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Omelia della festa della Santa Famiglia di Nazareth C. Parlare oggi di famiglia sembra quasi un'impresa titanica… Eppure il Vangelo ci traccia una strada così bella per parlare di famiglia, mettendoci davanti la famiglia di Nazareth non perché è perfetta, ma perché è autentica; non perché priva di difficoltà, ma perché è capace di far crescere le persone, rendendole libere. Forse è proprio questo quello che serve affinché ogni nostra famiglia possa sbocciare, la capacità di far diventare adulte le persone che amiamo.
Dal Vangelo secondo Luca I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.Commento di don Marco (Giorni), sacerdote della Diocesi di MondovìPodcast che fa parte dell'aggregatore Bar Abba: www.bar-abba
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Una famiglia davvero speciale quella che oggi ci viene additata a modello. Il primo protagonista è lo stesso Gesù, il figlio di Dio, concepito da Maria per opera dello Spirito Santo. La stessa Madre è davvero speciale, è la donna senza macchia di peccato, è la prescelta da Dio stesso per essere la genitrice del Verbo. È speciale anche San Giuseppe, uomo giusto, padre, senza essere genitore, sposo senza essere marito. Eppure entrando nel vivo della loro storia emergono situazioni e virtù non dissimili da quelle che siamo chiamati a vivere e praticare tutti noi nel contesto di una qualsiasi umana normale famiglia. La vita di Gesù è stata una vita travagliata sin dalla sua nascita e della sua prima infanzia. Non l'hanno risparmiato né prove né persecuzioni e sappiamo bene come si è conclusa la sua esperienza terrena. La madre sua Maria ha condiviso in tutto e con rara intensità le sofferenze del figlio suo. Ha sperimentato i dubbi di Giuseppe, la persecuzione di Erode, l'esilio in Egitto, il misterioso silenzio di lunghi anni e poi le contestazioni e le trame contro il suo Gesù. Una mamma vera come tante altre, che contempliamo, nel momento finale, ai piedi della croce con il suo figlio morente tra le braccia. Giuseppe ha svolto il suo ruolo nascosto ed umile da uomo giusto, saggio ed operoso, nell'esercizio di un umile mestiere, nella consapevolezza che le grandi opere di Dio passano anche attraverso gli umili gesti di un povero falegname. Se così è, quanti esempi abbiamo da assumere, quanta luce emana da quell'umile casetta di Nàzaret, quante grazie possiamo attenderci da una famiglia così speciale, ma anche così esperta di vita vera. Quante nostre famiglie dovrebbero fare continuo spirituale pellegrinaggio in quella casa per raccogliere virtù ed esempi salutari.
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore - come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» - e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall'Egitto ho chiamato mio figlio». Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nella terra d'Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d'Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l'anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
VANGELODal Vangelo secondo LucaQuando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore.Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Dal Vangelo di Luca 2,22-40 Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore - come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» - e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servovada in pace, secondo la tua parola,perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,preparata da te davanti a tutti i popoli:luce per rivelarti alle gentie gloria del tuo popolo, Israele».Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/vangelo/message
Omelia della Santa Famiglia di Nazareth B. Cosa posso imparare dalle diverse età della vita? Come riconosco Dio nelle diverse età della vita? Cosa posso scoprire nelle diverse età della vita? Come posso lasciarmi muovere anche io dallo Spirito?
Commento ai Vangeli dell'ottava di Natale: oggi secondo Lc 2,22-40 di don Domenico Bruno. Visita www.annunciatedaitetti.it La nostra missione continua con altri formati anche su: INSTAGRAM: https://www.instagram.com/annunciate.dai.tetti FACEBOOK: https://www.facebook.com/profile.php?id=100067170417098 TELEGRAM: https://t.me/annunciatedaitetti WEBTV: https://ilcenacolowebtv.it Ascolta tutti i nostri podcast e gli altri progetti. Ecco tutti i link: https://linktr.ee/Annunciatedaitetti SE QUESTO SERVIZIO AL VANGELO CREDI SIA UTILE AIUTACI A PORTARLO AVANTI CON UN PICCOLO SOSTEGNO: 1- Attraverso PayPal https://www.paypal.com/donate/?hosted_button_id=FHWMCY38945UC 2- Attraverso Bonifico Bancario intestato a: Annunciate dai tetti APS Iban: IT61 L05262 41350 CC051133 3625 Causale: Erogazione liberale sostegno progetti (che potrai dedurre dalla dichiarazione dei redditi!) 3- Attraverso il 5x1000 Alla dichiarazione dei redditi firma il 5x1000 a favore della nostra associazione di promozione sociale Annunciate dai tetti scrivendo il codice fiscale: 92077870720 Contiamo sul tuo aiuto. Grazie!
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Omelia della s. Messa del 30 Dicembre 2022, Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, tenuta da p. Alessandro M. Apollonio, FI.
Dal Vangelo di Matteo 2,13-15.19-23 I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall'Egitto ho chiamato mio figlio». Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nella terra d'Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d'Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno». --- Send in a voice message: https://anchor.fm/vangelo/message
Commento al Vangelo di Mt 2,13-15.19-23 di don Domenico Bruno. Visita www.annunciatedaitetti.it e seguici su YouTube, Telegram https://t.me/annunciatedaitetti e Instagram e ascolta la web-radio su www.rdon.it. Ecco tutti i link: https://linktr.ee/Annunciatedaitetti
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6717OMELIA MARIA MADRE DI DIO - ANNO C (Lc 2,16-21)Un celebre passaggio della Esortazione Apostolica Marialis Cultus spiega l'importanza della festa odierna, alla luce della riforma liturgica post conciliare. Così scrive il papa Paolo VI: «Il tempo di Natale costituisce una prolungata memoria della maternità divina, verginale, salvifica, di colei la cui illibata verginità diede al mondo il Salvatore: infatti, nella solennità del Natale del Signore, la Chiesa, mentre adora il Salvatore, ne venera la Madre gloriosa; nella Epifania del Signore, mentre celebra la vocazione universale alla salvezza, contempla la Vergine come vera Sede della Sapienza e vera Madre del Re, la quale presenta all'adorazione dei Magi il Redentore di tutte le genti (cf. Mt 2,11); e nella Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (domenica fra l'ottava di Natale) riguarda con profonda riverenza la santa vita che conducono nella casa di Nazaret Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, Maria, sua Madre, e Giuseppe, uomo giusto (cf. Mt 1,19).Nel ricomposto ordinamento del periodo natalizio Ci sembra che la comune attenzione debba essere rivolta alla ripristinata solennità di Maria Ss. Madre di Dio; essa, collocata secondo l'antico suggerimento della Liturgia romana al primo giorno di gennaio, è destinata a celebrare la parte avuta da Maria in questo mistero di salvezza e ad esaltare la singolare dignità che ne deriva per la Madre santa [...] per mezzo della quale abbiamo ricevuto [...] l'Autore della vita (dal Messale Romano, 1º gennaio, Ant. d'ingresso e Colletta); ed è, altresì, un'occasione propizia per rinnovare l'adorazione al neonato Principe della Pace, per riascoltare il lieto annuncio angelico (cf. Lc 2,14), per implorare da Dio, mediatrice la Regina della Pace, il dono supremo della pace. Per questo, nella felice coincidenza dell'Ottava di Natale con il giorno augurale del primo gennaio, abbiamo istituito la Giornata mondiale della pace, che raccoglie crescenti adesioni e matura già nel cuore di molti uomini frutti di Pace» (n. 5).Il Vangelo di oggi ci presenta la Vergine Maria con suo Figlio in braccio. È l'immagine più raffigurata dagli artisti cristiani, sin dai primi tempi del Cristianesimo. Maria, come trono della Divina Sapienza, dona al mondo il Salvatore. Chi lo cerca, come i pastori o i magi, lo troverà in braccio a Lei, che lo porge alla contemplazione e all'adorazione di tutti.Come ha scritto il Papa, la solennità di oggi vuol celebrare la parte attiva che Maria ha avuto nell'opera della nostra salvezza. Il suo è stato un ruolo unico, quale Madre di Dio, Mediatrice di Grazia e Corredentrice, unita e subordinata al Figlio di Dio e suo, Mediatore e Redentore del genere umano. San Paolo, nella Lettera ai Galati (4,4-7: II Lettura), afferma che Gesù «nacque da donna, nacque sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché avessimo l'adozione a figli». Maria è questa donna, grazie alla quale è iniziata la nostra salvezza, grazie alla quale abbiamo avuto la possibilità di diventare figli di Dio.Oggi veneriamo Maria non solo come Madre di Dio, ma anche come Madre del Corpo Mistico di Cristo, che è la Chiesa. Perciò essa ricorre a Lei con fiducia, per avere in dono la salvezza. Non solo, ma la prende come suo modello insuperabile nel cammino di fede e di santificazione.Lo ha ricordato papa Benedetto XVI nella sua omelia del 1° gennaio 2006: «All'inizio di un nuovo anno, siamo come invitati a metterci alla sua scuola, a scuola della fedele discepola del Signore, per imparare da Lei ad accogliere nella fede e nella preghiera la salvezza che Dio vuole effondere su quanti confidano nel suo amore misericordioso».E ancora, lo stesso Pontefice propone la Vergine come modello di contemplazione, adatto proprio all'inizio di un nuovo anno, da vivere nella ricerca del Bene supremo e della sua volontà: «"Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore" (Lc 2,19). Il primo giorno dell'anno è posto sotto il segno di una donna, Maria. L'evangelista Luca la descrive come la Vergine silenziosa, in costante ascolto della parola eterna, che vive nella Parola di Dio. Maria serba nel suo cuore le parole che vengono da Dio e, congiungendole come in un mosaico, impara a comprenderle. Alla sua scuola vogliamo apprendere anche noi a diventare attenti e docili discepoli del Signore. Con il suo aiuto materno, desideriamo impegnarci a lavorare alacremente nel "cantiere" della pace, alla sequela di Cristo, Principe della Pace. Seguendo l'esempio della Vergine Santa, vogliamo lasciarci guidare sempre e solo da Gesù Cristo, che è lo stesso ieri, oggi e sempre! (cf. Eb 13,8)».
Omelia della S. Messa festiva del 26 dicembre 2021, FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE, tenuta da p. Donato Maria Donadello, FI.
Dal Vangelo secondo Luca I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.Commento di don Marco (Giorni), sacerdote della Diocesi di MondovìPodcast che fa parte dell'aggregatore Bar Abba: www.bar-abba
Tanti fili si intrecciano. Intanto l'occasione di questi battesimi: “Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!” (1Gv 3,1). Poi la festa di oggi: la Santa famiglia. Quanti pensieri oggi sulla famiglia: una famiglia è un miracolo, senza Dio non c'è famiglia. E poi la memoria che rimane nascosta di santo Stefano: il mistero dell'incarnazione continua in qualche modo in noi, Cristo abita in noi e per questo i suoi discepoli possono vivere e morire come lui ha vissuto ed è morto. Da tutti questi fili e nelle letture di questa Liturgia emerge con forza la priorità di Dio: permettiamo a Dio di essere Dio nella nostra vita! (1Sam 1, 20-22. 24-28; 1Gv 3, 1-2. 21-24; Lc 2, 41-52)
Dal Vangelo secondo Luca 2,41-52 I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. --- Send in a voice message: https://anchor.fm/vangelo/message
Omelia della S. Messa festiva della mattina del 26 dicembre 2021, FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA, tenuta da p. Gabriele Maria Pellettieri, FI.
Commento al Vangelo di Lc 2,41-52, di don Domenico Bruno.Visita www.annunciatedaitetti.it e seguici su YouTube, Telegram https://t.me/annunciatedaitetti eInstagram e ascolta la web-radio su www.rdon.it.Ecco tutti i link:https://linktr.ee/Annunciatedaitetti
In poco più di un minuto il commento al Vangelo della domenica
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6716OMELIA DELLA SACRA FAMIGLIA - ANNO C (Lc 2,41-52)La prima domenica dopo Natale ricorre ogni anno la festa della Santa Famiglia di Nazareth. Una famiglia unica e irripetibile, formata da Giuseppe, Maria e Gesù. Maria e Giuseppe erano veri sposi anche se vissero il loro matrimonio verginalmente, non solo come fratello e sorella, ma come Angeli in Terra, e più ancora. E Gesù è il Figlio di Dio venuto su questa Terra per la nostra salvezza. La Famiglia di Nazareth offriva agli angeli del Paradiso lo spettacolo più bello; essa – come si espressero alcuni Santi – era come la Trinità terrestre. San Giuseppe faceva le veci del Padre, Gesù è lo stesso Figlio di Dio, Maria è il riflesso più puro dello Spirito Santo. San Giuseppe, come la Chiesa da sempre ha insegnato, non è padre naturale di Gesù, ma, come si dice comunemente, il padre putativo, verginale, in quanto Gesù è stato concepito per opera dello Spirito Santo. Tuttavia era indispensabile la presenza di san Giuseppe per fare in modo che il Figlio di Dio entrasse in questo mondo in modo ordinato, ovvero che avesse una famiglia umana dove vivere e crescere.La famiglia è formata dallo sposo, la sposa (uomo e donna) e la prole. Tutto ciò che va contro questo piano di Dio è peccato e perversione.San Giuseppe educò lo stesso Figlio di Dio! Già da questo comprendiamo la grandezza di questo Santo che tante volte dimentichiamo. Dalle sue labbra Gesù apprendeva la Volontà del Padre Celeste; obbedendo a lui, Egli compiva con certezza ciò che Dio Padre chiedeva. Il Figlio di Dio si affidò a san Giuseppe: sul suo esempio mettiamo la nostra vita nelle mani di questo grande Santo.Maria, invece, è Madre naturale di Gesù. Da Lei, il Figlio di Dio ha preso la carne e il sangue, solo da Lei. Per tale motivo ci doveva essere una straordinaria somiglianza tra Gesù e la sua Madre Santissima. La vita di Maria a Nazareth, come pure quella di san Giuseppe, fu una continua adorazione. Essi avevano sempre sotto il loro sguardo Gesù; i loro occhi e i loro cuori non potevano distaccarsi da Lui.La Santa Famiglia di Nazareth ci offre dei grandissimi insegnamenti per la nostra vita cristiana, per la vita delle nostre famiglie. Prima di tutto essa ci insegna a mettere al primo posto la Volontà di Dio. Solo compiendo l'adorabile Volontà del Padre Celeste potremo essere felici, su questa Terra e in Paradiso. Nemmeno il più piccolo peccato nella Santa Famiglia di Nazareth: tutto era santo! Sull'esempio di Gesù, Giuseppe e Maria, impariamo anche noi ad evitare il peccato, pensando che esso è la più grande disgrazia che si possa abbattere sulle nostre famiglie. Insegnava un Santo, ad esempio, che la bestemmia e il non andare a Messa la domenica, allontanano sempre di più la benedizione di Dio sulle nostre famiglie. E poi pensiamo ai peccati contro la vita, alla contraccezione, all'aborto: altro che santa famiglia!Ripuliamo le nostre famiglie da tutte queste macchie che la rendono sempre più opaca. Chiediamo alla Madonna e a san Giuseppe di renderle un riflesso quanto più splendente della loro Santa Famiglia.Un altro insegnamento riguarda la preghiera. Ricordiamolo sempre: una famiglia che prega insieme è una famiglia che rimane insieme, una famiglia benedetta da Dio. Un tempo, alla sera, le famiglie si radunavano attorno al focolare per la recita del Rosario. Oggi, purtroppo, non è più così e i risultati si vedono con evidenza: famiglie distrutte, separazioni e divorzi.Ritorniamo alla preghiera e ritroveremo l'unità famigliare.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6716OMELIA DELLA SACRA FAMIGLIA - ANNO C (Lc 2,41-52)La prima domenica dopo Natale ricorre ogni anno la festa della Santa Famiglia di Nazareth. Una famiglia unica e irripetibile, formata da Giuseppe, Maria e Gesù. Maria e Giuseppe erano veri sposi anche se vissero il loro matrimonio verginalmente, non solo come fratello e sorella, ma come Angeli in Terra, e più ancora. E Gesù è il Figlio di Dio venuto su questa Terra per la nostra salvezza. La Famiglia di Nazareth offriva agli angeli del Paradiso lo spettacolo più bello; essa – come si espressero alcuni Santi – era come la Trinità terrestre. San Giuseppe faceva le veci del Padre, Gesù è lo stesso Figlio di Dio, Maria è il riflesso più puro dello Spirito Santo. San Giuseppe, come la Chiesa da sempre ha insegnato, non è padre naturale di Gesù, ma, come si dice comunemente, il padre putativo, verginale, in quanto Gesù è stato concepito per opera dello Spirito Santo. Tuttavia era indispensabile la presenza di san Giuseppe per fare in modo che il Figlio di Dio entrasse in questo mondo in modo ordinato, ovvero che avesse una famiglia umana dove vivere e crescere.La famiglia è formata dallo sposo, la sposa (uomo e donna) e la prole. Tutto ciò che va contro questo piano di Dio è peccato e perversione.San Giuseppe educò lo stesso Figlio di Dio! Già da questo comprendiamo la grandezza di questo Santo che tante volte dimentichiamo. Dalle sue labbra Gesù apprendeva la Volontà del Padre Celeste; obbedendo a lui, Egli compiva con certezza ciò che Dio Padre chiedeva. Il Figlio di Dio si affidò a san Giuseppe: sul suo esempio mettiamo la nostra vita nelle mani di questo grande Santo.Maria, invece, è Madre naturale di Gesù. Da Lei, il Figlio di Dio ha preso la carne e il sangue, solo da Lei. Per tale motivo ci doveva essere una straordinaria somiglianza tra Gesù e la sua Madre Santissima. La vita di Maria a Nazareth, come pure quella di san Giuseppe, fu una continua adorazione. Essi avevano sempre sotto il loro sguardo Gesù; i loro occhi e i loro cuori non potevano distaccarsi da Lui.La Santa Famiglia di Nazareth ci offre dei grandissimi insegnamenti per la nostra vita cristiana, per la vita delle nostre famiglie. Prima di tutto essa ci insegna a mettere al primo posto la Volontà di Dio. Solo compiendo l'adorabile Volontà del Padre Celeste potremo essere felici, su questa Terra e in Paradiso. Nemmeno il più piccolo peccato nella Santa Famiglia di Nazareth: tutto era santo! Sull'esempio di Gesù, Giuseppe e Maria, impariamo anche noi ad evitare il peccato, pensando che esso è la più grande disgrazia che si possa abbattere sulle nostre famiglie. Insegnava un Santo, ad esempio, che la bestemmia e il non andare a Messa la domenica, allontanano sempre di più la benedizione di Dio sulle nostre famiglie. E poi pensiamo ai peccati contro la vita, alla contraccezione, all'aborto: altro che santa famiglia!Ripuliamo le nostre famiglie da tutte queste macchie che la rendono sempre più opaca. Chiediamo alla Madonna e a san Giuseppe di renderle un riflesso quanto più splendente della loro Santa Famiglia.Un altro insegnamento riguarda la preghiera. Ricordiamolo sempre: una famiglia che prega insieme è una famiglia che rimane insieme, una famiglia benedetta da Dio. Un tempo, alla sera, le famiglie si radunavano attorno al focolare per la recita del Rosario. Oggi, purtroppo, non è più così e i risultati si vedono con evidenza: famiglie distrutte, separazioni e divorzi.Ritorniamo alla preghiera e ritroveremo l'unità famigliare.
Leggiamo e commentiamo due pagine famose dei Vangeli dell'infanzia secondo Luca: il Natale e il ritrovamento di Gesù nel Tempio. Poi sessione libera di domande e risposte.
La famiglia di NazaretOggi, festa della Santa Famiglia, Don Francisco Fernández Carvajal si sofferma sul fatto che Gesù abbia voluto cominciare la Redenzione dal seno di una famiglia e su quale sia la missione dei genitori.
I sacramenti, tra cui il matrimonio, sono cose immensamente grandi, perché atti di Dio i cui effetti sono indistruttibili e irreversibili. L'importanza della rinnovazione delle promesse matrimoniali e il contenuto di esse. Omelia Domenica della Santa Famiglia, 27 Dicembre 2020, S. Messa ore 11:00
L’esperienza di Abramo e la vita che ricevette in dono. La vita della famiglia di Nazareth santificata dalla presenza di Gesù. La vita è un dono da accogliere con fede, mai un diritto da esigere ad ogni costo. Omelia Domenica della Santa Famiglia, 27 Dicembre 2020, S. Messa ore 9:00
Omelia della Santa messa del 27 dicembre 2020, festa della Santa famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, tenuta da P. Gabriele M. Pellettieri, FI
Omelia della Santa messa del 27 dicembre 2020, festa della Santa famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, tenuta da P. Donato M. Donadello, FI
Sono tante le immagini, le emozioni e i pensieri che mi suscita il vangelo di oggi e vorrei condividere ciò che ogni personaggio mi dice. Prima fra tutte la tenerezza nel contemplare questa coppia di giovani sposi con il loro neonato che si dirigono a Gerusalemme per presentarlo al Signore. È molto bella questa scena di affidamento a Dio, un affidamento che non a caso avveniva a pochi giorni dalla nascita e che aveva il sapore della benedizione, della fiducia e della speranza. Proseguendo nel racconto ecco comparire la figura di Simeone. Ora, di lui si potrebbe dire molto, ma c'è una cosa che più mi colpisce e che penso ci assomigli molto in questo. Si dice che aspettasse la consolazione d'Israele. Questo suo vissuto mi fa pensare alle nostre attese di consolazione, alle nostre ferite che chiedono di essere curate… Penso che mai come in questo periodo ce ne sia bisogno. Di Giuseppe e Maria non si dice molto se non del loro atteggiamento di stupore nel sentire quanto si diceva di Gesù. È bello lo stupore. Forse un sentimento da riscoprire. Stupirsi…è ancora possibile oggi? Della profetessa Anna non passa inosservato il suo lodare Dio, l'atteggiamento di lode per il bambino Gesù che diventa vangelo della prima ora. Non ultimo c'è lui, Gesù, che è il protagonista principale. Non dice niente, come tutti i bambini appena nati non parla, eppure con la sua vita, anche da neonato, sta comunicando la verità del Padre. Cosa mi stanno dicendo i vari personaggi? Oggi cerco di identificarmi con colui che mi pare più in sintonia, e ne vivo la caratteristica. --- Send in a voice message: https://anchor.fm/vangelo/message
27 Dicembre 2020 - Festa Santa Famiglia di Nazareth
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Una festa speciale quella della Santa Famiglia di Nazareth. Si tratta di Gesù, Maria e Giuseppe, che vengono additati a esempio ad ogni famiglia umana. Da tempo, forse da sempre, si parla di famiglia in crisi; ai nostri giorni tale crisi ha assunto proporzioni allarmanti: i casi di separazioni, di divorzi, di matrimoni irregolari e di unioni di fatto, prive del sacro suggello sacramentale, sono sempre più frequenti. Manca un punto di riferimento e un modello imitabile di amore vero, di amore come dono, di unione indissolubile da vivere nell'intima comunione con Dio. Nella famiglie spesso manca il dialogo, manca la preghiera, tante volte manca l'unione e viene meno l'amore. Oggi gli occhi dei genitori e dei figli posano il loro sguardo ammirato sulla Santa Famiglia per riscoprire le virtù che adornano quella casa benedetta e quel Figlio e quegli educatori davvero speciali. Possiamo scoprire che sono spesso coinvolti da misteri divini, ma anche che sono chiamati a vivere le semplici e drammatiche vicende umane, non dissimili da quelli che ci coinvolgono, ma sempre animati e sorretti dalla preghiera e dalla fede. I protagonisti della Sacra Famiglia sono attenti ai segnali divini non solo per percepire una missione eccezionale e salvifica, ma anche per superare i momenti tragici, per superare le difficoltà quotidiane, anche per affrontare il sacrificio e la croce. Questo incessante dialogo con Dio, che diventa preghiera, che diventa umile docilità alla volontà divina e forza per superare ogni prova e ogni tentazione, è un messaggio da cogliere e da attuare all'interno delle nostre famiglie. Così potremo riscoprire la fortezza che unisce, l'amore che salva, la vera pace e la concordia. Proponiamo oggi ad ogni famiglia, ad ogni mamma ad ogni papà, ad ogni figlio, uno spirituale pellegrinaggio a Nàzareth per riempire il proprio spirito delle sublimi virtù di Maria, l'umile ancella del Signore, di Giuseppe, l'uomo giusto, il carpentiere, custode della santa famiglia e di Gesù, il Figlio di Dio, che era loro sottomesso e cresceva in età, sapienza e grazia.
Omelia della Santa Messa del 26 dicembre 2020, festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, tenuta da P. Francesco M. Budani, FI
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servovada in pace, secondo la tua parola,perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,preparata da te davanti a tutti i popoli:luce per rivelarti alle gentie gloria del tuo popolo, Israele».Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6364OMELIA SANTA FAMIGLIA - ANNO B (Lc 2,22-40)di don Angelo SceppacercaIl tempio di Gerusalemme, unico e sommo luogo sacro del popolo d'Israele, che custodiva le tavole della Legge di Dio (segno della gloria e della vicinanza di Jahvé al popolo eletto) brulicava quotidianamente di pellegrini, sacerdoti, addetti, mercanti. Una folla chiassosa e indaffarata. Quel giorno, quasi nascosti e anonimi, Maria e Giuseppe portano il loro piccolo per adempiere le prescrizioni e compiere l'offerta. Solo due vecchi, Simeone e Anna, si accorgono di loro, li riconoscono e, dopo tanti anni di silenzio e attesa, tornano a profetizzare. Simeone riconosce in quel bambino il Signore, il Messia di Israele, l'atteso delle genti. Finalmente l'ha visto! Ora può morire in pace. La paura della morte è vinta, perché finalmente è possibile trovare Dio nel proprio limite, nella condizione della carne umana. Anche Anna, ormai vecchia e vedova da tanti anni, trova finalmente lo Sposo di Israele. Le grandi paure dell'uomo, la morte e la solitudine, si dissolvono: Dio si fa compagno dando senso alla vita e speranza dinanzi alla morte.ORA LASCIA O SIGNOREIl segno della circoncisione diceva l'appartenenza al popolo che si era impegnato con Dio in un patto di alleanza e di fedeltà. A questo patto Israele, come ogni uomo, non è mai stato fedele, è sempre venuto meno. Dio no. Anzi, in Gesù trova la via per compiere finanche la parte dell'uomo. Gesù è, allo stesso tempo, il sì di Dio all'uomo e il sì dell'uomo a Dio.Il canto di Simeone ("Ora lascia o Signore...") è la preghiera che chiude la liturgia di ogni giorno, a "Compieta": mentre scende la notte, si alza l'inno di gioia e di salvezza. Come il vecchio Simeone, anche l'uomo, al limite del suo giorno e dei suoi giorni, non è più stretto dall'abbraccio delle ombre di morte, ma egli stesso abbraccia il piccolo che dà la vita, il Signore che salva, Gesù.SEGNO DI CONTRADDIZIONEMaria e Giuseppe ascoltano con stupore le parole di Simeone che predice il destino di Gesù, segno di contraddizione. Già si intuisce il mistero di morte e resurrezione del Signore che trapassa il cuore della Madre e di ogni discepolo.Anna, molto avanzata negli anni, riceve anch'essa la grazia di vedere il volto di Dio in Gesù. Sembra avere l'età di tutta l'umanità che, dopo una giovinezza brevissima (il paradiso delle origini!), ha perso lo sposo e vive una vita vuota e disperata. Come Anna, anche noi non dobbiamo "lasciare il tempio", ma continuare ad attendere e cercare, con preghiera e desiderio, di vedere il volto di Dio e di ascoltarne la voce.LA SANTA FAMIGLIALa festa della Santa Famiglia fa sì che ciascuno si ritrovi in qualcuno dei suoi protagonisti: i padri potranno rispecchiarsi in San Giuseppe, le madri in Maria, i figli in Gesù. Meglio ancora sarebbe che ogni famiglia cristiana si recasse oggi spiritualmente a Nazareth e qui apprendere l'arte di vivere in famiglia. È quello che, con parole ispirate, ricordava Paolo VI, pellegrino in Terra Santa nel gennaio del 1964: "Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazareth ci ricordi cos'è la famiglia, cos'è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere come è dolce e insostituibile l'educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell'ordine sociale".Nella domenica della Santa Famiglia emblematiche sono le figure di due profeti, Anna e Simeone. Anche la famiglia in quanto tale è profezia per l'umanità, perché (queste le parole di Giovanni Paolo II) "l'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia".Quand'è che una famiglia è vincente? Il modello di Nazareth spinge a cercare il criterio del successo della vita familiare nell'esercizio dell'amore, nel continuo superamento del proprio egoismo. Un amore che ben conosce il sacrificio personale, la spada che ti trapassa l'anima. La profezia di Anna su Maria si avvererà sotto la croce, dove Maria, pietrificata, stava, in piedi, a nome di tutta l'umanità. Fonte: Agenzia SIRPubblicato su BastaBugie n. 696
Riascolta in podcast su Radio Civita InBlu l'omelia celebrata da Don Guerino Piccione, parroco della Chiesa di Santa Maria Maggiore ad Itri, nel giorno della Festa della Santa Famiglia.
Omelia della S. Messa di mattina di 29 dicembre 2019, Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, tenuta da P. Gabriele Maria Pellettieri.
Omelia della S. Messa di 29 dicembre 2019, Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, tenuta da P. Francesco Maria Budani.
Omelia della S. Messa prefestiva di 28 dicembre 2019, Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, tenuta da P. Donato Maria Donadello.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5905OMELIA SANTA FAMIGLIA - ANNO A (Mt 2, 13-15. 19-23)La Chiesa e il mondo contemporaneo s'interrogano, oggi più che mai, circa il disegno di Dio sulla famiglia. Mentre da una parte emergono alcuni grandi valori che manifestano la presenza di Dio, come la crescita della libertà e della responsabilità nella paternità e nell'educazione, la legittima aspirazione della donna all'eguaglianza di diritti e di doveri con l'uomo, l'apertura al dialogo verso tutta la grande famiglia umana, la stima delle relazioni autenticamente personali..., dall'altra si constatano crescenti difficoltà, come la degradazione della sessualità, la visione materialistica ed edonistica della vita, l'atteggiamento permissivo dei genitori, l'indebolirsi dei vincoli familiari e della comunicazione tra generazioni.IL PROGETTO DI DIOLe caratteristiche della famiglia descritta nei brani dell'AT erano: la pace, l'abbondanza di beni materiali, la concordia e la discendenza numerosa: segni della benedizione del Signore; la legge fondamentale era l'obbedienza temperata dall'amore; questa obbedienza non era solo segno e garanzia di benedizione e prosperità per i figli, ma anche un modo per onorare Dio nei genitori (Prima lettura). A questo tipo di famiglia, il cristianesimo ha portato un costante superamento di se stessa in vista del Regno: san Paolo domanda agli sposi e ai figli cristiani di vivere la loro vita familiare come se vivessero già nella famiglia del Padre celeste nella obbedienza di fede come Abramo mentre s. Giovanni ci ricorda la figliolanza divina che il Padre ci ha donato (seconda lettura).Il Vangelo, presentandoci l'esperienza di Cristo che entra nel tessuto di una famiglia umana concreta, traccia un quadro realistico delle alterne vicende alle quali va soggetta la vita di una famiglia. Nella famiglia non tutto è idillio, pace, serenità: essa passa attraverso la sofferenza e le difficoltà dell'esilio e della persecuzione: attraverso le crisi per il lavoro, la separazione, l'emigrazione, la lontananza dei genitori. Nella santa Famiglia, come in ogni famiglia, vi sono gioie e sofferenze, dalla nascita all'infanzia, all'età adulta; in essa maturano avvenimenti lieti e tristi per ciascuno dei suoi membri. Il momento in cui la strada dei figli si divide da quella dei genitori è uno dei più importanti e decisivi della storia della famiglia. Dopo il ritrovamento nel tempio, Maria e Giuseppe tacciono, non sollevano obiezioni sulla scelta di Gesù: intuiscono che è una scelta che sembra escluderli dalla vita del loro unico figlio, una scelta costellata di lacrime, ma l'accettano, perché quella è ha volontà di Dio.LA MISSIONE DELLA CHIESALa Chiesa partecipa alle gioie e alle consolazioni, come pure alle sofferenze e difficoltà della vita familiare di oggi: conforta ed incoraggia le famiglie che consapevolmente si impegnano a vivere secondo il Vangelo, rendendo testimonianza ai frutti dello Spirito; stima ed accoglie gli elementi di ogni cultura, per garantire la loro consonanza con il disegno di Dio sul matrimonio e ha famiglia; si impegna a sollevare le condizioni di quei nuclei familiari che vivono nella miseria, mentre nel mondo circostante abbondano le ricchezze; proclama con forza contro ha violenza della società i diritti alla libertà religiosa, alla procreazione responsabile e alla educazione, collaborando attivamente alla soluzione dei gravi problemi sociali, economici e demografici che pesano sulla famiglia; annuncia con coraggio la fondamentale vocazione dell'uomo a partecipare alla vita e all'amore di Dio Padre. La famiglia è la prima cellula della società e della Chiesa. Dio l'ha creata a sua immagine (Gn 1,26) e ha affidato all'uomo il compito di crescere, di moltiplicarsi, di riempire la terra e di sottometterla (Gn 1,28). Questo disegno si avvera quando l'uomo e ha donna si uniscono intimamente nell'amore per il servizio della vita, partecipando così al potere creatore di Dio e all'amore redentivo di Cristo.PER UNA FAMIGLIA APERTAQuesto disegno di Dio chiama ogni giorno gli sposi a vivere ha «novità» dell'amore, attraverso ha conversione del cuore e la santità della vita, segnata dalla sofferenza della croce e dalla speranza della risurrezione. La risposta al progetto di Dio impegna la famiglia a svolgere i compiti che le sono propri nel mondo di oggi: l'educazione alla libertà, ad un forte senso morale, alla fede e agli autentici valori umani e cristiani. Ad essa è affidato anzitutto il compito della evangelizzazione e della catechesi; e nell'ambito della più ampia comunità sociale essa testimonia i valori evangelici, promuove la giustizia sociale, aiuta i poveri e gli oppressi.La famiglia cristiana potrà attuare questo se sarà perseverante nella preghiera comune e nella liturgia che sono fonti di grazia.
+ Dal Vangelo secondo Matteo(Mt 2,12-15.19-23)I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Omelia della S. Messa di mattina di 30 dicembre 2018, Festa della Santa Famiglia, tenuta da P. Gabriele Maria Pellettieri.
Omelia della S. Messa di pomeriggio di 30 dicembre 2018, Festa della Santa Famiglia, tenuta da P. Donato Maria Donadello.
Omelia della S. Messa prefestiva di 29 dicembre 2018, Festa della Santa Famiglia, tenuta da P. Donato Maria Donadello.
NESSUNO CI HA MAI PARLATO COME GESU'La Quaresima ci sta insegnando che c'è sempre accanto o dentro di noi un nemico di Gesù che vorrebbe "arrestare" la sua opera rendendo vana la Croce. La voce minacciosa del demonio, infatti, ci ammonisce continuamente a non farci "ingannare" da un profeta così mal messo, quando gli affari da sbrigare sono così seri che la stoltezza della predicazione è solo roba per bigotti... Anche nelle nostre famiglie può "sorgere dissenso", letteralmente divisione, circa l'identità di Gesù. Ma per favore, a casa litigheremmo perché abbiamo pensieri diversi sul Signore? Mi sono adirato con il fidanzato perché non condividiamo la stessa fede? Sì, ogni lite, ogni dissenso è opera del diavolo, il divisore, che ci separa da Dio per separarci tra noi. Ci tenta e ci inganna su Gesù incarnato nel fratello dinanzi a noi. Insinuandoci il dubbio che si possa fare carne proprio lì, in quella relazione difficile, ci sottrae il luogo della comunione, la carne di Cristo dove perdonarci, accettarci, accoglierci, amarci. E così, ce ne "torniamo ciascuno a casa sua", al nostro ego imprigionato nella solitudine della superbia. E' lo stesso che accadde nell'Eden. Mentendo, il serpente ha insinuato un dubbio su Dio e il suo amore, che, accolto, ha poi eroso la comunione tra i due progenitori. Dovevano essere due in una carne, si sono ritrovati nudi, soli, divisi, due carni esposte alla morte. Per abbattere il muro della divisione occorreva che ci fosse rivolta la stessa Parola che ha tratto l'ordine della creazione dal caos primordiale: le Parole di Gesù. "Mai, infatti, un uomo ha parlato come parla quest'uomo!": nessun filosofo o politico, nessuna madre e nessun padre, nessun fidanzato, nessun prete. Le parole di cui avevamo bisogno non potevano cadere da un Cielo troppo lontano, ma nemmeno potevano essere così umane come quelle di cui saremmo capaci anche noi. Dovevano essere le parole di Gesù, la cui divinità era celata nella debolezza di una carne come la nostra. Lui è la "Parola fatta carne" che "è venuta ad abitare in mezzo a noi". Nel seno di Maria ha udito le prime parole umane, nella Santa Famiglia di Nazaret ha appreso a ripeterle, nel cuore del suo popolo le ha sentite risuonare colme di angosce, speranze, gioie e dolori. Il Figlio di Dio "ha imparato dalle cose che ha patito" a coniugare la Parola del Padre in una parola umana: come ha assunto la nostra carne, così ha assunto il nostro linguaggio, per colmarlo del senso autentico e soprannaturale. Le parole di Gesù, infatti, proprio perché rivestite della nostra debolezza, potevano far giungere il loro potere sino al fondo del cuore dell'uomo peccatore e trasformarlo. Per questo, solo coloro che erano considerati "maledetti", "il popolo" ignorante, potevano ascoltarle ed essere salvati. "Maledetti" non perché non conoscevano la Legge, ma perché non avevano la forza per osservare tutti i precetti della tradizione; per gli impuri, i pubblicani, le prostitute, i ladri, i pastori, i peccatori, era già troppo il peso di ogni giorno. La storia li aveva umiliati, e questo, agli occhi dei capi e degli intelligenti, dei religiosi e dei moralisti, era il segno inequivocabile della maledizione divina. Ma proprio per loro Dio si è fatto maledizione. Tutti soffriamo perché ci riteniamo impresentabili, vorremmo essere diversi, ed è quello che, di conseguenza, esigiamo dagli altri. E tu, ti senti maledetto? Pensi che la sorte si sia accanita contro di te? Pensa ai sentimenti che gli eventi politici di questi giorni stanno generando in te. In chi ti identifichi? E' importante, perché il Vangelo oggi ti scruta chiedendoti: per caso anche tu ti alzi nel Parlamento della tua storia per accusare con violenza e rancore chi e che cosa ritieni responsabile della tua sofferenza? Anche tu stai chiedendo le dimissioni del fratello da qualunque responsabilità e collaborazione nella tua vita? Se sì, significa che sei profondamente ingannato, e non ti rendi conto che da un pezzo hai espulso Dio dalle tue cose, e per questo ti sei ritrovato ancora più debole, incoerente, perché nascostamente peccatore; e per far tacere la tua coscienza, accusi negli altri quello che non accetti in te. Sei scontento e infelice perché ti stai giudicando e disprezzando, mentre starai sicuramente giudicando qualcuno come maledetto, cioè incoerente, fallito, perduto. Ma coraggio, la Chiesa non è un Parlamento umano che sguazza nel fango sparato da chi, ritenendosi impeccabile a priori, calunnia e accusa qualcuno per poterne prendere il posto. La Chiesa ha già un "capro espiatorio" che ha pagato per tutti, espulso e ucciso fuori della città. E' Gesù, il Figlio di Dio che si è fatto uomo per te, che ha preso la tua carne perché la maledizione ricadesse sulla sua. Lui ti è accanto, nel fratello che stai giudicando, nella tua vita maledetta perché incostante nel bene, ipocrita e impaurita, per farne un prodigio. Ma solo la semplicità del bisogno di amore e misericordia, cioè la situazione di maledizione accettata, può accogliere il figlio di Giuseppe, il falegname "venuto da Nazaret"; solo chi è schiacciato dai peccati può abbandonarsi all'unico che si è fatto scandalosamente peccato. Gesù "viene da Nazaret" per te, e ciò significa dal luogo e nelle situazioni e momenti in cui meno te lo aspetti. Oggi, ora, perché è adeso che hai bisogno del suo perdono. Basta disprezzarti e disprezzare. Lui è nato nella tua mediocrità, nell'irrilevanza del tuo lavoro, nel grigio della tua debolezza, nella tua malattia. Lui è vissuto a Nazaret, nella Galilea lontana da Gerusalemme, per dirti che ti è stato accanto nei tuoi compromessi pagani, nella tua vita spesa ben distante dal Tempio e dalla sua santità. Lui è venuto per te; si è fatto come te; Lui ama te, così come sei, per farti come Lui. Per dimostrare stolta la sapienza del mondo e falsa quella dei moralisti religiosi, che tanto "studiano" per non accorgersi che il Messia in persona "viene proprio dalla Galilea". Sì, il Messia viene dalla povertà e dalla maledizione per fare di ogni vita una benedizione. Accogliamolo allora, perché ci doni la sapienza crocifissa che, in tutti quelli che il mondo moralista ritiene maledetti e senza speranza, sa discernere le sembianze di Gesù, per accostarci a loro senza esigere nulla, con pazienza e misericordia, annunciando le stesse "parole" con cui Cristo ha salvato noi, così divine e perciò così pienamente umane.
Dal Vangelo secondo Luca 2,41-51.I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua.Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. -----ACCOLTI NEL CUORE DI MARIA CHE E' LA COMUNITA' DOVE IMPARARE LA MITEZZA E L'UMILTA'Quella volta, per la Santa Famiglia di Nazaret, il viaggio a Gerusalemme era speciale: si andava per celebrare la Bar Mitswa di Gesù che, come ogni ragazzo ebreo, giunto ai dodici anni, doveva recarsi al Tempio per divenire "figlio della Legge". Per Maria si trattava di un nuovo parto: suo Figlio stava per entrare nel mondo degli adulti, e Lei era lì ad accompagnarlo, come quella notte a Betlemme. E non a caso sono i due momenti nei quali l'evangelista Luca afferma che "sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore". A Betlemme Maria ha partorito suo Figlio nel mondo, al Tempio lo doveva partorire all'obbedienza che accoglie e si sottomette alla volontà di Dio espressa nella Torah. L' "angoscia" di Maria inizia qui, nel suo cuore immacolato che comincia ad essere trapassato dalla spada; come quello di ogni madre di fronte al futuro adulto dei figli. Insieme a Giuseppe lo avevano portato a Gerusalemme "secondo l'usanza", ma di sicuro Maria aveva intuito che quella di Gesù non era una Bar Mitswà come tutte le altre. Sapeva di essere era la Madre del Messia. E infatti, sulla strada del ritorno accade di nuovo un imprevisto misterioso e doloroso: quel Figlio le era sfuggito, "senza che se ne accorgessero". Maria doveva imparare ancora, perché anche questo fa un "cuore immacolato". Lo "cerca" nella carne, negli affetti, nelle abitudini, nelle mappe dell'esistenza disegnate faticosamente con l'esperienza, quelle con le quali tutti cerchiamo di orientarci tra gli eventi e le persone; ma non era lì che doveva "cercarlo" e, infatti, "non avendolo trovato, "torna" in cerca di lui a Gerusalemme". E' un primo passo, accetta di non aver capito e "torna" indietro, perché la fede è un cammino di liberazione continua da se stessi, e Maria, per accompagnare Gesù alla Bar Mitswà della Croce, per essere Madre della Chiesa e Madre nostra, doveva camminare docile nella volontà di Dio, "custodendo nel cuore ogni cosa" che la spogliava delle certezze umane, per entrare nella notte che segna il passaggio al giorno della risurrezione. Dopo "tre giorni", infatti, "trovarono Gesù nel Tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte". E' una profezia di ciò che, dopo la resurrezione, il Signore avrebbe compiuto nella sua Chiesa attraverso i secoli, sino ai confini della terra: colma dell' "intelligenza" della Croce, offrirà la "risposta" della resurrezione alla domanda di ogni uomo di fronte al dolore e alla morte. Maria era giunta proprio lì, dentro a quella profezia. Vi era "discesa" nella carne per cercare suo Figlio, vi ha trovato nella fede il Messia Figlio di Dio che "deve occuparsi delle cose del Padre suo". E Maria tace. Il suo "cuore immacolato" accetta di non capire. E' la fede di Madre che si fa adulta abbracciando per "custodire e meditare nel cuore" la Parola, senza la quale nessuna Bar Mitswà del Figlio sarebbe autentica. E nella fede Maria lascia andare suo Figlio, nell'attesa umile che sia Dio, nel suo "cuore immacolato", a spiegarglielo, se, come e quando avrebbe voluto. Quante Bar Mitswà abbiamo celebrato con i nostri figli? Nessuna, probabilmente, e non perché non siamo ebrei. Quante volte, cioè, ci siamo fermati dinanzi al loro mistero? ci sono atteggiamenti, parole, gesti incomprensibili, soprattutto peccati inaccettabili. Hai discusso con lui? Se sì, significa che hai cercato "nella carovana" della carne le risposte, anche quando hai pensato di trovarle nella religione, perché, a differenza di Maria, la tua relazione con lui è viziata all'origine dalla menzogna del demonio. Dubiti di Dio, e per questo il cuore non è aperto alla speranza del Cielo capace di porre la relazione sul piano divino. Ti manca la fede adulta che, anche di fronte al peccato inaccettabile, conosce la speranza; ami tuo figlio nella carne, non con l'amore che sgorga da un "cuore immacolato". Però ci è impossibile cambiare il nostro cuore. Certo, ma non lo è per Dio, e per la sua Chiesa, nella quale possiamo rinascere con un "cuore immacolato". Un cuore capace di accompagnare i figli alla loro Bar Mitswà, ad accogliere cioè la Parola perché diventi la luce per ogni loro passo; e questo non si può fare se essa non lo è prima diventata per noi. Anche i nostri figli, infatti, per "occuparsi delle cose di loro Padre" hanno bisogno come Gesù di una madre che glielo insegni. Hanno bisogno cioè di genitori che "siano sottomessi" a Dio loro per primi, come Gesù proprio nella sottomissione di Maria alla volontà di Dio ha imparato a obbedire alla Torah "tornare a casa" per "stare loro sottomesso" come a Dio; vuoi che tuo figlio ti obbedisca? Sottomettiti a Dio, e vedrai che prima o poi riconoscerà nelle tue le Parole di Dio autentificate dalla tua vita. I nostri figli hanno bisogno di genitori che, prima di loro, hanno imparato alla scuola di Maria a pensare, discernere e amare con un "cuore immacolato" gestato, nato e cresciuto nella fede nelle grembo fecondo della Chiesa. Allora sapremo essere uscire dalla "carovana" per essere dinanzi ai nostri figli come Maria dinanzi al suo; perché amarli come Lei ha amato suo Figlio significa amare e servire innanzitutto la volontà di Dio in loro. Per te e per me significa amare Dio più di tuo figlio, del tuo figlio nella carne, delle tue speranze e dei tuoi progetti, di tutto quello che si impara e si vive "nella carovana, tra parenti e conoscenti". Perché se sei un cristiano, sei figlio della Vergine Maria, e anche a te è stata annunciata la stessa profezia di Simeone: anche tuo figlio ha un'elezione speciale, sarà un segno di contraddizione, e per questo, e non per altro, anche oggi il tuo cuore sarà trapassato da una spada. Impara da Maria, allora, e ti accorgerai che hanno bisogno della tua fede, solo di quella. In ogni evento si nasconde, infatti, la mano di Dio che conduce tuo figlio, con pazienza e fedeltà sino al compimento della sua vocazione.
Santa Famiglia di Gesù
La vita nascosta della Santa Famiglia di NazaretTrascrizione (non corretta dall'autore)
La morte di Erode - Gli anni nascosti di Gesù nella S.Famiglia di NazaretTrascrizione (non corretta dall'autore)
Omelia del 28 dicembre 2014