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Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
A Piccoli Sorsi - Commento alla Parola del giorno delle Apostole della Vita Interiore
- Premere il tasto PLAY per ascoltare la catechesi del giorno -+ Dal Vangelo secondo Giovanni +Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto.Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».Parola del Signore.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8045OFFRE LA VITA PER SALVARE L'ANIMA DELL'ASSASSINO DI SUO PADRE di Rino Cammilleri Si chiamava Maria del Carmen Gonzàlez Valerio y Sàenz de Heredia. Perché un cognome così lungo? Perché sono due: gli spagnoli dei tempi cattolicissimi aggiungevano anche quello della madre, dimostrando alle femministe odierne di essere molto più "avanzati" di loro.Diciamo subito che si tratta di uno di quei bambini malatissimi che, inspiegabilmente (a viste umane), sono tutti per Gesù. E morendo non lasciano i genitori nello strazio, come la gioia serena della madre di Carlo Acutis dimostra. Se Dio ragionasse come noi, il Cielo sarebbe pieno di soli centenari. Eppure, anche i pagani sapevano che chi muore giovane è caro agli dei. E veniamo a noi. María del Carmen, così chiamata perché alla nascita consacrata alla Madonna del Carmelo, era madrilena e figlia di nobili. Era la seconda di cinque e nacque nel 1930.Dati i brutti tempi che correvano (e che di li a poco avrebbero portato alla guerra civile) si pensò di cresimarla alla svelta, cosa che fu effettuata quando lei aveva solo due anni per mano personale del nunzio apostolico Todeschini, che aveva consuetudine col cattolicissimo capofamiglia don Julio González Valerio. L'inferno scatenato dagli anarco -comunisti del Fronte popolare in quegli anni è cosa nota ai lettori del Timone (omicidi di preti, incendi di chiese, distruzione di opere d'arte religiose...), cosi saltiamo direttamente al 1936, quando la Spagna si divise in due parti, l'una contro l'altra armate. I miliziani rojos non persero tempo e scelsero proprio il giorno dell'Assunta per arrestare don Julio, che aveva il grado di capitano d'artiglieria. La colpa? Niente, semplice pulizia etnica, anzi religiosa: non era dei loro, quindi era contro di loro (diabolus simia Dei, il diavolo è la scimmia di Dio). Il carcere in cui lo rinchiusero dava sulla strada della sua casa, e la bimba poteva vedere sgomenta suo padre dietro a una finestra con le sbarre. Fino al giorno in cui non lo vide più. Alla moglie, che ne chiedeva notizie, fu risposto di andare a cercare all'obitorio.MISTERI DIVINIMaricarmen (così in famiglia), sebbene avesse solo sei anni sapeva che il responsabile ultimo dell'assassinio di suo padre era il premier repubblicanoManuel Azaña Díaz. Ma, beata innocenza, chiedeva a sua madre se l'anima di costui si sarebbe salvata (!). La madre, trattenendo le lacrime, le rispondeva che ci volevano molti fioretti. Intanto, sistemava i figli presso vari parenti e lei si rifugiava nell'ambasciata belga. Maricarmen fu messa in un collegio di suore irlandesi (tra le poche che i rivoluzionari lasciarono in pace, non volendo complicazioni internazionali). Ed era l'unica alunna a frequentare la Messa delle suore al mattino presto.Pare che durante la Settimana Santa, il Giovedì per l'esattezza, abbia offerto la sua vita a Dio in cambio dell'anima di chi l'aveva resa orfana. Qui non mi si chieda di avanzare spiegazioni, sarebbero un'arrampicata sugli specchi tanto inutile quanto fuorviante. Si tratta di mistica, della quale dichiariamo di nulla sapere e capire. Certo, sul retro di qualche santino si trova sempre il volo pindarico clericale che "spiega" l'inspiegabile. E l'inspiegabile è questo: come può venire in mente a una bambinetta di fare una cosa del genere e, per giunta, perseverarvi? Misteri divini. Sì, perché o così, o niente.Solo Dio può inculcare un desiderio siffatto, che implica una certezza adamantina nella realtà della vita eterna. Puoi stringere i denti e sopportare, sì, ma quando sai che la sofferenza è a termine. Come l'evangelica donna che partorisce e alla vista del neonato dimentica di aver patito da urlare.SAPEVA DI DOVER MORIREL'offerta di Maricarmen fu evidentemente accettata, infatti si prese la scarlattina. Era il 1939 e mancavano pochi mesi alla vittoria dei nazionalisti, che lei di fatto non vide mai. La scarlattina fece presto a degenerare in chissà che cosa: le si formò una specie di tumore all'orecchio, che si riempì di pus.Gli antibiotici ancora non esistevano, i medici non si raccapezzavano, cercavano di curala con certe flebo che però non bastavano mai. Prima tre volte al giorno, ed era roba dolorosa quando entrava in circolo. Arrivarono a venti al giorno. E ogni volta che l'ago le entrava nel braccio quella obbligava i presenti a dire un Pater noster con lei. Dopo otto giorni gettarono la spugna e la rimandarono a casa. La casa, però, era quella della zia Sofia, sorella della madre, la quale stava ancora, per sicurezza, nell'ambasciata belga. Qui gli agi di famiglia le permisero l'assistenza di due infermiere, ma era sempre peggio. Si ridusse a un'unica piaga in tutto il corpo. La madre la invitava a chiedere a Gesù la guarigione e lei diceva di star pregando perché si facesse la di Lui volontà. Sapeva di dover morire e, anzi, disse che le sarebbe piaciuto andarsene il giorno della Madonna del Carmine. Solo che, saputo che proprio allora si sarebbe sposata sua zia, posticipò. Infatti, come da lei predetto, morì il 17 luglio 1939, alle quindici, l'ora di Cristo. Lo stesso giorno, quattro anni prima, era scoppiata la guerra civile.IL PRIMO MIRACOLOAzaña? Morì l'anno dopo, in esilio a Montauban, in Francia. Il vescovo di Tolosa, monsignor Theas, gli impartì gli ultimi sacramenti e testimoniò che il presidente della Seconda repubblica spagnola era morto da buon cristiano. Grazie a una bambina di nove anni che si era sacrificata per lui. Anche santa Teresina di Lisieux, prima di entrare nel Carmelo a quindici anni (con dispensa speciale), aveva pregato per un famoso delinquente senzadio che, tra le bestemmie, stava offrendo il collo alla ghigliottina.E quello, un attimo prima, si era voltato verso il crocifisso che il cappellano gli tendeva e lo aveva baciato. Ma, con tutto il rispetto, santa Teresina non aveva offerto in cambio la sua vita (lo farà dopo, per i missionari), né quello le aveva ucciso il padre. La conversione di Azaña in articulo mortis fu solo il primo dei miracoli di Maricarmen, la cui efficace intercessione ha costretto i responsabili delle cliniche abortive di Madrid a chiedere l'intervento della polizia per il vistoso calo di affari.Il sito armatabianca.org registra diversi miracoli della piccola madrilena, andate a vedere. Giovanni Paolo II l'ha dichiara Venerabile. Per il momento.Nella sua borsetta da bimba c'era un'agendina di pelle rossa. Dentro frasi del tipo: «29 agosto. Oggi hanno ucciso mio padre», «Viva España, Viva Cristo Rey!», «6 aprile 1939. Mi sono offerta nella parrocchia del Buon Pastore». Faceva collezione di santini e giocava insegnando alle sue bambole a farsi il segno della croce. Sapeva a memoria il Rosario in latino e perfino le sterminate Litanie lauretane. Mari, prega per la nostra conversione.
Flavio Parisi"Cadere sette volte, rialzarsi otto"Il Giappone e il giapponese per gli autodidattiUtet Libriwww.utetlibri.itFlavio Parisi è capitato a Tokyo quasi per caso: l'ha scelta d'istinto come meta di vacanza dopo i mesi a rovistare tra le carte di un archivio friulano, per la tesi in indologia. In Giappone ha trovato una cultura che mescola antico e moderno, tra panorami struggenti e notti al neon, ma soprattutto una lingua viva e per lui sostanzialmente ignota. Sapeva infatti tre frasi in croce di giapponese, ma si è subito intestardito a impararlo da autodidatta, attaccando bottone con gli avventori un po' alticci delle izakaya e con gli anziani che popolano i sentō, i bagni pubblici dove si va per riscaldare le ossa prima di coricarsi sui futon in case di legno piene di spifferi. Nel giro di qualche mese ha imparato i primi rudimenti, si è iscritto a un corso di calligrafia e soprattutto ha deciso di fermarsi a vivere lì, grazie a uno stipendio da insegnante di dizione per cantanti lirici – con cui parlava per lo più italiano. Ma alla fine il giapponese l'ha imparato, anche perché le persone che incontrava erano tutte incuriosite da questo giovane friulano che voleva a tutti i costi entrare nella loro splendida e difficilissima lingua. Vent'anni dopo, Parisi ha deciso di restituire il favore, insegnando un po' di giapponese a tutti noi. Ma non solo: sfrutta le espressioni idiomatiche, gli alfabeti sillabici e gli ideogrammi, il linguaggio non verbale, le poche regole e le infinite eccezioni, per farci entrare nella filosofia e nella cultura di uno dei paesi più affascinanti al mondo. Scopriremo i vari gradi con cui ci si può inchinare e il complicato galateo per non provocare meiwaku (“fastidio”, ma è un eufemismo); ci aiuterà a ordinare al ristorante e a orientarci nelle labirintiche stazioni, ma anche a capire il modo in cui si esprimono (o non si esprimono) le emozioni in pubblico; ci racconterà del rapporto controverso che i giapponesi hanno con la natura e dell'ossessione che hanno per gli hobby altrui, e propri.Alla fine di questo libro forse non saprete parlare giapponese, ma saprete parlare con i giapponesi nel vostro prossimo, inevitabile, viaggio a Tokyo.Flavio Parisi è nato in Friuli ma da vent'anni vive a Tokyo, dove insegna dizione e lingua italiana ai cantanti d'opera giapponesi (ma non solo). Ha scritto per il Touring Club Italiano, collabora spesso con “il Post” (tra le altre cose, è l'informale corrispondente dal Giappone di Tienimi Bordone) e tiene con cadenza irregolare un podcast dal nome Pesceriso. È ospite del programma televisivo Cool Japan sulla rete nazionale giapponese nhk, e in quanto italiano viene spedito di volta in volta a scoprire lati sconosciuti del Giappone. Ama giocare a baseball.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
La Fontana delle Novelle e Le pantofole magiche di NataleC'era una volta la Fontana delle Novelle, ed era ancora lì, al centro di una piazza che forse, solo forse, qualcuno di voi conosce già. In un paese che non si sa dove né quando, le ore dell'orologio del campanile scandivano i giorni, i mesi e le stagioni.“Din, don!” I rintocchi sembravano raccontare nuove storie ogni ora.Era inverno, e un vento gelido soffiava da nord. L'insegna della gelateria “Arcobaleno” tintinnava lieve, e al suo interno, ogni pomeriggio, cioccolata calda fumante aspettava i bambini dopo la scuola. Decisamente troppo freddo per i loro famosissimi e buonissimi gelati volanti.Ma il vero cuore della piazza era la fontana magica, avvolta da una coltre di ghiaccio. Le sue gocce, sciogliendosi lentamente, si trasformavano in parole scintillanti che srotolavano novelle prodigiose.Dopo la scuola, una compagnia di bambini arrivò di corsa. Gli zaini volavano dappertutto mentre ridevano e si sfidavano a chi sarebbe stato il primo a indossare i pattini.“Ti ho battuto!” gridò Marco, scivolando sulla pista ghiacciata.“Solo perché io ho aiutato Sofia con la sciarpa!” rispose Giacomo.In pochi minuti, erano tutti sul ghiaccio, facendo piroette e capriole tra risate e qualche caduta che li faceva ridere ancora di più.Vestiti con cappotti colorati, guanti e cappelli, sembravano un arcobaleno in movimento. Per riscaldarsi, correvano al grande fuoco acceso su un lato della piazza, le guance rosse e i sorrisi larghi.Ma quel pomeriggio speciale, qualcosa di diverso accadde. Un soffio di vento misterioso fece tremare il ghiaccio della fontana, e una melodia natalizia si diffuse nell'aria.“Che strano… sentite?” chiese Sofia.“Viene dalla fontana!” rispose Lucia, indicando un bagliore scintillante.Le gocce ghiacciate iniziarono a brillare, trasformandosi in una vetrata incantata contornata da decorazioni natalizie. Due Elfi, con cappelli a punta rossi e verdi, apparvero ai lati e dissero:“Avanti, avanti! Non abbiate paura. Attraversate la vetrata e vi condurremo in un'avventura che non dimenticherete mai!”I bambini, incuriositi e un po' emozionati, si presero per mano e attraversarono la vetrata, ritrovandosi su un tappeto volante che si muoveva leggero alla velocità di un soffio di vento.“Stiamo… volando?” esclamò Maria.“Proprio così!” rispose un Elfo. “Destinazione: Lapponia, la terra incantata di Babbo Natale!”In un battito di ciglia, atterrarono su un paesaggio innevato. La neve era soffice come zucchero filato, e tutto intorno si estendeva una foresta magica. Ad attenderli c'era una fila di slitte guidate da renne dai grandi occhi scuri e una simpatica con il naso rosso e brillante.Ma non erano sole: altri animali uscivano dalla foresta, incuriositi dai nuovi arrivati. Un gruppo di volpi dal pelo argentato si avvicinò timidamente, seguito da scoiattoli con le code folte e bianche come la neve. Dai rami più alti, gufi e civette osservavano la scena, e una famiglia di lepri saltellava felice intorno alle slitte. Persino un branco di alci maestosi si fece avanti, annuendo lentamente.“Benvenuti, amici!” dissero gli animali in coro. “Seguiteci, vi accompagneremo al villaggio di Babbo Natale!”Le slitte partirono in fila, zigzagando tra gli alberi decorati naturalmente con cristalli di ghiaccio. Ogni tanto i bambini si chinavano a salutare gli animali della foresta, che sembravano voler raccontare loro segreti del mondo magico.Le renne avevano parcheggiato le slitte in una piazzetta. Tutto intorno un villaggio fantastico senza tempo, fatto di casette di legno con tetti innevati, illuminate da luci colorate che brillavano come stelle. Gli Elfi, con i loro cappelli a punta rossi e verdi, ridevano e scherzavano nell'aria gelida dell'inverno, mentre continuavano instancabili il loro lavoro: costruire i giocattoli richiesti nelle letterine indirizzate a Babbo Natale.Nel villaggio c'erano cassette della posta per le letterine in arrivo: alcune strapiene, altre con biglietti ancora da leggere. Gli Elfi e gli abitanti del villaggio lavoravano tutti insieme per smistare le richieste e consegnarle a Babbo Natale. Era un via vai festoso, pieno di canti e risate.Al centro della piazza si ergeva un enorme abete decorato con stelle di ghiaccio che brillavano come diamanti sotto la luce del cielo notturno. Ma la vera sorpresa erano le pantofole azzurre appese ai rami, fatte di filo di stelle e legate con nastri rossi. Ognuna portava un campanellino magico che suonava “Din, din, din” al minimo movimento.“Guardate!” esclamò Giulia. “Ci sono dei nomi su ogni pantofola!”Gli Elfi iniziarono a distribuirle, ma nel caos della consegna i nomi si mescolarono.“Queste sono le mie!” gridò Stefano.“No, sono le mie!” ribatté Francesca, ridendo.Alla fine, le pantofole magiche si moltiplicarono da sole, e ognuno trovò il proprio paio. Quando le indossarono, scoprirono il loro segreto: potevano volare!I bambini volarono fino alla casa di Babbo Natale, bussarono al grande portone e, con un “Toc, toc,” la porta si spalanco e furono accolti dal grande uomo con la barba bianca.Dietro di lui si apriva una stanza che sembrava non finire mai. Su scaffali di legno lucente erano disposti un'immensa quantità di giocattoli, tutti ben impacchettati e pronti per le consegne della notte di Natale.“Che meraviglia!” esclamarono i bambini, con gli occhi spalancati davanti a tanta magia.Per loro, Babbo Natale era come un nonno fantastico e super simpatico. Tutti gli si avvicinano per abbracciarlo e qualcuno gli tiro anche la lunga barba bianca per vedere se era vera davvero!“Babbo Natale,” chiesero in coro, “potresti mettere un paio di pantofole con il campanellino su ogni regalo che consegnerai sulla Terra?”Senza pensarci un attimo, Babbo Natale scoppiò in una risata calorosa e accettò con entusiasmo. Sapeva bene che la sua più grande felicità era regalare gioia e sorrisi a tutti i bambini del mondo.Così, la notte di Natale, ogni bambino ricevette in dono le pantofole magiche, spruzzate di polvere fatata. Indossandole, poterono volare sui tetti delle loro città, incontrandosi e salutandosi con risate e suoni festosi. All'alba, Babbo Natale, sulla via del ritorno al Polo Nord, osservò con gioia il movimento sui tetti di ogni angolo del pianeta. “Din, din, din,” risuonavano armoniosamente i campanellini delle pantofole, creando una melodia natalizia che avvolgeva il mondo intero.La magia di Natale si era avverata, per merito degli intrepidi viaggiatori della Fontana delle Novelle, e quando il suo incanto finì, le renne riportarono veloci come un fulmine tutti i bambini nella piazza incantata, davanti alla Gelateria Arcobaleno; il fuoco ardeva ancora, e la cioccolata era ancora bella calda. La fontana brillava sotto i fiocchi di neve, e i rintocchi del campanile, “Din, don,” sembravano promettere un'altra fantastica novella.Forse, chissà, la prossima volta, sarete voi i protagonisti.Buone Feste a tutti. Each story is currently written and narrated in both Italian and English.The translation from Italian (the original language) to English and the reading of the stories are performed using Generative Artificial Intelligence — which perhaps has a touch of magic... We hope it has done a good job!If you like it, make sure to tell your friends, family, and teachers, and subscribe to this podcast to stay updated. You'll be able to read or listen to new stories as soon as they become available. Visit us On The Official Website https://www.storiesottolestelle.com/
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Fluent Fiction - Italian: The Missing Masterpiece: A Tale of Theft and Friendship in Venice Find the full episode transcript, vocabulary words, and more:fluentfiction.org/the-missing-masterpiece-a-tale-of-theft-and-friendship-in-venice Story Transcript:It: Il sole di mezzogiorno splendeva sulle calli di Venezia e sui canali pieni di gondole e turisti.En: The noonday sun shone on the alleys of Venice and on the canals filled with gondolas and tourists.It: Dentro la stazione di polizia, l'aria condizionata cercava inutilmente di combattere il caldo estivo.En: Inside the police station, the air conditioning struggled in vain to fight the summer heat.It: Luca entrò, sudato e con una busta di documenti in mano.En: Luca entered, sweaty and with a folder of documents in hand.It: Il suo viso mostrava sia ansia che determinazione.En: His face showed both anxiety and determination.It: Marcella, un'ufficiale di polizia con anni di esperienza, lo guardò con sospetto.En: Marcella, a police officer with years of experience, looked at him suspiciously.It: "Cosa posso fare per te?" chiese, il suo tono professionale ma freddo.En: "What can I do for you?" she asked, her tone professional but cold.It: "Ho perso un dipinto," disse Luca, cercando di sembrare calmo. "Era un'eredità di mio nonno. È molto importante per me."En: "I lost a painting," Luca said, trying to appear calm. "It was my grandfather's inheritance. It is very important to me."It: Marcella alzò un sopracciglio. "Un dipinto? Qui, durante la Biennale di Venezia? Sei sicuro che sia stato perso e non... venduto?"En: Marcella raised an eyebrow. "A painting? Here, during the Venice Biennale? Are you sure it's been lost and not… sold?"It: Luca deglutì. Sapeva che doveva convincere Marcella.En: Luca swallowed. He knew he had to convince Marcella.It: "No, non è così. La mia famiglia ha una storia difficile. Questo dipinto era l'unico ricordo che avevo di mio nonno."En: "No, it's not like that. My family has a difficult history. This painting was the only memory I had of my grandfather."It: Marcella prese appunti, ma il suo viso rimase scettico. "E come è scomparso questo dipinto?"En: Marcella took notes, but her face remained skeptical. "And how did this painting disappear?"It: "Stavo trasportandolo in una galleria d'arte per una mostra. L'ho lasciato in macchina per cinque minuti mentre prendevo un caffè. Quando sono tornato, era sparito."En: "I was transporting it to an art gallery for an exhibition. I left it in the car for five minutes while I got a coffee. When I came back, it was gone."It: Marcella sospirò. "Sai quanti casi come il tuo ho visto? La gente dice di aver perso qualcosa di valore e poi scopriamo che l'hanno venduto o nascosto."En: Marcella sighed. "Do you know how many cases like yours I've seen? People say they've lost something valuable, and then we discover they sold or hid it."It: Luca tirò fuori una vecchia fotografia del dipinto, con lui bambino e suo nonno accanto.En: Luca pulled out an old photograph of the painting, with himself as a child and his grandfather beside him.It: "Guarda, questa è la prova. Questo dipinto ha un valore sentimentale oltre che artistico. Non l'avrei mai venduto."En: "Look, this is proof. This painting has sentimental as well as artistic value. I would never have sold it."It: Marcella guardò la foto, poi Luca. Qualcosa nel suo sguardo sembrava genuine.En: Marcella looked at the photo, then at Luca. Something in his gaze seemed genuine.It: "Okay. Raccontami di più su questo dipinto. Perché è così importante?"En: "Okay. Tell me more about this painting. Why is it so important?"It: Luca iniziò a condividere la storia del suo nonno, un artista di talento che aveva dipinto scene di Venezia.En: Luca began to share the story of his grandfather, a talented artist who had painted scenes of Venice.It: "Questo dipinto è l'ultimo che ha fatto prima di morire. Ha iniziato a insegnarmi a dipingere usando proprio quei colori e quelle tecniche."En: "This painting is the last one he made before he died. He started teaching me to paint using those very colors and techniques."It: Marcella stava iniziando a credergli. Decise di seguire un'idea.En: Marcella was beginning to believe him. She decided to follow a lead.It: "Hai detto che stavi portando il dipinto a una galleria. Ricordi qualcuno che ti ha osservato quel giorno?"En: "You said you were taking the painting to a gallery. Do you remember anyone observing you that day?"It: Luca ricordava un uomo in cappotto scuro che sembrava fuori posto nel caldo estivo. "Sì, c'era un uomo strano vicino alla mia macchina."En: Luca recalled a man in a dark coat who seemed out of place in the summer heat. "Yes, there was a strange man near my car."It: Marcella fece un cenno e iniziò a investigare. Dopo alcune ore, trovò una pista.En: Marcella nodded and began to investigate. After a few hours, she found a lead.It: Scoprì che l'uomo faceva parte di un gruppo di ladri d'arte che operava a Venezia, approfittando dell'afflusso di turisti per la Biennale.En: She discovered that the man was part of a group of art thieves operating in Venice, taking advantage of the influx of tourists for the Biennale.It: Insieme, seguirono le tracce che li portarono a un vecchio magazzino.En: Together, they followed the trail that led them to an old warehouse.It: Qui trovarono il dipinto di Luca, nascosto tra altre opere rubate.En: There they found Luca's painting, hidden among other stolen works.It: Luca si sentì sollevato e grato.En: Luca felt relieved and grateful.It: "Grazie," disse a Marcella. Gli occhi brillavano di lacrime non versate. "Non solo per il dipinto, ma per avermi creduto."En: "Thank you," he said to Marcella, his eyes shining with unshed tears. "Not just for the painting, but for believing in me."It: Marcella sorrideva per la prima volta. "A volte la verità è più strana della finzione. E a volte, bisogna solo ascoltare."En: Marcella smiled for the first time. "Sometimes truth is stranger than fiction. And sometimes, you just need to listen."It: Da quel giorno, Luca cominciò ad aprirsi di più riguardo al suo passato, mentre Marcella imparò a non essere così scettica.En: From that day, Luca began to open up more about his past, while Marcella learned not to be so skeptical.It: Insieme, formarono un'amicizia improbabile ma forte, nata da un dipinto e dalla ricerca della verità.En: Together, they formed an unlikely but strong friendship, born from a painting and the search for truth. Vocabulary Words:the noonday: il mezzogiornothe alleys: le callithe air conditioning: l'aria condizionatathe heat: il caldothe document folder: la busta di documentithe anxiety: l'ansiathe police officer: l'ufficiale di poliziathe painting: il dipintothe inheritance: l'ereditàthe eyebrow: il sopracciglioto sell: vendereto swallow: deglutirethe history: la storiathe photograph: la fotografiathe gallery: la galleriathe exhibition: la mostrato disappear: scomparireto investigate: investigarethe art thieves: i ladri d'artethe tourist influx: l'afflusso di turistithe warehouse: il magazzinothe stolen works: le opere rubateunshed tears: lacrime non versateto believe: crederethe friendship: l'amiciziathe truth: la veritàthe suspicion: il sospettoto remember: ricordareto seem: sembrareto sigh: sospirare
Sapeva che a Lentella (Ch) è possibile pernottare in in una casa sull'albero? Daniele Di Ianni ci è stato in occasione del suo compleanno e ne ha parlato con Mary Jo nel pomeriggio di Radio Delta 1.
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
ANSA - di Giovanni Mennillo.La denuncia del padre. Si indaga per omicidio colposo
Claudio Sterpin, l'uomo con cui Liliana Resinovich aveva una relazione, svela nuovi dettagli.Support this podcast at — https://redcircle.com/storia/donationsAdvertising Inquiries: https://redcircle.com/brandsPrivacy & Opt-Out: https://redcircle.com/privacy
Dal Vangelo di Giovanni 13,1-15 Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/vangelo/message
Dal Vangelo secondo GiovanniPrima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto.Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
A Piccoli Sorsi - Commento alla Parola del giorno delle Apostole della Vita Interiore
RITIRO A ROMA CON LE APOSTOLE:Carissimi amici, vi invitiamo a trascorrere con noi un fine settimana a Roma. Per info e iscrizioni : https://www.it.apostlesofil.com/iscrizioni-weekend-roma/ - Premi il tasto PLAY per ascoltare la catechesi del giorno e condividi con altri se vuoi -+ Dal Vangelo secondo Giovanni +Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto.Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».Parola del Signore.
Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». LAVANDA DEI PIEDI Dove motivi pastorali lo consigliano, dopo l'omelia ha luogo la lavanda dei piedi. I prescelti per il rito - uomini o ragazzi - vengono accompagnati dai ministri agli scanni preparati per loro in un luogo adatto. Il sacerdote (deposta, se è necessario, la casula) si porta davanti a ciascuno di essi e, con l'aiuto dei ministri, versa dell'acqua sui piedi e li asciuga. Durante il rito, si cantano alcune antifone, scelte tra quelle proposte, o altri canti adatti alla circostanza. ANTIFONA PRIMA (cf. Gv 13,4.5.15) Il Signore si alzò da tavola versò dell'acqua in un catino, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli: ad essi volle lasciare questo esempio. ANTIFONA SECONDA (Gv 13,6.7.8) "Signore, tu lavi i piedi a me?". Gesù gli rispose dicendo: "Se non ti laverò, non avrai parte con me". V. Venne dunque a Simon Pietro, e disse a lui Pietro: - Signore, tu lavi... V. "Quello che io faccio, ora non lo comprendi, ma lo comprenderai un giorno". - Signore, tu lavi... ANTIFONA TERZA (cf. Gv 13,14) "Se vi ho lavato i piedi, io, Signore e Maestro, quanto più voi avete il dovere di lavarvi i piedi l'un l'altro". ANTIFONA QUARTA (Gv 13,35) "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri". V. Gesù disse ai suoi discepoli: - Da questo tutti sapranno... ANTIFONA QUINTA (Gv 13,34) "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi", dice il Signore. ANTIFONA SESTA (cf. 1Cor 13,13) Fede, speranza e carità, tutte e tre rimangano tra voi: ma più grande di tutte è la carità. V. Fede, speranza e carità, tutte e tre le abbiamo qui al presente: ma più grande di tutte è la carità. - Fede... Subito dopo la lavanda dei piedi - quando questa ha luogo - oppure dopo l'omelia, si dice la preghiera universale. In questa Messa si omette il Credo.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7633L'ALBERO DI NATALE SOSTITUISCE LA QUERCIA DI THOR ABBATTUTA DA SAN BONIFACIO di Paola BellettiL'Avvento è un tempo di attesa e preparazione e si può spendere bene anche raccontando e ascoltando storie. Quella sulla vera origine dell'albero di Natale fa al caso nostro. Intanto non c'è vera opposizione tra presepe e albero, non siamo la versione cattolica e secolare di Coca Cola vs Pepsi. Nemmeno la velata (di zucchero) ostilità tra i supporter del Panettone e quelli del Pandoro. Siamo una civiltà piena di storie avvincenti, santi eroi, simboli potenti, i soli ancora a poter dire che Qualcosa da festeggiare c'è eccome. Il primo albero di Natale come lo intendiamo noi, prima ancora che le lucine le accendesse Alexa ad un nostro comando (al terzo, quarto tentativo di sicuro), lo ha inventato e realizzato un vescovo e martire nel 724: si tratta di San Bonifacio 680-754), inglese di nascita e ricordato con gratitudine dalla Chiesa universale come l'Apostolo della Germania.La sua storia, la sua indole e l'opera di evangelizzazione che ha compiuto sono la cosa più lontana dalla svenevolezza che molti detrattori attribuiscono allo stereotipo del santo cattolico. (Ecco una battaglia contro gli stereotipi che ha senso fare, grazie San Bonifacio et alii). In un bel contributo riproposto su Churchpop, originale di Mountain Catholic, troviamo una gradevole e sintetica versione delle vicende che diedero origine all'abete addobbato che ora scalda tante case nel mondo. Nato intorno al 680 in Inghilterra, Bonifacio entrò in un monastero benedettino prima di essere incaricato dal papa di evangelizzare la Germania moderna, prima come sacerdote e infine come vescovo.Sotto la protezione di Carlo Martello (quello che fermò i musulmani nella famosa battaglia di Poitiers del 732, per intendersi), Bonifacio viaggiò attraverso tutta la Germania, irrobustendo la fede di quelli che avevano già incontrato l'annuncio cristiano e annunciando la vera salvezza a quelli che ancora erano nell'oscurità della fede pagana, detta così papale papale, come si può fare almeno parlando di Medioevo, quando non si era obbligati a rispettare glossari di parole consentite e galatei impossibili per non rischiare di offendere qualcuno.IL PRIMO ALBERO DI NATALELo stesso Benedetto XVI, che era in debito con lui per aver incontrato la fede cattolica maturata per secoli nella sua terra, ci ricordava in un'udienza generale del 2009 i grandi risultati della sua opera di evangelizzazione, grazie alla «sua instancabile attività, il suo dono per l'organizzazione e il suo carattere adattabile, amichevole, ma fermo». Ecco come viene descritto in un racconto di fine ‘800, "Il primo albero di Natale" (1897) di Henry Van Dyke: «Che uomo era! Bello e leggero, ma dritto come una lancia e forte come un bastone di quercia. Il suo viso era ancora giovane; la pelle liscia era abbronzata dal vento e dal sole. I suoi occhi grigi, puliti e gentili, lampeggiavano come il fuoco quando parlava delle sue avventure e delle cattive azioni dei falsi sacerdoti con cui litigava».Ora immaginiamoci un uomo giovane, bello, forte, incurante delle intemperie, virtuoso e tutto teso alla propagazione del Regno di Dio che attraversa foreste, accende fuochi, veglia in preghiera (e a noi invece è toccata l'epoca dei reels con l'hashtag #Jesus su TikTok): eccolo durante uno dei suoi viaggi insieme ad un piccolo gruppo; si trova nella regione della Bassa Assia e siamo intorno al 723. Sapeva di una comunità di pagani vicino a Geismar che, in pieno inverno, avrebbe fatto un sacrificio umano (un bambino, in genere) al dio del tuono Thor (quel Thor!) alla base della loro sacra quercia, la "quercia del tuono".Un vescovo amico gli aveva consigliato di distruggere la quercia sia per salvare la vita al bambino, sia per mostrare che di Dio ce n'è uno solo: era certo che nessun fulmine lo avrebbe colpito e Thor se ne sarebbe andato con le ossa e il suo famoso martello rotti. Così avvenne: impugnando il pastorale Bonifacio si avvicinò alla folla pagana che aveva circondato la base della Quercia del Tuono, dicendo al suo gruppo: «Ecco la Quercia del Tuono, e qui la croce di Cristo spezzerà il martello del falso dio, Thor». Il carnefice era vicino al bambino destinato al sacrificio e stava alzando il martello per abbatterlo su di lui, ma mentre stava per sferrare il colpo mortale Bonifacio stese il suo pastorale, lo bloccò e miracolosamente ruppe il grande martello di pietra. Ciò che si narra disse dopo è una meravigliosa sintesi della novità di Cristo: il Figlio di Dio è venuto a salvare tutto, persino il sacrificio, cambiandolo definitivamente, rivelando l'inutilità di ogni sanguinoso sacrificio compiuto dagli uomini: «Hearken, figli della foresta! Nessun sangue scorrerà questa notte se non quello che la pietà ha tratto dal seno di una madre. Perché questa è la notte della nascita di Cristo, il figlio dell'Onnipotente, il Salvatore dell'umanità. Più bello è di Baldur il Bello, più grande di Odino il Saggio, più gentile di Freya il Buono. Da quando è venuto il sacrificio è finito. L'oscurità, Thor, che hai vanamente chiamato, è morto. Nell'orlo della Niffelheim si perde per sempre. E ora in questa notte di Cristo comincerai a vivere. Questo albero di sangue non scurirà più la tua terra. Nel nome del Signore, lo distruggerò.» Bonifacio prese un'ascia e non solo abbatté la quercia ma, secondo il racconto, con l'aiuto del vento la sradicò del tutto.LA QUERCIA DI THOR ABBATTUTA DA SAN BONIFACIOSenza perdere altro tempo, consapevole della vastità della messe da raccogliere, Bonifacio riprende il suo viaggio di apostolo e continua a portare l'annuncio di Cristo, unico salvatore, ai popoli germanici. Sui quali da quel momento poteva esercitare un ascendente più forte di prima: erano decisamente persuasi o almeno disposti a sentire cosa avesse da dire uno che, pur avendo abbattuto la quercia di Thor, non era stato annientato dalla rabbiosa potenza del suo tuono. E fu così che, al posto della quercia, Bonifacio scelse un albero che continua ad avere più fortuna di quella: Bonifacio guardò oltre dove si trovava la quercia, indicando un piccolo, modesto abete, dicendo:«Questo piccolo albero, un giovane figlio della foresta, sarà il tuo albero santo stasera. È il legno della pace... È il segno di una vita infinita, perché le sue foglie sono sempre verdi. Guarda come punta verso l'alto verso il cielo. Che questo sia chiamato l'albero del Cristo-bambino; raccogliti, non nel bosco selvaggio, ma nelle tue case; lì non riparerà azioni di sangue, ma doni amorevoli e riti di gentilezza.» Abbiamo dunque un altro stereotipo da abbattere, magari chiedendo l'intercessione di quel gran santo di Bonifacio: è proprio ai nostri fratelli tedeschi, ingiustamente ritenuti tutto rigore e niente fantasia, che dobbiamo la bellezza e la dolcezza, la magia e il calore di uno dei simboli più belli del Natale. A loro dobbiamo gli addobbi, le lucine, i piccoli assembramenti di pacchi colorati, le caramelle e alcuni canti tra i più belli della tradizione. A Dio e alla sua infinita bontà l'impensabile trovata di regalarci Suo Figlio e in Lui la vita eterna.Un'ultima nota storica, più recente ma altrettanto gradevole da ricordare intorno alla vasta fortuna dell'Albero di Natale. Fu San Giovanni Paolo II, nel 1982, a dare il via alla tradizione di collocare un abete addobbato in Piazza San Pietro, vicino al presepe.Quell'abete era un dono di un contadino polacco, che lo trasportò fino a Roma sul suo camion. Da allora in poi, per espresso volere del Santo Padre, puntualmente si ripete la tradizione a ricordo della Natività di Gesù: un presepe viene allestito ai piedi dell'obelisco e alla sua destra viene eretto l'albero di Natale, donato ogni anno da una regione montana diversa dell'Europa.
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Lynne era piena di aspettative quando ricevette la proposta di lavoro che stava aspettando da anni. Sapeva che avrebbe dovuto sfruttare quell'occasione quando un uomo le fissò un appuntamento per discutere nel dettaglio le sue mansione e lo stipendio. Purtroppo quella non sarebbe stata la svolta della sua vita, o meglio, lo sarebbe stata in senso tragico... Il racconto dettagliato di un caso fatto di menzogne, false identità e violenza inaudita.-------------------------------------------Iscriviti al podcast per non perdere tutti i prossimi episodi in uscita. Almeno un caso nuovo tutte le settimane.
Fluent Fiction - Italian: A Sweet Surprise: A Summer Encounter in Piazza Navona Find the full episode transcript, vocabulary words, and more:fluentfiction.org/a-sweet-surprise-a-summer-encounter-in-piazza-navona Story Transcript:It: Una dolce brezza estiva soffiava nella vivace Piazza Navona, un'oasi di arte e cultura nel cuore di Roma. Le fontane danzavano, le pietre mormoravano storie antiche, i turisti affollavano. In quella vivace atmosfera arrivò Giovanni, un piccolo bambino con occhi scuri e viso curioso, che teneva in mano un gelato alto quanto lui.En: A sweet summer breeze blew in the lively Piazza Navona, an oasis of art and culture in the heart of Rome. The fountains danced, the stones whispered ancient stories, and tourists crowded around. In this lively atmosphere, Giovanni arrived, a little boy with dark eyes and a curious face, holding an ice cream as tall as he was.It: Accanto a lui, seduta su una panchina, c'era Sofia, una gentile nonna che stava nutrendo piccioni con le briciole di pane. Aveva capelli bianchi come la neve e occhi pieni di saggezza. Stava ridendo guardando i bambini giocare vicino alla fontana.En: Beside him, sitting on a bench, was Sofia, a kind grandmother who was feeding pigeons with bread crumbs. She had hair as white as snow and eyes full of wisdom. She was laughing as she watched the children play near the fountain.It: Ma ecco cosa successe; Giovanni, il piccolo avventuriero, mentre girava intorno alle fontane, inciampò in una pietra e il suo gelato volò per aria! E, in un colpo di pura casualità, atterrò proprio sulla testa di Sofia, che stava placidamente sorseggiando un caffè.En: But here's what happened: Giovanni, the little adventurer, while spinning around the fountains, tripped over a stone and his ice cream went flying! And, in a stroke of pure chance, it landed right on Sofia's head, as she peacefully sipped her coffee.It: Un coro di risate riempì la piazza, mentre il gelato si scioglieva lentamente tra i capelli bianchi di Sofia. La donna accarezzò la sua nuvola appiccicosa e, invece di arrabbiarsi, scoppiò a ridere. Era un pasticcio dolce e freddo, ma lo trovò divertente.En: A chorus of laughter filled the square, as the ice cream slowly melted among Sofia's white hair. The woman stroked her sticky cloud and, instead of getting angry, burst into laughter. It was a sweet, cold mess, but she found it amusing.It: La signora Sofia cercò il proprietario del missile di gelato e i suoi occhi incontrarono quelli di Giovanni. Il piccolo ragazzo era impaurito, temendo che la signora potesse sgridarlo. Invece, con un sorriso dolce e gentile, lo invitò a sedersi accanto a lei sulla panchina.En: Mrs. Sofia searched for the owner of the ice cream missile and her eyes met Giovanni's. The little boy was scared, fearing that the lady would scold him. Instead, with a sweet and gentle smile, she invited him to sit beside her on the bench.It: Giovanni, con un sospiro di sollievo, andò da Sofia. Si scusò mille volte, ma la nonna lo tranquillizzò. Sapeva che non era stato apposta. In cambio della sua dolce sorpresa, la signora Sofia comprò un altro gelato per Giovanni. Un gelato più grande e più delizioso.En: Giovanni, with a sigh of relief, went over to Sofia. He apologized a thousand times, but the grandmother reassured him. She knew it was not intentional. In exchange for her sweet surprise, Mrs. Sofia bought another ice cream for Giovanni. A bigger and more delicious ice cream.It: Così, la giornata che era iniziata con un episodio bizzarro si trasformò in un incontro dolce e indimenticabile. Sofia e Giovanni diventarono buoni amici. Trascorsero il pomeriggio mangiando gelato, ridendo e nutrendo i piccioni.En: So, the day that had started with a bizarre incident turned into a sweet and unforgettable encounter. Sofia and Giovanni became good friends. They spent the afternoon eating ice cream, laughing, and feeding the pigeons.It: In quel momento, Giovanni imparò che un errore non è sempre motivo di paura, ma può trasformarsi in qualcosa di dolce e inaspettato. E Sofia, da quel giorno, ogni volta che mangiava un gelato, lo faceva sempre con un sorriso, ricordando la dolce sorpresa di una domenica estiva in Piazza Navona.En: In that moment, Giovanni learned that a mistake is not always something to be afraid of, but can turn into something sweet and unexpected. And Sofia, from that day on, whenever she ate an ice cream, she did so with a smile, remembering the sweet surprise of a summer Sunday in Piazza Navona. Vocabulary Words:A: Unasweet: dolcesummer: estivabreeze: brezzablew: soffiavain: nellathe: lalively: vivacePiazza: PiazzaNavona: Navonaan: un'oasis: oasiof: diart: arteand: eculture: culturain: nelthe: ilheart: cuoreof: diRome: RomaThe: Lefountains: fontanedanced: danzavanostones: pietrewhispered: mormoravanoancient: antichestories: storietourists: turisticrowded: affollavano
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Siamo a New York, all'inizio degli anni '30. Un variegato gruppo di italo-americani decide che il modo più veloce per fare i soldi è aiutare a morire di cause naturali un povero irlandese ubriaco su cui hanno precedentemente acceso una polizza sulla vita. Dopo numerosi tentativi falliti, ora proveranno a giocare la loro carta più crudele. Seguici su Instagram per video esclusivi e molto altro: @nonapritequellapodcast Per sponsor, collaborazioni o semplici mail: nonapritequellapodcast@gmail.com Segui Matteo su Instagram: @matteo.lenardon Segui Pedar su Instagram: @iosonopedar Segui J-Ax su Instagram: @j.axofficial Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Parole di Storie - Storie di Paura, dal classico alla notte di Halloween
Scritta da Vanda Taccia, messa in voce di Gaetano Marino Un giorno, una ragnetta assai carina scelse l'angolo buio di un vecchio tavolo, che stava abbandonato in una soffitta, per tessere la propria ragnatela e farsi una casetta solida. Era un angolo lontano dagli sguardi curiosi, dove lei avrebbe potuto mangiare e ammirare la propria bellezza. La bella ragnetta si chiamava Gna Gna, era giovane, svelta e abile nel tessere la propria tela; tanto era capace che i fili luccicavano di meraviglia, ma soprattutto non mancavano mai di catturare le prede.
Scritta da Vanda Taccia, messa in voce di Gaetano Marino Un giorno, una ragnetta assai carina scelse l'angolo buio di un vecchio tavolo, che stava abbandonato in una soffitta, per tessere la propria ragnatela e farsi una casetta solida. Era un angolo lontano dagli sguardi curiosi, dove lei avrebbe potuto mangiare e ammirare la propria bellezza. La bella ragnetta si chiamava Gna Gna, era giovane, svelta e abile nel tessere la propria tela; tanto era capace che i fili luccicavano di meraviglia, ma soprattutto non mancavano mai di catturare le prede.
Un giorno, una ragnetta assai carina scelse l'angolo buio di un vecchio tavolo, che stava abbandonato in una soffitta, per tessere la propria ragnatela e farsi una casetta solida. Era un angolo lontano dagli sguardi curiosi, dove lei avrebbe potuto mangiare e ammirare la propria bellezza. La bella ragnetta si chiamava Gna Gna, era giovane, svelta e abile nel tessere la propria tela; tanto era capace che i fili luccicavano di meraviglia, ma soprattutto non mancavano mai di catturare le prede. Continue reading
Gilda invece era cambiata.Quella bambina con la matita in mano che amava nascondersi nella chiesa di Claut, quella ragazza che aveva vissuto a Padova e che aveva conosciuto la morte a Udine, era diventata grande.Aveva scelto una vita povera, accontentandosi del denaro per dare spazio ad altro.Avrebbe voluto vedere l'Adriatico, avrebbe voluto vedere il mare. Non poteva saperlo ma mancava poco. Nino, dal canto suo, non era soltanto un boscaiolo. Non si limitava a tirar giù alberi, accatastarli e lanciarli in basso. Dava valore anche alle ramaglie, intrecciandole. Costruiva nidi e li lasciava nei boschi. Non tornava mai a vedere che fine avessero fatto, non voleva farsi ringraziare. Sapeva di aver restituito qualcosa alla sua terra, qualcosa che altrimenti sarebbe stato bruciato nei camini. Nino era uno di quei personaggi insoliti, quelli che nascono una volta ogni tanto. Uno che "accarezzava il legno”. E a Gilda piaceva molto.Contatto mail: andataeritorno.podcast@gmail.comSito e blog: https://www.dolomitidasogno.itMusic by Epidemic SoundNewsletter: https://andataeritornopodcast.substack.com/
La multinazionale farmaceutica Bayer – proprietaria di Monsanto – avrebbe nascosto ai regolatori fin dal 2001 i danni del glifosato sulla salute: questo il contenuto della denuncia di diverse ong europee al tribunale di Vienna.Marina Pierri, direttrice del Festival delle serie tv, ci racconta di Ahsoka – una nuova serie dell'universo Star Wars che si concentra sui soliti protagonisti, senza osare più di tanto.Puoi scriverci alla mail podcast@lifegate.it e trovare tutti gli approfondimenti sul sito di LifeGateRassegna stampa: “Sul glifosato Bayer ha nascosto studi scomodi”. La denuncia delle ong, Andrea Barolini L'orsa F36 è stata trovata morta in Trentino Alto-Adige, Redazione Più aree verdi urbane potrebbero salvare 43mila vite l'anno in Europa, Simone Santi
Hai mai pensato a quante informazioni la tua auto sa di te? Perché oramai la macchina non è solo un mezzo per andare dal punto A al punto B. È un vero e proprio tripudio di informazioni su quattroruote: dai tuoi gusti musicali alle tue abitudini di guida.Ed è così terribile?Tutti i miei link: https://linktr.ee/br1brownFonti:Auto connesse, tutela della privacy di conducenti e passeggeri: le linee guidaBig data e infomobilità: le auto-sensori e le strade del futuro, che cosa sta cambiando - EconomyupWhat is Vehicle Data and Why it Matters?Your car knows too much about you. That could be a privacy nightmare. | MashableHow the Most Popular Cars in the US Track Drivers | WIREDLexisNexis Helps ICE Spy, Track Cars, and Try to Predict CrimeWho Is Collecting Data from Your Car? – The MarkupSmart cars (vetture intelligenti) - Garante PrivacyTELEGRAMINSTAGRAMSe ti va supportami https://it.tipeee.com/br1brown
“Cavallo pazzo non disse nulla, sapeva bene quali fossero la tradizione e il costume del suo popolo. Sapeva che entrare sotto la tenda con una donna e non sloggiare subito avrebbe significato a tutti gli effetti prenderla in moglie.”Ciao a tutti, sono Alessia, studentessa dell'Università di Lugano, e oggi sono qui per parlarvi di uno dei miei libri preferiti: Gli spiriti non dimenticano, scritto dal giornalista italiano Vittorio Zucconi nel 1998 e pubblicato da Mondadori. L'autore ricostruisce la vita di Cavallo Pazzo, figlio del tuono e della grandine, che nel 1876 sconfisse il 7° reggimento a cavallo dell'esercito americano.Zucconi costruisce il suo racconto attraverso i ricordi dei Lakota Sioux delle grandi praterie che gli raccontano la vita quotidiana, i riti e i segreti di una popolazione devastata dall' arrivo degli uomini pallidi.È un libro che dalla prima all'ultima pagina è una scossa all'anima. Un racconto, questo, capace di far trattenere il fiato, di versare lacrime, di far accapponare la pelle. Sono 375 pagine di racconti di infinita bellezza che parlano di una comunità meravigliosa ma ostracizzata e dimenticata troppo spesso.Zucconi, con la sua bravura giornalistica e la sua magica penna, ci accompagna in questo viaggio in terra Sioux dove, pagina dopo pagina, attraverso le sue parole, ci si sente talmente vicini a quella gente da sentirsi quasi uno di loro, e diventa impossibile non appassionarsi alla vita incredibile di Cavallo Pazzo, grandioso guerriero ed esempio superbo di valore e di coraggio, un'icona di sobrietà e di nobiltà d'animo. L'abile giornalista riesce a descrivere con eccellenza la splendida cultura dei nativi d'America, così ricca di riti, così in armonia con la natura, così “civile e umana”.Una cultura complessa e rivestita di grande semplicità ma tristemente calpestata dal “Uas'ichu “, dall'uomo bianco che, nella sua avidità di conquista, non si è minimamente preoccupato di comprenderla cercando invece di cancellarla.Lo scrittore entra con delicatezza e quasi in punta di piedi nella vita di Tashunka Uitiko e per raccontarla, come scrive nelle prime pagine, dovrà chiedere il permesso direttamente allo spirito del maestoso guerriero che ancora oggi aleggia sulla sua terra per guidare il suo popolo.Sarà lo stesso Figlio del Tuono, Cavallo Pazzo, a trascinare il lettore nelle sue imprese, ipnotizzandolo con il rumore degli zoccoli che rincorrono bufali, con l'odore del fuoco che brucia nei tipì, con le grida di gioia delle donne e dei bambini, con la sua lingua così speciale e melodica. Zucconi compone un mosaico di voci e racconti, di ricordi e pezzi di storia magistralmente incastonati nella suggestiva cornice del Nord America. Un libro, questo, per emozionarsi, per riflettere e per meravigliarsi davanti a questa etnia. Un reportage storico, asciutto ed educativo che andrebbe proposto nelle scuole e andrebbe letto ai propri figli per farli diventare uomini migliori.Perché Cavallo Pazzo è un modello da seguire e la sua storia drammaticamente attuale può insegnare ancora molto.
A Torino c'è una Galleria d'arte moderna, e per entrarci devi passare sotto un albero storto che cresce dal marmo. La Galleria è ricca di statue e di quadri e una di queste opere è dedicata ad un marinaio di nome Fritz che dopo aver girato il mondo, approda su di un'isola secca. Una roccia parlante prima di seccare peró gli chiede aiuto… Questo episodio è realizzato in collaborazione con Abbonamento Musei e la storia è ispirata a tantissime opere presenti alla GAM di Torino:Marinaio Fritz Muller ritratto di Vincenzo Costantini - L'isola portatile - Le tre finestre - Daphne a Pavarolo - Nel porto di Antibe - I naufraghi - Sacco - Attese - Zuccaia - Lunar landscape - Torsione - Che fare - Omaggio a Billie Holiday - Divisione dello specchio Testo e voce: Claudio DugheraMontaggio: Francesca BacinottiProgetto a cura di Claudia MartoreTecnico di registrazione: Mattia MontiProduzione: Fondazione TRG e Abbonamento Musei AUDIO CREDITS: Free music for non-commercial use from Fesliyan Studios
Il 9 Maggio 1978 veniva ritrovato Aldo Moro. Alessandro Barbero descrive alcuni fatti incredibili ma realmente accaduti che portarono alla scoperta di uno dei covi della banda: qualcuno sapeva molte cose.Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=WQf6AI47yjk Festival della Comunicazione 2017 ---// Disclaimer // Tutti gli audio disponibili sono utilizzati negli episodi dopo previo consenso e accordo con i distributori originali di altre piattaforme e/o comunque distribuiti liberamente e originariamente con licenze CC BY 4.0 e affini, viene sempre riportata la fonte. I titoli potrebbero differire in caso di titoli troppo lunghi. Per qualsiasi dubbio o problema contattateci PER FAVORE prima alla nostra mail: flamsteed46[@]gmail[dot]com Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
E' sera, l'avvocato Vincenzo Mosa, 41 anni, residente a Roma, sta per rientrare nella capitale da Sabaudia, dove è proprietario di una seconda casa e ha uno studio al quale si appoggia una volta alla settimana. Gli sparano alle spalle. Tanti nemici, per Vincenzo. Tante piste seguite. Ma nessun colpevole consegnato alla giustizia. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Era il 1935 quando Giuseppe Olmo è conosciuto come Gepin – passò alla storia segnando il Record dell'Ora. Olmo conosceva il valore della fatica, sapeva come ogni sportivo che ogni traguardo è il frutto di sacrificio e tenacia. Veniva da una famiglia semplice, seppe farsi da solo: la terra era per lui rifugio e sostentamento, bellezza e responsabilità. Quando acquistò la Tenuta di Artimino, negli anni '80, era un imprenditore di successo che con lungimiranza guardava al futuro.La Tenuta aveva alle spalle una storia importante: una terra già abitata dal popolo etrusco, poi borgo medievale turrito e sulla fine del XVI secololuogo amato dalla famiglia Medici. Ferdinando I de' Medici nel 1596 decise di costruire qui la sua dimora di caccia, oggi Villa Medicea La Ferdinanda, patrimonio Unesco. Culla di arti, bien vivre e di vino fin da quando ne abbiamo memoria, come da testimonianze illustri, che fanno de la Villa Medicea di Artimino un luogo unico.In un mattino del 1924, qualcuno notò Giuseppe Olmo, mentre tornava da scuola, con i libri legati al telaio della bicicletta. Erano gli anni dei grandi campioni, Binda, Guerra, Bini, Bartali: Olmo con estro e imprevedibilità riuscì a conseguire risultati sportivi sempre più brillanti, che gli valsero le convocazioni in nazionale in occasione dei mondiali del '31 in Danimarca e delle Olimpiadi del '32 a Los Angeles. Tanti furono i suoi successi, fino allo storico Record dell'Ora nel 1935: stabilì il nuovo primato con 45,090 chilometri.La seconda guerra mondiale mise fine alla sua carriera agonistica, ma non certo alla sua intraprendenza e alla sua voglia di ciclismo. Appesa la bicicletta al chiodo, iniziò la sua produzione di biciclette nello stabilimento di Celle Ligure. Al termine del conflitto, affiancò all'industria ligure la produzione di pneumatici e tubolari, creando dal niente aziende che sono oggi un'eccellenza mondiale.L'eredità più grande che Gepin ha saputo lasciare alla sua famiglia sono dei valori senza tempo: il valore della famiglia, il valore del lavoro, la lungimiranza, ma anche il valore della terra come luogo di rifugio e di sostentamento.Giuseppe Olmo acquistò la Tenuta di Artimino negli anni '80: amava la campagna toscana, la terra e i suoi frutti, la storia e le bellezze paesaggistiche.Sapeva, da uomo e da imprenditore, che nessuno avrebbe mai potuto portarcele via, mentre le aziende avrebbero potuto dislocarsi in nuove sedi e le Guerre avrebbero potuto intaccare le produzioni.Oggi la Tenuta di Artimino è per la famiglia Olmo una casa, un luogo da custodire, un tesoro da valorizzare. Da qualche anno alla guida dell'azienda ci sono Annabella Pascale e Francesco Spotorno Olmo, terza generazione della famiglia.
Durante il caffè di oggi parleremo di: Elon Musk al lavoro su un rivale di ChatGPT; Do Kwon sapeva: ha trasferito $7 milioni ai suoi avvocati prima del collasso di Terra; Solana Saga: è arrivato lo smartphone Web3 pronto a fare concorrenza all'iPhone. --- Support this podcast: https://podcasters.spotify.com/pod/show/cryptoland/support
Il Messaggio di Oggi: "NON SAPEVA CHE IL SIGNORE SI ERA RITIRATO DA LUI" • Giudici 16: 20 • Giudici 16: 17 • Giudici 16: 16 • Luca 4: 13 • Ebrei 4: 15 • Matteo 26: 41 • Giudici 16: 19-20 • 1 Timoteo 6: 10 • 2 Samuele 12: 5-7 • 2 Corinzi 4: 4 • 1 Corinzi 10: 13 • Salmo 51: 10-11 • Ebrei 12: 12-14 • Salmo 51: 12-13 • 1 Corinzi 10: 11-12 • Apocalisse 3: 1-3 --Guarda Canale 245 | Tivùsat 454 | Sky 854Scopri di più su www.paroledivita.org/linkinbio
➨ Iscrivetevi al nostro canale Telegram: https://t.me/spazio_70Registrazione della trasmissione andata in onda su Florence International Radio il 6 aprile 2023, alle ore 21,30. La diretta, condotta da Igor Patruno, ha visto la partecipazione di Tommaso Nelli, giornalista, collaboratore di Spazio 70, già autore del libro «Atto di dolore. Il caso di Emanuela Orlandi è una partita ancora aperta». Tra gli argomenti toccati durante la trasmissione: 1) Il tema dei depistaggi nel caso Orlandi; 2) I due telefonisti «Pierluigi» e «Mario»; 3) Analisi delle telefonate di «Pierluigi»; 4) Analisi delle telefonate di «Mario»; 5) 3 luglio 1983. Il primo appello di Giovanni Paolo II; 6) Le prime telefonate de «l'Amerikano»; 7) L'improbabilità della «pista Agca»; 8) Una pluralità di «telefonisti» abbastanza informati; 9) Le sigle «Turkesh» e «Phoenix»; 10) «I depistatori? Gente che Sapeva maneggiare (e raccogliere) le informazioni»; 11) L'indagine di Giulio Gangi; 12) La «pista» Banda della Magliana; 13) Sabrina Minardi; 14) Enrico De Pedis e Giuseppe «Sergione» De TomasiQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/4704678/advertisement
«Vi ho dato un esempio perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» (Gv 13)Dal Vangelo secondo GiovanniPrima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto.Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».Uno ci ha fatto vedere come si scrive la vita vera, amando e custodendo la vita dell'altro. A noi il compito di scrivere la nostra vita con la nostra grafia, seguendo il Maestro.Tutti nascono originali, molti muoiono fotocopie. (C. Acutis)
A Piccoli Sorsi - Commento alla Parola del giorno delle Apostole della Vita Interiore
- Premi il tasto PLAY per ascoltare la catechesi del giorno e condividi con altri se vuoi -+ Dal Vangelo secondo Giovanni +Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto.Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».Parola del Signore.
Si infittisce il giallo della morte di Silvia CiprianiSeguimi su YouTube: https://www.youtube.com/channel/UClkB_8jqDS7SWoltMjIu-3Q/Supporta il progetto qui: https://mercury.streamelements.com/ilverdeeilblue/tipSupport this podcast at — https://redcircle.com/storia/donationsAdvertising Inquiries: https://redcircle.com/brandsPrivacy & Opt-Out: https://redcircle.com/privacy
Tra i due amori della mia vita, oltre alla pittura, c'è Santina Maria, mia moglie. La chiamavo Marò. Sapeva chi ero. Se le davo una camicia sporca di sangue da lavare o da bruciare non faceva domande. Ma quando la mafia ha ucciso il figlio di Nino Badalamenti, ha reagito e per la prima volta mi ha affrontato: “Voi siete pazzi!”. Marò mi ha dato la forza di pentirmi. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Nel 1983 sono finito nel carcere di Firenze. Ogni mattina passavo davanti alla cella di Francesco Mungo, detto l'Aragonese, e mi fermavo ad osservalo che dipingeva. Gli chiesi “Senti, Francesco, mi puoi insegnare a dipingere?”. E lui: “Per insegnarti qualcosa, devi spostarti nella mia cella”. Mungo aveva ucciso sua moglie e i detenuti lo schifavano. Sapeva che ero un mafioso, una persona rispettata, e gli faceva comodo avermi vicino. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Gesù era un grande narratore; le sue storie spaziano in tutti gli aspetti della vita quotidiana, tra perle, maiali e feste. Ma perché usava così tanto le "storie"? --- Predicatrice: Jean Guest CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO Tempo di lettura: 10 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 30 minuti Questa settimana iniziamo una nuova serie sulle parabole di Gesù. Ma prima di esaminare alcune delle parabole e cosa ci insegnano, voglio darvi un quadro di riferimento per comprenderle. Perciò, voglio iniziare parlando di storia, verità e immaginazione. Una delle prime cose che ho notato quando mi sono trasferita in Italia è che gli italiani amano raccontare storie. Il problema è , e bisogna riconoscerlo, che questi racconti possono prolungarsi per molto, molto tempo... dobbiamo rivivere il momento... respirarlo... sentirlo e, naturalmente, bisogna sia sempre accompagnato da gesti. Mi piace. Il racconto è una parte importante della cultura italiana. Mia mamma sarebbe dovuta nascere italiana per il modo in cui raccontava le storie di tutti i giorni. Ogni dettaglio, ogni persona in coda all'ufficio postale, ogni cosa che vedeva mentre andava a fare la spesa… Se lei era al telefono con te si poteva benissimo lasciare il telefono moto distante dall'orecchio e tornare dopo qualche minuto senza perdersi la fine del racconto. Ma amava anche le storie che le venivano raccontate da altri o attraverso la lettura. Dopo la morte di mio padre ci chiedevamo se si sentisse sola, ma lei diceva semplicemente: "Ho un buon libro che sto leggendo, sto bene". Quando i miei figli erano piccoli, oltre a leggere loro i racconti della buonanotte, inventavo delle storie con due personaggi, Maurice Black e Timothy Brown. Questi due ragazzi avevano delle avventure che erano radicate nel paesaggio locale e nella routine familiare dei miei figli, e ogni racconto aveva una morale - nascosta in bella vista. Per esempio come comportarsi con un bullo, cosa fare quando si ha paura, ecc. E una delle cose più toccanti è stata quando il mio primogenito stava per iniziare l'università fuori sede e gli è stato chiesto cosa volesse (intendevo per cena), e rispose: "Un racconto di Maurice Black". L'Epopea di Gilgamesh è la prima storia mai scritta e ha più di 4.000 anni, ma stiamo parlando di scritta; si può essere certi che molto prima di allora le persone si raccontavano storie, se non altro come misura di sopravvivenza: attenzione al mostro che si nasconde nel bosco. I racconti servono a molti scopi nella nostra vita. Vanno ben oltre l'atto semplice di leggere o ascoltare. Ci aiutano a capire gli altri e noi stessi: possono creare altri mondi, emozioni, idee e far sembrare incredibile la quotidianità. Possono insegnarci l'empatia e ci possono accompagnare in viaggi straordinari. Possono farci ridere, piangere, saltare dalla paura e poi confortarci con un lieto fine. Sembra che i racconti facciano parte del nostro DNA umano. L'attrice Margaret Atwood afferma: “Il raccontare storie non morirà mai perché è innato nell'uomo. Siamo nati con esso.” (Margaret Atwood) Siamo plasmati dai racconti. Antropologi, filosofi, storici e teologi concordano sul fatto che sperimentiamo le nostre vite e il mondo che ci circonda in modo narrativo. Cerchiamo inizi e finali, apici e conclusioni. Perché? "Poi Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza." (Genesi 1:26 a) Dio ha scelto di non consegnarci un elenco di verità su di sé, o un manuale di istruzioni, ma una storia epica in cui si rivela se stesso. La nostra Bibbia è una saga letteraria, che comincia con un mito, vaga tra cronache, poesie, canti, e un'impostazione teatrale e si conclude in un simbolismo apocalittico. Abbiamo un Dio che usa il racconto per chiamarci al suo amore. I racconti diventano ancora più interessanti quando si aggiungono degli aggettivi: un racconto tragico, un racconto curioso, il racconto di lei, il mio racconto, il racconto del Vangelo. Ma a volte, come credenti, confondiamo il racconto con la finzione, che significa “non vero”; così diventiamo fondamentalisti nel nostro approccio alle Scritture; tipo che Dio ha impiegato solo 7 giorni per creare il mondo, e chiamandola “storia della creazione” vogliamo fai intendere che non sia vero che Lui è il Dio creatore. La nostra fede è fondata sulla verità. Gesù ha detto: "Io sono la via, la verità...”(Gv14:6). Ed è fondata, nella resurrezione, su un evento storico significativo; se questo non fosse vero, allora, come dice Paolo in 1 Corinzi 15:19 "...noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini". Quindi capisco perché sia difficile cominciare a parlare di sezioni della Bibbia che non sono letteralmente vere, perché come possiamo essere sicuri di quale sia vera e quale non sia? Dobbiamo riconoscere che la finzione non significa “non vero”. Se vi dico che sono nata il 13 gennaio 1959 ed era un martedì, conoscete un fatto sulla mia data di nascita. Ma lasciate che vi racconti la storia della mia nascita. Era un gennaio freddo, ma fino a quel momento, insolitamente per la città di Sheffield, non aveva ancora nevicato quell'inverno. Mio padre andò al lavoro, mio fratello e mia sorella a scuola, lasciando mia mamma a casa. Alle 9 circa cominciò a nevicare e a mia madre si ruppero le acque. Alle 10 nevicava come una bufera e la mamma aveva le contrazioni. Non avevamo un telefono, per cui la mamma dovette andare da un vicino a chiedere se potessero andare a dire a sua madre, che viveva lì vicino cosa stesse accadendo, e anche di mandare qualcuno a chiamare mio padre e il medico. Ben presto fuori c'era un metro di neve, mia sorella e mio fratello erano stati rimandati a casa, mia nonna, il nonno e la zia erano arrivati, ma non c'erano ancora né mio padre né il medico perché la neve aveva bloccato le strade e quindi dovevano camminare. Entrambi arrivarono nel tardo pomeriggio e trovarono una casa piena di gente. E io nacqui poco dopo, durante la peggiore tempesta di neve che Sheffield avesse visto da molti anni, martedì 13 gennaio 1959. Molto più interessante dei solo fatti , giusto? E forse il racconto ha suscitato in voi delle domande come a mio marito, che sentendo la storia ha detto: "Chissà se è per questo che ami così tanto la neve?” L'arte, attraverso il racconto o la poesia, può dirci verità più profonde dei semplici fatti; e allora, perché un Dio che non ha tralasciato la bellezza quando ha creato il mondo, dovrebbe trascurarla quando ha soprinteso alla composizione della Bibbia? Non abbiamo nulla da temere nel riconoscere il valore letterario della Bibbia perché il racconto non nasconde la verità. Come ha scritto l'autore Frederick Buechner, "...nonostante la sua straordinaria varietà, la Bibbia è tenuta assieme da una sola trama". Torniamo al racconto della creazione nella Genesi: "Nel principio Dio creò i cieli e la terra. La terra era informe e vuota, le tenebre coprivano la faccia dell'abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque. Dio disse: «Sia luce!» E luce fu. Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce «giorno» e le tenebre «notte». Fu sera, poi fu mattina: primo giorno. Poi Dio disse: «Vi sia una distesa tra le acque, che separi le acque dalle acque». Dio fece la distesa e separò le acque che erano sotto la distesa dalle acque che erano sopra la distesa. E così fu. Dio chiamò la distesa «cielo». Fu sera, poi fu mattina: secondo giorno." (Genesi 1:1-8 ) È un linguaggio ricco di immagini che ci fa capire com'è Dio. Dio: ecco i fatti, come viene raccontato nella storia: è eterno (Nel principio, Dio v1); è relazionale (lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque v2);mette ordine nel caos (v2: informe, vuota, le tenebre);la creazione stessa è soggetta a Dio (Dio disse, e questo è accaduto v6-7). Ma la Genesi ci chiede di immaginare; immaginare come fosse prima, durante e dopo la creazione del mondo. È l'appello alla nostra immaginazione che dà vita alla storia della creazione. E ancora una volta questo solleva una bandiera rossa per alcuni nella Chiesa. Se lasciamo correre l'immaginazione, essi temono, rischiamo di sacrificare la verità. Vediamo un episodio famoso di Gesù con un giovane uomo che lo ferma per chiedere come dovesse fare a ottenere la vita eterna: "Egli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso»." (Luca 10:27) Ci concentriamo quasi sempre sulle parole amore, cuore, anima, forza e mente, ma se invece ci concentrassimo su ogni "tutto"? Tutto il nostro cuore, tutta la nostra mente. Cosa significa "con tutta la mente"? La mente non è solo una macchina per i calcoli che opera su una base puramente razionale. Voglio essere chiara, affermando che la ragione è di vitale importanza; possiamo arrivare alla verità attraverso la ragione, ma, come dice il poeta cristiano Malcolm Guite, "Dio ci ha dotato di un'immaginazione profonda, modellante e misteriosa e ci sono certe verità a cui arriviamo solo attraverso di essa". O come dice Shakespeare: "L'immaginazione comprende più di quanto la fredda ragione possa mai comprendere". Non siete convinti? Diamo un'occhiata più da vicino al giovane uomo di Luca 10: "Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, dicendo: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?» Gesù gli disse: «Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?» Egli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso». Gesù gli disse: «Hai risposto esattamente; fa' questo e vivrai». Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?» Gesù rispose (con una parabola)...” Luca 10:25-30a Come il giovane, anche noi tendiamo a pensare che, se semplicemente crediamo alle cose giuste, allora ci comporteremo nel modo giusto. Ma Gesù lo sapeva bene. Sapeva che toccare l'immaginazione significa penetrare oltre l'intelletto e pungere la coscienza. Se la ragione cambia la nostra mente, l'immaginazione cambia il nostro cuore. Ci aiuta a sentire la verità, non solo a conoscerla. Possiamo sapere benissimo cosa dovremmo fare. Ma toccare l'immaginazione può ispirarci con una visione della realtà di Dio che ci costringerà ad agire. Ecco perché Gesù ha raccontato la parabola del buon samaritano. Il giovane sapeva intellettualmente che avrebbe dovuto amare il suo prossimo. Ma Gesù rispose con un racconto, un piccolo gioiello di narrativa che ha spinto la questione al di là dell'intelletto verso il cuore. La domanda che dovrebbe porsi, suggerisce Gesù, non è "Chi è il mio prossimo?", ma "Che cosa significa essere un buon vicino?". Gesù conosceva il potere di una storia ben raccontata. E voi avete una storia da raccontare. La settimana scorsa la Chiesa ha celebrato la Pentecoste, il giorno in cui siamo stati benedetti dall'arrivo dello Spirito. "Quando il giorno della Pentecoste giunse, tutti erano insieme[a] nello stesso luogo. Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dov'essi erano seduti. Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro. Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi. " (Atti 2:1-4) Notate che c'è un solo Spirito, ma ognuno aveva una voce individuale. Lo Spirito Santo è un dono per tutti. Ma è dato personalmente, in modo distinto, a ciascuno. E viene dato a ciascuno affinché essi possano, a loro volta, essere agenti della buona novella per altri. Questo è ancora vero per la Chiesa di oggi, ancora vero per te e per me. Tutti noi abbiamo una storia da raccontare. La prossima settimana inizieremo a guardare le parabole, le storie che Gesù ha raccontato su cose quotidiane come le perle, i maiali e le feste. Lo ha fatto per costruire un ponte tra il mondo così com'è e il mondo che Dio ci riserva. Voglio condividere con voi questo pensiero tratto da un libro intitolato Story and the Church: “Il Racconto e la Chiesa”. Come cristiani, siamo chiamati a relazionarci con le esperienze delle persone, a capire le loro speranze, i loro sogni e i loro interessi, e a vedere come questi possano puntare verso il regno che Dio ha preparato per noi. Condividendo le nostre storie, creiamo relazioni. Impariamo ad evangelizzare con il dialogo piuttosto che con il monologo. Impariamo a parlare di Gesù in modo naturale. Andate con la forza dello Spirito e raccontate la vostra storia. Amen. GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM ---GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD (Visita il nostro sito per ascoltare la registrazione audio, vedere il video del messaggio, per scaricare gli appunti e per vedere le diapositive del messaggio)
A Piccoli Sorsi - Commento alla Parola del giorno delle Apostole della Vita Interiore
- Premi il tasto PLAY per ascoltare la catechesi del giorno e condividi con altri se vuoi -+ Dal Vangelo secondo Giovanni +Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto.Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».Parola del Signore.Parola del Signore.
A Piccoli Sorsi - Commento alla Parola del giorno delle Apostole della Vita Interiore
- Premi il tasto PLAY per ascoltare la catechesi del giorno e condividi con altri se vuoi -+ Dal Vangelo secondo Giovanni +Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto.Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».Parola del Signore.Parola del Signore.
A Piccoli Sorsi - Commento alla Parola del giorno delle Apostole della Vita Interiore
- Premi il tasto PLAY per ascoltare la catechesi del giorno e condividi con altri se vuoi -+ Dal Vangelo secondo Giovanni +Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto.Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».Parola del Signore.MANDAMI QUALCUNO DA AMARESignore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo,quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare;quando la mia croce diventa pesante,fammi condividere la croce di un altro;quando non ho tempo,dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento;quando sono umiliato, fa che io abbia qualcuno da lodare;quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare;quando ho bisogno della comprensione degli altri,dammi qualcuno che ha bisogno della mia;quando ho bisogno che ci si occupi di me,mandami qualcuno di cui occuparmi;quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un'altra persona.Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelliChe in tutto il mondo vivono e muoiono poveri ed affamati.Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano,e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e gioia.Madre Teresa di CalcuttaParola del Signore.