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MILANO (ITALPRESS) - 2024 da record per Webuild. Il gruppo ha chiuso l'anno con una crescita a doppia cifra. I ricavi sono stati pari a 12 miliardi di euro, in aumento del +20% sul 2023. L'EBITDA ammonta a 967 milioni, corrispondente a un margine del'8,1%, mentre l'utile netto sale a 247 milioni di euro, rispetto ai 236 milioni del 2023.sat/gsl
Da oggi la Super League greca - il massimo campionato ellenico - torna insieme alla Coppa di Grecia su Mola. Tre partite a settimana in diretta ed in esclusiva. Ma chi gioca in questo campionato? Chi vincerà tra Olympiacos, AEK Atene, Paok Salonicco e Panathinaikos? Ne parlano Tommaso Murdocca ed Enrico Zambruno.Potrero, dove tutto ha inizio. Un podcast sul calcio italiano e internazionale. Su Mola powered by Como TV (https://tv.comofootball.com) nel 2024 potrete seguire in diretta ed in esclusiva le partite della Copa Libertadores, Copa Sudamericana, Recopa, Liga Profesional Argentina, Copa de la Liga Profesional Argentina, Brasileirao, Eredivisie, Super League greca e Coppa di Grecia.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/potrero--5761582/support.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7723LA TERRIBILE STORIA DIMENTICATA DEI FRANCESCANI MARTIRIZZATI DAI MUSULMANI di Rino CammilleriOggi voglio ricordare i sette francescani, e non solo loro, che nel 1920 vennero martirizzati dai musulmani. Nel 1920,dunque dopo la fine della Grande Guerra, dopo i trattati di pace, dopo che Kemal Ataturk aveva respinto i Greci e salvato la Turchia. Che, lo ricordiamo, era stata alleata degli sconfitti Imperi centrali.Il genocidio del popolo armeno - il primo, nella storia, a convertirsi al cristianesimo - era stato completato da un pezzo, i turchi, stretti tra i Bolscevichi di Lenin a nord e le potenze occidentali, soprattutto Inghilterra e Francia, che si spartirono il loro ex impero, dopo aver orribilmente incendiato Salonicco (la più ricca delle loro città, ma ricca grazie a greci e armeni), visto che Ataturk intendeva modernizzare il suo popolo vietando fez, veli e barbe per dare un sterzata laica alla vita turca (ben rendendosi conto che la causa dell'arretratezza stava proprio nella religione), avrebbero potuto smetterla con le scimitarre e l'uccisione inutile e insensata dei cristiani. Invece no. Ecco la storia che andiamo a raccontare.Alla fine del 1919 tre francescani, due italiani e un ungherese, vennero assegnati dalla Custodia della Terra Santa a Mugiukderest, in Armenia. Erano padre Francesco De Vittorio (38 anni), fratel Alfredo Dolentz (67), austriaco, e fratel Salvatore Sabatini (45). La missione era completamente distrutta e ora, a guerra finita, la Custodia intendeva ripristinarla in qualche modo. Provvisti di denaro, i tre riuscirono a farvi affluire le famiglie superstiti e a radunare la trentina di bambini rimasti orfani. Sotto la loro direzione si cominciò a riattare qualche casa e, soprattutto, a impiantare un orfanotrofio per quei bambini abbandonati che chissà come erano riusciti a scappare al genocidio. I tre frati erano tutto: medici, farmacisti, vivandieri, maestri, padri. Ma nel gennaio del 1920 ricominciò l'incubo: la notizia che i massacri di cristiani erano ripresi giunse fino alla missione e quei poveri disgraziati, la cui sfortuna non sembrava aver mai fine, presero a disperarsi. Dove altro sarebbero potuti andare? Ora che avevano riguadagnato un minimo di tranquillità, pur nella miseria, bisognava di nuovo scappare?UN INVITO A CENALeggo in una vecchia news del Centro studi Giuseppe Federici che ai tre frati, in pensiero per i loro orfanelli, si presentò uno del posto, un musulmano di cui avevano fatto la conoscenza e che si era comportato sempre amabilmente con loro. Ne conosciamo il nome: Leuimen Oglu Alì. Aveva una grande casa e si offrì di ospitare i missionari e tutti gli orfanelli. Anzi, poiché c'era ancora posto, poteva accogliere anche tutti i pochi cristiani del luogo. E arrivò a mettere a disposizione alcuni locali per gli oggetti, le cose care che ognuno avesse ritenuto di portare con sé. Cominciò così il trasloco. In quella nuova casa sarebbero stati al sicuro, così aveva garantito loro l'anfitrione. Anche se si fosse scatenato il pogrom, lui li avrebbe protetti, perché nessuno avrebbe osato violare la casa di un notabile musulmano. Erano a cena, gentilmente offerta dal loro ospite, quando i tre frati sentirono colpi di fucile provenienti dalla strada. D'istinto si alzarono da tavola per sbirciare dalle finestre, ma a quel punto Leuimen Oglu Alì gettò la maschera. Estratta una pistola, mentre i tre gli davano le spalle li freddò con pochi colpi, poi andò ad aprire il portone di quelli fuori, con cui era d'accordo. Dei cristiani e orfanelli non ne rimase vivo neppure uno. Poi la banda di assassini andò a saccheggiare la chiesa, l'orfanotrofio e le case delle vittime, completando l'opera con un bel falò di tutto. Tutto questo accadde il 23 gennaio 1920.CHIESA BRUCIATAPadre Alberto Amarisse, 46 anni, era superiore alla missione di Jenige-Rale. Negli stessi giorni i turchi invasero l'Armenia e uccisero lui e tutti gli altri cristiani. Padre Stefano Jalincatjan, 51 anni, armeno, era superiore alla missione Donkalè. Scappato all'ora dalle guerra, era tornato per riunire i superstiti e cercare di ricostruire quanto era stato distrutto. Ma il 23 gennaio 1920 i turchi tornarono. Capeggiati da tal Naggiar Mustafà, si avventarono nel villaggio e presero a incendiare tutto. I cristiani si rifugiarono in chiesa e, nella missione, mentre i turchi li calpestavano di fucilate. Ma prevalse l'opinione di risparmiare munizioni, visto che quelli si erano barricati. Così, mano alla benzina, diedero fuoco a tutto e arrostirono gli sventurati, missionario compreso. Al giovane fratel Giuseppe Achillian, 25 anni e armeno pure lui, andò meglio. Nel senso che non morì ammazzato. Invasa l'Armenia, ricominciarono le marcie forzate della popolazione cristiana. Molti morirono di stenti e fatica. Lui, il più giovane e in forze, partito il 23 gennaio, resistette fino al 15 del mese successivo. Ma, arrivato ad Adana, schiantò per lo strapazzo. E, se questa fu la sorte, figurarsi quella di donne, vecchi e bambini. L'italiano padre Leonardo Bellucci, 39 anni, dopo il servizio militare (il clero italiano non era ancora esentato, lo sarà con Mussolini), finita la guerra fu assegnata alla missione di Aleppo come economo e insegnante nel collegio che i francescani avevano là. Stava recandosi a Gerusalemme in treno quando, alla stazione di Kherbet el- Ghazi, un gruppo di beduini armati lo costrinse a scendere. Venne freddato sul posto a colpi di fucile. E, non contenti ne impalarono il cadavere. Allah è grande. Forse Abramo sbagliò a mettere incinta Agar...
Belgrado, un caffè di Tbilisi e una teverna di Salonicco. Giovanni Ansaldo intervista il cantautore Vinicio Capossela.Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale. È un modo concreto per sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un'informazione di qualità. Vai su internazionale.it/podcastScrivi a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.Produzione di Claudio Balboni.Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.Direzione creativa di Jonathan Zenti.
Fisico da scattista e talento da artista, quella di Luciano Chiarugi in rossonero è una storia breve ma indubbiamente intensa. Una grande media gol, diverse soddisfazioni e due trofei vinti nella stagione 1972/1973. 50 anni dopo il suo gol a Salonicco per battere il Leeds nella Finale di Coppa delle Coppe, riviviamo il suo percorso milanista nella nuova puntata del nostro podcast.
quando siamo nella fase di lancio del tour elettorale di Alone Presidente, raggiungiamo Facco a Salonicco tra un museo bimbo-anestetizzante e del buon vino greco e terminiamo infine il viaggio, con un tappa Poverly Planet: per le strade di Berlino tra street art e scantinati jazz.
Nell'episodio 8:1) Europa e Russia divisi dal 9 maggio. Per le celebrazioni della festa dell'Europa, quest'anno a Bruxelles l'inno europeo sarà suonato da musicisti ucraini. Mentre a Mosca sfilerà la parata militare per l'anniversario del giorno della Vittoria della seconda guerra mondiale. Che cosa dirà il presidente russo Vladimir Putin?2) A Sofia, alle prese con smog e polveri sottili, un innovativo sistema per la qualità dell'aria. Per incentivare i cittadini ad andare a piedi, in bici o con mezzi pubblici si danno premi in base ai chilometri fatti. Una app calcola il traguardo per erogare il bonus.3) Incoronata città creativa dell'Unesco per la gastronomia, Salonicco si prepara al suo «Thessaloniki Street Food»: due weekend pieni di tappe golose da gustare.
Giorgio Gizzi"Gli introvabili"Alla ricerca di libri perdutiIntroduzione di Alberto RolloManni Editorihttps://www.mannieditori.it/Giorgio Gizzi ha intrapreso un viaggio – un viaggio che nessuna carta potrebbe riprodurre con sufficiente credibilità – dove i libri sono la destinazione e, insieme, sono indicazioni segnaletiche per destinazioni diverse: città, valli, strade, anime, personaggi, sintesi brucianti, versi, brecce dentro l'ottusità, illuminazioni, insomma il mondo.Alberto RolloGiorgio Gizzi ci porta con sé alla ricerca di alcuni libri che non si trovano più, dei luoghi di cui raccontano e dei viaggi fatti per scovarli.Una caccia ai titoli che non sono i soliti noti, tra piccole e grandi case editrici, vicende di diritti persi e miopie editoriali.Le note perdute di Monsieur Chouchani, maestro rabbinico di cui è incerta perfino l'esistenza; il sogno americano in Montana agli inizi del Novecento raccontato in Bad Land di Jonathan Raban; i viaggi di Alberto Moravia e Richard Storry; l'antesignana delle biografie delle città Salonicco, città di fantasmi di Mark Mazower; l'art brut di Nannetti e Wölfli; l'unico romanzo di Chris Fuhrman Vite pericolose di bravi ragazzi, considerato un nuovo Il giovane Holden; l'arte di lasciarsi di Carla Lonzi e Pietro Consagra; il manifesto del pacifismo scritto da Aldo Capitini; Il profilo delle nuvole di Luigi Ghirri e Gianni Celati, cantori della pianura; le poesie di e.e. cummings tradotte da Quasimodo e i cinema di Londra; l'antologia dedicata alla nebbia curata da Umberto Eco e Remo Ceserani; la Roma degli artisti e dei librai di Paola Pitagora; l'eleganza e l'estro di Franco Maria Ricci; la Lucania di Carlo Levi; il viaggio nell'arte di Giorgio Soavi; l'Afghanistan di Arrigo Boetti e della moglie Annemarie Sauzeau; la storia della boxe raccontata dal filosofo Philonenko; la Fargo di Steinbeck.Gli introvabili è un testo appassionante per gli amanti dei libri e dei viaggi; perché si viaggia attraverso le pagine dei buoni libri anche cercandoli, nei posti in cui sono ambientati e in cui sono nati e poi scomparsi.E perché i buoni libri ti spingono altrove.Giorgio Gizzi, nato a Roma nel 1964, è stato reporter e poi, per caso, è diventato libraio. Ha diretto librerie in Italia e all'estero, indipendenti e di catena, adesso è titolare dell'Arcadia di Rovereto.Appassionato lettore e viaggiatore, si occupa di formazione di nuovi librai, è consulente per alcune case editrici, organizza rassegne culturali.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
In questa puntata:Parliamo del calcio greco con Enzo Navarra e Paolo Santarelli, amministratori della pagina Facebook Il Calcio Greco- curiosità dalla Grecia- la nazionale del 2004- i giocatori greci più rappresentatitivi- il presente complicato della nazionale- le cose migliori del campionato grecoFotoCamara: Hamza KamaraCacciatori di Contratti: Ratomir Dujkovic, l'eroe dei tre mondi
In questa puntata:Parliamo del calcio greco con Enzo Navarra e Paolo Santarelli, amministratori della pagina Facebook Il Calcio Greco- curiosità dalla Grecia- la nazionale del 2004- i giocatori greci più rappresentatitivi- il presente complicato della nazionale- le cose migliori del campionato grecoFotoCamara: Hamza KamaraCacciatori di Contratti: Ratomir Dujkovic, l'eroe dei tre mondi
A contatto con bambini e famiglie in un campo profughi di Salonicco, Martina ha potuto essere concretamente utile. Intervista in due parti.
A contatto con bambini e famiglie in un campo profughi di Salonicco, Martina ha potuto essere concretamente utile. Intervista in due parti.
Questa Volta parliamo Di Atene con Alessandra Pesoli, Espatriata in Grecia. Come trovare un lavoro, come vivere, dove andare, cosa fare , cosa controllare ,prima di partire, tutto quello che che volete sapere sulla vita da expats. La nostra community page : https://www.facebook.com/unavitadalontano Instagram : https://www.instagram.com/unavitadalontano/ Il Canale YouTube , quello Dailymotion e il nostro podcast : https://www.youtube.com/channel/UCrJ3-bBUsANuphqe0xPEOsA https://www.dailymotion.com/dm_acd7d4f1807bd7fe1c4a3d82fb61542a https://open.spotify.com/show/5sl7uHUUws7GusGqkQ3WrZ?si=DP8-GhJfSgGc4_gAnHUgcQ https://podcasts.apple.com/ie/podcast/una-vita-da-lontano/id1510592414 https://redcircle.com/shows/una-vita-da-lontano Come trovare un lavoro, come vivere, dove andare , cosa fare , cosa controllare ,prima di partire, tutto quello che che volete sapere sulla vita da expats. #vita #UVDL #unavitadalontano #tutti #epic #tell #stories #expats #see #whatsyourstory #every #thursday #everyday #let #everyone #storytelling #writer #writing #feel #expatlife #reading #cervelloinfuga #London #Nurse #vet #veterinario #infermiere #londra #lisbona #lisbon #Atene #Athens #Grecia #Greece vita,UVDL,unavitadalontano,tutti,epic,stories,expats,see,whatsyourstory,every,thursday,everyday,everyone,storytelling,feel,reading,espatriare,espatriati,vitadalontano,estero,vivere all'estero,Polonia,Valencia,italian Stile,Germania,irlanda,Spagna,Comunid Valenciana,Gibilterra,La Linea,frontiere,vita da frontaliere,frontaliere,lisbnona,portogallo,lisbon,portougal,Atene,Athens,Grecia,Greece Support this podcast at — https://redcircle.com/una-vita-da-lontano/donations
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6219SANTA SOFIA TRASFORMATA IN MOSCHEA: ERDOGAN VUOLE RESTAURARE L'IMPERO OTTOMANO di Souad SbaiSe qualcuno nutriva ancora dei dubbi sulle intenzioni restauratrici neo-ottomane del sultano Erdogan, la decisione della Corte suprema turca che spiana la strada alla riconversione in moschea di Santa Sophia a Istanbul dovrebbe mettere in chiaro una volta per tutte la realtà della minaccia rappresentata dai Fratelli Musulmani.Obiettivo della Fratellanza fin dalla sua fondazione in Egitto nel 1928, è la rinascita del Califfato abolito da Ataturk nel 1924. Attraverso i decenni, è passato quasi un secolo, tale aspirazione ha trovato pieno slancio e vigore politico proprio in Turchia nell'islamismo incarnato da Erdogan, di cui solo la decadenza culturale occidentale poteva non riconoscerne immediatamente la vera natura. Eppure Erdogan lo aveva detto in maniera chiara e inequivocabile già prima d'intraprendere la scalata politica e istituzionale che lo avrebbe portato al vertice supremo del regime fondamentalista e liberticida da lui oggi instaurato: "I minareti sono le nostre baionette, le cupole i nostri elmetti, le moschee le nostre caserme". E per averlo detto ha affrontato persino il carcere. Alla sua chiarezza, non è stato però dato sufficiente credito, al punto che Europa e Stati Uniti ne hanno persino favorito l'ascesa al potere. Inutile ora piangere sul latte versato, di fronte al "mostro" che mostra in tutta evidenza i suoi tratti somatici.I numerosi manifestanti accorsi nel piazzale antistante Santa Sophia per festeggiare subito dopo la sentenza della Corte, alzando il braccio con le quattro dita della "rabia", gesto tipico dei Fratelli Musulmani ripetutamente utilizzato da Erdogan, hanno così lanciato la sfida dell'islamismo al mondo intero, come a dire: "Siamo tornati, e vinceremo", una dichiarazione di guerra che ha scaldato i cuori dei milioni di seguaci della Fratellanza diffusi e ben radicati in tutti i continenti. Niente più ricerca del dialogo e della coesistenza pacifica tra religioni e culture diverse, dunque, ma sottomissione e predominio, a partire da Santa Sophia, simbolo della chiusura del capitolo storico delle guerre con il cristianesimo, capitolo che Erdogan ha invece riaperto, rilanciando contemporaneamente con le sue dichiarazioni (in arabo) quello relativo a Gerusalemme e alla moschea di Al Aqsa, quali culmine della riconquista del Medio Oriente di ottomana memoria.Le vicende di Siria, Egitto, Tunisia, Libia, per citare i casi più eclatanti, non ci dicono ancora nulla? Come contrastare, oggi e domani, l'espansionismo militare islamista capitanato da Erdogan, che per avanzare si serve senza scrupoli anche del terrorismo jihadista? Il prossimo passo sarà la ricostituzione ufficiale del Califfato: il sultano Erdogan I e i suoi successori non si fermeranno.Nota di BastaBugie: Silvia Scaranari nell'articolo seguente dal titolo "Basilica, moschea o museo: il difficile ruolo di Santa Sofia" racconta la storia della Basilica di Santa Sofia voluta dall'imperatore Costantino nel IV secolo e che è stata per oltre mille anni una chiesa cristiana.Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 6 luglio 2020:Santa Sofia a Istanbul è simbolo di un passato che non è più. [...] Progettata a partire dal 350 d.C., più volte distrutta e ricostruita con significativi cambi di stile, deve l'aspetto attuale all'imperatore Giustiniano che ne ordina la nuova progettazione nel 532, dopo l'ennesimo incendio che l'aveva distrutta quasi completamente, affidandone il progetto a Isidoro di Mileto. Sempre Giustiniano la fa consacrare nel 537 e da quel momento diventa la sede del Patriarcato di Costantinopoli e delle cerimonie imperiali bizantine.Dopo lo scisma fra cattolici e ortodossi del 1054 resta ovviamente di rito ortodosso tranne un breve periodo in cui è trasformata in cattedrale cattolica durante la IV crociata e il successivo Regno Latino d'Oriente (1204-61) divenendo anche luogo per l'incoronazione ad imperatore di Baldovino I.Ritornata in mano ai bizantini nel 1261 subisce un nuovo e radicale cambio di destinazione nel 1453 dopo la conquista della città da parte dei musulmani guidati da Maometto II. Nella sua decisa avversione verso i cristiani ordina subito che venga convertita in moschea con il nome di Aya Sofya. Fa costruire all'esterno i minareti che ancora oggi la circondano e coprire con calce bianca gli affreschi interni. Inoltre la dota di un ricco mihrab, la tipica nicchia che indica la direzione della Mecca e di fronte alla quale i fedeli musulmani compiono le preghiere rituali. Molti elementi tipici dell'arte ottomana sono aggiunti nel tempo per rispondere al desiderio dei sultani di abbellire questo luogo sacro, luogo di preghiera ma soprattutto luogo simbolo della sconfitta dei cristiani.Con la fine della Prima Guerra Mondiale la Turchia, cuore dell'impero ottomano sconfitto e sgretolato in diversi staterelli dagli accordi di Sèvres, si trasforma in una Repubblica laica sotto la guida del Presidente Mustafa Kemal Atatürk (Padre dei Turchi, 1881-1938).Mustafa Kemal, nato a Salonicco da una famiglia di condizioni medio-basse (il padre prima ufficiale dell'esercito poi commerciante di legname) viene educato all'islam ma fin da giovane si avvicina ai Giovani Turchi, di impostazione nazionalista e laica, poi fa una brillante carriera militare e aderisce alla massoneria turca relegando la fede ad una dimensione puramente formale. Salito al potere instaura una politica di severa laicizzazione in tutta la Turchia, introducendo riforme che portano sempre di più la nuova nazione nell'orbita occidentale. Nel 1935 improvvisamente una decisione azzardata ma di forte valore simbolico: la moschea Aya Sofya deve essere trasformata in un museo. [...]Sotto la guida del Governo da parte di Erdoğan, dal 2013 dai minareti del "museo" viene lanciato l'invito alla preghiera. Il Presidente della Repubblica, visitando il Museo in veste ufficiale nell'anniversario della conquista di Costantinopoli, ha recitato l'apertura del Corano in ricordo di tutti quelli che hanno lavorato per restaurarla ma soprattutto per coloro che l'hanno conquistata. Con questo gesto ha palesemente espresso l'intento di ripristinare l'antico ruolo di moschea dell'attuale museo.
Dopo aver attraversato l'Adriatico in mezzo alla nebbia, Ferrarin e Capannini raggiungono Valona, in Albania e da lì la mattina successiva ripartono con destinazione Salonicco, in Grecia, seguendo la ferrovia. Da lì, la tappa successiva è Smirne (Turchia), attraversando l'Egeo, fra nuvole e mare.
Dopo aver attraversato l'Adriatico in mezzo alla nebbia, Ferrarin e Capannini raggiungono Valona, in Albania e da lì la mattina successiva ripartono con destinazione Salonicco, in Grecia, seguendo la ferrovia. Da lì, la tappa successiva è Smirne (Turchia), attraversando l'Egeo, fra nuvole e mare.
In questo episodio viaggeremo di nuovo oltredanubio per scoprire cosa accadde agli Ostrogoti dopo la caduta dell’impero degli Unni. Ma le loro vicende saranno narrate con un occhio soprattutto ad un giovane pargolo, nato nella illustre stirpe degli Amali. La sua è una storia incredibile che ci porterà dalle steppe della Pannonia alla grande città di pietra sul Bosforo, dai monti dei Balcani alla via che conduce all’Italia: è tempo di introdurre con tutti gli onori del caso un gigante della storia d’Italia. Il suo nome Goto è Thiudereiks, leader della tribù, i Romani lo chiamarono Flavius Teodericus, noi lo conosciamo con il nome di Teodorico il grande.---Grazie ai miei Patreon: Livello Dante Alighieri: Paolo, David l’apostataLivello Galileo Galilei: Davide, Francesco, Jacopo Toso, Riccardo, Stefano, Roger, Anna, Vitor, Pierangelo e LuigiLivello Marco Polo: Dominik, Giacomo, Jacopo, Marco, David, Fabio, Francesco, Roberto, Stefano, Sergio, Fabrizio, Gianmarco, John, Luca, Gianluca, Michel Andre, Marco, Federico, Tony, Mariette, Luca, Andrea, Gabriele, Bruno, Gabriele Mazzon, Ale, Maurizio e Enrico. Per sostenermi su Patreon: https://www.patreon.com/italiastoria. Altre modalità disponibili sul sito: www.italiastoria.comMusiche di Riccardo Santato
Dalla tomba di Filippo II ai monasteri del Monte Athos, dal lago che a Prespa unisce Albania, Grecia e Macedonia del Nord alla penisola di Kastoria, dal Castello di Salonicco a ai campi di peperoni rossi e fagioli giganti.
Imam Baildi, Kottarashky, Trio Tzane, Magnifico. Teodora, una guida di Salonicco,..ci racconta cosa vedere nella sua città. La perla è un jingle, sulle note di Ramo Ramo,..regalatoci da un trio turco incontrato sul delta del Danubio durante un viaggio..targato Radio Popolare
Imam Baildi, Kottarashky, Trio Tzane, Magnifico. Teodora, una guida di Salonicco,..ci racconta cosa vedere nella sua città. La perla è un jingle, sulle note di Ramo Ramo,..regalatoci da un trio turco incontrato sul delta del Danubio durante un viaggio..targato Radio Popolare
In questa puntata andiamo a Salonicco, Grecia; a passeggiare con esotici animali a quattro zampe per le vie di Mosca, e a Genova, per parlare di accoglienza nel quartiere Quezzi. Non manca la Psicoradio!
In questa puntata andiamo a Salonicco, Grecia; a passeggiare con esotici animali a quattro zampe per le vie di Mosca, e a Genova, per parlare di accoglienza nel quartiere Quezzi. Non manca la Psicoradio!
con: Viki Markaki giornalista, Antonis Milicis ristoratore, Nikola Roumeliotis giornalista, Michael Braun corrispondente Die Zeitung, Anna Milan da Salonicco, Giuseppe Civati fondatore di Possibile, Fbiano Schivardi economista LUISS
In questa puntata andiamo a Salonicco, Grecia; a passeggiare con esotici animali a quattro zampe per le vie di Mosca, e a Genova, per parlare di accoglienza nel quartiere Quezzi. Non manca la Psicoradio!
In questa puntata andiamo a Salonicco, Grecia; a passeggiare con esotici animali a quattro zampe per le vie di Mosca, e a Genova, per parlare di accoglienza nel quartiere Quezzi. Non manca la Psicoradio!
Dalla Brianza a Salonicco: in collegamento dalla Grecia, Giulia ci racconta la sua esperienza di Erasmus, le somiglianze e le differenze che sta riscontrando tra questo Paese e l'Italia.