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TRASCRIZIONE E VOCABOLARIOPuoi sostenere il mio lavoro con una donazione su Patreonhttps://www.patreon.com/italianosiPer €2 al mese riceverai le trascrizioni di tutti i PodcastPer €3 al mese riceverai, oltre alle trascrizioni, anche una lista dei vocaboli più difficili, con spiegazione in italiano e traduzione in inglese.TRASCRIZIONECiao a tutte e ciao a tutti, bentornati o benvenuti nel podcast di italiano sì. Vi avverto che oggi sono malata e quindi la mia voce potrebbe abbandonarmi in certi momenti. Perdonatemi. Avevo comunque voglia di registrare questa puntata e quindi… eccomi qui. In realtà sono malata già da domenica e oggi è venerdì, quindi da cinque giorni. Perché? Perché sono malata? Perché Aaron ha cominciato l'asilo, il mio bambino ha cominciato l'asilo (l'asilo sarebbe il kindergarten). Abbiamo fatto tre giorni di inserimento, cioè di introduzione all'asilo per lui con me presente, e questi tre giorni sono stati sufficienti per farci ammalare tutti e due. Quindi adesso abbiamo passato tutta la settimana a casa e temo che dovremo ricominciare l'inserimento da capo. Spero che non continueremo ad ammalarci ogni volta che proviamo. [...]MY YOUTUBE CHANNELSupport the show
Durante la mattinata di giovedì 13 marzo, nel programma Degiornalist – condotto da Fabiana Paolini e Claudio Chiari – abbiamo ospitato Nina Zilli, cantautrice, personaggio televisivo e conduttrice radiofonica, che ha partecipato 4 volte al Festival di Sanremo e nel 2012 ha rappresentato l'Italia all'Eurovision Song Contest. Prima del tour estivo Nina Zilli sarà in concerto a Milano, il 26 marzo presso il Teatro Carcano, e a Roma, il 27 marzo presso l'Auditorium Parco della Musica: «I concerti a teatro sono molto intimi, ma anche molto immersivi e arriva di più l'energia del pubblico. A Milano ci sarà anche una super sorpresa che ho già spoilerato qualche giorno fa: ci sarà anche il Redemption Gospel Choir».DA RAGAZZINA AVEVO IL BAFFO E NON MI FILAVANO – «Penso che tantissimi tra quelli che fanno il mio lavoro hanno avuto un'infanzia così, un po' traumatica. Da ragazzina avevo anche quella cosa che si chiamava baffo. Attenzione, non i baffetti! Perché un giorno un giornalista scrisse: in più aveva i baffi neri. Io dico "No, guardi, ma p**** miseria!"».TUTTA L'EMOZIONE NEL NOME DI MIA FIGLIA - «Il nome di mia figlia è Anna Blue, con la "e" per ricordare la "blue note", la nota che mi smuove tutto, che mi commuove, quella del blues, del jazz e del rhythm and blues. Se sento Pino Daniele, Zucchero, Giorgia o tutti quelli che non ho citato, se sento la blue note vado fuori di testa».AUTOTUNE SI O NO? – «Penso che il sound sia fondamentale per un artista. Per cui se un artista vuole usare l'autotune va benissimo perché l'autotune fa parte di di un mondo, di uno stile. Ma ho un'altra cosa da dirvi: saper cantare bene nel nostro lavoro non è importante. Penso ai The Clash, ai Ramones, penso ai The Cramps. La gente amava le loro canzoni nonostante cantassero stonati, perché la musica non è solo perfezione. È qualcosa che ti prende la pancia e può anche essere fatta male, cruda, però vera».
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L'agghiacciante confessione di un ragazzo di 23 anni arrestato in Francia.Support this podcast at — https://redcircle.com/storia/donationsAdvertising Inquiries: https://redcircle.com/brandsPrivacy & Opt-Out: https://redcircle.com/privacy
#359 - Thai CheeseburgerL'altro giorno sono andato a mangiare in un piccolo ristorantino locale, sull'isola di Yao Noi.Avevano un atmosfera fuori dal comune, con una elegante musica jazz di sottofondo e lo spazio per pochissimi tavolini.Ho guardato il menu, che era lì sul tavolo, e per cambiare un po' da ciò che mangio abitualmente, ho scelto di spararmi un bel cheeseburger.La foto che accompagnava la sua disponibilità sul tavolo, era particolarmente succulenta e avevo già l'acquolina in bocca al pensiero di assaporarlo.Ordine eseguito, 5-10 minuti e arriva quello che sembra essere un hamburger classico, ma… con qualcosa in meno.Nooooo….Avevo in mano un cheeseburger senza burger dentro.Ero così incazzato che non sapevo più che fare.Quindi, ho fatto un bel respiro profondo e ho detto: riguardiamo il menu, vediamo bene che cosa è che ho ordinato. Non fosse mai che ordinato pensando di ordinare un qualcosa mentre in realtà ho ordinato qualcosaltro?Ho preso il menu in mano e ho guardato bene, quello che c'era scritto.Non potevo credere ai miei occhi.In pratica sul menu c'era scritto chiaro e tondo. Cheeseburger contiene tutto, incluso il cheese, ma non il burger. Il cheeseburger, è un burger dove il burger è il cheese.Mai vista una cosa così.Adesso, ho voluto fare anche una verifica cercando su Google per cheeseburger in Thailandia, e se guardi anche tu le foto che appaiono, ti rendi conto che quello che è un cheeseburger per te è tutt'altra cosa da questo lato del pianeta. Morale della favola:Quello che tu etichetti in un modo, può avere tutt'altro significato per chi viene da un altro paese, cultura o lingua. Quindi quando chiedi qualcosa a persone che non conosci o sei in un posto lontano da casa, chiedi sempre descrivendolo ciò che desideri, invece di pensare che ciò che dici e richiedi sia universalmente riconosciuto.Scegliere guardando solo la superficie delle cose, ciò che appare e sembra, spesso può portare a grandi delusioni. Ciò che è necessario fare è sempre guardare oltre le apparenze, le sembianze, specialmente di ciò che luccica, perché anche in natura, ciò che luccica è spesso generato per attirare e catturare le prede. Watchout.E' necessario altresì informarsi, guardare bene e leggere con attenzione i dettagli e guardare alle azioni e non alle parole, non sottovalutando mai questo aspetto. _______________Info Utili• Sostieni questo podcast:Ottieni feedback, ricevi consigli sul tuo progetto onlinehttps://Patreon.com/Robin_Good• Musica di questa puntata:"Sincere Love" by Joakim Karud disponibile su Bandcamp• Nella foto di copertina:Thai cheeseburger. • Nuovo canale Instagram (ciò che vedono i miei occhi: momenti non in posa):https://instagram.com/giggi_canali • Dammi feedback:Critiche, commenti, suggerimenti, idee e domande unendoti al gruppo Telegram https://t.me/@RobinGoodPodcastFeedback• Ascolta e condividi questo podcast:https://www.spreaker.com/show/dabrandafriendArchivio completo organizzato per temi:https://start.me/p/kxENzk/da-brand-a-friend-archivio-podcast• Seguimi su Telegram:https://t.me/RobinGoodItalia• Newsletter in Inglese:https://robingood.substack.com - Fuoco su costruire fiduciahttps://goodtools.substack.com - Tool alternativi a costo zerohttps://curationmonetized.substack.com - Creare revenue organizzando informazioni.
SANREMO (ITALPRESS) – Francesca Michielin ha raccontato il cambiamento radicale vissuto dopo l'intervento subito un anno e mezzo fa per l'asportazione di un rene. "Avevo il diaframma bloccato, non riuscivo a cantare, avevo dolori fortissimi. Mi chiedevo se sarei mai tornata su un palco. Ora mi sento meglio di prima, più forte, più sana. È come se il mio corpo mi piacesse di più. Nella filosofia cinese il rene rappresenta la paura di non farcela. Io non ce l'ho più, quindi non ho più paura". xg8/tvi/gtr
Con grande piacere torna per la seconda volta al Festival di Sanremo Clara, già vincitrice di Sanremo Giovani nel 2024 e che quest'anno, per la 75esima edizione del Festival, porta il brano Febbre, nata da un'analisi introspettiva della stessa Clara e che parla di quanto sia importante trovare la versione migliore di sé stessi anche negli alti e bassi della vita, un brano che riguarda davvero tutti e che sa emozionarci! Clara è stata ospite sul truck di Radio Number One insieme ai nostri Stefano Fisico e Andrea Ferrari. Se Febbre dovesse avere un'immagine sarebbe «un bel cubetto di ghiaccio con dentro un termometro che quando si scioglie». La cantante ha anche voluto aprire La farmacia dell'amore, uno spazio fisico a Sanremo per trattare la salute mentale. «Volevo creare questo spazio a tutti i costi. Avevo paura di non riuscirci perché comunque è un tema delicato anche dal punto di vista burocratico, insomma è stato è stata tosta, però sono molto felice. C'è la dottoressa Laura che fornirà colloqui gratuiti di 30 minuti alle persone. C'è uno spazio dove si parlerà di sessuologia. Comunque il tutto è per conoscere se stessi, un percorso per conoscere se stessi secondo me è importante».
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WASHINGTON (STATI UNITI) (ITALPRESS) - Un uomo modesto, bastava guardare il suo sorriso. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ricordato così Jimmy Carter in occasione ai funerali di Stato per il 39esimo presidente degli Stati Uniti, tenutisi a Washington. Biden ha anche ricordato la sua amicizia con Carter, lunga quasi 60 anni: "come una famiglia abbiamo condiviso i ricordi di quasi sessant'anni trascorsi insieme", ha detto. "Avevo 31 anni ed ero senatore" "e oggi posso dire che ha segnato il mio destino”. xp6/abr/gtr
WASHINGTON (STATI UNITI) (ITALPRESS) - Un uomo modesto, bastava guardare il suo sorriso. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ricordato così Jimmy Carter in occasione ai funerali di Stato per il 39esimo presidente degli Stati Uniti, tenutisi a Washington. Biden ha anche ricordato la sua amicizia con Carter, lunga quasi 60 anni: "come una famiglia abbiamo condiviso i ricordi di quasi sessant'anni trascorsi insieme", ha detto. "Avevo 31 anni ed ero senatore" "e oggi posso dire che ha segnato il mio destino”. xp6/abr/gtr
WASHINGTON (STATI UNITI) (ITALPRESS) - Un uomo modesto, bastava guardare il suo sorriso. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ricordato così Jimmy Carter in occasione ai funerali di Stato per il 39esimo presidente degli Stati Uniti, tenutisi a Washington. Biden ha anche ricordato la sua amicizia con Carter, lunga quasi 60 anni: "come una famiglia abbiamo condiviso i ricordi di quasi sessant'anni trascorsi insieme", ha detto. "Avevo 31 anni ed ero senatore" "e oggi posso dire che ha segnato il mio destino”. xp6/abr/gtr
ROMA (ITALPRESS) - Un'altra bracciata nella storia. Novella Calligaris, mito assoluto del nuoto italiano e non solo, compie settant'anni. Nata a Padova il 27 dicembre 1957, Novella batte tutti i record di precocità e porta a casa tre medaglie olimpiche, un oro e due bronzi, ai Giochi di Monaco 1972. Nel suo palmares vanta anche tre medaglie iridate (un oro e due bronzi) e tre medaglie europee (un argento e due bronzi) oltre a decine di titoli italiani. “Non mi sento un mito dello sport italiano, mi sento uno spartiacque - ha dichiarato Novella Calligaris nel corso di un'intervista presso la sede romana dell'Italpress - Quello che ho fatto io alla mia epoca è stato qualcosa di straordinario per una donna. Ero una ragazzina esile che non aveva i muscoli o un fisico alto due metri”. Diventa un'atleta straordinaria anche per via del connubio che si crea con la sua squadra, la Rari Nantes Patavium 1905, e l'incontro con il suo storico allenatore Costantino Dennerlein detto ‘Bubi' e scomparso un anno fa: “Bubi è stato un faro nella mia carriera sportiva e non solo - ha raccontato Calligaris - Lui non era solo un grandissimo allenatore riconosciuto in tutto il mondo, ma era anche un filosofo dello sport". "Avevo un rispetto totale nei suoi confronti, non l'ho mai messo in dubbio anche se mi faceva fare delle cose pesanti però mugugnavo e le facevo tutte sino in fondo. Devo dire grazie a lui, è stato fondamentale non solo nello sport ma anche nella vita. Mi ha insegnato il rispetto delle regole, mi ha insegnato a rialzarmi quando sono caduta e poi mi ha insegnato a perdere”. Un verbo che Novella non conosceva in Italia, ragion per cui il suo allenatore la portava a gareggiare contro le atlete della Germania dell'Est: “Loro battevano un po' tutte, il problema è che loro erano state sottoposte ad un doping di Stato - ha spiegato - Quelle ragazze non avevano scelto la via del doping, sono state delle vittime. Chi ha chiesto indietro le medaglie, con la caduta del muro, si doveva vergognare. L'unica cosa che rimaneva a queste ragazze era quella medaglia. Molte ragazze sono morte, molte hanno avuto tumori, molte hanno avuto figli deformi e vogliamo togliergli anche le medaglie?”. Novella chiude la sua carriera a soli vent'anni ed oggi è giornalista, presidente dell'Associazione Azzurri Olimpici d'Italia (ANAOAI) e nonna di due splendidi nipotini. “Ho fatto un figlio meraviglioso che è il centro della mia vita, ma devo dire grazie a tutta la mia famiglia. Se dovessi scegliere vorrei essere ricordata per quello che sono. Con i miei difetti e con i miei pregi”.gm/mrv
In questa lezione imparerai le seguenti frasi: Di cosa hai paura? / Ho paura del buio. / Francamente / Francamente, ho paura di volare. / Come già sai / Come già sai, ha paura dei ragni. / Non ho paura di volare. / Hanno paura dei pagliacci. / Avevo paura di dirgli la verità.
In questa lezione imparerai le seguenti frasi: Di cosa hai paura? / Ho paura del buio. / Francamente / Francamente, ho paura di volare. / Come già sai / Come già sai, ha paura dei ragni. / Non ho paura di volare. / Hanno paura dei pagliacci. / Avevo paura di dirgli la verità.
In questa lezione imparerai le seguenti frasi: Di cosa hai paura? / Ho paura del buio. / Francamente / Francamente, ho paura di volare. / Come già sai / Come già sai, ha paura dei ragni. / Non ho paura di volare. / Hanno paura dei pagliacci. / Avevo paura di dirgli la verità.
Avevo iniziato a scrivere la puntata nei giorni in cui si discuteva della partecipazione di Leonardo Caffo alla fiera "Più libri più libri" di Roma. Il filosofo era stato invitato da Chiara Valerio nonostante il processo in corso per maltrattamenti aggravati stonasse con la dedica del festival a Giulia Cecchettin. Nel frattempo il primo grado di giudizio si è concluso con una condanna.
Oggi, 17 dicembre, all'interno di Degiornalist - Gli Spaccanotizie, in compagnia di Fabiana e Claudio Chiari, è stato ospite Stefano Senardi, produttore discografico e storico amico di Pino Daniele, in occasione del lancio del docufilm Nero a metà dedicato all'artista napoletano. Il contenuto, firmato proprio da Senardi e Marco Spagnoli, sarà al cinema il 4, 5 e 6 gennaio 2025, a 10 anni dalla scomparsa del compianto Pino. «Lui ci manca tanto - esordisce il produttore -. Avevo in testa da tempo di creare questo documentario. Un racconto intimo, realizzato tramite interviste e ricordi nella sua Napoli, città per la quale Pino Daniele ha fatto grandi cose. Come il concerto del 1981 in Piazza del Plebiscito, dove ad assistere vennero 200mila persone grazie solo al passaparola. Una folla talmente entusiasta e numerosa che impossibilitò la Rai di riprendere il concerto com'era previsto. Tutto ciò avvenne in un momento delicato, in cui i napoletani si stavano risollevando dal dramma del terremoto dell'Irpinia (1980), tornati a ridere proprio quella sera di 43 anni fa. Pino ha trasformato il napoletano in linguaggio universale». CHITARRA - Pino e la chitarra: un'amore sconfinato alla ricerca della perfezione. «Da quando ne ha comprata una a 8 anni non se n'è più separato - continua Senardi -. È diventato uno dei migliori chitarristi al mondo, tecnicamente era un mostro. La portava sempre con lui. Questo dimostra due cose: uno che Pino era una persona attenta e scrupolosa, non smettendo mai di incuriosirsi. Dall'altra insegna che non bisogna mai darsi per vinti». IL RICORDO - Come non tornare indietro nel tempo e dar spazio e voce ai ricordi. Scavando nella memoria e nel cuore a Senardi la prima cosa che manca è «il suo sorriso dolce e beffardo. Lui ostentava sicurezza, ma poi aveva tante ansie e paure. Amava la libertà e la giustizia, ma soprattutto divertirsi». Dal docufilm si evince quanto ancora «Pino Daniele sia ancora vivo. Abbiamo dato risalto alla sua presenza dove anche Napoli è protagonista del documentario. Ieri abbiamo fatto una proiezione per la stampa, c'era gente con le lacrime agli occhi. Ho ricevuto tanti abbracci» conclude Stefano Senardi.
Parliamo di endometriosi e della sua rappresentazione nei media tradizionali, TV, cinema e letteratura, con un'ospite eccezionale, Tea Ranno autrice di "Avevo un fuoco dentro" e di altri bellissimi romanzi che hanno al centro storie di donne. Trovate Avevo un fuoco dentro su Amazon e in tutte le librerie. Lascia 5 stelle o una recensione, condividi e aiuta a crescere questo progetto, indipendente e autofinanziato. Seguimi su Instagram come @valentinapontello_ginecologa e scarica un estratto gratuito del mio libro Endometriosi: come curarsi con la medicina integrativa Music from #Uppbeat (free for Creators!): https://uppbeat.io/t/swoop/mornings License code: 52J7CSPWGGP96BGL
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7989COSA HO IMPARATO DIVENTANDO CASALINGA di Samantha Stephenson Era notte fonda quando mi sono recata al pronto soccorso. Mi bruciavano i polmoni e avevo tossito un po' di sangue. Ho cercato di mantenermi calma, per evitare di farmi prendere dal panico prematuramente. Se fosse stato quello che pensavo fosse, c'erano ottime possibilità che potessi morire. Mi dicevo: "non voglio lasciarmi tutto alle spalle, ho pregato, ma se stasera è la fine, per favore riportami a casa".Dicono che esiste una profonda connessione tra il corpo e la mente. In questo senso è giusto che io sia quasi morta soffocata. Ho iniziato a soffocare molto prima di non riuscire più a respirare.Ero nel primo trimestre della mia seconda gravidanza, nauseata ed esausta. Mio marito si stava riprendendo da una serie di interventi chirurgici e il dolore lo rendeva irritabile. Mia figlia aveva due anni e questo la rendeva irritabile. Non mi sentivo in grado di dedicare tutta la mia attenzione a nulla: né alla mia famiglia, né ai miei studenti, né al mio lavoro. Per le lezioni della scuola di specializzazione guidavo nel traffico di Los Angeles per frequentarle due sere a settimana. Ho lasciato andare tutto ciò che non era essenziale. Ho smesso di socializzare al lavoro per rispettare le scadenze. Ho smesso di fare volontariato. Le amicizie hanno sofferto.La vicinanza alla morte porta chiarezza alla vita. A cosa stavo pensando quando ho scelto di impegnarmi in così tante cose? Vivevo a un ritmo frenetico, senza mai fermarmi per prendere fiato. E ora non potrei nemmeno se lo volessi.A quanto pare, i coaguli di sangue non mi hanno ucciso. Ho perso solo una piccola parte del polmone sinistro. Non sono morta, ma non ero nemmeno la stessa persona. Ero stanca non di dedicarmi a tutto, ma di non avere mai abbastanza da dare. Avevo finito di vivere la vita a metà. Era ora di lasciare tutto e vivere per ciò che conta.HO LASCIATO IL MIO LAVOROÈ passato un anno. Mi sono laureata. Ho lasciato il mio lavoro. Ho dato alla luce nostro figlio e ho il profondo piacere di prendermi cura di lui e della nostra figlia di tre anni ogni giorno. Non posso prendermi il merito di questa opportunità che ho di stare a casa con i nostri figli. Mio marito, da buon uomo qual è, ha fatto il duro lavoro di aggiustare le nostre finanze in modo che questa soluzione fosse possibile per noi. Ma se non avessi parlato, se fossi stata indifferente riguardo alla chiamata che ho sentito, le cose sarebbero potute continuare come sono state e io sarei stata meno di quello che sono chiamata a diventare.Quindi ora leggo storie, cambio pannolini e bacio lividi. Preparo i nostri pasti, piego montagne di bucato e ho la libertà di essere pienamente presente ai piccoli umani che hanno bisogno di me più di chiunque altro al mondo. Sono l'amministratore delegato e il custode. Trascorro le mie giornate nel semplice e nel mondano e, paradossalmente, solo Gesù poteva immaginarlo per me, questi sono i momenti più profondamente significativi della mia vita.Non è facile rallentare. In una vita trascorsa perseguendo nient'altro che la realizzazione, non ho quasi un linguaggio per esprimere il significato di come trascorro le mie giornate. Vivevo con l'emozione di spuntare le caselle da un elenco; ora conservo istanti nel mio cuore. La mia vita non riguarda più ciò che faccio; si tratta di essere quello che sono. Questo è il dono che devo fare: me stessa.Alcuni dicono che è un sacrificio che sto facendo: abbandonare una carriera ed essere una mamma casalinga. Ma quale sacrificio sto facendo esattamente? Piuttosto quale prezzo dovrebbe pagare il mondo per riavermi? Per cosa varrebbe la pena scambiare ciò che ho adesso: un milione di momenti inestimabili? In quale valuta mi pagherebbero? In soldi? Prestigio? Quelle cose vanno e vengono. Oppure non arrivano mai e noi paghiamo con la moneta della nostra vita cercando di ottenerli.Niente di ciò che inseguivo prima era frivolo. Avevo obiettivi significativi. Lo faccio ancora. Assaporare questi momenti con i miei figli non significa lasciare andare quegli obiettivi. Ciò ha significato che essi assumano un carattere diverso. La bellezza di tutto ciò è che, sebbene i sogni che avevo per me stessa fossero grandi ed emozionanti, in qualche modo erano comunque inferiori a ciò che Dio sta facendo oggi con il mio cuore. Ciò che sta facendo con me adesso è più bello ed emozionante del modo in cui avrei potuto immaginare lo svolgersi della mia vita. È strano dire questo di una vita domestica?Pensavo di sapere in cosa mi trovavo quando ho lasciato il lavoro per stare a casa con i nostri figli. Dall'esterno, la mia vita appare come immaginavo che sarebbe stata. Il contenuto delle mie giornate, la routine, i compiti che compongono il mio lavoro a casa nostra: tutto questo è come lo avevo previsto. Ciò che non avrei mai potuto prevedere è ciò che vivere questa vita mi ha dato.UNA VITA REALIZZATA E REALIZZANTEVivere ogni momento delle mie giornate con i miei figli è rifugiarsi nel piccolo monastero nascosto della nostra casa. Lontano dal mondo pratico del lavoro fuori casa. Il lavoro che oggi riempie la mia giornata è sacro. Questo perché il lavoro di una madre non consiste nei compiti - i tanti compiti - che richiedono attenzione quotidiana o addirittura oraria. Il lavoro di una madre è essere. Per stare con i miei piccoli. Essere braccia calde per abbracciare e confortare. Semplicemente guardare, ancora e ancora, e gioire di chi sono queste persone. Vedere con meraviglia che Dio ha creato questo bambino stupefacente. Gioire con Gesù mentre guardi questo bambino crescere.Alcune volte stare a casa con i figli sembra troppo pesante. Potrebbe apparire faticoso rinunciare a distrazioni, schermi, dipendenza dalla realizzazione - a volte sembra di morire di fame. Ma poi, una piccola mano si avvolge attorno al mio dito. Mia figlia mi avvicina il viso con entrambe le mani. Sono questi i momenti che il mio cuore si scioglie e tutto diventa facile e naturale.Sono felice di aver avuto quei momenti in cui non riuscivo a respirare. Più che felice, sono sollevata. Dal momento in cui la linea del test è diventata rosa, il desiderio profondo del mio cuore è stato quello di stare con i miei figli. Se non fosse stato per quei momenti di lotta, non so se avrei avuto il coraggio di onorare quel desiderio. Quei momenti mi hanno dato chiarezza, coraggio e creatività. Il fatto di aver quasi perso la vita mi ha fatto riflettere su come voglio trascorrerne il resto. Mi ha reso abbastanza coraggiosa da rivendicarlo e mi ha dato il potere di cercare qualcosa di meglio.Mi rivolgo a ogni donna che ha un desiderio nel cuore, un desiderio per il bene e il bello. Non lasciare che la paura, il dubbio, l'ansia o qualsiasi altra cosa appaia così grande da oscurare la tua vocazione. Se hai difficoltà a vedere, se hai bisogno di chiarezza, coraggio o creatività, spero che ti allontanerai dal caos di questa vita e ti prenderai un po' di tempo per respirare. Respira e ascolta. Ascolta il sussurro di Dio nel silenzio. Permettigli di travolgerti e di cambiarti. Puoi realizzare questa chiamata. Sei pronta?
Ehi, prima di scrollare aspetta un attimo!* Ho deciso di fare un'asta benefica: in questo modulo puoi fare un'offerta per essere sponsor di due uscite pre-natalizie. Il ricavato (io metto anche l'IVA) andrà a Emergency pro Palestina. Candidature aperte fino a domenica sera alle 23:59.* Ho cambiato il referral game per festeggiare le 20.000 iscrizioni, che con il metodo del link Substack non funziona bene. Per vincerlo devi inoltrare questa mail a tutto l'ufficio marketing - e mandarmi una foto mentre lo fai (cancella i loro nomi). Si vincono fidget spinner brandizzati [mini]marketing, molto trash.Sei tra le 25.000 persone iscritte qui, su LinkedIn, Telegram e WhatsApp: grazie, spero che le 4,5 ore per scriverla ti siano state utili. A proposito, che ne dici di presentarti nella newsletter? Dai un'occhiata alle info per sponsorizzare nel 2025. Il quiz della settimanaQuale strategia è più indicata per un prodotto premium con un alto valore percepito e un target di nicchia?A) Distribuzione intensiva B) Distribuzione selettiva C) Distribuzione esclusiva D) Distribuzione direttaRisposta in fondo.LinkedIn è il regno dell'AIQualche giorno fa scopro un articolo che sostiene già nel titolo che il 50% di tutti i post di LinkedIn siano più o meno generati dalla AI, soprattutto quelli lunghi ed elaborati, che sono quelli che hanno più possibilità di diventare virali, come si sa bene in giro. Siccome lì per lì non ho tempo di leggerlo tutto, lo faccio riassumere dalla AI. Il riassunto è così buono che mi viene in mente un diabolico esperimento: postare su LinkedIn il riassunto, creato dalla AI, di un articolo che parla di generazione di post con l'AI su LinkedIn.Ho imparato nel tempo che su LinkedIn può succedere qualunque cosa: ti impegni a scrivere qualcosa di intelligente, e la reach è deludente. Scrivi una sciocchezza, e l'algoritmo nota che la cosa funziona, e la trasforma in una hit assoluta (per i miei numeri, parliamo sempre di migliaia di visualizzazioni). Può essere che mi aspetti troppo dall'utente di LinkedIn e che l'algoritmo abbia ragione. Probabilmente è così. Ma non importa, proseguiamo.Ovviamente, per massimizzare le views lo incollo pari pari, e inserisco il link nel famigerato primo commento come ci insegnano (anche se è un garnde dipende, ne ho parlato qui).Alla fine del post e nel commento con link inserisco l'informazione/disclaimer che il post è stato generato al 100% dalla AI. Prevedo che non succeda niente di che, anche se inconsciamente, dopo decenni di internet, so che a) parlare male di una piattaforma (o male di una piattaforma rivale) su quella stessa piattaforma funziona sempre b) accusare implicitamente metà della popolazione di quella piattaforma di usare la AI, e quindi di barare, potrebbe essere un trigger point di pregio.Come nella più remota delle ipotesi succede un disastro: quel post che mi aveva richiesto circa 20 secondi in tutto è diventato il mio post con più successo di tutto il 2024, e al momento è arrivato a superare le 25.000 visualizzazioni.Mi sono sentito come penso si senta una banana di Cattelan. Ero un truffatore di views o un artista geniale che aveva creato un'installazione digitale? E il lamento “ci potevo riuscire anche io” dunque poteva essere applicato anche stavolta, come per l'arte contemporanea?Qualcuno mi scrive nei commenti che era stupito (quasi deluso!) per quella strana scrittura anonima, impersonale, priva di spigoli, conoscendo come scrivo di solito. Ero impazzito? Perché avevo scritto “tuttavia”? E quell'inciso "non è priva di critiche" poi?I post “virali” di LinkedIn, come tutti i contenuti virali, vanno per definizione a finire a contatto con persone che non sanno chi sei e (mi pare) manco gli interessa, e quindi non riconoscono il contesto originale o il mood dell'autore con cui questi contenuti devono essere letti. Questi non hanno colto minimamente che quel post era una banana attaccata con lo scotch. L'hanno mangiata e basta.Moltissimi dunque non conoscendo la mia scrittura abituale (che esercito quasi solo nella newsletter, oltre che in “Svuota il carrello” e nel mio prossimo libro) non se ne sono accorti e, come il 90% che non ha letto il disclaimer in fondo, l'hanno semplicemente trovato a) un articolo interessante, b) nella media, o c) trascurabile e stop. Un normale mediocre articolo di LinkedIn.Qualcuno ha commentato in modo elaborato, ma scrivendo onestamente che anche il commento era stato messo in bella copia da ChatGPT, a partire da tre o quattro parole chiave. E che questa era vera libertà espressiva per la classe labour, ingegneristica, meccanica di LinkedIn, abituata a lavorare di ferro e numeri e non a scrivere. (Secondo me il ragionamento ha punti a favore.) Altri hanno barato, commentando elaboratamente ma con dei “tuttavia” sospetti. Ma chi sono io per giudicare? Io ci ho fatto il post con l'AI, addirittura.Il problema, come dice Nicola Bonora, non è che ChatGPT scriva impersonalmente bene, è che scrive meglio degli umani impersonali di LinkedIn. Giorgia Fumo, che del resto è una brava Data Driven Comedian, piazza la punch line vincente (ehi, Chiara Galeazzi, hai visto che ti ascoltavo, al corso?) su di un setup che avevo involontariamente creato: “I post scritti con l'AI si riconoscono perché non iniziano con una lamentela.” Qualcuno ha rifinito il concetto scrivendo “o con una auto-lode”. Altri hanno semplicemente detto che se glielo chiediamo, ChatGPT farà anche quello.Avevo preso in giro l'algoritmo? O in realtà ho eseguito quello che voleva l'algoritmo, che se ne frega di chi scrive ciò che triggera e quindi circola di più? A questo punto, pensavo, perché LinkedIn non se li crea da solo? Di certo LinkedIn non se ne accorge, o molto probabilmente non gli interessa.Poi ci ho pensato, al perché. Non se li crea da solo perché il fatto di avere una storia, un corpo, un passato, una persona più che una personalità, più che una reputazione, nell'epoca in cui le macchine scrivono meglio degli uomini, è l'unica risorsa che LinkedIn ancora può sfruttare da noi, dal fatto che stiamo qui a lodarci, a creare post anonimi, a lamentarci in modo AI-generated. LinkedIn ha bisogno (perché noi ne abbiamo bisogno) di sapere che in questo oceano di mediocrità almeno noi utenti siamo in carne e ossa, anche che se le nostre parole sono artificiali. A quelle ci ha/siamo abituati, ce lo aspettiamo.La conclusione del pezzo originale è probabilmente il 90% dei motivi per cui vale la pena leggerlo tutto.Il marketing insegnato dai negoziantiQui Roma.Ti ricordo che ilmarketinginsegnatodainegozianti.info è un progetto gonzo-collettivo a cui puoi contribuire senza pietà. No screenshot o inoltri social, solo foto vostre. Segnalazioni varie* La scorsa newsletter ho parlato di un'altra presunta morte del funnel, che però fa come i lombrichi, se lo tagli se ne formano due o tre.* È uscito un mio pezzo “back to reality” sulla strategia omnicanale e come perseguirla realisticamente, per il magazine di Eco Della Stampa.* Ho partecipato alla trasmissione Laser della Radio della Svizzera Italiana, condotta da Rachele Bianchi-Porro, sulla regressione infantile collettiva consumistica dei calendari dell'Avvento: il titolo della puntata è “Finestrelle sull'infanzia”. Si ascolta qui. That's all folks!Grazie di aver letto fin qua, di questi tempi è tanta roba. Per analizzare la strategia, l'organizzazione e il budget o invitarmi a parlare, e per essere sponsor basta rispondere alla mail. E se ti è piaciuta, inoltrala.ciao, gluca Grazie a Daniela Bollini per la paziente correzione e a Cristina Portolano per i separatori.Quiz: la risposta corretta è C) Distribuzione esclusiva. Kotler dixit: la distribuzione esclusiva limita i punti vendita, rafforzando l'immagine di lusso e unicità di un prodotto premium, creando un valore percepito più alto e mantenendo il controllo sul posizionamento. This is a public episode. If you would like to discuss this with other subscribers or get access to bonus episodes, visit lettera.minimarketing.it
Avevo dimenticato questa storia, l'avevo persa. Poi è tornata dai flutti della memoria, come quando il mare restituisce il corpo di un naufrago...
Ti avevo detto di sorridere, una creepypasta narrata da Amico Diverte. https://creepypasta.fandom.com/it/wiki/Ti_avevo_detto_di_sorridere Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Giovanna ha 40 anni ed è una psicoterapeuta. Proviene da un piccolo paese nelle Basse Madonie, in Sicilia, dove vive una infanzia da favola, ma che inizia a starle stretto dopo il liceo. Si trasferisce così a Palermo, per studiare Psicologia. Dopo la laurea, inizia a lavorare per pagarsi la specializzazione. «Ho fatto di tutto: dalla babysitter, alle lezioni private, alla cameriera. Diventare psicoterapeuta è stata un'impresa veramente dura». Che però viene coronata quando Save the children l'assume come psychosocial officer a Lampedusa, con uno stipendio di 2200 euro al mese. «E io ricordo la mia grande felicità. Nell'arco di due giorni ho smontato la casa, ho fatto le valigie e sono partita. Da lì ho intrapreso quello che era il mio grande sogno». In quel momento, però, qualcosa cambia, senza che faccia in tempo a rendersene conto. Un musicista che lei ammirava, e che aveva conosciuto anni prima, va a trovarla a Lampedusa e si piazza stabilmente nella sua vita. Nasce così una storia d'amore e di manipolazione, che la porta a compiere scelte apparentemente incomprensibili. «Io ho mollato il lavoro della mia vita per seguirlo a Lecce. Quando l'ho fatto, per un mese non ho dormito la notte. Avevo gli incubi perché sognavo il dissenso di mio padre». Una volta a Lecce, lui le chiede di contribuire economicamente al bilancio familiare, tornando a fare la cameriera. «Ma come? Io avevo fatto la cameriera per arrivare dove ero arrivata, e ora dovevo ricominciare?». Inizia così per Giovanna un percorso segnato da violenza economica e manipolazione emotiva, che la porta al totale annullamento della propria indipendenza professionale, personale ed economica, prima di consentirle una rinascita.
Oggi, all'interno di Degiornalist - Gli Spaccanotizie, in compagnia di Fabiana e Claudio Chiari, è stato ospite Davide Lauria, fondatore dell'app Baze, una nuova piattaforma che trova colf o tate in poco tempo. «Avevo vissuto il problema con mia madre, che mi chiese di trovare un inserviente - esordisce Lauria -. Provo a cercarla online, ma noto che c'erano pochi risultati e di scarsa affidabilità. Da qui è nata l'idea e da circa un anno il servizio è attivo su Milano». COME FUNZIONA - Sono circa 7 mila i lavoratori coinvolti nella piattaforma. «Basta digitare www.bazeapp.com - aggiunge il creatore -, poi si compila un questionario, dove la famiglia spiega le sue esigenze e infine la mettiamo in contatto con la tata da noi individuata». Baze si occupa anche della parte burocratica, cercando di semplificare il più possibile la messa in regola. «Stiamo introducendo adesso alcune novità: i badanti, ma anche custodi e giardinieri, sempre più richiesti in una città come Milano» conclude Davide Lauria.
A bordo con le Donne al Volante, in compagnia di Liliana Russo e Katia De Rossi, è salito Luca Lobuono per parlare di gentilezza, valore purtroppo dimenticato da molti, in un mondo sempre di corsa e dove regna l'individualismo. Sui social Luca ha creato Lobuonoinside, profilo da quasi 250 mila follower e video che contano milioni di visualizzazioni, qui pubblica esperimenti sociali per mettere alla prova l'umanità delle persone, la sua missione è infatti la diffusione della gentilezza. Luca racconta: «Avevo voglia di mandare il messaggio di positività, i rapporto sociali si stanno rovinando e la gentilezza è il legame che ci può tenere tutti uniti». Ci tiene poi ad aggiungere che le persone gentili ci sono ancora ma diventano sempre più rare e che la motivazione della visibilità dei suoi video è la perdita dell'abitudine nel trovare ancora persone, attente ed empatiche.
ROMA (ITALPRESS) - Una vita nella quale politica e famiglia viaggiano costantemente insieme. La senatrice di Forza Italia Stefania Craxi, presidente della Commissione Affari Esteri e Difesa di Palazzo Madama, in un'intervista a Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell'agenzia Italpress, si racconta attraverso le pagine del suo ultimo libro “All'ombra della storia. La mia vita tra politica e affetti”, edizioni Piemme.“Racconto la storia di una famiglia che è una famiglia politica e socialista, una famiglia che si allargava ad una comunità, quella socialista a sua volta aperta alla società civile - le parole di Stefania Craxi -. Avevo capito da subito, da bambina, che mio padre non si sarebbe mai occupato dei miei compiti, delle mie prime cotte, l'unico modo per restare vicino a lui era la politica e così ho fatto la mia prima campagna elettorale a 8 anni, zainetto in spalla su e giù per Milano. Anche lui si rese da subito conto che aveva poco spazio da passare in famiglia, così viaggiavo molto con lui, accompagnandolo nelle visite ufficiali in giro per il mondo”. La senatrice, ripercorrendo quegli anni, ha ricordato: “Mio padre mi ha lasciato un grande regalo, quello di farmi conoscere il fiato lungo della storia, era un uomo con valori risorgimentali, ottocenteschi ma con una visione moderna, lucidissima e lungimirante mi ha insegnato l'indipendenza e la libertà”.xc3/sat/mrv
In questo episodio ho voluto ripassare e studiare i nuovi termini introdotti da AIS. Avevo studiato sul modello della scheda precedente e mi sembrava doveroso informarmi sulle novità introdotte. A me piace moltissimo questo aggiornamento e a voi?Se vuoi entrare nel mio Gruppo Studio REGIONI ITALIANE DEL VINO clicca quihttps://www.okwineallure.it/study.asp
Marzabotto, le scuse ufficiali tedesche ottant'anni dopo la strage. Ci sono voluti ottant'anni per ottenere le scuse ufficiali della Germania per l'eccidio nazifascista di Marzabotto- Montesole. La partecipazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Presidente tedesco Frank Walter Steinmeier non è stata solo una visita seppur formale nel luogo della strage, ma anche un pellegrinaggio laico per mai dimenticare. “A nome del mio Paese vi chiedo perdono, provo dolore e vergogna”, scandisce Steinmeier. Tutti si alzano in piedi e applaudono. “I fantasmi della storia non hanno lasciato la storia. Sbagliamo se pensiamo che il razzismo, l'antisemitismo, il nazionalismo aggressivo, la volontà di supremazia siano di un passato che non ci appartiene. Quanto accade ai confini della nostra Unione Europea suona monito severo”, ricorda il presidente Mattarella. E davanti ai due Capi dello Stato ci sono migliaia di persone. Molti sono giovani, altri giovanissimi, e altri ancora sono i pochi sopravvissuti rimasti. Franco Lanzarini ha oggi 87 anni. “Ci misero al muro tre volte. Avevo sette e anni e mezzo e stavo davanti al plotone di esecuzione”, ricorda Lanzarini. Una strage contro civili inermi. Nella zona di Monte Sole sono in corso da mesi le azioni clandestine del gruppo partigiano Stella Rossa. Il feldmaresciallo Albert Kesselring organizza la sua risposta militare. Capo dell'operazione è Walter Reder. La mattina del 29 settembre 1944, prima di muovere all'attacco dei partigiani, quattro reparti delle truppe naziste accerchiano una vasta area di territorio compresa tra le valli dei fiumi Setta e Reno. Dalle frazioni di Panico, Vado, Quercia, Grizzana, Pioppe le truppe si muovono all'assalto di abitazioni, cascine, scuole. Nella frazione di Casaglia di Monte Sole, la popolazione impaurita si rifugia nella chiesa. Prima tocca a don Ubaldo Marchioni, ai vecchi, alle donne, ai bambini. Poi i criminali si spostano nel cimitero. La loro mitragliatrice colpisce e uccide centoquarantasette persone, tra le quali cinquanta giovanissimi. E la strage è solo all'inizio. Ogni località, ogni frazione, ogni casolare viene setacciato dai soldati nazisti. Dopo sei giorni di rastrellamenti e violenze 775 persone perdono la vita. Accadeva 80 anni fa e il fascismoe il nazismo sono ancora presenti nelle società italiana e tedesca. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Marzabotto, le scuse ufficiali tedesche ottant'anni dopo la strage. Ci sono voluti ottant'anni per ottenere le scuse ufficiali della Germania per l'eccidio nazifascista di Marzabotto- Montesole. La partecipazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Presidente tedesco Frank Walter Steinmeier non è stata solo una visita seppur formale nel luogo della strage, ma anche un pellegrinaggio laico per mai dimenticare. “A nome del mio Paese vi chiedo perdono, provo dolore e vergogna”, scandisce Steinmeier. Tutti si alzano in piedi e applaudono. “I fantasmi della storia non hanno lasciato la storia. Sbagliamo se pensiamo che il razzismo, l'antisemitismo, il nazionalismo aggressivo, la volontà di supremazia siano di un passato che non ci appartiene. Quanto accade ai confini della nostra Unione Europea suona monito severo”, ricorda il presidente Mattarella. E davanti ai due Capi dello Stato ci sono migliaia di persone. Molti sono giovani, altri giovanissimi, e altri ancora sono i pochi sopravvissuti rimasti. Franco Lanzarini ha oggi 87 anni. “Ci misero al muro tre volte. Avevo sette e anni e mezzo e stavo davanti al plotone di esecuzione”, ricorda Lanzarini. Una strage contro civili inermi. Nella zona di Monte Sole sono in corso da mesi le azioni clandestine del gruppo partigiano Stella Rossa. Il feldmaresciallo Albert Kesselring organizza la sua risposta militare. Capo dell'operazione è Walter Reder. La mattina del 29 settembre 1944, prima di muovere all'attacco dei partigiani, quattro reparti delle truppe naziste accerchiano una vasta area di territorio compresa tra le valli dei fiumi Setta e Reno. Dalle frazioni di Panico, Vado, Quercia, Grizzana, Pioppe le truppe si muovono all'assalto di abitazioni, cascine, scuole. Nella frazione di Casaglia di Monte Sole, la popolazione impaurita si rifugia nella chiesa. Prima tocca a don Ubaldo Marchioni, ai vecchi, alle donne, ai bambini. Poi i criminali si spostano nel cimitero. La loro mitragliatrice colpisce e uccide centoquarantasette persone, tra le quali cinquanta giovanissimi. E la strage è solo all'inizio. Ogni località, ogni frazione, ogni casolare viene setacciato dai soldati nazisti. Dopo sei giorni di rastrellamenti e violenze 775 persone perdono la vita. Accadeva 80 anni fa e il fascismoe il nazismo sono ancora presenti nelle società italiana e tedesca. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Avevo promesso che sarei andato a delle feste e cominciamo con il resoconto della più clamorosa di tutte. Passando ai film parliamo della serie M, il figlio del secolo, del film più bello del festival The Brutalist e dell'ottimo Daniel Craig in Queer e la cosa più assurda del festival: Broken Rage di Takeshi Kitano.
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In questa lezione imparerai le seguenti frasi: Di cosa hai paura? / Ho paura del buio. / Francamente / Francamente, ho paura di volare. / Come già sai / Come già sai, ha paura dei ragni. / Non ho paura di volare. / Hanno paura dei pagliacci. / Avevo paura di dirgli la verità.
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In Aprile di quest'anno ho prodotto una canzone. Ed è venuta anche bene. Io stesso, a tutt'oggi sono sorpreso di quanto carina sia venuta, soprattutto considerando che io non sono un musicista e che nel momento che l'ho realizzata, stavo solo giocando e sperimentando per apprendere.Come ho fatto?Ho usato l'intelligenza artificiale e nello specifico un servizio che si chiama Udio. Avevo voglia di vedere con mano cosa fossero realmente in grado di produrre questi nuovi strumenti musicali basati sull'IA. E a bocca aperta sono rimasto.Il brano che ho prodotto, "La Puerta Azul" (https://www.instagram.com/reel/C5txhu9uedn/), non solo è carino, orecchiabile e anche ballabile, ma la cosa straordinaria è che ho impiegato pochissime ore per realizzarlo. La riflessione quindi sorge spontanea: ma se io che non sono nessuno (musicalmente), riesco a produrre una discreta canzoncina in poche ore, fra un anno o due, quanti mila produttori di nuove canzoni ci saranno?Idem per le foto, le immagini, i video, i testi, etcetera, etcetera.Quindi, uno che è un artista, o uno che per passione o necessità fà uno di questi mestieri, come si prepara e cosa sa fà per affrontare questo tsunami?"Se non la puoi combattere, falla tua alleata".a) Ti metti una spanna sopra agli altri musicisti e - con l'aiuto dell'IA o senza - produci della musica così buona e originale che anche l'IA non può competereb) Insegni quello che saic) Cavalchi l'IA e l'oceano di musica che viene generata e aiuti gli altri a trovare esattamente il tipo di musica che desiderano, senza dover sprecare ore ed ore cercandola._______________Info Utili• Sostieni questo podcast:Ottieni feedback, ricevi consigli sul tuo progetto onlinehttps://Patreon.com/Robin_Good• Musica di questa puntata:"Homeward" by Yeti Music disponibile su Upbeat• Nella foto di copertina:Mano impertinente. Casa di Beppe e Nuri, Holbox. Marzo 2023.• Dammi feedback:Critiche, commenti, suggerimenti, idee e domande unendoti al gruppo Telegram https://t.me/@RobinGoodPodcastFeedback• Ascolta e condividi questo podcast:https://www.spreaker.com/show/dabrandafriend• NUOVO! Archivio completo organizzato per temi:https://start.me/p/kxENzk/da-brand-a-friend-archivio-podcast• Seguimi su Telegram:https://t.me/RobinGoodItalia.
Marketing sanitario: istruzioni per l'uso - il Podcast essenziale per il tuo studio medico
In questo periodo dell'anno, quando a Roma si inizia a morire di caldo e ogni tanto vorrei strapparmi cravatta e camicia di dosso...faccio sempre un bilancio.Qualche giorno fa ero studio e sistemavo documenti di alcune vecchie società...Facevo una riflessione, che un tempo non mi sarei mai sentito di condividere con nessuno (semplicemente per vergogna)...Finché ero in società con altre persone non facevo letteralmente un euro!Guadagnavo pochissimo ed era una lotta quotidiana.Mi trovavo sempre a fare più degli altri e anche a mettere più soldi!Ma d'altronde avevo aperto le società poco più che ventenne (ora sto sulla soglia dei quaranta), con le migliori intenzioni, con dei conoscenti e con degli amici dell'epoca (per fortuna con nessun parente).Avevo fatto tutti gli errori più comuni...Che oggi vent'anni dopo, vedo commettere e confessare a diversi clienti durante le consulenze.Per questo nell'episodio di oggi faccio un'analisi sull'apertura di uno studio con più soci o da soli.Ora il mio pensiero a riguardo, segue l'antico adagio:"Meglio soli che male accompagnati..."Ascolta con attenzione l'episodio di oggi perché ti do delle "dritte" veramente importanti che ti consentono di prendere una direzione chiara e metterti al riparo da tutta una serie di errori che poi si pagano cari...Al tuo successo!FrancescoP.S. Oggi ho avuto la brillante idea di registrare l'episodio a casa e non a studio...quando lo ascolti capirai il perché ;)SEI NUOVO su Vendere Salute? [INIZIA DA QUI]----------------------------------------------------- 1° STEP: VIDEO CORSO GRATUITO----------------------------------------------------- Vuoi sapere come acquisire nuovi pazienti in maniera costante? Scarica anche tu (GRATIS) il videocorso gratuito “I 3 pilastri del tuo studio medico” composto da 3 video. Nel videocorso gratuito scoprirai: * Come acquisire nuovi pazienti (per aumentare il tuo fatturato senza abbassare i prezzi). * Come differenziarti dai tuoi concorrenti (per creare il tuo posizionamento unico). * Come creare delle procedure interne (per aumentare la produttività e l'efficienza). Scarica subito il videocorso gratuito cliccando su questo link==> http://trepilastristudiomedico.com ----------------------------------------------------- 2° STEP: IL LIBRO FONDAMENTALE SUL MARKETING SANITARIO----------------------------------------------------- Ciao, se sei completamente nuovo nel mondo di Vendere Salute e vuoi capire come acquisire nuovi pazienti (evitando di abbassare i prezzi), differenziarti dai tuoi concorrenti (per diventare così imparagonabile agli occhi dei tuoi pazienti) perché sei:- un medico libero professionista;- un dentista; - un fisioterapista; - un titolare di un centro medico“Vendere Salute” è il libro che devi assolutamente leggere. Un vero e proprio manuale operativo da seguire passo passo per acquisire nuovi pazienti, per differenziarti dai tuoi concorrenti e per gestire il tuo studio. Aggiungilo subito alla tua libreria ==> https://venderesalute.com/libro --------------------------------------------------3° STEP: ENTRA DAVVERO IN VENDERE SALUTE!--------------------------------------------------- Porta davvero il tuo studio ad altro livello, come hanno fatto tanti tuoi colleghi e partecipa alla prossima edizione del corso dal vivo Vendere Salute. Vendere Salute™ è l'innovativo sistema che ti consente di acquisire nuovi pazienti in maniera sistematica e costante (aumentando fatturato e margini dal 25% ad oltre il 130% in meno di 12 mesi) e a differenziarti dai tuoi concorrenti (diventando un'autorità indiscussa nella tua branca medica). Anche se non hai mai fatto marketing in vita tua! Richiedi qui maggiori informazioni per partecipare alla prossima edizione del corso ==> https://corsovenderesalute.com
Un anno fa, mi sono sentita in apprensione quando sono entrata nella mia prima riunione Zoom perché era mista. Avevo una domanda: come faccio a rimanere sobria in mezzo agli uomini? Ciò che mi ha rassicurato fin dall'inizio è stato il modo in cui i partecipanti hanno menzionato le loro date di sobrietà quando si sono presentati. Ma non avevo scelta: dovevo superare le mie paure e continuare a tornare per imparare a rimanere sobria e approfondire il mio recupero, cosa che ho fatto; ho continuato a partecipare alle riunioni ibride quotidiane su Zoom, oltre a una riunione settimanale per sole donne.
Buongiorno, in questo video vediamo come ci influenza il cognome nella genealogia e nella nostra vita secondo la prospettiva della psicogenealogia e delle costellazioni familiari. Avevo già dedicato vari video alle influenze del nome che è un tema sicuramente profondissimo a cui ho dedicato anche vari capitoli nei miei libri. Il cognome è qualcosa su cui si pone meno l'accento nella psicogenealogia, ma per rispondere a una domanda che mi è stata fatta dedico un video anche a questo tema portando alcuni chiarimenti. Vi porto alcune riflessioni sulle origini del cognome, sul suo passaggio nelle generazioni e sul cambio del cognome. Buona visione Diego
Mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione.2 Corinzi 1:4
Tea Ranno"Avevo un fuoco dentro"Mondadori Editorewww.mondadori.itQuesto memoir, scritto nella lingua ispirata e inconfondibile di Tea Ranno, si apre con un risveglio in ospedale: Tea ha quarantacinque anni ed è appena stata operata d'urgenza per un'infezione che, partita dall'utero, è arrivata a infuocarle l'intestino, il fegato, i polmoni. Soffre di endometriosi da quando è giovanissima. Ma questa volta ne è quasi morta.L'endometriosi è una malattia cronica che colpisce molte donne. Le cause non sono ancora del tutto chiare, la diagnosi spesso è complessa e non esiste una cura definitiva. Provoca, tra le altre cose, cicli mestruali molto abbondanti e dolorosi, un dolore che – racconta Tea – “certe volte è come un cane che mozzica, certe altre è come un fuoco che brucia”. Ma “Se hai male in quei giorni che c'è di strano?”, “Sei femmina, ti devi abituare”, “Hai la soglia del dolore troppo bassa”, “È un problema psicologico!” sono le frasi che si sentono rivolgere da generazioni le donne che ne soffrono. Questo modo sistematico di screditare il dolore femminile contribuisce a far sì che l'endometriosi ancora oggi venga spesso diagnosticata con grande ritardo.La vita di Tea Ranno e il suo percorso letterario sono un tutt'uno con la storia della sua malattia, e quella storia comincia in Sicilia, negli anni Settanta, quando lei è un'adolescente: in casa si parla poco di corpo, il pudore impedisce di affrontare i disturbi che riguardano la sfera intima, si tende a nascondere, a tacere. Ma ciò che la bocca non può dire, finisce sui diari, e le parole diventano per Tea uno spazio di gioia e libertà. Da lei, però, ci si aspetta altro – che studi legge, che si faccia una posizione -, perciò anche la scrittura si trasforma in un segreto, un fuoco da tenere a bada, e Tea proverà a spegnerlo con tutta se stessa. Fortunatamente, non ci riuscirà mai.Dopo aver generato infiniti sorrisi e lacrime con le sue storie di donne forti e coraggiose, Tea Ranno si mette in gioco in prima persona e affronta la propria, la più dolorosa e difficile da raccontare. Lo fa perché questa storia – fatta di rabbia e impotenza, di diagnosi e cure sbagliate, della faticosa ricerca di un figlio, ma anche di amicizie e incontri salvifici – non è solo sua. Riguarda tantissime donne, ed è per dar voce a tutte loro, per aggiungere anzi la sua voce a quella di chi già sta lottando perché questa malattia non rimanga invisibile, e per ricordarci che le nostre passioni più profonde possono sempre aiutarci a uscire dall'abisso, che questo libro esiste.Tea Ranno è nata a Melilli, in provincia di Siracusa, nel 1963. Dal 1995 vive a Roma. È laureata in giurisprudenza e si occupa di diritto e letteratura. Ha esordito con Cenere, uscito per e/o nel 2006, finalista ai premi Calvino e Berto e vincitore del premio Chianti. Successivamente ha pubblicato i romanzi In una lingua che non so più dire (e/o, 2007), La sposa vermiglia (Mondadori, 2012), vincitore del premio Rea, Viola Fòscari (Mondadori, 2014), Sentimi (Frassinelli, 2018), L'amurusanza (Mondadori, 2019), Terramarina (Mondadori, 2020, premio Città di Erice) e Gioia mia (Mondadori, 2022).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Una volta tanto la tecnologia mi ha risolto immediatamente un problema. TRASCRIZIONE [ENG translation below]I perigli della tecnologia e quando invece ci risolve un problema.L'altro giorno sono andata a trovare mia mamma. Avevo con me il cellulare quando sono arrivata da lei, e lo so di sicuro perché in macchina stavo ascoltando un podcast, quindi sicuramente ce l'avevo con me. Poi quando è arrivato il momento di lasciare casa di mamma, ho cercato un po' quello che avevo da portarmi dietro. Quindi borsa, chiavi e telefono e il telefono non c'era. A volte lo poggio in in luoghi improbabili. Quindi cosa ho fatto? Ho preso il telefono di mia mamma e mi sono chiamata. Non sentendo alcuno squillo alcuno trillo ho pensato ah, chissà forse l'ho lasciato in macchina. Non sarebbe stata nemmeno la prima volta che avendo altre borse da prendere dal sedile mi dimentico di disincastrare il cellulare che di solito appiccico in un porta cellulare che è attaccato al cruscotto della macchina. Quindi arrivo alla macchina che per fortuna non era parcheggiata troppo lontano. Apro la macchina e il telefono non c'è.Ero sicura che non me l'avessero rubato perché dubito che un ladro si metta ad aprire la macchina, a rubare il telefono e poi richiudere la macchina a chiave. Quindi ero sicura che non me l'avevano rubato. Però ho guardato sotto i sedili e non trovandolo, ho detto vabbè, allora l'ho veramente lasciato a casa di mamma, quindi torno a casa di mamma. Ripeto, la macchina non era parcheggiata lontanissimo però cinque minuti a piedi sì, quindi torno da mia mamma e dico Mamma, il telefono deve essere qua, richiamami e poi mentre il telefono col suo telefono in mano sento il mio telefono che squilla, faccio il giro della casa e niente, non trovo il telefono.A quel punto chiamo, io ho una app a casa nel computer, che si chiama 'trova il mio', il mio telefono, il mio iPad, il mio computer. Quindi chiamo a casa. Per fortuna risponde mio figlio, naturalmente il numero me lo sono fatta dare da mia mamma, perché io tutti i miei numeri di telefono li ho, nel cellulare e anche tutte le mie password, tutto quanto in una app particolare che mi gestisce le password. Quindi chiamo casa, risponde mio figlio e dico aiutami, non trovo più il mio cellulare. Apri il mio il mio portatile e individua quella app particolare e aiutami a trovarla, a trovare il telefono. Lui apre il computer, fa tutte le cose, vede immediatamente il pallino del mio telefono e mi dice sì, è esattamente e mi dice la via dove sto però non mi aiutava perché sapevo che era a casa di mamma, ma non sapevo dove, e niente, alla fine ha trovato una cosa che dice 'fai suonare l'apparecchio' e me l'ha fatto suonare e l'avevo appoggiato nel bagno sopra un piccolo scaffale.Perché il telefono non suonava quando lo chiamavo dall'apparecchio telefonico di mia mamma? Perché dove abita mia mamma non c'è ricezione e quindi non avrebbe mai suonato. Evviva la tecnologia!TRANSLATIONThe perils of technology and when it solves a problem The other day I went to visit my mom. I had my phone with me when I arrived, and I know for sure because I was listening to a podcast in the car, so I definitely had it with me. Then when it was time to leave my mom's house, I looked around for a bit for what I had to take with me. So bag, keys, and phone, and the phone wasn't there. Sometimes I put it in unlikely places. So what did I do? I took my mom's phone and called myself. Not hearing any ringing or trilling, I thought, "Ah, I wonder if I left it in the car." It wouldn't have been the first time that, having other bags to take from the seat, I forgot to unhook the phone that I usually stick in a cell phone holder that is attached to the dashboard of the car. So I arrive at the car, which fortunately wasn't parked too far away. I open the car and the phone isn't there. I was sure that no one had stolen it because I doubt that a thief would go to the trouble of opening the car, stealing the phone, and then locking the car back up. So I was sure that no one had stolen it. But I looked under the seats and not finding it, I said, "Well, then I really left it at mom's house," so I go back to mom's house. I repeat, the car wasn't parked too far away, but five minutes on foot, yes, so I go back to mom's house and say, "Mom, the phone must be here, call me back." And then while I'm holding my mom's phone, I hear my phone ringing, I go around the house and nothing, I can't find the phone. At that point I call, I have an app at home on my computer that's called 'find my', my phone, my iPad, my computer. So I call home. Luckily, my son answers, naturally I got the number from my mom, because I have all my phone numbers in my cell phone and also all my passwords, everything in a particular app that manages my passwords. So I call home, my son answers and I say, "Help me, I can't find my cell phone anymore. Open my laptop and find that particular app and help me find it, to find the phone." He opens the computer, does everything, immediately sees the dot for my phone and says, "Yes, it's exactly" and tells me the street where I am, but it didn't help me because I knew it was at my mom's house, but I didn't know where, and nothing, in the end he found something that says "make the device ring" and made it ring for me and I had put it in the bathroom on a small shelf. Why didn't the phone ring when I called it from my mom's phone? Because there is no reception where my mom lives, so it would never have rung. Hurray for technology!
Un ufficio postale sperduto su un'isoletta del Giappone dove si raccolgono le lettere mai arrivate a destinazione. TRASCRIZIONE [ENG translation below]C'è un vecchio film degli anni '80, della fine degli anni 80 intitolato 'Dead Letter Office', l'Ufficio delle lettere morte. Un film che vidi, un film proprio piccino piccino, che non so se abbia avuto una distribuzione fuori dall'Australia, un film australiano con tra l'altro Miranda Otto che è una bravissima attrice australiana.Comunque, perché ve ne sto parlando? Perché racconta la storia di questa ragazza che lavora in un ufficio postale molto particolare dove arrivavano le lettere che non avevano destinatario, che non riuscivano ad arrivare a destinazione, mi pare di ricordare. Comunque, mi è sempre rimasto impresso questa cosa qua dell'ufficio postale delle lettere morte, anche perché a me piace molto scrivere lettere, quando viaggiavo per il mondo e non avevo una fissa dimora, mi arrivavano le lettere al Poste Restante, insomma, mi piace molto tutta questa situazione di ufficio postale. Ebbene, oggi, grazie alla newsletter giornaliera, le Letterine di Stefano Mirti, ho scoperto che esiste un'isoletta in Giappone, un'isoletta che si chiama Awashima, dove c'è un piccolo ufficio postale dove arrivano le lettere che non sono mai arrivati a destinazione. Non ho capito bene se arrivino da tutto il mondo, solo dal Giappone, penso da tutto il mondo, e sono andata a cercarlo poi su Wikipedia e l'ho trovato, l'ufficio del postale Missing Post Office, l'ufficio postale delle cose scomparse, è un piccolo edificio dove appunto c'è questo ufficio postale dove arrivano le lettere che non vengono consegnate che non sono consigliabili perché hanno un indirizzo scritto male oppure mancano totalmente di indirizzo oppure non è possibile rintracciare il destinatario.È una cosa molto romantica se ci pensate, cercare di dare comunque importanza e rilievo tenere da qualche parte queste lettere che non sono arrivati a destinazione, questa comunicazione che non è avvenuta e questo mi porta, mi fa ricordare sempre in tema di Giappone un film, dovrei andare a cercare un po' a recuperare il titolo, un film meraviglioso dove tra le altre cose si parla di una cabina telefonica dove la gente andava a telefonare alle persone care che non c'erano più, non facevano delle vere telefonate, prendevano il ricevitore e parlavano, quindi si sfogavano. E ho scoperto che questa cabina telefonica esiste realmente in un parco e che la gente effettivamente va lì per parlare con quelli che non ci sono più. Avevo anche cercato di metterla nell'itinerario nell'ultimo mio viaggio in Giappone, però era veramente fuori da tutto il resto e sarà questo forse un motivo per tornare in Giappone, per andare a vedere un po' questa cabina telefonica per le persone che non ci sono più e magari andare anche a fare un giro nell'ufficio postale per le lettere delle persone che non hanno mai ricevuto la lettera.TRANSLATIONThere is an old movie from the 1980s, from the late 1980s called 'Dead Letter Office'. A movie that I saw, a really teeny weeny movie, which I don't know if it had a distribution outside Australia, an Australian movie with by the way Miranda Otto who is a very good Australian artist.Why am I telling you about this anyway? Because it tells the story of this girl who works in a very particular post office where letters that had no addressee, that failed to reach their destination, I seem to remember. Anyway, I've always been impressed with this thing here of the post office of dead letters, also because I really like writing letters, when I was traveling around the world and didn't have a fixed abode, I would get letters at the Poste Restante, I mean, I really like this whole post office situation. Well, today, thanks to the daily newsletter, Stefano Mirti's Letterine, I found out that there is a small island in Japan, a small island called Awashima, where there is a small post office where letters arrive that never reached their destination. I didn't quite understand if they come from all over the world, only from Japan, I think from all over the world, and I went to look it up then on Wikipedia and I found it, the Missing Post Office, the post office of the missing things , it's a small building where just there is this post office where letters come in that are not delivered that are not advisable because they have a misspelled address or they totally lack an address or you can't trace the recipient .It's a very romantic thing if you think about it, to try to still give importance and prominence to keep somewhere these letters that didn't get through, this communication that didn't happen and that brings me , it makes me remember always on the subject of Japan a movie , I should go and look a little bit to retrieve the title, a wonderful movie where among other things it talks about a phone booth where people would go and call loved ones who were gone, they didn't make real phone calls, they just picked up the receiver and talked, so they vented. And I found out that this phone booth actually exists in a park and that people actually go there to talk to those who are no longer there. I had also tried to put it on the itinerary on my last trip to Japan, however, it was really out of the picture, and that will be perhaps a reason to go back to Japan, to go and see a little bit of this phone booth for people who are no longer there and maybe even go to the post office for letters from people who never got their letters.LINK: Il film Dead Letter Office La letterina di Stefano MirtiL'ufficio postale in Giappone (hyōryū-yūbinkyoku)
Alessandro Barbero racconta qualche aneddoto della sua vita privata durante l'incontro ad Asti organizzato da Passpartout. L'incontro, intitolato “Cara Europa di guerra e di congiure” è stato un appassionato ed appassionante excursus tra i secoli, le culture e le vite. Conduce l'intervista il professor Alberto Banaudi. Fonte: https://fb.watch/5XxvnMsqXi/ Sito: http://www.passepartoutfestival.it/2021 --- // Disclaimer // Tutti gli audio disponibili sono utilizzati negli episodi dopo previo consenso e accordo con i distributori originali di altre piattaforme e/o comunque distribuiti liberamente e originariamente con licenze CC BY 4.0 e affini - o registrati in loco, viene sempre riportata la fonte. I titoli potrebbero differire in caso di titoli originali troppo lunghi. Per qualsiasi dubbio o problema contattateci PER FAVORE prima alla nostra mail: vassallidibarbero[@]gmail[dot]com Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Penelope lascia il Paese in cui è nata, l'Argentina, a 19 anni. È sola e ha 800 euro in tasca. Quei soldi, assieme a quelli per il volo di sola andata, li ha risparmiati durante l'ultimo anno di liceo, lavorando 8 ore al giorno al McDonald's. A risparmiare ha imparato da suo padre, che non metteva da parte soldi, bensì mattoni. In Argentina i soldi perdono valore subito mentre con i mattoni lui aveva costruito la casa in cui abitavano e altri due appartamenti da dare in affitto. Una volta in Italia, Penelope studia e lavora senza tregua. A pochi mesi dalla laurea, con quello splendido tempismo con cui la vita sa stupirci, arriva il risarcimento di un incidente stradale che ha subito. Non sono tanti soldi, ma le permettono di fare un cosa che desidera tantissimo: pagare il volo alla sua famiglia per assistere alla cerimonia di laurea. Oggi Penelope ha 28 anni e lavora a Bruxelles nella Commissione europea per i diritti umani. Risparmia e gestisce le sue spese in maniera maniacale, ma ha imparato anche a godersi la vita e a collezionare esperienze con le persone che ama. --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/rame-platform/message
Healthy Busy Life - Cambia la tua vita, un'abitudine alla volta
Mostrarsi vulnerabili è ciò che ci apre all'autenticità e alla connessione con gli altri, ma perché è così difficile? Nel Podcast di oggi mi metto a nudo e ti racconto le mie paure, i miei dubbi e il lavoro di consapevolezza che da tempo sto facendo per connettermi autenticamente con me stessa, con gli altri e più in generale con l'ambiente che mi circonda. Aprirsi alla vulnerabilità significa affacciarsi al mondo senza l'armatura che ci siamo costruiti nel tempo ed esporsi. Esporsi alle critiche, ai giudizi, alle incomprensioni e alle delusioni. Per questo fa paura. Ma renderci vulnerabili significa anche aver preso coscienza di chi siamo, dei nostri limiti e dei nostri punti di forza e di accettarci nella nostra totalità di individui. Quando comprendiamo veramente che la perfezione non esiste, che non c'è una versione di noi stesse senza errori nè pecche, allora siamo pronte ad accoglierci e a mostrarci nella nostra autenticità. Questo è ciò su cui anch'io sto lavorando da tempo. E proprio perché parliamo di Vulnerabilità voglio condividere con te il mio percorso, raccontandoti 3 cose di me che ho fatto molto fatica a condividere ma di cui non mi vergogno più.
Avevo anticipato che avrei iniziato a parlare di personal branding di tanto in tanto qui su Ravenous Fashion Podcast - moda, marketing e sostenibilità. Lo voglio fare perché questo podcast nasce per condividere le mie passioni ma anche per aiutarvi a scoprire la complessità che c'è dietro un'industria, quella fashion, sempre più competitiva e in cui avere un personal brand ottimizzato può fare la differenza tra una carriera soddisfacente o meno. Ho pensato di iniziare una rubrica a cadenza non regolare per darti qualche spunto pratico, da usare subito. Non domani, non tra mille anni. Subito. Per migliorare la tua comunicazione, il modo in cui vieni percepit* e la tua reputazione. Che poi sono gli elementi che attraggono a te le opportunità di business e carriera più succose. In questa #1 edizione della Rubrica Ravenous Brand ho deciso di parlare delle STORIE, in particolare della "4 storie da scrivere per un personal brand efficace". Di solito è già tanto se ci focalizziamo sulla prima, la nostra storia personale. Quanto è difficile scriverla? Sembra sempre di dire cose banali, di essere dei cliché ambulanti, soprattutto quando si parla della nostra passione per la moda. Eppure è la nostra arma più grande. Scoprirai quali sono le altre 3 storie, perché sono importanti e le tecniche per scriverle al meglio. Spero davvero che ti sia utile! -- Per avermi come tua coach per aiutarti a liberare il pieno potenziale del tuo personal brand, sprigionare i tuoi talenti, credere di più in te e attrarre le opportunità che meriti, prenota una call conoscitiva gratuita qui: https://calendly.com/beatriceravenous/30min Qui invece trovi i miei social: @labeadelbranding @ravenousfashionpodcast P.s. Se ti è piaciuta questa puntata ti invito a iscriverti al canale e, se stai ascoltando l'episodio su spotify o apple podcast, a lasciare una recensione e cinque stelline :) --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/ravenousfashionpodcast/message Support this podcast: https://podcasters.spotify.com/pod/show/ravenousfashionpodcast/support
In questa nuova puntata del podcast parliamo di integrità, di come riuscire a fidarci di più di noi e a ridurre la procrastinazione. Avevo iniziato questo discorso nella puntata n°37 del podcast. "Come posso fidarmi di più di me stessa? Il potere dell'integrità" Acquista il mio nuovo libro "La cura della felicità" e scopri un modo diverso di approcciarti alla vita. Visita il mio sito e iscriviti alla mia newsletter per ricevere riflessioni e contenuti inediti sul mondo della crescita personale, unisciti al canale Telegram Dear Alice per commentare insieme a me e alla community le nuove puntate e seguimi su Instagram e Tik Tok per tips quotidiane. Inizia il tuo percorso di crescita personale su Ritualmente e guarda il mio TEDx per iniziare a prenderti cura di te.
Avevo già un altro podcast in programma questa settimana, ma ho deciso che era arrivato il momento di condividere con voi (in accordo con Alex) un aggiornamento della nostra vita molto personale, ma che influenza anche La Tela e il nostro lavoro. Questa settimana dovevamo lanciare un progetto importante su La Tela (a cui lavoriamo da un anno e mezzo) e invece abbiamo scelto di prenderci cura della nostra salute mentale. Non ho ancora avuto voglia di parlarne altrove su IG o sul blog, ma questa settimana ho sentito il bisogno di farlo e questa è la realtà online in cui mi sento di esistere con più naturalezza. Grazie per la vostra accoglienza. Se volete lasciare un commento, potete farlo sulla pagina di questo episodio. Nell'episodio mi è uscita spontaneamente una frase in cui credo molto: «Dovremmo imparare ad andare più al passo della nostra salute mentale». Questo è l'ambiente lavorativo che stiamo creando anche ne La Tela, per noi e per chi lavora con noi. :: Nell'episodio menziono gli episodi n: 56 (coppia, amore e sesso) 67 (sesso: perché non se parla di più?) 97 (parlo di sesso con Alex) 40 (storia di un burnout)