POPULARITY
A cura di Daniele Biacchessi Nel giorno del 29esimo anniversario della strage di Capaci, della morte di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo, della loro scorta, la politica sceglie Chiara Colosimo alla presidenza dell'Antimafia, l'Autorità politica che rappresenta il contrasto alle cosche. Colosimo è stata votata dalla sua maggioranza su indicazione della premier Giorgia Meloni, contro il parere contrario di tutte le associazioni antimafia e antiterrorismo che rappresentano le vittime di 50 anni di stragi. Si dice contraria Libera: "Su Chiara Colosimo si profilano ambiguità e ombre capaci di minare la credibilità e la fiducia assoluta di cui deve godere", l'associazione antimafia di don Luigi Ciotti. Lo scontro tra maggioranza, opposizione e associazioni antimafia è dunque durissimo, mentre si allargano le indagini sui presunti contatti tra Chiara Colosimo e l'esponente dei Nar Luigi Ciavardini, condannato in via definitiva per la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, del magistrato Mario Amato, del poliziotto Francesco Evangelista, organizzatore insieme alla moglie Germana De Angelis, di alcune iniziative a favore dei detenuti per conto dell'associazione "Gruppo idee". In realtà, al di là delle scelte politiche di maggioranza e di Governo, un ruolo così delicato sarebbe dovuto andare a persone senza ombre, senza ambiguità, magari a chi lavora con associazioni che interpretano al meglio i valori della giustizia presenti nella nostra società. La commissione Antimafia è un pilastro dell'impegno istituzionale per la legalità, nel rispetto dei principi sanciti dalla Costituzione. Gli atti della commissione sono nella storia del lavoro investigativo contro le mafie.
Mariangela Tarì"Terra madre"Mondadori Editorehttps://mondadori.it“Nell'estate del 2017, da sola, sotto il pergolato dell'uva fragola che resiste, sorseggiavo un bicchiere con acqua e orzata e tre cubetti di ghiaccio. Quel giorno ho inseguito una nuvola che cambiava forma e la sera finalmente ho dormito, voglio dire che ho dormito tutta la notte, senza incubi, nel letto al primo piano della masseria Favale, a dieci chilometri dallo stabilimento Ilva. La masseria che è stata la mia casa per sempre, il periodo infinito della felicità. La mia casa del tempo contento.” È con queste parole che Emma, la protagonista di Terra Madre, ci introduce nella sua storia, in cui i ricordi di un'infanzia felice e di una giovinezza spensierata si impastano con la verità. La sua Taranto, la polvere bianca della Fabbrica che fa ammalare l'uva e la terra, la crisi dell'azienda agricola di famiglia, lo sprofondare prima di Anna, la mamma di Emma, poi della stessa protagonista nel buio di una malattia senza nome ma capace di spegnere e ammutolire anche l'amore verso un figlio. Un figlio nato lontano dalla sua terra – a Verona, dove Emma ha sposato Martino -, un figlio che dovrebbe essere sostenuto da molte braccia, non solo dalle sue. Dovrebbe poter vivere l'infanzia che ha vissuto lei, tra i campi e le vigne, circondata da una famiglia con i suoi riti, con il cibo a tenere uniti intorno a una tavola. Invece Emma è una madre sola, in bilico. La nostalgia si fa sempre più crudele e lo strappo subìto sfilaccia i lembi della sua vita al punto che sembra impossibile ricucirli. Diviene forte il bisogno di tornare. In quella masseria dove sua nonna Francesca spianava la pasta fresca per fare a mano le orecchiette, Emma avrà a disposizione il tempo per rileggere il passato, le contraddizioni e le opacità dei sentimenti. E insieme alla sua storia personale dipanerà quella di una città offesa dalla promessa di una ricchezza che sputa veleni.Mariangela Tarì con una scrittura asciutta e potente esplora il sentimento delle origini, quel cordone materno fatto di carne, affetti e luoghi che è solo un'illusione pensare di poter tagliare per sempre.Mariangela Tarì è nata a Taranto. Laureata in Giurisprudenza, ha conseguito l'abilitazione per l'insegnamento alla scuola primaria e ha iniziato come docente di sostegno di bambini diversamente abili. Attualmente insegna a Verona. Collabora con il teatro Crest e altre associazioni tarantine per la costruzione di percorsi artistici inclusivi. È presidente dell'associazione di promozione sociale La casa di Sofia, che si occupa di migliorare la qualità della vita dei bambini con disabilità o gravemente ammalati attraverso la terapia ricreativa.Ha esordito con Il precipizio dell'amore. Solo appunti di una madre, una testimonianza intensa e appassionata che ha conquistato i lettori e nel 2021 le è valsa il titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica. Al libro è stato riconosciuto anche il premio Pontremoli – Città del Libro e della Famiglia e il premio Taranto Poesia e Impegno Civile nella sezione narrativa. L'autrice è stata nominata socia onoraria di Fondazione Taranto 25.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.itQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/1487855/advertisement
Il nostro tempo è una risorsa finita, non replicabile. Se ci pensate bene è l'unica risorsa ad avere queste caratteristiche. Anche i soldi sono replicabili, possiamo lavorare per averne sempre più a disposizione. Il tempo no. Quello è e come lo impieghiamo impatta sulla qualità del nostro business e della nostra vita. Ed è per questo che diviene fondamentale capire come impiegare il nostro tempo. Diviene importante distinguere le attività SCALABILI (che quindi hanno un impatta relativamente basso sul consumo del nostro tempo) da quelle NON SCALABILI (attività che invece richiedo un consumo del nostro tempo elevato)
Sabato 18 giugno 2022, alle ore 19, il libro dal titolo “LA RADIO STORIA E CURIOSITÀ PER CHI LA FA E CHI L'ASCOLTA DALLA VALVOLA AL WEB”, di Gianni Garrucciu per i Grandi Manuali Santelli, prende vita e si trasforma in uno spettacolo nel quale STORIA e LEGGENDA si intersecano fra loro. Il libro di Garrucciu racconta i 100 anni della Radio italiana, ma con ampi riferimenti alla radio nel pianeta e all'esaltante e straordinaria storia di Radio Sardegna Libera. Appuntamento sabato 18 giugno prossimo alle ore 19, presso il Teatro Houdini di via Molise 2 a Cagliari. Una serata-evento che si avvale di un video di Renzo Arbore, l'artista che più di tutti ha contribuito a reinventare il linguaggio radiofonico e non solo. Titolo del libro: “La Radio, storie, e curiosità: per chi la fa e chi l'ascolta” con la partecipazione di Gianni Garrucciu, Mario Faticoni, Tino Petilli, Ninni Manca, Bruno Massidda e Giovanni Sanna. Biglietto d'ingresso: 5 Euro La serata del Teatro Houdini si avvarrà della partecipazione straordinaria di alcuni tra i veri protagonisti della storia della Radio per l'eccezionalità di un esperimento mai tentato prima, dove racconto e verità storica diventano spettacolo con le voci, le musiche e le canzoni che hanno accompagnato l'ascolto della radio negli anni del dopoguerra: a partire dal momento in cui, dai microfoni della Rai- Radio Sardegna, venne dato l'annuncio della fine della guerra, due ore prima di Radio Londra. Biografia dell'autore Esordio a Radio Rai a soli 12 anni come animatore e imitatore in un programma per le scuole. Diviene poi attore radiofonico in sceneggiati ambientati in Sardegna (la sua terra). Lavora come attore in sceneggiati nazionali. Il suo esordio in televisione (su Rai-1) è a 20 anni come autore e interprete con uno spettacolo natalizio dagli studi di Bologna. Nel 1974 fonda, insieme a un gruppo di amici, la Compagnia per la Diffusione del Teatro Popolare. Porta in scena le commedie di Eduardo De Filippo, ottenendo dall'autore napoletano la concessione per recitare i suoi lavori. L'esordio è con Non ti pago. Quindi, nel 1978, Il sindaco del rione Sanità. L'incontro con Eduardo permette a Gianni Garrucciu di approfondire i temi umanistici. Nasce così l'accostamento del teatro di Eduardo con quello di Luigi Pirandello. La Compagnia per la Diffusione del Teatro Popolare mette in scena uno spettacolo dal titolo La finzione come realtà in Eduardo e Pirandello: tre atti unici, due di Eduardo, Dolore sotto chiave e Sik Sik l'artefice magico; uno di Pirandello, La patente. È la strada che decreta il successo in Sardegna del gruppo di studenti trasformatosi in Compagnia teatrale e arricchitosi di elementi napoletani. Nel 1979 la Compagnia per la diffusione del Teatro Popolare debutta al teatro Civico di Sassari con la commedia di Luigi Pirandello, Pensaci, Giacomino! Nel frattempo Gianni Garrucciu prosegue il lavoro radiofonico e poi con quelli nazionali per Radio-1. Nel 1980 scrive e interpreta una breve parodia del film Padre padrone. Il lavoro viene inserito all'interno di un programma televisivo delle Rete-1 della Rai.
Figlio di Armando, un operaio di Fiat Mirafiori, e di Maria Angelica, ha conseguito il diploma di perito capotecnico in elettronica industriale presso l'Istituto Tecnico Industriale Giuseppe Peano di Torino. Nel 1981 si è tesserato al Partito Comunista Italiano, seppur rimanendo critico verso i "cedimenti ideologici ed anche concreti della linea del PCI". Iniziò poco dopo a svolgere attività presso il centro culturale marxista "Mondo Nuovo" di Torino, luogo di riunioni e seminari politici e culturali che riuniva membri del Partito Comunista Italiano, di Democrazia Proletaria ed altri esponenti provenienti dall'estrema sinistra. È stato componente della Direzione Provinciale del Partito Comunista Italiano di Torino dal 1986 al 1991; inoltre è stato consigliere provinciale di Torino nel quadriennio 1991/1995. Si è laureato da studente-lavoratore in Scienze politiche presso l'Università di Torino nel 1988 con tesi sull'innovazione tecnologica in FIAT. Ha lavorato come magazziniere e giornalista pubblicista. Diviene poi docente presso il Centro Orientamento Scolastico professionale di Torino, rimanendovi sino al 1994. Dal 2009 è segretario generale del Partito Comunista.
Il 13 novembre del 1959 la Cattedrale di Ferrara diventa Basilica MinoreTesto: Istituto di Storia Contemporanea di FerraraVoce: Domenico LugasMontaggio: Pietro Perelli
Questa meditazione sull'incontrare persone difficili riconosce che ci capita di trovarci in situazioni in cui incontriamo persone che ci mettono in difficoltà, possono criticarci, insultarci, infastidirci. Gestire il Dharma in queste situazioni relazionali è più difficile, perché queste interazioni spesso avvengono quando non ci troviamo in una situazione di calma, di ascolto, come in meditazione. Diviene così importante addestrarci a gestire questi incontri. Quali sono le caratteristiche di questo addestramento? Poiché non sempre la mente è lucida e chiara, possiamo ascoltare il nostro corpo, riconoscendo le sensazioni che si manifestano. Quando ci troviamo in difficoltà, spesso il collo e le spalle si irrigidiscono, lo stomaco si blocca, le spalle si piegano, la bocca si indurisce e i denti si stringono... ci sono molte altre possibilità, dovremo trovare come la tensione si esprime per noi, in noi. Una volta riconosciuta la presenza di queste sensazioni, potremo usare il respiro per lasciar andare la tensione, e di conseguenza queste sensazioni. Potremo riconoscere che le sensazioni si sono presentate, sono state per del tempo e poi sono svanite, nell'inevitabile ciclo di tutte le cose condizionate. Questo ci permetterà di mettere in una prospettiva più ampia l'incontro, riducendo lo stress, la fatica, in una parola: dukkha. In questa maggiore libertà potremo riuscire ad ascoltare meglio l'altro senza necessariamente essere feriti, potendo lasciare spazio alla comprensione profonda dell'incontro, riconoscendo anche la sofferenza dell'altra persona, e sviluppare così la comprensione della compassione e la gentilezza che ne deriva. Sarà possibile così rispondere in modo più utile, più sano, permettendoci anche di saper meglio spiegare le nostre ragioni e forse permettendo una migliore comunicazione. Il modello di meditazione presentato, in cui si porta alla mente un episodio per poi osservare le sensazioni e lasciarle andare, può essere usato anche per esplorare altri tipi di incontri e relazioni. Referenze Meditazione sull'incontrare persone difficili registrata nel gruppo di meditazione di Terrapura il 10 settembre 2021. Foto di copertina di Priscilla Du Preez.
L'otto settembre del 1955 Carlo Caffarra fu nominato arcivescovo di Ferrara e Comacchio, carica che mantenne fino al 2003.
E' nato a Torino nel 1871 nel poverissimo Borgo del Rubatto. Di umili origini, figlio di una sarta e di un cameriere, Balla deve il futuro successo alle capacità e all'ambizione della madre. La donna, avendo intuito la sua predisposizione all'arte, decide di mettersi in proprio per investire il massimo nella sua educazione. Anche il padre, che gli trasmette la passione per la fotografia, sarà per lui una figura fondamentale. Balla inizia a studiare il violino ma lo abbandona presto per dedicarsi alla pittura. Frequenta l'Accademia Albertina di Belle Arti dove conosce Pellizza da Volpedo. L'unica apparizione pubblica torinese per il fresco Giacomo fu quella del 1891, all'Esposizione della Promotrice di Belle Arti, dove presenta un acquarello non identificato. Viene poi assunto da un famosissimo fotografo di Torino che annovera fra i suoi clienti i principali rappresentanti dell'alta borghesia e dell'aristocrazia torinese. Nel 1895 lascia Torino per stabilirsi a Roma. Nei primi anni del Novecento comincia a dipingere quadri di matrice Pointilliste, senza tuttavia seguire rigorosamente il programma scientifico di Seurat e Signac. È tra i primi protagonisti del divisionismo italiano. Diviene poi un esponente di spicco del Futurismo, firmando assieme a Marinetti e gli altri futuristi, i manifesti che sancivano gli aspetti teorici del movimento.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=262LA LOTTA DELL'UOMO PER IL BENESignificati e attualizzazioni del Signore degli anelliNell'Inghilterra contemporanea, patria, spesso, delle più incredibili sperimentazioni sulla vita e sull'uomo, si distinguono però, per la loro tenace ed efficace battaglia in difesa dei valori più alti, alcuni personaggi, in particolare due grandi scrittori cattolici, Gilbert Chesterton, l'inventore della figura di padre Brown, e J.R.R.Tolkien, il celebre autore de "Il Signore degli anelli".John R. Tolkien nasce nel 1892 in sud Africa, ma ben presto si trasferisce in Inghilterra. Rimane precocemente orfano del padre e nel 1900 sua madre, Mabel, si converte dall'anglicanesimo al cattolicesimo. Non è una scelta facile in Inghilterra, perché comporta l'emarginazione e la riprovazione sociale. Dall'epoca di Enrico VIII infatti, quando venivano squartati e i loro corpi disseminati agli angoli delle strade perché fungessero da monito, i cattolici sono considerati come stranieri, anche se sul finire dell"800 la loro condizione è in parte mutata.Presto Tolkien rimane orfano anche della madre e, pur essendo molto povero, con l'aiuto di un prete riesce ad entrare all'università di Oxford, dove studiano i rampolli dell'aristocrazia inglese. Nel 1915 viene chiamato in guerra, la I guerra mondiale, e non potendo sopportare la separazione dalla fidanzata Edith Bratt, si unisce a lei in matrimonio (nasceranno negli anni, quattro figli, uno dei quali diverrà sacerdote). Nella I guerra mondiale l'uomo scopre per la prima volta la sua piccolezza di fronte alle macchine di morte e alla tecnologia che lui stesso ha creato. Crolla così l'illusione illuminista-positivista, l'idea di un uomo capace con le sue forze, grazie alla scienza, di dominare il mondo e la realtà, totalmente, divenendo Dio a se stesso. Affonda, con lo stesso fragore e dolore del Titanic, l'idea di poter procurare la felicità e l'immortalità, qui, su questa terra. LA SOCIETÀ INEBETITALo scrittore Domenico Giuliotti scrive: "Era il 1913... i cervelli, finché non si smontavano nella pazzia, funzionavano automaticamente come gli stantuffi delle macchine che avevano inventate e delle quali stavano divenendo, senza saperlo, accessori. Il mondo avvolto giorno e notte nel fumo, nel fragore e nella polvere, puzzava di morchia, di benzina, di bruciaticcio e di bestemmia. E in mezzo a questo ciclo di lordure, l'oro rotolava sulla libidine e la libidine sull'oro, in avvinghiamenti spasmodici. Sembrava che, dopo aver rifiutato il cristianesimo, alla società inebetita fosse caduta la testa e si fosse posta in adorazione, così decapitata, dinnanzi alla materia, mentre questa, divenuta, per un prodigio infernale, micidialmente intelligente, si preparava ad annientarla".Nel 1916 Tolkien combatte sulla Somme, in una battaglia epocale, fra le più disastrose della storia. La vita in trincea è segnata dall'ansia dell'attesa e del logoramento, dall'esposizione continua al fuoco di sbarramento, dalle nubi di gas stagnanti nell'aria, dal fango e dalla terra bruciata dalle granate e desertificata. Si diffondono, per la prima volta nella storia, una grande quantità di nuove nevrosi, figlie della guerra industrializzata: la "nevrosi del sepolto vivo", la "simpatia isterica per il nemico", isterie che si verificano dopo un trauma da esplosione, con i sintomi di paralisi, spasmi, mutismo, cecità e analoghi.I medici osservano come un grosso calibro caduto vicino, o un fuoco di sbarramento prolungato danneggino il sistema nervoso del soldato ed il suo autocontrollo, generando scatti improvvisi, pianti isterici, sordità, rifiuto di avanzare, desiderio di suicidio...UN MONDO MASSIFICATO, OMOLOGATO, GLOBALIZZATOSono scenari, quelli della Somme, che torneranno ne "Il Signore degli anelli", per la descrizione della terra di Mordor, la terra dell'Oscuro Signore; così come torneranno il nemico lontano e senza volto, il coraggio, il sacrificio e il cameratismo dei soldati semplici, i tommies, i Frodo di tutti i giorni, di contro alla viltà e all'inettitudine degli ufficiali. A tale riguardo lo scrittore francese Bernanos, anche lui combattente, afferma: "Dio non ci ha lasciato che il sentimento profondo della sua assenza"; e ancora: "La maggior parte dei soldati ignorava perfino il nome di grazia...Voglio dire soltanto che forse erano stati talvolta degni di questa grazia, di questo sorriso di Dio. Infatti vivevano senza saperlo, in fondo a quelle tane fangose, una vita fraterna", una vita fraterna, e, tante volte, eroica, alla faccia di chi la guerra la aveva voluta, per lo più meschinamente e segretamente, come nel caso dell'Italia.Rientrato dalla guerra Tolkien crea un sodalizio di amici con Lewis, Belloc e Chesterton. I quattro si trovano ogni martedì sera in un pub per parlare di letteratura, di fede, di vicende personali. Riguardo all'amicizia Tolkien scrive: "La vita, la vita terrena, non ha dono più grande da offrirci"; e altrove, all'incirca: "quando due divengono amici si allontanano insieme dal gregge".Diviene poi professore all'università di Oxford, dove insegna letteratura inglese, studia i miti nordici, si reca ogni giorno a messa e fa i conti con il problema del male.Dopo la I guerra già un'altra si prepara: la dittatura comunista asservisce duramente 180 milioni di persone, quella nazista 60 milioni di tedeschi. Ma anche la sua Inghilterra, che si ritiene al di sopra di ogni critica, esercita una forte oppressione sull'Irlanda cattolica e sulle sue colonie. E' nella sua patria che inizia a provare "dispiacere e disgusto" di fronte all'imperialismo inglese, e a divenire, insieme a Chesterton, un amante delle "piccole patrie", delle specificità e delle tradizioni locali, contro ogni tentativo di unificare, forzatamente o subdolamente. Il mondo non bello che lo circonda nasce dall'orgoglio, dal desiderio di potere, sugli uomini e sulla vita, che, a livello poetico, viene raffigurato nell'anello. Sauron, colui che lo ha forgiato, il Nemico, il menzognero, tende ad unificare il mondo sotto di sé, ad appiattire, a livellare le diversità, gli uomini, i nani, e gli elfi, la Contea, Gran burrone, Gondor e Rohan...Un po' come fanno, con metodi diversi o analoghi, la Germania, la Russia, l'Inghilterra e l'America: Tolkien non risparmia nessuno. Nel suo poema Sauron vuole imporre a tutti anche la stessa lingua, il Linguaggio Nero, soppiantando così tutti gli idiomi preesistenti: Tolkien, che ama profondamente la parola e i linguaggi, come espressione della diversità multiforme delle culture, ha paura che questo possa veramente avvenire. Nel 1945, lui che apprezzava profondamente il latino liturgico, lingua solenne, maestosa, sacra, e nello stesso tempo universale, cattolica, ha paura che una lingua non della preghiera ma del commercio e del denaro, non che unifica ma che colonizza, l'inglese, il suo inglese, si affermi sulle altre lingue. Nel 1945 prospetta inoltre un mondo post-bellico massificato, omologato, globalizzato, nella lingua, l'inglese, nei gusti, in ogni cosa.Quando scrive la sua opera più famosa Tolkien ha in mente questo mondo, il nostro, ma lo trasporta in uno mitico, metatemporale, perché sa che il problema del bene e del male è antico come l'uomo. Discende infatti dalla Caduta, termine con cui definisce il peccato originale: c'è in noi, fin da bambini, una tendenza al male che lotta con una tendenza di segno contrario. Si esprime nell'egoismo, nella superbia, nella volontà di dominio, sulle cose, talora nei rapporti con gli altri...DIO HA CREATO OGNI COSA BUONA, MA HA LASCIATO LA LIBERTÀPer Tolkien non esiste, però, una contrapposizione manichea: non ci sono un Dio del bene e un Dio del male. Il suo riferimento filosofico è quello cristiano, da S.Agostino a S.Tommaso: Dio ha creato ogni cosa buona, omnia bona, ma ha lasciato la libertà di scegliere. Gollum, ad esempio, non è originariamente cattivo, anzi è una specie di hobbit: è l'anello a pervertirlo, rendendolo omicida e menzognero. Così Melkor e il suo servo Sauron sono semplicemente, come il Lucifero cristiano, degli angeli (Ainur) decaduti, che hanno deciso di opporsi al loro creatore, di cantare non più la sua musica armoniosa, creatrice, ma una musica propria, stridente e stonata, distruttrice. Melkor, divenuto il Nemico, assume gli attributi tipici di Satana, del diavolo: desideroso di potere, di gloria, menzognero, è, etimologicamente, "colui che è separato e che separa", che non ama, che cerca di guastare l'opera bella, armoniosa del creatore. Abita in una terra desolata, impervia, in cui pullulano macchinari e rifiuti industriali. Non ha amici o collaboratori, ma solo servi, come Sauron, o sciocchi servitori che sperano di essere un giorno padroni, come Saruman. Del male si può infatti divenire solo servi, perché abbracciando la menzogna e il vizio si perde la propria libertà. Ciò che cerca e ciò che vuole, Sauron, è l'anello: chi lo porta assume poteri immensi ma si lascia a poco a poco soggiogare. Non è il portatore, alla lunga, che decide, ma l'anello che decide per lui. Anche dell'anello si può essere solo servi, e non è lecito usarlo, usare un mezzo cattivo per fini buoni, come vorrebbe Sauron. In una sua lettera ad un figlio, dopo lo sganciamento della bomba atomica, che aveva permesso agli americani, e quindi anche agli inglesi, di essere totalmente vincitori, Tolkien afferma: "abbiamo usato l'anello!".Ma se in questo tempo così "feroce" Sauron si è risvegliato, se la sua ombra si allunga da est verso le terre ancora libere e il mistero d'iniquità sembra totalmente dominante, non manca la speranza: l' "arbitro" della storia non è Melkor, ma Dio, che appare nel libro come una sorta di Provvidenza nascosta, che affida ai suoi il compito immenso di contrastare il male, di caricarsi del "fardello". "quando le cose sono in pericolo, qualcuno vi deve rinunciare, perderle, affinchè altri possano goderle".
Abortion, Hell, and Purgatory
53 Episodio - La storia di Tāḍakā che diviene un'orchessa Conoscere la psiche con lo Yoga • Come reagisci alla collera? • Indra Vs Tāḍakā • Sbagliare è umano... • Le benedizioni del correggersi • Perché Viśvāmitra chiede a Rāma di uccidere Tāḍakā? • Capire l'essenza delle persone • Donne normali e donne guerriere • Miliardi di madri • Il rispetto della donna nella cultura vedica • Onora il tuo primo Guru • Il primo dubbio di Rāma • Le ascesi di Suketu • La nascita di Tāḍakā • La forza di mille elefanti • La maledizione di Agastya • Una donna divoratrice gli uomini • Sumali, il nonno di Rāvaṇa •Abbiamo letto dal Rāmāyana , Adi/Bala-kanda, AK.28.1-12----------------------------Rimani in contatto:
How to Deal with Public Crisis
The Cenacles of Divine Mercy (Week 53): The Role of Suffering and Humility in Making Spiritual Progress
The Cenacles of Divine Mercy (Week 52): Humility
The Cenacles of Divine Mercy (Week 51): Envy
The Cenacles of Divine Mercy (Week 49): Judgment
The Cenacles of Divine Mercy (Week 48): Peace
Priests and the Priesthood, part 2
Priests and the Priesthood, part 1
La presa di Roma, nota anche come breccia di Porta Pia, fu l'episodio del Risorgimento che sancì l'annessione di Roma al Regno d'Italia. Avvenuta il 20 settembre 1870, decretò la fine dello Stato Pontificio quale entità storico-politica e un momento di profonda rivoluzione nella gestione del potere temporale da parte dei papi. L'anno successivo la capitale d'Italia fu trasferita da Firenze a Roma (legge 3 febbraio 1871, n. 33). L'anniversario del 20 settembre è stato festività nazionale fino al 1930, quando fu abolito a seguito della firma dei Patti Lateranensi. (fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Presa_di_Roma https://www.youtube.com/watch?v=J7db8h6_J4o&t=37s )
The Cenacles of Divine Mercy (Week 47): Healing
The Cenacles of Divine Mercy (Week 46): Trust
The Cenacles of Divine Mercy (Week 44): Pope St. John Paul II Encyclical: Dives in Misericordia (Rich in Mercy) Chapter 4
The Cenacles of Divine Mercy (Week 43): Pope St. John Paul II Encyclical: Dives in Misericordia (Rich in Mercy) Chapter 1
The Cenacles of Divine Mercy (Week 42): The Conversation of the Merciful God with the Perfect Soul. Special guest: Margaret Spender.
The Cenacles of Divine Mercy (Week 41): The Conversation of the Merciful God with a Soul Striving after Perfection
The Cenacles of Divine Mercy (Week 40): The Conversation of the Merciful God with a Suffering Soul
The Cenacles of Divine Mercy (Week 39): The Conversation of the Merciful God with a Despairing Soul
On Modesty, with Margaret Stender
The Cenacles of Divine Mercy (Week 38): The Conversation of the Merciful God with a Sinful Soul
The Cenacles of Divine Mercy (Week 37): Eucharist and Trust
The Cenacles of Divine Mercy (Week 33): Obedience
The Cenacles of Divine Mercy (Week 36): Reconciliation
The Cenacles of Divine Mercy (Week 35): Turn to Me for Peace
The Cenacles of Divine Mercy (Week 34): The Hour of Mercy
The Divine Mercy Message and Devotion handbook (M17) Part 10
The Divine Mercy Message and Devotion handbook (M17) Part 9
Interview with Dave and Joan Maroney.
Interview with Linda Paolini.
The Divine Mercy Message and Devotion handbook (M17) Part 8
The Divine Mercy Message and Devotion handbook (M17) Part 7
The Divine Mercy Message and Devotion handbook (M17) Part 6