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Meditazione all'ora santa di giovedì 13 marzo 2025Dalla lettera agli Ebrei (capitolo 11,17-40) Per la fede Abramo messo alla prova offrì Isacco, l'unico suo figliuolo, egli che aveva ricevuto le promesse, e gli s'era detto che «per via di Isacco una discendenza sarebbe chiamata col suo nome», egli faceva conto che Dio può anche risuscitare da morte; ond'è che lo riebbe come in figura. Per la fede Isacco benedì Giacobbe ed Esaù, in cose avvenute. Per la fede Giacobbe morendo benedì ciascuno dei figli di Giuseppe, e «appoggiato al sommo del suo bastone s'inchinò». Per la fede Giuseppe morendo rammentò l'esodo dei figli d'Israele, e diede degli ordini relativamente alla sua salma. Per la fede Mosè appena nato rimase nascosto tre mesi per opera de' suoi genitori, perché videro che il bambino era bello e non si lasciarono spaventare dall'ordine del re. Per la fede Mosè, fatto grande, rifiutò di esser detto figlio di una figlia di Faraone, preferendo essere maltrattato insieme col popolo di Dio, che avere il godimento momentaneo della colpa, e stimando maggior ricchezza dei tesori egiziani l'obbrobrio di Cristo, poiché aveva lo sguardo rivolto alla ricompensa. Per la fede lasciò l'Egitto, non temendo l'ira del re, perché come se vedesse l'invisibile, tenne duro. Per la fede celebrò la Pasqua e fece l'aspersione del sangue, perché lo sterminatore dei primogeniti non toccasse quelli di loro [gli Israeliti]. Per la fede passarono il Mar Rosso come su terra asciutta, della quale avendo fatto la prova, gli Egiziani furono ingoiati. Per la fede caddero le mura di Gerico: fattone il giro per sette giorni. Per la fede Raab la cortigiana, non perì coi ribelli, avendo accolto le spie con benevolenza. E che dirò io ancora? Mi mancherebbe il tempo a parlare di Gedeone, di Barac, di Sansone, di Jefte, di David e Samuele e dei profeti; i quali per la fede conquistarono dei regni, esercitarono la giustizia, conseguirono le cose promesse, chiusero le gole dei leoni, spensero la forza del fuoco, scamparono al taglio della spada, ricevettero forza quando s'erano infiacchiti, diventarono valenti in guerra, misero in fuga eserciti stranieri. Delle donne riebbero i loro morti per risurrezione; altri furono messi alla tortura, non accettando la liberazione per ottenere una risurrezione migliore, altri ebbero a provare scherni e sferze, e anche ceppi e prigione; furon lapidati, sottoposti a dure prove, segati, morirono di spada, andarono in giro in pelli di capra, mancanti di tutto, perseguitati, maltrattati. Di essi non era degno il mondo, e andavano errando per i deserti e i monti e le caverne e spelonche e le grotte della terra. Ebbene anche costoro pur ricevendo testimonianza per la fede non conseguirono l'oggetto della promessa, avendo Dio in vista qualcosa di meglio per noi, perché non arrivassero alla perfezione senza di noi.
Vittoria dei Filistei sugli Israeliti. Morte di Saul e dei suoi figli.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Se la preghiera è insistente, come ci assicura il Signore, si viene esauditi: è il caso della donna cananèa del Vangelo di oggi. Di fronte a questo episodio viene da chiedersi se davvero tutto è già scritto, stabilito, se il Signore non dèroghi mai ai suoi piani. Ma, il problema è davvero molto arduo, per risolverlo in questo nostro incontro quotidiano. Infatti, “chi mai ha conosciuto i pensieri del Signore, o chi è stato suo consigliere?”. Lasciamoci guidare dalla Sua Parola e facciamoci prendere dal sentimento di abbandono fiducioso che ravvisiamo nella donna cananea. Imploriamo, “scocciamo” Dio nella certezza di essere esauditi in modi e tempi a noi sconosciuti. Quanti hanno fatto l'esperienza della preghiera di domanda sanno che non sempre hanno ricevuto ciò che chiedevano, ma che la fede nel chiedere ha espresso nuove e inattese forme di risposta. L'importante è non lasciarsi prendere dallo scoraggiamento e dalla sfiducia, come accadeva spesso agli Israeliti. Il senso di non gestire più la propria vita e di averla messa in mano a Qualcuno che non adempie le promesse è una constatazione che sovente capita di fare. È una forma di orgoglio da cui dovremmo liberarci per dare spazio all'abbandono nelle mani di un Padre che ha un metro di misura diverso dal nostro e le cui vie sono sì inaccessibili ma altresì cariche di misericordia e ricche di bene per tutti. Potremmo sintetizzare dicendo: più fede e meno “capricci”: è questo che crea delle persone adulte, in grado di pregare con le parole insegnàteci da Gesù.
Cristiana Dobner"La tenda"Dio in cammino fra noi e in noiEDB Edizioni Dehoniane Bolognawww.dehoniane.itCristiana Dobner ci fa riscoprire temi molto cari alla tradizione ebraico-cristiana con una lettura trasversale, che parte dalla Bibbia e arriva fino all'insegnamento dei Maestri d'Israele e dei padri della Chiesa. La tenda diviene la metafora di un mistico luogo dove ebrei e cristiani sono chiamati a riunirsi per condividere l'amore del Padre che è nei cieli e cammina con loro. Queste pagine rilanciano l'urgenza di un confronto rispettoso delle diverse spiritualità, perché emerga il vero volto di Dio la cui Shekinah ama risiedere nel santuario della storia di salvezza.Cristiana Dobner, laureata in Lettere e Filosofia e alla Scuola di Lingue Moderne per traduttori e interpreti di Conferenze all'Università di Trieste, è una carmelitana e vive nel monastero di Santa Maria del Monte Carmelo a Concenedo di Barzio (Lecco). Fra le sue opere più recenti: Basta essere donna per farmi cadere le ali. La maternalità di Teresa di Gesù (2020); L'Amico parla all'amico (2020); Pagine mistiche. Etty Hillesum (2022); La fonte vivente e la fonte nascosta. Per una fenomenologia della vita interiore in Edith Stein (2023). Collabora con «L'Osservatore Romano», l'agenzia SIR e altre testate.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Dal libro dell'ÈsodoIn quei giorni, nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne.Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine».Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: “Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio”».La sera le quaglie salirono e coprirono l'accampamento; al mattino c'era uno strato di rugiada intorno all'accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c'era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l'un l'altro: «Che cos'è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo».
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7865OMELIA XVIII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,24-35) di Giacomo BiffiLa pagina di Vangelo che è offerta oggi alla nostra meditazione si colloca, nella narrazione di Giovanni, tra l'episodio della moltiplicazione dei pani, che è stato letto la domenica scorsa, e il grande discorso con cui Gesù preannuncia l'istituzione dell'eucaristia, che ci occuperà nelle prossime settimane.Dopo essere stata prodigiosamente sfamata nel deserto, la folla non vuol più lasciare un profeta capace di dar da mangiare tanto a buon mercato: Si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù.La ricerca di Gesù è il compito più importante e più alto che è stato assegnato all'uomo in questo mondo: solo lui dà sapore e significato a una vita che, presa per se stessa, appare troppo spesso senza "perché" e che, dopo averci un po' affascinati, alla fine si rivela deludente.Tutti in fondo ricercano Gesù, anche quelli che neppure lo sanno, anche quelli che credono di fuggire da lui; tutti cercano Gesù, perché tutti di istinto cercano la verità e il senso profondo delle cose.È dunque una ricerca necessaria e lodevole. Purché però sia schietta e nasca dall'amore della verità, e non sia motivata da calcoli meschini e da prospettive egoistiche.Nel caso dei Giudei, Gesù mostra di non gradire un inseguimento così interessato e tenta in tutti i modi di sottrarsi alla loro vista e al loro entusiasmo.Ma la folla - che evidentemente conosce le sue abitudini e il suo luogo solito di residenza - non fatica molto a raggiungerlo.A Cafarnao, dove finiscono coll'incontrarsi, comincia un dialogo tra il Signore e la gente, nel quale chiaramente vediamo come l'esaltazione di tutti a poco a poco si raffreddi e alla fine addirittura i rapporti tra il Maestro e i suoi ascoltatori irrimediabilmente si guastino, come ci diranno i brani evangelici delle prossime domeniche.Qual è la causa di un cambiamento di umore così radicale, tanto che all'inizio vogliono proclamarlo re e alla fine lo abbandonano e non lo vogliono più nemmeno sentire?La causa sta nel proposito, paziente ma fermo, di Gesù di far passare i suoi interlocutori dall'interesse per il pane materiale, cioè per la vita puramente terrestre, a quello per la vita dello spirito: Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna.DIO SAZIA LA FAME SPIRITUALE CHE C'E' NEL CUORE DI OGNI UOMOGesù non ignora che noi abbiamo prima di tutto bisogno di pane; che l'uomo affamato non può né pregare né ragionare; che a stomaco vuoto è impossibile prestare attenzione al vangelo e pensare seriamente al Regno di Dio. Lo sa benissimo: per questo nel deserto ha dato da mangiare a chi era sfinito dal digiuno; per questo ci ha insegnato a chiedere a Dio nostro Padre la sicurezza del pane quotidiano.La fede veramente e operosamente vissuta non si accontenta degli atti di culto, ma si adopera a venire incontro secondo le concrete possibilità alle varie necessità degli uomini, anche nel campo economico e sociale. Un cristiano autentico è uno che cerca di vivere la fraternità annunciata da Cristo sia personalmente, sia, se si dà il caso e la possibilità, suscitando opere e strutture che incarnino il messaggio evangelico nella vita di ogni giorno.Ma Gesù sa altresì - e vuole insegnarcelo - che non basta il pane, la sicurezza sociale, il benessere a dare senso alla vita dell'uomo. Il mondo è pieno di ricchi che sono stanchi di vivere e disperati.Sa che all'uomo è necessaria anche la preghiera, la contemplazione della verità che salva, la speranza di una gioia futura senza fine, la certezza che questa vicenda penosa e spesso tragica dell'esistenza umana, ha uno scopo soprannaturale che la giustifica.Sa che abbiamo tutti la necessità di entrare in rapporto personale con lui, che proprio per questo si presenta a noi - lo abbiamo ascoltato - come il pane del cielo e il pane della vita.A essere sinceri, dobbiamo riconoscere che con noi Dio ci va sempre di mezzo: se siamo in miseria e siamo provati dalla sofferenza, ci ribelliamo a lui e ci passa la voglia di pregare; e se le cose ci vanno bene, se col pane abbiamo anche il companatico, se siamo accontentati e sazi, siamo tentati di dimenticarci del Signore e di non riconoscerlo come l'autore dei doni che riceviamo.Anche dalle letture di questa domenica, Dio appare come colui che, comunque vadano le cose, è sempre da noi contestato.Gli uomini protestano sempre. Protestano quando hanno fame, come gli Ebrei nel deserto: Tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. E protestano quando hanno appena mangiato, come le folle a Cafarnao, le quali hanno il coraggio, dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani, di chiedere un'ulteriore garanzia di assistenza, con qualche altro vantaggioso prodigio: Quale segno tu fai perché vediamo e possiamo crederti?Ma il Signore con loro non cede. Anzi approfitta dell'occasione per chiarire la grande diversità che c'è tra i suoi progetti e i nostri, tra i suoi e i nostri pensieri. A quanti gli dicono: "Sfamaci ancora una volta miracolosamente, e noi crederemo in te", Gesù risponde: "Credete, cioè accoglietemi come l'inviato di Dio, e allora vi sarà tolta la vostra fame più vera, più profonda, più essenziale: la fame del vostro cuore, che è sempre inquieto finché non riposa in me".È, come si vede, lo scontro di due mentalità, è la difficoltà della vera fede. Imploriamo dal Signore Gesù la grazia di imparare un poco a ragionare secondo la sua mentalità e non secondo la nostra. Tanto più che, se ci arrenderemo alla logica della fede e apriremo davvero a Cristo le porte del nostro cuore, avremo anche quanto è necessario per la nostra vita terrena, perché il Signore non si fa mai vincere in generosità. Perciò egli ci ha detto: Cercate per prima cosa il Regno di Dio e la sua giustizia e il resto vi sarà dato in sovrappiù.
Il primo censimento degli Israeliti nel deserto del Sinai. I Leviti.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7771OMELIA XIV DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 6,1-6) di Giacomo BiffiNella parola di Dio c'è un tema che emerge a ogni svolta della storia di salvezza; un tema misterioso e stupefacente: il rapporto strano e drammatico che troppo spesso si istituisce tra il Creatore, che vuol donarsi e salvare, e la creatura, che pare provi fastidio a essere amata e salvata. Sono di fronte l'iniziativa di Dio, che vuole aprirsi e comunicarsi, e l'incredibile resistenza dell'uomo, che si rinchiude e non vuole ascoltare: Io ti mando a un popolo di ribelli, dice il Signore al profeta, incaricandolo di recare il suo messaggio agli Israeliti. Non si sa se sia più incomprensibile ed enigmatico l'amore di Dio, che continua a far risonare nel mondo la sua voce con un risultato così scarso, o l'ostinazione dell'uomo, che riesce a eludere ogni tentativo della divina generosità. Siamo mandati a salvare della gente che non ha nessuna voglia di essere salvata: "Voglio morire". L'episodio del ritorno di Gesù a Nazaret è quasi la raffigurazione scenica di questo mistero. Egli aveva già iniziato ad annunciare pubblicamente l'imminenza del regno di Dio e la necessità del pentimento, aveva già parlato un po' in tutte le città della Galilea. Adesso finalmente si presenta al suo paese, dove era conosciuto, dove aveva il suo parentado, dove lo conoscevano tutti da sempre. E, come era solito fare, comincia la sua predicazione non in maniera esteriormente straordinaria, bensì inserendosi nelle consuetudini religiose del suo popolo: Venuto il sabato, cioè il giorno festivo ebraico, va come tutti nella sinagoga del villaggio, e qui, dopo che è stata letta la Sacra Scrittura, prende a insegnare secondo le abitudini dei rabbini. L'evangelista sottolinea il fatto che l'attività magisteriale e taumaturgica di Gesù nella sua terra e tra i suoi compaesani si conclude con un vistoso insuccesso, il più clamoroso capitatogli fino a quel momento. Tanto che la narrazione nota che Gesù si meravigliava della loro incredulità.LA SORPRENDENTE UMILTA' DI DIO, SCANDALO PER L'UOMO DI TUTTI I TEMPISe esaminiamo un po' da vicino le ragioni del fallimento della missione del Signore a Nazaret e le radici dell'ottusità spirituale dei Nazaretani di fronte alla grazia di Dio, troviamo che sono essenzialmente due; e con stupore ci avvediamo che, almeno apparentemente, sono l'una in contrasto con l'altra. In primo luogo, gli ascoltatori sembrano trovare difficoltà ad accettare una verità troppo grande per loro: Che sapienza è mai questa che gli è stata data? Tutti i temi abituali della predicazione di Gesù - e che verosimilmente saranno risonati anche quel giorno - prendevano l'uditorio e lo portavano ad altezze inconsuete: la paternità di Dio, il regno dei cieli che è stato messo alla nostra portata ed è diventato l'approdo della nostra esistenza, la necessità della conversione interiore e del mutamento di vita, la legge dell'amore come fastigio e compendio di tutte le regole del comportamento umano, la libertà dello Spirito che ci fa superare tutte le angustie delle prescrizioni rituali e sociali, insomma tutto il "Vangelo" di Gesù, la sua "buona notizia", era una luce troppo abbagliante per gli occhi avvezzi solo alla penombra di prospettive mediocri. Ciò che egli diceva era troppo superiore alle attese e alla mentalità di quanti si erano radunati nella sinagoga, e restava estraneo ai loro impegni e ai loro interessi. Ma gli ascoltatori di Gesù trovano un secondo intralcio sulla via della comprensione: non riuscivano ad accettare che un insegnamento tanto elevato provenisse da una persona tanto comune e vicina, che fino a poco tempo prima aveva condotto una vita normalissima in mezzo a loro; che aveva lavorato come tutti; che con molti di loro era anche imparentato: Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Giuda, di Simone? Non si rassegnavano a persuadersi che la verità eterna potesse vestirsi di abiti così dimessi, che la salvezza divina si presentasse in forme così accessibili, che la grazia giungesse attraverso una strada così priva di splendore. In sostanza, non riuscivano ad accogliere l'Incarnazione, cioè il mistero di un Dio che, per recuperare l'uomo perduto, si abbassa fino a lui e si inserisce umilmente nella sua vicenda. A essere sinceri, le riluttanze a credere dei Nazaretani sono talvolta anche le nostre. Anche noi siamo messi in imbarazzo dalla eccessiva grandezza del dono di Dio e al tempo stesso dalla eccessiva povertà della sua presentazione. Quando sentiamo parlare dello Spirito Santo che abita nei nostri cuori, della nostra partecipazione alla natura divina, della vita eterna e della gioia senza fine preparate per noi, della nostra totale vittoria sul dolore e sulla morte nel destino di piena risurrezione che ci sarà dato, ci sembra tutto incredibile, tutto lontano dalla nostra banale concretezza: troppo bello per essere vero, troppo sublime per essere nostro. E quando vediamo tutta questa ricchezza ravvolta, contenuta, velata nella opacità della vita ecclesiale; quando pensiamo alla esiguità dei mezzi salvifici: un po' d'acqua per il battesimo, il pane e il vino per l'eucaristia, poche parole per l'assoluzione dei peccati; quando ci imbattiamo nella meschinità delle persone che compongono la Chiesa e nei difetti di quelli che la dirigono, allora siamo tentati di dire: "Tutto ciò è troppo miserabile per avere un'origine divina!".SOLO UNA FEDE SEMPLICE PUO' COMPRENDERE LO "STILE" DI DIOSolo una fede semplice può comprendere lo "stile" di Dio In fondo, le nostre più gravi difficoltà a credere derivano dalla nostra incapacità di capire e accettare il "carattere" del nostro Dio, che è l'opposto del nostro. Noi tendiamo a presentare con molta enfasi le nostre cose, che pur contano poco. Mettiamo più cura nella confezione della scatola che non nel suo contenuto. I maestri del mondo - pensatori, letterati, uomini pubblici - eccellono tutti nell'arte di non dire niente con frasi bellissime e colorite. Per Dio è il contrario: il suo dono è così alto che ci sbalordisce, ma il modo con cui ce lo offre è così umile che ci scandalizza. Le cose di Dio sono eccelse, ma sono in genere presentate con semplicità. Perciò i semplici sono quelli che le capiscono meglio. Chiediamo allora la grazia della semplicità, che consente la fede e ci preserva dall'incredulità. La nostra incredulità può arrivare alla triste potenza di legare perfino le mani a Dio: Non poté operare nessun prodigio, è detto di quel che è avvenuto a Gesù nell'episodio di Nazaret. Il Signore ci conceda di non provocare mai con la chiusura del nostro spirito questa assurda paralisi nei nostri confronti della divina volontà di salvezza.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
I grandi disegni divini, manifestati all’uomo sin dalle sue origini, come dono di verità con la rivelazione, hanno un valore eterno. Ciò è particolarmente valido per quelle leggi che riguardano la vita stessa dell’uomo sin dal concepimento e la perpetuazione della stessa nel mondo: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra. Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola». Si tratta di un disegno divino che in Cristo è sancito da un sacramento. Non può quindi essere ridotto ad un semplice contratto umano. La natura stesa dell’amore, quando trae la sua origine dalla fonte che è Dio, è di per sé indissolubile e sacro; unisce infatti definitivamente due esseri umani di sesso diverso, i quali s’impegnano irrevocabilmente per tutta la vita come testimoni del dono divino e ministri della vita. Le umane debolezze dei contraenti, possono essere superate con la grazia che Cristo ha annesso al sacramento: egli si fa garante dei coniugi se vivono nella fede autentica il sacramento che celebrano. Il ripudio, concesso da Mosè in gravi casi di infedeltà, ha avuto origine dalla durezza del cuore degli Israeliti, non era questo però il disegno primordiale di Dio. La fedeltà non è una virtù insita nel cuore dell’uomo, può essere però acquisita e vissuta come dono di grazia. Se ancora oggi costatiamo un crescendo disfacimento della famiglia, un numero impressionante di divorzi, di separazioni e di coniugi in situazioni ambigue o irregolari, lo dobbiamo principalmente ad un vistoso calo di fede, ma anche ad una più generalizzata perdita di valori, quali la fedeltà, l’amore, l’altruismo, il sacrificio, la sessualità, la stessa vita. In un mondo dove tutto è provvisorio, dove predòmina l’ "usa e getta", gli impegni seri e definitivi fanno sempre più paura. Dovremmo dedurre che la durezza del cuore di un tempo oggi si è trasformata in debolezza e paura dell’essere umano. Come sempre però dovremmo dedurre che alla base di tutto c’è una carenza o mancanza di religiosità autentica.
Canto trionfante di Mosè e degli Israeliti. Il Signore provvede acqua.
Il faraone insegue gli Israeliti. Passaggio del Mar Rosso.
Questa Domenica abbiamo parlato sulla potenza della risurrezione di Cristo e del dono dello Spirito Santo per i credenti. Gesù, risorto dai morti, ha donato lo Spirito Santo affinché possiamo sperimentare la sua potenza e guida nelle nostre vite. Chi non partecipa alla presenza dello Spirito rischia di perdere una parte essenziale della vita cristiana. È un invito a muoversi nello Spirito, simile a come gli Israeliti seguivano la nuvola durante i loro viaggi nel deserto. Noi come credenti abbiamo la necessità di avere con noi il Consolatore divino in ogni ambito della vita.
Grande crescita dei figli d'Israele in Egitto. Oppressione degli Israeliti sotto il Faraone.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Quando la fede va alla ricerca del miracoloso, meraviglioso, della soddisfazione visiva, del segno, vuol dire che: o è in crisi oppure non è mai cresciuta, non è divenuta mai adulta. Il "credere" si sostiene nella rinuncia del "vedere". In tale ottica, prima e seconda lettura, sembrerebbero essere in antitesi. Infatti, mentre la prima è l'apoteosi dello straordinario, la seconda mette in guardia, e anzi rimprovera, chi chiede un prodigio. In Esodo gli Israeliti rimpiangono la loro condizione servile, ciò voleva dire anche riconoscere la superiorità degli dèi stranieri rispetto all'unico Dio, poiché per la concezione antica il popolo era libero anche quando poteva mostrare la potenza della divinità preposta a sua difesa. La liberazione, il passaggio, avviene mediante un atto di coraggio richiesto da Mosé (v. 13). È il medesimo coraggio di cui si ha bisogno nel credere senza appoggi sensibili. Come il popolo riluttante si affida a Dio, così la fede, benché tante volte non supportata da prove manifeste, dovrebbe abbandonarsi senza richiedere tante dimostrazioni. Non basta avere in testa delle teorie metafisiche che mettono in pace la nostra ragione, poiché davanti ad un evento qual è la resurrezione, accennato dall'evangelista (v. 40), tutti i sistemi, anche i più complessi, crollano. Il credere, dunque, non può essere sostenuto solo dal ragionamento, anzi questo in certi momenti è di ostacolo, deve quindi essere informato dall'amore. Credere ed amare fanno parte della stessa modalità di rapportarsi alle persone, e di conseguenza a Dio. Credere e amare però richiedono un po' di follia che dia il coraggio di saltare i precipizi o, per dirla biblicamente, attraversare un mare a piedi!
"Colui che ti guarisce" - Esodo 15:22-27#chiesariformatafiladelfiaReverendo Michael Brown, 22 maggio 2022Chiesa Riformata FiladelfiaEsodo 15:22-2722Poi Mosè fece partire gli Israeliti dal mar Rosso ed essi si diressero verso il deserto di Sur; camminarono tre giorni nel deserto e non trovarono acqua. 23Quando giunsero a Mara, non potevano bere l'acqua di Mara, perché era amara; perciò quel luogo fu chiamato Mara. 24Allora il popolo mormorò contro Mosè, dicendo: «Che berremo?» 25Egli gridò al Signore; e il Signore gli mostrò un legno. Mosè lo gettò nell'acqua, e l'acqua divenne dolce. È lì che il Signore diede al popolo una legge e una prescrizione, e lo mise alla prova, dicendo: 26«Se tu ascolti attentamente la voce del Signore che è il tuo Dio, e fai ciò che è giusto agli occhi suoi, porgi orecchio ai suoi comandamenti e osservi tutte le sue leggi, io non ti infliggerò nessuna delle infermità che ho inflitte agli Egiziani, perché io sono il Signore, colui che ti guarisce». 27Poi giunsero a Elim, dove c'erano dodici sorgenti d'acqua e settanta palme; e si accamparono lì presso le acque.
"Liberazione attraverso giudizio" - Esodo 14Reverendo Michael Brown, 8 maggio 2022Chiesa Riformata Filadelfia Esodo 14 Passaggio del mar Rosso 1Il Signore parlò così a Mosè: 2«Di' ai figli d'Israele che tornino indietro e si accampino davanti a Pi-Achirot, fra Migdol e il mare di fronte a Baal-Sefon. Accampatevi davanti a quel luogo presso il mare. 3Il faraone dirà dei figli d'Israele: “Si sono smarriti nel paese; il deserto li tiene rinchiusi”. 4Io indurirò il cuore del faraone ed egli li inseguirà. Ma io sarò glorificato nel faraone e in tutto il suo esercito, e gli Egiziani sapranno che io sono il Signore». Ed essi fecero così. 5Quando dissero al re d'Egitto che il popolo era fuggito, il cuore del faraone e dei suoi servitori mutò sentimento verso il popolo, e quelli dissero: «Che abbiamo fatto rilasciando Israele? Non ci serviranno più!» 6Allora il faraone fece attaccare il suo carro e prese il popolo con sé. 7Prese seicento carri scelti, tutti carri d'Egitto, e su tutti c'erano dei capitani. 8Il Signore indurì il cuore del faraone, re d'Egitto, ed egli inseguì i figli d'Israele che uscivano a testa alta. 9Gli Egiziani dunque li inseguirono. Tutti i cavalli, i carri del faraone, i suoi cavalieri e il suo esercito li raggiunsero mentre essi erano accampati presso il mare, vicino a Pi-Achirot, di fronte a Baal-Sefon. 10Quando il faraone si avvicinò, i figli d'Israele alzarono gli occhi; ed ecco, gli Egiziani marciavano alle loro spalle. Allora i figli d'Israele ebbero una gran paura, gridarono al Signore 11e dissero a Mosè: «Mancavano forse tombe in Egitto, per portarci a morire nel deserto? Che cosa hai fatto, facendoci uscire dall'Egitto? 12Era appunto questo che ti dicevamo in Egitto: “Lasciaci stare, ché serviamo gli Egiziani!” Poiché era meglio per noi servire gli Egiziani che morire nel deserto». 13E Mosè disse al popolo: «Non abbiate paura, state fermi e vedrete la salvezza che il Signore compirà oggi per voi; infatti gli Egiziani che avete visti quest'oggi, non li rivedrete mai più. 14Il Signore combatterà per voi e voi ve ne starete tranquilli».15Il Signore disse a Mosè: «Perché gridi a me? Di' ai figli d'Israele che si mettano in marcia. 16Alza il tuo bastone, stendi la tua mano sul mare e dividilo; e i figli d'Israele entreranno in mezzo al mare sulla terra asciutta. 17Quanto a me, io indurirò il cuore degli Egiziani e anch'essi entreranno dietro di loro; io sarò glorificato nel faraone e in tutto il suo esercito, nei suoi carri e nei suoi cavalieri. 18Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando sarò glorificato nel faraone, nei suoi carri e nei suoi cavalieri». 19Allora l'angelo di Dio, che precedeva il campo d'Israele, si spostò e andò a mettersi dietro a loro; anche la colonna di nuvola si spostò dalla loro avanguardia e si fermò dietro a loro, 20mettendosi fra il campo dell'Egitto e il campo d'Israele. La nuvola era tenebrosa per gli uni, mentre rischiarava gli altri nella notte. Il campo degli uni non si avvicinò a quello degli altri per tutta la notte. 21Allora Mosè stese la sua mano sul mare e il Signore fece ritirare il mare con un forte vento orientale, durato tutta la notte, e lo ridusse in terra asciutta. Le acque si divisero, 22e i figli d'Israele entrarono in mezzo al mare sulla terra asciutta; e le acque formavano come un muro alla loro destra e alla loro sinistra. 23Gli Egiziani li inseguirono e tutti i cavalli del faraone, i suoi carri, i suoi cavalieri, entrarono dietro a loro in mezzo al mare. 24E la mattina verso l'alba, dalla colonna di fuoco e dalla nuvola il Signore guardò verso il campo degli Egiziani e lo mise in rotta. 25Tolse le ruote dei loro carri e ne rese l'avanzata pesante; tanto che gli Egiziani dissero: «Fuggiamo davanti a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani». 26Allora il Signore disse a Mosè: «Stendi la tua mano sul mare e le acque ritorneranno sugli Egiziani, sui loro carri e sui loro cavalieri». 27Mosè stese la sua mano sul mare e il mare, sul far della mattina, riprese la sua forza, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli andavano incontro. Il Signore precipitò così gli Egiziani in mezzo al mare. 28Le acque ritornarono e ricoprirono i carri, i cavalieri e tutto l'esercito del faraone che erano entrati nel mare dietro agli Israeliti. Non ne scampò neppure uno. 29I figli d'Israele invece camminarono sull'asciutto in mezzo al mare, e le acque formavano come un muro alla loro destra e alla loro sinistra. 30Così, in quel giorno, il Signore salvò Israele dalle mani degli Egiziani, Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare. 31Israele vide la grande potenza con cui il Signore aveva agito contro gli Egiziani. Il popolo perciò ebbe timore del Signore, credette nel Signore e nel suo servo Mosè.
Ascoltiamo la Parola nella SOLENNITA' DI MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO con il nostro DonP e preghiamo insieme!Oggi la luce splenderà su di noi: è nato per noi il Signore.Il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente,Padre per sempre, Principe della pace.Il suo regno non avrà fine. (Cf. Is 9,1.5; Lc 1,33).Porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò.Dio abbia pietà di noi e ci benedica.Dio mandò il suo Figlio, nato da donna.Molte volte e in diversi modi nei tempi antichiDio ha parlato ai padri per mezzo dei profeti;ultimamente, in questi giorni,ha parlato a noi per mezzo del Figlio. (Eb 1,1-2)I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.Gesù Cristo è lo stessoieri e oggi e sempre. (Eb 13,8)Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. (Lc 2,19)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7142I 4 ERRORI DI DESMOND DOSS, IL PROTAGONISTA DELLA BATTAGLIA DI HACKSAW RIDGE di Pietro GuidiLa battaglia di Hacksaw Ridge è un film di Mel Gibson che racconta la vera storia di Desmond Doss, un soldato obiettore di coscienza. La sua vita è segnata da due grandi desideri: quello di servire la propria patria nella seconda guerra mondiale e quello di non uccidere nessuno. Questi desideri sono apparentemente inconciliabili, ma grazie all'aiuto di suo padre, che aveva combattuto nella prima guerra mondiale, riesce a farsi riconoscere come soldato obiettore di coscienza e a prestare il suo servizio come medico militare. Desmond dice: "In un mondo impegnato a farsi a pezzi da solo, non mi sembra una cattiva idea tentare di rimetterlo insieme pezzo dopo pezzo".A causa della sua determinazione nel rifiuto di uccidere, nemmeno il nemico, viene preso in giro dai superiori e dai commilitoni, che arrivano a mettergli le mani addosso. Ma nella battaglia di Hacksaw Ridge dimostra il suo valore e il suo coraggio salvando circa settantacinque persone ferite portandole fuori dal campo di battaglia e meritandosi il rispetto degli altri soldati.In questo film Mel Gibson mette tutta la sua esperienza nel descrivere realisticamente la guerra che è terribile e spettacolare allo stesso tempo. Inoltre alcuni valori cristiani sono ben messi in luce: la verginità prima del matrimonio del protagonista (introvabile nei film di oggi), la carità cristiana che arriva a donare la propria vita per i propri amici e infine l'importanza della preghiera in ogni azione quotidiana che per Dodd tocca un vertice nella richiesta a Dio di trovare ancora un soldato ferito, sia amico che nemico. Azzeccata anche la presa in giro dei culturisti che mostrano con orgoglio i loro muscoli, ma nascondono debolezze interiori come la paura che blocca ogni azione.Il film quindi è senz'altro da vedere, nonostante quattro errori che forse, a causa della cultura moderna in cui siamo immersi, potrebbero passare inosservati.1) L'INGIUSTA OBIEZIONE DI COSCIENZAIl primo di tutti è l'obiezione di coscienza. Essendo questo il cardine del film bisogna capire che cosa è veramente e se sia una cosa buona. Il mondo di oggi non avrà problemi a giustificare l'obiezione di coscienza di Doss, forse ne avrà chi ha visto i precedenti film di Mel Gibson sulla guerra dove la figura del guerriero è indubbiamente positiva. Basti pensare a William Wallace di Braveheart. Le convinzioni religiose di Desmond sono state molto importanti per far maturare in lui il sentimento di avversione nei confronti delle armi. Naturalmente ha contribuito a questa convinzione anche la traumatica esperienza avuta in casa quando ha minacciato suo padre con una pistola per difendere sua madre. In realtà Doss in questa occasione ha fatto esattamente quello che ogni figlio deve fare e quindi non avrebbe nulla da rimproverarsi. Però nel film questo episodio gli genera dei sensi di colpa. Ma tralasciando questo elemento soggettivo del protagonista, parliamo invece dell'elemento oggettivo della compatibilità tra religione e servizio militare. L'elemento religioso è stato quello decisivo nella sua scelta, perché la setta protestante a cui appartiene, cioè gli avventisti del settimo giorno, negano in ogni caso la legittimità della guerra giusta appellandosi ad una interpretazione assoluta e distorta del comandamento "non uccidere". Sarebbe curioso chiedere a uno di loro se si possa uccidere chi sta cercando di violentare tua moglie o di rapire i tuoi figli, ma sappiamo già la risposta. La Chiesa cattolica invece, coerentemente con la Bibbia, ricchissima di storie di santi guerrieri, e con l'insegnamento di Gesù e degli apostoli, ha sempre affermato la possibilità della legittima difesa e della guerra giusta (che comunque non può essere offensiva). Re Davide era un guerriero, Mosè aveva applicato la pena di morte verso tremila Israeliti che avevano adorato il vitello d'oro e non si erano pentiti e l'elenco potrebbe andare avanti a lungo. Dio stesso veniva invocato come "Signore degli eserciti". Anche nel Nuovo Testamento, pur non essendoci guerre visto che ancora non c'era una civiltà cristiana da difendere, sono state dette molte frasi che approvano il servizio militare. Per esempio san Giovanni Battista esortava i soldati ad accontentarsi delle loro paghe e a non estorcere nulla alle persone, considerandolo un mestiere lecito come gli altri. Quando un centurione andrà da Gesù a chiedere un miracolo farà una professione di fede militare, dicendo che come lui aveva dei sottoposti che gli obbedivano così tutto il mondo era sottoposto all'autorità di Gesù. E Gesù loda molto questo centurione romano, che continuerà a fare il suo lavoro anche dopo la conversione. San Paolo, riassumendo nella lettera ai romani il concetto cristiano di autorità dice che essa non invano porta la spada: "Vuoi non aver da temere l'autorità? Fa' il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male". Quindi il quinto comandamento significa che non si può uccidere l'innocente, ma nel caso di legittima difesa e di guerra giusta è lecito e, a volte, anche doveroso uccidere. Chi non volesse uccidere per principio permetterebbe al male di continuare a far danno e di distruggere l'ordine della società, che viene protetto dalla spada come insegna san Paolo, ma anche la semplice ragione umana.2) LA NONVIOLENZADa questo errore deriva anche quello sull'interpretazione letterale della frase evangelica: "Porgi l'altra guancia". Nel film infatti si può vedere come Desmond non si difenda quando viene picchiato dai commilitoni e nemmeno quando fanno battute pesanti su sua moglie. Ma questo non è essere cristiani, bensì zerbini degli altri. Gesù stesso, che ha pronunciato questa frase, non ha porto l'altra guancia quando è stato schiaffeggiato dal servo del sommo sacerdote, ma ha risposto con durezza: "Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?" (Gv 18,23). Gesù non si difende nella Passione perché ha una missione da compiere: era venuto sulla terra proprio per morire e così salvare tutti gli uomini. Non lo fa perché crede che non dobbiamo difenderci con la forza quando siamo minacciati. Infatti, quando Gesù stava per essere catturato nell'orto degli ulivi, san Pietro proverà a difenderlo con la spada, ma Gesù lo fermerà spiegandogli perché, in quel caso, non bisognava combattere: "Credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?" (Mt 26,53). Se Gesù avesse voluto avrebbe potuto salvarsi e sconfiggere chi lo catturava, ma siccome aveva una missione da compiere non l'ha fatto. Non erano i soldati a catturare Gesù, ma era lui che si offriva a loro per essere sacrificato sull'altare della croce.3) IL RIFIUTO DELLA CARNEIn una scena del film vediamo inoltre Desmond che, sul campo di battaglia, dà una scatoletta di carne ad un altro soldato perché lui non la può mangiare. Per gli avventisti del settimo giorno infatti è vietato mangiare carne di animali, a causa del loro concetto distorto di rispetto della vita. Facendo così vanno contro l'insegnamento di Dio che nella Genesi dà all'uomo tutti gli animali perché se ne cibi. Diverse volte il vangelo ci racconta che Gesù mangiava pesce e che andava a Gerusalemme per sacrificare e mangiare l'agnello pasquale. Inoltre ha anche insegnato che si possono mangiare tutti gli alimenti, contrariamente alle prescrizioni alimentari dell'epoca: "Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna? Così rendeva puri tutti gli alimenti" (Mc 7,18-19). Per convincere san Pietro che è lecito cibarsi di tutti gli animali Dio stesso gli mostra in visione una grande tovaglia con sopra animali di ogni specie. E Dio gli comanda: "Coraggio, Pietro, uccidi e mangia!". Più chiaro di così! Ma il nostro Desmond probabilmente avrebbe rifiutato questo allettante comando.4) IL RIPOSO FESTIVO ASSOLUTOInfine Desmond si rifiuta di combattere in giorno di sabato perché è un giorno di riposo assoluto. La sua setta protestante, infatti, non festeggia la domenica, come giustamente fanno i cattolici per commemorare la resurrezione di Cristo, ma sono rimasti al vecchio culto ebraico del giorno del sabato. Infatti si chiamano "avventisti del settimo giorno", cioè del sabato. A parte quale giorno festeggiare, è opportuno notare quanto sia sbagliato questo formalismo nel rispetto del giorno di riposo. Infatti la Chiesa ha sempre insegnato la necessità del riposo domenicale dal lavoro, ma non ne ha fatto un assoluto morale. In casi gravi (sottolineo in casi gravi, non per arrotondare) infatti è possibile lavorare di domenica. Se c'è siccità e un contadino ha bisogno di irrigare i suoi campi altrimenti perde il raccolto lo può legittimamente fare anche in giorno di domenica. Invece per gli avventisti del settimo giorno no. Nemmeno un poliziotto e un medico possono lavorare di sabato per salvare vite. E neanche ti puoi difendere da un nemico che ti attacca perché violi il riposo festivo. Si capisce bene che è un'assurdità. È un atteggiamento formalistico nei confronti della legge già condannato da Gesù ai suoi tempi. A quelli che gli rimproveravano le sue guarigioni operate in giorno di sabato Lui rispondeva: "Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?" (Lc 14,5). Desmond Doss, potremmo rispondere! Invece Gesù invitava a non assolutizzare una cosa relativa. Il riposo festivo è fatto per l'uomo, non il contrario.
Scopri dalla Bibbia Amos al capitolo 5con semplici commenti dell'insegnante Egidio Annunziata.Passo dopo passo alla lettura della Bibbiaè il programma che ti permette di approfondirela Bibbia leggendola un versetto per voltacon semplici commentidell'insegnante Egidio Annunziata.LETTURA DELLA SACRA BIBBIAAmos 5 (Antico Testamento, Libro Profetico)1 Popolo d'Israele, ascolta questo lamento funebre che pronunzio su di te:2 Israele, bella e giovane, è caduta, non si alzerà più. Giace a terra abbandonata, nessuno può farla rialzare.3 Dio, il Signore, dice: «in Israele, su mille soldati che una città manderà in guerra, ne torneranno solo cento; su cento mandati da un'altra, ne torneranno solo dieci».4 Il Signore dice agli Israeliti: «Cercate me, se volete vivere.5 Ma non rivolgetevi al santuario di Betel, non andate a Gàlgala, non recatevi a Bersabea, perché gli abitanti di Gàlgala saranno esiliati, perché Betel sarà distrutta.6 Cercate il Signore, se volete vivere». Se non lo cercate, egli si avventerà sui discendenti di Giuseppe. Come un fuoco divorerà gli abitanti di Betel e nessuno potrà spegnerlo.7 Danno alla giustizia un gusto repellente, schiacciano a terra il diritto.8 È Dio che ha creato le costellazioni delle Plèiadi e di Orione, che trasforma l'oscurità in chiarore e il giorno in notte, che raccoglie l'acqua del mare e la riversa sulla terra. Il suo nome è Signore.9 È lui che distrugge i potent e demolisce le loro fortezze.10 Voi odiate chi in tribunale vi accusa d'ingiustizia e dice la verità.11 Voi opprimete i poveri e portate via parte del loro grano. Avete costruito belle case, ma non le abiterete. Avete piantato vigne stupende, ma non ne berrete il vino.12 Io so quanto sono numerosi i vostri misfatti, quanto orribili i vostri peccati. Voi tormentate l'uomo giusto, accettate ricompense illecite e impedite ai poveri di ottenere giustizia in tribunale.13 Perciò chi è prudente tace in questi tempi così malvagi.14 Cercate di fare quel che è bene e non il male, se volete vivere. Allora il Signore, Dio dell'universo, sarà veramente con voi, così come dite.15 Odiate il male e amate il bene, riportate la giustizia nei tribunali: allora forse il Signore Dio dell'universo avrà pietà degli ultimi discendenti di Giuseppe.16 Il Signore Dio dell'universo così dice: «Si udranno lamenti in tutte le piazze, in ogni via si griderà: “Che disgrazia!”. Per piangere i morti si chiameranno anche i contadini, oltre a quelli che lo fanno per mestiere.17 In tutte le vigne ci saranno lamenti, perché io verrò a punirvi». Il Signore ha parlato.18 Guai a voi che attendete fiduciosi il giorno del Signore! Per voi sarà un giorno di tenebre e non di luce.19 Sarà come un uomo che fugge davanti al leone e s'imbatte in un orso; si rifugia in casa, appoggia la mano al muro ed è morso da un serpente.20 Il giorno del Signore sarà tenebre e non luce, completamente oscuro.21 Il Signore dice: «Io odio le vostre feste religiose, anzi le disprezzo! Detesto le vostre assemblee solenni.22 Quando mi presentate i vostri sacrifici sull'altare, non li accetto; quando mi offrite grano, lo rifiuto; quando mi portate bestie grasse da sacrificare come segno di pace, nemmeno le guardo.23 Basta! Non voglio più sentire il frastuono dei vostri canti, il suono delle vostre arpe.24 Piuttosto fate in modo che il diritto scorra come acqua di sorgente, e la giustizia come un torrente sempre in piena.25 Israeliti, durante i quarant'anni passati nel deserto non mi avete presentato né sacrifici né offerte.26 Ma ora vi siete fatti delle statue del vostro dio-re Siccut e del vostro dio-stella Chiion.27 Perciò portatele con voi, quando vi manderò in esilio oltre Damasco! Così dice il Signore, Dio dell'universo»Episodio: Amos 5Insegnante: Egidio AnnunziataLuogo: Nocera Inferiore, Salerno - ItalyEvento: Incontro LiveData: domenica 14 Novembre 2021Lingua: ItalianaProduzione: Essere Un CristianoWeb: http://www.essereuncristiano.it/Youtube: https://www.youtube.com/c/essereuncristiano
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6715OMELIA IV DOM. DI AVVENTO - ANNO C (Lc 1,39-45)La quarta domenica d'Avvento ci fa pregustare già il clima natalizio. Iniziamo dal Salmo che riporta una accorata preghiera rivolta a Dio, affinché Egli salvi il suo popolo. Il pio Israelita avvertiva che solo il Signore poteva liberare il suo popolo, liberarlo non solo dal nemico, ma soprattutto dal peccato che è la vera rovina della nostra anima e della nostra società. Il Salmista così implora: «Tu, pastore d'Israele, ascolta [...]. Risveglia la tua potenza e vieni a salvarci. [...] guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi quello che la tua destra ha piantato. [...] ci farai rivivere e noi invocheremo il tuo nome (Sal 79).Solo Dio poteva salvare l'umanità. Per questo motivo Dio mandò il suo unico Figlio a riscattarci dal dominio del peccato. Gesù nella sua umanità, che ha preso venendo in questo mondo, ha pienamente obbedito alla Volontà dal Padre. Di questa pronta obbedienza parla la seconda lettura di oggi: «Entrando nel mondo, Cristo dice: ecco io vengo per fare la tua volontà» (Eb 10,9).Per venire in questo mondo, il Figlio di Dio poteva scegliere tanti modi diversi. Fra tutti, Egli scelse di venire nel silenzio e nel nascondimento di una piccola borgata quasi dimenticata dalla maggior parte degli Israeliti. Egli nacque a Betlemme. Di questa scelta parla la prima lettura di oggi. Questo fatto ci ricorda ancora una volta quelle che sono le preferenze di Dio: Egli sceglie ciò che è umile per confondere i potenti. Michea così dice: «E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele» (5,1). La profezia poi continua con una frase misteriosa: «Le sue origini – ossia le origini del Messia – sono dall'antichità, dai giorni più remoti» (ivi). Cosa si deve intendere con queste parole? Con ciò si vede un riferimento alle origini eterne del Figlio di Dio, ovvero alla sua Divinità: Egli, eterno con il Padre e lo Spirito Santo, nella pienezza dei tempi, ha voluto assumere la nostra natura umana, è diventato uomo, pur continuando – ovviamente – a rimanere vero Dio.La profezia di Michea parla anche della Madre da cui sarebbe nato il Messia. Egli, infatti, dice: «Perciò Dio li metterà in potere altrui, fino a quando partorirà colei che deve partorire» (Mic 5,2). In tutte le profezie riguardanti il Messia, e quindi anche in questa, non si parla mai del padre del Messia, ma solo della Madre. Questo particolare ci fa comprendere la nascita straordinaria, verginale, del Redentore. Egli è stato concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo della Vergine Maria.Infine, la profezia parla della salvezza operata dal Messia. Già la frase di prima ci fa capire che la nascita di Gesù segna come l'inizio della nuova Era, quella della salvezza. Grazie a Gesù, noi non siamo più sotto il potere del maligno, ma abbiamo ricevuto la libertà dei figli di Dio. Egli, il Messia, salverà il suo popolo, lo «pascerà con la forza del Signore» (Mic 5,3) ed «Egli stesso sarà la pace» (Mic 5,4).Al "Sì" di Gesù che ha obbedito prontamente alla Volontà del Padre, fa eco il "Sì" di Maria che si è definita la serva del Signore, sempre disponibile a compiere la Volontà di Dio.Il brano del Vangelo di oggi riporta la commovente scena della Visitazione. La Vergine Maria aveva da poco ricevuto l'annuncio dell'angelo Gabriele e aveva concepito per opera dello Spirito Santo il Figlio di Dio nel suo grembo verginale. Subito dopo «si alzò e andò in fretta» (Lc 1,39) da Elisabetta. Per quale motivo? Certamente per aiutare l'anziana parente che stava attendendo un bambino, ma soprattutto per portare il Signore in quella casa. È molto bello sottolineare che la Madonna si recò in fretta da Elisabetta: la carità non ammette lentezza e pigrizia. Appena Maria varcò la porta di quella casa, il Signore compì delle meraviglie di grazia: nel grembo di Elisabetta, il bambino, ovvero Giovanni Battista, sussultò di gioia (cf Lc 1,41) e fu santificato, come interpretano i Santi Padri; ed Elisabetta «fu colmata di Spirito Santo» (ivi) e iniziò a profetizzare.Questa è la grande missione della Madonna: portare Gesù alle anime. E, con Gesù, Ella vi porta la grazia di Dio. Se nel nostro cuore ci sarà sempre la devozione alla Madonna, se sulle nostre labbra fiorirà sempre la preghiera dell'"Ave Maria", allora il Signore compirà delle meraviglie di grazia anche nella nostra vita.Volendo ora terminare con un proposito pratico di miglioramento, nell'immediata preparazione al Natale, propongo due cose: la prima di essere solleciti anche noi, come la Madonna, nel compiere il bene, senza pigrizia; la seconda di recitare assiduamente il Rosario, per far entrare la Vergine anche nella nostra casa.
Il film di Ridley Scott sull'esodo degli Israeliti dall'Egitto; ha sollevato discussioni sulla storicità di questo evento. Al fine di comprendere il contesto storico dell'Esodo isreaelita, dobbiamo prima essere in grado di identificare la posizione geografica di questo evento. Al centro della Bibbia c'è la storia di una tribù semitica in Egitto al tempo di Giuseppe, lasciandolo poi per tornare a Canaan qualche tempo dopo, sotto la guida di Mosè. Si pensava, fino alla metà del ventesimo secolo, considerato la narrazione dell'Esodo come rappresentazione di un vero e proprio racconto storico. Successivamente, la situazione è cambiata completamente. #Mosè #Esodo #AnticoEgitto #Sinai #Palestina #Shasu #AnubiTv #AhmedOsman #Ebreihttp://www.anubi.org #http://www.digitalsoul.it
Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: "Fossimo morti per mano del Signore nella terra d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine". Allora il Signore disse a Mosè: "Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che avranno raccolto ogni altro giorno". Il Signore disse a Mosè: "Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: "Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio"". La sera le quaglie salirono e coprirono l'accampamento; al mattino c'era uno strato di rugiada intorno all'accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c'era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l'un l'altro: "Che cos'è?", perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: "È il pane che il Signore vi ha dato in cibo. www.santegidio.org
A Piccoli Sorsi - Commento alla Parola del giorno delle Apostole della Vita Interiore
- Premi il tasto PLAY per ascoltare la catechesi del giorno e condividi con altri se vuoi -+ Dal libro del Levìtico +Il Signore parlò a Mosè e disse: «Queste sono le solennità del Signore, le riunioni sacre che convocherete nei tempi stabiliti.Il primo mese, al quattordicesimo giorno, al tramonto del sole sarà la Pasqua del Signore; il quindici dello stesso mese sarà la festa degli Àzzimi in onore del Signore; per sette giorni mangerete pane senza lievito. Nel primo giorno avrete una riunione sacra: non farete alcun lavoro servile. Per sette giorni offrirete al Signore sacrifici consumati dal fuoco. Il settimo giorno vi sarà una riunione sacra: non farete alcun lavoro servile».Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla agli Israeliti dicendo loro: “Quando sarete entrati nella terra che io vi do e ne mieterete la messe, porterete al sacerdote un covone, come primizia del vostro raccolto. Il sacerdote eleverà il covone davanti al Signore, perché sia gradito per il vostro bene; il sacerdote lo eleverà il giorno dopo il sabato.Dal giorno dopo il sabato, cioè dal giorno in cui avrete portato il covone per il rito di elevazione, conterete sette settimane complete. Conterete cinquanta giorni fino all'indomani del settimo sabato e offrirete al Signore una nuova oblazione.Il decimo giorno del settimo mese sarà il giorno dell'espiazione; terrete una riunione sacra, vi umilierete e offrirete sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore.Il giorno quindici di questo settimo mese sarà la festa delle Capanne per sette giorni in onore del Signore. Il primo giorno vi sarà una riunione sacra; non farete alcun lavoro servile. Per sette giorni offrirete vittime consumate dal fuoco in onore del Signore. L'ottavo giorno terrete la riunione sacra e offrirete al Signore sacrifici consumati con il fuoco. È giorno di riunione; non farete alcun lavoro servile.Queste sono le solennità del Signore nelle quali convocherete riunioni sacre, per presentare al Signore sacrifici consumati dal fuoco, olocausti e oblazioni, vittime e libagioni, ogni cosa nel giorno stabilito”».Parola di Dio.Parola del Signore.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6614OMELIA XVIII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,24-35)Durante il lungo Esodo attraverso il deserto, verso la Terra promessa, gli Israeliti hanno dovuto affrontare molte difficoltà, e la loro fede fu provata in diverse occasioni. Insieme a queste prove, ci furono diversi interventi provvidenziali di Dio, grazie ai quali essi sopravvissero e giunsero alla loro destinazione. Uno di questi interventi provvidenziali, senza dubbio, fu quello della manna discesa dal cielo, di cui ci parla la prima lettura di oggi. Il popolo languiva di fame e già rimpiangeva quello che riusciva a mangiare in Egitto quando era ridotto in schiavitù. Ecco allora che il Signore fece piovere il «pane dal cielo» (Es 16,4).Questa lettura può essere applicata alla nostra vita cristiana. La schiavitù egiziana raffigura un'altra schiavitù, molto più temibile: quella del peccato. L'esodo raffigura il cammino di purificazione attraverso il deserto di questo mondo; la Terra promessa simboleggia il Paradiso, verso cui siamo incamminati.Come il popolo d'Israele, anche noi, provati dalle molte difficoltà, siamo portati a guardare indietro e a provare nostalgia per le magre consolazioni di questo mondo, per il peccato che abbiamo abbandonato con tanta decisione e che, al momento della prova, nuovamente ci attira a sé. Le difficoltà sono molte, ma Dio ci viene incontro donandoci un pane dal cielo, quello vero, che ci sostiene nel cammino e ci fa superare ogni tentazione. Questo pane è l'Eucaristia, di cui parla il Vangelo di oggi.Gesù parla dell'Eucaristia nel grande discorso che Egli fece a Cafarnao, subito dopo la moltiplicazione dei pani. Le folle erano state molto impressionate da questo miracolo, al punto che avrebbero voluto che Gesù diventasse il loro re. Essi cercavano solamente il benessere materiale e non riuscirono ad innalzare la mente e il cuore al profondo insegnamento che Gesù voleva loro impartire. Per questo motivo, Gesù disse loro: «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati» (Gv 6,26). Attraverso il segno dei pani moltiplicati, Gesù voleva insegnare alle folle che Lui è il vero pane che sazia la fame delle nostre anime. E così, Gesù proclamò solennemente: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete» (Gv 6,34).Anche noi, come le folle che ascoltavano Gesù, tante volte cerchiamo il Signore non tanto per cambiare la nostra vita e per fare la Volontà di Dio, ma unicamente perché Lui assecondi quelli che sono i nostri desideri di benessere materiale. San Paolo, nella seconda lettura, lo dice molto chiaramente. Conoscere Cristo significa abbandonare la condotta di prima, la condotta dell'uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, e significa rinnovarci nello spirito e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità (cf Ef 4,20-24).Se veramente vogliamo che Gesù ci aiuti, che ci faccia grazia, che ci sollevi dalla nostra miseria, dobbiamo impegnarci seriamente a mutar vita, a diventare più buoni, a rigettare decisamente il peccato. Allora la nostra preghiera sarà ascoltata. Come minimo ci deve essere questo sforzo, al resto penserà il Signore.Al di sopra di tutto dobbiamo ricercare il "Pane della vita", ovvero l'Eucaristia. Questo è il nostro vero tesoro. Si racconta nelle cronache delle missioni cattoliche del Canada del nord un episodio molto bello ed istruttivo. Alcuni secoli fa la regione dove operavano i missionari cattolici fu colpita da una grande carestia e molti furono quelli che morirono di fame. Tra questi vi era una famiglia di cattolici che da giorni si era messa in cammino per raggiungere la lontana stazione missionaria. Erano ormai quasi senza forze quando, finalmente, arrivarono alla chiesa. Il sacerdote, con un nodo alla gola, li raggiunse e li soccorse così come poteva, dicendo che di più non potevano fare perché purtroppo il cibo era ormai finito. Il padre di famiglia disse allora che non erano venuti per chiedere da mangiare, ma per chiedere di fare la loro ultima Comunione, dopo sarebbero morti, ma sarebbero morti contenti. Il sacerdote commosso da tanta fede diede loro il "Pane del cielo" e, dopo poco tempo, uno alla volta, morirono tutti.Impariamo da questo episodio a fare davvero dell'Eucaristia il nostro tesoro e di metterla al primo posto nella nostra vita. Per noi non è tanto difficile partecipare alla Santa Messa e ricevere la Santa Comunione. Non facciamoci prendere dalla pigrizia e non perdiamo un bene così prezioso!Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sitohttp://www.ilgiornodelsignore.it/abbonamento.php?dest=0
A Piccoli Sorsi - Commento alla Parola del giorno delle Apostole della Vita Interiore
- Premi il tasto PLAY per ascoltare la catechesi del giorno e condividi con altri se vuoi -+ Dal libro dell'Èsodo +In quei giorni, Mosè si voltò e scese dal monte con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall'altra. Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole.Giosuè sentì il rumore del popolo che urlava e disse a Mosè: «C'è rumore di battaglia nell'accampamento». Ma rispose Mosè:«Non è il grido di chi canta: “Vittoria!”.Non è il grido di chi canta: “Disfatta!”.Il grido di chi canta a due cori io sento».Quando si fu avvicinato all'accampamento, vide il vitello e le danze. Allora l'ira di Mosè si accese: egli scagliò dalle mani le tavole, spezzandole ai piedi della montagna. Poi afferrò il vitello che avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell'acqua e la fece bere agli Israeliti.Mosè disse ad Aronne: «Che cosa ti ha fatto questo popolo, perché tu l'abbia gravato di un peccato così grande?». Aronne rispose: «Non si accenda l'ira del mio signore; tu stesso sai che questo popolo è incline al male. Mi dissero: “Fa' per noi un dio che cammini alla nostra testa, perché a Mosè, quell'uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d'Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto”. Allora io dissi: “Chi ha dell'oro? Toglietevelo!”. Essi me lo hanno dato; io l'ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo vitello».Il giorno dopo Mosè disse al popolo: «Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa».Mosè ritornò dal Signore e disse: «Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d'oro. Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato… Altrimenti, cancellami dal tuo libro che hai scritto!».Il Signore disse a Mosè: «Io cancellerò dal mio libro colui che ha peccato contro di me. Ora va', conduci il popolo là dove io ti ho detto. Ecco, il mio angelo ti precederà; nel giorno della mia visita li punirò per il loro peccato».Parola di Dio.Parola del Signore.
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- Premi il tasto PLAY per ascoltare la catechesi del giorno e condividi con altri se vuoi -+ Dal libro dell'Èsodo +Gli Israeliti levarono le tende da Elìm e tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin, che si trova tra Elìm e il Sinai, il quindici del secondo mese dopo la loro uscita dalla terra d'Egitto.Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine».Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che avranno raccolto ogni altro giorno».Mosè disse ad Aronne: «Da' questo comando a tutta la comunità degli Israeliti: "Avvicinatevi alla presenza del Signore, perché egli ha inteso le vostre mormorazioni!"». Ora, mentre Aronne parlava a tutta la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto: ed ecco, la gloria del Signore si manifestò attraverso la nube.Il Signore disse a Mosè: «Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: "Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio"».La sera le quaglie salirono e coprirono l'accampamento; al mattino c'era uno strato di rugiada intorno all'accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c'era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra.Gli Israeliti la videro e si dissero l'un l'altro: «Che cos'è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo».Parola di Dio.Parola del Signore.
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- Premi il tasto PLAY per ascoltare la catechesi del giorno e condividi con altri se vuoi -+ Dal libro dell'Èsodo +In quei giorni, Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d'oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare sull'asciutto, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. Gli Egiziani li inseguirono, e tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri entrarono dietro di loro in mezzo al mare.Ma alla veglia del mattino il Signore, dalla colonna di fuoco e di nube, gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!».Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri». Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l'esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull'asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra.In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani, e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l'Egitto, e il popolo temette il Signore e credette in lui e in Mosè suo servo.Parola di Dio.Parola del Signore.
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- Premi il tasto PLAY per ascoltare la catechesi del giorno e condividi con altri se vuoi -+ Dal libro dell'Èsodo +In quei giorni, quando fu riferito al re d'Egitto che il popolo era fuggito, il cuore del faraone e dei suoi ministri si rivolse contro il popolo. Dissero: «Che cosa abbiamo fatto, lasciando che Israele si sottraesse al nostro servizio?». Attaccò allora il cocchio e prese con sé i suoi soldati. Prese seicento carri scelti e tutti i carri d'Egitto con i combattenti sopra ciascuno di essi.Il Signore rese ostinato il cuore del faraone, re d'Egitto, il quale inseguì gli Israeliti mentre gli Israeliti uscivano a mano alzata. Gli Egiziani li inseguirono e li raggiunsero, mentre essi stavano accampati presso il mare; tutti i cavalli e i carri del faraone, i suoi cavalieri e il suo esercito erano presso Pi Achiròt, davanti a Baal Sefòn.Quando il faraone fu vicino, gli Israeliti alzarono gli occhi: ecco, gli Egiziani marciavano dietro di loro! Allora gli Israeliti ebbero grande paura e gridarono al Signore. E dissero a Mosè: «È forse perché non c'erano sepolcri in Egitto che ci hai portati a morire nel deserto? Che cosa ci hai fatto, portandoci fuori dall'Egitto? Non ti dicevamo in Egitto: "Lasciaci stare e serviremo gli Egiziani, perché è meglio per noi servire l'Egitto che morire nel deserto"?». Mosè rispose: «Non abbiate paura! Siate forti e vedrete la salvezza del Signore, il quale oggi agirà per voi; perché gli Egiziani che voi oggi vedete, non li rivedrete mai più! Il Signore combatterà per voi, e voi starete tranquilli».Il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all'asciutto. Ecco, io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri».Parola di Dio.Parola del Signore.
Dio ci ha creati per essere degli eroi, per vivere la vita assieme supportandoci tra donne ed uomini, e per testimoniare del suo amore per noi, sapendo che non saremo mai da soli ad affrontare il mondo. --- Predicatrice: Celeste Allen CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO Tempo di lettura: 10 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 32 minuti Vogliamo tutti degli eroi. Fa parte del nostro essere umani. Quando ero bambina, la mia eroina era Wonder Woman. Mi piaceva leggere le avventure di una donna forte e abile che era disposta e capace di lottare per il bene e la giustizia . Perciò non dovrebbe essere una sorpresa che uno dei miei eroi biblici venga dal libro di Giudici. Il libro di Giudici si svolge dopo che gli Israeliti erano entrati nella Terra Promessa e prima del primo re (Saul). In quel periodo il popolo d'Israele era guidato da dei giudici. (da qui il nome del libro). Non era un ruolo strettamente giudiziario, un po' come un primo ministro, e tendevano ad essere capi militari. Ed è qui che incontriamo Debora. Debora è l' unica donna leader di Israele che la Bibbia ci mostra. C'erano diverse donne profetesse, e ovviamente molte donne che hanno svolto ruoli molto significativi nel corso della storia di Israele, ma Debora fu l'unica che effettivamente guidò il paese. Non solo era la guida di Israele, ma Debora era anche una profetessa, portavoce di Dio verso il popolo di Israele . Quindi Debora non aveva solo un ruolo importante, ma aveva davvero un ruolo cruciale. "1 Morto Eud, i figli d'Israele continuarono a fare ciò che è male agli occhi del Signore. 2 Il Signore li diede nelle mani di Iabin, re di Canaan, che regnava ad Asor. Il capo del suo esercito era Sisera, che abitava ad Aroset-Goim. 3 I figli d'Israele gridarono al Signore, perché Iabin aveva novecento carri di ferro e già da vent'anni opprimeva con violenza i figli d'Israele. 4 In quel tempo era giudice d'Israele una profetessa, Debora, moglie di Lappidot. 5 Lei sedeva sotto la palma di Debora, fra Rama e Betel, nella regione montuosa di Efraim, e i figli d'Israele salivano da lei per le controversie giudiziarie. 6 Debora mandò a chiamare Barac, figlio di Abinoam, da Chedes di Neftali, e gli disse: «Il Signore, Dio d'Israele, non ti ha forse dato quest'ordine: “Va', raduna sul monte Tabor e prendi con te diecimila uomini dei figli di Neftali e dei figli di Zabulon. 7 Io attirerò verso di te, al torrente Chison, Sisera, capo dell'esercito di Iabin, con i suoi carri e la sua numerosa gente, e lo darò nelle tue mani”?» 8 Barac le rispose: «Se vieni con me, andrò; ma se non vieni con me, non andrò». 9 Debora disse: «Certamente, verrò con te; però, la via per cui cammini non ti porterà onori; perché il Signore darà Sisera in mano a una donna». E Debora si alzò e andò con Barac a Chedes. 10 Barac convocò Zabulon e Neftali a Chedes; diecimila uomini si misero al suo seguito e Debora salì con lui. 11 Ora Eber, il Cheneo, si era separato dai Chenei, discendenti di Obab, suocero di Mosè, e aveva piantato le sue tende fino al querceto di Saannaim, che è vicino a Chedes. 12 Fu riferito a Sisera che Barac, figlio di Abinoam, era salito sul monte Tabor. 13 Sisera adunò tutti i suoi carri, novecento carri di ferro, e tutta la gente che era con lui, da Aroset-Goim fino al torrente Chison. 14 Allora Debora disse a Barac: «Àlzati, poiché questo è il giorno in cui il Signore ha dato Sisera nelle tue mani. Il Signore non va forse davanti a te?» Allora Barac scese dal monte Tabor, seguito da diecimila uomini. 15 Il Signore mise in rotta, davanti a Barac, Sisera con tutti i suoi carri e con tutto il suo esercito, che fu passato a fil di spada; e Sisera, sceso dal carro, si diede alla fuga a piedi. 16 Ma Barac inseguì i carri e l'esercito fino ad Aroset-Goim; e tutto l'esercito di Sisera cadde sotto i colpi della spada e non scampò neppure un uomo. 17 Sisera fuggì a piedi verso la tenda di Iael, moglie di Eber, il Cheneo, perché vi era pace fra Iabin, re di Asor, e la casa di Eber, il Cheneo. 18 Iael uscì incontro a Sisera e gli disse: «Entra, mio signore, entra da me; non temere». Egli entrò da lei nella sua tenda e lei lo coprì con una coperta. 19 Egli le disse: «Ti prego, dammi un po' d'acqua da bere perché ho sete». Quella, aperto l'otre del latte, gli diede da bere e lo coprì. 20 Egli le disse: «Stattene all'ingresso della tenda; forse qualcuno verrà a interrogarti e ti chiederà: “C'è qualcuno qui dentro?” Tu risponderai di no». 21 Allora Iael, moglie di Eber, prese un piuolo della tenda e un martello, andò pian piano da lui e gli piantò il piuolo nella tempia tanto che esso penetrò in terra. Egli era profondamente addormentato e sfinito; e morì. 22 Mentre Barac inseguiva Sisera, Iael uscì a incontrarlo e gli disse: «Vieni, e ti mostrerò l'uomo che cerchi». Egli entrò da lei; ecco, Sisera era steso morto, con il piuolo nella tempia. 23 Quel giorno Dio umiliò Iabin, re di Canaan, davanti ai figli d'Israele. 24 La mano dei figli d'Israele si fece sempre più pesante su Iabin, re di Canaan, finché l'ebbero annientato. (Giudici 4:1-22) Breve riassunto della storia: Debora manda a chiamare Barac e gli comunica che Dio gli dice: "Va 'in guerra con Sisera e io ti darò la vittoria". Barac risponde: "Si, va bene, ma solo se vieni con me." Debora replica: "Certamente, ma dato che hai esitato , una donna avrà l'onore di uccidere Sisera". Scendono quindi in guerra. Dio sconfigge le truppe di Sisera come promesso, e Sisera fugge a piedi; si nasconde presso qualcuno che pensa sia un suo alleato, Jael, che gli dice: "Vieni dentro, prendi un po 'di latte e fai un pisolino!" E quando Sisera si addormenta , Jael lo uccide. Ci si potrebbe fare un buon film d'azione, ma cosa ci sta dicendo Dio attraverso questa storia? Quale relazione c'è tra Debora e noi che viviamo nel 21° secolo ? Debora ha sentito la chiamata di Dio nella sua vita e l'ha adempiuta. Dio l'ha chiamata ad essere una giudice e una profetessa . Non c'erano precedenti in Israele per una leader donna, tanto meno per una leader militare donna. Eppure lei ha riconosciuto la chiamata di Dio e non ha permesso che nulla le impedisse di adempiervi Dio ha dato a ciascuno dei Suoi figli e delle sue figlie una chiamata speciale e unica e ci chiede di adempiere a quella chiamata Egli ci prepara per il ruolo che ha scelto per noi. Ci sono una miriade di doni elencati in vari passi della Bibbia. Uno di quei doni potrebbe far parte della tua chiamata. Parlando di doni spirituali, Paolo dice: “...ma tutte queste cose le opera quell'unico e medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole. ” (1 Corinzi 12:1) Oppure la tua chiamata potrebbe essere meno ovvia . Una mia amica vede come sua vocazione il far ridere la gente, e cerca di farlo ogni giorno. Ed è molto brava in questo; è naturalmente comica . Anche se il far ridere la gente non è qualcosa specificatamente indicato nella Bibbia, siamo tutti chiamati a benedire gli altri; e portare gioia alle persone è certamente una benedizione per il prossimo. Che cos'è che Dio ti ha chiamato ad essere o a fare? Se non lo sai, pensa a cosa ti rende felice. Cos'è che ti fa sentire più "giusto", più “giusta” quando lo fai, che ti fa dire "Ecco ciò ciò per cui sono stato creato, sono stata creata!" È probabile che sia almeno una parte della tua chiamata. Quindi, ti chiedo ancora, Che cos'è che Dio ti ha chiamato ad essere o a fare? Come stai adempiendo alla tua chiamata? E cos'altro puoi fare per adempiere alla tua chiamata? Debora andò in guerra. Non sappiamo dal testo se prese una spada o una lancia e ci si fiondò proprio accanto a Barac, o se lei, come Mosè, si trovava su una collina a supervisionare la battaglia fisica e combatteva nel regno spirituale, ma sappiamo che Debora era una guerriera. "Quando Barac vide i 900 carri di ferro di Sisera e tutte le sue truppe, ebbe tutti i diritti e le ragioni per avere paura. “Allora Debora disse a Barac: «Àlzati, poiché questo è il giorno in cui il Signore ha dato Sisera nelle tue mani. Il Signore non va forse davanti a te?»" (Giudici 4:14a) In quel momento, prima che iniziasse il combattimento fisico, Debora stava combattendo contro la paura e lo scoraggiamento di Barac. Dio ha chiamato anche ciascuno di noi ad essere un guerriero o una guerriera . Ricorda che la nostra battaglia non è contro le persone .Sfortunatamente noi siamo abituati a vedere le persone come nostri nemici; ma Efesini 6:12 dice "...il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.” (Efesini 6:12). Questo passo prosegue dicendo che Dio ci dà una completa armatura spirituale per combattere le nostre battaglie. , e, nel caso foste preoccupati di vincere la battaglia Paolo ci dice in Romani che attraverso Cristo siamo più che vincitori. “Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati.” (Romani 8:37) Dio ci ha creati e attrezzati per la guerra. Forse la tua battaglia è contro lo scoraggiamento, contro la depressione, contro la delusione, contro le influenze negative delle persone intorno a te o anche contro i modelli di pensiero negativi dentro di te . Quale battaglia ti sta chiedendo Dio di combattere? In che modo stai combattendo quelle battaglie? Quali armi devi affilare? Nessuno di noi è chiamato a combattere da solo. Questo mi porta al punto successivo. Debora e Barac sperimentarono l' organizzazione originale di Dio ante-caduta nella quale gli uomini e le donne lavoravano assieme; Barac rispetta e onora la saggezza e l'autorità di Debora come capo; Debora rispetta l'abilità militare di Barac e la sua richiesta di combattere assieme a lui . Sia che si trattasse di impugnare una spada oppure di combattere in preghiera , quello che è certo è che in qualche modo Debora è scesa in guerra al fianco di Barac come partner. C'è da sottolineare che Debora e Barac non erano sposati. La collaborazione tra uomini e donne non riguarda esclusivamente quella all'interno di un matrimonio, anche se questo è certamente un requisito per un matrimonio sano. Ma l'immagine di donne e uomini che lavorano assieme per la gloria di Dio nel nostro mondo sessualmente complicato è qualcosa che abbiamo bisogno di vedere. Voi, donne, voi, uomini, in che modo state vivendo questa collaborazione? In che modo state lavorando assieme per adempiere ai propositi di Dio per questo mondo ? Su vasta scala, noi come cristiani facciamo tutti parte del corpo di Cristo, destinato a lavorare assieme per il bene di tutti. In Efesini 4: 11-12 Paolo dice: "È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo” (Efesini 4:11-12) E prosegue al versetto 16 aggiungendo: “Da lui (Cristo) tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell'amore.” (Efesini 4:16) Ogni parte del corpo, lavora per raggiungere un obiettivo comune. Come stai collaborando con gli altri credenti in generale? Con chi stai collaborando? Con chi puoi collaborare? Debora ha celebrato; ha festeggiato sia ciò che hanno fatto gli israeliti che ciò che ha fatto Dio. Non abbiamo letto il capitolo 5 di Giudici, ma l'intero capitolo si chiama “Canto di Debora” (a volte “Canto di Debora e Barac)”. In questo canto , Debora racconta come gli israeliti combatterono e come Dio liberò il suo popolo. Questa è una lode a Dio e un incoraggiamento al popolo di Israele. Come Debora, siamo chiamati a celebrare, a festeggiare. È una delle cose più naturali al mondo; quando un bambino muove i primi passi o pronuncia la sua prima parola, lo diciamo ai nostri amici e alla nostra famiglia. Quando la nostra squadra del cuore vince una partita, gioiamo e ne parliamo con tutti quelli a cui interessa quello sport . Siamo stati fatti per festeggiare. La prima domanda del Catechismo Minore di Westminster (un documento sulla fede compilato negli anni 1640 da teologi riformati inglesi e scozzesi) chiede: "Qual è il fine principale dell'uomo?" La risposta è: "Il fine principale dell'uomo è glorificare Dio e goderne per sempre". Ciò significa che uno degli obiettivi principali dell'esistenza umana è celebrare Dio. Non si tratta solo di cantare la domenica mattina. Non si tratta proprio di solo cantare. Si tratta di glorificare Dio. Qualsiasi cosa facciamo, ovunque andiamo, chiunque noi siamo, la cosa più importante delle nostre vite è portare gloria a Dio: non avere successo, non di trovare una qualche realizzazione personale. È glorificare Dio. Sì, certo, in Lui troveremo il successo più grande (il "Ben fatto , buono e fedele servitore " dal Padre ) , una soddisfazione molto più profonda di quanto potremmo mai trovare se seguissimo i nostri obiettivi personali. Ma tutto questo è solo un effetto secondario; l'obiettivo è celebrare Dio. Come celebri? Chi festeggi? Quando Dio fa qualcosa di grande nella tua vita, come lo fai sapere al mondo? Come lo fai sapere ai tuoi amici e alla tua famiglia? Come stai dando gloria a Dio nella tua vita ? Debora era una donna di azione. Come la mia eroina d'infanzia Wonder Woman, Debora era forte, abile , e disposta a lottare per ciò in cui credeva. Non esitò; si mosse nella forza di Dio per essere la persona che Dio l'aveva chiamata ad essere. Come Debora, siamo chiamati, siamo guerrieri, siamo partner e siamo celebratori. Siamo eroi. Al pari di Debora, muoviamoci nella forza di Dio per essere l' eroe, l'eroina che Dio ci ha chiamati ad essere. GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL VIDEO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL VIDEO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM---GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD (Visita il nostro sito per ascoltare la registrazione audio del messaggio, per scaricare gli appunti e per vedere le diapositive del messaggio)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6571I GEMELLI EBREI CHE DIVENNERO CATTOLICII fratelli Augustin e Joseph Lehmann (Lémann secondo la grafia francese) erano due gemelli monozigoti ebrei ashkenaziti (1836 - 1909/1915), rimasti presto orfani e pertanto cresciuti da zii e zie in una ricca famiglia ebraica di Lione.Di loro spontanea iniziativa e all'oscuro dei familiari, furono battezzati entrando a far parte del gregge cattolico a diciotto anni; quando la famiglia lo scoprì, cercò di convincere i ragazzi a tornare sui propri passi, e, fallito con le buone, alcuni zii passarono alle vie di fatto attentando alla loro vita. Quando ormai la situazione sembrava disperata, uno dei gemelli riuscì a gridare per chiedere aiuto, attirando l'attenzione della polizia, che li soccorse.Data l'ottima fama di cui godeva la famiglia, l'incidente sollevò uno scandalo notevole, e la famiglia tentò di giustificarsi affermando che i ragazzi erano stati circuiti e plagiati dal prete che li aveva battezzati, in realtà desideroso, a loro dire, di mettere le mani sulla cospicua eredità.Per difendere il buon nome del prete, i ragazzi scrissero una lettera che indirizzarono alla stampa locale.LETTERA AI GIORNALIDomenica, 17 settembre 1854Gentile Direttore,Ci vediamo costretti a rompere un silenzio che ci eravamo imposti di mantenere. I giornali hanno parlato fin troppo dell'incidente che ci ha portati all'attenzione pubblica. Ora, se l'accusa riguardasse noi soli, la condanna per la nostra conversione ci importerebbe poco; la nostra coscienza appartiene a noi soltanto, e nessuno può rivendicare diritti su di essa. Ma dal momento che c'è chi sta mettendo in giro maliziose insinuazioni sul conto di esponenti del clero cattolico, diventa nostro dovere rivelare la verità e fornire a tutte le persone ragionevoli gli strumenti per giudicare.Tutto, nella nostra conversione, è stata opera di Dio. Fin da bambini, rimanevamo molto impressionati dalla vista delle funzioni religiose cattoliche, al punto di rammaricarci del non essere cristiani. Iniziata la scuola, questo rammarico si è fatto vieppiù acuto; da un lato, vedevamo pochi Ebrei; dall'altro lato, una gran quantità di bambini cristiani. Questa differenza ci colpiva. Quando i nostri compagni andavano a Messa e sentivamo i loro canti accompagnati dall'organo, arrossivamo delle nostre riunioni, svolte in una stanza normalissima e scandite da un rituale senza senso.Ma quello che ci scosse ancor di più furono l'amore e la devozione di preti e religiosi che si votavano al servizio degli ammalati e bisognosi, una devozione che comparavamo alla freddezza e indifferenza di chi ci circondava.Proprio allora, uno di noi si ammalò gravemente. Fummo sempre più attratti verso il Cattolicesimo, anche se non osavamo affrontare apertamente l'argomento; desideravamo studiarlo più attentamente. E più studiavamo, più vedevamo con nitidezza l'errore in cui versavamo. Esaminammo la storia, e non potemmo fare a meno di acquisire consapevolezza dello stato presente dei Giudei, paragonato a quello del passato.Sempre maggiori dubbi si accumulavano nelle nostre teste, senza che il nostro rabbino fosse in grado di scioglierli. Lo studio dei classici, di Bossuet, di Fenelon, di Massillon, preparò i nostri cuori a ricevere la Grazia dal Dio della misericordia.Ricercammo poi nelle Sacre Scritture. Comprendemmo da subito che non potevamo farlo senza una guida; dovevamo trovare un santo sacerdote. Ogni giorno egli ci catechizzava, dissipava i nostri dubbi, ci spiegava le profezie, e ci consentiva di cogliere il nesso tra l'antica e la nuova Alleanza.A quel punto, ci dicemmo "se il Messia è già venuto, dev'essere Gesù Cristo, e noi dobbiamo farci cristiani. Se invece non è ancora arrivato, non possiamo comunque rimanere Ebrei, in quanto il tempo della promessa è oramai scaduto, e i nostri libri si sono rivelati menzogneri".Il prete ci fece attendere un anno. Un mese dopo il diploma, insistemmo per ricevere il Battesimo; non poté rifiutarcelo, diventammo cristiani e finalmente felici. Nessuno può farci rinunciare alla nostra fede; piuttosto, la morte!Ci sembra che diciotto anni sia un'età sufficiente per discernere il vero dal falso. Peraltro, i Giudei hanno chiesto la libertà religiosa per sé e per i protestanti, difficilmente potranno negarcela.GEMELLI SACERDOTII gemelli divennero poi sacerdoti, teologi, canonici onorari di diverse basiliche e cattedrali, Monsignori per volontà di S. Pio X, e fecondi autori - a quattro mani o singolarmente - di circa 150 pubblicazioni; nel 1892 fondarono ad Haifa il convento di Nostra Signora del Monte Carmelo.Furono in ottimi rapporti con Papa Pio IX e giocarono un ruolo di primo piano al Concilio Vaticano I, ove fecero circolare un Postulatum che fu firmato da quasi tutti i Padri conciliari, con l'appoggio di Pio IX. Solo lo scoppio della guerra franco-prussiana, che concluse prematuramente il Concilio, impedì che il Postulatum fosse adottato e promulgato ufficialmente; si trattava in un accorato invito agli Ebrei ad abbracciare la Chiesa Cattolica, del seguente tenore.POSTULATUM"I Padri conciliari pregano umilmente ma urgentemente che questo sacro Concilio ecumenico si degni di venire in aiuto della sventurata nazione di Israele, con un invito paterno; esprimendo l'auspicio che, fiaccati ormai da un'attesa tanto lunga quanto futile, gli Israeliti s'affrettino a riconoscere il Messia, il nostro Salvatore Gesù Cristo, promesso ad Abramo e annunciato da Mosé, a completamento e coronamento, non a rovesciamento, della religione mosaica.Da un lato, i Padri hanno la ferma fiducia che il sacro Concilio avrà compassione degli Israeliti, che per le promesse fatte ai loro padri sono sempre rimasti cari a Dio, oltre che per aver dato i natali al Cristo secondo la carne. Dall'altro lato, i Padri condividono l'intima, dolce speranza che questo ardente desiderio, con l'ausilio dello Spirito Santo, sarà fatto proprio da molti figli di Abramo, dal momento che gli ostacoli che finora li hanno trattenuti dalla vera fede sembrano via via svanire, e l'antico muro di separazione è crollato.Voglia dunque il Cielo che essi acclamino presto il Cristo: "Osanna al Figlio di Davide! Benedetto Colui che viene nel nome del Signore!". Voglia il Cielo che essi si gettino tra le braccia dell'Immacolata Vergine Maria, anch'Ella loro sorella secondo la carne, e desiderosa di esser loro anche madre secondo la Grazia, com'è madre nostra".
LA PICCOLA CITTÀ - CARLA DE BERNARDI - 10/05/2021 Il nostro viaggio nel meraviglioso micro-macrocosmo del Cimitero Monumentale di Milano ci conduce oggi al Cimitero degli Israeliti, come venne chiamato all'epoca, quando fu aperto al lato di...
LA PICCOLA CITTÀ - CARLA DE BERNARDI - 10/05/2021 Il nostro viaggio nel meraviglioso micro-macrocosmo del Cimitero Monumentale di Milano ci conduce oggi al Cimitero degli Israeliti, come venne chiamato all'epoca, quando fu aperto al lato di...
LA PICCOLA CITTÀ – CARLA DE BERNARDI – 10/05/2021 Il nostro viaggio nel meraviglioso micro-macrocosmo del Cimitero Monumentale di Milano ci conduce oggi al Cimitero degli Israeliti, come venne chiamato all’epoca, quando fu aperto al lato di…
La liturgia della IV Domenica del tempo ordinario dell'anno B è centrata sulla figura del Profeta, che parli di Dio e agisca in suo nome in modo non terrificante come accadeva nell'antico Testamento, cosa che fu richiesta dagli Israeliti a Mosè e promessa da Dio. Gesù è il compimento di questa promessa. Egli parlò e agì a nome di Dio, di cui era ed è Figlio, in modo assolutamente autorevole e credibile ed è di esempio a coloro che, condividendone la missione in quanto battezzati e ancor più se ministri, devono parlare in suo nome, testimoniarne la potenza, attualizzarne le opere e azioni salvifiche. Omelia Sabato 30 Gennaio 2021, Santa Messa prefestiva
A Piccoli Sorsi - Commento alla Parola del giorno delle Apostole della Vita Interiore
- Premi il tasto PLAY per ascoltare la catechesi del giorno e condividi con altri se vuoi -+ Dal libro dei Numeri +In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall'Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c'è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero».Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d'Israeliti morì.Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo.Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.Parola di Dio.Parola del Signore.
Nella tua vita Dio mette davanti a te due monti: quello della maledizione, e quello della benedizione di Cristo. Egli ti chiama ad accettare il sacrificio del suo figlio con cui vuole benedirti in eterno. Sta a te essere fedele a quella benedizione. --- Predicatore: Mario Forieri CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO Tempo di ascolto audio/visione video: 32 min. Brani utilizzati: “Il Signore disse ad Abramo: «Va’ via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va’ nel paese che io ti mostrerò; io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione.Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra». Abramo partì, come il Signore gli aveva detto, e Lot andò con lui. Abramo aveva settantacinque anni quando partì da Caran. Abramo prese Sarai sua moglie e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che possedevano e le persone che avevano acquistate in Caran, e partirono verso il paese di Canaan. Giunsero così nella terra di Canaan, e Abramo attraversò il paese fino alla località di Sichem, fino alla quercia di More. In quel tempo i Cananei erano nel paese. Il Signore apparve ad Abramo e disse: «Io darò questo paese alla tua discendenza». Lì Abramo costruì un altare al Signore che gli era apparso. “Quando avrete attraversato il Giordano, ecco quelli che staranno sul monte Gherizim per benedire il popolo: Simeone, Levi, Giuda, Issacar, Giuseppe e Beniamino; ed ecco quelli che staranno sul monte Ebal, per pronunciare la maledizione: Ruben, Gad, Ascer, Zabulon, Dan e Neftali.” (Deuteronomio 27:12-13) “Quando avrete attraversato il Giordano per entrare nel paese che il Signore, il tuo Dio, vi dà, innalzerai delle grandi pietre e le imbiancherai con la calce. Poi vi scriverai sopra tutte le parole di questa legge, quando avrai attraversato il Giordano per entrare nel paese che il Signore, il tuo Dio, ti dà: paese dove scorrono il latte e il miele, come il Signore, il Dio dei tuoi padri, ti ha detto. (Deuteronomio 27:2-3) “Maledetto l’uomo che fa un’immagine scolpita o di metallo fuso, cosa abominevole per il Signore, opera di un artigiano, e la pone in luogo occulto!” – E tutto il popolo risponderà e dirà: “Amen”. Maledetto chi disprezza suo padre o sua madre!” – E tutto il popolo dirà: “Amen”.” (Deuteronomio 27:15-16) «Ora, se tu ubbidisci diligentemente alla voce del Signore tuo Dio, avendo cura di mettere in pratica tutti i suoi comandamenti che oggi ti do, il Signore, il tuo Dio, ti metterà al di sopra di tutte le nazioni della terra; e tutte queste benedizioni verranno su di te e si compiranno per te, se darai ascolto alla voce del Signore tuo Dio: sarai benedetto nella città e sarai benedetto nella campagna.(Deuteronomio 28:1-3) Allora Giosuè costruì un altare al Signore, Dio d’Israele, sul monte Ebal, come Mosè, servo del Signore, aveva ordinato ai figli d’Israele, e come sta scritto nel libro della legge di Mosè: un altare di pietre intatte sulle quali nessun ferro era passato; e i figli d’Israele offrirono su di esso olocausti al Signore e fecero sacrifici di riconoscenza. E là, su delle pietre, Giosuè scrisse una copia della legge che Mosè aveva scritta in presenza dei figli d’Israele. Tutto Israele, i suoi anziani, i suoi ufficiali e i suoi giudici stavano in piedi ai due lati dell’arca, di fronte ai sacerdoti levitici che portavano l’arca del patto del Signore: gli stranieri come gli Israeliti di nascita, metà dal lato del monte Gherizim, metà dal lato del monte Ebal, come Mosè, servo del Signore, aveva da prima ordinato che si benedicesse il popolo d’Israele. Dopo questo, Giosuè lesse tutte le parole della legge, le benedizioni e le maledizioni, secondo tutto ciò che è scritto nel libro della legge. Non vi fu parola, di tutto ciò che Mosè aveva comandato, che Giosuè non leggesse in presenza di tutta la comunità d’Israele, delle donne, dei bambini e degli stranieri che camminavano in mezzo a loro. (Giosuè 8:30-35) Ora doveva passare per la Samaria. Giunse dunque a una città della Samaria, chiamata Sicar, vicina al podere che Giacobbe aveva dato a suo figlio Giuseppe; e là c’era la fonte di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del cammino, stava così a sedere presso la fonte. Era circa l’ora sesta. (Giovanni 4:4-6) “La donna gli disse: «Io so che il Messia (che è chiamato Cristo) deve venire; quando sarà venuto ci annuncerà ogni cosa».” (Giovanni 4:25) “Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui.” (2 Corinzi 5:21) “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi (poiché sta scritto: «Maledetto chiunque è appeso al legno»” (Galati 3:13) GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIO LINK AL VIDEO DEL MESSAGGIO SU FACEBOOK --- GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD (Visita il nostro sito per ascoltare la registrazione audio del messaggio, per scaricare gli appunti e per vedere le diapositive del messaggio)
Numeri 21:4-9 Il serpente di rame 4 Poi gli Israeliti partirono dal monte Or, andarono verso il mar Rosso per fare il…
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id= 6094OMELIA CORPUS DOMINI - ANNO A (Gv 6,51-58)Questa domenica celebriamo uno dei più grandi Misteri della fede, quello dell'Eucaristia, ovvero il Mistero del Corpo e Sangue di Cristo donati a noi come cibo e bevanda spirituali. Dell'Eucaristia trattano le letture che abbiamo appena ascoltato. La prima lettura parla della "manna", con la quale Dio nutrì il popolo d'Israele nel suo esodo attraverso il deserto. La manna era un pane disceso dal cielo che prefigurava l'Eucaristia. Il popolo d'Israele era in cammino verso la terra promessa; noi, in questo pellegrinaggio terreno, siamo protesi verso la Patria Celeste e siamo nutriti ogni giorno da questo Pane Celeste che è la Santa Comunione. Il cammino attraverso il deserto, da parte del popolo d'Israele, non fu privo di insidie, ma chi si mantenne fedele, nutrito da questa «manna sconosciuta» (Dt 8,16), giunse alla meta tanto desiderata. Anche il nostro cammino è difficoltoso, il deserto di questo mondo spesso ci tende delle insidie, ma, nutriti di questo celeste alimento che è l'Eucaristia, troveremo il vigore per procedere sicuri, nonostante il demonio, il mondo e la carne continuino a ostacolarci.Nel Vangelo, Gesù dice chiaramente: «Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51). Queste parole sono tra le più belle e consolanti di tutto il Vangelo. Il pensiero che Gesù vuole essere il nostro cibo che ci sostiene deve colmarci di gratitudine e di gioia. Con questa affermazione, Gesù dice apertamente che la manna che nutrì gli Israeliti nel deserto era solo un'ombra rispetto alla realtà. Il vero pane è Lui, è il Signore, e solo cibandoci di Lui avremo la Vita eterna. Poco dopo infatti afferma: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo [ovvero di Gesù] e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda» (Gv 6,53-55).Giustamente, l'Eucaristia è stata definita come il Sacramento dell'amore. Gesù non poteva darci prova più grande del suo amore che donandosi a noi sotto le sembianze di un po' di pane e di un po' di vino. L'Eucaristia è Gesù vivo e vero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Tale mutazione di sostanza avviene durante la Santa Messa, quando il sacerdote, dopo aver invocato la discesa dello Spirito Santo sul pane e sul vino, pronuncia le parole della Consacrazione, dicendo: «Questo è il mio Corpo... questo è il mio Sangue». In quel momento avviene il miracolo più grande che si possa immaginare: il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo. E Gesù, tutto intero, è presente in ogni frammento del Pane e in ogni goccia del Vino consacrato.Più di mille anni fa, un sacerdote stava celebrando la Santa Messa e, proprio al momento della consacrazione, fu colto dal dubbio se veramente il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue del Signore. Proprio allora, Dio volle dimostrare con un miracolo evidentissimo la verità di tale dottrina, trasformando anche visibilmente il pane in carne e il vino in sangue. La cosa più strabiliante è che, a distanza di oltre mille anni, si possono ancora vedere questa carne e questo sangue che hanno le caratteristiche di una persona viva. Questo Miracolo Eucaristico è custodito a Lanciano, in Abruzzo, ed è sempre meta di numerosi pellegrinaggi.L'Eucaristia ci rende una sola cosa con Gesù. Al momento della Comunione, Gesù viene nel nostro cuore e quello è il momento più bello e prezioso della nostra giornata. In quel momento, come insegnava san Giovanni Maria Vianney, noi e Gesù siamo come due candele che si fondono insieme e alimentano un'unica fiamma. In quel momento, la nostra preghiera si unisce a quella che Gesù rivolge incessantemente al Padre a nostro favore, e così possiamo ottenere le grazie più grandi.Inoltre, l'Eucaristia ci rende una cosa sola anche tra di noi. Questo aspetto è messo in luce dalla seconda lettura di oggi, quando san Paolo afferma: «Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane» (1Cor 10,17). Se io sono unito a Gesù e anche tu lo sei, ne consegue che, nel Signore, siamo una cosa sola. Per questo motivo, i cristiani di santa vita, anche se si vedono per la prima volta, si sentono uniti da un vincolo di carità ed è come se si fossero da sempre conosciuti. L'Eucaristia annulla le distanze: uniti a Gesù, saremo un cuore e un'anima sola.Quanto triste è invece lo spettacolo di tanti cristiani che tra di loro non si sopportano e parlano male l'uno dell'altro! In questo modo, nella pratica, rinnegano la loro fede. In questa solennità siamo chiamati a fare un serio esame di coscienza su quella che è la nostra carità. Se amiamo l'Eucaristia, che è il Corpo di Cristo, non possiamo non amare i nostri fratelli, che formano il Corpo mistico di Cristo. Ogni volta che riceviamo Gesù, ogni volta che ci avviciniamo a Lui, presente nel Tabernacolo, noi ci rendiamo vicini a tutti fratelli, in modo particolare a quelli più cari al nostro cuore e a quelli più cari al Cuore di Gesù.Da questa solennità, inoltre, deve scaturire il vivo desiderio di ricevere spesso la Comunione, in grazia di Dio, premettendo la Confessione se sulla coscienza abbiamo qualche grave peccato. La Comunione frequente è la grazia più bella con cui abbellire la nostra anima ed è la gioia più grande che possiamo dare al Cuore di Gesù.
22 Il Signore aggiunse a Mosè: 23 «Parla ad Aronne e ai suoi figli e riferisci loro: Voi benedirete così gli Israeliti; direte loro:24 Ti benedica il Signoree ti protegga.25 Il Signore faccia brillare il suo volto su di tee ti sia propizio.26 Il Signore rivolga su di te il suo voltoe ti conceda pace.27 Così porranno il mio nome sugli Israelitie io li benedirò».
22 Il Signore aggiunse a Mosè: 23 «Parla ad Aronne e ai suoi figli e riferisci loro: Voi benedirete così gli Israeliti; direte loro:24 Ti benedica il Signoree ti protegga.25 Il Signore faccia brillare il suo volto su di tee ti sia propizio.26 Il Signore rivolga su di te il suo voltoe ti conceda pace.27 Così porranno il mio nome sugli Israelitie io li benedirò».
2 Salomone allora convocò in assemblea a Gerusalemme gli anziani di Israele e tutti i capitribù, i principi dei casati israeliti, per trasportare l'arca dell'alleanza del Signore dalla città di Davide, cioè da Sion. 3 Si radunarono presso il re tutti gli Israeliti per la festa che cadeva nel settimo mese. 4 Quando furono giunti tutti gli anziani di Israele, i leviti sollevarono l'arca. 5 Trasportarono l'arca e la tenda del convegno e tutti gli oggetti sacri che erano nella tenda; li trasportarono i sacerdoti e i leviti. 6 Il re Salomone e tutta la comunità di Israele, convenuta presso di lui, immolavano davanti all'arca pecore e buoi, da non potersi contare né calcolare per il gran numero. 7 I sacerdoti introdussero l'arca dell'alleanza del Signore al suo posto nella cella del tempio, nel Santo dei santi, sotto le ali dei cherubini. 8 Difatti i cherubini stendevano le ali sopra l'arca; essi coprivano l'arca e le sue stanghe dall'alto. 9 Le stanghe erano più lunghe, per questo le loro punte si prolungavano oltre l'arca verso la cella, ma non si vedevano di fuori; così è fino ad oggi. 10 Nell'arca non c'era nulla se non le due tavole, che Mosè vi pose sull'Oreb, le tavole dell'alleanza conclusa dal Signore con gli Israeliti quando uscirono dall'Egitto.11 Ora avvenne che, usciti i sacerdoti dal Santo - tutti i sacerdoti presenti infatti si erano santificati senza badare alle classi - 12 mentre tutti i leviti cantori, cioè Asaf, Eman, Idutun e i loro figli e fratelli, vestiti di bisso, con cembali, arpe e cetre stavano in piedi a oriente dell'altare e mentre presso di loro 120 sacerdoti suonavano le trombe, 13 avvenne che, quando i suonatori e i cantori fecero udire all'unisono la voce per lodare e celebrare il Signore e il suono delle trombe, dei cembali e degli altri strumenti si levò per lodare il Signore perché è buono, perché la sua grazia dura sempre, allora il tempio si riempì di una nube, cioè della gloria del Signore. 14 I sacerdoti non riuscivano a rimanervi per il loro servizio a causa della nube, perché la gloria del Signore aveva riempito il tempio di Dio.
2 Salomone allora convocò in assemblea a Gerusalemme gli anziani di Israele e tutti i capitribù, i principi dei casati israeliti, per trasportare l'arca dell'alleanza del Signore dalla città di Davide, cioè da Sion. 3 Si radunarono presso il re tutti gli Israeliti per la festa che cadeva nel settimo mese. 4 Quando furono giunti tutti gli anziani di Israele, i leviti sollevarono l'arca. 5 Trasportarono l'arca e la tenda del convegno e tutti gli oggetti sacri che erano nella tenda; li trasportarono i sacerdoti e i leviti. 6 Il re Salomone e tutta la comunità di Israele, convenuta presso di lui, immolavano davanti all'arca pecore e buoi, da non potersi contare né calcolare per il gran numero. 7 I sacerdoti introdussero l'arca dell'alleanza del Signore al suo posto nella cella del tempio, nel Santo dei santi, sotto le ali dei cherubini. 8 Difatti i cherubini stendevano le ali sopra l'arca; essi coprivano l'arca e le sue stanghe dall'alto. 9 Le stanghe erano più lunghe, per questo le loro punte si prolungavano oltre l'arca verso la cella, ma non si vedevano di fuori; così è fino ad oggi. 10 Nell'arca non c'era nulla se non le due tavole, che Mosè vi pose sull'Oreb, le tavole dell'alleanza conclusa dal Signore con gli Israeliti quando uscirono dall'Egitto.11 Ora avvenne che, usciti i sacerdoti dal Santo - tutti i sacerdoti presenti infatti si erano santificati senza badare alle classi - 12 mentre tutti i leviti cantori, cioè Asaf, Eman, Idutun e i loro figli e fratelli, vestiti di bisso, con cembali, arpe e cetre stavano in piedi a oriente dell'altare e mentre presso di loro 120 sacerdoti suonavano le trombe, 13 avvenne che, quando i suonatori e i cantori fecero udire all'unisono la voce per lodare e celebrare il Signore e il suono delle trombe, dei cembali e degli altri strumenti si levò per lodare il Signore perché è buono, perché la sua grazia dura sempre, allora il tempio si riempì di una nube, cioè della gloria del Signore. 14 I sacerdoti non riuscivano a rimanervi per il loro servizio a causa della nube, perché la gloria del Signore aveva riempito il tempio di Dio.
Jesus lived in India del teologo Holger Kersten Cio' che la Chiesa non ci ha mai rivelato. Perché il Cristianesimo ha scelto di ignorare i legami con le religioni dell'Oriente e di respingere ripetutamente i numerosi indizi che indicano che Gesù passò gran parte della Sua vita in India? Questo libro coinvolgente presenta prove inoppugnabili che Gesù ha vissuto veramente in India,dove è morto in tarda età. Jesus lived in India è il risultato di molti anni di indagini e ricerche e porta il lettore in tutti i luoghi storicamente collegati con Gesù in Israele, nel Medio Oriente, in Afghanistan e in India. Dopo avere rivelato antichi legami fra gli Israeliti e l'Oriente, le evidenze trovate dal teologo Holger Kersten portano alle seguenti sorprendenti conclusioni: In giovane età Gesù ha seguito l'antica Via della Seta fino all'India, dove ha studiato il Buddhismo, ne ha adottato le dottrine ed è divenuto un Maestro spirituale. Gesù è sopravvissuto alla crocifissione.Dopo la “resurrezione” Gesù è ritornato in India, dove è morto in età avanzata. Gesù è stato sepolto a Srinagar, la capitale del Kashmir, dove ha continuato ad essere riverito come un uomo santo. La tomba di Gesù esiste tuttora in Kashmir. 1 – La vita sconosciuta di Gesù. Verso la fine del 1887, lo storico e studioso Nicolai Notovitch raggiunse lo stato Himalayano del Kashmir, nell'India settentrionale, durante uno dei suoi molti viaggi in Oriente. Partendo da Srinagar, capitale del Kashmir, Notovitch arrivò ad un monastero Buddhista dove gli fu riservata un'accoglienza molto più cordiale di quella che si sarebbe potuto aspettare qualunque asiatico mussulmano. Egli chiese ad un lama il motivo di questa accoglienza così favorevole; gli fu risposto che gli Europei potevano essere considerati seguaci del Buddha, in quanto seguivano i precetti del Santo Issa, un essere perfetto fra tutti gli eletti. Notovitch restò assai stupito quando si accorse che il profeta Issa, il suo insegnamento, il suo martirio ricordavano molto la figura di Gesù Cristo. Più tardi egli arrivò a Leh, la capitale del Ladakh, da cui proseguì per Hemis “uno dei più notevoli monasteri della regione”, dove apprese che c'erano davvero scritture che trattavano del misterioso profeta Issa, la cui vita sembrava avere tali sorprendenti somiglianze con la storia di Gesù, ma per trovare quei libri fra le molte migliaia che c'erano occorreva un tempo considerevole. Ritornato a Leh, Notovitch mandò al capo del monastero di Hemis alcuni doni di pregio nella speranza di poter tornare là assai presto e così forse dare finalmente un'occhiata ai preziosi manoscritti. Il caso volle che, poco tempo dopo, mentre stava cavalcando, cadde da cavallo così malamente che si ruppe una gamba e fu costretto ad affidarsi alle cure dei monaci di Hemis. Mentre era costretto a letto, gli furono finalmente portati, dietro sua accorata richiesta, due grossi pacchi di fogli legati insieme e ingialliti dal tempo. Lo stesso abate ebbe cura di leggere a voce alta lo straordinario documento, Notovitch prese nota accuratamente delle traduzioni dell'interprete e più tardi, dopo la fine della sua spedizione, riuscì a mettere insieme i vari testi in modo da avere una narrazione continua: Una sezione introduttiva precede un racconto dell'antica storia del popolo di Israele e della vita di Mosè. Segue una descrizione di come lo Spirito eterno decide di prendere forma umana “in modo da poter dimostrare con l'esempio come si possa raggiungere la purezza morale e raggiungere il grado di perfezione richiesto per entrare nel regno dei Cieli, che è immutabile e fonte di felicità eterna”. E così è nato un divino bambino nella lontana terra di Israele, al quale è stato dato il nome di Issa. ...continua su https://www.shantimandir.eu/la-vera-vita-gesuin-india-la-crocefissione-holger-kersten --- Send in a voice message: https://anchor.fm/yoganetwork/message
Episodio 6: concludiamo il racconto della storia del grande padre Mosé che guidò il popolo di Israele fuori dall'Egitto, verso la terra promessa da Dio.
Episodio 5: riprendiamo il racconto della storia del grande padre Mosé che guidò il popolo di Israele fuori dall'Egitto, verso la terra promessa da Dio.
Episodio 4: iniziamo il racconto della storia del grande padre Mosé che guidò il popolo di Israele fuori dall'Egitto, verso la terra promessa da Dio.
Perciò, dopo aver predisposto la vostra mente all'azione, state sobri, e abbiate piena speranza nella grazia che vi sarà recata al momento della rivelazione di Gesù Cristo. Come figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato, quando eravate nell'ignoranza; ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto: «Siate santi, perché io sono santo». E se invocate come Padre colui che giudica senza favoritismi, secondo l'opera di ciascuno, comportatevi con timore durante il tempo del vostro soggiorno terreno; sapendo che non con cose corruttibili, con argento o con oro, siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia. Già designato prima della fondazione del mondo, egli è stato manifestato negli ultimi tempi per voi; per mezzo di lui credete in Dio che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria affinché la vostra fede e la vostra speranza siano in Dio. (1 Pietro 1:13-21 - La Bibbia) Indice della serie sulle lettere di Pietro È normale essere riconoscenti verso qualcuno che ci ha fatto del bene. A maggior ragione, se pensiamo alla grandezza di ciò che Gesù ha fatto per noi ci troviamo di fronte ad un gesto per il quale non saremo mai abbastanza riconoscenti. Alla luce della grande salvezza ricevuta, di cui Pietro ha già parlato in precedenza, il credente dovrebbe essere sobrio, dovrebbe avere una mente lucida che gli permetta di apprezzare ciò che Dio ha fatto per lui attraverso Gesù e la grande speranza che Dio gli ha riservato e che sarà rivelata pienamente quando Gesù tornerà. La riconoscenza verso il Signore per ciò che Lui ha fatto nel passato e la grande speranza per ciò che lo attende in futuro dovrebbe rendere il credente pronto a vivere, nel presente, una vita consacrata a Dio. Dio è santo e si aspetta santità dai suoi figli. Purtroppo molti di noi hanno un concetto molto astratto di "santità" o comunque pensano che sia qualcosa che appartenga a pochi. Ma la parola "santo" ha a che vedere con l'essere dedicato, separato, messo a parte per uno scopo specifico ed è una esortazione rivolta a tutti coloro che ripongono la loro fede in Dio. Dio è il Santo per eccellenza, Colui che non conosce il male, non conosce il peccato, colui che si distingue da ogni creatura nel cielo e sulla terra. Allo stesso modo, tutti i figli di Dio, tutti coloro che lo chiamano Padre, dovrebbero vivere per quanto è possibile una vita diversa da tutti gli altri, speciale, dedicata a Dio. Ovviamente un essere umano non potrà mai essere infallibile o senza peccato come Dio, ma può imitare il suo Padre celeste, comportandosi con il giusto timore, con la giusta riverenza nei suoi confronti, sapendo che Dio è il Giusto giudice che giudica senza favoritismi. Questo santo timore porta il credente ad ubbidire al Signore, ad onorarlo con la propria vita, cercando di riflettere il più possibile la vita di Cristo in lui. Questo è possibile proprio attraverso la presenza dello Spirito di Dio nel credente. Secondo Pietro, il credente dovrebbe vivere una vita che onori il Signore proprio per riconoscenza e amore verso Gesù Cristo e per ciò che lui ha fatto! Infatti il credente deve ricordarsi che la salvezza, che gli è stata offerta gratuitamente, ha avuto comunque un prezzo elevato! Tutto l'oro e l'argento di questo mondo non sarebbero bastati a pagare il nostro debito con Dio, ma Gesù ci ha riscattati offrendo il suo prezioso sangue, ovvero la sua vita come prezzo di riscatto. Il piano di Dio per la salvezza dell'uomo non è un piano improvvisato, infatti Gesù è stato designato prima della creazione del mondo per svolgere questo compito per poi manifestarsi in un momento preciso della storia. Ai tempi di Mosè, nella notte in cui morirono tutti i primogeniti in Egitto e gli Israeliti uscirono dal paese,
La mattina presto, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, tenuto consiglio, legarono Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Sei tu il re dei Giudei?» Gesù gli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose; e Pilato di nuovo lo interrogò dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!» Ma Gesù non rispose più nulla; e Pilato se ne meravigliava. Ogni festa di Pasqua Pilato liberava loro un carcerato, quello che la folla domandava. Vi era allora in prigione un tale, chiamato Barabba, insieme ad alcuni ribelli, i quali avevano commesso un omicidio durante una rivolta. La folla, dopo essere salita da Pilato, cominciò a chiedergli che facesse come sempre aveva loro fatto. E Pilato rispose loro: «Volete che io vi liberi il re dei Giudei?» Perché sapeva che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla a chiedere che piuttosto liberasse loro Barabba. Pilato si rivolse di nuovo a loro, dicendo: «Che farò dunque di colui che voi chiamate il re dei Giudei?» Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!» Pilato disse loro: «Ma che male ha fatto?» Ma essi gridarono più forte che mai: «Crocifiggilo!» Pilato, volendo soddisfare la folla, liberò loro Barabba; e consegnò Gesù, dopo averlo flagellato, perché fosse crocifisso. (Marco 15:1-15 - La Bibbia) Indice della serie sul vangelo di Marco Il Re dei Giudei: non è un caso che questo appellativo riferito a Gesù si ripeta molte volte in questo capitolo del vangelo di Marco. Pilato non avrebbe applicato la pena di morte per questioni religiose di poco conto. Ma qui l'accusa era politica ed era particolarmente grave. Roma non vedeva bene chi se ne andava in giro a dire di essere un Re. Anche se non c'era evidenza che Gesù stesse organizzando una rivolta, si trattava comunque di un'accusa che Pilato, nella sua posizione, doveva prendere molto sul serio. Per questo motivo la conversazione tra PIlato e Gesù ruotò intorno a questo concetto: «Sei tu il re dei Giudei?» Di fronte a questa domanda diretta, come era accaduto di fronte al sommo sacerdote, Gesù non poteva fare altro che confermare: «Tu lo dici». Ma Gesù non era il Re che Pilato si sarebbe aspettato. Non aveva l'atteggiamento di un rivoltoso, non minacciava, non rispondeva alle numerose accuse, anzi rimaneva muto di fronte alle ulteriori domande di Pilato. Gesù aveva scelto la strada tracciata in Isaia 53: Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l'agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca. (Is 53:7) Pilato ne rimase meravigliato. Qualcosa non tornava... Quel Gesù tutto sembrava fuorché una minaccia politica per Roma. Pilato capì che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato più per invidia, probabilmente legata e questioni inerenti la religione, che per reali motivazioni politiche. A quel punto Pilato avrebbe preferito liberarlo, ma non voleva farsi nemici coloro che glielo avevano consegnato. Da politico navigato qual era, pensò che avrebbe potuto liberarlo approfittando della consuetudine secondo cui ad ogni festa di Pasqua liberava un carcerato. Così nessuno avrebbe potuto accusarlo. D'altra parte, pensava che la folla ne avrebbe gradito la liberazione, anche perché, facendo leva sul sentimento nazionalistico degli Israeliti, lo stava presentando proprio come "il Re dei Giudei". Avrebbero forse permesso che il loro Re fosse condannato? Ma, con sorpresa di Pilato, i capi dei sacerdoti spinsero la folla a chiedere la liberazione di un altro carcerato, Barabba, un vero rivoltoso che aveva commesso un omicidio durante una rivolta. Fu una scelta che denota una linea precisa: un criminale come Barabba era più utile nella lotta contro l'invasore romano piuttosto che Gesù, uno che diceva di essere il Messia, il Re dei Giudei, eppure non stava facendo apparentemente nulla di utile per libera...
Mentre mangiavano, Gesù prese del pane; detta la benedizione, lo spezzò, lo diede loro e disse: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero. Poi Gesù disse: «Questo è il mio sangue, il sangue del patto, che è sparso per molti. In verità vi dico che non berrò più del frutto della vigna fino al giorno che lo berrò nuovo nel regno di Dio». Dopo che ebbero cantato l'inno, uscirono per andare al monte degli Ulivi. (Marco 14:22-26 - La Bibbia) Indice della serie sul vangelo di Marco La pasqua era una festa molto importante in Israele. Essa era stata infatti stabilita da Dio quando, ai tempi di Mosè, Egli liberò gli Israeliti dalla schiavitù in Egitto. Nella notte in cui gli Israeliti avevano lasciato l'Egitto il Signore aveva fatto morire tutti i primogeniti degli uomini e del bestiame in Egitto, salvando la vita dei primogeniti delle famiglie in cui il sangue dell'agnello pasquale era stato messo sugli stipiti della porta per poi essere interamente consumato quella sera stessa prima di partire (Esodo 12:7-14). Ogni anno da allora in poi gli Israeliti avrebbero dovuto ricordare quell'evento per trasmetterne l'importanza ai propri figli: " Voi osserverete questo comando come un rito fissato per te e per i tuoi figli per sempre. Quando poi sarete entrati nel paese che il Signore vi darà, come ha promesso, osserverete questo rito. Allora i vostri figli vi chiederanno: Che significa questo atto di culto? Voi direte loro: È il sacrificio della pasqua per il Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l'Egitto e salvò le nostre case». (Esodo 12:24-27). Una delle caratteristiche importanti della festa era quindi l'insegnamento che durante la cena ogni capofamiglia dava ai propri figli per ricordare loro la grande liberazione che Dio aveva operato. Se ci pensiamo bene, quella sera Gesù trattò i propri discepoli proprio come se fossero i suoi figli. Utilizzò simboli comuni ed utilizzati all'interno di una cena pasquale per trasmettere ai propri discepoli un significato nuovo che quei simboli dovevano avere. Era piuttosto comune che il capofamiglia spezzasse il pane (che durante la cena di pasqua era azzimo) e pronunciasse una preghiera di benedizione verso il Signore per i cibi. Il pane azzimo consumato durante la pasqua era comunemente associato all'afflizione di Israele nel paese d'Egitto, ma Gesù reinterpretò quel simbolo applicandolo a sé stesso. Sarebbe stato infatti lui a soffrire, portando i peccati di tutti proprio come era stato profetizzato da Isaia: Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti. (Isaia 53:5) La piena redenzione non sarebbe più passata attraverso la vita di un agnello il cui sangue era stato messo sugli stipiti della porta, ma attraverso la vita stessa di Gesù. Quella notte in Egitto, gli Israeliti ebbero fede nelle parole di Dio quando misero il sangue dell'agnello sulla porta. Allo stesso modo tutti coloro che avrebbero creduto nel sacrificio di Gesù per i loro peccati, avrebbero idealmente messo il sangue di Gesù sulla porta del proprio cuore e avrebbero avuto vita eterna. Nel distribuire il vino, Gesù lo associò al suo sangue, facendo quindi un chiaro riferimento alla sua morte. La frase "il sangue del patto" richiama una frase pronunciata da Mosè proprio quando venne inaugurato il patto tra Dio e Israele dopo l'uscita dall'Egitto: Allora Mosè prese il sangue, ne asperse il popolo e disse: «Ecco il sangue del patto che il SIGNORE ha fatto con voi sul fondamento di tutte queste parole». (Esodo 24:8) Il brano parallelo di Luca 22:20 evidenzia: "Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi." Questo nuovo patto tra Dio e l'uomo sarebbe stato suggellato proprio dal sangue di Gesù stesso,
Quale è la cura al male che trovo nel mondo? E' fissare la croce dove Cristo a pagato, una volta e per sempre i peccati di chi si affida a lui. (Messaggio di Mario Forieri) --- PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO CLICCA SUL TITOLO ”Il re cananeo di Arad, che abitava nella regione meridionale, avendo udito che Israele veniva per la via di Atarim, combattè contro Israele e fece alcuni prigionieri. Allora Israele fece un voto al Signore e disse: «Se tu dai nelle mie mani questo popolo, le loro città saranno da me votate allo sterminio». Il Signore ascoltò la voce d’Israele e gli diede nelle mani i Cananei; Israele votò allo sterminio i Cananei e le loro città e a quel luogo fu messo il nome di Corma[a Poi gli Israeliti partirono dal monte Or, andarono verso il mar Rosso per fare il giro del paese di Edom; durante il viaggio il popolo si perse d’animo. Il popolo parlò contro Dio e contro Mosè, e disse: «Perché ci avete fatti salire fuori d’Egitto per farci morire in questo deserto? Poiché qui non c’è né pane né acqua, e siamo nauseati di questo cibo tanto leggero». Allora il Signore mandò tra il popolo dei serpenti velenosi i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti». E Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fòrgiati un serpente velenoso e mettilo sopra un’asta: chiunque sarà morso, se lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra un’asta; e avveniva che, quando un serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita. Poi i figli d’Israele partirono e si accamparono a Obot; e, dopo essere partiti da Obot, si accamparono a Iie-Abarim nel deserto che è di fronte a Moab dal lato dove sorge il sole.” (Numeri 21:1-11) “Mosè fece allora un serpente di bronzo e lo mise sopra un'asta; e avveniva che, quando un serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, viveva.” (Numeri 21:9) “E come Mosé innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui non perisca ma abbia vita eterna.” (Giovanni 3:14) “Ora, [tutte] queste cose avvennero loro per servire da esempio e sono state scritte per ammonire noi, che ci troviamo nella fase conclusiva delle epoche.” (1 Corinzi 10:11) “Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui.” (2 Corinzi 5: 21) “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi poiché sta scritto: 'Maledetto chiunque è appeso al legno'.” (Galati 3: 13 “Parla ad Aaronne e ai suoi figli e di’ loro: “Voi benedirete così i figli d’Israele; direte loro: ‘Il Signore ti benedica e ti protegga! Il Signore faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio! Il Signore rivolga verso di te il suo volto e ti dia la pace!’.” (Numeri 6 :23 26) “ (Re Ezekia) Rimosse gli alti luoghi, frantumò le colonne sacre, abbatté l'Ascerah e fece a pezzi il serpente di bronzo che Mosè aveva fatto, perché fino a quel tempo i figli d'Israele gli avevano offerto incenso e lo chiamò Nehushtan. “ (2 Re 18:1-4 ) “Ed io, quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me." (Giovanni 12:32) GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIO --- GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO (Visita il nostro sito per ascoltare la registrazione audio del messaggio, per scaricare gli appunti e per vedere le diapositive del messaggio)
Dal libro del profeta Geremìa«Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto,che regnerà da vero re e sarà saggioed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra.Nei suoi giorni Giuda sarà salvatoe Israele vivrà tranquillo,e lo chiameranno con questo nome:Signore-nostra-giustizia.Pertanto, ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali non si dirà più: “Per la vita del Signore che ha fatto uscire gli Israeliti dalla terra d’Egitto!”, ma piuttosto: “Per la vita del Signore che ha fatto uscire e ha ricondotto la discendenza della casa d’Israele dalla terra del settentrione e da tutte le regioni dove li aveva dispersi!”; costoro dimoreranno nella propria terra».
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5761OMELIA XXIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C (Lc 18,1-8)La prima lettura di oggi e il Vangelo ci parlano dell'importanza della preghiera. La prima lettura, tratta dal libro dell'Esodo, ci narra l'episodio della battaglia degli Israeliti contro gli Amaleciti. Durante quella battaglia Mosè stava sulla cima di un colle con le mani innalzate verso il cielo in atteggiamento di supplica. Quando le sue mani erano alzate, Israele aveva la meglio; come le abbassava, gli Amaleciti prevalevano. Così è pure per noi. La vita su questa terra è tutta una battaglia contro le forze del male. Finché preghiamo, riusciamo a superare tutte le tentazioni; se invece veniamo meno a questo dovere fondamentale dell'orazione, il male prende il sopravvento nella nostra vita. C'è un particolare che dobbiamo tenere in considerazione: Mosè si fece aiutare da Aronne e da Cur nel tenere innalzate le braccia che cadevano dalla stanchezza. Ciò indica che anche noi dobbiamo ricorrere alla preghiera dei nostri fratelli. Da soli non ce la faremo; ma, come si dice, l'unione fa la forza. Le mani di Mosè, in questo modo, rimasero innalzate fino al tramonto del sole. Così la nostra preghiera dovrà essere perseverante. E' soprattutto il Vangelo che ci insegna quanto sia importante la perseveranza. La pagina di oggi riporta la parabola della vedova che ricorre al giudice. L'evangelista Luca scrive che questa parabola ci fa comprendere la necessità di pregare sempre "senza stancarsi mai" (Lc 18,1). Dobbiamo imitare la perseveranza di quella vedova che, alla fine, venne esaudita per la sua insistenza. Se quel giudice disonesto accontentò la povera vedova, quanto più Dio farà prontamente giustizia a quelli che gridano a Lui? (cf Lc 18,7).La pagina del Vangelo si chiude però con una domanda che deve farci molto riflettere: "Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?" (Lc 18,8). E' necessaria la fede. Solo così la nostra preghiera avrà effetto. Tante volte si prega, ma non si ha una sufficiente fede nella potenza della preghiera. Per questo rimaniamo a mani vuote.Ogni volta che preghiamo dobbiamo ravvivare la nostra fede in quello che stiamo per fare. Dobbiamo pensare che c'è una enorme differenza tra il recitare, ad esempio, una corona del Rosario e il non farlo; tra il fare un'ora di Adorazione eucaristica e il perdere il tempo in ozio; tra il ricevere la Santa Comunione e il farsi vincere dalla pigrizia e non andare alla Messa. Tante volte, purtroppo, siamo presi da una strana tentazione che ci fa dire che, in fin dei conti, è sempre la stessa cosa. E così la nostra preghiera è come un corpo senz'anima.Prima di pregare, dunque, rinnoviamo la nostra fede ripetendo le parole della Coroncina al Sacro Cuore di Gesù, tanto cara a Padre Pio da Pietrelcina: "O Gesù che hai detto: chiedete e otterrete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto; ecco che io picchio, io cerco, io chiedo la grazia tanto desiderata".Dobbiamo pensare che con la preghiera possiamo ottenere tutto, che la preghiera, come diceva san Claudio de La Colombiere, è l'Onnipotenza di Dio nelle nostre mani. Dobbiamo pensare che Gesù può e vuole esaudirci più di quanto possiamo desiderare di essere esauditi. Dobbiamo pensare che, se ricorriamo all'intercessione della Vergine Maria, la nostra preghiera diventerà molto gradita al Cuore di Gesù e otterrà più facilmente ciò che desideriamo, se veramente quanto chiediamo è secondo la Volontà di Dio e per il nostro bene. Se preghiamo sempre con queste disposizioni interiori otterremo sicuramente molto dal Signore. Ciò che ferisce il Cuore del nostro Salvatore è la nostra mancanza di fiducia.
In quello stesso giorno, alla sera, Gesù disse loro: «Passiamo all'altra riva». E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano delle altre barche con lui. Ed ecco levarsi una gran bufera di vento che gettava le onde nella barca, tanto che questa già si riempiva. Egli stava dormendo sul guanciale a poppa. Essi lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che noi moriamo?» Egli, svegliatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!» Il vento cessò e si fece gran bonaccia. Egli disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?» Ed essi furono presi da gran timore e si dicevano gli uni gli altri: «Chi è dunque costui, al quale persino il vento e il mare ubbidiscono?» (Marco 4:35-41 - La Bibbia) Indice della serie sul vangelo di Marco Chi è dunque costui? Questa è la domanda che i discepoli si fecero quel giorno ed è la domanda che ognuno di noi dovrebbe farsi ancora oggi. Infatti la nostra stessa vita dipende dalla risposta che daremo a questa domanda. I discepoli avevano già visto Gesù operare guarigioni e miracoli straordinari ma Gesù colse quell'occasione per sorprenderli ancora , proprio perché voleva che si ponessero quella domanda e che in seguito fossero in grado di darsi la giusta risposta. "Passiamo all'altra riva" aveva detto Gesù ai discepoli, ma a un certo punto durante la navigazione le cose si erano messe male al punto che la barca si riempiva d'acqua. Era una situazione drammatica e certamente i discepoli stavano temendo per la propria vita. Eppure Gesù dormiva. Come poteva Gesù dormire in quella situazione? Non gli importava nulla di ciò che stava accadendo? Il comportamento di Gesù si spiega in un modo solo: egli aveva il completo controllo in ogni situazione. E, in effetti, ciò che accadde lo dimostrò in modo inequivocabile. "Perché te ne stai lì senza far nulla? Non ti importa che noi moriamo?". C'è un grandissimo contrasto tra l'atteggiamento di Gesù e ciò che succede intorno a Lui. D'altra parte gli uomini di fronte a certi eventi si sentono impotenti perché sanno che nessun essere umano può opporsi alla forza della natura. Quella era stata l'esperienza dei discepoli fino a quel momento e quella è la stessa esperienza che facciamo ancora noi oggi. Conoscete qualcuno che possa impedire una tempesta o un terremoto? Ogni giorno nel mondo accadono eventi di fronte ai quali gli uomini sono impotenti e ogni giorno ascoltiamo notizie di uomini e donne che perdono la vita a causa di fenomeni naturali. Ma quel giorno su quella barca c'era qualcuno in grado di controllare anche i fenomeni naturali. I discepoli lo avevano svegliato ma probabilmente non sapevano neanche cosa aspettarsi. Forse si aspettavano che Gesù proponesse delle soluzioni per arginare il problema ma ciò che accadde andava oltre le loro aspettative. Ciò che accadde in quell'occasione offrì loro l'opportunità per riflettere sulla natura di Gesù. Probabilmente loro lo stavano seguendo convinti che fosse il Messia, ma per quanto le loro aspettative riguardanti il Messia potessero essere elevate, quel giorno era accaduto qualcosa che li aveva addirittura spaventati. “Chi è dunque costui, al quale persino il vento e il mare ubbidiscono?” Anche per il Cristo, anche per il Re dei Re, il prescelto da Dio unto della casa di Davide che doveva stabilire un regno di pace e giustizia, quello che era accaduto sembrava davvero troppo. Chi è dunque costui? Basandosi sulle scritture, quelle che oggi noi conosciamo come "antico testamento", essi si aspettavano certamente un grande uomo e un grande condottiero, e avevano probabilmente cominciato a digerire il fatto che Dio gli avesse dato la capacità di guarire e di cacciare i demoni, ma quale uomo avrebbe potuto avere un controllo totale anche sugli eventi atmosferici e sull'ambiente? Dalla loro esperienza solo Dio poteva avere un controllo sul creato di quel tipo. Solo Dio aveva potuto aprire le acque di fronte agli Israeliti,
Gesù si mise di nuovo a insegnare presso il mare. Una gran folla si radunò intorno a lui. Perciò egli, montato su una barca, vi sedette stando in mare, mentre tutta la folla era a terra sulla riva. Egli insegnava loro molte cose in parabole, e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate: il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; e gli uccelli vennero e lo mangiarono. Un'altra cadde in un suolo roccioso dove non aveva molta terra; e subito spuntò, perché non aveva terreno profondo; ma quando il sole si levò, fu bruciata; e, non avendo radice, inaridì. Un'altra cadde fra le spine; le spine crebbero e la soffocarono, ed essa non fece frutto. Altre parti caddero nella buona terra; portarono frutto, che venne su e crebbe, e giunsero a dare il trenta, il sessanta e il cento per uno». Poi disse: «Chi ha orecchi per udire oda». Quando egli fu solo, quelli che gli stavano intorno con i dodici lo interrogarono sulle parabole. Egli disse loro: «A voi è dato di conoscere il mistero del regno di Dio; ma a quelli che sono di fuori, tutto viene esposto in parabole, affinché: "Vedendo, vedano sì, ma non discernano; udendo, odano sì, ma non comprendano; affinché non si convertano, e i peccati non siano loro perdonati"». Poi disse loro: «Non capite questa parabola? Come comprenderete tutte le altre parabole? Il seminatore semina la parola. Quelli che sono lungo la strada sono coloro nei quali è seminata la parola; e quando l'hanno udita, subito viene Satana e porta via la parola seminata in loro. E così quelli che ricevono il seme in luoghi rocciosi sono coloro che, quando odono la parola, la ricevono subito con gioia; ma non hanno in sé radice e sono di corta durata; poi, quando vengono tribolazione e persecuzione a causa della parola, sono subito sviati. E altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine; cioè coloro che hanno udito la parola; poi gli impegni mondani, l'inganno delle ricchezze, l'avidità delle altre cose, penetrati in loro, soffocano la parola, che così riesce infruttuosa. Quelli poi che hanno ricevuto il seme in buona terra sono coloro che odono la parola e l'accolgono e fruttano il trenta, il sessanta e il cento per uno». (Marco 4:1-20 - La Bibbia) Indice della serie sul vangelo di Marco Gesù voleva essere capito dalla gente oppure no? Parlava forse in parabole per trarli in inganno? Voleva che udissero ma non comprendessero? Voleva che vedessero ma non discernessero? Voleva che non si convertissero così non sarebbero stati perdonati? Le sue parole erano davvero incomprensibili? Cerchiamo di capire queste dure affermazioni di Gesù alla luce del contesto in cui sono inserite. Ricordiamoci che Gesù stava continuando a predicare il regno di Dio in Israele ma, come abbiamo visto, il suo modo di intendere il regno di Dio non era il medesimo che la maggioranza degli Israeliti stava attendendo. Gesù, come Giovanni Battista prima di lui, stava infatti insistendo sulla necessità di ravvedersi per accogliere il regno di Dio, mentre la maggioranza degli Israeliti influenzati da una classe politica spiritualmente compromessa attendeva un Messia che li avrebbe liberati dai nemici , ma non si rendeva conto del bisogno di cambiamento interiore necessario per relazionarsi con Dio. Come abbiamo visto, Gesù aveva già ricevuto molte critiche sul suo modo di operare, sul suo modo di intendere il sabato, e addirittura era già stato accusato di essere indemoniato (3:30). Ci rendiamo quindi conto di quante difficoltà stava incontrando la proclamazione del regno di Dio. Non era facile parlare direttamente alla folla di questi temi senza causare una reazione immediata. Comprendiamo quindi l'utilità delle parabole. Esse erano storie tratte dalla vita di tutti i giorni che avevano lo scopo di illustrare una realtà spirituale senza parlarne apertamente. Era un modo per stimolare gli ascoltatori a riflettere senza entrare subito in inutili polemiche con la maggioranza....
Tutte le persone hanno bisogno di capire lo scopo della Mia opera sulla terra, vale a dire l’obiettivo finale della Mia opera e che livello devo raggiungere in questo lavoro prima che possa considerarsi completo. Se dopo aver camminato con Me fino a oggi, le persone non capiscono in che cosa consiste la Mia opera, non hanno forse camminato con Me invano? Le persone che Mi seguono dovrebbero conoscere la Mia volontà. Ho operato sulla terra per migliaia di anni, e lo sto ancora facendo fino a oggi. Sebbene la Mia opera includa elementi eccezionalmente numerosi, il suo scopo rimane invariato. Ad esempio, sebbene Io sia prodigo di giudizi e di castighi verso l’uomo, ciò è comunque al fine di salvarlo, per meglio diffondere il Mio Vangelo e ampliare ulteriormente la Mia opera tra le nazioni dei Gentili una volta che l’uomo sia stato reso completo. Così oggi, in un momento in cui molte persone sono già state profondamente deluse nelle loro speranze, porto ancora avanti la Mia opera, continuando l’opera che devo fare per giudicare e castigare l’uomo. Nonostante l’uomo sia stanco di quello che dico e indipendentemente dal fatto che egli non abbia alcun desiderio di preoccuparsi della Mia opera, Io continuo ancora a compiere il Mio dovere, perché lo scopo della Mia opera rimane invariato e il Mio piano originale non verrà interrotto. La funzione del Mio giudizio è che l’uomo Mi obbedisca meglio e la funzione del Mio castigo è di permettere all’uomo un cambiamento più efficace. Anche se quello che faccio è per il bene della Mia gestione, non ho mai fatto nulla che non fosse utile anche per l’uomo. Questo, perché voglio rendere tutte le nazioni al di fuori di Israele obbedienti esattamente come gli Israeliti, e trasformarli in veri uomini, in modo da avere un punto d’appoggio nei territori al di fuori di Israele. Questa è la Mia gestione; è l’opera che sto compiendo nelle nazioni dei Gentili. Persino ora, ci sono molte persone che ancora non capiscono la Mia gestione, perché non vi sono interessate, e pensano solo al loro futuro e alla loro destinazione. Indipendentemente da quello che dico, le persone sono ancora indifferenti all’opera che compio, si concentrano invece esclusivamente sulle loro destinazioni in futuro. Se le cose vanno così, come può la Mia opera diffondersi ulteriormente? Come può il Mio Vangelo essere diffuso in tutto il mondo? Dovete sapere che quando la Mia opera si sarà espansa, Io vi disperderò e vi colpirò proprio come Jahvè colpì ognuna delle tribù d’Israele. Ciò avverrà affinché il Mio Vangelo possa estendersi a tutta la terra, affinché la Mia opera possa diffondersi nelle nazioni dei Gentili. Così, il Mio nome può essere magnificato da adulti e bambini e il Mio santo nome sarà esaltato dalle bocche di genti provenienti da ogni tribù e nazione. In questa epoca finale, il Mio nome sarà magnificato fra le nazioni dei Gentili, farò sì che le Mie azioni siano viste dai Gentili, perché Mi chiamino l’Onnipotente sulla base delle Mie opera, e farò sì che le Mie parole si avverino in fretta. Farò in modo che tutti sappiano che Io non sono solo il Dio degli Israeliti, ma il Dio di tutte le nazioni dei Gentili, persino di quelle che ho maledetto. Lascerò che tutte le genti vedano che Io sono il Dio di tutta la creazione. Questa è la Mia più grande opera, lo scopo del Mio piano di lavoro per gli ultimi giorni e l’unica opera che deve essere compiuta negli ultimi giorni.
Il Mio compito è la gestione dell’uomo, e fare in modo che egli sia conquistato da Me è ancor di più qualcosa che fu stabilito quando creai il mondo. Gli individui forse non sanno che Io li conquisterò completamente negli ultimi giorni, e forse sono anche inconsapevoli che la prova del Mio sconfiggere Satana è la conquista dei ribelli tra il genere umano. Ma quando il Mio nemico ingaggiò battaglia contro di Me, gli avevo già detto che sarei diventato il conquistatore di coloro che Satana aveva fatto prigionieri e trasformati in suoi figli e servitori leali che sorvegliano la sua casa. Il significato originario della conquista è sconfiggere, esporre all’umiliazione. Nella lingua degli Israeliti significa annientare completamente, distruggere e rendere incapace di opporMi ulteriore resistenza. Ma oggi, così come è usato tra di voi, significa “conquistare”. Dovreste sapere che il Mio intento è di soffocare e annientare completamente il maligno del genere umano, cosicché non possa più ribellarsi contro di Me, né tantomeno avere il fiato per interrompere o disturbare la Mia opera. Così, per quanto concerne gli esseri umani, ha acquisito il significato di conquista. Quali che siano le accezioni del termine, la Mia opera è di sconfiggere il genere umano. Poiché, anche se è vero che il genere umano è un’appendice alla Mia gestione, per dirla più precisamente, l’umanità non è altro che il Mio nemico. Il genere umano è il maligno che si oppone a Me e Mi disobbedisce. Il genere umano non è altro che la progenie del maligno maledetta da Me. Il genere umano non è altro che la discendenza dell’arcangelo che Mi ha tradito. Il genere umano non è altro che l’eredità del diavolo che, respinto da Me molto tempo fa, è stato da allora Mio irriducibile nemico. Al di sopra del genere umano, il cielo incombe, torbido e cupo, senza nemmeno un barlume di limpidezza, e il mondo umano è immerso in una profonda oscurità, e chi vive in esso non riesce a vedere la propria mano stesa avanti al proprio volto o il sole quando si leva sopra la sua testa. La strada sotto ai suoi piedi, fangosa e piena di buche, si snoda tortuosa; tutta la terra è disseminata di cadaveri. Gli angoli bui sono pieni di resti dei morti, e nei recessi freddi e ombrosi si sono insediate torme di demoni. E ovunque, nel mondo degli uomini, demoni vanno e vengono in orde. La progenie di ogni sorta di bestie coperte di sudiciume è impegnata in una battaglia violenta, il cui suono incute terrore nei cuori. In tempi simili, in un mondo del genere e in un tale “paradiso terrestre”, dove si possono andare a cercare le felicità della vita? Dove si può andare a trovare la destinazione della propria vita? Il genere umano, calpestato da Satana molto tempo fa, è stato sin dall’inizio un attore che ha assunto le sembianze di Satana – ancor di più, ne è diventato la personificazione, come prova chiara e inequivocabile della sua testimonianza al maligno. Come può una razza umana siffatta, una tale feccia di degenerati, una simile progenie di questa corrotta famiglia umana, rendere testimonianza a Dio?
L’opera che Jahvè compì tra gli Israeliti stabilì il luogo di origine terrena di Dio fra gli uomini, il Suo luogo sacro dove era presente. Egli limitò la Sua opera al popolo d’Israele. In un primo momento, Egli non aveva operato al di fuori di Israele; invece, scelse un popolo che ritenne adatto al fine di limitare la portata della Sua opera. Israele è il luogo in cui Dio creò Adamo ed Eva, e dalla polvere di quel luogo Jahvè fece l’uomo; è la base della Sua opera sulla terra. Gli Israeliti, che sono i discendenti di Noè e di Adamo, furono le fondamenta del lavoro di Jahvè sulla terra.
Una fase dell’opera delle due età precedenti ebbe luogo in Israele; un’altra si svolse in Giudea. In linea generale, nessuna delle due fasi di quest’opera lasciò Israele; furono le fasi dell’opera eseguita in mezzo al popolo eletto iniziale. Di conseguenza, nella visione degli Israeliti, Jahvè Dio è unicamente il Dio degli Israeliti. Per via dell’attività di Gesù in Giudea e del Suo compimento dell’opera della crocifissione, nella prospettiva dei Giudei, Gesù è il Redentore del popolo giudaico. Egli è esclusivamente il Re dei Giudei, non di qualsiasi altro popolo; non è il Signore che redime gli inglesi, né il Signore che redime gli americani, ma è il Signore che redime gli Israeliti, e in Israele sono i Giudei che Egli redime. In realtà, Dio è il Signore di tutte le cose, il Dio di tutto il creato. Non è soltanto il Dio degli Israeliti e non è solo il Dio dei Giudei; Egli è il Dio di tutto il creato. Le due fasi precedenti della Sua opera ebbero luogo in Israele e per questo alcune concezioni hanno preso forma nella mente delle persone. La gente pensa che Jahvè operò in Israele e che Gesù Stesso svolse la Sua opera in Giudea – inoltre, fu tramite l’incarnazione che Egli operò in Giudea – e, in ogni caso, tale opera non si estese al di fuori di Israele. Egli non operò con gli egiziani, né con gli indiani; fu all’opera soltanto con gli Israeliti. In tal modo le persone si formano le concezioni più disparate; inoltre, pianificano nel dettaglio l’opera di Dio all’interno di un determinato ambito. Sostengono che quando Dio è all’opera, quest’ultima deve essere eseguita in mezzo al popolo eletto e in Israele; a parte gli Israeliti, Dio non ha nessun altro destinatario della Sua opera, né un qualsiasi altro ambito dove svolgerla; sono particolarmente rigide nel “disciplinare” il Dio incarnato, non permettendoGli di spostarSi fuori dall’ambito di Israele. Queste non sono tutte nozioni umane? Dio ha fatto i cieli e la terra e tutte le cose, l’intero creato; come potrebbe limitare la Propria opera soltanto a Israele? In quel caso, a cosa Gli servirebbe concepire la totalità della Sua creazione? Egli ha creato il mondo intero; ha portato avanti il Suo piano di gestione di seimila anni non solo in Israele, ma anche con ogni persona nell’universo.
8. La Bibbia viene anche denominata Antico e Nuovo Testamento. Sapete a cosa si riferisce la parola “testamento”? Il “testamento” contenuto nell’“Antico Testamento” deriva dal patto di Jahvè con il popolo di Israele, quando Egli uccise gli Egiziani e salvò gli Israeliti dal Faraone. Naturalmente la prova di questo patto fu il sangue dell’agnello, sparso sugli architravi, per mezzo del quale Dio stabilì un patto con l’uomo, in cui si affermava che tutti coloro che avevano il sangue di agnello sopra e ai lati del telaio della porta, erano Israeliti, il popolo eletto da Dio, e sarebbero stati tutti risparmiati da Jahvè (poiché allora Egli stava per uccidere tutti i primogeniti d’Egitto e degli ovini e bovini). Questo patto aveva due livelli di significato. Nessuno degli uomini o del bestiame d’Egitto sarebbe stato salvato da Jahvè; Egli avrebbe ucciso tutti i loro figli primogeniti e degli ovini e bovini. Di conseguenza, in molti libri di profezie, è stato predetto che gli Egiziani sarebbero stati castigati severamente in seguito al patto di Jahvè. Questo è il primo livello di significato. Jahvè uccise i figli primogeniti d’Egitto e tutti i primogeniti del bestiame, e risparmiò tutti gli Israeliti, il che stava a significare che tutti coloro che erano della terra di Israele erano amati da Jahvè e sarebbero stati tutti risparmiati; era Suo desiderio intraprendere un’opera a lungo termine su di loro, ed Egli stabilì l’alleanza con loro per mezzo del sangue dell’agnello. Da allora in poi, Jahvè non avrebbe più ucciso gli Israeliti e disse, anzi, che sarebbero stati per sempre i Suoi eletti. Egli avrebbe intrapreso la Sua opera tra le dodici tribù d’Israele per tutta l’Età della Legge, rendendo note tutte le Sue leggi agli Israeliti, scegliendo tra di loro giudici e profeti, ed essi sarebbero stati al centro della Sua opera. Egli istituì un patto con loro: a meno che non fosse cambiata l’era, Egli avrebbe operato solo tra gli eletti. L’alleanza di Jahvè era immutabile, poiché fatta con il sangue e stabilita con il Suo popolo eletto. Soprattutto, Egli aveva scelto un campo d’applicazione e un obiettivo appropriati, tramite i quali intraprendere la Sua opera per tutta l’era, e così il popolo guardò al patto come a qualcosa di speciale importanza. Questo è il secondo livello di significato dell’alleanza. Con l’eccezione della Genesi, che esisteva da prima che venisse stabilito il patto, tutti gli altri libri dell’Antico Testamento narrano l’opera tra il popolo di Israele dopo la stipula dell’alleanza. Certo, ci sono racconti sporadici dei Gentili ma, nel complesso, l’Antico Testamento documenta soprattutto l’opera di Dio in Israele. A causa del patto di Jahvè con gli Israeliti, i libri scritti durante l’Età della Legge sono chiamati “Antico Testamento” e ne prendono il nome. da “In merito alla Bibbia (2)” in La Parola appare nella carne
Il significato dell'opera di Dio degli ultimi giorni nella nazione del gran dragone rosso I Nelle due età precedenti, l'opera di Dio è stata svolta considerando concezioni umane diverse che però sono state eliminate in questa fase, cosicché Dio ha potuto conquistare completamente l'umanità. Usando la Sua conquista del popolo di Moab, Dio conquisterà tutta l'umanità; è questo il significato principale e l'aspetto più prezioso di questa fase della Sua opera per l'umanità. II Le due fasi precedenti ebbero luogo in Israele; se questa fase fosse condotta tra gli Israeliti, tutti penserebbero che soltanto loro sono gli eletti di Dio e l'effetto desiderato del Suo piano non verrebbe alla luce. Mentre la Sua opera si svolgeva in Israele, nessuna nuova opera fu realizzata tra i Gentili e nulla dell'opera divina di lancio di un'era fu mai fatto nelle nazioni dei Gentili. Negli ultimi giorni, Dio S'incarna nella terra del gran dragone rosso. Ha realizzato l'opera di Dio come Dio di tutto il creato. Ha completato la Sua opera di gestione e concluso l'essenziale della Sua opera nel luogo chiamato la nazione dei Gentili, la nazione del gran dragone rosso. III Questa fase dell'opera divina di lancio di un'era è realizzata per la prima volta nella nazione dei Gentili, tra i discendenti di Moab, dando l'avvio a un'intera era. Dio ha sgretolato la conoscenza nelle concezioni dell'uomo e non ne ha lasciato alcuna traccia. Nella Sua conquista, ha sgretolato le concezioni umane, i vecchi precedenti modi della conoscenza umana. Fa vedere alla gente che con Dio non ci sono regole, che non c'è nulla di vecchio in Dio, che tutta la Sua opera è autonoma e libera e che Lui è nel giusto in ogni cosa che fa. IV Lui agisce e sceglie i destinatari e il luogo per la Sua opera in base al suo significato e scopo. Non Si attiene a nessuna regola del passato, non segue le vecchie formule; pianifica la Sua opera in base al significato per ottenere l'effetto preciso della Sua opera e lo scopo previsto della Sua opera, sì, lo scopo previsto della Sua opera. Negli ultimi giorni, Dio S'incarna nella terra del gran dragone rosso. Ha realizzato l'opera di Dio come Dio di tutto il creato. Ha completato la Sua opera di gestione e concluso l'essenziale della Sua opera nel luogo chiamato la nazione dei Gentili, la nazione del gran dragone rosso. da "La Parola appare nella carne"
Il tabernacolo di Dio è giunto nel mondo I Quando Dio tornerà, le nazioni saranno state divise, i confini tracciati dalle Sue fiamme ardenti. Apparirà come il sole cocente, come il Santissimo e camminerà tra le nazioni come Jahvè fra le tribù ebraiche. Guiderà gli uomini nelle loro vite con un pilastro di nuvole. Vedranno la Sua gloria, poiché Dio appare nelle sante terre. Vedranno il giorno della giustizia di Dio, la Sua manifestazione gloriosa quando regnerà sulla terra e porterà i Suoi figli alla gloria. Gli uomini si inchineranno a Lui e il tabernacolo di Dio sarà posto tra loro, eretto sulla roccia del lavoro che Dio sta compiendo oggi. Egli distruggerà l'altare della sporcizia e ne farà uno nuovo. L'uomo Lo servirà nel tempio con agnelli e vitelli sull'altare. Vedrete un giorno Dio ricevere grande gloria, abbattere il tempio e crearne uno nuovo. Vedrete il Suo tabernacolo giungere sulla terra; così come vedrete discendere anche Lui. II Dio riunirà le nazioni dopo averle annientate, costruirà il Suo tempio ed innalzerà il Suo altare, così tutti potranno offrirGli sacrifici e servirLo e votarsi alla Sua opera nelle nazioni dei Gentili. Tutti loro saranno come gli Israeliti di oggi che indossano abiti e corone sacerdotali, hanno con sé la gloria di Dio. La Sua maestà aleggia e rimane su di loro. Gli uomini si inchineranno a Lui e il tabernacolo di Dio sarà posto tra loro, eretto sulla roccia del lavoro che Dio sta compiendo oggi. Egli distruggerà l'altare della sporcizia e ne farà uno nuovo. L'uomo Lo servirà nel tempio con agnelli e vitelli sull'altare. Vedrete un giorno Dio ricevere grande gloria, abbattere il tempio e crearne uno nuovo. Vedrete il Suo tabernacolo giungere sulla terra; così come vedrete discendere anche Lui. III Dio opera nelle nazioni dei Gentili così come ha fatto nella terra di Israele, poiché lì diffonderà la Sua opera e la estenderà alle nazioni dei Gentili. Gli uomini si inchineranno a Lui e il tabernacolo di Dio sarà posto tra loro, eretto sulla roccia del lavoro che Dio sta compiendo oggi. Egli distruggerà l'altare della sporcizia e ne farà uno nuovo. L'uomo Lo servirà nel tempio con agnelli e vitelli sull'altare. Vedrete un giorno Dio ricevere grande gloria, abbattere il tempio e crearne uno nuovo. Vedrete il Suo tabernacolo giungere sulla terra; così come vedrete discendere anche Lui. da "La Parola appare nella carne"
Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi (poiché sta scritto: «Maledetto chiunque è appeso al legno»), affinché la benedizione di Abraamo venisse sugli stranieri in Cristo Gesù, e ricevessimo, per mezzo della fede, lo Spirito promesso. (Galati 3:13-14 - La Bibbia) Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge. Paolo stava dando una buonissima notizia ai suoi connazionali Giudei. Come abbiamo appreso in precedenza la maledizione della legge consisteva nelle conseguenze negative a cui Israele era andato incontro per non aver rispettato i termini del Patto con Dio. La conseguenza più evidente era sotto gli occhi di tutti, infatti Israele era sottoposto al governo di Roma e da ormai diversi secoli non c'era più un re discendente di Davide che governasse su di loro. Secondo quanto avevano detto i profeti, un giorno Dio avrebbe ristabilito la casa di Davide attraverso un suo discendente che sarebbe stato di nuovo unto Re e avrebbe riportato Israele alla preminenza sulle altre nazioni. Questo testo ci ricorda che quell'Unto (questo è il significato della parola Messia o Cristo), quel discendente di Davide è proprio Gesù. Ha quindi senso che Paolo lo indichi come Colui che aveva riscattato Israele dalla maledizione della legge. Ma in quale senso egli è addirittura divenuto maledizione? Morendo volontariamente sulla croce, Gesù aveva preso su se stesso le conseguenze della ribellione di Israele e, più in generale, le conseguenze del peccato dell'umanità. In questo senso egli aveva preso su di sé la maledizione prevista dalla legge, aveva pagato lui una volta per tutte per i peccati del proprio popolo come indicato in questo brano di Isaia: Dopo il tormento dell'anima sua vedrà la luce e sarà soddisfatto; per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, egli dividerà il bottino con i molti, perché ha dato se stesso alla morte ed è stato contato fra i malfattori; perché egli ha portato i peccati di molti e ha interceduto per i colpevoli. (Is 53:11-12) Paolo vide un parallelo con Deuteronomio 21:23 che si riferiva proprio alla maledizione e alla vergogna che accompagnava il cadavere di una persona che aveva commesso un delitto passibile della pena di morte e che veniva poi esposto su un albero. Gesù non aveva fatto nulla di male, eppure aveva pagato con la morte ed era stato esposto al pubblico ludibrio come se avesse commesso il peggiore dei delitti! Così Gesù aveva compiuto la sua missione riscattando dalla maledizione della legge tutti gli Israeliti che avevano creduto in lui ma non si era limitato a questo. Infatti l'opera di Cristo si era estesa anche alle altre nazioni secondo quanto il signore aveva annunciato proprio ad Isaia: Egli dice: «È troppo poco che tu sia mio servo per rialzare le tribù di Giacobbe e per ricondurre gli scampati d'Israele; voglio fare di te la luce delle nazioni, lo strumento della mia salvezza fino alle estremità della terra». (Is 49:6) Ecco perché Paolo continuava ad insistere su quanto fosse inutile per uno straniero aderire al Giudaismo tramite la circoncisione. Gesù aveva dato la sua vita sia per i circoncisi che per gli incirconcisi, la portata della sua opera era internazionale! Infatti uno degli effetti dell'opera di Cristo è quella che Paolo ricorda alla fine del brano: "affinché la benedizione di Abraamo venisse sugli stranieri in Cristo Gesù, e ricevessimo, per mezzo della fede, lo Spirito promesso." Il cerchio si chiude. Infatti Dio aveva chiamato Abraamo giustificandolo per fede ben prima che Israele esistesse come popolo e quindi ben prima della legge. Poi Israele come popolo era stato utilizzato da Dio per portare la sua luce agli altri popoli fino alla venuta della luce per eccellenza, ovvero il Messia. A quel punto Gesù aveva completato l'opera dando la sua vita per tutti i peccati degli uomini,
4 Poi gli Israeliti partirono dal monte Or, andarono verso il mar Rosso per fare il giro del paese di Edom; durante il viaggio il popolo si perse d'animo. 5 Il popolo parlò contro Dio e contro Mosè, e disse: «Perché ci avete fatti salire fuori d'Egitto per farci morire in questo deserto? Poiché qui non c'è né pane né acqua, e siamo nauseati di questo cibo tanto leggero». 6 Allora il SIGNORE mandò tra il popolo dei serpenti velenosi i quali mordevano la gente, e gran numero d'Israeliti morirono. 7 Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il SIGNORE e contro di te; prega il SIGNORE che allontani da noi questi serpenti». E Mosè pregò per il popolo. 8 Il SIGNORE disse a Mosè: «Fòrgiati un serpente velenoso e mettilo sopra un'asta: chiunque sarà morso, se lo guarderà, resterà in vita». 9 Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra un'asta; e avveniva che, quando un serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.
4 Poi gli Israeliti partirono dal monte Or, andarono verso il mar Rosso per fare il giro del paese di Edom; durante il viaggio il popolo si perse d'animo. 5 Il popolo parlò contro Dio e contro Mosè, e disse: «Perché ci avete fatti salire fuori d'Egitto per farci morire in questo deserto? Poiché qui non c'è né pane né acqua, e siamo nauseati di questo cibo tanto leggero». 6 Allora il SIGNORE mandò tra il popolo dei serpenti velenosi i quali mordevano la gente, e gran numero d'Israeliti morirono. 7 Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il SIGNORE e contro di te; prega il SIGNORE che allontani da noi questi serpenti». E Mosè pregò per il popolo. 8 Il SIGNORE disse a Mosè: «Fòrgiati un serpente velenoso e mettilo sopra un'asta: chiunque sarà morso, se lo guarderà, resterà in vita». 9 Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra un'asta; e avveniva che, quando un serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.
Dico dunque: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? No di certo! Perché anch'io sono israelita, della discendenza di Abraamo, della tribù di Beniamino. Dio non ha ripudiato il suo popolo, che ha preconosciuto. Non sapete ciò che la Scrittura dice a proposito di Elia? Come si rivolse a Dio contro Israele, dicendo: «Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno demolito i tuoi altari, io sono rimasto solo e vogliono la mia vita»? Ma che cosa gli rispose la voce divina? «Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal». Così anche al presente, c'è un residuo eletto per grazia. Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia. Che dunque? Quello che Israele cerca, non lo ha ottenuto; mentre lo hanno ottenuto gli eletti; e gli altri sono stati induriti, com'è scritto: «Dio ha dato loro uno spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchie per non udire, fino a questo giorno». E Davide dice: «La loro mensa sia per loro una trappola, una rete, un inciampo e una retribuzione. Siano gli occhi loro oscurati perché non vedano e rendi curva la loro schiena per sempre». (Romani 11:1-10 - La Bibbia)Indice della serie sulla Lettera ai Romani Il rifiuto del Messia da parte di molti in Israele determinava un cambiamento nel piano di Dio? Dio avrebbe rigettato il suo popolo? L'apostolo Paolo ha dimostrato nelle sezioni precedenti che Dio aveva già previsto e annunciato attraverso Mosè e i profeti l'avvicinamento di coloro che erano lontani da Lui, fra le nazioni che non avevano ricevuto la sua legge, ma l'avvicinamento di costoro non significa certamente un ripudio del popolo di Israele da parte di Dio. Infatti era evidente che molti in Israele avevano risposto affermativamente alla chiamata di Dio. D'altra parte, come l'apostolo Paolo osserva, egli era proprio uno di questi! Il Signore aveva scelto Israele nei tempi antichi e aveva stabilito un rapporto con loro diverso da quello che aveva stabilito con ogni altra nazione. Anzi Israele era l'unica nazione che Dio stesso aveva formato per essere di benedizione a tutte le altre nazioni a partire dalla discendenza di Giacobbe attraverso la quale avrebbe attuato la promessa fatta ad Abramo: "Tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza, perché tu hai ubbidito alla mia voce" (Ge 22:18). Quindi la nazione di Israele era stata scelta da Dio addirittura prima che esistesse come nazione... Si poteva pensare che Dio ora avesse completamente dimenticato la nazione che lui stesso aveva formato? Non aveva più nessun significato per lui? L'apostolo Paolo fa notare che ciò che stava accadendo ai suoi tempi, ovvero l'indurimento nei confronti della parola di Dio da parte di molti suoi connazionali, si era già verificato diverse volte nel passato. In particolare egli ricorda ai suoi lettori la situazione terribile in cui si trovava il popolo di Israele ai tempi di Elia che aveva addirittura pensato di essere rimasto l'unico uomo ancora fedele a Dio in Israele. Ma il Signore lo aveva rassicurato rivelandogli che c'erano almeno altri settemila uomini che come lui non si erano abbandonati all'idolatria (1Re 19:14-18). Così anche al presente, nel momento in cui Paolo scriveva, c'era un residuo di Israeliti che avevano creduto in Gesù come Messia ed erano certamente ben più di settemila visto che tremila Giudei si erano già convertiti nel solo giorno di Pentecoste, quel primo giorno di annuncio pubblico del vangelo di Gesù da parte degli apostoli (At 2:41)! Anche se molti in Israele avevano creduto di poter raggiungere la giustizia di Dio attraverso le proprie opere (At 9:32), grazie a Dio c'era un residuo di Giudei che si erano avvicinati a Dio nel modo giusto confidando nella grazia di Dio rivelata attraverso Gesù Cristo. All'interno del popolo di Israele c'era quindi un residuo eletto (ovvero scelto) per grazia, non per opere, un residuo fedele che aveva risposto alla chiamata di Dio adempiendo il piano di Di...
Poiché non c'è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato. Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c'è chi lo annunci? E come annunceranno se non sono mandati? Com'è scritto: «Quanto sono belli i piedi di quelli che annunciano buone notizie!» Ma non tutti hanno ubbidito alla buona notizia; Isaia infatti dice: «Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione?» Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo. Ma io dico: forse non hanno udito? Anzi, la loro voce è andata per tutta la terra e le loro parole fino agli estremi confini del mondo. Allora dico: forse Israele non ha compreso? Mosè per primo dice: «Io vi renderò gelosi di una nazione che non è nazione; provocherò il vostro sdegno con una nazione senza intelligenza». Isaia poi osa affermare: «Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano; mi sono manifestato a quelli che non chiedevano di me». Ma riguardo a Israele afferma: «Tutto il giorno ho teso le mani verso un popolo disubbidiente e contestatore». (Romani 10:12-21 - La Bibbia)Indice della serie sulla Lettera ai Romani Non c'è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Quella che a noi può sembrare un'ovvietà, non lo era affatto per molti contemporanei dell'apostolo Paolo. Infatti proprio il fatto che non fosse richiesto agli stranieri di essere circoncisi diventando di fatto Giudei per entrare a fare parte del popolo di Dio, era stato oggetto di discussione nella comunità cristiana nei primi anni dopo l'ascensione di Gesù (si legga a questo proposito Atti 15). In questa sezione l'apostolo Paolo chiarisce che la predicazione della buona notizia anche agli stranieri non costituiva una novità inaspettata ma era già previsto nelle scritture dell'antico testamento! Uno degli errori di molti in Israele, che portava ad un indurimento nei confronti della comunità che aveva riconosciuto Gesù come Messia, era stato proprio quello di promuovere un esclusivismo che non era mai stato nelle intenzioni di Dio quando aveva scelto Israele come suo popolo. Era infatti evidente che l'elezione di Israele aveva lo scopo di fare conoscere il Signore agli altri popoli, non quello di trasformare tutti gli altri popoli in Israeliti attraverso la conversione al Giudaismo. Paolo aveva compreso la necessità di predicare la buona notizia inerente Gesù anche a persone che non facevano parte di Israele rispettando le loro specificità. Anche gli stranieri potevano essere salvati invocando il nome di Gesù, il messia di Israele, senza entrare formalmente a fare parte di Israele, in accordo con le decisioni prese nell'incontro di Gerusalemme riportato in Atti 15. La tesi di Paolo è che l'antico testamento prevedesse già la conversione degli stranieri senza che fosse loro richiesto di entrare a fare parte del popolo di Israele. Quanto sono belli i piedi di quelli che annunciano buone notizie! Citando Is 52:7 l'apostolo Paolo evoca proprio l'intera sezione di Isaia 52-53 che parla della buona notizia inerente il Messia di Israele che avrebbe destato anche l'ammirazione delle altre nazioni: Il SIGNORE ha rivelato il suo braccio santo agli occhi di tutte le nazioni; tutte le estremità della terra vedranno la salvezza del nostro Dio. (Is 52:10) molte saranno le nazioni di cui egli desterà l'ammirazione; i re chiuderanno la bocca davanti a lui, poiché vedranno quello che non era loro mai stato narrato, apprenderanno quello che non avevano udito. (Is 52:15) L'apostolo Paolo deduce logicamente che affinché le nazioni potessero credere, come Isaia stesso aveva annunciato, era necessario che qualcuno fosse mandato ad annunciare la buona notizia anche a loro!
Infatti Mosè descrive così la giustizia che viene dalla legge: «L'uomo che farà quelle cose vivrà per esse». Invece la giustizia che viene dalla fede dice così: «Non dire in cuor tuo: "Chi salirà in cielo?" (questo è farne scendere Cristo), né: "Chi scenderà nell'abisso?" (questo è far risalire Cristo dai morti)». Che cosa dice invece? «La parola è vicino a te, nella tua bocca e nel tuo cuore». Questa è la parola della fede che noi annunciamo; perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati. Difatti la Scrittura dice: «Chiunque crede in lui, non sarà deluso». Poiché non c'è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato. (Romani 10:5-13 - La Bibbia) Indice della serie sulla Lettera ai Romani La legge e la fede sono contrapposte? È questo ciò che Paolo sta trasmettendo? Purtroppo molti leggono questo brano in maniera superficiale arrivando a conclusioni simili a questa... Perché accade questo? Perché normalmente non si fa alcuno sforzo per andare a leggere i brani che Paolo cita a supporto delle sue affermazioni. Cerchiamo quindi di non commettere questo errore e vedremo che non sarà difficile seguire il ragionamento di Paolo. Innanzitutto non dimentichiamo il contesto. Nei versetti precedenti l'apostolo Paolo aveva spiegato come mai molti suoi connazionali non avevano riconosciuto il Messia trasformando la pietra angolare in una pietra di scarto in cui sono inciampati. Gesù era il termine della legge (8:31) ovvero Colui che avrebbe portato a compimento la legge, Colui verso cui la legge confluiva, ma molti Israeliti quando Gesù è venuto sulla terra non erano stati pronti a riceverlo. Il motivo principale di questa situazione Paolo l'ha identificato in un approccio sbagliato verso la legge mosaica che aveva portato molti Israeliti a praticare una religione formale fatta di regole da seguire piuttosto che privilegiare l'aspetto della relazione personale con Dio. Paolo aveva riassunto tale atteggiamento così: "Israele, che ricercava una legge di giustizia, non ha raggiunto questa legge. Perché? Perché l'ha ricercata non per fede ma per opere." (Ro 9:31-32). Il discorso prosegue quindi nel brano che abbiamo appena letto analizzando proprio due aspetti che erano entrambi presenti nelle scritture dell'antico testamento, le prescrizioni a cui ubbidire e la fede, che dovevano essere due lati della stessa medaglia! Per dimostrarlo l'apostolo Paolo cita due brani tratti dal pentateuco, entrambi attribuibili a Mosé: Osserverete le mie leggi e le mie prescrizioni, per mezzo delle quali chiunque le metterà in pratica vivrà. Io sono il SIGNORE. (Le 18:5) Questo comandamento che oggi ti do, non è troppo difficile per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: "Chi salirà per noi nel cielo e ce lo porterà e ce lo farà udire perché lo mettiamo in pratica?". Non è di là dal mare, perché tu dica: "Chi passerà per noi di là dal mare e ce lo porterà e ce lo farà udire perché lo mettiamo in pratica?". Invece, questa parola è molto vicina a te; è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.Vedi, io metto oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io ti comando oggi di amare il SIGNORE, il tuo Dio, di camminare nelle sue vie, di osservare i suoi comandamenti, le sue leggi e le sue prescrizioni, affinché tu viva e ti moltiplichi, e il SIGNORE, il tuo Dio, ti benedica nel paese dove stai per entrare per prenderne possesso. (De 30:11-16) Da questi due brani si comprende che Mosé aveva certamente dato al popolo delle prescrizioni a cui ubbidire, prescrizioni che avrebbero dimostrato la loro fedeltà al Signore e quindi avrebbero permesso di appr...
Che diremo dunque? Diremo che degli stranieri, i quali non ricercavano la giustizia, hanno conseguito la giustizia, però la giustizia che deriva dalla fede; mentre Israele, che ricercava una legge di giustizia, non ha raggiunto questa legge. Perché? Perché l'ha ricercata non per fede ma per opere. Essi hanno urtato nella pietra d'inciampo, come è scritto: «Ecco, io metto in Sion un sasso d'inciampo e una pietra di scandalo; ma chi crede in lui non sarà deluso». Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia preghiera a Dio per loro è che siano salvati. Io rendo loro testimonianza infatti che hanno zelo per Dio, ma zelo senza conoscenza. Perché, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio; poiché Cristo è il termine della legge, per la giustificazione di tutti coloro che credono. (Romani 9:30-10:4 - La Bibbia) Indice della serie sulla Lettera ai Romani L'apostolo Paolo si rendeva conto del fatto che ci si trovava di fronte ad una situazione paradossale. Da una parte molti Giudei, pur avendo ricevuto la rivelazione di Dio attraverso la legge mosaica, avevano finito per rifiutare il Messia, mentre molti stranieri, che prima ignoravano completamente l'esistenza del Dio Creatore del cielo e della terra, stavano accogliendo con entusiasmo il vangelo. Com'era possibile? L'apostolo Paolo non ha dubbi sul motivo principale di questa situazione. Il problema di molti in Israele era stato quello di fraintendere il ruolo della legge che il Signore aveva dato loro, non cogliendo quindi pienamente il ruolo di Gesù il Messia che era l'obiettivo della legge (questo è il significato della parola tradotta "termine", "fine"), Colui che dava un senso a tutta la legge. Può una pietra angolare, ovvero la pietra di riferimento a partire dalla quale veniva costruito un edificio, diventare una pietra di scarto nella quale rischia di inciampare chi passa nei pressi dell'edificio? Questa è l'idea che Paolo mette in evidenza in Romani 9:33 mettendo intenzionalmente insieme due versi tratti da Isaia che esprimono due idee che sembrano contrapposte: "Egli sarà un santuario, ma anche una pietra d'intoppo, un sasso d'inciampo per le due case d'Israele, un laccio e una rete per gli abitanti di Gerusalemme." (Is 8:14). "Perciò così parla il Signore, DIO: «Ecco, io ho posto come fondamento in Sion una pietra, una pietra provata, una pietra angolare preziosa, un fondamento solido; chi confiderà in essa non avrà fretta di fuggire." (Is 28:16) Il primo brano di Isaia si riferisce a Dio stesso (vedere Is 8:13) che sarebbe stato un santuario, un luogo di rifugio in cui la sua presenza è garantita, ma allo stesso tempo sarebbe stato anche il contrario, una pietra di inciampo, una rete, ovvero una trappola per molti di loro, presumibilmente per coloro che non avrebbero avuto fiducia in lui. Con l'espressione "le due case d'Israele" si intende i due regni divisi che si erano formati dopo Salomone, quindi comunque tutto Israele nel suo insieme. Nel secondo brano tratto da Isaia 28 il Signore ribadisce la sua volontà di essere presente in mezzo al popolo per costruire su un fondamento solido, una pietra angolare sulla quale erano invitati a confidare gli Israeliti per essere al sicuro. Sembra essere un riferimento al Re che doveva venire, il Messia, come fondamento solido intorno al quale la comunità doveva essere costruita. Quando Gesù il Messia si era manifestato in Israele, quella che doveva essere la pietra angolare su cui costruire, era invece diventata per molti Israeliti proprio una pietra di scarto nella quale erano inciampati. Come mai è avvenuto questo? Come l'apostolo Paolo afferma, Cristo è il termine, ovvero l'obiettivo, a cui la legge puntava. La legge evidenziava il modo in cui l'Israelita doveva relazionarsi con Dio anche attraverso rituali che proprio in Cristo avevano trovato il loro naturale adempimento. Lo scopo di Dio era quello di giustificare tutti coloro che credono...
l primo collegamento sarà con Giuseppe Verdi autore del libro “La truffa del popolo eletto” (Gli eretici). Non credente, da oltre un decennio si dedica con passione ed entusiasmo allo studio del cristianesimo, con particolare attenzione per la figura di Gesù e per l’età antica.Al riguardo, per potersi fare un’idea quanto più possibile obiettiva, si è documentato sia sui testi apologetici che sulle pietre miliari della critica anticristiana, giungendo infine alla conclusione che sia il “Cristo” che il movimento religioso a lui legato siano il frutto di una progressiva mitizzazione e deformazione di fatti e personaggi reali, ma di origine tutt’altro che divina. “Nella storia degli Israeliti, mito e verità si sono intrecciati per secoli in maniera assai stretta. In passato, infatti, la Bibbia è stata quasi universalmente considerata una fonte storica, per di più ispirata da Dio stesso, con la conseguenza che le vicende in essa narrate sono state ritenute indiscutibilmente autentiche.Oggi, fortunatamente, siamo in grado di discernere ciò che è reale da ciò che, invece, è mera leggenda. Se, infatti, sono da tempo confinate nel regno dei miti le storie di Adamo ed Eva, di Noè e del diluvio, della torre di Babele, nonché le gesta degli antichi patriarchi (a cominciare dal padre della razza ebraica, Abramo), in tempi più recenti la moderna ricerca ha messo seriamente in dubbio anche la realtà storica delle figure di Mosè e Giosuè, della schiavitù in Egitto e dell’esodo.Gli eventi narrati nella Bibbia possono essere ritenuti storici solo a partire dalla caduta del popolo eletto sotto l’occupazione assira.La maggior parte della gente sconosce la storia degli Israeliti o ne ha solo un’idea approssimativa: una lacuna che rende pressoché impossibile comprendere la Bibbia e il suo significato, nonché la stessa figura di Gesù e le origini del cristianesimo. Appare pertanto opportuno aprire questo volume rendendo giustizia alla storia, quella vera, che è stata sacrificata sull’altare delle favole prima a vantaggio del clero giudaico e poi, di quello cristiano, che, in misura preponderante nella sua diramazione cattolica, grazie a quelle favole vive e prospera parassitando la società e spacciandosi, paradosso dei paradossi, per luce di giustizia e “verità”.Nella seconda parte sarà con noi l’ing. Luciano Pederzoli presidente di Evnlab, associazione nata a fine 2012, in seguito ad una dimostrazione in anteprima assoluta della possibilità di controllare bidirezionalmente (cioè con feedback immediato) l’OBE (O.B.E. o O.O.B.E.: Out of Body Experience – Esperienza Extra-Corporea) in ipnosi, effettuata alla presenza di Patrizio Tressoldi, della Facoltà di Psicologia Generale dell’Università di Padova. Pederzoli è Ingegnere Elettronico, Università di Bologna (vecchio ordinamento – 1971). Ex progettista di macchinari industriali a controllo numerico. Esperto di ipnosi a scopo di ricerca. Scrittore.Stefania intervista Piero Cammerinesi, giornalista e ricercatore italiano indipendente. E' autore del libro "Storia di un incontro: Rudolf Steiner e Friedrich Nietzsche in cui affronta la manipolazione del pensiero di Nietzsche e l'ostracismo subito da Steiner, in un viaggio tra spirito e filosofia. Completa la puntata l'angolo di Barbara Marchand Per intervenire: redazione@bordernights.it
l primo collegamento sarà con Giuseppe Verdi autore del libro “La truffa del popolo eletto” (Gli eretici). Non credente, da oltre un decennio si dedica con passione ed entusiasmo allo studio del cristianesimo, con particolare attenzione per la figura di Gesù e per l’età antica.Al riguardo, per potersi fare un’idea quanto più possibile obiettiva, si è documentato sia sui testi apologetici che sulle pietre miliari della critica anticristiana, giungendo infine alla conclusione che sia il “Cristo” che il movimento religioso a lui legato siano il frutto di una progressiva mitizzazione e deformazione di fatti e personaggi reali, ma di origine tutt’altro che divina. “Nella storia degli Israeliti, mito e verità si sono intrecciati per secoli in maniera assai stretta. In passato, infatti, la Bibbia è stata quasi universalmente considerata una fonte storica, per di più ispirata da Dio stesso, con la conseguenza che le vicende in essa narrate sono state ritenute indiscutibilmente autentiche.Oggi, fortunatamente, siamo in grado di discernere ciò che è reale da ciò che, invece, è mera leggenda. Se, infatti, sono da tempo confinate nel regno dei miti le storie di Adamo ed Eva, di Noè e del diluvio, della torre di Babele, nonché le gesta degli antichi patriarchi (a cominciare dal padre della razza ebraica, Abramo), in tempi più recenti la moderna ricerca ha messo seriamente in dubbio anche la realtà storica delle figure di Mosè e Giosuè, della schiavitù in Egitto e dell’esodo.Gli eventi narrati nella Bibbia possono essere ritenuti storici solo a partire dalla caduta del popolo eletto sotto l’occupazione assira.La maggior parte della gente sconosce la storia degli Israeliti o ne ha solo un’idea approssimativa: una lacuna che rende pressoché impossibile comprendere la Bibbia e il suo significato, nonché la stessa figura di Gesù e le origini del cristianesimo. Appare pertanto opportuno aprire questo volume rendendo giustizia alla storia, quella vera, che è stata sacrificata sull’altare delle favole prima a vantaggio del clero giudaico e poi, di quello cristiano, che, in misura preponderante nella sua diramazione cattolica, grazie a quelle favole vive e prospera parassitando la società e spacciandosi, paradosso dei paradossi, per luce di giustizia e “verità”.Nella seconda parte sarà con noi l’ing. Luciano Pederzoli presidente di Evnlab, associazione nata a fine 2012, in seguito ad una dimostrazione in anteprima assoluta della possibilità di controllare bidirezionalmente (cioè con feedback immediato) l’OBE (O.B.E. o O.O.B.E.: Out of Body Experience – Esperienza Extra-Corporea) in ipnosi, effettuata alla presenza di Patrizio Tressoldi, della Facoltà di Psicologia Generale dell’Università di Padova. Pederzoli è Ingegnere Elettronico, Università di Bologna (vecchio ordinamento – 1971). Ex progettista di macchinari industriali a controllo numerico. Esperto di ipnosi a scopo di ricerca. Scrittore.Stefania intervista Piero Cammerinesi, giornalista e ricercatore italiano indipendente. E' autore del libro "Storia di un incontro: Rudolf Steiner e Friedrich Nietzsche in cui affronta la manipolazione del pensiero di Nietzsche e l'ostracismo subito da Steiner, in un viaggio tra spirito e filosofia. Completa la puntata l'angolo di Barbara Marchand Per intervenire: redazione@bordernights.it
Esodo 15, V.V. 22-2722 Poi Mosè fece partire gli Israeliti dal mar Rosso ed essi si diressero verso il deserto di Sur; camminarono tre giorni nel deserto e non trovarono acqua. 23 Quando giunsero a Mara, non potevano bere l'acqua di Mara, perché era amara; perciò quel luogo fu chiamato Mara. 24 Allora il popolo mormorò contro Mosè, dicendo: «Che berremo?» 25 Egli gridò al SIGNORE; e il SIGNORE gli mostrò un legno. Mosè lo gettò nell'acqua, e l'acqua divenne dolce. È lì che il SIGNORE diede al popolo una legge e una prescrizione, e lo mise alla prova, dicendo: 26 «Se tu ascolti attentamente la voce del SIGNORE che è il tuo Dio, e fai ciò che è giusto agli occhi suoi, porgi orecchio ai suoi comandamenti e osservi tutte le sue leggi, io non ti infliggerò nessuna delle infermità che ho inflitte agli Egiziani, perché io sono il SIGNORE, colui che ti guarisce».27 Poi giunsero a Elim, dov'erano dodici sorgenti d'acqua e settanta palme; e si accamparono lì presso le acque.Giovanni 21 V.V. 1-141 Dopo queste cose, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli presso il mare di Tiberiade; e si manifestò in questa maniera.2 Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e due altri dei suoi discepoli erano insieme. 3 Simon Pietro disse loro: «Vado a pescare». Essi gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Uscirono e salirono sulla barca; e quella notte non presero nulla. 4 Quando già era mattina, Gesù si presentò sulla riva; i discepoli però non sapevano che era Gesù. 5 Allora Gesù disse loro: «Figlioli, avete del pesce?» Gli risposero: «No». 6 Ed egli disse loro: «Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete». Essi dunque la gettarono, e non potevano più tirarla su per il gran numero di pesci. 7 Allora il discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!» Simon Pietro, udito che era il Signore, si cinse la veste, perché era nudo, e si gettò in mare. 8 Ma gli altri discepoli vennero con la barca, perché non erano molto distanti da terra (circa duecento cubiti), trascinando la rete con i pesci.9 Appena scesero a terra, videro là della brace e del pesce messovi su, e del pane. 10 Gesù disse loro: «Portate qua dei pesci che avete preso ora». 11 Simon Pietro allora salì sulla barca e tirò a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci; e benché ce ne fossero tanti, la rete non si strappò. 12 Gesù disse loro: «Venite a fare colazione». E nessuno dei discepoli osava chiedergli: «Chi sei?» Sapendo che era il Signore. 13 Gesù venne, prese il pane e lo diede loro; e così anche il pesce.14 Questa era già la terza volta che Gesù si manifestava ai suoi discepoli, dopo esser risuscitato dai morti.
Esodo 15, V.V. 22-2722 Poi Mosè fece partire gli Israeliti dal mar Rosso ed essi si diressero verso il deserto di Sur; camminarono tre giorni nel deserto e non trovarono acqua. 23 Quando giunsero a Mara, non potevano bere l'acqua di Mara, perché era amara; perciò quel luogo fu chiamato Mara. 24 Allora il popolo mormorò contro Mosè, dicendo: «Che berremo?» 25 Egli gridò al SIGNORE; e il SIGNORE gli mostrò un legno. Mosè lo gettò nell'acqua, e l'acqua divenne dolce. È lì che il SIGNORE diede al popolo una legge e una prescrizione, e lo mise alla prova, dicendo: 26 «Se tu ascolti attentamente la voce del SIGNORE che è il tuo Dio, e fai ciò che è giusto agli occhi suoi, porgi orecchio ai suoi comandamenti e osservi tutte le sue leggi, io non ti infliggerò nessuna delle infermità che ho inflitte agli Egiziani, perché io sono il SIGNORE, colui che ti guarisce».27 Poi giunsero a Elim, dov'erano dodici sorgenti d'acqua e settanta palme; e si accamparono lì presso le acque.Giovanni 21 V.V. 1-141 Dopo queste cose, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli presso il mare di Tiberiade; e si manifestò in questa maniera.2 Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e due altri dei suoi discepoli erano insieme. 3 Simon Pietro disse loro: «Vado a pescare». Essi gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Uscirono e salirono sulla barca; e quella notte non presero nulla. 4 Quando già era mattina, Gesù si presentò sulla riva; i discepoli però non sapevano che era Gesù. 5 Allora Gesù disse loro: «Figlioli, avete del pesce?» Gli risposero: «No». 6 Ed egli disse loro: «Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete». Essi dunque la gettarono, e non potevano più tirarla su per il gran numero di pesci. 7 Allora il discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!» Simon Pietro, udito che era il Signore, si cinse la veste, perché era nudo, e si gettò in mare. 8 Ma gli altri discepoli vennero con la barca, perché non erano molto distanti da terra (circa duecento cubiti), trascinando la rete con i pesci.9 Appena scesero a terra, videro là della brace e del pesce messovi su, e del pane. 10 Gesù disse loro: «Portate qua dei pesci che avete preso ora». 11 Simon Pietro allora salì sulla barca e tirò a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci; e benché ce ne fossero tanti, la rete non si strappò. 12 Gesù disse loro: «Venite a fare colazione». E nessuno dei discepoli osava chiedergli: «Chi sei?» Sapendo che era il Signore. 13 Gesù venne, prese il pane e lo diede loro; e così anche il pesce.14 Questa era già la terza volta che Gesù si manifestava ai suoi discepoli, dopo esser risuscitato dai morti.
30 Per fede caddero le mura di Gerico dopo che gli Israeliti vi ebbero girato attorno per sette giorni. 31 Per fede Raab, la prostituta, non perì con gli increduli, avendo accolto con benevolenza le spie. 32 Che dirò di più? Poiché il tempo mi mancherebbe per raccontare di Gedeone, Barac, Sansone, Iefte, Davide, Samuele e dei profeti, […]
Romani 9, V.V 1-161 Dico la verità in Cristo, non mento - poiché la mia coscienza me lo conferma per mezzo dello Spirito Santo - 2 ho una grande tristezza e una sofferenza continua nel mio cuore; 3 perché io stesso vorrei essere anatema, separato da Cristo, per amore dei miei fratelli, miei parenti secondo la carne, 4 cioè gli Israeliti, ai quali appartengono l'adozione, la gloria, i patti, la legislazione, il servizio sacro e le promesse; 5 ai quali appartengono i padri e dai quali proviene, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno. Amen! 6 Però non è che la parola di Dio sia caduta a terra; infatti non tutti i discendenti d'Israele sono Israele; 7 né per il fatto di essere stirpe d'Abraamo, sono tutti figli d'Abraamo; anzi: «È in Isacco che ti sarà riconosciuta una discendenza». 8 Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono considerati come discendenza. 9 Infatti, questa è la parola della promessa: «In questo tempo verrò, e Sara avrà un figlio». 10 Ma c'è di più! Anche a Rebecca avvenne la medesima cosa quand'ebbe concepito figli da un solo uomo, da Isacco nostro padre; 11 poiché, prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene o del male (affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione, 12 che dipende non da opere, ma da colui che chiama), le fu detto:«Il maggiore servirà il minore»; 13 com'è scritto: «Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù». 14 Che diremo dunque? Vi è forse ingiustizia in Dio? No di certo! 15 Poiché egli dice a Mosè: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò compassione». 16 Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia.
Romani 9, V.V 1-161 Dico la verità in Cristo, non mento - poiché la mia coscienza me lo conferma per mezzo dello Spirito Santo - 2 ho una grande tristezza e una sofferenza continua nel mio cuore; 3 perché io stesso vorrei essere anatema, separato da Cristo, per amore dei miei fratelli, miei parenti secondo la carne, 4 cioè gli Israeliti, ai quali appartengono l'adozione, la gloria, i patti, la legislazione, il servizio sacro e le promesse; 5 ai quali appartengono i padri e dai quali proviene, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno. Amen! 6 Però non è che la parola di Dio sia caduta a terra; infatti non tutti i discendenti d'Israele sono Israele; 7 né per il fatto di essere stirpe d'Abraamo, sono tutti figli d'Abraamo; anzi: «È in Isacco che ti sarà riconosciuta una discendenza». 8 Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono considerati come discendenza. 9 Infatti, questa è la parola della promessa: «In questo tempo verrò, e Sara avrà un figlio». 10 Ma c'è di più! Anche a Rebecca avvenne la medesima cosa quand'ebbe concepito figli da un solo uomo, da Isacco nostro padre; 11 poiché, prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene o del male (affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione, 12 che dipende non da opere, ma da colui che chiama), le fu detto:«Il maggiore servirà il minore»; 13 com'è scritto: «Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù». 14 Che diremo dunque? Vi è forse ingiustizia in Dio? No di certo! 15 Poiché egli dice a Mosè: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò compassione». 16 Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia.
Wicked kings rule in Jerusalem. Prophets warn the people, but they do not listen. Babylon conquers them.
God provides manna and water for the Israelites in the wilderness.