Commune in Bacău, Romania
POPULARITY
Fabio Mini"La NATO in guerra"Dal patto di difesa alla frenesia bellicaPrefazione di Luciano CanforaEdizioni Dedalowww.edizionidedalo.itQual è il ruolo della NATO oggi? Quali sono i suoi nemici? Può entrare in guerra? L'autore, per molti anni ai vertici NATO, offre proposte concrete per rivedere l'organizzazione dall'interno.Come si è arrivati a questo punto? Se la Nato è in guerra lo deve alla sua sistematica e irrazionale violazione delle proprie regole e dello stesso Trattato costitutivo. Per quasi mezzo secolo la Nato ha rispettato i limiti geografici e operativi stabiliti, anche se seguiva e sosteneva la politica statunitense nel mondo. Con la fine dell'Unione Sovietica, però, la Nato ha cominciato a “giocare” con le parole del Trattato, poi a mistificarle e infine a tradirle. Ora la Nato non ha limiti di territorio e non ha un solo Nemico. Ne ha molti, scelti con cura rispettando le priorità americane. E così ogni Stato membro deve vedersela con la Russia, la Cina, l'Iran, la Corea del Nord, l'India, i Brics, gli Stati nuclearizzati, i terroristi, i criminali, gli scafisti, le organizzazioni umanitarie e perfino i pacifisti. L'autore svela i metodi, i pretesti e i trucchi che hanno portato la Nato alla frenesia bellica e l'Europa all'autodistruzione, con l'auspicio che si torni a ragionare.Per tutti quelli che desiderano comprendere i retroscena del clima politico attuale e la situazione di guerra che viviamo ogni giorno.Fabio Mini è Generale di Corpo d'Armata dell'Esercito Italiano. Ha comandato tutti i livelli di unità Bersaglieri e ricoperto incarichi dirigenziali presso gli Stati Maggiori dell'Esercito e della Difesa. È stato direttore dell'ISSMI presso il Centro Alti Studi e ha prestato servizio negli Stati Uniti, in Cina e nei Balcani. È stato Capo di Stato Maggiore del Comando Nato del Sud Europa e comandante della missione internazionale in Kosovo. Collabora con le riviste Limes e Geopolitica e dal 1989 al 2024 ha pubblicato e curato una ventina di libri sulla guerra con vari editori tra cui Einaudi, il Mulino e Paper First.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Ieri fino alle 19 si è votato in Albania per il rinnovo del Parlamento. A contendersi il potere dalla fine della dittatura socialista di Hoxha nel ‘90 sono il Partito Socialista e il Partito Democratico. Ed è così anche questa volta con il premier uscente del PS, Edi Rama, che punta al quarto mandato. Il principale sfidante è una vecchia conoscenza: Sali Berisha, ex presidente e già primo ministro per il PD. Ormai 80enne, con uno stile trumpiano, con alle spalle problemi giudiziari ha deciso di ripresentarsi alla testa dell'opposizione. Per la prima volta potranno però esprimersi anche gli albanesi della diaspora e i loro voti potrebbero essere decisivi perché nuove forze politiche entrino in Parlamento. E questo, nonostante il divieto di Tik Tok e il controllo dei media da parte del partito al potere ostacolino il cambiamento. Sullo sfondo la domanda di adesione all'Unione Europea da parte dell'Albania. I passi avanti fatti in termini di sviluppo economico e tante questioni ancora da risolvere, prime fra tutte la lotta alla corruzione e alla criminalità. Inoltre, sono sempre presenti un forte divario sociale e una povertà che affligge larghi strati della popolazione, in particolare nelle zone rurali. Dall'Albania si continua ad emigrare, soprattutto se giovani, in cerca delle opportunità che mancano in patria. Ne parliamo con Erion Gjatolli, Ricercatore all'Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa Giovanni Vale, giornalista freelance dai Balcani, collaboratore RSI Beda Romano, corrispondente del Sole 24 ore a Bruxelles
In questo episodio di Dazebao, vi porto in Bosnia Erzegovina, un paese ai confini d'Europa dove cresce la tensione verso una possibile secessione. Mentre il mondo guarda ai colloqui tra russi e americani, a Sarajevo l'aria è pesante e Milorad Dodik sfida tutti, alimentando il sogno di separare la Republika Srpska. Ripercorriamo le radici del problema, dagli accordi di Dayton a oggi, e scopriamo come questa crisi potrebbe travolgere i Balcani e destabilizzare l'Unione Europea. Pronti per un salto nei Balcani? Ascoltate ora!Per un'analisi più approfondita, cercate Dazebao su Substack. E se vi va, scrivetemi su Instagram @dazebaopodcast o mandami un'email a dazebaopodcast@gmail.com. Altrimenti, ignorateci e passate avanti!
“Giù le mani dalla Serbia”, è con questo slogan che il presidente Aleksandar Vucic ha lanciato nel fine settimana una sua nuova formazione politica. Una mossa voluta anche per dare un segnale alle piazze del Paese, che da cinque mesi protestano contro il suo governo, accusato di corruzione e di mancato rispetto delle regole democratiche. Un tentativo di rinnovamento, perlomeno nell'immagine, che venerdì prossimo culminerà nella nascita di un nuovo esecutivo. Guidate dagli studenti universitari, le manifestazioni di protesta però non si placano e continuano a rappresentare una sfida per il presidente Vucic, in carica ormai da 12 anni. Un braccio di ferro con ripercussioni regionali, in particolare in Bosnia e in Kosovo, per un Paese che continua a poter contare sul sostegno dell'Unione europea, della Russia e della Cina. E questo anche perché in Serbia si è ormai aperta la corsa al litio, un minerale fondamentale per le batterie elettriche e per la transizione energetica. Cosa sta capitando in Serbia? Su quali carte può ancora contare la protesta delle piazze, iniziata ormai cinque mesi fa? E quale il ruolo delle grandi potenze in questo Paese e in questa regione, a 30 anni dalla fine della guerra ex-jugoslava? Argomenti e interrogativi che discuteremo con:Milovan Pisarri, docente presso l'Istituto di filosofia di Belgrado e specializzato in storia contemporaneaNenad Stojanovic, politologo e docente all'Università di GinevraGiovanni Vale, collaboratore RSI dai Balcani
La 57ª edizione di Vinitaly, in programma dal 6 al 9 aprile a Veronafiere, si conferma punto di riferimento per il vino italiano con circa 4.000 aziende espositrici e l’intero quartiere fieristico occupato. Attesi operatori da 140 Paesi, con l’obiettivo di confermare la presenza di 30mila buyer internazionali, inclusi gli Stati Uniti, nonostante le recenti tensioni commerciali. Le delegazioni più numerose arrivano da USA, Canada, Cina, Regno Unito, Brasile, India, Singapore, Giappone e Corea del Sud, mentre in Europa spiccano Germania, Svizzera, Nord Europa e Balcani. Vinitaly 2025 punta a rafforzare l’internazionalizzazione e la promozione del settore, evolvendo da osservatore delle tendenze a vero incubatore del vino globale. Nel 2025 Veronafiere punta a rafforzare promozione e internazionalizzazione, con Vinitaly che evolve da semplice osservatore a incubatore di tendenze del settore vinicolo. Tuttavia, le nuove tariffe imposte dagli Stati Uniti da parte del presidente Trump generano tensioni sul commercio internazionale del vino. Il governo italiano risponde con un netto rifiuto a ritorsioni, puntando invece su negoziati con gli USA, semplificazione normativa, sostegno alla competitività delle imprese e apertura di nuovi mercati tramite accordi bilaterali. Contrariamente a quanto sostenuto da alcuni, la maggior parte del vino italiano esportato non è di fascia alta: solo il 2% supera i 50 dollari a bottiglia, mentre l'80% ha un prezzo franco cantina sotto i 4 euro al litro. I dazi quindi colpiscono duramente etichette popolari come Prosecco, Pinot Grigio, Lambrusco e Chianti, che rappresentano il grosso del volume d'affari negli USA. L’Unione Italiana Vini propone di condividere il costo dei dazi con gli importatori americani: un 10% a carico dei produttori e un 10% sugli importatori, che spesso applicano ricarichi elevati (una bottiglia da 5 euro in Italia arriva a costare oltre 15 dollari negli USA). Ne parliamo con alcuni fra i maggiori rappresentanti di settore:Marilisa Allegrini, Gruppo Marilisa Allegrini, Riccardo Paqua - Amministratore Delegato Pasqua Vini Igor Boccardo, direttore generale di Leone Alato Cristina Nonino, amministratore delegato Nonino (nella foto qua sotto con Sebastiano Barisoni)Andrea Conzonato, Amministratore delegato di Herita Marzotto Wine Estates (nella foto qua sotto con Sebastiano Barisoni)Dazi: Ue, "bazooka" sempre sul tavolo, ma vogliamo un negoziato con gli UsaLa Commissione Europea mantiene un approccio prudente nella risposta ai dazi imposti dagli Stati Uniti, ribadendo la volontà di evitare uno scontro frontale: il cosiddetto “bazooka” - ovvero misure anticoercitive come restrizioni su import-export, investimenti e diritti di proprietà intellettuale - resta sul tavolo ma non viene ancora attivato. L'obiettivo è aprire un negoziato, non generare un "big bang". Intanto, l'UE si prepara a rispondere ai dazi su acciaio e alluminio con una contro-lista di prodotti americani, escluso il whisky, dal valore complessivo di 21 miliardi di euro, contro i 26 miliardi delle tariffe USA. I controdazi scatteranno in tre fasi: il 15 aprile, il 16 maggio e il 1° dicembre. A breve si discuterà anche la risposta europea ai nuovi dazi sulle auto e alla tariffa generalizzata del 20% annunciata dagli USA sotto il nome di "reciproca". Parallelamente, Bruxelles accelera sulla diversificazione dei mercati: sono in corso contatti con l’India per negoziare un accordo di libero scambio a fasi, mentre la presidente von der Leyen ha avviato un dialogo diretto con il premier cinese Li Qiang, sottolineando l’importanza della stabilità e del sostegno a un commercio globale equo e riformato. Sul fronte italiano, Palazzo Chigi ha avviato un ciclo di incontri tra governo e categorie economiche per valutare l’impatto dei dazi USA e definire misure di supporto alle filiere più colpite, con la partecipazione di Meloni, Tajani, Salvini, Giorgetti, Urso, Lollobrigida, Foti e i sottosegretari Mantovano e Fazzolari.Il commento è di Adriana Cerretelli, editorialista Il Sole 24 Ore Bruxelles.
Da lunedì una massa d'aria più fredda dai Balcani sta scorrendo sulla Pianura Padana apportando un generale calo termico sul vicentino e ventilazione a tratti sostenuta sui rilievi. Il tempo è variabile e stabile per almeno qualche giorno.
Ministerul de externe al Serbiei cere lămuriri privind înțelegerea de colaborare politico militară între Croația, Albania și Kosovo. „Dacă acest acord nu este îndreptat împotriva nimănui, așa cum susțin ei, atunci solicităm o explicație cu privire la excluderea Serbiei de la orice negocieri privind securitatea colectivă în regiune” - declară MAE sârbesc. „Pactul militar împotriva Serbiei: ce înseamnă pentru țara și regiunea noastră acordul de colaborare în domeniul apărării dintre Croația, Albania și așa-zisul Kosovo,” titrează novosti.rs.„Documentul pe care Croația și Albania l-au semnat la Tirana cu așa-zisul Kosovo privind colaborarea în domeniul apărării constituie un precedent periculos care ar putea pune în pericol relațiile și pacea în regiune, în condițiile în care așa-zisul Kosovo nu este recunoscut de majoritatea membrilor ONU și care, conform oricărui cadru internațional, nu ar trebui să aibă forțe armate. Bulgaria a primit și ea invitația de a adera la acest pact politico-militar. Această inițiativă vine într-un moment de schimbări majore la nivel global marcat de o schimbare politică majoră a lui Trump în ceea ce privește conflictul ucraineno-rus, într-un moment de diviziuni în Europa, precum și pe fondul unei crize sociale și politice care persistă de câteva luni în Serbia,” scrie publicația.Ministerul de Externe mai susține că mesajul politic transmis Belgradului este evident și subliniază că memorandumul nu este rezultatul unei cooperări aleatorii, ci „o strategie direcționată care vizează izolarea Serbiei și consolidarea structurilor paramilitare din provincia sudică a Serbiei, contrar dreptului internațional și Rezoluției 1244 a Consiliului de Securitate al ONU”.„Dacă acest acord nu este îndreptat împotriva nimănui, așa cum susțin ei, atunci solicităm o explicație cu privire la excluderea Serbiei de la orice negocieri privind securitatea colectivă în regiune - declară Ministerului Afacerilor Externe sârbesc. După 15 martie, întrebarea de un milion de dolari și un dinar, este următoarea: ce urmează în Serbia?Iată titlul unui articol din citim învreme.com. „Întrebarea ce urmează este cu adevărat crucială, dar cred că în principal președintele statului a fost preocupat de asta”, a declarat politologul Dejan Bursać pentru Vreme. „(Aleksandar Vučić, n.r) a fost cel care a spus că totul se va termina pe 15 martie și că viața în Serbia se va relua normal de luni, 17 martie”.Dar lucrurile nu s-au petrecut așa. Societatea civilă investighează ceea ce numește atac cu un tun sonor asupra manifestanților.„Astfel, pe lângă ancheta privind prăbușirea acoperișului gării din Novi Sad apare o nouă întrebare: ce s-a întâmplat sâmbătă seara?”Dejan Bursać explică că acest nou proces reprezintă o problemă uriașă pentru sistemul de stat, deoarece ar putea duce la o nouă scădere a încrederii în rândul alegătorilor partidului politic aflat în prezent la putere în Serbia.„Vučić se bazează pe cele două milioane de alegători ai săi loiali pentru a câștiga alegerile, știind că în Serbia nu votează niciodată mai mult de 3,8 milioane de oameni”, adaugă Bursać. "Aceștia sunt în principal alegători mai în vârstă care au trecut prin diverse crize în anii 90 și 2000 și care apreciază stabilitatea pe care le-o oferă Vučić. Dar dacă această stabilitate dispare, așa cum este cazul de mai bine de patru luni, asta pune probleme. Ceasul bate pentru el, nu pentru studenți". BERD negociază un împrumut pentru o autostradă și anunță noi investiții în MuntenegruBanca Europeană pentru Reconstrucție și Dezvoltare negociază cu Guvernul privind condițiile de creditare pentru construcția celui de-al doilea tronson al autostrăzii de la Mateševo – Andrijevica, anunță vicepreședintele BERD, Mateo Patrone, potrivit căruia proiectul va fi analizat în iunie de Consiliul de Administrație al băncii, relatează rtcg.me.Banca Europeană pentru Reconstrucție și Dezvoltare a investit anul trecut 104 milioane de euro în nouă proiecte în Muntenegru. O licitație este în curs de desfășurare pentru construcția celui de-al doilea tronson al autostrăzii de la Mateševo la Andrijevica, pentru care Uniunea Europeană trebuie să ofere subvenții de 150 de euro, iar BERD un împrumut de aproximativ 200 de milioane de euro.Vicepreședintele BERD, Mateo Patrone, a declarat pentru Televiziunea Muntenegru că nu se cunosc deocamdată condițiile de creditare. Târgul de muzică și arte creative MUSE-X ajunge în Albaniahttps://www.gazetatema.net/kulture/muse-x-panairi-i-pare-i-muzikes-dhe-arteve-kreative-vjen-ne-tirane-i485786MUSE-X, cel mai important târg de muzică și arte creative, va avea loc la Tirana și în Balcani pentru prima dată pe 11, 12 și 13 aprilie. Conceput ca un festival-expoziție, MUSE-X va primi la Tirana timp de trei zile consecutive peste 100 de companii și profesioniști din sectorul muzical și artistic, veniți din toată Europa, Regatul Unit și regiune.În plus, pe parcursul acestor trei zile, personalități de renume din sector vor găzdui conferințe și TEDtalks, marcând un moment cheie în structurarea și funcționarea acestui sector.MUSE-X își propune astfel să creeze legături între companiile străine și cele care doresc să stabilească parteneriate cu companii albaneze. Procedând astfel, MUSE-X îndeplinește un alt obiectiv: transmiterea culturii albaneze către entități străine, și nu numai. Au participat la Revista Presei Europa Plus:Milo POPOVIC, MuntenegruAndjela RADULOVIC, SerbiaSofija JOVANOVIĆ, SerbieLavdije XHELILI, Albanie
Dupa ce intrarea Romaniei in programul Visa Waiver a fost amanata, ambasada SUA la Bucuresti ii averizeaza pe romani ca daca vor incerca sa intre ilegal in Statele Unite, vor fi prinsi, expulzati si nu vor mai avea niciodata dreptul sa intre in tara. In plus, misiunea diplomatica a repostat mesajul vicepreședintelui JD Vance, prin care critica anularea alegerilor prezidențiale din 2024. Despre cum arata in acest moment relatia Bucuresti-Washington, discutam imediat. SUA poartă astazi discuţii cu Rusia în Arabia Saudită, după ce duminică reprezentanţii Washingtonului au vorbit cu partea ucraineanăWashingtonul speră să obțină un acord de încetare a focului în Marea Neagră, înainte de a ajunge la un armistițiu în războiul care durează de mai bine de trei ani. Intre timp, desi au fost de acord cu un armistitiu privind atacarea infrastructurii energetice, Rusia a lansat peste noapte al treilea atac aerian consecutiv asupra Kievului.Două țări vecine cu România pregătesc o alianță militarăPresa de la Belgrad anunță un presupus acord militar între Serbia și Ungaria, două țări apropiate de Rusia. Miscarea vine în contextul în care ministerele apărării din Albania, Kosovo și Croația au semnat săptămâna trecută la Tirana un memorandum trilateral în domeniul apărării. Aduc aceste actiuni stabilitate in Balcani sau dimpotriva? Ne lamurim in 40 de minute. La Paris a început procesul actorului Gerard DepardieuIar procesul în care actorul Gérard Depardieu este acuzat de hărțuire sexuală a început astazi la Curtea Penala din Paris. Dacă va fi găsit vinovat, legendarul actor riscă până la 5 ani de închisoare.
Mădălina Pavăl Orchestra lansează „Fuga Iuga”, un album-experiență care “vorbește” și cântă despre vântul schimbării, devenind o invitație la introspecție și reconectare cu rădăcinile culturale. Cu influențe din Bucovina, Moldova, sudul Dunării și Balcani, acest material discografic este o punte între tradiție și modernitate, care oferă ascultătorului o experiență autentică și profundă. Mădălina Pavăl Orchestra este un grup de 11 muzicieni care s-a format organic în jurul Mădălinei, o artistă cu o energie profund ancorată în realitate, dar în același timp conectată la un filon mitic și ancestral. Cu o sensibilitate aparte, dar și cu o determinare puternică, Mădălina și-a asumat încă din copilărie misiunea de a descoperi, culege și reinterpreta cântecele vechi din folclorul românesc. Expresia „Fuga te fură și Iuga te adună” surprinde perfect esența albumului – Iuga este acel vânt imaginar care ne încetinește pasul, oferindu-ne spațiu să respirăm și să ne întoarcem către sine.Cele nouă piese de albumului spun povești autentice despre oameni, iubire, emoții și conexiuni profunde. Fuga Iuga este un univers sonor care surprinde diversitatea României, îmbinând elemente de folclor cu sonorități contemporane. Mădălina Pavăl Orchestra creează astfel un peisaj muzical unic, menit să rezoneze cu fiecare ascultător."Oamenii își scriu propriile povești în cântecele pe care le ascultă și eu sunt convinsă că de aici pot începe multe alte trăiri care să fie povestite cu foc. Iubirea, în toate formele ei, are multe, multe cărări,” spune Mădălina Pavăl.Cele două piese lansate până acum, "Fuga Iuga" și "Inima verde" sunt dovada sound-ului distinct și puternic al orchestrei care refuză să fie limitată de conceptul de gen muzical. Ca o concluzie firească a albumului, piesa "Liniște" aduce un contrast surprinzător: ritm alert și pulsant, în antiteză cu titlul său. Aceasta reflectă frământările interioare, gândurile care nu ne lasă să ne oprim, dar și nevoia de echilibru. Mesajul piesei este un antidot la overthinking, o invitație la regăsireaarmoniei interioare."Ne place să credem că am reinventat sonoritățile românești când am îmbinat texturi din lumea clasică cu dinamica de dans și forța tribală a band-ului de alternativ. Unii i-ar zice world music, pentru noi e un ansamblu care poate doini românește și te poate învârti nebunește,” completează Alexei Țurcan.Lansarea albumului "Fuga Iuga" va fi marcată printr-o serie de concerte speciale, cu prima oprire în București pe 21 martie la Club Guesthouse, urmată de Cluj, 22 martie, la FORM Space și un turneu național. În plus, vor avea loc și listening parties cu sesiuni meet & greet cu artiștii, în orașe precum București, Cluj și Timișoara.Albumul este disponibil online începând cu 14 martie. Ascultă-l pe platformele online și lasă-te purtat de vântul schimbării!
Fulvio Fiano racconta gli ultimi sviluppi della vicenda del ragazzo di 19 anni, grande esperto di programmi e sistemi informatici, trovato morto suicida a Perugia. Viviana Mazza spiega perché Donald Trump vuole tagliare 400 milioni di dollari di fondi all'ateneo, di cui sono stati arrestati due studenti filopalestinesi. Francesco Battistini parla delle proteste in Serbia contro il presidente Vucic e di un'area europea nuovamente in ebollizione.I link di corriere.it:Morte di Andrea Prospero a Parigi: arrestato un 18enne per istigazione al suicidio, un altro indagatoTrump taglia 400 milioni di dollari alla Columbia University: «Non ha protetto gli studenti ebrei durante le proteste per Gaza»Una marea umana sfila a Belgrado, i cittadini in piazza contro il presidente Vucic
Tensione alle stelle in Bosnia-Erzegovina, dove la Procura statale ha emanato un ordine di arresto per Milorad Dodik, il leader nazionalista serbo-bosniaco e presidente della Republika Srpska con l'accusa di attentato all'ordine costituzionale. Provvedimento che acuisce il duro braccio di ferro tra le autorità centrali della Bosnia-Erzegovina a Sarajevo e il leader serbo-bosniaco, da tempo nell'occhio del ciclone e nel mirino della comunità internazionale per le sue crescenti aspirazioni separatiste. Ci risiamo? O forse siamo in un altrove comunque molto pericoloso? Di certo a 30 anni da Dayton la "pace giusta" in Bosnia non c'è. Ne parliamo con Simone Malavolti, storico dei paesi jugoslavi e dei Balcani occidentali nell'età contemporanea, autore di Nazionalismi e "pulizia etnica" in Bosnia-Erzegovina. Prijedor (1990-1995), edito da Pacini Editore.
Nel nuovo episodio della serie "Storia orale della diplomazia italiana" ascoltiamo l'Ambasciatore Giancarlo Aragona, che ci offre uno sguardo approfondito sulla sua lunga esperienza in carriera diplomatica. Dopo aver superato il concorso diplomatico, Aragona ha ricoperto incarichi di rilievo, dal consolato di Friburgo in Germania, al suo incarico di Capo di Gabinetto nel delicato periodo della guerra nei Balcani, fino ad essere Ambasciatore d'Italia a Mosca e Londra. La sua testimonianza evidenzia il ruolo cruciale dell'Italia in alcuni contesti internazionali e la complessità delle sfide diplomatiche che l'Amb. Aragona ha dovuto affrontare
ROMA (ITALPRESS) - "Per molto tempo l'allargamento dell'Unione Europea è rimasto fermo, negli ultimi 15 anni purtroppo si sono fatti pochi progressi. Con l'invasione russa dell'Ucraina il tema è tornato d'attualità e quindi anche per i Balcani occidentali si è avviato un processo più dinamico. L'Italia è in prima fila per favorirlo: il vicepremier Tajani è venuto tre volte a Belgrado, l'obiettivo è quello di accelerare questo processo: il presidente Vucic ha preso l'impegno di realizzare tutte le riforme che chiede l'Ue entro il 2026 e l'Italia sosterrà questa visione". Lo ha detto Luca Gori, ambasciatore d'Italia in Serbia, in un'intervista a Claudio Brachino per il format televisivo Diplomacy Magazine dell'agenzia Italpress. abr/mrv
ROMA (ITALPRESS) - "Per molto tempo l'allargamento dell'Unione Europea è rimasto fermo, negli ultimi 15 anni purtroppo si sono fatti pochi progressi. Con l'invasione russa dell'Ucraina il tema è tornato d'attualità e quindi anche per i Balcani occidentali si è avviato un processo più dinamico. L'Italia è in prima fila per favorirlo: il vicepremier Tajani è venuto tre volte a Belgrado, l'obiettivo è quello di accelerare questo processo: il presidente Vucic ha preso l'impegno di realizzare tutte le riforme che chiede l'Ue entro il 2026 e l'Italia sosterrà questa visione". Lo ha detto Luca Gori, ambasciatore d'Italia in Serbia, in un'intervista a Claudio Brachino per il format televisivo Diplomacy Magazine dell'agenzia Italpress. abr/mrv
Lumea era oricum cu susul în jos, însă de când a început cel de-al doilea mandat al lui Donald Trump la Casa Albă, toate știrile par a fi scoase dintr-un scenariu de teatru absurd. Pentru ce se întâmplă azi și ce-ar putea să se întâmple mâine găsim explicații peste tot. Ce nu găsim, însă, este o însăilare a acestora cu un fir epic care să dea sens tuturor lucrurilor care nu au sens. Acesta este scopul ediției de față: să încercăm să punem în ordine cât mai mult din dezordinea informațională care ne înconjoară și care, ca un atac cibernetic DDoS care folosește forța brută, amorțește simțurile a din ce în ce mai mulți oameni. Pentru că lumea așa cum o știam a apus odată cu preluarea mandatului lui Trump, ne interesează deopotrivă ce se petrece în America, în Europa, în România și da, în Rusia, China și restul lumii.Această ediție este împărțită în două părți: Partea 1 setează și explică contextul geopolitic în care ne aflăm. Pentru asta Marian Hurducaș l-a avut alături peSorin Ioniță, Expert ȋn reforma administraţiei publice, dezvoltare şi politici locale; consultant al Consiliului Europei, Băncii Mondiale şi UNDP pe Europa de Est şi Balcani; fost reprezentant al României ȋn Comitetul Economic şi Social European (EESC); lector asociat al Maastrict School of Management (MSM). A terminat Institutul Politehnic Bucureşti (IPB); Master la Central European University (CEU), Budapesta; a fost Fulbright fellow la Georgetown University, Washington DC. Autor al volumului Deceniul furiei și indignării: Cum ne-au schimbat ultimii zece ani? Humanitas, 2021. CV-ul său integral pe expertforum.roPartea a doua va fi despre ideologiile din spate acțiunilor greu de înțeles la prima vedere, ale americanilor, și cum poate fi lumea modelată dacă acestea prin rădăcini mai mari. Mihnea Măruță, jurnalist (fost redactor-șef la Cotidianul, Adevărul, PressOne.ro, Clujeanul etc), profesor la FSAC din cadrul UBB, doctor în filosofie și autor al unui bestseller numit Identitea Virtuală, carte apărută la Editura HUMANITAS care s-a născut din căutările sale provocate de transformările majore pe care tehnologia și social media le generează în educație, în presă, în modul în care ne raportăm la noi înșine si în care funcționăm, ca societate. Dragoș Stanca, fondator Upgrade 100 și antreprenor tech, inițiatorul Ethical Media Alliance - proiect care își propune să disloce și să redirecționeze către presa independentă, bazată pe principii morale, etice și deontologice - adică jurnalism făcut în interes public, cel puțin 1% din total buget de publicitate cheltuit într-un an pe piața locală.Multe explicații, cel puțin la nivel ideologic, am găsit într-un articol semnat de invitatul de azi, Mihnea Măruță, intitulat „Monarhia AI”, care se găsește pe Substack, în noul newsletter numit Upgrade in progress. Așadar, următoarele câteva zeci de minute avem pe meniu A.I., politica americană, ideologiile miliardarilor și bazele istorice ale acceleraționismului.Foarte, foarte pe scurt, articolul redactat de Mihnea spune 2 povești: - cea a Americii de astăzi, a miliardarilor cu care Donald Trump s-a înconjurat și a persoanelor cu care aceștia s-au înconjurat la rândul lor, - și povestea unor gânditori ce până nu de mult erau marginalizați, dar care, în era extremelor politice, au devenit din ce în ce mai relevanți.
CETTIGNE (MONTENEGRO) (ITALPRESS) - “L'Italia ha sempre sostenuto con forza e con vigore" l'ingresso nell'Unione Europea del Montenegro e “dei Paesi dei Balcani occidentali che non ne fanno ancora parte. Lo ha fatto anche quando alcuni Paesi senza alcuna ragione hanno frenato questo processo. Finalmente si sono superate le remore di alcuni Paesi dell'Unione. L'Unione Europea non sarà completa e realizzata davvero senza questo ingresso”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso della conferenza stampa a Cettigne, in Montenegro, con il presidente Jakov Milatovic. sat/gsl (Fonte video: Quirinale)
CETTIGNE (MONTENEGRO) (ITALPRESS) - “L'Italia ha sempre sostenuto con forza e con vigore" l'ingresso nell'Unione Europea del Montenegro e “dei Paesi dei Balcani occidentali che non ne fanno ancora parte. Lo ha fatto anche quando alcuni Paesi senza alcuna ragione hanno frenato questo processo. Finalmente si sono superate le remore di alcuni Paesi dell'Unione. L'Unione Europea non sarà completa e realizzata davvero senza questo ingresso”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso della conferenza stampa a Cettigne, in Montenegro, con il presidente Jakov Milatovic. sat/gsl (Fonte video: Quirinale)
Patrizia Fiaschi"Aprile è una promessa"Castelvecchi Editorewww.castelvecchieditore.comSarajevo 1985. Goran, ingegnere, e Olga, medico, diventano genitori di Zlata. L'assedio del '92 costringe Goran a fingersi cecchino per proteggere i propri affetti e Olga in corsia, testimone del dolore di una città isolata. Milano 1994. Margherita, fotoreporter, e Guido, vice commissario, accolgono Zlata in un programma di affido internazionale al quale collabora Marta, esponente dell'Organizzazione che ha visto Gino Strada a Sarajevo come chirurgo di guerra. Marta e Margherita assumeranno un ruolo determinante nella vita di Zlata, mentre Olga sarà colta da un dramma che trascina il lettore in un turbinio di emozioni. La storia di una bambina alla quale è stata rubata l'infanzia in un romanzo di salvezza che restituisce la possibilità di sperare in una rinascita, come in un aprile prodigo di promesse.Patrizia Fiaschi, (La Spezia 1965). Docente, ha coordinato circoli lettura per LaAV, fondato il blog “Raccoglimi un libro” e curato la direzione artistica del Festival Romanzo Storico Città di Massa. Ha pubblicato per il Seme Bianco Racconti di sale e di nebbia (2019) e Un giorno nuovo (2021). Il vento sull'erba (Castelvecchi 2022) riceve i premi San Domenichino e Città di Sarzana e viene selezionato al Premio Città di Como. Brani delle sue opere figurano in antologie di narrativa contemporanea.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
MILANO (ITALPRESS) - “La Serbia rispetta l'integrità territoriale dell'Ucraina e il diritto internazionale, abbiamo anche aiutato l'Ucraina dal punto di vista umanitario, ma la pace in questo momento dipende dall'accordo tra Trump e Putin e l'Europa deve proteggere i suoi interessi”. La pace tra Russia e Ucraina "è un interesse europeo, perché l'economia soffre” a causa delle sanzioni. La Serbia ha deciso di non imporle “per salvaguardare la propria economia: siamo stati accusati di essere filorussi”, ma "guardiamo ai nostri interessi nazionali". Lo ha detto Jovan Palalic, presidente del Gruppo di Amicizia Parlamentare Serbia-Italia, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell'agenzia Italpress.Il governo italiano e quello serbo “sono accomunati dai buoni rapporti con l'amministrazione del presidente Trump, e anche il governo ungherese è su questa linea, si può dialogare per cambiare l'Europa, con un nuovo slancio”, ha ricordato. Inoltre “il nostro presidente Vucic ha proposto di organizzare un summit tra Trump e Putin a Belgrado, proprio perché abbiamo buoni rapporti con la Russia e con la nuova amministrazione Trump”.I rapporti con l'Italia sono solidi. “Il governo Meloni ha riconosciuto l'importanza della Serbia e di tutta l'area balcanica e si è concentrato su questa regione” con l'obiettivo di “poter mantenere prima tutto la pace", ma anche “buoni rapporti economici”, ha ricordato Palalic.sat/gsl/mrv
MILANO (ITALPRESS) - “La Serbia rispetta l'integrità territoriale dell'Ucraina e il diritto internazionale, abbiamo anche aiutato l'Ucraina dal punto di vista umanitario, ma la pace in questo momento dipende dall'accordo tra Trump e Putin e l'Europa deve proteggere i suoi interessi”. La pace tra Russia e Ucraina "è un interesse europeo, perché l'economia soffre” a causa delle sanzioni. La Serbia ha deciso di non imporle “per salvaguardare la propria economia: siamo stati accusati di essere filorussi”, ma "guardiamo ai nostri interessi nazionali". Lo ha detto Jovan Palalic, presidente del Gruppo di Amicizia Parlamentare Serbia-Italia, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell'agenzia Italpress.Il governo italiano e quello serbo “sono accomunati dai buoni rapporti con l'amministrazione del presidente Trump, e anche il governo ungherese è su questa linea, si può dialogare per cambiare l'Europa, con un nuovo slancio”, ha ricordato. Inoltre “il nostro presidente Vucic ha proposto di organizzare un summit tra Trump e Putin a Belgrado, proprio perché abbiamo buoni rapporti con la Russia e con la nuova amministrazione Trump”.I rapporti con l'Italia sono solidi. “Il governo Meloni ha riconosciuto l'importanza della Serbia e di tutta l'area balcanica e si è concentrato su questa regione” con l'obiettivo di “poter mantenere prima tutto la pace", ma anche “buoni rapporti economici”, ha ricordato Palalic.sat/gsl/mrv
Questo episodio è offerto da Kukusha Tours, che propone viaggi per piccoli gruppi nei Balcani, nel Caucaso e nell'Asia Centrale, per scoprire le minoranze etniche e il patrimonio sovietico e socialista. Iscrizioni ai viaggi dal 10 febbraio 2025. Info: https://www.kukushkatours.it/ ---Il giornalista Khudayberdy Allashov è morto il 13 agosto 2024, all'età di 35 anni, dopo quasi dieci anni di persecuzione da parte del regime turkmeno. Nel 2016 aveva osato raccontare la storia del lavoro forzato nei campi del Turkmenistan, dove ancora oggi migliaia di persone vengono costrette con la forza, e dietro paghe miserabili, a partecipare alla raccolta del cotone. Cotone, che spesso finisce anche sugli scaffali dei nostri negozi.INSERT:How they Pick Cotton by Hand, NextDoor, YouTube, 3.11.2022 | State-imposed Forced Labor in Turkmen Cotton & the Risk of Turkmen Cotton in Global Supply Chains, Cotton Campaign, YouTube, 19.7.2022
Questo episodio è offerto da Kukusha Tours, che propone viaggi per piccoli gruppi nei Balcani, nel Caucaso e nell'Asia Centrale, per scoprire le minoranze etniche e il patrimonio sovietico e socialista. Iscrizioni ai viaggi dal 10 febbraio 2025. Info: https://www.kukushkatours.it/ ---Secondo le ONG, negli ultimi anni al timone dei barconi che attraversano le acque del Mediterraneo cariche di migranti che poi sbarcano sulle coste italiane ci sono soprattutto cittadini dell'Asia Centrale. Persone provenienti da Tagikistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan e Kazakistan, che in molti casi non sono consapevoli della gravità del reato che stanno commettendo.Con il contributo del giornalista esperto di rotte migratorie Valerio Nicolosi.---Insert audio:Greek coast guard 'fires shots' at refugee boat in video released by Turkish government, The Telegraph, YouTube, 02.03.2020 | Chi sono gli scafisti bambini, processati come adulti, Il Sole 24 Ore, YouTube, 02.08.2022
TIRANA (ITALPRESS) - “Sono veramente felice e orgoglioso di questo ulteriore passo, perchè testimonia la crescita dell'Italpress a livello internazionale e soprattutto nell'area dei Balcani, area geografica e geopolitica sempre più importante". Lo ha detto Gaspare Borsellino, fondatore e direttore responsabile dell'Italpress, in occasione della firma a Tirana, alla presenza dell'Ambasciatore Italiano Marco Alberti, di un accordo di collaborazione fra l'ATA, l'agenzia di stampa di Stato dell'Albania, e l'agenzia Italpress."Questo ulteriore accordo con ATA - aggiunge - sicuramente ci aiuterà a crescere e a fornire ai nostri abbonati dei servizi sempre più di qualità e in presa diretta da un'area come quella dell'Albania e dei Balcani”. mrv/mgg/gtr
TIRANA (ITALPRESS) - “Sono veramente felice e orgoglioso di questo ulteriore passo, perchè testimonia la crescita dell'Italpress a livello internazionale e soprattutto nell'area dei Balcani, area geografica e geopolitica sempre più importante". Lo ha detto Gaspare Borsellino, fondatore e direttore responsabile dell'Italpress, in occasione della firma a Tirana, alla presenza dell'Ambasciatore Italiano Marco Alberti, di un accordo di collaborazione fra l'ATA, l'agenzia di stampa di Stato dell'Albania, e l'agenzia Italpress."Questo ulteriore accordo con ATA - aggiunge - sicuramente ci aiuterà a crescere e a fornire ai nostri abbonati dei servizi sempre più di qualità e in presa diretta da un'area come quella dell'Albania e dei Balcani”. mrv/mgg/gtr
Questo episodio è offerto da Kukusha Tours, che propone viaggi per piccoli gruppi nei Balcani, nel Caucaso e nell'Asia Centrale, per scoprire le minoranze etniche e il patrimonio sovietico e socialista. Iscrizioni ai viaggi dal 10 febbraio 2025. Info: https://www.kukushkatours.it/ ----Gli archeologi hanno trovato e mappato i resti di due città medievali sulle montagne dell'Uzbekistan orientale. Una scoperta che "potrebbe cambiare in buona parte ciò che pensavamo di sapere sulla storia dell'Asia Centrale".Con Michael Frachetti, archeologo della Washington University di St. Louis.----Per saperne di più sui mosaici di Tashkent di cui si parla alla fine dell'episodio: https://mosaic.tashkent.uz/en/about
Francesco Battistini"Jerusalem Suite"Un hotel in prima linea tra Israele e PalestinaNeri Pozza Editorewww.neripozza.it«Il Signore Iddio divise tutta la bellezza in dieci parti: ne consegnò nove a Gerusalemme e una al resto del mondo. Poi divise anche il dolore in dieci parti e di nuovo ne assegnò nove a Gerusalemme e una al resto del mondo».Talmud di Gerusalemme, Kiddushin 49bC'è un luogo, l'American Colony di Gerusalemme, che è sempre stato sulla prima linea del conflitto arabo-israeliano. Non è solo un albergo storico e di fascino. Nato quasi 150 anni fa nella vecchia casa di un effendi, culla d'una piccola colonia di presbiteriani americani, il Colony, sul limite fra l'Est e l'Ovest, ha sempre cercato d'essere un luogo di neutralità, di dialogo, d'incontro fra cristiani, ebrei, musulmani. Il libro è la storia di questo albergo. Raccontato attraverso i suoi personaggi, le sue stanze, gli eventi che l'hanno abitato. Fu un lenzuolo del Colony, usato come bandiera bianca, a sancire la fine della dominazione ottomana. Qui venivano Lawrence d'Arabia a rifugiarsi e Churchill a ridisegnare il Medio Oriente, Selma Lagerlöf a scrivere il suo romanzo da Nobel e Mark Twain a riposarsi. Nel 1948 da questi tetti si sparavano la Legione Araba e la Banda Stern. Durante le guerre dei Sei giorni e del Kippur in questa reception bivaccavano i giornalisti di tutto il mondo. In questi giardini giocava un piccolo Rudolf Hess, futura anima nera della Shoah, e nella camera 16 ci furono le prime trattative per gli accordi di Oslo. Qui alloggiava Tony Blair quand'era inviato per la Cisgiordania e Gaza e qui passava John Kerry, dopo gli incontri con Netanyahu. Il Colony è ancora oggi una piccola Palestina nella Gerusalemme occupata, dove molti leader palestinesi non mettono piede, e insieme un pezzo d'Israele che pochi politici israeliani frequentano. Una terra di nessuno e di tutti. Plato Ustinov vi piantò due palme della pace più volte incendiate e poi ripiantate dal nipote Peter. Durante le intifade, il Colony era una fortezza sicura: un rigido statuto fissa le quote “etniche” dei camerieri che vi possono lavorare, e per questo nessuno l'ha mai attaccato.Francesco Battistini è inviato speciale al Corriere della Sera, dopo aver lavorato al Giornale di Indro Montanelli e alla Voce. Ha seguito i Balcani dalla Bosnia in poi. Già corrispondente da Gerusalemme, si occupa prevalentemente di Europa dell'Est, Medio Oriente e Nord Africa. Ha coperto una dozzina di conflitti dall'Afghanistan all'Iraq. Coautore di Che cosa è l'Isis (Fondazione Corriere della Sera).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
ROMA (ITALPRESS) - "Indubbiamente i Balcani occidentali rappresentano un punto di riferimento per gli equilibri del nostro paese e per gli equilibri di tutta l'Europa, per cui parlare di Balcani, di cui poco si sa in Italia è sempre utile". Lo ha detto la senatrice del Partito Democratico Tatjana Rojc a margine del convegno "I Balcani Occidentali e il loro cammino verso L'Europa". "L'allargamento o l'inclusione dei Balcani occidentali in questo momento cosi delicato in Europa e nel mondo, rappresenta un punto fermo e un punto estremamente importante". La senatrice Rojc ha spiegato che "il nostro paese è la porta d'ingresso per i Balcani o di uscita dei Balcani. Sappiamo bene che questi equilibri dipendono molto dalla stabilità che i Balcani hanno, in questo momento cosi delicato i cui gli equilibri della crisi ucraina, abbiamo il dovere di porre attenzione. È importante tenere tenere da conto quella terra, loro rappresentano la stabilità per il nostro paese e per tutta l'Europa".xc3/tvi/gtr
Dapprima il clamoroso annullamento delle elezioni presidenziali, poi le forti polemiche tra i partiti e ora le manifestazioni di piazza. Paese membro dell'Unione europea e della Nato, al confine con l'Ucraina, la Romania è entrata in una fase di forte instabilità politica. C'è chi aveva parlato di “dramma” e chi di “scandalo”, dopo che la sentenza della Corte Costituzionale nel dicembre scorso aveva annullato il primo turno delle presidenziali, vinte dal candidato di estrema destra Calin Georgescu. Per i giudici quelle elezioni erano state pesantemente influenzate da una campagna su TikTok, pilotata dalla Russia. Tesi ancora da confermare. Sul caso anche l'UE ha aperto una propria inchiesta, in un contesto in cui non manca chi invece chiama in causa i servizi segreti rumeni, eredi della famigerata “Securitate” che aveva terrorizzato il Paese ai tempi della dittatura di Ceausescu. Un giallo politico che ha creato parecchio malcontento nel Paese e intaccato la già scarsa fiducia della popolazione nelle proprie istituzioni politiche. Cosa succede in Romania? Quali sono le forze in campo, dentro e fuori i confini nazionali? E cosa potrebbe capitare da qui al prossimo mese di maggio, quando questo Paese dovrebbe tornare alle urne, per la ripetizione delle elezioni presidenziali?Interrogativi e argomenti che affronteremo con:Stefano Grazioli, collaboratore RSIDan Octavian Cepraga, professore di lingua e letteratura rumena all'Università di Padova Mara Morini, docente all'Università di Genova, esperta di Europa Orientale e di RussiaGiorgio Comai, ricercatore per l'Osservatorio del Balcani
ROMA (ITALPRESS) - "Bruxelles farà tutto il possibile affinché l'Ucraina aderisca, secondo la sua volontà, all'Unione Europea ilprima possibile. Si tratta, ovviamente, di una valutazione e di una decisione del tutto legittima. Ma il problema che mi si presenta è il seguente: si diffonde la dubbia impressione che con l'istituzione di una direzione generale per l'allargamento l'espansione dell'Ue ai Balcani occidentali diventi un processo più rapido. L'Ucraina è giustamente al centro dell'attenzione. Ma oggi, in questo dibattito, ci occupiamo dei Balcani occidentali, ed è giusto che diciamo tutta la verità sulle intenzioni dell'Unione europea riguardo all'allargamento ai Balcani occidentali". Lo ha detto Borut Pahor, già presidente della Repubblica di Slovenia a margine del convegno "I Balcani Occidentali e il loro cammino verso L'Europa". Per l'ex presidente sloveno "l'allargamento dell'Ue ai Balcani occidentali è in fase di forte ristagno. Non dubito della sincerità della commissione europea e del nuovo presidente del consiglio europeo, António Costa, ma dopo la fine del mandato di Jean-Claude Juncker, che si era apertamente opposto a questa priorità, purtroppo nulla è cambiato in modo significativo negli ultimi 5 anni di guida della Commissione da parte di Ursula von der Leyen. Credo che ora le cose cambieranno. Ma, e lo sottolineo, è una questione di tempo. In questa situazione geopolitica, la rapidità del processo d'allargamento è diventata essenziale. Se mancheremo il momento giusto, ci troveremo in una situazione che non saremo più in grado di controllare facilmente".xc3/tvi/gtr
ROMA (ITALPRESS) - "Bruxelles farà tutto il possibile affinché l'Ucraina aderisca, secondo la sua volontà, all'Unione Europea ilprima possibile. Si tratta, ovviamente, di una valutazione e di una decisione del tutto legittima. Ma il problema che mi si presenta è il seguente: si diffonde la dubbia impressione che con l'istituzione di una direzione generale per l'allargamento l'espansione dell'Ue ai Balcani occidentali diventi un processo più rapido. L'Ucraina è giustamente al centro dell'attenzione. Ma oggi, in questo dibattito, ci occupiamo dei Balcani occidentali, ed è giusto che diciamo tutta la verità sulle intenzioni dell'Unione europea riguardo all'allargamento ai Balcani occidentali". Lo ha detto Borut Pahor, già presidente della Repubblica di Slovenia a margine del convegno "I Balcani Occidentali e il loro cammino verso L'Europa". Per l'ex presidente sloveno "l'allargamento dell'Ue ai Balcani occidentali è in fase di forte ristagno. Non dubito della sincerità della commissione europea e del nuovo presidente del consiglio europeo, António Costa, ma dopo la fine del mandato di Jean-Claude Juncker, che si era apertamente opposto a questa priorità, purtroppo nulla è cambiato in modo significativo negli ultimi 5 anni di guida della Commissione da parte di Ursula von der Leyen. Credo che ora le cose cambieranno. Ma, e lo sottolineo, è una questione di tempo. In questa situazione geopolitica, la rapidità del processo d'allargamento è diventata essenziale. Se mancheremo il momento giusto, ci troveremo in una situazione che non saremo più in grado di controllare facilmente".xc3/tvi/gtr
In ambito militare gli ordini non si discutono, si eseguono. Mario Fantin lo sa: il suo animo è segnato proprio dall'invadente pesantezza di una vita militare. Nato nel 1921 a Bologna, in una terra piatta, ha un'attrazione sognante per le montagne e le loro vertigini. Nel 1940, giovane diciannovenne, Fantin partì per la leva militare, la naja. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale combatté sul fronte est, nei Balcani; dopo l'8 settembre ‘43 si legò, insieme alla sua brigata, alle forze partigiane slave e finì, ferito, all'ospedale militare di Bari, dove rimase chiuso un anno in attesa di giudizio. Dieci anni dopo - il 22 luglio 1954 - mentre si trova al campo cinque del K2, Mario Fantin è costretto ad abbandonare la parete della seconda montagna più alta del pianeta.Scritto e registrato da Sebastiao Frollo e Saverio MarianiIl libro di Saverio Mariani - "La spedizione italiana al K2. Italia-Karakorum 1954"Contatti: andataeritorno.podcast@gmail.com Iscriviti alla newsletterLa nostra pagina InstagramIl nostro profilo LinkedIn
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8034IL RAPPORTO DELLA VERGOGNA SCREDITA AMNESTY PIU' CHE ISRAELE di Stefano Magni "Amnesty International è giunta alla conclusione che Israele stia commettendo un genocidio a Gaza". E il lettore fa un balzo sulla sedia. Se Amnesty International, dunque la più autorevole ong internazionale per la difesa dei diritti umani, è giunta anch'essa a questa conclusione, dopo il mandato di cattura per Netanyahu e Gallant spiccato dalla Corte penale internazionale, dopo il processo per genocidio indetto dalla Corte internazionale di giustizia, dopo che Papa Francesco ha pubblicamente scritto che Israele sta probabilmente compiendo un genocidio... beh, verrebbe da pensare proprio che ci sia un serio sospetto di genocidio a Gaza, commesso da Israele? O no? I pochi filo-sionisti rimasti devono arrendersi a questa "evidenza"? Neanche per idea.Prima di tutto, bisogna leggere il rapporto di Amnesty International prima di capire di cosa stiamo parlando. E bisogna anche, prima ancora di leggerlo, ricordare bene cosa significhi la parola "genocidio" così come è stata formulata da Raphael Lemkin, giurista ebreo polacco, nel 1944, alla vigilia della sconfitta della più grande potenza genocida europea, la Germania nazista.Ebbene, il genocidio è: "piano coordinato di differenti azioni mirante alla distruzione dei fondamenti essenziali della vita di gruppi nazionali, con l'intento di annientarli". Per Amnesty International, Israele sta agendo con l'intento dichiarato di eliminare il popolo palestinese a Gaza. Poi però nel suo stesso rapporto si contraddice più e più volte.Prima di tutto, il documento parla di una "distruzione senza precedenti", ma per le stime su morti e feriti e quanti di essi siano non combattenti si basa solo sulle cifre fornite dai palestinesi. Cioè da Hamas, che è l'unica organizzazione terrorista internazionale che ha il controllo di Gaza e che diffonde informazioni per fare propaganda.I NUMERIStando all'Onu i morti accertati sono 8119, come abbiamo già avuto modo di scrivere su queste colonne. Poco più di 8 mila morti sono una tragedia, ma su una popolazione di oltre 2 milioni di palestinesi sono un genocidio ben strano. Un "genocidio a bassa intensità" si potrebbe dire. Lo sarebbe anche se prendessimo per buone le statistiche di Hamas, che per altro sono del tutto implausibili, se non altro perché progrediscono con una regolarità disarmante, nei periodi di tregua come in quelli di escalation.Ma anche 42 mila morti, su 2 milioni di abitanti di Gaza non sono troppo rivelatori di un intento genocida. Il ritmo con cui una popolazione viene eliminata è una caratteristica indicativa di un genocidio in corso. Gli armeni subirono un milione di morti in poco più di un anno, lo stesso lasso di tempo in cui gli israeliani avrebbero ucciso (stando a Hamas, ripetiamolo) nemmeno 50 mila palestinesi.I nazisti eliminarono fisicamente 6 milioni di ebrei in Europa dal 1939 al 1945, circa 1 milione all'anno facendo la media, ma considerando soprattutto che il grosso venne eliminato solo dal giugno 1941 (occupazione dell'Urss occidentale) al gennaio del 1945 (liberazione dei primi campi di sterminio). In Ruanda, gli hutu sterminarono l'etnia tutsi al ritmo di 200 mila morti a settimana, arrivando a 1 milione di vittime in poco più di un mese. La conta dei morti è macabra, d'accordo, non ci sono sicuramente vittime di serie A o di serie B, ma serve a capire, per lo meno, le dimensioni del problema e di cosa stiamo parlando.Prevenendo la critica sui numeri, Amnesty afferma che comunque Israele sta negando alla popolazione di Gaza tutti i mezzi che le permettono di vivere (cibo, acqua, energia, ospedali) e tutti i suoi siti culturali e religiosi (scuole, moschee, centri culturali). Però poi non spiega cosa ci facciano quelle file di camion che portano aiuti alimentari ai palestinesi (anche e soprattutto dal territorio israeliano) e come mai, dopo un anno e due mesi di guerra, non sia ancora scoppiata una carestia.Anche i rapporti più allarmanti parlano di "rischio carestia", ma non è documentata alcuna mortalità di massa per fame e stenti, come avverrebbe in una carestia. Per una carestia indotta artificialmente, come quella in Ucraina nel 1932-33, morirono dai 4 ai 7 milioni di contadini, più del 10-15 per cento della popolazione di allora. Non si vede nulla di simile a Gaza, nemmeno stando ai rapporti più allarmanti.Quanto alla distruzione dei simboli e siti della cultura palestinese, Amnesty dimentica di dirci come vengano usate le moschee e le scuole che vengono colpite dagli israeliani. D'altronde, forte della sua imparzialità, sicuramente non crede alle "fonti di parte", cioè ai video con cui l'esercito israeliano mostra le armi catturate al loro interno, o i terroristi uccisi nei raid contro di esse. Hamas, se usa scudi umani e utilizza ospedali, scuole e moschee per lanciare i suoi attacchi o mettere al riparo i suoi comandanti, non è da considerarsi colpevole di crimini di guerra?NESSUN INTENTO GENOCIDA: TRE ERRORI IN UNA FRASEInfine, ma non da ultimo, un genocidio è un'azione deliberata. Gli israeliani vogliono deliberatamente eliminare (del tutto o in parte) la popolazione di Gaza? Non c'è traccia di alcun ordine di questo tipo. Non ci sono neppure i sintomi tipici di un genocidio o di una pulizia etnica, come tante volte abbiamo visto, ad esempio, nei Balcani: campi di filtraggio, deportazioni, rastrellamenti e uccisioni deliberate di tutti coloro che hanno il passaporto sbagliato, il cognome sbagliato, o frequentano la parrocchia sbagliata. Ecco, non si vede nulla di tutto questo, né i campi, né le colonne di deportati, né le fosse comuni piene di civili.Israele afferma di combattere una guerra contro i terroristi e di fare tutto il possibile per evacuare i civili nelle zone in cui l'esercito colpisce. Ebbene, Amnesty accusa Israele anche di queste evacuazioni, denunciandole come "deportazioni". Come "prova" dell'intento genocida, cita qualche scatenato di destra, minoritario nel governo Netanyahu, con ragionamenti del tipo "non fornire aiuti umanitari a Gaza finché Hamas non libera tutti gli ostaggi".Ragionamento che non indica alcun intento genocida, per altro. E che è una politica neppure seguita dal governo, visto che gli aiuti umanitari continuano ad arrivare a Gaza, ma un centinaio di ostaggi ancora vivi sono nelle mani di Hamas fino ad oggi.Il rapporto di Amnesty International, insomma, giunge alla conclusione che è in corso un genocidio, perché quel che sta avvenendo a Gaza è inserito in un "contesto" (parola magica) genocidario. E quale sarebbe questo "contesto"? Citiamo testualmente: "Nel contesto del sistema di apartheid di Israele, del blocco disumano di Gaza e dell'occupazione militare illegale del territorio palestinese che dura da 57 anni". Già il numero di aggettivi (disumano, militare, illegale) dovrebbe far suonare un campanello di allarme sulla serietà di questa analisi.Ma in una frase troviamo tre errori da matita blu. Sistema di apartheid: un paese multi-etnico in cui un arabo è membro della Corte Suprema e può anche condannare il premier ebreo? Occupazione militare illegale del territorio palestinese: quale territorio palestinese, considerando che nessuno Stato di Palestina è mai stato riconosciuto? I territori contesi fino al 1967 erano a loro volta occupati da Egitto (Gaza) e Giordania (Cisgiordania) e anche la loro presenza militare su quegli stessi luoghi era illegale, per il diritto internazionale. Quindi chi è l'occupante e chi il liberatore? Il blocco inumano di Gaza: Israele dovrebbe aprire le frontiere di una regione da cui partono razzi e attacchi terroristici tutti gli anni, dove un'organizzazione terrorista internazionale regna sovrana?Insomma, il rapporto di Amnesty serve a un solo scopo: delegittimare Israele con frasi e dati ad effetto. Ma l'unico scopo che otterrà, almeno per i governi che ancora ragionano, sarà quello di screditare se stessa. Da autorevole organizzazione per i diritti umani, è diventata un'organizzazione militante di estrema sinistra.
ROMA (ITALPRESS) - "Le forze armate italiane sono il braccio operativo della nostra presenza nel mondo", e sono anche "portatrici di pace". Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, incontrando i militari italiani del contingente KFOR, in Kosovo."Anche grazie a voi siamo tornati a essere protagonisti nei Balcani. Abbiamo tutto l'interesse affinché i Balcani occidentali entrino nell'Unione Europea e lo possiamo fare garantendo la pace e la stabilità. Con orgoglio ascoltiamo gli elogi nei confronti dei militari italiani sia da parte kosovara che da parte serba", ha aggiunto.sat (fonte video: Farnesina)
La nuova Commissione europea ha ricevuto il via libera del Parlamento, ma l'esito del voto preannuncia una legislatura turbolenta e lunghe negoziazioni dietro le quinte. I 370 voti che compongono la maggioranza (282 i contrari, 36 gli astenuti) rappresentano infatti il 54% di tutti i voti espressi, e ancora meno (51%) del numero totale di parlamentari europei, 719. Fondata sull'alleanza tra Partito Popolare Europeo, Socialisti e Democratici e Renew Europe, che ha rischiato di sfaldarsi già nelle audizioni dei commissari, quella che si insedierà a dicembre sarà la maggioranza più risicata della storia europea. Nella seconda parte parliamo di Romania e della Serbia, paese centrale nel Balcani occidentali che da anni ormai attende di completare l'ultimo miglio verso l'Unione europea.In collaborazione con Euranet Plus
Dai rischi legati al consumo di cibi ultraprocessati al rapporto cibo e salute, dall uso dell intelligenza artificiale alla transizione energetica e al nucleare, dai destini dell Europa fino al Piano Africa. Questi sono alcuni dei temi al centro dell edizione 2024 del Forum Internazionale dell Agricoltura e dell Alimentazione, organizzata da Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House Ambrosetti, che si tiene presso Villa Miani a Roma, dalle ore 9:30 di giovedì 28 fino a venerdì 29 novembre.In questo contesto è stato presentato oggi il rapporto Coldiretti/Censis secondo il quale oltre sei italiani su dieci temono che la proliferazione delle guerre e gli effetti dei cambiamenti climatici finiscano per ridurre la quantità di cibo disponibile. Ritorna dunque la paura di una carestia globale dinanzi alla quale occorre razionalizzare l'utilizzo delle risorse, a partire dalla necessità di destinare i fondi agricoli europei della Pac solo ai veri agricoltori per continuare a garantire in futuro la produzione alimentare.Tra i messaggi lanciati durante il Forum c'è anche la necessità di raddoppiare gli investimenti a 6 miliardi entro il 2030 per sostenere l'innovazione in agricoltura per contrastare i cambiamenti climatici e assicurare la produzione alimentare.L'intervento di Ettore Prandini Presidente Coldiretti ai microfoni di Sebastiano Barisoni.Energia e politica al centro della decima edizione di MED Dialoghi MediterraneiSi è conclusa ieri la decima edizione della Conferenza MED Dialoghi Mediterranei iniziata lunedì 25 novembre. La conferenza, promossa dal 2015 dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dall'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) a Roma presso il Rome Cavalieri Waldorf Astoria HotelTra i temi dibattuti, la politica e le scelte strategiche in materia energetica nell'area del Mediterraneo e del Vecchio Continente. Con la regione dei Balcani che si candida a giocare un ruolo di primo piano, l'intesa tra Simest e Libyan foreign bank, la richiesta della Somalia per un aumento degli investimenti italiani diretti verso il Corno d'Africa. E, chiaramente, la guerra a Gaza, la crescente violenza in Libano e le tensioni crescenti tra Iran e Israele stanno portando il Medio Oriente e il Mediterraneo sull'orlo di una gravissima crisi.Il commento di Franco Bruni, presidente dell Ispi e professore emerito del dipartimento di Economia dell Università Bocconi.Urso all'Ue, sull'auto tempesta perfetta, agire subito"Quello che sta accadendo in Europa" all'automotive "è particolarmente drammatico: la rinuncia a realizzare in Europa le gigafactory e nel contempo la chiusura di stabilimenti sull'endotermico. E' in corso una tempesta perfetta: si rinuncia alla via dell'elettrico e nel contempo si chiudono gli stabilimenti per non pagare le penali" al via il prossimo anno con il regolamento Ue. Lo ha detto il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, al Consiglio Ue competitività. "Dobbiamo agire e subito", ha rimarcato Urso, che ha promosso con la Repubblica Ceca un non paper sul futuro dell'automotive, sostenuto da altre 5 capitali (Austria, Slovacchia, Bulgaria, Polonia, Malta e Romania), che è stato al centro del dibattito in queste ore. Ai firmatari, nel corso del dibattito si sono aggiunti una serie di interventi da parte di altri Paesi a sostegno della posizione italiana."Siamo particolarmente soddisfatti - ha aggiunto Urso - dell'ampia convergenza di posizioni espressa dai Paesi UE sul nostro non-paper, relativo al settore automotive europeo. Una proposta che, di fatto, si colloca oggi al centro dell'agenda della Commissione Europea. Come sottolineato oggi dalla vicepresidente Margrethe Vestager, la presidente Ursula von der Leyen ha confermato il suo impegno diretto su questo dossier. Questo rafforza l'importanza strategica del tema, cruciale per l'industria e l'occupazione in Europa, e ci rassicura sul fatto che sarà una delle priorità chiave nei primi 100 giorni della nuova Commissione".Il punto di Adriana Cerretelli, editorialista Il Sole 24 Ore Bruxelles a Focus Economia.Per il Black Friday in Italia attese spese per oltre 2 miliardiSecondo le stime dell Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - School of Management del Politecnico di Milano, nei giorni compresi tra il Black Friday e il Cyber Monday, gli italiani spenderanno online oltre 2 miliardi di euro (+9% rispetto al 2023). In questa occasione, gli operatori particolarmente competitivi realizzeranno anche 10 volte il fatturato di un giorno medio, il doppio rispetto al 2023.Nato negli Stati Uniti negli anni '20 dalla catena di distribuzione Macy's per dare impulso alle spese all'indomani del giorno del Ringraziamento, il Black Friday è oggi un fenomeno globale che da il via alla stagione delle compere natalizie anche nel nostro paese. Le categorie più interessate da queste iniziative nel 2024, secondo lo studio dell'Osservatorio, saranno Abbigliamento, Beauty, Enogastronomia, Giocattoli, Informatica ed elettronica e poi ancora esperienze legate al mondo dei viaggi e degli eventi. Viene però evidenziato un trend decrescente per l Elettronica (-14% rispetto al 2023 ), che se un tempo rappresentava una delle categorie più performanti, oggi vede un calo delle vendite in favore di acquisti in altre categorie merceologiche.Le iniziative di sconto più comuni si suddividono equamente tra sconti applicati all intero catalogo e sconti riservati a una selezione di prodotti. Non mancano promozioni che sono finalizzate a premiare un target di clienti specifico: tra queste spiccano le iniziative di sconto anticipato per i clienti più fedeli. La maggior parte dei merchant manterrà una politica di sconti in linea con quella dell anno passato: su determinati prodotti i risparmi per il consumatore potranno superare anche il 30%. Per quanto riguarda le abitudini di acquisto, ci aspettiamo che quasi la totalità degli eShopper acquisti online durante questo periodo di promozioni, beneficiando di un risparmio medio di circa 20 ogni 100 spesi dichiara Valentina Pontiggia, Direttrice dell Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - Politecnico di Milano.Il commento di Valentina Pontiggia, Direttrice dell Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - Politecnico di Milano.
Episod în care revenim după o pauză de o vară și o toamnă și reluăm povestea imperiului cu primul împărat de-al nostru. Oarecum. Trac de origine, probabil născut și crescut undeva în Balcani, se face remarcat foarte rapid din cauza unei trăsături deosebite - este extrem de înalt. Sugestiile moderne vorbesc de înălțimi de 2.60m, alții consideră că ar fi mai rezonabil să-l credem de 2.10m, cel mai probabil un accident genetic, suferind de gigantism. E remarcat rapid de către Septimiu Severus, care îl vrea în gărzile lui de corp. Urcă rapid prin ierarhia militară și devine unul din cei mai apreciați generali. În cele din urmă ajunge să preia purpura și frâiele imperiului. La partea militară se pricepe.
La vittoria di Trump "è la fine dell'utopia della globalizzazione. Barack Obama quando si insediò disse: non c'è più il passato, ma solo il futuro. Ecco, mi pare la conferma che quella politica fosse errata". È quanto ha dichiarato nei giorni scorsi alla Stampa il presidente della commissione Esteri della Camera Giulio Tremonti (FdI). "È probabile che Trump replichi l'impostazione del primo mandato - afferma - Una colossale deregolamentazione, detassazione degli utili d'impresa, dei rimpatri di capitali, e poi più dazi, anche sui prodotti europei.La fiscalità sugli scambi non si limita ai dazi. Perfino nel regolamento doganale europeo l'Iva sulle importazioni viene considerato un dazio. Ora si aprirà un'enorme trattativa fra Bruxelles e Washington su questo: è probabile che Trump ne tenga conto per tarare i dazi sui prodotti europei".Sulle divisioni dell'Europa "il contesto è drammatizzato dalla guerra. Oggi il grande problema dell'Europa non è più e non solo l'economia. Ipotizziamo che la guerra in Ucraina si trasformi in una nuova Corea. Se così fosse, ne uscirà vincente Putin. E se accadrà, che succederebbe agli equilibri politici nei nostri confini? Pensi per esempio ai Balcani. Credo che la pressione dei russi e dei loro alleati crescerà: Cina, Corea del Nord, Iran. L'Europa si è occupata a lungo di allargamento ad est, in modo paternalistico e fiscale, Putin a sua volta vuole l'allargamento a ovest. Il futuro dell'Unione passa dunque dalla costruzione di una vera difesa comune, che può essere allo stesso tempo fattore di unità politica e una leva per la crescita. Nel 2003 la presidenza italiana dell'Unione propose l'introduzione degli eurobond per infrastrutture e spese militari. Vent'anni dopo ci stiamo arrivando". Giulio Tremonti, deputato (FDI) e presidente della commissione Affari esteri ed europei della Camera, ex ministro dell'Economia governi Berlusconi, Aspen Institute Italia.
A un anno dagli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 e dall'invasione israeliana della Striscia di Gaza, la guerra continua e coinvolge altri paesi della regione. Con Meron Rapoport, giornalista di +972 Magazine, da Tel Aviv, e Paola Caridi, giornalista esperta di Medio Oriente e presidente di Lettera 22.Modellata su una norma simile che esiste in Russia, la legge vieta tra l'altro qualunque tipo di unione tra persone omosessuali e la rassegnazione del sesso per le persone trans. Con Marilisa Lorusso, corrispondente dell'osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa.Oggi parliamo anche di:Africa • “Cattivi custodi” di Oliver Van Beemenhttps://www.internazionale.it/magazine/olivier-van-beemen/2024/10/03/cattivi-custodiDocumentario • Bestiari, Erbari, Lapidari di Massimo D'Anolfi e Martina ParentiCi piacerebbe sapere cosa pensi di questo episodio. Scrivici a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale. È un modo concreto per sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un'informazione di qualità. Vai su internazionale.it/abbonatiConsulenza editoriale di Chiara NielsenProduzione di Claudio Balboni e Vincenzo De SimoneMusiche di Tommaso Colliva e Raffaele ScognaDirezione creativa di Jonathan Zenti
La musica ebraica spagnola trae le proprie origini dalla cultura sefardita, ovvero la cultura degli ebrei vissuti in Spagna, la biblica Sefarad, sino all'espulsione del 1492. Una scelta che i sovrani di Spagna, la cattolicissima Spagna, fecero più per soddisfare le pressioni esterne di natura politica, che per una vera e propria convinzione. Una cosa è certa, quella decisione - sciagurata - scatenò una serie di reazioni a catena, la prima tra tutte quella di originare una imponente diaspora degli ebrei iberici portandoli in esilio in tutto il bacino mediterraneo, dall'Africa del Nord fino ai Balcani, attraversando addirittura l'Impero Ottomano. Una lunga e drammatica vicenda di cui Giovanni Conti in Quilisma ci proporrà suoni e considerazioni.
OFFERTA ESCLUSIVA SUPERPROF: 19 Euro Anziche' 29! Clicca sul link: https://www.superprof.it/?aff=3713 Il nostro canale Youtube: https://www.youtube.com/channel/UC1vziHBEp0gc9gAhR740fCw Sostieni DENTRO LA STORIA su Patreon: https://www.patreon.com/dentrolastoria Abbonati al canale: https://www.youtube.com/channel/UC1vziHBEp0gc9gAhR740fCw/join Il nostro store in Amazon: https://www.amazon.it/shop/dentrolastoria Sostienici su PayPal: https://paypal.me/infinitybeat Dentro La Storia lo trovi anche qui: https://linktr.ee/dentrolastoria Dal 1920 in avanti, gli Stati totalitari si affermano come modello dominante. Quasi come un virus, il contagio parte dai Paesi travolti dalle crisi successive alla Grande Guerra e li avvolge: l'Ungheria di Horty è la prima nazione a cadere vittima del contagio, segue l'Italia di Mussolini per poi assistere ad un continuo propagarsi con nuove forme (il Portogallo di Salazar, la dittatura dei monarchi nei Balcani, la guerra civile spagnola). Eppure, alcuni Stati europei riescono ad evitare di essere avvolti dalla pericolosa nube dell'autoritarismo, ognuno con ricette differenti: il Regno Unito, la Francia, il Benelux, le monarchie scandinave, persino la fragile Cecoslovacchia sviluppano degli anticorpi contro il contagio. In questo video analizziamo il periodo storico, le concause della nascita dei vari regimi e le risposte delle democrazie europee al fenomeno. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Bertold Brecht scrisse anni fa che è sventurata una terra che ha bisogno d'eroi. E come poteva essere più sventurato l'Impero dei Romani nel 717? In un secolo aveva perso quasi tutto: Gerusalemme, i luoghi santi e la fonte della sua religione, Alessandria e la fonte del suo cibo, Cartagine e il controllo del Mediterraneo, i Balcani e le sue migliori reclute, il controllo sulla città che aveva dato il nome all'Impero, Roma. Quello che restava era solo una città, e delle mura per difenderla, ma non la determinazione a farlo. In quest'ora più buia, giungerà per caso un eroe per salvarla?---NOVITA'!Sostenete il kickstarter di "Ammiano", il primo fumetto di "Storia d'Italia":Ammiano---Ascoltate il podcast sull'app "Storia d'Italia"! Disponibile su Apple e Google storePer acquistare i miei libri:IL MIGLIOR NEMICO DI ROMA: https://amzn.to/3DG9FG5 anche in audiolibro https://amzn.to/3rZwAJBPER UN PUGNO DI BARBARI: https://amzn.to/3l79z3uTi piace il podcast? Sostienilo, accedendo all'episodio premium, al canale su telegram, alla citazione nel podcast, alle première degli episodi e molto altro ancora:Patreon: https://www.patreon.com/italiastoriaTipeee: https://en.tipeee.com/italiastoriaAltri modi per donare (anche una tantum): https://italiastoria.com/come-sostenere-il-podcast/Altri link utili:Tutti i link su Linktree: https://linktr.ee/italiastoriaSito con trascrizioni episodi, mappe, recensioni, genealogie: https://italiastoria.com/Pagina Facebook: https://www.facebook.com/italiastoriaGruppo Facebook: https://www.facebook.com/groups/italiastoriaInstagram: https://www.instagram.com/italiastoria/Twitter: https://twitter.com/ItaliaStoriaYouTube: https://www.youtube.com/channel/UCzPIENUr6-S0UMJzREn9U5QMusiche di Riccardo Santato: https://www.youtube.com/user/sanric77 Hosted on Acast. See acast.com/privacy for more information.
Diego Zandel"Un affare balcanico"Voland Edizioniwww.voland.itFine aprile 1997. Dopo una lunga trattativa Telecom Italia (con la greca OTE) acquisisce il 49 per cento delle azioni di Telekom Serbia. L'affare, in cui sono coinvolti anche i servizi segreti dei due paesi, viene favorito da strani personaggi, i cosiddetti “facilitatori”, legati al presidente serbo Slobodan Milošević. L'azienda italiana paga una somma enorme: 1.500 milioni di marchi tedeschi che Milošević pretende in contanti e che, in parte, gli vengono recapitati con un jet privato in diciotto sacchi di juta delle Poste serbe. Un affare balcanico si ispira a quell'inquietante transazione e l'autore, all'epoca dei fatti responsabile della Stampa Aziendale di Telecom Italia, mescola nel romanzo verità storica e finzione con l'abituale maestria, districandosi tra donne misteriose, orsi ballerini, cantanti folk serbe e raffiche di kalashnikov per regalare al lettore pagine avvincenti.Diego Zandel, figlio di esuli fiumani, è nato nel campo profughi di Servigliano nel 1948. Ha all'attivo una ventina di romanzi, tra i quali Massacro per un presidente (Mondadori 1981), Una storia istriana (Rusconi 1987), I confini dell'odio (Aragno 2002, Gammarò 2022), Il fratello greco (Hacca 2010), I testimoni muti (Mursia 2011). Esperto di Balcani, è anche uno degli autori del docufilm Hotel Sarajevo, prodotto da Clipper Media e Rai Cinema (2022).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Federica Grion e Claudia Coladonato raccontano le loro esperienze come volontarie per l'associazione IPSIA nei centri di accoglienza temporanea in Bosnia Erzegovina.
Acesta este mesajul transmis la București de Igor Grosu, președintele parlamentului de la Chișinău care a participat la Conferința Privind Apărarea la Marea Neagră și Balcani organizată de New Strategy Center. Oficialul moldovean a adăugat că Republica Moldova știe de 30 de ani ce înseamnă să trăiești șantajată de Rusia.
Ucrainei trebuie să i se spună foarte clar cum intenționează Vestul să o ajute. Declarațiile de solidaritate sunt incomplete. Ucraina trebuie să audă că Vestul va o va sprijini să bată Rusia și să împingă trupele lui Vladimir Putin în afara teritoriului ucrainean. Iată opinia generalului Philip Breedlove, fostul șef al forțelor Nato în Europa, prezent zilele acestea la conferința Apărare la Marea Neagră și în Balcani, organizată de New Strategy Center.
Dai ritardi nel via libera agli aiuti diretti all'Ucraina alle possibili soluzioni della guerra tra Israele e Hamas: la Politica delle democrazie è troppo lenta a rispondere? Ne parliamo con Marco Valsania, corrispondente del Sole 24 Ore da New York e Riccardo Alcaro, coordinatore delle ricerche e responsabile del programma “Attori globali” dello IAI, Istituto Affari Internazionali. Il punto sui Balcani con Alexander Schallemberg, ministro degli Esteri austriaco, intervistato da Sergio Nava.La guerra tra Israele e Hamas con le voci di Giovanni Dall'Amico, medico-volontario della Fondazione Francesca Rava e Emma Bajardi, project manager emergenze Fondazione Francesca Rava.