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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8318LA MAMMA NE VOLEVA FARE UNA DIVA, DIO NE HA FATTO UNA SANTA di Gianpiero Pettiti Difficile trovare un ambiente familiare più disastrato di quello toccato ad Eugenia. E se ne parliamo è soltanto per dire, partendo da lei e dall'inaspettato lavoro della Grazia compiuto nella sua persona, che nessuno è autorizzato a disperare, perché Dio lavora anche là dove meno te lo aspetti. Il papà di Eugenia è un valente musicista non vedente, che collabora con "La Scala" di Milano. Mamma è una cantante, la cui bravura è almeno pari alla sua frivolezza. Artisticamente parlando, forma con il marito una coppia perfetta, spesso in tournée, in Italia e all'estero; peccato che, molto più del marito, lei ami la fama, i soldi e il successo, per cui da una di queste tournées in Russia torna da sola, facendo credere a tutti che il marito è morto durante il viaggio. Nessuno della famiglia avrà più notizie di lui e solo molto più tardi si scoprirà che, abbandonato dalla moglie, il celebre musicista non aveva più avuto il coraggio di tornare ed era salpato per l'America insieme ad un'altra donna.Eugenia è perennemente parcheggiata dai nonni e un bel giorno viene "rapita" da mamma e costretta ad andare a vivere a Milano, in casa del suo convivente, lo stesso per il quale aveva lasciato il marito. Cresce bella, intelligente, artisticamente dotata, con mamma che le riversa addosso tutte le frustrazioni per la propria carriera interrotta e sogna per lei un futuro da cantante lirica. Ed intanto ha il suo bel daffare per difendersi dalle continue avances del convivente della madre. Le liti in casa sono all'ordine del giorno ed Eugenia esce esasperata dal clima teso che si respira in famiglia e con il resto della parentela. Neppure nella relazione sentimentale, che intrattiene dall'età di quattordici anni, trova la necessaria serenità ed a volte, al limite della sopportazione, cerca rifugio in chiesa.Un inaspettato momento di luce le arriva sui 19 anni, al culmine dell'ennesima lite familiare, in un momento di preghiera, che è quasi un grido di disperazione, davanti al quadro posto al di sopra del suo letto: quasi una lama di luce che la trapassa e le fa ardentemente desiderare la santità. La sua vita cambia radicalmente e si orienta verso la vocazione religiosa, che la madre ovviamente contrasta con tutte le sue forze: per la ragazza sono mesi di passione, nei quali, oltre alla preghiera, suoi unici appoggi sono le Suore Orsoline dell'oratorio che frequenta, e un sacerdote che queste le fanno conoscere. Se sull'autenticità della sua vocazione nessuno nutre dubbi, più incerta è la scelta della congregazione in cui attuarla. Prudentemente, le Orsoline, troppo vicine alla sua abitazione dove si continua ad avversare il suo ingresso in convento, la dirottano sull'ancor giovane congregazione delle Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria di Parma. È lo stesso fondatore, don Agostino Chieppi (oggi dichiarato Venerabile), ad accoglierla il 31 agosto 1887, quando lei arriva a Parma dopo essere fuggita di casa con l'aiuto dei parenti di papà.Semplice, umile, fedele e generosa serve la congregazione: prima come insegnante nel Convitto, poi come maestra delle novizie, successivamente in qualità di archivista, di Segretaria generale e di Consigliera. Nel giugno 1911 viene eletta Superiora generale e rimane in carica fino alla morte. Fa voto di compiere con perfezione serena e tranquilla i suoi doveri di Superiora, e i risultati si vedono. Mentre, forse ricordando l'esperienza della sua adolescenza, si preoccupa molto per la formazione della donna e per l'inserimento delle ragazze nel mondo lavorativo, durante la Prima Guerra spalanca le porte della Congregazione per soccorrere i militari e gli orfani dei Caduti. Dalla contemplazione dell'Eucaristia nasce il programma della sua vita di religiosa: "Come Gesù ha scelto il pane, cosa tanto comune, così deve essere la mia vita, comune... accessibile a tutti e, in pari tempo, umile e nascosta, come è il pane"; tre soli i suoi propositi: "purezza per piacere a Gesù, umiltà per me, carità per gli altri". Il suo fisico è minato dalla tisi ossea, con dolori lancinanti in mezzo ai quali continua a sorridere, spiegando che "se Eucarestia significa rendimento di grazie si può ringraziare solo con il sorriso". Subisce l'amputazione di una gamba, ma continua dalla sedia a rotelle il suo generoso servizio di Superiora generale, fino alla morte, che sopraggiunge il 7 settembre 1921, ad appena 54 anni. Il 7 ottobre 2001 Giovanni Paolo II ha beatificato Madre Eugenia Picco, la ragazza che era riuscita a far della sua vita un capolavoro di santità, malgrado la sua famiglia.
VIDEO: Omelia del Papa ai giovani ➜ https://www.youtube.com/watch?v=-xtUif9lvoETESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8254PAPA LEONE DEBUTTA CON I GIOVANI: SCELTE RADICALI ED EUCARESTIA di Nico Spuntoni Alla faccia di chi storceva il naso per il «chiasso» dei pellegrini nelle strade e nelle stazioni di Roma, il Giubileo dei giovani è stato un successo. Le immagini dall'alto della spianata di Tor Vergata strapiena trasmettono al mondo il messaggio di una Chiesa viva e ancora attrattiva. Le giornate di sabato e domenica con la veglia di preghiera e la Messa hanno segnato la consacrazione della popolarità di Leone XIV.Il Papa discreto e gentile è atterrato con l'elicottero nel tardo pomeriggio di sabato e dall'alto ha potuto osservare come la macchina organizzativa della Chiesa ce l'avesse fatta ancora una volta, nonostante il caldo di agosto, la diffusione dei conflitti e l'ostilità della maggior parte dei media. Se gli iscritti erano arrivati a mezzo milione, i due momenti clou del Giubileo dei giovani hanno visto salire la partecipazione ad un milione.Numeri importanti, imparagonabili con i due milioni del 2000 per il quarto di secolo di distanza segnato dalla crisi demografica d'Europa e dalla galoppata inarrestabile della secolarizzazione. Prevost ha salutato i fedeli in papamobile e poi, a piedi, si è avviato verso il palco imbracciando la croce giubilare seguito da 200 ragazzi. Rispondendo - in spagnolo, italiano e inglese - alle tre domande che gli sono state poste sul palco, il Papa ha toccato l'argomento dei social («questi strumenti risultano ambigui quando sono dominati da logiche commerciali e da interessi che spezzano le nostre relazioni in mille intermittenze») ed ha detto che l'amicizia con Cristo deve essere la nostra stella polare. Se le amicizie «riflettono questo intenso legame con Gesù, diventano certamente sincere, generose e vere», ha spiegato il Pontefice.Nella seconda risposta sul tema del coraggio di scegliere, Leone ha detto che «viene dall'amore, che Dio ci manifesta in Cristo». «Per essere liberi - ha affermato Prevost - occorre partire dal fondamento stabile, dalla roccia che sostiene i nostri passi. Questa roccia è un amore che ci precede, ci sorprende e ci supera infinitamente: è l'amore di Dio». Parlando del senso della vita il Pontefice ha chiesto di pregare per le due pellegrine, Maria e Pascale, morte in questi giorni a Roma e per un giovane spagnolo ricoverato per il morso di un cane.SCELTE RADICALILeone ha invitato i giovani a fare «scelte radicali e piene di significato», come «il matrimonio, l'ordine sacro e la consacrazione religiosa» che esprimono «il dono di sè, libero e liberante, che ci rende davvero felici», scelte che «danno senso alla nostra vita, trasformandola a immagine dell'Amore perfetto, che l'ha creata e redenta da ogni male». Ai giovani Leone ha raccomandato di «cercare con passione la verità». E sull'ambito incontro con Cristo, il Papa ha pronunciato uno dei passaggi più belli:«Carissimi giovani, l'amico che sempre accompagna la nostra coscienza è Gesù. Volete incontrare veramente il Signore Risorto? Ascoltate la sua parola, che è Vangelo di salvezza! Cercate la giustizia, rinnovando il modo di vivere, per costruire un mondo più umano! Servite il povero, testimoniando il bene che vorremmo sempre ricevere dal prossimo! Rimanete uniti con Gesù nell'Eucaristia. Adorate l'Eucarestia, fonte della vita eterna! Studiate, lavorate, amate secondo lo stile di Gesù, il Maestro buono che cammina sempre al nostro fianco».Un appello, dunque, a non relegare la fede nella sola sfera privata come tanti vorrebbero, ma a lasciarsi contagiare dal messaggio evangelico nella quotidianità. Ma il momento più intenso della veglia è stato quello dell'adorazione eucaristica, nel silenzio assordante rispettato da un milione di persone.Il Papa è tornato in Vaticano mentre i pellegrini hanno passato la notte a Tor Vergata e si sono risvegliati la mattina successiva con il giro in jeep del Pontefice tra sventolii di bandiere, cori e lanci di regali in sua direzione. Grande entusiasmo per Leone che sul palco ha prima scherzato dicendo «spero abbiate riposato un po'» e poi ha subito messo in chiaro quali erano le priorità dell'evento, ricordando: «Ora iniziamo la celebrazione che è il più grande dono che Cristo ci ha lasciato». Se sabato aveva citato Benedetto XVI, nell'omelia di ieri ha omaggiato il suo predecessore Francesco riprendendo un passaggio del discorso della Gmg di Lisbona ma non il discusso «Todos, todos, todos». «Non allarmiamoci se ci troviamo interiormente assetati, inquieti, incompiuti, desiderosi di senso e di futuro […]. Non siamo malati, siamo vivi!», ha detto Prevost citando Bergoglio.GESU' AL CENTROAnche l'omelia è stata fortemente cristocentrica ed ha ricordato che «la nostra speranza è Gesù» con l'invito a rimanere uniti a Lui coltivando la Sua amicizia con «la preghiera, l'adorazione, la Comunione eucaristica, la Confessione frequente, la carità generosa» sull'esempio dei futuri santi Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati. Leone ha chiesto ai giovani partecipanti di aspirare alla santità e poi li ha affidati alla Vergine per il ritorno a casa nei 146 Paesi di provenienza. Al termine della messa il pensiero di Prevost è andato ai «giovani di Gaza, dell'Ucraina, delle terre bagnate dal sangue provocato dai conflitti».Infine l'appuntamento con Seul fra due anni col tema «Abbiate coraggio!» per la prima Gmg da Papa.Il Giubileo dei giovani è stata senz'altro una bella prova della macchina organizzativa ecclesiastica ed in particolare del Dicastero per l'evangelizzazione guidato da monsignor Rino Fisichella, ma si è trasformato anche in un successo personale di Leone ed ha giovato anche della spinta d'entusiasmo per questo inizio di pontificato. Prevost ci è riuscito mettendosi di lato per lasciare che l'attenzione di tutti si concentrasse su Gesù-Eucaristia. I numeri testimoniano un effetto Leone: dagli Stati Uniti, infatti, suo Paese d'origine, sono arrivati oltre 10mila pellegrini mentre 25 anni fa erano stati appena 3000.Ma questo Giubileo dei giovani ci ha messo di fronte anche alla persistenza di un sentimento anticlericale da parte di una frangia minoritaria della società italiana a cui ha dato proprio tanto fastidio il rumore dei canti e delle preghiere delle comitive di giovani in giro per Roma, mentre perde la voce quando si tengono manifestazioni che talvolta sfociano in violenze e non tira fuori la «laicità dello Stato» per i cortei islamici con le donne separate dagli uomini. Una Chiesa debole e accondiscendente non fa paura ai suoi nemici, mentre le immagini della spianata stracolma di nuove generazioni di fedeli e un Papa che invita a fare «scelte radicali» come il matrimonio e l'ordinazione religiosa li terrorizzano. Bene così.Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Sentinella, la notte è finita" ricorda le parole di Giovanni Paolo II riprese da Leone nel giubileo dei giovani.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 4 agosto 2025:Quasi nessuno del milione di giovani che sabato e domenica si è dato appuntamento nella spianata di Tor Vergata per il Giubileo con Papa Leone XIV era ancora nato quando in quello stesso luogo, 25 anni prima, un altro Papa e altri giovani si ritrovarono per lo stesso motivo in occasione della Giornata mondiale della Gioventù e del Giubileo. Eppure, c'era nell'aria un filo invisibile capace di unire nel tempo e nello spazio quei due momenti.Il Giubileo dei giovani appena concluso ha ricevuto in eredità il ricordo di quella straordinaria veglia, che Papa Leone con grande umiltà ha citato; quella veglia che all'inizio del nuovo millennio stava proiettando quei giovani di allora verso il progetto della loro vita. Quel filo che si è intrecciato nei ricordi di chi allora c'era e oggi si è definitivamente sciolto con commozione nel vedere i propri figli calcare gli stessi passi terrosi sotto l'assolata piana romana di Tor Vergata.È una storia unica di genitori e figli, quella di Tor Vergata, una storia che solo la storia della Chiesa oggi può raccontare, unica istituzione rimasta nel putrido disfacimento attuale capace di trasmettere vita, parole, verità e ideali di generazione in generazione con la stessa forza e la medesima freschezza. Quei padri che allora appena ventenni hanno visto dopo 25 anni la realizzazione plastica di quelle parole di San Giovanni Paolo II riflesse negli occhi emozionati dei loro figli.Oggi quel Papa è proclamato santo a furor di popolo e oggi, forse soltanto oggi, i 2 milioni di giovani di Tor Vergata di allora hanno capito la potenza di quelle parole e compreso quanto quel discorso nel corso degli anni si sia incarnato nella storia. Chi di loro ha scelto la via del matrimonio, chi invece ha seguito la vocazione alla vita consacrata: tutti hanno compreso, consegnando ai loro figli le atmosfere di quel luogo, che il quarto di secolo appena trascorso agli occhi di Dio non è altro, giusto per citare proprio il salmo di ieri, «un turno di veglia nella notte».Perché la veglia si addice alle sentinelle e "sentinelle del mattino" è stata per tutti questi anni la definizione straordinariamente profetica che San Giovanni Paolo II, prendendo a prestito le parole di Isaia, affidò a quei ragazzi, usciti dal «secolo che muore dove i giovani venivano convocati per imparare a odiare» nell'accompagnarli per il futuro. «Non vi presterete ad essere strumenti di violenza, difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario, non vi rassegnerete, difenderete la vita, vi sforzerete con ogni vostra energ
Dal Vangelo secondo GiovanniPrima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto.Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
Omelia della Solennità del Corpus Domini A. A volte le cose che ripetiamo spesso diventano scontate e forse anche banali. Non è così anche per l'Eucarestia? Capita spesso di essere soprappensiero o sbadati, o presi da altro… E se imparassimo a usare i nostri sensi per riscoprire cosa significa davvero per noi l'Eucarestia?
Omelia della s. Messa del 6 Aprile 2023, Giovedì Santo, tenuta da p. Alessandro M. Apollonio, FI.
http://www.fedecultura.com/perche-la-messa-nel-rito-antico-e-cosi-riccaPerché la Messa cattolica secondo la forma straordinaria del rito romano è così espressiva? Perché continua ad attirare sempre più giovani e a suscitare una piena partecipazione alla vita eucaristica?Ascolta le risposte del Prof. Giovanni Zenone, e approfondisci la ricchezza della Messa antica grazie al nuovo libro di don Alberto Zanier, "Il Sacrificio della Messa".Scopri di più: https://www.fedecultura.com/?store-page=Il-Sacrificio-della-Messa-p411256185Iscriviti al nostro canale senza censura su Telegram ➜ https://t.me/fedecultura
Questa Parola mi fa riflettere su tre aspetti. Il primo riguarda il metodo che utilizzo nell'interpretare la realtà che mi circonda. Condizionato da un mondo sempre più deterministico e fatto di fenomeni prevedibili, lascio poco spazio all'imponderabile. Sono abituato a calcolare tutti gli aspetti della mia vita, a dare orari e scadenze precise a tutto o quasi quello che accade. Potrebbero dire di me: ma lui non è quello che ha segnato tutto in agenda? Invece occorre aprirsi al mistero, lasciare spazio all'indeterminato. Certo, questo non significa vivere a caso, ma dare la possibilità in cui qualcosa possa cambiare nella nostra vita, lasciare un tempo e uno spazio in cui Gesù possa entrare e modificare o, se sono particolarmente audace, sconvolgere la mia vita. In fondo Gesù dice che è il Padre che ci attira, non è una nostra semplice iniziativa. Ci invita a guardare non ai nostri padri, ma all'unico Padre, che è Dio stesso. A volte sono tentato di costruire i miei riferimenti su persone che mi sono vicine, e a dimenticarmi che possono sì essere utili esempi, ma il riferimento ultimo deve essere solo Gesù. Il secondo aspetto riguarda le mie richieste a Dio. Nonostante spesso mi capiti di sommergere nelle mie preghiere Dio di richieste, in realtà Lui sa già di cosa ho bisogno, anzi anticipa ciò che io sto per chiedergli. Il nostro è un Dio in continuo movimento verso di noi, come ci ricorda Gesù, è Lui che fa sempre il primo passo attirandoci a sé. Infine ritengo sconvolgente il cambio di prospettiva che Gesù ci invita a fare: mangiamo per non morire più, non per sopravvivere. Quante volte non mi ricordo di questo quando mi accosto alla Eucarestia! Oggi mi ricordo, al momento della cCmunione, della promessa di vita eterna che mi ha fatto Gesù. --- Send in a voice message: https://anchor.fm/vangelo/message
Omelia della XVII domenica del Tempo Ordinario BÈ facile vivere l'Eucarestia quando sei a messa. Ma nella vita di tutti i giorni? Come posso “essere” io Eucarestia per gli altri? La risposta è semplice… basta saper dire GRAZIE!Ma le risposte semplici, non sempre sono semplici da mettere in pratica. Ascolta e accetta la sfida! Sempre che tu non abbia paura!
“L'Eucarestia è il pane dei peccatori”. Questa espressione usata da papa Francesco nell'Angelus del 6 giugno ha suscitato, come era giusto che fosse, proteste e polemiche, perché sembra contraddire la dottrina della Chiesa sul Sacramento della Santa Eucarestia, che costituisce, come dice il Nuovo Catechismo “il compendio e la somma della nostra fede”(n. 1327).
“L'Eucarestia è il pane dei peccatori”. Questa espressione usata da papa Francesco nell'Angelus del 6 giugno ha suscitato, come era giusto che fosse, proteste e polemiche, perché sembra contraddire la dottrina della Chiesa sul Sacramento della Santa Eucarestia, che costituisce, come dice il Nuovo Catechismo “il compendio e la somma della nostra fede”(n. 1327).
Nelle ultime settimane alcuni vescovi e arcivescovi americani – Aquila, Cordileone, per non citarne che due – hanno detto e scritto che i cattolici che promuovono azioni contrarie a ciò che insegna la Chiesa, per esempio promuovono delle politiche abortiste, come sta facendo Joe Biden, sponsorizzato da Planned Parenthood, il più grande abortificio del mondo, dovrebbero astenersi dal ricevere la comunione.
Nelle ultime settimane alcuni vescovi e arcivescovi americani – Aquila, Cordileone, per non citarne che due – hanno detto e scritto che i cattolici che promuovono azioni contrarie a ciò che insegna la Chiesa, per esempio promuovono delle politiche abortiste, come sta facendo Joe Biden, sponsorizzato da Planned Parenthood, il più grande abortificio del mondo, dovrebbero astenersi dal ricevere la comunione.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6520LA PICCOLA CINESE MARTIRE PER L'EUCARISTIAFulton Sheen prese ispirazione dalla storia di Li, la bambina che difese Gesù dai comunisti cinesi (VIDEO: La piccola martire dell'eucaristia)di Suor Emmanuel MaillardQuando nel 1979 Dio ha chiamato a sé il suo servo Fulton Sheen, milioni di americani lo hanno pianto e si sono sentiti orfani. Per anni, su tutti i mezzi mediatici possibili, lo avevano ascoltato attentamente, affascinati. Dotato di un carisma rarissimo, Mons. Sheen abbinava l'arte di parlare alla potenza che gli veniva dallo Spirito Santo. Lo si ascoltava? Si sapeva allora che Dio era vivo, magnifico e desiderabile. Bishop Sheen diffondeva una tale luce che tutte le radio se lo contendevano, certe che avrebbe fatto superare di gran lunga tutti gli indici di ascolto registrati fino ad allora. La sua famosa serie televisiva La vita vale la pena di essere vissuta raggiungeva circa trenta milioni di telespettatori ogni settimana.Questo grande arcivescovo, aveva un segreto. [...] Per capire dobbiamo trasferirci in Cina, nell'epoca più dura delle repressione comunista, negli anni cinquanta...DAMMI SEMPRE IL PANE QUOTIDIANOIn una scuola parrocchiale, i bambini recitano solennemente le loro preghiere e suor Euphrasie è contenta: due mesi prima molti hanno potuto fare la comunione, e l'hanno fatta con serietà, dal profondo del cuore. Sorride alla domanda della piccola Li, di dieci anni: "Perché il Signore Gesù non ci ha insegnato a dire: ‘Dacci oggi il nostro riso quotidiano'?. I bambini mangiano riso al mattino, a mezzogiorno e alla sera, come rispondere a una simile domanda?"È che... pane vuol dire Eucaristia, aveva risposto la religiosa. È vero che suor Euphrasie brillava più per il suo cuore che per la sua teologia! "Tu chiedi al buon Gesù la comunione quotidiana. Per il tuo corpo hai bisogno del riso. la la tua anima, che vale più del corpo, ha fame di questo pane che è il Pane di Vita!.Nel mese di Maggio, quando Li fa la prima comunione, dice a Gesù nel suo cuore: "Dammi sempre il pane quotidiano, perché la mia anima viva e stia bene!. Da allora Li va a fare la comunione tutti i giorni. Ma si rende conto che i "cattivi (i senza Dio fra i comunisti) possono in ogni istante impedirle di ricevere Gesù nella comunione. Allora prega ardentemente perché questo non accada mai.Orbene, un giorno sono entrati in classe e seduta stante si sono rivolti ai bambini: "Dateci subito i vostri idoli!. Li sapeva bene cosa voleva dire questo. I bambini, terrorizzati, hanno dovuto consegnare le loro immagini sacre accuratamente dipinte. Poi il commissario ha strappato il crocifisso dal muro con un gesto pieno di collera, lo ha gettato per terra e lo ha calpestato gridando: "La nuova Cina non tollererà più queste superstizioni grossolane!.La piccola Li, che amava tanto la sua immagine del Buon Pastore, ha cercato di nasconderla nel corpetto, era l'immagine della sua prima comunione! Uno schiaffo sonoro le ha fatto perdere l'equilibrio ed è caduta per terra. Il commissario ha chiamato il padre della bambina e ha fatto in modo di umiliarlo prima di legarlo saldamente.L'AMORE PER GESÙ EUCARISTIAQuello stesso giorno, tutti gli abitanti del villaggio catturati dalla polizia si sono stipati in chiesa per un nuovo tipo di "sermone urlato dal commissario, che ridicolizzava le missionarie e gli "agenti dell'imperialismo americano... Poi con voce rimbombante ha ordinato ai miliziani di sfondare il tabernacolo. L'assemblea ha trattenuto il fiato e ha pregato ardentemente.Voltato verso la folla l'uomo ha gridato: "Vedremo ora se il vostro Cristo sa difendersi. Ecco che cosa ne faccio della vostra ‘presenza reale'. Trucchi del Vaticano per sfruttarvi meglio!. Così dicendo ha afferrato il ciborio e ha gettato tutte le ostie sulle mattonelle. I fedeli, frastornati, sono indietreggiati soffocando un grido.La piccola Li resta raggelata. Oh, cosa hanno fatto del Pane? Il suo cuoricino retto e innocente inizia a sanguinare dinanzi alle ostie sparse sul pavimento. Non ci sarà nessuno per difendere Gesù? Il commissario se ne fa beffe, una risata grassa inframmezza le sue bestemmie. Li piange in silenzio."E ora fuori, andatevene!, urla il commissario, "e guai a chi osa tornare in quest'antro di superstizioni!. La chiesa si svuota. Ma, oltre agli angeli adoratori sempre presenti attorno a Gesù Ostia, un testimone si trova lì e non perde niente della scena che si svolge sotto i suoi occhi. È padre Luc, delle Missioni Estere. Nascosto dai parrocchiani in un bugigattolo del coro, dispone di una finestrella che dà sulla chiesa. Sprofonda in una preghiera riparatrice e soffre perché non può muoversi: un gesto da parte sua e i parrocchiani, che l'hanno nascosto lì, sarebbero arrestati per tradimento."Signore Gesù, abbi pietà di te stesso, prega con angoscia, "impedisci questo sacrilegio! Signore Gesù!. A un tratto uno scricchiolio rompe il silenzio pesante della Chiesa. La porta si apre lentamente. È la piccola Li. Ha appena dieci anni ed ecco che si avvicina all'altare, con i suoi passettini da cinese. Padre Luc trema per lei: può essere uccisa in ogni istante! Ma non può comunicare con lei, può solo guardare e supplicare tutti i santi del cielo di risparmiare quella bambina. La piccola si prostra e adora in silenzio, come le ha insegnato suor Euphrasie. Sa che occorre preparare il proprio cuore prima di ricevere Gesù. Con le mani giunte, rivolge una preghiera misteriosa al suo caro Gesù maltrattato e abbandonato. Poi padre Luc vede che si abbassa e, carponi, raccoglie un'ostia con la lingua. Eccola ora in ginocchio, con gli occhi chiusi e rivolti all'interno verso il suo visitatore celeste. Ogni secondo è assai pesante, padre Luc teme il peggio... Se solo potesse parlarle! Ma la bambina se ne va lentamente com'è arrivata, quasi saltellando.SALVARE TUTTE LE OSTIELe "epurazioni continuano e la brigata mobile dei servizi d'ordine perlustra tutto il villaggio e dintorni. Quella è la sorte della "Nuova Cina. Fra i contadini, nessuno osa muoversi. Rincantucciati nelle loro capanne di bambù, ignorano tutto del futuro.Eppure la nostra piccola Li scappa per ritrovare il suo Pane Vivo in chiesa e, riproducendo esattamente la scena del giorno prima, prende un'ostia con la lingua e scompare. Padre Luc morde il freno. Perché non le prende tutte? Lui conosce il numero delle ostie: trentadue. Li non sa dunque che può raccoglierne parecchie contemporaneamente? No, non lo sa. Suor Euphrasie era stata molto chiara: "Una sola ostia al giorno è sufficiente. E non si tocca l'ostia, la si riceve sulla lingua!. La piccola si conforma alle regole.Un giorno resta ormai solo un'ostia. All'alba la bambina si infila come al solito in chiesa e si avvicina all'altare. Si inginocchia e prega vicino all'ostia. Allora padre Luc soffoca un grido. Un miliziano, in piedi nel vano della porta, punta la rivoltella. Si sente solo un colpo secco, seguito da un grosso scoppio di risa. La bambina si accascia subito.Padre Luc la crede morta, ma no, vede che striscia con difficoltà verso l'ostia e ci preme sopra la bocca. Qualche soprassalto convulso, seguito dall'improvviso rilassamento.La piccola Li è morta. Ha salvato tutte le ostie! [...]IL SEGRETO DI FULTON SHEENDue mesi prima di morire, all'età di ottantaquattro anni, Mons. Fulton Sheen ha rivelato infine il suo segreto al grande pubblico, durante un'intervista su una catena televisiva internazionale.Sua Eccellenza - gli ha chiesto il giornalista - lei ha ispirato milioni di persone in tutto il mondo, ma lei da chi è stato ispirato? Da un papa?Non è un papa - ha risposto - né un cardinale, né un altro vescovo. Nemmeno un sacerdote o una religiosa! Mi ha ispirato una piccola cinese di dieci anni.Allora Mons. Sheen ha raccontato la storia della piccola Li. Consegnava così il suo testamento intimo. L'amore di quella bambina per Gesù nell'Eucaristia, ha aggiunto, lo aveva talmente impressionato che il giorno in cui la scoprì fece questa promessa al Signore: ogni giorno della sua vita, qualunque cosa fosse accaduta, avrebbe fatto un'ora di adorazione davanti al Santissimo Sacramento. Orbene, non solo Mons. Sheen ha mantenuto la promessa, ma non ha mai perso un'occasione per promuovere l'amore per Gesù nell'Eucaristia. Senza stancarsi, invitava i credenti a fare ogni giorno "un'ora santa davanti al Santissimo Sacramento.Per lui non c'erano dubbi: quella bambina sconosciuta e povera del profondo della Cina era la scintilla che aveva permesso l'immensa fecondità del suo apostolato. Quel giorno, davanti agli schermi televisivi, tutta l'America ha capito che i milioni di cuori toccati da questo grande predicatore - era lei, la piccola Li! Le conversioni innumerevoli ottenute da quel gigante mediatico - era lei e il suo cuoricino puro! Quei milioni di adoratori "appostati davanti al Santissimo Sacramento da quel vescovo santo - era lei e le sue trentadue visite eroiche a Gesù gettato sul pavimento! Quella fioritura di consacrazioni e vocazioni suscitate dal più popolare prelato americano - era lei, la piccola martire cinese, e le sue nozze di sangue con l'Agnello.Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 8 minuti) dal titolo "Impariamo dalla piccola Li, martire dell'Eucaristia" Padre Bruno De Cristofaro ICMS racconta la storia della piccola martire cinese Li affinché sia chiaro cosa significhi rispettare la Santa Eucaristia.
Percorso di Avvento 2020Sabato 5 Dicembre 2020La preghiera per i Preadolescenti e gli Adolescenti è offerta a tutti.Il tema di questo percorso ruota attorno all'umanità di Gesù.Vuoi approfondire? Noi leggiamo Bruno Maggioni, Era Veramente Uomo, ed. Ancora.Trovi il foglio con la preghiera qui https://www.oratorionembro.org/wp-content/uploads/2020/11/Inni-cristologici-rivisitati-A5.pdf
L'illustre scienziato danese, se fosse vissuto oggi, si sarebbe convertito? Oggi che l'Eucaristia viene trattata come viene trattata?
L'illustre scienziato danese, se fosse vissuto oggi, si sarebbe convertito? Oggi che l'Eucaristia viene trattata come viene trattata?
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6111ESALTAZIONE DEL VINO E DI CHI LO SA APPREZZARE di Mario lannacconeIl vino è una bevanda difficile, che - si dice spesso - va "capita". È una bevanda che va compresa piano piano, e assaporata; esiste in migliaia di declinazioni, con sapori, aromi e retrogusti diversi. Basta che cambi il terreno, il clima, la maturazione dell'uva, l'invecchiamento; basta che mutino altre variabili e lo stesso vino, prodotto con le stesse uve, nello stesso terreno, si presenta completamente diverso. Il vino è come gli uomini: sempre diverso, esposto al tempo e al caso. Ci porta a ritmi lenti, all'arte dei conoscitori, ai legni e ai profumi; alla difficile arte della vinificazione, tramandata da maestro a discepolo, perché fatta di esperienza, osservazione, intuizione. Ci porta emozione; e, non a caso, la rossa bevanda è costantemente associata alla poesia, alla musica, all'amore sia nei suoi aspetti più sensuali, sia in quelli più platonici, spirituali, mistici. Il vino entra spesso, e nei modi più diversi, nella letteratura. Del resto, il vino si produce da migliaia di anni, con un lavoro paziente, che ha richiesto secoli per affinarsi a partire da una materia prima nobile come il succo d'uva. Esistono altri tipi di bevande prodotte dalla fermentazione di succhi zuccherini (birra, idromele, sidro), ma il vino d'uva è rimasto il più complesso, vario, nobile. Soltanto la birra può avvicinarsi alla complessa civiltà del vino, ma non ha mai assunto quel valore sacro che la civiltà cristiana ha attribuito al vino.STORIA DI UNA COLTURAIl vino d'uva cominciò a essere prodotto in molte terre e da molti popoli della Mezzaluna fertile sin dalla scoperta della vite, allora molto diversa e poi costantemente migliorata da incroci di coltura. Il suo consumo era comune fra i sumeri, gli egizi, gli israeliti, gli etruschi, i persiani e soprattutto fra i popoli mediterranei, i greci e i romani. I romani lo producevano molto concentrato e forte, talvolta denso, quasi sempre da mescolarsi all'acqua, per diluirlo. Prodotto costoso, in alcune sue varianti assai raro e molto ambito, assorbì e concentro in sé, nel tempo, simboli profondi. Il produrlo costa all'uomo un elaborato lavoro che inizia dalla cura della terra e della vigna, prosegue nella manipolazione e lavorazione del frutto, nella spremitura, nella prima fermentazione, nella produzione e trattamento del mosto. Poi, l'ultima fase del processo è, in certo senso, segreta, poiché avviene nel buio. S'ignorava perché il mosto iniziasse a fermentare e il suo gusto dolce diventasse pregno d'alcool facendo nascere il vino nuovo che l'invecchiamento migliora: ogni contenitore, ogni botte, ogni diverso legno nel quale il vino può maturare produce effetti diversi, bouquet differenti di aromi. Va conservato in luoghi adatti e curato nel tempo affinché i suoi zuccheri si sublimino, in un processo che gli scrittori di un tempo descrivevano come prodigioso, sacro, misterioso. L'uva viene pestata, quasi umiliata, e produce un succo che somiglia al sangue e che, nel tempo, dopo essere risorto dal buio si presenta affinato nel sapore e nel profumo. Già in questo vediamo l'anticipazione del vino come materia eucaristica. Ma prima di allora, in epoca precristiana, il vino era bevanda degli dei, dell'ebbrezza, della possessione sacra di Bacco o Dioniso. Il mistero che circondava il suo prodursi, la cura che l'uomo doveva dedicargli, l'ebbrezza che produceva, lo legarono a culti diffusi: era usato per riti, sacrifici, libagioni.NELLA VITA DI GESÙIl lavoro della vigna è presente nei Vangeli in diversi contesti, come la Parabola dei lavoratori della vigna (Mc 20,1-16) e la Parabola dei vignaioli omicidi (Mt 21,33-44; Mc 12,1-12; Lc 20,9-18). Il vino è nominato nel discorso sul digiuno di Marco (Mc 2,18-22), dove si menziona il vino nuovo - la Buona Novella - che non si adatta agli otri vecchi: la predicazione di Gesù non sta più nei limiti della Legge ebraica. Nell'episodio delle Nozze di Cana, cui Gesù partecipa come invitato, il vino assume un'importanza ancora maggiore, che lascia presagire, prefigurare, annunciare il suo ruolo autentico e il sacrificio. Essendo finito il vino, con un miracolo Gesù trasforma l'acqua e la fa diventare rossa bevanda. Cosa significhi questo miracolo, lo capiamo tutti: il vino comincia a rappresentare il sangue, lo prefigura. È rosso e prezioso come il sangue; Gesù lo moltiplica, come moltiplicherà le specie eucaristiche. I primi autori cristiani erano ben consapevoli di questo significato e della ragione del comparire frequente del vino nell'Antico Testamento. Del resto, era un elemento importante anche in alcune celebrazioni ebraiche. L'episodio delle Nozze di Cana va collegato a quello della Moltiplicazione dei pani e dei pesci, narrato da Giovanni (Gv 6, 1-14), ma anche dagli altri Evangelisti (Mt 14,13-21, MC 6,30-44, LC 9,12-17). Pane e vino, due alimenti fondamentali che danno gusto e sostanza all'atto del mangiare e che nella civiltà cristiana sono stati menzionati innumerevoli volte da santi e scrittori, poeti e teologi per il loro valore sacrale, simbolico e infine teologico-eucaristico.NELL'EUCARISTIAIl momento fondamentale del rovesciamento di significato del vino e del pane, il momento in cui questi alimenti comuni divengono qualcosa d'altro, d'inaudito, mai prima apparso in questo modo nella tradizione spirituale e religiosa precedente, è l'evento dell'Ultima Cena. Qui, al limite della Pasqua ebraica, il giovedì sera, Gesù si ritrova con i suoi discepoli e beve il vino e mangia il pane. Non si limita a questo, li benedice secondo l'uso ebraico ma poi annuncia qualcosa di nuovo e sconvolgente: come sappiamo tutti, spezza il pane, lo dà ai discepoli e dice: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo». Così fa con il vino: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti in remissione dei peccati» (Mt 26, 26-27). Si tratta di qualcosa di unico perché se Gesù è il Messia allora le sue parole hanno esattamente il significato che è stato spiegato da coloro che sono venuti dopo, da san Paolo ai Padri della Chiesa, cancellando il concetto che si ritrova nei riti bacchici e dionisiaci o in tanti altri culti nei quali il vino, pure, veniva utilizzato. S'instaura qualcosa di nuovo: un sacramento che non soltanto possiede la virtù di santificare, ma che racchiude l'autore stesso della Grazia. Gesù lo istituisce come alimento spirituale dell'anima, che viene fortificata nella lotta per conseguire la salvezza. Nella cristianità la produzione del vino fu perfezionata dai monaci, soprattutto benedettini, sia perché il vino era consentito nell'alimentazione monastica, sia perché era diffusissima, almeno sino al XII secolo, la celebrazione della Messa usando le due specie eucaristiche: il pane e il vino. Per questo, per l'uso che ne facevano i fedeli a tavola ma anche per l'esistenza del vino santo che rappresentava il sangue di Cristo, esso ha sempre avuto un doppio significato, sacro e quotidiano, sacramentale e alimentare. Celebrato nella pittura sacra, nei grandi cicli di affreschi, nell'epica cristiana, nella letteratura spirituale, il vino, anche oggi, in epoca di desacralizzazione e di laicismo, continua a mantenere quell'aura sacrale che gli proviene dal cuore radiante del mistero eucaristico cristiano che lo ha mutato per sempre.
Meditazione di Sabato 2 maggio 2020.Sabato della III settimana di PasquaTrovi le letture qui https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20200502La riflessione di oggi è di Don Giuseppe Belotti
La moltiplicazione dei pani nelle mani del Signore e dei Suoi discepoli e la sua distribuzione al popolo e’ simbolo ed anticipazione di un miracolo ineffabilmente piu’ grande che e’ la santa Eucarestia: il pane che diviene nelle mani del Signore e dei Suoi ministri, attraverso i secoli, Gesu’ Cristo Stesso, il Cristo totale: Christus totus.
Meditazione di Giovedì 30 aprile 2020.Giovedì III Settimana di PasquaTrovi le letture qui https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/?data-liturgia=20200430La riflessione di oggi è di Don Matteo Cella
Chi abbia assistito alla Messa celebrata da S. Pio da Pietrelcina riesce facilmente a capire che la Messa è la ri-attualizzazione incruenta del Sacrificio di Cristo sul Calvario. Questo dono è arrivato al momento giusto, proprio allorquando, cioè, tutti corriamo il rischio di capire, sì, le parole della celebrazione liturgica, ma di non sapere più cosa essa davvero sia.
ho assemblato l'introduzione e i primi quattro sguardi sulla messa, unendoli in un unico file. Grazie dell'ascolto e del vostro tempo. Uno è lieto di poter servire
La pratica della somministrazione della Santa Eucaristia sulla mano è autorizzata dalla Chiesa o semplicemente tollerata? Mons. Juan Rodolfo Laise, unico vescovo argentino a rifiutare pubblicamente tale prassi liturgica, spiega, attraverso minuziose ricerche documentali, come questa pratica sia stata semplicemente tollerata e affronta la moderna prassi della Comunione nella mano dal punto di vista storico, liturgico e pastorale.
secondo sguardo sulla messa: PREPARARSI
Primo sguardo sulla Messa e sulla preghiera: IL TEMPO
Un passeggiata alla scoperta e alla riscoperta della Messa e del più generale senso dello stare in preghiera come comunità
Un passeggiata alla scoperta e alla riscoperta della Messa e del più generale senso dello stare in preghiera come comunità
Avendo parlato dei frutti del Santo Sacrificio della Messa, vogliamo guardare adesso ai frutti del Sacramento in particolare, cioè la Santa Comunione.
La Santa Messa viene offerta in primo luogo per i membri della Chiesa, in secondo luogo, anche per altre intenzioni del celebrante, come anche dei fedeli presenti.
Per trarre il massimo profitto dalla santa Comunione bisogna circondarla con le dovute preghiere e disposizioni.
Alla fine del XII secolo e per tutto il XIII secolo si ebbero tanti miracoli eucaristici. Era una risposta della Provvidenza alla nascita di alcuni errori che mettevano in discussione la presenza reale di Cristo nelle Sacre Specie. La Provvidenza voleva una festa speciale per l’Eucaristia, voleva il Corpus Domini.
La Santa Comunione effettua un’unione a Nostro Signore, una nuova unione oltre a quell’ adesione per mezzo della Fede (sintesi della dottrina raccolta da padre Tanquerey nel suo Compendio della teologia ascetica e mistica).
La Santa Eucarestia e l’assistenza alla Santa Messa (sintesi della dottrina raccolta da padre Tanquerey nel suo Compendio della teologia ascetica e mistica).
Quelli di Lanciano e Bolsena sono i più noti. Ma molti altri sono i casi verificatisi. Anche ai nostri giorni. Ecco alcune donne, vissute sempre e solo di Eucarestia…
Quando riceviamo la santa Comunione, quali sentimenti devono essere i nostri? Ciò che riceviamo per la Sua infinita Grazia è Gesù Cristo Stesso, il Signore, sopra ogni cosa Benedetto.
La Santa Comunione è un ulteriore miracolo in cui avviene la fusione di Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo con noi. Il motivo di questa unione è l’amore di Gesù Cristo verso di noi, perché l’amore cerca l’unione.
Nel Santissimo Sacramento, Nostro Signore Gesù Cristo è realmente presente: più precisamente, il Santissimo Sacramento è Gesù Cristo Stesso sotto l’apparenza di pane e di vino.
La Santa Eucarestia ha due sensi: Il Santissimo Sacramento dell’Altare e la Santa Messa. Nel primo senso la Santa Eucarestia è considerata in Sé Stessa, nel secondo senso è considerata in quanto viene offerta.
Puntata #36 di Giovedì 19 marzo 2015 Nuova puntata del podcast di Carlo Dorofatti dedicata alle emozioni come "messaggi" per il miglioramento personale e spirituale. Si parla poi di alcune teorie complottiste e infine di Eucarestia, dal punto di vista cattolico ma non solo. Per rivolgere domande inviare email a info@carlodorofatti.com - Per informazioni www.accademiaacos.it
Approfondimento sul tema della santità come chiamata per tutti i cristiani e sull’Eucarestia.
Approfondimento sul tema della santità come chiamata per tutti i cristiani e sull’Eucarestia.