Il podcast per l'innovazione interiore, il benessere e la leadership. Come trasformare ed usare mente, corpo ed energie per la crescita, per il cambiamento, per l'innovazione, per imparare a RISPONDERE ALLA VITA. Spiritualità, neuroscienza, intelligenza e
Trovate l'intero articolo sul mio blog www.alessandrobroccolo.comNOI NON POSSIAMO COMUNICARE SE NON SIAMO IN COMUNICAZIONE CON NOI STESSI.Comunicare NON è comandare la vita. Comunicare NON è comandare il corpo. Comunicare È invece saper dirigere le proprie energie.…e alla fine di tutto questo lavoro insieme, di tutte queste tecniche, analisi, coaching, quello che accadrà è che uno o più dei 10 Saperi del WELL-BEING KNOWLEDGE comincerà a bussare alla porta della vostra coscienza e voi vorrete aprire.Ma qualcosa di pratico e concreto voglio lasciarverlo.Un solo esercizio ma molto difficile: la prossima volta che siete in comunicazione provate a sentire nel vostro corpo dove parte la comunicazione. Nella testa, nello stomaco? Ci sono tensioni sulle spalle? Ed il respiro com'è? Avete già in mente il risultato della vostra comunicazione o siete veramente in connessione con il momento?E una domandona: quando comunicate cosa volete che esca di voi?PERCHÉ TUTTI NOI COMUNICHIAMO CON IN TESTA L'OBIETTIVO DELLA NOSTRA COMUNICAZIONE, QUANDO IN REALTÀ DOVREMMO AVERE L'INTENZIONE (A PROPOSITO DI INTENZIONI E OBIETTIVI) DI COMUNICARE NOI STESSI. PERCHÉ È IN NOI STESSI CHE C'È LA RISPOSTA UTILE AGLI ALTRI.
Devo dire grazie alla piccola Aurora che qualche settimana fa mi ha aiutato a fare questa riflessione.Dovremmo sempre ricordarci che i figli non sono nostri, ma sono della vita.Dovremmo ricordarcelo ma ce lo dimentichiamo spesso.Come fare a ricordarselo, ma soprattutto ad accettarlo?Perché possiamo fare tutte le riflessioni interiori che vogliamo, ma poi questo legame che si crea è fortissimo e come per magia non solo i bisogni dei figli diventano i nostri, ma anche i nostri diventano i loro.Quello che ho capito io è questo: i figli sono il modo in cui la vita ti si ripresenta davanti come possibilità mentre sei ancora vivo. Non è banale dire mentre sei ancora vivo perché, se osserviamo, la vita per vivere ha bisogno della morte.Ma con i figli invece no, c'è vita che amplifica la vita e se entriamo in questa vita in punta di piedi, senza fare rumore ma per imparare, potremmo forse portarci a casa qualche lezione di amore universale e imparare ad amare tutto e tutti come fossero figli nostri.Nella pratica è difficile, ma l'intenzione la possiamo sviluppare.
Perché esprimere è diverso da riempire. Esprimere è Purpose. Voler fare, realizzare, ottenere e dare nella vita, sentirsi nutriti e realizzati non è per me riempire un vuoto ma usare esattamente quello che ci è stato dato.E' un bisogno primario.Il nostro gioco è sapere se quello che vogliamo è veramente un nostro bisogno o no.Quando esprimiamo e manifestiamo grandi e piccole cose, se siamo veramente noi, se sappiamo di cosa abbiamo bisogno, abbiamo la possibilità di essere distaccati e innamorati perchè quello che facciamo non ci appartiene, ma esce e si crea tramite noi…Chiudete gli occhi e pensate di essere dei creatori liberi…Voi potete creare come vostra possibilità e potere. Io se ci penso sento un'energia che mi fa tremare le gambe e mi fa dire voglio essere così.La paura di perdere, l'attaccamento, arrivano quando vogliamo qualcosa che forse non siamo destinati a creare o, magari, quando non vogliamo accettare (che è appunto uno dei Saperi) che è per noi arrivato il momento di creare qualcosa di nuovo e di lasciare il passato.
Una volta fissata l'intenzione non è detto che debba scattare la rincorsa a qualcosa; magari a volte si ma altre volte basta aspettare e come vi ho già detto la scorsa volta in realtà questa attesa è un' illusione perché l'intenzione vi ha già predisposto a ricevere dalla vita quello che vi spetta e ad usare le vostre risorse per fare quello che dovete fare.
Pausa che ci fa bene. Riflettiamo, respiriamo, meditiamo
L'intero articolo su www.alessandrobroccolo.com blogL'intenzione è esprimere una visione, un desiderio più o meno grande, partendo da uno stato di coerenza con sé stessi per poi lasciare che sia la vita a fare in modo che questa intenzione si realizzi. In generale possiamo inventare questa regola: l'intenzione ci predispone e l'obiettivo ci permette di realizzare.
Tutto l'articolo sul blog www.alessandrobroccolo.comIn queste puntate affronteremo il tema da più parti e magari non tutte risuoneranno positivamente con il vostro modo di essere; pazienza, il mio invito è di provare ad arrivare fino alla fine e trarre le vostre conclusioni utili alla vostra vita.I lati di questa medaglia sono principalmente due: uno spirituale e uno di metodo, di pratica…come sempre sono due lati della stessa medaglia. Questo dobbiamo sempre averlo chiaro e forse già qui c'è qualche dissonanza con quello che credete.Se non sappiamo fissare e realizzare intenzioni è perché le trattiamo come fossero obiettivi, oppure al contrario fissiamo obiettivi che sono in realtà intenzioni. Le intenzioni sono inoltre spesso inconsce; a volte non sappiamo neanche di averle espresse.Un'intenzione, per quanto puntale possa essere, è sempre collegata ad una visione più grande, alla visione della nostra vita.
Vi racconto i 10 saperi ma forse vi lascio anche a bocca aperta.I 10 saperi non sono un corso di formazione, ma sono il modo in cui creiamo le giuste condizioni per un Essere Umano che sia la totalità delle sue parti: corpo-mente-energie e spirito. Se creiamo queste condizioni i saperi emergono perchè sono presenti già potenzialmente in tutti noi. Nei primi 6 minuti una delle mie solite premesse che diventa una parte fondamentale della puntata: questa moda dell'Essere e non del Fare va superata, perché se siamo nella Purpose, nella nostra ragione spirituale di presenza in questo mondo, non c'è separazione tra essere e fare.Buon ascolto.
Si ricomincia con un grande novità. Il risultato del silenzio di questa estate lo trovate raccontato qui. Un pomeriggio di luglio, un'intuizione, priva di ogni schema e ragionamento intellettuale, mi ha fatto mettere giù su carta i "10 saperi" che servono ad ognuno di noi per stare bene e nelle propria purpose. Preparatevi ad un profondo viaggio. Buona ascolto.
Le emozioni possono essere viste come:- motore- strumento di consapevolezza.Buon ascolto.
Ci torniamo spesso su questi significati. Oggi torniamo su accettare.Accettare è un impegno che prendiamo con noi stessi, con la vita e per questo non è rassegnazione.Ogni volta che conosciamo noi stessi accettiamo. Ogni volta che riusciamo a non rincorrere obiettivi non nostri accettiamo. Ogni volta che impariamo a fissare (o non fissare) obiettivi...accettiamo.Nell'accettazione c'è molto più coaching di quello che possa sembrare.Grazie per gli ascolti e la condivisione.
Prima di tutto questa puntata si apre in modo onesto dicendo che io non tengo un diario, ne spiego il perché ma allo stesso tempo mi rendo conto che è un limite. Un diario funziona perché la mano, quando scrive liberamente e quindi in una sorta di associazione libera di idee, fa emergere da dentro di noi tanti aspetti sui quali possiamo e dobbiamo lavorare ma che sono nascosti alla normale consapevolezza quotidiana.
"In ogni momento la cosa più importante che fa il nostro cervello è tenerci in vita e non pensare". Quando ho sentito questa frase ero abbastanza sconvolto. Quando poi ho studiato il lavoro della neuro-scienziata Lisa Feldman che ci racconta di come il cervello crei il nostro stato d'animo, ho capito tante cose, da un punto di vista fisico ed interiore. In ogni momento quello che facciamo è dare un significato a come ci sentiamo e questo parte dal nostro corpo. Un significato che abbiamo imparato a darci nel tempo e che a volte non sappiamo più "aggiustare". La scorsa settimana ho parlato di questo in un'azienda ed il titolo dello speech era "dove trovare sicurezza in noi stessi". Ho aperto lo speech dicendo che speravo fosse un discorso che parlasse al cuore. Non so se ci sono riuscito. Ecco qui il contenuto tradotto in podcast.
Eco perchè questo modo di vedere gli obiettivi oltre ad essere pratico ci aiuta a sviluppare consapevolezza. Nella puntata vi svelo di cosa si tratta.
Prendiamo presenza nella vita e da li partiamo..
Auto-espressione è consapevolezza. La consapevolezza è la conoscenza di sé in questo momento, nel nostro essere fisico, emozionale e mentale. Una riflessione su come le varie parti di noi interagiscono e su come, ahimé, la società che alimentiamo blocchi la nostra auto-espressione
La prima di due puntate speciali. Una vera e propria sessione di coaching nella quale il mio cliente vuole capire come prendere una decisione in ambito lavorativo. Lasciare la strada vecchia per la nuova è l'unica soluzione?
Quante volte guardiamo con sospetto chi ci parla di benessere, spiritualità, stile di vita e poi sono spesso persone che non hanno l'impegno della famiglia? In questa puntata, dopo esserci ricordati di non etichettare gli altri e noi stessi e dopo aver riflettuto su cosa sia la pace interiore e su come anche chi non ha famiglia si stia occupando degli altri, ci dedichiamo a noi genitori. Vi racconto la mia esperienza, spesso in salita, ma che dimostra che per chi era destinato a fare questa scelta di vita, ci siano tantissime possibilità di crescere interiormente e di trovare e dare pace. Si proprio di dare stiamo parlando.
Forse la miglior puntata sulla leadership che ho fatto.Quante volte nel nostro ruolo di leader siamo più concentrati su quello che motiva noi stessi invece che le altre persone? Quanta onestà e vulnerabilità servono per riconoscerlo e usare questo aspetto nelle relazioni al lavoro e a casa, soprattutto con persone che dobbiamo guidare, ispirare e far crescere?Spesso vogliamo il meglio per gli altri senza valorizzare le loro risorse!!
Sentirsi bene, capirsi bene e fare bene...e se vogliamo possiamo aggiungere anche diventare bene.Questo è quello che cerchiamo tutti, qualunque ruolo abbiamo o crediamo di avere nel mondo.Per arrivare a questo benessere ci sono grandi pilastri: lo stile di vita, l'interiorità o consapevolezza e la motivazione.Grazie al coaching professionale, business e life, alla medicina funzionale e ayurveda, alla respirazione e meditazione e alla purpose o forza vitale, possiamo lavorare su questi pilastri e raggiungere il nostro benessere.
Parlando di equanimità, soprattutto nei confronti delle situazioni positive, ci sembra che questo distacco sia una sorta di passività. Se amiamo una cosa, persona e siamo equanimi non siamo veramente travolti dall'amore. In una situazione negativa essere equanimi significa non aver costruito un modo sano per "farsi valere". MA E' VERAMENTE COSI? Oggi vi dimostro che l'equanimità è lo stato più attivo, evolutivo e responsabile che possiamo avere. E' uno stato di leadership e di comprensione della vita e di come essere in relazione con essa.
Ormai anche le aziende parlano di benessere spirituale. Ogni volta che lo descrivono c'è più o meno questo: "dare un senso a sè stessi, alla propria purpose". Qui cerchiamo di renderci conto che sé stessi è la vita e che la purpose è espressione di questa vita. Un breve racconto per perdere sé stessi senza rinunciare agli obiettivi..Serve? Sì visto che cercare noi stessi è proprio la prima fonte di malessere.
Siamo onesti chi di noi non giudica? Anche solo la chiacchiera alla macchina del caffè potrebbe essere giudizio. Ma possiamo trasformarlo in compassione. Ecco la mia riflessione.
Una lezione che ho imparato dalla piccola Aurora di 4 mesi.
Quante volte abbiamo sentito dire o ci siamo detti che meditiamo mentre facciamo una passeggiata nella natura, mentre ci sfoghiamo facendo una corsa; c'è chi medita suonando, leggendo e chi cucinando.Bene oggi vi voglio svelare che molto probabilmente state (stiamo) facendo proprio tutt'altro che meditare.Ho detto “stiamo” perché anche io a volte la vivo così. Per me la lettura è un momento meditativo, ma al di là dei modi di dire e del benessere che questi momenti che ci ritagliamo ci creano, anni di esperienza fatti di pratica e studi, mi sono serviti per sapere che quella non è meditazione.Attenzione: dire che non è meditazione non significa che non faccia bene e che non possa essere una pratica introspettiva.Ci sono alcuni motivi per i quali ognuno di noi reclama il diritto di avere i propri momenti meditativi e di chiamarli meditazione.Ve ne elenco alcuni:la meditazione viene confusa con una pratica di benessere. Ne ho già parlato in passato ed è un tema poco commerciale e quindi non lo sentite dire tanto in giro. Il punto è che la meditazione è una pratica spirituale che ha obiettivi ben precisi, tecniche e schemi ben precisi. Richiede impegno e presenza e non ha secondi fini al di là della ricerca spirituale. E qui è bene fare alcune precisazioni. Quando dico pratica spirituale non intendo per forza che ci debba essere una fede o una religione; la maggior parte delle volte è così, ma non è un requisito di partenza, anzi la costante di tutte le meditazione è acquisire consapevolezza di chi siamo e quindi fare l'esperienza di sé stessi come della coscienza…che non è quello che tutti noi facciamo di solito; noi di solito facciamo l'esperienza di noi stessi come della mente. Quando sentite parlare di mindfulness, della vera mindfulness, non c'è mai riferimento ad un credo, eppure quella è una pratica spirituale a tutti gli effetti.Se vi state chiedendo “ma questo cosa dice? cosa vuol dire?...bhè ecco il motivo per il quale non la si dice mai tutta sulla meditazione. Per molti di voi sarà già astruso questo perché è una cosa nella quale vi buttate senza sapere cosa fate…nessuno di noi comincia a meditare avendo sperimentato la coscienza.E questo sì è l'unico credo di partenza, ma ci sono abbastanza prove scientifiche e della tradizione spirituale che supportano questa possibilità…se non credete neanche alla coscienza allora forse vi conviene continuare a correre e cucinare.Adesso mi direte: “si ma gli effetti sullo stress, sulla fisiologia, sul benessere psicologico? Confermo, certo che ci sono. Possiamo semplificare così: il benessere psico-fisico che crea la meditazione è un effetto della nostra abilità nel diventare consapevoli e allo stesso tempo è una causa della consapevolezza. Mi spiego. E' una causa perché grazie alle tecniche di meditazione imparo a sentire, capire e governare la fisiologia proprio per entrare in stati meditativi e cercare di tenerli in ogni momento della giornata. L'esempio è il respiro che, se prima osservato e poi gestito, può cambiare il vostro stato di coscienza e questa è fisiologia, quindi benessere, relax, ma questo relax è un prerequisito per osservare ed essere coscienza che fa esperienza di sé stessa.E' una conseguenza, un effetto, perchè la meditazione ci rende più resilienti ovvero ci permette di rispondere in modo più costruttivo a momenti di stress, ad esempio…Quindi gli effetti sulla nostra quotidianità ci sono e non sono secondari perché la spiritualità è proprio comprensione della vita e quindi della quotidianità.Un altro aspetto è che chiamiamo tutto meditazione, ma la maggior parte di noi non sa cosa sia la meditazione, me compreso. Non c'è nulla di male nel semplificare e chiamare tutto meditazione, è molto funzionale, ma a volte ci porta fuori strada. Anche qui provo a semplificare. Quando entriamo in meditazione siamo uno con la coscienza e abbiamo chiarezza dell'esperienza di noi stessi e del mondo…non dico che diventiamo degli illuminati, ma ci arriviamo vicini..mettiamola così… la maggior parte di noi è invece a livelli precedenti, livelli che ci servono per riuscire ad arrivare alla meditazione. E' un pò come se chiamassimo la farina pane, ma non è così. Senza farina non c'è pane, ma quando è ancora solo farina non possiamo definirla già pane…ecco noi siamo quasi tutti nella farina…il che va bene, il che ci serve, il che per molti di noi sarà già sufficiente.Sto veramente semplificando e mi rendo conto che può essere già complicato così.Se c'è all'ascolto qualche esperto saprà di cosa sto parlando e noterà come sto tralasciando dettagli importanti (come l'ego, l'identità) ma la sostanza è comunque tutta in quello che dico.Ora, perché è importante sapere tutto questo? Perchè correre, suonare e leggere non è meditazione? Forse è obbligatorio sedersi a gambe incrociate ed occhi chiusi? Certo che non è obbligatorio, ma c'è una grande MA. Ora lo vediamo. Chiudiamo e riassumiamo questo primo pezzo dicendo, in modo forte, che la meditazione è il punto di arrivo che ci fa realizzare di essere quello che siamo, coscienza, osservato e osservatore nello stesso momento.Appena si comincia a meditare, anzi a “farinare” ah ah, la nostra mente si distrae. Quello che impariamo a fare e che spesso dura anni o anche una vita, è quindi concentrarsi, ascoltare, fare delle esperienze profonde ed a volte anche controllare, non nel senso di “potere”, ma nel senso di poter direzionare l'attenzione con volontà e intento. Più diventiamo bravi in questo e più ci avviciniamo all'obiettivo della meditazione e soprattutto abbiamo più possibilità di avere quei benefici di benessere, sociali e anche di focus, nella nostra quotidianità.Stiamo imparando a fare una cosa ben precisa ovvero provare a renderci conto che possiamo spostare la nostra coscienza, quindi la nostra consapevolezza, negli oggetti della mente che possono essere pensieri, voglie, rumori, sensazioni fisiche ecc ecc..oggetti prodotti dal cervello, dal corpo e dal mondo intorno a noi…e sempre per gli esperti tralascio aspetti metafisici e filosofici…qui non ci servono a nulla, va benissimo fermarci qua.Per semplificare possiamo usare questa metafora, presa dal bellissimo libro “Unwavering Focus di Dandapani”: se prendiamo un aereo e andiamo a New York e poi ne prendiamo un altro e andiamo a Roma siamo noi che ci spostiamo tra le città giusto? Bene la consapevolezza e scoprire, un pò alla volta, chi è questo noi che si sposta tra gli oggetti del mondo e della mente.Com'è invece il nostro vivere quotidiano? Nella quotidianità siamo tutti incastrati nel pensare di essere gli oggetti della mente…questo è il significato di quando sentite dire che “non siamo il corpo e i pensieri”. Sarebbe come pensare di essere Roma invece che colui che la visita. Ecco cosa succede quando facciamo le corsette, leggiamo ecc ecc…siamo identificati (altra parola di uso ormai comune) con l'oggetto della mente. Quando corriamo è per sfogare il fatto che la mente si identifichi con tutto quello che ci stressa, ma questo sfogo è fatto mettendo la mente su altro, quindi sempre la mente.Lo stesso vale per suonare, la lettura ecc ecc.E' il principio della TV o dei videogiochi. Quando siamo stressati guardiamo la TV per spostare la mente dallo stress a qualcosa che non richiede sforzo, che non richiede pensiero. La tv è un sedativo per la mente, ma di nuovo siamo sempre li, identificati con i nostri pensieri e tutta la nostra identità.Credo che pochi di voi si mettano a suonare, leggere o cucinare con l'obiettivo di osservare la mente e realizzare di non essere “Alessandro che cucina la torta, ma di essere quella coscienza che crea l'esperienza di Alessandro e della torta”.Ricordate? Andare a Roma pensando di essere tutti gli oggetti, opere e cose che ci sono a Roma? Questo non vuol dire che sia impossibile leggere meditando, ma per farlo bisogna prima essere passati per una pratica strutturata.Ho detto più volte che di solito non sono meditazione, facendo quindi capire che potrebbero esserlo perché l'obiettivo sarebbe metterci in questo stato cosciente e ricettivo in tutto quello che facciamo e questo è spiegato benissimo nel libro “Il miracolo della presenza mentale” di Tich Nath Han dove il maestro ci insegna a meditare lavando i piatti… noi di solito laviamo i piatti pensando a quanto sarebbe bello avere la lavastoviglie, al fatto che vogliamo finire velocemente per leggere o guardare la tv e sempre con l'idea di essere effettivamente “quell' Alessandro con la sua identità, ruoli, pregi e difetti, che fanno si che lavare i piatti sia tempo perso”In questa puntata abbiamo quindi citato due libri che vi consiglio e vi linko anche una puntata di Andrea Huberman con Sam Harris che in 4 ore vi spiega quello che ho riassunto in poco:https://www.youtube.com/watch?v=-wIt_WsJGfw
Negli ultimi anni il “mondo olistico” è esploso e se è successo è perché ce n'era bisogno, un pò come per tutto quello che accade, almeno così mi piace pensare.Mi piace pensare che le cose, che ci piacciano o no, che ci facciano paura o no, vanno in una direzione perché così deve essere.Questo ad esempio è l'atteggiamento che ho nei confronti dell'AI dove, secondo me, gli aspetti pericolosi sono molto forti, ma della serie chi è che si immagina che questa evoluzione non vada avanti? Impossibile…Avete mai sentito qualcuno chiedersi perché c'è internet? Perchè i social? perchè l'AI? Perché la bomba atomica? Non sto parlando di spiegare a cosa serve e che benefici o rischi ci sono..Sto parlando di perché esiste? Sicuramente qualcuno se lo è chiesto, magari qualche filosofo, ma non è un modo mainstrem di pensare all'innovazione, giusto?Sembra che le cose accadano e il nostro ruolo sia quello di parlarne come se fosse qualcuno altro a farle accadere…possibile sì, ma se è qualcuno o meglio qualcosa d'altro, cos'è?Ecco la mia solita digressione introduttiva, ormai ci siete abituati, ma mi piace estendere la riflessione…in un certo senso questo è essere olistici…inoltre estendere la riflessione ci aiuta a non ingabbiarci e fra poco vedremo quanto è utile.Allora…Il mondo olistico si è evoluto perché c'era la richiesta di guardare dentro sé stessi, di riprendere quello che una volta guariva e faceva star bene le persone e che è stato la base di tanti metodi e strumenti moderni, anche se spesso ce lo dimentichiamo. Penso ad esempio alla medicina Ayurvedica.Ci sarà anche altro che ha fatto evolvere l' “olisticesimo” ah ah ma per riassumere e intenderci questo può bastare,Non vi sembra che spesso siamo ciechi di fronte alla ruota del tempo che gira e torna sempre nello stesso punto, solamente che lo fa con nuove forme, nuove condizioni, nuove persone e nuove menti e soprattutto esigenze diverse?Forse tutti questi richiami al passato non sono altro che un futuro che torna nello stesso punto e quindi appunto un eterno presente.Forse tendiamo a non vedere o sentire le cose, ma ovviamente mi devo porre sempre il dubbio che sto sbagliando nel vederla così.Il mondo olistico viene spesso accusato di non essere scientifico, altre volte viene confuso con un puro benessere edonico, tipo andare alla SPA, avete presente? Cioè fare Yoga non è né andare alla spa e né ginnastica; ancora oggi, qui in occidente, la maggior parte delle persone non sa cosa sia lo Yoga e come sia possibile che un movimento fisico sia uno strumento spirituale…ovvio che ci sembra impossibile se non sappiamo che le asana, la parte di “ginnastica dello Yoga”, è solo un tassello di 8 fasi che portano alla realizzazione, all'unione spirituale, qualunque nome questa spiritualità abbia per voi.Ci vuole studio, curiosità, come abbiamo visto nella scorsa puntata, quella curiosità che non ha un motivo ma è pura conoscenza.Sono anni che sto in questo mondo, non nel mondo olistico, ma in quello…indovinate un pò….della vita. Ricordate che io metto la vita al centro, che Purpose significa esprimere la vita che pulsa in noi ecc ecc… bene se sto nella vita, anzi se ci provo a comprendere il senso della vita, visto che la risposta non è ancora così chiara, in un certo senso sono nel mondo olistico ma allo stesso tempo mi allontano.Allora prima di raccontarvi cosa significhi per me olistico, vorrei provare a farci uscire dalla gabbia della mente, del giudizio, del bianco o nero.Non vi sembra che tutti, proprio tutti e quindi me compreso, adoriamo troppo etichettarci in qualche modo, sposare una qualche causa dell'ego?Non sto parlando di credere in qualcosa o di valori…anche se per me anche i valori rischiano di essere un'etichetta inutile…, ma ne capisco la validità umana, sociale e civile.Qui sto parlando che o siamo scienziati, o siamo creduloni, o siamo quelli della palestra o siamo quelli dello Yoga; o siamo quelli vegani o siamo quelli della Keto. E tutti che hanno una validità scientifica o spirituale, perché ormai queste sono le due etichette e sempre meno persone vogliono comprendere come, forse, è solo una questione di dimensioni e di strumenti.Il cervello è quello che siamo? Il cervello se è quello che siamo allora non esiste l'anima? Ovviamente non rispondo io per voi, vi invito solo a fare ricerca. Se siete fortunati (beati) questa ricerca vi porta alla soluzione, se siete nella norma troverete degli indicatori che vi permetteranno di unire tenendo separato, di stare fuori dalle gabbie e di vivere nella tensione.Questo è olistico.Detta in modo più semplice olistico è sapere integrare come ci sentiamo, che significato ha questo ci sentiamo e come esso ci porta ad agire, che sia linguaggio o movimento.Questa integrazione non è casuale perché è, guarda caso, come la scienza ci spiega il funzionamento, ed in parte, il senso umano; ma è anche come la tradizione sapienziale (un modo più completo di chiamare la spiritualità principalmente orientale) ci dice che funzioniamo.Ci sono diversi modi per arrivare allo stesso punto, diverse strade. Io credo che il problema, la nostra gabbia, sia che crediamo di voler arrivare allo stesso punto, ma in realtà i punti sono diversi. ATTENZIONE SU QUESTO.Un esempio: se diciamo che andare in palestra e fare Yoga sono la stessa cosa siamo sullo stesso punto? Dipende.Perché se andiamo in palestra per stare bene, ma anche essere più belli, bere e mangiare di più; se facciamo palestra sempre con il cell in mano e spettegoliamo non è la stessa cosa di fare Yoga.Ma vale anche il contrario, possiamo fare Yoga con queste distrazioni e atteggiamenti…Questo è un esempio di facile comprensione, ma è solo un esempio.Io non credo ci siano tante persone che vanno in palestra per trovare la propria consapevolezza e scoprire chi sono, per unirsi a qualcosa di trascendentale, per capire i meccanismi della mente. Non conosco tante persone che ispirano ed espirano con lo scopo di trovare chissà cosa, ma lo fanno, lo facciamo, per spingere di più..e di nuovo c'è anche chi fa Yoga così.Qui il punto è diverso vedete? In entrambe le discipline potremmo, se conoscessimo i meccanismi del corpo e del respiro, fare l'attività per evolvere noi stessi e, anche se chi fa Yoga mi smentirà, io sono certo che posso realizzarmi spiritualmente anche andando in palestra. Il punto è che appunto, io vado in palestra per altri motivi e spesso è per alimentare ancora di più i miei vizi, come mangiare di più.Olistico è essere chiari su cosa vogliamo scoprire di noi stessi e integrare quello che sentiamo, il significato che ha e come agiamo in ogni momento della vita.Perchè sto facendo Yoga anche mentre cucino il minestrone, come, spesso, sto facendo un minestrone olistico mentre faccio Yoga…due punti diversi, due nutrimenti diversi…Grazie.Fonte: Il libro del quale parlo è Sulle origini della vita, del significato e dell'universo. Sean Carroll
Una puntata per metterci curiosità sulla curiosità.Essere curiosi è qualcosa che piace e quando ci rendiamo conto di non esserlo ci sentiamo un pò a disagio vero? Come se ci mancasse una di quelle famose skill delle quali abbiamo parlato nelle scorse puntate.Recentemente sono incappato in alcuni studi e testi che parlavano di curiosità e mi sono chiesto se essa potesse essere sviluppata; ma soprattutto che cos'è?Quindi oggi proviamo a capire cosa sia la curiosità e direi che questo rende la puntata importante.Io credo che la curiosità si possa sviluppare ed è proprio il significato che possiamo dare alla curiosità che me lo fa dire.Partiamo da questa domanda: “ la sapete la differenza tra capacità e abilità?”Si trovano molte spiegazioni nell'ambito sportivo, io è nel mio corso di Personal Trainer che per la prima volta ho analizzato questa differenza.Generalizzando potremmo dire che una capacità è qualcosa di innato in una specie/genere. Camminare è una capacità che abbiamo, sollevare un peso da terra è una capacità che abbiamo. L'abilità invece è il miglioramento nel tempo del gesto, magari anche per un fine specifico. Se prendiamo l'esempio del peso, una cosa è sollevarlo da terra, un'altra è fare uno stacco da terra.Mi viene da pensare che quindi le skill sono abilità cosa dite?Mi viene anche da pensare che un' abilità non si sviluppa se non c'è una capacità innata e soprattutto se non c'è motivazione.Arriviamo quindi alla curiosità. Ho scoperto queste due cose:che la curiosità presuppone una conoscenza di base. Sembra che non possiamo essere curiosi di qualcosa che non conosciamo, dove per conoscenza possiamo intendere anche consapevolezza, istinto. Direi che vuol dire che se non c'è una capacità innata non possiamo essere curiosi;la seconda scoperta è che negli studi scientifici con la risonanza magnetica, in un'azione che implica curiosità si attivano le stesse aree del cervello in gioco quando c'è conflitto, eccitazione, gratificazione. Direi che vuol dire che siamo curiosi quando c'è un bisogno da colmare o un desiderio da soddisfare. Ricordiamoci anche un'altra cosa importante e che ho sottolineato nel mio recente post dal titolo “rispondere alla vita non è quello che pensi”. Anche la curiosità ci ricorda che il nostro cervello e corpo con tutta la sua fisiologia, attiva e si attiva nello stesso modo per tanti bisogni diversi e sta a noi dare un significato a questi bisogni.Ormai lo sto dicendo in ogni puntata. Saper dare significati, essere emotivamente creativi o granulari è essenziale per evolvere e stare bene, insieme o da soli.La curiosità quindi è una capacità o un'abilità, è innata o si sviluppa?Per me è entrambe le cose e provo a supportare la mia idea in questo modo.Se è vero che siamo curiosi quando abbiamo già una conoscenza di qualcosa, potrebbe voler dire che se c'è di base la possibilità di comprendere qualcosa, quindi la capacità, ci sono i presupposti perché ci impegnano in qualcosa di nuovo, quindi un'abilità.Quindi cos'è che ci dovrebbe spingere ad essere curiosi se potenzialmente lo siamo tutti?A questo punto credo resti la risposta più ovvia ovvero la motivazione.La motivazione che, come raccontavo nella mia diretta Linkedin sul WellBeing nelle aziende, richiede conoscenza di sé.Se da una parte per conoscerci dobbiamo stare bene e, se per farlo, dobbiamo preoccuparci del nostro stile di vita, dall'altra è altrettanto importante saper vedere, ascoltare e dare significati a quello che succede dentro e fuori di noi.La chiave di cosa sia la curiosità e di come praticarla il più possibile sta nel concetto di equanimità che anch'essa è sia una capacità che un'abilità. L'equanimità si sviluppa soprattutto, ma non solo, con la meditazione e se la conseguenza di essere equanimi è che sappiamo controllarci nelle varie situazioni, il suo significato profondo e reale è che equanimità = a capacità di osservare, ascoltare e comprendere.Mi sembrano tutte caratteristiche di base per essere curiosi cosa dite?Sono equanime quando riesco a vedere i fenomeni capendo che non devo mettere in gioco il mio ego per attaccarmi al piacere di questi fenomeni o staccarmi da fenomeni avversi.Non vuol dire arrendersi alla vita o non avere ambizioni, ma saper ascoltare il momento in sé, per come è. Mettere in gioco il proprio ego significa fare i capricci. Noi cominciamo a fare i capricci da bambini e quando siamo adulti questi capricci diventano desideri di vittoria, di ottenere qualcosa, ma soprattutto diventano paure, confini che guidano le nostre scelte.Avere obiettivi e ambizioni non è un capriccio, il problema è quando questi obiettivi definiscono la nostra identità, quello che siamo. Quando succede lo capiamo dal fatto che c'è tensione e che non c'è attenzione nel processo.Dobbiamo arrivare al risultato, c'è un vantaggio dal risultato, ma non prestiamo attenzione a nulla di quello che succede nel percorso, a meno che non ci serva per il risultato.Se proprio vogliamo darci un'identità noi siamo il percorso e non il traguardo.Questo nella curiosità fa la differenza dal giorno alla notte. Siamo curiosi come capacità innata, ma diventiamo curiosi quando in singoli fenomeni, minuti, azioni della nostra giornata sono un'occasione per osservare, ascoltare e comprendere l'esperienza senza bisogno di attaccarci un'etichetta di utilità per un secondo fine.Quando c'è un secondo fine è più difficile essere curiosi, è più faticoso, è più stressante.Quindi, nel lavoro ad esempio, si diventa curiosi più facilmente con gli incentivi.L'esempio della curiosità sono i bambini che sono curiosi di tutto perché non hanno un motivo per esserlo.Qualcuno di voi potrà obiettare che non è vero che il bambino non ha motivo per essere curioso. Verissimo, il suo motivo è vivere e fare esperienza..appunto…tutto quello che ci dimentichiamo da quando, più o meno, abbiamo 6-7 anni..e siamo ancora bambini…guarda caso coincide con la scuola, il primo luogo nel quale c'è utilità in tutto: il voto.Immagino ci sia qualcuno che senta tutto questo come astratto. Sta a voi deciderlo e sta a voi ascoltare con attenzione le mie parole e farle vostre…intendo dire dar loro un significato vostro, non sono un predicatore, anche io cammino e casco come voi. Il significato va dato non solo con il pensiero, ma con il sapere, come dicevo, ascoltare e vedere le singole esperienze della vita…significa saper vedere i pensieri che passano nella nostra testa come fenomeni da osservare.Ogni momento è motivazione per essere curiosi. Curiosità e motivazione non hanno mai a che fare con utilità, risultati e obiettivi. E ripeto questo non vuol dire che poi ognuno di noi non abbia le sue utilità, desideri, obiettivi ecc ecc..E' questo il problema; quando qualcuno vi dice che essere equanimi, consapevoli, spirituali..quello che volete, significa non attaccarsi al proprio ego, subito pensiamo che il nostro ego non serva a nulla. Per vivere, per stare bene, per essere nel momento non serve un secondo fine. Che voi lo vogliate o no i momenti, il presente, c'è. Con questo presente ognuno di noi ci fa la sua vita, ci mette il proprio ego e i propri obiettivi. Uno non esclude l'altro, ma noi oggi escludiamo il presente, il momento, l'esperienza, il fenomeno accettato per come è, la vita così per come è, quindi spesso scegliamo di NON essere curiosi.Ma tutti possiamo esserlo.
Visto che se non dici soft skill non sei nessuno ho pensato di proporvi una puntata su questo tema.Quello che vorrei fare è portarvi a pensare fuori dagli schemi e quindi a fare un lavoro creativo rispetto al concetto di soft skill.Il motivo è che non possiamo veramente parlare di soft skill se non comprendiamo i meccanismi fisiologici e interiori che ci portano a coltivare questo tipo di competenze.Come sempre, sarete ormai stufi di sentirlo dire, quando parlo di interiorità, di spiritualità, parlo della vita, del suo senso e di come ognuno di noi deve comprenderlo ed esprimerlo. E' una cornice nella quale, anche questo lo dico sempre, ognuno di voi deve costruire i suoi contenuti, magari con uno stimolo esterno come può essere il mio, ma i contenuti, i significati, restano i vostri. Inoltre ricordiamoci sempre che interiorità e fisiologica non sono separati, ma si trasformano e funzionano a vicenda.Per avere un punto di partenza prendo le skill che il World Economic Forum ha elencato come strategiche negli anni a venire. Non sono proprio tutte soft, ma in linea generale ci siamo:1 pensiero analitico e innovazione2 apprendimento attivo3 capacità di risolvere problemi complessi4 pensiero critico e capacità di analisi5 creatività, originalità e iniziativa6 leadership e influenza sociale7 uso di tecnologie8 programmazione9 resilienza, gestione dello stress e flessibilità10 ragionamento e problem solvingWow a voi non fanno paura? A me si e anche se sicuramente non era l'intenzione, credo che leggere questo elenco possa essere fonte di “NON BENESSERE PSICOLOGICO" per molte persone. Potrebbe essere anche fonte di emozioni forti, oscure e che non sappiamo o vogliamo nominare; magari non abbiamo neanche i termini giusti per esprimerle e quindi magari ci viene in mente paura, vulnerabilità.Questo è il punto sul quale vorrei portarvi.Concentrarci su elenchi di questo tipo, come aziende o come singole persone va benissimo. Cercare di coltivare queste competenze va benissimo, ma se non coltiviamo la SOFT SKILL per eccellenza tutti questi elenchi rischiano di far precipitare il nostro benessere e la nostra purpose, il nostro Purpose Wellbeing.Questa o queste soft skill per eccellenza riguardano la capacità di riconoscere la propria e le altrui “creatività emotive”. Per chi ha seguito le mie dirette Linkedin, soprattutto l'ultima dedicata al WellBeing aziendale, sa che questa creatività emotiva, che possiamo chiamare anche granularità, è quella che chiamo una nuova forma di intelligenza emotiva e che si basa sulle nuove teorie neuroscientifiche che riguardano le emozioni, alle quali io unisco tematiche più profonde legate al senso della vita.Noi leggiamo questo elenco o altri di competenze e vogliamo raggiungerle. Tutte queste apparenti soft skill hanno dei comuni denominatori: incertezza sfida relazioni empatia compassione vulnerabilità responsabilità Questi sono tutti gli elementi che fanno di una persona un leader, perché la leadership è la responsabilità nei confronti del proprio mondo interiore e poi nei confronti della relazione e quindi degli altri.Un pensiero e un lavoro molto vicino a questo che vi presento, ovviamente molto più famoso e autorevole del mio è quello di Brené Brown, in particolare nel suo lavoro “Dare to Lead”.La soft skill per eccellenza è il sapere stare, comprendere e evolvere la tensione dell'essere umani e della vita, perché una tensione c'è sempre e solo se la comprendiamo e riusciamo a comunicarla in modo evolutivo.Prendete quell'elenco di 10 skill, forse possiamo togliere quelle legate alla programmazione e uso della tecnologia. In realtà secondo me ci stanno bene lo stesso nel tema di oggi, ma per semplicità le togliamo.Tutte le altre non hanno forse a che fare con…”la relazione”?La relazione con noi stessi, tra persone, e tra persone e situazioni.Tutte le altre non hanno forse a che fare con la comprensione dei meccanismi umani e della vita? Attenti a questo esempio per non stiamo facendo filosofia ma parlando di qualcosa di pratico: come possiamo pensare di diventare resilienti se non siamo capaci e quindi non abbiamo la skill, di creare quella relazione tra colleghi che ci permette di separare la persona dal problema, comprendere la persona, la situazione e trasformando la relazione e quello che proviamo, creare quella sicurezza emotiva che ci aiuta a guardare il problema e risolverlo veramente?Vi siete mai posti il dubbio che la maggior parte del vostro problem solving sia un “people solving”?E come facciamo ad essere creativi se non ci conosciamo? Lo sapete che gli studi dimostrano che noi siamo creativi su qualcosa che già in parte conosciamo; bene, se non conosciamo noi stessi, o meglio la relazione come espressione di noi stessi, come possiamo essere creativi?Vedete come quasi tutte queste soft skill proposte dal World Economic Forum e le altre simili che si trovano in giro hanno alla base questa conoscenza interiore.Come ho raccontato nella mia ultima puntata questa conoscenza si acquisisce con questo gruppo di soft skill che hanno a che fare con quello che sentiamo e percepiamo e con la nostra capacità di creare luoghi sicuri nei quali essere emozionalmente creativi.Qui andiamo quindi verso due hard skill fondamentali per conoscerci: la prima è appunto creare luoghi sicuri nei quali le persone possano conoscersi; la secondo riguarda invece tutta la parte del benessere e dello stile di vita che, impattando la nostra fisiologia crea una percezione di noi stessi e crea i nostri pensieri. Se siete curiosi su questo ultimo punto andate a sentire la diretta Linkedin.Prima di andare a scuola di problem solving, pensiero critico, resilienza e creatività (o meglio mentre facciamo questo), dobbiamo anche andare a scuola di chi siamo, come funzioniamo e qual'è il senso della vita e dello stare insieme.Attenti a questo: mentre ci preoccupiamo di coltivare tutte queste skill utili ad uno scopo produttivo, possiamo coltivare quella conoscenza di noi stessi che ci rende veri leader e che non ha nessuno scopo e nessuna utilità, perché stare bene non ha uno scopo, ma è quello che, credo, siamo.
Prima di fare la nostra riflessione sull'empatia ho pensato di andare a vedere alcune definizioni e indovinate dove ho fatto la ricerca?Ovviamente su #chatGPT.In italiano mi da questa definizione che è coerente con quelle classiche: “L'empatia è la capacità di comprendere e condividere le emozioni degli altri. È una forma di intelligenza sociale che permette di mettersi nei panni degli altri e di comprendere le loro esperienze e i loro punti di vista. L'empatia è fondamentale per la comunicazione efficace, per la costruzione di relazioni sane e per la capacità di risolvere i conflitti.”Confondere questa capacità con il farsi travolgere dalle emozioni altrui tanto da soffrirne è un attimo e per questo ho chiesto a chat GPT la differenza tra “empathy and sympathy” che in italiano potremmo tradurre con cordoglio, comprensione, compassione… per me non è facile tradurla in italiano.Chatgpt mi dice: “Sympathy, on the other hand, refers to the ability to feel compassion or concern for someone else's welfare. It is more of an emotional response and often involves feelings of pity or sorrow for someone else's suffering.In simple terms, empathy is the ability to understand and share the feelings of another person while sympathy is feeling compassion or sorrow for someone else's suffering. Empathy is more about understanding another person's emotions and perspective, while sympathy is more about sharing their emotional state and offering comfort.It is also important to know that empathy can be used with both positive and negative emotions, while sympathy is mostly associated with negative emotions and difficult situations.”Direi bravissima ChatgptLa mia speranza, per quel poco che ne so io oggi e che in generale ne sappiamo, è che questi strumenti dotati di AI, anzi di mente (e c'è una bella differenza… magari faremo una puntata su questo) siano di supporto alla nostra interiorità; è in questa interiorità che troviamo l'intelligenza. L'intelligenza non sarebbe produrre sapere dai dati, ma produrre sapere dalla consapevolezza di sé.Questa riflessione c'entra con questa puntata perché è importante riuscire a dare un significato alle cose, ai termini, in questo caso empatia, in modo autonomo e soprattutto con “comprensioni e non con definizione”.Il mio significato è che l'empatia, come praticamente tutta la nostra esistenza, sia uno specchio di noi stessi.E' facile vederlo, facciamo alcuni esempi.Quando ci arrabbiamo con qualcuno è perché stiamo reagendo ad una nostra situazione interna lo sapevate? A volte è perché gli altri manifestano un difetto che noi abbiamo, oppure è semplicemente un qualcosa che ci da fastidio e che il mondo fuori manifesta e noi vediamo, come in uno specchio, le nostre stesse paure, debolezze o ovviamente aspetti che ci piacciono.Sì, perché lo specchio è anche positivo.Prendiamo anche l'esempio della comunicazione. La comunicazione è uno specchio di noi stessi. Se una persona alla quale vogliamo bene si chiude in sé stessa e non comunica noi stiamo male, ma quante volte ci siamo posti il problema che questo malessere è dovuto al nostro ego che vuole intervenire…in sostanza stiamo male per un nostro bisogno e non quello dell'altra persona come effettivamente dovrebbe essere.Volete una spiegazione scientifica di tutto questo?Le risonanze magnetiche che fanno vedere il bonding che si attiva tra il cervello della madre e di un figlio/figlia con un bacio o abbraccio.I nostri cervelli e, secondo molti anche i nostri cuori grazie al loro campo magnetico, si possono mettere in sinergia, possono andare allo stesso ritmo e questo crea dei particolari legami. Di questi legami noi abbiamo una leggera percezione, come quando in un team, in una riunione, in una coppia, c'è un'energia e una sinergia che non sappiamo spiegare..ed è così il più delle volte non ci facciamo caso.L'empatia è uno specchio perché se aumenta la mia capacità di comprensione interiore, se aumenta la mia intelligenza emotiva e se, soprattutto, riesco a dare un significato profondo a questa intelligenza, andando oltre il concetto di “furbizia o performance”, si attivano tra persone sinergie neurali e fisiologiche.Il punto forse non è tanto cosa accade nel cervello e nel nostro corpo; pur rimanendo fondamentale, perchè è attraverso la fisiologia che non percepiamo e ci percepiamo, il punto, secondo me, è che queste risposte fisiologiche sono la conseguenza di consapevolezza e relazioni.E' la relazione che attiva lo specchio. Se non c'è nessuno che si specchia non c'è nessuna immagine specchiata. L'empatia è uno specchio del saper riconoscere gli altri in noi stessi. Questi altri e questi noi stessi esistono e si attivano solo grazie alla relazione. Tra la mamma e la figlia si attiva una sinergia neuro-fisiologica perché esiste la relazione mamma-figlia.Come possiamo attivare queste relazioni? Ci sono strumenti interiori, ci sono strumenti fisici, ci sono le esperienze, ci sono strumenti o luoghi che ci ispirano. I modi possono essere diversi più o meno adatti alla nostra situazione.Quelli che conoscono io fanno riferimento al corpo come strumento per comprendere, usare e trasformare la nostra consapevolezza interiore. Funzionano proprio per quello che ho detto prima ovvero che il corpo (dove comprendiamo ovviamente cervello e sistema nervoso) è il mezzo per comprendere, provare, percepire e agire nel mondo.Questi metodi fanno riferimento alla respirazione, allo stile di vita, all'intenzione, alla meditazione. Ma ci sono anche strumenti chiamiamoli più “mentali” che fanno riferimento alle virtù ed a come le decliniamo nella nostra personalità. Questi sono gli strumenti che uso per me e per i miei clienti nei progetti di WellBeing Design e questi sono strumenti che possono essere portarti nella quotidianità della nostra vita privata e lavorativa.Il benessere è un “continuum” e non un momento di pausa sensoriale come se stessimo andando alla SPA. Il benessere e la nostra evoluzione sono lo specchio di noi stessi.
Se sei un CEO, un founder o un HR questa diretta non te la puoi perdere.Ma anche se hai un altro ruolo, forse anche se sei un freelance.
La maggior parte di noi ha chiaro come lo stile di vita impatti la nostra esistenza a 360 gradi.Salute, sistema immunitario, umore, peso forma, energia e motivazione, praticamente tutto quello che è la nostra esistenza quotidiana, nei momenti positivi come in quelli che classifichiamo negativi, ha a che fare con il come stiamo, nella nostra testa e nel nostro corpo.Nel mio libro “AGISCI SEMPRE RESTANDO DENTRO. Purpose, benessere e spiritualità tutto in UNO” ho dedicato un intero capitolo allo “stile di vita tutto in UNO”, dove l'idea era quella di sorprendere il lettore.Come? Invece di fare il classico capitolo su come, quanto e cosa mangiare, come fanno tutti e rischiando anche di sforare in ambiti di competenza medica, ho scritto un racconto di come ogni singolo aspetto della nostra quotidianità e quindi del nostro stile di vita, sia fondamentale nel determinare la nostra evoluzione umana ed interiore. Ho scritto quindi di cibo e sostenibilità, di aria, di acqua, di rumori, stimoli e inquinamento e ovviamente di sonno e riposo. Sempre con l'idea di creare quelle cornici di benessere nelle quali poi siete voi che dovete creare e mettere i vostri contenuti, le vostre abitudini, le vostre forze e le vostre debolezze.Mettere in pratica tutto questo non è così facile e a questo punto dovremmo chiederci ma perché?Ecco la risposta esatta non ce l'ho, ma delle riflessioni che ci aiutino a creare la nostra risposta personalizzata si.Facciamo un elenco: non siamo informati: mangiamo e beviamo secondo la logica “della nonna o del buon senso, ma il buon senso è creato dallo stessa mente che cerca cose delle quali NON ha bisogno; siamo disinformati con i mezzi di comunicazione che nel migliore dei casi ci confondono con mode e diete e soluzioni veloci e, nel peggiore dei casi, anche se sempre meno, ci propongono cose che proprio non fanno bene; trasformiamo la nostra percezione interiore, parlo di percezione fisiologica il cui nome è interocezione, in voglie e bisogni che crediamo essere veramente nostri, ma che in realtà sono guidati da una chimica del nostro corpo che risponde in modo generico ad un bisogno di sopravvivenza; infine c'è un aspetto più spirituale che potremmo legare al Karma ed al perché ognuno di noi è fatto in un certo modo e desidera certe cose. Elenco con completo ma sicuramente sufficiente.Vedete come siamo passati da motivi base al qualcosa di più strutturato che la scienza oggi ci spiega benissimo. Da questo punto “scientifico” siamo arrivati ad un punto spirituale.Ognuno di noi si può sentire più vicino ad uno di questi punti e più distante da altri e va benissimo, basta che la soluzione funzioni per voi, ma, secondo me, la cosa più importante è solo una:CHE OGNUNO DI NOI TROVI IL SUO MODO DI COMPRENDERE PERCHE' FUNZIONA IN UN CERTO MODO. QUESTA E' L'UNICA COSA CHE CONTA. Per la maggior parte della gente il giusto mix è tra il punto 2 e 3, tra i punti scientifici e spirituali o, se non vi piace la parola “spirituale” potete trasformarla in interiorità o mindset.Chi mi segue sa che per me "olistico" è scientifico + spirituale insieme, non c'è una vera divisione. La scienza ci dice come funzionano le cose e nel farle funzionare poi ognuno di noi decide o sente se questo provoca una evoluzione interiore o no e a questa evoluzione ci date il nome che volete.Perché fino a che ci diciamo cose come: l'intestino è il secondo cervello; respirare bene ci cambia la vita; gestire le proprie emozioni ci aiuta a stare bene, a relazionarci con gli altri e fare quello che ci serve fare, lavoro o vita privata che sia… Fin che lo diciamo così tutto va bene, ma è solo “crederci”, come credere a babbo Natale ed è per questo che poi non siamo pratici e costanti..chi più chi meno…Perchè se non capisco, scientificamente parlando, che come mangio influenza come mi sento e come mi sento mi fa credere di volere delle cose e nel momento in cui le voglio, ottenerle o no mi fa sentire più o meno bene. Ho usato l'esempio del mangiare ma vale anche per esercizio fisici, sonno e altro.Prendiamo l'esempio dell'intestino come secondo cervello: il significato di questo è che nel nostro intestino avvengono già delle attivazioni neurali, che sintetizzano e mandano dei segnali al cervello che attivano i neurotrasmettitori. Non è che l'intestino pensa e si guarda allo specchio, semplicemente fa quello che un neurone deve fare per natura.Lo sapete che il sapore dolce viene percepito da queste cellule indipendentemente dal fatto che stiamo mangiando una cosa dolce? Stiamo dicendo che il sapore dolce viene in un certo senso da noi immaginato, ma che nella realtà la sua vera percezione è in queste cellule dell'intestino/stomaco. Hanno fatto degli studi scientifici su questo, dando da mangiare a persone cose non dolci, ma che contenevano tracce di zucchero e vedendo come queste cellule attivavano a mandavano al cervello il segnale “dolce” con la cascata di reazioni fisiologiche che ne consegue.Sapete che tra gli aminoacidi semi essenziali ce n'è uno, la tirosina, che dall'intestino mando il segnale al cervello per la produzione di dopamina? E la dopamina che cos'è? E' la molecola della motivazione e del saper posticipare un piacere e questo posticipare non è forse saper gestire le emozioni?Ragazzi stiamo dicendo che lo stile di vita, fatto da cibo, sonno, relazioni, esercizio fisico etc crea la percezione di noi stessi e qui poi, se lo volete interviene la spiritualità, perché potremmo chiederci cosa farne di questa percezione?Stiamo forse dicendo che se mangiamo bene saremo sempre motivati e perfetti? No, ma stiamo dicendo che se “non facciamo la pulizia del camino non ci può passare nulla. Ma una volta fatta la pulizia sta a noi accendere il fuoco per scaldare la casa”..ma questo noi, non percepisce di aver bisogno di calore se non funziona nel modo corretto.Non c'è benessere senza stile di vitaNon c'è evoluzione senza benessereNon c'è trasformazione senza il supporto della scienzaNon c'è realizzazione e consapevolezza interiore se non mettiamo tutte questa cose insieme.Crediti:Andrew Huberman Lab https://youtu.be/XfURDjegrAw
Teoria, questo significato che oggi è spesso collegato ad inutile.Diciamoci la verità; quando pensiamo alla teoria, soprattutto nel mondo del lavoro, ci sembra di perdere tempo. Tutto va sulla pratica, anche la scuola o meglio la cultura ha senso solo se è pratica. E' un pò come dire che un'opera d'arte non ha nessun valore se non diventa un oggetto per il mercato; è un pò come dire che un'ora passata con sé stessi o i propri cari non ha nessun valore se nel mentre non sto consumando qualcosa.Ma deve essere proprio così? La teoria è qualcosa di diverso dalla pratica? e chi si definisce pratico è proprio sicuro di non essere anche teorico o viceversa?La riflessione che vi propongo è proprio questa ovvero che la teoria è già pratica, quello che ci serve è metterla in azione, ma l'azione è movimento ed il movimento può essere anche interiore. Ovviamente è difficile pensare di arrivare da qualche parte solo con il movimento interiore, ma questo è sempre presente e spesso è l'elemento che può fare la differenza.Questa riflessione l'avevo già fatta dentro di me tanto tempo fa, ma poi sono incappato nell'etimologia della parola teoria e ho capito perché avevo avuto quell'intuizione.Se andiamo a studiare il significato delle parole ci rendiamo conto del valore del linguaggio, oppure di come parliamo a vanvera o siamo ignoranti…Teoría deriva dal greco “Theoría” che significa visione e che ha la stessa radice della parola teatro. Significa quindi che teoria è visione e nello specifico un modo diverso di vedere le cose, da qui il legame con il teatro.Adesso che sono passato da teoria a visione, per quanti di voi sono cambiate le cose? Credo per tanti. Quando diciamo visione ci viene subito in mente “fare qualcosa di grande”, ma visione deriva da “vedere”. Quindi la teoria è saper vedere le cose come stanno e questo a voi non sembra molto pratico? e c'è qualcosa di utile in questa “visione teorica”? Si, è utile alla vita. Quindi forse, oltre che fare un reframing della parola teoria, dovremmo farla anche di utile.Potremmo dire che la teoria è già pratica perché ci permette di vedere il significato profondo delle cose e quindi l'utilità per la vita.OK, ma poi ci sono tutti i vari task della quotidianità dove serve essere pratici, saper fare direte voi. E io sono ovviamente d'accordo ma non trovo che la riflessione di oggi sia astratta e quindi teorica nel senso di inutile, ma credo sia teoria nel senso di visione e quindi utile.Perchè ogni singola azione della nostra quotidianità, individuale o collettiva, dovrebbe avere un senso per la vita e la vita non siamo solo noi, ma tutto quello che vive e, senza entrare in temi di filosofia o di scienza, potremmo dirci con una “ignoranza-semplice”, quell'ignoranza genuina, che quasi tutto su questa terra vive e noi dovremmo essere utili a questa vita.Se ci fosse questa visione, quindi questa teoria già pratica, cosa cambierebbe?Ognuno di noi si può dare la sua risposta.
Secondo me questo è il miglior tema per cominciare il nuovo anno cosa dite?In questa puntata proviamo a spiegare cosa c'è dietro il design thinking, perché funziona, perché non funziona e come farlo funzionare meglio. Ovviamente prendiamo il design thinking come esempio, ma quello che stiamo per dire si potrebbe applicare a qualunque processo creativo, lavorativo e privato. Se già così il tutto potrebbe sembrare incredibile, io ci aggiungo la meditazione, perché ricordiamoci sempre che quando parliamo di vita, che sia interiore o esteriore, cambiano le forme, ci sono differenti livelli di spiegazione e analisi, ma la sostanza sotto è sempre la stessa. Questo dovrebbe essere il vero significato di olistico e questo è il significato di “spiritualità che fa rima con quotidianità”.In noi e di conseguenza nel mondo, tutto funziona grazie a poche leggi, a pochi meccanismi che possono essere spiegati con la scienza o con la spiritualità e, guarda caso, si arriva alle stesse conclusioni. La maggior parte delle volte si tratta solo di essere curiosi e di andare a cercare le fonti scientifiche che spiegano qualcosa - alcuni di noi lo fanno - e, molto più difficile, cercare le fonti interiori che spiegano qualcosa…molti di noi lo fanno in modo automatico perché siamo programmati per sopravvivere, ma pochi di noi lo fanno con coscienza e volontà. Bene, da dove partiamo? Partiamo dal concetto di creatività, perché se parliamo di design thinking parliamo proprio di creatività. Secondo la neuroscienza quando parliamo di creatività non intendiamo affatto qualcosa di nuovo, ma qualcosa che in noi è già stato registrato, visto, provato, anche emozionalmente, qualcosa che è familiare, ma che viene riproposto in modo diverso e che, soprattutto, ha un significato importante per noi, per il mondo, per la vita in generale.Ma se la creatività non è qualcosa di “nuovo, di mai visto”, forse significa che è solo un modo diverso di “vedere” qualcosa? In un certo senso si e infatti alla creatività sono collegati due tipi di pensiero, convergente e divergente o potremmo dire di sintesi o fuori dagli schemi, o ancora abituale o fuori dalla comfort zone..insomma tutte cose già sentite…a proposito che la creatività non è nulla di completamente nuovo…Il pensiero convergente e divergente è collegato a due aree del cervello diverse con relativi neurocircuiti..non entriamo in questo dettaglio, nelle note vi lascio tutte le fonti…un dettaglio che se non siete nerd vi interessa poco, neanche io l'ho memorizzato.Due neurocircuiti e di nuovo un sola fondamentale molecola, che ritroviamo in quasi tutto; una molecola alla quale ho dedicato due puntate : la dopamina.La dopamina, collegata ricordiamolo alla motivazione ed al movimento, prima che al piacere, è collegata alla creatività perché essere creativi vuol dire essere motivati e poi agire.Vediamo i pensieri: convergente, un pensiero di sintesi e che ci porta ad una soluzione, spesso la più ovvia o comunque una tra quelle più sensate per il contesto e l'insieme di opzioni; divergente significa appunto vedere qualcosa e iniziare a pensare fuori dagli schemi, fare brainstorming, tante ipotesi. Bene nel design thinking non si fa proprio questo? Si parte da bisogno, obiettivo, ipotesi e si iniziano a fare dei reframing, delle associazioni, delle soluzioni. Pensiero divergente. Poi si raggruppano e si arriva ad una soluzione che si testa. Pensiero convergente + azione. Di fondo sempre una grande motivazione, un entusiasmo.Quando vogliamo essere creativi, in generale, dovremmo quindi essere motivati, pensare divergente e poi convergente ed essere orientati all'azione, sia interiore che esteriore aggiungo io.Abbiamo messo insieme qualcosa di professionale con qualcosa della vita privata…ma facciamo di più..Come alziamo la dopamina e quindi la motivazione? Come alleniamo il pensiero prima divergente e poi convergente?I modi sono diversi..qui vediamo questi.Dopamina: prima di tutto se siamo già motivati e carichi gli studi sembrano dirci che non dobbiamo alzare ulteriormente la dopamina perché non saremmo in grado di focalizzarci, cosa che vediamo in chi fa uso di sostanze stupefacenti o in alcuni disturbi come il disordine bipolare dove la persona è stra eccitata e motivata ma non è concreta, oggettiva e focalizzata su quello che può fare.Se abbiamo bisogno di motivarci vanno bene musica o stimoli esteriori come lo sport. In sostanza se siamo un pò giù, stanchi, prima di iniziare un processo creativo dovremmo caricarci..ma occhio al caffè perchè esso, anche se attiva i recettori della dopamina, lo fa per la parte che riguarda il pensiero convergente che ci serve dopo..A me succede..sono bloccato e poco motivato, vado in palestra e mi sfogo, torno a casa pieno di entusiasmo e idee, magari mangio qualcosa e mi bevo un caffè e poi vado sul concreto.Pensiero convergente e divergente. Qui entra in gioco la nostra pratica, il più possibile quotidiana, di meditazione…lo sapete che la meditazione ha un significato e valore spirituale e divino e usarla in questi contesti potrebbe sembrare una blasfemia…bene per me si e no…per me è poco utile se meditiamo per diventare più ricchi o performanti o per rilassarci.. si medita per realizzare quello che siamo dentro, ma quello che siamo e facciamo nella vita fa parte di questa realizzazione, quindi, per me meditare per vivere meglio non è sbagliato..sta ad ognuno di noi poi sentire o non sentire dentro di sé il valore divino di quello che facciamo…Ci sono tanti modi di meditare e noi li sintetizziamo in due: focalizzandoci con volontà o osservando e ascoltando quello che accade, senza identificarci o farci coinvolgere.Uno studio, che lascio sempre nelle note, ha visto che il primo modo aumenta la nostra capacità di focus e quindi di pensiero convergente ed il secondo quello innovativo e convergente. Ammesso che vogliate fare tutto insieme in una meditazione, anche qui si parte con la meditazione che osserva senza giudizio, collegata al pensiero divergente, per poi chiudere con quella dove focalizziamo la nostra attenzione su un qualche oggetto, corpo, respiro, suoni ecc ecc..Ovviamente ci sarebbero stati tanti modi di affrontare questo argomento e noi ne abbiamo visto solo uno.Riassumendo: per essere creativi dobbiamo allenare sia il pensiero convergente che divergente e dobbiamo essere motivati al punto giusto da portare tutto all'azione. Gli eccessi non funzionano; se siamo poco motivati degli stimoli positivi sono di aiuto, ma se siamo già carichi non ha senso caricarsi troppo. Infine abbiamo detto che la meditazione può essere di aiuto.Vi lascio con questa domanda: se entrassimo nella profondità di quello che abbiamo visto oggi, come potrebbe cambiare la nostra vita? Al di là del lavoro e dei progetti, come potrebbe cambiare il progetto vita? sempre se questa divisione poi esiste.Vi ricordo che nelle note vi lascio gli studi e le fonti di riferimento.Grazie.Riferimenti:The Huberman LabStudio: Open monitoring meditation reduces the involvement of brain regions related to memory function
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Quando faccio coaching mi succede spesso; le persone arrivano alla seconda o terza sessione e mi dicono che vogliono avere un “impatto” nel mondo e nelle altre persone e spesso il loro lavoro attuale, anzi dovremmo dire il Life Balance attuale, non glielo da.Quando ascolto un podcast della cosiddetta “crescita personale” idem, la frasetta “dare il proprio contributo nel cambiare il mondo” prima o poi viene fuori.E spesso ci viene detto che questo contributo lo possiamo dare facendo quello che ci piace, lavorando poco e trovando pienezza nella nostra vita… per poi scoprire che chi è arrivato lì, perché effettivamente c'è chi ce la fa, spesso ha avuto tanto coraggio, pazienza, motivazione e ha lavorato tanto.Se ci tiriamo su le maniche in questo modo in attesa di avere un impatto, potrebbe finire che ci facciamo del male, fisico, mentale e interiore.Insomma un mondo raccontato come ideale, ma che più che ideale è reale e spesso la realtà è diversa dai racconti e tanto più c'è successo tanto più questa consapoevolezza deve emergere.Nel coaching abbiamo la possibilità di esplorare cosa sia per voi il vero significato di “impatto”, ma in questa puntata cosa possiamo fare?La riflessione che vi invito a fare è proprio sul significato del termine. A me impatto fa venire in mente una meteorite, con i danni che può fare quando tocca terra.La riflessione è: “ma l'impatto è qualcosa che dobbiamo cercare nel risultato che abbiamo in quello che facciamo o è qualcosa che dobbiamo essere?”Sono molto sincero in questo, perché non è che io sia escluso da questo richiamo personale, mentale, sociale di essere un qualcuno che fa la differenza, ma altrettanto sinceramente mi chiedo, e chiedo a voi, se l'impatto non sia una nostra predisposizione interiore, mentale e anche fisica, nella quale ci sentiamo completi e bene indipendentemente dalla dimensione di quello che facciamo.Potremmo arrivare a diventare così virtuosi e umani, da riuscire ad avere questo impatto in noi stessi anche quando stiamo facendo qualcosa che non ci piace del tutto e questo riguarda sia la nostra vita privata che lavorativa, per questo ho parlato di Life Balance, che in questo caso, se lo portiamo in una dimensione più consapevole, diventa Life Purpose Balance.Perché la mia esplorazione personale di impatto mi porta a cercare di crearlo in me come stato perenne e più che una meteorite, mi piace pensare di provare ad essere il sole stesso, che sta li, illuminando e riscaldando e fa il suo lavoro, anche quando è nuvoloso, perchè le nuvole lo coprono, ma non lo spengono.Spesso non ci riesco, ma almeno ci provo.Questo tipo di impatto è molto pratico, non è una fantasia. Quando propongo che sia un modo di essere non è la classica frase “filosofica fatta”, perchè l'impatto che abbiamo sulla nostra neuro-fisiologia e quindi su come stiamo, pensiamo e agiamo, si costruisce minuto per minuto, in tutte le attività, compreso quello apparentemente più inutili come il lavare i piatti.Il sole è calore per se stesso e di conseguenza per gli altri! Allora se questa riflessione vi piace potete provare a portarla nella vostra realtà, ma questa è solo la prima parte, perché poi va capito come calarla nella strategia e operatività della vostra quotidianità.Questo è un lavoro che potete fare da soli o, se volete essere più veloci e più profondi con me, il vostro Life Purpose Coach.
Gandhi said, “Your beliefs become your thoughts; your thoughts become your words; your words become your actions; your actions become your habits; your habits become your values; your values become your destiny.”
PRIMA DI TUTTO INVITO I NUOVI ARRIVATI A GUARDARE LA PRECEDENTE DIRETTA, PER CAPIRE MEGLIO QUESTA PUNTATA, LA POTETE VEDERE NEL FEED O ASCOLTARE NEL PODCAST.PERCHE' SIAMO QUI?SE SIAMO INNOVATORI, LEADER, PERSONE CHE VOGLIONO ESSERE SUCCESSO, SENTIAMO TUTTI DENTRO QUELLA MOTIVAZIONE A DARE DI PIU' PER RENDERE IL MONDO UN POSTO MIGLIORE. FORSE QUALCUNO DI NOI LO FA PER SE STESSO MA QUESTO NON E' EGOISMO, MA UN BISOGNO INTERIORE DI SCOPRIRE CHI SIAMO.DALLA SCORSA VOLTA DOVREMMO AVER CAPITO CHE LO SCOPO NON E' IN SE' MIGLIORARE IL MONDO, CHE FORSE PRIMA O POI NON CI SARA' PIU', MA IL FATTO CHE DANDO E MIGLIORANDO IL MONDO DIVENTIAMO SEMPRE PIU' CONSAPEVOLI DI QUELLO CHE SIAMO E QUELLO CHE SIAMO, OVVIAMENTE PER CHI LO SENTE, E' ETERNO.CHE LO SENTIATE O NO IL MIO INVITO E' DI FARE L'ESPERIMENTO.PROVATE A DIVENTARE SCIENZIATI DELLA VOSTRA INTERIORITA', DEDICATE A QUESTO ESPERIMENTO TUTTA LA VITA E IL PEGGIO CHE PUÒ CAPITARVI E' CHE SARETE SERENI, DI SUCCESSO, LEADER, QUALUNQUE SIGNIFICATO ABBIA PER VOI QUESTO TERMINE.LA SCORSA VOLTA ABBIAMO PROPRIO PARLATO DI QUESTI SIGNIFICATI, DI DARE SIGNIFICATI E DI COME QUESTI SIGNIFICATI SIANO NOSTRE COSTRUZIONI MENTALI DOVUTE E COME IL CORPO STA FUNZIONANDO, ANZI A COME IL NOSTRO CERVELLO-SISTEMA NERVOSO PREVEDE E SIMULA LO STATO DEL NOSTRO CORPO.. LA NEUROSCIENZA HA CAPITO CHE IL CERVELLO E' UNA MACCHINA DI PREVISIONE, LO ABBIAMO DETTO LA SCORSA VOLTA E OGGI LO VEDREMO, IN MODO SEMPLICE.LA SCORSA VOLTA ABBIAMO DETTO CHE L'INTERIORITA' NON E' QUALCOSA DI ASTRATTO AL QUALE POSSIAMO DECIDERE DI DARE ATTENZIONE O NO, ANZI DI CREDERE O NO, PERCHE' IN RELATà POSSIAMO DECIDERE A COSA FARE ATTENZIONE E QUINDI A COSA VOGLIAMO PERCEPIREL'INTERIORITA', CHE SCIENTIFICAMENTE SI CHIAMA “INTEROCEZIONE”, E' COME IL NOSTRO CERVELLO-SISTEMA NERVOSO PERCEPISCE, ANZI PREVEDE, LO STATO ENERGETICO, ORMONALE ECC ECC, DICIAMO FISICO, DEL NOSTRO CORPO.POSSIAMO PENSARE A QUESTA INTERIORITA' COME QUALCOSA DI SPIRITUALE PERCHE' QUESTI STATI CREANO DEGLI STATI D'ANIMO CHE GLI SCIENZIATI CHIAMANO “AFFECT”. IL RISULTATO, INDIPENDENTEMENTE DA COME LA PENSIAMO E DA QUELLO CHE CREDIAMO, E' CHE QUESTI STATI FISICI DIVENTANO MENTALI GRAZIE AL FATTO CHE PER OGNUNO DI NOI HANNO UN SIGNIFICATO: QUESTO CREA EMOZIONI, SENTIMENTI, PIACERI O AVVERSIONI E CONCETTI DI QUELLO CHE PER NOI HA UN VALORE O NO. MA QUESTO CREA ANCHE IL MONDO CHE VEDIAMO PERCHE' UN ALBERO E' UN ALBERO SOLO PERCHE' I SENSI LO PERCEPISCONO COME TALE E NOI NEL TEMPO CI ABBIAMO DATO QUEL SIGNIFICATO.ANDATE DA UN CANE E CHIEDETEGLI COSA SIA UN ALBERO, SE POTESSE RISPONDERE VI DIREBBE CHE E' UN GABINETTO.QUESTI SIGNIFICATI DEFINISCONO QUELLO CHE PENSIAMO, DICIAMO, LE NOSTRE AZIONI, I RAPPORTI TRA DI NOI,COME USIAMO GLI OGGETTI, LA POLITICA, L'ECONOMIA, QUINDI CREANO IL MONDO.I RAPPORTI TRA NOI E' UN TEMA IMPORTANTISSIMO PERCHE' E' POCO UTILE PARLARE DI INTELLIGENZA EMOTIVA SE NON SIAMO CREATIVI, ELASTICI E RESILIENTI NEL COSTRUIRE I NOSTRI SIGNIFICATI > QUESTO SARA' PROPRIO IL TEMA DELLE PROSSIME VOLTE, UNA NUOVA INTELLIGENZA EMOTIVANESSUNO E' ESENTE DA QUESTO, NOI FUNZIONIAMO COSì, LA DIFFERENZA LA FA QUANTO ABBIAMO EVOLUTO I NOSTRI SIGNIFICATI. COSA SIA UN SIGNIFICATO EVOLUTO POTREBBE ESSERE UN BELLISSIMO TEMA ETICO MA NOI QUI NON FACCIAMO QUESTO QUINDI IO NON SO COSA SIA PER VOI UN SIGNIFICATO EVOLUTO, A STENTO LO SO PER ME.IO POSSO SOLO DARE IL MIO MESSAGGIO CHE UN SIGNIFICATO EVOLUTO E' QUELLO CHE CI PORTA VERSO LA CONSAPEVOLEZZA, DEL SEGRETO DELL'ESISTENZA. LA CONSAPEVOLEZZA NON E' ESSERE CONCENTRATI SU QUALCOSA, COME I SOCIAL CI PORTANO A CREDERE, MA E' SAPERE CHI SIAMO.QUESTA E' LA NOSTRA SFIDA, CAPIRLO, MA NON E' UN TEMA O UNA PRATICA DA RITIRO SPIRITUALE IN UN TEMPIO, POTREBBE ESSERLO PER ALCUNI, MA PER LA MAGGIOR PARTE DI NOI E' UN TEMA DI QUOTIDIANITA': LAVORO, SFIDE, FAMIGLIA, RAPPORTI.QUINDI ABBIAMO DETTO CHE QUESTO DEFINISCE IL LEADER: LEADER E' COLUI CHE E' RESPONSABILE DELLA PROPRIA INTERIORITA' E DI COME TRASFORMA QUESTA IN SIGNIFICATI SEMPRE PIU' EVOLUTI.EVOLUTO, LO RIPETO, PER ME, SIGNIFICA VERSO UNA CONSAPEVOLEZZA DELLA VITA COME AMORE, COME ESISTENZA ETERNA.PROPRIO PERCHE' TUTTI DOVREMMO PORCI IL DUBBIO DELLA QUALITA' E VARIETA' DEI NOSTRI SIGNIFICATI, QUINDI DEI NOSTRI BISOGNI, ABBIAMO DETTO CHE IL COACHING E' UNO DEGLI STRUMENTI CHE CI AIUTA A CAPIRE QUESTO: SE QUELLO CHE VOGLIAMO E' QUELLO DI CUI ABBIAMO BISOGNO.QUESTO E' IL MIO LAVORO.QUINDI ABBIAMO CONCLUSO DICENDO CHE IL MONDO LO CREIAMO COSì DA DENTRO NOI STESSI, NOI COSTRUIAMO SIGNIFICATI, QUINDI EMOZIONI, DESIDERI, DA DENTRO E LO FACCIAMO ANTICIPANDO O SIMULANDO QUELLO CHE SARA' UN NOSTRO STATO CORPOREO, ENERGETICO, IN BASE ALLE ESPERIENZE DEL PASSATO E ALL'AMBIENTE ED A COME I 5 SENSI CONFERMANO O NO QUESTA NOSTRA IDEA DEL MONDO..QUESTO E' UN PASSAGGIO COMPLICATISSIMO, ALMENO PER ME E CI SERVE PER ENTRARE NEL TEMA DI OGGI CHE E': NON POSSIAMO PASSARE IL NOSTRO TEMPO A CERCARE DI CAMBIARE IL MONDO FUORI, MA DOBBIAMO FARLO DA DENTRO, MA ALLO STESSO TEMPO SE NON ASCOLTIAMO LA RISPOSTA CHE CI ARRIVA DA FUORI NON SIAMO IN GRADO DI AGGIORNARE IL NOSTRO MONDO INTERIORE, QUINDI IL NOSTRO MINDSET, LA NOSTRA LEADERSHIP, I NOSTRI SIGNIFICATI.SEMBRA UN GATTO CHE SI MORDE LA CODA.PREVEDO DA DENTRO COME SARA' IL FUORI ED IL FUORI, GRAZIE AI SENSI, CONFERMA O NO QUELLO CHE HO PREVISTO.E' UN PO COME DIRE CHE NON POSSO CAMBIARE IL FUORI SE NON PARTO DA DENTRO, MA NON POSSO CAMBIARE IL DENTRO SE NON ACCOLGO IL FUORI.ACCOGLIERE, GUARDA CASO, SIGNIFICA STARE NEL PRESENTE, ACCETTAZIONE E UN APPROCCIO MINDFULNESSPROVIAMO A RACCONTARLO COSì: IL NOSTRO CERVELLO IN CONNESSIONE CON TUTTO IL SISTEMA NERVOSO E' IL MIGLIOR SOFTWARE DI SIMULAZIONE DELLA REALTA' LA SIMULA COME STATO CORPOREO PRIMA CHE QUALCOSA AVVENGA LO FA IN BASE AL PASSATO NOI PERCEPIAMO QUESTA SIMULAZIONE CORPOREA COME SENTORE, STATO D'ANIMO, PER GLI SCIENZIATI AFFECT QUESTO SENTORE CHE IO CHIAMO SESTO SENSO, IN SINERGIA CON GLI ALTRI 5 SENSI CREA QUINDI LA NOSTRA RISPOSTA NEL MONDO, CI FA VEDERE GLI OGGETTI IN UN MODO, PENSARE IN UN MODO, PARLARE ECC QUANDO DICONO VEDERE QUALCOSA INTENDO DARCI UN SIGNIFICATO ECCO CHE ABBIAMO CREATO IL NOSTRO MONDO ESTERNO.ADESSO POSSONO SUCCEDERE DUE COSE:I SENSI CONFERMANO QUELLO CHE AVEVAMO PREVISTO DENTRO DI NOI..SE RICORDATE LA FRASE “QUELLO CHE VOGLIAMO NON E' SEMPRE QUELLO DI CUI ABBIAMO BISOGNO”.. IN QUESTO CASO VOLERE E BISOGNO COINCIDONO;NON C'E' QUESTA CONFERMA E POSSONO SUCCEDERE DUE COSECHE ACCETTIAMO E AGGIORNIAMO IL NOSTRO STATO INTERIORE E QUINDI I NOSTRI SIGNIFICATI. OTTIMO ABBIAMO EVOLUTO LA NOSTRA LEADERSHIP, MA ANCHE PROBABILMENTE LA NOSTRA SALUTE FISICA E MENTALE…ATTENZIONE ALLA PAROLA CHE HO USATO, ABBIAMO ACCETTATO RENDIAMOCI CONTO DEL PASSAGGIO POTENTE CHE STIAMO FACENDO.STIAMO SPIEGANDO I SIGNIFICATI DI: CONSAPEVOLEZZA, PRESENTE E ACCETTAZIONE…CHE SONO USATI COME MANTRA DA TANTI..MA POI COSA VOGLIONO DIRE..MA STIAMO ANCHE DANDO UN NUOVO SIGNIFICATO A RESILIENZA E CREATIVITA'....IN MODO MAGARI INCONSCIO NON ACCETTIAMO E QUINDI IN SOSTANZA INIZIAMO A VOLER CAMBIARE IL MONDO FUORI, ATTENZIONE SU QUESTO PERCHE' E' QUELLO CHE FACCIAMO QUASI SEMPRE: INIZIAMO A VOLER CAMBIARE IL MONDO FUORI SENZA RENDERCI CONTO CHE E' TUTTO DENTRO DI NOI. PER FARVI CAPIRE COME NON STIAMO PARLANDO DI MASSIMI SISTEMI MA DI OGNI NOSTRO RESPIRO CITO SEMPRE UN ESEMPIO DELLA NEUROSCIENZIATA LISA FELDMAN: SI DICE DI ASPETTARE 20 MINUTI PRIMA DI CONTINUARE A MANGIARE PERCHE' IL SEGNALE DI SAZIETA' NON E' ANCORA ARRIVATO AL NOSTRO CERVELLO..QUESTO E' UN FATTO FISIOLOGICO, OVVERO CHE LE PARTI DEL NOSTRO CERVELLO, DELLA NOSTRA INTEROCEZIONE, CHE DEVONO AGGIORNARE LA SAZIETA' SONO IN “RITARDO” E NON CREDIAMO DI AVER ANCORA FAME.MA POTREMMO ANCHE CITARE L'ESEMPIO DI UN COLLEGA O UN CAPO CHE CI FA REAGIRE MALE PER IL SUO COMPORTAMENTO SGARBATO…IL COMPORTAMENTO POTREBBE ESSERE VERAMENTE SGARBATO PER I NOSTRI SIGNIFICATI, MA NON PER I SUOI E SOPRATTUTTO SIA NOI CHE LUI, CI STIAMO ARRABBIANDO CON IL NOSTRO STATO INTERIORE, CON NOI STESSI E NON CON QUELLO CHE C'E' FUORI. E' UNA DIFFERENZA ENORME PER EVOLVERE, NEGOZIARE, CREARE EMPATIA.QUINDI QUELLO CHE C'E' FUORI E' UNA CONFERMA O MENO DI QUELLO CHE CREIAMO DENTRO E QUINDI SECONDO VOI DOVE DOBBIAMO LAVORARE PER CAMBIARE, PER ESSERE LEADER?PERCHE' SECONDO VOI NEL MOMENTO IN CUI SIAMO IN PAUSA NON RIUSCIAMO A NON GUARDARE IL CELL O LA TV O PARLARE? PERCHE' NON RIUSCIAMO A MEDITARE PER DUE ORE DI SEGUITO..A PARTE IL TEMPO O IL MALE ALLE GINOCCHIA…E' CHE ABBIAMO ABITUATO IL NOSTRO SISTEMA NERVOSO A CERCARE E GUARDARE SEMPRE FUORI NOI STESSI.PIU' DIVENTIAMO BRAVI A COSTRUIRE DA DENTRO E PIU' ANDREMO VERSO LA VERA CONSAPEVOLEZZA.LA PROSSIMA VOLTA VEDREMO QUALE SIA IL SIGNIFICATO CHE STA DIETRO AI MESSAGGI CHE IL COME FUNZIONIAMO, CHE IL NOSTRO CORPO CI MANDA E CHE NOI TRASFORMIAMO IN SIGNIFICATI…E' UN Pò COME DIRE CHE CERCHEREMO DI TROVARE “IL SIGNIFICATO DEI SIGNIFICATI"E LA VOLTA DOPO PARLEREMO DI UNA NUOVA LEADERSHIP CON QUALCHE SPUNTO ANCHE PRATICO.
Credo che la cosa più importante che andremo a fare in questa puntata sia definire chi e' il leader.vi racconto brevemente la storia del mio manifesto spirituale…tutto nasce da li perche' quello che ho detto era frutto della mia comprensione interiore e solo dopo ho studiato che quello che dicevo aveva una base scientifica e di quanto potente poteva essere per la serenita' e la leadership delle personeessenzialmente nel manifesto dico due cose: che l'amore e' la cornice che ci permette di interpretare e rispondere ai messaggi della vita che la maggior parte di noi passa il tempo e cercare di cambiare il mondo fuori… e' questa seconda parte quella che vedremo maggiormente in queste puntate.e accenno all'errore..potete andarlo ad ascoltare o leggerlo dal sitooggi parliamo di interiorita' che incredibilmente può essere raccontata in termini di change management, di leadership, di innovazione ma anche di benessere e consapevolezza.quando parliamo di interiorita' parliamo di si spiritualita', ma la cosa sconvolgente e' che scopriremo che questa interiorita' nasce da come stanno, funzionano e interagiscono cervello, sistema nervoso e corpo e da come ci alleniamo a dare un significato a questo funzionamento.la chiave e' qui: trasformare i nostri stati corporei in significati, quindi pensieri e azioni che siano evoluti, da leader.essendo io un life e leadership coach mi concentro soprattutto sulla parte dei significati e sulle pratiche di benessere e consapevolezza, ovviamente non parleremo di cure, diete e cose del genere.quello che scopriremo in queste puntate è che il mondo lo creiamo da dentro noi stessi e se entriamo nella sostanza di quello che stiamo dicendo cambia completamente il concetto di leadership > non e' la classica frase new age ma e' scientificamente così.qual e' quel tassello che noi aggiungiamo alle scoperte neuroscientifiche: il tassello e' l'amore, con la a masciola, la vita non come insieme di esperienze passeggere ma come quel dono infinito ed eterno che siamo qui per scoprire, non aspettando di morire, ma esprimendolo. questo e' per me il significato di purpose o in italiano vocazione > no missioneho detto significato e non l'ho detto a caso perche' il passaggio tra come funzioniamo dentro e la nostra consapevolezza o leadership e' tutto nel mondo in cui evolviamo i nostri significati.tutto e' un tema di significati. il modo in cui pensiamo, agiamo, parliamo e' una questione di significati.esempio: dare un significato signifca che quando un collega mi risponde male io do un significato a questa cosa in base al mio stato corporeo quando mi sveglio con lo stress nel corpo io ci do un significato…ma quello che sta avvenendo dentro di me e' una reazione che puo' valere anche per una emozione positiva questa è una delle chiavi della vita signori, perchè..attenzione su questo, rimanere male, essere arrabbiati, come il sapore dolce o amaro, il piacere o il dolore non esistono in natura, siamo noi che ci diamo un significato e grazie ai sensi ed a come percepiamo il nostro stato corporeo interiore e viviamo questo come reale.quindi chi e' il leader: il leader e' colui che e' sempre più' responsabile di questo mondo interiore perche' e' solo da questo mondo interiore che creiamo, guidiamo, ispiriamo noi stessi e le altre persone…ma al di là della leadership questo e' quello che ci fa decidere se mangiare sano, sorridere, essere empatici, la nostra salute tutto…allora finora abbiamo detto che: come pensiamo e agiamo quello che crediamo di essere e' un significato che abbiamo costruito nel tempo e che viene anche dal nostro funzionamento corporeo abbiamo detto che questa e' spiritualita' perche' possiamo usare questo mezzo di percezione per evolvere dando un significato trascendente, divino o semplicemente di vita a tutto ma soprattutto abbiamo detto che in natura i significati non esistono, ma siamo noi che li costruiamo e se questa non e' leadership cos'è? io sono un coach professionista e quindi mi riferisco spesso al coaching ma non deve assolutamente passare il messaggio che solo il coaching fa questo, ma questo è quello che posso fare io per voi.il coaching ti aiuta a capire se ….questa frase che ho “inventato” me l'avrete sentita dire spesso. molti di noi sanno cosa vogliono, ma tanti non lo sanno, altri lo sentono ma non sanno esprimerlo o visualizzarlo come fosse reale.e la visualizzazione e' tutto visto che quello che vogliamo non e' realtà ma il nostro significato…provate a riflettere se quello che volete è sempre quello di cui avete bisogno..vi viene da rispondere si ovvio che lo e'...bene io vi sfido a porvi questo dubbio.il coaching fa questo perchè spesso ci poniamo degli obiettivi che non sono in realtà quello che ci serve. vi sfido dicendovi che quasi tutti noi non sappiamo sempre di cosa abbiamo bisogno proprio perchè non abbiamo..ed è normale, il controllo …o meglio la consapevolezza della nostra interiorità.per chi se ne intende di yoga e spiritualità possiamo dire che questo mio approccio e' una “tantrico moderno”.. anche se in realta' di moderno non c'è nullasto…indovinate un pò, dando un nuovo signifcato a qualcosa che si sa da millenniallora oggi chiudiamo portando l'attenzione su un aspetto specifico ovvero come fa questo “come funzioniamo a livello corporeo” ad essere la nostra interiorita' e come fa tutto questo a creare i nostri significati e la nostra realtà?la scienza ci spiega che la principale funzione del cervello è gestire il budget corporeo, quindi le energie; non è pensare. per farlo prevedere e crea degli stati che ci fanno sentire (stato d'animo) in un certo modo e vedere la realtà di conseguenza, quindi agire epensare. pensiamo sulla base di come stiamo, anzi di come prevediamo di starequesto stato d'animo per la scienza si chiama “affect” e deriva dal nostro sentire interiore nel corpo (per capirci energetico, ormonale, metabolico, somatico, nervoso ecc ecc )e questa si chiama interocezione e io la chiamo sesto senso. attenzione che quello che stiamo dicendo è sorprendente e ci spiega perche' dovremmo sempre porci il dubbio rispetto ai nostri bisogni: i nostri bisogni, non solo primari ma anche sociali, “mentali”, nascono da come traduciamo il nostro stato corporeo e la nostra percezione sensoriale (quindi il mondo esterno) in significati che possono essere: emozioni, stress, benessere o malessere, pensieri e obiettivi…anzi stiamo dicendo di più…e attenzione che questo crea la nostra realtà sociale: l'azienda esiste perchè è un significato, il lavoro esiste perchè è un significato, il denaro esiste come significato e lo stress è diverso dall'eccitazione non perchè nel corpo è veramente diverso, ma perchè ci diamo un altro significato..per quello che ho potuto approfondire io la neuroscienza suppone che sia così ma non se ne da una spiegazione, la spiritualità, soprattutto orientale, lo fa da millenni e nelle prossime dirette vi propongo quella che è stata la mia comprensione. ecco qui l'errore del mio manifesto o tedx speech: noi non reagiamo al mondo ma lo anticipiamo, lo prevediamo, lo simuliamo in una combinazione tra dentro e fuori. come?abbiamo imparato nel tempo, da quando siamo piccoli e per chi accetta le vite passate anche prima, a prevedere che quelli sono i nostri bisogni (o difese) e che quelli sono i nostri pensieri e significati. detta male quella volta che ero in quella condizione energetica e mi sono sentito così ho creato in me quel significato e questo riemerge ogni volta che mi ritrovo in una situazione similenon siamo veggenti, ma se ci rendiamo conto della possibilita' dietro tutto questo potremmo quasi diventarlo.sapete quando si dice che conta solo il presente e dove metti la tua attenzione? la percezione della realta' avviene dopo che l'abbiamo creata dentro di noi.immagino che il tutto possa sembrare ancora un pò complesso ma ora capire che quando dico “che l'innovazione interiore è saper creare un nuovo mondo da dentro di noi” lo intendo letteralmente? anzio neuro-fisiologicamente? ho chiamato l'interocezione “sesto senso” perchè il come funzioniamo è una sorta di loop tra previsioni del mondo basate sul nostro stato corporeo e costruzione del mondo grazie ai 5 sensi…perchè il mondo lo costruiamo con i sensi visto che li fuori ci sono solo onde di luce, segnali chimici, elettrici e pressione. il colore rosso lo sapete no, non esiste, ma siamo noi che con la vista possiamo vedere quella luce come rosso… ecco oltre ai 5 sensi tutta questa costruzione mentale la facciamo anche in base a come ci sentiamo fisiologicamente dentro , ricordiamolo si chiama interocezione di noi e quando facciamo qualcosa.. quanti di noi hanno l'attenzione sul proprio dentro?capite cos'è l'interiorità e quanto conti?capite che se noi confondiamo i fatti (ammesso che si possa sapere cosa sia reale..non voglio entrare in questo tema filosofico) per l'esperienza interiore che ne facciamo non possiamo dire di essere razionali?e infatti per la neuroscienza la razionalita' sembra non esistere ma essere semplicemente uno dei tanti signifcati…e' difficile.spesso non ci crediamo.a volte è "colpa" di noi "esperti del benessere" (ma io sono un coach non un esperto ) che vendiamo il concetto "sei tu che crei la tua realtà" come qualcosa di magico e facilmente possibilein teoria è possibile, in pratica bisogna allenarsi, accettare, imparare e comprenderea tutto tondo, come esistenza, come vita, come essere.Libro di riferimento: https://www.amazon.it/How-Emotions-Are-Made-Secret/dp/1509837523/ref=sr_1_2?crid=1VGZ9P544LJR3&keywords=lisa+feldman+barrett&qid=1667399956&qu=eyJxc2MiOiIyLjU3IiwicXNhIjoiMi4zMSIsInFzcCI6IjIuMjUifQ%3D%3D&sprefix=lisa+feldman%2Caps%2C313&sr=8-2https://www.amazon.it/Seven-Half-Lessons-About-Brain/dp/1529018625/ref=sr_1_3?crid=1VGZ9P544LJR3&keywords=lisa+feldman+barrett&qid=1667399976&qu=eyJxc2MiOiIyLjU3IiwicXNhIjoiMi4zMSIsInFzcCI6IjIuMjUifQ%3D%3D&sprefix=lisa+feldman%2Caps%2C313&sr=8-3
Nella scorsa puntata abbiamo parlato del "segreto" del benessere aziendale e visti i download vi è piaciuta.Nel post di riferimento scrivevo che il benessere in azienda non è solo una scatola di buone azioni, utili ma non per forza trasformanti. Il benessere aziendale passa per un'azione di
Ci sono due considerazioni "coraggiose" da fare sul tema #mentalhealth o #wellbeing in azienda; probabilmente ce ne sono molte altre e questo che propongo è solo uno spunto, lo spunto che un Life Purpose e Leadership Coach può dare:1️⃣ il benessere aziendale non è solo una scatola di attività, condizioni, possibilità, supporti che mettiamo a disposizione delle persone.
Abbiamo chiuso la scorsa puntata dicendo due cose:1 che è nel processo di ricerca che dobbiamo trovare, anzi essere, motivati;2 che la motivazione intrinseca è qualcosa che dobbiamo costruire nel percorso e più ci impegniamo a farlo e più ne avremmo, di motivazione, in futuro.Queste due affermazioni hanno una base scientifica e arriviamo a scoprirlo con questo racconto. Questo racconto lo faccio, come sempre, per invitarvi a fare il vostro esperimento scientifico interiore, per rendervi conto come le funzioni, le reazioni o le risposte del nostro sistema corpo-mente, siano tutte delle possibilità per evolvere come leader e quindi per evolvere spiritualmente. Se volete avete la possibilità di fare un esperimento che vi possa dimostrare come spiritualità faccia rima con quotidianità.Quante volte avete sentito dire che uno dei segreti dell'intelligenza emotiva è saper ritardare il piacere e goderne un poco alla volta?Quante volte osserviamo un bambino che fa i capricci perché vuole un gelato, ma poi nel momento in cui lo sta mangiando se gli date un'altra distrazione si dimentica del gelato?E noi adulti, quante volte bramiamo un qualche cosa, ma poi appena l'abbiamo ottenuta viviamo un calo emotivo o motivazionale? Questa è una cosa che succede spesso agli sportivi che hanno tanto successo e che vanno in crisi a fine carriera, ma il meccanismo è lo stesso per tutti.Forse un esempio più vicino ai nostri temi è questo: quante volte siamo così concentrati sul risultato, su una promozione, su un premio, su un successo, sull'ambizione, sul vincere la concorrenza, che non ci rendiamo conto di come stiamo gestendo emozioni, motivazione e consapevolezza nel percorso? Riassumendo, spesso viviamo per vincere e questo, vedrete a breve, è il modo migliore per perdere la motivazione. Riassumendo, ci stiamo perdendo il fatto che tutta la nostra crescita e tutta la motivazione che avremo nel futuro, dipendendo da quanta motivazione mettiamo nel singolo passo, nell'insieme dei passi, nell'allenamento e nel come pensiamo al traguardo.Questa motivazione intrinseca è facile da concepire quando va tutto bene, ma è più difficile da accettare e far esprimere quando le cose non vanno come vogliamo.Molti di voi lavoreranno in start up, molti saranno già CEO e leader e molti si staranno dicendo: “ma questo cosa dice, i nuovi modelli di business si basano proprio sulla crescita, sulla purpose e non sul risultato”.Certo questo è vero, anche se ci dobbiamo dire onestamente solo in parte, ma il punto è che ogni CEO, ogni leader, tutti noi siamo persone e la benzina della motivazione, al di là di quello che si crede, è solo una e se la usiamo in modo non equilibrato, poi dovremmo trovare una benzina esterna (uno stimolo estrinseco) per tenere in piedi il nostro life balance.Quindi bisogna vedere come facciamo salire questa motivazione e dobbiamo imparare a stare in equilibrio oggi per crescere, come persone e leader, nel futuro.La realtà è che oggi le droghe per restare motivati sono assunte dagli studenti universitari come fossero sane verdure e la realtà è che spesso la forza della nostra motivazione è alta in un ambito, ipotizziamo il lavoro, ma è più bassa in altro e per tenerla tutta alta spesso si ricorre a stimoli, basti solo pensare al caffè o al cibo o lo stesso corpo ci gira le spalle e si ammala..tutte cose che la nostra società accetta come normali, la famosa panzetta tutto salute, non sto per forza parlando di cose fuori dall'ordinario…sto proprio parlando di sopravvivenza ordinaria.Nella scorsa puntata abbiamo detto che molti di noi sono motivati in un ambito e magari meno in altri, lo abbiamo appena ripetuto. Abbiamo detto che la benzina è una e questa benzina si chiama DOPAMINA.Non fa tutto da sola, c'è anche l'adrenalina e altro, ma lei è protagonista.La dopamina è sempre stata conosciuta per essere il neuro-modulatore del piacere, questo è vero, ma oggi sappiamo che il suo ruolo principale è quello di motivare, di focalizzare, di portarci, ad esempio, al flow.Nel nostro sistema essa ha un livello fisiologico e dei picchi. Entrambi sono importanti ed entrambi andrebbero gestiti con equilibrio perché una delle caratteristiche della dopamina è che ha un'azione sia puntuale che globale e noi non possiamo gestire in modo funzionale sia i picchi che il livello fisiologico.I picchi hanno inoltre il lato oscuro; finito il picco il livello scende non a quello fisiologico precedente, ma ad uno più basso ed è lì che scatta in noi il bisogno di uno stimolo per tornare in alto.Così si spiegano i cali di motivazione e soprattutto le dipendenze…la gestione dei picchi per fare in modo che siano piaceri e non cali emotivi è la base di funzionamento dei casinò e dei giochi.Il livello di motivazione che ho mentre faccio un'attività viene “registrato” e in futuro il mio sistema si ricorderà di quanto ero motivato e da qui dipenderà appunto la mia motivazione futura, intrinseca anche di fronte a nuove sfide, a cambiamenti.Ed infine la dopamina è una, è una quantità che non distingue le varie aree della vita e quindi se la uso tutta su un'attività, per altre mi serviranno altri stimoli per elevarla o semplicemente sarò potenzialmente pigro.Ho riassunto in modo semplice e spero non banale il meccanismo, con la semplicità di un coach che non è scienziato, ma che padroneggia questi concetti da un punto di vista del mindset, dell'empatia e della comunicazione per i suoi clienti.Il coaching vi aiuta a trovare questo equilibrio e questa forza dentro di voi.Se volete approfondire nelle note vi lascio il link al podcast di Andrew Huberman che è un neuro-scienziato….Ci sono dei trucchi per capire quando e quanto caffè, se usare la musica per fare sport o no etc etc, Huberman vi dà qualche suggerimento utile e pratico, ma quello che ci interessa a noi è altro.Vin sfido a pensare ogni secondo cosa fare per gestire la dopamina…Quello che ci interessa è che l'unico modo per aumentare e gestire meglio la dopamina è avere un equilibrio delle aree della nostra vita e soprattutto far salire in noi la motivazione nel viaggio, nella vita di tutti i giorni, dalla più piccola e noiosa delle attività alla più stimolante.La motivazione sale se impariamo a provare piacere nella gara e non pensando al traguardo. La motivazione sarà più alta in futuro se al traguardo arriviamo motivati e non in attesa della motivazione che ci sarà dopo. La motivazione sarà più alta se tagliato il traguardo saremo grati alla vita ed in modo distaccato, osservando e ascoltando, ci impegneremo a comprendere il vero messaggio dietro alle esperienze.Per farlo serve un mix di volontà, trucchi alla Andrew Huberman, stile di vita, fede, spiritualità…ognuno il suo e se volete il supporto di un coach..ovviamente come sempre qui facciamo riferimento a situazioni che non hanno a che fare con la depressione.Ragazzi questo è il famoso growth mindset, la dopamina ce lo spiega, ma è quello che siamo dentro che lo può attivare, che ci trasforma in leader.Il processo, la fatica ci servono. Il cuore, chi siamo, la nostra spiritualità ci motivano…anzi attivano la dopamina…Andrew Huberman: https://hubermanlab.com/controlling-your-dopamine-for-motivation-focus-and-satisfaction/
Oggi parliamo di motivazione, un tema che emerge ogni giorno se scorriamo i social.Si parla di motivazione intrinseca come la più importante, di motivazione estrinseca come una forte calamità ma che poi esaurisce presto le sue proprietà.Si parla in generale di motivazione come strumento per crescere, avere successo ed essere sempre performanti.Affrontiamo questo tema in due puntate, la presente e una seconda che pubblicherò fra pochi giorni, in modo che le abbiate vicine e sia più facile la comprensione; come dico nel trailer in questo nuovo podcast costruisco racconti e non mi focalizzo su un calendario fisso.Su cosa vogliamo riflettere in queste puntate? Cosa vogliamo aggiungere e comprendere di tutte queste tipologie di motivazione e degli scopi della motivazione? Esistono veramente una motivazione intrinseca ed una estrinseca?Come sempre ci interessa poco decidere se le cose sono bianche o nere; quello che preferiamo fare è provare a comprendere i messaggi che la vita ci manda, usarli e soprattutto imparare ad osservare in modo distaccato.Ricordiamoci che distaccato non vuol dire disinteressato, senza attenzione, ma vuol dire con cuore e mente aperti alle possibilità.Quando siamo “attaccati” ci identifichiamo totalmente con il messaggio, con la situazione; la chimica del corpo va fuori controllo e le emozioni e reazioni prendono il sopravvento. Diventa tutto una questione personale e questo ci impedisce di essere leader perché abbiamo delegato la responsabilità del nostro mondo, in questo caso interiore, alle reazioni e alla sopravvivenza.Il tema della motivazione emerge spesso nelle sessioni di coaching, sia come obbiettivo preciso “voglio trovare la motivazione per…” sia come strumento funzionale al raggiungimento di altri traguardi, personali o professionali.Nelle prossime puntate scopriremo (o ripeteremo per chi già lo sa) che anche la motivazione, come tutto, ha una base fisiologica o meglio neuro-fisiologica. Scopriremo, anzi ripeteremo, che questa base ha delle fondamenta ancora più profonde e che grazie alla comprensione di “chi siamo” (essere spirituali, l'UNO diviso in molti) e di quello che possiamo fare (Purpose) abbiamo la possibilità di modulare e far crescere la motivazione.Come per la felicità, che per me è un dovere e non un diritto, anche la possibilità di far crescere la motivazione è uno dei pochi doveri che abbiamo in questa esistenza terrena. Disciplina e motivazione ci servono per compiere il nostro dovere che è: “ vivere consapevolmente, ovvero evolvere, ovvero essere leader e quindi realizzare quello che pulsa dentro di noi, realizzare la vita come esistenza eterna e non come esperienza momentanea”.Come sempre vi invito a leggere il mio manifesto sul sito alessandrobroccolo.com per comprendere meglio questa frase.Perché ci sono persone estremamente motivate? Perché a volte siamo motivati ed a volte no? Quanto forte è la vostra motivazione? E' la stessa in tutto?Chi più, chi meno, ipotizzo che molti di noi si trovino a fare queste riflessioni. Ipotizzo che molti di voi saranno motivati, che altri lo saranno solo in alcuni ambiti e che altri si sentano un po ', per così dire, fiacchi o pigri.Se da una parte abbiamo il diritto e dovere di trovare cosa ci motivi, ad esempio un lavoro migliore, una stabilità economica, la salute, dall'altra abbiamo il diritto e dovere di motivarci come stato intrinseco.Ed ecco la prima doccia fredda: spesso cerchiamo la motivazione intrinseca, ma essa è esattamente quello che siamo dentro. Quello che di solito accade è che “crediamo” (giustamente) che la vera motivazione sia quella intrinseca, ma poi la sentiamo viva dentro di noi solo nelle attività che ci piacciono, che ci fanno esprimere, quelle che sentiamo allineate con chi siamo, con i nostri valori.Allora ci può sorgere un dubbio: ma se la motivazione c'è solo se trovo quello che “fa per me” (lavoro o vita privata che sia) come fa ad essere intrinseca visto che nasce da qualcosa che ho trovato?Se trovo qualcosa vuol dire che la sto cercando e se la sto cercando vuol dire che ora non c'è dentro di me, quindi come fa ad essere intrinseca?Ma questo vuol forse dire che non ho il diritto-dovere di cercare e aspirare al meglio?No, forse vuol dire che è proprio nel processo di ricerca che sta il segreto. Fate vostro questo punto perché è proprio qui che si racchiude tutto e la prossima volta vedremo come. Vi chiedo la cortesia di personalizzare, ascoltare e scoprire volta per volta, come e se quello che dico si presenta nella vostra vita, questo non è un vestito che va bene per ogni stagione, ma vi invito anche e non gettarlo, perché magari vi tornerà utile in futuro. Ogni situazione andrebbe compresa al di là delle nostre credenze, che spesso sono, appunto, limitanti.Quindi la contraddizione è che, pur avendo noi tutti diritto a vivere secondo i nostri valori, attitudini e potenzialità, questi sono una motivazione intrinseca non solo per quello che ci fa piacere, ma come strumento per dare il meglio di noi e trasformare ogni situazione. Ovviamente con tutti i limiti del caso e sapendo che non agiamo da soli in questo mondo, quindi ci sta che ci siano delle cose che proprio non ci vanno giù.Questo ci porta ad un punto che vediamo la prossima volta e con il quale ha senso chiudere questo episodio.La motivazione intrinseca è qualcosa che dobbiamo costruire nel percorso e più ci impegniamo a farlo e più ne avremmo, di motivazione, in futuro.La prossima volta accenneremo a come questo si possa spiegare facilmente con come funzioniamo a livello del nostro sistema nervoso, fisiologico, neuronale…
Oggi parliamo di neuro-fisiologia dell'amore. Il tema è centrale nella nostra vita, sia lavorativa che privata ed è legato alla leadership.Partiamo da questo concetto: il leader è una guida e l'amore è quello che ci guida. Per creare questa direzione, questa guida, questa spinta, dobbiamo partire dalla regolazione del nostro sistema nervoso autonomo e dalla consapevolezza empatica.Questo lega amore e leadership allo stile di vita.Ovviamente, come sempre, preciso che affronto questi temi da coach e dopo vediamo perché il coaching vi può aiutare.Non sempre, non per tutti, è possibile fare dei passi avanti nella propria autoregolazione se c'è qualcosa di profondo che ci blocca; in quel caso serve un altro professionista, ma un coach può essere comunque un partner.Oggi vorrei “dimostrare” come sia veramente l'amore a guidare tutto; come questa guida, l'amore, sia parte del nostro programma e come, se non ce ne rendiamo conto, rischiamo di usare questo programma, fatto di cervello, corpo, ormoni, neurotrasmettitori e tutto quello che ci fa funzionare, per andare da qualche altra parte: aspettative, odio, stress, rincorsa, dipendenze e malattie.Prima di tutto ricordiamo a noi stessi che per amore intendiamo quella sostanza, quella forza vitale che sostiene tutto e che, a differenza di quello che intendiamo noi come amore, non ha bisogno di nulla per sostenersi.Questo lo rende differente da quella attrazione che noi chiamiamo amore. Lo rende però diverso solo se lo interpretiamo male, senza consapevolezza, senza evolverci al punto di pensare e sentire che noi siamo quell'amore, quel tutto, quell'UNO. Per approfondire andate sul mio sito e leggete il manifesto spirituale.Amore e leadership sono la stessa cosa; questo è il primo messaggio innovativo della puntata.Come possono essere la medesima cosa? Partiamo dalla leadership; essa è la consapevolezza della responsabilità che abbiamo rispetto al nostro mondo. Quando diciamo “nostro mondo” possiamo intendere la responsabilità che ci prendiamo rispetto all'evoluzione del pianeta, della nostra città, la responsabilità del mondo inteso come azienda, team, famiglia. Ma non ci fermiamo qua. Il vero leader è colui che è responsabile del proprio mondo interiore, lo scrivo nel mio sito e lo racconto spesso. Circoscrivere la responsabilità, la leadership, rispetto al mondo interiore rende la sfida evolutiva più potente perché il mondo interiore, anche se spesso non ce ne rendiamo conto, è più difficile da controllare, spesso non sappiamo cosa sia. Il mondo interiore è inoltre illimitato.Essere responsabili del proprio mondo interiore significa trovare quella forza, quello scopo, quella purpose che ci permette di creare evoluzione e innovazione fuori di noi, nel mondo. Non innoviamo noi stessi in risposta all'esterno, ma innoviamo l'esterno come emanazione della nostra innovazione, responsabilità, consapevolezza e leadership interiore.Per fare questo facciamo un percorso mentale, fisico e spirituale che è lo stesso dell'amore; anzi l'amore è il pre-requisito per sviluppare leadership.Come si lega tutto questo a come funzioniamo? Desiderio, amore e attaccamento sono regolati da alcune secrezioni endocrine e soprattutto dai neurocircuiti della dopamina, della serotonina, dell'ossitocina in interazione con il nostro sistema nervoso autonomo.Quello che ci interessa capire è questo: quello che noi chiamiamo amore è attivato dagli stessi meccanismi che governano la motivazione, in parte la ricompensa, il desiderio, l'umore, ma anche l'ansia e l'ossessione. Questi meccanismi, se non vogliamo affrontare temi come vite passate e Karma, sono frutto dell'apprendimento e dell'interazione tra noi, le persone e l'ambiente da quando siamo piccoli; fortuna, sfida, destino, possibilità, caso. Ognuno di voi ci dà la cornice che vuole.Queste reazioni, in sinergia con il nostro sistema nervoso, fanno si che: ci sentiamo sicuri o non sicuri rispetto ad una situazione; ci sentiamo sicuri o non sicuri rispetto ad una o alle relazioni; agiamo di conseguenza, anzi reagiamo. In questo il nostro sistema nervoso impara da solo a regolarsi o non-regolarsi tra stati di stress, focus, motivazione, rilassamento, chiarezza o paura e difesa.Anche se l'abbiamo chiamato sistema nervoso autonomo, oggi sappiamo che possiamo intervenire per regolarlo o perché torni il più possibile ad auto-regolarsi nel caso sia andato in “palla”. Oggi non vedremo come, faremo delle puntate dedicate, la respirazione è uno dei metodi.Il nostro sistema nervoso cerca quindi in ogni momento connessione, amore e sicurezza e questo ci porta appunto a cercare, desiderare e attaccarci ad un tipo di amore e di persone e situazioni. Questo definisce quello che crediamo di volere, i bisogni e i nostri desideri.Quello che stiamo dicendo è questo: se non ci dedichiamo alla nostra crescita interiore, alla leadership interiore, all'amore dentro di noi e a tutte le discipline che ci permettono di svilupparlo, è facile che l'amore sia solo una ricerca di conferme, ricompense e soddisfazioni chimiche che il nostro sistema si è abituato a cercare o dalle quali vuole scappare.Tutto questo è normale; tutti siamo in questa situazione e per tutti noi questa è la sfida. Una sfida che richiede disciplina, leadership e ovviamente amore.Cosa succede se invece regoliamo il nostro sistema e quindi la nostra mente? Succede che queste reazioni vengono utilizzate per il loro vero scopo ovvero unire tutti noi, creare empatia. Mano a mano che questo nuovo equilibrio avanza cresciamo spiritualmente e questo succede anche se non abbiamo nessuna fede esplicita, l'amore è la prova scientifica della fede e sta a noi creare l'esperimento. Il laboratorio siamo noi stessi e questo è l'esperimento scientifico che ci costa più fatica, ma che ci darà la più grande delle nostre soddisfazioni, una soddisfazione che non crea il picco di dopamina per poi privarcene, ma uno stato in cui la dopamina fa esattamente quello per cui è stata creata: motivarci.Oggi la scienza dà prova di tutto questo. Grazie al neuro-imaging noi vediamo come nel cervello di una madre e di un figlio si attivino le stesse parti quando sono in coerenza nervosa e neurale, ma tutto parte dal sentire interiore. Oggi sappiamo che l'empatia è proprio la capacità sia cognitiva che emozionale di creare sinergia tra due o più sistemi.Cosa significa? Significa che quando c'è coerenza interiore, quindi leadership, i sistemi nervosi, le menti, i corpi, gli intenti, gli scopi delle persone vanno in sinergia.Se ognuno di noi si impegna a sviluppare questa coerenza, questo equilibrio, allenando il proprio sistema ad auto-regolarsi e innamorarsi possono accadere tre cose:1 benessere personale2 benessere sociale3 supporto e amore reciprocoI tre punti sono in sinergia e hanno a che fare con Purpose e Leadership. Se io sono in equilibrio personale ed empatico sono responsabile del mio mondo e sono leader. Se sono in equilibrio sono di supporto perché gli altri riflettano in sé il mio equilibrio e sono leader.Sono leader anche e soprattutto quando io sono in equilibrio ma attorno a me ci sono persone che invece sono ancora in cammino; da leader farà la mia parte per trasmettere questo amore.Ecco questo è quello che grazie al coaching io posso fare con voi. In un percorso di sessioni, ma anche in una singola sessione, possiamo fare chiarezza su quello di cui avete veramente bisogno per raggiungere i vostri risultati di amore e leadership, quindi di empatia e di ispirazione per voi stessi e per gli altri. Il coaching è il primo passo per acquisire consapevolezza rispetto alla propria forza mentale ed a come questa si relaziona alla regolazione del vostro sistema nervoso. Da qui possiamo poi unire pratiche legate allo stile di vita.E nei gruppi, nel lavoro in team cosa possiamo fare?Un esempio pratico: se prima di una riunione facessimo tutti una pratica di centratura per regolare l'asse cuore-cervello, creeremo quella coerenza tra persone che si crea, in modo automatico, senza tante skill, tra mamma, papà e figli.
Abbiamo chiuso la scorsa puntata dicendo che se il bias in noi e negli altri viene intercettato e lasciato andare, questo ci aiuta sempre di più a cogliere l'essenza di quello che siamo e quindi a separare il pensiero che nasce dalle nostre credenze rispetto alla realtà.Quello che siamo è dentro di noi e quindi abbiamo detto che se facciamo questi passi stiamo lavorando sul vero mondo, che non è quello fuori.Questo è uno di quegli aspetti che ripeterò spesso e sul quale lavoreremo, perché scoprire chi siamo e quale sia il vero mondo è il nostro unico scopo.E' anche un aspetto delicato perché tutti noi crediamo di sapere chi siamo e come dicevamo in chiusura dell'altra puntata, il nostro tempo è speso a cercare di cambiare il mondo fuori.Cosa vuol dire confondere il fuori con il dentro? Per noi il dentro cos'è? Per molti di noi il dentro è l'insieme di reazioni fisiche, ormonali, neurali, la risposta del nostro sistema nervoso e di altri sistemi del corpo; il dentro è fatto di emozioni, ma non ci rendiamo conto che esse sono chimica. Questo crea pensiero, esperienze, apprendimento e quindi un nostro modo di essere.Bene vi chiedo, ma come fa questo ad essere il nostro vero dentro se non è altro che la risposta e reazione, appresa nel tempo, di quello che c'è fuori?I bias galleggiano perfettamente in queste reazioni della nostra mente rispetto all'esterno, perché è sulla base di questo apprendimento che sono emersi in noi; come ho già detto non sarebbe corretto fermarsi qui perché questo è karma, vite passate, ma non voglio entrarci visto che non è detto sia tra noi condiviso, ma pensate semplicemente alla vostra famiglia, cultura locale, nazionale, all'ambiente che frequentate; questi ci hanno plasmato da sempre e in un certo senso anche da prima di nascere visto che siamo appunto nati in un certo ambiente culturale e non in un altro.Quello che pensiamo di essere e provare è un'elaborazione di quello che c'è fuori o quello che c'è fuori è una elaborazione di quello che la nostra mente esprime…questo punto diventerebbe troppo metafisico ed è un pò come “e' nato prima l'uovo o la gallina” e quindi non ci entriamo.A differenza degli altri esseri viventi noi abbiamo un livello di coscienza (divina e universale) più elevato e siamo dotati di ego che non è altro che questa coscienza che si identificato con corpo, mente, pensieri, identità voglie etc etc. Come scrivo nel mio libro questa è la nostra grande possibilità perché?Perchè tutta questa chimica, questa natura che si muove in noi, la possiamo discernere con la ragione. Questo fa di noi una forma incarnata di coscienza universale mezza sveglia e mezza addormentata in quanto non siamo in grado di staccare la ragione dalla nostra natura e arrivare ad una completa consapevolezza, ma non siamo neanche completamente governati dalla natura come gli altri animali. Ognuno di noi è a livelli differenti, ma tutti avremmo la possibilità potenziale di svegliarci completamente.Cosa c'è dentro quindi? Ognuno di noi deve trovare la risposta e questa è la consapevolezza. Il dentro emerge sempre di più quando ci rendiamo conto che i nostri costrutti mentali e le conclusioni alle quali arriviamo sono la superficie, come la schiuma in un bel cappuccino, quando la togliamo delicatamente con il cucchiaino rimane la sostanza sotto e soprattutto rimane la tazza. Come non buttiamo la schiuma, ma la assaporiamo anche se la sostanza è il caffè sotto, allo stesso modo possiamo assaporare bias e tutte le esperienze materiali e mentali della vita.Dovremmo diventare sempre più bravi ad ascoltare tutto questo in noi e negli altri, perché questo crea empatia, comprensione e se portato in un assetto strategico, ad esempio di comunicazione e modello di relazione, diventa uno strumento per la crescita personale, di team ed aziende e per produrre beni e servizi non di consumo, ma di crescita.Se non facciamo tutto questo e ci limitiamo a cambiare tattica (che ripeto nuovamente serve comunque), ci limitiamo a cambiare la schiuma del nostro cappuccino, ma la sostanza e la tazza restano quelle.Infine vi lascio con un tranello che risolverete da soli: ci avete mai pensato che il bias è anche positivo? Sono quelli che noi chiamiamo valori, ma che spesso hanno causato grandi danni personali e sociali. Anche i nostri valori, quando derivano dal nostro ego e non dalla sostanza di tutto, dall'amore, andrebbero approcciati così.Music from Uppbeat (free for Creators!):https://uppbeat.io/t/icosphere/spark
Nella scorsa puntata abbiamo visto che i bias fanno parte della nostra natura e che in un certo senso ci devono essere.Abbiamo inoltre detto che se siamo leader, quindi responsabili del nostro mondo interiore, dobbiamo usare i bias (e tanti altri aspetti della nostra vita esperienziale) come strumento evolutivo.Bene, come si fa?Ascolto, consapevolezza, comunicazione, libertà, compassione, empatia sono alcune delle parole chiave.Il coaching può essere di grande supporto.Se un bias viene accolto, compreso, portato al suo principio diventa uno strumento per evolvere.Per capire come vediamo quali sono i principali bias. Usiamo il raggruppamento del NEUROLEADERSHIP INSTITUTE con il loro modello Seed: il simile: tendiamo e preferire, a pensare che sia migliore quello che risulta simile al nostro pensiero, tradizione, cultura, mindset; l'espediente: cerchiamo sempre una conferma del nostro pensiero e non lo mettiamo mai alla prova; l'esperienza: preferiamo quello di cui abbiamo già fatto un esperienza; la distanza: ci rassicura quello che è più vicino, che sia geograficamente, temporalmente o mentalmente; la sicurezza: forse il più forte e ovvio. Tendiamo a vedere come giuste le situazioni che ci danno sicurezza. Ci sono altre classificazioni, ma i pregiudizi di base sono questi.Quanti di noi si ritrovano in questo elenco o lo riescono anche ad espandere e personalizzare?Cosa facciamo normalmente? Ammesso che riusciamo a lavorarci, che li intercettiamo, la prima cosa che facciamo è costruire nuovi schemi e abitudini. Quindi ad esempio, invece che buttarci subito in una situazione simile per trovare una soluzione ad un tema personale o lavorativo, cerchiamo altrove situazioni nuove che ci possono ispirare.E come ho già detto questo va benissimo, continuate a farlo.Possiamo però fare un passo in più, possiamo entrare nell'origine di questo bias, ad un livello di consapevolezza.Prima di tutto è facile notare queste nostre distorsioni negli altri e non in noi, il primo passo di accettazione e trasformazione dovrebbe quindi essere fatto a livello sociale, ad esempio nelle aziende. Noto un bias in un'altra persona e la supporto nel riconoscerlo ed evolverlo ricordando che: non va fatto notare altrimenti suona offensivo, ci sono delle tecniche da adottare; soprattutto quando notiamo questi stereotipi negli altri, spesso sono lo specchio di quello che proviamo anche noi e quindi può essere un'occasione per lavorare contemporaneamente sulla nostra consapevolezza. Questo è un primo elemento di accettazione; se i bias sono socialmente accettati e condivisi con l'obiettivo che ognuno di noi sia di supporto all'altra persona perché questa possa evolvere in sé, stiamo creando due forze: libertà; resilienza. Perché liberta? Perché resilienza?Il supporto che ci possiamo dare a vicenda non è quello di lavorare su uno schema per superare il bias, ma quello di stimolare la riflessione in ognuno di noi in modo che si accenda quel momento di consapevolezza, quell'insignt, che ci permette di auto riconoscere il bias, lasciarlo estinguere nel momento in cui si presenta e imparare a rispondere alla situazione dalla consapevolezza di chi siamo, dalla ragione.Qui stiamo parlando di riconoscere che tutti siamo l'UNO divino che si manifesta in varie forme e che tutti agiamo all'interno delle leggi del cosmo e che tutti stiamo semplicemente cercando di unire, di arrivare a rispondere alla nostra chiamata, vocazione, purpose.In ogni bias, anche in quello che si esprime più brutalmente, c'è la nostra interiorità che vuole soddisfare una esigenza di unione, di amore…ma spesso non lo sappiamo e iniziamo a rispondere a questa esigenza dividendo..quindi ad esempio pensando che “tutti quelli fatti così pensano in quel modo”Questo crea libertà perché sono semplicemente di supporto agli altri ed a me stesso nel lasciar andare; possiamo lavorare fino a che vogliamo sul pensare e agire diversamente, ma quel seme prima o poi tornerà a germogliare, a meno che con lo lasciamo crescere senza che infesti tutto il nostro raccolto, ovvero tutto quello che possiamo dare a noi stessi ed agli altri.Questa è resilienza perché non sto cercando di cambiare il mondo fuori, ma sto cambiando dentro.Quasi sempre noi confondiamo il fuori con il dentro e per scoprire se è così ci sentiamo nell'ultima puntata.Music from Uppbeat (free for Creators!):https://uppbeat.io/t/icosphere/spark
Questa è la prima di tre puntate dedicate ai bias cognitivi.Ho deciso di cominciare così questo nuovo podcast perché la relazione tra bias, leadership, spiritualità, amore e la nostra realizzazione, la nostra purpose, è fortissima.Ci sono tantissime tecniche, modelli e formazione su come superare i bias, immagino che molti di voi abbiano delle nozioni base, ma state tranquilli che qualche ripasso lo facciamo.In queste puntate ci dedichiamo però a fare una cosa che per molti di noi potrebbe essere nuova, ovvero ad accogliere i bias.I bias ci servono per evolvere.Se vi sembra una pazzia siete nel posto giusto; il posto giusto per scoprire che il bias è necessario se sappiamo ascoltarlo, trasformarlo e trascenderlo; se sappiamo chi siamo rispetto al bias.Cominciamo con il dire cosa sono i bias: la traduzione letterale sarebbe pregiudizio, ma in senso più allargato un bias è una distorsione di fatti, avvenimenti e percezione causata da nostre abitudini, convinzioni, esperienze passate.Abbiamo spesso visto che sviluppare l'ascolto è l'unica vera skill che ci serve e allora vi chiedo di fare caso a quello che ho appena detto.Lo ripeto: un bias è una distorsione di fatti, avvenimenti e percezione causata da nostre abitudini, convinzioni, esperienze passate.Stiamo dicendo che ci facciamo un'idea soggettiva della situazione, presente o addirittura potenziale e futura, quindi che deve ancora avvenire e che rischiamo di prendere decisioni basate sul nostro pregiudizio.Stiamo parlando di percezione, di esperienza, di passato e quindi di memoria. Questo è un tema che emergerà spesso in questo podcast. Quando parliamo di percezione parliamo di sensi. Se parliamo di sensi parliamo di sistema nervoso e neurofisiologia. Se parliamo di questo stiamo parlando dell'evoluzione della vita stessa in milioni di anni.Stiamo quindi dicendo cosa? Stiamo dicendo che i bias sono parte della nostra stessa natura, sia che facciamo riferimento alla nostra singola vita o che ci riferiamo a quei meccanismi di sopravvivenza che si sono evoluti fino ad oggi.Stiamo dicendo che il bias “esiste” (tra “” perchè l'esistenza è qualcosa di eterno e non legato ai sensi) con noi perché percepiamo il mondo attraverso i sensi e lo elaboriamo nella nostra mente che è fatta di cervello, corpo, ambiente, è cervello in azioneSe volete qualche dettaglio in più su questo andate a leggere il mio manifesto spirituale che ho presentato al Tedx Cortina lo scorso 26 agosto.Bene, cosa facciamo di solito?Se noi concentriamo la nostra attenzione solo su come usare strategicamente un mindset per uscire dal bias, facciamo un grande lavoro, ma non andiamo a fondo di chi siamo.Il bias ci deve essere per natura perché ci permette di evolvere. C'è solo un caso nel quale il bias non esiste e riguarda solo coloro che nascono senza Karma o che lo evolvono completamente. Riguarda solo coloro che fanno esperienza della vera realtà esistente dietro il mondo sensoriale e mentale. Se ci fate caso non ho mai detto che un bias ci fa distorcere la realtà, perché la realtà nella sua essenza non si può distorcere, ma noi questa realtà, se non facciamo parte di questi esseri speciali, non la vediamo veramente, anzi non la “siamo”.Se ci deve essere per natura vuol dire che è un messaggio e sta a noi realizzare con la ragione il messaggio.La ragione ci porta a sapere chi siamo rispetto al messaggio.Il problema è che la nostra ragione non sempre può o è capace di capire senza l'intervento dei sensi o di quello che abbiamo appreso nel tempo.Se quando noto un bias mi arrabbio o trovo una soluzione per non esserne influenzato mi sono fermato a cambiare il mondo fuori, la mia percezione, ma questa non è leadership.Il primo passo per trascendere un bias è quindi la consapevolezza della nostra natura interiore.Il pensiero che ci può far trasformare un bias non può partire da un altro punto perchè, attenzione su questo, il pensiero è la consapevolezza in azione e la consapevolezza non è la concentrazione sul mondo esterno, ma il focus sulla totalità delle cose; la consapevolezza è sapere in ogni momento chi siamo.Se vogliamo essere leader e quindi responsabili del nostro mondo interiore, dobbiamo allenarci a vivere nei e con i bias come strumento evolutivo.La prossima volta vedremo come.Music from Uppbeat (free for Creators!):https://uppbeat.io/t/icosphere/spark