Gender, gay pride, movimento LGBTQIecc. hanno conquistato tutti gli spazi possibili e immaginabili: come possiamo difenderci da questi attacchi alla legge naturale (e al buon senso)?
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8132OGGI A SCUOLA MI HANNO SPIEGATO COME CAMBIARE SESSO "Oggi a scuola un attivista Lgbt ha spiegato come cambiare sesso - Giulio, 13 anni"."Oggi a scuola ci hanno letto una favola in cui la principessa era un uomo - Anna, 8 anni"."La mia scuola ha permesso anche ai maschi di usare i bagni delle femmine - Matilde, 16 anni".Sono questi i messaggi, accompagnati dai volti di bambini e adolescenti con uno zaino scolastico sulle spalle, che campeggiano sui manifesti della nuova campagna nazionale di affissioni lanciata lo scorso 7 aprile da Pro Vita & Famiglia onlus per chiedere una legge che impedisca lo svolgimento di qualsiasi progetto sulla fluidità di genere in aula, il consenso informato preventivo dei genitori su ogni attività sensibile, la possibilità per le famiglie di poter esonerare i propri figli dai corsi gender è infine lo Stop agli attivisti LGBTQ+ nelle scuole.Si tratta di oltre 50 affissioni in tutta Roma - e che nelle prossime settimane toccheranno le altre principali città italiane - ma che hanno in pochissime ore scatenato un polverone mediatico oltre che una vera e propria reazione violenta e censoria, quasi da dittatura, da parte tanto del Comune di Roma Capitale quanto dal mondo Lgbt. Vi spieghiamo perché sono tutte accuse infondate e perché i nostri manifesti sono tutt'altro che illegali.LA CENSURA DI ROMA CAPITALENon sono durati neanche 24 ore, infatti, i nostri manifesti, che subito è arrivata la richiesta di rimozione da parte dell'amministrazione di Roma Capitale, tra l'altro con motivazioni assurde, false e ideologiche, volte solo a screditare e gettare fango sulla buona fede del messaggio delle affissioni. Il Comune, infatti, ha chiesto alle ditte concessionarie di rimuoverli in tutta la città poiché "segnati da stereotipi nella rappresentazione della comunità Lgbtqai+, rappresentata come minaccia e dannosa per lo sviluppo dei bambini e dell'infanzia". La Campagna di affissioni infatti, sarebbe - secondo l'amministrazione - offensiva "delle declinazioni di identità sessuale diverse da quella tradizionale" e contraria «alle politiche di genere portate avanti da Roma Capitale". E' palese che siano tutti patetici pretesti per giustificare l'ennesima e vergognosa censura a opera di uno squadrismo Lgbt ormai istituzionalizzato, in piena violazione del diritto costituzionale alla libertà di espressione contro cui ovviamente Pro Vita & Famiglia farà ricorso in Tribunale, come ha già annunciato Jacopo Coghe, portavoce dell'associazione. Non si deve infatti dimenticare che l'ideologizzazione di Roma, a chiare tinte arcobaleno, è ormai cosa nota e radicati da anni, fin da quando l'attuale amministrazione guidata dal sindaco Roberto Gualtieri a creato un apposito Ufficio per i diritti Lgbtiqia+ e ci ha messo a capo Marilena Grassadonia, già in passato presidente di "Famiglie Arcobaleno".GLI ATTI VANDALICICome se non bastasse la già vergognosa censura del Comune, sempre nel giro di meno di 24 ore su molti dei manifesti di Pro Vita & Famiglia si è abbattuta l'altra mannaia a cui l'associazione è ormai - ahinoi - abituata da anni, ovvero quella della violenza vandalica. Le affissioni, infatti, sono state danneggiate e strappate da parte di ignoti. Il solito modus operandi che agisce su due binari, quello istituzionale e quello "da strada", ma che converge nell'unico obiettivo di chi la pensa diversamente: quello di tappare la bocca e non far circolare la libera manifestazione del pensiero altrui, in barba al dettato Costituzionale.Ma la vergogna censoria non finisce qui. A dar man forte a Comune e vandali, ci ha infatti pensato il mondo Lgbtqia+, che è insorto contro i manifesti di Pro Vita & Famiglia, chiedendo apertamente la rimozione, auspicandola e parlando - anche qui, in modo del tutto falso e lontanissimo dalla verità - di illegalità o inappropriatezza delle affissioni. Per esempio Arcigay Roma, che ha dichiarato che «le affissioni che tappezzano Roma veicolano messaggi lesivi della dignità delle persone Lgbtqia+, promuovendo stereotipi dannosi e alimentando un clima di discriminazione e intolleranza» e chiedendo apertamente al Comune «di rimuovere i manifesti per il loro contenuto discriminatorio e lesivo dei diritti individuali».A fare da eco +Europa che falsifica la realtà e attacca la buona fede dell'associazione parlando di «manifesti manipolatori» e di voler «generare paura e odio». Inoltre sempre +Europa propina fake news quando afferma che «nessuno obbliga» nelle scuole «le bambine a immaginarsi principi invece che principesse» poiché purtroppo ci sono decine se non centinaia di prove di progetti e iniziative gender nelle scuole italiano di ogni ordine e grado che vanno proprio in questa direzione.A inserirsi in questo mare magnum di polemica e falsità, anche la nota attivista arcobaleno e avvocato Cathy La Torre, che ha addirittura chiamato i suoi follower a una «rivolta civile» e a denunciare ogni qual volta si vede per strada uno dei nostri manifesti. Secondo La Torre, infatti, la legittima Campagna "Mio Figlio No" di Pro Vita & Famiglia non è espressione di un'opinione o di una libertà, ma è addirittura «propaganda illegale, discriminatoria, lesiva dei diritti».PERCHÉ I NOSTRI MANIFESTI SONO LEGALINiente di più falso. Innanzitutto, infatti, le affissioni della onlus non sono né discriminatori né lesivi di alcun diritto altrui, poiché portano avanti una legittima campagna per tutelare la libertà educativa dei genitori, il consenso informato preventivo e non attaccano nessuna persona né alcuna categoria. E non sono nemmeno illegali. Ecco perché.L'amministrazione Gualtieri, nella richiesta di rimozione, cita l'art. 12 bis del Regolamento comunale e l'art. 23 c. 4 bis del Codice della Strada per definire le affissioni: "lesive della libertà di orientamento sessuale e identità di genere"/"segnate da stereotipi contro la comunità Lgbtqai+"/"contrarie alle politiche di genere di Roma Capitale". Il punto è che sia il Regolamento che il Codice riguardano solo pubblicità commerciali e non le campagne sociali come quelle di Pro Vita & Famiglia. Inoltre l'art. 23 c. 4 bis è inapplicabile poiché mancano del tutto i decreti attuativi. Come se non bastasse, il Comune non può censurare opinioni "contrarie alle politiche" che promuove perché è palesemente una roba da regime.L'unico atto illegale, quindi, è la censura del Comune di Roma, poiché va contro l'Art. 21 della Costituzione Italiana che recita: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".La Consigliera regionale del Lazio Chiara Iannarelli, esponente di FdI, è intervenuta per esprimere solidarietà nei confronti di Pro Vita & Famiglia onlus. L'attuale vicepresidente della Commissione Lavoro, Formazione, Politiche Giovanili, Pari Opportunità, Istruzione e Diritto allo Studio ha dichiarato che «viviamo in un mondo alla rovescia, dove manifesti che si oppongono all'imposizione di contenuti legati all'ideologia Lgbtia+ nelle scuole vengono censurati come accade nei regimi totalitari. È assurdo che la stessa amministrazione che nega il consenso informato ai genitori promuova corsi obbligatori fin dagli asili, spesso condotti da attivisti, per "decostruire gli stereotipi di genere", distruggendo così punti di riferimento fondamentali per lo sviluppo dei bambini. Da anni - ha aggiunto Iannarelli - si diffonde nelle scuole la teoria della fluidità di genere e del transessualismo, ignorando i gravi rischi legati all'uso di bloccanti della pubertà, già ampiamente criticati dalla comunità scientifica. Ma tutto ciò, per il Comune di Roma, è considerato normale, perché perfettamente coerente con la propria visione ideologica», ha concluso.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8074LA FEDERAZIONE DI BOXE TIENE FUORI DAI MONDIALI FEMMINILI GLI UOMINI CHE SI SENTONO DONNE di Renzo Puccetti La medaglia d'oro per la boxe femminile delle olimpiadi di Parigi, non potrà partecipare al campionato del mondo che si terrà in Serbia il prossimo 8-16 marzo. Lo ha stabilito la International Boxing Association (IBA) sulla base dei risultati dei test effettuati sull'atleta nel 2023 che dimostrarono la presenza di un assetto cromosomico maschile ed elevati livelli di testosterone plasmatico. I risultati non furono presi in considerazione da parte del Comitato Olimpico Internazionale che lo additò "errato e illegittimo" e per questa decisione espulse l'IBA dall'organizzazione delle olimpiadi.In realtà il test non poteva essere messo in dubbio, essendo stato effettuato in maniera indipendente da due laboratori accreditati di due differenti Paesi, né d'altra parte il CIO produsse controanalisi che dimostrassero risultati diversi. Ciò che fu sufficiente per il Comitato Olimpico furono i documenti d'identità e i livelli ormonali entro gli intervalli accettati. Il presidente del CIO, il tedesco Thomas Bach, dichiarò: «Abbiamo due pugili che sono nate donne, hanno passaporti femminili, e hanno gareggiato come donne per anni. Questa è una chiara definizione di donna». Sì, una chiara definizione secondo la teoria gender, non la biologia.Allora si parlò soltanto dei risultati del corredo cromosomico, ma l'elemento aggiuntivo che sembra oggi emergere, è che anche i livelli ormonali non rientrassero nei parametri. Forse non accettando il test genetico, anche quello ormonale fu scartato dal Comitato Olimpico? Com'è poi finita la storia è arcinoto: il pugile di nazionalità algerina ha preso a cazzottoni tutte le rivali vincendo la medaglia d'oro e annunciando poi cause risarcitorie.Con l'arrivo di Trump alla Casa Bianca, il contesto si è capovolto. Sono stati firmati due ordini esecutivi che riconoscono l'esistenza di due soli generi stabiliti sulla base del sesso biologico, nelle scuole come nelle prigioni, nell'esercito, come nello sport, dove l'essenza etica non è l'inclusione, ma l'equità tra i contendenti; i pari si misurano con i pari e laddove la stazza e la forza sono essenziali, le donne gareggiano con le donne e i maschi con i maschi.Siamo al tramonto della follia gender? È presto per dirlo, ma la decisa marcia intrapresa negli USA offre qualche speranza anche da noi, dove purtroppo ancora oggi, nonostante i proclami pre-elettorali di Giorgia Meloni in terra spagnola nel 2022, "No alle lobby LGBT, No all'ideologia del gender", ribadito anche lo scorso anno, l'UNAR, ente dipendente dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, bellamente continua a finanziare decine e decine di progetti delle organizzazioni LGBT. Aspettiamo un ordine esecutivo Trump style. Spes lata dea.Nota di BastaBugie: tra gli ordini esecutivi firmati da Trump, uno in particolare merita attenzione. Si tratta dell'ordinanza "Tenere gli uomini fuori dagli sport femminili" la cui applicazione si estende a tutti gli sport e a tutte le età. Il momento della firma, avvenuta il 5 febbraio, è stato immortalato con il presidente circondato di giovani e giovanissime atlete sorridenti. Il testo dell'ordine "Keeping Men Out of Women's Sports" stabilisce che siano revocati i fondi dai programmi educativi "che privano donne e ragazze di giuste opportunità sportive". L'ordine stabilisce anche che la politica della nazione sia quella di "opporsi alla partecipazione competitiva maschile negli sport femminili in senso più ampio". Trump ha ricordato quanto sia stato ingiusto, degradante e pericoloso per le donne permettere agli uomini di competere negli sport femminili dal momento che "nega loro pari opportunità di partecipare ed eccellere negli sport competitivi". Tale ordine esecutivo definisce maschio e femmina in base a criteri biologici: femmina è "una persona che appartiene, al momento del concepimento, al sesso che produce la grande cellula riproduttiva", mentre maschio è "una persona che appartiene, al momento del concepimento, al sesso che produce la piccola cellula riproduttiva". (fonte: Sito del Timone, 10 febbraio 2025)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8055L'AMBIGUA PRESENZA LGBT AL GIUBILEO 2025 di Roberto de Mattei Il 24 dicembre, con l'apertura della Porta santa di San Pietro, Papa Francesco ha inaugurato il Giubileo 2025. Il Papa ha attraversato la soglia della Porta per entrare nella Basilica, mentre risuonavano le parole del Vangelo di Giovanni, "Io sono la Porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato", e poi quelle del Salmo 118, "È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti".Dietro di lui una processione con i cardinali, vescovi, sacerdoti e alcune famiglie rappresentanti dei cinque continenti. Il 26 dicembre il Papa ha aperto, per la prima volta in un Giubileo ordinario, una Porta santa nel carcere romano di Rebibbia e il 29 dicembre quella della Basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma. Contemporaneamente l'anno giubilare è stato aperto da tutti i vescovi del mondo.La tradizione vuole che ogni Giubileo venga proclamato tramite la pubblicazione di una bolla papale d'Indizione. Il Giubileo del 2025 è stato indetto in San Pietro, il 9 maggio 2024, con la bolla Spes non confundit (La speranza non delude, Rm 5,5). In questa bolla, papa Francesco ricorda che "la speranza, insieme alla fede e alla carità, forma il trittico delle "virtù teologali", che esprimono l'essenza della vita cristiana". La speranza soprannaturale è quella della vita eterna. "Un'altra realtà connessa con la vita eterna - ha ricordato il Papa - è il giudizio di Dio, sia al termine della nostra esistenza che alla fine dei tempi. Il Sacramento della Penitenza ci assicura che Dio cancella i nostri peccati".La Penitenzieria Apostolica ha reso note le norme sulla concessione dell'Indulgenza durante il Giubileo 2025. Potranno ricevere l'indulgenza, con la remissione e il perdono dei peccati, tutti i fedeli "veramente pentiti", "mossi da spirito di carità", "che, nel corso del Giubileo, purificati attraverso il sacramento della Penitenza e ristorati dalla Santa Comunione pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice", visitando una delle quattro Basiliche Papali Maggiori di Roma, o uno dei numerosi luoghi sacri previsti dalla Chiesa in tutto il mondo. Tuttavia, per ottenere l'indulgenza non è sufficiente passare la Porta santa. Bisogna confessarsi ed essere pentiti dei propri peccati. Il Concilio di Trento definisce il pentimento "un dolore dell'anima e una detestazione del peccato commesso con il proposito di non più peccare" (Sess. 14, cap. 4). Senza il proposito di non peccare, non c'è il perdono dei peccati, né la remissione delle pene, che dei peccati sono conseguenza.FEDE CRISTIANA E PRATICA DELL'OMOSESSUALITÀÈ a questa luce che dobbiamo giudicare notizie, come quella della possibile partecipazione al Giubileo di "La Tenda di Gionata", un'associazione che pretende conciliare la fede cristiana con la pratica dell'omosessualità.Il pellegrinaggio era stato incluso sul sito del Giubileo tra le centinaia di eventi elencati per il 2025, ma dopo che molti siti cattolici hanno espresso la loro riprovazione per questa inclusione, che suonerebbe come una forma di approvazione ufficiale della cultura e della pratica LGBT da parte del Vaticano, la presenza ufficiale de "La Tenda di Gionata" è scomparsa dal calendario del sito ufficiale del Giubileo. Lo staff dell'Anno giubilare ha spiegato che la rimozione è avvenuta per una mancanza di dettagli forniti dagli organizzatori.In un'intervista all'Agenzia spagnola EFE, il 23 dicembre 2024, l'arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del dicastero per l'Evangelizzazione, responsabile dell'organizzazione dell'Anno Santo, ha dichiarato che "se un'associazione che fa pastorale per gli omosessuali vuole concretizzare questa esperienza di fede, penso che dovrebbe trovare il Giubileo preparato anche per loro". Lo stesso giorno, in una intervista a "il Giornale" mons. Fisichella ha affermato: "Il Giubileo appartiene al popolo, è per tutti, non si può negare a nessuno. Tra le molte richieste più svariate, ne abbiamo avuta una dall'associazione "La Tenda di Gionata". Tuttavia, dopo la richiesta verbale - inserita nel calendario - non avevamo la certezza della loro partecipazione; abbiamo quindi tolto la giornata dagli appuntamenti fino a quando l'associazione si è iscritta come tutti gli altri. A quel punto è stata reinserita nel calendario. Abbiamo agito in modo trasparente. Voglio anche dire che non si tratta di un Giubileo specifico per una categoria di persone; sono credenti che vogliono fare un'esperienza di fede. Mi domando chi potrebbe proibire loro un pellegrinaggio alla Porta santa".L'IMBARAZZANTE POSIZIONE DI MONS. FISICHELLANelle parole di mons. Fisichella si riscontra purtroppo la stessa perniciosa ambiguità della Dichiarazione Fiducia Supplicans del 18 dicembre 2023. La pratica dell'omosessualità è una gravissima trasgressione morale condannata dalla Sacra Scrittura e dal Magistero della Chiesa. Se un omosessuale si pente del proprio peccato e si confessa, può certamente varcare la Porta santa affidandosi alla misericordia di Dio per la remissione delle pene dovute ai propri peccati, ma non ha bisogno di farlo con clamore, e tantomeno in un gruppo organizzato. L'associazione "Tenda di Gionata" si presenta invece come un gruppo costituito per "allargare il sostegno e l'accoglienza della Chiesa verso le persone LGBT e verso ogni persona colpita da discriminazione" e sostiene notoriamente la compatibilità tra la fede cristiana e la pratica dell'omosessualità.La partecipazione ufficiale al Giubileo di un'associazione di omosessuali, che non ha come fine la loro conversione, ma che anzi giustifica la loro condotta, ha un chiaro intento strumentale: quello di lasciar credere che la Chiesa abbia mutato il suo giudizio sull'omosessualità. Per evitare queste strumentalizzazioni, ma soprattutto per il bene delle anime e per l'onore della Chiesa, chi ha la massima responsabilità organizzativa del Giubileo avrebbe il dovere di ribadire su questo punto e su tutti gli altri, l'incompatibilità che esiste tra l'Anno Santo e la trasgressione morale rivendicata come un diritto. Altrimenti si fa complice della violazione morale che omette di condannare,Il Giubileo non è la canonizzazione del peccato vissuto e rivendicato, ma l'occasione di convertirci a un cristianesimo autentico, perché, come ricorda il Salmo, solo i giusti entrano nella Porta del Signore.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8017''GESU' TI AMA'' SOPRA LA FASCIA LGBT: IL GIOCATORE RISCHIA LA SQUALIFICA di Franco Lodige La solita iniziativa politicamente corretta per genuflettersi alla comunità Lgbt rischia di scatenare il caso in Premier League. La federazione inglese ha infatti deciso di affidare ai capitani delle squadre della massima serie una fascia arcobaleno per le partite della tredicesima e della quattordicesima giornata per celebrare l'inclusione e la vicinanza alla comunità gay, lesbo, trans e generi vari ed eventuali. Il problema è sorto a "causa" di Marc Guehi, capitano del Crystal Palace e titolarissimo della Nazionale inglese: ebbene, il roccioso difensore centrale è sceso in campo con la fascia al braccio, ma sulla sua aveva scritto a pennarello "I love Jesus", ossia "Io amo Gesù". Apriti cielo.La Football Association ha immediatamente ricordato a Guehi che sui kit di gioco sono proibiti messaggi politici o religiosi, ma il ventiquattrenne non si è lasciato intimidire: ieri, in occasione della sfida contro l'Ipswich Town, ha indossato la fascia arcobaleno con la scritta "Jesus loves you", ossia "Gesù ti ama". Il calciatore, devoto cristiano, ha ignorato volutamente il richiamo ufficiale e ora rischia una pesante sanzione. Avete capito bene: Guehi ora rischia una squalifica per aver osato celebrare la sua fede cristiana. O forse per aver oscurato il messaggio destinato alla galassia Lgbt, che invece può essere omaggiata in lungo e in largo con buona pace della regola 4 del regolamento della FA."Rispettiamo tutti i giocatori e in particolare Marc. È il nostro capitano. Tutti sanno che è un ragazzo fantastico, molto umile, e non credo che dovremmo ingigantire la questione. Ne abbiamo parlato. Non è un bambino, è un adulto, ha la sua opinione e noi la rispettiamo" il commento del tecnico del Crystal Palace Oliver Glasner. Sui social il calciatore ha ricevuto tantissimi attestati di affetto e di vicinanza per il suo gesto, una rivendicazione di libertà. [...]Sì, perché tutti i poliziotti del politicamente corretto si sono scagliati contro Guehi, dimenticando che anche un altro calciatore non ha partecipato come richiesto alla campagna Rainbow Laces di Stonewall. Parliamo di Sam Morsy, capitano del già citato Ipswich Town. Il trentatreenne è stato l'unico a rifiutare di indossare la fascia arcobaleno in quanto musulmano praticante. Per capirsi: è egiziano e nel suo Paese l'omosessualità è considerata un crimine. Questi sono i rischi che si corrono quando i soliti soloni credono di poter parlare a nome di tutti [...] e di poter obbligare una persona a indossare il simbolo di una minoranza in nome dell'iper-progressismo esasperato.Non sappiamo se Guehi verrà squalificato o meno, stesso discorso per Morsy. Ma già solo l'ipotesi di una sanzione è follia allo stato puro.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7970INTERNET, SOCIAL, CARTONI, HOLLYWOOD: IL CONTAGIO SOCIALE SULLA TRANSIZIONE DI GENERE CHE INVESTE I GIOVANI di Giuliano GuzzoChe cosa succede oggi quando un giovane ha il dubbio di “essere nato nel corpo sbagliato”? Sfortunatamente, succede che, nella misura in cui si affaccia al mondo dei social - lo strumento più immediato, a portata di mano, anzi di smartphone - trova spesso e volentieri spunti che lo incoraggiano allegramente a “cambiare sesso” e a non preoccuparsi troppo delle conseguenze che ciò potrebbe comportare. Un vero e proprio contagio sociale.Esagerazioni? Non esattamente. Prova ne è, pensando per esempio a TikTok, il profilo TikDocTony, che vanta quasi 280.000 follower ed è gestito dal dottor Tony Mangubat del La Belle Vie Cosmetic surgery center and med spa di Seattle, un medico che ha al suo attivo oltre 10.000 interventi e che non fa che parlare della transizione di genere ai giovanissimi all'insegna dell'assenza di ogni limite. Una volta, tanto per fare un esempio eloquente, un utente ha chiesto «qual è l'età ideale per sottoporsi a un intervento chirurgico di alto livello» e Mangubat ha subito risposto: «Quando è giusto per te».Che TikTok c'entri con il boom della transizione di genere è provato anche da delle testimonianze. Per esempio, si guardi alla vicenda di Ash Eskridge, giovane del Montana e oggi detransitioner - cioè trans pentita e desiderosa di tornare al suo sesso biologico – la quale ha raccontato al New York Post di quanto il popolare social abbia influito nel suo percorso: «Su TikTok ho visto i video influencer che sostenevano come la transizione di genere avesse salvato loro la vita [...] Volevo che salvasse anche la mia vita». Parole senza dubbio inequivocabili e che probabilmente oggi riguardano anche molti altri giovani, dato che esiste un nutrito gruppo influencer transgender che si servono dei canali social per veicolare la loro personale visione del mondo, che spesso e volentieri di sostanzia in una antropologia fluida tale per cui per chiunque è giusto dire può “essere chi si sente” di essere. Non stupisce, a questo punto, apprendere che molti giovani “fluidi” o trans facciano oggi coming out su Internet prima che in famiglia o a scuola.Dunque è assodato, purtroppo, che TikTok sia il social che più “influenza” le giovani menti, anche per un fattore di utenza anagrafica. Il social di video-sharing di origini cinese, infatti, lanciato nel 2016 e diventato sempre più usato soprattutto dal 2020 in poi, è di fatto l'attuale social più “giovanile” in circolazione, vantando un pubblico composto in gran parte da adolescenti. Questo - ed è assodato, nonché denunciato da più parti – rende la stessa piattaforma particolarmente vulnerabile a questioni legate alla sicurezza online come il cyberbullismo, la pedofilia e l'incitamento a comportamenti pericolosi. Facile, dunque, infiltrarsi nelle maglie larghe di TikTok per veicolare qualsiasi ideologia si voglia, soprattutto se quest'ultima - appunto quella gender - è per giunta difesa dal mainstream.PERCHÉ PROPRIO TIKTOKMa, viene da chiedersi, perché proprio TikTok e perché, in generale, proprio i social network? La risposta è, purtroppo, tanto facile quanto drammatica. In tutto il mondo, infatti, e in particolare negli ultimi anni, si sta riscontrando un sensibile aumento delle domande di riassegnazione di genere fra i bambini e gli adolescenti. Va da sé, quindi, che i terreni più fertili per la propaganda Lgbtqia+ siano proprio quelli più frequentati da giovani e giovanissimi.Come detto, dunque, tanto su TikTok ma anche su Youtube, Instagram e Facebook, abbondano video sia in italiano che in inglese, nei quali vengono riportate foto e testimonianze di giovani che stanno compiendo o hanno compiuto il percorso di transizione. Alcune criticano i luoghi comuni su questi argomenti, altre si centrano proprio sul racconto del percorso che il soggetto sta compiendo, altre ancora hanno una prospettiva più “clinica”, e poco importa a questi “influencer” se le informazioni riportate sono spesso se non sempre pesanti fake news. Ormai, infatti, il mantra «l'ho visto sui social» è il nuovo «l'ha detto la televisione», ed è dunque preso per assolutamente vero da chi guarda.Proprio utenti transgender, sedicenti medici o altrettanto sedicenti influencer tendono a rispondere a interrogativi fra cui quelli relativi al come fare per sapere se si è veramente trans, al modo per fare coming out in famiglia, al come ottenere una terapia a base di testosterone, alle paure nell'attraversare questa esperienza e così via. Una mole enorme di contenuti pro-gender che va a braccetto con la dimensione di identificazione, peraltro tipica della fascia d'età preadolescenziale. Molti soggetti giovanissimi, dunque, si aggrappano all'identità che credono di aver trovato grazie a questi video cui giungono spesso attraverso la ricerca di specifici hashtag.E chi prova a porre domande diverse da quelle mainstream o a fare commenti non in linea con l'approccio affermativo? Ormai è automatico, quasi naturale - senza neanche bisogno di incitare le folle - che arrivi una vera e propria shitstorm di commenti e risposte che bollano chi la pensa diversamente come transfobico, omofobo, retrogrado, ignorante.IL RAPPORTO GENITORI-SOCIALE il rapporto genitori-social? I genitori, troppo spesso, assistono impotenti a ciò che i propri figli fanno con e sui social. Questo vale, lo sappiamo, per tanti argomenti: dalla ricerca di contenuti sul sesso a droghe, fumo, ma anche su temi magari più banali e innocenti come lo studio, i giochi online, le conversazioni tra pari età. Insomma, i genitori sono esclusi dai propri figli da ciò che esiste sui social, quasi come se questi ultimi fossero un luogo intimo e privato della propria adolescenza. Ecco, dunque, che questa “esclusione” finisce per essere ancor più pericolosa proprio quando si tratta di disagi e confusione sulla propria sessualità o sul proprio corpo. Gli adolescenti, all'insaputa dei familiari, apprendono principalmente dal mondo online come aderire a un'immagine corporea che è esattamente l'opposto del sesso anatomico: ecco allora che acquistano vestiti che comprimono il torace al fine di occultare il proprio seno o gli abiti che nascondono gli organi genitali nei maschi, ecco che chattano con sedicenti esperti o provano a prendere appuntamenti in cliniche che - complici di tutto ciò - non pretendono nessuna autorizzazione da parte dei genitori, e così via.Ecco dunque l'amara e tragica verità: il passo dal click alla transizione è inesorabilmente breve, molto di più di quanto si possa immaginare.Ma non è finita qui. Perché i social sono la parte più consistente di un iceberg che, sott'acqua, riserva ancora altre brutte sorprese. Non ci sono infatti solo i social network a veicolare l'ideologia gender. Un ruolo in questo, infatti, lo svolgono anche la televisione, le serie tv e perfino i cartoni animati. Con riferimento a questi ultimi, come non pensare alla Disney giunta a tingere di arcobaleno la mitica saga di Star Wars, con la serie The Acolyte, che la sua stessa creatrice, Leslye Headland, ha codificato come queer. Tutto questo non deve stupire se si pensa che Karey Burke, presidente della Disney's General Entertainment Content - la quale si definisce «madre di due bambini queer» -, ha dichiarato di voler arrivare in poco tempo ad almeno il 50% dei personaggi appartenenti a «gruppi minoritari», ovviamente Lgbt in primis. L'impegno arcobaleno della celebre casa di contenuti per bambini è però già a buon punto.DISNEY ALLO SBANDOBasti qui ricordare che, su 59 film prodotti nel 2022, ben 24 di questi - ha sottolineato Glaad (acronimo dell'associazione arcobaleno Gay and Lesbian Alliance Against Defamation) - presentavano contenuti di «inclusione Lgbt». In pratica, ormai quasi un prodotto Disney su due veicola contenuti cari all'agenda politica e ideologica arcobaleno - e di questo passo, a breve, saranno senza dubbio la maggioranza. Non c'è comunque solo la Disney attiva su questo versante propagandistico. Anche la Pixar Animation Studios, celebre casa di produzione di prodotti per bambini, ancora nel 2021, si diceva interessata a cercare per «un doppiaggio giovanile» dei ragazzi che potessero «dar voce credibilmente a una quattordicenne trans». E questi sono solo - per ovvie esigenze di spazio - pochi esempi dei molti contenuti che possiamo trovare quotidianamente su tv, canali streaming e media di ogni tipo. Dove non c'è la propaganda esplicita, dunque, c'è comunque un asservimento da parte dei media ai diktat arcobaleno e transgender.Prova ne è anche la mitica emittente Cnn che, in un testo che parla di prevenzione ginecologica, ha deciso di rivolgersi agli «individui con una cervice» senza scrivere «donne» o «donna» nell'articolo, per “non offendere” le persone transgender. Non si può poi non considerare, come grande - ancorché indiretto - spot alla transizione di genere, la grande popolarità che nelle pubblicità, di moda ma non solo, hanno le modelle androgine, figure salutate anzi celebrate sui media come «top model e modelle che hanno sfidato gli stereotipi!». Da parte loro, anche queste modelle sembrano trarre a loro volta una forma d'appagamento o comunque divertimento nel vestire panni ambigui, che possano veicolare identità fluide. «Mi piacciono un sacco le donne vestite da uomini e viceversa» ha per esempio dichiarato la modella francese Agata Descroix, aggiungendo che, a suo dire, «la moda è prima di tutto la libertà di giocare con i vestiti e sentirsi bene. In aggiunta, perché impedire a una donna di indossare una bella cravatta? O un uomo di indoss
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7956I VESCOVI NORVEGESI: ESISTONO SOLO DUE SESSIInsieme a circa 30 altre comunità cristiane in Norvegia, i vescovi cattolici hanno firmato una dichiarazione ecumenica sulle questioni della teoria del genere e della sessualità, per dare «un contributo costruttivo»; il documento intitolato "Dichiarazione ecumenica sulla diversità di genere e sessuale" è stato pubblicato ieri e «nasce in preghiera, dal nostro impegno per la nostra nazione e dal desiderio di costruirla», afferma il presidente della Conferenza episcopale nordica, Erik Varden.In un'intervista con Cna Deutsch, il vescovo ha spiegato: «Il progetto ha come sottofondo una dichiarazione ecumenica del 2016 sul matrimonio, di cui anche i vescovi cattolici sono stati cofirmatari. Un seminario tenutosi questa primavera ha stimolato l'idea che sarebbe potuto essere costruttivo prendere in considerazione una dichiarazione simile sulla questione della "diversità" sessuale e di genere, un argomento attualmente molto discusso e che incide profondamente sulla vita di molte persone».In una società che non riconosce, anzi rifiuta, la realtà oggettiva delle cose, è ancor più importante dimostrare che la visione antropologica cristiana «è in linea con i dati empirici. Una comprensione cristiana della vita è eminentemente concreta», spiega ancora con Trondheim. È da qui che prende le mosse la dichiarazione ecumenica, che si prefigge di riconoscere la «realtà biologica [...] nel rispetto dei diritti dei bambini». «Dio è il Creatore dell'universo e lo sostiene nell'esistenza. Ha creato l'essere umano come uomo e donna. Tutti gli esseri umani sono creati a immagine di Dio. Tutti sono profondamente amati da Lui e possiedono lo stesso inalienabile valore e la stessa inviolabile dignità. Il matrimonio, secondo l'ordine della creazione e del diritto naturale, è l'unione tra un uomo e una donna. Il matrimonio è stato istituito da Dio, confermato da Cristo e dagli Apostoli, e riconosciuto dalla Chiesa cristiana in tutti i secoli (cfr. Genesi 1,26-28 e Matteo 19,4-6). Il matrimonio tra un uomo e una donna costituisce il quadro biblico per le relazioni sessuali. Altre forme di relazioni sessuali sono varianti di una "diversità sessuale" che contraddice la teologia della creazione biblica e l'etica di Gesù, anche se tali relazioni fossero caratterizzate da fedeltà duratura», così inizia la dichiarazione.SPIEGARE L'OVVIOPoiché è necessario oramai spiegare l'ovvio, nel testo si ribadisce la realtà biologica dell'uomo e della donna: «Esistono solo due sessi biologici: maschile e femminile. Il sesso dell'essere umano è deciso nel momento del concepimento. Il nostro sesso è determinato dalla grandezza e dalla funzione delle cellule germinali»; per poi spiegare che «l'idea che esista un sesso soggettivo e una "identità di genere" che si possa scegliere liberamente e che si basi sui sentimenti è il risultato di un'ideologia e non ha fondamento nella biologia o nella scienza naturale».Chiarendo che la Chiesa cattolica non è «un corpo lontano, cinico e burocratico», bensì «Mater e Magistra» - afferma ancora nell'intervista il presidente della Conferenza episcopale nordica -, l'impegno dei sacerdoti sarà sempre accompagnare tutti, in quanto «ogni essere è amato da Dio». Tuttavia, si chiarisce che «come pastori [...] siamo ordinati a proclamare e insegnare non idee di nostra creazione, ma il Vangelo di Cristo come insegnato ed esposto dal Magistero della Chiesa cattolica». Da "Madre e Maestra", la Chiesa ha una profonda conoscenza ed esperienza nel campo dell'animo umano e della persona, per questo «cerca di farci crescere oltre le nostre categorie e aspettative troppo ristrette, verso quella pienezza dell'essere che la tradizione cristiana chiama santità, una partecipazione alla vita di Dio stesso», senza fare «concessioni a scapito delle verità bibliche, anche se tali verità sono in conflitto con linee guida politiche o tendenze sociali attuali».I DANNI DELL'IDEOLOGIA GENDERA partire da questi assunti, nella dichiarazione si passa a mettere in guardia rispetto ai danni che producono l'ideologia gender e la grande menzogna che una persona possa essere nata nel corpo sbagliato - la storia di Luka Hein ne manifesta tutte le ferite -: «È estremamente problematico far confrontare i bambini e gli adolescenti con l'idea [...] che esistano "ragazzi, ragazze e altri generi" e insegnare loro che esiste un "genere interiore"». La dichiarazione invita a guardare ai danni già fatti: «Le conseguenze della vicenda della clinica Tavistock in Inghilterra sono un esempio ben noto di come sono state affrontate queste ferite, ma non è certo l'unico», aggiunge nell'intervista von Trondheim.I vescovi affrontano poi il tema dei diritti, oggi innominabili, che ha il bambino: «Privare consapevolmente e intenzionalmente un bambino della possibilità di conoscere la madre o il padre o le famiglie dei genitori biologici - ad esempio attraverso la fecondazione artificiale o la maternità surrogata - è una violazione della volontà creativa di Dio e dei diritti del bambino». Sebbene infatti «tutti i bambini sono ugualmente preziosi e amati da Dio, indipendentemente dal modo in cui sono stati concepiti», è necessario ribadire che «il benessere del bambino deve sempre avere la priorità rispetto alle richieste e ai desideri degli adulti», senza peraltro contrastare la stessa Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia nell'articolo 7 citata dai vescovi: «È un diritto umano del bambino conoscere i propri genitori e, per quanto possibile, essere accudito da loro».In ultimo, la dichiarazione afferma: «La libertà di opinione e di coscienza e la libertà religiosa sono per noi valori centrali ed essenziali»; ed è proprio all'interno di questa libertà che «crediamo che anche la nostra voce meriti di essere ascoltata», prosegue l'intervista. Senza far mistero che «le autorità governative e le istituzioni pubbliche abusino del loro mandato e del loro potere quando cercano di costringere cittadini e organizzazioni ad adattarsi alla "teoria queer" riguardo al genere, alla sessualità e al matrimonio» è ancor più urgente il ruolo della Chiesa nell'«affermare la preziosità della vita la preziosità della vita di ogni persona in cui vogliamo riconoscere una sorella, un fratello, un potenziale amico, vedendola, per quanto possibile, come la vede Dio, cioè con immensa speranza», conclude il vescovo Varden.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7928COSA SAREBBE SUCCESSO CON LA LEGGE ZAN di Alessia BattiniNe avevamo già parlato, e purtroppo siamo ancora qui... Ricordate l'insegnante irlandese costretto a 400 giorni di detenzione in carcere per essersi opposto all'utilizzo dei pronomi gender nella sua classe? Ebbene, lo scorso lunedì 2 settembre è stato nuovamente condannato alla reclusione dal tribunale di Dublino dopo essersi rifiutato di rispettare un'ordinanza che gli vietava di avvicinarsi alla Wilson's Hospital School, la scuola dove insegnava.Per lo stesso motivo era già stato incarcerato nel settembre 2022, dopo essere stato sospeso dal consiglio scolastico dell'istituto nel maggio dello stesso anno per essersi rifiutato di usare il nuovo nome di uno studente che si era dichiarato trans e che pretendeva anche l'utilizzo del pronome "loro", non identificandosi in un genere preciso. È stato poi rilasciato dopo tre mesi e nuovamente incarcerato con l'accusa di oltraggio alla corte nel settembre 2023.Dopo il rilascio lo scorso giugno, corrispondente all'inizio delle vacanze estive, nel recente periodo di ripresa delle lezioni, il professore Enoch Burke ha continuato a presentarsi a scuola e, intervistato da Sky News, ha dichiarato di essere ancora pagato dall'istituto e che si era recato lì per svolgere il suo dovere di insegnante. Alla domanda del giornalista sul perché non volesse rispettare l'identità transgender dello studente ha semplicemente risposto: «Io insegno a tutti gli studenti che sono nella mia classe, senza fare distinzioni. Ma quando mi impongono di fare qualcosa che va contro le mie convinzioni religiose obbligandomi a sostituire una nuova ideologia con i valori della mia fede, sulla base dei quali esistono solo due generi, allora si stanno violando i miei diritti».Dopo queste dichiarazioni la scuola si è nuovamente rivolta all'Alta Corte di Dublino, dove lunedì si è svolta l'udienza che si è conclusa con la nuova - ed ennesima - condanna alla reclusione di Enoch Burke, che ha dichiarato: «Detesto la prigione, è un posto orribile dove perdi la tua libertà. Sei costretto a passare 18 ore al giorno chiuso in una stanza».Intanto, il caso ha assunto un rilievo internazionale, e l'insegnante irlandese è diventato un simbolo dell'attuale battaglia tra l'ideologia progressista cosiddetta "woke" e la difesa dei valori tradizionali. Le opinioni nel Paese sono divise: chi sostiene l'effettiva lesione dei diritti costituzionalmente garantiti del professore, in particolare del suo diritto alla libertà religiosa, e chi al contrario considera il suo comportamento inaccettabile, sia a scuola sia in tribunale.Il caso, inoltre, rischia di diventare un pericoloso precedente, non solo in Irlanda ma in tutta la nostra società occidentale, poiché in nome dell'ideologia si legittimano queste gravissime lesioni alla libertà personale. In Italia siamo riusciti a schivare il tentativo del Parlamento di approvare la proposta di Legge Zan, che avrebbe avuto effetti disastrosi come quelli che stiamo vedendo verificarsi in Irlanda e in altri Paesi, come gli Stati Uniti, dove la dittatura del pensiero unico si è affermata da tempo anche sul piano legislativo. Pensiamo, ad esempio, alla legge irlandese che vieta di pregare, anche silenziosamente, vicino alle cliniche per gli aborti, pena sempre la detenzione in carcere.Qualcuno considera Burke un martire della causa, lui non si è mai considerato tale, ma sicuramente è una persona con un grande coraggio e un'immensa forza di volontà, oltre che una profonda fede. Una persona che è disposta a rischiare la prigione, la gogna pubblica e il divieto di continuare a svolgere il mestiere che ama, pur di continuare ad affermare la verità. Una grande ispirazione per ognuno di noi.
VIDEO: Elon Musk: "Ho perso mio figlio a causa del gender" ➜ https://www.youtube.com/watch?v=5CywMj2wXco&list=PLolpIV2TSebV77TepqE_q5EwBUVyPvMmwVIDEO: DETRANSITIONERS - Giovani che si pentono della transizione ➜ https://www.youtube.com/watch?v=z-jQkoYHmUQ&list=PLolpIV2TSebV77TepqE_q5EwBUVyPvMmwTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7866ELON MUSK CHOC: LA TRANSIZIONE DI GENERE HA UCCISO MIO FIGLIO di Fabio PiemonteC'è un virus che "uccide" i giovani. Un virus che ha "ucciso" il figlio di Elon Musk, come lo stesso miliardario ha denunciato nel corso di un'intervista rilasciata allo psicologo Jordan B. Peterson, sul portale di informazione DailyWire.Stiamo parlando della cultura woke che, in particolare tramite la transizione di genere per i giovani, si annida nelle loro menti e di fatto li annienta, come un vero e proprio virus e come è accaduto a Xavier, uno dei figli di Elon Musk, che oggi si fa chiamare con il suo cosiddetto "nome di elezione", ovvero Jenna.Il patron di Tesla ha raccontato il dramma del figlio - e il suo in quanto genitore -, denunciando che «vi sono adulti che manipolano i bambini che stanno attraversando una vera e propria crisi d'identità, facendogli credere di appartenere al genere sbagliato. È malvagio, si tratta di bambini che sono molto al di sotto dell'età del consenso. È davvero mutilazione e sterilizzazione di bambini». Non usa mezzi termini il proprietario di Tesla e SpaceX il quale è tornato a parlare di ideologia di genere, un tema di scottante attualità, data la recente approvazione di un disegno di legge in California per il divieto di notifica ai genitori da parte delle scuole in caso di 'transizione sociale' dei loro figli, e che lo tocca da molto vicino, dal momento che suo figlio questo passo l'ha purtroppo già compiuto.«Sono stato sostanzialmente ingannato a firmare documenti per uno dei miei figli più grandi, Xavier. Questo è successo prima che capissi cosa stesse succedendo e durante la pandemia in corso, per cui c'era molta confusione. Mi è stato detto che Xavier avrebbe potuto suicidarsi». A tal proposito il suo intervistatore, il dottor Peterson, conferma l'infondatezza di tali timori, ribadendo infatti che «non ci sono mai state prove al riguardo e che se c'è un tasso di suicidio più alto i motivi sono la depressione e l'ansia, non la disforia di genere. Questo ogni medico lo sa, ma sono troppo codardi per dirlo apertamente».«Sono stato ingannato - ha proseguito Musk - e non mi è stato mai spiegato che i bloccanti della pubertà sono in realtà solo farmaci sterilizzanti. Così ho perso mio figlio. Lo chiamano 'deadnaming' per un motivo, ossia perché tuo figlio è morto, quindi mio figlio Xavier è morto, ucciso dal virus della cultura woke. È incredibilmente malvagio, quanti promuovono tali trattamenti di terapie affermative di genere dovrebbero andare in prigione», ha tuonato infine Musk, manifestando nel contempo la propria ferma volontà di combattere strenuamente cancel culture e ideologia di genere che stanno continuando a mietere tante vittime, profittando subdolamente della condizione di particolare vulnerabilità che i giovani attraversano, in specie durante la fase dell'adolescenza, nel lento e faticoso processo di strutturazione e consolidamento del proprio Sé.
VIDEO: Alfred Kinsey ➜ https://www.youtube.com/watch?v=pk9x6c01FZc&list=PLolpIV2TSebV77TepqE_q5EwBUVyPvMmwTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7830DALLA SCALA KINSEY ALLA SIGLA LGBTQI+ di Gelsomino Del GuercioAlla base dell'ideologia del gender, e spesso usati come supporto scientifico, stanno i Rapporti Kinsey, dal nome dello scienziato americano Alfred Charles Kinsey, il quale condusse esperimenti sul comportamento sessuale delle persone.I Rapporti Kinsey sono due volumi intitolati "Il comportamento sessuale dell'uomo" e "Il comportamento sessuale della donna", pubblicati rispettivamente nel 1948 e nel 1953 negli Stati Uniti da Alfred Charles Kinsey e dai suoi collaboratori. I due rapporti furono l'esito di una ricerca finanziata sin dal 1940 dalla Rockefeller Foundation. I dati furono raccolti essenzialmente con interviste, strutturate in modo da mantenere confidenziali i contenuti.Le ricerche sostenevano che: i maschi, specialmente i ragazzi, si masturbavano con grande frequenza (92%); che il sesso prematrimoniale ed extraconiugale era molto comune; che il sadomasochismo è ritenuto stimolante da più della metà del campione; che un terzo degli uomini aveva avuto un rapporto omosessuale; che i bambini anche di età prescolare hanno la capacità di provare un orgasmo.Kinsey introdusse una nuova scala di valutazione che sostituiva le tre categorie fino ad allora accettate di eterosessualità, bisessualità e omosessualità. La Scala Kinsey misura infatti il comportamento sessuale assegnando valori che vanno da 0 a 6, dove 0 sta ad indicare un comportamento totalmente eterosessuale e 6 un comportamento totalmente omosessuale. Con 1 considera un individuo in prevalenza eterosessuale e solo occasionalmente omosessuale. Con 2 un individuo di solito eterosessuale ma più che occasionalmente omosessuale. Con 3 un individuo equamente omosessuale che eterosessuale, e così via. Fu inoltre creata una particolare categoria, X, per indicare coloro che sono privi di desiderio sessuale.CAMPIONE MANIPOLATOMa chi era Alfred Kinsey? Ce lo ricorda lo psicologo Roberto Marchesini che scrive: «Kinsey ha manipolato il campione di individui intervistato per ottenere quei dati. Il celebre psicologo Abraham Maslow, saputo delle ricerche che Kinsey stava conducendo, volle incontrarlo per confrontarsi con lui. Una volta compreso il metodo d'indagine di Kinsey, Maslow mise in guardia l'entomologo dal "volunteer error", ossia dalla non rappresentatività di un campione composto esclusivamente da volontari per una ricerca psicologica sulla sessualità».«Kinsey decise di ignorare il suggerimento di Maslow e di proseguire nella raccolta delle storie sessuali di volontari. Oltre a questo, circa il 25% dei soggetti maschi intervistati nella sua ricerca erano detenuti per crimini sessuali; l'unica scuola superiore presa in considerazione per la ricerca fu un istituto particolare nel quale circa il 50% degli studenti avevano contatti omosessuali; tra i soggetti erano presenti anche un numero sproporzionato di "prostituti" maschi (almeno 200); tra gli omosessuali vennero contati anche soggetti che avevano avuto pensieri o contatti casuali, magari nella prima adolescenza; infine, nel calcolare la percentuale di omosessuali, Kinsey fece sparire – senza darne spiegazione – circa 1.000 soggetti» (lanuovabq.it, 11 febbraio 2013). Non un caso, sicuramente, dato che lo stesso Kinsey non disdegnava i rapporti omosessuali.Ma agli errori metodologici vanno aggiunti gli "orrori" materiali e teorici di cui Kinsey si rese responsabile. L'aspetto però più inquietante di questo personaggio riguarda gli esperimenti sessuali condotti su bambini: «Nel paragrafo intitolato "L'orgasmo nei soggetti impuberi" (pp. 105 – 112) del primo Rapporto Kinsey descrive i comportamenti di centinaia di bambini da quattro mesi a quattordici anni vittime di pedofili.In alcuni casi, Kinsey e i suoi osservarono (filmando, contando il numero di "orgasmi" e cronometrando gli intervalli tra un "orgasmo" e l'altro) gli abusi di bambini ad opera di pedofili: "In 5 casi di soggetti impuberi le osservazioni furono proseguite per periodi di mesi o di anni [...]" (p. 107); ci furono anche bambini sottoposti a queste torture per 24 ore di seguito: "Il massimo osservato fu di 26 parossismi in 24 ore, ed il rapporto indica che sarebbe stato possibile ottenere anche di più nello stesso periodo di tempo" (p. 110).SESSO TRA BAMBINE E ADULTINel secondo Rapporto esiste un paragrafo intitolato "Contatti nell'età prepubere con maschi adulti", nel quale vengono descritti rapporti sessuali tra bambine e uomini adulti, ovviamente alla presenza di Kinsey e colleghi. Le osservazioni condotte inducono Kinsey a sostenere che: "Se la bambina non fosse condizionata dall'educazione, non è certo che approcci sessuali del genere di quelli determinatisi in questi episodi [contatti sessuali con maschi adulti], la turberebbero. È difficile capire per quale ragione una bambina, a meno che non sia condizionata dall'educazione, dovrebbe turbarsi quando le vengono toccati i genitali, oppure turbarsi vedendo i genitali di altre persone, o nell'avere contatti sessuali ancora più specifici"».L'opinione pubblica ed alcuni gruppi religiosi, scrive psicolinea.it, accusarono Kinsey di fare pornografia nel modo più subdolo possibile, per aggirare le norme condivise sul buon costume, chiamando queste produzioni oscene 'scienza'. In particolare erano messe sotto accusa le sue 'ricerche fisiche' in cui le persone compivano atti sessuali, che venivano osservati, analizzati e registrati a livello statistico in tutti i loro particolari.Oltre tutto, Kinsey era un pervertito. Da come lo descrive James Jones, un collaboratore del gruppo di Bloomington, nella sua biografia, egli aveva anche tendenze sadomasochiste ed esibizionistiche. A detta di Jones, Kinsey aveva "una metodologia ed un modo di raccogliere casi che garantiva all'autore di trovare esattamente ciò che voleva trovare".Kinsey, si legge sempre su psicolinea.it, veniva accusato di essere preda delle sue compulsioni sessuali nel fare ricerca, poiché spesso partecipava direttamente alle riprese (nudo dal collo in giù) e filmava addirittura sua moglie mentre si masturbava (si dice contro il volere di lei).Kinsey, si diceva, era ossessionato dai comportamenti omosessuali e per questo passava ore ed ore ad osservare documenti pornografici e rapporti sessuali, girati nelle zone malfamate di Chicago e New York, nei carceri e nelle case di appuntamento.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7825CANNES, LA MIGLIORE ATTRICE E' UN UOMO... IN EFFETTI, SE LI HA CONVINTI, RECITA BENE di Raffaella FrulloneDopo i concorsi di bellezza e le gare di atletica, poteva forse il cinema rimanere indietro nell'ormai diffusissima arte di premiare gli uomini in competizioni femminili? Certamente no. In nome della fluidità, e della parità di genere ovviamente. Non si vedono manifestazioni femministe contro questa che altro non che l'usurpazione da parte di un uomo di un premio femminile.Ma passiamo ai fatti. Siccome ormai "i generi " ormai tantissimi, e soprattutto non sono mai binari, e ci si può percepire come si vuole e quanti si vuole, a Cannes hanno voluto esagerare. Così la miglior attrice sono quattro persone? Che c'è di strano? Se una persona può farsi chiamare con il pronome "they ", ossia "loro ", perché il Festival del Cinema non può decidere che una donna sono in realtà quattro? Dunque il premio è stato assegnato - a pari merito, s'intende, per non far torto a nessuno, o a nessuna, o a nessun* - a Zoe Saldana, Selena Gomez, Adriana Paz Carlos Sofia Gascon, in arte Karla. Ossia l'attrice che non è un'attrice, ma un attore. Cosa che però non si può dire, al massimo si può dire che "è trans " ossia una persona che "si percepisce di un sesso diverso rispetto a quello biologico ".Dire che è un uomo sarebbe "discriminazione " e noi non siamo persone che discriminano, siamo persone perbene, leggiamo anche il principale quotidiano italiano. Il Corriere della Sera che sulla vicenda mette in pagina un articolo dal titolo «Noi trans siamo persone», quasi si sente la voce incrinata dal pianto, e il tono grave (e si legge anche quello che non c'è scritto ossia "chiunque abbia qualcosa da obiettare, sta dicendo che i trans non sono persone ") Il pezzo inizia così: «Quando muove le mani, porta il polso all'indietro, aprendo le dita in modo molto femminile. Sorride: Le donne spagnole e italiane gesticolano in modo esagerato. Da Carlos a Karla. È la prima volta che un festival premia un'attrice transgender». Dunque per il Corriere è assolutamente normale che una persona si percepisca di sesso diverso, è normale assecondare il desiderio di esser chiamati al femminile e non c'è niente di strano nel premiare un uomo nella sezione miglior attrice, è tutto talmente normale che nel titolo non ci finiscono i meriti sul campo del vincitore, meno che meno aspetti riferibili alla cinematografia, no, l'articolo verte su un'unica cosa, la cosiddetta identità di genere di Gascon e racconta "la transizione ". «L'ho fatta tardi - spiega - nel 2018, a 46 anni, in Messico dove vivo. Ho aspettato fin troppo. Ne avevo veramente bisogno. Mia moglie mi chiese: e adesso cosa farai?». Sì perché Carlos è ma padre di una figlia, di tredici anni. Il Corriere gli chiede che rapporto ha con lei e Gascon risponde così «Ci adoriamo, sono suo padre, sua madre, ma sono anche sua amica». What else? Nel film ovviamente il premiato veste i panni di una persona che, oltre a voler cambiar vita, vuole "cambiar sesso", chi lo avrebbe mai detto. Eppure c'è stato un tempo in cui l'identità non era un orientamento sessuale, meno che meno una percezione e se qualcuno provava disagio nel suo corpo sessuato, veniva aiutato ad affrontarlo. Invece oggi si vuol dar l'illusione - dolorosa - che tutto sia possibile.Anche Repubblica risponde prontamente all'appello dedicando al premio una pagina intera e un articolo dal titolo «Karla Sofía Gascón "La mia transizione è una battaglia vinta Ora sono felice "». Anche loro dove vanno a parare? Sulla "transizione " ovviamente. «Ha 52 anni, la sua transizione è avvenuta pochi anni fa. È stata difficile per tanti motivi, compresi quelli legali. È stata dura, ho iniziato il processo di transizione in Messico ma ho dovuto fare il percorso burocratico anche in Spagna: servivano nuovi documenti per me, per mia figlia, mi sono appellata a tutti gli uffici. Per me è stato un percorso di grande sofferenza. Ci sono stati momenti in cui mi sono chiesta se fossi necessaria in questo mondo, ho pensato anche di togliermi la vita "». Qui il colpo da maestro, fedele ad uno dei pilastri della teoria affermativa del genere secondo cui l'alternativa è tra "cambiare" genere o togliersi la vita. Tertium non datur.E con questo spauracchio, chi ha il coraggio di dir qualcosa? Meglio limitarsi tutti dire che sì, il Re è vestito e sì, Karla una donna, anche perché se fosse un uomo reciterebbe davvero bene. Avrebbe convinto tutti. Meriterebbe un premio.Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "X, cisgender non gradito " spiega perché da maggio la parola "cisgender " è poco gradita sulla piattaforma di Elon Musk.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 11 giugno 2024:Da maggio sulla piattaforma X di Elon Musk, l'ex Twitter, se un utente scrive un post con le parole "cisgender" e "cis ", in automatico appare questa scritta: «Questo post contiene un linguaggio che può essere considerato un insulto da X e potrebbe essere usato in modo dannoso in violazione delle nostre regole». Ma non c'è nessun divieto ad usare queste parole, ma solo un ammonimento.Cisgender è un neologismo dell'ideologia LGBT che indica le persone che si riconoscono nel sesso a sua volta riconosciuto alla nascita. Insomma tutti noi, eccetto le persone transessuali. Musk dichiarò a tal proposito: «Le parole ‘cis' o ‘cisgender' sono da considerare insulti sulla piattaforma».Musk ho voluto mandare un messaggio ben preciso: la normalità non deve essere ostaggio della grammatica arcobaleno, non deve apparire come una tra le possibili variabili naturali dell'identità sessuale.Naturalmente questa sua decisione gli ha attirato gli strali della comunità LGBT. Il sito Washington Blade, sito di punta di gay e trans negli States, ha scritto a riguardo: «Elon Musk è ufficialmente un pericolo per la società. [...] Musk è noto per la sua transfobia». Il sito Wired, proLGBT, appunta: «X si fa sempre più discriminatoria».La guerra sulle parole e la guerra per riconquistarsi la realtà.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=IN SCOZIA PUOI FINIRE IN PRIGIONE SE AFFERMI CHE I SESSI SONO SOLO DUE di Matteo DelreNon c'è nulla di più ideologico (dunque stupido) di una legge che inasprisce le pene per un fenomeno in calo. Questo accade in Scozia, dove i "crimini d'odio" sono calati del 2% nel corso di un anno. Ciononostante il governo in mano a Humza Yousaf fa passare una legge che allarga al massimo possibile il campo di applicazione di una legge già esistente relativa appunto ai reati di incitamento all'odio. La scusa, sempre valida, è che il calo registrato è causato non da un miglioramento della situazione, ma dal fatto che i crimini d'odio sanno nascondersi meglio, sanno camuffarsi e scorrere in modo carsico nella società. Dunque c'è il bisogno di una legge che permetta di stanare gli odiatori di professione là dove si nascondono.Fin qui in realtà nulla di strano, se non fosse Yousaf ha pensato bene di rispolverare quell'Hate Crime Act che stava ad ammuffire in Parlamento dal 2021 e lo renderà esecutivo a partire da aprile. La legge, revisionata per l'occasione, oltre a inasprire ulteriormente le pene per i reati già previsti, in gran parte collegati al razzismo, introduce la nuova fattispecie del "incitamento all'odio" e la collega a praticamente tutto lo spettro di ciò che possiamo intendere come politicamente corretto. Dunque sarà reato "incitare all'odio", oltre che sulla base di questioni razziali, anche sulla base dell'identità transgender - oltre che di altri casi condivisibili come la disabilità.REATO DI INCITAMENTO ALL'ODIOIl problema è che il confine tra libera espressione della propria opinione (specie se critica) e il reato di incitamento all'odio è talmente sottile da non poter quasi essere identificato, soprattutto nel campo della sessualità. I molti in Scozia preoccupati per la tutela della libertà di espressione hanno cercato di aprire una linea di confronto con il governo, che a sua volta si è dichiarato disponibile, senza però dar alcun seguito concreto. In compenso ha lanciato una campagna propagandistica finalizzata a "spiegare" e promuovere il nuovo provvedimento, al centro del quale c'è Slobhian Brown, membro del partito Scottish National Party, che così si esprime: «Per quanti sono colpiti dall'odio e dal pregiudizio, gli effetti possono essere traumatici e cambiare la vita. Pur rispettando il diritto di ognuno alla libertà di espressione, nessuno nella nostra società dovrebbe vivere nella paura o sentirsi escluso». Si noti, in prima istanza, come l'incipit "pur rispettando..." contenga la stessa straordinaria carica di ipocrisia della formula "Non sono razzista ma...".In seconda istanza va registrato come proprio alle presunte vittime del presunto odio che venga messa in mano, nell'ambito della campagna di propaganda, la testimonianza di quale impatto abbia avuto l'hate speech. Ed è qui che casca l'asino. Non solo quello scozzese, ma quello che trotta per tutto il mondo occidentale. Possiamo spendere centinaia di righe e pronunciare centinaia di migliaia di parole per analizzare il conflitto tra il concetto di "hate speech" e la libertà di espressione; possiamo riflettere se può ragionevolmente essere considerato reato il registrare ed esprimere ciò che la realtà fattuale rivela (ad esempio che esistono soltanto due sessi) e purtuttavia non toccheremmo che la superficie del problema. Per arrivare alla radice (e tagliarla) serve concentrarsi sulla improcedibilità di qualunque atto che venga definito esclusivamente da chi dichiara di averlo subito.LA NEGAZIONE DELLA REALTÀAlla base di questo aspetto sta il "sentore", il vissuto personale, la percezione individuale. Che hanno la loro dignità, sono meritevoli del massimo rispetto, ma non possono e non devono essere la fonte unica, e nemmeno quella privilegiata, per la definizione di una fattispecie di reato. Lasciare che sia la presunta vittima o il suo personalissimo sentore a rendere fattuale la sussistenza di un crimine significa sovvertire dalle fondamenta un intero edificio giuridico costruitosi sul consenso di grandi pensatori e su un'evoluzione del pensiero che ha le sue origini nientemeno che in epoca romana antica. Lì sta il focolaio da cui si origina tutto, nelle leggi repressive come nelle modalità di raccolta delle statistiche ufficiali.Basta riflettere un attimo su questo sovvertimento nella fonte delle informazioni diffuse nell'opinione pubblica, e che ne influenzano l'approccio generale alle varie questioni, così come nella costruzione delle leggi, specie quelle repressive, per rendersi conto che un ritorno alla normalità, o per lo meno la strada per evitare che la civiltà occidentale si sgretoli come un castello di sabbia, passa dalla netta interruzione di utilizzare il vissuto individuale o di gruppo per definire la realtà. Di questo si sono accorti anche diversi politici e osservatori scozzesi, che al di là della già gravissima inaccettabilità di principio, da buoni anglosassoni l'hanno messa giù molto concreta: come faranno le forze dell'ordine a correre dietro a tutti quelli che si sentiranno offesi da qualcosa, ascoltarli per capire se c'è un reato e perseguire chi l'ha commesso? La prospettiva, se davvero passerà l'Hate Crime Act, è uno vero diluvio di segnalazioni che travolgerà le forze dell'ordine. E i criminali comuni ringrazieranno.Sullo sfondo di tutto questo si staglia anche la giganteggiante figura di J.K. Rowling, residente proprio in Scozia, da tempo iper-critica in particolare verso le istanze gender e Lgbt, ma proprio per questo da tempo oggetto di feroci attacchi e denunce. Può essere una mera speculazione, ma sulla decisione del governo scozzese potrebbero benissimo aver avuto effetto le pressioni di certe lobby, che darebbero qualunque cosa per abbattere la monumentale figura della scrittrice, che con questa legge rischia concretamente di essere incriminata. Lei, in ogni caso, se ne sta e se ne starà lì, ferma e salda su una delle sue ultime dichiarazioni, risalente al 2023: «passerò felicemente due anni in prigione se l'alternativa è una compressione della libertà di parola e la negazione forzata della realtà e dell'importanza dei sessi».
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7802COME E' NATA LA BANDIERA DEI TRANSESSUALIRobert Hogge da piccolo rubava la biancheria alla madre, poi si diede alle orge e inventò la bandiera trans (intanto nelle scuole del Regno Unito si propone ai 12enni masturbazione, sesso orale ed anale)da Provita & FamigliaLa protesta di una madre ha fatto scoppiare un vero e proprio scandalo riguardo ai corsi di educazione sessuale e ai contenuti a dir poco scioccanti che vengono proposti nelle scuole del Regno Unito, che vanno dalla masturbazione e il sesso anale fino alla teoria gender.Clare Page, una madre di 47 anni, ha tentato invano di conoscere i contenuti di educazione sessuale insegnati alla figlia in una scuola secondaria della capitale, il College Hatcham, dopo che la figlia quindicenne è tornata un giorno a casa spiegando di aver imparato che «l'eteronormatività è una brutta cosa» e che nei rapporti con ragazzi e ragazze bisogna essere «sex positive».Page si è allarmata dopo che la charity alla quale è stata appaltata l'educazione sessuale, "School of Sexuality Education", che realizza corsi in oltre 300 scuole in tutto il paese, si è rifiutata di mostrare il materiale didattico, al pari della scuola.Page ha quindi raccolto con una campagna di crowdfunding 14 mila sterline per fare causa, ma ha perso la sua battaglia: a metà giugno un giudice ha sentenziato che una madre non ha il diritto di conoscere che cosa viene insegnato a scuola ai suoi figli. Nonostante questo il caso ha fatto talmente scalpore che il premier Rishi Sunak ha ordinato una revisione urgente dei corsi Rse. Il rapporto sarà pubblicato il prossimo autunno.Nel frattempo i giornali britannici hanno indagato autonomamente il contenuto dei corsi di educazione sessuale, rivelando dettagli a dir poco disturbanti. Secondo il Daily Mail, una delle lezioni suggerite dalla Sex Education Forum (Sef), una delle charity più importanti nel settore dell'educazione sessuale, prevede di parlare della "masturbazione" ai bambini di nove anni, invitandoli a compiere atti di auto-erotismo.Uno dei libri più scaricati della charity Brook, intitolato "Vagina Matters" normalizza il sesso «prima della prima mestruazione» e ai giovani tra i 12 e i 14 anni consiglia anche di provare «la penetrazione della vagina o dell'ano con un pene o un sex toy e l'utilizzo della bocca e della lingua per stimolare i genitali del partner». Anche secondo un'inchiesta del Telegraph, a molti bambini di 12 anni viene chiesto a scuola dagli insegnanti che cosa pensano del sesso orale e anale, mentre ai ragazzini di 13 anni è insegnato che «ci sono 100 generi».Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "Chi ha inventato la bandiera trans?" si parla di Robert Hogge che da ragazzo rubava la biancheria alla madre e poi si diede alle orge.Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 27 marzo 2024:Robert Hogge è colui che ha inventato la bandiera dei transessuali: due bande azzurre agli estremi (il colore maschile) poi due bande rosa (il colore femminile) e una bianca al centro («per coloro che sono in transizione o si considerano di genere neutro o indefinito», come ha spiegato lo stesso Hogge). Mr Hogge, che poi all'anagrafe divenne Monica Helms, dice di sé di essere "bigender", ossia che il suo cervello «fluttua tra più ruoli... A volte sono un uomo e una donna allo stesso tempo, oppure posso cambiare in un nanosecondo, per poi tornare indietro».Hogge racconta che era un ragazzo problematico, che rubava la biancheria a sua madre, che amava sperimentare cose nuove nel sesso e travestirsi. Si sposò, poi divorziò, abbandonò moglie e figli e infine si diede alle orge. Nel 1999 ideò la bandiera trans.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7794IL FILM CHALLENGER APPLICA LA TEORIA DEL GENDER PER DIFFONDERE IL POLIAMOREAltre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): Biden forza la costituzione, i figli confusi delle star, autocertificazione per cambio di sessoda Gender Watch NewsChallenger è un recente film di Luca Guadagnino in cui si narra la storia di tre tennisti professionisti: due uomini, Patrick Zweig e Art Donaldson, e una donna, Tashi Duncan. La vicenda è imperniata sullo scontro agonistico tra i due tennisti e sulla rivalità tra Patrick ed Art per conquistare il cuore di Tashi. Nel film c'è anche un bacio omosessuale tra i due uomini e altre scene che rimandano a suggestioni gay. La pellicola però è anche un inno al cosiddetto poliamore: infatti Tashi, negli anni, ha rapporti sia con Patrick che con Art, il quale tra l'altro sposerà.L'azienda Lelo, produttrice di sex toys, ha condotto una indagine: dopo la visione di Challenger il 25% degli inglesi ha preso in considerazione di intraprendere una relazione poliamorosa. In particolare il 38% dei giovani crede che una relazione poliamorosa potrebbe soddisfare i suoi più intimi bisogni.Kate Moyle, che ha condotto l'indagine, ha spiegato: «le statistiche mostrano che le persone sono più esplorative e aperte a provare modelli di relazione etici non monogamici». Ci domandiamo: chissà da dove deriva l'eticità di tali relazioni? «Il movimento per il benessere sessuale [esiste anche questo] sta incoraggiando le persone a trovare ciò che è giusto per loro, che potrebbe trovarsi al di fuori del modello di relazione a cui in precedenza sentivano di dover aderire. Mentre leggiamo, impariamo qualcosa, ascoltiamo, parliamo ed educhiamo, accade sempre più che integriamo e normalizziamo idee sul sesso e sulle relazioni che assumono forme diverse nelle nostre vite. Allora ci muoviamo gradualmente verso un luogo di maggiore accettazione».La gender theory si salda, necessariamente, con il "poliamore", ossia, per uscire dal linguaggio assolutorio del politicamente corretto, con il nomadismo sessuale e l'adulterio. Questo perché la fluidità insegnata dal pensiero arcobaleno deve diventare bisessualismo e promiscuità sessuale, anche vissute contemporaneamente. La teoria del gender, si sa, predica la liquefazione delle presunte forme rigide dell'amore. Il poliamore dunque non è altro che una delle possibili declinazioni di questo principio dissolutore.Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.BIDEN FORZA LA COSTITUZIONE«Il fatto che la Costituzione enumeri determinati diritti non potrà intendersi nel senso di negare o di deprezzare altri diritti che il popolo si sia riservato». Questo è il Titolo IX della Costituzione americana, titolo che il presidente Biden vuole applicare agli studenti transessuali al fine di permettere loro di accedere a servizi igienici e a spogliatoi non secondo il loro sesso biologico ma secondo il sesso percepito. Inoltre vuole permettere che i ragazzi trans possano gareggiare in competizioni femminili.Contro questa deriva ideologica si sono opposti Florida, Texas, Louisiana, Mississippi, Montana e Idaho. Ad esempio il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha dichiarato: «La Florida rigetta il tentativo di riscrivere il Titolo IX. Non ci adegueremo e contrattaccheremo». Sulla stessa frequenza d'onda il commissario all'Istruzione della Florida, Manny Diaz Jr: «Anziché attuare le chiare direttive del Congresso tese a prevenire la discriminazione sulla base del sesso biologico, l'amministrazione Biden fa a pezzi gli statuti rendendoli irriconoscibili e tenta di spingere il Paese a credere che il sesso biologico non abbia più alcun significato».Analoghe critiche da parte del governatore dello stato del Texas, Greg Abbott, critiche espresse in una lettera inviata a Biden. Abbott parla di un «maldestro tentativo di imporre convinzioni della sinistra tramite il Titolo IX. [Biden] ha riscritto il Titolo IX per costringere le scuole a trattare i ragazzi come fossero ragazze, e ad accettare qualsiasi identità di genere autodichiarata dagli studenti».(Gender Watch News, 2 maggio 2024)I FIGLI CONFUSI DELLE STARIl transessualismo impazza ad Hollywood tra i figli degli attori. Ad esempio La figlia della star di Sex and the City, Cynthia Nixon, ora si identifica come maschio. Jackson, figlio di Charlize Theron, le ha detto che dall'età di tre anni si sente femmina e così l'attrice lo tratta come una ragazza. L'All-Star dell'NBA Dwayne Wade insieme alla moglie sta crescendo il figlio Zaion come femmina, avendole cambiato pure il nome in Zaya. L'attore Khary Payton ha fatto sapere che sua figlia ora si chiama Karter. Seraphina Rose Affleck (nella foto), figlia dell'attore Ben Affleck, ora si presenta come un maschio e si fa chiamare Fin. Jennifer Lopez si riferisce alla figlia Emme con il pronome "loro", escamotage ormai usato da tempo per neutralizzare qualsiasi riferimento al sesso.Come mai questa esplosione di casi di confusione sulla propria identità sessuale nei figli delle star? Potrebbero essere due le motivazioni. La prima si riferisce al fatto che la maggior parte dei Vip sono di impronta liberal, ossia progressisti e, tenuto conto della loro visibilità, devono per forza sposare le cause woke e nel modo più estremo possibile. Questa adesione ideologica non può che riverberarsi anche nella educazione dei figli.In secondo luogo le relazioni familiari di queste star sono spesso segnate da divorzi, amanti multipli, pressioni dei media, esposizione dei social, etc. tutti fattori che incidono nella educazione dei figli in senso negativo.(Gender Watch News, 17 aprile 2024)AUTOCERTIFICAZIONE PER "CAMBIO" DI SESSOIn Germania venerdì scorso è stata varata una legge che permette alle persone transessuali di cambiare identità anagrafica tramite autocertificazione. Nel luglio del 2023 un tentativo di far passare questa legge era stato sventato dal Parlamento tedesco.E dunque dal primo di novembre non servirà che prima la persona si sia sottoposta a trattamento chirurgico o psicologico, né una sentenza di un tribunale. Come fosse la residenza di casa.Per i minori di 14 anni la richiesta dovrà essere fatta dai genitori. Per i ragazzi tra i 15 e i 18, la richiesta potrà essere presentata dai minori stessi, ma occorre il consenso dei genitori. Se questo manca il ragazzo potrà rivolgersi ad un tribunale. In Germania a 15 anni non sei abbastanza grande per guidare un'auto, né per acquistarla, ma lo sei per "cambiare" sesso.E così grazie a questa legge un uomo, che anche di aspetto risulti essere mascolino, potrà presentarsi come donna. È uno dei vertici più significativi raggiunti dall'ideologia LGBT: il pensiero - voglio essere donna - diventa subito realtà. Io sono tutto quello che voglio, nel momento stesso in cui lo voglio. Basta il pensiero. In questa prospettiva la medicina e la burocrazia sono ostacoli da eliminare per non compromettere il delirio di onnipotenza.(Gender Watch News, 16 aprile 2024)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7744UN SACERDOTE DICE CHE L'OMOSESSUALITA' E' PECCATO E IL GOVERNO FRANCESE LO DENUNCIA di Paola BellettiL'Abate Matthiey Raffray è un sacerdote cattolico francese membro dell'Istituto del Buon Pastore, società di vita apostolica di diritto pontificio, istituita nel 2006 dalla Congregazione per il Clero, i cui sacerdoti celebrano la Santa messa secondo il messale del 1962. Dal 2021 è Assistente del Superiore Generale. Teologo, filosofo e professore presso la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino, ha pubblicato diversi libri ed ha una significativa presenza sui social media.Ciò che però lo ha condotto agli onori della cronaca non è questo curriculum di tutto rispetto, bensì l'azione legale che il governo francese ha intrapreso nei suoi confronti per aver dichiarato che l'omosessualità, non la tendenza in sé ma gli atti (ovvero ciò che la Chiesa insegna nel suo magistero) è peccato. Ne ha parlato in un video pubblicato qualche giorno fa sul suo profilo Instagram, seguito da 60000 utenti. La caption che accompagna il video spiega chiaramente il senso del contenuto che si può fruire e che si immagina rivolto principalmente ai fedeli cattolici:«Gesù Cristo è il nostro Salvatore: viene a salvarci dai nostri vizi, dai nostri peccati, prendendosi cura delle nostre ferite interiori e fortificandoci per mezzo della sua grazia. Ma c'è bisogno innanzitutto che riconosciamo i nostri errori e le nostre debolezze: sì, siamo tutti peccatori!» Potrebbe essere l'apertura di qualsiasi catechesi o meditazione quaresimale nella quale potremmo imbatterci andando in parrocchia, ora non più con la stessa certezza statistica, a essere onesti. Peccato per gli hashtag, un po' più espliciti nell'indicare tra i molti vizi e peccati che possono ferirci e ostacolarci interiormente anche l'omosessualità. Ed è proprio questo riferimento che la sempre zelante sedicente comunità LGBTetc non ha lasciato passare senza appiccare i soliti roghi di commenti feroci, vittimistici, accusatori. Efficaci, purtroppo, al punto da ottenere l'avvio di un'azione legale a carico del sacerdote.DIRE PUBBLICAMENTE QUELLO CHE LA FEDE CATTOLICA INSEGNALa dichiarazione più pesante in risposta alla breve catechesi del noto Abate sono quelle niente meno del Ministro per l'uguaglianza di genere, la diversità e le pari opportunità, Aurore Bergé, che ha bollato le parole del presbitero cattolico come "inaccettabili" e, sempre via social, ha dato seguito a tanto sdegno istituzionale: «In un messaggio pubblicato su X, ha detto di aver "chiesto alla delegazione interministeriale per la lotta al razzismo, all'antisemitismo e all'odio anti-LGBT (DILCRAH) di segnalare la questione al pubblico ministero sulla base dell'articolo 40" del codice di procedura penale. Il DILCRAH ha preso atto del messaggio del ministro e ha confermato di aver "notificato il pubblico ministero dei commenti omofobi fatti dal signor Raffray sui suoi social network". Nel suo messaggio, la delegazione ha aggiunto: "Parlare di omosessualità come debolezza è vergognoso"».Ciò che viene contestato al sacerdote è di dire pubblicamente quello che la fede cattolica insegna e non può smettere di fare perché farebbe un torto a sé stessa e al bene più grande che è in gioco (e non è un gioco!): la verità sull'uomo e la salvezza delle anime. Sì, siamo peccatori, capaci di peccare in molti modi; in nostro soccorso viene la Grazia del Signore. Guai però ricordare come le pratiche omosessuali siano parte dell'elenco dei possibili peccati, perché in questo modo si osa sfidare un dogma laicista ormai ritenuto indiscutibile: non l'accettazione delle tendenze omosessuali, ma la promozione, addirittura la nobilitazione dell'omosessualità vissuta e praticata.OMOFOBIAFa sorridere il capo d'accusa perché l'inesistente, ma obbligatorio, termine pseudoscientifico di "omofobia" parla di paura; che paura può mai avere la Chiesa di Cristo di fronte al male se è l'unica a poter vantare a capo del proprio esercito il vincitore contro il principio di ogni male? Tant'è. In Francia e non solo lì ciò che è chiaramente sotto attacco è la morale cattolica e più a monte ancora la visione dell'uomo come creatura indebolita dal peccato e bisognosa di una salvezza che è entrata nella storia. Non si può dire, o meglio non si può dire "gratis".In un'intervista al settimanale Famille Chrétienne lo stesso sacerdote sotto accusa ha dichiarato come questo ultimo attacco sia l'ennesimo tentativo di «intimidire l'insegnamento morale tradizionale della Chiesa cattolica: "È la moralità cristiana che è sotto attacco", ha spiegato, aggiungendo che non stava facendo altro che citare il Catechismo della Chiesa cattolica, e in particolare §2357: L'omosessualità si riferisce alle relazioni tra uomini o donne che sperimentano un'attrazione sessuale esclusiva o predominante per persone dello stesso sesso. Ha assunto forme molto diverse nel corso dei secoli e in culture diverse. Le sue origini psicologiche rimangono in gran parte inspiegabili. Sulla base della Sacra Scrittura, che la presenta come una grave depravazione, la Tradizione ha sempre dichiarato che "gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati"».Nonostante altri procedimenti a carico di esponenti della chiesa cattolica in Francia siano finiti con un nulla di fatto, dal momento che non può essere considerato discriminatorio o incitante all'odio proporre gli insegnamenti della Chiesa in tema di moralità, questi episodi e i toni sempre più violenti addirittura assunti da cariche istituzionali confermano il clima di aperta ostilità nei confronti dei cristiani e di ciò che portano nel mondo. Ci si può chiedere, ancora una volta senza paura, chi spinge a odiare chi? Ma siamo cristiani, a certe cose siamo stati istruiti dal più Alto in carica.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7731UTERO IN AFFITTO: NASCE FEMMINA E I COMMITTENTI CHIEDONO I DANNIAltre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): 12enne stuprata a scuola da un trans, in Polonia la TV di Stato si scusa, i dubbi del NYT sui minori trans, dopo Fiducia Supplicans pastorale sempre più arcobalenoda Provita & FamigliaUna coppia di uomini californiani ha citato in giudizio una clinica per la fertilità di Pasadena per violazione di contratto, negligenza medica, e violazione di normative varie a tutela dei consumatori, perché la surrogata ha partorito una femmina anziché un maschio, come era stato pattuito.L'avvocato dei Sanigers [Albert e Anthony], sposati nel 2013, ha spiegato che i due da sempre sognavano di avere due figli, entrambi maschi. Già prima di sposarsi, la coppia aveva scelto il nome per i loro futuri figli e aveva creato per loro un account Gmail.Dal momento in cui l'hanno contattata, sono stati espliciti con la clinica HRC e Kolb: potevano essere impiantati nell'utero della loro surrogata solo embrioni maschi.Invece, "negligentemente, sconsideratamente e/o intenzionalmente" hanno impiantato una femmina.Ed ora i due committenti dovranno sopportare anche un grande danno economico perché dovranno allevare tre figli, anziché i soli due bambini che avevano programmato.È noto che la merce deve avere le qualità previste dal contratto e pagate dagli acquirenti: è probabile che i Sanigers vinceranno la causa.Stupisce, però, che una coppia così desiderosa del loro primo bambino (o forse bisognerebbe dire "bambolotto"?) per nove mesi non si sia preoccupata di chiedere e guardare le immagini ecografiche: avrebbe potuto ordinare e ottenere l'aborto.Chissà, ora, come sarà la vita di quella bambina con due "papà" che già provano un tale risentimento verso di lei.A pensarci bene, però, una soluzione a tutto questo poteva esserci: dato che il sesso biologico non conta nulla, la coppia addolorata poteva dichiarare all'anagrafe che la bambina era un maschio e il problema sarebbe stato risolto.Quanto ai bambini maschi che prima o poi nasceranno, già con indirizzi Gmail, sarebbe interessante sapere se abbiano già anche siti OnlyFans personalizzati.Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.DODICENNE STUPRATA A SCUOLA DA UN TRANSL'ASK Academy, una scuola privata di Rio Rancho (New Mexico), permette agli studenti maschi che si sentono donne di usare bagni e spogliatoi femminili. Ray (nome di fantasia), alunna 12enne, provava disagio a vedere maschi nei propri spazi, ma il personale scolastico le aveva detto di non giudicare e di rimanere in silenzio se avesse avuto qualche rimostranza da fare.Nell'ottobre del 2021 Ray venne stuprata. [...] Ray non disse nulla, finché la madre l'anno scorso, grazie alla lettura del suo diario, scoprì cosa fosse successo alla figlia. Ora la ragazzina assume farmaci per l'ansia e, quando è sola a casa, dorme con un coltello accanto a sé e vicino al proprio grosso cane.Ray è un irrilevante effetto collaterale della battaglia arcobaleno, ossia è un'altra vittima dell'ideologia LGBT e del politicamente corretto che pur di portare avanti le proprie istanze non guarda in faccia a nessuno.(Gender Watch News, 5 luglio 2023)IN POLONIA LA TV DI STATO SI SCUSAIn Polonia, diventato primo ministro il liberale Donald Tusk, molte cose stanno cambiando. In peggio. Anche sul versante dell'informazione pubblica. Ad esempio sono saltate tutte le teste alla guida della Tv pubblica - la TVP - della Radio polacca e dell'agenzia di stampa pubblica PAP.Nel programma di informazione della TVP - InfoTVP - il conduttore Wojciech Szelag, invitando alcuni attivisti LGBT in studio, si è profuso in scuse per come l'emittente TVP avesse trattato le comunità LGBT negli anni passati.«Per molti anni in Polonia parole vergognose sono state rivolte a numerose persone perché hanno scelto di decidere da sole chi sono e chi amano - ha detto Wojciech Szelag commovendosi - Le persone LGBT+ non sono un'ideologia ma persone; nomi specifici, volti, parenti e amici. Tutte queste persone dovrebbero sentire la parola "scusa" provenire da qualche parte. Quel posto è qui, dove ora mi sto scusando. Per otto anni si sono mostrati gli attivisti LGBT - ma anche la comunità LGBT - come una minaccia per la nazione polacca».In realtà durante il governo precedente a guida Pis la politica tentava semplicemente di tutelare i bambini dalla propaganda LGBT e si opponeva a derive ideologiche come le “nozze” gay o l'omogenitorialità. Ora il vento è cambiato e la voce della politica progressista andata al potere usa della TV di stato per fare propaganda arcobaleno.(Gender Watch News, 16 febbraio 2024)I DUBBI DEL NYT SUI MINORI TRANSIl New York Time, giornale ultraliberista, si fa anche lui delle domande sulla cosiddetta transizione sessuale dei bambini e ragazzi. L'anno scorso uscì un articolo dal titolo Hanno messo in pausa la pubertà, ma c'è un costo? e all'inizio di quest'anno un altro con il seguente titolo Quando gli studenti cambiano identità di genere e i genitori non lo sanno.La giornalista Pamela Paul, accennando all'apripista Olanda, sottolinea che «la pratica [dei bloccanti della pubertà] si è diffusa in altri paesi, con protocolli variabili, scarsa documentazione dei risultati e nessuna approvazione da parte del governo dei farmaci per tale uso, inclusa la Food and Drug Administration statunitense. Ma ci sono prove emergenti del potenziale danno derivante dall'uso dei bloccanti, secondo revisioni di articoli scientifici e interviste con più di 50 medici ed esperti accademici in tutto il mondo».La sua collage Katie Baker affronta poi il tema della carriera alias a scuola. Spesso i distretti scolastici non avvertono i genitori che la loro figlia o il loro figlio vuole farsi chiamare con un nome diverso. La Baker appunta: «I distretti hanno affermato di volere il coinvolgimento dei genitori, ma devono seguire le linee guida federali e, in alcuni casi, statali intese a proteggere gli studenti dalla discriminazione e dalle violazioni della loro privacy. [...] Ma dozzine di genitori i cui figli hanno scelto la transizione sociale a scuola hanno riferito al Times di sentirsi maltrattati dagli educatori i quali sembravano pensare che loro - e non i genitori - sapessero cosa fosse meglio per i loro figli». E qui sta il punto: la privacy deve cedere il posto al diritto dovere dei genitori di educare i figli non ancora emancipati. Rimanendo fermo il punto, però, che qualsiasi carriera alias non è accettabile dal punto di vista morale.(Gender Watch News, 19 febbraio 2024)DOPO FIDUCIA SUPPLICANS PASTORALE SEMPRE PIÙ ARCOBALENODue iniziative proposte in casa cattolica ma non cattoliche. La prima: il gruppo Kairos propone una serie di incontri dal titolo A piccoli passi... Titolo del primo incontro: Pastorale LGBTQ+ ma in che senso?La seconda iniziativa, promossa dall'Azione cattolica, dal Centro culturale San Rocco e la Tenda di Gionata e dal titolo Strade dell'amore, prevede tre incontri: L'omosessualità nella Bibbia; La scoperta dell'omosessualità nella famiglia; I cammini dei cristiani LGBT+ e dei loro genitori nelle nostre comunità cristiane.Un paio di riflessioni. È errata la qualificazione cristiani o cattolici o pastorale LGBT o omosessuale, perché i due termini non possono stare insieme dato che l'omosessualità e la transessualità non hanno nulla di naturale e quindi contrastano con la volontà di Dio. Sarebbe sensato, ad esempio e solo per fare un'analogia, parlare di cristiani ladri o di pastorale furtiva?Seconda riflessione: dopo Fiducia supplicans è ormai completamente tramontata l'idea di avere una pastorale che indichi come verità antropologica l'uscita dall'omosessualità. Le iniziative pastorali di questo tipo servono solo per rafforzare il proprio orientamento omosessuale o il proprio disturbo attinente alla sfera dell'identità sessuale, costringere i fedeli ad accettare ciò che per buon senso rifiuterebbero e permettere a persone omosessuali e transessuali di occupare sempre più ruoli all'interno della Chiesa.(Gender Watch News, 14 marzo 2024)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7721LA NEOLINGUA NON LASCIA IN PACE NEANCHE I DINOSAURI di Matteo DelreSiete pronti per una nuova avventura nell'abisso della cancel culture? Bene. L'ultima assurdità woke è quella della proposta di cambiare i nomi dei dinosauri perché in alcuni casi non sono inclusivi o richiamano a personaggi "controversi" o perché riflettono una cultura sessista, razzista o coloniale.Tutto vero. Lo ha affermato il team della paleobiologa Emma Dunne dell'Università Friederich-Alexander di Erlange-Norimberga, in uno studio che invece di diventare il copione per qualche stand-up comedy viene addirittura ripreso e rilanciato dalla rivista "Nature". Vi si specifica che questi casi di non conformità dei nomi sono pochi, anzi pochissimi «ma sono comunque significativi in termini d'importanza», ci ammoniscono i cervelloni dell'università tedesca, supportati da alcuni altri colleghi in giro per il mondo.«Non diciamo che da domani bisogna cambiare tutto», spiga uno dei ricercatori, «ma dobbiamo rivedere criticamente ciò che abbiamo fatto, per correggere cose che non abbiamo fatto bene». Il problema è sempre lo stesso, quello che ossessiona gli eterni offesi di questa nostra infelice epoca: gli stereotipi. O presunti tali.«Meglio - spiegano - d'ora in poi scegliere nomi che facciano riferimento alle caratteristiche fisiche dell'animale, ai luoghi di ritrovamento e anche alla lingua e alla cultura delle popolazioni locali, spesso dimenticate». Poco importa che così si rischi di chiamare una conchiglia fossile con un nome lungo come il titolo di un film della Wertmüller, l'importante è che non si dimentichi nessuno della lista. Non viene chiarito però come gestire la situazione se si fa riferimento alle caratteristiche fisiche. Metti che si ritrova un dinosauro fossile con una grande pancia, che si fa, si rischia il body shaming?LA FOLLIA DELLA CANCEL CULTURELa Commissione internazionale sulla nomenclatura zoologica (ICZN) al momento - meno male! - non ha preso in considerazione le assurdità di questi studiosi per quanto riguarda i nomi già dati, mentre si è mostrata - ahinoi - disponibile per le eventuali nuove scoperte, sebbene il problema sollevato non riguardi le diciture scientifiche (quelle binomiali in latino, per intenderci, come Anas platyrhynchos per il germano reale), bensì i nomi comuni degli animali.Tanto per fare un esempio pratico - e attuale - pensiamo al grazioso oriolo di Audubon (che non è neanche un dinosauro vero e proprio), ovvero un uccelletto giallo e nero classificato dall'ornitologo americano John James Audubon (1785/1851), il cui nome, collegato al suo lavoro scientifico, andrebbe cancellato perché prima suo padre e poi lui sono stati proprietari di piantagioni di canna da zucchero che utilizzavano schiavi. Sì, avete capito bene.La proposta degli studiosi appare però abbastanza ideologica e poco supportata da riscontri davvero reali quando si vanno a vedere i numeri. Nel voler trovare, infatti, "nomi problematici" di dinosauri, ossia legati a "razzismo e sessismo" oppure nominati in "contesti coloniali o in onore di figure controversi", gli esperti hanno individuato 45 nomi potenzialmente offensivi, corrispondenti a meno del 3 per cento degli esemplari esaminati. Noi stessi, d'altra parte, per trovare un esempio di nome controverso in zoologia, abbiamo dovuto scavare nei peggiori recessi dell'internet woke per scovare l'oriolo di Audubon.Siamo cioè in un'area di nicchia dell'isterismo globale della cancel culture, ed è forse per questo che la follia emerge in modo così lampante.Si dovrebbe invece avere la consapevolezza che cambiare 45 nomi già dati ai dinosauri o modificare la nomenclatura dei ritrovamenti futuri (nel caso ce ne fossero) non cambierebbe nulla, non renderebbe la scienza più "inclusiva", ma servirebbe al massimo a chi procede al ri-battesimo per sentirsi buono e in pace con se stesso, nel concetto distorto di pace in vigore nell'attuale distopia occidentale.NEOLINGUAMa è solo questo? È davvero soltanto l'effetto concreto della propaganda martellante? Probabilmente no. In realtà occorre provare una profonda pietà per la professoressa Emma Dunne e il suo team, forzati a esporsi a questo livello di ridicolo perché forse soltanto così, oggi, si può accedere a corposi finanziamenti per la ricerca accademica. La piena conformità al dettato del pensiero unico, a partire dall'Agenda 2030 dell'ONU, sembra infatti essere - con tutta probabilità - criterio di base per rispondere ai bandi di finanziamento e ricevere i fondi connessi.Newspeak, lo chiamava George Orwell. Nella traduzione italiana viene detta Neolingua, ovvero una tecnica per esprimersi e chiamare le cose imposta dal potere con l'obiettivo di non far pensare chi parla, o meglio di farlo pensare come vuole il potere. Il pericolo dietro queste iniziative dunque non è soltanto che rischiamo di trovarci a non poter più ascoltare la musica di Carl Orff o Richard Strauss perché aderirono (sbagliando! ovvio!) al nazismo. Il rischio è che ci privino delle parole per descrivere la realtà, per poi imporci le loro parole. Parole non ordinarie, ma cariche di un significato morale e politico uniformato e uniformante, nascosto sotto il vello di pecora della "bontà" e "inclusività" e che, soprattutto, nulla hanno a che fare con la realtà, storica o attuale che sia.Senza più parole che la descrivano, la realtà non esiste più, se non nella versione che le parole consentite ci permettono di concepire. È un'operazione deliberata, partita con la sovversione della definizione del sesso degli esseri umani e penetrata così profondamente da arrivare a occuparsi di 45 nomi di dinosauri. Ridiamoci su, d'accordo, ma non smettiamo di suonare il campanello dell'allarme.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7671SE ''LOVE IS LOVE'' PERCHE' NON INNAMORARSI DI UN ALBERO?Le scuole della California promuovono attivamente il transgenderismo nei minori tramite materiali audiovisivi, sollevando preoccupazioni e sdegno tra i genitori e gli attivisti pro family. Il distretto scolastico di Hayward, infatti, che serve oltre 19.000 studenti dalla scuola materna alle superiori, ha adottato un approccio educativo controverso, incoraggiando gli studenti a guardare film che normalizzano il transgenderismo infantile e promuovono trattamenti come i bloccanti della pubertà.In particolare, l'HUSD ha creato un elenco di "film inclusivi LGBTQ", inclusi film destinati agli studenti dalla quinta elementare in su, che mirano a mostrare "la diversità delle esperienze di genere". Uno di questi film, per fare un esempio, è incentrato su una ragazza di 12 anni che esplora la sua identità di genere e riceve un trattamento medico per ritardare lo sviluppo fisico. Un vero e proprio tentativo di indottrinare i bambini su questioni di genere e sesso, spingendo attivamente l'ideologia di genere e sovvertendo i valori scientifici e biologici.Le preoccupazioni crescono anche a causa della promozione di film che criticano le concezioni tradizionali del sesso. Un altro esempio è "Straightlaced: How Gender's Got Us All Tied Up", un film che mette in discussione i ruoli di genere tradizionali e incoraggia alla fluidità di genere.Il distretto sta anche promuovendo un programma di libri per le scuole elementari che si concentra su storie che includono strutture familiari non tradizionali, come famiglie con due mamme o due papà, e temi di identità di genere. Questo approccio è stato denunciato da genitori e associazioni come un'intrusione ideologica nell'educazione dei bambini, distogliendo l'attenzione da temi educativi fondamentali.Inoltre un documento del distretto sulle risorse "inclusive, anti-pregiudiziali, antirazzisti, LGBTQIA+" vorrebbe indirizzare a elenchi di libri LGBT per bambini piccoli. Questo orientamento pedagogico è dunque un tentativo di plasmare e influenzare le giovani menti su temi delicati e complessi, senza un'adeguata considerazione delle implicazioni etiche e psicologiche a lungo termine.Un modo, da parte del distretto scolastico, per promuovere un'agenda pro-transgender tra i giovani studenti, ignorando le preoccupazioni dei genitori e la necessità di un approccio più equilibrato e attento alla questione dell'identità di genere e del benessere dei minori.Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "Sono ecosessuale" si parla di una canadese (una donna, non una tenda, perché in tal caso poteva essere) che si è innamorata di una quercia e prova per essa un'attrazione sessuale.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 15 gennaio 2024:La canadese Sonja Semyonova, 45 anni, è ecosessuale. Ossia si è innamorata di una quercia e prova per essa un'attrazione sessuale.La quercia, a suo dire, la riempie di «un'energia erotica ». L'incontro con la quercia è avvenuto nelle sue passeggiate quotidiane nel bosco fuori casa. La donna spiega che «c'era in essa un erotismo con qualcosa di così grande e così vecchio che mi attraeva. Ho notato una connessione con l'albero. Mentirei se dicessi l'opposto».L'ecosessualità è una delle infinite conclusioni logiche dell'omosessualità, anzi: del principio che ogni affetto è amore ed è dunque sano. Se una persona si può innamorare di una persona dello stesso sesso perché non può innamorarsi di una pianta? Si obietterà che nell'omosessualità si prova attrazione verso una persona e non verso un vegetale. Ma, volendo fare l'avvocato del diavolo, è discriminatorio affermare che l'amore possa essere confinato solo nello stretto recinto della nostra specie, escludendo così i vegetali e gli animali. Come l'amore vero può essere espresso per una persona dello stesso sesso o di sesso differente e, così l'amore vero può essere espresso per un essere della stessa specie o di specie differente. Tra l'altro, come l'omosessualità è per sua natura infeconda, parimenti anche l'ecosessualità.Continuando ad argomentare secondo la logica LGBT, è solo una sovrastruttura culturale ecofoba, una ristrettezze di vedute che ci spinge ad escludere le piante dal raggio del nostro amore. Chi siamo noi alla fine per giudicare la signora Semyonova? Fa del male a qualcuno con il suo amore ecosostenibile? E non è forse questo un'alta espressione dell'ambientalismo? Non dobbiamo forse noi amare il creato? E allora questa donna canadese non sta semplicemente dando forma particolare a questo nostro doveroso amore? "Love is love" is green.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7668L'OMS PROMUOVE I FARMACI PER ''BAMBINI TRANS'' di Matteo DelreÈ ormai quasi fatta. A tutti i ragazzi e le ragazze che si approssimano all'adolescenza potremo affiancare finalmente alle solite domande trite e ritrite una nuova e molto più sensata. Non «a quale università vorresti iscriverti?», non «che lavoro vorresti fare da adulto?» e nemmeno cosa «ti piacerebbe fare un'esperienza all'estero?». Roba da medievali, retrogradi e boomer! La nuova domanda, quella che tutti, figli, figlie e genitori, attendevano di poter fare o ricevere a breve diventerà la norma: «di che genere vuoi essere?».Ebbene sì, perché questo, a conti fatti, è il senso dell'iniziativa presa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha annunciato di aver istituito un gruppo di "esperti" per stilare nuove linee guida sulla salute delle persone trans e "di genere diverso" (???). Linee guida che dicono di dover tener conto di temi aberranti come l'accesso agli ormoni bloccanti della pubertà, agli interventi chirurgici atti all'affermazione del genere e al riconoscimento giuridico dell'autoidentificazione di genere.LA LOGICA PERVERSA DELLE NAZIONI UNITEIn un mondo normale, dove cioè un organismo delle Nazioni Unite operasse secondo una logica rispettosa sia del setting naturale, sia del bilanciamento che dei vari fenomeni umani ne discende, tali linee guida sarebbero lunghe una mezza paginetta e risulterebbe del tutto inutile la creazione di una commissione di studio. Tuttavia, com'è noto, il nostro è ormai ben lungi dall'essere un mondo normale e le Nazioni Unite sono ormai notoriamente un organismo degno rappresentante del clima da basso impero in cui abbiamo la cattiva sorte di trovarci.Coacervo degli interessi più biechi e delle ideologie più progressiste tra quelle reperibili su piazza, l'ONU, attraverso agenzie come l'OMS, è ormai soltanto un megafono e un manganello con cui lobby organizzatesi straordinariamente bene e radicatesi nei processi decisionali internazionali fanno il bello e il cattivo tempo sulle vite di tutti. Solo in questo senso si giustifica una commissione di "esperti" composta al 70% da attivisti LGBTQ+ e il restante 30% da lobbisti di alcune case farmaceutiche. Quali linee guida potranno mai scaturire da una siffatta gang di soggetti?Non è difficile immaginarlo, basta andare a vedere i nomi dei componenti e riscontrarne on line qualche dichiarazione. Florence Ashley, ad esempio, sedicente "giurista e bioeticista transfemminile", ha dichiarato che «i bloccanti della pubertà dovrebbero essere trattati come l'opzione predefinita, evitando di lasciare che la pubertà faccia il suo corso, perché ciò favorisce fortemente l'incarnazione cis, aumentando il costo psicologico e medico della transizione». Mannaggia: se lasci andare le cose come natura vuole, i "cis" (cioè gli eterosessuali) finiscono per essere la maggioranza. Quale orrore.BLOCCANTI DELLA PUBERTÀ PER TUTTISoluzione? Bloccanti della pubertà per tutti! D'altra parte, dice Ashley, «i giovani che assumono bloccanti della pubertà hanno le loro opzioni molto aperte, i loro corpi non vengono alterati né dal testosterone né dagli estrogeni». Come detto, in un universo di pubertà bloccate, alla domanda su quale facoltà universitaria il figlio ormai adolescente vuole fare, si unirà quella del genere che preferisce avere, il tutto naturalmente a prescindere dai cromosomi che ha nel sangue, da ciò che ha tra le gambe e dagli organi interni che si ritrova al di sotto del pube. Robetta da nulla, queste ultime due cose almeno, risolvibile con un paio di interventini chirurgici rapidi rapidi. E sei tutto ciò che vuoi.Non sfugge la totale distopia di tutto questo. Lasciando stare i discorsi, ormai più che stranoti, sulla dannosità dei bloccanti allo sviluppo cognitivo di chi li assume, sull'irreversibilità del processo, sulla medicalizzazione eterna di chi transiziona, al centro di tutto c'è qualcosa di molto più significativo, un ribaltamento concettuale totalmente folle: il percorso naturale è una patologia, mentre quello artificiale e farmacologizzato è la normalità. A costo di sembrare ripetitivi, tutto ciò ha un nome chiaro e ormai codificato: transumanesimo. Una minoranza potente e ramificata in ogni ganglio del potere lo sostiene, una maggioranza sempre troppo silenziosa e inerte, per quanto ragionevole, lo respinge. L'esito è che la follia avanza imperterrita. [...]
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7635ARRIVA LA BIBBIA QUEER ED E' SUBITO INCLUSIONE (E CAOS) di Valerio PeceSe è vero che la Chiesa richiama da sempre a osservare i «segni dei tempi», una casa editrice cattolica che vanta nello stesso catalogo - insieme all'Enchiridion Vaticanum e alla pregiata Bibbia di Gerusalemme - anche un Commentario biblico ad usum LGBTQ+, qualche interrogativo è destinato a sollevarlo. Parliamo della Bibbia Queer, tradotta e pubblicata in questi giorni da EDB, Edizioni Dehoniane Bologna. Il Commentario (1136 pagine di taglio ermeneutico a cura della «pastora» Mona West e dell'ex gesuita Robert E. Shore-Goss) raccoglie testi di studiosi, rabbini e pastori che attingono alle «teorie femministe, queer, decostruzioniste, decoloniali e utopiche» al fine offrire al mondo arcobaleno una lettura radicalmente inedita della Sacra Scrittura.Già dall'introduzione all'imponente opera, la teologo Selene Zorzi e il professore Martin M. Linter scoprono le carte: «Una lettura queer vuole rompere schemi familiari e offrire nuovi modi di riflettere sul divino [...] e ricordare a noi stessi e agli altri che la Bibbia è tutt'altro che un manuale di codificazioni rigide, ma il luogo in cui ritrovare la chiave della complessità e della porosità delle vite». L'ex monaca benedettina Zorzi e il prof. Linter continuano gagliardi: «Il termine queer intende riferirsi a tutto ciò che di strambo, storto nel senso di non allineato possa presentarsi in una identità personale. Il Dio biblico è un Dio queer: è eccessivo nel suo amore per gli esseri umani [...] e perciò fuoriesce da sé»Il TRADUTTORE RAIMO, DECOSTRUZIONISTA DOCI colpi del Commentario queer targato EDB vengono sparati ad intra e ad extra: a una nuova interpretazione dei testi biblici si somma, in un circolo ermeneutico sempre in progress, l'impatto che eserciterà sulla fluida comunità LGBTQ+. Nelle note di pubblicazione la Bibbia Queer non viene solo descritta come «un testo rivoluzionario, rigoroso, che dà un nuovo volto della Sacra Scrittura», ma anche il primo di una lunga serie di passi volti a scardinare la teologia esistente. «Presentare questo testo al pubblico italiano significa lanciare in qualche modo una prima opera», afferma il curatore Gianluca Montaldi nella nota all'edizione italiana. Montaldi si rammarica che il «confronto della riflessione teologica e spirituale italiana con le tematiche queer [...] rimane ancora relegato a gruppi considerati marginali», mentre invece dovrebbe riguardare «un'opzione dell'intera società», quella «alla quale Michela Murgia - cui viene dedicata questa edizione italiana - ha dato molti apporti». Oltre alla speciale dedica, tra i traduttori dell'opera va segnalato quel Christian Raimo che del decostruzionismo ha fatto un dogma di fede, tanto da definire «violento» il logo di ProVita: la figura stilizzata di padre, madre e figli che si prendono per mano. Il raptus non particolarmente inclusivo è andato in diretta tv, davanti a una sbigottita Maria Rachele Ruiu (portavoce della Onlus) e a un imbarazzato Parenzo.Lo sbarco in Italia della Bibbia Queer suona come un'operazione editoriale ben ponderata, con mandanti e scopi non lasciati al caso. Quanto ai primi, l'eminenza grigia va individuata nella figura di Alberto Melloni, storico delle religioni e indomabile alfiere della dossettiana e poi alberighiana "Scuola di Bologna", che nel giugno 2022 guidò una cordata di imprenditori per salvare EDB e Marietti da un fallimento già conclamato. Quanto agli scopi della pubblicazione del rivoluzionario Commentario, il fatto che nelle chiese della galassia progressista il Gesù queering sia diventato mainstream da tempo lascia intravvedere una forte voglia di emulazione: lavorare sodo per assottigliare il gap con quelle chiese d'oltreoceano e del nord Europa in cui la teologia queer è già ampiamente deflagrata.L'AUTODEMOLIZIONE DEL CATTOLICESIMOIl 31 marzo scorso, durante la "Giornata delle visibilità Transgender", una chiesa presbiteriana è diventa virale sul web per aver celebrato la data con una preghiera al "Dio dei pronomi". Eccone un passaggio: «Allattando dai tanti seni, tu, Dio, distruggi tutti gli stereotipi, rendendo ogni singola persona maschio e femmina. Maschio e femmina, intersessuale, non binario a tua immagine. Esattamente a tua immagine. Dio dello spettro dell'arcobaleno, che hai messo la tua promessa di non violenza nel simbolo dell'amore strano prima che l'umanità lo sapesse, perché tu lo sapevi».Il Commentario EDB dovrebbe ridurre il gap anche con la Chiesa Metodista Unita, quella che vanta la prima drag queen al mondo ad essere stata ordinata. Si chiama Isaac Simmons, si fa chiamare Penny Cost, e descrive il "ministero drag" come un improrogabile «dovere divino». In chiesa, rigorosamente in paillettes, dopo aver tenuto un sermone ai bambini denunciando il privilegio di essere bianchi e etero, il pastore ospitante l'ha lodata così: «Ms. Penny Cost è un angelo con i tacchi, che appare di notte ai pastori annunciando che la Buona Novella è arrivata».La chiesa Presbiteriana non è da meno. Negli ultimi due anni, durante il sacro mese del Pride il Presbyterian News Service ha offerto ai fedeli serie educative online come "Queering the Bible" (giugno 2022) e "Queering the Prophets" (giugno 2023).Pochi esempi, tra i tanti possibili, che raccontano bene una precisa direzione di marcia, quella per cui chiese di stampo liberal, avventurandosi nei sentieri pericolosi e incerti della teologia queer, stiano andando ben oltre l'anelito ad ogni forma di inclusione. Bandendo il matrimonio, la monogamia e ogni struttura sociale consolidata, la teologia queer di fatto incoraggia a sconvolgere e destabilizzare i presupposti di ogni convivenza sociale, che improvvisamente diventano oppressivi e antibiblici. È nella queerness che va cercato il vero messaggio del cristianesimo, non altrove. Non è un caso che Gianluca Montaldi, direttore editoriale delle EDB nonché docente di Teologia presso la sede di Brescia dell'Università Cattolica, scrive senza esitazione alcuna: «Il pensiero binario è letteralmente velenoso».Sulla Bibbia Queer fresca di stampa coglie il punto Marco Respinti su Libero: «Un commentario non è che uno dei molti titoli in catalogo. Con più di 1000 pagine a 79 euro, lo compereranno in pochi e ancora meno lo leggeranno (e il dirlo non è gufare l'editore). Però c'è, resta, segna un confine e subito lo attraversa, presidiando una nuova trincea. È un'operazione culturale, quindi politica, seria, studiata, acuminata, con gli LGBT+ come strumento. Epocale. Il nuovo fronte dell'autodemolizione del cattolicesimo».
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7621AGGRESSIONE A PRO VITA: TORNA IL CLIMA ANNI '70 di Eugenio CapozziLa violenta aggressione alla sede dell'associazione Pro Vita e Famiglia, perpetrata dal collettivo "transfemminista" Non Una di Meno in margine alla manifestazione nominalmente indetta contro la violenza sulle donne sabato scorso 25 novembre a Roma, e ancor più l'agghiacciante rivendicazione di quell'aggressione con un linguaggio che ricorda i peggiori schemi del terrorismo degli anni Settanta, non rappresentano un esito incidentale, ma il logico coronamento della campagna politica di cui quella manifestazione, come molte altre, è stata parte. Una campagna che con il tema della difesa delle donne dalla violenza ha ben poco a che vedere, ma è invece un chiaro tentativo di assalto ideologico e di destabilizzazione politica e culturale.Occorre riflettere bene su quello che è avvenuto in Italia a partire dal 18 novembre, data del ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin, uccisa in circostanze atroci dal suo ex fidanzato. Approfittando dell'emozione suscitata da quel singolo episodio di cronaca nera, un consistente blocco politico-mediatico ha messo in piedi un'operazione propagandistica clamorosa - già preparata peraltro da mesi e anni di martellante indottrinamento nello stesso senso in ogni sede della cultura e dell'intrattenimento - in cui l'Italia è stata rappresentata come un inferno per le donne, un Paese "patriarcale" popolato da legioni di maschi violenti, oppressori, dominatori, per cui si è intimato addirittura a tutti gli uomini in blocco di fare mea culpa e chiedere scusa (e molti sventurati, per sfare sfoggio di femminismo, si sono addirittura prestati a questa messa in scena degna dell'Urss di Stalin).NARRAZIONE SCOLLEGATA DALLA REALTÀSi tratta di una rappresentazione completamente scollegata dalla realtà quotidiana, dai dati misurabili, dalle statistiche, che convergono al contrario nell'indicare il nostro Paese come uno di quelli in cui in Europa si verificano meno "femminicidi" e stupri. E si tratta di una operazione spudoratamente ipocrita, volutamente strabica, in quanto omette di specificare che una componente statisticamente significativa della violenza sulle donne - in Italia come, ancor più, nei Paesi dell'Europa settentrionale - è legata all'immigrazione da Paesi in cui, al contrario che in quelli europei contemporanei, la condizione femminile si trova in uno stato di soggezione al dominio di una società quella sì "patriarcale" nel senso peggiore e più violento del termine.Non è un caso se gli episodi di violenza ai danni delle donne che conquistano la "prima pagina" dei media, e attirano legioni di articoli di denuncia, sono esclusivamente quelli che vedono come responsabili uomini italiani autoctoni, laddove invece quelli messi in atto da immigrati vengono sistematicamente svalutati e relegati nelle brevi di cronaca, quando non viene addirittura taciuta la nazionalità del colpevole.D'altra parte il corto circuito tra questo inorridito coro "antipatriarcale" e il relativismo culturale altrettanto imperante nel "progressismo" nostrano, con le sue propaggini di immigrazionismo selvaggio, è ben evidenziato dal fatto che alla citata manifestazione "femminista" romana il tema della "violenza strutturale contro le donne e le libere soggettività" è stato accoppiato, non si comprende in base a quale contorta logica, ad attacchi violenti contro Israele, al totale silenzio sulle orrende violenze contro le donne perpetrate da Hamas, all'invocazione di ancor più immigrazione, senza minimamente considerare un problema, tra gli altri, il rapporto tra fondamentalismo islamico e assoggettamento femminile.AL PENSIERO UNICO NON IMPORTA NULLA DELLE VIOLENZE SULLE DONNETale spregiudicata e disonesta ondata di indottrinamento può essere spiegata, a mio avviso, secondo due direttrici fondamentali.La prima è la precisa volontà, da parte dell'opposizione politica saldata al mainstream mediatico e culturale, di colpire con ogni pretesto il governo di Giorgia Meloni, montando e strumentalizzando contro di esso qualsiasi episodio di cronaca: in questo caso, per additare l'attuale esecutivo come responsabile "a prescindere" di ogni sopruso subìto dal genere femminile, in quanto conservatore, di destra, quindi maschilista (benché guidato da una donna, che in tal caso viene persino privata della sua appartenenza di genere, in quanto "traditrice").La seconda è l'utilizzo di ogni occasione, da parte del compatto blocco sopra citato, per importare e imporre a tappe forzate nel nostro Paese tutti gli aspetti dell'ideologia progressista woke attualmente egemone nei Paesi anglosassoni, fondata sul soggettivismo totale e sul rifiuto di ogni struttura naturale di famiglia e società. Un'importazione che, quando appunto sulla spinta di risposte emotive riesce a superare le resistenze di elementare buonsenso tipiche di Paesi di tradizione cattolica più solida, dotati di strutture familiari più coese, in cui la secolarizzazione radicale è arrivata più tardi e in forma più attutita, provoca smottamenti clamorosi, con contrapposizioni di una violenza inusitata (come è accaduto in altre nazioni in ciò analoghe, come Spagna, Portogallo, Irlanda).La fusione tra queste due componenti ci aiuta a contestualizzare l'enorme sproporzione tra la natura dei fatti e la spropositata tensione politica che a partire da essi è stata costruita nelle ultime settimane. E soprattutto ci aiuta a comprendere perché certe esagitate manifestanti "anti-patriarcali" abbiano considerato naturale e giustificabile un'esplosione di violenza altrimenti inspiegabile contro un'associazione cattolica che si batte contro l'aborto, l'eutanasia, l'indottrinamento Lgbt nelle scuole, l'utero in affitto.Ciò avviene, evidentemente, perché a quanti hanno sposato la campagna ideologica di criminalizzazione dell'Italia come Paese "patriarcale" non importa nulla di promuovere una prevenzione fattuale ed efficace delle violenze sulle donne. Essi vogliono soltanto colpire in ogni modo la famiglia naturale, la paternità e la maternità, la fecondità. Il loro nemico sono innanzitutto i cristiani, e tutti coloro che continuano a mantenere in piedi la continuità della nostra civiltà con le sue radici. Il loro obiettivo, in sintonia con i fanatici woke che essi scimmiottano, è quello di ridurre la società a una somma disgregata di individui isolati, anaffettivi, diffidenti gli uni degli altri, incapaci di qualsiasi relazione solida, dediti soltanto ossessivamente alla ricerca di gratificazioni egotistiche ed effimere.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7516DILETTA LEOTTA INCINTA PARLA DELLA MATERNITA'... SENZA MAMMA (PER NON SCONTENTARE I GAY) di Giuliano GuzzoQuando si è saputo che Diletta Leotta - conduttrice Dazn e volto del calcio italiano e internazionale - aveva deciso di dare il via a Mamma dilettante, dieci episodi vodcast e podcast, «per esorcizzare le paure e le ansie che accompagnano la sua prima gravidanza», le aspettative erano quelle di un'occasione per mettere al centro, per di più in un Paese a natalità cimiteriale come l'Italia, il tema della maternità. Cosa che, in effetti, è stata.Le prime puntate di Mamma dilettante hanno infatti visto accanto alla conduttrice tutta una serie di ospiti - coppie di genitori e ovviamente mamme, in dolce attesa e non - i quali si sono impegnati a condividere le loro esperienze; il che, lo si ripete, non si può che salutare positivamente. Insomma, sarebbe quasi venuto da congratularsi con Diletta Leotta quando, purtroppo, è arrivato uno scivolone francamente imperdonabile.Ci riferiamo al contenuto della settima puntata. Essa, infatti, discutibile ha avuto per ospiti due uomini «meglio conosciuti sui social come i "Papà per scelta"» impegnati «a raccontarsi a cuore aperto [...] tra risate - tante - e momenti emozionanti [...] nella loro vita da genitori dei due gemelli avuti grazie alla Gestazione Per Altri. Una famiglia arcobaleno che ha davvero tanto da insegnare».Ora, sulla coppia di due uomini in questione, diciamo, non c'è granché da dire: il fatto che abbiano oltre 323.000 follower su Instagram dimostra al di là di ogni ragione dubbio che la loro storia è già sufficientemente nota. Ci sarebbe invece da dire, e molto, a Diletta Leotta, partita come si diceva con delle buone puntate, salvo poi non solo concedere spazio a rappresentanti del mondo Lgbt - una sorta tributo che sui grandi media pare ormai impossibile non pagare, se non si vuol passare per bigotti od oscurantisti -, ma perfino, indirettamente, ad una pratica abominevole come l'utero in affitto, che si è scelto di chiamare «Gestazione Per Altri».Ora, sarebbe interessante sapere dalla conduttrice se sia al corrente che quella pratica (che in Italia è reato perfino pubblicizzare, ma non sottilizziamo), è esattamente la negazione della maternità o, meglio, il suo perfetto svilimento; e qualunque coppia si inviti in una trasmissione - eterosessuale oppure omosessuale da questo punto di vista non cambia proprio nulla - che abbia ottenuto uno o più figli con l'utero in affitto ha per forza di cose preso parte a tale meccanismo. Dunque altro che "Mamma Dilettante", con l'utero in affitto si arriva a "Mamma annullata", "Mamma eliminata", "Mamma sfruttata".Un meccanismo che, in questi anni, ha visto: delle donne lasciarci la pelle; delle donne ammalatesi di cancro costrette ad abortire dall'amorevole coppia committente; dei genitori "intenzionali", come usa oggi dire con una espressione assai opinabile, che rifiutano il bambino commissionato «perché non assomiglia abbastanza» a loro, o che ritirano solo uno dei due gemelli - guarda caso, quello nato sano e non quello con la sindrome di Down - venuti al mondo. Ci sono poi pure casi di neonati abbandonati, semplicemente, perché non più desiderati. Soprattutto: non c'è un caso, neppure quando ci prova a parlare di «gestazione per altri solidale», in cui il figlio non sia ridotto a merce di scambio. [...]Chiaro, cara Leotta? Un essere umano non è una cosa!
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7510MISS OLANDA E' UN TRANS... LA RIVOLUZIONE AVANZA di Roberto MarchesiniIl/la transgender Rikkie Valerie Kollé è Miss Olanda 2023, ecco la sua dichiarazione: «Ce l'ho fatta. È incredibile, ma ora posso definirmi Miss Netherlands 2023. È stato un viaggio educativo e bellissimo... Sono così felice che non riesco nemmeno a descriverlo. Rendere orgogliosa la mia comunità [ovviamente LGBTQ+] e mostrare che si può fare. E sì, sono trans e voglio condividere la mia storia, ma sono anche Rikkie ed è questo che conta per me. L'ho fatto da sola e ne ho amato ogni momento».Qualche riflessione a caldo.Primo punto: Kollè non è il/la primo/a trans a vincere un concorso di bellezza nazionale: nel 2018 Angela Maria Ponce Camacho è diventato/a Miss Spagna e ha partecipato a Miss Universo, senza arrivare in finale. Non scommetto mai, ma quest'anno Kollè potrebbe anche vincerlo, quel titolo. Perché? Perché il/la proprietario/a del concorso di Miss Universo è il/la milionario/a thailandese Jakkaphong Jakrajutatip; trans, ovviamente. [...]LE DONNE DEVONO FARE SPAZIO AI TRANSInsomma: non sembra assurdo pensare che, d'ora in poi, i podi dei concorsi di bellezza principali saranno appannaggio di transgender e che le donne, per quanto belle e talentuose possano essere, debbano accontentarsi di partecipare. Né la bellezza (comunque frutto di ritocchi chirurgici e fotografici) né il talento, infatti, hanno portato Kollé all'ambita corona: la motivazione della premiazione recita: «Ha una storia forte e una missione chiara». Quale missione? Probabilmente la stessa che ha portato il cantante austriaco Conchita Wurst a vincere l'Eurovision 2014. La stessa che ha portato sullo stesso podio, due anni fa, gli ambigui Maneskin; i quali, per chissà quale strano motivo (non credo di natura musicale), hanno vinto anche il Festival di Sanremo e una serie piuttosto lunga di premi e riconoscimenti.Insomma: la faccenda ha tutta l'aria di un'operazione in grandissimo stile per modificare l'atteggiamento, soprattutto dei più giovani, nei confronti delle «non conformità sessuali». Non stiamo dunque parlando di concorsi di bellezza o musicali, ma di puntate di un Truman Show del quale tutti noi siamo i protagonisti inconsapevoli.Secondo punto: il pensiero va automaticamente ad altre competizioni femminili nelle quali sono entrati i trans. Sto parlando delle competizioni sportive femminili dominate in lungo e in largo da atleti transessuali: ciclismo, nuoto e persino Mixed Martial Arts (MMA), il brutale sport di combattimento nel quale è lecito ad atleti transessuali picchiare e persino spaccare le ossa a donne (e nessuno denuncia). Se i maschi devono condividere il loro mondo con le donne, queste ultime devono fare spazio ai trans. Così funziona il politicamente corretto: c'è sempre una minoranza più minoranza della tua. Cala il sipario sul femminismo, si alza sul transessualismo.QUAL E' LA LOGICA IN TUTTO QUESTO?Conviene fare un ripassino sul processo rivoluzionario con il sempre utile schema di Hegel: la tesi produce il suo opposto, l'antitesi; dalla lotta tra i due opposti sorge la sintesi che, a sua volta, diventa tesi. E il processo ricomincia. Si ha così un continuo movimento nel quale nulla è stabile, nulla è fermo, ma tutto viene continuamente superato, cancellato, contraddetto; è un eterno movimento nel quale la realtà è sempre provvisoria e destinata ad essere distrutta. Così, ogni fase del processo rivoluzionario (operaismo, femminismo eccetera) è destinato a essere superato da una nuova fase, da un nuovo -ismo: immigrazionismo, omosessualismo, transessualismo... Chi pensa di aver ricevuto giustizia o il dovuto riconoscimento dal processo rivoluzionario è destinato a essere ben presto dimenticato e accusato a sua volta.Terzo e ultimo punto: qual è l'obiettivo finale di questi fenomeni? Qual è la logica di tutto questo complesso fenomeno? Si potrebbe pensare che sia la sessualità tradizionale, la «cisessualità», per usare il linguaggio woke. Non è così semplice. Ricordo, ad esempio, il caso di Sephora Ikalaba, la ragazza nigeriana diventata, nel 2017, Miss Helsinki. Con tutto il rispetto per la ragazza, anche nel suo caso non è possibile attribuire la vittoria alla bellezza: se per Kollè la motivazione riguardava le sue «storia e missione», nel caso della Ikalaba viene spontaneo pensare a qualcosa legato alla sua pigmentazione.Sembra quasi che, per il mondo mediatico contemporaneo, sia necessario premiare e applaudire una certa parte di umanità, a prescindere da merito, a discapito di un'altra. Qual è la parte che va punita o penalizzata? Avere una sessualità «conforme», cioè tradizionale? Non si spiega il caso Ikalaba. Avere la pelle bianca? Non si spiega il caso Kollè.L'unica spiegazione possibile è che si voglia penalizzare chiunque incarni la cultura europea tradizionale; che è poi la cultura sorta dal cristianesimo, che ha le sue radici ad Atene e Roma. Eccoci dunque tornati a Popper, al suo «paradosso della tolleranza», ripreso eufemisticamente da Locke e dal suo Trattato sulla tolleranza: «I papisti non devono godere i benefici della tolleranza, perché, dove essi hanno il potere, si ritengono in obbligo di rifiutarla agli altri». Siamo alle solite: il motore della modernità è l'odio a Cristo. Il buon Maestro ce l'ha ben detto: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia ».
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7506PERDE CLIENTI LA BIRRA PUBBLICIZZATA DA UN TRANSLa guerra culturale ha avuto un impatto notevole su Bud Light. Ora, il proprietario del marchio di birra dichiara che la sua quota di mercato si sta stabilizzando e che riconquisterà i consumatori mantenendosi lontano da temi controversi. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, Anheuser-Busch InBev BUD, il più grande produttore di birra al mondo, ha rivelato giovedì che le vendite, i profitti e la quota di mercato negli Stati Uniti sono calati bruscamente nel secondo trimestre a causa dell'abbandono di Bud Light da parte dei consumatori, a seguito di una promozione realizzata con l'influencer transgender Dylan Mulvaney.Un sondaggio tra i consumatori statunitensi durante il trimestre mostra che il marchio è ancora visto favorevolmente, ma anche che la gente vuole semplicemente che si dedichi alla vendita di birra. "La birra è sinonimo di relax", ha dichiarato l'amministratore delegato Michel Doukeris in un'intervista. "Le persone non vogliono godersi la loro birra con un dibattito. Vogliono che la birra sia semplice, che sia per tutti e che sia piacevole da condividere con familiari e amici."La reazione negativa contro Bud Light è iniziata in aprile, dopo che Mulvaney ha postato un'immagine su Instagram di una lattina personalizzata che AB InBev le aveva regalato. Il post era parte di una campagna di marketing mirata a rinnovare l'immagine di Bud Light per renderla meno "mascolina". Ma il post ha scatenato un putiferio, facendo arrabbiare i consumatori di base di Bud Light e spingendo AB InBev a mettere in pausa gli executive di marketing che avevano supervisionato la collaborazione. Più tardi, l'azienda ha tagliato centinaia di posti di lavoro negli uffici statunitensi a causa del calo delle vendite.Doukeris ha detto che i consumatori desiderano che l'azienda concentri il suo marketing su cose di largo consumo, come la National Football League, la musica e il sostegno alle famiglie militari. Per ora basta coi trans.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4054OSCAR WILDE DIVENNE CATTOLICO E SI PENTI' PER LA SUA PERVERSIONE OMOSESSUALE«Il cattolicesimo è la religione in cui muoio», così disse il celebre poeta e drammaturgo Oscar Wilde poco prima di morire a Parigi, il 30 novembre 1900. Lo scrittore e saggista esperto del mondo britannico Paolo Gulisano si è concentrato anche sulla conversione di Wilde nel suo libro "Ritratto di Oscar Wilde" (Ancora 2009) in cui ha definito «un mistero non ancora pienamente svelato» la sua complessa personalità, arrivando a descrivere il profondo e autentico sentimento religioso del celebre poeta.Il cammino esistenziale di Oscar Wilde è stato un lungo e difficile itinerario verso il cattolicesimo, una conversione - ha spiegato Gulisano - «di cui nessuno parla, e che fu una scelta meditata a lungo, e a lungo rimandata, anche se - con uno dei paradossi che tanto amava - , Wilde affermò un giorno a chi gli chiedeva se non si stesse avvicinando troppo pericolosamente alla Chiesa Cattolica: "Io non sono un cattolico. Io sono semplicemente un acceso papista". Dietro la battuta c'è la complessità della vita che può essere vista come una lunga e difficile marcia di avvicinamento al Mistero, a Dio». Molte le persone che sono entrate in rapporto con lui e si sono convertite, come Robbie Ross, Aubrey Beardsley, e - ha continuato lo scrittore - «addirittura quel John Gray che gli ispirò la figura di Dorian Gray che diventato cattolico entrò anche in Seminario a Roma e divenne un apprezzatissimo sacerdote in Scozia. Infine, anche il figlio minore di Wilde divenne cattolico». Wilde soleva ripetere: «Il cattolicesimo è la sola religione in cui valga la pena di morire» (R. Ellmann, "Oscar Wilde", Rizzoli, Milano 1991, pag. 669).Wilde è oggi celebrato sopratutto come "icona gay", ma Gulisano ha spiegato che «non può essere definito tout court "gay": aveva amato profondamente sua moglie, dalla quale aveva avuto due figli che aveva sempre amato teneramente e ai quali, da bambini, aveva dedicato alcune tra le più belle fiabe mai scritte, quali "Il Gigante egoista" o "Il Principe Felice". Il processo fu un guaio in cui finì per aver querelato per diffamazione il Marchese di Queensberry, padre del suo amico Bosie, che lo aveva accusato di "atteggiarsi a sodomita". Al processo Wilde si trovò di fronte l'avvocato Carson, che odiava irlandesi e cattolici, e la sua condanna non fu soltanto il risultato dell'omofobia vittoriana». Tuttavia ebbe contemporaneamente diverse relazioni omosessuali, ma verso l'epilogo della sua vita si pentì del suo comportamento. Già nel celebre "De profundis", una lunga lettera all'ex amante Alfred Douglas, scrisse: «Solo nel fango ci incontravamo», gli rinfacciò, e in una confessione autocritica: «ma soprattutto mi rimprovero per la completa depravazione etica a cui ti permisi di trascinarmi» (Ediz. Mondadori, 1988, pag. 17). Tre settimane prima di morire, dichiarò ad un corrispondente del «Daily Chronicle»: «Buona parte della mia perversione morale è dovuta al fatto che mio padre non mi permise di diventare cattolico. L'aspetto artistico della Chiesa e la fragranza dei suoi insegnamenti mi avrebbero guarito dalle mie degenerazioni. Ho intenzione di esservi accolto al più presto» (R. Ellmann, "Oscar Wilde", Rizzoli, Milano 1991, pag. 669).Mentre si trovava in punto di morte, il suo amico Robert Ross condusse presso di lui il reverendo cattolico irlandese Cuthbert Dunne. Wilde rispose con un cenno di volerlo vicino a sé (era impossibilitato a parlare), il sacerdote gli domandò se desiderava convertirsi, e Wilde sollevò la mano. Quindi padre Dunne gli somministrò il battesimo condizionale, lo assolse dai suoi peccati e gli diede l'estrema unzione (R. Ellmann, "Oscar Wilde", Rizzoli, Milano 1991, pag. 670).Nota di BastaBugie: come approfondimento trovate qui sotto due articoli. Il primo è un estratto ricavato dal sito Rai Vaticano. Il secondo, dal titolo "Oscar Wilde, l'inquieto che implorava la pietà di Gesù" è di Francesco Agnoli ed è stato pubblicato su La nuova Bussola Quotidiana. Lo pubblichiamo integralmente.OSCAR WILDE BANDIERA GAY? NON PROPRIO...Recentemente, in un talk show radiofonico, un esponente del movimento gay italiano intervistato sulla storia del movimento omosessuale, citava, tra i tanti personaggi del mondo della cultura, dell'arte e della scienza che hanno avuto chiare tendenze omosessuali anche - e con ragione - Oscar Wilde.Di lui, oltre alle doti di scrittore, saggista e commediografo, il nostro intervistato apprezzava soprattutto il coraggio di non aver nascosto la sua "diversità", specialmente nell'Inghilterra del XIX secolo intrisa di perbenismo vittoriano, nonché la sua intelligenza ed il suo sarcasmo tipici - sottolineava - proprio del mondo omosessuale. Insomma - concludeva - una vera bandiera gay contro i troppi bigottismi, specialmente religiosi, di cui propriola Chiesa cattolica è ancora oggi il maggior fautore.Peccato che questa prolusione dimenticasse un piccolo particolare: la "bandiera" dell'orgoglio gay ebbe non solo un pentimento totale riguardo la propria vita, ma concluse i suoi giorni con la conversione alla tanto "vituperata" fede cattolica, tanto da esalare l'ultimo respiro avendo tra le mani un rosario. [...]Poche settimane prima di morire, intervistato da un giornalista del Daily Chronicle, dichiarava tra l'altro: "Buona parte della mia perversione morale è dovuta al fatto che mio padre non mi permise di diventare cattolico. L'aspetto artistico della Chiesa e la fragranza dei suoi insegnamenti mi avrebbero guarito dalle mie degenerazioni". Concludeva quindi in maniera risoluta: "Ho intenzione di esservi accolto al più presto". (Ediz. Rizzoli, 1991).In un celebre aforisma dichiarava tra l'ironico e il feroce che: "La Chiesa cattolica è per i santi ed i peccatori; per le persone rispettabili va benissimo quella anglicana". Riguardo il peccato e il peccatore, merita di riportare quanto scrive, sempre nel "De Profundis": "Il Credo di Cristo non ammette dubbi e che sia il vero Credo io non ho dubbi. Naturalmente il peccatore deve pentirsi. Ma perché? Semplicemente perché altrimenti sarebbe incapace di capire quanto ha fatto. Il momento della contrizione è il momento dell'iniziazione. Di più: è lo strumento con cui muta il proprio passato". […]Forse, prima di definire Oscar Wilde "bandiera" dell'orgoglio gay, bisognerebbe rivedere con onestà intellettuale anche il significato della conversione proprio a quella religione, la cattolica, definita dagli ambienti gay - e non solo - la più oscurantista e retrograda. Alla luce della vita di Oscar Wilde, ci permettiamo di dire che non è così.Fonte: sito Rai Vaticano, 15/12/2011OSCAR WILDE, L'INQUIETO CHE IMPLORAVA LA PIETÀ DI GESÙIl 30 novembre 1900, a Parigi, moriva Oscar Wilde, l'autore de Il ritratto di Dorian Gray. La sua figura è spesso strumentalizzata e incompresa, nella sua profondità e nel suo dramma. Per questo può essere utile ricordare almeno alcune cose. Oscar Wilde nasce a Dublino il 16 ottobre 1854. Come racconta il biografo Francesco Mei, suo padre, sir William, è un medico affermatissimo, che «cambia più spesso le amanti che non le camicie» (Francesco Mei, Oscar Wilde, Rcs, Milano, 2001). Sua madre, Jane, è «portata a trascurare l'andamento della casa, compresa l'educazione morale dei figli».William e Jane sono una coppia "aperta", con tutte le caratteristiche del caso. Quando Oscar nasce, la madre, «che aspettava ardentemente una bambina», resta delusa. Proietta sul figlio, maschio, i suoi desideri: il piccolo Oscar viene vestito da bambina, «agghindato con trine e pizzi» e patisce tanto le imposizioni della madre, quanto l'assenza del padre. Vari biografi mettono in luce come Wilde abbia interiorizzato una figura negativa di padre, e questo gli abbia impedito di sviluppare appieno la sua virilità e il suo senso di paternità: cercherà sempre, in altre figure maschili, il padre che non ha avuto, e sarà, con la moglie e con i figli, il marito infedele e il padre assente che non aveva apprezzato in suo padre.Presto Wilde si distacca dalla famiglia, andando a studiare in collegio, prima al Trinity College di Dublino, poi ad Oxford. Rimanendo per certi aspetti «un eterno fanciullo», incapace di «maturare, almeno sul piano affettivo». Suo padre non è per lui oggetto di ammirazione, anzi Oscar non approva «lo sfrenato libertinaggio del genitore. E non è escluso che proprio per reazione agli eccessi paterni, egli abbia concepito sin dall'adolescenza una sorta di riluttanza a stabilire rapporti impegnativi con le donne». Si sposerà, amerà sua moglie, ma, un po' come il padre, senza mai riuscire a farlo veramente, alternando i rimorsi e il desiderio di tornare da lei, all'insicurezza e alla mutevolezza, ai rapporti fuggevoli e molteplici con donne, uomini e ragazzini.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7490LA GUERRA MULTIMEDIALE DELL'IDEOLOGIA LGBTQ+ di Mauro FaverzaniLa denuncia è stata ripresa da fonti autorevoli, quali le agenzie canadese LifeSiteNews e spagnola InfoCatólica: oltre a YouTube, l'app YouTube Kids, propostasi come un «ambiente protetto» per i minori, promuoverebbe, in realtà, anche sessualità, gender e aborto. Tali insidie si celerebbero nei contenuti e nei video pubblicati.A lanciare l'allarme ha provveduto Aldo Buttazzoni, esponente del gruppo americano conservatore PragerU, che ha puntato l'indice, in particolare, contro uno dei canali presenti su YouTube Kids, «Queer Kid Stuff». Perché? Perché qui vengono analizzate tutte le "varianti" della comunità Lgbtq+, oltre al significato di ogni lettera dell'acronimo; in molti episodi i protagonisti sono drag queen e «Queer kids». Non solo. In un video si propone anche la lettura ad alta voce del libro What is an Abortion Anyway [Cos'è l'aborto-NdT] di Carley Manes e Emulsify. La risposta, data al titolo, è sconcertante: «L'aborto - si legge - è il momento in cui si decide di interrompere la crescita della gravidanza». Non spiega ch'è il momento in cui si uccide il bimbo nel grembo della madre... L'antilingua non perde mai occasione per confondere, ingannare e mistificare. Ancora. Si ricorrerebbe all'aborto «quando una gravidanza non è abbastanza sana per continuare a crescere», il che tradotto significa eutanasia pratica insegnata ai più piccoli.Secondo il libro What is an Abortion Anyway, l'aborto sarebbe «molto sicuro e milioni di persone lo praticano ogni anno in tutto il mondo», occultando la realtà ovvero il numero di morti per aborto, nonché le conseguenze, mediche ma soprattutto psicologiche e morali, post-aborto.Buttazzoni mette in guardia anche circa un altro video dal titolo «Impara il consenso», destinato a bambini fino ai 12 anni, evidenziando qui la sinistra presenza del termine MAP o «Persone attratte da minori», termine, in genere, utilizzato dagli attivisti Lgbtq+ per "sdoganare" la pedofilia.«Questi video non sono adatti ai minori e YouTube li sta diffondendo per indottrinare i bambini», ha concluso l'esponente del gruppo PragerU. Si noti come recentemente, in un'intervista rilasciata al prestigioso quotidiano spagnolo Abc, anche la psicologa Carola López Moya, autrice del libro La secta. El activismo trans y cómo nos manipular [La setta. L'attivismo trans e come ci manipola-NdT], abbia lanciato l'allarme, paragonando senza mezzi termini le modalità operative della lobby trans a quelle di una setta: «Indottrinano i giovani - ha dichiarato -, ponendoli contro i loro genitori, accusati di non rispettare la loro vera identità di genere. Cercano di dissociare le persone dalla loro realtà organica». Nel suo volume López Moya definisce il movimento queer come una nuova religione, la cui azione sarebbe inarrestabile sia per la quantità di denaro ormai in gioco, sia per il ricorso a metodi quali la persuasione coercitiva, la propaganda, la censura e le facili promesse rivolte a persone fragili. L'autrice avverte tuttavia come alle chimere verbali corrispondano evidenti effetti - atrofie e mutilazioni - irreversibili.Ma la propaganda non è solo multimediale. Oltre ai video, in Texas sono finiti sul banco degli imputati anche i libri di testo con contenuti sessualmente espliciti. Il governatore Greg Abbott, repubblicano, ha firmato ben quattro leggi in materia di istruzione, tutte tese a dare più diritti ai genitori ed alle famiglie, a contrastare nelle aule l'indottrinamento ideologico di sinistra, ma soprattutto a proibire «il possesso, l'acquisizione e l'acquisto di materiale bibliotecario dannoso, sessualmente esplicito, volgare o inadeguato dal punto di vista educativo» e difforme da quanto peraltro previsto dal programma scolastico obbligatorio.Il governatore Abbott è già noto per aver firmato anche il provvedimento, con cui sono stati vietati gli interventi chirurgici mutilanti, nonché i farmaci per minori transgender.È sul piano educativo, morale e spirituale, che si gioca comunque il grosso di una battaglia ideologica, combattuta sulla pelle dei ragazzi. La posta in gioco è altissima, ma troppi non sembrano ancora rendersene conto.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7471LA STRATEGIA LGBT DELLA DISNEY NON PAGA di Giuliano GuzzoLa strategia Lgbt non paga. Anzi. È controproducente perché il massiccio e martellante indottrinamento arcobaleno porta famiglie, genitori e in generale utenti (ma anche i dipendenti) a "scappare" da chi si rendere protagonista di tale ideologia, finendo quindi per mettere a rischio la stessa vita di determinate aziende. Lo sa bene la Disney, il colosso dell'intrattenimento per bambini, che ormai da anni è sempre più Lgbt ma ora sta vivendo, fortunatamente, una stagione di costanti flop, boicottaggi, licenziamenti e critiche di massa.Fortunatamente? Beh, forse la fortuna e il caso c'entrano poco. Non è una coincidenza, infatti, perché si può a ragione dire come sia tutto merito di genitori e famiglie e di chi (dipendenti o semplici utenti) si discosta da certi diktat Lgbtqia+. Tanto in Italia quanto all'estero, infatti, le famiglie sembrano evidentemente stufe di prestare il fianco alla propaganda gender ed esporre i loro figli a questo martellamento mediatico. Purtroppo, però - e anche qui il caso c'entra ben poco - questo bombardamento deve far riflettere e non far mai abbassare la guardia. E' vero, infatti, che i flop della Disney sono ormai costanti e che la strategia Lgbt non paga (e ora lo vedremo nel dettaglio), ma è vero anche che la Disney - dopo i molti annunci dei suoi dirigenti di voler promuovere l'agenda Lgbtqia+ - non si è più fermata in tale direzione.Dunque l'appello è quello - e non lo ripeteremo mai abbastanza - di stare con gli occhi aperti sempre, per difendere l'educazione e la crescita (e il divertimento!) dei nostri figli e non prestare mai il fianco a questa nuova, ma ormai già rodata, industria dell'intrattenimento Lgbt. Che ora, però, sta iniziando a scricchiolare.Quella della Disney è una crisi confermata non solo, appunto, dall'allontanamento di famiglie, genitori e utenti, ma che emerge inesorabile anche dai bilanci e dalle grandi perdite in termini economici. Ulteriore prova, dunque, che le istanze "progressiste", woke e pro gender non pagano e anzi fanno andare addirittura in perdita. A quasi cento anni dalla fondazione (li festeggerà nell'ottobre 2023) la Walt Disney Company arriva infatti con i rattoppi e ha già previsto una "ristrutturazione", o almeno così viene definita dall'interno, che prevede tagli dei costi per addirittura 5,5 miliardi di dollari, eliminando 7.000 posti di lavorocirca il 4% del totale). C'è poi il capitolo, anche questo amaro, dello streaming, del quale la multinazionale ha fatto un suo punto nevralgico dopo il lancio di Disney+. Ebbene, se alla fine del 2022 contava ben 161,8 milioni, dal momento della sua fondazione (nel 2019) ad oggi le perdite si attestano intorno ai 10 miliardi di dollari. Avete capito bene, 10 miliardi!PESANTI FALLIMENTIQuando ai vertici di una grande azienda, infatti, ci sono avvicendamenti o cambiamenti significativi non è mai un caso. C'è sempre qualche ragione. E spesso è una ragione che ha a che vedere con mancati obiettivi raggiunti o addirittura dei flop. Sembra essere questo il caso di Latondra Newton, chief diversity officer e vicepresidente senior della Disney che, dopo sei anni di onorato servizio, è stata allontanata. Motivo? Per il capo delle risorse umane, Sonia Coleman, Newton deve ora «dedicarsi ad altre attività». Però altre fonti raccontano un'altra storia: quella secondo cui alla base dell'allontanamento della donna ci sono almeno due recenti e pesanti fallimenti.Stiamo parlando della Sirenetta e di Elemental, che ha messo a segno il peggior esordio al botteghino nella storia di casa Pixar. Entrambi, c'è da notare, erano e sono due prodotti fortemente ideologizzati e politicizzati in chiave progressista: nel primo, per la protagonista è stata scelta un'attrice di colore - cosa che ha scatenato da subito forti polemiche - nel secondo c'è il primo personaggio non binario all'interno di un film Disney Pixar. Ma Elemental non è stato certo un caso isolato, dal momento che i prodotti della celebre casa di animazione paiono da anni piegati all'agenda arcobaleno.Prova ne siano le serie tv Star Wars Resistance (2018-2020) - i cui creatori hanno confermato che lo show ha una coppia gay - e The Owl House - Aspirante Strega (2020-2023) - la cui la protagonista Luz è stata dichiarata bisessuale dall'autrice Dana Terrace. Oppure si pensi a Toy Story 4 (2019) - prodotto insieme alla Pixar Animation Studios - in cui si mostrano due madri lesbiche che accompagnano e lasciano il figlio all'asilo; o lo stesso Lightyear - La vera storia di Buzz (sempre del mondo di Toy Story) dove si vedono due "mamme" e un bacio gay tra le due; ma anche a Onward - Oltre la Magia (2020), dove c'è il primo personaggio Lgbtqia+ ad apparire in un film Disney, la poliziotta Specter; a Red (2022) - dove si vede Priya, un personaggio queer d'inclinazione bisessuale.Ma questi, attenzione, sono solo i casi più recenti. [...] Non è un caso che già cinque anni or sono una importante testata internazionale, il Telegraph, dedicasse un apposito servizio ai «personaggi gay» presenti nelle opere della Disney. Oltre alle istanze Lgbt la celebre casa di contenuti per bambini è attenta anche alle istanze woke e femministe, come provano per esempio il nuovo Peter Pan «antisessista» - con i «bambini perduti» che sono diventati delle ragazze - o il sostegno dato dall'azienda al sedicente movimento antirazzista Black Lives Matter. Tuttavia, è soprattutto sul fronte Lgbt che Disney - destinataria non a caso del plauso della Glaad, acronimo di Gay & Lesbian Alliance Against Defamation, sigla arcobaleno attiva nel monitoraggio dei media - sta spingendo e spingerà sempre di più.ALMENO IL 50%Questo, almeno, se si deve credere a Karey Burke, presidente della Disney's General Entertainment Content, la quale in una call aziendale su Zoom, successivamente pubblicata su Twitter, ha ricordato che a breve «almeno il 50% dei» personaggi Disney dovrà essere arcobaleno. Le famiglie sono dunque avvertite, anche se in realtà dei segnali di partigianeria pro Lgbt della celebre azienda di contenuti per bambini c'erano da anni. Basti pensare al video di una conferenza tenuta nell'ormai lontano 1998 all'Università della California da Elizabeth Birch, dirigente dal 1995 al 2004 della Human Rights Campaign, la più grande organizzazione Lgbt americana.Ebbene in quel filmato, dopo essersi accertata che tra il pubblico non vi fossero giornalisti - e probabilmente senza sapere di essere ripresa - la Birch riferisce di uno scambio di battute avuto con Michael Eisner, amministratore delegato della Walt Disney Company per oltre vent'anni, cui lei disse che il 30 per cento dei suoi dipendenti era gay, prima d'esser da costui corretta: «Ti sbagli, Elisabeth, sono il 40 per cento». Lo ricordiamo: parliamo del 1998, dunque di un'era geologica fa rispetto ai progressi e alle conquiste Lgbt degli ultimi anni. La Cnn fissa invece addirittura al 1984 l'anno in cui in casa Disney è iniziata una metamorfosi di apertura verso il pubblico Lgbt.Ma in realtà anche prima la produzione disneiana, come ho raccontato nel mio libro Propagande - segreti e peccati dei mass media (2017), era segnata da un tratto abbastanza caratteristico: l'assenza o la morte delle due figure genitoriali del protagonista, mamma e papà. Una cosa che, beninteso, può avere varie spiegazioni (inclusa quella del mero espediente narrativo, per favorire una crescita attraverso le difficoltà dei personaggi), ma che non può indubbiamente non suggerire una riflessione. Ad ogni modo, non devono stupire, tornando a noi, le parole di Karey Burke, che comunque sul fronte arcobaleno ha anche motivi personali per impegnarsi, dato che si presenta come «madre di due bambini queer».C'è dunque da crederle quando dice che a breve «almeno il 50% dei» personaggi Disney dovrà essere arcobaleno. Il fatto è che tutta questa politicizzazione arcobaleno dei cartoon non sembra portare molto bene, a livello economico. Lo dimostrano non solo il licenziamento di Latondra Newton, ma anche quello di un esercito di ben 7.000 dipendenti. Se si è arrivati a tanto è anche perché il 2022 ha inflitto pesanti perdite un po' a tutti i grandi media arcobaleno. A farlo presente, è stato una fonte di sicura autorevolezza come il Financial Times, secondo cui lo scorso anno la Walt Disney Company, ma pure Netflix e Comcast e altri giganti dei media hanno perso più di mezzo trilione di dollari di valore di mercato.Ciò nonostante, c'è da escludere che nel breve periodo Disney - che peraltro ha sponsorizzato anche il recente Roma Pride - possa fare autocritica e smettere di fare politica attraverso i cartoon. E questo perché una volta presa una strada ideologica così potente come quella pro Lgbt essa non è affatto semplice da abbandonare, se non si vuole passare per "omofobi", per "transfobici" o comunque per intolleranti.Aspettiamoci, dunque, altri spot disneiani alla causa dei movimenti queer ed Lgbt. [...]
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7466IN RUSSIA APPROVATA UNA LEGGE CHE VIETA DI CAMBIARE SESSO di Fabrizio CannoneNel "migliore dei mondi possibili" in cui, secondo i progressisti, staremmo tutti vivendo, c'è una scienza che è divenuta il nemico numero 1 degli ideologi e degli utopisti. E non è la teologia, né la filosofia o le altre scienze di taglio umanistico. Ma è la biologia. Poiché essa studia l'essere umano per quello che è realmente, e non per ciò che vorremmo che fosse, e manda in frantumi i sogni-incubi dei padroni del discorso.A fronte di un'impennata di giovani e minorenni che si dichiarano "transgender" o "non binari" e che sempre più spesso iniziano una "transizione di genere", in Russia, come riporta Avvenire, la Duma ha «approvato in prima lettura una proposta di legge che vieta gli interventi chirurgici per cambiare sesso». Tranne per i casi di «anomalie congenite nei bambini».Secondo Piotr Tolstoj, deputato del partito Russia Unita e vice presidente del parlamento, la legge appena votata dalla Camera bassa, serve ad erigere una «barriera alla penetrazione dell'ideologia anti-famiglia occidentale». E purtroppo da occidentali - e fieri di esserlo come siamo - non è possibile dargli torto.Specie se si pensa al fenomeno ormai mondiale dei Gay Pride, sostenuto dalle multinazionali, da Joe Biden negli Usa, dalla Cia e dai poteri forti tutti quanti. Che anzi ora si è trasformato nella celebrazione dell'intero mese di giugno, quale mese Lgbtq+ e in cui tutte le rivendicazioni più astruse, estremiste e discutibili, come l'utero in affitto, vengono messe nero su bianco. Con attori, politici e miliardari ben contenti di metterci la faccia.Secondo il comunicato dei deputati della Duma, esiste «un'industria del cambiamento sessuale ben sviluppata in Russia», e di essa farebbero parte, oltre a molti medici e psicologi, una serie di «organizzazioni e gruppi Lgbt».Al di là del governo che la sta emanando, si tratta di una norma che va nel senso della difesa dei valori tradizionali, universali e naturali. E che non è appannaggio del solo partito di Putin ma è stata condivisa, come riporta sempre Avvenire, da «400 deputati, su un totale di 450, rappresentanti di cinque partiti, tra cui il partito del Cremlino, Russia Unita».La legge, oltre a sfavorire il mercato del cambiamento di sesso, nega la possibilità di variare genere, o inventarlo. E questo «nei documenti di identità e altri certificati ufficiali». E anche questo dà solidità ad una nazione e crea solidarietà e armonia tra le generazioni.Secondo le statistiche riportate da Oleg Salagay, vice ministro della Sanità, solo nel 2022 ci sarebbero state in Russia «996 richieste di cambio di sesso» e ammonterebbero a 2700 i russi che dopo il 2018 avrebbero fatto correggere il loro documento, per ragioni di «auto-percezione».Anche ambienti della sinistra o scettici verso Putin hanno condiviso una misura restrittiva su cui tutti dovremmo riflettere. Perché il punto di fondo, al di là degli aspetti giuridici e normativi, è questo. Vista la pervasività dell'ideologia trans che sta corrodendo il femminismo dall'interno e sta spingendo un numero sempre più alto di minorenni a credere che la soluzione dei loro problemi sia nella chirurgia, è chiaro che bisogna intervenire e fare qualcosa. Se si tollera troppo il commercio di droga, si finirà per legalizzarla e se si chiudono gli occhi sulla prostituzione essa diverrà un mestiere come un altro, magari proposto dal centro per l'impiego a nostra figlia.Se ammettiamo che medici senza scrupoli facciano soldi spingendo degli adolescenti a prendere ormoni o bloccanti della pubertà, allora siamo già divenuti schiavi dell'ideologia e sordi al buon senso. Del resto, è noto il numero sempre più elevato dei cosiddetti "detransitioners", i pentiti della transizione. I quali dichiarano che hanno accettato la mutilazione del proprio corpo, che era sanissimo, proprio perché indotti dallo psicologo o dal medico di turno, dall'assistente sociale, dal sito web pro trans, eccetera.Questa legge serve a rafforzare un trend pro family che precede di gran lunga la sciagurata operazione militare in Ucraina e che vuole rafforzare la famiglia e il senso di appartenenza. E correggere quelle tendenze abnormi che un tempo ci venivano dall'Unione sovietica mentre oggi ci giungono dall'Unione europea.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7464UN PADRE INGLESE CERCA DI OPPORSI AL CAMBIO DI SESSO DEL FIGLIO AUTISTICO di Fabrizio CannoneColoro che pretendono che la biologia non sia una vera scienza e che l'uomo sia unicamente ciò che desidera essere, fanno di tutto per favorire, legalizzare e legittimare qualunque operazione medica e chirurgica fatta al fine di alterare e correggere il più grande dono fisico che ogni uomo possiede: il proprio corpo.A proposito di un triste fatto di attualità, il britannico Telegraph titola così: "Un padre dal cuore spezzato fa causa al sistema sanitario inglese per impedire il cambio di sesso del figlio autistico". In pratica, secondo la ricostruzione del Christian Institute, un padre, che però certa stampa chiama orwellianamente "genitore A", ha avviato un'azione legale contro il NHS, ovvero il sistema sanitario nazionale del Regno Unito, per «proteggere il proprio figlio autistico di 21 anni», da un'operazione di «cambio di sesso».Cambio di sesso che era stato già avviato da quando il ragazzo aveva appena 16 anni con la discutibile prescrizione medica dei famigerati bloccanti della pubertà, indirizzando il giovane verso un'operazione di chirurgia genitale a partire dai 19.Dal punto di vista paterno però, il sistema sanitario inglese, come già accaduto in Gran Bretagna con la squallida storia della Clinica Tavistock, non ha «mai esplorato a fondo la sua storia di problemi di salute mentale o autismo». È innegabile del resto che a causa della cultura nichilistica e utopica del "trans è bello", portata avanti con la scusa di non ghettizzare una minoranza, risulta sempre più difficile opporsi all'ideologia del cambiamento di sesso. Che anzi sarebbe per i suoi fan la panacea di tutti i mali e di tutti i turbamenti psichici degli adolescenti.«È strutturalmente ingiusto - ha dichiarato il papà del ragazzo - nei confronti di persone come mio figlio (...) cercare la risposta ai suoi problemi in questo trattamento radicale. Ha bisogno di più protezione, non di meno». Questo ragazzo di 21 anni con disabilità - che legalmente non può compiere neppure tutte le azioni che la legge prevede per i maggiorenni - è in grado di "autodeterminarsi"?Secondo il "detransitioner" Ritchie Herron assolutamente no. E proprio Herron, che condivide la condizione autistica del ragazzo e che ha vissuto sulla sua pelle una transizione sessuale indotta di cui poi si è pentito, sta aiutando il padre in questione in questa battaglia in difesa del ragazzo e contro delle mutilazioni genitali irreversibili. Sempre Ritchie Herron ha affermato che nel suo caso i medici furono piuttosto insistenti nel proporgli il "sex change" come soluzione ai suoi problemi, che erano invece di natura psichiatrica. «Ma quando sei ossessivo, autistico, depresso e ansioso sicuramente non sei un candidato ideale per la chirurgia», ha aggiunto.Per l'avvocato Paul Conrathe, che sostiene le ragioni del padre, è inaccettabile che «i giovani vulnerabili», come appunto i ragazzi autistici, con Sindrome di Down o con disabilità, «siano guidati lungo un percorso di infertilità e di cambiamento irreversibile».Ora la questione, al di là delle particolarità che ogni singolo caso presenta, è questa: la biologia, checché ne dicano i suoi nemici, è una scienza precisa ed essa ci rivela cosa è l'uomo e quanto sia importante la retta integrazione della sessualità all'interno della personalità. L'antropologia e la psicologia di qualunque indirizzo ci insegnano che nell'essere umano la psiche è inseparabile dal corpo.Oggi però, invece di agire affinché i giovani con disagi riconquistino la propria natura autentica e raggiungano la pacificazione tra corporeità e mente, si fa di tutto, per subalternità all'ideologia del gender, per promuovere interventi sul corpo e modificarlo, a volte in modo irreparabile. E questo in nome di proiezioni psicologiche soggettive, adolescenziali, spesso del tutto effimere.In pratica il corpo non direbbe nulla della persona, mentre tutto nell'uomo dipenderebbe dall'auto-percezione del soggetto. Inclusa l'idea micidiale di essere nati in un "corpo sbagliato" che la miracolosa tecno-scienza dovrà aggiustare e rettificare. No, il corpo è amico e parte della persona, e non è una malattia da curare o da mutilare a piacimento.Auguriamoci che tutti i padri e tutte le madri riescano a proteggere i propri figli dalle loro inevitabili fragilità e dai loro dubbi esistenziali di adolescenti, fomentati ad arte da chi ha interessi di tipo ideologico, economico e contrari al bene comune.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7440OSPEDALE CATTOLICO COSTRETTO A UN INTERVENTO TRANSGENDER di J.P. MauroIl giudice ha criticato gli indirizzi del National Catholic Bioethics Center ritenendoli discriminatori nei confronti dei pazienti transgenderUn ospedale che segue le linee guida del National Catholic Bioethics Center (NCBC) si è ritrovato in acque turbolente per aver rifiutato di eseguire un'isterectomia a un individuo transgender. Un giudice distrettuale federale ha stabilito che il rifiuto di rimuovere l'organo, sano, rappresentava una discriminazione sessuale. L'isterectomia era ritenuta necessaria dal medico del paziente per curare la disforia di genere.Secondo The Hill, il caso ha come protagonista Jesse Hammonds, un paziente transgender di 33 anni - biologicamente donna che ha avviato la transizione verso il sesso maschile. L'isterectomia era stata fissata per il 6 gennaio 2023, ma l'intervento è stato cancellato quando il chirurgo è stato informato del fatto che l'obiettivo era il cambio di genere. Le politiche cattoliche dell'ospedale non permettono questo tipo di interventi.Il caso è particolarmente complicato per via del rapporto tra l'ospedale, tecnicamente una struttura pubblica, e la Chiesa. Il St. Joseph Medical Center di Towson (Maryland, Stati Uniti) era originariamente un ospedale cattolico, poi acquisito dallo University of Maryland Health System.National Review indica che le condizioni dell'acquisto richiedevano che l'ospedale operasse sotto la guida delNCBC.Le linee guida includono in particolare due princìpi dell'etica dell'assistenza sanitaria cattolica: uno proibisce la sterilizzazione di un paziente in assenza di una patologia che la renda necessario (ad esempio il cancro), l'altro impedisce la rimozione di un organo sano: "Il cambio di genere di qualsiasi tipo è intrinsecamente disordinato perché non può conformarsi al vero bene della persona umana, che è un'unione di corpo e anima creata in modo inalterabile maschio o femmina. Il cambio di genere non dovrebbe mai essere eseguito, incoraggiato o affermato positivamente come un bene nell'assistenza sanitaria cattolica. Questo include interventi, somministrazione di ormoni cross-sex o di sostanze per bloccare la pubertà, e modifiche sociali o comportamentali".Secondo la CNA, la decisione del giudice del tribunale distrettuale Deborah K. Chasanow ha criticato le linee guida del NCBC ritenendole intrinsecamente discriminatorie. La sentenza ha fatto preoccupare i sostenitori della bioetica cattolica per l'ipotesi che le argomentazioni usate in questo caso possano essere impiegate contro gli ospedali cattolici."Il grande pericolo è che gli ospedali cattolici vengano costretti e legalmente attaccati per il fatto di non offrire interventi transgender", ha dichiarato alla CNA il presidente del NCBC, Joseph Meaney. "In questo caso devono difendersi in tribunale. Devono sostenere i loro diritti alla libertà religiosa e i diritti di coscienza, e questo è ovviamente difficile e molto costoso. Alla fine, potrebbero perfino dover chiudere".Meaney ha sottolineato l'importanza di permettere agli ospedali cattolici di continuare a offrire il proprio servizio in base ai dettami della coscienza e ai diritti di coscienza dei pazienti, e ha suggerito che gli interventi transgender obbligatori potrebbero distruggere l'assistenza sanitaria cattolica.The University of Maryland St. Joseph Medical Center ha affermato che sta analizzando la decisione. Non ha affermato espressamente che ricorrerà in appello, ma ha dichiarato che "mette in discussione molte delle conclusioni raggiunte in questa sentenza".
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7457L'IDEOLOGIA LGBT TOGLIE DIRITTI ALLE DONNE, CHE IN QUESTO CASO NON INTERESSANO A NESSUNO di Helen SaxbyIl Servizio Sanitario Nazionale inglese ha pubblicato una nuova guida "trans e non binaria" per il personale sanitario, secondo la quale nessun paziente ha il diritto di conoscere lo stato trans dell'operatore sanitario che lo assiste: se si percepisce donna, anche se sembra un maschio, la paziente non può eccepire alcunché. Neanche se è una paziente - per es. - affetta da demenza che ha qualche difficoltà a recepire le teorie gender: le loro eventuali obiezioni sarebbero considerate "opinioni discriminatorie". Così come alle ragazzine i regolamenti scolastici insegnano che i maschi che si trovano nei loro spogliatoi sono vere femmine, se lo vogliono.Una donna potrebbe iniziare una carriera sportiva o aver lavorato duramente per diventare un atleta d'élite, solo per scoprire che c'è un uomo accanto a lei sulla linea di partenza e le verrà detto di adattare il tuo senso della realtà. Di modificare le sue percezioni per vedere quell'uomo, con il suo vantaggio che gli dà la biologia, come se fosse davvero una donna.E così in politica, nell'editoria, nel mondo accademico, nelle arti, nella scienza: carriere professionali con premi e incentivi per donne e ragazze saranno condivise con uomini e le donne dovranno adeguarsi. Bisogna imparare a vedere questi uomini come donne, o far finta di non notare le differenze.Una vittima di stupro o di violenza maschile dovrà adattarsi ad avere un uomo nel rifugio per sole donne. Dovrà far finta che non sia così, o lavorare di più per "rielaborare il suo trauma".In prigione, senza via di fuga e potrebbe esserci un maschio rinchiuso con una donna e dovrà adattarsi, chiamarlo donna e far finta che non ci sia differenza tra lui e le altre detenute. Ci sono sanzioni per chi non si adegua e non c'è niente da fare.In ospedale, negli studi medici, anche dal ginecologo la parola "donna" non viene più utilizzata e un uomo può essere messo nel letto accanto. Chi preferisce un'infermiera per eseguire la mammografia, o vorrebbe assistenti donne per cure intime deve fingere che non importi se si trova davanti un uomo: se no viene bollata come bigotta transfobica.I bagni pubblici e gli spogliatoi nei negozi e nei centri ricreativi ora saranno "unisessuali" in un modo "per entrambi i sessi": l' istinto naturale a diffidare di qualsiasi uomo che entra in uno spazio femminile deve essere represso. La conoscenza e l'esperienza femminile del comportamento predatorio maschile devono essere disimparate.Chi rifiuta di adattarsi, o non può adattarsi a causa di demenza, neurodivergenza, un forte senso della realtà materiale, credenze religiose o femminismo radicale, perderà amici, lavoro, finanziamenti, reputazione, opportunità, premi, record, borse di studio, carriere e infine le parole per dire tutto questo. Probabilmente perderà la tranquillità e, in casi estremi, la sanità mentale.È in atto di discriminazione totale contro le donne. La metà dell'umanità va sempre più lontano dall'uguaglianza, più lontano dalla sicurezza, più lontano dall'equità, dalla dignità, e dalla privacy, per accontentare un piccolo sottogruppo di uomini che desiderano essere visti come donne.Il grande adattamento è richiesto alle donne, non agli uomini. Gli uomini che beneficiano della promozione dei valori 'progressisti' sanno che non saranno loro a pagarne il prezzo: le conseguenze ricadranno sempre in modo netto e sproporzionato sulle donne.Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio, nell'articolo seguente dal titolo "Nessun sesso, siamo belgi. Ecco il nichilismo all'anagrafe" parla del Parlamento belga che sta approvando una legge che renderà possibile a una persona cambiare legalmente di sesso ogni volta che vuole, a semplice richiesta.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 19 giugno 2023:In Belgio, dove il vice premier è un transessuale (Petra De Sutter, all'anagrafe), era in vigore dal 2017 una legge sul "cambio di sesso" che pareva all'avanguardia. Infatti per la rettificazione sessuale bastava un'autodichiarazione presso l'ufficiale di stato civile senza passare né dal chirurgo, né dall'endocrinologo per gli ormoni, né dallo psicologo. Però occorreva il benestare del Tribunale di Famiglia.Al contrario, questa norma è sembrata alla Corte costituzionale un po' vetusta e così ha chiesto al Parlamento di cambiarla. Allora Vincent Van Quickenborne, Ministro della Giustizia, e Marie-Colline Leroy, segretario di Stato per l'uguaglianza di genere, hanno proposto un disegno di legge che pare scritto da un autore fantasy. Le modifiche alla legge del 2017, approvate il 14 giugno dalla Commissione giustizia della Camera e che aspettano il placet dell'Assemblea plenaria, prevedono che il "cambio di sesso", a differenza della precedente disciplina normativa, possa avvenire un numero indefinito di volte.In buona sostanza Mauro può diventare Maura e viceversa tutte le volte che vuole e solo recandosi all'ufficio di stato civile, nemmeno più dovendo chiedere l'autorizzazione del Tribunale di Famiglia. Dunque, per ipotesi, una persona da gennaio a giugno potrebbe essere maschio e da luglio a dicembre femmina e così ogni anno. La donna è mobil e pure l'uomo, viene da concludere. Il sesso di appartenenza diventerebbe allora come la cravatta, un accessorio che cambi a seconda dell'umore o dell'abito che indossi. Il sesso come accessorio, appunto.La Corte costituzionale ha chiesto questa modifica in quanto l'irrevocabilità della prima scelta del "cambio di sesso" era parsa ai giudici - indovinate un po'? - discriminatoria verso quelle persone che si sentono "gender fluid" ossia ondivaghe nel tempo in merito all'autopercezione sessuale. Bloccarli nella loro prima opzione era parso un po' troppo rigido. D'altronde se si può cambiare coniuge ipoteticamente enne volte, non si capisce perché non si possa fare lo stesso anche con il sesso. In tal modo il cambiamento di nome potrà avvenire moltissime volte ed ogni volta si potrà usare un nome nuovo di zecca. La babele dell'onomastica.La prossima modifica già approvata dalla Corte costituzionale prevede poi il riconoscimento anagrafico delle persone non binarie, ossia di quelle persone che non si riconoscono né appartenenti al sesso maschile né a quello femminile. Pensano di essere neutre, come un foglio bianco che non è né azzurro né rosa, oppure immaginano di appartenere ad un sesso terzo, però di difficile rappresentazione. Va da sé che questa modifica risponde all'esigenza, secondo i giudici, di applicare il principio di uguaglianza anche a questi soggetti che vivono nel limbo sessuale.All'orizzonte però c'è dell'altro. Quest'ultima riforma permetterebbe ai soggetti che si percepiscono non binari e dunque, come spiegato, terziari di apporre sui propri documenti di identità una bella X, a posto dei castranti M e F. Apriamo una breve parentesi di carattere filosofico: tutti sanno che in matematica la X indica un'incognita e dunque è parsa ai belgi, e non solo a loro, che tale lettera facesse proprio al caso di coloro i quali non sanno chi sono dal punto di vista sessuale (una X così simile all'asterisco grammaticalmente ambiguo). Un'incognita che non deve essere risolta, perché viviamo nel tempo delle domande, delle incertezze e non certo nel tempo delle risposte e della verità.Chiusa la parentesi, torniamo agli aspetti giuridici di tale riforma: una ricaduta negativa che potrebbe nascere dall'apporre questa X su passaporto e carta d'identità (una identità mancante dell'identità sessuale, notiamo a margine) sarebbe che qualcuno potrebbe sorprendersi di quello strano simbolo e inarcare un sopracciglio. Simile eventualità è apparsa subito ai giudici come - indovinate nuovamente? - discriminatoria verso i terziari del sesso anagrafico. Allora si vocifera sempre più - udite udite - di cancellare qualsiasi riferimento al sesso, vero o percepito che sia, sui documenti ufficiali. Il sesso scomparirebbe e, prima o poi, diventerebbe irrilevante anche dal punto di vista sociale, quasi fosse accessorio alla persona, né più né meno come la misura del piede. Un mondo dove solo a presentarsi come maschio, femmina o transessuale apparirebbe vetusto, superato o addirittura politicamente scorretto perché discriminatorio verso chi è più avanti nella consapevolezza del mondo e sa che il sesso è irrilevante per la felicità della persona. L'anticultura woke griderebbe allo scandalo della supremazia sessuale.Ecco allora che approderemmo finalmente a ciò che vogliono le lobby LGBT e, più in alto di loro, a ciò che vuole il pensiero rivoluzionario: il nichilismo sessuale. Il "cambiamento di sesso" è solo una tappa intermedia perché la meta è il nulla sessuale, ossia la cancellazione dell'identità sessuale, parte della cancellazione dell'identità personale, dell'uomo in quanto uomo.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7437LA DISNEY E' UNO DEI PRINCIPALI SPONSOR DEL GAY PRIDE DI ROMA di Giuliano GuzzoTra le conferme di questo mese di giugno ce n'è una abbastanza scontata, ancorché significativa: è quella che vede la Walt Disney company tra gli sponsor del Roma Pride 2023, la manifestazione Lgbt in queste ore finita al centro delle polemiche per la revoca, dopo la denuncia di Pro Vita & Famiglia, del patrocinio alla stessa da parte della Regione Lazio. La dimensione significativa di tutto ciò sta nel fatto che colpisce - e non può che essere così - vedere una grande casa produttrice di contenuti per bambini sostenere una manifestazione che, appoggiando l'utero in affitto, sostiene di fatto una pratica neoschiavista come la compravendita di bambini.L'aspetto «abbastanza scontato», invece, consiste nel fatto che purtroppo sono anni che Walt Disney sostiene il movimento Lgbt al punto da farlo anche con i suoi prodotti di punta: i cartoni animati. Prova ne siano le serie tv Star Wars Resistance (2018-2020) - i cui creatori hanno confermato che lo show ha una coppia gay - e The Owl House - Aspirante Strega (2020-2023) - la cui la protagonista Luz è stata dichiarata bisessuale dall'autrice Dana Terrace. Oppure si pensi a Toy Story 4 (2019) - prodotto insieme alla Pixar Animation Studios - in cui si mostrano due madri omosessuali accompagnano e lasciano il figlio all'asilo; o lo stesso Lightyear - La vera storia di Buzz (sempre del mondo do Toy Story) dove si vedono due "mamme" e un bacio gay tra le due; ma anche a Onward - Oltre la Magia (2020), dove c'è il primo personaggio Lgbtqia+ ad apparire in un film Disney, la poliziotta Specter; a Red (2022) - dove si vede Priya, un personaggio queer d'inclinazione bisessuale.Inutile dire che si tratta di un elenco incompleto e destinato a crescere, se si deve credere a Karey Burke, presidente della Disney's General Entertainment Content, la quale in una call aziendale su Zoom, successivamente pubblicata su Twitter, ha ricordato che a breve «almeno il 50% dei» personaggi Disney dovrà essere arcobaleno. Ma se queste sono le tendenze che si delineano, vale la pena di ricordare come esse non siano affatto recenti; rispecchiano infatti agganci nell'ambito dei cartoni animati che i militanti arcobaleno hanno in modo stabile non da anni, ma addirittura da decenni. Un episodio, in tal senso, appare illuminante.Si tratta del video d'una conferenza tenuta nell'ormani lontano 1998 all'Università della California da Elizabeth Birch, dirigente dal 1995 al 2004 della Human Rights Campaign, la più grande organizzazione Lgbt americana. Ebbene in questo video, dopo essersi accertata che tra il pubblico non vi fossero giornalisti - e probabilmente senza sapere di essere ripresa - la Birch riferisce di uno scambio di battute avuto con Michael Eisner, amministratore delegato della Walt Disney Company per oltre vent'anni, cui lei disse che il 30 per cento dei suoi dipendenti era gay, prima di essere da costui corretta: «Ti sbagli, Elisabeth, sono il 40 per cento». Lo si ripete: parliamo del 1998, dunque di un'era geologica fa rispetto ai progressi e alle conquiste Lgbt degli ultimi anni.Per quanto riguarda Disney oggi, oltre al patrocinio del Roma Pride, si può segnalare come Disneyland California abbia recentemente annunciato addirittura il suo primo Pride americano in un Parco a tema; un evento notturno ad hoc ideato e pensato per «celebrare la comunità Lgbtqia + e i suoi alleati». Dunque la celebre casa di produzione rilancia più che mai, ad ogni occasione, il suo appoggio al movimento arcobaleno; e lo fa con una passione e una convinzione che colpiscono, se si pensa che proprio la Walt Disney Company - per far fronte ad un 2022 economicamente difficile e a un momento parimenti duro - ha iniziato draconiani processi di decimazione del personale, che porteranno al licenziamento di 7.000 persone.Se ne potrebbe dunque concludere come l'appoggio all'ideologia Woke, al progressismo più estremo e alle rivendicazioni Lgbt, a lungo andare, non porti affatto bene ad una azienda. Anche perché esistono altri casi simili di aziende - da marchi di birra a grandi magazzini - che stanno pagando caro, specie negli Usa, il loro sostegno all'agenda arcobaleno. Eppure c'è chi perseverà, fino a quando dovrà rendersi definitivamente conto che la realtà, ecco, rischia di essere molto più dura ed amara di un cartone animato.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7438LA QUINTA RIVOLUZIONE: LA FANTASIA COME REGOLA DI COMPORTAMENTO di Julio Loredo"La distruzione delle parole è una cosa molto bella!", esclamava Syme, personaggio del celebre romanzo di George Orwell, 1984. Si trattava del Newspeak, il nuovo linguaggio forgiato dallo Stato totalitario al fine di manipolare la mente dei cittadini.Ogni rivoluzione ha manipolato il linguaggio per offuscare la realtà, aggiustandola alla sua particolare ideologia. Quando, nel discorso inaugurale della III Internazionale nel 1919, Lenin proponeva una "pace democratica", era evidente che non si riferiva alla "tranquillitas ordinis" cristiana, ma alla dittatura del proletariato, cioè il suo esatto opposto.Con la rivoluzione culturale attualmente in atto - la 4ª Rivoluzione, secondo il ben noto schema di Plinio Corrêa de Oliveira - questo tipo di manipolazione linguistica raggiunge il suo parossismo. La contraccezione viene presentata come "controllo del proprio corpo"; l'uccisione di un nascituro diventa "ivg", ovvero interruzione volontaria della gravidanza; gli assassini degli innocenti sono chiamati semplicemente "pro-scelta"; e gli omosessuali si tramutano in "gay", cioè gaudenti.È tutto un linguaggio che, lungi dall'essere moralmente neutro, induce al peccato presentandolo sotto una luce benevola.Con la cosiddetta teoria di genere si è varcato un nuovo traguardo. Questa teoria nega la naturale dicotomia maschio/femmina, sostituendola con un'infinità di "orientamenti sessuali" poliedrici. Alcuni studiosi hanno individuato più di cinquanta "generi", e adesso va di moda perfino proclamarsi gender fluid, cioè senza un genere definito.La teoria di genere nega che esista un'identità sessuale fondata sulla natura. Questa sarebbe il risultato di condizionamenti culturali, sociali e linguistici, mutevoli per definizione. Viene quindi affermato che niente - nemmeno la natura - è oggettivo, ma può essere manipolato a piacere dall'uomo, che in questo modo diventa un demiurgo, non guidato dalla ragione ma dalle passioni sregolate. La sessualità, liberata in modo polimorfico a seconda dei capricci soggettivi, e non dipendente nemmeno dalla legge naturale, diventa quindi la forza motrice della società post-moderna.Qui non siamo più di fronte ad una mera decostruzione del linguaggio, bensì al tentativo di sovvertire la natura creata da Dio. E questo, a nostro avviso, segna un nuovo passo nel processo rivoluzionario, l'inizio di una 5ª Rivoluzione.DALLA NEGAZIONE DELL'AUTORITÀ AL VIETATO VIETARECiò che definisce il processo rivoluzionario di scristianizzazione che, dalla fine del Medioevo, sta facendo strage della civiltà cristiana, è l'egualitarismo con il suo necessario corollario, il liberalismo.Il protestantesimo cercò l'uguaglianza nella sfera religiosa, negando l'autorità del Papa e, in molte sette, anche quella dei vescovi e dei sacerdoti. La rivoluzione francese traspose questi principi ugualitari al campo politico, negando l'autorità del re e della nobiltà. Il comunismo si scagliò contro l'ultima disuguaglianza rimasta, quella economica, attraverso l'abolizione della proprietà privata.Ma restava un'ultima gerarchia da distruggere, quella in interiore hominis, per la quale la Fede illumina l'intelligenza, che guida la volontà, che domina la sensibilità. Questo è il compito della rivoluzione culturale che, iniziata nei ruggenti anni venti, ha avuto il suo paradigma nel maggio '68 parigino. Si parla di una "rivoluzione nei modi di essere", di una "rivoluzione totale", di una "liberazione", che in realtà implica la tirannia delle passioni su qualsiasi freno di tipo intellettuale, morale, sociale o culturale.Cardine di questa rivoluzione è la liberazione sessuale. Si proclama il decadimento della morale finora vigente e la libertà di "fare sesso" con chiunque si voglia, ovunque si voglia e comunque si voglia. Intesa inizialmente come sesso libero fra uomini e donne, questa rivoluzione è andata sviluppandosi sempre di più come una proliferazione dell'omosessualità e, più recentemente, della pan-sessualità.Niente di più logico. Per i più estremisti, il sesso genitale è ancora "oppressivo", in quanto si attua secondo modi definiti dalla nostra naturale morfologia. Quindi proclamano che l'essere umano deve "liberarsi" perfino dalla sua morfologia, esperimentando la propria sensualità attraverso ogni fibra, ogni poro, ogni possibile fantasia. Si arriva in questo modo a una sorta di versione adulta di ciò che Freud chiamava "perverso polimorfo".Questo tipo di pan-sensualità, però, si scontra con un ostacolo insormontabile: l'oggettività del reale, in altre parole la natura. La differenza maschio/femmina scaturisce dalla natura stessa.Lungi dal voler piegarsi alle leggi della natura, i partigiani della teoria di genere negano che la differenza fra i sessi, con la conseguente distinzione dei comportamenti fra maschi e femmine, sia oggettiva. Per affermare questo assurdo sostengono che il reale non esiste come oggettività, tutto è soggettivamente interpretabile, riscrivibile e rinominabile a piacere. Non si tratta più di un "pensiero debole". Qui siamo di fronte alla proclamazione della fantasia come regola di comportamento.Ora, ciò che definisce clinicamente la follia è proprio la non conformità dell'intelletto con la realtà, e la conseguente invenzione di un mondo interno che non corrisponde più con quello esterno.I partigiani della teoria gender vogliono distruggere la legge naturale. Ora, questa non è altro che la legge divina incisa nella natura. Cercano di sovvertire la struttura più intima della natura, laddove l'uomo comincia a comportarsi come Dio, sognando una nuova creazione opposta a quella divina.Mai il "non serviam" di Satana era arrivato a una tale radicalità. Pur nella loro distruttività, tutte le rivoluzioni avevano finora rispettato le leggi della natura. Qui siamo di fronte alla più tremenda rivoluzione di tutti i tempi.IL TRIONFO DELLA FOLLIA"L'uomo genitale deve trasformarsi nel polimorfo perverso, capace di vivere il mondo con tutti i suoi sensi e attraverso tutti i suoi pori", scrive Daniel Bell analizzando questa rivoluzione. Superata la genitalità, si supera la distinzione tra i sessi e nasce l'essere androgino. Viene creato il "nuovo Adamo", o meglio, rinasce l'Adamo primitivo, il fauno androgino della mitologia esoterica. Il peccato originale (cioè la repressione dell'Eros, secondo loro) è redento e la Storia, tornando alle origini, giunge al termine.Norman Brown, araldo di questo nuovo mondo, parla del "trionfo di Dioniso, il Dio folle che viene a liberare i prigionieri". È il trionfo della follia, l'unica via per liberarci definitivamente da Dio. Alcuni teologi post-moderni prospettano che, a questo punto, la creazione verrebbe riassorbita dal "Cristo cosmico", in una sintesi finale, il "Pleroma" di cui parlava Teilhard de Chardin, e si formerebbe il "Corpo mistico del Cristo dionisiaco". Ma, al di là di tale corpo mistico, cosa ci sarà? Bell dice: "Oltre il corpo mistico c'è il nulla".E per questo, d'ora in poi, poiché il nulla è l'ultimo orizzonte, l'unica attività che abbia senso è fomentare la dissoluzione di tutte le cose, compreso lo stesso io, attraverso la pan-sensualità carnale e il delirio dei sogni. La modernità è stata finora guidata dall'idea di un Aufheben, una costruzione del superuomo razionale all'interno della civiltà perfetta. Si tratta adesso di sostituire questo impulso ascendente con un Niedergang, una discesa verso il nulla.Dopo aver conquistato tutto, il demonio dovrebbe suicidarsi per cancellare l'ultima traccia dell'opera di Dio nell'universo: egli stesso.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7425TRANSESSUALE MOLESTA SCOLARESCA, MA PER LA SINISTRA HA SBAGLIATO LA POLIZIA di Fabrizio CannoneLa stampa sta ancora parlando di un triste episodio di cronaca, di quelli che non mancano mai, e che anzi sembrano in vertiginosa ascesa, negli ultimi tempi.Secondo la ricostruzione i fatti sarebbero questi: alle 8:15 di mercoledì 24 maggio, alcuni genitori avrebbero hanno segnalato alla polizia municipale, la «presenza di un transessuale» nei pressi della scuola Casa del Sole, frequentata dai loro figli, in via Giacosa a Milano.L'uomo, che alcuni siti web e certi quotidiani hanno chiamato "donna" - e già questo è un segno della loro obiettività - si sarebbe aggirato nei pressi della scuola «con fare definito come molesto». In ogni caso la polizia lo avrebbe trovato «seminudo e alterato»La Polizia municipale, accorsa sul luogo, avrebbe avuto serie difficoltà nell'identificazione e nell'arresto perché, come riporta La Verità, il soggetto avrebbe opposto resistenza agli agenti, e "sputato verso di loro, affermando di essere sieropositivo».Il trans, A. N. di anni 41 e di origini brasiliane, avrebbe poi colpito con un calcio violento un agente, causandogli una prognosi di 15 giorni. Quindi avrebbe tentato una fuga disperata e sarebbe stato infine bloccato dagli agenti, con l'uso, secondo il sindacalista Daniele Vincini, di un "distanziatore" e di uno spray. Il tutto per assicurarlo alla giustizia ed evitare la commissione di reati ai danni dei bambini poco distanti.Un video realizzato da alcuni studenti dell'Università Bocconi mostrerebbe poi, per quanto riguarda il momento dell'arresto, l'uso di violenza e manganellate da parte delle polizia e la Procura di Milano avrebbe in tal senso aperto un fascicolo contro gli agenti. Mentre il sindaco Sala ha subito chiesto una relazione alla polizia e «scaricato gli agenti», spostandoli già ai servizi interni, a causa della modalità usata nell'arresto.Proprio la politica si è già divisa tra "innocentisti" e "colpevolisti" a proposito del comportamento degli agenti. Ovviamente non è certo impossibile che dei poliziotti possano sbagliare o esagerare - anche arrivare ad abusare del loro poter - nell'opera, assolutamente legittima, di tutelare la sicurezza e arrestare chi turba l'ordine pubblico.La persona rea di molestie e che è stata infine arrestata, a tal proposito ha poi dichiarato, intervistato da Repubblica, che forse denuncerà gli agenti, anche se «ha paura» di eventuali ripercussioni o vendette, mentre l'Ambasciata del Brasile gli ha subito offerto assistenza legale. Lo stesso A.N. ha inoltre dichiarato che, al momento dell'arresto, «era molto agitata» a causa di liti con altri sudamericani, ma «non nuda». Mentre altre fonti asseriscono che il trans avrebbe mostrato i genitali (maschili...) ai bambini della scuola. [...]Troviamo indecenti i commenti di alcuni politici i quali, al seguito di Vladimir Luxuria, hanno di "transfobia", con il palese intento di strumentalizzare l'intera vicenda. E hanno giudicato il modus operandi dei poliziotti di particolare gravità perché «è una donna a essere stata picchiata». In tal senso si è espresso Pierfrancesco Majorino, candidato del Pd alla regione Lombardia, che trova «disgustose» le manganellate date «a una donna».Cosa c'entra questo con l'intera vicenda? Cosa cambia essere uomini, donne, trans? Non dovrebbe cambiare nulla, siccome se una persona - chiunque sia - molesta dei bambini è sempre sbagliato, così come se dei poliziotti abusano del loro potere nei confronti di una persona - appunto, chiunque sia - è sempre sbagliato.Porre tali quesiti può apparire banale retorica, ma quando la cosiddetta "identità di genere" diventa il primo dei valori da tutelare e il primo criterio dell'identità personale, allora è possibile che ci siano dei cittadini da rispettare e da proteggere più degli altri. E questo, ovviamente, è inammissibile.Ha ragione quindi il giornalista Boni Castellane, nel notare che da un lato tutti vorrebbero che l'ordine pubblico sia garantito, dall'altro ci si scandalizza troppo facilmente per l'uso della forza da parte degli agenti «i quali sarebbero autorizzate solamente a prenderle». Ma come si fa a bloccare il ladro, il teppista, il borseggiatore e chiunque metta a rischio la tranquillità e l'ordine pubblico?Se c'è stato un eccesso di zelo nell'uso della forza, ciò va condannato. Ma l'orientamento sessuale o la sessualità del soggetto non è una aggravante, come invece suggeriscono alcuni che negano l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7410LE DIOCESI FANNO A GARA PER ESSERE GAY FRIENDLY di Ermes DovicoPrima notizia: la Diocesi di Bolzano-Bressanone ha una commissione per la parità di genere; e temiamo che non sia un caso isolato nell'odierno contesto ecclesiale. Seconda notizia: d'ora in poi, la stessa diocesi garantirà ai peccatori (e alle peccatrici) del suo territorio una straordinaria risorsa per la salvezza: il linguaggio inclusivo. Quale salvezza? Dagli stereotipi, ovviamente. Una risorsa a cui non avevano pensato i più grandi santi in duemila anni di storia della Chiesa (forse troppo ancorati al patriarcato e ad altri concetti preistorico-medievali), ma di cui curiosamente potranno godere oggi i fedeli (e le fedeli) immersi nel mondo più secolarizzato di sempre. I lettori (e le lettrici) ci perdoneranno per questa appesantita introduzione, ma che servirà per prendere confidenza con le linee guida pubblicate dalla diocesi altoatesina, intitolate «Linguaggio sensibile al genere».Si tratta di un documento di 28 pagine, con l'introduzione del presidente della Commissione diocesana per la parità di genere, il vicario generale Eugen Runggaldier. Un documento che, come si legge nella stessa introduzione, «si basa sulle "Direttive per il rispetto del genere nei testi dell'Amministrazione provinciale altoatesina", che sono state adattate alle esigenze della Diocesi di Bolzano-Bressanone in collaborazione con l'Ufficio Questioni linguistiche della stessa Provincia». Il vicario spiega che lo scopo della nuova prassi linguistica è quello di sottolineare «l'apporto comune di donne e uomini alla vita della Diocesi», evitando «espressioni potenzialmente svantaggiose e discriminanti» e perciò «usando il rispettivo genere grammaticale» non solo, com'è ovvio, quando ci si rivolge a gruppi di sole donne o di soli uomini, ma anche se ci si riferisce «a gruppi misti». Dov'è possibile, aggiunge la Curia, vanno usate formulazioni neutre o estese anziché soli termini maschili, singolari o plurali.«Le linee guida vanno attuate soprattutto per i nuovi testi da creare», precisa Runggaldier, ma non si esclude di adattare i testi esistenti, «laddove vengono tuttora utilizzati frequentemente».Il documento si dilunga con gli esempi, presentando una serie di regole generali. Si inizia con la forma sdoppiata (semplice o estesa), con l'avvertimento che «si può scegliere se nominare prima il termine femminile e poi quello maschile o viceversa». Anziché dire «collaboratori», va usata la forma «collaboratori e collaboratrici»; anziché «i volontari», meglio «il volontario o la volontaria». Indicano ancora le linee guida: si scriva «il ministrante o la ministrante porta la croce in processione», «il presidente o la presidente indice la seduta», «il costo del servizio è a carico del o della contribuente». Eccetera, eccetera. E meno male che nell'introduzione si indicava di cercare di «non compromettere la scorrevolezza e la leggibilità di un testo». Stiamo freschi, se queste sono le nuove regole nelle terre care a san Vigilio. E tutto questo complicare il pane, in luogo di semplicissime convenzioni linguistiche, servirebbe per superare «quelle barriere» e «quegli stereotipi che ancora caratterizzano il quotidiano di molte persone» e a «dare visibilità al genere femminile»?Ma il colmo lo si raggiunge verso la fine del documento, alla voce «Opuscoli e pubblicazioni». Rendendosi conto che l'osservanza precisa delle nuove regole comporterebbe in certi tipi di testi effetti da crisi di nervi, gli stessi estensori delle linee guida suggeriscono in sostanza di sorvolare, ma «solo in rarissimi casi!» (scrivono con tanto di punto esclamativo) e premettendo un'annotazione al testo, come questa: «Nel presente opuscolo abbiamo cercato di rivolgerci ai nostri lettori e lettrici nel rispetto dell'identità di genere. Al tempo stesso però ci premeva proporre alla cittadinanza un testo quanto più leggibile e chiaro possibile. Per questa ragione ci siamo visti costretti ad adottare la sola variante maschile nei periodi caratterizzati da elencazioni di titoli e qualifiche professionali, dove non erano possibili formulazioni alternative. Teniamo a sottolineare che i contenuti del testo sono diretti in ogni caso anche al pubblico femminile. Ci scusiamo con le nostre lettrici per questa scelta obbligata e confidiamo nella loro comprensione». Roba da Scherzi a parte.Qualche nota a margine. Intanto, l'espressione «identità di genere», che ricorre più volte nel documento, è un concetto ambiguo e mutuato dall'ideologia Lgbt, che si pone in diretto contrasto con il magistero costante della Chiesa (dove, piuttosto, si parla di complementarità e identità sessuale, il che è ben diverso). Usare dunque il termine «identità di genere» con il pretesto di dare visibilità alla presenza femminile è, volenti o nolenti, un assist alle istanze arcobaleno e in particolare transessualiste, che negano tanto il maschile quanto il femminile.Fa tristezza questa tendenza a copiare strutture e linguaggi del mondo, che è indice di una Chiesa che rinuncia a dire qualcosa di veramente suo, fondamentalmente perché rinuncia sempre di più ad annunciare Cristo, annacquandone il messaggio. È una Chiesa - certamente non tutta ma una sua buona parte - che si appiattisce sempre più sulle posizioni di Cesare e in qualunque campo (come abbiamo visto anche con la narrazione pandemica), dimenticando che prima di tutto deve dare a Dio quel che è di Dio, l'unico modo per guidare gli uomini alla Salvezza, con la S maiuscola.Nessuna Chiara d'Assisi, Caterina da Siena, Francesca Romana, Rita da Cascia, Angela Merici, Veronica Giuliani, Gianna Beretta Molla e via dicendo - tutte donne che in diversi stati di vita hanno espresso in pienezza la loro femminilità - penserebbe che la Chiesa debba spendere tempo e risorse per superare le presunte "barriere" linguistiche di cui parla il documento della Diocesi di Bolzano. Rivendicazioni sterili, che si inseriscono in una logica di contrapposizione neomarxista applicata al genere, piuttosto che in un'autentica prospettiva cristiana, dove «ciascuno dei due sessi, con eguale dignità, anche se in modo differente, è immagine della potenza e della tenerezza di Dio» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2335). Preferiamo dunque la stessa diocesi altoatesina quando insiste sulla riscoperta del senso più pieno della domenica libera, piuttosto che per un simile appiattimento al pensiero del mondo.Nelle sante, nelle Sacre Scritture e nel magistero della Chiesa - come nella splendida Mulieris Dignitatem di san Giovanni Paolo II - ci sono già tutti gli esempi necessari per valorizzare veramente la vocazione della donna. A partire da Colei a cui il mese di maggio è consacrato e le cui virtù dovrebbero essere proposte continuamente all'imitazione di tutti i fedeli, senza distinzione.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Ermes Dovico, nell'articolo seguente dal titolo "Il verbo Lgbt nella diocesi di Bari. Il vescovo lascia fare" parla della veglia in una parrocchia di Bari per il superamento dell'omobitransfobia. Del resto in un incontro con 150 scout un prete ha sostenuto che la Bibbia non condanni gli atti omosessuali. E il vescovo non fa nulla, ma anzi permette che lo scandalo continui.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 13 maggio 2023:Si avvicina il 17 maggio, data scelta dai gruppi Lgbt per celebrare la cosiddetta «Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia». Pure quest'anno ci saranno una serie di iniziative che coinvolgeranno, a macchia di leopardo, anche alcune parrocchie e diocesi cattoliche.Tra queste, un caso particolare è rappresentato dall'arcidiocesi di Bari-Bitonto, dove da mesi si registra un susseguirsi di eventi a tema arcobaleno, promossi da gruppi di pressione con l'appoggio di qualche sacerdote. Il tutto avviene senza che il vescovo intervenga, nonostante fedeli laici e associazioni di ispirazione cristiana - con in testa la sezione locale di Pro Vita & Famiglia - lo abbiano esortato più volte a fermare questo tipo di scandali.Il prossimo scandalo è in programma questa domenica, 14 maggio, con una «Veglia per il superamento dell'omobitransfobia» prevista alle 20 nella parrocchia barese di San Sabino. In contemporanea, ci sarà una veglia gemella nella diocesi di Lecce (parrocchia di San Giovanni Battista). I due appuntamenti sono organizzati dall'associazione La Tenda di Gionata e da una sua costola, Zaccheo Puglia, che al di là di certi paraventi della neolingua (come lo stesso termine "omofobia") puntano a sovvertire l'insegnamento della Chiesa sull'omosessualità e la transessualità.La Nuova Bussola ha inviato un'email sia al vescovo di Bari, monsignor Giuseppe Satriano, sia a quello di Lecce, mons. Michele Seccia, chiedendo un commento rispetto a queste due veglie nel lo
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7365STRAGE DI NASHVILLE, IL KILLER E' UNA RAGAZZA TRANSESSUALE DI 28 ANNI CHE ODIAVA LA SCUOLA CRISTIANA di Valerio PeceGiovedì, a soli a soli quattro giorni dalla tragedia della scuola cristiana di Nashville in cui una donna che si percepiva uomo ha ucciso sei persone tra cui tre bambini, il presidente Joe Biden ha rilasciato una dichiarazione ufficiale nella quale afferma in tono solenne che «i transgender americani plasmano l'anima della nostra nazione». Lo ha fatto alla vigilia della Giornata della Visibilità Trans (Trans Day of Visibility), che dal 2021 negli USA si celebra il 31 marzo.Le parole del presidente Usa hanno scatenato un acceso dibattito nell'opinione pubblica americana, la quale aspetta da giorni che l'FBI rilasci il "manifesto" scritto dall'attentatrice Audrey Hale con cui si dovrebbe far luce sul vero movente della strage. Lo strano ritardo sta generando sospetti in molti, tanto che Tucker Carlson, volto noto di Fox News, ha apertamente affermato che «non possiamo vedere il manifesto perché la lobby transgender, che è molto più potente di voi, ha fatto pressioni sui politici per tenerlo nascosto».Molti, infatti, già da ora parlano di crimine d'odio contro i cristiani, visto anche che tra i bambini uccisi c'è la figlia di Chad Scruggs, il pastore della scuola che negli ultimi mesi, secondo alcune indiscrezioni, stava offrendo un aiuto psicologico alla terrorista. Non è tutto. Con un'America scossa nel profondo, in cui sei famiglie cristiane piangono i propri cari trucidati a colpi di fucile da una ventottenne transgender, la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre, commentando pubblicamente la nota di Biden, ha aggiunto queste parole: «I nostri cuori sono con la comunità trans, poiché sono sotto attacco».IL PEANA DI JOE BIDEN SUI TRANS«Il Transgender Day of Visibility», ha scritto Biden nella sua nota, «celebra la gioia, la forza e il coraggio assoluto di alcune delle persone più coraggiose che conosco». La dichiarazione aggiunge: «Dobbiamo anche continuare a sfidare le centinaia di odiose leggi statali che sono state introdotte in tutto il paese, assicurandoci che ogni bambino sappia che è fatto a immagine di Dio, che è amato e che lo stiamo difendendo». Una vera chiamata alle armi, maliziosamente mescolata alla Sacra Scrittura, che ha il suo clou in questo passaggio: «Chiedo a tutti gli americani di unirsi a noi nel sollevare le vite e le voci delle persone transgender in tutta la nostra nazione», perché «un'ondata di leggi statali discriminatorie sta prendendo di mira i giovani transgender, terrorizzando le famiglie e ferendo i bambini che non fanno del male a nessuno».Biden non può non riferirsi alle leggi approvate da quegli Stati americani che a differenza sua non le hanno affatto stimate come discriminatorie. Come quelle che proteggono le donne dagli uomini biologici che vogliono competere negli sport femminili (la legge dello Iowa del marzo 2022); o come quelle che vietano di prescrivere farmaci che impediscono l'emergere di caratteristiche sessuali secondarie negli adolescenti (e che possono portare alla sterilità), o che vietano ai medici di mutilare chirurgicamente i minori solo perché questi credono di appartenere al sesso opposto. Biden stava probabilmente prendendo di mira anche la legge approvata dal governatore della Florida Ron DeSantis (provvedimento noto come "Diritti dei genitori nell'istruzione" ma che la stampa democratica ha subito etichettato col nome "Don't Say Gay"), una misura che consiste semplicemente nel divieto di parlare ai bambini che vanno dalla materna alla terza elementare di temi considerati inappropriati, quali l'"orientamento sessuale" e l'"identità di genere". Tutti esempi di «leggi odiose» stigmatizzate dal presidente Biden nella sua nota.BLACK HUMOR O PERFIDIA PURA?A proposito poi della «violenza contro le persone trans» con cui Biden ha infarcito la sua dichiarazione ufficiale per il Transgender Day of Visibility, il giornalista americano Matt Walsh, per le opinioni espresse sulla tragedia di Nashville (la città dove vive), ha dovuto annullare il suo discorso alla Washington and Lee University in Virginia. «A causa delle minacce contro la mia famiglia [...] non posso lasciare la mia famiglia e volare in un altro Stato. Odio il dover rimandare l'evento, ma mia moglie e i miei figli vengono prima di tutto», ha scritto il commentatore. Il quale, a proposito delle intimidazioni ricevute, ha però aggiunto: «Le minacce alla mia famiglia mi rendono solo più determinato a combattere. Non lascerò che questi psicopatici mi spaventino fino al silenzio, lo prometto».Che su certi temi il clima negli USA sia ormai fuori controllo lo dimostrano le ciniche (e pericolose) uscite di questi giorni di artisti e giornalisti del cosiddetto "mondo liberal". Prima l'attrice Jane Fonda, che nel programma televisivo "The View", alla domanda su che cosa si potesse fare («oltre a marciare e protestare») per contrastare i pro life e il ribaltamento della sentenza Roe v. Wade, tra le risate imbarazzate delle conduttrici ha risposto: «Penso all'omicidio». Poi l'odioso tweet con cui il giornalista televisivo David Pakman ha deriso i bambini uccisi nella scuola cristiana di Nashville per non aver "pregato abbastanza". «È molto sorprendente», ha scritto Pakman in un tweet poi cancellato, «che ci sia stata una sparatoria di massa in una scuola cristiana, dato che la mancanza di preghiera è spesso la causa di questi eventi orribili. È possibile che non pregassero abbastanza o non correttamente, nonostante fosse una scuola cristiana?».Intanto, nella giornata di mercoledì, poche ore prima cioè che la Casa Bianca diramasse la nota del presidente sul Trans Day of Visibility, molti attivisti trans hanno preso d'assalto il Campidoglio del Kentucky per protestare contro la legge in quel momento in discussione, quel "Senate Bill 150" che mira a proibire il cambio di sesso per i minori, vietando la terapia ormonale a chi non abbia ancora compiuto i 18 anni. La violenta insurrezione - che i media hanno subito ribattezzato "transurrection" e che in Italia è stata raccontata dal solo Giuliano Guzzo sulla Verità - è stata domata a fatica dalle forze dell'ordine, concludendosi poi con diversi arresti. Il parallelo con il più rumoroso assalto di Capitol Hill, per i media amircani si è concretizzato per via di un urlante attivista trans acconciato in stile "sciamano del 6 gennaio" (per altri, invece, visto il tipo di corna ritorte, rappresentazione simbolica di un sacerdote di Baphomet).Sciamano o bafometto, il disegno di legge a tutela dei minori, in un mantra senza fine è stato etichettato dal governatore democratico del Kentucky Andy Beshear come «un ennesimo attacco alla comunità transgender». Comunità transgender che, ricordiamolo, per bocca del Presidente Usa «plasma l'anima della nazione».Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio nell'articolo seguente dal titolo "Biden, i baby trans e i danni taciuti del transessualismo" parla del messaggio istituzionale alla Giornata della visibilità transgender del presidente degli USA.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 4 aprile 2023:Si chiama International Transgender Day of Visibility (Giornata internazionale della visibilità transgender) e si celebra ogni 31 marzo, dal 2009. Una giornata dedicata al transessualismo, in buona sostanza. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato che la Giornata è da celebrarsi in tutta la nazione e le ha dedicato anche un messaggio istituzionale in cui si spinge a dire che le persone trans "modellano l'anima della nostra nazione".Il sedicente cattolico Biden si dichiara a favore della transizione sessuale nei bambini. Infatti, scrive che le persone transessuali "da bambini, meritano ciò che ogni bambino merita: la possibilità di imparare in scuole sicure e solidali, di sviluppare amicizie significative e di vivere in modo aperto e onesto". Poi se la prende con quegli Stati che hanno emanato leggi che vietano il cosiddetto "cambiamento" di sesso nei minori, tra questi ricordiamo il Tennessee, il Dakota del Sud, il Kentucky e il Mississippi. "Un'ondata di leggi statali discriminatorie - si legge nel comunicato - prende di mira i giovani transgender, terrorizzando le famiglie e ferendo i bambini che non fanno del male a nessuno. [...] Insieme, dobbiamo anche continuare a sfidare le centinaia di odiose leggi statali che sono state introdotte in tutto il paese, assicurandoci che ogni bambino sappia che è fatto a immagine di Dio, che è amato e che noi lo difendiamo".A dire la verità, sono i trattamenti ormonali e gli interventi chirurgici a devastare i bambini e i ragazzi. L'American College of Pediatricians, in merito ai bloccanti della pubertà, ci informa che il loro uso aumenta gli atti di autolesionismo e "possono effettivamente causare depressione e altri disturbi emotivi legati al suicidio".
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5648FINALMENTE QUALCHE BUONA NOTIZIA PER CHI DIFENDE LA FAMIGLIA NATURALE di Giuliano GuzzoTutto è bene quel che finisce bene, recita un antico adagio che pare decisamente adatto per descrivere la notizia con cui, nei giorni scorsi, si è avuto conferma del fatto che l'Ordine degli psicologi della Lombardia ha archiviato il procedimento a carico dello psicoterapeuta Giancarlo Ricci, che aveva parlato del positivo e irrinunciabile ruolo educativo della coppia genitoriale tradizionale, come tocca specificare oggi, vale a dire quella composta da padre e madre.L'intera vicenda ebbe inizio tre anni or sono, quando l'Ordine degli psicologi della Lombardia mise sotto accusa Ricci - psicoterapeuta milanese con 40 anni di esperienza sulle spalle e autore di numerosi e apprezzati volumi - per aver difeso, citiamo testualmente, «la funzione essenziale e costitutiva di mamma e papà». Alla fine, come si diceva, si è giunti all'archiviazione dato che, in sede di votazione, il Consiglio si è diviso - 7 a favore e 7 contro - e quando si raggiunge un simile equilibrio di parità vince il favor rei. Ciò nonostante, se il caso Ricci dal punto di vista formale si è concluso, rimangono - è stato detto - «irrinunciabili perplessità in ordine a orientamenti dottrinali e scenari metodologici a cui le affermazioni di Ricci potrebbero voler fare riferimento». Da questo punto di vista, insomma la nostra gioia per l'assoluzione dello psicoterapeuta milanese merita di essere ricondotta a una più contenuta soddisfazione.Senza dimenticare un altro aspetto, e cioè che, al di là di come tutto si è concluso, appare gravissimo che uno stimato professionista sia finito di fatto in stato d'accusa per aver solamente ribadito l'ovvio, ossia che papà e mamma sono figure fondamentali per la crescita di un figlio. Tanto più che scientificamente le pubblicazioni che sembrano dire altro, enunciando la non necessità della compresenza della figura paterna e materna, appaiono quanto meno opinabili.Facciamo un esempio. In un articolo uscito nel 2015 sulla rivista Medico e Bambino si lasciava intendere la non indispensabilità di padre e madre per la crescita equilibrata di un figlio. Gli studi chiamati in causa per dimostrare questa tesi? Tre soltanto.Dal primo, a cura dell'American Academy of Pediatrics (Pediatrics, 2013), si apprendeva come la letteratura di oltre 30 anni avrebbe oramai fornito «robuste, affidabili e valide garanzie» sul benessere dei bambini cresciuti da genitori dello stesso sesso. Peccato che le note a cui si rinviava chi volesse comprendere meglio di quali «robuste, affidabili e valide garanzie» si stesse parlando, si esaurissero - abilmente mescolate a tantissime altre, quasi che la quantità fosse qualità - in un documento del 2005 e in un libro di tredici anni fa. Tutto qui: un po' poco per far trionfalmente parlare di «robuste, affidabili e valide garanzie», no?Una seconda rassegna citata nel report (Journal of Marriage and the Family, 2010), che attesterebbe miglior benessere in figli di madri e coppie lesbiche rispetto ad altri, non soltanto scontava dei limiti metodologici ma somigliava a una forzatura dato che gli stessi autori, Biblarz e Stacey, avevano ammesso che, per ogni studio che avrebbe rilevato una differenza positiva in favore di detti figli, ve ne sono almeno quattro che questa differenza non hanno rilevato affatto.Il terzo lavoro (Pediatrics, 2010), esaltato come «uno degli studi prospettici più importanti», da un lato si basava un campione assai ridotto (appena 78 ragazzi) e non rappresentativo di figli, dall'altro era stato condotto rilevando la capacità genitoriale delle madri lesbiche - in larga maggioranza di classe agiata e con elevato tasso di istruzione - con interviste e questionari aperti, cioè chiedendo ai soggetti di valutare se stessi.Tutto questo per dire che non sono certo Giancarlo Ricci e le sue tesi - di assoluto buon senso e realismo - che dovrebbero essere messe sotto indagine, ma semmai ben altre. Vale a dire quelle che pretendono, per pura ideologia, di liquidare la famiglia tradizionale come qualcosa di superato, quando non lo è affatto.Nota di BastaBugie: ecco altre buone notizie per chi difende la famiglia naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna.PADRE E MADRE SULLA CARTA D'IDENTITÀ DEI MINORISulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicata la decisione del ministro Salvini di eliminare la dicitura "genitori" dalla carta di identità dei minori che verrà sostituita dalla dicitura "padre" e "madre". In tal modo si ribadisce un dato ovvio: il bambino ha bisogno di un padre e di una madre per crescere.Inoltre tale doppia dicitura eliminerà de facto e de iure il riconoscimento della doppia genitorialità omosessuale. Proprio per questo motivo il Garante della privacy l'ottobre scorso aveva bocciato la proposta perché - così sosteneva - discriminante nei confronti delle coppie omosessuali. In realtà è discriminante per le famiglie riconoscere l'omogenitorialità.Nonostante questo provvedimento, è prevedibile che i giudici faranno spallucce alla decisione di Salvini e continueranno a riconoscere la doppia genitorialità gay.(Gender Watch News, 5 aprile 2019)I CASI DI INGIUSTA DISCRIMINAZIONE DEI GAY NON CI SONO NELLA REALTÀSecondo l'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori che fa capo al Ministero degli Interni le persone omosessuali e transessuali non sono discriminate. Infatti in 7 anni si sono registrati su tutto il territorio nazionale solo 140 casi di discriminazione per orientamento sessuale che costituiscono reato. Ciò vuol dire un caso all'anno per ogni regione italiana.Un'altra prova che la cosiddetta omofobia è inesistente come fenomeno, ma la percezione collettiva è ben diversa proprio perché i media gonfiano o addirittura si inventano casi di ingiusta discriminazione.(Gender Watch News, 20 marzo 2019)LA SANTA SEDE ALL'ONU DIFENDE IL SESSO COME UN DATO OGGETTIVOL'arcivescovo Bernardito Auza osservatore all'Onu per la Santa Sede ha dichiarato nell'incontro Uguaglianza di genere e ideologia gender: proteggere le donne e le ragazze", promosso dall'Onu che esiste «preoccupazione per l'insegnamento dell'ideologia gender ai bambini, in modo che i ragazzi e le ragazze siano incoraggiati a mettere in discussione, fin dalla più tenera età della loro esistenza, se sono maschi o femmine suggerendo che il sesso ognuno lo può scegliere», ribadendo che esiste «il diritto a non essere discriminati di quanti non si sentono rappresentati dal loro sesso biologico».«Non si deve ignorare - ha continuato Auza - che sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare. D'altra parte, la rivoluzione biotecnologica nel campo della procreazione umana ha introdotto la possibilità di manipolare l'atto generativo, rendendolo indipendente dalla relazione sessuale tra uomo e donna. In questo modo, la vita umana e la genitorialità sono divenute realtà componibili e scomponibili, soggette prevalentemente ai desideri di singoli o di coppie».Parlando poi dell'ideologia gender ha sottolineato che «questa ipotizza un'identità personale svincolata dal sesso. Una cosa è comprendere la fragilità umana o la complessità della vita, altra cosa è accettare ideologie che pretendono di dividere in due gli aspetti inseparabili della realtà. Quando si mette in discussione la dualità naturale e complementare dell'uomo e della donna la nozione stessa di essere umano viene minata. Il corpo non è più un elemento caratterizzante dell'umanità. La persona è ridotta a spirito e volontà e l'essere umano diventa quasi un'astrazione».Infine Auza ha ricordato che il sesso genetico e tutte le caratteristiche sessuali «sono dati oggettivi, non scelte soggettive».(Gender Watch News, 26 marzo 2019)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7351FESTA DELLA DONNA, LA MOGLIE DI BIDEN PREMIA UN TRANSESSUALE, CIOE' UN UOMONon stupisce che i democratici non sappiano nemmeno dire cos'è una donna visto che usano le loro energie per promuovere l'agenda LGBTdi Valerio PeceNel giorno della Festa della Donna, la first lady Jill Biden e il segretario di Stato americano Antony Blinken hanno consegnato il "Premio Internazionale Donne di coraggio" ad un trans. L'articolo potrebbe anche finire qui, ma è giusto almeno registrare la reazione di chi, non potendo fare altro, per manifestare il proprio disappunto si è adoperato su Twitter con ogni possibile registro e colore. Ecco allora il realismo politico di Sarah Sanders, governatore dell'Arkansas, che twitta così: «È la Giornata internazionale della donna, un buon momento per ricordare che i democratici non possono nemmeno dirti cos'è una donna».Ma c'è anche l'ironia amara della conduttrice tv Dana Loesch («La first lady è stata gentile a incoraggiare lo svilimento delle donne nella "Giornata internazionale della donna". Cancellare le donne è un abuso»), nonché il black humor del giornalista Derek Hunter («A quanto pare gli uomini sono molto meglio delle donne a fare le donne. Datevi più da fare, signore!»). C'è lo sdegno "classico" di Jennifer Barreto, analista politica e voce della comunità ispanica («Tutto ciò è vergognoso e inaccettabile!»), e c'è la sconsolata presa d'atto di Christopher Bedford, direttore della Common Sense Society: «Non siamo un paese serio». Infine la questione vera, un misterioso interrogativo di fondo che emerge dal tweet della repubblicana Karoline Leavitt: «Perché i democratici fanno gli straordinari per promuovere l'agenda trans?».SE È IL VOCABOLARIO A DECIDERE COS'È UNA DONNAAlla cerimonia tenuta alla Casa Bianca l'attivista argentina Alba Rueda è stata presentata da Jill Biden come una «donna transgender che ha lavorato indefessamente per porre fine alla violenza contro la comunità LGBTQ plus in Argentina». Per la cronaca, a Rueda si deve l'approvazione della legge che in Argentina riserva alle persone transgender l'uno per cento dei posti di lavoro del settore pubblico. A fronte di tutto ciò, se anche il Cambridge Dictionary ha aggiornato la sua definizione di "donna" al fine di includere i transgender (donna, adesso, è anche «un adulto che vive e si identifica come femmina anche se può aver avuto un altro sesso alla nascita»; ad esempio, sempre secondo il Cambrige, «Mary è una donna a cui è stato assegnato il genere maschile alla nascita»), l'operazione di "normalizzazione" (e di alterazione della realtà) sembra essere completamente riuscita. Con l'ovvia conseguenza che a ogni rimostranza verrà messa la mordacchia (compresi gli scempi accaduti in quelle cliniche che avviavano alla transizione persino preadolescenti autistici).Per annusare l'antifona, basta leggere l'accigliato e perentorio messaggio dell'ultraprogressista premier canadese Justin Trudeau, che proprio l'8 marzo così scriveva: «[...] voglio essere molto chiaro su un'altra cosa: le donne trans sono donne. Resisteremo sempre a questo odio, ogni volta che si verificherà». Ora, «chiamare "odio" la biologia di base», come su twitter gli ha risposto un utente, è il solito giochino liberal, perché se è lecito restituire la complessità della realtà, tutt'altra cosa è ridisegnarla completamente, lasciando - all'interno di una vera e propria "guerra alla donna" i cui contorni si allargano ogni giorno di più - che il sesso femminile dipenda soltanto da un'autopercezione.Questo è esattamente il piano a cui anela il potente e variegato universo progressista: da Biden a Trudeau, da Sanchez a Macron, da un sistema scolastico appiattito all'inverosimile alla martellante industria dell'intrattenimento (senza nemmeno considerare la violenza blasfema con cui in questi giorni si è sbeffeggiata la Madonna per le vie di Milano). Il tutto con i grandi dizionari e le storiche enciclopedie a fare da zerbino al pensiero unico, forse il colpo peggiore. Il sulfureo disegno lo ha spiegato benissimo Anna Perenna, che in un articolo su Feminist Post ha parlato in un modo inedito e trasparente del rapporto (malato) tra la sinistra e le donne, che dal pensiero progressista si sentono ormai «tradite, maltrattate, umiliate. E infine soppiantate da neo-donne auto-identificate ben più attraenti e funzionali delle "vecchie" donne per nascita».DONNE E SINISTRA: UN AMORE TOSSICOUn rapporto tossico, quello tra progressismo e donna - ben approfondito sul Timone di marzo -, tale che, scrive Perenna, «a un certo punto bisogna per forza aprire gli occhi, soprattutto quando l'adulterio è talmente grosso e palese che non è più possibile far finta di niente». La giornalista, esponente del femminismo radicale gender critical, intravede l'inizio della fine nell'apertura di credito incondizionata e senza distinguo (fondamentalmente miope) al movimento lgbtq+. «Siamo state noi a sostenere ed accogliere il movimento omosessuale prima e transessuale poi», scrive la giornalista, «quei maschi ci apparivano fragili, dolenti, rassicuranti, non minacciosi dal punto di vista sessuale, amici sinceri ed alleati convinti nelle battaglie contro l'odiato patriarcato. E anche coloro che chiedevano di vivere sereni con un nome femminile ed un corpo sofferto e ricostruito, che male ci facevano, quali minacce potevano presentare per noi?».Ma ecco l'inganno, inaspettato come un agguato nella notte: «Ebbene, proprio in quel mondo lì, dove ci sentivamo a casa, al sicuro, protette e rilassate, è nato un movimento strano, colorato ma aggressivo, militaresco [...], e tanti nostri vecchi compagni ci si sono ritorti contro. Tanti di quei maschi complici di nostre confidenze e di battaglie contro l'odiato patriarcato hanno cambiato fronte, l'alleanza maschile a sinistra è diventata un patto d'acciaio in nome di comuni ideali raccontati come progressisti».Lo scritto di Feminist Post si spinge anche a osare l'inosabile, descrivendo ciò che davvero cova dietro il subdolo piano declinato al maschile, e cioè «un brodo ancestrale di livore, invidia, rancori millenari, desideri inespressi verso il nostro corpo sessuato e la nostra capacità di dare la Vita. I maschi hanno fatto catenaccio fra di loro contro di noi, cosa che sanno fare egregiamente da millenni, e ci hanno letteralmente tolto la terra sotto i piedi». Quale fotografia migliore del premio "Donna Coraggio dell'anno" consegnato dalla first lady e dal Segretario di Stato ad uomo che si percepisce donna? Nel giorno della Festa della Donna, ovvio. Per evitare di essere fraintesi.La chiosa finale di Anna Perenna, a seconda di come si voglia leggerla, è un pugno nello stomaco, una sveglia, una gomitata benevola ad un mondo femminile che con troppa lentezza sta accorgendosi della guerra che gli è stata dichiarata; un passaggio che in ogni caso rappresenta un salutare cambio di passo nella storia recente del femminismo italiano. Le parole della giornalista sono da meditare: «Geniali, hanno addirittura creato le neo-donne: quelle tradizionali, cioè noi, siamo superate: tutti sono donne, tutti possono esserlo, problema risolto. Qualcosa non torna, che ne è di noi?».
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7313LA TAVOLA ROTONDA SULL'OMOSESSUALITA' CHE ASSOMIGLIA A UN FRULLATO MISTO CHE CONFONDE LE IDEE di Mauro FaverzaniSi è svolta lo scorso 13 gennaio presso sala Voltini del Centro Culturale Cappuccini di Argenta una tavola rotonda sul tema «Dialogo: un ponte che unisce - È possibile un dialogo fra religioni e omosessualità?», patrocinato dal Comune. Tra i relatori, erano presenti il presidente Arcigay di Ferrara, Manuela Macario, il coordinatore del centro culturale islamico, Hassan Samid, e don Alessio Grossi, psicanalista e referente del Consultorio diocesano, parroco della chiesa di San Giacomo apostolo a Ferrara, inviato all'evento dall'arcivescovo, mons. Giancarlo Perego, a nome del quale ha ripetutamente dichiarato di parlare.Il che complica un po' le cose, specialmente in alcuni passaggi particolarmente critici dell'intervento di don Grossi. Ad esempio, laddove affronta quella che lui definisce, all'interno della Chiesa, «la posizione forse più conosciuta, quella più conservatrice, tradizionalista», come se, all'interno del Corpo Mistico di Cristo, vi fosse spazio in merito per l'opinione e non vi fosse invece già una dottrina unica ben codificata e consolidata, valida per tutti. Ebbene, il relatore ha specificato come, a suo avviso, tale «posizione» veda «non tanto nell'omosessualità quanto negli atti omosessuali un qualcosa contro natura», ma sbaglia nel bollarla come «ideologico-religiosa», fonte di «discriminazione» e tale da provocare «sofferenza in tante persone, in tante comunità, in tante famiglie». È vero proprio il contrario. Innanzi tutto, come precisa il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2357 è una posizione fondata «sulla Sacra Scrittura» e non è il frutto di un'ideologia, di alcun tipo. Inoltre, a differenza di quanto da lui dichiarato, anche le «tendenze omosessuali» vengono definite, in sé considerate, come un'«inclinazione oggettivamente disordinata» (Catechismo, n. 2358), benché certamente più gravi siano «gli atti di omosessualità» in quanto «intrinsecamente disordinati», «contrari alla legge naturale» ed, in quanto tali, certamente non da assecondare, né da "coccolare". In questo senso, parlare - come fa don Grossi - di «carisma omosessuale» è veramente fuorviante, oggettivamente infondato e tendenzialmente scorretto, dando per scontato che don Grossi il Catechismo lo conosca.LA CHIESA CATTOLICA PRESENTA POSIZIONI MOLTO DIVERSE? NON È VERO!Massimo rispetto e massima comprensione per la persona in quanto tale, come è sempre stato e come la Chiesa ha sempre fatto, persona da accogliersi «con rispetto, compassione, delicatezza», evitando «ogni marchio di ingiusta discriminazione», ma anche indicando con chiarezza la strada da percorrere, perché si possa essere e ci si possa dire davvero cattolici: «Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita e, se sono cristiane, ad unire al sacrificio della Croce del Signore le difficoltà, che possono incontrare in conseguenza della loro condizione». Già da qui appare allora infondata l'entusiastica uscita ad effetto di don Grossi all'inizio del proprio intervento: «La Chiesa Cattolica presenta posizioni molto diverse, a volte anche contrastanti». Non è vero: in quanto Chiesa, di posizione ce n'è una molto chiara, molto definitoria ed è quella contenuta nei due articoli del Catechismo citati, validi e vincolanti per tutti. Che poi i singoli fedeli possano avere le proprie idee, giuste o sbagliate che siano, è fatto che in sé non tocca la dottrina cattolica, che viceversa è unica.Don Grossi definisce poi sbrigativamente «follie» le «terapie riparative», ma anche qui è bene capire di che cosa si stia parlando. Il percorso di cambiamento in genere proposto, in realtà, non consiste nell'estirpare, sopprimere o negare l'orientamento sessuale indesiderato, bensì in un processo di maturazione globale della personalità, in una migliore conoscenza ed accettazione dei propri limiti e delle proprie possibilità, in una vita di relazione più piena e non più dominata dalla paura e dalla vergogna. L'approccio clinico, quindi, può aiutare persone con - come si dice - un'«identità di genere» ferita, indipendentemente dal fatto che questo problema si manifesti con un'attrazione omosessuale o con un altro tipo di sintomo, come evidenziano vari tipi di approcci sviluppatisi soprattutto negli ultimi decenni.UNA MANO TESA, NON UN OSTACOLOIn ciò non vi è nulla di "folle", nulla di strano, nulla di scandaloso, anzi rappresenta un valido aiuto proprio per elaborare quella capacità di relazione matura e quel riconoscimento di un'alterità, che lo stesso don Grossi auspica per le persone omosessuali. Una mano tesa, dunque, non un ostacolo. Così, quando il Catechismo spiega come la loro «inclinazione» costituisca «per la maggior parte di loro una prova» (n. 2358) non si tratta di gettare la croce addosso a nessuno, bensì di sollecitare una presa di coscienza ed un'assunzione di responsabilità verso sé stessi e verso gli altri, che fa crescere, che fa maturare, che migliora, non qualcosa di cui la Chiesa debba quindi «chiedere perdono», come don Grossi ha azzardato, specificando di accompagnare «in un cammino di fede anche alcune coppie, sia di uomini che di donne». Ora, se con ciò si riferisce a coppie omosessuali, di fatto don Grossi sta ripensando una morale slegata dalla dottrina. Il che, evidentemente, specie parlando da sacerdote e da inviato del suo Arcivescovo, non va bene. A maggior ragione quando giunga ad affermazioni, che suonano più come uno slogan che come una riflessione oggettiva, quale: «Anche le persone omosessuali sono capaci di generatività». Ecco, qui proprio non ci siamo, qui si va oltre, anzi contro il dato di fatto, il dato esperienziale. Di quale "generatività" si sta parlando? Lo stesso Catechismo chiarisce come le relazioni omosessuali precludano «all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati» (n. 2357). Ma - osserva don Grossi - «quante coppie anche eterosessuali non hanno figli ma possono vivere una dimensione generativa?». La realtà però è molto diversa. Ogni bambino ha bisogno di due figure sessualmente complementari ossia di un papà e di una mamma o comunque di due persone di riferimento di sesso diverso. A chi sostenga il contrario ha già risposto l'American College of Pediatricians, che, in una lettera inviata alla rivista Pediatrics, ha contestato le affermazioni a favore dell'omogenitorialità: «Troviamo questa posizione insostenibile - ha dichiarato - e, se attuata, gravemente dannosa per i bambini e la famiglia. Siamo contrari a questa posizione a causa dell'assenza di prove scientifiche a suo sostegno e delle potenziali conseguenze negative sui bambini. Concedere lo status di matrimonio legale alle unioni omosessuali sarebbe un tragico errore di calcolo, che porterebbe danni irreparabili alla società, alla famiglia e ai bambini». In realtà, salvo rare eccezioni, la ricerca finora condotta sull'omogenitorialità è di pessima qualità, segnata da un pressapochismo che pare spesso intenzionale e funzionale, nonché viziata da letture ideologiche dagli esiti scontati, preconfezionati e non obiettivi. In merito esiste tutta un'antologia di esempi, che sarebbe interessante citare, ma che rischierebbero di condurre troppo lontano rispetto agli spazi consentiti ad un articolo.CHE COSA È L'UOMO?Infine, don Grossi ha fatto riferimento, durante il suo intervento, a due punti di un documento dal titolo Che cosa è l'uomo? Un itinerario di antropologia biblica, elaborato dalla Pontificia Commissione Biblica. Il primo punto si trova al n. 185, laddove si legge: «La Bibbia non parla dell'inclinazione erotica verso una persona dello stesso sesso, ma solo degli atti omosessuali»; ed ancora al n. 188 è scritto: «Non troviamo nelle tradizioni narrative della Bibbia indicazioni concernenti pratiche omosessuali né come comportamenti da biasimare, né come atteggiamenti tollerati o accolti con favore».Ma è proprio così? Vediamo un po'...Levitico 18, 22: «Non giacerai con un maschio come si fa con una donna, è una cosa abominevole».Lettera ai Romani 1, 26-27: «Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in sé stessi la punizione, che s'addiceva al loro traviamento».1° lettera ai corinzi 6, 9-10: «Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio&ra
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7282ORA AI MEDICI INSEGNANO COME ASSISTERE I NEONATI LGBT (?!) di Giuliano GuzzoPressoché terminata la conquista dei grandi mass media - quindi delle redazioni di giornali e case editrici - nonché di larga parte del mondo accademico, l'ideologia gender ora si sta interessando ad un nuovo versante: quello dei reparti di neonatologia. Non è uno scherzo, ma quanto sembra vedendo ciò che si intende insegnare alla Harvard Medical School, facoltà di medicina della mitica Università di Harvard con sede a Boston, nel Massachusetts, uno dei templi del sapere nonché uno dei luoghi di formazione per futuri dottori più prestigiosi del pianeta.In tale facoltà, infatti, è da qualche tempo disponibile l'iscrizione ad un corso facoltativo finalizzato alla «cura di pazienti con diversi orientamenti sessuali, identità di genere e sviluppo sessuale». Il programma - che prevede partnership con strutture quali il Boston children's Hospital, il Massachusetts general hospital e la Cambridge health alliance - offre un iter di quattro settimane, volto a far sì che i futuri medici possano essere più preparati a seguire «pazienti» che «si identificano come lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuale o asessuale». Una descrizione, quella riportata fino a questo punto, che non solleva particolari allarmi.Anzi, per quanto opinabile tale corso si potrebbe perfino definire "normale", in un mondo in cui vengono strutturati programmi analoghi - ancorché di taglio non medico - da parte, tanto per fare un esempio, dei Comuni italiani, come mostra, Per una capitale dei diritti. Il podcast sulle politiche Lgbt+, un progetto frutto della collaborazione tra l'Ufficio Radio della direzione Comunicazione istituzionale del Gabinetto del sindaco e l'U.o. Diritti Lgbt+ del Dipartimento Pari Opportunità di Roma Capitale. Se perfino ai dipendenti comunali vengono proposti corsi in salsa arcobaleno, perché stupirsi se ciò avviene negli atenei?Il punto però qua è diverso. Infatti, se si va a leggere il sito della Harvard Medical School si scopre come il corso in parola tenterà di offrire ai futuri medici indicazioni su come meglio servire «persone di genere e appartenenti a minoranze sessuali nel corso della vita, dai neonati agli adulti più anziani». Avete letto bene: secondo la celebre facoltà di medicina americana, si può nascere Lgbt, ovvero «appartenenti a minoranze sessuali». Che si sia arrivati questo punto, come fa notare il sito Christianpost, non è un caso. Infatti questo corso non è tenuto da due medici qualsiasi, bensì da Alex Keuroghlian e Alberto Puig. Ora, c'è da dire che Keuroghlian è uno psichiatra e sostenitore Lgbt e sia lui sia Puig lavorano presso il Massachusetts General Hospital di Boston, il quale a sua volta non è un ospedale qualunque.Parliamo infatti di una struttura che offre interventi chirurgici transgender. Addirittura, nel 2020 i medici di tale ospedale chiesero, ricorda sempre Christianpost, l'approvazione per eseguire un intervento chirurgico unico nel suo genere: quello di attaccare il pene di un uomo morto a una donna che si identifica come trans. L'humus di riferimento, su cui è germogliata l'idea di un corso dove si contempla la possibilità che esistano «neonati Lgbt», non è dunque frutto di caso, neppure per un po'.Va detto che tuttavia alcuni osservatori hanno comunque tentato di buttare acqua sul fuoco, dicendo che quella attorno a questo corso è una polemica senza basi, dato che i «neonati» in questione altro non sarebbero che quelli classificabili come intersessuali. Come dire: nulla di strano, tutto a posto. Sarà. Sta di fatto che, anche così fosse, il percorso della Harvard Medical School, com'è presentato, suona comunque ambiguo. E, dato che esso è tenuto da professionisti totalmente favorevoli alla transizione di genere tra i minori, a pensare male si farà senz'altro peccato: ma non è detto che non si indovini.Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.IL DOCUMENTO CHOC DELL'ISTAT, CHE APRE AL GENDER FLUIDNoi possiamo pure, ovviamente, non occuparci dell'ideologia gender, ma possiamo stare tranquilli, si fa per dire, di una cosa: l'ideologia gender si occuperà di noi. Verrebbe da commentare ciò che propone, in una sua recente indagine, l'Istituto nazionale di statistica, l'Istat. Sì, perché in tale indagine, come peraltro segnalato da più cittadini all'attenzione di Pro Vita & Famiglia, vi sono almeno un paio di quesiti che, nella loro formulazione, sembrano strizzare l'occhio alle rivendicazioni Lgbt.Nel primo, infatti, si indaga l'appartenenza sessuale utilizzando come paradigma l'identità percepita - «Lei si percepisce (sente) dello stesso sesso registrato alla nascita?», è il quesito -, il che non può non suscitare un minimo di perplessità. Il secondo quesito di Istat, tuttavia, appare ancora più esplicito e allineato a linguaggio arcobaleno: «Scriva liberamente il genere a cui si sente di appartenere». Ora, non occorre essere veggenti per immaginare che - in particolare da parte della popolazione più giovane, e quindi più esposta agli slogan e talvolta all'indottrinamento dei mass media e degli influencer - in particolare questo secondo quesito possa risultare insidioso.Se infatti, per apparire "alla moda" o semplicemente sovrastimando un disagio che si vive, da tale indagine emergesse che, poniamo il caso, il 50% dei giovani sotto i 30 anni non si dichiarasse eterosessuale o si dichiarasse non-binary ecco che - possiamo scommetterci - i vari attivisti e giornalisti pro Lgbt faranno proprio all'istante questo dato, per rilanciare il mantra di un «Paese che cambia», della «società che arriva prima della politica» e via discorrendo, con assolute banalità di questo tipo. Non è perfino escluso che un esito come quello ipotizzato possa far risorgere dalle ceneri l'«urgenza» del ddl Zan: mai direi mai. Chissà.Quel che è sicuro, tornando all'Istat è che formulare simili quesiti costituisce sempre un rischio ideologico. Per un motivo semplice: è già successo. Basti ricordare quando, nel marzo 2019, fece il giro del web la notizia per cui «secondo la Coop» 4 italiani su 10 «si identificano in una identità piuttosto liquida». Si trattava, allora, dell'esito di questa ricerca, chiamata Uomo o donna? Non saprei e contenente la seguente domanda: «Come definirebbe la sua identità sessuale in una scala da 1 a 10 dove 1 è esclusivamente maschile e 10 esclusivamente femminile?».Ora, è chiaro che ponendo i quesiti in questo modo si possono solo - per le ragioni poc'anzi esposte - ottenere risultati bizzarri. [...] E si rischia di consegnare ai mass media e ai ultrapoliticizzati movimenti Lgbt un formidabile asso nella manica per tornare a rilanciare la loro assai discutibile agenda.(Giuliano Guzzo, Provita & Famiglia, 18 gennaio 2023)ARMANI SPIEGA CHE LA VERA TRASGRESSIONE È ESSERE ETEROChe poi Giorgio Armani ha detto una cosa così banale che pare strano la si debba considerare straordinaria. Eppure, in tempi di fluidismi vari, di Lgbtqxyz, di schwa, di gender, di ragazzi che si vestono da ragazze e ragazze che si vestono da maschietti, negli anni del "oggi scelgo come percepirmi", di smalti da uomo, di gambe pelose delle donne (chiedere alla fidanzata di Damiano dei Maneskin), ecco: in mezzo a tutto questo c'è un signore, di una certa età, capo di una casa di moda mica da niente, che piazza una coppia etero nella sua sfilata e dice: avevo bisogno di un po' di normalità.La vera trasgressione oggi è essere etero. Non l'ha detta così Armani, ma è quello che arriva al lettore. "È stata una scelta precisa", quella di impostare la sfilata della collezione uomo attorno a una coppia standard, perché banalmente "si parla di un uomo e di una donna che si vogliono bene, che si amano". Giorgio ha fatto sfilare in chiusura dello show, sulle note di Ludovico Einaudi, cinque coppie di innamorati che si abbracciano guardandosi negli occhi. Hai capito che rivoluzione? Voleva far "vedere questa realtà che piace a tutti, poi ci sono le trasgressioni, le varianti, le modernità, vanno bene, non dico nulla naturalmente, ma mi piaceva rivedere una coppia carina". Capito? Gli piaceva vedere "una coppia carina", una roba "normale", non nel senso che tutto il resto non esista o non debba esistere, ma nel senso che poi a fare i conti la maggioranza degli italiani, e non solo, si accoppia ad una persona di sesso opposto. Non fosse tanto per una questione di continuità della specie, basterebbe la statistica a spiegarlo.C'è poi un'altra lezione da imparare e mettere da parte. Quella sul "bello". Armani ha scelto dei modelli di una "bellezza imbarazzante", perché "il bello piace a tutti": "Forzare sul brutto, forzare sullo strano non mi appartiene".
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7250ANCHE GLI SCOUT SI ADEGUANO A GENITORE 1 E GENITORE 2 di Giuliano Guzzo«L'Associazione, come iniziativa educativa liberamente promossa da credenti, vive nella comunione ecclesiale la scelta cristiana» e i suoi soci adulti «sono donne e uomini che attuano il loro servizio nei modi propri dello scautismo, realizzando così, come membri della Chiesa, la loro vocazione cristiana». Questo recitano dei passaggi - precisamente presi dall'articolo 1 e dall'articolo 9 - dello Statuto Agesci, acronimo di Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani. Si è qui voluto citare tali passaggi proprio per rimarcare una cosa che dovrebbe essere già nota, e cioè che il legame tra gli scout Agesci e la Chiesa cattolica non è marginale o episodico, ma fondante: carta canta, come si suol dire.Per questo si faticano a comprendere novità come quelle che, a seguito dell'ingresso dell'associazione nell'ambito del Terzo Settore, vedono nella modulistica inviata ad Agesci e che la stessa rende disponibile sul suo portale - precisamente all'interno della scheda socio del censimento, dove compare una nuova voce indicata come "Potestà genitoriale" - la comparsa di tre voci, tra le quali, citiamo testualmente, «genitore 1 e genitore 2». Sembra uno scherzo, ma purtroppo non lo è: basta un veloce click al portale internet dell'associazione per verificarlo di persona. C'è da dire che in altri documenti, per esempio, quello del fac-simile della richiesta di partecipazione al percorso scout, l'associazione scoutistica evita di parlare esplicitamente di «genitore 1 e genitore 2», ripiegando su più neutre - e forse pavide - espressioni come «genitore», «uno dei due genitori», «potestà genitoriali» e così via.GENITORE 1 E GENITORE 2Resta però il fatto che sembrano essere provate delle indicazioni relative all'impiego, da parte dell'associazione in questione, di espressioni alternative a padre e madre. Non più tardi di alcuni giorni fa, in tal senso, Pro Vita & Famiglia aveva potuto visionare, relativamente al Gruppo Agesci di Castelfranco Veneto 3, una comunicazione agli associati - «Oggetto: rettifica sede assemblea di gruppo e richiesta dati anagrafici» - che proponeva una informativa che poteva essere sottoscritta online - tramite modulo doodle - si cita testualmente, dal genitore 1 o dal genitore 2. Dunque non ci sembrano essere dubbi su questa svolta, decisamente triste e preoccupante.Se infatti è risaputo che tale dicitura, genitore 1 e genitore 2 in luogo di padre e madre, costituisce una tendenza preoccupante e dilagante - non nata certo in Agesci, questo va detto - con la quale si vuole eclissare anche nominalmente la famiglia, appare però spiazzante che ad essa si accodino anche realtà che si dichiarano cattoliche. Tanto più che alcuni passaggi del magistero di Papa Francesco sono stati chiari, in questi anni di pontificato, come quelli della condanna dell'ideologia gender e delle sottolineature delle insidie contro la famiglia. Valgano, tra le tante che si potrebbero citare, le parole del Pontefice durante il discorso al Corpo Diplomatico, pronunciato nella Sala Clementina nel gennaio 2016. In quella occasione il Papa disse che oggi la famiglia è «minacciata dai crescenti tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell'effimero, una mancanza di apertura alla vita».Ora, che cosa è la scelta di impiegare l'espressione genitore 1 e genitore 2 al posto di padre e di madre se non un tentativo - certamente non il solo, per carità, ma uno di questi senz'altro - di «ridefinire la stessa istituzione del matrimonio»? Varrebbe la pena pensarci, a maggior ragione in seno a quelle associazioni, lo si ripete, che sono esplicitamente e ufficialmente di appartenenza cattolica, arrivando a richiamarla apertis verbis nei passaggi più significativi dei loro statuti. C'è tuttavia da aggiungere come in realtà come Agesci già da tempo si agitino correnti di pensiero non esattamente in linea con la citata «comunione ecclesiale».LA CARTA DEL CORAGGIO (CORAGGIO DI DIRE QUELLO CHE DICONO TUTTI?)Basti qui ricordare quanto accaduto nel 2014, quando - a seguito della route nazionale - l'associazione produsse la cosiddetta "Carta del coraggio", un documento che - tra le varie richieste alla Chiesa - proponeva anche, alla voce "Amore", una definizione palesemente relativista della famiglia («qualunque nucleo di rapporti basati sull'amore e sul rispetto») e facendo una sorta di lista della spesa, con la richiesta alla Chiesa di «rivalutare i temi dell'omosessualità, convivenza e divorzio, aiutandoci a prendere una posizione chiara».Da questo punto di vista si può ben capire come l'espressione «genitore 1 e genitore 2» sia addirittura quasi acqua fresca. Tuttavia, anche in questa novità terminologica si celano delle serie minacce. Spesso infatti non si considera come il linguaggio non sia solo uno strumento del comunicare, essendo anche - per molti versi soprattutto - un mezzo per pensare. Conseguentemente, nella misura in cui già oggi paternità e maternità sono già minacciati dalle nuove terminologie e opzioni in vitro conseguenti (con il padre non di rado ridotto a "donatore di sperma" e con la madre che vede il suo grembo sempre più spesso reso oggetto di commercio con l'utero in affitto), eclissare pure sotto il profilo lessicale, rimpiazzandoli, i termini «padre» e «madre» vuol dire piegare - in modo consapevole o meno, cambia poco - il proprio pensiero al pensiero dominante. Ce lo possiamo permettere? Essendoci di mezzo la principale cellula della società, la famiglia, e il suo destino, la risposta non può che essere negativa.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7243L'ULTIMO CARTONE DISNEY E' UN FLOP CLAMOROSOLa Disney ci ricasca e, fedele alle promesse dei mesi scorsi - ovvero di avere sempre più personaggi arcobaleno, fino a voler arrivare addirittura al 50% dei protagonisti Lgbt - è tornata alla carica con un altro film d'animazione a tinte gender. Anche l'ultima opera uscita in questi giorni al cinema, "Strange World", è infatti caratterizzato dalla narrazione Lgbt.La pellicola, infatti, include la prima storia d'amore apertamente gay tra degli adolescenti e rappresenta una sottotrama all'intero film. Una notizia, questa, che già era stata resa nota lo scorso giugno. Ciò che però desta subito e più di altre cose attenzione è questa imperterrita ostinazione, proprio della Disney, di promuovere a più non posso l'agenda Lgbtqi+ nei propri prodotti. Ormai, purtroppo, ne siamo abituati: film, cartoni animati, serie tv, sfilate nei parchi divertimento, gadget. Tutto prende i colori arcobaleno in modo ideologico. E tutto ciò dovrebbe - anzi deve! - spaventare e indignare famiglie e genitori, che non devono abbassare la guarda difronte a un indottrinamento così vasto e capillare.Ciò che, dall'altro lato, invece, consola - ed è l'altro aspetto del film che sta facendo davvero notizia - è il risultato di questa ennesima propaganda gender.La strategia arcobaleno, infatti, per l'ennesima volta - e diciamo noi fortunatamente - non paga affatto! Dopo il clamoroso flop di "Lightyear - la vera storia di Buzz", che portò sugli schermi dei più piccoli il primo bacio omosessuale (in particolare tra due donne) nella storia della Disney, ora l'altro fallimento sembra arrivare proprio da "Strange World", che a fronte di un budget di produzione di circa 180 milioni di dollari, ne ha incassati solamente 4 in questo primo periodo di distribuzione. Per fare un paragone: un anno fa, quando nello stesso periodo uscì "Incanto", quest'ultimo guadagnò ben 42 milioni all'esordio. Ma non finisce qui, perché "Strange World" ha anche fatto registrare il peggior punteggio di sempre su CinemaScore per un Classico Disney. Il film ha infatti ricevuto una "B" da CinemaScore dopo la sua uscita nelle sale nord-americane, il voto più basso di sempre per un cartone animato targato Disney. Chiaro indicatore che il film non è stato affatto gradito dal pubblico.Dicevamo: fortunatamente sta facendo flop. Fortunatamente? Beh, in realtà più che fortuna o caso possiamo dire che sia tutto merito di genitori e famiglie. Tanto in Italia quanto all'estero le famiglie sembrano evidentemente stufe di prestare il fianco alla propaganda gender e esporre i loro figli a questo martellamento mediatico.Purtroppo, però - e anche qui il caso c'entra ben poco - proprio questo bombardamento, come dicevamo, deve far riflettere e non far mai abbassare la guardia. E' vero, infatti, che non è la prima volta che un film di questo tipo fa flop, ma è vero anche che la Disney - dopo l'annuncio dei suoi dirigenti di voler promuovere l'agenda Lgbtqi+ - non si è più fermata in tale direzione. Dunque l'appello è sempre quello - e non lo ripeteremo mai abbastanza - di stare con gli occhi aperti sempre, per difendere l'educazione e la crescita (e il divertimento!) dei nostri figli e non prestare mai il fianco a questa nuova, ma ormai già rodata, industria dell'intrattenimento Lgbt.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7232UN CARDINALE CHIEDE UN'ENCICLICA CONTRO IL GENDER di Roberto de MatteiIl cardinale Wim Eijk, arcivescovo di Utrecht, in occasione della visita ad limina dei vescovi olandesi a Roma, ha chiesto alle autorità vaticane che il Papa emani un'enciclica per mettere in guardia contro la teoria del gender. La sua richiesta è stata presentata ufficialmente al cardinale Kevin Farell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Nel corso di una conferenza stampa tenuta a Roma, il 16 novembre, il cardinale ha spiegato che la Chiesa non si è ancora pronunciata su una teoria che viene promossa in tutto il mondo da organizzazioni di ogni tipo. Per questo c'è bisogno di un importante documento papale in cui gli insegnamenti della Chiesa vengono spiegati e, se necessario, ulteriormente sviluppati.Non è la prima volta che il cardinale Eijk, che unisce la competenza del teologo a quella del medico, chiede un intervento del Magistero sul gender. Il 16 maggio 2019, intervenendo alla Pontificia Università dell'Angelicum in occasione del Rome Life Forum, il cardinale ha esposto le radici storiche e ideologiche della teoria del gender, mostrandone le gravi conseguenze per la proclamazione delle fede cristiana.TRE GRAVI CONSEGUENZE DEL GENDERIn primo luogo, la teoria del gender per la separazione del genere dal sesso biologico, contraddice radicalmente l'insegnamento della Chiesa secondo cui il rapporto sessuale ha il suo posto solo fra un uomo e la donna dentro il matrimonio e deve essere sempre aperto alla procreazione. La teoria del gender implica invece una libera scelta del genere sessuale indipendentemente dal sesso biologico, accetta ogni tipo di orientamento sessuale, promuove il cosiddetto matrimonio fra persone dello stesso sesso biologico. Accetta anche rapporti sessuali extraconiugali, la maternità surrogata e la riproduzione artificiale.In secondo luogo, la teoria di genere promuove la legittimazione dell'aborto procurato - sotto i termini eufemistici dei diritti sessuali e riproduttivi - per evitare che una donna, involontariamente incinta, sia costretta ad assumersi il ruolo di madre, imposto dalla società occidentale.In terzo luogo, la teoria del gender impedisce la proclamazione della fede cristiana di per sé, minando i ruoli del padre, della madre, degli sposi, del matrimonio e del rapporto fra figli e genitori. Togliere o cambiare i significati del padre, della madre, del matrimonio, della paternità e della maternità rende difficile annunziare la fede in un Dio in tre Persone: Dio Padre, Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, e lo Spirito Santo di cui Maria, Madre del Figlio di Dio, è sposa. Inoltre la separazione del gender dal sesso biologico rende di per sé irrilevante, se il prete sia un maschio o una femmina.Per questo, conclude il cardinale Eijk, mostrare gli sbagli della teoria del gender è una cosa molto urgente, perché non è in gioco solo la morale sessuale, ma la stessa proclamazione della fede cristiana.Ci associamo alla richiesta del cardinale Eijk, che è una delle personalità più eminenti del collegio cardinalizio.LA TEORIA DEL GENDEROggi la teoria del gender si inserisce all'interno di un processo rivoluzionario di attacco alla famiglia, che va oltre la stessa idea di gender, come fa il cosiddetto xenofemminismo, che afferma "l'abolizione del gender" attraverso una moltiplicazione, all'infinito, dei generi e delle identità, secondo le tendenze e i gusti soggettivi di ciascuno. Il riconoscimento di innumerevoli generi viene considerato come il primo passo verso il rifiuto di accettare qualunque genere come criterio di significato immutabile.Sono idee utopiche e contraddittorie, ma l'utopia e la contraddizione è l'anima dell'errore. La verità invece non muta, segue regole immutabili, ha un valore oggettivo e universale. Per questo Pio XI nella Casti connubii invita a meditare l'idea divina sulla famiglia e il matrimonio e ed operare in conformità a questo modello. Un modello permanente e stabile che non muta nel corso dei secoli; un modello che può subire delle eclissi, avere delle crisi ma che ha una sua intrinseca perfezione.Il principio su cui si basa la vita della famiglia è l'esistenza di un ordine di valori assoluti, radicato nella natura dell'uomo. Una natura che l'uomo non ha auto-costruito e quindi non può decostruire, ma ha ricevuto da Dio, il quale ha stabilito delle leggi che regolano la vita dell'uomo, della società umana e dell'intero universo.Tale concezione della famiglia è fondata sull'idea che l'uomo nasce all'interno di una condizione storica data; che ha dei limiti invalicabili, a cominciare dalla morte; che esiste una natura oggettiva ed immodificabile; che questa natura ha la sua origine in Dio, creatore dell'ordine dell'universo.La legge dell'umanità riunita in società è la dipendenza. Tutto dipende da qualcosa, nulla si autodetermina. Il principio di causalità regge l'universo. Questa regola appartiene ai principi primi e indimostrabili che già Aristotele aveva colto nella realtà. Il rifiuto della realtà, il rifiuto dell'evidenza, il rifiuto della logica è la caratteristica degli errori che ci aggrediscono: ciò porta allo squilibrio e alla follia. Solo chi segue le leggi immutabili della logica, della metafisica e della morale, illuminate dalla luce della fede, è in grado di ricostruire una società che si decompone.