Il primo podcast sul surf in Italia. Storie, aneddoti ed interviste con le persone che hanno contribuito all’affermazione del surf nel nostro paese. Lasciati accompagnare sulla lineup da chi sa scegliere le onde migliori 🤙ðŸ¼
Surf e bici fanno parte della stessa grande famiglia degli sport outdoor, i preferiti della Generazione Y, ma hanno in comune un solo aspetto: la forte connessione con la natura. Pochi secondi in piedi sulla tavola spinti da un'onda regalano emozioni ben diverse da quelle che puoi vivere pedalando per ore e ore in sella ad una bici. Il surf è uno sport di esplosività e reazione, la bici è uno sport di resistenza e potenza.“Forse il surf mi piace proprio perché è così diverso dalla bici”, esordisce Virginia Cancellieri, che di lavoro corre gare di ultra cycling su distanze come 800 km da chiudere in 3 giorni, contando solo sulle tue gambe e spesso senza dormire. Virginia però, che è nata a Genova ma vive a Finale Ligure da quando era piccole, 5 anni fa dopo aver scoperto il surf ha casualmente cambiato traiettoria di vita: “Ormai faccio meno agonismo e più esperienze come lunghe pedalate in ambienti naturali incredibili. Ho notato che anche ai miei sponsor e al mio pubblico interessa più quando racconto storie di viaggi e avventure”.Ascolta il primo podcast registrato a Senigallia durante XMasters e presentato da Seay.
In the recent years Victor Bernardo has established himself as one of the world's most elegant and stylish free surfers, but few know that he has risen to the top mainly because he has been able to fight. His story begins in a favela in Guaruja, near São Paulo, and passes through hardships that would have knocked anyone down. But not Victor, who never gave up. With his wife Johnni by his side, he fought his way back to the United States after being deported, won back sponsors, took a job as a waiter when he lived in the California desert to earn day-trips to surf the coast. Victor's story teaches that talent without sacrifice, dedication and a willingness to fight can easily go to waste.Victor Bernardo negli ultimi anni si è affermato come uno dei free surfer più eleganti e stilosi al mondo, ma pochi sanno che è arrivato in vetta soprattutto perché ha saputo lottare. La sua storia inizia in una favela di Guaruja, vicino San Paolo, e passa per difficoltà che avrebbero buttato giù chiunque. Ma non Victor, che non si è mai arreso. Con sua moglie Johnni al fianco ha lottato per rientrare negli Stati Uniti dopo esser stato deportato, si è riconquistato degli sponsor, ha accettato di lavorare come cameriere quando viveva nel deserto della California per guadagnarsi dei day-trip di surf sulla costa. La storia di Victor Bernardo insegna che il talento senza sacrificio, dedizione e voglia di combattere può facilmente andare sprecato.
Matt Parker è lo shaper visionario fondatore di Album, marchio californiano sinonimo di stile e con un team di rider fenomenali. Da un primo incontro nel suo garage è nata quest'intervista sull'ascesa di un progetto costruito sull'attenzione al dettaglio, sul rapporto uno-ad-uno con lo shaper, sull'idea di esclusività.Matt ci racconta dei suoi ragazzi, un team stellare di free surfer iconici come Josh Kerr, Asher Pacey, Victor Bernardo, McKenzie Bowden, Jack Freestone, Clay Marzo. Grazie anche all'immagine di questi grandiosi interpreti, Album si è posizionato forse come il primo surfboard brand di lusso, potendosi permettere di uscire con prezzi nettamente più alti della media del mercato. Un esperimento ambizioso (e riuscito) fondato sulla passione, non sul guadagno: “Produciamo circa 2000 tavole l'anno e siamo contenti di fermarci qui, non vogliamo diventare più grandi. Se il surf diventa il tuo lavoro e riesci a vivere di questo, hai vinto”.Matt Parker is the visionary shaper who founded Album, a California brand that is synonymous with style and a stellar roster of team riders. From an early casual meeting in his garage came this interview about the rise of a project built on attention to detail, a one-on-one relationship with the shaper, and the idea of exclusivity.Matt talks about his lads, a stellar team of iconic free surfers such as Josh Kerr, Asher Pacey, Victor Bernardo, McKenzie Bowden, Jack Freestone, and Clay Marzo. Thanks also to the image of these great performers, Album has positioned itself as perhaps the first luxury surfboard brand, being able to make significantly higher prices than the market average. An ambitious (and successful) experiment based on passion, not profit: "We make about 2,000 boards a year and we are happy to stop here, we don't want to get bigger. If surfing becomes your job and you can make a living out it, you've already won."
Alberto Barzan, nazionale italiano juniores, è nato a Roma nell'agosto del 2008 a Roma ma vive a Los Angeles da quando aveva 6 anni. Un ragazzo figlio di due culture simili ma distanti, che dal calcio è passato a fare skate con le leggende raccontate nel film cult "Lords of Dogtown".Dopo un grave infortunio in skate, la famiglia decide di spingerlo verso il surf, che pratica da quando aveva 10 anni. Ha iniziato relativamente tardi quindi, ma la passione (e l'agonismo) sono sbocciate immediatamente: "Mi piace troppo competere, non riesco a surfare senza il pensiero di migliorarmi". Ammette con orgoglio di allenarsi molto più dei suoi amici che giocano ad alti livelli a basket o a baseball. Ogni weekend c'è una gara in California.Durante il covid Alberto Barzan ha lavorato con Adriano De Souza, campione del mondo 2016 diventato poi coach dell'Italia, e Marcio Zouvi, fondatore e main shaper di Sharpeye. Nell'intervista Alberto racconta anche della sua esperienza con due personaggi molto influenti nel mondo del surf.
Un'extra podcast sulle tavole con due amici e discreti conoscitori della materia. Uno lo è senz'altro, lo shaper Matteo Fabbri, l'altro lo è a corrente alterna: il campione italiano di longboard Filippo Marullo. Però fa ridere, Pippo alza il livello dell'intrattenimento. Rispondiamo a domande tipo: Come devo scegliere che tavola comprare?Dove posso testare approfonditamente le mie tavole?A cosa servono le tavole assimetriche?L'estate è il periodo in cui si vendono più tavole. Qualche giorno fa in Versilia dopo una session al Pontile di Tonfano con Matteo e Filippo, abbiamo deciso di mettere giù una camera e accendere i microfoni per condividere esperienze e consigli. Discorsi che avremmo fatto comunque, anche senza registrare. Però magari vi è utile e vi tiene compagnia.
Di passaggio in Europa al giro di boa della stagione del surf professionistico, Leonardo Fioravanti si prepara alle prossime tappe del mondiale con le Olimpiadi nel mirino: "Non importa se saremo a migliaia di chilometri da Parigi, a Tahiti conta solo vincere una medaglia".3.30 L'importanza della connessione con l'oceano5.30 Usare l'istinto per anticipare le onde6.30 La meditazione può aiutare a concentrarsi?8.00 Sensazioni per la gara di Tahiti10.30 Saremo lontani da Parigi ma sentirò il tifo dai social12.00 No al digital detox durante le gare14.40 Vincere una medaglia insieme a Sinner sarebbe pazzesco16.10 La nuova generazione dei surfisti italiani è forte18.20 La crisi della surfing industry20.20 I soldi per noi surfisti sono fuori dal settore22.37 C'è bisogno di nuovi brand core23.30 L'esperienza di Kolohe Andino col 2%25.50 Non guardo tanti video di surf, mi bastano i social
Un suo lontano parente nei primi del ‘900 scappa dalla Sicilia perché gli era stato ordinato di uccidere il suo migliore amico. È una storia di mafia a deviare il cammino della famiglia del nostro ospite dall'Italia agli Stati Uniti. Ashton Pickle, tra gli shaper emergenti più in voga della California, rivendica le sue origini: “Per me avere sangue italiano significa avere grande rispetto della famiglia, condividere il piacere di stare insieme”. Fino alla maggiore età Ashton cresce nel bel mezzo dello stato della Florida, ad un'ora e mezza dal mare: “Ho iniziato a surfare a 16 anni sulla scia di una barca al lago. Per l'università sono andato a studiare a San Diego e lì tutto è cambiato: passavo 8 ore al giorno in acqua”. La laurea in fisioterapia porta Ashton a capire come funziona il corpo in relazione ad una tavola, mentre la conoscenza del leggendario shaper Donald Brink fa il resto. Ah Vessels Surfboards produce circa 400 tavole l'anno, 400 pezzi unici impreziositi da trame di curiosi canali, rail asimmetrici e citazioni personalizzate prese dal Signore degli Anelli.
El Camino Real è una serie di interviste realizzate in California con persone che hanno fatto del surf una ragione di vita. Attraverso le storie degli intervistati cercheremo anche di rispondere ad una domanda che da sempre stimola la nostra curiosità: ma la California è davvero il paradiso per quelli come noi?L'ospite di questa seconda puntata è Alessio Poli, storico surfista del Pontile di Forte dei Marmi. 12 anni fa dalla Versilia prese un biglietto di sola andata per gli Stati Uniti e cominciò così il suo sogno americano in California del Sud. Oggi Alè ha 4 figli, un bel lavoro e soprattutto un posto nella lineup di Seaside tra leggende come Rob Machado e Damien Hobgood. Buon ascolto.
In una tappa portoghese burrascosa e grigia, poco super e con ancora meno tubos, Leonardo Fioravanti riporta il sereno con un 5° posto che lo proietta nuovamente nella top 10 del surf mondiale. L'atleta romano si è arreso soltanto ad un Gabriel Medina in beast mode: “Quando Gabriel è così in forma c'è poco da fare, ma sono molto contento di come ho surfato”. 18 a 14 per il brasiliano: una sconfitta a testa alta, con l'onore delle armi. Gli argomenti del podcast: Commento della gara in PortogalloIl rapporto con Stephen BellIl trash talking durante le heatI finti infortuni di Kelly SlaterIl futuro della nazionale italiana
El Camino Real is a series of interviews shot in California with people who have made surfing a way of life. We kick off strong with Chris Cote, legendary surfing commentator. His voice has signed off on the storytelling of some of the most compelling pages in the history of competitive surfing.El Camino Real è una serie di interviste realizzate in California con persone che hanno fatto del surf una ragione di vita. Partiamo fortissimo con Chris Cote, mitico commentatore di surf. La sua voce ha firmato il racconto di alcune delle pagine più avvincenti della storia del surf competitivo.
"Non è solo sfortuna, ho fatto degli errori che sul CT si pagano". Leonardo Fioravanti persiste sulla via della responsabilità: nell'epoca in cui nessuno nello sport sembra più disposto ad ammettere di aver sbagliato, perché è sempre colpa dei giudici o dell'arbitro, Leo si espone pubblicamente come primo e più severo giudice di sé stesso. Chapeau. Dopo 3 mesi abbondanti Leonardo Fioravanti lascia le Hawaii per Porto Rico, dove in questo momento si trova per guidare da capitano la nazionale italiana negli ISA World Games. Dal 6 Marzo invece tutti a Peniche per tifare, stavolta, direttamente dalla spiaggia.
A grande richiesta torna LEOnde del Tour, podcast che attraverso la voce di Leonardo Fioravanti racconta il Championship Tour della World Surf League.Abbiamo rosicato per quel guizzo di JJF propiziato dalle benevole divinità del surf hawaiano, ma ragazzi un quinto posto a Pipe non è affatto un brutto modo di iniziare la stagione. Leo dopo la top 10 dell'anno scorso afferma di volersela giocare per un posto alle Finals di Trestles. È carico, solido, impermeabile a critiche e pressioni. Leo Fioravanti ci porta sul picco a Pipe nel giorno in cui tra mille critiche la gara è stata chiamata off: “A volte le persone parlano senza sapere. La mattina io non ho preso un'onda. E come me Koa Smith, Nathan Florence, Anthony Walsh e altri locals”. Un commento poi sui molteplici ritiri illustri: “Carissa Moore era troppo delusa dopo gli ultimi 2 anni, Stephanie la capisco. Da Toledo non me lo aspettavo. E Kelly secondo me…”.
Tre generazioni di surfisti romani a confronto presentano una concezione del surf che si trasforma e muta forma nell'arco temporale che divide Omar e Rufo, nati rispettivamente nel 1968 e nel 2005. Dalle notti passate da un lupo di mare a dormire in macchina aspettando la prima luce a Banzai alla notti passate da un giovane atleta a dormire su un volo Ryanair direzione oceano.Il surf si è fatto grande, il surf in Italia è realtà. Passano gli anni ma rimangono scolpiti nella pietra i valori di cui persone come il neo-eletto consigliere federale Omar Micheli e Brando Pacitto, pensatore del surf contemporaneo, si fanno promotori durante l'intervista. La famiglia, l'educazione, la passione senza freni che ci unisce. La famiglia secondo Brando: "Attraverso ancora oggi il surf riesco a comunicare con mio papà". L'educazione secondo Omar: "Chi ha la precedenza parte, che tu abbia 12 o 60 anni". La passione secondo Rufo: "Anche se dovessi smettere di fare le gare, il surf rimarrà per sempre una costante nella mia vita. Quando devi andare in vacanza che fai, vai ad Ibiza? Ma non esiste".
È l'estate del 1973 quando un signore di nome Mario Chiaramonte entra in acqua con una tavola da surf affianco al Pontile di Forte dei Marmi. L'aveva visto fare agli americani, "i figli di dio", e Mario - per tutti il Pampas - per giocare tra le onde si era già cimentato nelle "zighellate". La parola "zighellate" torna più volte durante il podcast, ne parlano anche Iacopo Conti e Federico Tenerini, due pilastri del surf versiliese.Definizione di zighellate: giochi tra le onde con materassini, tavole di fortuna, salsicciotti gonfi d'aria e salvagenti. Parliamo con gente che negli anni '90 marinava di nascosto dai genitori gli allenamenti di calcio per andare al mare a surfare: "Se mi beccavano i miei erano botte", ammette Fedè. Ricordi di un'epoca in cui racconta Iacopino si andava a Biarritz in treno: "Era un rito di iniziazione, se non lo facevi non eri abbastanza uomo". Un podcast per gli annali dopo una giornata di onde, amicizia e comunità a Forte dei Marmi. Per la terza tappa del Generazioni Tour presentato da Reef e Cotopaxi ringraziamo Wave Surf Shop, Apua Surf, Sanamente e gli ospiti: Mario Chiaramonte, Iacopo Conti e Federico Tenerini.
Il surf a Milano esiste e fa pure rumore: oltre Wakeparadise, centro di aggregazione della scena, cresce di anno in anno la passione di migliaia di persone. Lo sbocco naturale per chi viene dalla city è la Liguria, in particolare Levanto, dove soprattutto Gherardo Marchelli e Alessandro Dotti si sono guadagnati a pane e mareggiate lo status di local. E poi c'è lui, Tommy Scollo, istruttore e free surfer, maggior esperto nazionale del Fantasy Surfing (il fantacalcio del surf): "Il surfista milanese nove volte su dieci si sente Kelly Slater anche se in realtà ha fatto due settimane con Surfweek". Traccia l'identikit dell'imbruttito al sapore di sale senza paura, poi torna serio: "Bisogna dare atto alla passione di chi comincia questo sport difficilissimo a 30 anni e si imbarca tutte le volte da Milano per cercare le onde". Vincerà comunque il politicamente scorretto. Questo è il podcast più selvaggio e fuori dagli schemi che abbiamo mai registrato, un torbido miscuglio di scomode verità e pensieri sputati fuori senza filtri. C'erano delle birre, alcune birre, ma niente cavatappi. Per quello noi usiamo solo le infradito Reef con cavatappi incorporato. Cheers!
Chissà come se la passava un surfista in Sicilia negli anni '90, senza scuole di surf né tutorial da sbirciare su YouTube. Domenica a Palermo abbiamo avuto delle risposte: “Ci siamo arrangiati perfino ad imparare la duck-dive, andavamo per tentativi. Eravamo involontariamente protagonisti di scene drammatiche ma allo stesso tempo divertentissime”. Questo è il sintomo della passione di chi oggi si prodiga per trasmettere ai giovani concetti di educazione e vita sana: “Alcuni dei ragazzi che abbiamo cresciuto hanno trovato grazie al surf il coraggio di scappare da una realtà senza sbocchi. Ora in Australia surfano tutti i giorni e sono felici a differenza dei ragazzi che vivono la vita occidentale e sono aberrati da tante cavolate”. Racconti di onde sicule, localismo buono, avventure hardcore e rivalità cittadine nel primo podcast del Generazioni Tour presentato da Reef e Cotopaxi. Ringraziamo per il supporto a Palermo Isola Surf, Danilo La Mantia e tutti i ragazzi che hanno partecipato all'intervista: Vincenzo “Randi” Randazzo, Diego Ruggero, Fabrizio Licari e Bruno Gaeta.
Kepa Acero è uno dei più grandi surf explorer della storia. Un uomo d'altri tempi, pacato e riflessivo, che viaggiando in solitaria ha scoperto onde da sogno in giro per il mondo. Dall'Alaska agli angoli più remoti dell'Africa, Kepa predilige destinazioni vergini, ai confini della civiltà. "Tutti mi dicono: ah che bella vita fai, beato te. Sì non nego sia fantastico esser pagato dai brand per progettare queste avventure ma stare via per mesi in mezzo al nulla senza internet e farsi la malaria o l'epatite non è per tutti. Sono dispoto a fare dei sacrifici per l'emozione di surfare una nuova onda".
Leonardo Fioravanti chiude la sua miglior stagione sul CT come aveva iniziato, con un podio. Terzo posto a Teahupo'o, Tahiti, dove la prossima estate si disputeranno le Olimpiadi: "Quest'onda è indescrivibile, fa paura. Nei tubi però sono molto a mio agio, posso battere chiunque". Leo è volato alle Hawaii per un po' di riposo tra golf e pesca, ma a Settembre tornerà in Italia per passare del tempo con la sua famiglia e chissà, magari fare un passaggio alla tappa conclusiva del Generazioni Tour, il 30 Settembre a Banzai (Santa Marinella). Ogni weekend di Settembre porteremo il podcast live dalle spiagge d'Italia: 10 Settembre - Palermo @ Isola Surf15 Settembre - Milano @ Wakeparadise23 Settembre - Versilia @ Apua Surf30 Settembre - Santa Marinella @ Banzai Sporting ClubIl Generazioni Tour è un progetto di Tuttologic Surf presentato da Reef & Cotopaxi. Per maggiori informazioni vai su tuttologicsurf.it ed iscriviti ad uno dei 4 eventi.
Praticare l'apnea ti insegna a respirare, non a trattenere il fiato. Ascoltando questo podcast ti accorgerai che probabilmente non sai come si respira correttamente. A Luglio abbiamo partecipato ad un workshop di apnea per il surf con Emma Torsello di Apnea is Pop: di 10 allievi, surfisti con varie esperienze, nessuno è stato in grado nemmeno di avvicinarsi alla capacità di incamerare aria della nostra istruttrice. L'apnea non è solo tecnica e concentrazione, come spiega Emma è soprattutto un esercizio mentale: “Si impara a controllare la sensazione di sofferenza che provo quando mi sento senza aria, l'apnea fortifica la nostra consapevolezza”. Mettere in pratica alcune tecniche tra le onde è ancora più complicato, per questo ad Emma abbiamo affiancato chi di situazioni complesse e lavatrici da wipeout se ne intende, Mr Roby D'Amico: “La respirazione è tutto nel surf, i professionisti riescono a sincronizzare il proprio respiro con il ritmo dell'onda”.
Ci vuole coraggio per mettersi tutti contro: Lewis Arnold è un giornalista e regista indipendente che insieme al collega Chris Nelson ha svelato lo sporco segreto dell'industria del surf. La produzione del neoprene di cui sono fatte le nostre mute inquina l'aria a tal punto da rendere 50 volte più alta della media la possibilità di contrarre il cancro. Succede in una zona nel sud degli Stati Uniti chiamata “Cancer Alley”, è tutto documentato: il governo USA ha fatto causa all'azienda proprietaria della fabbrica di neoprene. La soluzione al problema esiste, si chiama yulex: una gomma naturale estratta da foreste di alberi coltivate con metodi sostenibili certificati. Lewis spiega: “I brand sanno che questa è la strada da percorrere ma produrre le mute in yulex ha ancora un costo troppo alto, il prezzo è artificialmente gonfiato. Quando uscirà il nostro documentario, The Big Sea, tutti i surfisti avranno finalmente gli elementi per decidere consapevolmente e cambiare le cose”.
Giada Legati è il volto del surf femminile italiano. Una ragazza che sprizza gioia da tutti i pori, con un'energia diversa, consapevole della sua posizione: “Noi surfisti facciamo una vita incredibile perché il surf è molto diverso dagli altri sport. Un nuotatore dopo essersi allenato 8 ore al giorno non vorrebbe più saperne di entrare in piscina, un surfista se vuole staccare e andare in vacanza che fa? Va a surfare. Io voglio surfare fino a 100 anni”. Come darle torto? Nel podcast Giada ci racconta dei problemi di casa sua, della vera Bali, e di come abbia sfruttato il fatto di essere spesso la sola donna in mare per ottenere le onde migliori.Questa puntata è presentata da Seay, B Corp nata tra le onde che produce abbigliamento sostenibile.
Puntata speciale con Leonardo Fioravanti che si unisce a noi in un'intervista stavolta in presenza. Prima di Tahiti, tappa conclusiva del Championship Tour, commentiamo con Leo la qualificazione alle Olimpiadi di Parigi 2024 e la chiacchieratissima paddle battle con Jack Robinson, spingendo lo sguardo anche verso il futuro del surf italiano e la wavepool che, promette Leo, si farà. 1) Il surf per Parigi 2024 gareggerà a Tahiti con un fuso orario completamente diverso, le gare saranno 11h avanti rispetto all'Europa. Leo spiega: "Il surf sarà per forza trasmesso in diretta, mentre noi saremo in acqua non si potranno svolgere altre gare. Avremo un'esposizione mediatica pazzesca". 2) Abbiamo ripristinato la verità sulla paddle battle di J-Bay nella heat degli ottavi contro Jack Robinson. Stab ha messo in scena un bel teatrino pro-Jack dipingendo Leonardo come uno che aveva mollato, distrutto mentalemente. Niente di più falso. E dopo l'intervento di Stab sui social di Tuttologic Surf abbiamo avuto la conferma di aver svelato il loro giochino. 3) "Quiksilver e Billabong non saranno più quelle che erano, i surfisti non vestono più le marche core di surf. Le aziende che producono tavole ed accessori avranno un bel boost invece". La visione di Leo sul futuro della surfing industry.
Ainara Aymat e Sophie Bell sono cresciute a 10.000 km di distanza: sulla costa basca della Spagna la prima, in Sud Africa la seconda. Eppure surfando sin dall'infanzia le ragazze terribili del team Vans sono venute su con gli stessi valori e la stessa insana voglia di partire per avventurosi viaggi a caccia di onde.Entrambe hanno deciso di abbandonare la carriera agonistica per dedicarsi al free surfing, cioè alla produzione di video progetti strutturati e contenuti per i social. Nonostante questo sia di fatto il loro lavoro, nell'intervista sia Ainara che Sophie ammettono che di indole ne farebbero a meno: "Sappiamo quanto è importante per i brand che ci supportano e ci permettono di fare una vita fantastica, però se si potesse eviteremmo. A volte quando sei in mare sapendo di dover portare a casa la clip c'è tanta pressione".
Sandy Alibo ci trasporta in un'altra dimensione: è nata e cresciuta nei Caraibi ma arriva dal Ghana e lo rappresenta con orgoglio e passione. Nel 2016 dopo averci passato del tempo in vacanza decide di stabilirsi lì e fonda Surf Ghana: "Un collettivo nato con l'idea di riunire tutti i surfisti e gli skater del Ghana per sviluppare progetti culturali e soprattutto per aumentare la rappresentanza dell'Africa nei board sports". Il carisma e la travolgente personalità con cui Sandy porta avanti i suoi progetti hanno attirato l'attenzione di brand come Vans, Spotify, New Era e di vip come Kendrick Lamar e Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti, che sono andati fino in Africa per toccare con mano la realtà di Surf Ghana.
Toda joia e soprattutto toda motivaçao em Rio per Leonardo Fioravanti, che finisce con un quinto posto il Rio Pro, ottava tappa del Championship Tour. Una rimonta emozionante in un match chiave contro Jordy Smith ci ha regalato uno dei momenti più esaltanti della stagione. Leo adesso siede in nona posizione nel ranking mondiale con un distacco di meno di 4000 punti dalla zona Finals. Di prospettive, abitudini di vita e del futuro della WSL dopo il licenziamento dell'ex CEO Erik Logan parliamo con Leonardo in una nuova puntata di LEOnde del Tour.
Alberto Carmagnani è ingegnere navale con la passione per la fotografia di surf. Un ninja, non lo vedi: passa e se ne va veloce come il vento, lasciando sempre la sua firma. Non gli piace apparire, preferisce stare dietro l'obiettivo: "Anche perché come tutti i genovesi di base mi faccio i fatti miei, lascio parlare le immagini". Alberto quando scatta il surf non si preoccupa troppo del gesto tecnico o dell'esecuzione della manovra, gli importa più di raccontare una storia: "Le onde che fotografo sono quasi tutte inserite in un contesto cittadino, sto sempre attento ad includere particolari che possano attirare l'attenzione e raccontare la storia del posto. In Liguria poi le onde frangono molto vicino alla costa e la città è sempre subito dietro, a fare da quinta, come a teatro"."Delle foto strette, di surf performante, la gente si dimentica troppo velocemente perché ne è pieno il mondo". Alla scoperta della visione originale e comunicativa di Alberto Carmagnani, ingegnere di professione e fotografo per vocazione.
Artista, imprenditrice, surfista. Natalia Resmini è una di quelle persone con cui parleresti per ore. Di cultura classica e di cultura pop, della storia dei tanti popoli con cui è entrata in contatto nel corso della sua vita. Natalia lavora come illustratrice per aziende dell'editoria e della moda, ma soprattutto è specializzata nella realizzazione di opere d'arte murali, un pretesto perfetto per viaggiare ed imprimere la sua firma in alberghi, ristoranti e ville di tutto il mondo.Infatti racconta: "L'esperienza lavorativa si è sempre incrociata con l'amore per il surf, ho avuto la fortuna di creare un connubio tra le due cose. Dico di esser stata fortunata perché a volte se vai troppo dietro al surf rischi di perdere la bussola". Natalia Resmini ci risponde dal Marocco, la sua seconda casa, dove ha trascorso anche buona parte degli ultimi mesi: "Ad Imsouane sono venuta 15 anni fa per la prima volta, è il paradiso degli amanti del longboard come me. Le persone sono fantastiche, hanno una dolcezza e un rispetto d'altri tempi. Infatti vorrei cogliere l'occasione per sfatare il mito dell'Islam violento con le donne: qui in Marocco mi sento più sicura che a Milano". E in mare? Può capitare che una donna si senta sola in lineup? Più facile, forse, che per un uomo. Invece Nati mi smentisce: "Ma sai che in Costa Rica l'anno scorso sono rimasta scioccata? In acqua c'erano più donne che uomini, dalle bambine alle signore americane in pensione, donne di 60, 70 anni. Anche qui in Marocco ci sono tantissime ragazze in acqua, non sento più di essere in minoranza".
La vita di Vini dos Santos cambia il 25 Febbraio del 2022: a Nazaré si fa lanciare in un'onda che un team di oceanografi affermerà essere alta 100 piedi, oltre 30 metri.È l'apice di un percorso di sacrifici e rinunce: "Ho dedicato la mia vita all'oceano. Per potermi permettere di inseguire le mareggiate e coltivare il sogno del big wave riding ho fatto qualsiasi lavoro: bagnino, operaio, venditore ambulante. Vendevo i cocchi sulla spiaggia". Con umiltà e rispetto, Vini dos Santos si è preso il centro della scena del big wave riding.Ascolta il secondo episodio della serie Tuttologic Surf x Vans Skate & Surf Film Festival Milano.
Lee-Ann Curren ha classe ed eleganza, lo vedi da come tiene la scena sul palco. Non ha bisogno di accattivarsi il pubblico, non ricorre a mosse istrioniche o atteggiamenti da rockstar: semplicemente chiude gli occhi, abbraccia forte la sua chitarra e canta. Un'artista a tutto tondo, che sa emozionare anche attraverso il surf.A lungo nel Championship Tour, Lee-Ann inizia gradualmente ad abbandonare competizioni nel 2014, quando aveva 25 anni: “Mi ero resa conto che l'ambiente delle gare non faceva per me: troppo rumoroso, troppo improntato alla performance. Tutte le ragazze volevano soltanto prevalere l'una sull'altra”. Attualmente Lee-Ann Curren si divide tra la carriera musicale e quella di free surfer impegnata in progetti quasi sempre realizzati in collaborazione con Vans, suo main sponsor.Ascolta il primo episodio della serie Tuttologic Surf x Vans Skate & Surf Film Festival Milano.
Solido quinto posto di Leo Fioravanti, ispiratissimo anche nel commentare le polemiche generate dai risultati del Surf Ranch Pro: "Con i giudici è sempre stato così, all'inizio della stagione sono più rigidi e poi a metà stagione cambiano il metro di valutazione". Il riferimento è all'accesa discussione messa in piazza da Medina, Toledo e Ferreira, che chiedono più chiarezza sui criteri di giudizio e lamentano una preferenza per il power surfing conservativo. Leonardo, come Ethan Ewing ed il vincitore di tappa Griffin Colapinto, ha scelto di puntare tutto su carve energici e combinazioni ammazza-gambe: "Col mio preparatore abbiamo sviluppato un protocollo fisico veramente efficace, anche durante le heat ho seguito una precisa routine, ma non rivelerò il segreto ai miei competitor. Toledo ha dovuto sudare per battermi".
Bells Beach è stata per Leonardo Fioravanti una tappa di transizione: la seconda eliminazione consecutiva al round 3 è stata smacchiata dallo scampato pericolo del cut, perché Leo è matematicamente dentro al taglio di metà stagione. Nel podcast Leonardo Franceschini spiega il sistema di qualificazione olimpica e perché al momento l'Italia può già sperare di avere almeno un rappresentante. Nei fatti in evidenza anche i 60 anni di Bells, l'incredibile coincidenza dietro al successo di Ethan Ewing e una polemica sul format di un CT diventato un po' palloso.
"Nessuno ti paga per surfare: se esci dall'acqua incazzato, c'è qualcosa che non va". Un'idea o due su cosa non vada Matia ce l'avrebbe, occupandosi di costruire tavole da oltre 20 anni. Questa storia ha inizio verso la fine degli anni '90 su un treno da Sanremo ed Imperia: "La ferrovia vecchia passava lungo la costa e dall'alto potevo ammirare tutti gli spot. In acqua al tempo c'erano i francesi che facevano localismo in Italia, pensa te. Era una guerra territoriale". Dalla Liguria a Somo, dove Matia si è trasferito nel 2004 per lavorare da Full&Cas, uno dei maggiori produttori di tavole da surf in Europa: “Lavorare in catena di montaggio mi ha insegnato tanto, ma dopo un po' diventa alienante”. Nel 2020 diagnosticano un tumore al figlio di Matia, che al tempo aveva 3 anni e mezzo: "La mia vita è andata a puttane". Ma combattendo insieme a suo figlio ha avuto il coraggio di andare avanti, trovando le difficoltà la forza di reagire. E fondare Happybay.
Ricevo un messaggio vocale. È Giovanni Evangelisti, uno dei più assidui cacciatori di onde mediterranee: "Leo devo assolutamente parlarti, ho delle cose importanti da raccontare". Giovanni è appena tornato da Nazaré, l'arena europea del big wave riding. L'8 febbraio si è conclusa una ricerca durata più di 20 anni: “Ce l'ho fatta, ora non ho più niente da dimostrare a me stesso, quell'onda mi ha cambiato la vita. Adesso sono in pace e mi sento una persona migliore”. Il racconto di un'esperienza sulle montagne russe delle emozioni: paura, calma, euforia e depressione ma niente panico, perché in situazioni estreme non c'è spazio per il panico.
Il "Ponza" rappresenta l'essenza del free surfing, l'arte di surfare senza preoccuparsi del giudizio altrui. Con Alessandro in acqua l'occhio ha sempre la sua parte: sin dai primi anni 2000, il talento di Ale Ponzanelli nel longboard classico è stato rappresentato da un ristretto circolo di artisti dell'immagine, maniaci dell'estetica come Luca Merli (regista) o Filippo Maffei e suo fratello Luca (entrambi fotografi e videomaker). Stavolta niente telecamere né obiettivi, con la voce ed i silenzi riflessivi Ponza ci racconta della sua Versilia e di (dis)avventure in luoghi remoti inseguendo un sogno che, ammette Alessandro, "mi ha portato a rinunciare troppo presto agli studi e di conseguenza ad una vita più sicura".
L'onda di Sunset Beach ti obbliga ad una lotta di fisico e di potenza, questa gara è un inno al power surfing. Leo Fioravanti si getta nella mischia e porta a casa un solido nono posto. Noi di Tuttologic Surf insieme a tanti altri tifosi del surf italiano lo aspettiamo in Portogallo, dove si presenta da numero 4 del ranking mondiale.
Nik Zanella è appena tornato dal primo storico surftrip in Corea del Nord. Dall'altro capo del telefono c'è un giornalista della BBC: “Che effetto le fa aver surfato in un paese in cui torturano le persone?”.È una domanda provocatoria, un'insinuazione che mette in dubbio lo spessore morale di Nik. Ma la sua risposta spegne la polemica sul nascere: “Io penso che il surf non sia uno sport che ti rende libero, ma è sicuramente uno sport che ti fa sentire libero. E non credo ci sia nessuno che ne ha più bisogno dei nordcoreani adesso”.Nik Zanella è un libro di storia del surf. In parte perché l'ha fatta e vissuta, in parte perché la conosce come pochi altri. Surfista esploratore, fondatore di SurfNews (rivista del surf italiano pubblicata dal 1994 al 2012), formatore della ISA, allenatore della nazionale cinese.
Leonardo Fioravanti ha scritto alle Hawaii un'altra pagina della storia del surf italiano.Perché festeggiare con tanta enfasi un secondo posto a Pipeline? Perché uno come Leo non sarebbe mai dovuto nascere in Italia. Le probabilità che un surfista così forte uscisse dal nostro paese erano prossime allo zero. Vedere l'Italia così in alto nel surf equivarrebbe ad avere un atleta centrafricano sul podio in coppa del mondo di sci.Inizia col botto una nuova stagione di LEOnde del Tour, il podcast che racconta la vita di Leonardo Fioravanti sul Championship Tour attraverso la sua voce.
Andrea Lamorte è la risposta a diverse domande che ci frullano nella testa ogni volta che andiamo a surfare. Si può raggiungere un bel livello iniziando da grandi? Sì, Andrea è di Torino, ha iniziato a 18 anni e spacca. È possibile migliorare attraverso una routine di allenamento a secco? Sì, si può. Andrea è laureato in scienze motorie, specializzato in osteopatia e surf coach. Ha sperimentato su di sé un metodo che mixa condizionamento aerobico, esercizi posturali e lavori di forza. Per la parte tecnica utilizza il surfskate con la finalità di trasferire i movimenti dall'asfalto all'acqua.
Leonardo Franceschini ci accompagna in un viaggio tra le migliori onde dell'inverno italiano. Il 18 Gennaio 2023 una mareggiata eccezionale ha raggiunto le coste della Liguria dopo aver viaggiato per oltre 1000km. Delle condizioni straordinarie, di portata oceanica, che hanno attirato a Varazze, Liguria, i top surfer d'Italia e non solo. Il racconto di un Mercoledì da Leoni. O'Neill Ride of the Winter Italy è un contest che nasce per premiare lo spirito e la passione dei surfisti italiani. Freddo, vento, pioggia, persino neve: non importa la condizione, per chi va a caccia di onde nel Mediterraneo conta soltanto essere i primi ad uscire in mare per surfare.
Jacopo Causa, 28 anni, from Varazze Town. Shaper artigiano cresciuto professionalmente in Australia, vena ribelle e guizzi da artista, il fondatore di CJ Surfboards si distingue per le contaminazioni stilistiche derivate da un passato tra skate, concerti punk hardcore e centri sociali: "Era un bel devasto". A 18 anni ha fatto la stagione per mettere da parte i soldi e volare in Australia: "Arrivato lì ho perso la testa: ragazzi ovunque, skatepark vista mare, onde tutti i giorni. Per me era tutto nuovo. Ti dico solo che non avevo mai visto l'oceano prima". Che coraggio. CJ continua: "È stato scioccate constatare che in Australia uno shaper viene visto come un panettiere in Italia, un lavoratore qualunque". Non le manda a dire ai grandi marchi della surfing industry tacciati di non avere la stessa cura dei piccoli shaper: "Sì perché non è solo una questione di politica o filosofia, se hai occhio capisci che i prodotti dei brand mainstream spesso hanno meno qualità". CJ sempre all'attacco con idee chiare e mentalità underground.
Filippo Orso si è fatto strada nel surf senza mai perdere l'entusiasmo o la voglia di reinventarsi. Da atleta ad istruttore, poi guida nei surfcamp che organizza personalmente, quindi influencer ed infine consulente e tester di Bear Surfboards. Mille vite in una per rispondere ad una delle domande che fanno parte della liturgia di questo podcast: si può vivere di surf in Italia? Filo ha detto "sì", ovviamente, perché lui ne è l'esempio, ma il suo è un "sì" seguito da un "però".
Chi surferà la migliore onda dell'inverno italiano? O'Neill Ride of the Winter Italy nasce per premiare lo spirito e la passione dei surfisti italiani. Il contest si divide in 2 categorie: - Categoria Open: 1000€ in cash price- Categoria No Sponsor: 1 anno di fornitura O'Neill Il periodo entro cui si potranno inviare le migliori onde filmate va dal 15 Novembre 2022 al 31 Marzo 2023. Su tuttologicsurf.it il regolamento completo e le modalità di iscrizione ad O'Neill Ride of the Winter Italy. La prima cosa che il surfista mediterraneo fa la mattina quando si sveglia è controllare le previsioni del mare: studia le mappe, incrocia le fonti, sfoglia le diverse app che colleziona sullo smartphone. È come un rito, il nostro modo per alimentare la speranza di una mareggiata che spesso non c'è. Le onde migliori arrivano d'inverno, ma il più delle volte si manifestano e scompaiono in un istante. Il surfista mediterraneo è perfettamente in sintonia col mare, vive per essere nel posto giusto al momento giusto. Talento e maestria non bastano: qui si sopravvive solo con passione, resilienza e con la capacità di superare i fallimenti, perché se vuoi surfare onde epiche in Italia devi mettere per forza in conto alcune delusioni. Fa parte del gioco, ne siamo consapevoli, e per questo non ci tiriamo mai indietro. Freddo, vento, pioggia, persino neve: non importa la condizione, conta soltanto essere i primi ad uscire in mare per surfare.
In pochi sanno che il secondo marchio che produce più tavole in Europa è di un imprenditore e shaper italiano, Alberto Galletti. Stiamo parlando di RT Surfboards, società francese attiva dal 2000 ad Anglet, paesino a metà strada tra Hossegor e Biarritz. Una storia che si discosta dalla solita retorica del fondatore visionario per mettere in evidenza le difficoltà di chi è riuscito a costruire una solida realtà nel mondo del surf: "Chi inizia questo lavoro lo fa per passione e spesso fallisce per lo stesso motivo, perché per sopravvivere nel nostro ambiente bisogna essere estremamente efficienti e stakanovisti". Alberto ha ragione: pochi artigiani del surf riescono a rendere la principale fonte di guadagno quello che il più delle volte è un secondo lavoro, un hobby. La vocazione di Alberto Galletti di RT Surfboards per le tavole nasce quasi senza motivo nel 1983, a Bologna, quando insieme al cugino matura l'idea di costruire ben tre: 2 windsurf e 1 surf. "Non sapevamo nemmeno come utilizzarle, non avevamo mai surfato prima", ammette il nostro ospite. Ma come caspita poteva venirti in mente di fare surf a Bologna a metà degli anni '80? Questa e tante altre storie sono raccontate nel podcast.
Dal modo in racconta la sua nuova avventura amorosa col surf si capisce che Federica Monacelli è un'atleta vera. Una donna con una storia di titoli, medaglie e prestigiose partecipazioni in diversi sport: pugilato, vela, kite e tennis per nominarne alcuni. Il suo consiglio è chiaro e non ammette repliche: "Nello sport bisogna affidarsi a dei professionisti, altrimenti ad essere sempre autodidatti si rallenta il processo di miglioramento. In più quando ti fai seguire da un maestro impari a conoscere tutte quelle regole che ti fanno vivere meglio un'esperienza". Nel pugilato Fede si confrontava spesso con gli uomini, una volta ha addirittura preso una testata sul naso perché l'altro aveva rosicato. Essendosi fatta strada in un mondo così machista, le dinamiche aggressive e maschie che si vivono sulla lineup non la preoccupano: "Anche perché io sono estremamente consapevole, finché non mi sentirò pronta non mi metterò in situazioni di tensione come vedo in Liguria ad esempio. Vado poco a surfare in Italia, c'è troppa gente".
A Nick non piacciono le definizioni ma dovrà scusarmi perché chi come me scrive, vive di titoli e definizioni: ne abbiamo bisogno per fissare dei concetti. Nick Pescetto è il king dei contenuti sugli sport estremi. Di quest'intervista mi sono rimaste impresse due affermazioni.Parlando del suo rapporto con l'adrenalina Nick ha detto: “Gli sport estremi mi hanno insegnato a prendere nella vita delle decisioni che portano a delle conseguenze a volte anche gravi”.E invece quando gli ho chiesto del futuro, la risposta è stata: “Nel futuro voglio imparare a vivere nel presente, pianificare meno credendo nella direzione che ho intrapreso”.
Il viaggio e lo sport sono le colonne portanti di un dialogo intimo e personale con Giulia Calcaterra, che si confessa su argomenti come paura, adolescenza, rispetto, invidia e solitudine. Ogni capitolo dell'intervista è associato ad un numero significativo per Giulia.0 come l'invidia, "con cui convivo da quando ero ragazzina". 14 è il viaggio perché nel 2014, dopo aver superato la paura di una vita nel mondo dello spettacolo, un volo per l'Australia ha dato il via al percorso della Giulia Calcaterra che tutti oggi conosciamo. Racconta così il successo su Instagram: “Non sapevo cosa stavo facendo, pubblicavo a sensazione, raccontando di me. Ricordo foto bruttissime e sgranate con la GoPro”. Instagram, già, ai tempi di Striscia la Notizia le era proibito usarlo: “Me l'hanno fatto chiudere perché l'opinione pubblica mi stava massacrando. Avevo 19 anni". Giulia ci parla della sua adolescenza, della solitudine e dell'importanza che il fitness ha avuto nella sua prima fase da influencer: “Postavo i miei allenamenti, al tempo avevo preso qualche kilo e volevo tornare in forma. Oggi me ne frego dell'aspetto estetico e faccio workout per prepararmi agli sport estremi”. E poi c'è il discorso del rispetto, che si lega anche all'esperienza di Nazaré: “Nic Von Rupp non accetta di portarti là fuori per caso. Ho spesso a che fare con gruppi di sportivi molto chiusi, gelosi e protettivi. Parlo degli ambienti del surf o del paracadutismo, da cui ricevo un mare di critiche ma lo capisco, non posso piacere a tutti. Per ottenere rispetto seguo le regole che vanno seguite e faccio del mio meglio per non dare fastidio a nessuno”.
Ho parlato diverse volte con Roby della contrapposizione tra atleta - persona che deve concentrarsi sulla carriera sportiva e poi, semmai, dovrebbe creare contenuti - e content creator legati allo sport, a cui i brand nel 2022 decidono di associarsi più volentieri. Per un sano e produttivo contraddittorio al tavole della discussione abbiamo invitato anche Nick Pescetto, content creator di sport estremi ma anche un po' atleta, e le manager di Foodspring Giulia Valbonesi e Cecilia Ferilli, che sono pagate per selezionare e valutare il rendimento di figure come Roby e Nick.
Una chiacchiera a 3 sul palco di XMasters con Nick Pescetto e Roby D'Amico per introdurre "Missione Euridice", documentario di Marco Spinelli che racconta l'impresa di rimozione di 1 tonnellata di reti abbandonate a 30 metri sott'acqua nel Golfo di Cefalù. L'amore per il mare è il filo conduttore dell'amicizia tra Marco, Roby e Nick, ragazzi che sfruttano la propria visibilità per diffondere consapevolezza ed ispirare le persone ad agire in difesa dell'ambiente.Con la partecipazione di Gianluca Gazzoli, che Venerdì 22 Luglio era ospite di XMasters. Lo ringraziamo per aver voluto unirsi alla discussione.
Camilla Roses ne fa mille: è una videomaker e fotografa di talento, organizza spedizioni avventurose in Africa, è la manager della Creative Academy fondata da Nick Pescetto e soprattutto sta per lanciare una sua linea di calzini - so che a questo ci tiene, perciò lo metto nella bio. Venendo invece più verso il nostro mondo, Camilla è insieme al suo fidanzato Michele Borboni tra i fondatori di Pachamama, un brand di surfhouse che ha fatto la sua prima apertura ad Ericeira. La prossima dovrebbe essere alle Canarie. "Pensa quanto mi attaccheranno quando aprirò la mia surfhouse e vedranno che faccio schifo a surfare", mi ha detto Camilla col suo fare sempre autoironico e scherzoso. Una ragazza di 26 anni che sta riuscendo a fare delle sue passioni un lavoro.
Se dici Maremma pensi al vino, alla carne, ad una campagna sconfinata che arriva fino a gettarsi nel blu del Mar Tirreno. Capalbio, Porto Ercole, Talamone, Punta Ala: località bellissime, ma non proprio degli spot adatti al surf, eccezion fatta per Ansedonia e Castiglione. Roberto Guicciardini di Bob Surfboards sta contribuendo a mettere la Maremma sulla mappa del surf italiano. Si definisce "un ragazzo di campagna dal senso pratico”, al posto di uno smartphone tiene un Nokia 3310 in tasca e sciorina perle di saggezza popolare con la simpatia tipica del toscanaccio. “Il surf è una cosa semplice, con meno pretese ci si diverte di più”. La filosofia di Bob, lo shaper di campagna.
La reazione da combattente di Leonardo Fioravanti non si è fatta attendere. Nemmeno il tempo di digerire l'eliminazione dal Championship Tour, da Margaret River di corsa in volo verso il lato opposto dell'Australia: Snapper e poi Manly, quinto e terzo posto. In questi giorni Leo è in Sud Africa e guarda tutti dall'alto nella classifica delle Challenger Series, il circuito di qualificazione per tornare nei top34. Fiducia in ripresa: “Sono fiero di me, non era facile reagire in quel modo. Adesso devo ritrovare quel qualcosa che avevo in gara quando ero più giovane”. Con l'ausilio delle domande arrivate dal pubblico tramite Instagram, una nuova puntata di LEOnde del Tour.