Personaggi di Torino

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    • Jan 21, 2022 LATEST EPISODE
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    Gianni Vattimo e via Po

    Play Episode Listen Later Jan 21, 2022


    Nelle sue opere si è occupato dell'ontologia ermeneutica contemporanea, proponendone una propria interpretazione, che ha chiamato pensiero debole, in contrapposizione con le diverse forme di pensiero forte dell'Otto-Novecento: l'hegelismo con la sua dialettica, il marxismo, la fenomenologia, la psicanalisi, lo strutturalismo. Sembra ieri quando le studentesse accorrevano a Palazzo Nuovo, la sede delle facoltà umanistiche a Torino, per vedere il bel filosofo biondo che parlava di Nietzsche e Heidegger, per di più fresco di coming out, che in quegli Anni 70 non era ancora una moda ma un'uscita coraggiosa, e per tutta una fetta di mondo engagé un'ulteriore aura di fascinazione. Oggi Gianni abita in un grande appartamento di via Po affacciato sul Rettorato dell'Università dove ha insegnato fino al 2008, e dove ora è professore emerito. Ammette che ci ha provato gusto in certi casi a provocare e spiega: «Ma perché non dovrei divertirmi? Una volta un gruppo di madame torinesi mi aveva invitato a una conferenza sui giardini, e io ho concluso il mio intervento - dove si parlava di un giardino dei sentieri che si biforcano, una cosa un po' borgesiana - cantando quella canzone di Brassens, “Je suis la mauvaise herbe, braves gens, braves gens…”. Sì, l'unica figura che mi piace oggi è la figura di uno che rompe le palle». E di Torino dice: «È una bellissima città, come diceva Nietzsche quando era già pazzo. Ma forse quando lo diceva non era poi così pazzo».

    Re Vittorio Emanuele II e il Palazzo Carignano

    Play Episode Listen Later Jan 19, 2022


    Nacque a Torino il 14 marzo 1820, figlio di Carlo Alberto di Savoia-Carignano e Maria Teresa d'Asburgo. La vita di Vittorio Emanuele venne subito avvolta da un'aura di mistero, quando da bambino si salvò miracolosamente ad un incendio che scaturì nel palazzo Carignano, luogo in cui era nato e viveva. Il 16 settembre 1822, infatti, la nutrice che si occupava del futuro sovrano fece cadere una candela nella culla del piccolo Savoia incendiandola. La donna si provocò numerose ustioni sul corpo, ma riuscì a trarre in salvo indenne Vittorio Emanuele II. Almeno, questo è quanto documentato dalla versione ufficiale, visto che subito cominciò a circolare la “leggenda metropolitana” che il bambino fosse morto e subito sostituito con un pari età. Probabilmente il figlio di un macellaio fiorentino che da anni si era trasferito nel capoluogo subalpino. Leggenda, alimentata negli anni, dal fatto che Vittorio Emanuele non assomigliasse al padre Carlo Alberto. Non solo da un punto di vista somatico, ma anche caratteriale. Carlo Alberto, infatti, era un uomo alto, biondo e slanciato, mentre il figlio bruno e tarchiato. Altro tratto molto differente tra i 2 erano le mani. Quelle di Carlo Alberto erano snelle e piccole, quelle di Vittorio Emanuele molto grosse, come dicevano le malelingue proprio da macellaio!

    Umberto I e il Duomo di san Giovanni

    Play Episode Listen Later Jan 17, 2022


    Nacque il 14 marzo 1844 a Torino, da Vittorio Emanuele II, allora duca di Savoia ed erede al trono sardo, e da Maria Adelaide d'Austria. La sua nascita fu molto festeggiata dal popolo piemontese, nonché dalla famiglia reale, che così poté vedere assicurata la discendenza maschile. Egli trascorse tutta la sua infanzia nel castello di Moncalieri, dove ricevette una formazione essenzialmente militare; fu questa dura disciplina che ne formò il carattere. In quegli anni Umberto intrattenne una relazione sentimentale con la duchessa Eugenia Attendolo Bolognini Litta, che durerà per tutta la vita. Umberto sapeva però che si sarebbe dovuto piegare a un matrimonio di convenienza. Fu scelta la principessa Margherita di Savoia. Umberto e Margherita si sposarono nel Duomo di san Giovanni a Torino il 22 aprile 1868; furono le "nozze del secolo" di allora, e per quell'occasione re Vittorio Emanuele II creò il corpo dei corazzieri reali, che dovevano fungere da scorta al corteo regale, e l'Ordine della Corona d'Italia, con cui venivano premiati tutti coloro che si erano distinti al servizio della Nazione. Alla morte del padre Vittorio Emanuele II, il 9 gennaio 1878, Umberto gli succedette col nome di Umberto I. Nello stesso giorno egli emanò un proclama alla Nazione in cui affermava: Il vostro primo re è morto; il successore vi proverà che le istituzioni non muoiono!

    Armando Testa e il Castello di Rivoli

    Play Episode Listen Later Jan 14, 2022


    Ippopotami azzurri, uomini a forma di palla, poltrone rivestite di prosciutto: no, non è il mondo incantato di un bambino, è la realtà vista con gli occhi di Armando Testa, l'artista e pubblicitario torinese che ha plasmato il nostro immaginario collettivo attraverso figure e slogan divenuti iconici. “Sono nato povero, ma moderno”, così amava dire. E non era una semplice frase ad effetto. C'è ancora la guerra nel 1917, quando Armando Testa viene alla luce, e la vita non è facile per un ragazzino che a 11 anni perde il padre e a 14 finisce a lavorare in una tipografia. Ore ed ore passate ad impaginare libri d'arte indolenziscono le dita, ma spalancano i pensieri. Da quei libri sboccia una passione che non si estinguerà più. Il primo bozzetto risale al 1937, per una ditta di colori, ma bisogna attendere la fine di un'altra guerra per cominciare a fare sul serio. È il 1946 quando Armando a Torino crea la sua agenzia pubblicitaria, un marchio che tutt'oggi, a 25 anni dalla sua morte, è leader indiscusso del settore. Torino, città natale di Testa, ha dedicato all'artista nel 2001, al castello di Rivoli, una mostra commemorativa dal titolo Less is more, in onore al suo minimalismo.

    Umberto Tozzi e via Botero

    Play Episode Listen Later Jan 12, 2022


    Cresciuto nella zona torinese di via Fréjus/Corso Peschiera, tra Borgo San Paolo e quartiere Cenisia, cominciò a suonare la chitarra a 13-14 anni, nella sala prove dell'oratorio della chiesa Gesù Adolescente, ma le vere prime esperienze musicali cominciarono l'anno dopo, nel 1967, come chitarrista della band del fratello maggiore Franco. Il padre era migrato a Torino dal Gargano e manteneva tre figli con lo stipendio da guardiano notturno. Racconta Umberto: “Tornava a casa mezzo congelato, qualche volta gli rubavano pure la bicicletta, si mangiava carne una volta alla settimana. Ma il lavoro c'era, si avvertiva un'idea di futuro”. Ma quali erano i locali che il giovane Tozzi frequentava negli anni Settanta? «Lo Swing Club di via Botero era il ritrovo di noi musicisti e aspiranti tali. C'era un'aria cosmopolita, anche perché spesso suonavano jazzisti americani. Alla fine si commentava il concerto durante la spaghettata delle due del mattino. Nel mio quartiere, Borgo San Paolo, c'era invece Cenisia con il Voom Voom, lì passavano le star a fare il classico concertino di tre quarti d'ora con le canzoni famose».

    Marco Travaglio e piazza san Carlo

    Play Episode Listen Later Jan 10, 2022


    Dopo aver conseguito la maturità classica presso il Liceo salesiano Valsalice di Torino, si è laureato in Lettere Moderne con una tesi in Storia Contemporanea all'età di 32 anni, dopo esser già divenuto giornalista professionista. Ha cominciato la propria attività come giornalista freelance in piccole testate di area cattolica, come Il nostro tempo, dove lavorava all'epoca anche Mario Giordano. Nel 2017 un grande spavento per la figlia Elisa… Erano andati tutti a vedere Juventus-Real Madrid in piazza San Carlo, poi è successo qualcosa che ha scatenato il panico. E Travaglio analizza proprio gli effetti del panico sulla folla, le voci incontrollate che si sono diffuse nella piazza e hanno fatto perdere ai più il controllo della situazione, ma anche le responsabilità di chi ha consentito che decine di ambulanti potessero vendere la birra in bottiglie di vetro: "Tutto virtuale, tranne il sangue". Così ha raccontato dopo aver ricevuto la telefonata di Elisa: “Salto in macchina con mia moglie e voliamo a prenderla, appena in tempo prima che anche in piazza Vittorio Veneto si scateni il panico per l'ondata dei fuggitivi che, attraverso via Po e le strade laterali, sciamano via dal luogo della non-partita e del non-attentato. La carico in auto che trema ancora come una foglia e fatica a parlare. E mi fiondo al pronto soccorso più vicino”. Per fortuna niente di grave per la figlia.

    Mario Soldati e il Borgo Nuovo

    Play Episode Listen Later Jan 7, 2022


    E' nato nel 1906 in via dell'Ospedale, ora via Giolitti. Ha studiato al «Sociale», l'istituto dei Padri Gesuiti, in via Arcivescovado, ricevendone un'impronta indelebile. A loro lo riconduceva ogni meditazione sulla fede, che nelle stagioni risalterà come «nostalgia della fede». Ha i confini dei portici, la Torino di Mario Soldati, «il termine estremo di Torino borghese e ottocentesca» là dove si incontrano corso Vinzaglio e corso Vittorio. Il mondo di ieri che lì non si arenava, che si apriva alle nuove energie sociali, lasciandosi «abbracciare volentieri da Torino operaia» (il non lontano Borgo San Paolo), «sua gloria, sua ricchezza e sua difesa». Mario prediligeva «la quiete e la solitudine di certe vie, specialmente del Borgo Nuovo», amava pranzare al Cambio («Tutto oro specchi e vetri dipinti»), si smemorava davanti alla statua innevata di Gioberti in piazza Carignano. Soldati era l'anima più mozartiana, più versicolore di Torino, se nello stesso nome della città scorgerà, invisibile agli occhi comuni, ma non a «coloro che vi sono nati, o che vi sono vissuti a lungo, qualcosa di rosso che ride», così archiviando ogni grigia nomea.

    Giuseppe Saragat e via IV Marzo

    Play Episode Listen Later Jan 5, 2022


    Nacque a Torino da Giovanni Saragat e da Ernestina Stratta. Il padre era un avvocato di Sanluri di ascendenze catalane che si era trasferito nella città sabauda nel 1882. Alla professione forense alternava quelle di poligrafo e di giornalista, scrivendo articoli di cronaca giudiziaria per la Gazzetta Piemontese. La madre era figlia di un rinomato pasticcere. Dopo aver frequentato la scuola elementare "Pacchiotti", entrò all'istituto "Sommeiller", uscendovi nel 1915 con il diploma in ragioneria. Nel 1916 fu richiamato alle armi e prese parte alla Grande Guerra. Congedato, il 17 luglio 1920 conseguì la laurea in Scienze economiche e commerciali. “In questa casa, il 19 settembre 1898, nacque Giuseppe Saragat – socialista riformista, con Turati e Matteotti, avversò il fascismo, prima in Italia e poi in esilio. Tornato in Italia nel 1943, fu incarcerato dai nazisti ed evase insieme a Sandro Pertini, per proseguire la lotta clandestina. Alla liberazione divenne Presidente dell'Assemblea Costituente, poi fu più volte Ministro, fino all'elezione a Presidente della Repubblica il 28 dicembre 1964. Mori a Roma l'11 giugno 1988. Dedicò la vita alla causa della libertà e del socialismo democratico”. Sarà questa l'epigrafe che verrà posta sulla facciata della casa in cui nacque Giuseppe Saragat, in via IV Marzo, 5. La targa commemorativa ricorderà il Capo dello Stato nel cinquantenario della elezione al Quirinale.

    Maria Teresa Ruta e la Mole

    Play Episode Listen Later Jan 3, 2022


    Nata a Torino, da papà Giovanni, di origine siciliana, e da mamma Rosella, originaria di Taurianova, è altresì nipote (da parte di padre) dell'omonima annunciatrice e conduttrice attiva negli anni Cinquanta. Da bambina, crebbe nel quartiere Borgo San Paolo di Torino, in un caseggiato davanti al centro sportivo calcistico della Lancia (oggi chiamato "Robilant"); nella stessa città, studia fino alle scuole superiori, tuttavia già nel 1976 entra nello spettacolo, partecipando al concorso di bellezza Miss Muretto di Alassio, in Liguria, risultando vincitrice. L'anno dopo si divide tra Torino e Roma, dove inizia a fare dei provini. In un'intervista ha dichiarato: «Anche se ho vissuto un po' ovunque in Italia non ho avuto dubbi nello scegliere Torino come luogo del cuore FAI, la città dove sono nata. Il Valentino, Superga, la Gran Madre, i luoghi che frequentavo con mio papà. Era figlio di uno dei più giovani piloti dell'aeronautica quindi mi ha sempre portato in giro. Mi portava e mi raccontava la storia dei luoghi che visitavamo. La Mole è quella che mi è rimasta di più nel cuore. Il mio papà mi ripeteva sempre: “Quando guardi qualcosa con il naso all'insù sei felice”».

    Samuel e i locali torinesi

    Play Episode Listen Later Dec 31, 2021


    «La mia città è bellissima». È la dichiarazione d'amore di Samuel, voce e frontman dei Subsonica nonché giudice dell'edizione 2019 di X-Factor, alla sua Torino. Dove è nato nel 1972. E dove ha fondato, insieme agli amici Max Casacci e Boosta, il gruppo rock elettronico più famoso d'Italia. «La mia città ha sempre lottato per restare in vita e lo ha fatto con la forza delle sue idee», racconta tra una pausa e l'altra delle prove per il gran finale di X Factor 2019. «Torino è una città multietnica: qui abitano persone provenienti da tutte le regioni d'Italia e questa varietà porta sempre ricchezza». E se nel suo cuore non possono mancare luoghi iconici, come la Mole o i Murazzi, ce ne sono altri più intimi e particolari. Come il Cinema Massimo o Piazza Vittorio. «Ci sono ancora oggi dei locali che portano la musica in città, come Hiroshima Mon Amour, Giancarlo 2 (che oggi si chiama Magazzino Sul Po), Gli Amici del Po, OFF TOPIC in zona Gasometri tra Vanchiglia e Vanchiglietta, Cap 10100, anche questo molto bello, sul fiume. Sono posti che, ognuno a suo modo, combattono una guerra sotterranea e silenziosa contro l'avvento del “grande niente”, lottando per portare la musica di qualità in città».

    Gustavo Adolfo Rol e via Silvio Pellico

    Play Episode Listen Later Dec 29, 2021


    E' stato un sensitivo nato a Torino nel 1903. Le sue dimostrazioni, avvenute in presenza di ospiti da lui selezionati, vennero interpretate dai suoi estimatori come autentici fenomeni paranormali ma da altri, come il prestigiatore Silvan e il giornalista scientifico Piero Angela, come illusioni prodotte con tecniche di prestidigitazione e in particolare di mentalismo. Dopo le prime esperienze lavorative in giro per il mondo per conto della Banca Commerciale Italiana, Rol tornò a Torino, dove decise di stabilirsi definitivamente nel 1931. Scelse una palazzina grigio chiaro in stile Liberty, nel quartiere di San Salvario, al civico 31 di via Silvio Pellico. Dal quarto piano del suo elegante appartamento con vista sul parco del Valentino, Rol osservava il mondo con discrezione, dietro le tende di raso, ma non si lasciava osservare. Di ordinario non c'era nulla nella sua vita. Nemmeno la sua abitazione lo era. Chi ha avuto la fortuna di varcare la soglia di quella casa piena di misteri la descrive come ricca di mobili antichi, con pregiati pezzi di antiquariato e cimeli napoleonici, oltre a una serie di quadri da lui stesso dipinti. Nel suo bellissimo salotto rivestito in lino, Rol era solito accogliere gli ospiti attorno a un grosso tavolo ovale. Tuttavia, la stanza più suggestiva era sicuramente la “sala degli specchi”, descritta anche nei romanzi dei tanti scrittori che sono passati di là.

    Stefania Rocca e il gLocal Festival

    Play Episode Listen Later Dec 27, 2021


    Nata a Torino il 24 aprile 1971, si trasferisce a Roma per frequentare i corsi di recitazione di Beatrice Bracco e successivamente il Centro sperimentale di cinematografia. In seguito va a New York e frequenta l'Actors Studio. Nel 1994 debutta nel cinema con il cortometraggio Effetto, seguito nel 1995 da Palermo Milano - Solo andata. Il successo arriva con la parte di Naima, l'esperta di hardware di Nirvana, il film di Gabriele Salvatores. Nel 2019 come madrina del gLocal Festival al Cinema Massimo di Torino ha dichiarato: «La cadenza torinese è noiosa? Ma che importa: ha quel suono lì e noi raccontiamolo!». Nel senso più cinematografico che si possa materializzare: «Possibile che non ci siano storie di donne della città da narrare? Io vorrei girare qui e interpretare un ruolo femminile local». Un «uno-due» di Stefania Rocca in velocità: intanto, se c'è qualche regista interessato a una sceneggiatura con location Torino e ruolo su misura per lei, batta un colpo. Ha poi proseguito: «Finalmente la mia città mi chiama e ne sono felice. Vivo a Milano, è lì che ho la famiglia, ma torno spesso qui, ho la mamma che non se ne andrebbe mai. E ho tanti amici, quelli dell'infanzia; con la mia amica Simona ci conosciamo dall'asilo».

    Marco Rizzo e il centro culturale marxista "Mondo Nuovo"

    Play Episode Listen Later Dec 24, 2021


    Figlio di Armando, un operaio di Fiat Mirafiori, e di Maria Angelica, ha conseguito il diploma di perito capotecnico in elettronica industriale presso l'Istituto Tecnico Industriale Giuseppe Peano di Torino. Nel 1981 si è tesserato al Partito Comunista Italiano, seppur rimanendo critico verso i "cedimenti ideologici ed anche concreti della linea del PCI". Iniziò poco dopo a svolgere attività presso il centro culturale marxista "Mondo Nuovo" di Torino, luogo di riunioni e seminari politici e culturali che riuniva membri del Partito Comunista Italiano, di Democrazia Proletaria ed altri esponenti provenienti dall'estrema sinistra. È stato componente della Direzione Provinciale del Partito Comunista Italiano di Torino dal 1986 al 1991; inoltre è stato consigliere provinciale di Torino nel quadriennio 1991/1995. Si è laureato da studente-lavoratore in Scienze politiche presso l'Università di Torino nel 1988 con tesi sull'innovazione tecnologica in FIAT. Ha lavorato come magazziniere e giornalista pubblicista. Diviene poi docente presso il Centro Orientamento Scolastico professionale di Torino, rimanendovi sino al 1994. Dal 2009 è segretario generale del Partito Comunista.

    Vittorio Pozzo e l'Archivio di Stato di Torino

    Play Episode Listen Later Dec 22, 2021


    Nacque da una famiglia di origini biellesi. Frequentò il Liceo Cavour a Torino, la sua città natale; in seguito studiò lingue e giocò a calcio in Francia, Svizzera ed Inghilterra. Appassionato di calcio e tifoso del Torinese, a solo undici anni con alcuni amici vendette alcuni libri di latino per vedere la prima partita di calcio giocata in Italia, Genoa-Rappresentanza Torino, che si svolse il giorno dell'Epifania del 1898 a Genova e venne vinta dalla squadra torinese. Da calciatore militò nella squadra riserve elvetica dei Grasshoppers, che lasciò per tornare nella sua Torino, dove contribuì a fondare il Torino Football Club, squadra nella quale militò per cinque stagioni, sino al ritiro dall'attività agonistica, nel 1911, e di cui fu direttore tecnico dal 1912 al 1922. Terminati gli studi, entrò alla Pirelli, dove divenne dirigente, incarico che lascerà per assumere quello di commissario unico della nazionale italiana, accettandolo con l'unica e singolare condizione di non essere retribuito. Pozzo fu un protagonista assoluto di tutti gli eventi calcistici che si susseguirono nella prima metà del Novecento, e accompagnò questa attività con la meticolosa raccolta di una imponente mole di documentazione. Un archivio quantitativamente straripante, ora versato dai suoi eredi all'Archivio di Stato di Torino e in larga parte già inventariato. Un insieme di documenti in grado oggi di restituirci pagine molto importanti della nostra storia, non solo calcistica.

    Sergio Pininfarina e il Museo Nazionale dell'Automobile di Torino

    Play Episode Listen Later Dec 20, 2021


    Nato a Farina (Torino) l'8 settembre 1926, è stato nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 23 settembre 2005. Sergio si è laureato in Ingegneria Meccanica, conseguita nel 1959 al Politecnico di Torino. L'azienda Pininfarina diviene famosa negli anni Cinquanta per l'eleganza delle carrozzerie realizzate e, soprattutto, per uno stile sempre all'avanguardia che ha garantito così un successo internazionale del "marchio" ancora oggi riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo. A partire dagli anni Ottanta Pininfarina intuisce l'importanza dell'aerodinamica dei suoi modelli e concentra tutti i suoi sforzi nel migliorare i modelli non solo da un punto di vista estetico ma soprattutto aerodinamico. Dalla Cisitalia del 1947 alla 2uettottanta del 2010, passando attraverso la Flaminia Presidenziale: queste alcune delle pietre miliari del design Pininfarina, molte delle quali sono esposte nel nuovo Museo Nazionale dell'Automobile di Torino. Tra queste la Cisitalia 202. La "scultura in movimento", secondo la definizione di Arthur Drexler, può di nuovo essere ammirata dal pubblico, dopo un accurato restauro conservativo ultimato nel 2009 nella sede Pininfarina di Cambiano.

    Willie Peyote e il Teatro Concordia

    Play Episode Listen Later Dec 17, 2021


    E' nato a Torino il 28 agosto 1985: sua madre è biellese, mentre suo padre è torinese, o meglio di Barriera di Milano, come ci tiene a precisare il figlio. Il suo vero nome e cognome è Guglielmo Bruno: Willie deriva quindi da William, l'equivalente inglese di Guglielmo, mentre Peyote è una citazione della pianta allucinogena. Naturalmente, l'assonanza tra Willie Peyote e il cartone animato Wile E. Coyote è voluta. Il legame tra il rapper e la sua città è molto forte. Willie è tifoso del Toro, passione cui accenna anche nelle sue canzoni, e non mancano i riferimenti a Torino nei suoi pezzi e nei titoli dei suoi album, come ad esempio Educazione Sabauda (2015) o Sindrome di Tôret (2017). Willie è figlio di un musicista, e come da lui stesso spiegato nella sua famiglia tutti sanno suonare uno strumento, quindi per non "sentirsi escluso" imparò da giovanissimo a suonare il basso. Dopo aver sperimentato altri generi come il rock e il punk, alla fine delle scuole superiori si avvicina alla musica rap, segnando così la svolta nella sua carriera di musicista. Prima del lockdown del 2020 ha riempito per tre sere di fila il Teatro Concordia di Venaria Reale registrando il sold out. Con la canzone “PortaPalazzo” ha rappresentato la sua città dicendo: “se parlate con un africano di Torino, sicuramente vi racconterà che almeno un suo parente è passato di qui”.

    Rita Pavone e il Teatro Alfieri

    Play Episode Listen Later Dec 15, 2021


    La soprannominarono quand'era giovanissima Pel di carota per le lentiggini e il colore rosso della sua capigliatura. E da allora quel nomignolo le è rimasto impresso. Rita nasce a Torino il 23 agosto 1945. Vive i suoi primi in via Malta 43, nel Borgo San Paolo. Si iscrive alla prima liceo dell'istituto statale Santorre di Santarosa ma, nell'inverno 1959-60, la famiglia si trasferisce in un altro quartiere, presso le case operaie della Fiat di via Chiala 19, alle “Basse” di Mirafiori Sud. Nello stesso periodo, appoggiata e incoraggiata dal padre Giovanni, debutta al Teatro Alfieri di Torino in uno spettacolo per ragazzini dal titolo Telefoniade, e realizzato dall'allora nazionale società telefonica Stipel. È quella la prima volta che Rita si esibisce davanti ad un pubblico vero e non composto da parenti e familiari, e lo fa in due uscite: nel primo tempo, truccata da ragazza di colore e con addosso un frac di raso nero nella interpretazione di Swanee, brano reso famoso dal grande cantante statunitense Al Jolson; poi, nel secondo tempo, nei panni di una inglesina in visita alla Città Eterna cantando il brano di Renato Rascel, Arrivederci Roma. Tra la fine del 1959 e l'inizio del 1961 si fa notare esibendosi prima in feste studentesche, poi in alcuni locali torinesi, come “l'Apollo Danze”, “La Serenella”, “La Perla”, l'”Hollywood Dance” o il “Principe”, guadagnandosi il soprannome di Paul Anka in gonnella.

    Pierluigi Pairetto e i contatti con Moggi

    Play Episode Listen Later Dec 13, 2021


    E' un ex arbitro di calcio italiano, nato a Torino nel 1952, e padre di Luca e del dirigente della Juventus Alberto Pairetto. Originario della sezione arbitri di Torino, debuttò in Serie A nel 1981 e per molti anni fu un arbitro apprezzato sia in ambito nazionale, sia in ambito internazionale: insieme a Fabio Baldas ha rappresentato l'Italia al Campionato mondiale di calcio 1994 dove ha diretto soltanto l'ottavo di finale Romania-Argentina, vinta di rumeni per 3-2, visto che era stato vittima di un infortunio nella prima parte del torneo. Già al Campionato mondiale di calcio 1990 aveva svolto le funzioni di guardalinee. Legato a Torino per un'inchiesta che l'ha coinvolto nello Scandalo del calcio italiano del 2006, a causa dei frequenti contatti telefonici avuti con Luciano Moggi, venne rimosso dal ruolo che ricopriva nella Commissione Arbitrale dell'UEFA, venendo sostituito da Pierluigi Collina. Successivamente venne condannato in primo grado a una squalifica di 2 anni e 6 mesi, in secondo grado a 3 anni e 6 mesi, e a 2 anni e 6 mesi nella sentenza del CONI.

    Alba Parietti e Corso Quintino Sella

    Play Episode Listen Later Dec 10, 2021


    Nasce a Torino il 2 Luglio 1961, da Francesco Parietti, chimico, e da Grazia Dipietromaria, scrittrice e pittrice. Rigorosa come il papà e fantasiosa come la mamma, Alba è cresciuta a Torino nel celebre quartiere di Madonna del Pilone ed ha avuto come compagno di scuola Marco Travaglio, divenuto giornalista. Dopo aver frequentato il Liceo artistico statale, ha iniziato la carriera artistica lavorando nelle radio locali. Del suo rapporto con Torino ha detto: «È faticoso. La amo e la odio. Come diceva Pavese, bisogna andarsene per poter tornare. Io sono una delle poche che l'ha lasciata veramente, Chiambretti e Littizzetto no. Ma continuo a esserle visceralmente legata. Sono scappata. Ero diversa. Non trovavo omologazione, non mi riconoscevo in nulla di ciò che vedevo né nella mia casa borghese di Corso Quintino Sella. Venivo emarginata dalle fanciulle con i vestitini accollati. Ero pronta a prendermi le colpe del mondo: se non potevo essere perfetta, volevo essere la migliore delle imperfette. Andavo al Nepenta dove c'erano gli spettacoli delle trans e stavo con loro. Ero a mio agio».

    Roberto Olivetti e la fabbrica di Ivrea

    Play Episode Listen Later Dec 8, 2021


    Nato a Torino il 18 marzo del 1928, nonostante appartenesse alla terza generazione degli Olivetti, fu, in una certa misura, un pioniere. A lui si deve, infatti se la Olivetti, tra la fine degli anni 60 e i primi anni 70, imboccò la strada per superare la tradizionale immagine di fabbrica di calcolatrici e macchine per scrivere, per avviarsi a diventare un'azienda leader nel campo dell'automazione dell'ufficio. Diventato amministratore delegato della società di Ivrea, solleciterà l'introduzione delle tecnologie e delle caratteristiche di "sistema" in nuovi prodotti per l'ufficio, investendo quindi di tali innovazioni il tessuto produttivo vitale dell'azienda. Cresciuto ad una scuola familiare che vedeva nella fabbrica il cuore della cultura e della società moderne, Roberto ne resse a lungo le sorti, fino a quando, nel ‘78, le alterne vicende che accompagnarono la nascita di quella "frontiera", non avrebbero ridimensionato di molto la partecipazione della famiglia nell'azienda. Spirito umanitario, passione per le riforme, amore per l'utopia: le qualità di famiglia furono ben presenti nel carattere di Roberto. Con lui, parafrasando un giudizio che Geno Pampaloni diede di Camillo e Adriano Olivetti, scompare un "frammento di un'Europa liberalsocialista sognata in un'Italia troppo diversa".

    Achille Occhetto e la sinistra torinese

    Play Episode Listen Later Dec 6, 2021


    L'uomo della svolta, l'uomo dei sogni infranti e delle speranze tradite, l'uomo che ha creduto nel progetto di un partito nuovo ed è stato sconfitto, è nato a Torino nel 1936. Un uomo lucido, che forte della propria onestà ha deciso di compiere un ennesimo, importantissimo regalo ad una sinistra smarrita e disillusa: un libro, “La gioiosa macchina da guerra”, un'autobiografia morale e collettiva uscita nel 2013, un viaggio alle radici della nostra cultura e delle nostre tradizioni e anche, naturalmente, uno sguardo al futuro. Ha detto in un'intervista: “Torino, la mia città, ha svolto una funzione particolare nella storia della sinistra italiana e ne ha avuto un ritorno sia sul piano della formazione culturale e intellettuale sia sul piano di una concentrazione particolare di orgoglio e anche di volontà. E poi l'intellettualità moderna, nella parte iniziale del Novecento, era profondamente curiosa e attenta allo sviluppo tecnologico e alla presenza della classe operaia nella società. Questo non poteva avvenire nella parte più contadina del Paese. Ciò ha favorito la nascita di un nuovo pensiero da parte degli intellettuali, una “nouvelle vague” di pensiero, di modo di essere, di concezione della cultura, del Paese e della politica.”.

    Francesco Molinari e il Circolo del golf

    Play Episode Listen Later Dec 3, 2021


    Nato a Torino l'8 novembre 1982, golfista già dagli 8 anni al Circolo di Torino frequentato dai genitori, da amateur, dimostra subito di avere qualità di testa e di tocco importanti, così come idee chiarissime, conquistando due volte lo Stroke Play Championship, a 22 anni passa già professionista. Laureato in Economia per tenersi una porta aperta nel mondo del lavoro, a 23 conquista la carta per l'European Tour, a 24 entra dalla porta principale nella storia del golf “de noartri”, che è tuttora terribilmente snob e costoso, legato a lobby e agli amici degli amici, e non principalmente alle qualità. Lui che non ha il pedigree dell'atleta bello ed elegante, potente e paludato, all'Open d'Italia si aggiudica il primo titolo pro della carriera diventando il primo azzurro ad imporsi nel torneo di casa dal 1980. Qualcuno storce pure il naso. Chicco insiste, imperterrito, sale al 38° posto nell'ordine di merito e comincia seriamente la sua costruzione di campione. L'atleta che ha scritto la storia a Carnoustie è un italiano con un carattere poco nazionale: programma e costruisce senza chiasso le proprie fortune.

    Margherita di Savoia e la Società Filodrammatica torinese

    Play Episode Listen Later Dec 1, 2021


    Consorte di re Umberto I, fu la prima regina consorte d'Italia. Il matrimonio fu celebrato a Torino nell'aprile 1868: il 21 nella sala da ballo del Palazzo Reale venne sottoscritto l'atto nuziale, il giorno seguente i principi ereditari si unirono in matrimonio nel duomo di San Giovanni. Casa Savoia volle che fossero presenti, accanto a nobili e personalità di spicco della politica nazionale, anche le delegazioni operaie e semplici popolani. Dopo il sontuoso ballo che la sera vide protagonisti aristocratici di tutta Europa, il 23 i novelli sposi si recarono alla festa organizzata in loro onore presso la Società Filodrammatica torinese. Margherita ebbe in dono un saggio di Manzoni, con un autografo del romanziere milanese. La festa continuava: al ballo offerto dall'Accademia Filarmonica ci fu il famoso episodio che vide protagonisti la sposa e il principe Federico di Prussia, il quale tagliò un lembo del vestito di Margherita, lacerato da un ballerino durante la quadriglia. Il nobile se lo appuntò al petto in ricordo della lieta giornata, sollevando i presenti dall'imbarazzo che l'incidente aveva creato. In piazza Carlo Emanuele si svolse un torneo in memoria del ritorno in città di Emanuele Filiberto, avvenuto nel 1559. I nobili ebbero modo di dimostrare le loro doti equestri, dando prova di destrezza e precisione.

    Andrea Pirlo e il One Apple

    Play Episode Listen Later Nov 29, 2021


    E' un allenatore di calcio ed ex calciatore, di ruolo centrocampista, tecnico della Juventus. Campione del mondo nel 2006 e vicecampione d'Europa nel 2012 con la nazionale italiana. Soprannominato il Maestro e il Metronomo, si è segnalato sin da giovane come uno dei maggiori talenti espressi dal calcio italiano. Torino per il Maestro è più di una seconda casa: qui ha trovato un nuovo amore, qui sono rimasti a vivere i figli avuti dalla prima moglie, e qui ha vissuto la sua seconda giovinezza da calciatore, vincendo quattro scudetti e dimostrando al Milan che lo aveva lasciato partire a parametro zero che era tutt'altro che finito. A Torino ha trovato una nuova famiglia, creando legami indissolubili. Galeotto fu il One Apple, locale cult in centro che fino a qualche anno fa era di proprietà di Antonio Conte. Qui l'Andrea Pirlo giocatore bianconero conobbe Valentina Baldini, pierre e agente immobiliare appartenente alla Torino bene, e fu amore a prima vista. Pirlo e Valentina stanno insieme da 6 anni, hanno due figli e da quando Andrea si è ritirato dal calcio giocato si sono trasferiti in pianta stabile nella città sabauda, dove avevano scelto di vivere anche prima del richiamo bianconero.

    Gianluigi Buffon e la Juve

    Play Episode Listen Later Nov 26, 2021


    Portiere della Juventus, campione del mondo nel 2006 e vicecampione d'Europa nel 2012 con la nazionale italiana, è considerato uno dei più forti portieri della storia del calcio. Nel 2016, a Monte Carlo, è stato premiato con il Golden Foot, diventando il primo portiere nella storia a ricevere tale riconoscimento. E poi è il calciatore con più presenze in serie A. Gigi, infatti, nel luglio 2020 ha disputato il derby col Torino, valido per la trentesima giornata del campionato. In questo modo ha raggiunto quota 648 presenze in Serie A, record assoluto. Per l'occasione la Juventus è scesa in campo con una divisa speciale: sulla manica di ogni calciatore era cucita la scritta “648Buffon”. Nel 68° anniversario della Tragedia di Superga, poi, anche Gigi ha dedicato un pensiero al Grande Torino, riferendosi con toni molto duri alle scritte apparse sui muri della strada che porta alla Basilica. “In una bella giornata post vittoria, il mio pensiero va ai cugini del toro, ai loro tifosi e a quei gloriosi giocatori che hanno reso orgogliosa la nazione intera e il popolo granata. Onore a voi campioni del Grande Torino, in eterno, e siano perdonati coloro che si macchiano di atti inqualificabili, come deridervi o mancarvi di rispetto ancor oggi che sono passati quasi 70 anni”.

    Gianni Minà e via Carlo Alberto

    Play Episode Listen Later Nov 24, 2021


    Nato a Torino nel 1938, si nutre dapprima di epica sportiva, ascolta la tappa in diretta e gioca – con successo – a fare il radiocronista tra i coetanei nel vialetto di casa. Ama Salgari e tifa Toro «con la rabbia di un pacifista» “Venivo in questo stadio da ragazzino con mio padre e ho visto il Grande Torino battere per due anni di fila la Juventus, è stata la più grande soddisfazione per me”, ha raccontato. Pecos Bill dopo un po' lo annoia; il jazz lo attrae come poco altro. È in lui connaturato l'entusiasmo che più avanti, divenuto temerarietà, porrà le condizioni per i servizi più impensabili. Ma prima del giornalismo, è cruciale la frequentazione del liceo D'Azeglio sullo sfondo di una Torino «ancora monarchica» in cui «solo il nome del re era cambiato». Una volta diventato giornalista, riuscì a portare in città anche l'uomo che volava come una farfalla, ma pungeva come un'ape: Muhammad Alì. Un atleta che doveva essere cattivo per lavoro, ma che nella vita era un maestro, un saggio, uno di quelli che pronunciava frasi che colpivano più forte dei suoi pugni. Era il 1991 quando, ospite della trasmissione televisiva condotta da Gianni, Muhammad Alì arrivò Torino e ci rimase qualche giorno. Tre notti passate al Grand Hotel Sitea, in via Carlo Alberto 35. La città sabauda non era ancora la meta turistica che è oggi. Così Alì rimase lontano dagli sguardi e dalle luci della ribalta che avrebbe meritato.

    Giovanni Minoli e il castello di Rivoli

    Play Episode Listen Later Nov 22, 2021


    Giornalista e produttore, divulgatore e dirigente ai massimi livelli, costantemente in anticipo sui tempi e conduttore coinvolgente, Giovanni quando pensa a Torina, pensa: Questa è la mia terra. La sfida della sua vita professionale è sempre stata quella di trovare linguaggi adatti per raccontare contenuti importanti: un metodo, uno stile, che vuole imporre anche a Rivoli, dove, nel 2009, è stato nominato presidente del Museo d'Arte Contemporanea. “Ho accettato l'incarico per due ragioni”, racconta Minoli, “La prima è una ragione romantica: Torino è il mio cuore e la mia famiglia. La seconda è il gusto per la sfida. Rivoli è un posto meraviglioso che ha quello che non possiede quasi nessun altro museo: una collezione potente, importante e straordinaria. Ed è un castello, cioè un'isola lontana dal mondo. Bisogna far rivivere la nostra collezione, abbattere le mura del castello portando il castello nel mondo. E occorre offrire al visitatore un mondo, non un punto di vista sul mondo. Per fare questo bisogna puntare su tutte le ricchezze e le conoscenze che l'arte ha prodotto”.

    Luca Mercalli e la Torino del futuro

    Play Episode Listen Later Nov 19, 2021


    Nato a Torino nel 1966, consegue (a pieni voti) l'attestato di Cultura aeronautica in Meteorologia rilasciato dal Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare, ed effettua successivamente il servizio di leva in qualità di "previsore valanghe" presso il Meteomont della Brigata Alpina Taurinense. Ha studiato Scienze agrarie all'Università di Torino, con indirizzo Uso e difesa dei suoli e agrometeorologia. Presiede la Società Meteorologica Italiana, fondata a Moncalieri nel 1865. Insegna sostenibilità ambientale e la pratica in una casa a energia solare, con auto elettrica e orto. Della sua città del futuro ha detto: «Vorrei una Torino che abbandoni cementificazione, capannoni, grattacieli e grandi opere, come il TAV Torino-Lione, a vantaggio di manutenzione e riqualificazione di tutto ciò che già ha ed è trascurato. Che investa su energie rinnovabili, miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici, verde urbano, sanità e resilienza verso i cambiamenti climatici, per essere pronta ai colpi delle alluvioni, delle siccità, delle onde di calore africano che verranno. Che si occupi di autosufficienza alimentare, stringendo un patto con l'agricoltura del suo territorio. Che si appelli a suoi grandi maestri: un Galileo Ferraris per l'innovazione insieme a un Aurelio Peccei per l'osservanza dei limiti ambientali. Che sia la prima città che, invece di crescere, sceglie di migliorare.

    Claudio Marchisio e il ristorante di Vinovo

    Play Episode Listen Later Nov 17, 2021


    Inizialmente detto Piccolo Lord dal compagno di squadra Federico Balzaretti, è stato successivamente soprannominato Principino per il suo modo di vestire e il comportamento in campo. Nel 2012 è stato scelto come testimonial del videogioco FIFA 13, comparendo nella copertina dell'edizione italiana insieme a Lionel Messi. Dopo il ritiro dal calcio giocato, purtroppo anticipato dagli infortuni, Claudio non è certo rimasto con le mani in mano: opinionista di spessore su giornali e tv, influencer molto rispettato, da poco ha aperto anche un'agenzia di comunicazione. Ma soprattutto ha proseguito un'attività che aveva già avviato quando vestiva la maglia numero 8 della Juventus, ovvero quella di ristoratore. Amante del sushi e della cucina giapponese, con l'aiuto della moglie Roberta Sinopoli, Claudio ha deciso nel 2016 fa di aprire un ristorante dove gustare il cibo asiatico vicino a Vinovo (Torino), replicando poi in Sardegna e a Roma. Qualità delle materie prime eccellente, preparazioni fantasiose e preparate in maniera impeccabile e ottimi abbinamenti. Servizio molto cortese e con la giusta attenzione.

    Maria Luisa Spaziani e il Teatro Carignano

    Play Episode Listen Later Nov 16, 2021


    È lei la Volpe dei Madrigali privati di Eugenio Montale, che aveva soprannominato Orso. Sembra una favola di Esopo ma è la storia dell'amorosa amicizia di due grandi poeti del 900 italiano. Maria Luisa nasce a Torino il 7 dicembre del 1922 da una famiglia benestante. Ha solo 19 anni quando fonda e dirige una piccola rivista letteraria, Il Girasole, che in breve diventa più ambiziosa, si rinomina Il Dado e ospita nomi come Sandro Penna e Umberto Saba, Vasco Pratolini e Leonardo Sinisgalli. E, a sorpresa, anche un capitolo del romanzo Le onde che Virginia Woolf le manda prima di morire con la dedica autografa “alla piccola direttrice”. Si laurea in Lingue all'università di Torino con una tesi su Proust, e la letteratura francese diventa uno dei suoi orizzonti prediletti, sia nel vissuto che nell'immaginario poetico. A scrivere poesia ha già iniziato e nel gennaio del 1949, a 25 anni, conosce Montale. Il poeta è a Torino per una conferenza al teatro Carignano e dopo l'incontro si ferma a salutare gli intellettuali torinesi. Maria Luisa si presenta e lo invita a pranzo a casa sua il giorno dopo. La madre di lei commenta l'invito con “menomale che Proust è già morto” e Montale risponde scherzosamente con “mi dispiace non essermi reso ancora defunto”. È l'inizio di una lunghissima amicizia e di un amore mai compiuto.

    Franco Lucentini e piazza Vittorio Veneto

    Play Episode Listen Later Nov 15, 2021


    Debuttò come narratore nel 1951 nella storica collana diretta da Elio Vittorini "I gettoni" di Einaudi con I compagni sconosciuti, seguito nel 1964 da Notizie degli scavi. Lucentini conobbe Carlo Fruttero negli anni cinquanta: i due scrittori si incontrarono in un bistrot a Parigi, attraverso amici comuni. Si videro di nuovo cinque anni dopo a Torino presso l'editore Giulio Einaudi e iniziarono una fruttuosa collaborazione, che durò più di quarant'anni: oltre ai libri e agli articoli scritti a quattro mani, Fruttero & Lucentini diressero per Mondadori la collana di fantascienza Urania e curarono diverse antologie di narrativa. Franco Lucentini si è suicidato a Torino, lanciandosi nella tromba delle scale della sua abitazione di piazza Vittorio Veneto. Proprio come si era tolto la vita un altro scrittore torinese, Primo Levi. Nell'abitazione c'era la moglie, che in un primo tempo non si è accorta di nulla, e che ha poi avvertito la polizia. Prima del suicidio, nessun comportamento anomalo aveva fatto intuire la decisione, così estrema e irreversibile del marito, che era da tempo malato. Lo scrittore si è lanciato dal pianerottolo del quarto piano, dove c'è il suo appartamento. Le sue ceneri riposano al Cimitero monumentale di Torino.

    Luciana Littizzetto e Borgo Po

    Play Episode Listen Later Nov 12, 2021


    Per alcuni è la Franca Valeri dei nostri tempi: contemporaneamente tagliente e spontanea, ha la capacità di provocare sorrisi e risate battendo sui tasti dell'assurdità del nostro quotidiano. Nata a Torino, trova che la sua sia una città vivissima e piena di iniziative, con una dimensione abbordabile in cui è più facile entrare in contatto e confrontarsi con l'intera realtà. Della zona in cui abita ha detto in un'intervista: “Borgo Po, come dice il nome stesso, è ancora un borgo, con tutti i vecchi negozietti di via Monferrato, le botteghe. Mi piace davvero: la mattina ci raccontiamo le barzellette con il gommista, poi vai dal panettiere, ti offrono un caffè al bar... Insomma, qui c'è ancora quella dimensione un po' di paese che mi piace molto. E poi ci sono degli appuntamenti da non perdere: il ponte della Gran Madre, poco dopo le otto del mattino, d'inverno, perché quando è sereno sembra una lama di alluminio. E poi, siccome adoro i fiori, ho il mio pellegrinaggio preferito della zona: allora vado a vedere la magnolia di corso Gabetti, quando fiorisce, o il glicine qua dietro in Crimea, insomma cose da povera pazza".

    Luigi Lavazza e via San Tommaso

    Play Episode Listen Later Nov 5, 2021


    E' nato sulle colline del Monferrato nel lontano aprile del 1859. Per la precisione a Murisengo, un piccolo comune noto perché nel suo castello Silvio Pellico scrisse la tragedia Francesca da Rimini. Volendo assicurare all'unico figlio un'esistenza migliore, i genitori lo spinsero a completare gli studi elementari e successivamente gli trovarono un posto come contabile in una fornace della zona. Ma Luigi di lì a poco seguì l'esempio di tanti altri monferrini: prendere la strada dell'emigrazione. Ottenuto dalla locale Società di mutuo soccorso un piccolo prestito di 50 lire si trasferì a Torino. L'inizio non fu facile. Luigi capì che solo un diploma poteva dargli una prospettiva. E così nel tempo libero si dedicò al completamento degli studi. Nel 1894 sposò Emilia Morino, una concittadina di Murisengo che lo aveva seguito a Torino e gli diede nove figli. Il matrimonio fu uno dei motivi che lo convinse a intraprendere l'attività per cui si sentiva più votato: il commercio. La passione per la vendita gli era nata grazie agli studi ma soprattutto ammirando i negozi che cominciavamo a riempire le vie di una Torino sempre più europea. Grazie ai risparmi e a 10 mila lire prestategli dall'ultimo datore di lavoro, comprò una vecchia drogheria situata all'angolo tra le vie San Tommaso e Barbaroux. Il negozio era in cattive condizioni ma, grazie alla buona posizione e all'entusiasmo di Lavazza, l'attività crebbe rapidamente.

    Massimo Gramellini e i torinesi

    Play Episode Listen Later Nov 3, 2021


    Nasce il 2 ottobre del 1960 a Torino, da una famiglia di origini romagnole. Quando ha solo nove anni, diventa orfano di madre: mamma Giuseppina, infatti, malata di cancro, si getta dalla finestra di casa suicidandosi. Dopo aver conseguito la maturità classica all'Istituto San Giuseppe del capoluogo piemontese, intraprende gli studi di Giurisprudenza, e inizia a collaborare, nell'autunno del 1985, con la redazione di Torino del quotidiano "Corriere dello Sport - Stadio". Giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano, è vicedirettore ed editorialista del Corriere della Sera. Ha pubblicato alcuni saggi che trattano della società e della politica italiana, un almanacco sui 150 anni della storia d'Italia e due serie di racconti sulla sua squadra del cuore, il Torino. In un suo pezzo sul Corriere ha detto del torinese: “A differenza del milanese, che nasce con l'autonomia nel sangue, il torinese ha il culto dell'obbedienza e dell'organizzazione. È stato un contadino e un soldato fin dall'antichità, un impiegato pubblico quando Torino era una capitale, poi un operaio metalmeccanico. Rispetta le gerarchie, ma non è un servo. La fierezza montanara da cui discende gli ha trasmesso un fastidio congenito per i soprusi. Sopporta tutto in silenzio, tranne i prepotenti, specie quelli che si presentano a cavallo di un luogo comune”.

    Guido Gozzano e palazzo Madama

    Play Episode Listen Later Nov 1, 2021


    Nacque a Torino nel 1883 e qui morirà nel 1916. A Torino sono le radici della sua formazione, fra Torino e Agliè si svolge la sua vita e si ambienta la maggior parte della sua produzione letteraria; con l'unica esotica eccezione del viaggio in India del 1912. Se la città è oggetto esplicito di molte sue prose, nella poesia Torino è piuttosto evocata che direttamente descritta. Ma ad essa rimandano, in modo indubbio, quadri, personaggi e atmosfere: è Torino la città dalle «vie diritte» sulla quale vola la cavolaia, è torinese la confetteria delle Golose. Una certa “torinesità” pare essere lo sfondo ideale per la sua poetica onestamente borghese, sempre più distante dalla evidente inautenticità del “sublime” coltivato dal liberty dannunziano. Nella poesia “Un rimorso” ricorda “il tetro Palazzo Madama” e poi Piazza Castello. E in quella dedicata alla sua città ricorda che è il tramonto “l'ora antica torinese, / è questa l'ora vera di Torino”. E prosegue: “Tu mi consoli, tu che mi foggiasti / quest'anima borghese e chiara e buia / dove ride e singhiozza il tuo Gianduia / che teme gli orizzonti troppo vasti…”.

    Primo Levi e via Po

    Play Episode Listen Later Mar 8, 2021


    Nacque a Torino il 31 luglio 1919. Nel 1937 si diplomò al Liceo classico Massimo d'Azeglio e si iscrisse al corso di laurea in chimica. Nel novembre del 1938 entrarono in vigore in Italia le leggi razziali. L'esperienza nel campo di concentramento lo segnò profondamente. Tornato a Torino, si riprese dal punto di vista fisico e riallacciò i contatti con i familiari e gli amici superstiti della Shoah. L'incubo vissuto nel lager lo spinse subito a scrivere un testo che fosse testimonianza della sua esperienza ad Auschwitz: Se questo è un uomo. I ricordi dell'infanzia torinese, soprattutto quelli legati alla nonna che abitava in via Po, sono commoventi: “Mio padre, ogni domenica mattina, mi conduceva a piedi in visita a Nona Malia: percorrevamo lentamente via Po, e lui si fermava ad accarezzare tutti i gatti, ad annusare tutti i tartufi, ed a sfogliare tutti i libri usati. […] Quando arrivavamo sul pianerottolo tenebroso dell'alloggio di via Po, mio padre suonava il campanello, ed alla nonna che veniva ad aprire gridava in un orecchio: ”A l'è 'l prim 'd la scola!”, è il primo della classe. La nonna ci faceva entrare con visibile riluttanza, e ci guidava attraverso una filza di camere polverose e disabitate […] Arrivati nel salotto buono, mia nonna cavava da un recesso la scatola di cioccolatini, sempre la stessa, e me ne offriva uno. Il cioccolatino era tarlato, ed io lo facevo sparire in tasca pieno d'imbarazzo”.

    Amedeo Goria e il giallo su Torino

    Play Episode Listen Later Mar 2, 2021


    E' uno dei giornalisti sportivi più popolari di sempre. Classe 1954, Amedeo è nato il 16 febbraio a Torino. Dopo il diploma al liceo classico, si è iscritto alla facoltà di Lettere con indirizzo storico. Nel 1976 diventa giornalista professionista e inizia a muovere i primi passi presso la redazione della Gazzetta del Popolo. In seguito, Amedeo approda a Tuttosport, Corriere della Sera, Il Messaggero, Il Giorno e La Gazzetta del Mezzogiorno. Goria ha pubblicato il libro "Il sacrificio del re", un giallo ambientato nel mondo del calcio. Il libro è pensato per farlo diventare un film, pertanto il giornalista sportivo sta lavorando alla stesura della sceneggiatura, per la quale è stata coinvolta la figlia Guenda. Il capo della Omicidi del Nucleo investigativo dell'Arma dei Carabinieri di Torino - racconta il libro - si trova coinvolto nella inspiegabile sparizione del suo amico presidente dei granata, la squadra di calcio di cui è tifoso. Le indagini si complicano perché una serie di misteriosi e stravaganti suicidi di uomini al di sopra di ogni sospetto lo portano a contatto con il torbido mondo, dominato dalla frenesia del denaro facile, che gira intorno al calcio. Torino spera, intanto, che le riprese siano girate interamente in città.

    Piero Gobetti e la casa di via Fabro

    Play Episode Listen Later Mar 2, 2021


    Nasce a Torino da genitori di origine contadina. Piero frequenta il liceo Gioberti e, nell'ottobre del 1918, si iscrive alla facoltà torinese di Giurisprudenza. Ancora al liceo, nel novembre 1918, fonda la prima rivista, “Energie Nove”. Il 12 febbraio 1922 esce il primo numero della “Rivoluzione Liberale”. La nuova rivista si propone di formare “una classe politica che abbia chiara coscienza delle sue tradizioni storiche e delle esigenze sociali nascenti. Nel 1923 dà vita ad una casa editrice che in poco più di due anni pubblica oltre cento libri di alcuni tra i giovani più promettenti e di alcuni dei più autorevoli esponenti dell'antifascismo, e il 5 settembre viene aggredito da un gruppo di fascisti in via XX Settembre. Gobetti decide di andare in esilio per poter continuare il suo lavoro. Il 28 dicembre, nasce a Torino, al numero 6 di via Fabro, il figlio Paolo. Negli anni del regime, la casa di via Fabro divenne un punto di riferimento per gli antifascisti dell'area liberal-socialista. Dal 1961 vi ha sede il Centro Studi Piero Gobetti, un istituto culturale specializzato nello studio della storia e del pensiero politico del '900, e in particolare dei temi legati ad antifascismo, democrazia, movimento operaio. Ancora oggi, dunque, la casa di Piero e Ada Gobetti è uno spazio culturale aperto agli studiosi, che raccoglie il nucleo originario delle carte e dei documenti, le loro biblioteche personali e vari fondi relativi alla storia del Novecento.

    Paolo Giordano e il grattacielo Intesa San Paolo

    Play Episode Listen Later Mar 2, 2021


    Giunto al successo giovanissimo, sembrava orientato verso un altro destino professionale, avendo ottenuto la laurea specialistica in fisica presso l'Università di Torino con una tesi premiata tra le migliori. Poi la scrittura, il successo, e un cambio di rotta che lui definisce «naturale. Frutto degli eventi. Anche se pensavo davvero che avrei fatto il fisico. Ho vissuto il mio percorso di studi in modo totalizzante e il distacco da quella materia è stato quasi doloroso». Il suo rapporto con Torino è particolare perché non ci è cresciuto. Ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza a San Mauro, alle porte della grande città. In un'intervista ha dichiarato: «Di Torino mi piace innanzitutto il posto in cui vivo, vicino a corso Inghilterra e a corso Mediterraneo, lungo quell'asse dove Torino è veramente una città metropolitana, ricca di stimoli e di bellezza. Dalla stazione di Porta Susa fino al Pala Alpitour è cresciuto il nuovo e, secondo me, è cresciuto bene, con prospettive ampie ed edifici contemporanei. Amo particolarmente il grattacielo Intesa Sanpaolo, che oggi domina lo scenario. Quando venne costruito i detrattori dissero che alterava la skyline torinese, ma Torino non ha mai avuto una skyline, quindi ben venga. Dall'alto del grattacielo si può osservare una città nuova, che prima non era visibile, una città che si ammira da una prospettiva differente».

    Vincenzo Gioberti e Porta Nuova

    Play Episode Listen Later Mar 2, 2021


    A cavallo del regno di Carlo Felice e Carlo Alberto, nella modesta abitazione di Vincenzo e in casa dell'avvocato Lodovico Daziani si incontrano l'abate Giovanni Monti, Teodoro di Santa Rosa, Pier Dionigi Pinelli, Alessandro Asinari di San Marzano e diversi altri sacerdoti, studiosi, professionisti per discutere di problemi filosofici e soprattutto dell'esigenza di rinnovamento politico. Il 31 maggio 1831, sui bastioni di Porta Nuova, Gioberti viene arrestato, essendo già assai noto negli ambienti filosofici e appartenente a un circolo politico segreto, quantunque non sovversivo, ma antimonarchico. Il giovane è quindi condotto in carrozza alla Cittadella; Carlo Alberto lo fa depennare dai cappellani di corte e dal collegio dei dottori dell'Università. Sarà allontanato dalla patria, trovando infine rifugio in Francia e in Belgio. Nel giugno 1843 giungono a Torino le prime copie della celebre opera Del Primato morale e civile degli italiani, dove l'autore auspica una confederazione degli stati italiani sotto la guida del Papa. In seguito all'amnistia concessa da Carlo Alberto nel 1846, a Gioberti si schiude la strada del ritorno: il 29 aprile 1848 è acclamato dalla folla assiepata all'esterno dell'Albergo Feder. Rifiutata la carica di senatore, Gioberti viene eletto deputato e diviene il primo presidente della Camera dei deputati a Palazzo Carignano.

    Massimo Giletti e la sua candidatura a sindaco

    Play Episode Listen Later Mar 2, 2021


    E' ormai un volto di punta di La7. Dopo la “cacciata” dalla Rai, ai tempi diretta da Mario Orfeo, il giornalista guida con successo il talk show “Non è l'Arena“. Il suo legame con la città di Torino è però solido anche se da anni risiede stabilmente a Roma per la sua carriera televisiva iniziata con Gianni Minoli a Mixer. Nasce a Torino da una famiglia di proprietari di un'azienda tessile (la Giletti SpA), biellese, che ha sede a Ponzone di Trivero. Nel capoluogo piemontese, dopo il liceo classico Massimo D'Azeglio, si iscrive a Giurisprudenza laureandosi con 110 e lode. Dopo un breve periodo a Londra e un breve periodo nell'azienda tessile di famiglia sceglie la strada del giornalismo. Il popolare volto tv è dunque cresciuto sotto la Mole, oltre ad essere tifosissimo della Juventus. il centrodestra vorrebbe candidarlo a sindaco di Torino, in particolare la Lega, ma avrebbe anche il beneplacito di Urbano Cairo, pronto a perderlo nella sua trasmissione di punta per una causa così importante. Dapprima il giornalista di origine biellesi aveva bollato la notizia come una fake news, ma in un'intervista non si è mostrato del tutto contrario alla candidatura. “Credo che i sindaci nelle società di oggi possono incidere in modo serio, forte. Gli amministratori locali possono avere un rapporto diverso con la cittadinanza e lottare per cambiare una città. Io nella mia vita non escludo mai nulla", ha detto Giletti.

    Oscar Giannino e il liceo Vittorio Alfieri

    Play Episode Listen Later Mar 2, 2021


    E' un giornalista torinese con particolari competenze sull'economia, che si fa notare nelle sue apparizioni pubbliche per i suoi modi decisi e per il suo abbigliamento stravagante. È nato il primo settembre 1961 a Torino, anche se oggi vive a Milano. Non è sempre stato contro “lo Stato ladro”, spiega in un'intervista: «in gioventù ero keynesiano, programmatore, convinto della superiorità del diritto pubblico su quello privato, penale sul civile. Con gli studi e lavorando, ho cambiato idea». Chi lo conosce ne parla come di un personaggio «dalle molte vite». Nella sua prima vita Oscar era uno studente del liceo classico “Vittorio Alfieri” di Torino. Andarci era stata una conquista – «ho dovuto pregare i miei genitori in ginocchio», ha detto durante una trasmissione televisiva – e a scuola era uno studente molto brillante. A 18 anni, senza contare le elezioni a rappresentante d'istituto, si candidò per la prima volta in politica alle elezioni comunali torinesi del giugno 1980, al 17esimo posto della lista del Partito Repubblicano nel quartiere San Salvario-Valentino (senza essere eletto). Due anni dopo, nel 1982, pubblicò il suo primo libro, La politica estera della DC: venticinque anni dopo avrebbe scritto quello più famoso, dal titolo più battagliero Contro le tasse. Perché abbattere le imposte si può, si deve, e non è affatto di destra.

    Jimmy Ghione e Castellamonte

    Play Episode Listen Later Mar 2, 2021


    E' nato a Torino il 21 gennaio del 1964. Ama il calcio, è un grande tifoso del Torino, ed è appassionato di aeromodellismo e di vetture sportive. Il torinese è diventato famoso nel mondo della televisione grazie a Striscia la notizia, di cui è inviato storico dal 1998. Jimmy ha trascorso parte della sua infanzia tra Torino e Castellamonte. «Ho davvero tanti ricordi bellissimi di quel periodo - racconta - tra questi la figura dello zio capostazione. Ero ragazzino e mi divertivo a prendere la littorina diesel che mi portava su e giù da Torino. Davvero erano bei tempi». «Sono passato da Castellamonte diversi anni fa con mio figlio e poi ci sono tornato per i funerali di papà Edgardo - rivela ancora Ghione - sono molto legato alle mie origini canavesane. Sinceramente vado molto fiero dello zio partigiano. Ha compiuto un atto eroico ed è stato ammazzato dai tedeschi per salvare la vita agli italiani». Dopo aver cambiato una decina di istituti a Torino, ha conseguito la maturità in un istituto per geometri in Svizzera. Successivamente, è tornato in Italia, provando una carriera calcistica senza successo che lo ha spinto verso il mondo dello spettacolo. Jimmy è anche uno sportivo, che da alcuni anni si cimenta in attività legate al Motorsport. Nel 2014 gli è stata conferita la cittadinanza onoraria di Cherasco.

    Gabriel Garko e Settimo Torinese

    Play Episode Listen Later Mar 2, 2021


    E' il 1972 quando nasce a Torino Dario Gabriel Oliviero: vive la sua giovinezza con i genitori e le tre sorelle a Settimo Torinese, ed è proprio la fascia ottenuta nel 1990 al concorso provinciale di Mr. Settimo Torinese, a soli 18 anni, che gli fa da trampolino per la vittoria, l'anno successivo, al concorso “Il più bello d'Italia”. Da quel momento iniziano i piccoli ruoli che lo porteranno alla consacrazione: una carriera soprattutto televisiva intervallata da diverse incursioni cinematografiche spaziando fra i generi. Nonostante la fulgida carriera, Gabriel ha sempre mantenuto uno strettissimo rapporto con la sua famiglia, che vive sempre a Settimo Torinese. A gennaio 2020 il bell'attore è tornato pubblicamente nei suoi luoghi per presentare – al Circolo dei lettori – il suo libro autobiografico Andata e ritorno che racconta “il percorso di un uomo che, dopo aver camminato sulle strade più dorate del mondo, vuole tornare a casa e raccontare la sua verità”. Insomma, quando Gabriel vuole tornare ad essere Dario, e sente il bisogno di autenticità farsi strada in lui, torna nel suo nido nella provincia torinese.

    Diego Fusaro e l'università di Torino

    Play Episode Listen Later Mar 2, 2021


    Un filosofo. Di più. Un filosofo dalle buone maniere e dai buoni uffici, che a poco più di 30 anni ha sfornato più di dieci libri con prestigiose case editrici, diretto collane editoriali, collaborato con autorevoli testate, insegnato in Università e discettato nei più popolari talk show italiani. Dopo il diploma al liceo classico Vittorio Alfieri di Torino, Fusaro inizia gli studi triennali in Filosofia della storia e apre il sito Filosofico.net. È una sorta di Bignami della Filosofia. Tra il 2002 e il 2005 pubblicizza in maniera compulsiva le novità del suo sito. Fusaro è considerato un secchione. E nell'ateneo riesce a farsi notare da professori e colleghi: «Era un brillante studioso, uno degli studenti migliori che siano passati dall'Università di Torino», racconta uno dei suoi colleghi. «Poi ha deciso di smettere di fare lo studioso e ha fatto della storia della filosofia un insieme di citazioni disarticolate e decontestualizzate, buone a solleticare i più bassi istinti populisti». Più che un intellettuale, Fusaro è un personaggio che oscilla tra il serioso e la «macchietta». Più che un pensatore che rischia di dare legittimità culturale a posizioni reazionarie, è un ospite televisivo originale. Un misto tra Vittorio Sgarbi e la youtuber Martina Dell'Ombra, tra Stefano Zecchi e Costantino della Gherardesca. Un po' comico, un po' troll.

    La Torino di Carlo Fruttero

    Play Episode Listen Later Mar 2, 2021


    Nasce a Torino il 19 settembre del 1926. Nel 1952 incontra Franco Lucentini con il quale instaura un sodalizio letterario destinato ad avere un grandissimo successo. «L'ho capito in ufficio, a Torino da Einaudi, che potevamo essere amici», ha detto Carlo in un'intervista, «Lui faceva il lettore, lo scout, pagato tre lire per Einaudi a Parigi, abitava a Montmartre, naturalmente, e veniva fino a Torino in moto... un viaggio spaventoso. Alla fine si stabilì anche lui a Torino, per essere vicino alla casa e... alla cassa». Fruttero e Lucentini hanno diretto per lungo tempo Urania, la storica collana di Mondadori dedicata alla fantascienza. Sono stati osservatori “micidiali” e liberi, con particolare attenzione alla città di Torino, protagonista implicita dei loro più noti lavori. Nel 1972, uscì "La donna della domenica". E fu subito un caso letterario. Vi si coglieva l'immagine di una Torino elegante e inquieta. Quella città un po' periferica ma industrialmente assai autorevole diventava oggetto di una parodia affettuosa, severa e divertita. C'è infine la Torino dell'immigrazione, e il razzismo antimeridionale che la pervade. «Di quel razzismo ''interno'', a Torino non rimane più traccia. E' stato assorbito, fagocitato, trasformato dalla presenza degli albanesi», racconta Fruttero, «Bene o male, un'integrazione c'è stata. E' una delle poche cose che han girato bene, negli ultimi decenni».

    Michele Ferrero e via Berthollet

    Play Episode Listen Later Mar 2, 2021


    Nasce nel 1925 da Pietro Ferrero e Piera Cillario. Pietro ha diverse esperienze lavorative a Dogliani, ad Alba fino a Torino, con una pasticceria nella centrale via Berthollet. Lo scoppio della seconda guerra mondiale spinge Pietro e sua moglie Piera a tornare ad Alba, nel 1942, dove decide di aprire un laboratorio in via Rattazzi. Comincia così la storia della Ferrero. Michele sviluppa la sua passione per il cioccolato in tenera età, lavorando nella piccola pasticceria del padre Pietro. É a lui che va il merito del famoso “Giandujot”, un dolce ottenuto dalla pasta di nocciole che si rivela subito un successo. Nel 1946, di fronte ai risultati ottenuti dal laboratorio di cioccolatiera, il padre acquista uno stabilimento più grande, sempre ad Alba, fondando l'industria Ferrero. Intanto, dopo la morte del padre e in seguito dello zio, nel 1957 Michele è alla guida dell'azienda. L'innovazione di Michele si ritrova tanto nei prodotti Ferrero, quanto nelle strategie di vendita studiate per accrescerne la diffusione. Una di queste iniziative è quella di investire nel settore pubblicitario televisivo, il Carosello. Oggi, la Fondazione Ferrero è una delle massime aziende mondiali nell'industria dolciaria. Marchi come Nutella, Ferrero Rocher, Kinder hanno invaso il mercato mondiale e battuto la concorrenza del settore.

    Favij e corso Romania

    Play Episode Listen Later Mar 2, 2021


    Da ragazzino introverso in provincia di Torino a stella di Youtube. «Prima dicevo che ero di Borgaro e non di Mappano per evitare che i fan venissero a casa», racconta Lorenzo Ostuni, vero nome di Favij. La casa dove ha iniziato la sua carriera da youtuber è il più classico degli appartamenti. Il luogo dove ha dato il via al suo canale, eccezion fatta forse soltanto per la sua cameretta, è una normalissima casa. È stato studente al Grassi, l'istituto di aeronautica, ma iscritto al corso di informatica. Rispetto alla vita di periferia ha raccontato in un'intervista: «Sono stati 20 anni all'insegna della tranquillità. L'unico fastidio? Tutto arriva dopo. La rete veloce, il bus 46 che ti faceva gridare al miracolo quando arrivavi da qualche parte. Ma la preferisco in tutto e per tutto a Milano». Da ragazzino, quando gli altri amici di Mappano uscivano lui restava a casa a giocare con i videogiochi, che comprava su Amazon ma anche all'Auchan di corso Romania dove i suoi genitori facevano la spesa.

    Antonella Elia e gli inizi torinesi con Ernesto Cortese

    Play Episode Listen Later Mar 2, 2021


    E' nata a Torino nel 1963, figlia dell'avvocato torinese Enrico Elia. Quando ha un anno e mezzo, perde la madre. Da quel momento e fino ai sei anni viene cresciuta dai nonni materni, cui era legatissima. In seguito il padre decide di risposarsi e porta la piccola Antonella a vivere con lui allontanandola dai nonni, una separazione traumatica per la bambina, che ricorda: “Il distacco dai nonni è stato traumatico. Non li ho più visti, un'altra perdita dopo mia madre. Ricordo che venivano a portarmi le caramelle di nascosto fuori da scuola. Quell'addio forzato non l'ho mai superato”. La vita però ha in serbo per Antonella un altro colpo basso: nel 1979, quando ha 15 anni, il padre Enrico muore in un incidente stradale sull'Autostrada dei Fiori, in cui rimane ucciso anche l'ex calciatore Paolo Barison. Muove i primi passi nel mondo dello spettacolo studiando recitazione presso la scuola di Ernesto Cortese a Torino; dopo brevi esperienze teatrali debutta al cinema con una piccola parte nella riedizione de “I promessi sposi”. Dopo la maturità classica, Antonella si trasferisce a Roma per frequentare la scuola del regista Tonino Conte e nel 1990 debutta in tv su Canale 5 come valletta di Corrado nella celeberrima Corrida.

    Ludovico Einaudi e il liceo scientifico Segrè

    Play Episode Listen Later Mar 2, 2021


    Il compositore e musicista non è solo torinese di nascita, ma proviene da una famiglia che ha segnato la storia di Torino e dell'Italia intera. Ludovico è infatti figlio dell'editore Giulio Einaudi, artefice di una delle più grandi rivoluzioni in campo letterario della nazione, ed è nipote di Luigi Einaudi, presidente della Repubblica dal 1948 al 1955. «Da piccolo il peso lo sentivo di più”, dice a proposito della sua famiglia, “Poi ho avuto la fortuna di intraprendere una strada completamente diversa. Questo mi ha molto aiutato, per me è stato fondamentale cambiare rotta». La carriera musicale di Ludovico è segnata dall'amore per il jazz e per la musica classica e lui ha saputo ritagliarsi attenzione a livello mondiale, nonostante la musica da camera non rappresenti lo standard attuale delle radio o della programmazione delle televisioni musicali. Rispetto alla sua città di nascita ha dichiarato in un'intervista: «Ci sono nato e vissuto fino ai 18 anni, ho frequentato il liceo scientifico, al Segrè e al Galileo Ferraris, il Conservatorio l'ho terminato a Milano. Torino resta la mia città, ho ancora alcuni parenti».

    Giulio Einaudi e via Arcivescovado

    Play Episode Listen Later Mar 2, 2021


    Nacque a Torino, figlio di Luigi Einaudi e della moglie Ida Pellegrini, il 2 gennaio 1912, in un appartamento di via Giusti numero 4. Suo padre sarebbe diventato, trentasei anni dopo, presidente della Repubblica Italiana. Frequentò a Torino il liceo classico Massimo d'Azeglio, dove fu allievo dell'antifascista Augusto Monti. Giulio fece quindi parte di una "confraternita" di ex-allievi del liceo d'Azeglio, fra i cui membri figuravano Cesare Pavese, Leone Ginzburg, Norberto Bobbio, Massimo Mila, Vittorio Foa, Giulio Carlo Argan e altri. Il 15 novembre 1933, appena ventunenne, fondò la casa editrice cui diede il suo nome, con sede a Torino al terzo piano di via Arcivescovado 7, nello stesso palazzo che era stato sede del settimanale L'Ordine Nuovo di Antonio Gramsci. Sin dall'inizio è possibile intravedere quelli che saranno gli ideali fondanti dell'esperienza editoriale di Giulio Einaudi e dei propri collaboratori, cioè la commistione di impegno civile e politico ma anche intellettuale e formativo. Il clima politico-sociale dell'Italia negli anni Trenta influisce sul carattere stesso della casa, che si caratterizza per una chiara impronta antifascista, e per questo numerosi esponenti furono colpiti dal regime. Dopo 64 anni di lavoro come editore, Einaudi andò in pensione il 4 settembre 1997 all'età di 85 anni. Morì il 5 aprile 1999. È sepolto nel cimitero di Dogliani.

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