Gender, gay pride, movimento LGBTQIecc. hanno conquistato tutti gli spazi possibili e immaginabili: come possiamo difenderci da questi attacchi alla legge naturale (e al buon senso)?
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7466IN RUSSIA APPROVATA UNA LEGGE CHE VIETA DI CAMBIARE SESSO di Fabrizio CannoneNel "migliore dei mondi possibili" in cui, secondo i progressisti, staremmo tutti vivendo, c'è una scienza che è divenuta il nemico numero 1 degli ideologi e degli utopisti. E non è la teologia, né la filosofia o le altre scienze di taglio umanistico. Ma è la biologia. Poiché essa studia l'essere umano per quello che è realmente, e non per ciò che vorremmo che fosse, e manda in frantumi i sogni-incubi dei padroni del discorso.A fronte di un'impennata di giovani e minorenni che si dichiarano "transgender" o "non binari" e che sempre più spesso iniziano una "transizione di genere", in Russia, come riporta Avvenire, la Duma ha «approvato in prima lettura una proposta di legge che vieta gli interventi chirurgici per cambiare sesso». Tranne per i casi di «anomalie congenite nei bambini».Secondo Piotr Tolstoj, deputato del partito Russia Unita e vice presidente del parlamento, la legge appena votata dalla Camera bassa, serve ad erigere una «barriera alla penetrazione dell'ideologia anti-famiglia occidentale». E purtroppo da occidentali - e fieri di esserlo come siamo - non è possibile dargli torto.Specie se si pensa al fenomeno ormai mondiale dei Gay Pride, sostenuto dalle multinazionali, da Joe Biden negli Usa, dalla Cia e dai poteri forti tutti quanti. Che anzi ora si è trasformato nella celebrazione dell'intero mese di giugno, quale mese Lgbtq+ e in cui tutte le rivendicazioni più astruse, estremiste e discutibili, come l'utero in affitto, vengono messe nero su bianco. Con attori, politici e miliardari ben contenti di metterci la faccia.Secondo il comunicato dei deputati della Duma, esiste «un'industria del cambiamento sessuale ben sviluppata in Russia», e di essa farebbero parte, oltre a molti medici e psicologi, una serie di «organizzazioni e gruppi Lgbt».Al di là del governo che la sta emanando, si tratta di una norma che va nel senso della difesa dei valori tradizionali, universali e naturali. E che non è appannaggio del solo partito di Putin ma è stata condivisa, come riporta sempre Avvenire, da «400 deputati, su un totale di 450, rappresentanti di cinque partiti, tra cui il partito del Cremlino, Russia Unita».La legge, oltre a sfavorire il mercato del cambiamento di sesso, nega la possibilità di variare genere, o inventarlo. E questo «nei documenti di identità e altri certificati ufficiali». E anche questo dà solidità ad una nazione e crea solidarietà e armonia tra le generazioni.Secondo le statistiche riportate da Oleg Salagay, vice ministro della Sanità, solo nel 2022 ci sarebbero state in Russia «996 richieste di cambio di sesso» e ammonterebbero a 2700 i russi che dopo il 2018 avrebbero fatto correggere il loro documento, per ragioni di «auto-percezione».Anche ambienti della sinistra o scettici verso Putin hanno condiviso una misura restrittiva su cui tutti dovremmo riflettere. Perché il punto di fondo, al di là degli aspetti giuridici e normativi, è questo. Vista la pervasività dell'ideologia trans che sta corrodendo il femminismo dall'interno e sta spingendo un numero sempre più alto di minorenni a credere che la soluzione dei loro problemi sia nella chirurgia, è chiaro che bisogna intervenire e fare qualcosa. Se si tollera troppo il commercio di droga, si finirà per legalizzarla e se si chiudono gli occhi sulla prostituzione essa diverrà un mestiere come un altro, magari proposto dal centro per l'impiego a nostra figlia.Se ammettiamo che medici senza scrupoli facciano soldi spingendo degli adolescenti a prendere ormoni o bloccanti della pubertà, allora siamo già divenuti schiavi dell'ideologia e sordi al buon senso. Del resto, è noto il numero sempre più elevato dei cosiddetti "detransitioners", i pentiti della transizione. I quali dichiarano che hanno accettato la mutilazione del proprio corpo, che era sanissimo, proprio perché indotti dallo psicologo o dal medico di turno, dall'assistente sociale, dal sito web pro trans, eccetera.Questa legge serve a rafforzare un trend pro family che precede di gran lunga la sciagurata operazione militare in Ucraina e che vuole rafforzare la famiglia e il senso di appartenenza. E correggere quelle tendenze abnormi che un tempo ci venivano dall'Unione sovietica mentre oggi ci giungono dall'Unione europea.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7464UN PADRE INGLESE CERCA DI OPPORSI AL CAMBIO DI SESSO DEL FIGLIO AUTISTICO di Fabrizio CannoneColoro che pretendono che la biologia non sia una vera scienza e che l'uomo sia unicamente ciò che desidera essere, fanno di tutto per favorire, legalizzare e legittimare qualunque operazione medica e chirurgica fatta al fine di alterare e correggere il più grande dono fisico che ogni uomo possiede: il proprio corpo.A proposito di un triste fatto di attualità, il britannico Telegraph titola così: "Un padre dal cuore spezzato fa causa al sistema sanitario inglese per impedire il cambio di sesso del figlio autistico". In pratica, secondo la ricostruzione del Christian Institute, un padre, che però certa stampa chiama orwellianamente "genitore A", ha avviato un'azione legale contro il NHS, ovvero il sistema sanitario nazionale del Regno Unito, per «proteggere il proprio figlio autistico di 21 anni», da un'operazione di «cambio di sesso».Cambio di sesso che era stato già avviato da quando il ragazzo aveva appena 16 anni con la discutibile prescrizione medica dei famigerati bloccanti della pubertà, indirizzando il giovane verso un'operazione di chirurgia genitale a partire dai 19.Dal punto di vista paterno però, il sistema sanitario inglese, come già accaduto in Gran Bretagna con la squallida storia della Clinica Tavistock, non ha «mai esplorato a fondo la sua storia di problemi di salute mentale o autismo». È innegabile del resto che a causa della cultura nichilistica e utopica del "trans è bello", portata avanti con la scusa di non ghettizzare una minoranza, risulta sempre più difficile opporsi all'ideologia del cambiamento di sesso. Che anzi sarebbe per i suoi fan la panacea di tutti i mali e di tutti i turbamenti psichici degli adolescenti.«È strutturalmente ingiusto - ha dichiarato il papà del ragazzo - nei confronti di persone come mio figlio (...) cercare la risposta ai suoi problemi in questo trattamento radicale. Ha bisogno di più protezione, non di meno». Questo ragazzo di 21 anni con disabilità - che legalmente non può compiere neppure tutte le azioni che la legge prevede per i maggiorenni - è in grado di "autodeterminarsi"?Secondo il "detransitioner" Ritchie Herron assolutamente no. E proprio Herron, che condivide la condizione autistica del ragazzo e che ha vissuto sulla sua pelle una transizione sessuale indotta di cui poi si è pentito, sta aiutando il padre in questione in questa battaglia in difesa del ragazzo e contro delle mutilazioni genitali irreversibili. Sempre Ritchie Herron ha affermato che nel suo caso i medici furono piuttosto insistenti nel proporgli il "sex change" come soluzione ai suoi problemi, che erano invece di natura psichiatrica. «Ma quando sei ossessivo, autistico, depresso e ansioso sicuramente non sei un candidato ideale per la chirurgia», ha aggiunto.Per l'avvocato Paul Conrathe, che sostiene le ragioni del padre, è inaccettabile che «i giovani vulnerabili», come appunto i ragazzi autistici, con Sindrome di Down o con disabilità, «siano guidati lungo un percorso di infertilità e di cambiamento irreversibile».Ora la questione, al di là delle particolarità che ogni singolo caso presenta, è questa: la biologia, checché ne dicano i suoi nemici, è una scienza precisa ed essa ci rivela cosa è l'uomo e quanto sia importante la retta integrazione della sessualità all'interno della personalità. L'antropologia e la psicologia di qualunque indirizzo ci insegnano che nell'essere umano la psiche è inseparabile dal corpo.Oggi però, invece di agire affinché i giovani con disagi riconquistino la propria natura autentica e raggiungano la pacificazione tra corporeità e mente, si fa di tutto, per subalternità all'ideologia del gender, per promuovere interventi sul corpo e modificarlo, a volte in modo irreparabile. E questo in nome di proiezioni psicologiche soggettive, adolescenziali, spesso del tutto effimere.In pratica il corpo non direbbe nulla della persona, mentre tutto nell'uomo dipenderebbe dall'auto-percezione del soggetto. Inclusa l'idea micidiale di essere nati in un "corpo sbagliato" che la miracolosa tecno-scienza dovrà aggiustare e rettificare. No, il corpo è amico e parte della persona, e non è una malattia da curare o da mutilare a piacimento.Auguriamoci che tutti i padri e tutte le madri riescano a proteggere i propri figli dalle loro inevitabili fragilità e dai loro dubbi esistenziali di adolescenti, fomentati ad arte da chi ha interessi di tipo ideologico, economico e contrari al bene comune.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7440OSPEDALE CATTOLICO COSTRETTO A UN INTERVENTO TRANSGENDER di J.P. MauroIl giudice ha criticato gli indirizzi del National Catholic Bioethics Center ritenendoli discriminatori nei confronti dei pazienti transgenderUn ospedale che segue le linee guida del National Catholic Bioethics Center (NCBC) si è ritrovato in acque turbolente per aver rifiutato di eseguire un'isterectomia a un individuo transgender. Un giudice distrettuale federale ha stabilito che il rifiuto di rimuovere l'organo, sano, rappresentava una discriminazione sessuale. L'isterectomia era ritenuta necessaria dal medico del paziente per curare la disforia di genere.Secondo The Hill, il caso ha come protagonista Jesse Hammonds, un paziente transgender di 33 anni - biologicamente donna che ha avviato la transizione verso il sesso maschile. L'isterectomia era stata fissata per il 6 gennaio 2023, ma l'intervento è stato cancellato quando il chirurgo è stato informato del fatto che l'obiettivo era il cambio di genere. Le politiche cattoliche dell'ospedale non permettono questo tipo di interventi.Il caso è particolarmente complicato per via del rapporto tra l'ospedale, tecnicamente una struttura pubblica, e la Chiesa. Il St. Joseph Medical Center di Towson (Maryland, Stati Uniti) era originariamente un ospedale cattolico, poi acquisito dallo University of Maryland Health System.National Review indica che le condizioni dell'acquisto richiedevano che l'ospedale operasse sotto la guida delNCBC.Le linee guida includono in particolare due princìpi dell'etica dell'assistenza sanitaria cattolica: uno proibisce la sterilizzazione di un paziente in assenza di una patologia che la renda necessario (ad esempio il cancro), l'altro impedisce la rimozione di un organo sano: "Il cambio di genere di qualsiasi tipo è intrinsecamente disordinato perché non può conformarsi al vero bene della persona umana, che è un'unione di corpo e anima creata in modo inalterabile maschio o femmina. Il cambio di genere non dovrebbe mai essere eseguito, incoraggiato o affermato positivamente come un bene nell'assistenza sanitaria cattolica. Questo include interventi, somministrazione di ormoni cross-sex o di sostanze per bloccare la pubertà, e modifiche sociali o comportamentali".Secondo la CNA, la decisione del giudice del tribunale distrettuale Deborah K. Chasanow ha criticato le linee guida del NCBC ritenendole intrinsecamente discriminatorie. La sentenza ha fatto preoccupare i sostenitori della bioetica cattolica per l'ipotesi che le argomentazioni usate in questo caso possano essere impiegate contro gli ospedali cattolici."Il grande pericolo è che gli ospedali cattolici vengano costretti e legalmente attaccati per il fatto di non offrire interventi transgender", ha dichiarato alla CNA il presidente del NCBC, Joseph Meaney. "In questo caso devono difendersi in tribunale. Devono sostenere i loro diritti alla libertà religiosa e i diritti di coscienza, e questo è ovviamente difficile e molto costoso. Alla fine, potrebbero perfino dover chiudere".Meaney ha sottolineato l'importanza di permettere agli ospedali cattolici di continuare a offrire il proprio servizio in base ai dettami della coscienza e ai diritti di coscienza dei pazienti, e ha suggerito che gli interventi transgender obbligatori potrebbero distruggere l'assistenza sanitaria cattolica.The University of Maryland St. Joseph Medical Center ha affermato che sta analizzando la decisione. Non ha affermato espressamente che ricorrerà in appello, ma ha dichiarato che "mette in discussione molte delle conclusioni raggiunte in questa sentenza".
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7457L'IDEOLOGIA LGBT TOGLIE DIRITTI ALLE DONNE, CHE IN QUESTO CASO NON INTERESSANO A NESSUNO di Helen SaxbyIl Servizio Sanitario Nazionale inglese ha pubblicato una nuova guida "trans e non binaria" per il personale sanitario, secondo la quale nessun paziente ha il diritto di conoscere lo stato trans dell'operatore sanitario che lo assiste: se si percepisce donna, anche se sembra un maschio, la paziente non può eccepire alcunché. Neanche se è una paziente - per es. - affetta da demenza che ha qualche difficoltà a recepire le teorie gender: le loro eventuali obiezioni sarebbero considerate "opinioni discriminatorie". Così come alle ragazzine i regolamenti scolastici insegnano che i maschi che si trovano nei loro spogliatoi sono vere femmine, se lo vogliono.Una donna potrebbe iniziare una carriera sportiva o aver lavorato duramente per diventare un atleta d'élite, solo per scoprire che c'è un uomo accanto a lei sulla linea di partenza e le verrà detto di adattare il tuo senso della realtà. Di modificare le sue percezioni per vedere quell'uomo, con il suo vantaggio che gli dà la biologia, come se fosse davvero una donna.E così in politica, nell'editoria, nel mondo accademico, nelle arti, nella scienza: carriere professionali con premi e incentivi per donne e ragazze saranno condivise con uomini e le donne dovranno adeguarsi. Bisogna imparare a vedere questi uomini come donne, o far finta di non notare le differenze.Una vittima di stupro o di violenza maschile dovrà adattarsi ad avere un uomo nel rifugio per sole donne. Dovrà far finta che non sia così, o lavorare di più per "rielaborare il suo trauma".In prigione, senza via di fuga e potrebbe esserci un maschio rinchiuso con una donna e dovrà adattarsi, chiamarlo donna e far finta che non ci sia differenza tra lui e le altre detenute. Ci sono sanzioni per chi non si adegua e non c'è niente da fare.In ospedale, negli studi medici, anche dal ginecologo la parola "donna" non viene più utilizzata e un uomo può essere messo nel letto accanto. Chi preferisce un'infermiera per eseguire la mammografia, o vorrebbe assistenti donne per cure intime deve fingere che non importi se si trova davanti un uomo: se no viene bollata come bigotta transfobica.I bagni pubblici e gli spogliatoi nei negozi e nei centri ricreativi ora saranno "unisessuali" in un modo "per entrambi i sessi": l' istinto naturale a diffidare di qualsiasi uomo che entra in uno spazio femminile deve essere represso. La conoscenza e l'esperienza femminile del comportamento predatorio maschile devono essere disimparate.Chi rifiuta di adattarsi, o non può adattarsi a causa di demenza, neurodivergenza, un forte senso della realtà materiale, credenze religiose o femminismo radicale, perderà amici, lavoro, finanziamenti, reputazione, opportunità, premi, record, borse di studio, carriere e infine le parole per dire tutto questo. Probabilmente perderà la tranquillità e, in casi estremi, la sanità mentale.È in atto di discriminazione totale contro le donne. La metà dell'umanità va sempre più lontano dall'uguaglianza, più lontano dalla sicurezza, più lontano dall'equità, dalla dignità, e dalla privacy, per accontentare un piccolo sottogruppo di uomini che desiderano essere visti come donne.Il grande adattamento è richiesto alle donne, non agli uomini. Gli uomini che beneficiano della promozione dei valori 'progressisti' sanno che non saranno loro a pagarne il prezzo: le conseguenze ricadranno sempre in modo netto e sproporzionato sulle donne.Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio, nell'articolo seguente dal titolo "Nessun sesso, siamo belgi. Ecco il nichilismo all'anagrafe" parla del Parlamento belga che sta approvando una legge che renderà possibile a una persona cambiare legalmente di sesso ogni volta che vuole, a semplice richiesta.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 19 giugno 2023:In Belgio, dove il vice premier è un transessuale (Petra De Sutter, all'anagrafe), era in vigore dal 2017 una legge sul "cambio di sesso" che pareva all'avanguardia. Infatti per la rettificazione sessuale bastava un'autodichiarazione presso l'ufficiale di stato civile senza passare né dal chirurgo, né dall'endocrinologo per gli ormoni, né dallo psicologo. Però occorreva il benestare del Tribunale di Famiglia.Al contrario, questa norma è sembrata alla Corte costituzionale un po' vetusta e così ha chiesto al Parlamento di cambiarla. Allora Vincent Van Quickenborne, Ministro della Giustizia, e Marie-Colline Leroy, segretario di Stato per l'uguaglianza di genere, hanno proposto un disegno di legge che pare scritto da un autore fantasy. Le modifiche alla legge del 2017, approvate il 14 giugno dalla Commissione giustizia della Camera e che aspettano il placet dell'Assemblea plenaria, prevedono che il "cambio di sesso", a differenza della precedente disciplina normativa, possa avvenire un numero indefinito di volte.In buona sostanza Mauro può diventare Maura e viceversa tutte le volte che vuole e solo recandosi all'ufficio di stato civile, nemmeno più dovendo chiedere l'autorizzazione del Tribunale di Famiglia. Dunque, per ipotesi, una persona da gennaio a giugno potrebbe essere maschio e da luglio a dicembre femmina e così ogni anno. La donna è mobil e pure l'uomo, viene da concludere. Il sesso di appartenenza diventerebbe allora come la cravatta, un accessorio che cambi a seconda dell'umore o dell'abito che indossi. Il sesso come accessorio, appunto.La Corte costituzionale ha chiesto questa modifica in quanto l'irrevocabilità della prima scelta del "cambio di sesso" era parsa ai giudici - indovinate un po'? - discriminatoria verso quelle persone che si sentono "gender fluid" ossia ondivaghe nel tempo in merito all'autopercezione sessuale. Bloccarli nella loro prima opzione era parso un po' troppo rigido. D'altronde se si può cambiare coniuge ipoteticamente enne volte, non si capisce perché non si possa fare lo stesso anche con il sesso. In tal modo il cambiamento di nome potrà avvenire moltissime volte ed ogni volta si potrà usare un nome nuovo di zecca. La babele dell'onomastica.La prossima modifica già approvata dalla Corte costituzionale prevede poi il riconoscimento anagrafico delle persone non binarie, ossia di quelle persone che non si riconoscono né appartenenti al sesso maschile né a quello femminile. Pensano di essere neutre, come un foglio bianco che non è né azzurro né rosa, oppure immaginano di appartenere ad un sesso terzo, però di difficile rappresentazione. Va da sé che questa modifica risponde all'esigenza, secondo i giudici, di applicare il principio di uguaglianza anche a questi soggetti che vivono nel limbo sessuale.All'orizzonte però c'è dell'altro. Quest'ultima riforma permetterebbe ai soggetti che si percepiscono non binari e dunque, come spiegato, terziari di apporre sui propri documenti di identità una bella X, a posto dei castranti M e F. Apriamo una breve parentesi di carattere filosofico: tutti sanno che in matematica la X indica un'incognita e dunque è parsa ai belgi, e non solo a loro, che tale lettera facesse proprio al caso di coloro i quali non sanno chi sono dal punto di vista sessuale (una X così simile all'asterisco grammaticalmente ambiguo). Un'incognita che non deve essere risolta, perché viviamo nel tempo delle domande, delle incertezze e non certo nel tempo delle risposte e della verità.Chiusa la parentesi, torniamo agli aspetti giuridici di tale riforma: una ricaduta negativa che potrebbe nascere dall'apporre questa X su passaporto e carta d'identità (una identità mancante dell'identità sessuale, notiamo a margine) sarebbe che qualcuno potrebbe sorprendersi di quello strano simbolo e inarcare un sopracciglio. Simile eventualità è apparsa subito ai giudici come - indovinate nuovamente? - discriminatoria verso i terziari del sesso anagrafico. Allora si vocifera sempre più - udite udite - di cancellare qualsiasi riferimento al sesso, vero o percepito che sia, sui documenti ufficiali. Il sesso scomparirebbe e, prima o poi, diventerebbe irrilevante anche dal punto di vista sociale, quasi fosse accessorio alla persona, né più né meno come la misura del piede. Un mondo dove solo a presentarsi come maschio, femmina o transessuale apparirebbe vetusto, superato o addirittura politicamente scorretto perché discriminatorio verso chi è più avanti nella consapevolezza del mondo e sa che il sesso è irrilevante per la felicità della persona. L'anticultura woke griderebbe allo scandalo della supremazia sessuale.Ecco allora che approderemmo finalmente a ciò che vogliono le lobby LGBT e, più in alto di loro, a ciò che vuole il pensiero rivoluzionario: il nichilismo sessuale. Il "cambiamento di sesso" è solo una tappa intermedia perché la meta è il nulla sessuale, ossia la cancellazione dell'identità sessuale, parte della cancellazione dell'identità personale, dell'uomo in quanto uomo.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7437LA DISNEY E' UNO DEI PRINCIPALI SPONSOR DEL GAY PRIDE DI ROMA di Giuliano GuzzoTra le conferme di questo mese di giugno ce n'è una abbastanza scontata, ancorché significativa: è quella che vede la Walt Disney company tra gli sponsor del Roma Pride 2023, la manifestazione Lgbt in queste ore finita al centro delle polemiche per la revoca, dopo la denuncia di Pro Vita & Famiglia, del patrocinio alla stessa da parte della Regione Lazio. La dimensione significativa di tutto ciò sta nel fatto che colpisce - e non può che essere così - vedere una grande casa produttrice di contenuti per bambini sostenere una manifestazione che, appoggiando l'utero in affitto, sostiene di fatto una pratica neoschiavista come la compravendita di bambini.L'aspetto «abbastanza scontato», invece, consiste nel fatto che purtroppo sono anni che Walt Disney sostiene il movimento Lgbt al punto da farlo anche con i suoi prodotti di punta: i cartoni animati. Prova ne siano le serie tv Star Wars Resistance (2018-2020) - i cui creatori hanno confermato che lo show ha una coppia gay - e The Owl House - Aspirante Strega (2020-2023) - la cui la protagonista Luz è stata dichiarata bisessuale dall'autrice Dana Terrace. Oppure si pensi a Toy Story 4 (2019) - prodotto insieme alla Pixar Animation Studios - in cui si mostrano due madri omosessuali accompagnano e lasciano il figlio all'asilo; o lo stesso Lightyear - La vera storia di Buzz (sempre del mondo do Toy Story) dove si vedono due "mamme" e un bacio gay tra le due; ma anche a Onward - Oltre la Magia (2020), dove c'è il primo personaggio Lgbtqia+ ad apparire in un film Disney, la poliziotta Specter; a Red (2022) - dove si vede Priya, un personaggio queer d'inclinazione bisessuale.Inutile dire che si tratta di un elenco incompleto e destinato a crescere, se si deve credere a Karey Burke, presidente della Disney's General Entertainment Content, la quale in una call aziendale su Zoom, successivamente pubblicata su Twitter, ha ricordato che a breve «almeno il 50% dei» personaggi Disney dovrà essere arcobaleno. Ma se queste sono le tendenze che si delineano, vale la pena di ricordare come esse non siano affatto recenti; rispecchiano infatti agganci nell'ambito dei cartoni animati che i militanti arcobaleno hanno in modo stabile non da anni, ma addirittura da decenni. Un episodio, in tal senso, appare illuminante.Si tratta del video d'una conferenza tenuta nell'ormani lontano 1998 all'Università della California da Elizabeth Birch, dirigente dal 1995 al 2004 della Human Rights Campaign, la più grande organizzazione Lgbt americana. Ebbene in questo video, dopo essersi accertata che tra il pubblico non vi fossero giornalisti - e probabilmente senza sapere di essere ripresa - la Birch riferisce di uno scambio di battute avuto con Michael Eisner, amministratore delegato della Walt Disney Company per oltre vent'anni, cui lei disse che il 30 per cento dei suoi dipendenti era gay, prima di essere da costui corretta: «Ti sbagli, Elisabeth, sono il 40 per cento». Lo si ripete: parliamo del 1998, dunque di un'era geologica fa rispetto ai progressi e alle conquiste Lgbt degli ultimi anni.Per quanto riguarda Disney oggi, oltre al patrocinio del Roma Pride, si può segnalare come Disneyland California abbia recentemente annunciato addirittura il suo primo Pride americano in un Parco a tema; un evento notturno ad hoc ideato e pensato per «celebrare la comunità Lgbtqia + e i suoi alleati». Dunque la celebre casa di produzione rilancia più che mai, ad ogni occasione, il suo appoggio al movimento arcobaleno; e lo fa con una passione e una convinzione che colpiscono, se si pensa che proprio la Walt Disney Company - per far fronte ad un 2022 economicamente difficile e a un momento parimenti duro - ha iniziato draconiani processi di decimazione del personale, che porteranno al licenziamento di 7.000 persone.Se ne potrebbe dunque concludere come l'appoggio all'ideologia Woke, al progressismo più estremo e alle rivendicazioni Lgbt, a lungo andare, non porti affatto bene ad una azienda. Anche perché esistono altri casi simili di aziende - da marchi di birra a grandi magazzini - che stanno pagando caro, specie negli Usa, il loro sostegno all'agenda arcobaleno. Eppure c'è chi perseverà, fino a quando dovrà rendersi definitivamente conto che la realtà, ecco, rischia di essere molto più dura ed amara di un cartone animato.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7438LA QUINTA RIVOLUZIONE: LA FANTASIA COME REGOLA DI COMPORTAMENTO di Julio Loredo"La distruzione delle parole è una cosa molto bella!", esclamava Syme, personaggio del celebre romanzo di George Orwell, 1984. Si trattava del Newspeak, il nuovo linguaggio forgiato dallo Stato totalitario al fine di manipolare la mente dei cittadini.Ogni rivoluzione ha manipolato il linguaggio per offuscare la realtà, aggiustandola alla sua particolare ideologia. Quando, nel discorso inaugurale della III Internazionale nel 1919, Lenin proponeva una "pace democratica", era evidente che non si riferiva alla "tranquillitas ordinis" cristiana, ma alla dittatura del proletariato, cioè il suo esatto opposto.Con la rivoluzione culturale attualmente in atto - la 4ª Rivoluzione, secondo il ben noto schema di Plinio Corrêa de Oliveira - questo tipo di manipolazione linguistica raggiunge il suo parossismo. La contraccezione viene presentata come "controllo del proprio corpo"; l'uccisione di un nascituro diventa "ivg", ovvero interruzione volontaria della gravidanza; gli assassini degli innocenti sono chiamati semplicemente "pro-scelta"; e gli omosessuali si tramutano in "gay", cioè gaudenti.È tutto un linguaggio che, lungi dall'essere moralmente neutro, induce al peccato presentandolo sotto una luce benevola.Con la cosiddetta teoria di genere si è varcato un nuovo traguardo. Questa teoria nega la naturale dicotomia maschio/femmina, sostituendola con un'infinità di "orientamenti sessuali" poliedrici. Alcuni studiosi hanno individuato più di cinquanta "generi", e adesso va di moda perfino proclamarsi gender fluid, cioè senza un genere definito.La teoria di genere nega che esista un'identità sessuale fondata sulla natura. Questa sarebbe il risultato di condizionamenti culturali, sociali e linguistici, mutevoli per definizione. Viene quindi affermato che niente - nemmeno la natura - è oggettivo, ma può essere manipolato a piacere dall'uomo, che in questo modo diventa un demiurgo, non guidato dalla ragione ma dalle passioni sregolate. La sessualità, liberata in modo polimorfico a seconda dei capricci soggettivi, e non dipendente nemmeno dalla legge naturale, diventa quindi la forza motrice della società post-moderna.Qui non siamo più di fronte ad una mera decostruzione del linguaggio, bensì al tentativo di sovvertire la natura creata da Dio. E questo, a nostro avviso, segna un nuovo passo nel processo rivoluzionario, l'inizio di una 5ª Rivoluzione.DALLA NEGAZIONE DELL'AUTORITÀ AL VIETATO VIETARECiò che definisce il processo rivoluzionario di scristianizzazione che, dalla fine del Medioevo, sta facendo strage della civiltà cristiana, è l'egualitarismo con il suo necessario corollario, il liberalismo.Il protestantesimo cercò l'uguaglianza nella sfera religiosa, negando l'autorità del Papa e, in molte sette, anche quella dei vescovi e dei sacerdoti. La rivoluzione francese traspose questi principi ugualitari al campo politico, negando l'autorità del re e della nobiltà. Il comunismo si scagliò contro l'ultima disuguaglianza rimasta, quella economica, attraverso l'abolizione della proprietà privata.Ma restava un'ultima gerarchia da distruggere, quella in interiore hominis, per la quale la Fede illumina l'intelligenza, che guida la volontà, che domina la sensibilità. Questo è il compito della rivoluzione culturale che, iniziata nei ruggenti anni venti, ha avuto il suo paradigma nel maggio '68 parigino. Si parla di una "rivoluzione nei modi di essere", di una "rivoluzione totale", di una "liberazione", che in realtà implica la tirannia delle passioni su qualsiasi freno di tipo intellettuale, morale, sociale o culturale.Cardine di questa rivoluzione è la liberazione sessuale. Si proclama il decadimento della morale finora vigente e la libertà di "fare sesso" con chiunque si voglia, ovunque si voglia e comunque si voglia. Intesa inizialmente come sesso libero fra uomini e donne, questa rivoluzione è andata sviluppandosi sempre di più come una proliferazione dell'omosessualità e, più recentemente, della pan-sessualità.Niente di più logico. Per i più estremisti, il sesso genitale è ancora "oppressivo", in quanto si attua secondo modi definiti dalla nostra naturale morfologia. Quindi proclamano che l'essere umano deve "liberarsi" perfino dalla sua morfologia, esperimentando la propria sensualità attraverso ogni fibra, ogni poro, ogni possibile fantasia. Si arriva in questo modo a una sorta di versione adulta di ciò che Freud chiamava "perverso polimorfo".Questo tipo di pan-sensualità, però, si scontra con un ostacolo insormontabile: l'oggettività del reale, in altre parole la natura. La differenza maschio/femmina scaturisce dalla natura stessa.Lungi dal voler piegarsi alle leggi della natura, i partigiani della teoria di genere negano che la differenza fra i sessi, con la conseguente distinzione dei comportamenti fra maschi e femmine, sia oggettiva. Per affermare questo assurdo sostengono che il reale non esiste come oggettività, tutto è soggettivamente interpretabile, riscrivibile e rinominabile a piacere. Non si tratta più di un "pensiero debole". Qui siamo di fronte alla proclamazione della fantasia come regola di comportamento.Ora, ciò che definisce clinicamente la follia è proprio la non conformità dell'intelletto con la realtà, e la conseguente invenzione di un mondo interno che non corrisponde più con quello esterno.I partigiani della teoria gender vogliono distruggere la legge naturale. Ora, questa non è altro che la legge divina incisa nella natura. Cercano di sovvertire la struttura più intima della natura, laddove l'uomo comincia a comportarsi come Dio, sognando una nuova creazione opposta a quella divina.Mai il "non serviam" di Satana era arrivato a una tale radicalità. Pur nella loro distruttività, tutte le rivoluzioni avevano finora rispettato le leggi della natura. Qui siamo di fronte alla più tremenda rivoluzione di tutti i tempi.IL TRIONFO DELLA FOLLIA"L'uomo genitale deve trasformarsi nel polimorfo perverso, capace di vivere il mondo con tutti i suoi sensi e attraverso tutti i suoi pori", scrive Daniel Bell analizzando questa rivoluzione. Superata la genitalità, si supera la distinzione tra i sessi e nasce l'essere androgino. Viene creato il "nuovo Adamo", o meglio, rinasce l'Adamo primitivo, il fauno androgino della mitologia esoterica. Il peccato originale (cioè la repressione dell'Eros, secondo loro) è redento e la Storia, tornando alle origini, giunge al termine.Norman Brown, araldo di questo nuovo mondo, parla del "trionfo di Dioniso, il Dio folle che viene a liberare i prigionieri". È il trionfo della follia, l'unica via per liberarci definitivamente da Dio. Alcuni teologi post-moderni prospettano che, a questo punto, la creazione verrebbe riassorbita dal "Cristo cosmico", in una sintesi finale, il "Pleroma" di cui parlava Teilhard de Chardin, e si formerebbe il "Corpo mistico del Cristo dionisiaco". Ma, al di là di tale corpo mistico, cosa ci sarà? Bell dice: "Oltre il corpo mistico c'è il nulla".E per questo, d'ora in poi, poiché il nulla è l'ultimo orizzonte, l'unica attività che abbia senso è fomentare la dissoluzione di tutte le cose, compreso lo stesso io, attraverso la pan-sensualità carnale e il delirio dei sogni. La modernità è stata finora guidata dall'idea di un Aufheben, una costruzione del superuomo razionale all'interno della civiltà perfetta. Si tratta adesso di sostituire questo impulso ascendente con un Niedergang, una discesa verso il nulla.Dopo aver conquistato tutto, il demonio dovrebbe suicidarsi per cancellare l'ultima traccia dell'opera di Dio nell'universo: egli stesso.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7425TRANSESSUALE MOLESTA SCOLARESCA, MA PER LA SINISTRA HA SBAGLIATO LA POLIZIA di Fabrizio CannoneLa stampa sta ancora parlando di un triste episodio di cronaca, di quelli che non mancano mai, e che anzi sembrano in vertiginosa ascesa, negli ultimi tempi.Secondo la ricostruzione i fatti sarebbero questi: alle 8:15 di mercoledì 24 maggio, alcuni genitori avrebbero hanno segnalato alla polizia municipale, la «presenza di un transessuale» nei pressi della scuola Casa del Sole, frequentata dai loro figli, in via Giacosa a Milano.L'uomo, che alcuni siti web e certi quotidiani hanno chiamato "donna" - e già questo è un segno della loro obiettività - si sarebbe aggirato nei pressi della scuola «con fare definito come molesto». In ogni caso la polizia lo avrebbe trovato «seminudo e alterato»La Polizia municipale, accorsa sul luogo, avrebbe avuto serie difficoltà nell'identificazione e nell'arresto perché, come riporta La Verità, il soggetto avrebbe opposto resistenza agli agenti, e "sputato verso di loro, affermando di essere sieropositivo».Il trans, A. N. di anni 41 e di origini brasiliane, avrebbe poi colpito con un calcio violento un agente, causandogli una prognosi di 15 giorni. Quindi avrebbe tentato una fuga disperata e sarebbe stato infine bloccato dagli agenti, con l'uso, secondo il sindacalista Daniele Vincini, di un "distanziatore" e di uno spray. Il tutto per assicurarlo alla giustizia ed evitare la commissione di reati ai danni dei bambini poco distanti.Un video realizzato da alcuni studenti dell'Università Bocconi mostrerebbe poi, per quanto riguarda il momento dell'arresto, l'uso di violenza e manganellate da parte delle polizia e la Procura di Milano avrebbe in tal senso aperto un fascicolo contro gli agenti. Mentre il sindaco Sala ha subito chiesto una relazione alla polizia e «scaricato gli agenti», spostandoli già ai servizi interni, a causa della modalità usata nell'arresto.Proprio la politica si è già divisa tra "innocentisti" e "colpevolisti" a proposito del comportamento degli agenti. Ovviamente non è certo impossibile che dei poliziotti possano sbagliare o esagerare - anche arrivare ad abusare del loro poter - nell'opera, assolutamente legittima, di tutelare la sicurezza e arrestare chi turba l'ordine pubblico.La persona rea di molestie e che è stata infine arrestata, a tal proposito ha poi dichiarato, intervistato da Repubblica, che forse denuncerà gli agenti, anche se «ha paura» di eventuali ripercussioni o vendette, mentre l'Ambasciata del Brasile gli ha subito offerto assistenza legale. Lo stesso A.N. ha inoltre dichiarato che, al momento dell'arresto, «era molto agitata» a causa di liti con altri sudamericani, ma «non nuda». Mentre altre fonti asseriscono che il trans avrebbe mostrato i genitali (maschili...) ai bambini della scuola. [...]Troviamo indecenti i commenti di alcuni politici i quali, al seguito di Vladimir Luxuria, hanno di "transfobia", con il palese intento di strumentalizzare l'intera vicenda. E hanno giudicato il modus operandi dei poliziotti di particolare gravità perché «è una donna a essere stata picchiata». In tal senso si è espresso Pierfrancesco Majorino, candidato del Pd alla regione Lombardia, che trova «disgustose» le manganellate date «a una donna».Cosa c'entra questo con l'intera vicenda? Cosa cambia essere uomini, donne, trans? Non dovrebbe cambiare nulla, siccome se una persona - chiunque sia - molesta dei bambini è sempre sbagliato, così come se dei poliziotti abusano del loro potere nei confronti di una persona - appunto, chiunque sia - è sempre sbagliato.Porre tali quesiti può apparire banale retorica, ma quando la cosiddetta "identità di genere" diventa il primo dei valori da tutelare e il primo criterio dell'identità personale, allora è possibile che ci siano dei cittadini da rispettare e da proteggere più degli altri. E questo, ovviamente, è inammissibile.Ha ragione quindi il giornalista Boni Castellane, nel notare che da un lato tutti vorrebbero che l'ordine pubblico sia garantito, dall'altro ci si scandalizza troppo facilmente per l'uso della forza da parte degli agenti «i quali sarebbero autorizzate solamente a prenderle». Ma come si fa a bloccare il ladro, il teppista, il borseggiatore e chiunque metta a rischio la tranquillità e l'ordine pubblico?Se c'è stato un eccesso di zelo nell'uso della forza, ciò va condannato. Ma l'orientamento sessuale o la sessualità del soggetto non è una aggravante, come invece suggeriscono alcuni che negano l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7410LE DIOCESI FANNO A GARA PER ESSERE GAY FRIENDLY di Ermes DovicoPrima notizia: la Diocesi di Bolzano-Bressanone ha una commissione per la parità di genere; e temiamo che non sia un caso isolato nell'odierno contesto ecclesiale. Seconda notizia: d'ora in poi, la stessa diocesi garantirà ai peccatori (e alle peccatrici) del suo territorio una straordinaria risorsa per la salvezza: il linguaggio inclusivo. Quale salvezza? Dagli stereotipi, ovviamente. Una risorsa a cui non avevano pensato i più grandi santi in duemila anni di storia della Chiesa (forse troppo ancorati al patriarcato e ad altri concetti preistorico-medievali), ma di cui curiosamente potranno godere oggi i fedeli (e le fedeli) immersi nel mondo più secolarizzato di sempre. I lettori (e le lettrici) ci perdoneranno per questa appesantita introduzione, ma che servirà per prendere confidenza con le linee guida pubblicate dalla diocesi altoatesina, intitolate «Linguaggio sensibile al genere».Si tratta di un documento di 28 pagine, con l'introduzione del presidente della Commissione diocesana per la parità di genere, il vicario generale Eugen Runggaldier. Un documento che, come si legge nella stessa introduzione, «si basa sulle "Direttive per il rispetto del genere nei testi dell'Amministrazione provinciale altoatesina", che sono state adattate alle esigenze della Diocesi di Bolzano-Bressanone in collaborazione con l'Ufficio Questioni linguistiche della stessa Provincia». Il vicario spiega che lo scopo della nuova prassi linguistica è quello di sottolineare «l'apporto comune di donne e uomini alla vita della Diocesi», evitando «espressioni potenzialmente svantaggiose e discriminanti» e perciò «usando il rispettivo genere grammaticale» non solo, com'è ovvio, quando ci si rivolge a gruppi di sole donne o di soli uomini, ma anche se ci si riferisce «a gruppi misti». Dov'è possibile, aggiunge la Curia, vanno usate formulazioni neutre o estese anziché soli termini maschili, singolari o plurali.«Le linee guida vanno attuate soprattutto per i nuovi testi da creare», precisa Runggaldier, ma non si esclude di adattare i testi esistenti, «laddove vengono tuttora utilizzati frequentemente».Il documento si dilunga con gli esempi, presentando una serie di regole generali. Si inizia con la forma sdoppiata (semplice o estesa), con l'avvertimento che «si può scegliere se nominare prima il termine femminile e poi quello maschile o viceversa». Anziché dire «collaboratori», va usata la forma «collaboratori e collaboratrici»; anziché «i volontari», meglio «il volontario o la volontaria». Indicano ancora le linee guida: si scriva «il ministrante o la ministrante porta la croce in processione», «il presidente o la presidente indice la seduta», «il costo del servizio è a carico del o della contribuente». Eccetera, eccetera. E meno male che nell'introduzione si indicava di cercare di «non compromettere la scorrevolezza e la leggibilità di un testo». Stiamo freschi, se queste sono le nuove regole nelle terre care a san Vigilio. E tutto questo complicare il pane, in luogo di semplicissime convenzioni linguistiche, servirebbe per superare «quelle barriere» e «quegli stereotipi che ancora caratterizzano il quotidiano di molte persone» e a «dare visibilità al genere femminile»?Ma il colmo lo si raggiunge verso la fine del documento, alla voce «Opuscoli e pubblicazioni». Rendendosi conto che l'osservanza precisa delle nuove regole comporterebbe in certi tipi di testi effetti da crisi di nervi, gli stessi estensori delle linee guida suggeriscono in sostanza di sorvolare, ma «solo in rarissimi casi!» (scrivono con tanto di punto esclamativo) e premettendo un'annotazione al testo, come questa: «Nel presente opuscolo abbiamo cercato di rivolgerci ai nostri lettori e lettrici nel rispetto dell'identità di genere. Al tempo stesso però ci premeva proporre alla cittadinanza un testo quanto più leggibile e chiaro possibile. Per questa ragione ci siamo visti costretti ad adottare la sola variante maschile nei periodi caratterizzati da elencazioni di titoli e qualifiche professionali, dove non erano possibili formulazioni alternative. Teniamo a sottolineare che i contenuti del testo sono diretti in ogni caso anche al pubblico femminile. Ci scusiamo con le nostre lettrici per questa scelta obbligata e confidiamo nella loro comprensione». Roba da Scherzi a parte.Qualche nota a margine. Intanto, l'espressione «identità di genere», che ricorre più volte nel documento, è un concetto ambiguo e mutuato dall'ideologia Lgbt, che si pone in diretto contrasto con il magistero costante della Chiesa (dove, piuttosto, si parla di complementarità e identità sessuale, il che è ben diverso). Usare dunque il termine «identità di genere» con il pretesto di dare visibilità alla presenza femminile è, volenti o nolenti, un assist alle istanze arcobaleno e in particolare transessualiste, che negano tanto il maschile quanto il femminile.Fa tristezza questa tendenza a copiare strutture e linguaggi del mondo, che è indice di una Chiesa che rinuncia a dire qualcosa di veramente suo, fondamentalmente perché rinuncia sempre di più ad annunciare Cristo, annacquandone il messaggio. È una Chiesa - certamente non tutta ma una sua buona parte - che si appiattisce sempre più sulle posizioni di Cesare e in qualunque campo (come abbiamo visto anche con la narrazione pandemica), dimenticando che prima di tutto deve dare a Dio quel che è di Dio, l'unico modo per guidare gli uomini alla Salvezza, con la S maiuscola.Nessuna Chiara d'Assisi, Caterina da Siena, Francesca Romana, Rita da Cascia, Angela Merici, Veronica Giuliani, Gianna Beretta Molla e via dicendo - tutte donne che in diversi stati di vita hanno espresso in pienezza la loro femminilità - penserebbe che la Chiesa debba spendere tempo e risorse per superare le presunte "barriere" linguistiche di cui parla il documento della Diocesi di Bolzano. Rivendicazioni sterili, che si inseriscono in una logica di contrapposizione neomarxista applicata al genere, piuttosto che in un'autentica prospettiva cristiana, dove «ciascuno dei due sessi, con eguale dignità, anche se in modo differente, è immagine della potenza e della tenerezza di Dio» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2335). Preferiamo dunque la stessa diocesi altoatesina quando insiste sulla riscoperta del senso più pieno della domenica libera, piuttosto che per un simile appiattimento al pensiero del mondo.Nelle sante, nelle Sacre Scritture e nel magistero della Chiesa - come nella splendida Mulieris Dignitatem di san Giovanni Paolo II - ci sono già tutti gli esempi necessari per valorizzare veramente la vocazione della donna. A partire da Colei a cui il mese di maggio è consacrato e le cui virtù dovrebbero essere proposte continuamente all'imitazione di tutti i fedeli, senza distinzione.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Ermes Dovico, nell'articolo seguente dal titolo "Il verbo Lgbt nella diocesi di Bari. Il vescovo lascia fare" parla della veglia in una parrocchia di Bari per il superamento dell'omobitransfobia. Del resto in un incontro con 150 scout un prete ha sostenuto che la Bibbia non condanni gli atti omosessuali. E il vescovo non fa nulla, ma anzi permette che lo scandalo continui.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 13 maggio 2023:Si avvicina il 17 maggio, data scelta dai gruppi Lgbt per celebrare la cosiddetta «Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia». Pure quest'anno ci saranno una serie di iniziative che coinvolgeranno, a macchia di leopardo, anche alcune parrocchie e diocesi cattoliche.Tra queste, un caso particolare è rappresentato dall'arcidiocesi di Bari-Bitonto, dove da mesi si registra un susseguirsi di eventi a tema arcobaleno, promossi da gruppi di pressione con l'appoggio di qualche sacerdote. Il tutto avviene senza che il vescovo intervenga, nonostante fedeli laici e associazioni di ispirazione cristiana - con in testa la sezione locale di Pro Vita & Famiglia - lo abbiano esortato più volte a fermare questo tipo di scandali.Il prossimo scandalo è in programma questa domenica, 14 maggio, con una «Veglia per il superamento dell'omobitransfobia» prevista alle 20 nella parrocchia barese di San Sabino. In contemporanea, ci sarà una veglia gemella nella diocesi di Lecce (parrocchia di San Giovanni Battista). I due appuntamenti sono organizzati dall'associazione La Tenda di Gionata e da una sua costola, Zaccheo Puglia, che al di là di certi paraventi della neolingua (come lo stesso termine "omofobia") puntano a sovvertire l'insegnamento della Chiesa sull'omosessualità e la transessualità.La Nuova Bussola ha inviato un'email sia al vescovo di Bari, monsignor Giuseppe Satriano, sia a quello di Lecce, mons. Michele Seccia, chiedendo un commento rispetto a queste due veglie nel lo
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7365STRAGE DI NASHVILLE, IL KILLER E' UNA RAGAZZA TRANSESSUALE DI 28 ANNI CHE ODIAVA LA SCUOLA CRISTIANA di Valerio PeceGiovedì, a soli a soli quattro giorni dalla tragedia della scuola cristiana di Nashville in cui una donna che si percepiva uomo ha ucciso sei persone tra cui tre bambini, il presidente Joe Biden ha rilasciato una dichiarazione ufficiale nella quale afferma in tono solenne che «i transgender americani plasmano l'anima della nostra nazione». Lo ha fatto alla vigilia della Giornata della Visibilità Trans (Trans Day of Visibility), che dal 2021 negli USA si celebra il 31 marzo.Le parole del presidente Usa hanno scatenato un acceso dibattito nell'opinione pubblica americana, la quale aspetta da giorni che l'FBI rilasci il "manifesto" scritto dall'attentatrice Audrey Hale con cui si dovrebbe far luce sul vero movente della strage. Lo strano ritardo sta generando sospetti in molti, tanto che Tucker Carlson, volto noto di Fox News, ha apertamente affermato che «non possiamo vedere il manifesto perché la lobby transgender, che è molto più potente di voi, ha fatto pressioni sui politici per tenerlo nascosto».Molti, infatti, già da ora parlano di crimine d'odio contro i cristiani, visto anche che tra i bambini uccisi c'è la figlia di Chad Scruggs, il pastore della scuola che negli ultimi mesi, secondo alcune indiscrezioni, stava offrendo un aiuto psicologico alla terrorista. Non è tutto. Con un'America scossa nel profondo, in cui sei famiglie cristiane piangono i propri cari trucidati a colpi di fucile da una ventottenne transgender, la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre, commentando pubblicamente la nota di Biden, ha aggiunto queste parole: «I nostri cuori sono con la comunità trans, poiché sono sotto attacco».IL PEANA DI JOE BIDEN SUI TRANS«Il Transgender Day of Visibility», ha scritto Biden nella sua nota, «celebra la gioia, la forza e il coraggio assoluto di alcune delle persone più coraggiose che conosco». La dichiarazione aggiunge: «Dobbiamo anche continuare a sfidare le centinaia di odiose leggi statali che sono state introdotte in tutto il paese, assicurandoci che ogni bambino sappia che è fatto a immagine di Dio, che è amato e che lo stiamo difendendo». Una vera chiamata alle armi, maliziosamente mescolata alla Sacra Scrittura, che ha il suo clou in questo passaggio: «Chiedo a tutti gli americani di unirsi a noi nel sollevare le vite e le voci delle persone transgender in tutta la nostra nazione», perché «un'ondata di leggi statali discriminatorie sta prendendo di mira i giovani transgender, terrorizzando le famiglie e ferendo i bambini che non fanno del male a nessuno».Biden non può non riferirsi alle leggi approvate da quegli Stati americani che a differenza sua non le hanno affatto stimate come discriminatorie. Come quelle che proteggono le donne dagli uomini biologici che vogliono competere negli sport femminili (la legge dello Iowa del marzo 2022); o come quelle che vietano di prescrivere farmaci che impediscono l'emergere di caratteristiche sessuali secondarie negli adolescenti (e che possono portare alla sterilità), o che vietano ai medici di mutilare chirurgicamente i minori solo perché questi credono di appartenere al sesso opposto. Biden stava probabilmente prendendo di mira anche la legge approvata dal governatore della Florida Ron DeSantis (provvedimento noto come "Diritti dei genitori nell'istruzione" ma che la stampa democratica ha subito etichettato col nome "Don't Say Gay"), una misura che consiste semplicemente nel divieto di parlare ai bambini che vanno dalla materna alla terza elementare di temi considerati inappropriati, quali l'"orientamento sessuale" e l'"identità di genere". Tutti esempi di «leggi odiose» stigmatizzate dal presidente Biden nella sua nota.BLACK HUMOR O PERFIDIA PURA?A proposito poi della «violenza contro le persone trans» con cui Biden ha infarcito la sua dichiarazione ufficiale per il Transgender Day of Visibility, il giornalista americano Matt Walsh, per le opinioni espresse sulla tragedia di Nashville (la città dove vive), ha dovuto annullare il suo discorso alla Washington and Lee University in Virginia. «A causa delle minacce contro la mia famiglia [...] non posso lasciare la mia famiglia e volare in un altro Stato. Odio il dover rimandare l'evento, ma mia moglie e i miei figli vengono prima di tutto», ha scritto il commentatore. Il quale, a proposito delle intimidazioni ricevute, ha però aggiunto: «Le minacce alla mia famiglia mi rendono solo più determinato a combattere. Non lascerò che questi psicopatici mi spaventino fino al silenzio, lo prometto».Che su certi temi il clima negli USA sia ormai fuori controllo lo dimostrano le ciniche (e pericolose) uscite di questi giorni di artisti e giornalisti del cosiddetto "mondo liberal". Prima l'attrice Jane Fonda, che nel programma televisivo "The View", alla domanda su che cosa si potesse fare («oltre a marciare e protestare») per contrastare i pro life e il ribaltamento della sentenza Roe v. Wade, tra le risate imbarazzate delle conduttrici ha risposto: «Penso all'omicidio». Poi l'odioso tweet con cui il giornalista televisivo David Pakman ha deriso i bambini uccisi nella scuola cristiana di Nashville per non aver "pregato abbastanza". «È molto sorprendente», ha scritto Pakman in un tweet poi cancellato, «che ci sia stata una sparatoria di massa in una scuola cristiana, dato che la mancanza di preghiera è spesso la causa di questi eventi orribili. È possibile che non pregassero abbastanza o non correttamente, nonostante fosse una scuola cristiana?».Intanto, nella giornata di mercoledì, poche ore prima cioè che la Casa Bianca diramasse la nota del presidente sul Trans Day of Visibility, molti attivisti trans hanno preso d'assalto il Campidoglio del Kentucky per protestare contro la legge in quel momento in discussione, quel "Senate Bill 150" che mira a proibire il cambio di sesso per i minori, vietando la terapia ormonale a chi non abbia ancora compiuto i 18 anni. La violenta insurrezione - che i media hanno subito ribattezzato "transurrection" e che in Italia è stata raccontata dal solo Giuliano Guzzo sulla Verità - è stata domata a fatica dalle forze dell'ordine, concludendosi poi con diversi arresti. Il parallelo con il più rumoroso assalto di Capitol Hill, per i media amircani si è concretizzato per via di un urlante attivista trans acconciato in stile "sciamano del 6 gennaio" (per altri, invece, visto il tipo di corna ritorte, rappresentazione simbolica di un sacerdote di Baphomet).Sciamano o bafometto, il disegno di legge a tutela dei minori, in un mantra senza fine è stato etichettato dal governatore democratico del Kentucky Andy Beshear come «un ennesimo attacco alla comunità transgender». Comunità transgender che, ricordiamolo, per bocca del Presidente Usa «plasma l'anima della nazione».Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio nell'articolo seguente dal titolo "Biden, i baby trans e i danni taciuti del transessualismo" parla del messaggio istituzionale alla Giornata della visibilità transgender del presidente degli USA.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 4 aprile 2023:Si chiama International Transgender Day of Visibility (Giornata internazionale della visibilità transgender) e si celebra ogni 31 marzo, dal 2009. Una giornata dedicata al transessualismo, in buona sostanza. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato che la Giornata è da celebrarsi in tutta la nazione e le ha dedicato anche un messaggio istituzionale in cui si spinge a dire che le persone trans "modellano l'anima della nostra nazione".Il sedicente cattolico Biden si dichiara a favore della transizione sessuale nei bambini. Infatti, scrive che le persone transessuali "da bambini, meritano ciò che ogni bambino merita: la possibilità di imparare in scuole sicure e solidali, di sviluppare amicizie significative e di vivere in modo aperto e onesto". Poi se la prende con quegli Stati che hanno emanato leggi che vietano il cosiddetto "cambiamento" di sesso nei minori, tra questi ricordiamo il Tennessee, il Dakota del Sud, il Kentucky e il Mississippi. "Un'ondata di leggi statali discriminatorie - si legge nel comunicato - prende di mira i giovani transgender, terrorizzando le famiglie e ferendo i bambini che non fanno del male a nessuno. [...] Insieme, dobbiamo anche continuare a sfidare le centinaia di odiose leggi statali che sono state introdotte in tutto il paese, assicurandoci che ogni bambino sappia che è fatto a immagine di Dio, che è amato e che noi lo difendiamo".A dire la verità, sono i trattamenti ormonali e gli interventi chirurgici a devastare i bambini e i ragazzi. L'American College of Pediatricians, in merito ai bloccanti della pubertà, ci informa che il loro uso aumenta gli atti di autolesionismo e "possono effettivamente causare depressione e altri disturbi emotivi legati al suicidio".
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5648FINALMENTE QUALCHE BUONA NOTIZIA PER CHI DIFENDE LA FAMIGLIA NATURALE di Giuliano GuzzoTutto è bene quel che finisce bene, recita un antico adagio che pare decisamente adatto per descrivere la notizia con cui, nei giorni scorsi, si è avuto conferma del fatto che l'Ordine degli psicologi della Lombardia ha archiviato il procedimento a carico dello psicoterapeuta Giancarlo Ricci, che aveva parlato del positivo e irrinunciabile ruolo educativo della coppia genitoriale tradizionale, come tocca specificare oggi, vale a dire quella composta da padre e madre.L'intera vicenda ebbe inizio tre anni or sono, quando l'Ordine degli psicologi della Lombardia mise sotto accusa Ricci - psicoterapeuta milanese con 40 anni di esperienza sulle spalle e autore di numerosi e apprezzati volumi - per aver difeso, citiamo testualmente, «la funzione essenziale e costitutiva di mamma e papà». Alla fine, come si diceva, si è giunti all'archiviazione dato che, in sede di votazione, il Consiglio si è diviso - 7 a favore e 7 contro - e quando si raggiunge un simile equilibrio di parità vince il favor rei. Ciò nonostante, se il caso Ricci dal punto di vista formale si è concluso, rimangono - è stato detto - «irrinunciabili perplessità in ordine a orientamenti dottrinali e scenari metodologici a cui le affermazioni di Ricci potrebbero voler fare riferimento». Da questo punto di vista, insomma la nostra gioia per l'assoluzione dello psicoterapeuta milanese merita di essere ricondotta a una più contenuta soddisfazione.Senza dimenticare un altro aspetto, e cioè che, al di là di come tutto si è concluso, appare gravissimo che uno stimato professionista sia finito di fatto in stato d'accusa per aver solamente ribadito l'ovvio, ossia che papà e mamma sono figure fondamentali per la crescita di un figlio. Tanto più che scientificamente le pubblicazioni che sembrano dire altro, enunciando la non necessità della compresenza della figura paterna e materna, appaiono quanto meno opinabili.Facciamo un esempio. In un articolo uscito nel 2015 sulla rivista Medico e Bambino si lasciava intendere la non indispensabilità di padre e madre per la crescita equilibrata di un figlio. Gli studi chiamati in causa per dimostrare questa tesi? Tre soltanto.Dal primo, a cura dell'American Academy of Pediatrics (Pediatrics, 2013), si apprendeva come la letteratura di oltre 30 anni avrebbe oramai fornito «robuste, affidabili e valide garanzie» sul benessere dei bambini cresciuti da genitori dello stesso sesso. Peccato che le note a cui si rinviava chi volesse comprendere meglio di quali «robuste, affidabili e valide garanzie» si stesse parlando, si esaurissero - abilmente mescolate a tantissime altre, quasi che la quantità fosse qualità - in un documento del 2005 e in un libro di tredici anni fa. Tutto qui: un po' poco per far trionfalmente parlare di «robuste, affidabili e valide garanzie», no?Una seconda rassegna citata nel report (Journal of Marriage and the Family, 2010), che attesterebbe miglior benessere in figli di madri e coppie lesbiche rispetto ad altri, non soltanto scontava dei limiti metodologici ma somigliava a una forzatura dato che gli stessi autori, Biblarz e Stacey, avevano ammesso che, per ogni studio che avrebbe rilevato una differenza positiva in favore di detti figli, ve ne sono almeno quattro che questa differenza non hanno rilevato affatto.Il terzo lavoro (Pediatrics, 2010), esaltato come «uno degli studi prospettici più importanti», da un lato si basava un campione assai ridotto (appena 78 ragazzi) e non rappresentativo di figli, dall'altro era stato condotto rilevando la capacità genitoriale delle madri lesbiche - in larga maggioranza di classe agiata e con elevato tasso di istruzione - con interviste e questionari aperti, cioè chiedendo ai soggetti di valutare se stessi.Tutto questo per dire che non sono certo Giancarlo Ricci e le sue tesi - di assoluto buon senso e realismo - che dovrebbero essere messe sotto indagine, ma semmai ben altre. Vale a dire quelle che pretendono, per pura ideologia, di liquidare la famiglia tradizionale come qualcosa di superato, quando non lo è affatto.Nota di BastaBugie: ecco altre buone notizie per chi difende la famiglia naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna.PADRE E MADRE SULLA CARTA D'IDENTITÀ DEI MINORISulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicata la decisione del ministro Salvini di eliminare la dicitura "genitori" dalla carta di identità dei minori che verrà sostituita dalla dicitura "padre" e "madre". In tal modo si ribadisce un dato ovvio: il bambino ha bisogno di un padre e di una madre per crescere.Inoltre tale doppia dicitura eliminerà de facto e de iure il riconoscimento della doppia genitorialità omosessuale. Proprio per questo motivo il Garante della privacy l'ottobre scorso aveva bocciato la proposta perché - così sosteneva - discriminante nei confronti delle coppie omosessuali. In realtà è discriminante per le famiglie riconoscere l'omogenitorialità.Nonostante questo provvedimento, è prevedibile che i giudici faranno spallucce alla decisione di Salvini e continueranno a riconoscere la doppia genitorialità gay.(Gender Watch News, 5 aprile 2019)I CASI DI INGIUSTA DISCRIMINAZIONE DEI GAY NON CI SONO NELLA REALTÀSecondo l'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori che fa capo al Ministero degli Interni le persone omosessuali e transessuali non sono discriminate. Infatti in 7 anni si sono registrati su tutto il territorio nazionale solo 140 casi di discriminazione per orientamento sessuale che costituiscono reato. Ciò vuol dire un caso all'anno per ogni regione italiana.Un'altra prova che la cosiddetta omofobia è inesistente come fenomeno, ma la percezione collettiva è ben diversa proprio perché i media gonfiano o addirittura si inventano casi di ingiusta discriminazione.(Gender Watch News, 20 marzo 2019)LA SANTA SEDE ALL'ONU DIFENDE IL SESSO COME UN DATO OGGETTIVOL'arcivescovo Bernardito Auza osservatore all'Onu per la Santa Sede ha dichiarato nell'incontro Uguaglianza di genere e ideologia gender: proteggere le donne e le ragazze", promosso dall'Onu che esiste «preoccupazione per l'insegnamento dell'ideologia gender ai bambini, in modo che i ragazzi e le ragazze siano incoraggiati a mettere in discussione, fin dalla più tenera età della loro esistenza, se sono maschi o femmine suggerendo che il sesso ognuno lo può scegliere», ribadendo che esiste «il diritto a non essere discriminati di quanti non si sentono rappresentati dal loro sesso biologico».«Non si deve ignorare - ha continuato Auza - che sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare. D'altra parte, la rivoluzione biotecnologica nel campo della procreazione umana ha introdotto la possibilità di manipolare l'atto generativo, rendendolo indipendente dalla relazione sessuale tra uomo e donna. In questo modo, la vita umana e la genitorialità sono divenute realtà componibili e scomponibili, soggette prevalentemente ai desideri di singoli o di coppie».Parlando poi dell'ideologia gender ha sottolineato che «questa ipotizza un'identità personale svincolata dal sesso. Una cosa è comprendere la fragilità umana o la complessità della vita, altra cosa è accettare ideologie che pretendono di dividere in due gli aspetti inseparabili della realtà. Quando si mette in discussione la dualità naturale e complementare dell'uomo e della donna la nozione stessa di essere umano viene minata. Il corpo non è più un elemento caratterizzante dell'umanità. La persona è ridotta a spirito e volontà e l'essere umano diventa quasi un'astrazione».Infine Auza ha ricordato che il sesso genetico e tutte le caratteristiche sessuali «sono dati oggettivi, non scelte soggettive».(Gender Watch News, 26 marzo 2019)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7351FESTA DELLA DONNA, LA MOGLIE DI BIDEN PREMIA UN TRANSESSUALE, CIOE' UN UOMONon stupisce che i democratici non sappiano nemmeno dire cos'è una donna visto che usano le loro energie per promuovere l'agenda LGBTdi Valerio PeceNel giorno della Festa della Donna, la first lady Jill Biden e il segretario di Stato americano Antony Blinken hanno consegnato il "Premio Internazionale Donne di coraggio" ad un trans. L'articolo potrebbe anche finire qui, ma è giusto almeno registrare la reazione di chi, non potendo fare altro, per manifestare il proprio disappunto si è adoperato su Twitter con ogni possibile registro e colore. Ecco allora il realismo politico di Sarah Sanders, governatore dell'Arkansas, che twitta così: «È la Giornata internazionale della donna, un buon momento per ricordare che i democratici non possono nemmeno dirti cos'è una donna».Ma c'è anche l'ironia amara della conduttrice tv Dana Loesch («La first lady è stata gentile a incoraggiare lo svilimento delle donne nella "Giornata internazionale della donna". Cancellare le donne è un abuso»), nonché il black humor del giornalista Derek Hunter («A quanto pare gli uomini sono molto meglio delle donne a fare le donne. Datevi più da fare, signore!»). C'è lo sdegno "classico" di Jennifer Barreto, analista politica e voce della comunità ispanica («Tutto ciò è vergognoso e inaccettabile!»), e c'è la sconsolata presa d'atto di Christopher Bedford, direttore della Common Sense Society: «Non siamo un paese serio». Infine la questione vera, un misterioso interrogativo di fondo che emerge dal tweet della repubblicana Karoline Leavitt: «Perché i democratici fanno gli straordinari per promuovere l'agenda trans?».SE È IL VOCABOLARIO A DECIDERE COS'È UNA DONNAAlla cerimonia tenuta alla Casa Bianca l'attivista argentina Alba Rueda è stata presentata da Jill Biden come una «donna transgender che ha lavorato indefessamente per porre fine alla violenza contro la comunità LGBTQ plus in Argentina». Per la cronaca, a Rueda si deve l'approvazione della legge che in Argentina riserva alle persone transgender l'uno per cento dei posti di lavoro del settore pubblico. A fronte di tutto ciò, se anche il Cambridge Dictionary ha aggiornato la sua definizione di "donna" al fine di includere i transgender (donna, adesso, è anche «un adulto che vive e si identifica come femmina anche se può aver avuto un altro sesso alla nascita»; ad esempio, sempre secondo il Cambrige, «Mary è una donna a cui è stato assegnato il genere maschile alla nascita»), l'operazione di "normalizzazione" (e di alterazione della realtà) sembra essere completamente riuscita. Con l'ovvia conseguenza che a ogni rimostranza verrà messa la mordacchia (compresi gli scempi accaduti in quelle cliniche che avviavano alla transizione persino preadolescenti autistici).Per annusare l'antifona, basta leggere l'accigliato e perentorio messaggio dell'ultraprogressista premier canadese Justin Trudeau, che proprio l'8 marzo così scriveva: «[...] voglio essere molto chiaro su un'altra cosa: le donne trans sono donne. Resisteremo sempre a questo odio, ogni volta che si verificherà». Ora, «chiamare "odio" la biologia di base», come su twitter gli ha risposto un utente, è il solito giochino liberal, perché se è lecito restituire la complessità della realtà, tutt'altra cosa è ridisegnarla completamente, lasciando - all'interno di una vera e propria "guerra alla donna" i cui contorni si allargano ogni giorno di più - che il sesso femminile dipenda soltanto da un'autopercezione.Questo è esattamente il piano a cui anela il potente e variegato universo progressista: da Biden a Trudeau, da Sanchez a Macron, da un sistema scolastico appiattito all'inverosimile alla martellante industria dell'intrattenimento (senza nemmeno considerare la violenza blasfema con cui in questi giorni si è sbeffeggiata la Madonna per le vie di Milano). Il tutto con i grandi dizionari e le storiche enciclopedie a fare da zerbino al pensiero unico, forse il colpo peggiore. Il sulfureo disegno lo ha spiegato benissimo Anna Perenna, che in un articolo su Feminist Post ha parlato in un modo inedito e trasparente del rapporto (malato) tra la sinistra e le donne, che dal pensiero progressista si sentono ormai «tradite, maltrattate, umiliate. E infine soppiantate da neo-donne auto-identificate ben più attraenti e funzionali delle "vecchie" donne per nascita».DONNE E SINISTRA: UN AMORE TOSSICOUn rapporto tossico, quello tra progressismo e donna - ben approfondito sul Timone di marzo -, tale che, scrive Perenna, «a un certo punto bisogna per forza aprire gli occhi, soprattutto quando l'adulterio è talmente grosso e palese che non è più possibile far finta di niente». La giornalista, esponente del femminismo radicale gender critical, intravede l'inizio della fine nell'apertura di credito incondizionata e senza distinguo (fondamentalmente miope) al movimento lgbtq+. «Siamo state noi a sostenere ed accogliere il movimento omosessuale prima e transessuale poi», scrive la giornalista, «quei maschi ci apparivano fragili, dolenti, rassicuranti, non minacciosi dal punto di vista sessuale, amici sinceri ed alleati convinti nelle battaglie contro l'odiato patriarcato. E anche coloro che chiedevano di vivere sereni con un nome femminile ed un corpo sofferto e ricostruito, che male ci facevano, quali minacce potevano presentare per noi?».Ma ecco l'inganno, inaspettato come un agguato nella notte: «Ebbene, proprio in quel mondo lì, dove ci sentivamo a casa, al sicuro, protette e rilassate, è nato un movimento strano, colorato ma aggressivo, militaresco [...], e tanti nostri vecchi compagni ci si sono ritorti contro. Tanti di quei maschi complici di nostre confidenze e di battaglie contro l'odiato patriarcato hanno cambiato fronte, l'alleanza maschile a sinistra è diventata un patto d'acciaio in nome di comuni ideali raccontati come progressisti».Lo scritto di Feminist Post si spinge anche a osare l'inosabile, descrivendo ciò che davvero cova dietro il subdolo piano declinato al maschile, e cioè «un brodo ancestrale di livore, invidia, rancori millenari, desideri inespressi verso il nostro corpo sessuato e la nostra capacità di dare la Vita. I maschi hanno fatto catenaccio fra di loro contro di noi, cosa che sanno fare egregiamente da millenni, e ci hanno letteralmente tolto la terra sotto i piedi». Quale fotografia migliore del premio "Donna Coraggio dell'anno" consegnato dalla first lady e dal Segretario di Stato ad uomo che si percepisce donna? Nel giorno della Festa della Donna, ovvio. Per evitare di essere fraintesi.La chiosa finale di Anna Perenna, a seconda di come si voglia leggerla, è un pugno nello stomaco, una sveglia, una gomitata benevola ad un mondo femminile che con troppa lentezza sta accorgendosi della guerra che gli è stata dichiarata; un passaggio che in ogni caso rappresenta un salutare cambio di passo nella storia recente del femminismo italiano. Le parole della giornalista sono da meditare: «Geniali, hanno addirittura creato le neo-donne: quelle tradizionali, cioè noi, siamo superate: tutti sono donne, tutti possono esserlo, problema risolto. Qualcosa non torna, che ne è di noi?».
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7313LA TAVOLA ROTONDA SULL'OMOSESSUALITA' CHE ASSOMIGLIA A UN FRULLATO MISTO CHE CONFONDE LE IDEE di Mauro FaverzaniSi è svolta lo scorso 13 gennaio presso sala Voltini del Centro Culturale Cappuccini di Argenta una tavola rotonda sul tema «Dialogo: un ponte che unisce - È possibile un dialogo fra religioni e omosessualità?», patrocinato dal Comune. Tra i relatori, erano presenti il presidente Arcigay di Ferrara, Manuela Macario, il coordinatore del centro culturale islamico, Hassan Samid, e don Alessio Grossi, psicanalista e referente del Consultorio diocesano, parroco della chiesa di San Giacomo apostolo a Ferrara, inviato all'evento dall'arcivescovo, mons. Giancarlo Perego, a nome del quale ha ripetutamente dichiarato di parlare.Il che complica un po' le cose, specialmente in alcuni passaggi particolarmente critici dell'intervento di don Grossi. Ad esempio, laddove affronta quella che lui definisce, all'interno della Chiesa, «la posizione forse più conosciuta, quella più conservatrice, tradizionalista», come se, all'interno del Corpo Mistico di Cristo, vi fosse spazio in merito per l'opinione e non vi fosse invece già una dottrina unica ben codificata e consolidata, valida per tutti. Ebbene, il relatore ha specificato come, a suo avviso, tale «posizione» veda «non tanto nell'omosessualità quanto negli atti omosessuali un qualcosa contro natura», ma sbaglia nel bollarla come «ideologico-religiosa», fonte di «discriminazione» e tale da provocare «sofferenza in tante persone, in tante comunità, in tante famiglie». È vero proprio il contrario. Innanzi tutto, come precisa il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2357 è una posizione fondata «sulla Sacra Scrittura» e non è il frutto di un'ideologia, di alcun tipo. Inoltre, a differenza di quanto da lui dichiarato, anche le «tendenze omosessuali» vengono definite, in sé considerate, come un'«inclinazione oggettivamente disordinata» (Catechismo, n. 2358), benché certamente più gravi siano «gli atti di omosessualità» in quanto «intrinsecamente disordinati», «contrari alla legge naturale» ed, in quanto tali, certamente non da assecondare, né da "coccolare". In questo senso, parlare - come fa don Grossi - di «carisma omosessuale» è veramente fuorviante, oggettivamente infondato e tendenzialmente scorretto, dando per scontato che don Grossi il Catechismo lo conosca.LA CHIESA CATTOLICA PRESENTA POSIZIONI MOLTO DIVERSE? NON È VERO!Massimo rispetto e massima comprensione per la persona in quanto tale, come è sempre stato e come la Chiesa ha sempre fatto, persona da accogliersi «con rispetto, compassione, delicatezza», evitando «ogni marchio di ingiusta discriminazione», ma anche indicando con chiarezza la strada da percorrere, perché si possa essere e ci si possa dire davvero cattolici: «Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita e, se sono cristiane, ad unire al sacrificio della Croce del Signore le difficoltà, che possono incontrare in conseguenza della loro condizione». Già da qui appare allora infondata l'entusiastica uscita ad effetto di don Grossi all'inizio del proprio intervento: «La Chiesa Cattolica presenta posizioni molto diverse, a volte anche contrastanti». Non è vero: in quanto Chiesa, di posizione ce n'è una molto chiara, molto definitoria ed è quella contenuta nei due articoli del Catechismo citati, validi e vincolanti per tutti. Che poi i singoli fedeli possano avere le proprie idee, giuste o sbagliate che siano, è fatto che in sé non tocca la dottrina cattolica, che viceversa è unica.Don Grossi definisce poi sbrigativamente «follie» le «terapie riparative», ma anche qui è bene capire di che cosa si stia parlando. Il percorso di cambiamento in genere proposto, in realtà, non consiste nell'estirpare, sopprimere o negare l'orientamento sessuale indesiderato, bensì in un processo di maturazione globale della personalità, in una migliore conoscenza ed accettazione dei propri limiti e delle proprie possibilità, in una vita di relazione più piena e non più dominata dalla paura e dalla vergogna. L'approccio clinico, quindi, può aiutare persone con - come si dice - un'«identità di genere» ferita, indipendentemente dal fatto che questo problema si manifesti con un'attrazione omosessuale o con un altro tipo di sintomo, come evidenziano vari tipi di approcci sviluppatisi soprattutto negli ultimi decenni.UNA MANO TESA, NON UN OSTACOLOIn ciò non vi è nulla di "folle", nulla di strano, nulla di scandaloso, anzi rappresenta un valido aiuto proprio per elaborare quella capacità di relazione matura e quel riconoscimento di un'alterità, che lo stesso don Grossi auspica per le persone omosessuali. Una mano tesa, dunque, non un ostacolo. Così, quando il Catechismo spiega come la loro «inclinazione» costituisca «per la maggior parte di loro una prova» (n. 2358) non si tratta di gettare la croce addosso a nessuno, bensì di sollecitare una presa di coscienza ed un'assunzione di responsabilità verso sé stessi e verso gli altri, che fa crescere, che fa maturare, che migliora, non qualcosa di cui la Chiesa debba quindi «chiedere perdono», come don Grossi ha azzardato, specificando di accompagnare «in un cammino di fede anche alcune coppie, sia di uomini che di donne». Ora, se con ciò si riferisce a coppie omosessuali, di fatto don Grossi sta ripensando una morale slegata dalla dottrina. Il che, evidentemente, specie parlando da sacerdote e da inviato del suo Arcivescovo, non va bene. A maggior ragione quando giunga ad affermazioni, che suonano più come uno slogan che come una riflessione oggettiva, quale: «Anche le persone omosessuali sono capaci di generatività». Ecco, qui proprio non ci siamo, qui si va oltre, anzi contro il dato di fatto, il dato esperienziale. Di quale "generatività" si sta parlando? Lo stesso Catechismo chiarisce come le relazioni omosessuali precludano «all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati» (n. 2357). Ma - osserva don Grossi - «quante coppie anche eterosessuali non hanno figli ma possono vivere una dimensione generativa?». La realtà però è molto diversa. Ogni bambino ha bisogno di due figure sessualmente complementari ossia di un papà e di una mamma o comunque di due persone di riferimento di sesso diverso. A chi sostenga il contrario ha già risposto l'American College of Pediatricians, che, in una lettera inviata alla rivista Pediatrics, ha contestato le affermazioni a favore dell'omogenitorialità: «Troviamo questa posizione insostenibile - ha dichiarato - e, se attuata, gravemente dannosa per i bambini e la famiglia. Siamo contrari a questa posizione a causa dell'assenza di prove scientifiche a suo sostegno e delle potenziali conseguenze negative sui bambini. Concedere lo status di matrimonio legale alle unioni omosessuali sarebbe un tragico errore di calcolo, che porterebbe danni irreparabili alla società, alla famiglia e ai bambini». In realtà, salvo rare eccezioni, la ricerca finora condotta sull'omogenitorialità è di pessima qualità, segnata da un pressapochismo che pare spesso intenzionale e funzionale, nonché viziata da letture ideologiche dagli esiti scontati, preconfezionati e non obiettivi. In merito esiste tutta un'antologia di esempi, che sarebbe interessante citare, ma che rischierebbero di condurre troppo lontano rispetto agli spazi consentiti ad un articolo.CHE COSA È L'UOMO?Infine, don Grossi ha fatto riferimento, durante il suo intervento, a due punti di un documento dal titolo Che cosa è l'uomo? Un itinerario di antropologia biblica, elaborato dalla Pontificia Commissione Biblica. Il primo punto si trova al n. 185, laddove si legge: «La Bibbia non parla dell'inclinazione erotica verso una persona dello stesso sesso, ma solo degli atti omosessuali»; ed ancora al n. 188 è scritto: «Non troviamo nelle tradizioni narrative della Bibbia indicazioni concernenti pratiche omosessuali né come comportamenti da biasimare, né come atteggiamenti tollerati o accolti con favore».Ma è proprio così? Vediamo un po'...Levitico 18, 22: «Non giacerai con un maschio come si fa con una donna, è una cosa abominevole».Lettera ai Romani 1, 26-27: «Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in sé stessi la punizione, che s'addiceva al loro traviamento».1° lettera ai corinzi 6, 9-10: «Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio&ra
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7282ORA AI MEDICI INSEGNANO COME ASSISTERE I NEONATI LGBT (?!) di Giuliano GuzzoPressoché terminata la conquista dei grandi mass media - quindi delle redazioni di giornali e case editrici - nonché di larga parte del mondo accademico, l'ideologia gender ora si sta interessando ad un nuovo versante: quello dei reparti di neonatologia. Non è uno scherzo, ma quanto sembra vedendo ciò che si intende insegnare alla Harvard Medical School, facoltà di medicina della mitica Università di Harvard con sede a Boston, nel Massachusetts, uno dei templi del sapere nonché uno dei luoghi di formazione per futuri dottori più prestigiosi del pianeta.In tale facoltà, infatti, è da qualche tempo disponibile l'iscrizione ad un corso facoltativo finalizzato alla «cura di pazienti con diversi orientamenti sessuali, identità di genere e sviluppo sessuale». Il programma - che prevede partnership con strutture quali il Boston children's Hospital, il Massachusetts general hospital e la Cambridge health alliance - offre un iter di quattro settimane, volto a far sì che i futuri medici possano essere più preparati a seguire «pazienti» che «si identificano come lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuale o asessuale». Una descrizione, quella riportata fino a questo punto, che non solleva particolari allarmi.Anzi, per quanto opinabile tale corso si potrebbe perfino definire "normale", in un mondo in cui vengono strutturati programmi analoghi - ancorché di taglio non medico - da parte, tanto per fare un esempio, dei Comuni italiani, come mostra, Per una capitale dei diritti. Il podcast sulle politiche Lgbt+, un progetto frutto della collaborazione tra l'Ufficio Radio della direzione Comunicazione istituzionale del Gabinetto del sindaco e l'U.o. Diritti Lgbt+ del Dipartimento Pari Opportunità di Roma Capitale. Se perfino ai dipendenti comunali vengono proposti corsi in salsa arcobaleno, perché stupirsi se ciò avviene negli atenei?Il punto però qua è diverso. Infatti, se si va a leggere il sito della Harvard Medical School si scopre come il corso in parola tenterà di offrire ai futuri medici indicazioni su come meglio servire «persone di genere e appartenenti a minoranze sessuali nel corso della vita, dai neonati agli adulti più anziani». Avete letto bene: secondo la celebre facoltà di medicina americana, si può nascere Lgbt, ovvero «appartenenti a minoranze sessuali». Che si sia arrivati questo punto, come fa notare il sito Christianpost, non è un caso. Infatti questo corso non è tenuto da due medici qualsiasi, bensì da Alex Keuroghlian e Alberto Puig. Ora, c'è da dire che Keuroghlian è uno psichiatra e sostenitore Lgbt e sia lui sia Puig lavorano presso il Massachusetts General Hospital di Boston, il quale a sua volta non è un ospedale qualunque.Parliamo infatti di una struttura che offre interventi chirurgici transgender. Addirittura, nel 2020 i medici di tale ospedale chiesero, ricorda sempre Christianpost, l'approvazione per eseguire un intervento chirurgico unico nel suo genere: quello di attaccare il pene di un uomo morto a una donna che si identifica come trans. L'humus di riferimento, su cui è germogliata l'idea di un corso dove si contempla la possibilità che esistano «neonati Lgbt», non è dunque frutto di caso, neppure per un po'.Va detto che tuttavia alcuni osservatori hanno comunque tentato di buttare acqua sul fuoco, dicendo che quella attorno a questo corso è una polemica senza basi, dato che i «neonati» in questione altro non sarebbero che quelli classificabili come intersessuali. Come dire: nulla di strano, tutto a posto. Sarà. Sta di fatto che, anche così fosse, il percorso della Harvard Medical School, com'è presentato, suona comunque ambiguo. E, dato che esso è tenuto da professionisti totalmente favorevoli alla transizione di genere tra i minori, a pensare male si farà senz'altro peccato: ma non è detto che non si indovini.Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.IL DOCUMENTO CHOC DELL'ISTAT, CHE APRE AL GENDER FLUIDNoi possiamo pure, ovviamente, non occuparci dell'ideologia gender, ma possiamo stare tranquilli, si fa per dire, di una cosa: l'ideologia gender si occuperà di noi. Verrebbe da commentare ciò che propone, in una sua recente indagine, l'Istituto nazionale di statistica, l'Istat. Sì, perché in tale indagine, come peraltro segnalato da più cittadini all'attenzione di Pro Vita & Famiglia, vi sono almeno un paio di quesiti che, nella loro formulazione, sembrano strizzare l'occhio alle rivendicazioni Lgbt.Nel primo, infatti, si indaga l'appartenenza sessuale utilizzando come paradigma l'identità percepita - «Lei si percepisce (sente) dello stesso sesso registrato alla nascita?», è il quesito -, il che non può non suscitare un minimo di perplessità. Il secondo quesito di Istat, tuttavia, appare ancora più esplicito e allineato a linguaggio arcobaleno: «Scriva liberamente il genere a cui si sente di appartenere». Ora, non occorre essere veggenti per immaginare che - in particolare da parte della popolazione più giovane, e quindi più esposta agli slogan e talvolta all'indottrinamento dei mass media e degli influencer - in particolare questo secondo quesito possa risultare insidioso.Se infatti, per apparire "alla moda" o semplicemente sovrastimando un disagio che si vive, da tale indagine emergesse che, poniamo il caso, il 50% dei giovani sotto i 30 anni non si dichiarasse eterosessuale o si dichiarasse non-binary ecco che - possiamo scommetterci - i vari attivisti e giornalisti pro Lgbt faranno proprio all'istante questo dato, per rilanciare il mantra di un «Paese che cambia», della «società che arriva prima della politica» e via discorrendo, con assolute banalità di questo tipo. Non è perfino escluso che un esito come quello ipotizzato possa far risorgere dalle ceneri l'«urgenza» del ddl Zan: mai direi mai. Chissà.Quel che è sicuro, tornando all'Istat è che formulare simili quesiti costituisce sempre un rischio ideologico. Per un motivo semplice: è già successo. Basti ricordare quando, nel marzo 2019, fece il giro del web la notizia per cui «secondo la Coop» 4 italiani su 10 «si identificano in una identità piuttosto liquida». Si trattava, allora, dell'esito di questa ricerca, chiamata Uomo o donna? Non saprei e contenente la seguente domanda: «Come definirebbe la sua identità sessuale in una scala da 1 a 10 dove 1 è esclusivamente maschile e 10 esclusivamente femminile?».Ora, è chiaro che ponendo i quesiti in questo modo si possono solo - per le ragioni poc'anzi esposte - ottenere risultati bizzarri. [...] E si rischia di consegnare ai mass media e ai ultrapoliticizzati movimenti Lgbt un formidabile asso nella manica per tornare a rilanciare la loro assai discutibile agenda.(Giuliano Guzzo, Provita & Famiglia, 18 gennaio 2023)ARMANI SPIEGA CHE LA VERA TRASGRESSIONE È ESSERE ETEROChe poi Giorgio Armani ha detto una cosa così banale che pare strano la si debba considerare straordinaria. Eppure, in tempi di fluidismi vari, di Lgbtqxyz, di schwa, di gender, di ragazzi che si vestono da ragazze e ragazze che si vestono da maschietti, negli anni del "oggi scelgo come percepirmi", di smalti da uomo, di gambe pelose delle donne (chiedere alla fidanzata di Damiano dei Maneskin), ecco: in mezzo a tutto questo c'è un signore, di una certa età, capo di una casa di moda mica da niente, che piazza una coppia etero nella sua sfilata e dice: avevo bisogno di un po' di normalità.La vera trasgressione oggi è essere etero. Non l'ha detta così Armani, ma è quello che arriva al lettore. "È stata una scelta precisa", quella di impostare la sfilata della collezione uomo attorno a una coppia standard, perché banalmente "si parla di un uomo e di una donna che si vogliono bene, che si amano". Giorgio ha fatto sfilare in chiusura dello show, sulle note di Ludovico Einaudi, cinque coppie di innamorati che si abbracciano guardandosi negli occhi. Hai capito che rivoluzione? Voleva far "vedere questa realtà che piace a tutti, poi ci sono le trasgressioni, le varianti, le modernità, vanno bene, non dico nulla naturalmente, ma mi piaceva rivedere una coppia carina". Capito? Gli piaceva vedere "una coppia carina", una roba "normale", non nel senso che tutto il resto non esista o non debba esistere, ma nel senso che poi a fare i conti la maggioranza degli italiani, e non solo, si accoppia ad una persona di sesso opposto. Non fosse tanto per una questione di continuità della specie, basterebbe la statistica a spiegarlo.C'è poi un'altra lezione da imparare e mettere da parte. Quella sul "bello". Armani ha scelto dei modelli di una "bellezza imbarazzante", perché "il bello piace a tutti": "Forzare sul brutto, forzare sullo strano non mi appartiene".
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7250ANCHE GLI SCOUT SI ADEGUANO A GENITORE 1 E GENITORE 2 di Giuliano Guzzo«L'Associazione, come iniziativa educativa liberamente promossa da credenti, vive nella comunione ecclesiale la scelta cristiana» e i suoi soci adulti «sono donne e uomini che attuano il loro servizio nei modi propri dello scautismo, realizzando così, come membri della Chiesa, la loro vocazione cristiana». Questo recitano dei passaggi - precisamente presi dall'articolo 1 e dall'articolo 9 - dello Statuto Agesci, acronimo di Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani. Si è qui voluto citare tali passaggi proprio per rimarcare una cosa che dovrebbe essere già nota, e cioè che il legame tra gli scout Agesci e la Chiesa cattolica non è marginale o episodico, ma fondante: carta canta, come si suol dire.Per questo si faticano a comprendere novità come quelle che, a seguito dell'ingresso dell'associazione nell'ambito del Terzo Settore, vedono nella modulistica inviata ad Agesci e che la stessa rende disponibile sul suo portale - precisamente all'interno della scheda socio del censimento, dove compare una nuova voce indicata come "Potestà genitoriale" - la comparsa di tre voci, tra le quali, citiamo testualmente, «genitore 1 e genitore 2». Sembra uno scherzo, ma purtroppo non lo è: basta un veloce click al portale internet dell'associazione per verificarlo di persona. C'è da dire che in altri documenti, per esempio, quello del fac-simile della richiesta di partecipazione al percorso scout, l'associazione scoutistica evita di parlare esplicitamente di «genitore 1 e genitore 2», ripiegando su più neutre - e forse pavide - espressioni come «genitore», «uno dei due genitori», «potestà genitoriali» e così via.GENITORE 1 E GENITORE 2Resta però il fatto che sembrano essere provate delle indicazioni relative all'impiego, da parte dell'associazione in questione, di espressioni alternative a padre e madre. Non più tardi di alcuni giorni fa, in tal senso, Pro Vita & Famiglia aveva potuto visionare, relativamente al Gruppo Agesci di Castelfranco Veneto 3, una comunicazione agli associati - «Oggetto: rettifica sede assemblea di gruppo e richiesta dati anagrafici» - che proponeva una informativa che poteva essere sottoscritta online - tramite modulo doodle - si cita testualmente, dal genitore 1 o dal genitore 2. Dunque non ci sembrano essere dubbi su questa svolta, decisamente triste e preoccupante.Se infatti è risaputo che tale dicitura, genitore 1 e genitore 2 in luogo di padre e madre, costituisce una tendenza preoccupante e dilagante - non nata certo in Agesci, questo va detto - con la quale si vuole eclissare anche nominalmente la famiglia, appare però spiazzante che ad essa si accodino anche realtà che si dichiarano cattoliche. Tanto più che alcuni passaggi del magistero di Papa Francesco sono stati chiari, in questi anni di pontificato, come quelli della condanna dell'ideologia gender e delle sottolineature delle insidie contro la famiglia. Valgano, tra le tante che si potrebbero citare, le parole del Pontefice durante il discorso al Corpo Diplomatico, pronunciato nella Sala Clementina nel gennaio 2016. In quella occasione il Papa disse che oggi la famiglia è «minacciata dai crescenti tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell'effimero, una mancanza di apertura alla vita».Ora, che cosa è la scelta di impiegare l'espressione genitore 1 e genitore 2 al posto di padre e di madre se non un tentativo - certamente non il solo, per carità, ma uno di questi senz'altro - di «ridefinire la stessa istituzione del matrimonio»? Varrebbe la pena pensarci, a maggior ragione in seno a quelle associazioni, lo si ripete, che sono esplicitamente e ufficialmente di appartenenza cattolica, arrivando a richiamarla apertis verbis nei passaggi più significativi dei loro statuti. C'è tuttavia da aggiungere come in realtà come Agesci già da tempo si agitino correnti di pensiero non esattamente in linea con la citata «comunione ecclesiale».LA CARTA DEL CORAGGIO (CORAGGIO DI DIRE QUELLO CHE DICONO TUTTI?)Basti qui ricordare quanto accaduto nel 2014, quando - a seguito della route nazionale - l'associazione produsse la cosiddetta "Carta del coraggio", un documento che - tra le varie richieste alla Chiesa - proponeva anche, alla voce "Amore", una definizione palesemente relativista della famiglia («qualunque nucleo di rapporti basati sull'amore e sul rispetto») e facendo una sorta di lista della spesa, con la richiesta alla Chiesa di «rivalutare i temi dell'omosessualità, convivenza e divorzio, aiutandoci a prendere una posizione chiara».Da questo punto di vista si può ben capire come l'espressione «genitore 1 e genitore 2» sia addirittura quasi acqua fresca. Tuttavia, anche in questa novità terminologica si celano delle serie minacce. Spesso infatti non si considera come il linguaggio non sia solo uno strumento del comunicare, essendo anche - per molti versi soprattutto - un mezzo per pensare. Conseguentemente, nella misura in cui già oggi paternità e maternità sono già minacciati dalle nuove terminologie e opzioni in vitro conseguenti (con il padre non di rado ridotto a "donatore di sperma" e con la madre che vede il suo grembo sempre più spesso reso oggetto di commercio con l'utero in affitto), eclissare pure sotto il profilo lessicale, rimpiazzandoli, i termini «padre» e «madre» vuol dire piegare - in modo consapevole o meno, cambia poco - il proprio pensiero al pensiero dominante. Ce lo possiamo permettere? Essendoci di mezzo la principale cellula della società, la famiglia, e il suo destino, la risposta non può che essere negativa.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7243L'ULTIMO CARTONE DISNEY E' UN FLOP CLAMOROSOLa Disney ci ricasca e, fedele alle promesse dei mesi scorsi - ovvero di avere sempre più personaggi arcobaleno, fino a voler arrivare addirittura al 50% dei protagonisti Lgbt - è tornata alla carica con un altro film d'animazione a tinte gender. Anche l'ultima opera uscita in questi giorni al cinema, "Strange World", è infatti caratterizzato dalla narrazione Lgbt.La pellicola, infatti, include la prima storia d'amore apertamente gay tra degli adolescenti e rappresenta una sottotrama all'intero film. Una notizia, questa, che già era stata resa nota lo scorso giugno. Ciò che però desta subito e più di altre cose attenzione è questa imperterrita ostinazione, proprio della Disney, di promuovere a più non posso l'agenda Lgbtqi+ nei propri prodotti. Ormai, purtroppo, ne siamo abituati: film, cartoni animati, serie tv, sfilate nei parchi divertimento, gadget. Tutto prende i colori arcobaleno in modo ideologico. E tutto ciò dovrebbe - anzi deve! - spaventare e indignare famiglie e genitori, che non devono abbassare la guarda difronte a un indottrinamento così vasto e capillare.Ciò che, dall'altro lato, invece, consola - ed è l'altro aspetto del film che sta facendo davvero notizia - è il risultato di questa ennesima propaganda gender.La strategia arcobaleno, infatti, per l'ennesima volta - e diciamo noi fortunatamente - non paga affatto! Dopo il clamoroso flop di "Lightyear - la vera storia di Buzz", che portò sugli schermi dei più piccoli il primo bacio omosessuale (in particolare tra due donne) nella storia della Disney, ora l'altro fallimento sembra arrivare proprio da "Strange World", che a fronte di un budget di produzione di circa 180 milioni di dollari, ne ha incassati solamente 4 in questo primo periodo di distribuzione. Per fare un paragone: un anno fa, quando nello stesso periodo uscì "Incanto", quest'ultimo guadagnò ben 42 milioni all'esordio. Ma non finisce qui, perché "Strange World" ha anche fatto registrare il peggior punteggio di sempre su CinemaScore per un Classico Disney. Il film ha infatti ricevuto una "B" da CinemaScore dopo la sua uscita nelle sale nord-americane, il voto più basso di sempre per un cartone animato targato Disney. Chiaro indicatore che il film non è stato affatto gradito dal pubblico.Dicevamo: fortunatamente sta facendo flop. Fortunatamente? Beh, in realtà più che fortuna o caso possiamo dire che sia tutto merito di genitori e famiglie. Tanto in Italia quanto all'estero le famiglie sembrano evidentemente stufe di prestare il fianco alla propaganda gender e esporre i loro figli a questo martellamento mediatico.Purtroppo, però - e anche qui il caso c'entra ben poco - proprio questo bombardamento, come dicevamo, deve far riflettere e non far mai abbassare la guardia. E' vero, infatti, che non è la prima volta che un film di questo tipo fa flop, ma è vero anche che la Disney - dopo l'annuncio dei suoi dirigenti di voler promuovere l'agenda Lgbtqi+ - non si è più fermata in tale direzione. Dunque l'appello è sempre quello - e non lo ripeteremo mai abbastanza - di stare con gli occhi aperti sempre, per difendere l'educazione e la crescita (e il divertimento!) dei nostri figli e non prestare mai il fianco a questa nuova, ma ormai già rodata, industria dell'intrattenimento Lgbt.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7232UN CARDINALE CHIEDE UN'ENCICLICA CONTRO IL GENDER di Roberto de MatteiIl cardinale Wim Eijk, arcivescovo di Utrecht, in occasione della visita ad limina dei vescovi olandesi a Roma, ha chiesto alle autorità vaticane che il Papa emani un'enciclica per mettere in guardia contro la teoria del gender. La sua richiesta è stata presentata ufficialmente al cardinale Kevin Farell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Nel corso di una conferenza stampa tenuta a Roma, il 16 novembre, il cardinale ha spiegato che la Chiesa non si è ancora pronunciata su una teoria che viene promossa in tutto il mondo da organizzazioni di ogni tipo. Per questo c'è bisogno di un importante documento papale in cui gli insegnamenti della Chiesa vengono spiegati e, se necessario, ulteriormente sviluppati.Non è la prima volta che il cardinale Eijk, che unisce la competenza del teologo a quella del medico, chiede un intervento del Magistero sul gender. Il 16 maggio 2019, intervenendo alla Pontificia Università dell'Angelicum in occasione del Rome Life Forum, il cardinale ha esposto le radici storiche e ideologiche della teoria del gender, mostrandone le gravi conseguenze per la proclamazione delle fede cristiana.TRE GRAVI CONSEGUENZE DEL GENDERIn primo luogo, la teoria del gender per la separazione del genere dal sesso biologico, contraddice radicalmente l'insegnamento della Chiesa secondo cui il rapporto sessuale ha il suo posto solo fra un uomo e la donna dentro il matrimonio e deve essere sempre aperto alla procreazione. La teoria del gender implica invece una libera scelta del genere sessuale indipendentemente dal sesso biologico, accetta ogni tipo di orientamento sessuale, promuove il cosiddetto matrimonio fra persone dello stesso sesso biologico. Accetta anche rapporti sessuali extraconiugali, la maternità surrogata e la riproduzione artificiale.In secondo luogo, la teoria di genere promuove la legittimazione dell'aborto procurato - sotto i termini eufemistici dei diritti sessuali e riproduttivi - per evitare che una donna, involontariamente incinta, sia costretta ad assumersi il ruolo di madre, imposto dalla società occidentale.In terzo luogo, la teoria del gender impedisce la proclamazione della fede cristiana di per sé, minando i ruoli del padre, della madre, degli sposi, del matrimonio e del rapporto fra figli e genitori. Togliere o cambiare i significati del padre, della madre, del matrimonio, della paternità e della maternità rende difficile annunziare la fede in un Dio in tre Persone: Dio Padre, Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, e lo Spirito Santo di cui Maria, Madre del Figlio di Dio, è sposa. Inoltre la separazione del gender dal sesso biologico rende di per sé irrilevante, se il prete sia un maschio o una femmina.Per questo, conclude il cardinale Eijk, mostrare gli sbagli della teoria del gender è una cosa molto urgente, perché non è in gioco solo la morale sessuale, ma la stessa proclamazione della fede cristiana.Ci associamo alla richiesta del cardinale Eijk, che è una delle personalità più eminenti del collegio cardinalizio.LA TEORIA DEL GENDEROggi la teoria del gender si inserisce all'interno di un processo rivoluzionario di attacco alla famiglia, che va oltre la stessa idea di gender, come fa il cosiddetto xenofemminismo, che afferma "l'abolizione del gender" attraverso una moltiplicazione, all'infinito, dei generi e delle identità, secondo le tendenze e i gusti soggettivi di ciascuno. Il riconoscimento di innumerevoli generi viene considerato come il primo passo verso il rifiuto di accettare qualunque genere come criterio di significato immutabile.Sono idee utopiche e contraddittorie, ma l'utopia e la contraddizione è l'anima dell'errore. La verità invece non muta, segue regole immutabili, ha un valore oggettivo e universale. Per questo Pio XI nella Casti connubii invita a meditare l'idea divina sulla famiglia e il matrimonio e ed operare in conformità a questo modello. Un modello permanente e stabile che non muta nel corso dei secoli; un modello che può subire delle eclissi, avere delle crisi ma che ha una sua intrinseca perfezione.Il principio su cui si basa la vita della famiglia è l'esistenza di un ordine di valori assoluti, radicato nella natura dell'uomo. Una natura che l'uomo non ha auto-costruito e quindi non può decostruire, ma ha ricevuto da Dio, il quale ha stabilito delle leggi che regolano la vita dell'uomo, della società umana e dell'intero universo.Tale concezione della famiglia è fondata sull'idea che l'uomo nasce all'interno di una condizione storica data; che ha dei limiti invalicabili, a cominciare dalla morte; che esiste una natura oggettiva ed immodificabile; che questa natura ha la sua origine in Dio, creatore dell'ordine dell'universo.La legge dell'umanità riunita in società è la dipendenza. Tutto dipende da qualcosa, nulla si autodetermina. Il principio di causalità regge l'universo. Questa regola appartiene ai principi primi e indimostrabili che già Aristotele aveva colto nella realtà. Il rifiuto della realtà, il rifiuto dell'evidenza, il rifiuto della logica è la caratteristica degli errori che ci aggrediscono: ciò porta allo squilibrio e alla follia. Solo chi segue le leggi immutabili della logica, della metafisica e della morale, illuminate dalla luce della fede, è in grado di ricostruire una società che si decompone.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7214LA SUPERMODELLA COMPRA LA BAMBOLA AL FIGLIO PER EVITARE CHE GIOCHI CON LE MACCHININE di Giuliano GuzzoIl Natale si avvicina, nelle città fervono i preparativi per addobbi e luminarie e nelle case si inizia a respirare un clima d'attesa. Purtroppo, però, non c'è solo questo. L'Avvento infatti da alcuni anni coincide con una polemica che ciclicamente si ripresenta: quella contro i regali sessualmente tipizzati ai bambini. Bambole rosa alle bimbe e camioncini ai maschietti, assicurano i corifei del pensiero dominante, sarebbero diseducativi, perfino pericolosi; e ormai c'è purtroppo chi ci crede.Una testimonianza al riguardo viene in questi giorni dalle cronache, a proposito della scelta di Emily Ratajkowski, 31 anni, supermodella e attrice statunitense che ha recentemente condiviso una preoccupazione quanto meno originale: il figlioletto Sylvester Apollo, nato nel marzo, gioca molto con i camion, pare gli piacciano proprio. E dove sta il problema, uno si chiederà? In effetti, ciò non costituisce affatto un problema. Eppure, Ratajkowski - che dopo la separazione con il marito, Sebastian Bear-McClard, è una mamma single - lo è.È PAZZESCO, ADORA I CAMIONLo ha detto lei stessa, mentre dialogava nel corso di una recente intervista: «È pazzesco, Sly adora i camion. Si entusiasma così tanto, ama giocare con qualsiasi cosa con le ruote». Di qui la preoccupazione materna, verso quello che evidentemente considera qualcosa di anomalo: «Questa mattina gli ho ordinato una bambola e un servizio da tè perché mi sono detta: "Tutto questo va bilanciato"». «Mi piace l'idea», ha aggiunto la super top model, «di imporre il minor numero possibile di stereotipi di genere su mio figlio».Ora, le contraddizioni delle parole di Emily Ratajkowski sono varie e di massima evidenza. Anzitutto perché se il figlioletto adora i camion - senza che nessuno, tanto meno la madre, lo abbia spinto in tal senso, è evidente come di mezzo non ci sia alcuno stereotipo, bensì una preferenza naturale; in secondo luogo, va rilevato come se una imposizione ci sia è proprio quella della bella modella e attrice nel momento in cui si è messa in tesa di rifilare una bambola e un servizio da tè al piccolo Sylvester Apollo senza che questi ne avesse fatto, a quanto è dato capire, alcuna richiesta.Detto ciò, vale la pena ricordare un aspetto sul tema che evidentemente non solo Ratajkowski ma anche tantissimi altri sembrano ignorare, e cioè che le differenti preferenze, tra maschi e femmine, verso i giocattoli sessualmente tipizzati, ecco, sembrano avere una base biologica. Vanno in questa direzione numerosi elementi, a partire dal fatto che siffatte differenze preferenze insorgono - e si osservano - già nei primi mesi di vita dei piccoli, quando cioè non solo i vituperati stereotipi di genere, ma neppure le conoscenze più elementari sull'esistenza sono state trasmesse ai neonati.I PICCOLI VANNO LASCIATI LIBERINon solo: analoghe differenze sia nelle preferenze dei giocattoli sia, cosa ancora più importante, nello stile di gioco, sono state osservate anche nei primati, animali molto vicini all'uomo ma che, per ovvie ragioni, è difficile immaginare condizionati dagli stereotipi di genere. Ancora, si può aggiungere che se il figlioletto di Emily Ratajkowski avesse avuto - ma non l'ha avuta - una preferenza per le bambole anziché verso «qualsiasi cosa con le ruote», come ha, non ci sarebbe dovuto essere nessun motivo di allarme. Non bisogna infatti confondere le preferenze ludiche, non di rado transitorie, dell'infanzia con l'identità di genere o altro.Ciò che infatti i paladini del pensiero gender si ostinano a non capire, infatti, non è solo che - come si diceva poc'anzi - bambini e bambine spesso e volentieri hanno preferenze diverse nei giochi (senza ciò, letteratura alla mano, abbia chissà quali ricadute negative nell'età adulta), ma anche che, molto semplicemente, i piccoli vanno lasciati liberi. Sì, liberi di divertirsi e di giocare come e con cosa meglio credono, senza imposizioni ideologiche di sorta. L'infanzia, almeno quella, resti libera dalla politica!
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7224LEGGENDA DEL CALCIO GRECO CONDANNATO A 10 MESI DI CARCERE PER UN POST SU FACEBOOKAttaccare le lobby LGBT ormai può costare davvero caro. Vassilis Tsiartas, una leggenda del calcio greco ora in pensione, ha infatti ricevuto una condanna al carcere e una multa per aver pubblicato su Facebook dei messaggi in cui ha citato il racconto della creazione della Bibbia per criticare una legge sul cambiamento di sesso.Tsiartas aveva scritto due post su Facebook per criticare una legge del 2017 che avrebbe abbassato l'età per cambiare legalmente il proprio sesso a 15 anni e rimosso altre barriere legali.Nel primo ha attaccato direttamente i parlamentari dicendo che sperava "che i primi cambi di sesso vengano fatti ai figli di coloro che hanno votato per questo abominio" e che ora i membri del Parlamento possono anche "legalizzare la pedofilia e completare i loro crimini contro natura".Nel secondo ha fatto riferimento alla sua fede dicendo che la "dignità" umana proveniva da un potere superiore all'umanità. "Dio creò Adamo ed Eva. Il resto [delle identità di genere] è stato prodotto per il consumo".Tsiartas ha ricevuto una pena detentiva di 10 mesi (attualmente sospesa) e una multa di 5.000 euro dal tribunale uninominale per i reati minori di Atene. La "Transgender Support Association", che aveva intentato la causa, ha definito la punizione delle sue opinioni bibliche "particolarmente importante per la comunità transgender". Tsiartas intende ora presentare ricorso contro la decisione.Nota di BastaBugie: per vedere i gol di quando Vassilis Tsiartas giocava nel campionato spagnolo vestendo la maglia del Siviglia, vai in fondo a questa pagina.Tommaso Scandroglio nell'articolo seguente dal titolo "Uomo si crede donna disabile, delirio in salsa gender" parla del norvegese Jorund Alme, sano, che però va in giro in carrozzina perché dice di aver sempre voluto essere una donna disabile. Una scelta, afferma, "sessualmente motivata", che si basa sulle stesse premesse dell'ideologia trans. Il punto è sempre lo stesso: la volontà che si scontra con la realtà.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 novembre 2022:Prendete la sindrome di Münchhausen, aggiungete una buona dose di teoria del gender, agitate bene e il risultato sarà la storia del signor Jorund Alme, ben raccontata da Fabrizio Cannone su La Verità. Chi è affetto dalla sindrome di Münchhausen si finge malato in genere per attirare l'attenzione, per essere al centro di cure amorevoli. Ora il signor Alme, di origine norvegese, non solo si crede donna ma anche disabile, pur essendo lui sanissimo. O meglio: si pensa donna disabile. Ciò a dire che nella sua testa egli non riesce a dissociare l'idea di donna da quella di disabilità. Infatti il nostro norvegese, intervistato durante il programma Good Morning Norway, ha dichiarato che la sua scelta è "sessualmente motivata".La differenza tra lui e chi soffre della sindrome di cui sopra sta soprattutto nel fatto che questi ultimi fingono una malattia e, invece, Alme non vuole ingannare nessuno sul suo stato di completo benessere, ma si identifica in una donna disabile perché questo è stato il suo desiderio da sempre, tanto che va in giro in una carrozzella. Lo sappiamo: è contraddittorio sapersi sano ma identificarsi in un malato. Ma così è.Questa storiella si potrebbe anche chiudere qui, concludendo che il signor Alme non ha tutte le rotelle a posto e che è davvero disabile, ma nella testa, non nelle gambe. Purtroppo Jorund Alme si fa chiamare Jorund Viktoria Alme e quando c'è di mezzo una persona transessuale tutto ciò che fa e dice è serissimo e, già in partenza, rispettabilissimo. Lo scudo trans quindi rimanda al mittente qualsiasi critica e infatti, con furbizia, Alme la butta sull'appartenenza sessuale: il mio voler essere disabile è legato alla sfera sessuale, come appuntavamo poco sopra.Non solo, ma Alme afferma "di avere un disturbo dell'integrità corporea". Come esiste la cosiddetta disforia di genere così abbiamo anche la disforia corporea. E come nel primo caso si vuole adattare il corpo a ciò che la mente desidera così avviene anche nel secondo caso, mettendo a sedere su una sedia a rotella un uomo sano. E dunque, come un maschio si può comportare da donna, un sano può comportarsi da malato. Il ragionamento, poste le premesse erronee, non fa un grinza e, per questo motivo, la scelta di Jorund "Viktoria" Alme non può essere sindacata.Detto tutto ciò, il sospetto che Alme si sia inventato questo "disturbo dell'integrità corporea" per cercare un po' di notorietà è forte. Se costui si vuole davvero identificare in una donna disabile, perché allora non si fa paralizzare realmente? Anche gli uomini che si pensano donne spesso si fanno evirare. Inoltre la nostra Viktoria ha una compagna e due figli: una vita fino a 5 anni fa da perfetto maschio norvegese. Pare dunque una bizzarra versione della sindrome di Münchhausen: fingersi malato per attirare l'attenzione. Alme ci è riuscito così bene, in questo intento, che ha attirato l'attenzione anche di molte persone realmente disabili, le quali giustamente si sono sentite ferite da questo impostore, perché loro non hanno scelto la sedia a rotelle, è questa che ha scelto loro. La paralisi è un dramma che non sopporta finzione, ma solo rispetto. In merito a queste critiche il finto disabile ha così commentato: "Spero che nessuno prenda male il fatto che io usi la sedia a rotelle come ausilio, perché mi aiuta [nel senso, da lui spiegato, che si riposa, ndr]. Non utilizzo nessuna risorsa. Ad esempio, non uso il parcheggio per disabili, perché nella mia situazione non mi serve". La pezza peggiore del buco.In giro per il mondo vi sono casi analoghi: persone che si credono gatti o alieni (e modificano anche il loro aspetto per assomigliare a felini e marziani) o appartenenti, loro bianchi, all'etnia africana. Il punto è sempre quello: la volontà che si scontra con la realtà. La rivoluzione contro Dio ha un tratto distintivo: la lotta al reale perché inteso come limite ai propri desideri. L'uomo, nel suo delirio di onnipotenza, vuole essere anche ciò che non potrà mai essere, travalicare anche i confini della propria biologia. Ogni vincolo imposto dalla realtà - sesso, sanità, etnia, specie - deve essere abbattuto perché castrante un Io che vuole espandersi all'infinito. Una ragione messa in carrozzina.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7189GLI STUDENTI RINUNCIANO A CRITICARE IL GENDER PER PAURA DI ESSERE ATTACCATI di Federico CenciOgnuno può prendere parte al dibattito pubblico. Ma per evitare di essere demonizzato o ridicolizzato, ognuno deve unire la propria voce al coro del pensiero unico. Opinioni dissonanti non sono ammesse. Nel democratico mondo contemporaneo funziona - ahinoi - così. Succede allora che la paura di una reazione negativa costituisca un deterrente alla riflessione critica, spingendo uomini e donne all'omologazione. E succede anche che gli organizzatori di conferenze pubbliche si sottraggano dall'invitare relatori noti per punti di vista controcorrente per non incorrere nella fatwa dei depositari del politicamente corretto.È quanto dimostra uno studio effettuato in Regno Unito dall'Higher Education Policy Institute e ripreso da The Christian Institute. L'autore, Josh Freeman, ha constatato tra gli studenti una forma di «autocensura» che si verifica appunto quando si preferisce evitare di invitare relatori «a causa dei loro precedenti commenti "problematici"». Freeman ha intervistato ventuno coordinatori di eventi studenteschi in diverse università britanniche. Chi tra loro ha "osato" opporsi a questa forma diffusa di censura surrettizia ha dovuto far fronte ad attacchi verbali. Non solo, «nei casi più gravi», prosegue l'autore dello studio, «gli studenti sono stati vittime di molestie». La questione non ha lasciato indifferenti i vertici degli atenei. La vice-cancelliere dell'Università di Oxford, Louise Richardson, ha evidenziato «la necessità di preservare la libertà accademica e la libertà di parola» come una «sfida chiave» per gli anni a venire.La recente ricerca fa il paio con un sondaggio uscito ad inizio mese ad opera del Policy Institute del King's College di Londra, dal quale emerge che un numero crescente di studenti ritiene che la libertà di parola nella propria università sia oggi minacciata. Il 34 per cento degli intervistati afferma che è "molto" o "abbastanza" minacciata, rispetto al 23 per cento del 2019. Quasi la metà degli studenti (il 49 per cento) ravvisa che gli atenei stiano diventando «meno tolleranti» verso «un'ampia gamma di punti di vista» e il 25 per cento dice di aver sentito "spesso" o "abbastanza spesso" episodi in cui la libertà di parola è stata «inibita» nella propria università, rispetto al 12 per cento del 2019. Ecco allora che più della metà (il 51 per cento) concorda sul fatto che queste paure impediscano alle persone di esprimere le proprie convinzioni.Ma quali sono i temi tabù? Nello specifico, il 34 per cento degli intervistati ammette che, a causa di questo clima, non esprime in pubblico la propria opinione in merito all'identità di genere. Non c'è da stupirsi. La tendenza a voler «zittire chi pensa diversamente» - per citare un articolo in cui il magistrato Vladimiro Zagrebelsky difendeva la libertà di Pro Vita & Famiglia di contestare l'aborto - è molto in voga tra i paladini dei cosiddetti diritti civili. Il politicamente corretto si è fatta religione laica e qualsiasi pulsione di dissenso è considerata un'eresia da censurare. Oggi occorre quindi coraggio per difendere vita nascente, famiglia naturale, priorità educativa dei genitori, presenza della fede nello spazio pubblico. [...]Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.SALVA LA LEGGE DELLA FLORIDA CHE VIETA IL GENDER NELLE SCUOLEIn Florida è salvo il Parental Rights in Education Act, ovvero la legge promossa dal governatore Ron DeSantis che vuole vietare la diffusione di contenuti sessuali - e pro-gender - nelle scuole dello Stato.La scorsa settimana, infatti, si è chiusa con la decisione di un giudice federale - la seconda in meno di un mese - che si è rifiutato di bloccare il provvedimento proposto da DeSantis, come invece sostenuto da alcuni politici e associazioni Lgbt che figuravano tra i "querelanti".Il distrettuale statunitense Wendy Berger, con sede a Orlando, infatti, ha emesso la decisione tramite un documento di 28 pagine, negando la richiesta di ingiunzione preliminare contro il Parental Rights in Education Act della Florida. Gli oppositori al disegno di legge avevano sostenuto che il provvedimento avrebbe lo scopo di promuovere la discriminazione e portare al bullismo di bambini con "identità di genere" confuse. Tuttavia, Berger ha osservato che "i documenti e le istanze avanzate al suo tribunale non hanno provato nessun pericolo del genere".Il giudice ha poi ribadito che "la corte è solidale" con l'idea che un bambino possa essere vittima di bullismo a scuola per questioni legate al genere e ciò è inaccettabile. Tuttavia, la realtà dimostra che "i bambini delle scuole fanno i prepotenti e sminuiscono i loro compagni di classe per tutta una serie di ragioni, tutte inaccettabili, e molti dei quali non hanno nulla a che fare con l'identità di genere di un compagno di classe".La legge della Florida - lo ricordiamo - vieta alle scuole di insegnare ai bambini dalla scuola materna alla terza elementare il transgenderismo e altre questioni legate all'ideologia di genere o alla sessualità. La legislazione limita anche le discussioni sulla sessualità per i bambini più grandi - parlando di contenuti "adeguati all'età" - e impone ai genitori di essere informati di qualsiasi cambiamento che potrebbe influire sul benessere fisico, emotivo o mentale dei loro figli, incluso se un bambino si identifica o vuole identificare come di un "altro genere" a scuola.(Provita & Famiglia, 24 ottobre 2022)IN INGHILTERRA I DETENUTI TRANS CON GENITALI MASCHILI NON POTRANNO PIÙ STARE NELLE CARCERI FEMMINILIDopo gli scandali e le denunce di numerose associazioni, finalmente le autorità britanniche hanno deciso di rivedere quelle assurde policy che negli ultimi anni hanno permesso di tenere dei prigionieri maschi transgender all'interno delle carceri femminili.Il sottosegretario alla giustizia del Regno Unito, Brandon Lewis, ha infatti annunciato che i prigionieri transgender "con genitali maschili" non dovrebbero più essere detenuti nelle carceri femminili, specificando che presenterà una nuova policy a questo riguardo entro la fine dell'anno.Lewis ha dichiarato inoltre che le esenzioni a queste nuove regole saranno valutate caso per caso e che quest'ultime varranno anche per le donne transgender che sono state condannate per reati sessuali.Tra gli applausi, il sottosegretario ha dichiarato espressamente che "non può essere giusto che i detenuti transgender che sono stati condannati per gravi reati sessuali o che non hanno subito un intervento chirurgico di riassegnazione di genere vengano ospitati in un carcere femminile".(Provita & Famiglia, 17 ottobre 2022)IN INGHILTERRA INSEGNANTE LICENZIATA PER NON AVER ACCETTATO LE POLICY SUI TRANSGENDERIn Inghilterra negli ultimi anni l'ideologia Gender è stata diffusa ad ogni livello e benché ora le autorità stiano iniziando a fare timidamente marcia indietro, quelli che si oppongono a queste nuove policy sui transgender rischiano ancora molto.Ne sa qualcosa un insegnante di scuola elementare che all'inizio di quest'anno ha perso il lavoro dopo aver rifiutato di rivolgersi ad un alunna di otto anni con nome e pronomi maschili, perché lo riteneva sbagliato e pericoloso per l'alunna stessa.L'insegnante, che ha voluto restare anonima, ha ora avviato un'azione legale contro i dirigenti della scuola e il consiglio locale e il suo caso sarà ascoltato presso l'Alta Corte di Birmingham la prossima settimana.Prima di essere licenziata l'insegnante era stata sospesa lo scorso autunno proprio per essersi rifiutata di applicare le nuove policy per gli studenti transgender.(Provita & Famiglia, 19 ottobre 2022)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7181SULL'ABERRANTE ASPORTAZIONE DEL SENO ALLE ADOLESCENTI, ANCHE IL NEW YORK TIMES INIZIA AD AVERE QUALCHE DUBBIO di Giuliano GuzzoChi l'avrebbe mai detto. Perfino il giornale più famoso del mondo, un vero e proprio faro globale per la cultura liberal e progressista, ovvero il New York Times, si sta accorgendo che qualcosa non torna, nella narrazione arcobaleno - ovviamente rose e fiori, su quanti prendono la strada del «cambiamento» - dei baby transgender. Questo almeno pare di capire vedendo il contenuto di More Trans Teens Are Choosing 'Top Surgery', un lungo articolo del 26 settembre a firma della reporter Azeen Ghorayshi che, sul suo profilo Twitter, ha detto di essersi voluta soffermare sugli adolescenti transgender che, in America, subiscono interventi chirurgici di asportazione del seno, per vedere ciò «con quale frequenza sta realmente accadendo, perché e quali possono essere i rischi».In effetti, il suo servizio - pur non potendosi certo considerare critico verso le rivendicazioni Lgbt - contiene dei passaggi che, probabilmente per la prima volta sul celebre giornale della Grande Mela, quanto meno mettono in discussione certe visioni unilaterali sul tema. Anzitutto perché riporta un dato, che è quello degli interventi tra i minori di mastectomia vale a dire di asportazione chirurgica della mammella, presso il Kaiser Permanente Oakland Medical Center in California; ed è un dato impressionante dal momento che è passato dai cinque del 2013 al 70 del 2019, facendo segnare, in soli sei anni, una impennata del 1.300%. Non è finita.Sempre l'articolo New York Times, poi, accenna ad un aspetto noto ai critici delle posizioni arcobaleno ma che è significativo che venga rimportato da una simile fonte, e cioè quello di «uno studio su 136 pazienti transgender di età compresa tra 13 e 25 anni, metà dei quali aveva subito un intervento chirurgico» importante ed apparentemente migliorativo della loro condizione, se non fosse che «la maggior parte dei pazienti è stata intervistata meno di due anni dopo l'intervento chirurgico e quasi il 30% non ha potuto essere contattato o rifiutato di partecipare». Un vuoto di conoscenze di non poco conto.Anche perché, attenzione, non è affatto il solo. Ghorayshi segnala infatti, inoltre, che «pochi ricercatori hanno esaminato i cosiddetti detransitioners, vale a dire le persone che hanno interrotto o invertito i trattamenti di genere. A luglio, uno studio su 28 di questi adulti ha descritto un'ampia gamma di esperienze, con alcuni che provano un intenso rimpianto e altri che hanno un'identità di genere più fluida. Poiché così pochi studi hanno esaminato la detransizione». A seguire, non manca nell'articolo un riferimento al fatto che «molti medici chiedono ai giovani pazienti e ai loro genitori di fornire il consenso senza riconoscere le incognite» che accompagnano tali processi.Naturalmente, l'impostazione generale dell'intervento uscito sul New York Times non è - né avrebbe potuto essere, a ben vedere, vista la collocazione ideologica della celebre testata - di bocciatura inappellabile e tout court delle istanze Lgbt sui minori; non siamo cioè, per capirci, a livelli dell'Economist, giornale sempre celebre ma a che da anni denuncia le derive ideologiche della medicina e della chirurgia gender sui bambini. Tuttavia, fa comunque impressione leggere che perfino il quotidiano riferimento della sinistra mondiale ammetta che solo «piccoli studi suggeriscono che la chirurgia per la rimozione del seno» migliori «il benessere degli adolescenti transgender, ma i dati sono scarsi».Pur tra mille cautele, questo articolo ammette infatti che quello sui baby trans è un esperimento globale. Un esperimento del quale anche oggi «i dati sono scarsi» e che viene portato avanti sia per ragioni ideologiche, sia per motivi economici (gli interventi in questione costano, e costano pure parecchio). Ma se fosse tutto un enorme errore? Se domani ci si accorgesse - come già molte testimonianze di detransitioners lasciano intendere - che la medicina ha rovinato migliaia di giovani che andavano aiutati e non assecondati nel loro disagio di genere? Oggi, ed è questa la notizia più rilevante, neppure il New York Times esclude più un simile scenario.Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.IN SCOZIA LA METÀ DEI PRIGIONIERI TRANS HA CAMBIATO SESSO DOPO LA CONDANNALe autorità hanno rivelato che in Scozia metà dei detenuti transgender ora presenti nelle carceri ha iniziato la transizione di genere dopo la condanna. Il servizio carcerario scozzese ha infatti dichiarato che su sedici detenuti trans, ben otto hanno iniziato la transizione mentre erano in custodia.Il sistema carcerario ha inoltre rivelato che sei detenuti trans hanno condanne "attuali o precedenti" per reati sessuali. Siccome un numero imprecisato di uomini trans potrebbe essere presto trasferito nelle carceri femminili, queste rivelazioni hanno generato a nuove preoccupazioni riguardo all'attuale policy carceraria per i transgender.Le autorità hanno però rifiutato di rivelare quante denunce erano state presentate dalle detenute contro i prigionieri trans da quando la nuova policy sui transgender è stata introdotta nel 2014.(Provita & Famiglia, 11 ottobre 2022)NEGLI STATI UNITI UN PEDOFILO RICEVE MILIONI DI DOLLARI DI RISARCIMENTO PERCHÉ NON POTÉ CAMBIARE SESSO IN CARCEREIn Idaho un violento molestatore sessuale di nome Edmo ha ricevuto più di 2,5 milioni di dollari di risarcimento per le spese legali dopo aver citato in giudizio lo stato per avergli rifiutato le "cure di transizione di genere" mentre era incarcerato per aver abusato sessualmente di un ragazzo di 15 anni.Brady Summers, un uomo che ha frequentato Edmo per due anni, ha detto che lui non viveva da donna prima di andare in prigione e si era sempre presentato come un uomo gay mascolino.Nel 2019, il governatore dell'Idaho Brad Little aveva condannato il tentativo di Edmo di assicurarsi il suo intervento chirurgico mentre era incarcerato, affermando che non gli sembrava giusto che i soldi dei contribuenti venissero usati per pagare l'operazione di transizione a un pedofilo, peraltro anche contro il parere dei medici.La Corte ha però stabilito che i funzionari della prigione rifiutando la richiesta di intervento chirurgico di Edmo avevano violato l'ottavo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che vieta punizioni crudeli e insolite.(Provita & Famiglia, 14 ottobre 2022)L'ULTIMA TROVATA CHOC DELLA GERMANIA È L'ASILO LGBTA Berlino «aprirà, il prossimo anno, un asilo arcobaleno". E non nel senso di colorato e variopinto. E' la notizia choc data due giorni fa dal quotidiano La Verità.Un asilo, Kindergarten, «che sarà gestito principalmente da personale della comunità Lgbt». E che, scrive il giornalista Valerio Benedetti, «insegnerà ai bambini come far sbocciare il gay che è dentro di loro».Sembra una battuta, ma pare proprio che sia questo l'intento dell'operazione pseudo educativa. Nell'asilo ci saranno, «dieci normalissimi libri per bambini, ma anche tre in cui un principi sposa un principe», avrebbe riferito Marcel de Groot, futuro responsabile della "scuola di rieducazione" alla rivista tedesca Bild.Non si può non notare che c'è un lavaggio del cervello bello e buono, che con la scusa della tolleranza e dell'inclusione vuole promuovere certe tendenze sessuali e sfavorirne altre. Discriminazione dei bambini non gay? E come accertare le pulsioni intime in fanciulli di età 3-5 anni? E che dire dei maestri eterosessuali, scartati per principio?A tutto ciò si aggiunga che parlare di sessualità a bambini molto piccoli va proprio nel senso della più volte denunciata iper-sessualizzazione della cultura e dell'adolescenza. E questa iper-sessualizzazione piace a chi vuole collegare bambini e sessualità, giovanissimi e desideri sessuali.Non resta dunque che augurarci che le proteste seguite all'annuncio dell'apertura di questo asilo impediscano la nascita di un luogo che non sarebbe per tutti, ma solo per quei bambini che si trovano ad avere, purtroppo, dei genitori che mettono l'ideologia al posto dell'educazione.(Fabrizio Cannone, Provita & Famiglia, 7 ottobre 2022)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7164DA PICCOLA DESIDERAVO ESSERE UN MASCHIO E PER QUESTO MI HANNO TOLTO IL SENO, MA ADESSO... di Federica Di Vito«Dovevo essere un maschio», Chloe Cole ora ha 18 anni e tra i 12 e i 16, ha subito un processo di transizione di genere e una doppia mastectomia perché l'hanno «ossessionata» a cambiare sesso. Oggi la sua vita è cambiata e sta diventando una delle voci più potenti - o una delle poche coraggiose - a lottare contro le transizioni dei minori...portando la sua testimonianza.Chloe Cole sarebbe definita come detransitioner, perché dopo essere stata sottoposta a bloccanti della pubertà e interventi per la riassegnazione di genere si è pentita. Ma la sua storia non si ferma qui, perché non vive nascosta nell'ombra e la sua vita parla anche per le tante storie sconosciute ai media e ai più. Oggi sta viaggiando per gli Stati Uniti con l'obiettivo di lanciare un grido di allarme sulle procedure delle cosiddette gender clinics.La storia di questa giovane inizia nel nord della California. Chloe Cole, cresciuta appunto nel nord dello Stato, aveva solo 11 anni quando è stata esposta per la prima volta all'ideologia di genere attraverso piattaforme online. «Passavo molto tempo online, su social come Instagram, e mi sono presto convinta alla narrativa che il disagio che provavo era dovuto al fatto che dovevo essere un maschio. Tutte le mie aspettative e i miei desideri si racchiusero nel processo di transizione», racconta.PREFERITE UNA FIGLIA MORTA O UN FIGLIO VIVO?«Diagnosi: disforia». Non ci è voluto molto prima che i professionisti medici passarono dalle parole ai fatti permettendo il passaggio medico da ragazza a ragazzo. I genitori «erano spaventati e alla disperata ricerca di risposte» e Cole racconta come il loro consenso venne firmato sotto «estrema costrizione» e che fu rivolta loro la classica domanda: «Preferite una figlia morta o un figlio vivo?», consegnando così a quella firma la risoluzione di tutti i problemi, l'unico trattamento in grado di impedire il suicidio dei propri figli. «Volevano l'unica cosa che ogni genitore vuole per i propri figli: che fossi felice», racconta Cole.«Molti bambini sono portati a credere a questa falsa promessa di felicità: che il cambiamento di genere li renderà felici» ed è a quella stessa promessa che si appigliò Cole, da sempre additata come "strana" e in difficoltà nelle relazioni sociali. «A 16 anni mi sono resa conto che era tutta una bugia. La mia storia serve da monito», avverte, «tutto il Paese è stato travolto dall'ideologia gender. Si è passati dal vivere le teorie transgender come relativamente in minoranza, a una dottrina che ha invaso ogni istituzione».«A 15 anni sono andata sotto i ferri e ho subito una doppia mastectomia. Quella che fanno le donne malate di cancro al seno. Questo è successo dopo aver subito un'aggressione sessuale a scuola da parte di un maschio», continua Cole, «mi dicevo di essere forte. Ma vivevo un senso di costante odio verso il mio seno». Quando si rende conto del grande errore commesso Cole ammette la verità biologica che più spaventa oggi:«Mi era stata portata via la maternità. Mi sono resa conto che a 12 anni non ero in grado di conoscere la mia identità. Mi sono resa conto che volevo essere ciò che ero sempre stata e sempre sarò: una donna».IL CALVARIO DELLA TRANSIZIONEPurtroppo, il calvario della transizione per Chloe non era finito. Smessa l'assunzione dei farmaci cominciò a raccontare la verità a tutti, genitori in preda ai sensi di colpa, amici scomparsi, gli stessi medici che prima si erano dimostrati tanto disponibili si rifiutarono di aiutarla, «ero indietro con lo sviluppo, incapace di allattare figli e completamente sola». Chloe racconta la sua storia senza fronzoli, senza filtri, portandoci a scoprire le ombre di un sistema che si spaccia per collaudato, ma che è del tutto sperimentale. Che va testandosi sulla pelle di minori.«Ero un maschiaccio, ero timida, non mi adattavo bene alle norme sociali. A 11 anni ho aperto il mio primo account Instagram. Mia mamma non aveva accesso. Così mi sono ritrovata davanti un sacco di contenuti Lgbt», denuncia Cole con lucidità, «non avevo mai visto nulla del genere. Bastava accettare le loro ideologie ed eri un membro riconosciuto e celebrato della comunità di cui si parla di più sulla faccia della Terra. Desideravi inconsciamente quel riconoscimento».Laddove prima però si parlava solo di "abbattimento di stereotipi" o "libertà di espressione", oggi si usa "scienza" e "medicina" per un sistema che assomiglia di più a un abuso su minori. Chloe si rivolge infine alle istituzioni pediatriche che ritengono che la migliore pratica sia quella di rimuovere il tessuto sano dei bambini mentre vengono somministrati farmaci: «Nessun bambino merita di soffrire sotto il bisturi di un chirurgo che afferma il suo genere. I bambini meritano qualcosa di meglio».
VIDEO: Trailer di God's not dead 2 ➜ www.youtube.com/watch?v=5_SNj4hS0PcTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7135FINISCE IN CARCERE L'INSEGNANTE CRISTIANO CHE SI RIFIUTA DI USARE IN PRONOMI TRANS di Federica Di VitoNon si scende a compromessi con la cultura dominante. E per questo si finisce in carcere. La storia dell'insegnante cristiano irlandese arrestato per essersi rifiutato di utilizzare i pronomi neutri, quello che in spagnolo sarebbe "elle", sta diventando simbolica. Lui si chiama Enoch Burke e ha trascorso la sua prima notte nella prigione di Mountjoy.Burke è professore di tedesco, storia e politica alla Wilson Hospital School (Westmeath, Irlanda), una scuola di tradizione - pensate un po' - anglicana che da molto tempo cercava di costringere il professore a rivolgersi a uno studente in transizione con il pronome neutro.Tra le motivazioni non poteva che portarne una peggiore: il suo credo cristiano. Dopo la scuola è passata alla sospensione senza specificare la causa, che dal punto di vista legale deve essere ritenuta grave. Così un giudice che ha emesso un ordine impedendo al professore di recarsi al liceo, e, data la sua insistenza, venerdì il giudice della Contea di Westmeath Michael Quinn ha emesso un mandato d'arresto e lunedì la polizia lo ha arrestato.UNA QUESTIONE DI COSCIENZABurke continua a sostenere che riferirsi allo studente con un nome diverso da quello reale (riferito dunque al suo sesso naturale) è una violazione della sua coscienza, «il transgenderismo è contro la mia credenza cristiana. È contrario alle Scritture, contrario all'etica della Chiesa d'Irlanda e della mia scuola. Sono un insegnante e non voglio andare in prigione. Voglio essere nella mia classe, dove ero questa mattina quando sono stato arrestato».Ha poi affermato di aver continuato a recarsi a scuola perché anche rispettare l'ordine del giudice sarebbe stata una «violazione della sua coscienza», visto che si ricorre alla sospensione solo in casi molto gravi - e qui di casi gravi non ce ne sono. Il suo motto Res Non Verba - Azioni, non parole, l'ha usato per difendersi e ha chiarito che in realtà è imprigionato «per aver detto che non chiamerebbe un bambino una bambina».Intanto il gesto coraggioso di questo professore sta mostrando a tutto il mondo come questo sistema debba usare minacce e prigione per imporsi. Al tal proposito, il Centro Studi Livatino, in una nota in cui ha richiamato le insidie contenute nel ddl Zan, ha osservato che «è da scongiurare il rischio che in Italia qualcuno, come il Prof. Burke, finisca in carcere per aver utilizzato un pronome che il destinatario percepisce come inadatto». Che la situazione, a livello internazionale, sia seria, è poi dimostrato dal fatto che il caso di Burke non è il solo nel suo genere.ACCADE NEGLI STATI UNITIPer dire, la settimana scorsa si è diffuso l'esito del caso di Pamela Ricard, un'insegnante di matematica a Topeka (Kansas, USA), che ha vinto il suo processo e riceverà 95.000 dollari in risarcimento per danni e pregiudizi dopo una lunga battaglia legale per il rifiuto di usare i pronomi neutri. Pamela Ricard aveva nella sua scuola secondaria due studenti che si dichiaravano trans, a cui l'insegnante si riferiva per cognome.La direttrice del centro, Shannon Molt, aveva inviato una linea guida al comitato di insegnanti della scuola in cui li esortava a rivolgersi agli studenti con il pronome che desiderano o con il nome che scelgono. Ricard si è rifiutata di farlo e la scuola l'ha sospesa per tre giorni per aver violato 11 politiche del distretto riguardanti «molestie, diversità e inclusione».L'insegnante, tutt'altro che intimorita, ha contattato l'Alliance Defending Freedom e Kriegshauser Ney Law Group per iniziare una battaglia legale. Lo stesso tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto del Kansas ha affermato che la causa emessa dall'insegnante «probabilmente avrebbe prevalso sull'esercizio della libertà religiosa del Primo Emendamento».«La signora Ricard crede che Dio abbia creato gli esseri umani come uomini o donne, che questo sesso è fissato in ogni persona dal momento del concepimento, e che non può essere cambiato, indipendentemente dai sentimenti, dai desideri o dalle preferenze di ogni persona», ha sottolineato la difesa.Dopo 17 anni come insegnante nel distretto, Pamela Ricard si è ritirata dall'insegnamento dopo la risoluzione del suo caso, che si è concluso con una chiara vittoria per la quale riceverà 95.000 dollari per danni e spese legali. Forse non siamo mai stati così vicini ai tempi che così descriveva Chesterton: «Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate».Nota di BastaBugie: a tante vicende come queste si ispira il film capolavoro "God's not dead 2" nel quale un'insegnante di storia rischia il posto di insegnante per essersi comportata da cristiana. Ad un certo punto dichiara di preferire stare con Dio ed essere giudicata dal mondo, piuttosto che stare con il mondo ed essere giudicata da Dio.Per informazioni su "God's not dead 2", clicca qui!http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=235
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7134CLAMOROSO: LA SOCIETA' ITALIANA DI PEDIATRIA E' A FAVORE DEI BLOCCANTI DELLA PUBERTA' di Fabrizio CannoneNei giorni scorsi la Società italiana di pediatria ha affermato - come riporta il blog Feminist Post - che gli effetti dei bloccanti della pubertà (puberty blocker) utilizzati per trattare bambine e bambini con disforia di genere sono perfettamente reversibili e non creano dunque né danni né pericoli. Ciò significherebbe, dunque, che se la bambina o il bambino cambia idea riguardo al proprio proposito di "cambiare sesso" e sospende la "terapia", il suo sviluppo riprenderà normalmente, senza alcun effetto definitivo e/o problema di salute.Una vera e propria fake news, poiché la scienza a vari studi dimostrano esattamente il contrario. Gli effetti della terapia con puberty blocker, infatti, non sono affatto "completamente reversibili" e spaventa il fatto che i pediatri italiani non vengano messi a conoscenza (o non si informino) di queste evidenze scientifiche.Tra gli studi che, al contrario, da sempre denunciano i molti pericoli per i bambini, spicca quello pubblicato dal British Medical Journal, «in cui si sostiene che i blocker non alleviano la sofferenza psichica delle/dei giovani sottoposti». Al contrario, infatti, gli adolescenti e i bambini che hanno sperimentato, indotti da medici imprudenti, queste pseudo terapie, hanno avuto «una crescita ridotta dell'altezza e della forza ossea quando hanno terminato il trattamento all'età di 16 anni».La stessa clinica britannica Tavistock, di cui abbiamo parlato più volte, ha dovuto chiudere i battenti pochi giorni fa proprio per i danni fisici e psicologici inferti a tantissimi giovani e adolescenti. Danni dovuti in primis proprio alla «prescrizione senza criterio di bloccanti della pubertà da parte della clinica».Ora un migliaio di genitori ha iniziato una class action contro la clinica per ottenere giustizia e risarcimenti per delle terapie sconsiderate che hanno avuto, contrariamente a quanto pensano i pediatri italiani, «conseguenze irreversibili».Anche in America, inoltre, molti genitori sono in guerra contro la American Academy of Pediatrics perché l'istituto medico avrebbe spinto i giovani all'uso di «farmaci dannosi». E lo svedese Karolinska Institute ha ammesso «di aver rovinato la salute di numerosi bambini».La stessa autorevole Accademia medica di Parigi, in un comunicato del febbraio scorso, parlava di «effetti indesiderabili» dovuti all'uso e all'abuso di certe «terapie disponibili», in materia di riassegnazione del sesso biologico. E enumerava, tra i rischi possibili, «l'impatto sulla crescita, l'indebolimento osseo, il rischio di sterilità» e per le ragazze dei «sintomi simili alla menopausa».Insomma, i pediatri italiani o chi li rappresenta tengono conto delle evidenze scientifiche ormai acclarate o seguono ciecamente teorie pericolose, ideologiche e senza senso?Nota di BastaBugie: Luca Volontè nell'articolo seguente dal titolo "Nuovo attacco alla vita nella Spagna socialista" rivela come i quattro anni di governo di Pedro Sanchez hanno fatto della Spagna un "modello" di aggressione legislativa contro la vita, la libertà di educazione e la stessa Chiesa cattolica.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 1° settembre 2022:Il governo del socialista Pedro Sanchez è in carica, di fatto, dal 2018 ad oggi, dopo la vittoria in due elezioni successive (giugno 2018 e aprile 2019) e la sua autorevolezza nel Partito Socialista Europeo è dimostrata dalla nomina di Josep Borrell (Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza) e da quella di Iratxe García Pérez (capogruppo socialista al Parlamento europeo). La coalizione di governo è un "insalata russa" dove secessionismo politico e populismo marxista sono cementati dal potere socialista.In questi quattro anni, Sanchez ha imposto le peggiori normative del continente nei confronti della vita umana, della famiglia, della civiltà cristiana, della educazione e della memoria del paese: anticristianesimo allo stato puro.Il governo Sanchez è erede naturale dell'aggressività "iconoclasta" impersonata da Zapatero che, dal 2004 al 2011, introdusse il divorzio sprint, liberalizzò l'aborto, promosse l'omosessualità e adozioni per coppie gay e impose un laicismo anti-cattolico. Più volte e con dovizia di particolari, La Bussola ha seguito le incivili decisioni prese dal Socialista Sanchez e dalla sua cricca al potere: un esempio concreto di quel che potrebbe accadere in Italia con la coalizione di centro sinistra al governo.Sin dall'inizio Sanchez ha messo in chiaro la sua predilezione per l'ideologia LGBTI e ogni "diritto" sui temi di bioetica (utero in affitto) e della vita umana (aborto). Con l'entrata in pianta stabile di Podemos (l'altro partito si sinistra radicale) nell'esecutivo, in seguito all'accordo di governo del novembre 2019, l'azione devastatrice dei socialisti ha preso ulteriore slancio. Si è approfittato del Covid 19 per imporre divieti alle celebrazioni liturgiche cattoliche, vietandole sin dall'aprile del 2020, ma non alle celebrazioni per il Ramadan.Nel giugno 2020 inizia l'assalto alla libertà di educazione e alle scuole paritarie, con scontri duri tra l'Esecutivo ed Associazioni di scuole, genitori e la stessa Chiesa Cattolica che rimane l'unica, nella "vecchia Europa", capace di difendere con intelligenza i fedeli, la fede e la civiltà del proprio Paese. Contemporaneamente, nel giugno 2020, l'Osservatorio sulla libertà religiosa nel paese registra una impressionante crescita di atti vandalici e blasfemi contro chiese e simboli cristiani. Si delibera definitivamente nel marzo 2021 la legge sull'eutanasia, nonostante l'opposizione di Chiesa, Comitato di Bioetica, Ordini dei Medici e forze di minoranza in Parlamento.Nei mesi successivi, a ridosso della ripresa scolastica dello scorso anno, le nuove linee guida educative e la riforma della Legge Celaà, tratteggiano il cuore della nuova dottrina: matematica "gender", scoperta della "sessualità" da zero a 12 anni, ridotto sostegno all'insegnamento della religione cattolica e minaccia di azzeramento delle convenzioni per le scuole paritarie. In novembre l'esecutivo modifica le norme sulla fecondazione medicalmente assistita e le estende, gratuitamente, anche alle persone transessuali. Lo stesso mese si riducono le ore di insegnamento di religione cattolica, garantite da un'intesa tra Chiesa, Vaticano e Regno di Spagna.La Chiesa protesta e Sanchez istituisce una Commissione di indagine parlamentare sugli abusi (1° febbraio 2022), ma solo quelli di chierici e sacerdoti! Avanti popolo! Sanchez fa approvare la prima legge europea contro la recita di preghiere fuori dalle cliniche abortive, ennesimo attacco alla libertà religiosa. Delle scorse settimane è la "Legge della Memoria Democratica" che impone una revisione del passato franchista e una rilettura rivoluzionaria e comunista della storia insegnata nelle scuole.Il 27 giugno, con l'approvazione in Consiglio dei Ministri della "Legge Trans", inizia l'iter parlamentare di una norma che prevede: diritto all'autodeterminazione di genere e cambio sesso, anche per i migranti, a partire dai 12 anni. Intanto, in questi giorni, si pubblicano i dati ad un anno dal entrata i vigore della eutanasia: 180 gli assassinati con l'eutanasia e, mentre si predispone l'indottrinamento di tutti gli studenti di ogni età attraverso l'"Agenda 2030" dell'ONU, il "Soviet spagnolo" ha deciso la completa riforma e sostituzione dei componenti del Comitato di Bioetica Nazionale, reo di essersi opposti alla ‘Legge eutanasia'.Negli ultimi giorni, si è data attuazione alla legge sul consenso nei rapporti sessuali (Ley Orgánica de Garantía Integral de la Libertad Sexual) nella quale, oltre alla presunzione di colpevolezza del maschio, si criminalizzano le pubblicità che appaiono "omofobiche o transfobiche", educazione femminista nelle scuole ed università e ri-educazione per giudici, polizia e militari.Infine ieri, dopo l'annuncio di maggio, il Consiglio dei Ministri ha approvato la nuova legge di liberalizzazione dell'aborto, perché «le donne posano vivere meglio» e grazie alla quale: le donne tra i 16 e i 17 anni potranno interrompere volontariamente la gravidanza senza bisogno del consenso dei genitori (già previsto dalle norme di Zapatero nel 2010, poi modificate da Rajoy), sono aboliti i tre giorni di riflessione, è previsto il congedo dal lavoro obbligatorio, viene distribuita gratuitamente la pillola del giorno dopo (ora 20 euro) e garantita la copertura del servizio sanitario per quelle contraccettive. Inoltre è introdotta la schedatura dei medici obiettori di coscienza, ogni tipo di ospedale dovrà garantire il diritto all'aborto, si introducono il congedo mestruale (pagato) e la riduzione Iva su assorbenti.Rimane il divieto della maternità surrogata ma ora c'è l'obbligo di indottrinamento dell'educazione sessuale completa nelle principali fasi educative dei bambini, per insegnanti, agenti penitenziari e operatori pubblici. La Chiesa? «Veramente tragico e tremendo» in un Paese nel pieno della crisi demografica - così ha commentato il segretario dalla conferenza episcopale spagnola. Ma forse mons. Paglia non sarà dello stesso avviso...
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7090LA LOBBY GAY IMPEDISCE CHE SIANO DETTE LE VERITA' SCIENTIFICHE PERFINO ALL'UNIVERSITA' di Fabrizio CannoneChe la censura non sia uno spettro del passato, ma una tristissima realtà del presente, purtroppo non è una fake news.Un ennesimo episodio è accaduto qualche giorno fa in Germania. Una dottoranda in biologia, Maria-Luise Vollbrecht, avrebbe dovuto tenere, come ci informa MicroMega, una conferenza presso la Humboldt Universität, la più antica università di Berlino. Il tema era di tipo scientifico: né politico, né etico, né ideologico.Ma il titolo della relazione - "Perché in biologia ci sono 2 sessi" - ha provocato lo sdegno e la reazione violenta di un fantomatico "Gruppo di lavoro dei giuristi critici". Il gruppo ha sostenuto che l'affermazione-titolo della conferenza non sarebbe scientifica, oltre ad essere "disumana e ostile alle persone queer e trans".La cosa più grave, come nota giustamente la rivista, sta nel fatto che la facoltà, invece di difendere la ricercatrice, "ha cancellato la lezione per motivi di sicurezza". Immaginate se tutti coloro che si credessero criticati o non rispettati da un docente iniziassero a fare sit-in facoltà: le università diverrebbero caserme per far rispettare il diritto allo studio dei cittadini.Si noti poi che la Vollbrecht, oltre a essere una donna di scienza, è anche secondo la sua stessa definizione, "molto di sinistra" e "femminista". Non si tratta quindi del classico docente - maschio ed eterosessuale - che certe minoranze Lgbt paiono contente di criticare, bullizzare o mettere in ridicolo.Ma al di là di ciò, la difesa della scienza e della libertà di espressione, in teoria due pilastri della democrazia e della civiltà moderna, oltre che della Costituzione (anche tedesca) dove vanno a finire? Scompaiono nel nulla. E sempre più spesso a causa di certe minoranze ideologizzate, ma ben sostenute e remunerate dall'alto, le quali pretendono di imporre le loro idee a discapito dei dati scientifici più certi e acclarati. Come stavolta la dualità biologica dei sessi (o, in altro casi, il fatto che la vita inizi dal concepimento).Giustamente la Vollbrecht dichiara che "l'ideologia non ha posto nella scienza". Fosse pure un'ideologia che si ammanta delle belle parole di pluralismo, uguaglianza, inclusione o altro. "Se una donna si ribella a questa ideologia - continua la biologa - sia perché non crede che gli uomini possano diventare donne con un mero atto linguistico, sia perché insiste nel praticare una militanza centrata sull‘essere donna, allora, secondo la concezione femminista queer, è contro il senso di umanità".Credi che i sessi siano 2 e che un uomo non divenga donna mettendo una gonna e lo smalto alle unghie? Sei contro la concezione "queer" e dunque non hai umanità. E se provi a spiegare pubblicamente che la tua è una posizione assolutamente scientifica, non ti fanno parlare.Se alcune lobby vogliono decidere chi debba parlare e chi no, allora il problema è serio. E la prima vittima di questa arroganza è proprio la scienza. Le cui conclusioni vengono ammesse (o negate) in nome di teorie astruse, liquide e variabili, e in ogni caso extra-scientifiche. Come la teoria del gender o l'autodeterminazione sessuale.Nota di BastaBugie: Luca Marcolivio nell'articolo seguente dal titolo "Le derive dell'identità di genere: ora arriva il topless in piscina" spiega che la parità di genere arriva nelle piscine tedesche concedendo alle bagnanti di nuotare a petto nudo in piscina per non discriminarle rispetto ai maschi che possono farlo liberamente.Ecco l'articolo completo pubblicato su Provita & Famiglia il 2 maggio 2022:L'ennesimo regalo dell'identità di genere arriva dalle piscine tedesche. La disputa, quasi surreale, sembra quasi riportarci indietro di sessant'anni, quando sulle spiagge di mezzo mondo, apparivano i primi "scandalosi" topless. Ebbene, è degli scorsi giorni, la decisione della città di Gottinga (Bassa Sassonia), nel cuore della Germania, di concedere alle bagnanti di nuotare a petto nudo in piscina a partire dal 1° maggio.La rivendicazione da cui nasce l'amena concessione non ha nulla di "femminista". Tutto è nato dalla richiesta di una donna di poter stare liberamente in topless in piscina e a bordo vasca. Il suo comportamento non era stato gradito dagli altri bagnanti. La cliente aveva così usato il passe-partout, ormai pressoché infallibile dell'identità di genere, per esercitare il suo "diritto": se mi sento un uomo, sono autorizzata a comportarmi come uomo, quindi eventualmente a stare a petto nudo in piscina.La nuova regola è stata così adottata dal comitato sportivo cittadino, che ha permesso a tutti i nuotatori di Gottinga di fare il bagno "oben-ohne", ovvero senza il top, nei fine settimana a partire dall'1° maggio.In Germania, il movimento nudista, che prende il nome di Frei-Koerper-Kultur (cultura del corpo libero) è piuttosto popolare e diffuso ed è arrivato ad ottenere le saune miste, nella maggior parte delle strutture. Intanto, altri cittadini stanno protestando per la limitazione del topless ai soli weekend: la decisione sarebbe stata presa per non turbare bambini e ragazzi durante le lezioni di nuoto in mezzo alla settimana.Una decisione, quella presa a Gottinga, solo apparentemente "locale": molto spesso, ciò che viene stabilito in un singolo comune o territorio tende a fare effetto domino nel resto del Paese. È un po' quanto sta avvenendo in Italia, ad esempio, con la cosiddetta "carriera alias", lanciata dapprima come esperimento isolato in un numero limitato di scuole e università che, però, in poco tempo, stanno diventando svariate decine. Gli stessi parlamenti e istituzioni locali non sono più di tanto propensi a legiferare su queste materie e tendono, piuttosto, a recepirle quando ormai la "nuova consuetudine" è consolidata.L'altro aspetto rilevante, nella vicenda della piscina tedesca è che, banalmente, rischia di passare come lo "sdoganamento" del topless femminile, quando dietro c'è qualcosa di molto più grosso. Per una sola donna che si identifica come uomo, sono cambiate le regole: le nuove norme varranno solo per quella bagnante o per tutte le donne? Come sempre, una grande confusione regna sotto il cielo. I grandi cambiamenti antropologici non procedono in modo monolitico ma avanzano per piccoli "dettagli" come questi. Rivendicazioni apparentemente insignificanti che qualcuno, tuttavia, avrà l'impudenza di spacciare come conquiste di civiltà: di quale civiltà parliamo, però, visto che abbiamo smarrito l'identità dell'uomo?
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7080AVVENIRE RECLAMIZZA L'ARCI IN PRIMA PAGINA di Mauro FaverzaniA dir poco stupisce la manchette, che da alcuni giorni campeggia alla destra ed alla sinistra della testata del quotidiano Avvenire, il giornale della Conferenza episcopale italiana: reclamizza l'Arci ed il suo 5×1000. Non il 5×1000, dunque, della Caritas o di qualsiasi altra sigla o realtà cattolica, bensì quello di un'organizzazione dichiaratamente di Sinistra, fin dalle origini. La stessa organizzazione, che, sul proprio sito, ribadisce, tra l'altro, non solo immigrazionismo spinto ed inclusione indiscriminata, bensì anche il suo sostegno a suicidio assistito ed eutanasia, nonché all'ideologia Lgbt. L'Arci include quella per il «fine vita» tra le «battaglie di diritto» e ritiene urgente «restituire dignità alla morte», richiamando «a responsabilità la politica rispetto ad un'azione legislativa a cui a lungo si è sottratta», ancorandosi «al principio di laicità dello Stato», che «sgombri il campo da derive oscurantiste o da facili strumentalizzazioni». Una presa di posizione in aperta contrapposizione al Catechismo della Chiesa Cattolica, che viceversa al n. 2277 definisce con chiarezza l'eutanasia «moralmente inaccettabile» e boccia anche qualsiasi «azione oppure omissione, che, da sé o intenzionalmente», provochi «la morte allo scopo di porre fine al dolore», essendo ciò «gravemente» contrario «alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore. L'errore di giudizio, nel quale si può essere incorsi in buona fede, non muta la natura di quest'atto omicida, sempre da condannare e da escludere».COSA HANNO DI CATTOLICO LE BATTAGLIE DELL'ARCI?Non di meno totalmente al di fuori dall'orbita cattolica si pone anche l'altra campagna lanciata dall'Arci nazionale, campagna dal titolo «Sii ciò che sei, per un mondo gender inclusive» e che ha coinvolto già nel 2020 lo stesso sistema di adesione: sulle tessere è stata data la possibilità di «apporre un'identità alias. I nuov* soc* potranno infatti scegliere, in alternativa a nome e cognome, l'indicazione del codice fiscale sulla loro tessera. Inoltre, potranno rendere facoltativa l'indicazione del loro genere sulla domanda di iscrizione». Non a caso l'Arci si vanta di aver sollecitato «più volte il Parlamento ad approvare al più presto la proposta di legge contro l'omobitransfobia», in una parola il famigerato ddl Zan, che si scontra frontalmente con il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2357, dove, «appoggiandosi sulla Sacra Scrittura», si designano le «relazioni omosessuali come gravi depravazioni» e «gli atti di omosessualità» come «intrinsecamente disordinati», nonché «contrari alla legge naturale», ciò per cui «in nessun caso possono essere approvati». Figuriamoci promossi, consigliati ed incentivati!Allora esiste un corto circuito tra la Dottrina cattolica e le convinzioni di organizzazioni quali l'Arci, corto circuito che non solo rende improponibile, bensì anche irricevibile la sua pubblicità su di un organo di stampa, che si voglia «di ispirazione cattolica» come Avvenire. Ciò, tenendo conto del presente, ma tenendo conto anche della storia dell'Arci: l'Associazione Ricreativa e Culturale Italiana (questo, per esteso, il significato attuale dell'acronimo Arci) nacque nel 1957 nell'alveo della Sinistra comunista. Vincenzo Santangelo, ricercatore presso l'Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea, nel suo libro Le Muse del popolo, ne precisa le componenti politiche («il Pci, il Psi, la Cgil»), nonché la «vigorosa contrapposizione nei confronti di tutti quegli organismi assimilabili allo Stato o alle grandi imprese», compresi i Dopolavoro ed i Cral aziendali. Una forza, dunque, dichiaratamente antisistema ed anticapitalista. Di quella storia, l'Arci di oggi non rinnega alcunché, anzi è vero l'opposto: lo Statuto, approvato il 14 giugno 2014, precisa già nella premessa come essa rappresenti e voglia rappresentare «la continuità storica e politica con l'Arci delle origini fondata a Firenze il 26 maggio 1957».L'ARCIGAY VOLUTA DA UN SACERDOTE OMOSESSUALEIl 9 dicembre 1980, nel suo alveo, si costituì l'Arcigay. Fu voluta da un sacerdote omosessuale, un teologo della liberazione sospeso a divinis, don Marco Bisceglia (riammesso nella Chiesa solo poco prima di morire, malato di Aids, dopo la supplica da lui inviata alla Congregazione per la Dottrina della Fede, supplica in cui si pentì di quelli che chiamò «i miei errori e traviamenti»). Con lui collaborò a quest'avventura anche un allora giovane obiettore di coscienza in servizio civile presso l'Arci, Nicola Vendola detto Nichi, che poi divenne suo convivente, già presidente di Sinistra Ecologia Libertà dal 2010 al 2016. Non a caso, l'Arci, ha promosso, tra le altre, anche la campagna Giàfamiglia, che, a dispetto del nome, puntava al riconoscimento delle "nozze" gay.Con la sua adesione al World Social Forum, l'Arci ha sostenuto, inoltre, l'antagonismo e la «globalizzazione alternativa» terzomondista, ribadendo la sua natura «antiliberista» ed «antimperialista», categorie che evidentemente si cerca di far sembrare obsolete più di quanto in realtà, per taluni, non siano.Evidente l'incompatibilità tra la Dottrina cattolica e le ideologie, di cui l'Arci si è fatta portavoce dalla fondazione ad oggi. Proprio per questo fa quanto meno specie che il giornale della Cei, Avvenire, proponga la pubblicità dell'Arci, oltre tutto in bella evidenza in prima pagina, accanto alla testata. Un "idillio" tutt'altro che estemporaneo, dato che la stessa Arci, sul proprio sito ufficiale, rimanda addirittura, con tanto di link, ad un articolo pubblicato sul quotidiano Avvenire lo scorso 14 luglio a proposito delle comunità energetiche. Ciò non basta per rendere organica e strutturale l'"intesa" tra il quotidiano e la sigla dichiaratamente di Sinistra, certo, ma è nota l'espressione di Agatha Christie: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». Ed è un fatto che le posizioni assunte dal giornale dei Vescovi siano state più volte - e su temi alquanto delicati - opinabili e contestate, su basi solide e concrete, da esponenti e sensibilità significative del mondo cattolico.Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Famiglie normali: Avvenire strizza l'occhio ai conviventi" racconta che all'incontro delle famiglie col Papa che c'è stato un mese fa c'è anche una testimonianza di una coppia di conviventi che dopo tre figli convolerà a nozze. Avvenire esulta e parte con la normalizzazione della convivenza lasciando intendere che è solo un problema di accoglienza della Chiesa.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 25 giugno 2022:Qualcuno spieghi a Luciano Moia e ai redattori di Avvenire la differenza che c'è tra una cosa normale e una cosa comune, perché non sono sinonimi. Presentare la convivenza di una coppia con figli come una nuova normalità è un'operazione piuttosto scorretta. Limitarsi invece a fotografare una realtà che è ormai comune, come quella di chi decide di non sposarsi, è tutt'altra cosa.L'incontro delle famiglie con il Papa ha visto protagoniste famiglie come testimoni di una vita cristiana donata, c'erano anche - commossi e belli come chi sa di essere fronte alla santità - i genitori di Chiara Corbella, che hanno presentato a Papa Francesco la figura di sposa e di madre della Serva di Dio che morì rinunciando alle cure, per non sottoporre il figlio in grembo alle ricadute di una terapia invasiva per lui. Ma nel parterre delle coppie presentate, figurava anche una coppia di conviventi che tra pochi mesi convolerà a nozze.Per carità, nulla da disquisire sulla Grazia che fa capolino nel percorso tortuoso e difficile che può portare un uomo e una donna a scegliere la strada del matrimonio dopo tre figli e molti anni di convivenza, ma l'approccio di Avvenire è ormai quello di chi vuole stupire presentando normali certe situazioni di irregolarità per far passare poi sotto traccia un concetto preciso.Il concetto che passa è che la convivenza, in fondo, sia una diversa normalità, come riporta il titolo dell'articolo, con quelle virgolette messe lì proprio per strizzare l'occhio al lettore: Accoglienza, tradimenti e perdono. Il festival delle coppie "normali". In fondo, il senso di tutto l'articolo è quello che non esistano famiglie esemplari o famiglie modello perché "nessuno lo è".Invece è il modello che ci fa seguaci di un progetto di vita che ci affascina. Se non ci sono modelli o esempi, per quale motivo si mette su famiglia con un matrimonio che si spera solido e fecondo? Tanto vale continuare a convivere. Chiara Corbella è un modello e dirlo, soprattutto in un incontro per le famiglie, non è affatto un peccato. Anzi, forse questi incontri hanno senso se si indicano dei modelli, di cui tutti abbiamo bisogno, i conviventi per convertirsi e gli sposati per confermarsi. Ma di questo è tabù parlare perché oggi va di moda la liquidità anche degli affetti quindi nessuno è modello.Può capitare quindi che, essendo nessuno un modello, si prenda anche la testimonianza di una coppia che famiglia non è, ma venga "elevata" a famiglia in pectore in virtù di una promessa che però è futura.Il loro racconto, su cui il quotidiano dei vescovi si dilunga parecchio rispetto al resto delle altre storie, è rivelatore di un cammino, ma anche di un reclamo, di quelli che piacciono tanto a Moia.