanto nuovo, sacrificherei tutte le teorie e le ipotesi del mondo. Ma non il minimo timore di arrivare a questo...C'è una ragazza, Marie Ferrand, presso la quale mi hanno chiamato dieci volte ed è in pericolo di vita. È tisica, ha una peritonite tubercolare all'ultimo stadio. È in uno stato pietoso. Temo che mi muoia tra le mani. Se questa ammalata guarisce, sarebbe veramente un miracolo. Io crederei a tutto e mi farei frate"».AVVIENE L'INSPIEGABILENella Sala dell'Immacolata (riservata ai malati più gravi) tutto era pronto per la funzione presso le piscine. Il dottor Carrel si avvicinò al lettino della "sua" ammalata, Marie Ferrand. La visitò rapidamente: il cuore stava per cedere, era alla fine. Il medico le praticò un'iniezione di caffeina, poi disse ai presenti senza farsi sentire dall'ammalata: «È una peritonite polmonare all'ultimo stadio. Figlia di genitori morti di tubercolosi in giovane età, è tisica dall'età di 15 anni. Può darsi che viva ancora per qualche giorno, ma è finita». Anche un altro medico confermò la diagnosi nefasta di Carrel.Alla piscina non fu possibile immergere Marie Ferrand. Le fecero alcuni lavaggi al ventre. La portarono davanti alla Grotta. L'aspetto della donna era sempre cadaverico. Erano circa le 14.30.Carrel osservava il volto dell'ammalata: gli parve più normale, meno livido. Gli sembrava avere un'allucinazione, continuò ad osservarla. Le contò le pulsazioni e i respiri al polso. La respirazione sembrava rallentata. Il volto di Marie Ferrand continuava a cambiare. I suoi occhi sembravano catalizzati verso la Grotta.C'era in lei un sensibile miglioramento, non lo si poteva negare. Lo stupefacente, però, avveniva adesso: Carrel vide a poco a poco la coperta abbassarsi al livello del ventre. Il gonfiore spariva. Si sentì impallidire. Alle 15 la tumefazione era ormai scomparsa. Carrel credeva d'impazzire.Si avvicinò alla donna, ne osservò la respirazione, guardò il collo. Il cuore batteva regolarmente. Le domandò: «Come vi sentite?». Marie rispose sottovoce: «Benissimo. Non sono molto in forze, ma sento che sono guarita».Carrel così ha scritto, sempre parlando di se stesso in terza persona: «Il medico non parlava più; non pensava più. Il fatto inatteso era totalmente contrario a tutte le previsioni, che egli credeva di sognare... Si alzò, traversò le file serrate dei pellegrini, i quali gridavano invocazioni che egli a stento sentiva, e se ne andò. Erano circa le 16. Quel ch'era accaduto era la cosa impossibile, la cosa inattesa, il miracolo».L'INIZIO DI UNA NUOVA VITAMarie Ferrand, guarita, fu portata all'ospedale diretto dal dottor Boissaire, lo scienziato che difendeva la veridicità di Lourdes. Carrel tornò a visitarla e dovette constatarne la inspiegabile guarigione. Lo stesso fecero altri medici.Marie era felice e diceva: «Andrò dalle suore di San Vincenzo, loro mi accoglieranno e io assisterò i malati». Carrel era commosso. Uscì dall'ospedale. Era ormai notte. Si recò alla Basilica e vi entrò. Scorse il suo amico A.B. e cominciarono a parlare. Mentre il medico fissava la statua dell'Immacolata, l'amico gli chiese: «Sei convinto, ora, filosofo incredulo?». Carrel si limitò a rispondere: «Una giovane moribonda è stata guarita sotto i miei occhi in pochi istanti. È una cosa meravigliosa, è un miracolo». A.B. concluse a mo' di battuta: «Ma non è meno vero che ora sei obbligato a vestire il saio! Addio».Carrel rimase solo e fu allora che pronunziò quelle parole che abbiamo posto all'inizio: «Vergine dolce che soccorri gli infelici, proteggimi. Io credo in Te...».Il medico positivista, diventato credente, dedicò poi l'intera sua vita alla scienza (come abbiamo già detto, fu insignito del Nobel nel 1912) e a propagare la devozione alla Vergine di Lourdes. In tarda età fu ingiustamente accusato di collaborazionismo con il governo filonazista di Vichy. Fu un'accusa che lo prostrò molto e lo condusse, il 5 novembre 1944, ad un infarto che gli fu fatale.A lui si deve una famosa frase che esprime bene il realismo cristiano e l'umiltà che dovrebbe contrassegnare ogni ricerca scientifica: «Poca osservazione e molto ragionamento conducono all'errore; molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità».

    Il film capolavoro sul silenzio di Dio e la sofferenza

    Play Episode Listen Later Jun 14, 2022 4:00


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7035IL FILM CAPOLAVORO SUL SILENZIO DI DIO E LA SOFFERENZA di Rino CammilleriSi può essere laici o laicisti quanto si vuole, detestare la religione in cui si è stati battezzati o semplicemente ignorarla. Si può essere perfino anticlericali, ideologici o per rigetto. Ma non c'è nessuno, nessuno, che, almeno una volta nella vita, non si sia trovato a chiedersi se Dio esiste e, se sì, che cosa vuole. Non ce n'è uno che, almeno una volta nella vita, non si sia trovato alle prese con un problema che da solo non riusciva a risolvere e che, non abbia fatto come cantava Ornella Vanoni: «Proviamo anche con Dio, non si sa mai».I più ne hanno cavato solo silenzio in risposta, quel famoso «silenzio di Dio» che ossessionava il regista Ingmar Bergman. Da quel silenzio hanno dedotto che pregare con la più antica preghiera che si conosca - «Aiutami!» - era tempo perso. E, fatte spallucce, hanno risolto che non valeva la pena. Altri, non riuscendo a conciliare un Dio che si pretende Padre Buono con l'esistenza del male nel mondo, soprattutto la sofferenza dei bambini e l'ingiustizia, hanno sentenziato che sono tutte chiacchiere inventate dai preti per tenere la gente in ginocchio.Nino Manfredi era uno degli scettici da male-nel-mondo: gli fu fatto osservare che proprio quel che lamentava dimostrava il c.d. Peccato Originale secondo la narrazione cattolica; o la si spiegava così o non la si spiegava affatto; siamo stati creati per la gioia, per questo il dolore ci fa schifo. Ma era una vecchissima storia: nel Medioevo i Catari risolvevano il problema dicendo che di Dio ce n'erano due, uno buono e uno cattivo; quello cattivo aveva imprigionato le anime nella materia, perciò queste andavano liberate tramite suicidio. Ma le motivazioni sono sette miliardi, tanti quanti siamo.Per questo consiglio un film che attualmente gira nelle sale, Father Stu, con un cast di tutto rispetto: Mark Wahlberg, Mel Gibson e Malcom McDowell. È basato sulla storia vera di uno sbandato del proletariato americano: padre alcolista, famiglia sfasciata, niente studi, né arte né parte, insomma il vero volto del sogno americano. Come tanti come lui prova con la boxe, ma deve lasciare perché la salute non glielo consente. Va a fare, naturalmente, il commesso e si innamora di una ragazza messicana. Ma lei è cattolicissima e lui, per amor suo, accetta il battesimo. Potenza del sacramento (o suggestione? boh; in ogni caso lui non è certo il tipo), Stuart, Stu per gli amici, prende la cosa sul serio. Talmente sul serio da voler fare il prete, spezzando il cuore a lei. Non solo: deve lottare, perché, dati i suoi trascorsi, il vescovo non lo vuole. Ma tanto fa e tanto dice che alla fine la curia cede al suo genuino entusiasmo.Ed ecco lo scherzo atroce: una rara malattia simile alla Sla. Ha poco da vivere e quel poco in carrozzina. La scena in cui, disperato, si butta ai piedi del Crocifisso insultandolo meriterebbe l'Oscar a Mark Wahlberg, se non fosse che a Hollywood, com'è noto, sono di tutt'altra parrocchia. Stu si sente, giustamente, beffato. Ma come, Ti ho dato tutto e mi fai questo? Perché? Già, la domanda della domande: perché? perché io? Quest'ultima è la vera domanda, giacché solo quando la sorte piomba sul nostro capo diventa essenziale avere risposta. Per il resto, guardatevi il film. Una volta tanto, un film importante.

    A beautiful mind** (2001) - La vera storia di John Nash, premio Nobel per l'economia

    Play Episode Listen Later Jun 12, 2022 4:30


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=14LA VERA STORIA DI JOHN NASH, PREMIO NOBEL PER L'ECONOMIACredere in se stessi, mettere l'intelligenza al servizio e alla difesa della propria Nazione, non cedere all'incalzare della malattia, riconoscere l'importanza della famiglia per uscire da situazioni difficilissimeAnno 1947. Benché non sia rampollo di famiglia prestigiosa, il giovane John Forbes Nash jr. viene ammesso a Princeton per la specializzazione post lauream in matematica. Del resto i convenevoli sociali non hanno alcun significato per Nash, ed anche alle lezioni non si presenta. John é ossessionato da un solo pensiero: trovare un'idea veramente originale. Per lui questa é l'unica cosa che possa avere un valore. Una sera, mentre é in un bar con alcuni compagni, assiste al loro comportamento nei confronti di una bellissima bionda presente. Osserva gesti e modalità, e all'improvviso sente delinearsi nella mente quell'idea che inseguiva da tempo. La sua conseguente relazione sulla teoria dei giochi, la disciplina matematica che analizza il comportamento ottimale di individui, o coalizioni, in situazioni di interazione strategica, contraddice apertamente con le teorie di Adam Smith, il padre dell'economia moderna. Il pensiero di Smith dopo 150 anni appare improvvisamente superato. In seguito a questa scoperta, Nash riceve un posto di professore alla MIT, ma soddisfazione ancora maggiore ricava quando un certo William Parcher, agente segreto, lo contatta per un incarico rischioso: siamo in piena guerra fredda, e a Nash viene chiesto di decodificare i codici segreti del nemico. Intanto alla MIT Alicia, studentessa di fisica, riesce ad aprirgli anche la strada del cuore e dei sentimenti. I due si sposano in breve, ma Nash non dice alla moglie alcunché dei suoi lavori segreti. La vita di Nash viene a questo punto sconvolta da una terribile scoperta...Il film prende spunto da una storia vera. John e Alicia Nash vivono ancora oggi a Princeton, e lui va regolarmente ogni giorno nel suo studio al Dipartimento di Matematica. Personaggi autentici e storia sostanzialmente vera, dunque, solo opportunamente ritoccata ad uso di un racconto da grande schermo. La vita di Nash diventa la testimonianza della perenne attualità di valori che non hanno data né età. Credere in se stessi, mettere l'intelligenza al servizio e alla difesa della propria Nazione, non cedere all'incalzare della malattia, riconoscere l'importanza della famiglia per uscire da situazioni difficilissime. E' una storia che respira ottimismo e infonde fiducia. Il finale poi confonde e spiazza fino alla commozione. 136 minuti di un racconto robusto, che non annoia, e si fa seguire grazie alla inattesa, aderente interpretazione di Russel Crowe.Il film ha vinto 4 Premi Oscar nel 2002: miglior film, miglior regista, miglior attrice non protagonista (Jennifer Connelly), miglior sceneggiatura non originale. Nello stesso anno era uscito "La compagnia dell'anello" primo episodio del celeberrimo capolavoro di Tolkien. Solo la manifesta cattolicità dello scrittore inglese ha permesso al, pur bello, "A beautiful mind" di conquistare le più ambite statuette come miglior film dell'anno e migliore regia lasciando al Signore degli Anelli 4 Premi Oscar minori (miglior fotografia, miglior trucco, miglior colonna sonora originale, migliori effetti speciali).

    Amore senza rimorso** (2003) - Sette consigli per educare i giovani al rispetto del corpo

    Play Episode Listen Later May 23, 2022 11:58


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=266SETTE CONSIGLI PER EDUCARE I GIOVANI AL RISPETTO DEL CORPOIl coraggio di un giudizio controcorrente su tatuaggi, piercing, parolacce, moda, maleducazione, ecc.Tatuaggi, capelli alla "moicana", parolacce, moda trasandata, stravaganze variopinte. Perché? un cattolico non è indifferente di fronte a questi fenomeni giovanili. Il coraggio di un giudizio cristiano controcorrente.Salire su un autobus urbano di buon mattino può essere un'esperienza molto istruttiva: anche lo sguardo più distratto non può ignorare le stravaganze che affliggono la varia umanità giovanile che si accalca per raggiungere le scuole di ogni ordine e grado. Capelli rossi e tagli alla moicana; orecchini multipli alle orecchie, sul naso, sulle labbra; tatuaggi stile vecchio lupo di mare; abbigliamento trasandato, sciatto, ma spesso "firmato"; linguaggio pieno zeppo di volgarità che farebbero impallidire uno scaricatore di porto. Ciò che più colpisce in questo scenario sono due aspetti inquietanti: da un lato, l'omologazione verso il basso dei due sessi. Le ragazze vestono, si muovono, parlano, dicono parolacce né più né meno dei loro coetanei. Si direbbe si siano lasciate convincere che quello è l'unico "passaporto" per entrare nel gruppo, per essere notate dal ragazzino verso il quale nutrono segrete simpatie adolescenziali. L'altro elemento allarmante di questo "ritratto" della gioventù è che, salvo eccezioni sempre più rare e isolate, l'armamentario negativo che abbiamo descritto è diventato una vera e propria divisa dei ragazzi di questo nuovo millennio. L'aspetto più desolante e meno "giovanile" di questa situazione è che stiamo coltivando una generazione di conformisti: portano tutti le stesse scarpe (rigorosamente di ginnastica, poveri piedi), gli stessi pantaloni (rigorosamente jeans), vestono il taglio d'abito all'ultima moda che si restringe e si allarga ciclicamente, si acconciano i cappelli all'unisono, usano il medesimo linguaggio sboccato. Qualche decennio fa, certi modi di vestire e certi atteggiamenti pur deprecabili avevano almeno qualche significato di rottura, di sincera contestazione dell'esistente; adesso questi poveri ragazzi si sono lasciati ritagliare addosso una divisa, un po' come i tristissimi "pigiami" della Rivoluzione culturale comunista cinese. Hanno dato in affitto, poveretti, i loro corpi, lasciando che altri scelgano per loro che cosa mettersi, come pettinarsi, dove e quanto bucarsi il corpo con pezzettini di metallo, come parlare, dove divertirsi, quando impasticcarsi. L'importante è che pensino poco, male, e tutti uguale.Di fronte a questa realtà, i cattolici che cosa hanno da dire? Vediamo di mettere insieme qualche buona idea da tradurre in pratica.1. EVITARE IL MODELLO STRUZZOInnanzitutto, evitiamo di ascoltare i "cattolici modello struzzo", quelli che preferiscono non affrontare la realtà. Per costoro "i giovani non sono tutti come quelli che abbiamo descritto, anzi la maggioranza sono bravi, i nostri figli saranno diversi". Un settimanale di ispirazione cristiana riportava il mese scorso un'indagine condotta su un campione di 150 giovani tra i 20 e i 24 anni, per conoscere le loro idee in materia di sessualità: ne è venuto fuori che il 50% non considera essenziale la fedeltà di coppia, che il 65% ritiene il sesso sia disgiunto dall'affettività, che il 70% giudica l'omosessualità "eticamente e socialmente ammissibile", e che la stragrande maggioranza predica e pratica i rapporti prematrimoniali. Il settimanale in questione concludeva che "converrà in ogni caso evitare di porsi di fronte a questo quadro utilizzando giudizi di valore". Che è, appunto, la "legge dello struzzo".2. FORMULARE GIUDIZI DI VALOREIl Timone, invece, crede che il nostro compito di cristiani pensanti sia proprio quello di formulare "giudizi di valore" alla luce del Vangelo e del Magistero ecclesiale. Facile comprendere che in questo scenario sarà sempre più difficile educare i nostri ragazzi a uno stile di vita sano, se tutte le loro principali compagnie dalla scuola, all'oratorio, alla squadra di calcio hanno stili diametralmente opposti: "Se loro lo fanno, papà, perché io no?".3. NON DIRE "NON C'È NULLA DI MALE"Un altro pericolo da evitare è concludere come farebbe il "cattolico modello struzzo", che "comunque, non c'è nulla di male a tingersi i capelli di rosso e a mettersi l'orecchino al naso, anzi...". Il problema vero, è che invece c'è molto di male a "maltrattare" il proprio corpo, perché questo è il sintomo di una malattia mortale per la fede: il disprezzo verso se stessi. Come sempre, la verità cristiana è una verità paradossale, che si presenta ribaltata rispetto all'immagine che ne fornisce il mondo. Una di queste leggende sostiene e riesce a far credere che la Chiesa di Cristo nega valore e significato al corpo dell'uomo, riducendone il valore alla dimensione spirituale. Nulla di più falso. Anzi: chi afferma che il cristianesimo detesta e disprezza il corpo dell'uomo, dice un'eresia.4. TUTTA LA VITA SI MANIFESTA ATTRAVERSO IL CORPOBasterebbe a sciogliere ogni dubbio in proposito il modo con cui Gesù si presenta ai suoi discepoli dopo la resurrezione: "Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!" (Lc 24.39). La fede dei cristiani è la fede dell'incarnazione, di Dio che si fa uomo non semplicemente rivestendosi di un involucro antropomorfo come vorrebbe il manicheismo ma diventando autenticamente e pienamente uomo, fuorché nel peccato. Soffermiamoci a pensare per qualche istante: Gesù ebbe fame e sete nel deserto, gustò i cibi prelibati delle nozze di Cana, pianse lacrime calde sulla tomba di Lazzaro, ebbe paura e sudò sangue nel Getsemani, soffrì l'atroce umiliazione dei soldati romani e la terribile agonia della croce. Certo, la Chiesa ci insegna che non esiste un materialismo sano: l'uomo è il suo corpo e la sua anima. Ma si potrebbe dire che il cristiano è portatore sano di un materialismo, cioè della consapevolezza che tutta la sua vita, compresa quella eterna, si gioca e si manifesta attraverso il corpo.5. L'AMORE SI MANIFESTA ATTRAVERSO IL CORPOPensiamo, se ancora non bastasse, alla "materialità" che caratterizza i sacramenti: senza un po' di pane e un po' di vino, fatti da mani d'uomo, non vi può essere Eucaristia. Gesù fatto pane viene ad abitare dentro il nostro cuore, il nostro corpo. E ancora: pensiamo al Gesù-medico dei Vangeli che si curva a curare e guarire migliaia di malati. Certo, senza mai dimenticare che il vero grande male è il peccato, ma rivelando che l'amore si manifesta attraverso un gesto, una carezza, un abbraccio, un bacio. Attraverso il nostro corpo.6. LO SPIRITUALISMO È IL NEMICODunque, oggi il nemico più agguerrito del cristianesimo sembra non essere più il materialismo, ma lo spiritualismo: il separare fittiziamente l'anima dal corpo, per cui posso tenere comportamenti immorali e contrari alla dignità della mia persona, ma ritenere l'anima preservata dal male compiuto dal corpo. Ciò è impossibile. Come insegna Gesù, dal nostro cuore escono i peccati, cioè la volontà al male; ma è con le nostre azioni sia della mente che del corpo che il male prende forma corrodendo il nostro corpo, che è tempio dello Spirito Santo.7. DOMANI POTREBBE ESSERE TROPPO TARDITutte queste considerazioni sembrano averci portato lontano. E invece siamo stati ricondotti all'interno del nostro autobus delle 7 e 20, pieno zeppo di ragazzi mal vestiti e mal consigliati. Il modo con cui maltrattano il loro corpo rivela che non hanno capito il tesoro che hanno a disposizione, anzi, il tesoro che sono. Normale poi che svendano se stessi sulla strada del sesso facile, della contraccezione, del matrimonio a termine, di qualche droga che faccia evadere verso la felicità. La felicità: sarebbe in realtà nelle loro mani, nei loro sguardi, nella pulizia delle loro facce, nei loro corpi vestiti con tanta semplicità e conformemente agli impegni della giornata. Mostriamo loro il volto incarnato di Gesù, sveliamo loro che la fede è vita, che Cristo è vicinissimo e non un dio lontano e inafferrabile. Questa nuova evangelizzazione essi si attendono da noi; questa franchezza gli educatori cristiani devono ai loro ragazzi. Oggi, subito. Perché domani potrebbe essere troppo tardi.

    Amore senza rimorso** (2003) - Non siamo fatti per il nomadismo affettivo, ma per la stabilità

    Play Episode Listen Later May 23, 2022 6:27


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=265NON SIAMO FATTI PER IL NOMADISMO AFFETTIVO, MA PER LA STABILITA'Le coppie più soddisfatte? Sono quelle che si sono astenute dall'avere rapporti prima del matrimonioNon sperimentare subito il piacere sessuale non penalizza, ma rafforza la coppia. La rende più solida, appagata, comunicativa e quindi in grado di superare meglio le difficoltà di tutti i giorni. Ad affermarlo non è qualche attempato moralista ma l'esito di una recente ricerca pubblicata sul «Journal of Sex Research», condotta su un campione di 10.932 persone e ripresa anche da diversi portali italiani, che ha messo in luce come le coppie che si sono astenute dall'avere rapporti (alcune anche dopo un anno) si siano rivelate più soddisfatte di quelle i cui partner, al contrario, si sono concessi subito o comunque nel corso dei primi appuntamenti.Ricerca bizzarra o poco attendibile? Non si direbbe. Anche perché risulta suffragata, nei suoi contenuti, da altri studi pubblicati sempre quest'anno. Pensiamo ad un lavoro effettuato monitorando ben 600 coppie dal quale è emerso come la precocità dei rapporti sessuali sia associata negativamente alla qualità di vita coniugale (Cfr. «Journal of Marriage and Family» 2012; 74(4): 708-725); oppure ad una ricerca, pubblicata su una rivista decisamente quotata, che - considerando un campione di 1.659 di fratelli dello stesso sesso seguiti dall'adolescenza all'età adulta - ha rilevato come le coppie che hanno atteso a fare sesso abbiano evidenziato minore insoddisfazione nella vita relazionale (Cfr. «Psychological Science» 2012; 23(11):1324-36).In aggiunta a quanto sin qui esposto, possiamo ricordare le risultanze di un altro studio, curato dai ricercatori della Brigham Young University's School of Family Life, i quali, esaminando un campione di 2.035 soggetti sposati, hanno riscontrato come la castità prematrimoniale renda la coppia più stabile, favorendo un miglioramento della qualità della vita dei partner (Cfr. «Journal of Family Psychology» 2010; 24(6):766-74). Questo grazie ad un elemento fondamentale, la comunicazione all'interno della coppia, che è risultata positivamente correlata all'astinenza sessuale. Le coppie che hanno atteso il matrimonio per esplorare il piacere, infatti, sono risultate più concentrate delle altre nella dimensione del dialogo.A questo punto potremmo procedere ulteriormente con la rassegna di letteratura e di ricerche se una domanda, a ben vedere, non sorgesse già spontanea: come mai tutto questo? Come si spiega? Com'è possibile che fior di ricerche internazionali, fra l'altro molto recenti, vadano in questa direzione, che non è solo imprevista ma esattamente opposta rispetto a quella della mentalità dominante che, com'è noto, vede nella raggiunta intesa sessuale la premessa alla costruzione di qualsivoglia rapporto che aspiri a dirsi appagante? Si tratta di domande che vale francamente la pena di porsi perché interessano da vicino la prospettiva educativa, dunque i giovani e i modelli che meritano di essere loro offerti in alternativa a quelli - oggettivamente deludenti - propagandati dai mass media.Un'ipotesi che spieghi la sorprendente convergenza degli studi citati poc'anzi può derivare da considerazioni circa la natura dell'uomo e, in definitiva, di ciascuno di noi: non siamo fatti per il nomadismo affettivo, ma per la stabilità; la collezione di esperienze sentimentali non ci aiuta dal momento che è di una soltanto, in fondo, che abbisogniamo per realizzare le nostre comuni aspirazioni di paternità e maternità. E in tutto questo la castità prematrimoniale - così irrisa nel corso degli ultimi decenni - oltre che un valore ed un principio rappresenta una straordinaria opportunità per conoscere il proprio compagno o la propria compagnia. Nel rimandare l'esperienza del piacere sessuale non c'è quindi alcuna paura ma, al contrario, una precisa volontà di costruire dalle fondamenta un rapporto; di vivere il fidanzamento come conoscenza lucida, reale ed approfondita.Certo, questo può essere la causa di critiche e comporta inevitabili sacrifici. Ma se sono finalizzati alla costruzione di qualcosa di grande, di una vita matrimoniale appagante e matura, sono senz'altro sforzi che vale la pena di affrontare. Senza dimenticare come la castità, oggi più che mai, rappresenti la più alta trasgressione perché ci mette nelle condizioni di testimoniare il pudore, che - come si spiega negli Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia ad opera della Commissione Episcopale per la famiglia e per la vita - non è una prigione ma un mezzo, una via che «custodisce e tutela i valori intimi e profondi della persona; non limita la sessualità, ma la protegge e l'accompagna verso un amore integrale e autenticamente umano» (p. 8).

    Amore senza rimorso** (2003) - Sesso, perchè aspettare

    Play Episode Listen Later May 23, 2022 8:19


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=257SESSO, PERCHE' ASPETTAREI rapporti pre-matrimoniali in realtà sono anti-matrimoniali (ecco perché sempre più fidanzati scelgono la via della castità)Da una seria osservazione degli ultimi accadimenti nella realtà odierna e nella storia, limitandoci anche soltanto alle vicissitudini del secolo appena trascorso, un dato emerge con chiarezza: i giovani, nel bene o nel male, sono mossi da ideali grandi. Reclamano un'istruzione migliore, una maggiore giustizia sociale ed una politica attenta alla loro vita piuttosto che alle questioni "di Palazzo".All'interno di questa gioventù, tuttavia, vive un nucleo ancora più rivoluzionario, perché ha iniziato la rivoluzione a partire dalla propria vita, dalla propria esperienza più intima: quella dell'amore. Mi riferisco a quei giovani ed, in particolare, a quelle silenziose, ma sempre più numerose, coppie di giovani fidanzati che hanno fatto una scelta decisiva per la loro vita affettiva: vivere la castità prematrimoniale. Questi giovani non sono extraterrestri catapultati nella nostra società ma esseri umani; anzi, hanno deciso di vivere la loro umanità fino in fondo e vogliono viverla proprio laddove questa si esprime alla massima potenza: nell'amore.Sono ragazzi che hanno deciso di opporsi fermamente a quella strisciante ideologia che sta insidiando la nostra cultura e che vuole brutalmente banalizzare l'affettività: l'equazione amore = sesso. Quando loro parlano di amore si riferiscono all'Amore vero, quello con la "A" maiuscola. Vi è un conflitto acutissimo tra il sentore comune, quello che i media quotidianamente ci propinano, il frutto marcio di rivoluzioni sessuali più che discutibili, e questa loro scelta; la vera rivoluzione, tuttavia, la stanno facendo loro. Tale conflitto valoriale lo si avverte ancora di più allorché si ascolta parlare di castità invocando lo spauracchio del "divieto dei rapporti prematrimoniali", come se la castità fosse un sinonimo di tale divieto e niente più.Il nocciolo della questione risiede proprio in questo fraintendimento, perché la castità è molto di più: la castità è una virtù. La castità ha un valore propedeutico necessario per la comprensione dell'amore vero. Proprio per questo ci viene prontamente suggerita dal Magistero della Chiesa. La castità è quell'energia spirituale che libera l'amore dall'egoismo. Il sesso svincolato da un contesto di donazione totale e completa di sé all'altro diviene un animalesco esercizio fisico, mosso da pulsioni egoistiche, che conduce ad una reificazione del proprio partner. La castità prematrimoniale, che implica per i fidanzati la continenza fino al matrimonio, è una virtù che eleva l'uomo; viene suggerita, non per mortificare la coppia, ma perché fa bene e promuove la comprensione dell'immenso valore del matrimonio.L'esperienza ci dice che il sesso prematrimoniale è, in verità, "antimatrimoniale". Il sesso unisce, crea un legame molto intimo col partner e, poiché ciò accade più o meno consapevolmente ogni volta, più partner sessuali si hanno, più il legame con ognuno si indebolisce: aumentano drasticamente, al contrario, le chance di un futuro fallimento della coppia. L'attesa, invece, fortifica il legame tra i fidanzati perché il rapporto sessuale diviene qualcosa che i coniugi hanno condiviso solo l'uno con l'altro, dopo averlo desiderato senza soddisfarlo per un certo periodo. Questa attesa, questa "fatica", viene sacrificata (etimologicamente sacrum facere: "rendere sacro") per amore, facendo comprendere che ci si vuole bene in modo autentico ed affascinante: nella coppia ci si stima molto di più quando si è sciolti dai lacci delle pulsioni egoistiche del mero piacere. Il sesso prematrimoniale, inoltre, è intrinsecamente deleterio per quella stagione della vita che è il fidanzamento. Questo periodo è un tempo di verifica della scelta della persona da amare.Ebbene, il rapporto prematrimoniale rischia spesso di annebbiare tale scelta perché, se lascia insoddisfatti, porta a concludere che si è incompatibili, quando magari il matrimonio potrebbe dimostrare il contrario; se, invece, il rapporto intimo soddisfa, può celare alcune incompatibilità pronte ad emergere dopo il matrimonio. I fidanzati ancora non si appartengono. A tal proposito, è bellissima una considerazione di don Giussani che afferma: "Per amare veramente una donna occorre un distacco: adora di più la sua donna un uomo che la guarda ad un metro di distanza, meravigliato dell'essere che ha davanti, quasi inginocchiato davanti ad essa, o quando la prende? No! No, quando la prende, finisce". Solo il matrimonio suggella la completa e definitiva donazione di sé all'altro e, quindi, solo allora si giustifica quella più intima e profonda donazione di sé che si concreta, soprattutto, nella potenzialità procreativa dell'atto sessuale.Ciò che più ha stimolato questi giovani a tale scelta d'amore risiede tuttavia nei frutti che la castità procura. La castità richiede, anzitutto, ai fidanzati che acquisiscano e mantengano solide convinzioni circa i veri valori della vita e della famiglia, e che vivano una perfetta padronanza di sé: l'autodominio. La castità esige un continuo sforzo ma, grazie al suo benefico influsso, i fidanzati sviluppano integralmente la loro personalità, arricchendosi di valori spirituali: essa apporta alla vita di coppia i beni della serenità e della pace ed agevola la soluzione degli altri problemi; favorisce l'attenzione verso l'altro, aiuta gli amanti a bandire l'egoismo, nemico del vero amore, e approfondisce il loro senso di responsabilità nel compimento dei doveri reciproci. La castità è, in definitiva, la chiave di volta di un amore vero; e poiché l'amore vero risponde intimamente alle esigenze del cuore umano, la castità stessa è un bisogno intimo ed insopprimibile dell'uomo. Molti giovani ne hanno compreso la preziosità e l'hanno sperimentata. Questi giovani vogliono essere uomini veri, uomini vibranti d'umanità!

    Amore senza rimorso** (2003) - I rapporti prematrimoniali sono deleteri per il matrimonio

    Play Episode Listen Later May 23, 2022 11:36


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=264I RAPPORTI PREMATRIMONIALI SONO DELETERI PER IL MATRIMONIONon basta mettersi d'accordo per rendere giusto un saccheggio reciprocoC'è chi dice: «Cosa c'è di male? Come mai non ne abbiamo diritto? Perché deve esserci negato oggi ciò che domani, compiuta la cerimonia nuziale, diviene un fatto grande e santo? Come si può congelare un'esperienza d'amore così vitale e profonda?». Questa richiesta, che ad una prima considerazione può sembrare legittima, non comprende appieno la portata dell'atto coniugale e non riconosce l'autentico valore del matrimonio. L'ambiente erotizzato che ci circonda non incoraggia certo a cercare vie diverse da quella, molto comoda, del «lasciarsi andare», né a considerare le nostre azioni secondo criteri diversi dal principio del piacere.UNA QUESTIONE DI AMORE VEROLa risposta al perché i due non ne abbiano ancora il diritto, anche se si amano e sono decisi a sposarsi, è in fondo molto semplice: fin tanto che non sono sposati non si appartengono ancora del tutto e l'atto coniugale è donare e ricevere mutuamente ciò che uno ha di più intimo del proprio corpo. Volerlo o darlo senza essere sposati è quindi ingiusto, è una specie di furto, è qualcosa di falso. Si può dire, con il filosofo Étienne Gilson, che «non basta mettersi d'accordo per rendere lecito un saccheggio reciproco».Particolarmente attento alla grandezza del matrimonio e della famiglia è stato Giovanni Paolo II che, fra l'altro, ha osservato: «La comunione fisica e sessuale è qualche cosa di grande e di bello. Ma è soltanto degna dell'uomo, se è integrata in una unione personale, riconosciuta dalla comunità civile ed ecclesiastica. La piena comunione sessuale tra l'uomo e la donna ha perciò il luogo legittimo soltanto nell'ambito dell'esclusivo e definitivo personale vincolo di fedeltà nel matrimonio».La differenza tra due fidanzati e due coniugi sta proprio qui: solo questi ultimi si sono donati pienamente l'un l'altro per sempre; una donazione piena non può infatti che essere per tutta la vita. Che donazione sarebbe quella di chi si impegnasse solo finché gli farà comodo?Ciò denoterebbe che non è la persona dell'altro a interessargli, ma solo ciò che, per un certo tempo, potrà ottenere da lei: la persona viene quindi trasformata in oggetto. Come reagiremmo se qualcuno ci dicesse: «Ecco, ti faccio un regalo, ma se poi cambio idea me lo riprendo». Si dovrebbe quantomeno dire che non si tratta di una vera donazione.Queste considerazioni aiutano anche a capire l'indissolubilità del matrimonio. La Chiesa non fa quindi altro che proporre la legge naturale quando afferma che l'atto coniugale è autentico solo fra coloro che si sono reciprocamente donati in un modo «totale e definitivo». Rifacendosi allo stesso principio, ricorda che «la donazione fisica totale sarebbe menzogna se non fosse segno e frutto della donazione personale totale, nella quale tutta la persona, anche nella sua dimensione temporale, è presente». L'atto coniugale va considerato come il coronamento della piena unione della coppia. L'unità affettiva, dei cuori, della mente e della vita deve quindi precedere l'unione dei corpi.Chi, cedendo alla sensualità, altera quest'ordine provoca l'illusione di una fusione già realizzata, quando invece c'è ancora solo una confusione, Il partner resterà facilmente con l'impressione di essere stato «usato», ridotto cioè a strumento di piacere. C'è un «amore per prova» dopo il quale ci si sente particolarmente soli, con la triste consapevolezza di non avere costruito nulla e di aver solo consumato qualcosa di sé. L'unione sessuale nel matrimonio è invece piena di bellezza, di verità e di gioia quando conferma e manifesta l'unione della vita di entrambi i coniugi.PROVE D'AMORE O PRETESTI?Quanto detto fino ad ora dimostra anche l'inconsistenza, l'infondatezza della richiesta di rapporti prematrimoniali come «prova d'amore» o come mezzo per verificare l'affinità di coppia. A chi dice: «Se mi ami, dimostralo», intendendo i rapporti prematrimoniali come «prova d'amore», si potrebbe rispondere che tali rapporti non provano proprio niente. L'amore non si prova, dal momento che le persone coinvolte non si provano, ma si scelgono e si accettano. Provare una persona è ridurla a oggetto di sperimentazione circa un certo rendimento, mentre le realtà più significative e fondamentali (nascere, morire, amare fino a dare la vita) sono tanto importanti da essere uniche, irripetibili.Il matrimonio non si prova: lo si vive responsabilmente. Alla domanda: «Non mi ami abbastanza per venire a letto con me?» bisogna perciò avere il coraggio di rispondere: «Certamente, anzi ti amo di più, tanto da sposarmi con te». E sposarsi vuoi dire non solo condividere il letto, ma lavorare insieme per un progetto comune, fondare una famiglia. A chi dice: «Ma io non compro a scatola chiusa», si può far notare che se un matrimonio non «funziona» non è per l'inesperienza sessuale, ma per ben altri motivi come la debolezza di carattere e l'egoismo, e il volere subito rapporti sessuali non è certamente prova di fermezza di carattere, né di generosità e grandezza d'animo.Il matrimonio esige qualcosa di più del possesso sempre godibile; esige anche sacrifici e rinunce, fra l'altro anche il saper aspettare fino alle nozze per godere dell'atto coniugale.Si potrebbe anche obiettare dicendo che l'atto sessuale è un modo di conoscersi e capire se si è fatti l'uno per l'altro.Ma l'atto sessuale non è affatto il modo adeguato per conoscersi. Il piacere intenso che si prova può infatti indurre a idealizzare l'altra persona in modo entusiastico e a minimizzare le differenze esistenti, nell'illusione che le differenze (di carattere, interessi e visione della vita) si possano facilmente superare. Di conseguenza, se le intimità sessuali divengono l'aspetto dominante del rapporto, la necessaria reciproca conoscenza tra due persone che desiderano sposarsi viene facilmente relegata in secondo piano. Le divergenze e le eventuali incompatibilità di carattere emergeranno poi, una volta sposati, quando l'iniziale entusiasmo viene meno. Perciò l'atto sessuale prematrimoniale non è affatto il miglior modo per una vera e profonda conoscenza. Si potrebbe dire che l'atto sessuale cementa un rapporto, ma solo quale coronamento di un percorso di conoscenza reciproca, condivisione e donazione, altrimenti è come fare una colata di cemento sulle strutture di una capanna distruggendola.Alcuni estendono il discorso, parlando dell'opportunità di una convivenza prematrimoniale quale test molto significativo per sapere se sono fatti l'uno per l'altro. Ma la convivenza non è un buon test per provare l'affinità di due soggetti. Ciò è ormai confermato da varie ricerche sociologiche e dal numero dei divorzi che è nettamente superiore fra coloro che hanno convissuto prima delle nozze. Al fidanzato o alla fidanzata che non volesse accettare le riflessioni e gli argomenti esposti, si può dire: «Anche se non riesci a capirlo fino in fondo, mi ami tu abbastanza per rispettare la mia coscienza, e aspettare?». E poi, se nonostante tutte le «precauzioni» nascesse un figlio? Un bambino ha il diritto sacrosanto alla famiglia. E allora? O si ha un matrimonio «riparatore», che precipitosamente deve risolvere una quantità di problemi, oppure si ha una madre senza marito e un figlio senza padre. Fine davvero triste di tanto «lieto e spensierato» inizio...UN'ESIGENZA PER IL BENE E LA FELICITÀ DELLE PERSONEIn conclusione: se la Chiesa insegna - sulla base di riflessioni antropologiche e alla luce della Rivelazione - che l'intimità sessuale non è lecita prima o al di fuori del matrimonio, non lo fa certamente per rendere la vita difficile, ma per il bene delle persone, per la loro felicità. Viene in mente una frase di Simone Weil: «I beni più preziosi non devono essere cercati, ma attesi». Ogni cosa a suo tempo. Per gustarla come dono. Perciò il comportamento di oggi decide il matrimonio di domani. Se lui o lei diventerà un coniuge solo avido di piacere, un egoista pronto soltanto a esigere o addirittura a farla da tiranno; o un fedele compagno per la vita, pronto sia al comune piacere sia al comune sacrificio, tutto questo viene deciso quasi al cento per cento prima, non durante il matrimonio. Chi con disinvoltura chiede anticipi all'amore, dovrà poi pagarne le ipoteche mettendo a dura prova il suo equilibrio emotivo ed affettivo e a danno, non di rado, di se stesso e della propria felicità. Chi invece prende sul serio l'amore, vi troverà la gioia. Per tutta la vita.

    Amore senza rimorso** (2003) - Un no che prepara un grande si

    Play Episode Listen Later May 23, 2022 12:20


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=263UN NO CHE PREPARA UN GRANDE SILe ragioni ed i vantaggi della castità prematrimonialeUn giovane e una giovane si conoscono, si frequentano, si vogliono bene. Scoprono di desiderare una vita insieme e, magari, stabiliscono che un giorno diventeranno solennemente e pubblicamente marito e moglie. Un periodo di tempo - più o meno lungo - li separa dal momento in cui, salvo ripensamenti, si uniranno in matrimonio. Come vivere questa particolarissima stagione della vita che è il fidanzamento? Secondo la mentalità corrente, nulla di più normale che quei giovani si comportino come se fossero già sposati.Nell'insegnamento della Chiesa, invece, soltanto il matrimonio rende lecito il rapporto sessuale tra l'uomo e la donna. Si tratta di un conflitto acutissimo tra il senso comune dei contemporanei e il Magistero petrino; il divieto dei cosiddetti "rapporti prematrimoniali" rischia di risuonare sempre meno ascoltato e compreso, al punto da suscitare perfino nei pastori la tentazione alto scoraggiamento. Non è raro ascoltare il "lamento" di qualche parroco: "Dissuadere i fidanzati dai rapporti prematrimoniali? Figuriamoci, inutile perfino parlarne, non ci capiscono".CHE FARE, DUNQUE?C'è un significato profondamente umano di questo insegnamento che, ininterrottamente e ostinatamente, la Chiesa affida agli uomini di ogni tempo. Bisogna aiutare le persone a riscoprire che non si tratta di un'impuntatura moralistica - "devi fare così perché devi, perché te lo dico io" - né di un sacrificio imposto ai fidanzati per il gusto di mortificarli, né di una prescrizione formalistica. priva di qualsiasi giustificazione razionale.Come sempre quando la Chiesa insegna una verità morale, la castità al di fuori del matrimonio ha un profondo significato antropologico: è proposta perché "fa bene" all'uomo, rispetta e promuove la sua più intima natura, lo aiuta a comprendere in profondità l'essenza del matrimonio.Proveremo dunque a offrire alcuni argomenti "umani" che possano aiutare a riaprire gli occhi sulla bellezza di questa "fatica" richiesta ai fidanzati e a chiunque viva al di fuori del matrimonio. Un piccolo prontuario per ragionare sul fatto che il "bene" insegnato dal "Papa e dai preti"' alla fine, conviene. E che il sesso prematrimoniale è, in verità, "anti-matrimoniale".1) SIGNIFICATO UNITIVOUna prima constatazione di buon senso: il sesso unisce Crea cioè subito tra gli amanti un'unione affettiva, psichica, emotiva, intima e speciale che nessun'altra relazione è in grado di eguagliare. lì sesso produce un legame, poiché il corpo parla un linguaggio che va anche al di là delle intenzioni coscienti del partner. Ora, poiché questo legame nasce più o meno consapevolmente ogni volta, più partner sessuali si hanno più il legame con ognuno si fa più debole. Il sesso prematrimoniale aumenta drammaticamente le chance di divorzio.2) ATTESA CHE RAFFORZASaper aspettare irrobustisce il legame coniugale, perché il rapporto sessuale diviene qualcosa che i coniugi hanno condiviso solo l'uno con l'altro, dopo averlo desiderato senza soddisfarlo per un certo periodo. Un tempo che li ha visti cimentarsi (e cementarsi) in un impegno che implica aiuto reciproco, buona volontà "incrociata", crescita nella stima l'un per l'altro.3) UNA SCELTA VAGLIATAIl rapporto sessuale prematrimoniale determina un accecante "effetto valanga", poiché è così affettivamente forte da annebbiare la scelta della persona. Il fidanzamento è tempo di verifica della scelta, tant'è vero che si può ancora ripensarci. Ebbene, se il rapporto lascia insoddisfatti, porta a concludere che i due sono "incompatibili", mentre magari il matrimonio potrebbe dimostrare il contrario; se, viceversa, risulta soddisfacente, maschera effettive incompatibilità pronte ad esplodere dopo il matrimonio.4) UNIONE INFRANGIBILEEsiste un nesso intrinseco fra il sesso e il rapporto stabile tra uomo e donna. Dunque è innaturale creare, attraverso il rapporto sessuale, un'intimità così forte per poi romperla. Ciò avverrà a prescindere dalle intenzioni delle persone: il significato oggettivo del sesso è intatti più importante - prevale - sul significato soggettivo. Il don Giovanni impenitente può credere soggettivamente che nessun rapporto è per lui realmente importante, ma non può evitare che ciascuno di quei rapporti lasci segni profondi nella struttura più intima della sua persona. C'è un fatto inequivocabile: l'effetto unitivo automatico del sesso.5) MANCA POCO ALLE NOZZE...A questo punto, un'obiezione classica consiste nell'ipotizzare che due ragazzi abbiano già deciso di sposarsi, e che solo un lasso temporale "organizzativo" (la casa, il lavoro, gli studi...) li separi dal matrimonio. Perché "rifiutarsi" quegli atti che, compiuti dopo le nozze, la Chiesa considera pienamente legittimi? L'errore del ragionamento sta nella premessa: anche in casi simili, il sesso avverrebbe al di fuori di una decisione di esclusività e permanenza. Soltanto il matrimonio è un punto dì non ritorno che cambia la vita. Soltanto il patto matrimoniale è così forte e inclusivo - come scrive il filosofo Fulvio Di Blasi - da giustificare, cioè rendere giusta di fronte a Dio e agli uomini anche l'unione corporea. La castità prematrimoniale è il percorso propedeutico alla comprensione della vera essenza del matrimonio. Non si può capire l'indissolubilità matrimoniale se si rifiuta ottusamente il valore della continenza prima delle nozze.6) PROVA D'AMORE?I fidanzati non hanno "il diritto" a possedersi carnalmente per la semplice ragione che ancora non si appartengono. Il sesso fuori dal matrimonio è quindi una specie di furto. Né vale a dissipare la colpa la tesi del sesso come "prova d'amore". L'amore non si prova. Ci si crede e lo si vive, responsabilmente. Provare una persona è ridurla a oggetto.7) CONVIVENZA "DI FATTO"La convivenza "di fatto" è, in tal senso, l'abbaglio più clamoroso per le coppie moderne: infatti, esse pensano in questo modo di "provare" il matrimonio, mentre la convivenza è tutto fuorché una prova di matrimonio, poiché manca della responsabilità di una vita altrui per tutta la vita, che è tipica solo della promessa matrimoniale. Come scrivono Aduro Cattaneo, Paolo Pugni e Franca Malagò, c'è una bella differenza tra coniuge e compagno: l'uno - da cum e iugum è colui con il quale divido il giogo; l'altro - da cum e panis - colui con il quale divido il pane. Un conto è condividere il pranzo - esperienza aperta ai più svariati incontri - e un conto è mettere in comune la sorte e tutto se stesso. L'amore dei conviventi è tutto tranne che libero; perché un amore libero da impegni è un controsenso. lì motto implicito di ogni convivenza è: "fin che dura".8) LA VERITA' ALLA FINE VINCENonostante queste argomentazioni, resta oggi molto difficile convincere le persone che è meglio sforzarsi di aspettare la prima notte di nozze. Da un lato, gioca in senso contrario la pulsione degli istinti, che la modernità ha pensato di liquidare secondo le parole di Oscar Wilde: "L'unico modo di vincere le tentazioni è assecondarle". Ma c'è poi un motivo più profondo: i fatti della legge morale sono molto più evidenti nel lungo periodo. Può darsi che ad alcune generazioni possa sfuggire una verità morale. Ma di fronte al lungo cammino della storia, la verità si impone: una società non casta è ricca di divorzi e povera di figli.9) IMPOSSIBILE AGLI UOMINI, MA NON A DIOChe cosa dire ai giovani che abbiano fatto esperienza della caduta nel cammino verso il matrimonio? Di solito c'è una tacita convinzione - magari avallata dall'arrendevolezza degli educatori - secondo la quale non è possibile "invertire la rotta" una volta che due fidanzati vivano, sessualmente parlando, more uxorio: "oramai...", quasi che esistessero persone sottratte alla potenza della grazia santificante per colpa di una scelta o di uno stile di vita sbagliato. È dovere di ogni cattolico invece proporre la verità tutta intera anche a questi fratelli, trasmettendo loro la certezza della misericordia e del perdono di Dio, insieme alla robusta convinzione dell'efficacia degli strumenti che la Chiesa mette a disposizione per "fare nuova" la vita di ognuno. Di fronte alla vertigine che oggi un giovane prova nel sentirsi proporre la castità matrimoniale, valgano sempre le parole così umane degli Apostoli di fronte alla "intransigenza" del loro Maestro: "Dunque, chi potrà salvarsi?". E la risposta di Gesù: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile" (Mt 19,25-26).

    Flywheel** (2003) - Essere onesti è un buon affare

    Play Episode Listen Later May 10, 2022 4:56


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=183ESSERE ONESTI E' UN BUON AFFAREFlywheel è il volano: senza di esso il motore non può collegarsi all'albero di trasmissione e consentire alla macchina di muoversi. Quindi a camminare lungo le vie del Signore, secondo la metafora del film: la fede è proprio l'elemento mancante che ci consente di procedere sulla retta via.Il film racconta un caso di conversione da una angolatura interessante: narra la storia di un piccolo imprenditore, rivenditore di auto usate, sposato con un figlio, che decide di diventare un buon cristiano comportandosi in modo onesto ed offrendo a Dio l'apparente banalità della sua vita quotidiana, familiare e lavorativa.Jay Austin è un abile venditore ma utilizza questa dote per ricavare il massimo profitto dalle sue vendite, non denunciando i problemi che la macchina ha avuto in passato. È stato temerario nei suoi investimenti ed ora si trova con un debito bancario che non riesce a onorare.Sappiamo anche che è in rotta di collisione con i suoi genitori perché è stato un ragazzo ribelle che ha sempre voluto fare a modo suo. Questa sua continua preoccupazione per il guadagno non lo rende felice e finisce per trascurare la famiglia. La moglie, cristiana devota, lo pungola continuamente. Jay non è una persona cattiva ma ritiene logico che il suo impegno predominante sia fare il massimo dei profitti possibile; si reca a messa la domenica (probabilmente una chiesa battista) ma lo fa più per accondiscendere a sua moglie che per reale convinzione.Alla fine, confidando la sua insoddisfazione a un amico, il vecchio meccanico dell'officina, Jay comprende qual è la via da seguire: riconciliarsi con Dio e comportarsi onestamente.Nel salotto di casa, in un momento in cui è solo, si inginocchia a pregare e da quel momento inizia a rendere manifesta la sua conversione: chiede perdono a sua moglie e a suo padre, passa più tempo con il figlio, decide di praticare prezzi onesti, offre la sua azienda al Signore. Non tutti i problemi si risolvono e resta il grosso debito da pagare.È questo il momento in cui il film si avvicina di più al classico La vita è meravigliosa d Frank Capra ma poi recupera la sua originalità quando Jay decide di bussare alla porta di coloro che in passato ritiene di aver trattato in modo disonesto restituendo il guadagno indebito.Chi è cattolico e non americano non potrà fare a meno di notare alcune particolarità: marito e moglie leggono in casa la Bibbia e traggono ispirazione da essa (un atteggiamento che comunque non farebbe male a nessuno); l'importanza dei pastori che predicano alla televisione e una conversione basata su molta preghiera ma senza il sostegno dei sacramenti.Colpisce in particolare la fiducia in una retribuzione divina immediata, a seguito di un conversione sincera, che si concretizza nel successo negli affari. Un successo comunque non causato da abilità tecnica ma dalla risposta generosa di chi è stato beneficiato dal comportamento onesto di Jay.Il film è della casa di produzione Sherwood Pictures, (abbiamo già recensito Courageous), fondata dai fratelli Alex e Stephen Kendrick, entrambi pastori alla chiesa battista di Sherwood in Albany, Georgia.Tutti i loro film (Fireproof e Facing the Giants sono stati entrambi un grosso successo di botteghino) hanno un solo scopo: raccontare storie di persone che commettono degli errori ma che poi riescono a trovare la giusta strada grazie alla fede in Cristo.Flywheel è del 2003, ed è il primo della loro fortunata serie: si intravede una certa povertà di mezzi (la qualità delle immagini non è eccezionale), gli attori sono volontari, [...] ma la sceneggiatura è impeccabile e la regia è buona

    La guerra di Troia e il genio di Ulisse

    Play Episode Listen Later Apr 26, 2022 6:38


    VIDEO: Cartone animato Ulisse ➜ https://www.youtube.com/watch?v=DWBmVRkIEjU&list=PLolpIV2TSebVM7CoAHtiTvbPX4t2opTUUPER ACQUISTARE il dvd ➜ https://amzn.to/3kioDYvTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6988LA GUERRA DI TROIA E IL GENIO DI ULISSE di Corrado GnerreLa tradizione dice che i Greci sarebbero entrati nella città di Troia con il famoso cavallo di legno il 24 aprile del 1184 a.C. Ovviamente non ne possiamo essere certi. Non solo perché ciò sarebbe accaduto tanto tempo fa, ma anche perché non possiamo nemmeno essere certi dell'esistenza storica del tranello del cavallo.Ma è proprio su questa incertezza che è bene fare qualche riflessione.Gli storici dicono che la guerra tra Troiani e Achei ci sia stata realmente. La causa sarebbe stata economica: le navi greche, che trasportavano grano proveniente dall'attuale Romania, passando dinanzi alle coste dell'Asia Minore, dovevano pagare ingenti tributi alla potente Troia che controllava quella zona di mare. Da qui il contenzioso e da qui la guerra.Il mito, invece, da cui attingerà Omero - o chi per lui, in considerazione della cosiddetta "questione omerica" - dice che tale guerra sarebbe scoppiata per il rapimento della bella Elena, moglie del re greco Menelao, da parte di Paride, figlio del re di Troia Priamo. Da questo atto si sarebbero scatenate anche le invidie e le simpatie degli dei che avrebbero ulteriormente soffiato sul fuoco per far scoppiare la guerra.LA FUNZIONE DEL MITODunque, due letture. Da una parte quella concreta, credibile e verosimile della questione economica; dall'altra quella invece mitica, leggendaria, fantastica, che storicamente si ritiene non possa reggere.Ma è davvero così? Siamo proprio sicuri che una lettura mitica di questo evento non regga sul piano storico? E se invece queste due letture, concreta e mitica, potessero combinarsi?Certo, detto così, fa specie: come è possibile credere in una lettura mitica di certi eventi dove tutto è inverosimile e che si presenta chiaramente come fantasia?La risposta sta nel capire qual è la funzione del mito.Il mito in un certo qual modo è una "bugia che dice la verità". Contraddizione? Niente affatto. Il mito è sì una bugia, perché racconta fatti non realmente accaduti, ma una bugia che dice la verità perché mette in evidenza un dato incontestabile, e cioè che la storia umana non si spiega solo con fattori economici, materiali, concreti, misurabili statisticamente.L'uomo è sì rivolto verso la soddisfazione di bisogni puramente materiali, da qui -ahinoi!- la sua sete di denaro, di comodità, di agi, di potere, ecc. Ma siamo proprio sicuri che la sete di tutto questo sia davvero solo per il denaro, per le comodità, per gli agi e per il potere? Oppure desidera tutto questo perché "spiritualmente" ha bisogno di altro, cioè vuole imporre se stesso nella sua integrità.L'ESEMPIO DELL'AVAROPer capire ciò che stiamo dicendo, l'esempio più calzante è quello dell'avaro. Questi desidera avere, possedere denaro e accumularlo sempre più. Ma perché ne vuol veramente godere? No, l'avaro, pur di non spendere, vive come un misero. Il suo desiderio del denaro è perché questo (il denaro) lo rassicura in una posizione "spirituale", cioè lo fa sentire importante, superiore.Insomma, ciò ci fa capire una cosa su cui forse non riflettiamo. Mentre l'animale desidera la materia per la materia, l'uomo desidera la materia sempre per lo spirito. Cioè desidera la materia perché vuole soddisfarsi nelle sue emozioni, nei suoi sentimenti (che purtroppo possono essere buoni o cattivi), cioè nel suo stato interiore.Ed ecco perché i miti sono bugie che dicono la verità. Il rapimento di Elena che fa scoppiare la guerra di Troia non nega le cause vere, quelle economiche legate ai traffici navali, dice solo che quelle cause da sole non bastano a spiegare. Che esistono anche questioni di principio. Buone o cattive, ovviamente, ma che orientano ancor più i comportamenti umani.I miti insegnano che l'uomo non vive di "solo pane" (Matteo 4).

    Submission* (2004) - Theo Van Gogh, il regista che fu ucciso per aver fatto Submission

    Play Episode Listen Later Apr 25, 2022 5:30


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=192THEO VAN GOGH, IL REGISTA CHE FU UCCISO PER AVER FATTO SUBMISSIONTheodoor "Theo" van Gogh è stato un regista, attore e produttore televisivo. Discendente del fratello del celebre pittore Vincent van Gogh, fu assassinato da Mohammed Bouyeri, estremista islamico esponente del Gruppo Hofstad, come ritorsione contro alcune immagini mostrate nel suo film Submission.Van Gogh nacque a L'Aia nel 1957, da genitori militanti del Partito Laburista Olandese; il suo bisnonno era il fratello di Vincent van Gogh. Uno zio, anche lui di nome Theo, era un partigiano caduto nella lotta contro il nazismo.Theo van Gogh era ateo, ritenuto persona tollerante nei rapporti individuali, nei suoi articoli attaccava duramente politici, giornalisti e tutti coloro che facessero "parte del sistema". In conseguenza di ciò, fu licenziato più volte dai vari giornali per i quali lavorava.Politicamente era vicino alla sinistra moderata, come nella tradizione della sua famiglia. Amico del politico olandese Pim Fortuyn, anche lui impegnato contro l'islamismo e assassinato da un estremista di sinistra nel 2002, era infatti schierato con il Republikeins Genootschap, associazione di idee repubblicane che propugna l'abolizione della monarchia nei Paesi Bassi. In seguito alla morte di Fortuyn divenne sostenitore di Ayaan Hirsi Ali, una olandese di origini somale paladina dell'emancipazione femminile nell'Islam, che scrisse la sceneggiatura del cortometraggio Submission.Van Gogh fu assassinato il 2 novembre 2004 alle ore 8:45, nella parte est di Amsterdam. Il suo assassino, in possesso di doppia cittadinanza marocchina e olandese, vestito con una djellaba, un indumento tradizionale arabo, per rimarcare la sua appartenenza culturale, gli sparò otto colpi di pistola e successivamente gli tagliò la gola in pieno centro di Amsterdam per eseguire una fatwa legata alla pubblicazione del suo cortometraggio Submission ("Sottomissione", uno dei possibili modi di tradurre il termine arabo "Islam").Nel film, tra l'altro, si vedono dei versi di una sura del Corano scritti sulla schiena della protagonista. L'assassino sparò a Van Gogh dapprima due volte e poi, dopo che il regista gli aveva detto "ma non ne possiamo parlare?" altre quattro volte.Nella pancia di van Gogh, dopo l'assassinio vennero piantati due coltelli, uno dei quali tratteneva un documento di cinque pagine con minacce ai governi occidentali, agli ebrei, a Geert Wilders (leader del movimento antislamista Partito per la Libertà) e ad Ayaan Hirsi Ali: quest'ultima da allora iniziò a vivere sotto stretta protezione.Da allora, il film è stato ritirato dalla proiezione dal suo produttore, Gijs van Vesterlaken, anche lui minacciato ripetutamente di morte. Al processo, l'assassino Mohammed Bouyeri ha confessato di non essere affatto pentito. Rivolgendosi alla madre di Van Gogh disse: "Non odiavo suo figlio, non era un ipocrita e non mi sono sentito offeso da lui" ma aggiunse sprezzante: "Non sento il suo dolore in quanto lei è un'infedele". Bouyeri è stato successivamente condannato all'ergastolo.All'assassinio di Theo van Gogh l'artista Chris Ripke ha reagito dipingendo un murale sul muro esterno del suo studio: un angelo, la data di morte e la scritta "Gij zult niet doden" (non uccidere, uno dei dieci comandamenti). I musulmani di una moschea vicina hanno denunciato il fatto al sindaco come offensivo e questi ha subito inviato la polizia a cancellarlo. Il reporter Wim Nottroth che ne ha documentato la distruzione e tentato di ostacolare l'esecuzione dell'ordinanza è stato poi arrestato.Anche Oriana Fallaci cita van Gogh nel suo articolo del 2005, Il nemico che trattiamo da amico.

    Submission* (2004) - Il coraggio della verità sull'Islam

    Play Episode Listen Later Apr 25, 2022 10:12


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=191IL CORAGGIO DELLA VERITA' SULL'ISLAM"Voi meritate ricordi migliori dell'11 settembre e dell'attentato alla maratona di Boston": avrebbe detto Ayaan Hirsi Ali agli studenti della Brandeis University di Boston nel ricevere la laurea honoris causa, a pochi giorni dallo svolgimento dell'edizione 2014 della competizione. Nel 2013, come si ricorderà, due bombe sono esplose in prossimità del traguardo della maratona uccidendo diverse persone e ferendone più di 100.Ayaan Hirsi Ali è la donna somala, musulmana, che nel 2004 ha osato scrivere il testo di un cortometraggio intitolato Submission, realizzato dal regista olandese Theo Van Gogh, in cui si racconta la storia di cinque donne islamiche vittime di abusi e maltrattamenti inflitti nel nome di Allah e nel rispetto della legge coranica. Fu un'offesa intollerabile per gli integralisti islamici. Due mesi dopo l'uscita di Submission Theo Van Gogh pagava il suo ardire con la vita: un immigrato marocchino gli tese un agguato per strada, in pieno giorno, ad Amsterdam, lo uccise con quattro colpi di pistola, lo sgozzò e gli affondò nel corpo un coltello con infilata nella lama una lettera di cinque pagine destinata ad Ayaan e contenente una fatwa, una sentenza islamica che la condannava a morte.L'edizione 2014 della maratona di Boston si è svolta il 21 aprile senza incidenti. Ma Ayaan Hirsi Ali non ha mai pronunciato il suo discorso alla Brandeis University perchè, su pressione di docenti e studenti indignati per la sua "islamofobia", le autorità accademiche hanno deciso di non conferirle il titolo. «Noi occidentali – si riprometteva di dire agli studenti Hirsi Ali a proposito delle rivendicazioni delle donne nei paesi islamici – dobbiamo offrire la giusta dose di aiuto (...) dobbiamo ritornare alle nostre radici diventando ancora una volta il faro del libero pensiero e della libertà del Ventunesimo secolo. Davanti a un'ingiustizia dobbiamo reagire, non soltanto con la condanna, ma con azioni concrete. Uno dei posti migliori per farlo è nei nostri istituti di istruzione superiore. Dobbiamo rendere le nostre università dei templi non dell'ortodossia dogmatica, ma del vero pensiero critico, dove tutte le idee sono le benvenute e dove il dibattito civile è incoraggiato. Sono abituata a essere fischiata nelle università per cui sono grata dell'opportunità di potervi parlare oggi. Non mi aspetto che tutti voi siate d'accordo con me, ma apprezzo tantissimo la vostra apertura all'ascolto. Sono qui davanti a voi come qualcuno che sta combattendo per i diritti delle donne e delle ragazze in tutto il mondo. E sono davanti a voi come qualcuno che non è spaventato di fare domande scomode sul ruolo della religione in questa battaglia. La connessione tra la violenza, soprattutto la violenza contro le donne, e l'islam è troppo chiara per essere ignorata. Non aiutiamo gli studenti, le università, gli atei e i credenti quando chiudiamo gli occhi davanti a questa connessione, quando cerchiamo scuse anziché riflettere. Per questo domando: il concetto di guerra santa è compatibile con il nostro ideale di tolleranza religiosa? È blasfemia – punibile con la morte – mettere in discussione l'applicazione alla nostra era di certe dottrine risalenti al Settimo secolo? Sia il cristianesimo sia l'ebraismo hanno avuto le loro riforme. È arrivato il tempo anche per una riforma dell'islam. Queste argomentazioni sono inammissibili? Di certo non dovrebbero esserlo in un'università che è stata fondata dopo lo scandalo dell'Olocausto in un tempo in cui molte università americane ancora imponevano restrizioni agli studenti ebrei. Il motto della Brandeis University è "La verità, anche quella più inaccessibile". È anche il mio motto».Nel 2004 tutto il mondo occidentale è insorto contro l'uccisione di Theo Van Gogh e la condanna a morte di Ayaan. A lei che, immigrata nel 1992 in Olanda, all'epoca era cittadina olandese e deputato per il Partito Socialdemocratico fu data una scorta e il conforto di innumerevoli manifestazioni di solidarietà. Submission fu proiettato in tutto il mondo occidentale. Ma due anni dopo, nel 2006, il ministero dell'Immigrazione olandese, con il pretesto di dati errati contenuti nella sua richiesta di cittadinanza presentata nel 1997, decise di considerare nullo l'atto di naturalizzazione di Ayaan Hirsi Ali. Le furono concesse sei settimane per presentare ricorso. Contemporaneamente un giudice emetteva una sentenza favorevole ai suoi vicini di casa che ne avevano sollecitato lo sfratto sostenendo di subire violazioni della loro privacy a causa delle misure di sicurezza adottate per proteggerla e di temere che la sua presenza mettesse a rischio la loro incolumità. La sentenza le ingiungeva di lasciare entro quattro mesi l'abitazione-rifugio messa a sua disposizione dallo stato per difenderla. Così Hirsi Ali decise di accettare un'offerta di lavoro dell'American Enterprise Institute di Washington e si trasferì negli Stati Uniti.Quanto è successo alla Brandeis University, con l'aggravante da parte delle autorità accademiche di aver tentato di presentare la rinuncia all'onorificenza come una decisione concordata con Hirsi Ali, il che non è vero, è un segno dei tempi: e questa volta il mondo occidentale non si è levato in difesa di Ayaan, e dei propri ideali.I due splendidi libri autobiografici scritti da Ayaan Hirsi Ali sono stati pubblicati in Italia da Rizzoli: Infedele, nel 2007, e Nomade, nel 2010. In essi Ayaan racconta la propria vita, dall'infanzia in Somalia – segnata dall'evento straziante dell'infibulazione impostale dalla nonna all'insaputa dei suoi genitori e dalle traversie della sua famiglia colpita dalla persecuzione del dittatore Siad Barre contro cui il padre di Ayaan combatteva – alle vicende che l'hanno portata in Arabia Saudita, Etiopia e Kenya, fino matrimonio impostole dal padre, all'atto liberatorio di sottrarsi al destino riservato alle donne come lei e ai successivi anni trascorsi in Europa e negli Stati Uniti: "Sapevo che era possibile una vita diversa – scrive Hirsi Ali in Infedele, ricordando l'inizio della sua nuova vita in Occidente – l'avevo letto sui libri e ora potevo vederla, annusarla nell'aria: il genere d'esistenza che avevo sempre voluto, con una vera istruzione, un vero lavoro, un vero matrimonio. Volevo diventare una persona, un individuo, con una vita propria".Il prezzo che ha pagato è elevatissimo. Il padre e la sua intera famiglia l'hanno rinnegata e ha perso la fede. Se adesso anche l'Occidente la rinnega, che cosa le resta? Forse il sostegno della comunità cristiana alla quale si appellava nell'introduzione a Nomade? "Ho avuto il piacere di incontrare cristiani il cui concetto di Dio è ben lontano da Allah – si legge nella sua introduzione al libro – questo Dio cristiano moderno è sinonimo di amore: i preti non predicano odio, intolleranza e discordia; questo Dio è misericordioso, non cerca il potere temporale e non è in competizione con la scienza; i suoi seguaci considerano la Bibbia un libro fatto di parabole, non di ordini tassativi a cui attenersi scrupolosamente. Il cristianesimo di amore e tolleranza resta uno dei più potenti antidoti dell'Occidente all'islam di odio e intolleranza".

    Les choristes - I ragazzi del coro** (2004) - L'importanza di educare con amore e passione

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