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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7827APOSTOLO DEL SACRO CUORE E PADRE SPIRITUALE DI SANTA MARGHERITA MARIA ALACOQUE di Roberto de MatteiLa devozione al Sacro Cuore che caratterizza il mese di giugno è legata soprattutto alla figura di santa Margherita Maria Alacoque, (1647-1690), suora dell'ordine della Visitazione, fondato da san Francesco di Sales e santa Giovanna di Chantal. Fu a questa umile suora che la Provvidenza affidò un grande rimedio soprannaturale contro una nuova eresia che nasceva nel XVII secolo.Questa nuova eresia era il giansenismo, una corrente religiosa che sul piano dogmatico stravolgeva la dottrina cattolica della grazia, spingendola verso il calvinismo, e sul piano morale rinchiudeva la vita cristiana in un tetro e insopportabile rigorismo. I giansenisti ignoravano il ruolo della misericordia, appellandosi solo alla implacabile giustizia divina. Ma al di là degli errori teologici e morali, la peggiore insidia giansenista stava nel suo tentativo di voler riformare la Chiesa dall'interno e non più dall'esterno, come aveva cercato di fare il protestantesimo. Il giansenismo intendeva rimanere dentro la Chiesa, senza essere condannato, ma cercando anzi la condanna dei suoi avversari che, in quel momento, erano soprattutto i gesuiti, i più fedeli difensori dell'ortodossia romana.I disegni della Divina Provvidenza sconvolsero questo programma di distruzione della Chiesa. Margherita Maria Alacoque, lo strumento di questo straordinario intervento della grazia, nacque in Borgogna nel 1647, e dovette vincere la resistenza dei genitori per entrare, a ventiquattro anni, nelle visitandine del convento di Paray-le-Monial, dove fu incompresa dalle consorelle e malgiudicata dai superiori, finché, nel 1675 fu nominato Rettore del Collegio gesuita di Paray-le-Monial il padre Claudio de La Colombière, che aveva allora 34 anni, ma si era già distinto per la sua pietà e la sua dottrina. D'accordo con il suo Superiore, oltre al voto di obbedienza al Papa, il padre de La Colombière aveva pronunciato quello, eroico, di osservare sotto pena di peccato tutte le regole del suo OrdineUN INCARICO APPARENTEMENTE SECONDARIOI superiori gli affidarono un incarico apparentemente secondario, perché sapevano che nel Monastero della Visitazione, si trovava una religiosa favorita da rivelazioni del Cielo. Margherita Maria, da parte sua, aspettava che il Signore adempisse la promessa di inviarle un suo "servo fedele e amico perfetto ", per realizzare la missione alla quale la destinava: manifestare al mondo le ricchezze imperscrutabili del suo amore.Giunto nella sua nuova destinazione il padre de La Colombière, incontrò suor Margherita Maria e ne divenne direttore spirituale, orientandola nella sua vita spirituale e suggerendogli di mettere per iscritto tutto ciò che passava nella sua anima. Durante l'ottava del Corpus Domini 1675, Gesù, mostrando il suo Cuore a Margherita, le disse: "Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e in contraccambio non riceve che ingratitudini, disprezzo, irriverenze, sacrilegi e freddezza in questo Sacramento d'amore ".Quella del giansenismo era una concezione di Dio oppressiva ed angosciante. Il Sacro Cuore appare a santa Margherita Maria Alacoque affermando, invece, che bisogna abbandonarsi al suo Amore, e formulando la grande promessa dei primi Nove Venerdì del mese: "Io ti prometto nell'eccesso della misericordia del mio Cuore che il mio Amore onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno al primo venerdì del mese, per nove mesi consecutivi, la grazia della perseveranza finale; essi non morranno nella mia disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, servendo loro il mio cuore di asilo sicuro in quell'ora estrema ". Il Signore disse poi alla religiosa visitandina: "Rivolgiti al mio servo, il Padre de La Colombière, e digli da parte mia di fare il possibile per propagare questa devozione e di fare questo piacere al mio Cuore divino... Sappia che è onnipotente colui che diffida interamente di se stesso per confidare solo in me ".Margherita comunicò il suo messaggio al Padre e tutti e due, il 21 giugno, si consacrarono al Cuore di Gesù e moltiplicarono i loro sforzi per diffondere questa devozione. La loro fu un'inscindibile amicizia spirituale dai frutti straordinari.Dopo un anno e mezzo di permanenza a Paray-le-Monial, nel 1676 il padre de La Colombière fu destinato a Londra, come cappellano della giovane duchessa di York, Maria Beatrice d'Este, nota in Inghilterra come Mary of Modena, perché era figlia del duca di Modena Alfonso d'Este. Maria di Modena aveva sposato Giacomo Stuart, duca di York, che, alla morte del fratello Carlo II, nel 1685, avrebbe regnato con il nome di Giacomo II, fino alla Rivoluzione del 1688, che stroncò la possibilità di una restaurazione cattolica dell'Inghilterra. Giacomo si era segretamente convertito al cattolicesimo, mentre la moglie Maria subiva una dura opposizione a causa della sua fede cattolica.LA MISSIONE A LONDRANella Londra ferocemente protestante, esisteva però un'enclave cattolica, che aveva il suo centro nella chiesa di St. James nella Spanish Place dove, dal 1676 al 1679 il padre de La Colombière, predicò, dedicandosi all'istruzione nella vera fede di cattolici o ex-cattolici inglesi. In questa Chiesa sarebbe stato battezzato, due secoli dopo, l'11 ottobre 1865, Rafael Merry del Val, futuro cardinale di Santa Romana Chiesa.Improvvisamente, alla fine del 1678, il padre de La Colombière fu arrestato sotto l'accusa calunniosa di essere coinvolto in uno pseudo "complotto papale ". Fu imprigionato nel carcere di King's Bench, dove restò durante tre settimane, sottoposto a gravi privazioni, ma in virtù della sua posizione a corte e della sua cittadinanza francese, sfuggì alla condanna a morte e fu espulso dall'Inghilterra. Tornò a Paray-le-Monial dove morì, a soli 41 anni, il 15 febbraio 1682. Da quel giorno, nella sua preghiera personale, alle litanie dei santi santa Margherita Maria aggiungeva: "San Claudio, prega per noi! "Nel 1929, Claudio de La Colombière fu beatificato da papa Pio XI e nel 1992 canonizzato da Giovanni Paolo II. La casa editrice AdP ha ripubblicato nel 2023 il suo Diario spirituale, che merita di essere letto da chiunque voglia approfondire la devozione al Sacro Cuore, ma anche da chiunque voglia capire come vivere in spirito di completo abbandono alla Divina Provvidenza. Nel Diario, san Claudio traccia questo programma: "Vivere giorno per giorno. Sperare di morire nell'occupazione che svolgiamo ". Cercare, in una parola, la perfezione nel momento presente, non preoccupandoci del nostro domani e affidandoci ciecamente a Dio. "Mio Dio, - scrive - sono intimamente persuaso che non sarà mai troppa la fiducia che ho in Te e che, ciò che otterrò da Te, sarà sempre al di sopra di ciò che avrò sperato ".Lo spirito di abbandono alla Provvidenza e la devozione ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria, sono più che mai necessari per infondere vita e calore soprannaturale in un'epoca, come la nostra, in cui le anime sembrano così spesso raggelate e prive del fuoco dell'Amore divino.
Apriamo parlando di diritti civili, con alcune importanti aperture della chiesa cattolica verso le persone omo e transessuali e una serie di risultati importanti negli Usa sul diritto all'aborto. Parliamo anche della riforma che il governo italiano ha approvato in consiglio dei ministri sul cosiddetto premierato, della situazione in Cisgiordania, con l'aumento delle aggressioni e uccisioni di palestinesi da parte dell'esercito e dei coloni israeliani e infine di un attentato verso un politico di estrema destra in Spagna. INDICE:00:00:00 - Sommario della puntata00:00:43 - Le aperture della chiesa verso persone omo e transessuali00:06:11 - Le novità negli Usa sul diritto all'aborto00:08:33 - La riforma sul premierato in Italia00:17:07 - La situazione in Cisgiordania00:19:41 - L'attentato contro un politico di estrema destra in Spagna00:20:44 - La giornata di italia che CambiaIscriviti alla NEWSLETTER: https://bit.ly/43SCSr8
quando spingiamo sul body positive, cerchiamo invano di andare a vivere a Curaçao, nel Mar dei Caraibi, e infine partecipiamo da lontanto a un'idea di barlume del tour di Biagio Antonacci, grazie al cineoperatore Francesco
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7346LA SANTITA' DI MAMMA MARGHERITA, LA MADRE DI DON BOSCO di Fabio ArduinoNon è cosa semplice tracciare un breve profilo biografico di questa semplice donna, genitrice di un grande santo quale Giovanni Bosco. La santità di Margherita Occhiena non è infatti frutto di eventi straordinari, quanto piuttosto di una vita umile e nascosta vissuta in armonia con l'insegnamento evangelico.Nacque il 1° aprile 1788 a Capriglio, sulle colline astigiane, ed il giorno stesso venne battezzata nella chiesa parrocchiale del paese. Qui rimase sino al matrimonio con Francesco Bosco, amico di famiglia, già vedovo e padre di un figlio. Il matrimonio fu celebrato a Capriglio il 6 giugno 1812. La coppia si stabilì ai Becchi, frazione di Castelnuovo d'Asti (odierna Castelnuovo Don Bosco), sul colle ove oggi sorge la grande basilica, nella casa del mezzadro Francesco. Iniziò così per Margherita una nuova vita. Il marito aveva un sogno: diventare un piccolo proprietario, con le proprie terre e la propria casa. Per questo acquistò alcuni campi, una striscia di vigna, e una casupola che trasforma in stalla per i due buoi e la mucca che già possedeva. Il 17 aprile 1813, nacque Giuseppe, il primo figlio di Margherita e Francesco. Il 16 agosto 1815 nacque poi il secondo figlio, Giovanni, che diventerà il celeberrimo Don Bosco.Ancora due anni di rustica serenità, poi morì il padre, come Don Bosco narrò nelle sue Memorie: "Non avevo ancora due anni, quando Dio misericordioso ci colpì con una grave sventura. Mio papà era nel pieno delle forze, nel fiore degli anni, ed era impegnato a darci una buona educazione cristiana. Un giorno, tornando dal lavoro madido di sudore, scese senza pensarci nella cantina sotterranea e fredda. Fu assalito da una febbre violenta, sintomo di una grave polmonite. In pochi giorni la malattia lo stroncò. Nelle ultime ore ricevette i santi Sacramenti e raccomandò a mia madre di avere fiducia in Dio. Cessò di vivere a 34 anni. Era il 12 maggio 1817".GIOVANE VEDOVAAlla prematura morte del marito, la ventinovenne Margherita si trovò ad affrontare da sola la conduzione della famiglia in un momento di grande carestia, ad assistere la suocera ed il figliastro Antonio, nonchè ad educari i due figli nati dal matrimonio: Giuseppe e Giovanni. Donna forte, dalle idee chiare, determinata nelle scelte, con un regime di vita sobrio, nell'educazione cristiana è severa, dolce e ragionevole. I tre ragazzi avevano un temperamento assai diverso, ma Mamma Margherita non livellò e non mortificò mai nessuno. Costretta a fare scelte talvolta drammatiche, quale l'allontanamento da casa del figlio minore per non rompere la pace e per farlo studiare, era solita assecondare con fede, saggezza e coraggio le propensioni dei figli, aiutandoli a crescere nella generosità e nell'intraprendenza.All'età di nove anni, il piccolo Giovannino ebbe un sogno che lo guidò verso il suo futuro di educatore di una immensa schiera di giovani. Con il passare degli anni si consolidò in lui il desiderio di diventare sacerdote, ma mancavano in famiglia le possibilità economiche per un tale passo e l'unica via percorribile sarebbe stata diventare francescano. Questa idea fu anche comunicata dal parroco a Mamma Margherita, che allora chiese al figlio: "Il parroco è stato da me per confidarmi che tu vuoi farti religioso. È vero?". Giovanni rispose: "Sì, madre mia. Credo che voi non avrete nulla in contrario". Allora la madre lo ammonì sapientemente: "Io voglio solamente che tu esamini attentamente il passo che vuoi fare e poi segui la tua vocazione senza guardar ad alcuno. La prima cosa è la salvezza della tua anima. Il parroco voleva che io ti dissuadessi da questa decisione in vista del bisogno che potrei avere in avvenire del tuo aiuto. Ma io dico: in queste cose non c'entro, perché Dio è prima di tutto. Non prenderti fastidio per me. Io da te voglio niente; niente aspetto da te. Ritieni bene: sono nata in povertà, sono vissuta in povertà, voglio morire in povertà. Anzi te lo protesto. Se ti decidessi per lo stato di prete secolare, e per sventura diventassi ricco, io non verrò neppure a farti una sola visita, anzi non porrò mai piede in casa tua. Ricordalo bene".LA SANTA IGNORANZAToccò proprio a Margherita accompagnare con particolare amore il figlio sino al sacerdozio e poi, lasciando la cara casetta dei Becchi, lo seguì nella sua missione tra i giovani poveri e abbandonati di Torino. In una sera piovosa del maggio del 1847, Mamma Margherita e Don Bosco accolsero a Valdocco il primo ragazzo, dando così inizio alla loro opera. Illetterata, parlava solamente in lingua piemontese, ma piena di quella sapienza che viene dall'alto poté essere d'aiuto a tanti poveri ragazzi di strada, figli di nessuno. Pose sempre Dio innanzi a tutto, consumandosi per Lui in una vita di povertà, di preghiera e di sacrificio.Qui, per ben dieci anni, la sua vita si confuse con quella del figlio e con gli albori dell'opera salesiana: Mamma Margherita fu così la prima e principale Cooperatrice di Don Bosco ed estese la sua maternità allo stuolo di ragazzi che affollarono il celebre oratorio di Valdocco. Con bontà fattiva divenne l'elemento materno del "sistema preventivo" e senza saperlo fu vera "cofondatrice" della Famiglia Salesiana, sarta che da una buona stoffa seppe creare grandi santi come Domenico Savio e Michele Rua.Una sera Margherita sussurrò al figlio: "Giovanni, sono stanca. Lasciami tornare ai Becchi. Lavoro dal mattino alla sera, sono una povera vecchia, e quei ragazzacci mi rovinano sempre tutto. Non ce la faccio proprio più". Don Bosco guardò il volto di sua madre e sente un nodo alla gola. Non trova parole potenzialmente capaci di consolare quella povera donna. Si limitò allora a fare un gesto: le indicò il Crocifisso appeso alla parete e la vecchia mamma capì in silenzio.Il 29 ottobre 1854 arrivò all'oratorio Domenico Savio, un ragazzino di Mondonio. Mamma Margherita, sempre più frequentemente faceva qualche pausa durante il suo pesante lavoro e per riprendere fiato si recava nella nuova chiesa di San Francesco di Sales, tirava fuori la corona del Rosario e la sgranava lentamente. Un giorno osservò con Don Bosco: "Tu hai tanti giovani buoni, ma nessuno supera la bellezza del cuore e dell'animo di Domenico Savio". Don Bosco le chiese il perché e lei riprese: "Interrompe i giochi per venire a trovare Gesù nel tabernacolo. Sta in chiesa come un angelo". Fu dunque lei la prima persona ad accorgersi della santità di quel ragazzo al quale un giorno un papa avrebbe concesso l'aureola dei santi.EROICA ANCHE NELLA VECCHIAIANell'autunno del 1856, Mamma Margherita non usciva ormai quasi più dalla cucina. Ad ottobre, Don Bosco si recò come sempre ai Becchi per la festa della Madonna del Rosario, portando con sé i ragazzi migliori. Ma per la prima volta Mamma Margherita restò a casa. Per alcuni giorni rimase a letto, tormentata da una tosse insistente. Sopraggiunse poi una febbre alta. Don Bosco chiamò il medico e la diagnosi fu "polmonite". SI avvicinava dunque la sua morte, vista che per gli anziani quelle era una malattia fatale. Don Bosco pensò che questa sarebbe stata una gravissima perdita per l'oratorio e specialmente per lui. Sua madre gli aveva insegnato a vivere, ad essere prete, ad educare i ragazzi, tutto ciò mentre andavano insieme in campagna, quando si confidava con lui alla sera, mentre all'oratorio rimestava la polenta. Gli aveva insegnato la forza di non stancarsi mai, la fiducia nella Provvidenza. Gli aveva regalato, senza che lui se ne rendesse conto, il suo sistema educativo che meravigliò il mondo. Tutto questo fu condensato nella sua vita e può essere riassunto in sei parole: "bontà dolce e forte della madre".Don Giovanni Battista Borel, suo confessore, le amministrò gli ultimi sacramenti. Lei disse al figlio: "Quando eri bambino, ti aiutavo io a ricevere Gesù. Ora tocca a te aiutare tua madre. Di' le parole forte. Io le ripeterò". Giunse dai Becchi anche l'altro figlio, Giuseppe, con le mani ancora sporche di terra. Con le sue ultime parle lasciò il suo testamente spirituale: "Vogliatevi sempre bene". Dio la venne a prendere alle 3 del mattino del 25 novembre 1956. Aveva 68 anni di età. L'accompagnano al Cimitero Monumentale di Torino tanti ragazzi che la piansero quale vera "Mamma".Purtroppo i suoi resti mortali sono oggi andati perso, ma mai svanì nella Famiglia Salesiana il suo ricordo e la sua fama di santità. Il suo processo di canonizzazione iniziò però solo nel 1995. E' stata dichiarata "venerabile" nel 2006, nel 150° anniversario della sua nascita al cielo, eroica nell'esercizio "delle virtù teologali della Fede, della Speranza e della Carità, sia verso Dio sia verso il prossimo, nonché le virtù cardinali della Prudenza, della Giustizia e della Temperanza", come recita il decreto promulgato dalla Congregazione delle Cause dei Santi.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7344BASTA PADRINI E MADRINE SOLO PER LE FOTO di Federica Di VitoÈ frequente che nell'immaginario comune la scelta dei padrini sia legata unicamente alla relazione affettiva con i genitori del battezzando, con il risultato che questi durino il tempo della cerimonia. Ma c'è chi sta mettendo alcuni paletti. Dopo il decreto di un anno fa di monsignor Suetta vescovo di Ventimiglia-Sanremo, che prevedeva la sospensione di padrini e madrine per battesimi e cresime, poiché «nel contesto odierno la loro presenza risulta spesso una sorta di adempimento formale o di consuetudine sociale», anche la diocesi di Genova mette un freno alla scelta dei genitori.«A coloro che sono chiamati a svolgere il servizio di padrino e di madrina è chiesto di far parte della Comunità cristiana, attraverso un cammino di Fede condiviso con altri fratelli», spiega il decreto firmato da Monsignor Tasca, «e che comprenda anche in modo graduale la santa messa domenicale, un momento di riscoperta o approfondimento della fede, di nutrimento spirituale, di condivisione con i fratelli e di servizio nella carità». Il decreto arcivescovile entrerà in vigore con l'inizio del prossimo anno pastorale, il 3 dicembre 2023, prima domenica di Avvento. La nuova procedura sarà prevista inizialmente per una fase sperimentale della durata di un triennio. La Diocesi ha poi spiegato che «ogni comunità e ogni pastore saprà offrire occasioni per realizzare tutto ciò secondo la possibilità della parrocchia e quanto potrà essere suggerito dalla creatività pastorale. Tra i possibili cammini da proporre, si suggeriscono momenti di ascolto e condivisione della parola di Dio secondo modalità indicate attraverso appositi strumenti forniti dall'ufficio catechistico diocesano».REQUISITI DEL PADRINO O MADRINAInoltre, il decreto specifica che a quelle persone «indicate dalla famiglia che, pur non avendo i requisiti prescritti, esprimono pur sempre una positiva vicinanza parentale, affettiva ed educativa, si può, eventualmente, offrire l'opportunità di prendere parte alla Celebrazione solo come testimoni del Rito sacramentale» e che «in tal caso, sul Registro dei Battesimi e delle Cresime si indichi come "testimone" la persona scelta».Se ci appelliamo al diritto canonico, risaliamo all'origine della scelta del padrino. San Tommaso d'Aquino ricorderà che la rigenerazione spirituale operata dal battesimo assomiglia a quella carnale e, come in questa il bambino ha bisogno di una nutrice e di un pedagogo, così in quella spirituale c'è bisogno di qualcuno che lo istruisca nella fede e nella vita cristiana (Summa Th. III, q. 67, a. 7). Pertanto, codice di diritto canonico alla mano, ecco i requisiti del padrino o madrina: «Ogni cattolico che abbia ricevuto la Confermazione e l'Eucaristia, che abbia compiuto i 16 anni e che conduca, per quanto possibile, una vita conforme alla fede, può fare da padrino/madrina nel rito del Battesimo. [...] Non possono fare perciò da padrini quelle persone che: sono sposate solo civilmente, sono conviventi, sono divorziate, sono separate ma convivono con un altro partner» (Cf Codice di diritto canonico, 874).I BAMBINI APPRENDONO PER IMITAZIONESecondo la tradizione della Chiesa i padrini sono membri della comunità cristiana che presentano colui che deve essere battezzato o cresimato, li accompagnano nel loro itinerario di formazione e ne garantiscono la preparazione con serietà e sincerità. Il rischio è quello di pensare che qui si voglia far rispettare semplicemente uno sterile elenco di requisiti, ma, come ogni norma canonica, la verità è molto più profonda. Se quindi è palese che i bambini apprendano per imitazione e che la loro fonte di ispirazione primaria è l'esempio dell'adulto di riferimento, ecco che il cuore di questo elenco risulta più chiaro. I padrini si affiancano al genitore per rendere manifesta la presenza della Chiesa come madre che presenta e accoglie i nuovi figli, la loro vicinanza non può così concludersi con il Rito del Battesimo e non può limitarsi alle foto di rito e ai regali infiocchettati, ma è necessaria una presenza duratura chiamata a dare una decisa e costante testimonianza di fede.Allora se nell'elenco delle necessità da soddisfare dei nostri figli trovano spazio una scuola di alto livello, almeno una lingua straniera e un'alimentazione quanto più varia ed equilibrata, non si capisce perché la scelta del padrino e della madrina non debba ricevere la stessa attenzione. O ben superiore, mi verrebbe da dire. Perché qui è della crescita spirituale che si parla, della Vita eterna. E se perfetto qui non lo è nessuno, è anche vero che a monte della Grazia ricevuta per ogni nostro impegno, c'è sempre un'apertura, una disposizione, un sì che spetta solo a noi e senza il quale non possiamo portare nessun carico.Nota di BastaBugie: anche l'Arcidiocesi di Palermo ha sospeso "ad experimentum" il ruolo di padrino e madrina nel Battesimo e nella Cresima a partire dal 1° luglio 2023.Ecco il testo completo del decreto dell'Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice:Il ruolo del Padrino e della Madrina, in occasione della celebrazione dei Sacramenti del Battesimo e della Cresima, è un vero e proprio munus che la Chiesa affida ai fedeli che abbiano "l'attitudine e l'intenzione di esercitare questo incarico" (can. 874 §1,10) e che conducano una vita conforme alla fede e al compito che si assumono (cfr. can. 874 §1,30).Nel corso del tempo convenzioni sociali e abitudini consolidatesi hanno compromesso l'autentico significato di questo ufficio esercitato a nome e per mandato della Chiesa. Confuso spesso con relazioni di parentela - se non addirittura con legami ambigui - e relegato, il più delle volte, al solo momento rituale, ha perso l'originario significato di accompagnamento nella vita cristiana del battezzato e del cresimato, riducendosi a semplice "orpello coreografico" in una cerimonia religiosa.Da tempo, ormai, si discute sull'opportunità o meno di sospendere o abolire l'istituto del "padrinato", ritenuto, di fatto, non obbligatorio dallo stesso Codice di Diritto Canonico, che a tal proposito rimanda a una valutazione discrezionale significata dalla clausola "per quanto possibile" (cfr. cann. 872 e 892).Il superamento della cognatio spiritualis che, fondata su un'antica tradizione recepita dal Codice di Diritto Canonico del 1917, si instaurava tra padrini e figliocci, così come le mutate esigenze pastorali delle nostre comunità parrocchiali e la necessità di dare nuovo impulso alla prassi sacramentale, inducono a ripensare il ruolo del Padrino e della Madrina anche nella nostra Arcidiocesi.Pertanto, alla luce di tali considerazioni:VISTA la normativa liturgica vigente riguardo l'ufficio dei Padrini, come definita nelle Premesse al Rito del Battesimo dei Bambini (1970) al n. 6; nelle Premesse al Rito della Confermazione (1972) ai nn. 5-6 e nelle Premesse al Rito dell'lniziazione Cristiana degli Adulti (1978) ai nn. 8-10;TENUTE PRESENTI le disposizioni del Codice di Diritto Canonico riguardanti l'ufficio dei padrini nella celebrazione del Battesimo (cfr. cann. 872 - 874) e della Confermazione (cfr. cann. 892 - 893);CONSIDERATO che la normativa codiciale recepisce e precisa, ampliandole, le disposizioni dei libri liturgici, appena richiamate;ALLA LUCE di esperienze analoghe avviate in diverse diocesi italiane;SENTITO il parere del Consiglio Presbiterale nella sessione dell' 1/03/2022 e del Consiglio Pastorale Diocesano in quella dell' 11/03/2022;CONSIDERATO che, ai sensi dei richiamati cann. 872 e 892, l'ufficio dei padrini nella celebrazione del Battesimo e della Confermazione, come detto in premessa, non ha carattere di essenzialità;DISPONGO1. È sospeso «ad experimentum», dal 1° luglio 2023 e per la durata di un triennio, l'ufficio di Padrino e di Madrina nel Battesimo dei bambini, nella Confermazione degli adolescenti e degli adulti, nonché nell'lniziazione Cristiana degli adulti.2. Nei riti rispettivi si ometta tutto quanto riguarda i Padrini.3. I ministri ordinati, soprattutto i parroci, hanno la responsabilità di ottemperare alle presenti disposizioni e di illustrare adeguatamente ai fedeli le ragioni pastorali che hanno indotto a questa decisione.4. Gli Uffici Liturgico e Catechistico, insieme al Servizio Catecumenale, hanno mandato di monitorare e verificare, durante questo triennio, l'andamento della nuova prassi e, contemporaneamente, di studiare possibili nuove forme di accompagnamento che richiamino e recuperino il vero senso ecclesiale dell'ufficio del padrino e della madrina.Palermo, dalla Sede Arcivescovile, 31 gennaio 2023
Gesù fa una bellissima lezione dove spiega il rapporto tra Divina Volontà e Sacramenti come "causa-effetto". La Divina Volontà contiene in sé - ed in pienezza - gli effetti di tutti i sacramenti, ma questo non autorizza nessuno a non riceverli - o peggio - ritenerli non necessari o non utili. Libro di Cielo, Volume 30, 30 Maggio 1932, Mercoledì 14 Dicembre 2022
Quindi, mentre il Sacrificio di Cristo è la fonte di tutte le benedizioni della redenzione, i Sacramenti e i Sacramentali dovrebbero essere considerati come ruscelli e rivoli che trasmettono le benedizioni inesauribili di quel Sacrificio a tutti coloro che sono ben disposti. Questa connessione dei mezzi sacramentali di salvezza con la Santa Messa viene espressa e sancita in vari modi nella liturgia della Chiesa. Durante l'ordinazione dei sacerdoti, la Chiesa dice: Sacerdotem oportet offerre, benedicere, baptizare... – "Spetta al sacerdote offrire il Sacrificio, benedire, battezzare...” e durante la consacrazione dei Vescovi: Episcopum oportet ... consecrare, offerre... – "Spetta al vescovo consacrare, offrire sacrificio”.
Anche i Sacramentali sono mezzi di salvezza, ma in senso più debole e in modoessenzialmente diverso dai Sacramenti. I Sacramentali sono stati istituiti dalla Chiesa. Comeistituzione divina di salvezza, la Chiesa ha ricevuto da Cristo la missione e il potere di impartire inpiena misura non solo all'uomo, ma anche alla natura le benedizioni della redenzione, e di fare nuovetutte le cose. Sappiamo che in conseguenza del peccato l'intera creazione è in lutto e miseria,asservita e suscettibile di perire – e, quindi, desidera essere liberata dalla schiavitù della corruzione e,insieme ai figli di Dio, essere glorificata nella libertà (Rm 8, 19).
Il Sacrificio Eucaristico è realmente un mezzo di salvezza; perché ha un grande potere di allontanare da noi ogni male e di procurarci tutti i beni, tutti i tipi di benefici e benedizioni. La Messa riconcilia la giustizia di Dio e ci conduce al tesoro delle grazie, con le quali siamo disposti degnamente a ricevere i Sacramenti e ad ottenere le grazie sacramentali. In tal modo il Sacrificio Eucaristico tende al possesso, all'aumento ed alla conservazione della grazia sacramentale; ma in quale misura tutto ciò ha la sua origine nel Santo Sacrificio? La principale benedizione della grazia è contenuta nei santi Sacramenti. I Sacramenti sono "stelle che illuminano il firmamento dell'umanità caduta, sorgenti nel deserto del pellegrinaggio della vita, miracoli dell'amore di Dio, misericordie di Gesù Cristo". Essi ottengono quelle grazie che corrispondono e alleviano le costanti necessità generali della vita cristiana. La loro efficacia consiste essenzialmente nel togliere la maledizione del peccato e nell'infondere nell'anima la grazia della santificazione. Sono stati istituiti da Gesù Cristo per produrre e risvegliare, preservare e rafforzare, guarire e ripristinare, aumentare e perfezionare la vita soprannaturale dell'anima, quella vita mistica di grazia dei figli di Dio.
È essenziale nei contenuti e di facile lettura, nonostante la complessità del tema trattato, il libro scritto da don Marino Neri, per aiutare il fedele a decifrare l'universo simbolico della S. Messa tridentina o tradizionale, Messa la cui ultima revisione è contenuta nel Missale Romanum edito per volontà di Giovanni XXIII nel 1962. L'autore analizza le diverse parti della celebrazione, per evidenziarne i tesori di spiritualità e di dottrina, ponendo attenzione anche al dato storico, che li ha integrati nel rito. E cita, tra gli altri, un brano illuminante dell'enciclica Mediator Dei et hominum di Pio XII, che ha elaborato una definizione completa di cosa sia la Liturgia: «È il culto pubblico che il nostro Redentore rende al Padre, come Capo della Chiesa, ed è il culto che la società dei fedeli rende al suo Capo e, per mezzo di Lui, all'Eterno Padre. L'azione liturgica ha inizio con la fondazione stessa della Chiesa». Ma qual è il soggetto principale della liturgia? Don Neri lo chiarisce perfettamente: «Tanto nella Messa quanto nei Sacramenti è sempre Gesù Cristo, Sommo ed eterno Sacerdote, Liturgo per eccellenza e “Mediatore tra Dio e gli uomini”. Soggetto secondario è la Chiesa gerarchicamente ordinata, il Corpo Mistico di Cristo, unito al suo Capo». E due sono anche i fini della celebrazione liturgica: quello primario, la latreia, ovvero l'atto di somma adorazione riservato a Dio solo, e quello secondario, la sotería, ovvero la salvezza dei fedeli, la loro santificazione nella storia, viatico alla gloria celeste nei Cieli.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6840SAI DIRE DI PRECISO COSA SIA L'ERESIA?La parola 'eresia' viene dal verbo greco haireisthai che significa 'scegliere' o 'prendere per sé stessi' e consiste nello scegliere o prendere per sé stessi, ciò che si vuole credere, piuttosto che accettare tutto ciò che Dio rivela tramite la Chiesa.Questa scelta si distingue per la sua falsità: è una scelta falsa, un esercizio falso del libero arbitrio, in quanto è una scelta della falsità piuttosto che della verità: ossia della verità che è l'oggetto della Fede. Questa scelta (nel caso di un'Eresia formale, vide infra) si distingue inoltre per la sua superbia, perché è un rifiuto di sottomettersi all'autorità di Dio e della Chiesa e di umiliare l'intelletto davanti alla Fede.Nell'epoca contemporanea l'eresia si insinua nella Chiesa tipicamente in modo implicito: tramite l'Oscurantismo. Questo oscurantismo fa parte del fenomeno che si chiama 'il Modernismo'.Cos'è esattamente l'eresia? Il codice di Diritto Canonico constata: 'Vien detta Eresia l'ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per Fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa'.Ora, il termine tecnico per la verità di cui si tratta qui è 'dogma'. Il dogma è una verità divinamente rivelata, che viene proposta dal magistero della Chiesa da credere come tale. Ricordiamo che il Concilio Vaticano I dichiara: 'Si deve credere per Fede divina e cattolica tutto ciò che è contenuto nella parola di Dio, scritta o tramandata, e che dalla Chiesa viene proposto da credere come divinamente rivelata, sia con un giudizio solenne sia nel magistero ordinario e universale'.Questo giudizio solenne può essere dato o dal Papa o da un Concilio ecumenico e costituisce la definizione del dogma. Il magistero ordinario e universale, invece, consiste nell'insegnamento costante della Chiesa, ad esempio nei catechismi promulgati dall'episcopato (prima del fenomeno del Modernismo).LA NEGAZIONE DI UNA VERITÀ RIVELATA DELLA FEDEIl criterio per sapere se una determinata dottrina appartenga al Magistero ordinario e universale della Chiesa (come alla Tradizione orale in genere,) è che la dottrina sia trasmessa 'ovunque, in ogni tempo, e da tutti', secondo la formula di san Vicenzo Lerino.Bisogna precisare che l'eresia, anche riferita ad una verità sola della Fede, comporta con sé la perdita totale della Fede, perché rigettare o dubitare in modo ostinato di una sola verità, è rigettare l'autorità di Dio su cui si basa la Fede intera.L'Eresia si distingue in eresia formale ed eresia materiale.L'Eresia formale viene definita nel Codice con il termine 'ostinato' ('pertinax' in latino): negazione ostinata, dubbio ostinato. L'eresia materiale, invece, è la negazione o dubbio non ostinato di una verità di Fede. In altre parole un'Eresia formale comprende non solo un errore dell'intelletto, ma anche un atto deliberato della volontà, mentre un'Eresia materiale comprende solo un errore dell'intelletto.Un esempio di un'eresia formale è negare che la santa Messa sia un sacrificio, come ha fatto Martin Lutero; un esempio di eresia materiale è la negazione del primato del Papa da parte di un protestante cresciuto nell'ignoranza, pronto a correggere questo errore se ne fosse adeguatamente istruito.L'eresia è la negazione di una verità rivelata della Fede, di un dogma. Tipicamente la Chiesa condannava l'eresia con l'anathema dichiarando, per esempio: 'Se qualcuno dicesse che i Sacramenti della nuova legge siano più o meno di sette, anathema sit' (Concilio di Trento s.7, can.1). L'infallibilità della Chiesa si estende sia ai dogmi che agli 'anatemi', dichiarando la Fede nel primo caso in modo positivo e nel secondo caso in modo negativo.L'ERETICO È ESCLUSO DALLA CHIESA CATTOLICAOra 'Anathema sit' significa 'sia escluso' e dichiara che un eretico formale è escluso dalla Chiesa cattolica: che non appartiene ad essa. Se muore nell'eresia senza esserne pentito, viene condannato all'Inferno.Oggigiorno l'eresia e l'anathema vengono considerate come fantasie crudeli e vuote della Chiesa cattolica o, nelle parole di Dietrich von Hildebrandt in La vigna devastata, come 'fanatismi medioevali'. Il Concilio Vaticano II ha evitato l'anathema e ha proposto di 'usare la medicina della misericordia, invece di imbracciare le armi del rigore' e la Gerarchia e il Clero hanno mantenuto questo atteggiamento negli anni successivi.Bisogna dire a questo punto, però, che quel genere di misericordia non è autentico, bensì costituisce un tipo di amore falso caratteristico del Modernismo e più particolarmente dell'Ecumenismo. Bisogna ricordare che le prime tre opere di misericordia (spirituali) sono: consigliare i dubbiosi; insegnare agli ignoranti; ed ammonire i peccatori; e come scrive Romano Amerio in Iota Unum: 'nella mente della Chiesa la condanna stessa dell'errore è opera di misericordia'. Questo è chiaro, perché la verità, la verità della Fede, è la luce che ci conduce al cielo. Se qualcuno spegne questa luce, non vede più la strada che deve seguire e dunque si perde.E' un'opera di misericordia da parte della Chiesa; anzi un dovere grave dire a questa persona che sta nell'errore e punirla, affinché lei si penta e torni alla vera strada. Questo ammonimento e questa punizione devono essere pubblici, affinché altri ne sappiano la gravità e non vengano anche loro contaminati dallo stesso errore. 'Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo taglialo e gettalo via da te: è meglio per te entrare nella Vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno' (Mt.18,1-20). Questa parola del Signore si applica bene all'esclusione di un eretico dal corpo sano della Chiesa.In breve, chi non ha capito il significato dell'eresia e dell'anatema non ha capito il significato della Fede.'Bisogna assalire il Cielo con la preghiera', scrive Dietrich von Hildebrandt, '...che la grande parola 'Anathema sit' risuoni di nuovo contro tutti gli eretici e soprattutto contro coloro che formano la quinta colonna della Chiesa', perché le dichiarazioni dell'eresia e dell'anatema sono opere di misericordia e di amore, che mirano al bene eterno dei fedeli: dichiarazioni che separano la luce dalle tenebre, il vero dal falso e ci mostrano la strada stretta che sola conduce al Cielo: che con la Grazia di Dio, l'aiuto della Santissima Madre Sua e con una buona vita, raggiungeremo sicuramente alla Gloria del Suo Santo Nome.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6812L'ERRORE DI DEPOSITARE I FIGLI ALL'ASILO NIDO di Cristina SiccardiCome è possibile consegnare il proprio neonato, se non è orfano, ad un asilo nido? Come non è concepibile abortire, non è neppure concepibile lasciare la propria creaturina distante dalla propria mamma. È una crudeltà, anche questa, indicibile, perpetrata ai danni della carne della propria carne.In questi giorni, caso davvero straordinario in un'epoca in cui la ragione sembra perlopiù non avere diritto di cittadinanza, è emersa una domanda politico-culturale dalla senatrice di Fratelli d'Italia Tiziana Drago durante una riunione in Commissione Infanzia: «Nutro dei seri dubbi sulle scelte politiche che si stanno operando in merito agli stanziamenti di fondo per gli asili nido. Ma qual è il messaggio che mandiamo al Paese? La nostra prospettiva qual è? Quella di mettere al mondo dei bambini e dargli come unica destinazione un asilo nido?». Le "scandalose" domande fanno il giro dei palazzi del potere... e la voce della Drago resta (per il momento) isolata, da derubricare immediatamente: la sua esternazione è stata considerata una ridicola boutade, anche dalla stessa FdI, che da tempo auspica «asili nido per tutti, gratuito e aperto fino all'orario di chiusura dei negozi, una proposta accompagnata dal potenziamento dell'offerta pubblico-privata degli asili nido».Nella legge di natura non è così, i cuccioli stanno con le loro madri fintanto che sono idonei all'autonomia. Come è possibile che fra gli umani, i loro piccolini siano abbandonati a mani estranee e mercenarie (la mansione è svolta a pagamento) per tutto l'arco della giornata, fino all'orario di chiusura dei negozi (19:30 - 20:00)?«Ogni bambino deve poter godere degli stessi diritti, senza eccezione alcuna», ha dichiarato il 20 novembre u.s. il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Giornata Mondiale dell'Infanzia, rifacendosi allo sfruttamento minorile. Ma fra i diritti essenziali c'è il diritto alla vita e di avere famiglie degne di questo nome.La scorsa settimana ci eravamo ripromessi di richiamare all'attenzione coloro che nella Chiesa sono eletti a proteggere i bambini e, dunque, in tempi così vessatori e disumani nei confronti degli innocenti, a cui viene tolta la vita, la famiglia normale (padre e madre), la casa "tana" (non una dimora di concubini, con amanti dei rispettivi genitori, oppure di compagni e compagne omosessuali o lesbiche), l'educazione secondo criteri di una corretta ed armonica pedagogia e la stessa innocenza (travolta dagli usi e costumi di una società eticamente corrotta nei principi e nei valori), non può che essere sempre più urgente ricorrere all'aiuto del Cielo.I SANTI INNOCENTI MARTIRI DI IERI E DI OGGIIl patrocinio per eccellenza è quello della Beata Vergine Maria, la Mamma più credibile e autorevole, in grado di ottenere grazie e miracoli prodigiosi per i bambini, che sono stati i prescelti delle sue apparizioni nell'età moderna.Vengono poi gli Angeli custodi, i quali, come insegnava un tempo la Chiesa, sono messi fin dal principio della loro esistenza, quindi fin dal loro concepimento, a fianco dei loro assistiti.I Santi innocenti sono, invece, quei bambini martiri che sono stati uccisi nel momento in cui il Figlio di Dio s'incarnò: «Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa: "Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più"» (Mt 2, 15-18).Afferma don Marino Neri: «Ieri come oggi Erode continua, attraverso molti suoi satelliti, a uccidere tanti innocenti, se non fisicamente, quanto meno moralmente. [...] Per imitare dunque i santi Innocenti, che per primi, a loro volta, hanno imitato Cristo, preannunciandone la Morte, noi, che così innocenti non siamo, necessitiamo di rinnovata infusione di Grazia che rinnovi, "ri-crei" le nostre anime nell'unione costante al Signore Gesù: siano i Sacramenti le medicine contro le nostre malattie spirituali; sia la preghiera il farmaco contro la fiacchezza interiore; sia quindi la carità ardente l'arma con cui combattere lo spirito del mondo e rendere così testimonianza a Cristo, Re dei re».Il mondo degli adulti s'impossessa della genuinità e incolpevolezza dei piccoli e se ne fa beffe con tutto il materiale dell'informazione, dello spettacolo, della pubblicità, delle tecnologie... che produce giorno e notte. I Santi innocenti possono, se pregati, difendere figli e nipoti dalla barbarica orda che si serve dell'aborto, della pedofilia, della corruzione morale e psicologica per annientare corpicini e anime innocenti.C'è poi la schiera dei Santi che, già in vita hanno soccorso i piccoli con miracoli ottenuti da Dio grazie alla loro intercessione. Esisteva la tradizione, per esempio, di fare benedire i piccoli facendo loro indossare gli abitini di sant'Antonio da Padova (piccolo saio francescano) e quello della Madonna del Carmelo per le bambine, in particolare quando avevano beneficiato di grazie.I SANTI HANNO PROTETTO I BAMBINISan Gerardo Maiella, come san Domenico Savio sono protettori delle gestanti e dei bambini in quanto hanno compiuto diversi miracoli a beneficio delle partorienti e dei loro nascituri, mentre la beata Laura Vicuña è la protettrice delle vittime di incesti e abusi sessuali. Ella riuscì a gestire i propositi violenti del compagno della madre che voleva abusare di lei. Laura prese i voti di povertà, castità e obbedienza in forma privata, in quanto non era stata ammessa ufficialmente come postulante delle Figlie di Maria Ausiliatrice a causa della condotta della madre, considerata dalla Chiesa cattolica in condizione di «peccato mortale», poi convertita dal sacrificio della vita della figlia per le sue colpe.Il vescovo san Nicola di Bari, vescovo di Myra del IV secolo, che ha dato origine alla figura di Babbo Natale, resuscitò, come racconta la tradizione, tre bambini che un macellaio malvagio aveva ucciso e messo sotto sale per venderne la carne, carne che oggi viene mercificata dai pedofili, in maniera reale o virtuale.San Giacomo della Marca è noto per una risurrezione: a Brescia si era affezionato ad un bimbo chiamato Corrado e a cui aveva insegnato le preghiere. Corrado a sua volta le insegnò ad un suo amico, ma il genitore di quest'ultimo, non credente, in un raptus di violenza colpì Corrado e lo uccise. Per paura, nascose il corpo murandolo dentro il camino di casa. Il padre di Corrado dopo tre giorni si raccomandò al santo per trovare suo figlio. Il frate minore osservante si recò allora a casa dell'assassino seguito da due frati: subito indicò il punto preciso per abbattere il muro e la meraviglia fu immensa quando ne uscì Corrado vivo.Santa Gianna Beretta Molla, che ha sacrificato la sua vita per dare alla luce la figlia, è invocata per i parti difficili e per scongiurare aborti propri o altrui; mentre il beato Carlo Acutis, considerato il patrono di Internet (visto l'utilizzo che ne fece per l'apostolato attraverso le sue mostre dedicate ai Miracoli eucaristici, alle Apparizioni mariane, all'Inferno/Purgatorio/Paradiso, agli Angeli e demoni) è stato innalzato all'onore degli altari, oltre che per l'eroicità delle sue virtù, anche per un miracolo risalente al 12 ottobre 2010, ossia la guarigione scientificamente inspiegabile di un bambino brasiliano di sei anni, Matheus, affetto da una grave malformazione al pancreas. Il piccolo, su invito del nonno, toccò una reliquia del beato Carlo nella chiesa brasiliana di San Sebastiano, di cui era parroco padre Marcelo Tenorio, infatti era in corso la benedizione con un pezzo del suo pigiama macchiato di sangue con cui dormì poco prima di morire di leucemia fulminante. Nel febbraio 2011 risultò che la malattia di Matheus era sparita e il pancreas aveva dimensioni e parametri assolutamente normali.Come non ricorrere anche a san Giovanni Bosco, lui che è Padre e Maestro dei giovani?Il 31 gennaio 1988 Giovanni Paolo II lo dichiarò tale e il 24 gennaio 1989 scrisse una lettera a don Egidio Viganò, l'allora rettore maggiore dei Salesiani, dove si legge: «I problemi della gioventù di oggi confermano [...] la perdurante attualità dei principi del metodo pedagogico [preventivo, ndr], ideato da san Giovanni Bosco e incentrato sull'importanza di prevenire nei giovani il sorgere di esperienze negative, di educare in positivo con valide proposte ed esempi, di far leva sulla libertà interiore di cui sono dotati, di stabilire con essi rapporti di autentica familiarità, di stimolarne le native capacità, basandosi su: la ragione, la religione, l'amorevolezza» e in quell'occasione lo dichiarò «padre e maestro dei giovani».Da allora sono trascorsi 32 anni e la situazione per i bambini e gli adolescenti si è aggravata terribilmente. Se la Chiesa prestasse maggiore attenzione al loro grido solitario e disperato, riscoprirebbe la gioia di tornare ad essere vera educatrice, secondo i principi della sua lunghissima tradizione pedagogica, ricca di un patrimonio di eccellenza che non può competere con nessun altro.
La Divina Volontà e i sacramenti. Confessione e rifare gli atti nella Divina Volontà. Cresima e martirio. Matrimonio e ordine nella Divina Volontà. Unzione e Divina Volontà. Le peculiari forme di pregare nella Divina Volontà: atto preventivo, atto attuale, atto di fusione, giri. Dove andare ad attingere se si vuole approfondire la Divina Volontà. Ciclo di catechesi "Dal non senso alla vita di cielo", trentaduesima puntata, Venerdì 1 Ottobre 2021
Cosa è la Divina Volontà in sé. I tre Fiat. La Divina Volontà e i sacramenti. Come trarre dai sacramenti tutta l'incredibile pienezza di vita e di grazia che hanno. Ciclo di catechesi "Dal non senso alla vita di cielo", trentunesima puntata, Venerdì 24 Settembre 2021
La guarigione del sordomuto offre l'occasione per riflettere sull'importanza dei gesti di Gesù. Nei sacramenti essi continuano ed è per questo che non c'è e non ci può essere vita cristiana senza un profondo, regolare, costante, frequente ed intimo contatto con i sacramenti. Omelia sabato 4 Settembre 2021, XXIII Domenica del tempo ordinario, santa Messa prefestiva
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6612OMELIA XVI DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 6,30-34)La prima lettura di questa domenica è un messaggio rivolto ai pastori d'anime, a tutti quelli che hanno ricevuto da Dio l'altissima missione di condurre le pecorelle del Signore ai pascoli della vita eterna. Il profeta Geremia richiama fortemente al loro dovere i capi religiosi del suo tempo, i quali più che il bene del gregge a loro affidato cercavano i loro interessi personali. Ecco, allora che rivolge loro queste severe parole: «Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo [...] voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati» (Ger 23,2).A questo punto, il profeta Geremia, a nome di Dio, promette che Dio stesso si occuperà di queste pecorelle inviando loro il Messia, della stirpe di Davide. Così dice il Profeta: «Ecco verranno giorni nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra» (Ger 23,5). Chiaramente, questo Messia è Gesù, l'unico Salvatore del mondo, che ha radunato le pecorelle disperse a prezzo del suo sangue.La seconda lettura ci presenta ancor meglio Gesù come Pastore delle nostre anime, che è venuto a far di tutti noi un solo gregge. Così scrive san Paolo agli efesini: «Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva» (Ef 2,14), ovvero il peccato che ci separava da Dio, ci separava tra di noi e ci faceva vagare per sentieri tortuosi ed impervi.Purtroppo, tante volte ricadiamo nella palude dei nostri peccati, per cui Gesù, il Buon Pastore, ci viene incontro per ricondurci sul retto sentiero. Egli viene a noi per mezzo dei salutari rimorsi di coscienza, suscitando un profondo pentimento e il desiderio di confessare sinceramente i nostri peccati. Lasciamoci afferrare dalle mani di Gesù, lasciamoci caricare sulle sue spalle e ricondurre all'ovile.Chi rimane con Lui non avrà da temere alcun male. Si rimane con Lui quando si osservano i suoi comandamenti, quando si prega, si evita il peccato e si compiono le opere buone. Allora egli potrà ritenere rivolte a se stesso le bellissime parole del salmo che abbiamo ascoltato: «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce» (Sal 22). Nelle inevitabili prove della vita dobbiamo ancorarci ancora di più a questa certezza e credere senza esitazione che Gesù, Buon Pastore della nostra anima, è sempre accanto a noi, e che in Lui dobbiamo confidare. Il salmo, infatti, continua con queste consolanti parole: «Anche se vado per una valle oscura non temo alcun male, perché tu sei con me» (ivi). La cosa più sbagliata che possiamo fare in quei momenti è quella di agitarci. Facendo così impediamo a Gesù di agire, di prendersi cura della nostra vita. In quei momenti, la cosa più bella da fare sarà quella di chiudere gli occhi dell'anima e di dire con piena fiducia: "Gesù, in Te confido, pensaci Tu". E allora, anche nelle tenebre della nostra valle oscura, risplenderà la luce della speranza.Infine, il Vangelo ci presenta il nostro Redentore che si muove a compassione della folla che sembrava proprio come un gregge senza pastore. Gesù si mise allora ad insegnare loro molte cose (cf Mc 6,34). Gesù ha compassione di noi ed è più sollecito Lui di beneficarci più quanto lo siamo noi di essere aiutati. Prima di tutto, Gesù si prende cura delle nostre anime, insegnandoci le verità che sono via al Cielo. Leggendo il suo Vangelo e ascoltando la Chiesa, noi saremo sicuri di vivere nella verità. Poi il Signore ci dona i suoi Sacramenti che ci danno la sua grazia, e in modo particolare il Sacramento dell'Eucaristia che non ci offre solo la sua grazia, ma ci dona Lui stesso, dietro le povere sembianze di un po' di pane e di un po' di vino. Inoltre, Gesù ha compassione di noi prendendosi cura della nostra vita. La Provvidenza divina vigila costantemente su di noi, e quanto più grande sarà la nostra fiducia, tanto più numerose saranno le grazie anche di ordine materiale che riceveremo dalla mano paterna di Dio. Lungo i secoli, Gesù ha suscitato numerosi pastori secondo il suo cuore. Prima di tutto gli Apostoli, fino ad arrivare ai nostri giorni. Uno di questi pastori che hanno ricalcato fedelmente le orme di Gesù è stato senza dubbio san Giovanni Maria Vianney, additato dal papa Benedetto XVI come modello per tutti i sacerdoti. San Giovanni Maria Vianney, da tutti chiamato il Santo Curato d'Ars, si distingueva per la sua continua preghiera e per la sua generosa penitenza. Per le pecorelle affidate alla sua cura, egli pregava e offriva continui sacrifici. Egli non cercava il suo tornaconto, ma unicamente la gloria di Dio e il bene delle anime.Quando giunse ad Ars, qualcuno gli disse che in quel paese «non c'era nulla da fare», che le persone pensavano solo alla terra, che non si davano pensiero del cielo e non andavano a Messa alla domenica. Egli rispose che, dunque, «c'era tutto da fare». E si mise all'opera. In che modo? Stando in ginocchio e vegliando le notti in preghiera davanti al Tabernacolo. E, con l'andare degli anni, il paese cambiò profondamente, al punto che quasi tutti partecipavano alla Messa ogni giorno della settimana.Preghiamo con fiducia e chiediamo al Signore che ci siano sempre pastori secondo il suo Cuore.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6566COME DON BOSCO AFFRONTO' L'EPIDEMIA A TORINO di Maria BigazziTra il 1854 e il 1855 in Italia comincia a diffondersi una malattia che porterà alla morte migliaia e migliaia di persone: il colera.Nel 1854 anche Torino ne viene colpita. Don Bosco era stato avvertito in anticipo per grazia di divina che presto si sarebbe diffusa anche a nella sua città e vi avrebbe fatto strage.Il santo avvertì i suoi ragazzi dell'oratorio dicendo loro: "Voi state tranquilli: se farete quanto vi dico, sarete salvi da quel flagello. - Che cosa dobbiamo fare? - gli avevano chiesto i giovani. - Prima di tutto vivere in grazia di Dio; portare al collo una medaglia di Maria SS. che io benedirò e darò a ciascuno e a questo fine recitare ogni giorno un Pater, Ave e un Gloria coll'Oremus di S. Luigi e la giaculatoria: Ab omni malo libera nos, Domine -.Con lo scoppio del colera cominciarono a morire molte persone. Nei primi giorni dell'infezione, quanti erano i colpiti, tanti erano i morti. Secondo le stime dell'epoca, su cento casi si avevano in media sessanta decessi.La gente viveva in uno stato di angoscia e sgomento. Cessava il commercio, le botteghe venivano chiuse, molte persone fuggivano per paura. Non si conosceva alcun rimedio per curare il morbo.All'annuncio dei primi casi a Torino, il clero si disse subito pronto ad aiutare le autorità civili e a soccorrere i malati.Il Municipio stesso, appena comparve imminente lo scoppio del flagello, diede uno splendido esempio di pietà. Dopo avere adottato le misure sanitarie necessarie, implorò l'aiuto della Vergine Maria ordinando una funzione religiosa nel Santuario di Maria SS. Consolatrice.Don Bosco per primo si prodigò per gli ammalati. Egli usò ogni possibile mezzo di precauzione, fece ripulire il locale, aggiustare altre camere, diminuire il numero dei letti nei dormitori e migliorare il vitto, sobbarcandosi gravissime spese.Ma non si affidò ai soli provvedimenti terreni. Egli ben sapeva che il vero aiuto non poteva venire che da Dio.Prostrato davanti all'altare pregava il Signore così: "Mio Dio, percuotete il pastore, ma risparmiate il tenero gregge"; e rivolgendosi alla Vergine Maria aggiungeva: "Maria, Voi siete madre amorosa, e potente; deh! Preservatemi questi amati figli, a qualora il Signore volesse una vittima tra noi, eccomi pronto a morire, quando e come a Lui piace".Sabato 5 agosto, festa della Madonna della Neve, don Bosco raccolse i ricoverati attorno a sé. Annunciando la comparsa del flagello raccomandava a tutti sobrietà, temperanza, tranquillità di spirito e coraggio, e insieme confidenza in Maria Santissima, una buona confessione e la santa Comunione.Con queste parole istruì i suoi ragazzi, affidandoli a Dio per mezzo di Maria: "Causa della morte è senza dubbio il peccato. Se voi vi metterete tutti in grazia di Dio e non commetterete alcun peccato mortale, io vi assicuro che nessuno di voi sarà toccato dal colera; ma se mai qualcuno rimanesse ostinato nemico di Dio, e, quel che è peggio, osasse offenderlo gravemente, da quel momento io non potrei più essere garante né di lui, né per qualunque altro della Casa".I giovani accolsero l'invito di don Bosco e subito si accostarono ai Sacramenti, menando da quel giorno una condotta esemplare.Ogni sera molti lo circondavano per esporgli i propri dubbi o manifestargli le piccole mancanze della giornata, e don Bosco, da amorevole padre, non mancava mai di dare loro ascolto e conforto.Egli per primo assisteva con eroica abnegazione i contagiati.Nessuno dei ragazzi di don Bosco, lui compreso, si ammalò di colera, pur venendo continuamente a contatto con ammalati.Abbandonarsi completamente a Dio senza riserve, vincendo ogni paura e rispetto umano, e mettersi sotto la protezione della Vergine Maria, sono i principali rimedi per affrontare qualsiasi evento nefasto.Don Bosco indicò ai suoi ragazzi la Confessione e la Comunione come le armi più forti e i veri strumenti di protezione.L'Eucaristia infatti è l'unica vera Medicina dell'anima che preserva sia dalle malattie spirituali che da quelle corporali, il vero e unico Nutrimento per vincere il male e diventare una cosa sola con Cristo.Insegna Gesù che se avremo "fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile" (Mt 17,20).Così, con piena fiducia in Dio, imploriamo il Suo aiuto e la guarigione del mondo da ogni malattia spirituale e corporale, in particolare da quella che in questo momento ci sta affliggendo maggiormente, senza mai rinunciare a Lui e ai Sacramenti per timore o negligenza.
Un altro esempio della Bibbia adulterata, resa melensa e insulsa nella liturgia della messa di oggi. Una situazione di autentico suicidio della fede ad opera di chi ha come compito di tramettete la fede che salva.Seguici senza censura su Telegram ➜ https://t.me/fedeculturahttps://www.fedecultura.com/?store-page=Chiesa-gnostica-e-secolarizzazione-p108675443
Si considerano ancora le principali distinzioni tra i Sacramenti. Si spiega perché i Sacramenti che imprimono carattere non si possono ricevere più volte. Si inizia a parlare sul Battesimo.
Alcune distinzioni tra i Sacramenti: Sacramenti dei vivi e dei morti. Poi si parla cosa sia il segno indelebile che alcuni Sacramenti conferiscono, cioè il carattere.
L'Estrema Unzione, Ordine Sacro e Matrimonio. Si tratta la distinzione tra Sacramenti dei morti e dei vivi.
Spettacolare e importantissima lezione di Gesù sulle relazioni tra i sacramenti e la vita nella Divina Volontà. Come è possibile moltiplicare Gesù eucaristia e portarlo a tutta la Creazione. Come la forza e l'efficacia dei sacramenti dipende dalle disposizioni con cui si ricevono e amministrano. Come solo chi vive nella Divina Volontà può trarre il massimo dei frutti dalla Grazia sacramentale. Meditazione su Libro di Cielo, Volume 22, 4 Luglio 1927, 16 Aprile 2021
VIDEO: Tradizione e Sacra Scrittura ➜ https://www.youtube.com/watch?v=lDe8FTxF8_UTESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6542L'INSEGNAMENTO DI GESU' DOPO LA RISURREZIONE di Roberto de MatteiNella seconda settimana dopo Pasqua contempliamo Gesù che, dopo essere apparso agli Apostoli, rimane ancora visibilmente con loro, prima di ascendere al Cielo, non solo per confortarli e incoraggiarli ad affrontare le prove future, ma per spiegare loro quell'insegnamento di cui essi non avevano ancora compreso il significato profondo.Nei quaranta giorni che intercorrono tra la Risurrezione e l'Ascensione, Gesù non scrive, ma comunica a voce agli Apostoli la sua parola. Il suo è un insegnamento orale. La Rivelazione di Cristo è comunicata verbalmente e i primi a goderne come suoi testimoni furono i Dodici, che dopo la sua Morte e Risurrezione si erano ridotti ad undici.Ad essi Cristo comunicò la sua Rivelazione perché ad altri la comunicassero. E' un "altri" illimitato, come nota mons. Gherardini, che non si limita ai vicini, agli immediati interlocutori, ma si estende a tutte le genti, a tutte le generazioni, in ogni angolo della terra: "Andate e predicate il Vangelo a tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo".Gesù cioè istituisce la Tradizione come predicazione e ammaestramento per ogni popolo, in ogni dove e in ogni tempo, mediante la trasmissione orale della sua Rivelazione.GERARCHIA, DOTTRINA, SACRAMENTIGesù però non trasmette solo una dottrina. La Chiesa infatti non è una scuola di pensiero, ma è una società visibile, e il Signore dà ai suoi apostoli tutte le indicazioni per organizzare l'istituzione che avrebbe garantito, nel corso dei secoli, la trasmissione di questo insegnamento.Gesù inoltre, dopo aver spiegato agli Apostoli il significato profondo del Divin Sacrificio che essi avrebbero dovuto perpetuare, ne indica loro anche le modalità dell'esecuzione. La prima Messa, celebrata da san Pietro, seguì meticolosamente le indicazioni di Cristo.Dom Guéranger ricorda che tre cose sono necessarie alla Chiesa per l'esercizio della sua missione:1) la gerarchia, cioè una costituzione preparata dalla stessa mano del Figlio di Dio, e per mezzo della quale diventerà una società visibile e permanente;2) la dottrina, cioè il deposito lasciato nelle sue mani di tutte quelle verità che il suo celeste Sposo è venuto a rivelare o confermare quaggiù, ciò che comprende il diritto di insegnare e di farlo con infallibilità;3) finalmente, i sacramenti, mezzi efficaci per i quali i fedeli di Cristo saranno ammessi a partecipare alle grazie di salvezza e di santificazione che sono il frutto del Sacrificio offerto sulla croce.LA SUCCESSIONE APOSTOLICA E LA VALIDITÀ DEI SACRAMENTI"Gerarchia, dottrina, sacramenti: tali sono i punti essenziali e gravi, sui quali Gesù, durante quaranta giorni, dà le sue ultime e solenni istruzioni".La dottrina che Gesù Cristo insegnò ai suoi Apostoli per trasmetterla non si può separare dalla gerarchia che la trasmette. La successione apostolica è infatti la garanzia della retta trasmissione della dottrina. Ma la successione apostolica è a sua volta garantita dalla validità dei sacramenti, che sono i canali attraverso cui si trasmette la grazia santificante nella Chiesa e la Chiesa è santa per i suoi princìpi, per la sua costituzione gerarchica e per i suoi sacramenti.La fedeltà alla Chiesa, alla sua fede, alla sua gerarchia, ai suoi sacramenti. Ecco quello che il Signore chiede ancora ad ognuno di noi. Nessuno di questi elementi si può separare dall'altro. Non ci può essere la fede della Chiesa senza la sua autorità, né la sua autorità senza la sua fede. E per essere fedeli alla autorità e alla fede della Chiesa occorre l'aiuto soprannaturale che si ottiene attraverso i suoi sacramenti.Il Signore non abbandona chi si sforza di essergli integralmente fedele. Fu proprio nei giorni che intercorrono tra la Resurrezione e l'Ascensione che Gesù apparendo agli Apostoli sul lago di Tiberiade, promise di assistere i suoi discepoli ogni giorno, fino alla fine del mondo. Sono le parole con cui si conclude il Vangelo di san Matteo: "Ecco, Io sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt, 28, 20).Queste parole consolanti devono risuonare ogni giorno nel nostro cuore.Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 53 minuti) dal titolo "Sacra Tradizione e Sacra Scrittura" Don Stefano Bimbi, parroco a Staggia Senese, leggendo il Catechismo della Chiesa Cattolica, spiega il rapporto che c'è tra la Parola di Dio trasmessa oralmente e la Parola di Dio scritta. Il video è tratto dal corso "Il Credo parola per parola" con decine di interessanti lezioni.https://www.youtube.com/watch?v=lDe8FTxF8_U
La distinzione tra i Sacramenti e la materia, forma e Ministro del Battesimo.
Si spiega ogni parola della definizione di Sacramento. Perché dobbiamo apprezzare i Sacramenti?
Gli elementi sensibili dei Sacramenti e l'origine della loro efficacia.
In questa nuova puntata di "Momenti Spirituali", padre Rana osserva come nell'ambito delle celebrazioni dei sacramenti cristiani si dia troppa importanza all'apparenza e ai festeggiamenti. Un gravissimo problema, portato all'estremo nell'era Covid, durante la quale si preferisce rinviare matrimoni, comunioni e cresime a tempi migliori perché non si può fare la festa con tutti gli invitati.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6370OMELIA IV DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 1, 21-28)Taci! Esci da lui!da Il settimanale di Padre PioIl popolo ebraico aveva in Mosè il suo maestro che li istruiva sulle vie di Dio. Per mezzo di Mosè, Dio diede al suo popolo la Legge santa, per mezzo della quale gli Ebrei potevano sapere con certezza ciò che piace e ciò che dispiace a Dio. Dio, inoltre, fece questa assicurazione a Mosè, dicendo: «Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a te. A lui darete ascolto» (Dt 18,15). Queste parole si riferivano chiaramente a Gesù, il Figlio stesso di Dio, mandato su questa terra per portare a compimento la Legge data a Mosè, per portarla al suo perfezionamento. «Se qualcuno – continua la profezia – non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto» (Dt 18,19). Così, nella pienezza dei tempi, il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.Anche noi dobbiamo ascoltare il Signore, altrimenti dovremo rendere conto di questa nostra chiusura di cuore nei confronti del Vangelo. Il Salmo responsoriale di questa domenica diceva: «Se ascoltaste oggi la sua voce! Non indurite il cuore» (Sal 94,8). Ascoltare la voce del Signore significa leggere e meditare il suo Vangelo e, in ultima analisi, ascoltare l'insegnamento della Chiesa. Chi ascolta i Pastori della Chiesa, e in modo particolare il Papa, ascolta Gesù stesso. [...] Esaminiamo seriamente la nostra coscienza e vediamo se anche noi abbiamo indurito il nostro cuore, chiudendoci all'insegnamento di chi nella Chiesa ha il compito di insegnare nel nome del Signore.Il brano del Vangelo di oggi ci presenta Gesù che entrò di sabato nella sinagoga di Cafarnao, per insegnare e per far comprendere ai suoi interlocutori quella che era la missione a Lui affidata dal Padre. Il suo compito era quello di liberare l'umanità dal potere del maligno per renderci figli di Dio e donarci la salvezza.Gesù avvalorò il suo insegnamento con un segno della sua potenza, scacciando da un ossesso un demonio che lo tormentava. Lo spirito impuro così disse al Signore: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?» (Mc 1,24). Gesù è venuto realmente per distruggere le potenze del male e per allontanare da noi la malefica influenza del demonio. Così, dopo aver comandato allo spirito impuro di andarsene, questi, straziando l'ossesso e gridando forte, uscì da lui.Questo episodio ci insegna che il demonio esiste e che, anche se non giunge tante volte a possedere qualcuno, tenta tutti gli esseri umani, affinché si allontanino dalla Legge d'amore di Dio e sprofondino con lui nell'inferno. Il cristiano deve tener conto di questa realtà e deve difendersi da queste insidie con una preghiera perseverante. Se saremo uniti a Gesù per mezzo dei Sacramenti e della preghiera, allora non avremo nulla da temere.L'intento del demonio è quello di passare inosservato, e la sua più grande vittoria è quella di far credere agli uomini che lui non esiste. Egli agisce come un ladro che fa di tutto per non far notare la sua presenza, in modo da depredare indisturbato le nostre anime. Ed è sempre il Signore a farlo fuggire; ma, per essere da Lui protetti, bisogna pregare ogni giorno e ripetere con fede quella bella petizione che ripetiamo nel Padre nostro: «liberaci dal male».Il cristiano deve anche tenere conto che, quanto più farà il bene, tanto più il tentatore cercherà di ostacolarlo. Non dobbiamo però cadere nell'errore di non impegnarci, altrimenti cadremmo nella più brutta delle tentazioni.Si racconta un episodio nella storia dei Padri del deserto. Un santo monaco stava camminando per una grande città, ove vedeva che vi erano pochi demoni e per giunta quasi del tutto oziosi; mentre, avvicinandosi al Monastero che si trovava fuori di quella città, vide che vi erano molti demoni e molto indaffarati. Allora, quel monaco ordinò ad un demonio, in Nome di Dio, di spiegargli il motivo di quella differenza. Quel demonio fu costretto a rispondere che in città non c'era poi gran bisogno di tentare gli uomini, perché facevano già tutto da soli; mentre, in quel Monastero essi avevano molto da fare, dal momento che quei monaci facevano molto del bene e, quindi, dovevano essere ostacolati.Ma chi vive con il Signore non ha nulla da temere. Dio guida e protegge tutti coloro che lo vogliono servire e sconfiggerà sempre il maligno tentatore, servendosi di Maria, l'umile sua serva. Invocandola con fiducia, sperimenteremo sempre la protezione dell'Onnipotente. Facendo risuonare il Santo Nome di Maria, le dense nubi della tentazione saranno spazzate via, e tornerà a splendere il Sole divino. Fonte: Il settimanale di Padre PioPubblicato su BastaBugie n. 701
Il Battesimo di Gesù fu l'inaugurazione del nostro Battesimo, che è un vero sacramento che ci conferisce la rinascita soprannaturale. Il Battesimo è per l'anima ciò che il concepimento è per il corpo. La relazione tra il Battesimo e i due sacramenti che ne proteggono e accrescono gli effetti santificanti nel tempo, ossia la Penitenza e l'Eucaristia. Omelia Domenica 10 gennaio 2021, festa del Battesimo del Signore
Nella vita ci troviamo spesso di fronte a tante difficoltà, alcune presenti nella società stessa e altre magari nella nostra famiglia. Eppure dobbiamo imparare che abbiamo sempre la possibilità di un cambiamento positivo, quando ci volgiamo al di fuori di noi stessi e sappiamo chiedere aiuto a chi può intervenire. Ovviamente il primo aiuto che si deve chiedere è al buon Dio, pregando e partecipando ai Sacramenti.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6413AL VIA LA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI FRANCESCO II DI BORBONE, ULTIMO RE DELLE DUE SICILIETutta la sua esistenza fu un inno alla fede cattolica applicata al proprio dovere di Stato (VIDEO: Al sud di Povia)di Cristina SiccardiIl cardinale Crescenzo Sepe, due giorni prima di venire accolta la sua rinuncia per raggiunti limiti di età alla sede episcopale della diocesi di Napoli, il 10 dicembre di quest'anno, festa della Madonna di Loreto, ha pubblicamente fatto riferimento alla prossima apertura della causa di beatificazione e canonizzazione di Francesco II di Borbone, ultimo Re delle Due Sicilie, nato nel 1836 e morto nel 1894, figlio della beata Maria Cristina di Savoia (1812 - 1836) e di Ferdinando Carlo Maria di Borbone (1810 - 1859), salito al trono il 22 maggio 1859 e deposto il 13 febbraio 1861 con l'annessione del Sud al Regno d'Italia, nato dal movimento politico e culturale liberal-massonico.Maria Cristina di Savoia, beatifica il 25 gennaio 2014, si spense quindici giorni dopo la sua nascita e da lei Francesco ereditò molto del temperamento e dello spirito cattolico. Sia il padre che la sua seconda moglie, la Regina Maria Teresa d'Asburgo (1816-1867), gli impartirono, con l'ausilio dei padri Gesuiti, un'educazione fortemente religiosa, ma non priva di cultura generale, anche se non ebbe mai quella militare di cui era ricco Ferdinando.Francesco divenne re a 23 anni e si trovò ad affrontare l'ostilità della seconda moglie di Ferdinando II, che cercò in tutti i modi di favorire il proprio figlio, Luigi conte di Trani (1838 - 1886) a svantaggio di Francesco, ponendo ostacoli su ostacoli, rendendogli più che mai difficile l'esercizio del potere. Si architettò addirittura una congiura per sostituire Francesco con il conte, ma le supposte prove raccolte dal generale e politico Carlo Filangieri (1784 - 1867), vennero gettate nelle fiamme del camino dallo stesso Francesco II, che pronunciò le parole: «È la moglie di mio padre».IMPORTANTI RIFORMENonostante le problematiche interne familiari, Francesco II di Borbone riuscì, in un anno e mezzo appena, a gestire con efficacia il governo del regno, realizzando anche diverse importanti riforme: concesse più autonomie ai comuni, emanò amnistie, nominò commissioni aventi lo scopo di migliorare le condizioni dei carcerati nei luoghi di detenzione, dimezzò l'imposta sul macinato, ridusse le tasse doganali, fece aprire le borse di cambio a Reggio Calabria e a Chieti. Emanò ordini per l'acquisto di grano all'estero per rivenderlo sottocosto alla popolazione e per donarlo alle persone più indigenti in un tempo in cui i suoi territori erano stati colpiti dalla carestia. Inoltre, il sovrano mise nella sua agenda di governo l'obiettivo di far ripartire i progetti di ampliamento della rete ferroviaria: con decreto del 28 aprile 1860 prescrisse l'ampliamento della rete con la linea Napoli-Foggia e Foggia-Capo d'Otranto; in seguito ordinò le linee Basilicata-Reggio Calabria e un'altra per gli Abruzzi, e già aveva in animo di avviare la linea Palermo-Messina-Catania.Il 1° marzo 1860 prescrisse a tutti i fondi la servitù degli acquedotti, favorendo la bonifica organizzata dei campi e la loro corretta irrigazione, offrendo quindi grandi vantaggi alla salute pubblica, minata dagli impaludamenti, che arrecavano tifo e malaria. Nel 1862, già esule a Roma, inviò ancora una grossa somma ai napoletani, rimaste vittime di una forte eruzione del Vesuvio.In politica estera, aderì alle posizioni conservatrici dell'Austria. Nel 1859 approvò con proprio atto la ricostituzione dell'Ordine Militare di Santa Brigida, di cui era molto devoto: le costituzioni furono accolte in Capua dal cardinale Giuseppe Cosenza (1788 - 1863).IL MATRIMONIO CON MARIA SOFIA DI BAVIERAFrancesco si unì in matrimonio alla diciasettenne Maria Sofia di Baviera (1841 - 1925), figlia del duca Massimiliano (1808 - 1888), nonché sorella di Elisabetta (1837 - 1898), la celebre «Sissi» (più correttamente «Sisi»), insieme ebbero un'unica figlia, Maria Cristina Pia, nata il 24 dicembre 1869 e spirata il 28 marzo 1870.«Piuttosto che stare qui, amerei morire negli Abruzzi in mezzo a quei bravi combattenti», disse Maria Sofia riferendosi all'epica difesa dell'ultima roccaforte del regno del Sud, il forte di Civitella del Tronto, in Abruzzo. Fu regina delle Due Sicilie fino alla capitolazione di Gaeta del 13 febbraio 1861, dove la corte si era rifugiata il 6 settembre 1860 per tentare un'ultima resistenza alle truppe piemontesi. La sovrana incoraggiò i soldati borbonici, distribuendo loro medaglie con coccarde colorate da lei stessa confezionate e prese a visitare i feriti negli ospedali di guerra. Quando, poi, a Gaeta la situazione peggiorò sempre più a causa della scarsità di cibo, del freddo e della diffusa epidemia di tifo, il marito la invitò a lasciare la roccaforte, ma la Regina fu irremovibile e rimase al suo posto. Dopo la caduta del Regno, i reali furono ospitati a Roma da papa Pio IX (1792 - 1878), prima al Quirinale poi a Palazzo Farnese, fino al 1870. In questi anni, essi tentarono dapprima di fomentare la resistenza filoborbonica che stava prendendo piede nell'ex-Regno, tuttavia, ogni sforzo di insorgenza era soffocato e per evitare spargimento di altro sangue, di altro odio e di altro dolore, Francesco II e la moglie si ritirarono dalla scena pubblica. La fedeltà e l'affezione di migliaia e migliaia di persone, militari e non, dimostrata dapprima con il sacrificio della propria vita per difendere il Re, sono proseguite anno dopo anno, decennio dopo decennio, con una perdurante e inesausta memoria, che prosegue tuttora, [...] alle rievocazioni storiche, alla devozione popolare per un sovrano morto in concetto di santità.I FURTI DI GARIBALDIPrivati dei loro beni personali, sequestrati senza alcun diritto né giustificazione da Garibaldi, non solo i beni immobili, ma anche quelli mobili, la coppia reale, talvolta braccata e assediata dai liberali, si spostò da un luogo all'altro, trovando poi sistemazione duratura a Parigi, e talvolta in Baviera nelle tenute della famiglia di Maria Sofia, dove dimorarono modestamente, con grande dignità e onore. Durante un viaggio compiuto nel 1894, Francesco II, che aveva vissuto sempre con la coscienza al cospetto di Dio, praticando una costante vita di pietà, fatta di preghiera e di accostamento ai Sacramenti, si spense a 58 anni il 27 dicembre di quell'anno, carico di amarezze e di ingiustizie subite, ad Arco, in provincia di Trento.Tutta la sua esistenza fu un inno alla fede applicata al proprio dovere di Stato, ed egli, essendo stato chiamato a regnare, in tempi tragici, si sentì pienamente investito di tale grave responsabilità. Considerò sempre la fede garanzia di ordine, di forza e di unità in un'Italia ricchissima di tradizioni con le sue diverse popolazioni. Una trentina d'anni dopo l'invasione piemontese del Regno, l'ultimo Sovrano delle Due Sicilie guarda, in questo suo elaborato, senza acrimonia, ma con grande e chiara visione ai risultati disastrosi dell'unificazione dell'Italia e all'operato del Governo italiano, formulando quella che appare oggi come una profezia: «Che non si illudano i Governi; la Religione è elemento di ordine e di forza; senza religione non v'ha progresso civile. I più vasti Imperi caddero allorché persero ogni credenza! L'impero dei Santi sopravvenne e la mollezza e la depravazione si diffusero. Corrompete i costumi e imperate fu la filosofia di quei tempi. Corrompete e imperate, pare fosse la filosofia del nostro progresso: le conseguenze potrebbero essere le stesse».Con l'annuncio dell'apertura di una prossima causa di beatificazione e canonizzazione di Francesco II Borbone, la Chiesa darebbe giustizia storica ad una figura che è stata troppo vilipesa dalla parte avversa e nemica, un Re che andrebbe ad aggiungersi alla grande schiera di sovrani che hanno contribuito davvero al bene comune in Europa, nel nome della Santissima Trinità, con un impegno personale ad una vita austera e umile di fronte a Dio e agli uomini, dando conto in prima persona dei valori veri e autentici, discendenti dalla legge naturale e divina, testimoniando così che cosa significhi essere persone timorate di Dio e proprio per questo illuminate nella ragione e pronte ad amare il prossimo come se stessi.Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 4 minuti e mezzo) la canzone di Povia "Al Sud" narra la storia della fine del Regno delle Due Sicilie, ad opera di Garibaldi, parlando anche del sovrano Francesco II e di sua moglie Maria Sofia di Baviera.https://www.youtube.com/watch?v=q-yL7oF8xyU Titolo originale: Francesco II: re delle Due SicilieFonte: Radio Roma Libera, 16 Dicembre 2020Pubblicato su BastaBugie n. 697
Alle origini del problema del male e della ribellione verso Dio. Il peccato originale degli uomini. Cosa dice la Chiesa sul peccato originale. Verità di fede sul peccato orginale e dottrine comuni su di esso. Applicazioni esistenziali. Ciclo di catechesi "La sana dottrina cattolica", undicesima puntata, Lunedì 21 Dicembre 2020
Alle origini del problema del male e della ribellione verso Dio. I gradi di essere e le creature intelligenti. Il peccato orginale degli angeli e degli uomini. Approfondimento: la caduta degli angeli ribelli. Cosa dice la Scrittura. Cosa insegna la Chiesa. Cosa hanno affermato teologi, santi e autori spirituali al riguardo. Ciclo di catechesi "La sana dottrina cattolica", decima puntata, Mercoledì 16 Dicembre 2020
I peccati contro il primo comandamento. I peccati contro le virtù teologali: eresie ed errori, scismi e i sei peccati contro lo Spirito Santo. Considerazioni e attualizzazioni nell'attuale contesto storico. Ciclo di catechesi "La sana dottrina cattolica", nona puntata, Mercoledì 9 Dicembre 2020
I gravi peccati di superstizione, occultismo e spiritismo. In cosa consistono e perché si tratta di peccati gravi. La dottrina cattolica sui sacramentali e la loro potenza ed efficacia. Ciclo di catechesi "La sana dottrina cattolica", ottava puntata, Lunedì 30 Novembre 2020
Il gravissimo peccato del sacrilegio, ossia oltraggi e profanazioni di persone o cose sacre. In particolare le offese, diffamazioni e oltraggi ai ministri di Dio e i sacrilegi verso ciascuno dei sette sacramenti. Ciclo di catechesi "La sana dottrina cattolica", settima puntata, Venerdì 27 Novembre 2020
Catechesi, conferenze e meditazioni di don Leonardo Maria Pompei
Il dovere di adorare, rendere culto ed offrire sacrifici a Dio. Il rispetto e l'onore dovuto al liogo sacro, l'adorazione dovuta a Dio e in particolare all'eucaristia. Le mancanze nei confronti degli atti interni ed esterni di culto e adorazione dovuti a Dio. Ciclo di catechesi "La sana dottrina cattolica", sesta puntata, Lunedì 16 Novembre 2020
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6349SAN JUNIPERO SERRA, L'APOSTOLO DELLA CALIFORNIA di Chiara ChiessiSan Junipero Serra, "l'Apostolo della California", dal 1767 al 1784 percorse 9.900 chilometri nella sola California e 5.400 miglia di navigazione, cresimò 5.309 candidati, e fondò 9 delle 21 missioni spagnole in California. Un santo del genere è chiaro che crei molto più di un fastidio, in quanto ostacolo all'attività del Maligno che vuole abbattere la Chiesa. Ecco perché oggi c'è chi ne abbatte le statue...«I Barbari sono tornati. E vogliono distruggere la civiltà cristiana»: mons. Reig Pla, vescovo di Alcalá de Henares, in Spagna, così ha commentato, a giugno, in un'omelia, la notizia dell'abbattimento della statua di san Junipero Serra a San Francisco, statua finita nel mirino del movimento Black lives matter, la cui agenda è ovviamente anti-cattolica: «Vogliono togliere l'immagine di Isabella la Cattolica dal Campidoglio di Washington, vogliono abbattere la statua di fra Junipero Serra. Non possiamo semplicemente imputare il fatto ad ignoranza. È possibile che chi abbia compiuto materialmente queste cose sia ignorante, ma, dietro l'ignorante, ci sono i veri barbari che vogliono porre fine alla civiltà cristiana». Ma chi fu questo grande Santo, fondatore di 9 delle 21 missioni spagnole in California e per quale motivo suscita tanto odio tra i «barbari», tanto da volerlo abbattere e "cancellare" dalla Storia?Conosciuto come "l'Apostolo della California", nacque a Maiorca nel 1713. Appena diciottenne, si fece francescano, decidendo di assumere il nome di Junipero (frate Ginepro), per ricordare uno dei compagni più vicini e fedeli a san Francesco d'Assisi. Abbandonò l'insegnamento universitario per quella che sarebbe stata, per tutta la sua vita, la sua vocazione: la missione. Il 28 giugno 1749, insieme ad altri venti frati, salpò dal porto di Cádiz verso il Messico, arrivando alla città di Veracruz il 7 dicembre. Mentre gli altri viaggiavano a dorso dei muli, per recarsi a Città del Messico, san Junipero camminava: si ferì così ad una gamba, una ferita che lo avrebbe tormentato per tutta la vita. La prima destinazione furono le missioni in Sierra Gorda, abitate da tribù di indigeni. In breve tempo, san Junipero superò il primo ostacolo, che lo separava dalle popolazioni locali, ovvero la lingua; una volta appresa, grazie all'aiuto di un governatore indigeno, tradusse orazioni e nozioni della dottrina cristiana.VINCERE PIÙ ANIME PER DIOOltre alla predicazione del Vangelo, diffuse il modello della civiltà occidentale: «Vincere più anime per Dio» era il motto dei missionari, segno di un'infaticabile zelo apostolico per la salvezza delle anime, perché «Salus extra Ecclesiam non est». San Junipero si preoccupò non solo delle necessità spirituali degli indios, ma anche di quelle materiali, tant'è che li introdusse al commercio, alla tessitura ed all'agricoltura. Poco a poco, la loro vita andò migliorando. Costruì a Jalpan de Serra una chiesa in stile barocco, dedicata a san Giacomo, che fu presa a modello per la realizzazione di altre quattro chiese nelle sue missioni. Restò in Sierra Gorda fino al 1767: quell'anno i gesuiti furono espulsi dai possedimenti spagnoli e le missioni della Bassa California (Stato messicano al confine) furono affidate ai francescani. Padre Junipero venne eletto Superiore ed insieme ad altri 14 compagni giunse in zona il primo aprile 1768. Dopo soli due anni, fondò la missione di San Diego.Spostatosi verso l'Alta California, fondò le missioni di San Carlos de Monterey (trasferita poi sulle sponde del fiume Carmel); di Sant'Antonio, il 14 luglio 1771; di San Gabriel (oggi inserita nella grande città di Los Angeles), l'8 settembre 1771; di San Luis Obispo, il primo settembre 1772. Il primo agosto 1776 fondò la missione di San Francisco, il primo novembre quella di San Juan Capistrano ed il 7 gennaio 1777 quella di Santa Clara. Papa Clemente XIV gli concesse per dieci anni il privilegio di amministrare il Sacramento della Cresima; al termine di tale periodo, il numero dei cresimati di tutte le missioni da lui visitate fu di 5.309. Nel 1782 fondò l'ultima missione, quella di San Bonaventura, più nota come Ventura, poi si ritirò al Carmelo di Monterey (nella contea omonima, in California) e lì morì il 28 agosto 1784, con il conforto dei Sacramenti. In 17 anni, dal 1767 al 1784, nella sola California, padre Junipero percorse 9.900 chilometri e 5.400 miglia di navigazione, sopportando, nonostante l'infermità al piede, le condizioni disagiate di lunghi viaggi in mare e via terra.ACCUSE INFONDATESan Junipero fronteggiò burocrati e comandanti militari, combatté gli abusi ed i potenti per proteggere gli indios della California. Quando morì all'età di 71 anni, fu pianto come un padre dalle stesse popolazioni che aveva convertito, perché nessuno prima di lui aveva fatto tanto per loro. Nonostante tutto il bene compiuto, sulla figura del santo francescano circola una "leggenda nera", che ha portato non solo all'abbattimento della sua statua a San Francisco, ma anche alla deturpazione del suo monumento a Palma di Maiorca, con la scritta in rosso «razzista». "Colpevole" dunque di cosa? È stato accusato di aver ridotto in schiavitù le popolazioni degli indios e di aver rubato le loro terre. I detrattori dimostrano di non conoscere affatto la figura del santo ed i loro sconsiderati atti sono il frutto di manovre molto più ampie, proprie di chi vorrebbe cancellare la civiltà cristiana.Uno straordinario missionario che percorse più di 9.000 chilometri e che cresimò più di 5.000 indios, che si mise a costruire, mattoni alla mano, la chiesa di Santiago de Jalpan, lo stesso che con instancabile zelo missionario predicò in tutta la California che solo convertendosi a Cristo e vivendo il Vangelo si sarebbe avuta la salvezza eterna; un santo del genere è chiaro che crei molto più di un fastidio. Diventa un ostacolo «all'attività del Maligno che vuole abbattere la Chiesa», come ebbe a dire mons. Cordileone prima di compiere un esorcismo nel luogo in cui fu abbattuta la statua del santo. L'arcivescovo di Los Angeles, mons. Jose Gomez, in un'omelia ha elogiato san Junipero: «Il ricordo di san Junípero e dei primi missionari cambia il modo in cui ricordiamo la nostra storia nazionale. Ci ricorda che i primi inizi dell'America non sono stati politici. I primi inizi dell'America sono stati spirituali».Ecco il motivo di questi atti sacrileghi e di questi attacchi alla civiltà cristiana ed alla nostra fede, che mai però potranno mettere in ombra la grandezza di san Junipero. Infatti, tutta la civiltà impiantata nel Nuovo Mondo deriva dalla Chiesa di Gesù Cristo e dal Papato Romano. Chi ha in odio il Vangelo ed i cosiddetti "barbari" potranno abbattere o deturpare statue, ma mai potranno cancellare la realtà della bellezza e della grandezza della civiltà cristiana, che, con l'evangelizzazione dei popoli ad opera di missionari instancabili come san Junipero, ha dato la salvezza eterna a numerose anime.Nota di BastaBugie: San Junipero Serra è considerato il padre degli indios, fu da allora onorato come un eroe nazionale. Nell'inverno tra il 1934 e il 1935, quattro cattolici americani di Seattle decisero di dar vita a una organizzazione di laici che favorisse, mediante assidui contatti e opportuni approfondimenti, la conoscenza del cattolicesimo e la sua diffusione nella società moderna. Dopo breve tempo, l'associazione ebbe un indirizzo più preciso, ossia la promozione e il sostegno alle vocazioni sacerdotali; come patrono venne scelto padre Junipero, per la sua azione missionaria. Oggi i Serra Club, così vennero a chiamarsi, sono diffusi in tutto il mondo. Titolo originale: San Junipero SerraFonte: Radici Cristiane, 16 Ottobre 2020Pubblicato su BastaBugie n. 690
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6348NON ESISTE FRATELLANZA AL DI FUORI DI CRISTO da Radio Roma LiberaMolti sanno che san Pio X è l'autore della Pascendi, l'enciclica dell'8 settembre 1907 che condanna il modernismo, ma non tutti sanno che il grande Pio X è autore di un documento, che non è un'enciclica, ma è una Lettera apostolica, che per importanza si affianca alla Pascendi, di cui costituisce, potremmo dire, un complemento, perché del modernismo affronta non l'aspetto teologico e filosofico, ma quello politico e sociale.La Lettera a cui mi riferisco è appunto la Notre charge apostolique che condanna il movimento del Sillon («Solco»), fondato in Francia nel 1902 da Marc Sangnier (1873-1950), un movimento di cattolici-democratici, precursore di quelli che oggi sono definiti i movimenti "popolari" o "sociali".Notre Charge apostolique, il titolo della Lettera di san Pio X, significa "la nostra carica apostolica", potremmo anche dire la nostra missione apostolica, il nostro dovere apostolico: il dovere del Supremo Pastore di guidare e illuminare il suo gregge. Questa Lettera, diretta ai vescovi francesi, fu pubblicata il 25 agosto 1910, dunque centodieci anni fa e merita di essere ricordata per la sua stringente attualità. Io invito tutti a leggerla con attenzione. Da parte mia vi propongo la lettura di un passo che mi sembra illuminante, dedicato appunto al concetto di "fraternità".Dopo aver criticato i concetti di giustizia e di uguaglianza propugnati dal Sillon, papa san Pio X afferma: "Lo stesso accade per la nozione di fraternità, di cui stabiliscono la base nell'amore degli interessi comuni, oppure, al di la di tutte le filosofie e di tutte le religioni, nella semplice nozione di umanità, comprendendo così nello stesso amore e in un'eguale tolleranza tutti gli uomini con tutte le loro miserie, tanto intellettuali e morali quanto fisiche e temporali.Orbene, la dottrina cattolica ci insegna che il primo dovere della carità non consiste nella tolleranza delle convinzioni erronee, per quanto sincere esse siano, né nella indifferenza teorica o pratica per l'errore o per il vizio in cui vediamo immersi i nostri fratelli, ma nello zelo per il loro miglioramento intellettuale e morale, non meno che per il loro benessere materiale.Questa stessa dottrina cattolica ci insegna pure che la sorgente dell'amore per il prossimo si trova nell'amore di Dio, padre comune e comune fine di tutta l'umana famiglia, e nell'amore di Gesù Cristo, di cui siamo le membra al punto che consolare un infelice equivale a far bene a Gesù Cristo stesso. Ogni altro amore è illusione o sentimento sterile e passeggero.Certamente, l'esperienza umana sta a provare, nelle società pagane o laiche di tutti i tempi, che in certi momenti la considerazione dei comuni interessi o della naturale somiglianza è di scarsissimo peso di fronte alle passioni e agli affetti disordinati del cuore.No, Venerabili Fratelli, non vi è vera fraternità al di fuori della carità cristiana, che per amore di Dio e del suo Figlio Gesù Cristo, nostro Salvatore, abbraccia tutti gli uomini per confortarli tutti e tutti condurre alla stessa fede e alla stessa felicità celeste. Separando la fraternità dalla carità cristiana intesa in tal modo, la Democrazia, lungi dall'essere un progresso, costituirebbe un disastroso regresso per la civiltà. Infatti, se si vuol arrivare, e noi lo desideriamo con tutta l'anima nostra, alla maggior quantità di benessere possibile per la società e per ciascuno dei suoi membri, per mezzo della fraternità, oppure, come ancora si dice, per mezzo della solidarietà universale, sono necessarie l'unione degli spiriti nella verità, l'unione delle volontà nella morale, l'unione dei cuori nell'amore di Dio e di suo Figlio, Gesù Cristo. Orbene, questa unione è realizzabile soltanto per mezzo della carità cattolica, la quale solamente, di conseguenza, può condurre i popoli sul cammino del progresso, verso l'ideale della civiltà."In tempi di Covid, ricordiamo ancora queste parole della Lettera che san Pio X sembra profeticamente indirizzare ai cattolici disorientati del nostro tempo: Gesù Cristo "non ha annunciato per la società futura il regno di una felicità ideale, da cui sarebbe bandita la sofferenza; ma, con le sue lezioni e i suoi esempi, ha tracciato il cammino della felicità possibile sulla terra e della felicità perfetta in Cielo: la via regale della Croce. Sono insegnamenti che si avrebbe torto ad applicare soltanto alla vita individuale in vista della salvezza eterna; sono insegnamenti eminentemente sociali e ci mostrano in Nostro Signore Gesù Cristo una realtà ben diversa da un umanitarismo senza consistenza e senz'autorità."La via della Croce: non qualsiasi Croce, ma quella di Cristo, seconda persona della Santissima Trinità, Verbo Incarnato, fondatore della Chiesa cattolica, l'unica che, grazie ai suoi Sacramenti e al suo immutabile Magistero, trasmesso dai Romani pontefici, ci permette di raggiungere la salvezza eterna, che è l'obiettivo di ogni uomo che voglia dare senso e significato alla sua vita. Titolo originale: La fraternità di papa Francesco e quella di san Pio XFonte: Radio Roma Libera, 27 ottobre 2020Pubblicato su BastaBugie n. 690
Gli idoli del mondo: sesso, soldi e successo (piacere, potere e possedere). La sottile insidia dell'idolatria delle creature, in particolare delle "persone spirituali". Come liberarsi dagli idoli. Il dovere di adorare Dio solo (introduzione). Ciclo di catechesi "La sana dottrina cattolica", quinta puntata, Lunedì 9 Novembre 2020
Introduzione al primo comandamento. La problematica del cosiddetto ateismo e dell'indifferentismo. L'esistenza di Dio e il dovere che si ha di conoscerlo, per poter osservare adeguatamente il primo comandamento. Perdere la fede dipende quasi sempre dal trascurare la propria formazione religiosa. Ciclo di catechesi "La sana dottrina cattolica", quarta puntata, Lunedì 2 Novembre 2020
Dal sacramento del battesimo scaturisce la chiamata alla santità, ratificata personalmente nel sacramento della Cresima. Per tendere alla santità occorre formarsi continuamente nella sana dottrina, custodire la vita della grazia (coi sacramenti che si possono ripetere e un'autentica vita di preghiera) e osservare i dieci comandamenti. Il motivo per cui Dio ha dato dei comandamenti e le conseguenze della loro inosservanza. Il concetto cattolico di male, la sua origine, gli angeli ribelli. Ciclo di catechesi "La sana dottrina cattolica", terza puntata, Martedì 27 Ottobre 2020
Il primo e principale sacramento della Nuova Alleanza. Le condizioni per celebrarlo e i suoi effetti. Che cos'è il peccato originale e come e quando si trasmette. Come viveva l'uomo prima del peccato originale. Il Battesimo dei bambini: sua importanza, sue motivazioni e quando farlo. Il ruolo dei genitori. la scelta del padrino e della madrina. Ciclo di catechesi "La sana dottrina cattolica", seconda puntata, Martedì 20 Ottobre 2020
Introduzione al ciclo di catechesi "La sana dottrina cattolica": come è nato il progetto e quali sono le sue finalità e i suoi contenuti principali. Il primo grande caposaldo della fede divina e cattolica: la vera divinità di nostro Signore Gesù Cristo e la sua morte in Croce. Da ciò dipende tutto il deposito della fede cattolica. Ciclo di catechesi "La sana dottrina cattolica", prima puntata, Martedì 13 Ottobre 2020
Gesù invita alle nozze con Lui che iniziano in questa terra nella santa comunione: ma molti trovano altro da fare. La Madonna da due secoli dolcemente invita i Cristiani alla conversione, alla preghiera, alla penitenza, al ritorno ai Sacramenti, all’amore alla Chiesa: ma spessissimo non viene ascoltata. Verrà però l’ora in cui tali rifiuti si ritorceranno contro chi ha chiuso le porte alla grazia e causeranno, per costui, la chiusura delle porte del Cielo. Omelia Sabato 10 ottobre 2020, XXVIII Domenica del tempo ordinario, anno A, s. Messa prefestiva
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6261OMELIA XXVII DOM. T. ORD. - ANNO A (Mt 21,33-43) da Il settimanale di Padre PioNella prima lettura, il profeta Isaia canta l'amore e la fedeltà di Dio, adoperando la bella immagine della vigna, che esprime molto bene la cura e la sollecitudine che Dio ha sempre avuto per il suo popolo. Il Signore aveva dissodato la sua vigna, l'aveva sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate, aspettando che essa producesse dei frutti rigogliosi. Purtroppo, la vigna tanto curata dal Signore diede solo degli acini acerbi. Per questo motivo, il Signore disse: «Toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo: demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. La renderò un deserto [...]» (Is 5,5-6).Anche il Vangelo adopera l'immagine della vigna, offrendoci dei profondi insegnamenti. Nella parabola riportata, Gesù dice che il padrone affidò la vigna a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi, i quali vennero bastonati o uccisi, oppure lapidati. Il padrone della vigna è Dio; i contadini ai quali fu affidata questa vigna erano i capi d'Israele, i quali dovevano curare gli interessi di Dio e non di se stessi; i servi mandati a vendemmiare erano i profeti, i quali vennero maltrattati o uccisi.Da ultimo, il padrone mandò il proprio figlio, dicendo: «Avranno rispetto per mio figlio» (Mt 21,37). Ma anch'egli venne ucciso. Il figlio è proprio Gesù, mandato dal Padre al popolo d'Israele, affinché esso potesse arrivare alla pienezza della rivelazione; ma anche Egli, come i profeti, e più dei profeti, venne perseguitato fino a morire in croce.Alla domanda di Gesù, che chiedeva cosa avrebbe fatto a questo punto il padrone della vigna, i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo dissero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo» (Mt 21,41). Senza saperlo, essi diedero la risposta giusta, e Gesù replicò: «Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti» (Mt 21,43).Ecco che la Chiesa si sostituì alla sinagoga e la salvezza fu estesa a tutti i popoli. Il profeta Isaia aveva parlato della distruzione della vigna; Gesù invece annuncia che la vigna sarà data ad un altro popolo, ovvero alla Chiesa.Facciamo però attenzione. Le parole di Isaia e di Gesù non si riferiscono solo al popolo d'Israele, ma anche alla Chiesa. Se non daremo i frutti tanto attesi, anche a noi toccherà la stessa sorte. La Chiesa certamente durerà sino alla fine dei tempi, come Gesù ha promesso, ma la storia insegna che diverse chiese locali sono sparite completamente o quasi. Se una Comunità cristiana sarà sempre fedele all'insegnamento di Gesù e obbediente alla legittima autorità, essa continuerà ad esistere nel tempo.San Paolo, nella seconda lettura di oggi, mette in luce due aspetti molto importanti della vita cristiana; quello della preghiera e quello del buon esempio. Prima di tutto, egli ci esorta a rivolgere a Dio le nostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti (cf Fil 4,6). La preghiera deve occupare il primo posto nella vita del cristiano, fino a diventare il respiro della sua anima. In secondo luogo, l'Apostolo delle genti sollecita i suoi lettori a mettere in pratica tutto ciò che essi hanno imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in lui (cf Fil 4,9). Ecco il buon esempio che è l'apostolato più efficace e fruttuoso.Anche noi, sull'esempio di san Paolo, potremo condurre tanti fratelli a Gesù Cristo, se li edificheremo con il nostro buon esempio e se riusciremo a mettere in pratica il Vangelo in ogni circostanza della nostra vita. Diffonderemo il regno di Dio sulla terra anche con i nostri pensieri, se essi saranno sempre puri e indirizzati al Signore. San Paolo così ci sprona: «Fratelli, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri» (Fil 4,8).La vigna simboleggia anche ciascuno di noi, ogni anima in particolare. Siamo chiamati a portare frutti abbondanti di opere buone; ma, per far questo, dobbiamo rimanere uniti a Gesù, come il tralcio è unito alla vite. Senza di Lui sarà impossibile compiere delle opere meritorie per la Vita eterna, opere delle quali il Padre Celeste si possa compiacere. Gesù ci fa comprendere questa verità con queste luminose parole: «Io sono la vite e voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15,1-5).Rimarremo uniti a Gesù con la fede, la preghiera e i Sacramenti. Uniti a Lui in questo modo, la linfa vitale della grazia scorrerà nella nostra anima e noi riusciremo a produrre abbondanti frutti per la Vita eterna.Nota di BastaBugie: lo sai che familiari e amici possono partecipare alla Messa accanto in una stessa panca? Lo dice la Nota del Ministero dell'Interno del 14 Agosto 2020 in risposta ai quesiti della CEI: "Durante lo svolgimento delle funzioni religiose, non sono tenuti all'obbligo del distanziamento interpersonale i componenti dello stesso nucleo familiare o conviventi/congiunti, parenti con stabile frequentazione; persone, non legate da vincolo di parentela, di affinità o di coniugio, che condividono abitualmente gli stessi luoghi e/o svolgono vita sociale in comune". Fonte: Il settimanale di Padre PioPubblicato su BastaBugie n. 684
Secondo Ennio Flaiano l'umorista è «un uomo di ottimo malumore». Secondo Giovannino Guareschi «l'umorismo cammina nel sentiero del paradosso». Secondo Thomas Stearns Eliot «l'umorismo è un modo di dire qualcosa di serio». Con le definizioni si potrebbe continuare a lungo.
I sacramenti sono la cosa più bella, più importante, più sacra e più santificante che Gesù abbia istituito. Importanza di comprenderne l’importanza e di ben viverli. Omelia domenica 13 Settembre 2020
Formula non valida, battesimi da rifareSe durante la cerimonia il celebrante ha detto "Noi battezziamo", bisogna ripetere il rito