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SIN MIEDO OmarCrew
Terror a Bordo PODCAST EP-1 OmarCrew ft. Sra Católica

SIN MIEDO OmarCrew

Play Episode Listen Later Dec 4, 2025 83:15


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Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #91

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Dec 3, 2025 1:52


L'immagine che apre la giornata non è un cratere, ma un ragazzo in smoking. Il videoreporter palestinese Mahmoud Wadi, ucciso da un drone israeliano a Khan Younis mentre filmava le rovine con lo stesso strumento con cui, fino a un anno fa, riprendeva matrimoni. La foto elegante accostata al giubbotto “PRESS” sul suo corpo ricomposto è il promemoria più crudele di cosa significhi raccontare Gaza. Nel resto della Striscia le agenzie contano altre vittime, mentre in Cisgiordania l'esercito fa esplodere la casa del detenuto Abdul Karim Sanoubar, evacuando tredici famiglie: una punizione collettiva che si aggiunge a un territorio ormai trasformato in un mosaico di demolizioni, retate, checkpoint. Ma oggi il centro politico arriva da Ginevra. Il Comitato ONU contro la tortura parla di una «politica di fatto di tortura organizzata e diffusa» da parte di Israele. Non più abusi isolati: una struttura. Nel rapporto compaiono pestaggi sistematici, attacchi con cani, waterboarding, elettroshock, violenze sessuali, amputazioni dovute a cure negate. E un dato che inchioda: almeno 98 palestinesi morti in custodia nell'ultimo anno, una mortalità che per gli esperti è “indicatore diretto” dell'uso della violenza negli interrogatori. Il dossier apre un fronte internazionale delicatissimo e rischia di spingere gli Stati membri verso indagini sui vertici politico-militari israeliani, mentre la Corte penale internazionale lavora su un fascicolo parallelo. Intanto l'Europa continua a chiedere de-escalation senza toccare i rapporti militari con Tel Aviv, e l'Italia tace anche davanti alla parola più pesante pronunciata dall'ONU: tortura come categoria strutturale. Per questo oggi lo smoking di Wadi pesa più di una statistica: ogni cronista che cade porta via un pezzo della verità che potrebbe finire davanti ai giudici. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #90

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Dec 2, 2025 2:03


Gaza si sveglia ogni giorno nel dopoguerra che uccide. Jude, otto anni, raccoglieva legna con i cugini quando un residuato inesploso è esploso sotto i piedi. I medici gli hanno contato decine di ferite da schegge. Gli artificieri non entrano: i permessi restano fermi ai valichi, e gli ordigni dormono nelle strade, nei campi, perfino nei cortili dove i bambini giocano. Nelle stesse ore il ministero della Sanità di Gaza avverte che quasi quattromila pazienti di glaucoma rischiano di perdere la vista per mancanza di farmaci e interventi. Il cessate il fuoco promette silenzio, non cure: si moltiplicano le malattie che in qualsiasi altro posto del mondo si tratterebbero in un ambulatorio, qui diventano sentenze. A Jabalia, lungo la linea della tregua, Hamas e Croce Rossa setacciano le macerie per recuperare i resti di un ostaggio. A Gaza City un uomo viene colpito dall'Idf vicino alla cosiddetta Linea Gialla. Intorno, delegazioni e governi parlano della prossima conferenza sulla ricostruzione mentre l'Egitto ripete che non accetterà mai una presenza militare israeliana stabile nella Striscia. La tregua è un equilibrio tra corpi da cercare, territori contesi e una diplomazia che corre più veloce della realtà. Intanto le armi non conoscono tregua: il rapporto annuale del Sipri registra 679 miliardi di dollari di vendite globali, con le industrie israeliane in crescita a doppia cifra. A fine dicembre, annuncia Tel Aviv, entrerà in servizio il nuovo sistema laser Iron Beam, celebrato come una rivoluzione sul campo di battaglia. Mentre a Gaza non entrano neppure gli oftalmologi. In Italia il ministro degli Esteri Antonio Tajani rivendica che «si sta facendo di tutto per consolidare il cessate il fuoco» e rilancia gli Accordi di Abramo come garanzia di stabilità. Ma basta guardare il volto bendato di Jude per capire quanto sia fragile qualunque promessa di pace quando la terra continua a esplodere. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #89

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Dec 1, 2025 1:57


A Rafah è tornato a muoversi qualcosa che somiglia più a un'ombra che a un'esercitazione: l'Idf manda droni e pattuglie di ricognizione per “mappare” i tunnel attivi, mentre migliaia di sfollati provano a restare in piedi dentro una tregua che non protegge nessuno. Nel bollettino dell'Oms c'è l'altra verità della pausa armata: le infezioni respiratorie nei campi di Rafah e Deir al-Balah sono aumentate del dodici per cento in una settimana, i bambini respirano polvere, muffa, fuochi improvvisati. È la guerra che continua da dentro, anche senza bombe. A Gerusalemme rimbalza lo scontro tutto interno: Itamar Ben-Gvir accusa l'esercito di “cedere ai mediatori”, pretende di tornare all'offensiva larga senza condizioni. Dall'altra parte dell'oceano gli Stati Uniti fanno filtrare che non sosterranno alcuna ripresa se Netanyahu non mostra un piano politico per il dopo, come se il dopo non fosse già stato incendiato da quattordici mesi di devastazione. La tregua non arriva nemmeno in Cisgiordania. A Ein al-Duyuk, vicino a Gerico, coloni mascherati hanno fatto irruzione nella casa dove dormivano volontari internazionali: tre italiani e un canadese feriti, telefoni rubati, una fuga nella notte. Erano lì per accompagnare pastori e bambini nei villaggi sotto assedio quotidiano. Il ministro Antonio Tajani parla di episodio “gravissimo”, ma intanto aggiunge che l'Italia dovrà “monitorare” gli aiuti umanitari per verificarne l'uso. Qui la parola “controllo” pesa più della condanna. Gaza resta sospesa tra tunnel e malattia, Israele litiga sul dopo senza vedere il presente, la Cisgiordania brucia nella notte mentre colpisce anche chi prova solo a proteggere. E l'Italia, che si dice presente per la pace, sembra soprattutto preoccupata di non disturbare nessuno. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #88

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 30, 2025 2:08


Due fratelli che raccolgono legna per scaldare il padre inchiodano la verità più di qualsiasi documento. Fadi e Goma Abu Assi, dieci e dodici anni, sono stati colpiti da un drone israeliano nella zona che gli accordi hanno messo “dal lato israeliano” della linea del cessate il fuoco. L'IDF parla di «sospetti impegnati in attività sospette». Il lessico militare come scudo che cancella due bambini, due pezzi di legno, un padre in sedia a rotelle che aspettava il fuoco per sopravvivere alla notte. Nelle stesse ore il ministero della Sanità di Gaza aggiorna il bilancio: 70.100 palestinesi uccisi dal 7 ottobre 2023. Dentro questo numero ci sono 354 morti dopo l'entrata in vigore del cessate il fuoco, una contabilità che rende evidente come la tregua esista solo nelle dichiarazioni. Funziona come un velo linguistico: la realtà è che si continua a morire lungo una linea disegnata su una mappa e spostata a seconda della convenienza. La fame non aspetta i comunicati. L'Unicef parla di 9.300 bambini sotto i cinque anni in malnutrizione acuta. Due su tre, nella settimana passata, hanno mangiato appena due gruppi alimentari. L'inverno è già addosso: freddo più malattia significa corpi che non hanno le riserve per resistere. Intanto, per il secondo giorno consecutivo, Israele chiude i valichi con l'Egitto e con la Striscia. Gli aiuti restano fermi a pochi metri dai campi dove si distribuiscono coperte che non vengono rimpiazzate. La “crisi umanitaria” ha un funzionamento preciso: dipende da una manopola che qualcuno ruota a piacere. E mentre tutto questo accade, in Italia il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi definisce Gaza un “pretesto di conflittualità” nei cortei. Lì due fratelli raccolgono legna e muoiono. Qui il problema diventa chi cammina in strada con una bandiera. A volte la distanza non si misura in chilometri, ma nel modo in cui un paese decide quali corpi meritano di essere nominati e quali possono svanire nel rumore di fondo dell'ordine pubblico. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #87

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 29, 2025 2:12


Jenin è il punto da cui si deve partire oggi. Il video che circola da ieri mostra due uomini che escono da un garage con le mani alzate, la maglietta sollevata per mostrare il ventre nudo, nessuna minaccia. Poi li costringono a inginocchiarsi, li colpiscono, li trascinano qualche metro e li finiscono a terra. Le “indagini interne” annunciate da Israele valgono quanto valgono sempre: un tempo morto che serve a spegnere l'attenzione finché il silenzio torna utile. Intorno, la solita claque di ministri che chiama «eroi» i soldati e «terroristi» i cadaveri. Nelle stesse ore, in Cisgiordania, i blindati entrano e escono dai villaggi come fosse un diritto naturale. Arresti a decine, case perquisite, adolescenti portati via di notte. Da Tubas arrivano le immagini delle strade sfondate dai bulldozer e dei corpi feriti sulle barelle improvvisate. È la guerra che continua oltre la guerra, senza tregue ufficiali da sventolare. Fuori dalla Palestina il fronte non si allenta. Nel sud della Siria un raid ha colpito un edificio residenziale causando vittime civili, mentre nel sud del Libano le famiglie restano sospese sotto il rumore costante dei droni. Le mappe diplomatiche parlano di stabilizzazione; la geografia reale racconta un'altra storia, fatta di quartieri sventrati e funerali senza telecamere. E poi c'è la vicenda del sedicenne palestinese-americano liberato ieri dopo mesi di detenzione militare. Esce dimagrito, con la pelle segnata dalla scabbia, dopo un patteggiamento costruito sulle accuse di sempre. La versione ufficiale parla di “ordine pubblico”. Il suo corpo racconta un'altra definizione. Intanto la giornata politica si appunta sul viaggio del papa ad Ankara, sulle parole di Erdogan, sugli appelli alla pace. Belle cornici, ma fragili come carta bagnata se messe davanti alla sequenza di Jenin. È questo il paradosso delle ultime ore: mentre tutti rivendicano un ruolo da mediatori, l'unica immagine davvero nitida è quella di due uomini stesi a terra che non si rialzano più. E forse da lì bisogna ripartire, ogni giorno. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #86

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 28, 2025 2:10


Le agenzie raccontano che “la fase uno è chiusa”, che “le scuole riaprono” e che al Cairo si discute della “Gaza del futuro”. È la diplomazia che tenta di costruire una scenografia di normalità mentre sul terreno niente assomiglia a una tregua. Oggi Amnesty International rompe l'incantesimo: dice esplicitamente che il genocidio non si è fermato, nemmeno dopo il cessate il fuoco. Contano 327 palestinesi uccisi nelle ultime settimane, 136 sono bambini. E ricordano che un genocidio non è solo una strage: è negare le condizioni di vita. Lì dentro, dicono, questo continua. Le immagini che arrivano da Gaza confermano il resto. L'UNRWA parla di “spazi di apprendimento temporanei”: cortili senza muri, tende sfondate, bambini seduti su pietre circondati da edifici pericolanti. La normalità qui esiste solo nei comunicati stampa delle capitali europee. Intanto, il negoziato si inceppa perché il punto non è più lo scambio di ostaggi: è chi controllerà Gaza. Israele rifiuta ogni ipotesi di governance internazionale, rifiuta la forza multinazionale, rifiuta l'ANP. Senza quella risposta, dicono le stesse fonti del Cairo, la “fase due” resterà un titolo di giornale. E poi c'è la Cisgiordania, che racconta da sola come appare il presente mentre tutti parlano del futuro. A Masafer Yatta i coloni rubano il somaro a una famiglia palestinese. Un animale trascinato via da uomini armati, sotto lo sguardo dell'esercito. È la fotografia più sincera della regione: l'occupazione ridotta in gesto quotidiano, non in teoria diplomatica. L'ex soldato Avner Gvaryahu, in un'intervista tornata virale, parla del sistema dall'interno: mappe, target, case segnate come coordinate da colpire. Non la retorica della “moralità”, ma l'architettura della paura. La distanza tra ciò che raccontano i tavoli negoziali e ciò che accade davvero è tutta qui: mentre il mondo discute della Gaza che verrà, a Gaza e in Cisgiordania continua ciò che è sempre stato. Una violenza così ordinaria che molti, ormai, preferiscono non guardarla più. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #85

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 27, 2025 1:57


A Gaza l'inverno non chiede permesso: entra, sommerge, sporca tutto. Nelle ultime ore le tende si sono riempite d'acqua, i bambini tirati su per non farli dormire nel fango. Da lontano, i professionisti della negazione mostrano schermate del meteo: «Cielo sereno». Intanto gli operatori umanitari documentano pioggia, allagamenti, tende marce. Non serve un dibattito: basta scegliere a chi credere, a chi c'è dentro o a chi guarda un'app. Nel frattempo continua la matematica macabra dei corpi. Israele ha identificato i resti di Dror Or, tenuto a Gaza per più di due anni. In cambio ha riconsegnato quindici corpi palestinesi, senza nomi, senza voce. Un rapporto scritto nero su bianco nell'accordo del 10 ottobre: uno a quindici. È questo il listino del dopoguerra che tutti fingono di costruire. Intorno, la vita reale marcisce sotto la pioggia. L'Egitto rinvia la conferenza sulla ricostruzione perché ricostruire mentre tutto crolla è una barzelletta crudele. Washington prepara l'ennesimo piano: forza internazionale, autorità transitoria, promesse di Stato palestinese buttate come coriandoli. Hamas valuta di trasformarsi in partito per entrare nel grande gioco del “day after”. Fuori, a pochi metri da quelle discussioni, le donne restano chiuse nei rifugi sovraffollati, esposte a violenze che nessun piano nomina. È uno spettacolo di ipocrisie sovrapposte: si tratta del futuro mentre il presente affoga. Chi parla di “stabilizzazione” dovrebbe guardare l'acqua che sale nelle tende prima di parlare di Stati e governance. E allora la domanda resta sospesa: quanto vale il presente di Gaza nel racconto del dopoguerra se l'unica cosa che si muove tra le due sponde sono sacchi con resti umani? Finché il mondo discute del domani, gli occhi devono restare sul oggi di Gaza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #84

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 26, 2025 1:58


A Gaza ieri non pioveva: crollava il cielo. Le prime immagini sono arrivate all'alba: tende allagate, cumuli di fango che diventano muri, bambini che trascinano secchi più grandi di loro per liberare lo spazio in cui dormono. È una scena che in qualsiasi altro luogo chiameremmo “emergenza climatica”; qui è la conseguenza aritmetica della distruzione. Senza case, senza strade, senza drenaggi, basta un temporale di un'ora per creare un nuovo esodo dentro l'esodo. La pioggia si infiltra ovunque: nelle coperta bagnate, nelle scatolette di cibo rimaste aperte, nella paura. Mentre il fango inghiotte le tende, arrivano le notizie da Khan Younis: un uomo ucciso dalle forze israeliane nelle zone ancora controllate dai militari. Da Bani Suheila ne arriva un altro. Da Nablus arrivano i video delle ambulanze respinte e dei giornalisti allontanati durante un'operazione notturna. Da Silwad, la casa devastata dai coloni registrata in diretta. Non c'è tregua che tenga: la guerra procede come un'unica linea continua, da una parte all'altra del muro. E intanto, a centinaia di chilometri da quel fango, Israele discute di responsabilità. Un esponente della maggioranza ha ammesso che serve una commissione d'inchiesta sul 7 ottobre. È un punto di svolta: se anche nella coalizione c'è chi riconosce la necessità di un'indagine ufficiale, significa che la versione monolitica del governo sta cedendo. Significa dire ad alta voce che qualcosa non ha funzionato, che qualcuno potrebbe dover rispondere. È la prima silhouette di una verità che prova a farsi largo. Ma a Gaza queste crepe politiche non arrivano. Qui arriva solo l'acqua. Arriva il freddo. Arriva il rumore delle ambulanze bloccate, delle tende che cedono, dei bambini che affondano fino alle caviglie.
E in questo rumore, ogni promessa di tregua si scioglie come fango. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Penitencia
161. Me fabricaron 3 secuestros: nunca encontraron nada pero valgo un bono | Raúl Tirado

Penitencia

Play Episode Listen Later Nov 25, 2025 80:35


Jorge Raúl Tirado Ambriz lleva casi cinco años en el penal de Bordo por tres secuestros que no cometió. Comerciante de material eléctrico durante 32 años, hijo del boxeador Raúl Tirado Fernández, padre de tres hijos.La única prueba en su contra: una comparación de voz con un audio de 1994, cuando tenía 16 años. Las víctimas jamás lo reconocieron. Los policías que lo detuvieron le dijeron: "Nunca te encontramos nada, pero ahora te toca a ti, échale ganas". Fue sentenciado a 50 años.En este episodio escuchamos a Raúl y a sus tres hermanas: Jafet, Suri y Alin. Hablan del padre con Parkinson que perdió a su mano derecha, de los abuelos de 98 y 99 años esperando verlo libre, de una familia medicada psiquiátricamente que se releva para resistir, y del hijo de 8 años que hace listas de "cosas que haré con papá cuando salga".Saskia conversa sobre cómo la Fiscalía otorga bonos a policías por detenciones, cómo se fabrican expedientes, y cómo en México hay personas inocentes pagando condenas porque "son números, son bonos, son aumentos de sueldo".Una historia sobre la injusticia institucionalizada y una familia que no se rinde.Para ver episodios exclusivos, entra aquí: https://www.patreon.com/Penitencia_mx¿Quieres ver los episodios antes que nadie? Obtén acceso 24 horas antes aquí: https://www.youtube.com/channel/UC6rh4_O86hGLVPdUhwroxtw/joinVisita penitencia.comSíguenos en:https://instagram.com/penitencia_mx  https://tiktok.com/@penitencia_mx  https://facebook.com/penitencia.mx  https://x.com/penitencia_mx  Spotify: https://spotify.link/jFvOuTtseDbApple: https://podcasts.apple.com/mx/podcast/penitencia/id1707298050Amazon: https://music.amazon.com.mx/podcasts/860c4127-6a3b-4e8f-a5fd-b61258de9643/penitenciaRedes Saskia:https://www.youtube.com/@saskiandr - suscríbete a su canalhttps://instagram.com/saskianino  https://tiktok.com/@saskianino  https://x.com/saskianino

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #83

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 25, 2025 1:56


Ci sono parole che non reggono più il peso della realtà. “Tregua”, per esempio. Basta guardare le ultime ventiquattr'ore: a Gaza si recuperano altri corpi dalle macerie ad Al-Maghazi, i bombardamenti su Gaza City e Khan Yunis fanno nuovi morti, le tende gelano nella notte e una famiglia costruisce un muro di fango per ripararsi dal vento. Nelle immagini circolate ieri si vede l'altalena di un bambino ucciso, rimasta appesa al soffitto di una casa sventrata. È così che si misura il fallimento di una parola. Israele intanto colpisce Beirut per la prima volta da mesi e uccide il capo di Stato maggiore di Hezbollah. Cinque morti, venticinque feriti. Washington — dicono le agenzie — non era stata informata. L'esercito parla apertamente di “risposte sproporzionate” a eventuali ritorsioni, mentre a nord cresce la paura di un'altra guerra. A Gerusalemme Est i servizi chiudono un teatro palestinese durante un evento per bambini: perfino le fiabe diventano un sospetto. Sul terreno la “tregua” ha l'aspetto di soldati che sparano tra le rovine, come nel video che rimbalza ovunque con la frase «Ceasefire is boring». Ha l'aspetto del corpo di un ostaggio recuperato a Nuseirat, e dei robot esplosivi piazzati nei quartieri di Gaza. Ha l'aspetto di un lessico che non salva più nessuno, sospeso tra la diplomazia e il fumo nero che sale dalle macerie. La chiamano tregua. Forse per abitudine, forse per convenienza. Ma se tutto questo è tregua, allora la pace è un fantasma che non si vede più. E mentre il mondo discute, Gaza continua a essere un luogo dove si sopravvive più che vivere, dove persino le parole chiedono di essere liberate dalla menzogna. Tutti gli occhi devono restare su Gaza. Sempre. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il Terzo Incomodo
11 cartelli stradali col bordo colorato di prossimo utilizzo

Il Terzo Incomodo

Play Episode Listen Later Nov 24, 2025 3:10


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Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #82

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 24, 2025 1:38


Voi credereste a una tregua che ogni notte lascia nuovi morti? Nelle ultime ventiquattro ore le agenzie parlano di almeno 24 palestinesi uccisi nei raid israeliani su Rafah, Deir al-Balah, Gaza City. A Rimal un'auto colpita è diventata un cratere: secondo l'ospedale Shifa undici morti e oltre venti feriti, molti bambini. A Nuseirat un'unica esplosione ha cancellato tre generazioni della famiglia Abu Shawish. Voi credereste a una tregua mentre una delegazione di Hamas siede al Cairo per discutere la de-escalation e, nelle stesse ore, Netanyahu dichiara che «Hamas viola la tregua» e che Israele «agirà comunque»? È il consueto schema: la diplomazia parla, le bombe parlano più forte. Voi credereste a una tregua mentre all'ONU solo Stati Uniti, Israele e Argentina votano contro la risoluzione che chiede di prevenire tortura e trattamenti degradanti? Se il principio viene respinto, la pratica diventa più libera, più impunita. E mentre il mondo finge di vedere un cessate il fuoco, la Cisgiordania continua a scorrere fuori quadro: più di mille palestinesi uccisi dal 2023, 217 bambini, secondo B'Tselem. Nelle ultime ore Israele ha colpito anche Beirut, uccidendo un dirigente di Hezbollah in un raid che Washington dice di non aver autorizzato. Il fronte non si chiude: si allarga. Voi ci credereste a una tregua così? Ecco: non credeteci. Non chiamatela tregua, non permetteteglielo. E chiedete al mondo di alzare gli occhi su questo genocidio lento, lasciando perdere qualsiasi narrazione cosmetica. Per questo tutti gli occhi devono restare su Gaza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #81

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 23, 2025 2:04


Nella notte i bombardamenti sono tornati a colpire con forza. Le fonti sanitarie di Gaza parlano di almeno venti morti nei raid su case dove intere famiglie stavano dormendo; la dinamica coincide con quanto riportato dalle corrispondenze di Haaretz e dalle agenzie internazionali. L'IDF sostiene di aver reagito a una «violazione della tregua» attribuita a Hamas. È la stessa formula ripetuta da giorni: l'idea che la tregua sia un dispositivo da accendere e spegnere, una variabile tecnica, mentre la vita delle persone diventa il campo di prova. Anche Reuters e Associated Press confermano che migliaia di civili sono stati costretti a spostarsi ancora una volta verso i cosiddetti corridoi umanitari, zone sempre più simili a parcheggi di disperati senza acqua né servizi. Eppure queste condizioni non rientrano mai nel conteggio ufficiale delle “violazioni”. Qui entra in gioco la nostra ossessione per il linguaggio: una parte definisce cosa rompe la tregua; tutto il resto, dalle restrizioni agli aiuti alle case rase al suolo, resta fuori dal quadro. La Cisgiordania continua a essere il fronte che quasi nessuno nomina. Nelle ultime ventiquattr'ore si registrano un palestinese ucciso a Nablus, diversi arresti notturni e nuovi assalti dei coloni: dettagli confermati sia dalle équipe dell'ONU sia dalle cronache locali. È una guerra lenta, che non ha bisogno di dichiarazioni ufficiali per proseguire. Nel frattempo, in Israele crescono ancora le tensioni interne: le famiglie degli ostaggi temono che ogni escalation allontani l'accordo e accusano il governo di usare la tregua come strumento politico. I giornali israeliani ne parlano apertamente, ma questo non sposta la retorica dei vertici. La diplomazia europea continua a ripetere che la tregua è fragile, che serve pazienza. Qui, invece, la tregua appare per quello che è: un guscio vuoto che ogni notte si incrina sotto i colpi. E il linguaggio che dovrebbe proteggerla diventa l'alibi perfetto per non vedere. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #80

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 22, 2025 1:56


Basta, davvero. A Gaza la parola “tregua” continua a funzionare come un anestetico. L'Unicef conta almeno 67 bambini uccisi dall'inizio del cessate il fuoco, quasi due al giorno. Medici Senza Frontiere racconta un raid del 19 novembre: sei feriti, una bambina di nove anni colpita al volto, un quindicenne, un uomo di 71 anni. Nei comunicati ufficiali tutto questo diventa “incidente”, come se bastasse un sinonimo gentile per cancellare la scena. Intanto la mappa della Striscia viene riscritta. L'area gialla controllata dall'esercito supera metà del territorio. A Gaza City i militari avanzano verso Shujaiya, spingendo le famiglie più a ovest dentro quella che le fonti locali chiamano «gabbia». Un uomo sfollato è stato ucciso fuori dalla zona militare, nel punto che l'accordo indicava come relativamente sicuro. Anche questo, nel linguaggio diplomatico, rientra nella “tregua”. In Cisgiordania due ragazzi di 18 e 16 anni sono morti dopo un'incursione a Kafr Aqab. A Nablus e Ramallah gruppi di coloni hanno incendiato magazzini e serre, spesso coperti dall'esercito. La guerra non è ferma: è solo descritta come se lo fosse. Sul piano politico Israele prepara la “seconda fase” dell'accordo con una task force che include ministri contrari alla tregua stessa. Netanyahu lega la riapertura di Rafah alla restituzione dei corpi degli ostaggi e aggiunge che sarebbe «felice» se l'Egitto permettesse agli abitanti di Gaza di andarsene. Ecco perché serve restituire senso alle parole. Se chiamiamo “tregua” giorni in cui si muore, se chiamiamo “pace” un dispositivo di controllo territoriale, allora non stiamo raccontando i fatti: li stiamo coprendo. A Gaza oggi non c'è tregua. C'è una guerra che si prende la libertà di farsi chiamare diversamente. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #79

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 21, 2025 1:48


Chissà se un giorno ci vergogneremo di avere visto passare un genocidio e dopo averlo ignorato abbiamo cominciato a chiamarlo tregua. A Gaza i numeri arrivano prima delle giustificazioni: 33 palestinesi uccisi, tra cui dodici bambini, in una serie di raid che il Qatar definisce «una pericolosa escalation» capace di far saltare l'accordo appena scritto. La “pax” imposta dalla diplomazia non regge più di un ciclo di bombardamenti. Nel frattempo il lessico si muove. L'ambasciatore Usa Mike Huckabee parla di «terrorismo» riferendosi all'ultima ondata di violenze dei coloni in Cisgiordania. È un fatto politico enorme. Ma subito dopo ridimensiona: li chiama «giovani arrabbiati», un modo gentile per non incrinare l'immagine del fronte che la risoluzione dell'Onu vorrebbe trasformare in architrave della nuova Gaza. E mentre si discute di definizioni, il rapporto Framing Gaza mostra come la parola “terrorista” venga applicata ai palestinesi con una frequenza sistematica, mentre la violenza israeliana continua a essere incorniciata come autodifesa. La tregua, persino nel linguaggio, resta asimmetrica. Sul fronte umanitario l'Oms riesce a vaccinare diecimila bambini in otto giorni. È una corsa contro il rumore dei droni: si inocula finché il cielo resta fermo, poi si chiude tutto e si aspetta. Le stesse ore consegnano nuovi piccoli morti dalle macerie di Khan Younis e Bani Suheila. Siringhe e bombe convivono dentro lo stesso calendario. A Bruxelles il gruppo dei donatori discute la “ricostruzione” e l'Italia propone l'addestramento della futura polizia di Gaza fuori da Gaza. Si parla di sicurezza, mai di occupazione. Non c'è una tregua da interpretare: ci sono fatti che continuano a produrre vittime, e un lessico internazionale che inseguendo gli equilibri finisce per ignorarle. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Nuestro insólito universo
Nuestro Insólito Universo ¦¦ Fantasma a Bordo

Nuestro insólito universo

Play Episode Listen Later Nov 20, 2025 6:20


Nuestro Insólito Universo ¦¦ Fantasma a Bordo , En los cinco minutos de duración que tiene este programa se narran historias asombrosas referentes a cualquier tema.La primera transmisión de este programa se realizó por la RadioNacional de Venezuela el 4 de agosto de 1969 y su éxito fue tal que, posteriormente, fue transmitido también por Radio Capital y, actualmente, se mantiene en la Radio Nacional (AM) y en los circuitos Éxitos y Onda, de Unión Radio (FM), lo cual le otorga una tribuna de red AM y FM que cubren todo el país, uno de los programas radiales más premiados y de mayor duración en la historia de la radio de Venezuela.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #78

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 20, 2025 1:48


Nelle ultime ventiquattro ore la tregua ha mostrato la frattura più pericolosa: gli attacchi arrivano anche nei corridoi umanitari e nelle aree indicate come sicure. Le ONG descrivono convogli costretti a invertire la marcia, check-point aperti e richiusi senza spiegazioni, itinerari che cambiano all'ultimo minuto. Una tregua che non permette di prevedere neanche un percorso diventa un'architettura instabile, dove ogni movimento espone a un rischio. Secondo i dati raccolti dalle organizzazioni locali dal 10 ottobre, giorno dell'entrata in vigore del cessate il fuoco, al 18 novembre, le violazioni documentate sono 393, con almeno 279 morti e più di 650 feriti. Nelle ultime ore si segnalano nuovi attacchi mentre le squadre umanitarie tentavano di raggiungere le famiglie rimaste isolate. Non è la rottura improvvisa di un accordo: è il logoramento quotidiano di una tregua che si incrina a piccoli colpi, fino a svuotare la parola “protezione”. La Cisgiordania segue un copione diverso ma complementare. Nell'ultima settimana sono aumentate le aggressioni dei coloni, gli incendi alle proprietà palestinesi e gli arresti degli attivisti israeliani che accompagnano i contadini nella raccolta delle olive. Qui il cessate il fuoco non è mai arrivato: la marginalità del territorio nelle discussioni diplomatiche riflette una gerarchia del conflitto che si ripete da mesi. Mentre nelle cancellerie si progettano le “fasi successive”, sul terreno l'unica fase identificabile è l'attesa. Le famiglie misurano il rischio metro dopo metro, gli operatori ripianificano ogni tragitto, e la tregua resta un confine fragile: un accordo che esiste sulle carte più di quanto riesca a esistere nella vita di chi dovrebbe protegge davvero. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

ESPN Racing
¡HA VUELTO! Checo Pérez a bordo de un F1

ESPN Racing

Play Episode Listen Later Nov 19, 2025 53:08


Sergio “Checo” Pérez regresa a la acción y se sube al Ferrari SF-23 en pruebas para Cadillac Racing desde Imola, mientras el mundo de la F1 se prepara para el Gran Premio más vibrante del año en Las Vegas. Javier Trejo, Alex Pombo y José Antonio Cortés debaten los movimientos, rumores y todo lo que NO te puedes perder del circo de la velocidad. Learn more about your ad choices. Visit podcastchoices.com/adchoices

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #77

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 19, 2025 1:56


Le prime piogge hanno trasformato le tende in vasche di fango. I bambini dormono sui materassi bagnati, con i vestiti inzuppati di acque reflue. Jan Egeland del Norwegian Refugee Council avverte che «perderemo vite quest'inverno» e che sono state «gettate via settimane cruciali» da quando il piano Trump prometteva l'arrivo degli aiuti. Save the Children parla di 13mila famiglie colpite dagli allagamenti soltanto nell'ultimo fine settimana, 700mila minori esposti al freddo, quattordici bambini morti di ipotermia negli ultimi due inverni. È la fotografia che arriva da Gaza mentre, a migliaia di chilometri, si disegna il suo futuro. Nelle stesse ore, il Consiglio di sicurezza approva la risoluzione statunitense che incorpora il piano in venti punti: forza di pace internazionale, smilitarizzazione, “deradicalizzazione”, possibile Stato palestinese a riforme completate. Tredici voti favorevoli, astensione di Russia e Cina. Trump lo celebra come «una delle più grandi approvazioni nella storia delle Nazioni Unite». Le parole scorrono, il fango resta. La politica palestinese reagisce divisa: l'Autorità nazionale applaude la risoluzione e chiede «attuazione immediata» in nome della protezione dei civili e della ricostruzione. Hamas denuncia invece una tutela internazionale che toglie neutralità alla forza prevista e affida il disarmo a un meccanismo percepito come coloniale, rifiutando di consegnare le armi e contestando qualunque ruolo israeliano. A Tel Aviv, Benjamin Netanyahu rivendica la “completa smilitarizzazione” inscritta nel testo e la possibilità di allargare gli Accordi di Abramo. I vertici militari, intanto, protestano contro la vendita di F-35 all'Arabia Saudita, temendo per la «superiorità aerea» israeliana. Sul tavolo dei negoziati si parla di futuro e sicurezza. Nelle tende allagate, si parla di sopravvivenza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #76

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 18, 2025 1:51


A Gaza la pioggia è stata più rapida delle risoluzioni. Nelle ultime ventiquattro ore le tende di Khan Yunis e Deir al-Balah sono crollate sotto il vento, i campi dell'Unrwa allagati, diciotto siti dichiarati “inabitabili”. Alla parrocchia della Sacra Famiglia, più di quattrocento persone cercano riparo mentre i vicoli intorno diventano fango. Eppure l'IDF ha confermato nuovi colpi d'artiglieria nella zona centrale: il “cessate il fuoco sostanziale” si incrina fra le sirene e l'acqua che entra dai teloni sfondati. La situazione sanitaria precipita: l'Oms parla di cinquemila bambini in lista d'attesa per interventi essenziali, gli ospedali da campo giordani ed egiziani sospendono attività per mancanza di carburante, la diarrea infantile supera i diciassettemila casi settimanali. La guerra resta nel corpo dei bambini più di qualunque voto al Palazzo di Vetro. Dalle carceri arrivano notizie ancora peggiori. Medici per i Diritti Umani–Israele aggiorna a novantotto i morti in custodia dal 2023 e segnala altre quattordici persone scomparse senza notizie alle famiglie. Ex detenuti rilasciati ieri raccontano acqua razionata, luce accesa ventiquattr'ore, numeri al posto dei nomi. Sul piano politico Netanyahuì ha ribadito che Israele manterrà la “responsabilità di sicurezza” su Gaza «per tutto il tempo necessario», smentendo nei fatti l'architettura negoziale in discussione. Ai valichi, la normalità è l'intermittenza: Kerem Shalom ha aperto solo per sette ore, chiudendo con duecento camion di aiuti bloccati lato egiziano, comprese le macchine destinate alla ricerca degli ostaggi. E l'Europa manda segnali opposti: Berlino riapre all'export militare, mentre Dublino definisce la mossa «incompatibile con le garanzie umanitarie». In questo scenario, il voto dell'Onu esta un esercizio lontano. La realtà, qui, non aspetta i verbali. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #75

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 17, 2025 1:42


Nel sud di Gaza, dove la tregua resta parola, gli aerei israeliani colpiscono ancora a est di Gaza City e nei pressi di Khan Yunis: civili feriti, un morto recuperato dalle macerie dei raid dei giorni scorsi. Nel frattempo, nei palazzi della diplomazia, avanza la proposta di una missione internazionale di «stabilizzazione». Nei comunicati si discute di mandati e regole di ingaggio, nei vicoli si continuano a contare i corpi. I corridoi umanitari vengono presentati come prova che «il meccanismo funziona», ma nei campi profughi decine di migliaia di persone vivono sotto la pioggia, senza tende adeguate né rifugi sicuri. Le prime piogge invernali trasformano il fango in acqua nera, aggravano l'emergenza sanitaria, spengono i generatori: la lunga fila di convogli che entra dalla frontiera non cambia l'aritmetica del collasso. A nord, la guerra “in pausa” resta solo nelle dichiarazioni. UNIFIL segnala che un carro armato israeliano ha sparato colpi pesanti a ridosso dei caschi blu lungo la Blue Line, episodio definito «grave violazione». In Cisgiordania un'altra operazione tra Nablus e i villaggi vicini lascia un palestinese ucciso e case devastate, mentre le aggressioni dei coloni proseguono lontano dai riflettori. Sul piano politico, Benjamin Netanyahu ripete che uno Stato palestinese «non sarà consentito», proprio mentre al Consiglio di Sicurezza si discute della futura forza per Gaza. A sud si amministrano tregue parziali, a nord si alzano muri di cemento, al centro si cancella qualsiasi orizzonte di rappresentanza. A Gaza «stabilizzazione» è il nome di un equilibrio costruito sul rumore dei droni. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #74

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 16, 2025 2:08


16 novembre. A Gaza l'inverno entra dalle fessure. Le tende degli sfollati affondano sotto la pioggia, i bambini raccolgono l'acqua con le mani, l'Unrwa ripete che i rifornimenti per il freddo restano fermi ai valichi e che le restrizioni israeliane violano il diritto internazionale. La tregua sembra un telo bagnato che non regge. A New York si prepara il voto sul piano americano per il dopo-Gaza, mentre la Russia rilancia un testo alternativo che cancella l'autorità di transizione immaginata dagli Usa. In parallelo, l'esercito israeliano lavora già all'ipotesi di un collasso della tregua: un dettaglio che vale più di molte dichiarazioni. Sul fronte nord il Libano porta all'Onu il reclamo contro il muro costruito da Israele, definito una ferita alla propria sovranità. È il segno che la “calma” non ha smesso di scricchiolare. La contabilità dei corpi continua a scorrere su due lati: a Tel Aviv le famiglie tornano in piazza per chiedere il rientro degli ultimi tre ostaggi; a Gaza arrivano altre quindici salme, una lista che supera le trecento e che resta in gran parte senza nome. Lo stesso giorno Abu Mazen compie novant'anni, icona di un'Autorità palestinese che partecipa ai colloqui sulla “fase successiva” da una posizione sempre più laterale. In Italia Tajani ripete la formula del «rafforzare la tregua» e guarda al voto di lunedì, legando l'esito alle scelte di Cina e Russia. La Cisl consegna 553mila euro alla Croce Rossa e richiama l'unico orizzonte possibile, «due popoli, due Stati», mentre nelle città italiane restano i gesti minimi: i ventimila nomi dei bambini di Gaza scritti dai loro coetanei a Brescia; una madre e un bimbo accolti in parrocchia; un blitz per ricordare che il silenzio consuma. L'ambasciatore israeliano in Italia dice che il problema non è il governo, ma l'opinione pubblica. A Gaza, sotto l'acqua, il problema ha un altro nome: sopravvivere alla tregua. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #73

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 15, 2025 1:52


Le prime piogge sono arrivate a Gaza come un'altra forma di assedio. Le tende si riempiono d'acqua, le latrine tracimano, gli sfollati spostano i materassi da un angolo all'altro per salvarli dall'umidità. L'85% delle infrastrutture idriche e fognarie è distrutto e l'inverno entra da ogni fessura mentre la tregua del 10 ottobre resta una parola che non riesce a proteggere nessuno. Dentro questa pausa armata si è disegnata la nuova geografia del dopoguerra: la “Yellow Line” che taglia la Striscia da nord a sud, la metà orientale sotto controllo militare, la metà occidentale lasciata alla sopravvivenza tra tende e macerie. In quaranta giorni di “cessate il fuoco” sono stati uccisi centinaia di palestinesi in scontri, raid isolati o colpi sparati ai checkpoint. È un conflitto che ha cambiato intensità, non logica. Fuori dal cono di luce delle trattative internazionali, la Cisgiordania scivola in una routine di violenza che nessun tavolo diplomatico riesce a nominare. A Salfit una moschea è stata incendiata dai coloni; nei villaggi gli ulivi vengono sradicati durante la raccolta; a Nablus e Hebron gli attacchi notturni sono ormai un'abitudine. Le ONG documentano pestaggi, incendi, aggressioni: un sistema di impunità che si consolida mentre la comunità internazionale discute di “stabilizzazione”. A New York le grandi potenze trattano modelli di controllo, forze straniere, governance futura. Intorno alle parole “pace duratura” si muove un laboratorio geopolitico che somiglia poco alla vita dei campi allagati, delle fogne rotte, dei valichi dove i camion degli aiuti entrano col contagocce. Il diario di oggi finisce dove inizia il paradosso: si disegna il futuro di Gaza senza guardare a Gaza. In quelle tende fradice, sotto quella pioggia sporca, c'è già la risposta che nessuna risoluzione riesce a vedere. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Daily Easy Spanish
El misterio del avión que llegó a Sudáfrica con decenas de palestinos a bordo

Daily Easy Spanish

Play Episode Listen Later Nov 14, 2025 20:36


Un avión trasladó a 153 palestinos a Sudáfrica. Al menos 23 de ellos ya se fueron a otros destinos, según las autoridades.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #72

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 14, 2025 1:55


Nel documento interno della brigata Givati trapelato ieri c'è una riga che racconta più di molte conferenze stampa. Il 19 novembre 2024 un corrispondente militare parla di «circa 40 terroristi» uccisi mentre tentavano di fuggire da Jabalia sotto pioggia e nebbia. Nel foglio Excel ufficiale, però, quel giorno i morti registrati sono dieci, due il giorno prima. Trenta persone che scompaiono nella contabilità della guerra, inghiottite da una parola che le assorbe tutte: «terrorista». È in quella discrepanza che si vede come una tregua possa convivere con un archivio che continua a cancellare. Sul terreno la tregua resta una formula diplomatica. A Beit Lid, in Cisgiordania, oltre cinquanta coloni mascherati hanno incendiato camion, terre agricole, una fabbrica, ferendo quattro palestinesi. Nelle agenzie scorrono altre violenze: una moschea bruciata nel nord, scritte razziste, minacce persino ai soldati israeliani. A Gaza i raid su Khan Yunis e Beit Lahia continuano a intermittenza: un morto a Jabalia, demolizioni di siti definiti “oltre la Linea Gialla”. Il senatore Rubio avverte che la violenza dei coloni può far saltare la tregua, mentre nello stesso giorno invoca una forza multinazionale di “stabilizzazione”. Due piani paralleli che non si toccano. Nei palazzi, infatti, si lavora sulla narrazione. Il G7 Esteri in Canada dice di occuparsi di «Gaza e tensioni emergenti», mentre Trump scrive a Herzog chiedendo la grazia per Netanyahu in pieno processo. Macron autorizza le aziende israeliane della difesa al salone di Parigi. In Italia si parla sempre meno delle violazioni della tregua e il silenzio del governo. Resta la stessa lezione: nei conflitti e nelle politiche, ciò che non viene registrato smette di esistere. A Gaza e in Cisgiordania spariscono vite; altrove spariscono responsabilità. Il metodo è identico: correggere i numeri e sperare che il mondo guardi altrove. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #71

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 13, 2025 2:07


12 novembre. Il valico di Zikim è stato riaperto per far entrare aiuti umanitari nel nord della Striscia. Israele lo definisce un segnale di fiducia, ma nello stesso momento riprendono i bombardamenti su Beit Lahiya e Jabalia. Secondo la BBC, oltre millecinquecento edifici sono stati demoliti durante la tregua. La pace, nei comunicati, resta un verbo al futuro. L'Unicef denuncia un milione di siringhe bloccate ai valichi e cinquemila bambini in attesa di cure. A passare sono solo i carichi “approvati”, mentre Singapore invia cento protesi per amputati: un gesto simbolico in un sistema sanitario che non riesce più a operare. La retorica della ricostruzione arriva prima della possibilità di curarsi. Intanto Israele approva una legge che consente di oscurare media stranieri e chiudere redazioni considerate “ostili”. Gaza resta sigillata anche per l'informazione. Fnsi, Ordine dei Giornalisti e Movimento Giustizia e Pace chiedono all'Europa di intervenire: quasi trecento reporter palestinesi sono stati uccisi dall'inizio della guerra. Alessandra Costante avverte: «Non vogliamo colonizzare la notizia, vogliamo verificarla». In Cisgiordania, coloni mascherati attaccano villaggi nell'area di Tulkarem. L'esercito parla di episodi “intollerabili” che “minano la stabilità”. La stessa parola che il G7 in Canada usa per definire la regione, mentre Il Cairo e Ankara discutono di una forza di stabilizzazione. Tajani rivendica il ruolo dell'Italia nella ricostruzione, ma sul terreno la tregua continua a produrre macerie. In Israele esplode la polemica per la chiusura della radio delle Forze armate decisa dal ministro Katz, mentre Trump scrive a Herzog chiedendo la grazia per Netanyahu. Nella grammatica politica degli annunci la pace è un titolo, non una condizione. Sul campo, invece, la tregua si misura nei silenzi, nei varchi selettivi e nelle voci che non possono entrare. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Buteco da Oficina
A Bordo do Sunny #32 - One Piece 1165 (O uso superior de Haki)

Buteco da Oficina

Play Episode Listen Later Nov 12, 2025 74:56


EAE, SEUS GEEKS USUÁRIOS DE HAKI!Novo capítulo no ar, o que significa que nossos companheiros se uniram em mais uma semana para comentar os detalhes do caminhar da história de One Piece. REDES SOCIAIS DA OFICINAInstagram: ⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠@oficinageekreal⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠Twitch: ⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠OficinaGeekReal⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠Twitter: ⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠@OficinaGeekreal⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠YouTube: ⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠Oficina Geek⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠Este episódio foi editado por Marcos Veloso (⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠@eumarcosveloso⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠)

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #69

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 11, 2025 2:18


Perfino la cosiddetta tregua ha un suono di metallo. Nella notte Gaza City ha sentito i droni, Khan Younis i colpi d'artiglieria: l'agenzia Wafa segnala demolizioni nel quartiere di Zeitoun e mezzi israeliani che sparano a est della città, mentre sulla fascia occidentale i sorvoli non si sono fermati. È un cessate il fuoco che non smette di essere guerra, solo più amministrata e meno dichiarata. I numeri lo confermano. In Egitto è stato annunciato l'allestimento di 16 campi destinati a ospitare fino a 100 mila famiglie palestinesi: uno schema che stabilizza lo sfollamento invece di preparare il ritorno. Dentro Gaza, nuove aree di tende sono state montate nel complesso dei ministeri, oltre 400 strutture aggiuntive, mentre tre convogli di aiuti (circa 50, 30 e 40 camion) hanno raggiunto il nord. È soccorso di sopravvivenza senza un progetto politico di rientro, ricostruzione, autodeterminazione. La “forza di stabilizzazione” che dovrebbe gestire il dopo continua a svuotarsi. Gli Emirati hanno fatto sapere che «probabilmente» non parteciperanno perché manca un quadro chiaro: niente mandato, niente regole d'ingaggio, niente definizione su responsabilità e catena di comando. Non si mandano truppe dentro un vuoto. È un messaggio che vale per tutti i Paesi che finora hanno annunciato, esposto bandiere e poi rimesso le mani in tasca. A nord la situazione resta tesa: nelle ultime ore un'auto è stata colpita nei pressi di Sidone, nel sud del Libano, e a Houla alcuni edifici sono stati distrutti da esplosioni dopo colpi di artiglieria. Il confine resta una frontiera instabile che può riaccendere tutto. Tregua fragile, sfollamento normalizzato, missione senza pilastri: la guerra non scompare, cambia forma e si sposta di stanza in stanza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #68

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 10, 2025 2:25


Da giorni si contano corpi. Si trattiene il respiro davanti ai numeri e poi si torna a scavare. Oggi la notizia che occupa il discorso pubblico israeliano è la restituzione dei resti del tenente Hadar Goldin, ucciso nel 2014. Un corpo riconsegnato, accompagnato da dichiarazioni solenni, telecamere, messaggi presidenziali. Un ritorno che viene celebrato come vittoria morale. Intanto, a Gaza, migliaia di corpi non hanno ancora un nome. Restano sotto il cemento, sotto le case sventrate, sotto ciò che resta delle strade. La strage si misura a strati, non a cifre. A Gaza le autorità sanitarie locali parlano di oltre 69 mila morti dall'inizio dell'offensiva. Ma il numero reale è più alto: migliaia di persone restano sotto le macerie. Quel che non si può contare non entra nei comunicati. Sul fronte umanitario, OCHA certifica che entrano solo poche decine di camion al giorno, contro i 500-600 necessari. L'UNRWA avverte che l'80% della popolazione è senza riparo adeguato. Le tende non reggono pioggia, vento, fango. L'inverno è atteso come un assedio: malattie respiratorie, ipotermia, mortalità infantile. Non è previsione, è aritmetica della sopravvivenza. Sul terreno, l'Idf annuncia quattro tunnel distrutti a Khan Yunis. Hamas risponde che «i combattenti non si arrendono». Frasi speculari che non cambiano nulla, ma servono a tenere fermo il conflitto, come se la guerra fosse un foglio su cui qualcuno continua a ripassare gli stessi tratti. E poi la politica. Il governo israeliano fa sapere che la Turchia è esclusa dalla futura forza multinazionale di gestione della Striscia. Intanto, Jared Kushner atterra a Gerusalemme: è l'ex consigliere e genero di Donald Trump, l'architetto degli Accordi di Abramo, l'uomo che ha lavorato per normalizzare i rapporti tra Israele e le monarchie arabe senza toccare la questione palestinese. Il suo ritorno non è anecdoto: significa riportare il conflitto al tavolo di chi lo ha trasformato in geopolitica di scambio, pace senza Palestina. Un corpo viene restituito. Migliaia restano senza un luogo.
Una cerimonia militare, e attorno il rumore del cemento spezzato.
La guerra continua a ripetersi. E adesso torna anche chi l'aveva vestita da accordo. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #67

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 8, 2025 2:02


C'è una tregua che trema a ogni ora e un “dopo” che si scrive già prima di seppellire i morti. A New York circola la bozza statunitense per una forza internazionale con mandato Onu e un organismo di transizione che dovrebbe “governare” Gaza per due anni. Washington la presenta come soluzione. Sul terreno, intanto, gli ordini sono di radere al suolo le gallerie rimaste, ripulire i quartieri, premere sugli ultimi nuclei combattenti. Le parole rassicuranti nei corridoi diplomatici e l'artiglieria che ancora si sente nella notte. Tutto insieme. Come se fosse normale. Dicono che la tregua “tenga”. A Gaza City tornano a muoversi le colonne di sfollati che inseguono l'illusione dell'acqua potabile. Nelle tendopoli del sud ci si scambia la posizione di un pozzo come si scambia una notizia di famiglia. Gli ospedali funzionano a sezioni stanche: reparti che si aprono e si richiudono, generatori che tossiscono. L'Ocha parla del 90% della popolazione costretta a spostarsi almeno una volta. Alcuni due, tre, quattro. La terra che scotta sotto i piedi. Ma c'è un'altra crepa che oggi faceva rumore nelle agenzie: giuristi militari israeliani avrebbero avvertito i vertici dell'esercito che esistono rischi concreti di responsabilità per crimini di guerra. Una nota interna, cauta, burocratica. Una frase che entra di colpo nella stanza dove fino a ieri dominava il “poi vedremo”. Non è giustizia. È soltanto la consapevolezza che un giorno qualcuno chiederà conto. E questo, in guerra, pesa. Intanto, a Istanbul e Ankara si discute del mandato Onu. Tutti d'accordo sulla cornice, nessuno pronto a firmare il cemento. Forza internazionale, ma chi la guida? Chi risponde? Chi indaga? Chi ricostruisce? Le mappe si disegnano in fretta. I bambini non ricrescono così. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Buteco da Oficina
A Bordo do Sunny #31 - One Piece 1164 (O segredo de Joy Boy e Davy Jones)

Buteco da Oficina

Play Episode Listen Later Nov 8, 2025 44:43


EAE, SEUS CHEIOS DE SEGREDO!Joy Boy e Davy Jones ganharam os holofotes no novo capítulo e nossos tripulantes de uniram mais uma vez para comentar sobre o grande segredo dos dois.REDES SOCIAIS DA OFICINAInstagram: ⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠@oficinageekreal⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠Twitch: ⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠OficinaGeekReal⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠Twitter: ⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠@OficinaGeekreal⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠YouTube: ⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠Oficina Geek⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠Este episódio foi editado por Marcos Veloso (⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠@eumarcosveloso⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠)

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #66

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 7, 2025 1:52


Gaza conta ancora i dispersi. Nel quartiere Al-Daraj la Protezione civile parla di un edificio collassato, famiglie intrappolate sotto le macerie, i soccorritori che scavano a mani nude perché non resta più niente da usare. Il Comitato per le persone scomparse stima oltre diecimila corpi ancora sepolti. È una contabilità che non si chiude mai. Intanto, le storie hanno nomi precisi. Shaaban Mohammed Eid, portiere dell'Academy Al-Hilal, dieci anni, sogno semplice: diventare calciatore. È stato ucciso. “Ha raggiunto suo padre”, dice la famiglia. Un modo per tenere insieme il dolore in un posto in cui non esiste più la grammatica della vita quotidiana. In Cisgiordania la guerra ha un volto diverso, ma non meno violento. A Beit Rima le forze israeliane hanno fatto irruzione nella casa dell'ex detenuto Mazen Rimawi: famiglia bendata, fermata, trattenuta in salotto trasformato in stanza degli interrogatori. Alcuni rilasciati, altri arrestati. L'ultimo mese ha contato più di 540 fermi tra Cisgiordania e Gerusalemme, donne e minorenni inclusi. A Qatanna, a nord di Gerusalemme, una casa è stata demolita dai bulldozer, polvere che si posa sui vestiti come una bandiera che non chiede permesso. A nord, sul confine libanese, il cielo è stato tagliato da nuove ondate di raid. Colonne di fumo alte, abitazioni che tremano. Un conflitto che si accende a intermittenza, ma resta pronto a dilagare. Sul tavolo della diplomazia, si registra la consegna alla Croce Rossa dei resti di un ostaggio israeliano. Viene chiamato «segnale di progresso» nella tregua firmata il 10 ottobre. Ma la cronaca delle ultime ventiquattr'ore racconta altro: macerie, arresti, case che crollano, un bambino con i guanti da portiere che non potrà più crescere. Occhi su Gaza, si resta qui. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #65

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 6, 2025 2:15


Khan Younis all'alba è un altopiano di macerie su cui un soldato israeliano gira un reel compiaciuto: «non è rimasta in piedi una casa», dicono i video che rimbalzano sui social. Poco dopo, un altro filmato riemerge dal 2016: un militare che sequestra la bicicletta a una bambina di sei anni. La guerra non inventa nulla, semmai toglie il velo. Stamattina, mentre la “tregua” esiste solo nei comunicati, a Gaza City si sentono nuovi passaggi di F-16 e una cintura di fuoco sull'est, documentata dai residenti. Il racconto di chi resta è sempre più corto: quante notti senza luce, quante salme da cercare all'alba. Le agenzie della notte registrano l'identificazione dei resti di Itay Chen, l'ostaggio israelo-americano consegnato giorni fa. Una squadra della Croce Rossa e di Hamas si è mossa verso est di Gaza City per cercare altri corpi. Dagli ospedali della Striscia arriva la nota più amara: Israele ha trasferito 15 cadaveri palestinesi. A Tel Aviv il ministro della Difesa ripete che l'obiettivo resta «smantellare Hamas e smilitarizzare la Striscia». È il lessico della permanenza, non della pace. Intanto filtrano indiscrezioni su un possibile comitato di gestione Gaza tra Hamas e Anp: un'ipotesi che vale, per ora, come misura della confusione politica. Fuori dal perimetro delle bombe il fuoco passa sugli archivi: Youtube ha cancellato centinaia di filmati che documentavano violazioni dei diritti umani, insieme ai canali di tre organizzazioni palestinesi. Il passato digitale si fa polvere come le case. E poi c'è l'Europa che si specchia: un cronista italiano è stato licenziato dopo una domanda semplice alla Commissione — se Mosca dovrà pagare la ricostruzione in Ucraina, Israele pagherà quella di Gaza? — mentre in Parlamento c'è chi annuncia interrogazioni sulla libertà di stampa. La domanda resta sospesa come il fumo sugli edifici sventrati. Chi pagherà tutto questo? Chi potrà raccontarlo, se raccontare diventa un reato di imbarazzo? Occhi su Gaza: oggi la notizia è che la rimozione non è solo un cratere, è anche una cancellazione. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #64

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 5, 2025 1:49


La tregua che prometteva silenzio oggi parla con la voce dei feriti. Nella scuola Al-Zahra, trasformata in rifugio, un matrimonio si è concluso tra le urla: quattro bambini colpiti da schegge, dicono i medici locali. Al largo, cinque pescatori sono stati sequestrati, tre di loro fratelli. Accade dentro quella che Israele chiama «yellow line», la fascia che dovrebbe garantire sicurezza ai civili. Ogni giorno ne ride la realtà. A New York, intanto, si scrive il dopo. Gli Stati Uniti hanno presentato una bozza di risoluzione Onu che prevede una forza internazionale di stabilizzazione per Gaza, con mandato di due anni e obiettivo dichiarato di demilitarizzazione. Un «Consiglio di pace» gestirebbe sicurezza e ricostruzione insieme a Egitto, Israele e partner regionali. Nomi già sul tavolo: Indonesia, Azerbaigian, Turchia, Egitto. Ankara avverte che tutto dipenderà dal calendario del ritiro israeliano. La pace, ancora una volta, viene progettata fuori dal luogo in cui dovrebbe vivere. Israele ha consegnato quarantacinque corpi di palestinesi il giorno dopo la restituzione dei resti di tre soldati israeliani. A Kiryat Gat la direttrice dell'intelligence Usa Tulsi Gabbard supervisiona la «fase due» della tregua: Washington come garante, Tel Aviv come custode armata. Sullo sfondo, il parlamento israeliano discute la pena di morte per i terroristi, mentre nel Sud del Libano un'abitazione salta in aria e a Teheran migliaia di persone marciano contro Israele e Stati Uniti. Si chiama “stabilizzazione”, ma odora di commissariamento. A Gaza le bombe si fermano solo per il tempo necessario a cambiare il lessico della guerra. La tregua, come la chiamano nei palazzi, qui resta un verbo al futuro. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli
Occhi su Gaza, diario di bordo #63

Il #Buongiorno di Giulio Cavalli

Play Episode Listen Later Nov 4, 2025 1:56


Israele ha ricevuto i resti di tre ostaggi, mentre da Erez sono arrivati a Gaza trenta corpi palestinesi «in gran parte solo ossa», come denuncia il ministero della Sanità. Dal 26 ottobre sono stati restituiti 255 cadaveri, ma solo 75 hanno un nome, 120 già sepolti in fosse numerate. Le famiglie cercano indizi nelle scarpe, nei brandelli di tessuto, nei segni lasciati dai bulldozer che hanno schiacciato case e corpi. È la tregua che amministra la morte e non la interrompe. A Tel Aviv è scoppiato un terremoto giudiziario. L'ex procuratrice generale dell'esercito Yifat Tomer-Yeroushalmi è stata arrestata nell'inchiesta sul video girato nel centro di detenzione di Sde Teiman, dove un prigioniero palestinese appare nudo, con costole fratturate e un polmone perforato. Cinque riservisti erano già stati incriminati per torture sistematiche. Secondo Haaretz, la magistrata avrebbe tentato di bloccare la diffusione delle immagini. È la crepa di un sistema che resiste finché l'orrore resta invisibile. Sul terreno, la tregua è una parola di carta. Le ultime 24 ore hanno visto nuovi bombardamenti su Khan Yunis e Rafah, almeno 17 morti secondo le autorità locali. L'ONU chiede accesso ai depositi forensi e ai centri di detenzione, ma Israele tace. Restano due verità: quella contabile degli scambi e quella materiale dei cadaveri. Finché nessuno potrà verificare cosa è accaduto a quei corpi – con autopsie indipendenti, accesso ICRC e catena di custodia trasparente – la tregua resterà solo una pausa nel rumore della menzogna. Intanto circolano nuovi filmati di detonazioni a est di Gaza e l'accusa del direttore Munir al-Bursh su giocattoli trappola lasciati tra le macerie: materiale da verificare con missioni terze e controllo ONU. Anche questo racconta il buio informativo in cui si chiede ai civili di sopravvivere. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.

Bate Pé
Assalto a comissária de bordo, Lava-loiça ou pia, Usar truque da sedução, Amizades forcadas, Viver em piloto automático, Esperar pouco de super ricos

Bate Pé

Play Episode Listen Later Nov 2, 2025 42:29


Começamos a falar de estar em piloto automático e acabámos a discutir pias, brunchs, scams de saladas e truques de voo duvidosos. Algumas teorias sem fundamento obviamente e ainda a OPINIÃO DE RUI sobre um dos temas da semana. Aquelas opiniões que têm mesmo de ouvir mesmo com som de obras por trás. A grande questão que queremos a vossa resposta: pia ou lava-loiça?REDES SOCIAISMafalda Castro: https://www.instagram.com/mafaldacastroRui Simões: https://www.instagram.com/ruisimoes10Bate Pé instagram: https://www.instagram.com/batepeclipsBate Pé Tiktok: https://www.tiktok.com/@bate.peEste podcast tem o apoio do ActivoBank

Así las cosas
Frente a Sinaloa rescatan a 27 menores de edad y un joven de 18 años a bordo de una embarcación en altamar

Así las cosas

Play Episode Listen Later Oct 31, 2025 8:05


DIÁRIO DE BORDO
HALLOWEEN DE BORDO

DIÁRIO DE BORDO

Play Episode Listen Later Oct 31, 2025 27:16


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DIÁRIO DE BORDO
EXTRA: Halloween de Bordo

DIÁRIO DE BORDO

Play Episode Listen Later Oct 31, 2025 14:50


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Radio Cádiz
Reportaje: El último atardecer de Dédalo - Así es la vida a bordo del buque Galicia de la Armada

Radio Cádiz

Play Episode Listen Later Oct 31, 2025 29:12


Radio Cádiz ha convivido durante casi 24 horas con la dotación del buque anfibio 'Galicia', de la Armada española, en el último día del despliegue Dédalo 25-3. Un reportaje en el que se escucha cómo es la vida a bordo a través de sus protagonistas, la dotación del barco. 

Radio Cádiz
El último atardecer de Dédalo - Reportaje a bordo del buque Galicia de la Armada

Radio Cádiz

Play Episode Listen Later Oct 30, 2025 29:37


Radio Cádiz ha convivido durante casi 24 horas con la dotación del buque anfibio 'Galicia', de la Armada española, en el último día del despliegue Dédalo 25-3. Un reportaje en el que se escucha cómo es la vida a bordo a través de sus protagonistas, la dotación del barco. 

MELOG Il piacere del dubbio
Auto senza computer di bordo

MELOG Il piacere del dubbio

Play Episode Listen Later Oct 24, 2025


La Panda, la gloriosa auto che ha fatto la storia delle utilitarie, cambia nome, e del resto da tempo i nuovi modelli non conservano nulla di quelli degli anni '70, quando l'elettronica non esisteva, non c'erano telecamere e sistemi di sicurezza sofisticati. Rievochiamo con i nostri ascoltatori l'universo "esperenziale" delle vecchie auto analogiche.

Más de uno
Lentejas con chorizo ‘Icon legend' a bordo de un ballenero del siglo XVI

Más de uno

Play Episode Listen Later Oct 10, 2025 35:02


A Robin Food le han ofrecido un nuevo puesto de trabajo, pero no se le ve demasiado convencido porque tendra que abandonar los bosques para adentrarse en alta mar al borde de la nao San Juan, una recreacion de una nave homonima del s. XVI en la que tendra que cocinar con lo mas basico y saber de marineria.

The Tudor Chest - The Podcast
The Creation of Anne Boleyn with Susan Bordo

The Tudor Chest - The Podcast

Play Episode Listen Later Oct 8, 2025 77:45


From films to television, plays to musicals and hundreds and hundreds of books, Anne Boleyn has been portrayed in many different ways. Her story and the mythology around her has been a constant source of inspiration for the big and small screen, but how much of an impact has it had on the way we perceive Anne? Well to discuss this, I am pleased to welcome Susan Bordo onto the podcast for a discussion based around her book, The Creation of Anne Boleyn, In Search of the Tudor's Most Notorious Queen. In the episode Susan and I discuss the different portrayals of Anne, what parts of Anne's story she would find amusing or baffling and also, which I am sure many people will be very excited to hear, what happened when Susan was able to spend three whole hours talking face to face with none other than Natalie Dormer herself!

LA PATRIA Radio
2. Colombia rechaza secuestro de dos ciudadanas a bordo de la Flotilla y urge su liberación. Internacional

LA PATRIA Radio

Play Episode Listen Later Oct 2, 2025 3:42


Escuche esta y más noticias de LA PATRIA Radio de lunes a viernes por los 1540 AM de Radio Cóndor en Manizales y en www.lapatria.com, encuentre videos de las transmisiones en nuestro Facebook Live: www.facebook.com/lapatria.manizales/videos

Prima Pagina
2 ottobre : A Gaza altri morti ; A bordo della Flotilla; La crisi americana;

Prima Pagina

Play Episode Listen Later Oct 2, 2025 23:18


E dopo la trattativa per la pace a Gaza restiamo ancora in tema con l'inviata Federica Pozzi con la cronaca a bordo della Flotilla, ma cosa pensare dell'iniziativa della missione umanitaria di ragazzi a ridosso di Gaza? Lo spiega Mario Ajello nel suo commento, dal Medioriente all'America dove si consuma un dramma economico che Angelo Paura ci spiega nella sua analisi, cambiano tema e andiamo al cinema con Gloria Satta e la retrospettiva di un comico italiano molto particolare, con la storia di sport di Massimo Bocucci oggi andiamo in Cina per un retroscena del successo di Sinner, oggi con il Messaggero c'è l'inserto gratuito MoltoEconomia, da Alessandra Camilletti le interessanti anticipazioni

Noticentro
DEA captura a 670 integrantes del CJNG en mega operativo

Noticentro

Play Episode Listen Later Sep 29, 2025 1:41


Gobierno mexicano reporta afectación de 706 mdp al crimen organizado  Detectan fuga de aguas negras en el Bordo de Xochiaca tras lluvias  Los conejos no son roedores, sino lagomorfos, aquí te contamosMás información en nuestro podcast

La W Radio con Julio Sánchez Cristo
Médico a bordo de la flotilla que va rumbo a Gaza: “Hay sospecha de que Israel busca atacarnos”

La W Radio con Julio Sánchez Cristo

Play Episode Listen Later Sep 11, 2025 8:26