Podcasts about volendo

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SBS Italian - SBS in Italiano
Questa settimana su SBS numerosi film e serie TV in italiano, tanta buona cucina e il Giro d'Italia

SBS Italian - SBS in Italiano

Play Episode Listen Later May 2, 2025 10:31


Cosa vedere sui canali televisivi SBS? Ecco i nostri consigli per la settimana dal 3 al 13 maggio. Volendo, potete rivedere il vostro programma preferito ogni volta che desiderate su SBS On Demand.

da Brand a Friend
#358 - Dipingere Sogni

da Brand a Friend

Play Episode Listen Later Feb 9, 2025 19:42


#358 - Dipingere SogniDipingere i sogni è un gioco che consiste nel vedere con la propria immaginazione dove uno/a vorrebbe essere / arrivare, ancor prima di cercare di capire il percorso e i passi specifici da fare, senza limiti a ciò che si può immaginare, per quanto possa sembrare irraggiungibile e ambizioso.Il gioco funziona che tu ascolti con attenzione, prendi nota e poi racconti sintetizzando al tuo interlocutore ciò che hai capito.  E' un qualcosa che chiunque può fare con una persona che si ama, che ci è cara, amica o che vogliamo aiutare nel profondo.E' un gioco che fa bene ad entrambi:A chi sogna, offre uno spazio sicuro e protetto dove lasciare liberi i propri desideri e ambizioni, senza paura di essere giudicati e criticati, ma con la certezza di essere ascoltati e accettati.A chi ascolta, offre l'opportunità di allenarsi ad ascoltare in maniera totale, incondizionata e completa, e a frenare e contenere il proprio istinto a voler suggerire, criticare e/o dare consigli e suggerimenti. Costringe inoltre l'ascoltatore a capire bene le intenzioni e i reali bisogni della controparte e a individuarne e sintetizzarne l'essenza. Volendo, lo si può vedere come un percorso di liberazione e crescita, che - con il dovuto partner - penso sarebbe estremamente salutare svolgere almeno una volta all'anno. _______________Info Utili• Sostieni questo podcast:Ottieni feedback, ricevi consigli sul tuo progetto onlinehttps://Patreon.com/Robin_Good•  Musica di questa puntata:"Misty" by Birocratic disponibile su Bandcamp•  Nella foto di copertina:La vista della costa di Krabi da Koh Yao Noi. Thailandia. Febbraio 2025. •  Nuovo canale Instagram (momenti di vita non in posa):https://instagram.com/giggi_canali • Dammi feedback:Critiche, commenti, suggerimenti, idee e domande unendoti al gruppo Telegram https://t.me/@RobinGoodPodcastFeedback• Ascolta e condividi questo podcast:https://www.spreaker.com/show/dabrandafriendArchivio completo organizzato per temi:https://start.me/p/kxENzk/da-brand-a-friend-archivio-podcast• Seguimi su Telegram:https://t.me/RobinGoodItalia• Newsletter in Inglese:https://robingood.substack.com - Fuoco su costruire fiduciahttps://goodtools.substack.com - Tool alternativi a costo zerohttps://curationmonetized.substack.com - Creare revenue organizzando informazioni.

RACCONTA IL TUO LIBRO
ATTRAVERSAMENTI. Francesco Lioce dialoga con Bartolomeo Bellanova e Gisella Blanco

RACCONTA IL TUO LIBRO

Play Episode Listen Later Nov 21, 2024 56:52


ROMA – BOLOGNAPer la rubrica “Racconta il tuo Libro”Francesco Lioce presenta: Attraversamenti, di Bartolomeo Bellanova, puntoacapo Editrice, 2024La poesia di Bartolomeo Bellanova, nutrita com'è di elementi culturali di diversa provenienza (e nello spazio e nel tempo) ed esplicitata in un linguaggio fortemente ibridato dall'uso di lemmi attinenti a vari settori del sapere, esige, in ragione di ciò, per essere meglio compresa e restituita, un tipo di lettura relazionista, capace di mettere insieme tutti gli elementi che la costituiscono […] Volendo indicare da subito il soggetto della raccolta, non esiterei a rintracciarlo in una sorta di racconto dell'iter umano e spirituale, fra indietreggiamenti, dubbi e ripensamenti, del poeta, teso al raggiungimento della consapevolezza della necessità di cogliere il sacro, inteso nel suo significato più ampio, in ogni manifestazione del reale, giungendo in seguito al suo attraversamento, alla celebrazione della forza salvifica dell'Amore […] (Dalla Postfazione di Franca Alaimo) Bartolomeo Bellanova nasce a Bologna; dopo un percorso di studi finanziari pubblica i romanzi La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo 2009), Ogni lacrima è degna (In.Edit 2012) e La storia scartata (terre d'ulivi 2018). In poesia: Gocce insorgenti (Terre d'Ulivi 2017), Diramazioni (Ensemble 2021) e Perdite (puntoacapo 2022) Partecipa ad antologie poetiche tra cui Sotto il cielo di Lampedusa – Annegati da respingimento (Rayuela 2014), Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un'isola (Rayuela 2015) e Distanze obliterale – Generazioni di poesie sulla rete (puntoacapo 2021). Ha fatto parte della redazione della rivista culturale lamacchinasognante. Fa parte dello staff di Bologna in Lettere BIL, spazio di dialogo e condivisione di letteratura contemporanea.Gisella Blanco vive a Roma da diversi anni. Collabora con Il Foglio. Scrive per la rivista Leggere Tutti cartacea e on line, per minima&moralia, per Atelier Poesia cartaceo e on line, per LiguriaDay, per Poesia di Luigia Sorrentino, per Smerilliana. Svariati interventi critici e interviste sono presenti su Laboratori critici, Poesia del Nostro tempo e Poesia de Il Corriere della Sera. Ha svolto, come relatrice, lezioni in ambito universitario sulla poesia (Università di Palermo – Dipartimento di Scienze Umanistiche, Corso di studio in Lettere, Insegnamento Istituzioni di Linguistica italiana); nel 2020 ha tenuto una lezione sulla poesia agli studenti di Linguistica Italiana della Sichuan International Studies University di Chongqing (Cina). Nel 2022, per Università degli Studi di Palermo, ha tenuto una lezione sui percorsi della poesia, in occasione dell'incontro del percorso seminariale Attività Tipologia F su “Le parole che ho sempre voluto”. È stata ospite presso l'Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, all'interno del corso “Poesia italiana del Novecento – Laurea Magistrale”. Particolarmente attenta ai temi sociali, filosofici e femministi, è autrice della silloge poetica Melodia di porte che cigolano, pubblicata da Eretica Edizioni (2020), compare nell'antologia Inno alla morte, pubblicata da Bertoni Editore (2021), nell'antologia “Cuori a Kabul – Poesie per l'Afghanistan” di Graphe.it Edizioni e nell'antologia Italia insulare – i poeti di Macabor Editore 2022. Alcuni suoi testi sono stati tradotti nel Journal of Italian Translantion. Una sua poesia è presente nell'antologia Negli occhi bambini (con una nota introduttiva di Umberto Piersanti per ScriverePoesia Edizioni). Ha scritto una plaquette che compare nell'antologia La terra inesplorata delle donne, Dalia Edizioni. Lavora come editor e nella comunicazione. Ha seguito, per la comunicazione, la Fiera del Libro di Iglesias, il Premio Nazionale Elio Pagliarani, Elba Book e il TeverEstate per il Cibaldone Culture Festival, il Festival La poesia, lingua viva della Soprintendenza Speciale di Roma, Il Maggio dei Libri del Secondo Municipio di Roma. È giurata nel Premio Internazionale Città di Sassari per la Sezione Poesia Edita.Marco LodiRegia, editing, grafica, musiche con licenza d'uso Epidemic SoundGIANO PUBLIC HISTORY APSè afferente all'Albo della Cittadinanza Attiva e delle Reti Civiche del Comune di Roma.Sostienici con il 5×1000 : CF 97901110581

il posto delle parole
Francesco Poli "L'ironia è una cosa seria"

il posto delle parole

Play Episode Listen Later May 21, 2024 23:41


Francesco Poli"L'ironia è una cosa seria"Strategie dell'arte d'avanguardia e contemporaneaJohan & Leviwww.johanandlevi.comCogliere la componente ironica nelle opere d'arte visiva sembra un gioco scontato. La storia abbonda di artisti che hanno usato questo ingrediente con palesi intenti satirici, grotteschi, paradossali o in modo clamorosamente provocatorio, per giungere talvolta a una banalizzazione del suo ruolo sovversivo.Volendo andare più a fondo, però, esiste una modalità più sottile, complessa e concettuale che opera sul piano della forma prima ancora che su quello dei significati più immediatamente decifrabili. Dove meno ce lo aspettiamo possono nascondersi trame sotterranee che richiedono un secondo sguardo, perché l'ironia è spesso intessuta fra le maglie dell'opera che abbiamo davanti quando non è addirittura radicata nell'attitudine dell'artista.Scopriamo, poi, che anche in quegli autori in cui la provocazione sembra più esplicita e finanche gridata, come Cattelan o Koons, comprenderne tutte le sfumature e le ragioni è un'operazione che richiede dei distinguo.Dal sovvertimento dei canoni accademici compiuto dagli impressionisti, attraverso gli esiti conturbanti del Surrealismo, fino alle indebite appropriazioni postmoderne, Francesco Poli riconosce all'ironia dignità accademica e accetta la sfida di mostrare come questa assuma una funzione cruciale nelle diverse tappe delle avanguardie e dell'arte contemporanea. Ma, ancora più importante, fornisce la chiave di lettura per decriptare il dispositivo ironico, affinché possa sprigionare tutta la sua carica distruttiva e innovatrice.Francesco PoliInsegna Arte e Comunicazione all'Università di Torino. Ha curato numerose mostre in musei, spazi pubblici e privati e collabora con il quotidiano La Stampa oltre che con riviste specializzate. Tra le sue pubblicazioni, Minimalismo, Arte Povera, Arte Concettuale (1997), Il sistema dell'arte contemporanea (1999), La scultura del Novecento. Forme plastiche, costruzioni, oggetti, installazioni ambientali (2015), Il pittore solitario. Seurat e la Parigi moderna (2017) e Modigliani. Una vita per l'arte (2018).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.

Dal Vangelo di oggi
Dal Vangelo di oggi - 26 Marzo 2024

Dal Vangelo di oggi

Play Episode Listen Later Mar 26, 2024 3:09


Dal Vangelo secondo GiovanniGv 13,21-33.36-38In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l'un l'altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui.Gesù oggi, annuncia che verrà tradito senza svelare l'identità del traditore. Suscita alcune domande nei suoi discepoli, quindi anche in noi. A guardarci da vicino, ci accorgiamo che c'è grande imbarazzo tra i discepoli. Si chiedono chi sarà, ed è pure un segno che nessuno di loro fosse con la coscienza perfettamente pulita. Infatti, la vicinanza con Gesù nella sua sequela, non ha garantito una coscienza retta ai più stretti compagni del Maestro. Anzi, più si è vicini al Signore, tanto più si è tentati dal diavolo, se non siamo vigilanti. Giuda ne è un esempio eloquente. Volendo trarre profitto dalla morte di Gesù che aveva intuito fosse vicina, si propose di consegnarlo ai giudei. Per cui, possiamo imparare che non ci basta essere battezzati per essere immuni dalle tentazioni, ma bisogna affrontare le avversità quotidiane con il Signore perché ce ne saranno. Non ci basta neanche essere sposati sacramentalmente per perseverare in quella unione sponsale finché siamo vivi, ma bisogna pure fare spazio a Cristo ogni giorno in famiglia pregando insieme, perché la separazione sta sempre accovacciata alla nostra porta. Se dunque vogliamo seguire Gesù come lo pretende Pietro, dovremo essere capaci di sacrificare qualcosa di prezioso. La domanda è: cosa sento di dovere sacrificare adesso, oggi o in futuro per corrispondere meglio alla mia vocazione battesimale nella Chiesa, in famiglia, al lavoro, nel mio paese e nella società.Buongiorno!D. Arth.

Fluent Fiction - Italian
Sofia's Gesture Revolution in Roman Piazzas

Fluent Fiction - Italian

Play Episode Listen Later Mar 19, 2024 15:59


Fluent Fiction - Italian: Sofia's Gesture Revolution in Roman Piazzas Find the full episode transcript, vocabulary words, and more:fluentfiction.org/sofias-gesture-revolution-in-roman-piazzas Story Transcript:It: Un giorno, nella splendida città di Roma, in una piccola piazza accanto gli scalini di Trinità dei Monti, viveva un uomo di nome Giuseppe. Autentico romano, ossuto e dal sorriso contagioso, difendeva orgogliosamente la sua tradizione, in particolar modo una: l'arte di gesticolare. Ogni movimento, ogni gesto, ogni accento aveva una vita propria nel linguaggio italiano, secondo Giuseppe.En: One day, in the splendid city of Rome, in a small square near the steps of the Trinità dei Monti, lived a man named Giuseppe. An authentic Roman, thin and with a contagious smile, he proudly defended his tradition, in particular one: the art of gestures. Every movement, every gesture, every accent had its own life in the Italian language, according to Giuseppe.It: Appena giunta in città, Sofia, una giovane viaggiatrice proveniente dal freddo nord Europa, fu subito affascinata da Giuseppe e dalla danza dei suoi gesti. Volendo capire completamente l'arte di gesticolare, Sofia chiese a Giuseppe di diventare la sua guida e il suo maestro.En: Just arrived in the city, Sofia, a young traveler from cold northern Europe, was immediately fascinated by Giuseppe and the dance of his gestures. Wanting to fully understand the art of gesturing, Sofia asked Giuseppe to become her guide and teacher.It: "Signor Giuseppe," cominciò Sofia, tentando di mantenere un'espressione seria mentre cercava di imitare le movenze fluide delle mani del signore. "Potrebbe... potrebbe insegnarmi a fare quei gesti?"En: "Mr. Giuseppe," Sofia began, trying to maintain a serious expression as she attempted to imitate the fluid motions of the man's hands. "Could... could you teach me to make those gestures?"It: Giuseppe osservò Sofia con gli occhi pieni di sorpresa, ma poi un ampio sorriso divampò sul suo volto. "Perché no?" rispose lui, ed iniziò a insegnarle l'abc della gesticolazione italiana.En: Giuseppe looked at Sofia with eyes full of surprise, but then a broad smile lit up his face. "Why not?" he replied, and he began to teach her the basics of Italian gesturing.It: Il cortile della piazza diventò il loro campo di addestramento personale. Giuseppe prese a spiegare a Sofia i segreti di ogni gesto: l'occhio guardingo, il gesto della mano per "seee certo", il dito della bocca per "stai zitto". Sofia, però, non riusciva a capirne il giusto movimento e sbagliava di continuo, riuscendo a creare dei gesti totalmente nuovi e inauditi.En: The courtyard of the square became their personal training ground. Giuseppe started to explain to Sofia the secrets of each gesture: the watchful eye, the hand gesture for "seee of course," the finger to the mouth for "be quiet." However, Sofia couldn't grasp the right movement and kept making mistakes, managing to create completely new and unheard-of gestures.It: Quanto più Sofia sbagliava, tanto più le risate dei romani attorno a loro crescendo. Ma la tenacia di Sofia continuò senza esitazione, cercando di apprendere e applicare i consigli di Giuseppe.En: The more Sofia made mistakes, the more the laughter of the Romans around them grew. But Sofia's tenacity continued without hesitation, trying to learn and apply Giuseppe's advice.It: Una serata, mentre provava il gesto del "Ma che vuoi”, fece un movimento con la mano così imbarazzante che fece scoppiare dal ridere tutti gli astanti, compresi Giuseppe.En: One evening, while practicing the gesture of "What do you want", she made such an embarrassing hand movement that it made everyone burst into laughter, including Giuseppe.It: Per Sofia non fu una sconfitta. Anzi, fu l'occasione perfetta. Vedendo le persone ridere, vide una luce nel tunnel. "Se non posso gesticolare come voi," disse Sofia alla folla, ancora ridendo. "Allora farò in modo che i miei gesti vi facciano ridere."En: For Sofia, it wasn't a defeat. On the contrary, it was the perfect opportunity. Seeing people laughing, she saw a light at the end of the tunnel. "If I can't gesture like you," Sofia said to the crowd, still laughing. "Then I will make sure my gestures make you laugh."It: Fu così che Sofia trasformò il suo punto debole nel suo punto di forza, conquistando l'approvazione di Giuseppe e l'amore del pubblico. La sua determinazione vinse, e pur non essendo nativamente italiana, Sofia divenne un'emblematica figura che portava il sorriso sulla piazza di Trinità dei Monti.En: And so Sofia turned her weakness into her strength, winning the approval of Giuseppe and the love of the audience. Her determination prevailed, and despite not being native Italian, Sofia became an emblematic figure bringing smiles to the Trinità dei Monti square.It: Da allora, non c'è un giorno in cui Giuseppe non pensi a Sofia e alla sua audacia. Sofia d'altronde, non ha mai smesso di gesticolare. Perché, come ama ripetere: "Non importa quanto fallisco, finché non smetto di provarci." E Roma, con la sua eterna bellezza, continuò ad essere lo scenario di queste piccole battaglie quotidiane, tra romanità e internazionalità, tra tradizioni e risate.En: Since then, there isn't a day when Giuseppe doesn't think of Sofia and her audacity. Sofia, on the other hand, never stopped gesturing. Because, as she loves to repeat: "No matter how much I fail, as long as I don't stop trying." And Rome, with its eternal beauty, continued to be the stage for these small daily battles, between Roman identity and internationalism, between traditions and laughter. Vocabulary Words:eye: occhioGesture: GestoAccent: AccentoLanguage: LinguaggioItalian: ItalianoCity: CittàSquare: PiazzaMan: UomoName: NomeTradition: TradizioneArt: ArteMovements: MovimentiDance: DanzaGuide: GuidaTeacher: MaestroExpression: EspressioneMotions: MovenzeBasics: ABCSecrets: SegretiQuiet: SilenziosoLaughter: RisateDefeat: SconfittaWeakness: DebolezzaStrength: ForzaApproval: ApprovazioneDetermination: DeterminazioneBattles: BattaglieStage: ScenarioIdentity: IdentitàInternationalism: Internazionalità

INSiDER - Dentro la Tecnologia
Shopify: il sistema operativo per un commercio senza confini

INSiDER - Dentro la Tecnologia

Play Episode Listen Later Oct 21, 2023


Secondo le rilevazioni ISTAT, ad oggi quasi un italiano su due acquista prodotti online e, dal 2005 ad oggi sono costantemente aumentate le persone che acquistano regolarmente prodotti o servizi tramite gli e-commerce. Tutto questo con un lieve calo tra il 2021 e il 2022 quando, terminata la pandemia, molte persone sono tornate ad acquistare nei negozi fisici. Volendo rispondere a queste nuove esigenze, sempre più commercianti utilizzano gli e-commerce per vendere i propri prodotti online. Per capire come questo mondo si sta trasformando, abbiamo inviato Paolo Picazio, country manager per l'Italia di Shopify, una delle principali piattaforme al mondo dedicate al commercio online.Nella sezione delle notizie parliamo di come è possibile ingannare ChatGPT con delle immagini e infine dell'introduzione di alcune volanti della polizia a guida autonoma a Dubai.--Indice--00:00 - Introduzione01:38 - GPT può essere “attaccato” con le immagini (Roboflow.com, Luca Martinelli)03:36 - Le volanti a guida autonoma di Dubai (DDay.it, Matteo Gallo)05:02 - Shopify: il sistema operativo per un commercio senza confini (Paolo Picazio, Davide Fasoli, Luca Martinelli)26:44 - Conclusione--Contatti--• www.dentrolatecnologia.it• Instagram (@dentrolatecnologia)• Telegram (@dentrolatecnologia)• YouTube (@dentrolatecnologia)• redazione@dentrolatecnologia.it--Brani--• Ecstasy by Rabbit Theft• Broken Love by METR & Adrian Benson

Trigger Podcast
Episodio 20 - Amici (non di Maria De Filippi)

Trigger Podcast

Play Episode Listen Later Sep 15, 2023 43:42


L'ultima puntata della seconda stagione di trigger. Volendo celebrare il nostro ventesimo episodio, ci concentreremo sul tema più bello del mondo: l'amicizia Un rapporto che accomuna tutti gli essere umani fin dalla scuola dell'infanzia. Le amicizie nascono, si evolvono e, a volte, muoiono. Godetevi questa puntata in attesa di una terza stagione con novità tutte da vedere.

BASTA BUGIE - Santi e beati
Antonietta Meo, testimone di Gesù Crocifisso a 6 anni

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Jun 28, 2023 25:39


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1471ANTONIETTA MEO, TESTIMONE DI GESU' CROCIFISSO A 6 ANNI di Piersandro Vanzan S. I.Nennolina nasce in una famiglia di solidi principi morali e religiosi, dove si recita il Rosario ogni giorno. E' una bambina molto vispa, sempre allegra, che ama cantare. Un giorno cade sbattendo il ginocchio su un sasso. Ma il dolore sembra non voler passare. I medici, che inizialmente non capiscono la natura del suo male, alla fine le diagnosticano un "osteosarcoma", un tumore alle ossa. Le viene quindi amputata la gamba. Nennolina, che ha poco più di cinque anni, mette allora una pesante protesi ortopedica; comincia la salita al calvario, ma la vivacità è quella di sempre...Il 17 dicembre 2007 il Santo Padre, Benedetto XVI, ha autorizzato la Congregazione delle cause dei santi a promulgare il decreto sulle virtù eroiche di Antonietta Meo, così la piccola è stata dichiarata "Venerabile". Potrebbe presto diventare la più giovane beata non martire nella storia della Chiesa, è infatti già allo studio una presunta guarigione miracolosa, segnalata negli Stati Uniti.Il suo corpo, dal 5 luglio del 1999, riposa in una piccola cappella adiacente a quella dove si conservano le reliquie della Passione di Gesù, all'interno della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme.Quella di Nennolina è una storia dolorosa, un'apparente storia ordinaria di quel vasto mondo dell'infanzia sofferente, ma è anche una storia rischiarata da una luce straordinaria, che illumina chi vi si accosta, introducendo al senso di quel grande mistero della vita che è il "dolore innocente"...ANTONIETTA MEO, DETTA NENNOLINA: UNA MISTICA DI SEI ANNI[...] Tra i piccoli grandi santi vogliamo ricordare Antonietta Meo (Roma, 1 dicembre 1930 - 5 luglio 1937) detta Nennolina perché, come scrive la mamma nel diario, "Antonietta sembrava troppo lungo. Allora pensammo di chiamarla con un diminutivo e dopo diversi pareri decidemmo per Nenne. Di qui poi il vezzeggiativo Nennolina". [...]Battezzata nella festa dei Santi Innocenti in Santa Croce di Gerusalemme, chiesa parrocchiale della famiglia, mai data e luogo furono più carichi di significato alla luce di quanto successe poi a questa bimba. Una vicenda profondamente segnata dalla croce di Cristo, abbracciata nella gioiosa convinzione dell'adimpleo paolino - "Completo in me quanto manca alle sofferenze di Cristo" (Col 1,24) - e costellata di fatti straordinari, generalmente riferiti nelle letterine che Antonietta dettò alla mamma. I contenuti di queste letterine, uniti ai fatti straordinari che vedremo più avanti, rivelano, secondo gli specialisti, un'autentica tipologia di esperienza mistica. Tanto più singolare in quanto Antonietta è una bimba normalissima: a 3 anni frequenta l'asilo delle suore, a 5 iscritta nelle "piccolissime" della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, a 6 inizia la prima elementare dalle stesse religiose e diventa "beniamina" della Gioventù Femminile. Ma già nell'aprile 1936 un osteosarcoma richiede l'amputazione della gamba sinistra e così inizia la sua dolorosissima via crucis, ma anche la sua ineffabile esperienza di Dio.Nel settembre 1936 va in prima elementare con una protesi che le dà molto fastidio, come dice a Gesù: "Ogni passo che faccio sia una parolina d'amore" (26 marzo 1937). Pure allacciargliela era difficile, perché non stava mai ferma, e Caterina, la domestica, ricorda che una volta le disse: "Tu vuoi sempre giocare e io non ho tempo da perdere; non ti metto più l'apparecchio". Nennolina allora tutta seria rispose: "Sii buona; starò ferma [...] Io lo porto per amor di Gesù e tu mettimelo per amore di Gesù". Infine, sconcertante per noi è leggere che il 25 aprile, anniversario dell'amputazione, lo volle celebrare con una novena alla Madonna di Pompei, perché le aveva ottenuto la grazia di offrire la sua gamba a Gesù, e con "un gran pranzo e aprire la bottiglia per fare il brindisi".Colpiti da quelle letterine e dalla maturità spirituale di Nennolina, preti e amici consigliarono la famiglia di anticipare la Prima Comunione alla notte di Natale 1936, nella cappella delle religiose sue insegnanti. Il 19 maggio 1937 ricevette pure la Cresima, alla quale è legata non solo un'impressionante, nuova conoscenza esperienziale dello Spirito Santo, ma anche la sua eccezionale insistenza nel chiedere i Sette doni. Era ormai la vigilia degli ultimi tremendi 40 giorni, e quello della fortezza si manifestò come il dono più vistoso. L'amputazione della gamba, purtroppo, non aveva fermato il tumore che, a metà giugno, si rivelò con metastasi al capo, a una mano e al piede, cistite, mughetto alla bocca e alla gola. Lancinanti i mali e ancor più le terapie: puntura esplorativa al polmone sinistro, estrazione di liquido dallo stesso, resezione di tre costole effettuata con semplice anestesia locale, data l'insufficienza cardiaca.In breve, nella vicenda di Antonietta si coniuga l'irruzione di una Grazia "tremenda e fascinosa" con una risposta generosa al massimo, e si rivelano così le meraviglie che il Dio e Padre di Gesù Cristo, nella potenza dello Spirito Santo, ama compiere sia nei "piccoli" come Maria (cfr. Magnificat), sia in quelli la cui età viene considerata immatura e nella quale invece si confermano le parole di Gesù: "Ti ringrazio, o Padre, perché hai nascosto queste cose ai dotti e le hai rivelate ai piccoli" (Me 11,25). Insomma, quello che sconcerta psicologi veterofreudiani o teologi iperscolastici è che Dio arricchisca di grazie speciali anche una Nennolina e che, senza forzarne la natura ma perfezionandola con la Grazia, realizzi in lei tanto una squisita finezza nelle cose dello Spirito quanto una eroicità nel patire-offrire che difficilmente si trova in persone di età matura e dopo un lungo cammino di fede.COEFFICIENTI UMANI NELL'EVOLUZIONE SOPRANNATURALE DI NENNOLINAPer valutare adeguatamente le meraviglie che Dio ha operato in questa bimba - e non restare sconcertati dalla via crucis percorsa nel cammino verso il Padre -, giova ricordare i fattori umani che ne accelerano la crescita spirituale e mistica: la famiglia, la parrocchia, l'associazionismo - nella fattispecie la Gioventù Femminile - e la scuola cattolica. Da questi ambiti la bimba ricavò linfe spirituali e apostoliche, tipiche nella teologia e pastorale degli anni trenta, che lei però ha sintetizzato in modo originale, tanto a livello del vissuto, quanto nella traduzione orante di esso. Volendo concentrarci di più sulla famiglia, alla parrocchia, alla scuola e all'associazionismo riserviamo poche cenni, sufficienti tuttavia per cogliere l'ottima sinergia esistente tra queste agenzie educative.Circa i sacerdoti, ricordiamo l'incontro di Nennolina con p. B. Orlandi (12 settembre 1936) - decisivo ai fini della Prima Comunione - e l'importanza del suo confessore, mons. Dottarelli (già famoso per il ruolo avuto nell'ordinazione sacerdotale di G. De Luca).Nennolina domandava spesso a Gesù di farle trovare un buon confessore, perché "vorrei farmi santa" (8 novembre e 21 dicembre 1936). Poi, trovatolo, raccomanda continuamente a Gesù "di fargli tutte le grazie necessarie" (2 giugno 1937). Di fatto, nei processi canonici vediamo quanto tatto mons. Dottarelli usò con Antonietta, non solo durante la via crucis - insegnandole a soffrire e offrire -, ma anche nel discernere le grazie straordinarie dell'ultimo periodo e nel raccomandarle di far silenzio con tutti.Per quanto riguarda l'associazionismo - mamma e papà ne davano continui esempi - i biografi sottolineano l'entusiasmo di Nennolina per ogni iniziativa, medaglia o pagellina della Gioventù Femminile, mentre per l'influsso delle suore, oltre alla gioia di Antonietta nel frequentare la scuola e il catechismo - lo dice ripetutamente a Gesù: "Ci vado volentieri, perché si imparano tante belle cose di Te e dei tuoi Santi" -, trapela spesso un evidente fascino imitativo, come quando scrive: "Voglio farmi suora, per essere la tua sposa, caro Gesù, e salvare molte anime" (5 e 21 dicembre 1936). Infine, nelle varie testimonianze raccolte al processo, le suore ricordano una caratteristica, anche un po' spettacolare, di Nennolina: chiedeva perdono, mettendosi in ginocchio e baciando la mano di chi la perdonava.Ma veniamo al fattore principale, la famiglia. Come quasi sempre accade - lo ricordava anche il Papa nella sua Lettera ai bambini -, la santità di Nennolina attecchisce nel buon terreno di una famiglia romana degli anni trenta, in cui regna un'atmosfera di serenità amorosa e di profonda fede. E' una famiglia che gode un certo benessere (il papà lavora alla Presidenza del Consiglio), tanto da permettersi una "ragazza alla pari" (dal 1933, Caterina: 17 anni di Colfiorito). Religiosissimi, i Meo non solo pregano molto - nei vari momenti del giorno e a sera recitando, tutti assieme, il Rosario -, ma sono anche caritatevoli verso i poveri, sicché non meraviglia il contagio riportatone da Nennolina. Ricorda la mamma che, quando incontrava un povero, "voleva un soldino bianco [di nichel] e glielo porgeva con tanta grazia: i suoi occhi sfavillavano di gioia alle benedizioni del beneficato. A casa, era sempre lei che voleva porgere l'elemosina ai poveri che venivano a bussare".

BASTA BUGIE - Santi e beati
San Bonifacio, padre dei popoli germanici

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later May 31, 2023 17:48


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7424SAN BONIFACIO, PADRE DEI POPOLI GERMANICIEntrò a 7 anni in un monastero benedettino e qui scoprì il segreto per trionfare su se stesso, sulla barbarie e sull'inferno: diventò vescovo ed evangelizzò mezza Germania per poi coronare la sua vita con il martiriodi Suor M. Teresa RibeiroBelle parate militari, città perfettamente organizzate, salsicce succulente, boschi la cui disposizione obbedisce a una regolarità impeccabile: ecco alcuni degli indiscutibili pregi della Germania.In essi risplende l'innocenza nell'ordine di battaglia, che affascina, colpisce e suscita ammirazione. Frutti autentici di un popolo civile e appassionato di disciplina, questi e molti altri aspetti fiorirono, sotto la benedizione della Santa Chiesa, al calore di anime valorose che segnarono la Storia.Soffermiamoci in queste righe a contemplarne una: l'uomo provvidenziale cui toccò la missione di cristianizzare i popoli al di là del Reno e offrire per essi la sua vita in olocausto. Di questo instancabile apostolo scriveva un antico biografo: "Il santo vescovo Bonifacio può essere chiamato padre di tutti gli abitanti della Germania, perché li ha generati per Cristo con la parola della santa predicazione, li ha confermati con i suoi esempi, e infine arrivò a dare per loro la sua vita, che è la più grande prova d'amore".Torniamo ora alla fine del settimo secolo, quando la vita sublime, disciplinata ed edificante dell'Ordine di San Benedetto si stava espandendo in tutta Europa. Vere e proprie fabbriche di eroi, le loro abbazie formavano uomini e donne in un regime di equilibrio e sacralità propizio a ordinare le tendenze della natura verso ideali di grande respiro.Le anime che lì si santificavano nella fedeltà al loro fondatore, al suo carisma e alla sua regola diventavano adatte ai viaggi e alle azioni più ardite, alle arti e ai pensieri più elaborati, alle sofferenze e ai martìri più terribili, per la gloria di Dio e per il bene del prossimo.Anche l'Inghilterra, recentemente cristianizzata da Sant'Agostino di Canterbury, era stata affascinata dalle grazie benedettine. E fu lì che, intorno all'anno 680, nacque un bambino che si lasciò rapidamente incantare da questo stile di vita. A soli cinque anni, Winfrido, di famiglia anglosassone, chiede di entrare in un'abbazia. Suo padre resiste, giudicandolo ancora molto piccolo, ma due anni dopo gli permette di entrare nel monastero di Nursling.Educato nella saggia regola dell' "ora et labora", il piccolo impara il latino, la metrica, la poesia e l'esegesi. Da adolescente, diventa insegnante di grammatica latina, compone diverse poesie in questa lingua e scrive alcuni trattati.UN UOMO SACRALEAl pari della brillante cultura, la sua anima è raffinata nelle virtù proprie di un religioso. Con l'obbedienza conquista il dominio sulla propria volontà; con la castità assomiglia agli Angeli; con l'umiltà impara a volere il massimo, non per se stesso ma per la gloria di Dio; con la preghiera e la contemplazione ascende al Cielo, svolgendo tutte le sue attività con la mente posta sui più alti orizzonti soprannaturali.Diventa così un uomo sacro, che non si accontenta di possedere in sé la sublimità della grazia, ma desidera conquistare tutta la terra per Dio. Un segno dell'autenticità dei suoi desideri è la disposizione a superare qualsiasi ostacolo e ad accettare tutte le sfide interiori ed esteriori.Winfrido fu ordinato sacerdote nell'anno 710, quando probabilmente aveva trent'anni. Quando viene convocato il sinodo del Wessex, riceve dall'Arcivescovo di Canterbury una delicata missione in cui ottiene un tale successo che la sua fama comincia presto a diffondersi. Quando se ne rende conto, chiede al suo superiore il permesso di essere missionario, rinunciando a qualsiasi prestigio mondano.Gli occhi del santo sacerdote si rivolgono a un popolo non istruito ma pieno di vigore. Dopo essersi affidato a innumerevoli comunità religiose, che cominciarono a pregare per il successo della sua impresa, nell'anno 716 sbarcò sulle coste della Frisia, nelle vicinanze dell'attuale Utrecht.Dopo alcuni mesi di aiuto al vescovo San Vilibrordo nel suo apostolato, fu costretto a tornare in patria, senza aver ottenuto molto successo. Ma l'anima di Winfrido, temprata nell'austerità del chiostro, sapeva affrontare i fallimenti con coraggio. Prendendo quell'insuccesso come una sfida, decide di prepararsi meglio e di attendere un'occasione propizia per tornare alla carica.Volendo dotarsi dei mezzi più potenti, ai quali né l'inferno né il Cielo possono resistere, nel 718 si reca a Roma per chiedere lettere di sostegno a papa Gregorio II. Consapevole del valore di quell'uomo, il Pontefice lo tenne al suo fianco per un certo periodo, e l'anno successivo, con una lettera datata 15 maggio 719, lo invia in Germania con lo scopo di portare la Parola di Dio ai popoli ancora immersi nelle tenebre dell'idolatria. Per consacrare questo mandato, gli dà il nome di Bonifacio.ABBATTERE LA QUERCIA SACRAGiunto nel cuore del territorio tedesco, Bonifacio vede il grande lavoro che deve svolgere. La piccola comunità cristiana che esisteva lì si trovava in una tale decadenza che i suoi membri partecipavano perfino a culti e banchetti in onore del dio Thor.In modo instancabile si adoperò per attirarli alla vera Religione e, come primo provvedimento, chiese aiuto ai suoi cari monaci d'Inghilterra, molti dei quali, accogliendo il suo appello, si precipitarono subito in quelle terre per loro selvagge e inesplorate. Grazie a loro, le regioni dell'Assia e della Turingia diventarono così oggetto di una costante predicazione e di missioni.A un certo punto, il Santo decide di abbattere la "sacra" quercia di Thor, per dimostrare a quelle anime l'impotenza degli idoli e strapparle radicalmente dalla falsa religione.Dall'alto della montagna di Gudenberg, a Geismar, a ovest di Fritzlar, costituiva il simbolo del paganesimo germanico. Ma Bonifacio, sfidando audacemente il furore dei barbari, prende un'ascia e comincia a colpire quell'albero simbolico. Il cielo si mostra favorevole alla sua impresa: in quel momento comincia a soffiare un vento impetuoso che lo abbatte, spezzandolo in quattro parti.Vedendo quella manifestazione del vero Dio, un Dio geloso che giudica con giustizia, un gran numero di pagani si converte alla Fede cattolica. Nel luogo precedentemente occupato dalla quercia viene eretta una cappella dedicata a San Pietro.VESCOVO E ORGANIZZATORE DI UN ESERCITO SPIRITUALEDopo tre anni di fecondo apostolato, Gregorio II chiama Bonifacio a Roma per imporgli la dignità che tante volte aveva rifiutato: l'episcopato. Il Pontefice dichiarò di averlo fatto "perché potesse, con maggiore determinazione, correggere e ricondurre gli erranti sulla via della verità, perché si sentisse sostenuto dalla maggiore autorità della dignità apostolica e fosse tanto più accettato nell'ufficio della predicazione, quanto più dimostrasse che per questo motivo era stato ordinato dal prelato apostolico".La stessa modestia che aveva portato il Santo a negare questo onore tante volte, lo spinse ad inchinarsi davanti alla volontà del Vicario di Cristo. Il 30 novembre 722 il Sommo Pontefice lo ordinò Vescovo della Germania, una vastissima diocesi che comprendeva l'intera regione transrenana.Godendo della stima del Papa e contando sul prezioso sostegno di Carlo Martello, nonno di Carlo Magno, Bonifacio si dedica alla conquista di più anime per il gregge di Cristo. Oltre all'Assia e alla Turingia, anche la Baviera e altre parti del territorio germanico beneficiarono del suo zelo.Il venerabile vescovo fonda il Monastero di San Michele di Ordhuff, dove stabilì la sua residenza. E, conoscendo l'efficacia dell'esempio della vita religiosa per civilizzare quei popoli, costruisce monasteri in quantità. Dal 740 al 778, in Baviera se ne costruirono ventinove.Alla guida di questo esercito spirituale colloca i suoi fedeli collaboratori anglosassoni, coloro che avevano risposto alla sua chiamata all'inizio della missione e che continuavano a perseverare al suo fianco. Tra questi vale la pena di menzionare San Lullo, che gli succederà poi nella sede episcopale, e la badessa Santa Leoba.Lo zelo di Bonifacio non conosce limiti e va oltre i già enormi confini della sua diocesi. Obbedendo alla richiesta di Carlomanno, figlio di Carlo Martello, si reca in Austrasia e vi convoca un Sinodo che sarebbe passato alla storia con il nome di Concilium Germanicum.Il rilassamento morale in quelle regioni abitate dai popoli franchi, ancora governati dalla dinastia merovingia, era enorme. Con questo Concilio e con altri Sinodi convocati successivamente, il santo vescovo ristruttura le diocesi, riunisce tutti i monasteri sotto la regola e il carisma dei Benedettini e ottiene una parziale restituzione dei beni della Chiesa, utilizzati da Carlo Martello nelle sue continue guerre. Con l'aiuto dei conti, proibisce anche le usanze pagane ancora esistenti.Per coronare e consolidare queste riforme, nell'anno 747 convoca il Concilio Generale dell'Impero Franco, nel quale viene stabilita l'unità della Fede, e lo fa concludere con una lettera di sottomissione e di fedeltà alla Sede di Pietro.FONDAZIONE DELL'ABBAZIA DI FULDA

Outcast - La voce dei videogiocatori borderline
La GDC 2022. No, non è un errore: 2022

Outcast - La voce dei videogiocatori borderline

Play Episode Listen Later Mar 14, 2023 209:01


E niente, anche quest'anno ci siamo ridotti così, vi raccontiamo la Game Developers Conference 2022 meno di una settimana prima che inizi la Game Developers Conference 2023. Volendo, si potrebbe dire che il tempismo è perfetto. No? E pazienza. Buon ascolto! In questo episodio: * I nostri racconti dalla GDC 2022:La resilienza della scena latinoamericana (03:35). Il design di Chicory: A Colorful Tale (20:13). L'inclusività di The Sims (38:50). Il Netflix dei videogiochi, o qualcosa del genere (54:35). Classic Game Postmortem: Q*Bert (01:22:10). Gli effetti del crunch sul fisico della gente (01:50:25). L'audo di Unpacking (02:12:00). Rappresentazione non binaria e inclusiva rispettosa (02:25:15). Come il loop temporale ha influenzato il design narrativo di Deathloop (02:59:00). Soundtraccia: Outcast Tales - Davide Tosini & Fabio Bortolotti

Caffe 2.0
2728 L'importanza di sperimentare - le infografiche delle regionali

Caffe 2.0

Play Episode Listen Later Feb 14, 2023 10:47


Scoppia l'astensionismo. Deriva democratica ? Tempo fa un medico mi diceva che i dati dell'Istat sulle malattie erano tutti sbagliati. Fantastico, c'e' da dirsi, e ora in novax sono anche negli istituti ufficiali ? Volendo capire, il provare a risolvere un problema di visualizzazione e' qualcosa che ci permette di approfondire i nostri valori. La scelte del nero, o del rosso, e quanto presto scatta il nero ... sono scelte politiche. Provate a venire su chivoto.it e consultare la mappa dell'astensionismo. Poi provate a realizzarla anche voi !

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia II Domenica di Avvento - Anno A (Mt 3, 1-12)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Nov 29, 2022 5:57


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7176OMELIA II DOMENICA DI AVVENTO - ANNO A (Mt 3,1-12)Il tema di questa seconda Domenica di Avvento è la conversione. Tutti abbiamo bisogno di conversione per poter celebrare nel modo migliore il Natale del Signore. Il dovere della conversione è richiamato tante volte nella Bibbia, il che significa che ogni giorno possiamo e dobbiamo migliorare, ogni giorno è il momento opportuno per cambiare qualcosa nella nostra vita, nel modo di pensare, di parlare e di agire. Ogni giorno è il momento opportuno per rompere, per spezzare qualche legame che ci tiene attaccati al male o alla mediocrità.Facendo così, noi imitiamo il navigatore, il quale rettifica di continuo la guida della nave per assicurarsi che la direzione sia sempre esatta. Noi tutti, infatti, tendiamo a deviare, siamo volubili e fragili: se non vigiliamo su noi stessi, in breve tempo smarriamo completamente la rotta. Ecco dunque il dovere di questa continua rettifica, guardando di continuo la bussola che ci indica la giusta direzione verso il Signore.Talvolta sarà difficile, ma è sempre doveroso. Volendo essere coerenti con il Vangelo, troveremo non poche cose da cambiare. Occorre l'umiltà per ammettere i nostri sbagli e le nostre deviazioni, molta forza di volontà per operare le necessarie correzioni, e molta perseveranza per non arrenderci alle prime difficoltà.Ogni vittoria su noi stessi è un passo in avanti verso la meta. Ogni giorno dovremmo dire anche noi: “Incipit vita nova”, ovvero: “Inizia una vita nuova”. Cominciare da capo è sempre molto bello e stimolante. Poter ricominciare da capo, evitando tutti gli sbagli fatti nel passato, penso sia il desiderio di tutti quelli che sono sinceramente pentiti e vogliono fare il bene. Nella vita sociale non è sempre possibile questo “azzeramento” e questa nuova possibilità; ma, per grazia di Dio, questo è possibile per la nostra vita spirituale. Un atto di contrizione perfetta brucia tutti i nostri peccati e anche le pene dovute al peccato, brucia tutto il nostro passato, un passato da dimenticare.Un giorno, ad un vecchio eremita fu chiesta l'età. «Ho cinquant'anni», rispose. «Non è possibile! – replicò il visitatore – Ne avete certamente più di settanta». «è vero – rispose l'eremita – la mia età sarebbe di settantacinque anni; ma i primi venticinque non li conto, perché li ho passati lontani da Dio». Il tempo ci è donato per trasformarlo in amore di Dio e del prossimo, tutto il resto è tempo perso.Per operare in noi questa profonda conversione, questo “azzeramento”, è cosa molto utile concederci di tanto in tanto dei veri e propri esercizi spirituali, ovvero dei giorni da trascorrere in qualche casa di ritiro, ove meditare, pregare e prepararci ad una seria confessione. Sarà proprio quando il sacerdote pronuncerà su di noi le parole dell'assoluzione «io ti assolvo dai tuoi peccati» che la nostra anima tornerà bianca come la neve e, deposto il peso del peccato, in noi si opererà questa nuova partenza. Rinnovati dall'Amore di Dio, inizieremo allora una vita secondo il Vangelo. è cosa molto buona concederci questi periodi di ritiro ogni anno, perché, come dicevo prima, tendiamo sempre a deviare e la conversione deve essere continua. Facciamo in modo che questo Avvento sia anche per noi l'inizio di una vita nuova.L'invito alla conversione ci è rivolto da san Giovanni Battista, il quale nel deserto della Giudea predicava e diceva: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 3,2); e, poco oltre: «Fate dunque un frutto degno della conversione» (Mt 3,8). Facciamo dunque anche noi questi frutti degni della conversione. Un albero si riconosce dai frutti, così l'autenticità della nostra conversione si riconoscerà dalla bontà e dalla pazienza che noi eserciteremo verso il prossimo che ogni giorno incontriamo sul nostro cammino. è questa la “prova del nove” che svelerà ciò che veramente siamo.Affidiamoci infine alla Vergine Maria. Chiediamole la grazia di una profonda conversione. Certamente questa grazia Ella ce la vuole donare.

L'italiano vero
87 – Il galateo con Samuele Briatore parte 1

L'italiano vero

Play Episode Listen Later Nov 5, 2022 22:16


Ciao Italiani Veri, come va la vita? Da oggi, dopo che impariamo un po’ di buone maniere con Samuele Briatore, vedrete che andrà ancora meglio. Come? Grazie al galateo, la grammatica sociale come la descrive lui.

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Play Episode Listen Later Aug 10, 2022 4:53


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STORIE DI BRAND
GUIDO BERLUCCHI Pt. 2 | Bolle di Vita

STORIE DI BRAND

Play Episode Listen Later Jun 15, 2022 28:13


Guido Berlucchi è un nobile lombardo che amministra stancamente le terre della sua tenuta. Volendo creare un vino bianco chiama un giovane enologo di nome Franco Zilliani. Un incontro che cambierà per sempre la storia del vino italiano. Saliamo a bordo della nostra macchina del tempo e partiamo insieme nella grande avventura alla scoperta del vino Franciacorta. Ringrazio la Guido Berlucchi per averci permesso di indagare nella sua storia e per averci fatto conoscere protagonisti così stimolanti e interessanti. - Ascolta il podcast di approfondimento daily BRANDY - https://spoti.fi/3LrYulv - Canale Instagram: https://www.instagram.com/storiedibrand/ Canale Telegram: https://t.me/storiedibrand - Grazie a Mattia, Giuseppe, Laura, Morena, Davide, Giorgio per la preziosa partecipazione Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia IV Dom. di Quar. - Anno C (Lc 15,1-3.11-32)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Mar 22, 2022 5:08


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6837OMELIA IV DOM. DI QUAR. - ANNO C (Lc 15,1-3.11-32)La parabola del figliuol prodigo è una delle più belle pagine della Sacra Scrittura, che ci parla della Misericordia di Dio per noi peccatori. Il padre è Dio e il figlio è l'uomo. Per quanto grande possa essere il peccato dell'uomo, molto più grande, infinitamente più grande, è la Misericordia di Dio. Giuda ha commesso due peccati molto grandi: il primo è stato quello di tradire il Signore; il secondo quello di disperarsi, di non credere alla Misericordia di Dio. Di certo, molto più grande è stato il peccato di disperazione. Se avesse confidato in Dio, nella sua Bontà, e avesse chiesto perdono, certamente Dio lo avrebbe perdonato.Un giorno san Luigi Orione fu invitato in una parrocchia a predicare. Il tema della predicazione era quello della Misericordia di Dio. Volendo dare un esempio della Bontà di Dio, sempre pronto al perdono, ad un certo punto gli venne in mente di dire che, se anche uno avesse ucciso la propria madre mettendo del veleno nel piatto dove mangiava, se veramente pentito di questo enorme peccato, Dio lo perdonerebbe. Al termine della funzione, lasciò quella parrocchia e andò alla stazione ferroviaria per tornarsene a casa. Alla stazione fu raggiunto da una persona sconvolta. Quell'uomo gli disse: «Lei, padre, certamente mi conosce!». «No – rispose –, non l'ho mai vista!». «Eppure lei mi deve conoscere – continuò l'uomo – perché ha parlato proprio di me nella predica: io sono quell'uomo che ha avvelenato la propria madre. Ma veramente Dio mi può perdonare?». L'uomo spiegò che vent'anni prima aveva compiuto quell'orribile peccato e che dopo si era amaramente pentito, ma non credeva di poter essere perdonato. Aveva trascorso vent'anni di disperazione, ma finalmente quel giorno scoprì, come il figliuol prodigo, l'immensa Misericordia di Dio. Si confessò, lì alla stazione, da san Luigi Orione, e ritrovò finalmente la pace.Nel brano del Vangelo che abbiamo letto ci sono dei particolari da cui possiamo ricavare dei preziosi insegnamenti.Lontano da casa e sperperati tutti i suoi averi, il figliuol prodigo fu costretto «a pascolare i porci» (Lc 15,15). Desiderava sfamarsi con le carrube, ma nessuno gliene dava. Il peccato ci priva del bene più grande che è la grazia di Dio e noi diventiamo le creature più miserabili. Inoltre, il peccato, a volte, porta anche alla miseria materiale. Dove c'è miseria, sovente ci sono dei peccati alla base, propri o altrui. La povertà è una virtù evangelica; la miseria è una piaga da combattere e si combatte eliminando prima di tutto i peccati, in modo particolare la bestemmia, le profanazioni delle feste e i peccati contro la vita.Allora il figliuol prodigo rientrò in se stesso e disse: «Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio» (Lc 15,18). Dio visita i nostri cuori con i rimorsi di coscienza: dobbiamo essere solleciti a levarci, a rialzarci dopo la caduta, ad andarci subito a confessare. Se brutto è il peccato, più brutto è lo scoraggiamento che ci impedisce di tornare a Dio.«Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò» (Lc 15,20). La Misericordia di Dio ci insegue fino al letto di morte e aspetta il momento del nostro pentimento. La sua grazia previene e accompagna sempre il nostro ritorno a Lui.Una volta tornato a casa il figlio, il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi» (Lc 15,22). Non è il padre a rivestire il figlio, ma sono i servi. E così Dio si serve dei suoi servi, dei sacerdoti, per rivestire i peccatori, per ridare loro la veste nuova della grazia. Ecco dunque la Confessione. Dio ci perdona subito dopo il nostro pentimento, ma dobbiamo andare dal sacerdote per essere rivestiti, per essere assolti con il sacramento della Riconciliazione, e solo dopo aver fatto questo possiamo prendere parte al banchetto dell'Eucaristia.Il testo del Vangelo continua dicendo che il figlio maggiore, udite la musica e le danze, «si indignò, e non voleva entrare» (Lc 15,28). È questo un peccato di invidia, un peccato contro lo Spirito Santo. Quante volte anche noi, senza pensarci, invidiamo la grazia altrui e ci rattristiamo per i benefici che Dio largisce al nostro prossimo. Se grande è stato il peccato del figliuol prodigo, ancor più grande è stato il peccato del figlio maggiore.

Podcast Olistico
La mia prima volta col digiuno intermittente, come fare?

Podcast Olistico

Play Episode Listen Later Mar 10, 2022 8:03


I benefici del digiuno intermittente sono ormai universalmente riconosciuti: → perdita di peso → aumento dell'energia → risveglio del metabolismo → senso di leggerezza → focus che aumenta → ringiovanimento cellulare dentro e fuori Per questi motivi molte persone sono stimolate ad iniziare il digiuno intermittente, con diversi approcci. A volte facendo timidi tentativi, a volte buttandosi a capofitto, anche troppo.. proprio come un nuotatore principiante che vuole stabilire un record di velocità.. si rischia di arrendersi e abbandonare. Volendo passare all'improvviso da un'alimentazione iperglucidica corredata di 5 o anche 6 pasti al giorno a un intervallo di digiuno, un po' troppo lungo per un organismo non abituato, o non ancora allenato. Questo può predisporre ad abbandonare anzitempo un progetto di salute che potrebbe essere davvero risolutivo per la salute, la forma, il benessere di molte persone. La strategia per iniziare quindi, soprattutto se arrivi da un'alimentazione ricca di carboidrati, è un'altra. Qui ti svelo un buon metodo per iniziare il tuo digiuno intermittente in tutta sicurezza, facendo in modo che il tuo organismo si abitui dolcemente a questa tua nuova, sana, consuetudine.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia IV Dom. di Avvento - Anno C (Lc 1,39-45)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Dec 14, 2021 6:31


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6715OMELIA IV DOM. DI AVVENTO - ANNO C (Lc 1,39-45)La quarta domenica d'Avvento ci fa pregustare già il clima natalizio. Iniziamo dal Salmo che riporta una accorata preghiera rivolta a Dio, affinché Egli salvi il suo popolo. Il pio Israelita avvertiva che solo il Signore poteva liberare il suo popolo, liberarlo non solo dal nemico, ma soprattutto dal peccato che è la vera rovina della nostra anima e della nostra società. Il Salmista così implora: «Tu, pastore d'Israele, ascolta [...]. Risveglia la tua potenza e vieni a salvarci. [...] guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi quello che la tua destra ha piantato. [...] ci farai rivivere e noi invocheremo il tuo nome (Sal 79).Solo Dio poteva salvare l'umanità. Per questo motivo Dio mandò il suo unico Figlio a riscattarci dal dominio del peccato. Gesù nella sua umanità, che ha preso venendo in questo mondo, ha pienamente obbedito alla Volontà dal Padre. Di questa pronta obbedienza parla la seconda lettura di oggi: «Entrando nel mondo, Cristo dice: ecco io vengo per fare la tua volontà» (Eb 10,9).Per venire in questo mondo, il Figlio di Dio poteva scegliere tanti modi diversi. Fra tutti, Egli scelse di venire nel silenzio e nel nascondimento di una piccola borgata quasi dimenticata dalla maggior parte degli Israeliti. Egli nacque a Betlemme. Di questa scelta parla la prima lettura di oggi. Questo fatto ci ricorda ancora una volta quelle che sono le preferenze di Dio: Egli sceglie ciò che è umile per confondere i potenti. Michea così dice: «E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele» (5,1). La profezia poi continua con una frase misteriosa: «Le sue origini – ossia le origini del Messia – sono dall'antichità, dai giorni più remoti» (ivi). Cosa si deve intendere con queste parole? Con ciò si vede un riferimento alle origini eterne del Figlio di Dio, ovvero alla sua Divinità: Egli, eterno con il Padre e lo Spirito Santo, nella pienezza dei tempi, ha voluto assumere la nostra natura umana, è diventato uomo, pur continuando – ovviamente – a rimanere vero Dio.La profezia di Michea parla anche della Madre da cui sarebbe nato il Messia. Egli, infatti, dice: «Perciò Dio li metterà in potere altrui, fino a quando partorirà colei che deve partorire» (Mic 5,2). In tutte le profezie riguardanti il Messia, e quindi anche in questa, non si parla mai del padre del Messia, ma solo della Madre. Questo particolare ci fa comprendere la nascita straordinaria, verginale, del Redentore. Egli è stato concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo della Vergine Maria.Infine, la profezia parla della salvezza operata dal Messia. Già la frase di prima ci fa capire che la nascita di Gesù segna come l'inizio della nuova Era, quella della salvezza. Grazie a Gesù, noi non siamo più sotto il potere del maligno, ma abbiamo ricevuto la libertà dei figli di Dio. Egli, il Messia, salverà il suo popolo, lo «pascerà con la forza del Signore» (Mic 5,3) ed «Egli stesso sarà la pace» (Mic 5,4).Al "Sì" di Gesù che ha obbedito prontamente alla Volontà del Padre, fa eco il "Sì" di Maria che si è definita la serva del Signore, sempre disponibile a compiere la Volontà di Dio.Il brano del Vangelo di oggi riporta la commovente scena della Visitazione. La Vergine Maria aveva da poco ricevuto l'annuncio dell'angelo Gabriele e aveva concepito per opera dello Spirito Santo il Figlio di Dio nel suo grembo verginale. Subito dopo «si alzò e andò in fretta» (Lc 1,39) da Elisabetta. Per quale motivo? Certamente per aiutare l'anziana parente che stava attendendo un bambino, ma soprattutto per portare il Signore in quella casa. È molto bello sottolineare che la Madonna si recò in fretta da Elisabetta: la carità non ammette lentezza e pigrizia. Appena Maria varcò la porta di quella casa, il Signore compì delle meraviglie di grazia: nel grembo di Elisabetta, il bambino, ovvero Giovanni Battista, sussultò di gioia (cf Lc 1,41) e fu santificato, come interpretano i Santi Padri; ed Elisabetta «fu colmata di Spirito Santo» (ivi) e iniziò a profetizzare.Questa è la grande missione della Madonna: portare Gesù alle anime. E, con Gesù, Ella vi porta la grazia di Dio. Se nel nostro cuore ci sarà sempre la devozione alla Madonna, se sulle nostre labbra fiorirà sempre la preghiera dell'"Ave Maria", allora il Signore compirà delle meraviglie di grazia anche nella nostra vita.Volendo ora terminare con un proposito pratico di miglioramento, nell'immediata preparazione al Natale, propongo due cose: la prima di essere solleciti anche noi, come la Madonna, nel compiere il bene, senza pigrizia; la seconda di recitare assiduamente il Rosario, per far entrare la Vergine anche nella nostra casa.

Personaggi di Torino
Luigi Lavazza e via San Tommaso

Personaggi di Torino

Play Episode Listen Later Nov 5, 2021


E' nato sulle colline del Monferrato nel lontano aprile del 1859. Per la precisione a Murisengo, un piccolo comune noto perché nel suo castello Silvio Pellico scrisse la tragedia Francesca da Rimini. Volendo assicurare all'unico figlio un'esistenza migliore, i genitori lo spinsero a completare gli studi elementari e successivamente gli trovarono un posto come contabile in una fornace della zona. Ma Luigi di lì a poco seguì l'esempio di tanti altri monferrini: prendere la strada dell'emigrazione. Ottenuto dalla locale Società di mutuo soccorso un piccolo prestito di 50 lire si trasferì a Torino. L'inizio non fu facile. Luigi capì che solo un diploma poteva dargli una prospettiva. E così nel tempo libero si dedicò al completamento degli studi. Nel 1894 sposò Emilia Morino, una concittadina di Murisengo che lo aveva seguito a Torino e gli diede nove figli. Il matrimonio fu uno dei motivi che lo convinse a intraprendere l'attività per cui si sentiva più votato: il commercio. La passione per la vendita gli era nata grazie agli studi ma soprattutto ammirando i negozi che cominciavamo a riempire le vie di una Torino sempre più europea. Grazie ai risparmi e a 10 mila lire prestategli dall'ultimo datore di lavoro, comprò una vecchia drogheria situata all'angolo tra le vie San Tommaso e Barbaroux. Il negozio era in cattive condizioni ma, grazie alla buona posizione e all'entusiasmo di Lavazza, l'attività crebbe rapidamente.

Daily Orange Squeeze
Daily Orange Squeeze Episodio196 - Startup studio, cosa sono e come funzionano?

Daily Orange Squeeze

Play Episode Listen Later Oct 21, 2021 2:11


Negli ultimi anni gli startup studio stanno diventando sempre più frequenti anche nel nostro paese. Ovviamente, parliamo di una tendenza in espansione anche a livello globale che ha visto crescere in maniera esponenziale molte realtà dedicate alle startup. Volendo sintetizzare la cosa, possiamo definirli come una fabbrica per questi nuovi business. --------------------------------------------------------------------------------------------------- "Just smile" by LiQWYD https://soundcloud.com/liqwyd Creative Commons — Attribution 3.0 Unported — CC BY 3.0 Download / Stream: https://hypeddit.com/link/xxtopb ---------------------------------------------------------------------------------------------------

Learn Italian with LearnAmo - Impariamo l'italiano insieme!
Abbiamo fatto un APERITIVO sul treno: CLUB EXECUTIVE di Italo Treno

Learn Italian with LearnAmo - Impariamo l'italiano insieme!

Play Episode Listen Later Oct 18, 2021 14:07


In questo video abbiamo deciso di portarvi con noi per un aperitivo su un treno italiano! Sappiamo che molti stranieri apprezzano i treni italiani, ma sappiamo anche che molti ancora non se ne servono, preferendo noleggiare un'auto. In effetti, il sistema ferroviario italiano è di tutto rispetto, quindi pensiamo che dovreste provarlo, almeno una volta nella vita! Tipologie di treno Ma prima di entrare nei dettagli del nostro viaggio, vediamo un po' di informazioni utili riguardo i treni italiani, per chiunque abbia intenzione di fare un viaggio in Italia e spostarsi con i mezzi pubblici. In Italia, ci sono diverse tipologie di treni: 1 - treni regionali2 - treni interregionali3 - treni ad alta velocità I treni regionali sono quelli che collegano le varie città e i vari paesi all'interno di una stessa regione. Per esempio, se io sono a Bari e voglio andare a Lecce, prenderò un treno regionale. Il costo dei biglietti è generalmente basso, su questi treni non c'è il posto riservato (dovete sedervi dove vi capita), non c'è la carrozza ristorante e non c'è la prima classe. Qualche volta, non ci sono nemmeno i bagni, ma questa è un'altra storia. I treni interregionali, invece, detti anche “a lunga percorrenza”, sono treni che collegano le città (più grandi) tra diverse regioni (ma non i paesi). Questi treni costano un po' di più, hanno i posti assegnati e tutti i comfort necessari: bagni, prima classe, carrozza ristorante. Questi treni si chiamano Intercity. Non sono, però, ad alta velocità. Per esempio, immaginiamo di voler andare da Bari a Roma: ci metteremo, come vedete, 6 ore e mezza. I treni ad alta velocità I treni ad alta velocità fanno esattamente lo stesso dei treni interregionali, ma sono molto più veloci e, ovviamente, anche più costosi. Ci sono poi varie classi, con comfort e prezzi diversi. Di questi treni abbiamo: ⁃ Le Frecce (Frecciabianca, Frecciargento, Frecciarossa)⁃ Italo Tra le Frecce, il più veloce è il Frecciarossa, che arriva fino a 300km/h. Il più “lento” tra i veloci, invece, è il Frecciabianca. I treni Frecciarossa offrono 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium e Standard. Tutti i treni Frecciarossa sono dotati di: • Impianto di climatizzazione• Prese di corrente e tavolini per ogni posto• Ampi spazi per i bagagli• Monitor con informazioni varie (per esempio meteo) e news di viaggio in continuo aggiornamento• WI-FI gratuito, servizi di intrattenimento online• Posti e bagni attrezzati per disabili• Toilette per ogni carrozza• Carrozza ristorante In più, il servizio Premium offre più spazio per le gambe tra i sedili e un servizio di benvenuto con uno snack dolce o salato e bevande. Il Business, oltre a tutte queste cose, offre anche un'area del silenzio ed elementi divisori in cristallo per la massima privacy. E infine, l'Executive, che è il top del top, offre (oltre a quanto già riportato prima): ampie poltrone in pelle con schienale reclinabile e poggiagambe estendibile, spazio tra le poltrone di 150 cm, drink e pasto gourmet servito al posto, accesso ai FRECCIAClub nelle stazioni e accoglienza dedicata al binario. Volendo fare la stessa tratta di prima, cioè Bari-Roma, in Freccia, abbiamo due opzioni (FrecciaArgento e FrecciaRossa). Ci metteremmo ben due ore in meno rispetto all'Intercity, ma costerebbe un po' di più. Anche i treni Italo hanno 4 livelli di servizio: Smart, Comfort, Prima e Club Executive. Tutti i treni Italo offrono: • Impianto di climatizzazione• Prese di corrente e tavolini per ogni posto• Spazi per i bagagli• WI-FI gratuito• Area snack con distributori automatici per acquistare caffè espresso, bevande fredde e snack• Toilette per ogni carrozza Il Comfort offre più spazio e comodità. La Prima offre anche uno snack di benvenuto, tra le altre cose, con snack e bevande. E la Club Executive offre anche la possibilità di accedere alla Lounge Italo in stazione, ma anche, secondo il sito,

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Santori: «Mi sto candidando da indipendente volendo dare un contributo alla mia città come consigliere comunale»

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Play Episode Listen Later Aug 22, 2021 1:01


«Io mi sto candidando da indipendente volendo dare un contributo alla mia città come consigliere comunale». È la replica del leader delle Sardine, Mattia Santori, candidato con il Pd alle Comunali di Bologna, al leader di 'Azione' Carlo Calenda, secondo il quale «candidare un ragazzotto senza arte né parte, che vuole darvi la sveglia e sorvegliare la vostra purezza ideologica ti sembra una buona idea? Opterei per pedata nelle chiappe (metaforica)"» . Poi l'affondo di Santori contro l'ex ministro: «Che dire di un signorotto con arte e soprattutto con parte, che ha avuto una pedata (non metaforica) per arrivare dov’è arrivato?». Il leader delle Sardine ha poi ricordato che Calenda è «un signorotto che dopo esser stato bocciato alle elezioni del febbraio 2013, viene nominato qualche mese dopo addirittura viceministro? Un signorotto che si è fatto eleggere, da iscritto, nelle liste del Pd per poi creare il suo partitino personale, dovrebbe esimersi dal dispensare consigli non richiesti».

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Vaccini covid, Galli: «La macchina si è avviata ed ha conseguito un risultato importante»

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Play Episode Listen Later May 1, 2021 1:16


«Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno e avere anche un minimo di atteggiamento entusiasta e non soltanto negativo», si può sostenere di essere in un momento in cui possiamo stare più tranquilli, anche perché “«la macchina si è avviata ed ha conseguito un risultato importante. Tutta la prima fase iniziale e con varie difficoltà, dovrebbe essere stata superata». Lo ha detto, intervenendo a “Timeline” in onda su Sky TG24, Massimo Galli, direttore delle malattie infettive dell’ospedale Sacco, di Milano. Quanto alla «variante indiana», Galli ha detto che «abbiamo pochi dati, dobbiamo stare attenti. Ma non facciamo la ‘caccia all’indiano’, che non sta né in cielo né in terra. Chi è qui in Italia magari non rientra in India da mesi», ha detto. Questa variante «non dovrebbe avere la mutazione 501Y che conferisce grande capacità di diffusione. Senza fare allarmismo, voglio ricordare che l’1 di marzo in India erano registrati 12.286 casi considerando il numero degli abitanti non è un gran cosa. Ma il 25 aprile c’erano 352.991 casi registrati, con una media nella settimana precedente di 321.000 casi. Siamo difronte ad una spaventosa impennata che qualcosa vorrà dire», ha spiegato.

Cucina Naturale
Arriva il sole: come mangiare per proteggere la pelle (e, volendo, dimagrire)

Cucina Naturale

Play Episode Listen Later Apr 28, 2021 10:00


A prescindere dall'età, salute e bellezza della pelle dipendono dalle nostre abitudini di vita e da come ci nutriamo. Però a maggio interviene un fatto nuovo: la pelle viene esposta di più all'aria e al sole, diventando così più vulnerabile per molti mesi, fino all'autunno. Perciò abbiamo pensato di proporvi un approccio a 360 gradi che comprende un podcast più la dieta settimanale ora in edicola sul numero di maggio di Cucina Naturale. Barbara Asprea nel podcast parla del rapporto importante che c'è tra alimentazione e pelle, dei cibi più giusti da mettere in tavola (già da subito!) per rinforzarla al meglio per tutta l'estate. E se vi interessa anche dimagrire un po,' o trovare nuovi spunti per creare dei menu “amici della pelle”, non vi resta che andare in edicola!

We are the Net!
243 - Come sfruttare gli articoli di Linkedin

We are the Net!

Play Episode Listen Later Apr 26, 2021 17:04


In un mondo digitale dove tanti si spacciano per “guru” di qualche settore, ho la necessità spesso di spiegare che il mio lavoro non è quello di infondere conoscenza e soluzioni facili dall’alto, ma di divulgare quello che quotidianamente imparo dal mondo digitale.Ascolto un podcast, leggo un articolo o un forum, guardo un video-tutorial, metto in pratica quello che apprendo e successivamente rendo disponibile i risultati sui miei canali.In maniera gratuita?Sì, perché sono sempre fedele al fatto che prima si debba dare qualcosa al pubblico, senza false false promesse di risultati facili in modo da costruire una community intorno al mio lavoro che abbia il piacere di crescere insieme a me e nel mio piccolo formare uno zoccolo duro di persone che usano il digital per poter scegliere le proprie strategie.E come guadagni?Beh, tramite i corsi e le consulenze dove quello che imparo è organizzato in forma di percorso e customizzato sulle esigenze dei clienti.Volendo potreste trovare tutto on-line, ma le esperienze sono diverse visto che 19 anni di lavoro nel settore non si possono tradurre in maniera generica in quasi 250 puntate del podcast.Oggi, per esempio, vi consiglio una tecnica che sto testando anche io.Su Linkedin non c’è solo la possibilità di creare post in stile Facebook, ma si può produrre un blog vero e proprio, con tanto di formattazioni incluso inserimento di link ed immagini.Questi articoli, come vengono chiamati su Linkedin, sono sfogliabili e quindi da un singolo articolo possiamo sfogliare anche i più recenti, portando il lettore a scoprire qualcosa in più di noi e a non fermarsi al singolo post.Questo processo dovrebbe permettere di aumentare i nostri collegamenti, a patto che quello che scriviamo sia utile per i lettori, che ci scopriranno competenti e credibili.Come al solito un lavoro lungo, ma che dai miei test sembra dare buoni risultati.In fondo il nostro compito è quello di capire come funzionano i vari algoritmi delle piattaforme e riuscire a sfruttarli al meglio.

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia Seconda Domenica di Pasqua - Anno B (Gv 20,19-31)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Apr 7, 2021 5:03


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6477OMELIA II DOMENICA PASQUA - ANNO B (Gv 20,19-31)La seconda domenica di Pasqua è la cosiddetta "Domenica della Divina Misericordia". È chiamata così in seguito alle richieste che Gesù rivolse a santa Faustina, di celebrare la domenica successiva a quella di Pasqua in onore dell'infinita misericordia con cui Egli ci ha amati e redenti.Il Vangelo di oggi si armonizza molto bene con il tema della Misericordia. Il brano dell'evangelista Giovanni riporta infatti l'apparizione di Gesù agli Apostoli avvenuta «la sera di quel giorno» (Gv 20,19), il giorno della Risurrezione. In quell'apparizione, Gesù istituì il sacramento della Riconciliazione.Apparendo agli Apostoli, Gesù, dopo aver alitato su di loro, disse: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20,22-23). Con queste parole, Gesù ha dato alla Chiesa il potere di rimettere i peccati.A santa Faustina, Gesù fece una meravigliosa promessa. Egli volle che in questa domenica si parlasse della Divina Misericordia e disse: «Chi si accosterà alla sorgente della vita – ovvero alla Confessione e alla Comunione – questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene». Poi continuò dicendo: «L'umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla Mia Misericordia. Oh quanto mi ferisce la diffidenza di un'anima! Tale anima riconosce che sono santo e giusto, e non crede che Io sono misericordioso, non ha fiducia nella Mia bontà».In questa domenica siamo chiamati anche noi a glorificare l'infinita misericordia di Dio. Accostiamoci con fiducia al Sacramento del suo perdono, fondando il nostro proposito di non peccare più non sulle nostre forze, che sono molto piccole, ma sul suo santo aiuto, come recitiamo nell'"Atto di dolore".Per fare una buona Confessione c'è bisogno di cinque cose: un buon esame di coscienza dall'ultima Confessione ben fatta; un'accusa sincera dei peccati, senza tacere volutamente nulla; un vivo dolore per le colpe commesse; un fermo proposito di non commetterle più; l'adempimento della penitenza imposta dal sacerdote. Chiediamo la grazia di pentirci con tutto il nostro cuore e di confessarci sempre bene. È questa la grazia più grande che è come la base per un cammino spirituale che ci porterà molto in alto.Nella vita della beata Angela da Foligno si racconta un particolare molto importante. La Beata, quando era giovane, ebbe la sventura di confessarsi male per diversi anni, tacendo volutamente per vergogna alcuni peccati. A distanza di tempo, ella trovò la forza di "vuotare il sacco" e di dire tutto al sacerdote. Fu quello il tempo di un "nuovo inizio" che la portò ai vertici dell'esperienza mistica. Tutto iniziò con una Confessione ben fatta. Glorifichiamo anche noi l'infinita misericordia di Dio confessandoci sempre bene e sinceramente.Nel Vangelo di oggi c'è un altro particolare che è di grande insegnamento: l'atto di fede dell'apostolo san Tommaso. Inizialmente, egli non volle credere alla testimonianza dei Discepoli che avevano incontrato Gesù Risorto; ma, in seguito, vide l'umanità gloriosa di Cristo Risorto e credette nella sua divinità, esclamando: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28).Un atto di fede simile lo facciamo anche noi ogni volta che partecipiamo all'Eucaristia. Ogni volta che vediamo l'Ostia consacrata, noi non vediamo l'umanità di Gesù e neppure la sua divinità, eppure noi riconosciamo in quell'Ostia Gesù, vero Dio e vero uomo. Quando, durante la Messa, il sacerdote eleva l'Ostia Santa, e quando preghiamo davanti al Tabernacolo, è una cosa molto bella ripetere l'atto di fede di Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Ripetiamolo spesso e crediamo senza esitare che quello che vediamo non è pane e vino, ma è Gesù vivo e vero.A san Tommaso apostolo ravveduto, Gesù poi disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20,29). Tommaso vide l'umanità di Gesù e credette alla sua divinità; noi non vediamo nulla e, perciò, siamo beati, come ha affermato il Signore.Volendo ora sintetizzare il contenuto del Vangelo di oggi, possiamo adoperare due parole: Confessione e Comunione. Esse costituiscono la «fonte della vita» di cui parlava Gesù a santa Faustina. Accostiamoci con fiducia a questa fonte per attingervi la vita in abbondanza. La Madonna, Madre dell'Eucaristia, ci ispiri sempre una grande fiducia nell'infinita misericordia di Dio.

Baobab
Sossoldi: Sua maestà il dollaro

Baobab

Play Episode Listen Later Mar 15, 2021 19:03


Viviamo in un sistema economico-finanziario incentrato sul dollaro. Volendo riprendere il paragone fra l’impero romano e quello americano, tutte le strade portano a Wall Street, seguendo la pista del denaro. Affermazione iperbolica, ma non troppo, che fa capire come la salute della valuta americana, sempre più discussa, tocchi anche noi quando facciamo benzina o riempiamo la dispensa. A cura di Andrea Rigazzi e Federico Maffezzoli.

J-TACTICS's show
J-TACTICS - Nel nome del padre (S03 E22)

J-TACTICS's show

Play Episode Listen Later Mar 11, 2021 122:01


Il titolo del la ventiduesima puntata della terza stagione di J-TACTICS, trae spunto da:​​ "Nel nome del padre”, (In the Name of the Father) che è un film del 1993 diretto da Jim Sheridan.Tratto dal romanzo autobiografico: “Proved Innocent”, di Gerry Conlon, uno dei Guildford Four (tre ragazzi nordirlandesi e una ragazza inglese accusati di aver provocato un’esplosione in un pub di Guildford).Interpretato da Daniel Day-Lewis.Nel 1974, in un pub di Guildford ci fu un attentato terroristico, attribuito all’IRA.Con il sostegno di prove debolissime, quando non addirittura inventate, dell’atto criminoso vengono incolpati Gerry Conlon e tre suoi amici, (i Guildford Four); oltre al padre di Gerry, Giuseppe Conlon, e a un’intera famiglia di parenti di residenti a Londra, i Maguire.Nonostante le evidenti prove contrarie (e la successiva testimonianza di un senzatetto con cui Gerry e Paul stavano parlando nel momento dell’esplosione) padre, figlio e gli amici di quest’ultimo vengono condannati all’ergastolo.La drammatica esperienza carceraria servirà a padre e figlio per riavvicinarsi: da un lato Gerry, adolescente ribelle e dall’altro lato Giuseppe, tutto casa e chiesa.Col tempo, Gerry prometterà al genitore, se mai uscirà di galera, che si prenderà cura della famiglia e riabiliterà il suo nome.Una combattiva avvocatessa Gareth Peirce, assume la difesa dei reclusi.Nel frattempo però, Giuseppe, già malato da tempo, ha una crisi respiratoria durante il sonno e muore.A questo punto Gerry, rimasto solo ma con un crescente sostegno nell’opinione pubblica, acquista coscienza e fiducia di sé (come il padre aveva sempre sperato) e aiuta l’avvocatessa nelle indagini. Quest’ultima, trova nell’archivio della polizia, tra le carte dell’accusa un foglio, volutamente mai mostrato alla difesa, contenente le dichiarazioni del senzatetto che scagionano completamente i Conlon.Al nuovo processo, di fronte alla nuova prova, il giudice deve annullare le condanne, liberando i quattro.Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare le prove del giovane Federico Chiesa, mattatore indiscusso nel match contro la Lazio in campionato e soprattutto tra i pochi a non naufragare soprattutto mentalmente nella sciagurata partita valevole per il ritorno degli ottavi di Champions League contro il Porto.Giovane sicuramente data la sua età anagrafica, ma dannatamente tosto, feroce e affamato di successi e vittorie.“Nel nome del padre”, proprio come il titolo della pellicola da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS.Proprio come Enrico, suo padre.Giocatore atipico, a volte criticato ma proprio come suo figlio determinato e oseremo dire anche cinico.Anni fa si vociferava non a caso che fosse stato lui oltre a mister Ancelotti a far desistere la dirigenza del Parma dall’idea di portare Roberto Baggio in gialloblù.Enrico probabilmente voleva essere l’unica star e nessuno, tantomeno il divin codino, doveva fargli eventualmente “ombra” con la sua ingombrante presenza.Federico è stato come detto mattatore nel match contro i biancocelesti, dimostrando carattere ed attributi.E’ stato forse il migliore in campo anche se su tre gol segnati dalla Juventus alla Lazio nessuno porta il suo nome, ma la firma sì, almeno nell’assist della rete del vantaggio imbeccando Morata per il 2-1.Volendo essere più precisi Federico Chiesa stava per lasciare il segno già prima della mezz’ora su quel rimpallo che ha fatto andare la sfera sul braccio di Hoedt che Massa non ha giudicato da rigore.Poi ha cominciato la ripresa costringendo Reina a un grande intervento e l’ha proseguita qualche minuto dopo facendosi mezzo campo a testa alta in contropiede, rubando il tempo a Escalante appena entrato per trasformare in pochi secondi il salvataggio di Alex Sandro nell’azione che ha girato la serata della Juve, lanciando in profondità Morata per il vantaggio che ha messo in discesa la partita per i bianconeri.L’ex viola morde gli avversari e corre per tre.Ma non finisce qui perché Chiesa è stato il migliore in campo nella Juventus eliminata dalla Champions League per mano del Porto. Una doppietta che l’ha consacrato al ruolo di leader tecnico della Juve, nella serata in cui a deludere è stato Cristiano Ronaldo.Il ragazzo si è rivelato una delle pochissime note liete che la Juventus porta a casa dopo la serata infausta di Champions League contro i lusitani.L’ex Fiorentina è stato il volto della speranza per la Juve, provvidenziale con la sua doppietta per tenere vive le possibilità di una qualificazione e di gran lunga il migliore in campo tra i bianconeri.La conferma di una crescita che dal rettangolo di gioco si sta trasferendo anche fuori dal campo.Chiesa si è presentato davanti alle telecamere per le interviste post-partita e ha analizzato con grande onestà quanto successo, concedendosi anche uno scambio di opinioni con Fabio Capello.L’ex allenatore ha criticato la strategia d’attacco dei bianconeri, che hanno insistito sui cross dalle fasce senza però riempire adeguatamente l’area di rigore, consentendo al Porto di difendersi con una certa facilità, disamina che non ha trovato d’accordo Federico, che ha risposto con grande schiettezza alle critiche dell’ex tecnico friulano.“Su quest’analisi non sono d’accordo. Ricordo un’occasione di Cristiano, una di Kulu. Sui cross abbiamo creato e abbiamo avuto l’opportunità per portarla a casa. Ovvio che quando non si passa si cerca sempre un’analisi in cui trovare qualcosa da fare diversamente. Nel secondo tempo meritavamo di passare”, le parole del giocatore bianconero.In chiusura di intervista, rispondendo ad un’altra domanda, Chiesa è poi tornato sull’argomento con una risposta più distensiva, dimostrando ancora una volta grande maturità e una crescita importante sul piano del carattere, doti che lo consegnano al futuro della Juve come uno dei nuovi leader bianconeri.“Ho sentito prima mister Capello che ricordava come avessimo giocato 11 contro 10. Ha fatto bene a sottolinearlo e bisognava passare a tutti i costi”.“Nel nome del padre”, o forse no, semplicemente nel nome di Federico.Sarà nostro gradito ospite l’amico Alessandro Irrisolvibile, appassionato dei colori bianconeri.Diteci la vostra, interagiremo con voi in chat live! ​ Ecco i link dei nostri social:CANALE TELEGRAM:https://t.me/joinchat/AAAAAE2Dp-yj5b1N4SNcMQINSTAGRAM:https://instagram.com/jtactics_?igshid=1fg7nrkzhl2mtFACEBOOK:http://m.facebook.com/jtacticsmdn/

J-TACTICS's show
J-TACTICS - I piccoli maestri (S03 E21)

J-TACTICS's show

Play Episode Listen Later Mar 4, 2021 117:02


Il titolo della ventunesima puntata della terza stagione di J-TACTICS, trae spunto da:​​ "I piccoli maestri", che è un film del 1997 diretto da Daniele Luchetti e tratto dall’omonimo romanzo di Luigi Meneghello.Nell’autunno del 1943 alcuni amici, studenti universitari vicentini, decidono a loro modo di opporsi all’invasione nazista dell’Italia e partono con la voglia di unirsi ad altri gruppi di partigiani.Ben presto però i ragazzi si accorgono di essere tanto bravi sui libri quanto poco bravi a fare la guerra.Vagano dapprima tra i villaggi, e in seguito si spostano tra i boschi e le montagne.Si accorgeranno presto della difficoltà dell’impresa, infatti ogni decisione da prendere, ogni cosa da fare si trasforma in una discussione e le difficoltà sono tante.Nessuno dei ragazzi se la sente o vuole veramente uccidere e si accorgono presto che quella che inizialmente era stata intrapresa come un’avventura idealistica e forse sottovalutata si è trasformata in cruda e pericolosa realtà.Al primo rastrellamento serio dei nazisti, il gruppo si divide, con l’inverno si fanno sentire gli stenti.Molti dubbi attanagliano il gruppo, si discute di quali azioni sia meglio intraprendere, alcuni di loro decidono di andare a Padova e di continuare la loro lotta in città mentre il resto del gruppo preferisce rimanere in montagna.Pochi giorni dopo il Comitato Partigiano decide di tentare la conquista di Padova; accorrono in città tutte le bande partigiane dei dintorni tra cui quella protagonista del film che in parte era restata sulle montagne.La battaglia vede i partigiani avere la meglio sui nazisti, cosicché la città verrà liberata.Il film si chiude con due dei protagonisti che riflettono amaramente sull’irripetibilità di quella loro stagione così intensa e piena di gioia e sofferenze.Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare la prova degli uomini di mister Pirlo sabato nel posticipo serale contro i gialloblù del Verona.Un passo falso, il pareggio contro il Verona, che complica di molto la rincorsa della Juventus ai primi due posti della classifica, sia in termini numerici, sia in termini di motivazioni e occasioni perse.Il match del Bentegodi, dopo già alcuni passi falsi recenti come la sconfitta in casa del Porto, non fa altro che evidenziare i problemi cronici della Juventus nell’arco di questa stagione: poca continuità, poca cattiveria e poche soluzioni offensive.Quello contro i gialloblù è il settimo pareggio in questa stagione di Serie A, ovviamente troppi per una squadra abituata a dettare legge senza appello, in conferenza stampa, Andrea Pirlo ha parlato in questi termini della lotta al titolo:“Ai giocatori dico che noi ce la possiamo fare, dobbiamo pensare partita dopo partita. Sappiamo che non possiamo più sbagliare, dobbiamo arrivare al rush finale per giocare gli scontri diretti”.Ma i numeri raccontano, dopo 24 giornate di Serie A, della peggiore Juventus dalla stagione 2011/2012, e che Andrea Pirlo non è riuscito a trovare la quadratura del cerchio con i giocatori a sua disposizione.Complice anche qualche infortunio di troppo nelle zone importanti del campo, come ad esempio le assenze di Morata e Dybala in attacco, o la mancanza di Arthur a centrocampo, con nessuno in grado di sostituire per qualità tecniche l’ex giocatore del Barcellona.La difesa, a cavallo della doppia sfida di Coppa Italia contro l’Inter, sembrava essere nuovamente quella vista con Allegri e Conte, ma gli stop di Bonucci e Chiellini hanno scoperto nuovamente alcuni problemi di tenuta, soprattutto nel comandare le partite dopo essere passata in vantaggio.Per non parlare della dipendenza da Cristiano Ronaldo, palese come in nessuno degli altri anni, o segna il portoghese o non lo fa nessuno.Ma Andrea Pirlo ha bisogno di trovare al più presto nuove soluzioni, un modo di giocare chiaro e univoco per questa Juventus e soprattutto tutti i giocatori attualmente infortunati, a partire da Paulo Dybala che sta mancando come il pane al fianco di Cristiano Ronaldo.Intanto la classifica parla di sette punti di svantaggio sull’Inter.La Juventus deve sempre recuperare però la partita con il Napoli, che rappresenta tuttavia un impegno molto complicato, per altro in un calendario totalmente intasato, dove la Vecchia Signora gioca ogni tre giorni, al contrario ad esempio dei nerazzurri.Secondo il mister la Juve al Bentegodi era carente di elementi come esperienza e personalità ed è stata propria questa carenza a determinare il risultato negativo.“Mancavano giocatori di esperienza, c’erano tanti giovani e quindi pochi che si facevano sentire e capivano il momento della partita. Infatti ho chiesto a Cristiano e ad Alex di farsi sentire, però purtroppo ce n’erano troppo pochi”, le parole di Andrea a fine partita.Affermazione che lascia quanto meno perplessi, perché la Juventus sabato sera surclassava il Verona non soltanto in termini di valore della rosa ma soprattutto di esperienza, maturità e abitudine a impegni ad alto livello.Volendo essere precisi, sul piano dell’esperienza pura l’unico confronto sbilanciato a favore del Verona è stato quello tra i due allenatori, visto che Juric è al settimo campionato in panchina e Pirlo invece solo al primo.Dopo tutto, il maestro ha scelto consapevolmente di non fidarsi dei giovani che ha portato con sé per colmare le assenze che hanno decimato la rosa della prima squadra.Da qualche tempo ha accantonato anche Frabotta, che pure sembrava in crescita.Stessa sorte per Fagioli, che aveva esordito in serie A qualche giorno prima contro il Crotone, nonostante il mister l’avesse riempito di elogi, ma cui però non si è sentito di dare fiducia. All’elenco potremmo aggiungere Dragusin, probabilmente il più promettente di tutti, già impiegato come terzino destro in Coppa Italia ma trascurato al Bentegodi, dove avrebbe potuto ricoprire lo stesso ruolo.Ed infine panchina anche per il francese Aké, 18 apparizioni in Ligue1 con il Marsiglia, non proprio un novellino insomma.Per ora, però, Pirlo i giovani preferisce impiegarli in partite di poco conto, lo ha fatto in Coppa Italia contro Genoa e Spal, oppure, come nel caso di Fagioli, in campionato ma solo a risultato già acquisito, mentre all’estero anche per le big è ormai la norma affidarsi a elementi del 2000, se non addirittura più giovani, senza spaventarsi per la loro giovinezza o magari presunta inesperienza.Un Pirlo confuso a livello tattico, secondo i suoi detrattori, confusionario e contraddittorio nella gestione della rosa.Legittimamente ci chiediamo allora, è la Juve che è carente della necessaria esperienza in certi frangenti così come sostenuto dal suo tecnico o è forse l’ex centrocampista bianconero ad essere carente dell’esperienza necessaria per potersi legittimamente sedere sulla panchina più blasonata d’Italia?Pirlo può essere paragonato ai “giovani maestri” protagonisti della pellicola da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS, i quali intraprendono la guerra come un’avventura idealistica forse sottovalutandola, la quale però ben presto si è trasformata in cruda e pericolosa realtà?Sarà nostro gradito ospite l’amico Giovanni Albanese, stimato ed apprezzato giornalista per SportItalia e Juventusnews24.com..Diteci la vostra, interagiremo con voi in chat live! ​ Ecco i link dei nostri social:CANALE TELEGRAM:https://t.me/joinchat/AAAAAE2Dp-yj5b1N4SNcMQINSTAGRAM:https://instagram.com/jtactics_?igshid=1fg7nrkzhl2mtFACEBOOK:http://m.facebook.com/jtacticsmdn/

Valigia Blu
Quando le donne sono il nemico: gli “incel”, i celibi involontari, radicalizzati online tra suprematismo bianco e terrorismo

Valigia Blu

Play Episode Listen Later Feb 26, 2021 25:51


“Incel”, acronimo che sta per “celibe involontario”, è una delle community più violente e sessiste di Internet. Volendo semplificare: uomini che odiano le donne, ritenute “colpevoli” del loro essere esclusi dalle relazioni sessuali. Ma le intersezioni tra misoginia e suprematismo bianco sono state recentemente analizzate in un rapporto dell'organizzazione americana Anti Defamation League (ADL), secondo cui tra e due ideologie esiste “una solida simbiosi”.

J-TACTICS's show
J-TACTICS-Tutti gli uomini del presidente (S03 E11)

J-TACTICS's show

Play Episode Listen Later Dec 10, 2020 128:08


Il titolo dell'undicesima puntata della terza stagione di J-TACTICS, trae spunto da: “Tutti gli uomini del presidente” (All the President’s Men), è un film del 1976 diretto da Alan J. Pakula e interpretato da Dustin Hoffman e Robert Redford.Basato sull’omonimo saggio scritto dai giornalisti Bob Woodward e Carl Bernstein, ripercorre l’inchiesta del Washington Post che nel 1972 portò allo scandalo Watergate e alle dimissioni di Richard Nixon da Presidente degli Stati Uniti.La sera del 17 giugno 1972, cinque uomini vengono fermati mentre si trovano all’interno della sede del Partito Democratico, in uno dei palazzi del complesso residenziale Watergate a Washington.Il giorno successivo Bob Woodward un giovane cronista del Washington Post, si trova in tribunale per seguire l’udienza e durante l’interrogatorio scopre che uno degli effrattori lavora per la CIA.Sospettando che l’episodio sia collegato alla campagna elettorale per la rielezione di Richard Nixon alla carica di Presidente degli Stati Uniti comincia ad indagare negli ambienti governativi.Anche Carl Bernstein, un altro cronista del quotidiano di Washington, si interessa all’argomento.I due iniziano una complicata indagine, resa ancora più difficoltosa dall’omertà che circonda l’argomento, gli indizi sembrano portare direttamente alla Casa Bianca.Pezzo dopo pezzo, Woodward e Bernstein scoprono che il CREEP è in realtà una potente organizzazione che utilizza lo spionaggio e la corruzione, con implicazioni della CIA e dell’FBI, al fine di sabotare la campagna elettorale del Partito Democratico.Il 9 maggio 1974, l’inchiesta del Washington Post porta all’apertura della procedura di impeachment nei confronti di Nixon che, esattamente tre mesi dopo, presenta le dimissioni.Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare il delicato momento che l’intera dirigenza e la società juventina sta vivendo in questi ultimi mesi e le recrudescenze di vicende che si trascinano dalla scorsa stagione.Pare non ci sia pace per chi nella Juventus siede nella cd. stanza dei bottoni ed ha (ed avrà? ci chiediamo noi) il compito di condurla nelle sempre acque agitate del mondo del calcio.L’oramai celeberrimo duo Paratici-Nedved che già nella scorsa estate giocò d’azzardo spingendo per l’allontanamento del tecnico pluri scudettato Allegri per far posto a colui, che nella rivoluzione tecnico-tattica immaginata dai due dirigenti, avrebbe dovuto condurre la squadra bianconera verso una nuova era, Maurizio Sarri.Un azzardo appunto, come quando al casinò si sfida la sorte puntando tutte le proprie fiches sul numero che si è convinti uscirà.Non si può certo dire che quella puntata al tavolo da gioco sia andata bene.Dopo appena un solo campionato il tecnico toscano viene di fatto esautorato dal presidente Agnelli, dopo uno scudetto vinto, ma anche una Coppa Italia ed una Supercoppa perse miseramente a cui si aggiunse poi nel pieno dell’estate la bruciante eliminazione agli ottavi di Champions League ad opera dei carneadi del Lione.Il presidente parlò in sintesi di una sorta di “incompatibilità ambientale” per il tecnico fortemente voluto l’estate prima dai suoi dirigenti.In definitiva l’uomo sbagliato nel posto sbagliato.Volendo essere onesti Andrea Agnelli mal digerì il congedo forzato del tecnico Allegri divenuto, nel corso dei 5 anni trascorsi sulla panchina bianconera, anche suo buon amico e probabilmente ancor meno volentieri digerì l’ingaggio di un tecnico come Sarri che in più occasioni si era dimostrato sopra le righe ed abbastanza anticonformista.La Juve intesa come società tutto può essere fuorché anticonformista appunto, il presidente tuttavia si volle fidare, per citare il titolo della pellicola da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS, dei “suoi uomini”.Non a caso, nella conferenza stampa di commiato di Allegri, il presidente fece intendere che il cambio avveniva sulla base delle decisioni di coloro i quali lui aveva delegato per dirigere la squadra.Non è un mistero infatti che sia Paratici che Nedved spinsero fortemente per il cambio in panchina sostenendo che il tecnico livornese non fosse in grado di valorizzare, per usare le parole dello stesso Pavel, “una rosa difficilmente migliorabile”.Agnelli dovette quindi intervenire in prima persona e rimediare dopo l’esonero di Sarri chiamando sulla panchina dei campioni d’Italia, un altro suo uomo, Andrea Pirlo.Secondo molti poi la dirigenza bianconera non sarebbe esente da colpe per una squadra progressivamente invecchiata e mal rivitalizzata per effetto di sessioni di mercato incomplete o che hanno portato alla corte di madama giocatori che non si sono rivelati all’altezza, si pensi ad esempio alla coppia di centrocampisti Ramsey-Rabiot, acquistati a parametro zero ma ricompensati con ingaggi rivelatisi pesantissimi alla luce di un contributo a dir poco mediocre fino ad oggi.Altri azzardi quindi in sede di campagna acquisti che probabilmente non avranno soddisfatto il massimo dirigente bianconero.Se la scorsa stagione non ha fatto dormire sonni tranquilli al presidente probabilmente neanche quella iniziata da qualche mese lo sta facendo dormire tra due guanciali.L’estate juventina è stata agitata dal cd. “caso Suarez”, che ha visto la società zebrata imbarcarsi in una trattativa rivelatasi a livello burocratico complicatissima.L’uruguaiano avrebbe dovuto essere la punta che riempie l’area di rigore che tanto è mancata nell’anno targato Sarri, il “puntero” come si direbbe in Spagna.Probabilmente quindi il profilo giusto a livello tecnico e tattico ma, potremmo dire, sicuramente non a livello burocratico in quanto sprovvisto di passaporto comunitario.La maledetta burocrazia per effetto della quale Luis non risultava più tesserabile in quanto la vecchia signora aveva qualche settimana prima esaurito gli slot a disposizione per l’ingaggio di extracomunitari con l’acquisto dello statunitense McKennie.Un bel pasticcio al quale si è cercato di porre forse troppo frettolosamente rimedio attraverso un esame di lingua italiana, il cui superamento da qualche anno è divenuta condizione imprescindibile per l’ottenimento della cittadinanza per un extracomunitario.Suarez si reca all’università degli stranieri di Perugia superando effettivamente l’esame necessario per l’ottenimento della cittadinanza che avrebbe eventualmente permesso alla Juventus di tesserarlo come giocatore “comunitario”.Prova d’esame che attira però l’attenzione della procura della città umbra in quanto secondo i magistrati l’esito sarebbe stato pilotato affinché il giocatore potesse, pur non avendo le necessarie conoscenze, superare senza problemi la prova di conoscenza della lingua alla quale era sottoposto.Secondo l’accusa quindi la Juventus aveva scoperto le indagini in corso di svolgimento sull’Università per stranieri di Perugia e per questa ragione avrebbe abbandonato la pista di mercato legata a Luis Suarez, non solo, secondo la tesi accusatoria dei pm della Procura umbra, il club bianconero avrebbe ostacolato l’indagine, come testimonierebbero anche le dichiarazioni dei legali della Juventus in quel periodo.Riassumendo, il test è stato considerato una ‘farsa’, il calciatore conosceva le domande ed è quindi stata conseguentemente aperta un’indagine e tra gli indagati risulta anche Fabio Paratici.Prima del derby contro il Torino il dirigente piacentino ai microfoni di Sky Sport si difende: “Ho chiesto un’informazione a una persona che conosco da tantissimo tempo, fare domande non è un reato. Sono amico di Paola De Micheli, siamo della stessa città e lei ha già chiarito. Rifarei tutto? Assolutamente sì”.Una vicenda che con il passar delle settimane si è fatta via via più intricata allungando ombre sull’operato della Juventus e dei suoi dirigenti, in una stagione che vede i campioni d’Italia protagonisti di una serie di risultati altalenanti mettendo sul banco degli imputati i giocatori, il tecnico Pirlo ed ovviamente i dirigenti, insomma tutti, o meglio, “Tutti gli uomini del presidente”.Naturalmente non mancherà, come da tradizione del nostro podcast un’analisi approfondita ed esauriente delle recenti sfide in cui è stata impegnata la vecchia signora, in campionato con i cugini del Torino che hanno visto i bianconeri trionfare all’ultimo respiro e la dirompente vittoria al Nou Camp contro il Barcellona travolto 3-0 che frutta il primo posto nel girone agli uomini di Pirlo.Saranno nostri graditi ospiti gli amici Dario Ghiringhelli, fine intenditore di calcio, appassionato dei colori bianconeri e soprattutto speaker di Radio Bianconera e Fabiola Graziano con la sua consueta rubrica sul fantacalcio.Diteci la vostra, interagiremo con voi in chat live!Ecco i link dei nostri social:CANALE TELEGRAM:https://t.me/joinchat/AAAAAE2Dp-yj5b1N4SNcMQINSTAGRAM:https://instagram.com/jtactics_?igshid=1fg7nrkzhl2mtFACEBOOK:http://m.facebook.com/jtacticsmdn/

J-TACTICS's show
J-TACTICS-Chi ha paura delle streghe? (S03 E10)

J-TACTICS's show

Play Episode Listen Later Dec 3, 2020 98:32


Il titolo della decima puntata della terza stagione di J-TACTICS, trae spunto​ da:​​ “Chi ha paura delle streghe”, (The Witches) che è un film del 1990 diretto da Nicolas Roeg e tratto dal romanzo per bambini Le streghe di Roald Dahl.Durante le vacanze estive in Norvegia con la famiglia, il piccolo Luke Eveshim ascolta le storie che nonna Helga gli racconta sulle vere streghe, raccomandandogli di fare molta attenzione, perché esse sono creature magiche e diaboliche che odiano i bambini e cercano di eliminarne il maggior numero possibile.Le streghe sembrano donne qualsiasi e vivono mimetizzate tra gli esseri umani, ma possono essere riconosciute da alcuni particolari: lunghi artigli per i quali indossano sempre i guanti, piedi senza dita che nascondono in scarpe larghe, assenza completa di capelli per cui mettono la parrucca e occhi sfumati di rossastro; inoltre sono dotate di un olfatto particolarmente sviluppato che consente loro di percepire l’odore di bambino, che per loro è nauseante.Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare la partita giocata nel tardo pomeriggio di sabato al Ciro Vigorito di Benevento tra la squadra di casa e la Juventus.Una partita che, a detta di mister Pirlo, avrebbe dovuto sancire la fine degli esperimenti di formazione e ci avrebbe permesso di ammirare una squadra più sicura, determinata e convincente anche per dare continuità alla buona prova con il Cagliari in casa e dopo le incertezze manifestate qualche giorno prima con gli ungheresi del Ferencváros in Champions League.Tutte buone idee ed intenzioni che purtroppo non si sono minimamente palesate in quel di Benevento.I bianconeri danno vita infatti, ad una prova pressoché sconcertante, dopo un buon avvio culminato con il vantaggio del solito Alvaro Morata in versione bomber e re Mida con un gol ad ogni pallone giocabile che gli viene fornito.Lo spagnolo segna ancora, l’ottavo gol (con tre assist) che valgono il 48% dei gol totali della Juventus realizzati in questa stagione, Alvaro verrà poi espulso nel finale dopo il triplice fischio.Non basta il solito Morata, senza Cristiano Ronaldo (a riposo concordato e neanche partito per Benevento) la Juventus viene fermata sul pari da una bella partita della squadra di Inzaghi.Alla sua rete risponde Letizia con un gran destro al volo, 1-1 il risultato finale che lascia l’amaro in bocca, molti dubbi sulla formazione, sulla prestazione di alcuni singoli e una forte dose di arrabbiatura per i supporters bianconeri i quali vedono per l’ennesima volta i propri beniamini buttare via punti preziosi con squadre di caratura modesta se non addirittura mediocre, oramai una costante di questo avvio di stagione.Match da dimenticare per il giovane Frabotta, per il brasiliano Arthur il quale non riesce mai ad incidere e a proporre i cambi di passo che tanto necessari sarebbero a questa Juve, Ramsey autore di una prova soporifera ed incolore, non a caso sostituito al ’64 da Kulusevski ma autore anch’esso di una prova negativa in cui è apparso abulico, poco concentrato e fuori contesto.Mister Pirlo tuttavia nelle interviste post partita ha avuto parole di conforto per l’ex gialloblu: «E’ giovane, non può fare tutte le partite. Gioca in Nazionale, alla Juve, viene dal Parma, e il peso della palla è diverso. Impossibile farlo giocare sempre, anche lui è stanco. Sappiamo quello che ci può dare e puntiamo forte su di lui».Proprio come il titolo della pellicola da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS, la domanda da porsi prima del match del Vigorito era: “Chi ha paura delle streghe?”, ossia questa Juve infarcita di campioni o presunti tali, può aver paura di una squadra seriamente candidata a lottare per la salvezza e che probabilmente saluterà la massima serie a fine stagione?La palla è rotonda come si suol dire e le vittorie non sono mai scontate, ma è pur vero che la compagine bianconera negli oltre ’90 minuti in cui è stata in campo non è riuscita minimamente a manifestare la sua superiorità tecnica e, cosa più sconcertante per il pubblico juventino, neanche quella caratteriale, marchio di fabbrica della squadra più titolata d’Italia.Le “streghe” del Sannio ipnotizzano e rendono inoffensiva la Juventus, una magia che si concretizza nella grinta, tanto atletismo e assenza di paura o timore reverenziale nei confronti del blasonato avversario.Volendo essere sinceri le “streghe” per la formazione di Pirlo si manifestano per l’ennesima volta in questo scorcio di stagione con un arbitraggio non proprio all’altezza.Gestione pessima di Pasqua che distribuisce male i cartellini e non concede un rigore ai bianconeri.L’arbitro infatti fatica a tenere in mano la partita, come dimostra la distribuzione dei cartellini gialli: sono sette, tutti nel secondo tempo, di cui ben sei dal 35’ in poi, quando la tensione sale.Lo si vede con chiarezza quando Cuadrado mette le mani addosso a Letizia, rischiando grosso, alla fine a farne le spese più di tutti è Morata, espulso poco dopo il fischio finale.Appare decisamente più da punire la trattenuta subita da De Ligt al ’42 del secondo tempo, la maglietta si allunga in maniera evidente, ma Pasqua lascia correre, il Var Di Paolo non segnala una possibile revisione dell’episodio.In definitiva dunque manca un rigore netto che avrebbe probabilmente deciso la gara.Il match con le streghe giallorosse decreta evidenti e preoccupanti passi indietro dei pluri campioni d’Italia, oltre ai punti nuovamente lasciati per strada.Alcuni dubbi iniziano a palesarsi anche nei più ottimisti supporters bianconeri e i mugugni stanno assumendo i connotati di vere e proprie critiche all’operato del mister e sulla qualità della rosa.Ci chiediamo, questo avvio altalenante di stagione per la Juve culminato nella prova negativa di Benevento possono indurci già a pensare che sarà un’annata stregata e senza trofei per i bianconeri?Proviamo quindi a fare un esame di coscienza e a chiederci, “Chi ha paura delle streghe?”Sarà nostro gradito ospite l’amico Francesco Di Castri, fine intenditore di calcio, scrittore ed autore del libro: “Storia di un grande amore: 123 anni di Juventus”.Diteci la vostra, interagiremo con voi in chat live!Ecco i link dei nostri social:CANALE TELEGRAM:https://t.me/joinchat/AAAAAE2Dp-yj5b1N4SNcMQINSTAGRAM:https://instagram.com/jtactics_?igshid=1fg7nrkzhl2mtFACEBOOK:http://m.facebook.com/jtacticsmdn/

BASTA BUGIE - Famiglia e matrimonio
Una società di figli unici genera anziani soli

BASTA BUGIE - Famiglia e matrimonio

Play Episode Listen Later Nov 24, 2020 4:03


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6380UNA SOCIETA' DI FIGLI UNICI GENERA ANZIANI SOLIHai fatto pochi figli? Nella tua vecchiaia avrai una badante o sarai abbandonato all'ospizio (puoi chiamarlo anche RSA, ma la solitudine resta)di Corrado GnerreIn questi giorni di pandemia, si è tornati a parlare degli anziani. Molto spesso parcheggiati negli ospizi (termine più elegante: RSA) o affidati esclusivamente a badanti che vanno e vengono.D'altronde - ogni tanto ci torniamo su - la nostra è una società degli anziani. E lo è e lo sarà ancora per molto. Anziani soliSe non si mettono al mondo più figli, se il modello familiare è quello di un figlio e un cane, allora giocoforza gli anziani rimangono soli. È infatti sempre più frequente che si sposino figli unici. E così rimangono quattro anziani con solo due figli, per giunta in carriera... e il destino della solitudine è compiuto! Chi si prenderà cura di questi anziani? Le RSA o le badanti, e non altri che queste.Dunque il problema è nel calo demografico, cioè nel fare pochi figli. Ma perché questo calo? Si dice sia la questione economica, la precarietà lavorativa. Forse c'è anche questo, ma non prendiamoci troppo in giro, l'intelligenza non può andare al massacro. Se valesse l'equazione questione economica-calo demografico, avremmo dovuto avere, con il boom economico degli anni '60, un aumento delle nascite. E invece in quegli anni si verificò l'esatto contrario. Proprio quando la ricchezza pro-capite aumentava, s'iniziò a smettere di fare figli.Dunque, il problema è un altro. Il problema è culturale, cioè di mentalità. Volendo essere precisi, c'è un problema strutturale ed uno esistenziale.Il problema strutturale sta nel fatto che è cambiato il modello familiare. I ruoli dei genitori si sono omogeneizzati. La madre fondamentalmente si è dissolta iniziando ad occuparsi non anche di "altro", ma prevalentemente di "altro". Ha iniziato a vedere i figli come una sorta di ostacolo, per finire poi di convincersi di quell'enorme stupidaggine secondo cui non sarebbe importante la quantità ma solo la qualità del tempo.Ma - dicevamo - c'è anche un problema esistenziale. Il calo demografico è l'esito (in un certo qual modo inevitabile) dello smarrimento della perdita del senso della vita. Cioè di non sapere più per quale motivo sacrificarsi, donarsi ed offrirsi. Mettere al mondo figli non è un gioco, ma una responsabilità. Una responsabilità non solo di suo, perché i figli devono essere bene accolti, ma una responsabilità perché viene richiesto impegno, lavoro, fatica. La fatica dell'amore, ma pur sempre fatica.Se però ci si chiude in una prospettiva individualista ed edonista, quale impegno, quale lavoro, quale fatica?E così la prospettiva individualista ed edonista sono inevitabili in un contesto in cui si è scartata la ragione del soffrire: la Croce. [...]Siamo stati bravissimi a trasformare il Vangelo in una sorta di Manuale delle Giovani Marmotte, bellino, carino, "politicamente correttissimo", dove i sacrifici che vengono richiesti, sono solo quelli per affermare la propria personalità, i propri diritti... piuttosto che per immolarsi per i propri doveri, offrendo tutto se stessi, costi quel che costi. Titolo originale: Abbiamo trasformato il Vangelo in un Manuale delle Giovani Marmotte e poi ci stupiamo che molti anziani siano nelle RSAFonte: I Tre Sentieri, 17 novembre 2020Pubblicato su BastaBugie n. 692

J-TACTICS's show
J-TACTICS-Amico Fragile (S03 E08)

J-TACTICS's show

Play Episode Listen Later Nov 12, 2020 98:56


Il titolo dell'ottava puntata della terza stagione di J-TACTICS, trae spunto​ da:​​ "Amico Fragile”, che è un brano che fa parte di Volume 8, ottavo disco di Faber pubblicato nel 1975 e realizzato con l’aiuto di De Gregori.Canzoni De André ne ha scritte molte, 131 per l’esattezza, tanti i brani memorabili, i capolavori, le canzoni toccanti, quelle addirittura struggenti.C’è una canzone su tutte che merita però l’attenzione degli affezionati deandreiani, una canzone che per vari motivi può essere considerata la più importante del cantautore, si tratta appunto di “Amico fragile”.Amico fragile è la chiosa perfetta dell’album, una coltellata che arriva dritta all’ipocrisia e al perbenismo di un ambiente disprezzato eppur frequentato da de André (“lo scandalo del contraddirmi” per dirla con Pasolini).Ma bisogna raccontare la genesi di questa canzone per capirne il significato e il valore.De André stesso raccontò in merito a questo brano: «Stavo ancora con la Puny, la mia prima moglie, e una sera che eravamo a Portobello di Gallura, dove avevamo una casa, fummo invitati in uno di questi ghetti per ricchi della costa nord. Come al solito, mi chiesero di prendere la chitarra e di cantare, ma io risposi “Perché, invece, non parliamo?”. Era il periodo che Paolo VI aveva tirato fuori la faccenda degli esorcismi, aveva detto che il diavolo esiste sul serio.Insomma a me questa cosa era rimasta nel gozzo e così ho detto: “Perché non parliamo di quello che sta succedendo in Italia?”. Macché, avevano deciso che dovessi suonare.Allora mi sono rotto le palle, ho preso una sbronza terrificante, ho insultato tutti e sono tornato a casa. Qui mi sono chiuso nella rimessa e in una notte, da ubriaco, ho scritto Amico fragile. La Puny mi ha stanato alle otto del mattino, non mi trovava né a letto né da nessuna parte, ero ancora nel magazzino che finivo di scrivere.»“Evaporato in una nuvola rossa, in una delle molte feritoie della notte… con un bisogno d’attenzione e d’amore troppo, Se mi vuoi bene piangi “.Così recita la prima strofa del capolavoro del cantautore genovese.Facendo la nostra solita trasposizione, questa volta non dalla cinematografia, ma dalla musica al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nel brano per analizzare la partita giocata in una calda giornata autunnale all’Olimpico di Roma tra i biancocelesti della Lazio e la Juventus, per l’occasione vestita total Blu.Un match che vede una Juve arrembante e propositiva, contro una Lazio rimaneggiata ma mai comunque doma.A detta di alcuni, la miglior Juventus della stagione la quale finalmente mostra sprazzi veri del gioco più volte illustrato da mister Pirlo ma rimasto in molte occasioni in questo scorcio di stagione, più sulla carta che sul campo da gioco.In un assolato primo pomeriggio, in un Olimpico ancora spettrale e surreale per l’assenza di pubblico per la ben nota emergenza sanitaria, i campioni d’Italia riescono a mandare all’aria quanto di buono fatto vedere per oltre 93 minuti in termini di gioco e di prestazione collettiva, infatti a poco meno di un minuto dal termine del recupero, Paulo Dybala ha la possibilità di far rifiatare una Juventus in sofferenza, ma l’argentino pur ritrovandosi tra i piedi un pallone da portare semplicemente nella metà campo avversaria, senza particolari pressioni dei capitolini, si rende protagonista di un errore grossolano: con un brutto controllo, perde palla facendola finire in fallo laterale.Mentre lo stesso giocatore argentino si rammaricava per il banale errore commesso, i padroni di casa battono velocemente dando il via all’azione che ha poi portato al sorprendente pareggio in extremis di Caicedo.Una delusione cocente per la Juventus,che vede sfumare la vittoria e 3 punti oramai certi, e una responsabilità pesante per Dybala in un’altra giornata da dimenticare in questo difficile avvio di stagione.Un pallone che sarebbe dovuto essere gestito meglio per far correre il cronometro e che invece è stato regalato attraverso un errore agli avversari, che grazie alla giocata di Correa e all’ormai solito guizzo di Caicedo hanno trovato un gol pesantissimo ed un pareggio più che insperato.“Amico fragile”, così come il titolo del brano di Fabrizio De Andrè da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS.Paulo Dybala che nonostante una classe cristallina e numeri da fuoriclasse nei 5 anni in bianconero ha manifestato in determinate occasioni (soprattutto occasioni decisive, secondo i suoi detrattori) evidenti limiti caratteriali per avvenimenti calcistici e soprattutto negli ultimi anni per fatti che col campo poco hanno a che vedere.Un talento puro, come detto, ma più volte sottoposto a feroci critiche per il suo non essere campione fino in fondo, anche a livello caratteriale.Un deficit caratteriale che, in un ingeneroso paragone, non ha l’alieno Cristiano Ronaldo e che renderebbe il “picciriddu” (vezzeggiativo attribuitogli nella sua esperienza palermitana) un mezzo campione ed un mezzo uomo nelle situazioni nelle quali è necessario mostrare i cd. attributi.Volendo fare un’analisi doverosamente onesta del match dell’Olimpico scevra da ogni pregiudizio nei confronti del numero 10 bianconero, il pareggio che scaturisce a meno di un minuto dal termine dell’incontro non ha come unica spiegazione o causa l’errore, seppur grossolano ed inspiegabile, che il fantasista commette, ma bensì una gestione poco cinica ed attenta del match da parte dell’intera compagine bianconera.Troppa imprecisione sotto porta, alcuni contropiedi sfruttati non al meglio, la solita sfortuna delle ultime settimane con un incrocio dei pali colpito da Ronaldo, e una difesa che nell’azione del gol gioca, così come con lo Spezia, a fare le belle statuine, sanciscono un risultato che lascia l’amaro in bocca e che fa perdere altri punti preziosi in classifica agli uomini di Pirlo.Tutto vero, ma secondo l’opinione di molti supporters juventini in quest’occasione come in tante altre, sarebbe la Joya “l’amico fragile” orpello magari bello ma non decisivo e non in grado di vestire la gloriosa maglia numero 10.Una fragilità che potrebbe portare Paulo lontano da Torino.Sarà nostro gradito ospite l’amico Marco Piccari, giornalista, fine intenditore di calcio, scrittore nonché speaker di TMW Radio.Diteci la vostra, interagiremo con voi in chat live!Ecco i link dei nostri social:CANALE TELEGRAM:https://t.me/joinchat/AAAAAE2Dp-yj5b1N4SNcMQINSTAGRAM:https://instagram.com/jtactics_?igshid=1fg7nrkzhl2mtFACEBOOK:http://m.facebook.com/jtacticsmdn/

Trovafrasi - le migliori citazioni da condividere
Frasi sul ringraziare: la più grande delle virtù

Trovafrasi - le migliori citazioni da condividere

Play Episode Listen Later Oct 16, 2020


Ringraziare è un gesto semplice, naturale, spontaneo, un’azione che si concretizza pronunciando una sola parola, o comunque con uno sguardo, un cenno o quant’altro si possa compiere in pochi istanti, eppure è un qualcosa di estremamente profondo. Le frasi sul ringraziare ci parlano di questa incredibile virtù. L’azione del ringraziare, da sempre nobile e ammirevole, lo è probabilmente ancor di più in una società quale quella odierna. Oggi, infatti, da un lato si riscontra un egoismo dilagante, un desiderio di riuscire e di affermarsi che spesso non si fa scrupolo di prevaricare gli altri, dall’altro i gesti di altruismo celano spesso un interesse personale più o meno diretto e ciò li rende tutt’altro che genuini. Volendo usare un’espressione popolare, si potrebbe dire che oggi “non si fa niente per niente” e proprio per questo motivo aiutare il prossimo in modo del tutto spontaneo, disinteressato e senza aspettarsi nulla in cambio, è un qualcosa di molto raro. È in linea con quest’approccio il fatto che oggi chi riceve un qualcosa si senta spesso in dovere di ricambiare, anche a livello puramente materiale: io ricevo un favore, lo restituirò in questo modo. Alle volte anche chi riceve un gesto particolarmente prezioso ed importante si chiede subito come potrà ricambiarlo, magari facendo promesse o progetti in tal senso, dimenticandosi perfino di ringraziare. È questo, dunque, ciò che si vuol sottolineare: in un periodo storico in cui l’altruismo tende ad essere raro, non di rado celando interessi personali, e in cui ricambiare i favori dovuti sembra un dovere di natura più materiale che morale, è sempre splendido quanto viene compiuto al di là di tali logiche. Un gesto che fa bene agli altri e che viene compiuto senza secondi fini, un gesto a cui non segue null’altro che non sia un “grazie” sincero e sentito, è davvero un piccolo miracolo di genuinità e di cordialità. Ecco perché ringraziare non è semplicemente uno step dovuto, non è una mera consuetudine, ma è un gesto che sa essere bello, meraviglioso e profondo proprio come un’azione altruistica che nasce dal cuore.

Jazz in Family
#ThinkPink: Jazz in Family 175

Jazz in Family

Play Episode Listen Later Oct 1, 2020 56:28


In questa occasione andiamo, una volta tanto, oltre gli aspetti musicali. Lo facciamo, secondo il nostro punto di vista, per un motivo importante. Come ben sapete, ottobre è il mese per la prevenzione e la lotta al cancro al seno nelle donne e, per questo mese, vogliamo fare nostro l'hastag che caratterizza questa occasione: #ThinkPink. Il PensaRosa dell'hastag si trasforma, in questa prima puntata del mese, in una selezione tutta al femminile ma trasforma anche il sito ed il logo in un colore rosa. Abbiamo fatto questa scelta per un semplice motivo. Il particolare periodo che stiamo vivendo, quello della pandemia da Covid-19, non deve farci dimenticare che la salute delle persone è soggetta a tanti altri rischi. Questi rischi non devono essere sottovalutati e non bisogna rinviare la cura e, sopratutto, la prevenzione. La puntata - Pur essendo, questa, una puntata tutta al femminile, apriamo con una continuazione ideale della scorsa settimana. Il primo brano è un omaggio alla donna che è un importante punto di riferimento del jazz polacco: Urszula Dudziak. La Dudziak è anche l'ex moglie di Michal Urbaniak, con il quale abbiamo aperto la precedente puntata. Il jazz, così come la musica in generale, è stato sempre un campo di gioco, prevalentemente, per gli uomini. Volendo costruire una selezione di brani e composizioni interpretati da sole donne e in modo generico diventa una cosa facile, per fortuna c'è imbarazzo nella scelta. Se l'idea, invece, e di individuare pubblicazioni discografiche, come di solito facciamo noi, dell'ultimo mese allora bisogna prestare attenzione. Buttare le cose a caso si riesce ma noi amiamo curare i dettagli. Mettiamo in risalto l'unica donna di jazz italiano di questa puntata: Maria Pia De Vito. In questa occasione la ascoltiamo con un brano, (Pig, Sheep and Wolves) che fu composto ed interpretato da Paul Simon per la prima volta nel 2000 e che ascoltate qui nella sua versione originale. La De Vito, in questi giorni, è impegnato come Direttore artistico di una manifestazione in corso alla Certosa di San Lorenzo (Padula - Salerno) e della quale potete leggere i dettagli in questo nostro articolo. # Titolo Artista/Gruppo Album 1 Papaya Urszula Dudziak, Walk Away Magic Lady 2 Undecided Ludivine Issambourg Outlaws 3 Going Home - Mochi Men Breaxploitation Remix Ludivine Issambourg, Mochi Men Outlaws (Remixed) 4 This is not America Ellen Andrea Wang, Jon Fält, Rob Luft, David Aleksander Sjølie Closeness 5 Black Treasure Zara McFarlane Songs of an Unknown Tongue 6 Podcasts Gabrielle Cavassa, Braxton Cook Gabrielle Cavassa 7 Pig Sheep and Wolves Maria Pia De Vito Dreamers 8 Cry, Buttercup, Cry ARTEMIS, Cécile McLorin Salvant ARTEMIS 9 La Cumbia Me Está Llamando [Feat. La Perla] Nubya Garcia, La Perla SOURCE 10 Catch Me Falling Brenda Nicole Moorer Marrow. Facebook: https://www.facebook.com/jazzinfamily - Instagram: https://www.instagram.com/jazzinfamily/- Twitter: https://twitter.com/jazzinfamily1 - Pinterest: https://it.pinterest.com/jazzinfamily/ --- Send in a voice message: https://anchor.fm/jazz-in-family/message

Digital Trasformation
La relazione tra autostima e performance

Digital Trasformation

Play Episode Listen Later Sep 15, 2020 4:13


“Il concetto di sé” è la moltitudine di elementi che si utilizzano per descrivere se stessi.“L’autostima” è il giudizio sul nostro valore, dato da noi stessi, intimamente. È quindi una valutazione che non diamo agli altri ma che ognuno di noi pensa di sé.Uno dei più assidui studiosi della materia è sicuramente William James, noto psicologo e filosofo statunitense morto nel 1910, che ha definito l’autostima come valore derivante dal rapporto tra il sé percepito (successo) e il sé ideale (aspettative); il rapporto tra questi due fattori si piò sintetizzare nel rapporto tra fattori interni, cosa si crede di sé, ed esterni, cosa si vorrebbe di sé.Il risultato del rapporto genera un gap, positivo o negativo, che condiziona l’autostima e quindi le azioni che ne derivano.Quanto più basso e il percepito di sé ed elevato il sé ideale tanto più è basso il livello di autostima; specularmente quanto più elevato è il percepito in confronto all’ideale tanto più alto sarà il livello di autostima.Avere una buona autostima ci rende, generalmente, più felici, sicuri, più appetibili agli occhi degli altri e più propositivi nell’affrontare le sfide e le opportunità della vita.Diversamente una bassa autostima ci rende meno sicuri, meno felici e meno resistenti alle sfide della vita.L’autostima è collegata in maniera circolare a processi sia esterni che interni, se è in grado di condizionare, positivamente e negativamente, sulle nostre performance e pur vero che le nostre performance incidono sull’autostima.In poche parole, l’autostima può essere sia causa che effetto di una buona o cattiva performance.Volendo definire dei profili tipo, ovviamente non considerandole assolutistiche e del tutto generaliste, possiamo affermare che:•le persone con autostima globalmente alta tendono ad essere ottimiste, resilienti e riescono a gestire gli eventi negativi con serenità. •Le persone con bassa autostima tendono ad essere pessimiste, poco reattive e non sempre riescono a gestire le loro potenzialità di fronte a eventi negativi.Come già anticipato queste due categorie non vanno viste in senso assoluto, nella propria vita si avranno alti e bassi, come si riuscirà alcune volte a gestire bene le difficoltà altre volte meno, però è anche vero che persone con alta, o bassa, autostima affrontano diversamente le situazioni.Sulle prestazioni possiamo dire che persone con alta autostima tendono a lavorare molto sodo, con serenità e senza timore delle proprie aree di debolezza, anzi si impegnano al massimo per colmare le lacune.Dall’altra parte, le persone con bassa autostima tenderanno ad essere sopraffatte dall’ansia e a rinunciare, e non perseguire, le sfide che nei primi tentativi risultano in efficaci.Per poter migliorare l’autostima possiamo:1.Evidenziare e sottolineare tutte le volte che ci diamo un obiettivo, o ci danno un obiettivo, quanto è importante e, rispetto a quanto possiamo raggiungerlo, quanto è sfidante.2.Non attribuirsi tutte le responsabilità di un insuccesso, bisogna analizzare, e scindere, le causa di un insuccesso tra quelle prodotte da noi e quelle di cui non siamo responsabili, non con l’intento di voler sminuire, ma con l’obiettivo di valutare lucidamente ciò su cui possiamo intervenire.3.Non valutarsi in maniera troppo rigida, ma con obiettività senza drammatizzare ma con spirito di miglioramento.4.Individuare il peso di ogni insuccesso, ridimensionandolo, non per far finta che non pesi per sé e per gli altri, ma identificando le cause per portare soluzioni, senza considerare il successo e l’insuccesso in forma assoluta.

Novelle per un anno,  Luigi Pirandello
Rimedio: La geografia. Una novella di Luigi Pirandello

Novelle per un anno, Luigi Pirandello

Play Episode Listen Later Sep 13, 2020 19:46


La bussola, il timone... Eh, sí! Volendo navigare... Dovreste dimostrarmi però che anche sia necessario, voglio dire che conduca a una qualsiasi conclusione, prendere una rotta anziché un'altra, o anziché a questo porto approdare a quello. - Come! - dite, - e gli affari? senza una regola, senza un criterio direttivo? E la famiglia? l'educazione dei figliuoli? la buona reputazione in società? l'obbedienza che si deve alle leggi dello Stato? l'osservanza dei proprii doveri? Con quest'azzurro che si beve liquido, oggi... Per carità! E che non bado forse regolarmente ai miei affari? La mia famiglia... Ma sí, vi prego di credere, mia moglie mi odia. Regolarmente e né piú né meno di quanto vostra moglie odii voi. E anche i miei piccini, ma volete che non li educhi regolarmente, come voi i vostri? Con un profitto, credete, non molto diverso di quello che la vostra saggezza riesce a ottenere. Obbedisco a tutte le leggi dello Stato e scrupolosamente osservo i miei doveri. Soltanto, ecco, io porto - come dire? - una certa elasticità spirituale in tutti questi esercizii; profitto di tutte quelle nozioni scientifiche, positive, apprese nell'infanzia e nell'adolescenza, delle quali voi, che pur le avete apprese come me, dimostrate di non sapere o di non volere profittare. Con molto danno, v'assicuro, della vostra salute. [...]

Trovafrasi - le migliori citazioni da condividere
Le frasi sulla psicoanalisi e la scienza della psicologia

Trovafrasi - le migliori citazioni da condividere

Play Episode Listen Later Aug 28, 2020


Il concetto di psicoanalisi rappresenta uno dei pilastri della scienza psicologica ed è una disciplina estremamente affascinante, nonché complessa e ricca di implicazioni. Le frasi sulla psicoanalisi ci raccontano della scienza della psicoanalisi, facendo anche qualche battuta. Il massimo esponente della psicoanalisi, ovvero colui che è considerato l’ideatore di tale approccio, è Sigmund Freud, tuttavia nei secoli seguenti i contributi scientifici alla causa sono stati molteplici. La psicanalisi d’altronde, così come tutta la psicologia, è una scienza dinamica e in evoluzione costante, una disciplina che si arricchisce sempre con nuovi studi, nuovi contributi e nuove teorie, anche in relazione al fatto che i disagi e le problematiche psichiche delle persone tendono a variare in relazione alle peculiarità dell’epoca che viene vissuta. Ancora oggi la psicoanalisi è in fase evolutiva ed è particolarmente interessante il fatto che stia tendendo a dialogare sempre più spesso con altre discipline quali le neuroscienze, la sociologia, la psicologia clinica e molte altre ancora. Ma cos’è che più affascina della psicoanalisi? Al di là degli aspetti prettamente scientifici e di quella che può essere l’utilità concreta di tale disciplina, quello della psicoanalisi è un mondo che intriga per la sua straordinari ed immensa profondità. La psicoanalisi ha infatti la magistrale capacità di scavare a fondo nell’animo e nella mente di una persona, di scoprirne le peculiarità più nascoste, tutti quei segreti che non sono nascosti esclusivamente gli altri ma che, talvolta, vengono negati perfino al proprio stesso io. Volendo definire la psicoanalisi con un’unica parola, quella più appropriata sarebbe probabilmente “viaggio”: la psicoanalisi è proprio questo, un viaggio introspettivo che può essere pesante, emotivamente doloroso proprio per via della sua enorme intimità, ma che può tuttavia toccare quei punti indispensabili per migliorarsi e per ritrovare una condizione di benessere. Tutto ciò che ruota attorno alla psicoanalisi, dunque l’interfacciarsi con un professionista, l’introspezione, le tecniche di esecuzione della terapia, si contraddistingue per un fascino assolutamente unico nel suo genere, ecco perché i pensieri e le riflessioni sulla psicoanalisi si rivelano sempre molto suggestivi anche per chi non ha alcuna conoscenza della scienza psicologica.

Studio Paolo Gaeta Podcast
Trust Talks n.2 - Il Trust nelle procedure di concordato preventivo, il caso La Perla con Piero Aicardi

Studio Paolo Gaeta Podcast

Play Episode Listen Later Jul 30, 2020


Il trust interno in Italia è utilizzato soprattutto nelle famiglie con finalità di passaggio generazionale, protezioni patrimoniale, in famiglie con soggetti disabili e nel Dopo di Noi. Negli ultimi anni però sta iniziando ad avere una diffusione anche nel mondo delle imprese e nei casi di crisi d'impresa. Il caso di cui parliamo oggi è quello di un trust di scopo (senza beneficiari) che si è mostrato molto utile in una importante procedura di concordato preventivo liquidatorio, quello della famoso azienda di intimo bolognese, La Perla.Per informazioni sui trust in Italia potete contattarci alla mail info@studiogaeta.com.Lo Studio Paolo Gaeta ha sede in Milano, NapoliTrascrizioneL'Italia ormai ha un'esperienza trentennale nell'uso dei trust. Lo Studio Paolo Gaeta lancia la serie podcast TrustTalks con l'obiettivo di condividere con i maggiori esperti italiani e internazionali le esperienze maturate fino ad oggi e per comprendere usi e applicazioni dei trust oltre le prospettive di sviluppo del wealth management. Queste le prossime TrustTalks le potete trovare nel sito www.studiogaeta.com. Per la nostra puntata di oggi del podcast sul mondo dei trust e del wealth management, abbiamo con noi il dottore Piero Aicardi, dottore commercialista in Bologna, specializzato in soluzioni di crisi d'impresa, procedure concorsuali, consulenze giudiziali. Il dottore Aicardi ricopre incarichi in consigli di amministrazione e collegi sindacali di numerose aziende. Buongiorno dottor Aicardi, nell'ambito delle disposizioni di legge relative alla crisi d'impresa, un posto di rilievo lo assumono le procedure di concordato preventivo, ci racconta qual'è la sua esperienza in materia di trust di scopo utili alla chiusura di procedure di concordato preventivo in riferimento ad un'importante azienda italiana della moda fondata nella Sua città di Bologna degli anni 50 e ci dice anche magari di che azienda si parla? Intanto grazie di avermi invitato a questo TrustTalk anche se io non sono affatto un esperto di trust bensì posso definirmi un esperto di crisi di impresa e di procedure concorsuali. I trust non li ho mai frequentati se non proprio come curatore fallimentare perché nella mia carriera mi è capitato di vedere per lo più trust fatti male con lo scopo solo di provare a eludere le norme sul principio della responsabilità illimitata del debitore. Quindi devo dirvi che la vicenda che andrò a narrare è stata per me piuttosto originale e devo dire sinceramente che ho valutato come in realtà invece il trust sia uno strumento assolutamente degno di essere utilizzato, degno della sua collocazione che ha nel nostro ordinamento nell'ambito dei negozi di tipo fiduciario, nell'ambito di questa procedura del concordato di cui mi faceva cenno che parliamo de La Perla, quindi quel brand di moda notissimo nell'intimo che ebbe un dissesto una decina di anni fa e che è stato salvato appunto con una procedura di concordato preventivo di tipo liquidatorio di cui io sono stato il liquidatore giudiziale cioè nominato dal tribunale. Il tema è che nel concordato preventivo liquidatorio, a differenza del fallimento, dove qualche norma sulla chiusura anticipata della procedura, anche in pendenza di contenziosi, è stata inserita, nel concordato liquidatorio questa norma non c'è. Quindi accade che quando il liquidatore giudiziale ha provveduto all'integrale liquidazione dei beni, appunto, il cui ricavato va assegnato ai creditori, non si è poi in grado di chiudere la procedura perché esistono ancora dei contenziosi promossi da uno o più creditori in relazione all'esistenza ed eventualmente al grado di privilegio del loro credito. Questo fatto fa sì che la tendenza di un giudizio volto ad accertare chi è il titolare legittimo di un diritto di credito possa impedire a tutti i creditori di vedere chi usa la procedura con un danno non indifferente. Se si pensa innanzitutto, ad esempio, al fatto che solo con la chiusura della procedura si possa emettere la nota di accredito sull'iva non incassata articolo 26 del decreto 633 del ‘72. Non è poca cosa se pensiamo che l'iva è normalmente il 22% rappresenta una percentuale importante se si pensa che i concordati preventivi liquidatori devono almeno pagare il 20%, quindi potrebbe essere una percentuale di recovery praticamente analoga a quella che il concordato prevede. Adesso, nella fattispecie Perla ha pagato molto, molto di più, perché in realtà nell'ambito della liquidazione dei beni, facemmo una delle prime procedure competitive per la vendita dell'azienda e il prezzo andò alle stelle. Detto ciò, il tema si è proposto perché avevo appunto liquidato tutti i beni, realizzato tutto l'attivo, ma avevo ancora pendente un contenzioso piuttosto importante con un creditore che assumeva di vantare un credito importante e aveva promosso azioni, procedimento ordinario già in grado d'appello e non era stato possibile transigerlo. La brillante intuizione del nostro giudice delegato, napoletano e grandissimo esperto non solo di diritto fallimentare ma anche di diritto dei trust, la sua brillante intuizione è stata quella di farmi costituire un trust di scopo nel quale abbiamo versato le somme massime richieste da questo creditore e prevedendo nel regolamento del trust che queste somme sarebbero state assegnate a quel creditore se ed in quanto una sentenza passata in giudicato avesse stabilito che spettavano ad esso, ovvero venivano ripartite fra tutti gli altri creditori e partecipanti al concorso nell'ipotesi in cui la sentenza avesse detto il contrario e ovviamente salve tutte le posizioni intermedie fra sentenza che accoglie in toto o sentenza che accoglie in parte la richiesta di questo creditore. Quindi abbiamo istituito questo trust di scopo con queste finalità, è stato nominato un trustee professionista, un collega che si occupa prevalentemente di queste attività e io come organo della procedura, ho mantenuto il ruolo di guardiano. Fatto questo trust è stato possibile di chiudere la procedura di concordato preventivo e quindi permettere ai creditori di mettere le loro note di accredito e di conseguenza anche chiudere la società e cancellarla dal registro delle imprese. Qual è il tempo, secondo Lei, che si è risparmiato attraverso questa soluzione rispetto a quella che è la Sua esperienza, quale potrebbe essere stato il tempo risparmiato? Diciamo un paio d'anni fa abbiamo fatto il trust e i giudizi con quel creditore sono ancora in corso, la durata media di un giudizio, considerando i vari gradi, considerando che dalla cassazione può tornare in appello e via discorrendo, sicuramente abbiamo risparmiato tre, quattro, cinque anni e sicuramente tempi importanti. E le dirò di più, approfittando del fatto che avevamo individuato questa soluzione attraverso il trust ne abbiamo, giacche c'eravamo, costituito anche un secondo dove sono state apportate le somme destinate ai creditori irreperibili. Nel corso della procedura, che è durata qualche anno, alcuni creditori che inizialmente erano ammessi a partecipare al concorso non si sono più trovati perché come può accadere falliscono e le somme però ad essi spettanti sono somme che fintanto che non si prescrive il ruolo di credito spettano ad essi, per cui abbiamo costituito anche un secondo trust per i cosiddetti creditori irreperibili dove ho apportato i denari destinati ad essi e questo trust prevede che man mano che i loro crediti si prescrivono i denari vanno a essere distribuiti a favore degli altri creditori, viceversa, se qualcuno di questi creditori si appalesa, ha diritto ad avere il pagamento di quanto gli spetta. Ovviamente abbiamo dato molta enfasi dell'esistenza di questi trust nel presentare il bilancio finale di liquidazione e nel presentare l'istanza al tribunale volta ad accettare la venuta completa esecuzione del concordato in modo tale che vi fosse massima pubblicità di questi due trust. Volendo sintetizzare la Sua esperienza cercando un po' di fare un bilanciamento tra pro e contro cosa si sentirebbe di dire? Ma diciamo questo, i pro senz'altro sono tanti in termini appunto di rapidità di chiusura della procedura, con conseguente vantaggio per i creditori e i contro diciamo l'onerosità del trust che non è tanto per le figure professionali che lo devono gestire, che in realtà sono oneri ridicoli a fronte del vantaggio che si ottiene con la sua esecuzione, quanto la problematica fiscale oggi assurdamente interpretata dall'agenzia delle entrate che ci ha posto il dubbio se era giusto correre il rischio di una tassazione così gravosa a carico di un trust che viene costituito con denaro dei creditori. La soluzione però poi che abbiamo adottato e quindi poi gli orientamenti che ormai sono univoci da parte della giurisprudenza in materia ci ha fatto propendere per fare comunque l'operazione perché quella assurda tassazione in qualche maniera viene evitata. Dottore la ringrazio molto. Che esperienza, è molto interessante e quindi grazie al contributo che oggi ci ha portato. Bene sono io che ringrazio voi, buon proseguimento grazie. Potete ascoltare le TrustTalks  sul sito www.studiogaeta.com, per contatti diretti con i nostri esperti inviate una mail a info@studiogaeta.com.

Studio Paolo Gaeta Podcast
Tax Talks n.1 con Francesco Tundo

Studio Paolo Gaeta Podcast

Play Episode Listen Later Jul 9, 2020


“L'attuale sistema tributario non risponde affatto a questa o quella esigenza razionale, politica o economica, ma solamente ad una serie di compromessi, nell'intendimento di urtare il meno possibile gli interessi di singole classi sociale a reazione politica più vivace”, Cesare Cosciani, La riforma tributaria, 1950.  Di tributi se ne discute da millenni, la stessa etimologia della parola che deriva dal latino “tribuere” ha il significato di “distribuire per tribu” e da bene l'idea di quanto sia risalente il rapporto tra le regole di contribuzione ed i servizi che i contribuenti ottengono a fronte di questo prelievo. E' difficile pensare che in questa materia ci sia qualche cosa che non sia stato detto o tentato, per esempio già nell'antica Grecia, intorno al 430 a.c., fu introdotta l'imposta patrimoniale, chiamata εἰσφορά, utilizzata per finanziare guerre o eventi eccezionali, era dovuta ad Atene anche dai minorenni ed era calcolata sull'intero patrimonio immobiliare e mobiliare che il contribuente doveva autodenunciare con evidenti rischi di frode che si tentava di contrastare severamente. Trascrizione podcast:Per discutere di tributi ed essere di aiuto nel comprendere meglio come funziona e in che direzione si muove il sistema fiscale italiano è nata l'idea delle TaxTalks. Questa e le prossime TaxTalks le potrete trovare nel sito www.studiogaeta.com.  Iniziamo oggi questo viaggio con ospite il professore Francesco Tundo, ordinario di Diritto tributario all'università di Bologna, che ha dedicato una parte importante dei propri studi al diritto tributario costituzionale e alla mai facile relazione tra cittadini ed Erario soprattutto nell'ottica delle regole di difesa dei diritti del contribuente. Il professore Tundo è autore del nuovo libro intitolato: "Le 99 piaghe del fisco, una democrazia decapitata".  Buongiorno professore Francesco Tundo, grazie molte per aver accettato l'invito a partecipare a questa prima TaxTalks .  Buongiorno, è anche per me un piacere e un onore essere vostro ospite e soprattutto essere il primo dei vostri ospiti.  Esattamente. È anche un onere questo che speriamo di affrontare entrambi bene. Abbiamo tutti e due di fronte una prima volta in podcast, quindi abbiamo detto del suo nuovo libro, la prima domanda che vorrei farle è: come nasce l'idea di dedicare il periodo del lockdown alla stesura di un libro dal titolo molto poco orientato al leitmotiv del periodo che era, ricordiamo tutti quanti: "andrà tutto bene". Ricordo che lei ha scelto come titolo: "le 99 piaghe del fisco. Una democrazia decapitata".  Diciamo che questa idea non nasce nel periodo del lockdown, purtroppo, nasce in un lungo tempo anteriore. Nel periodo del lockdown, che è stato un periodo di emergenza, abbiamo assistito a quella che io definisco la democrazia dell'emergenza con una serie di provvedimenti di Dpcm. È un accentramento del potere che però a me preoccuperebbe molto se la democrazia dell'emergenza diventasse un'emergenza della democrazia. Perché è proprio il culmine di un percorso, è quello che io cerco un po' di rappresentare da tanto tempo nel mio libro.  Benissimo, quindi ci descrive un sistema abbastanza complesso che ha necessità di un continuo bilanciamento per essere produttivo. Quindi il gettito non è l'unico parametro di efficienza del sistema fiscale. Per avere un diritto tributario che funziona è necessario, come lei dice, che siano rispettate anche delle regole di geometria. Quali sono allora queste regole e le determinanti genetiche della crisi del sistema tributario italiano.  Ma si in effetti io non ho voluto, per scelta precisa, parlare di numeri, perché sostengo che parlare di numeri nella materia fiscale costituisca quella che io definisco un'arma di distrazione di massa, parlare sempre di evasione, della mole di evasione, del carico fiscale, distoglie l'attenzione dai problemi più seri e più preoccupanti, che sono proprio quelli della tenuta dell'assetto democratico che si può misurare nella materia fiscale. Così ho coniato questa espressione che lei ha richiamato del triangolo equilatero, un triangolo equilatero ai vertici del quale dovrebbero stare i tre poteri rilevanti nella materia tributaria e cioè il legislatore, la giustizia tributaria e l'amministrazione fiscale, inoltre dovrebbero essere equidistanti, un po' come i poteri dello stato naturalmente, io immagino che al centro di questo triangolo ci debba essere il contribuente che li possa guardare a distanza l'uno dall'altro. In realtà questo non succede ed è quello che cerco di dimostrare nel libro. Non succede perché c'è una disarticolazione di questo triangolo con un protagonista principale che dovrebbe essere il protagonista più importante delle dinamiche della democrazia che è il Parlamento, che spesso rinuncia all'esercizio delle sue attribuzioni, lasciando spazio agli altri poteri che così riempiono questi spazi. Pensiamo al ruolo dell'amministrazione fiscale che spesso suggerisce le norme al Parlamento o anche al governo. Pensiamo al governo che invade le prerogative del Parlamento, esercitando poi sul Parlamento quella che io definisco una vera e propria violenza, con la ripetizione della richiesta dei voti di fiducia che sono sostanzialmente uno svuotamento definitivo delle prerogative del Parlamento perché poi non c'è più dibattito. Poi c'è tutto il tema della funzione creativa o creatrice della giurisprudenza, che spesso elabora principi di diritto non codificati dal legislatore e che evidentemente ci riportano quasi ad una condizione da sistema di common law senza averne i contrappesi. Ci sono stati una serie di episodi recenti di contrasto tra i poteri dello Stato, pensiamo alla vicenda recentissima, dell'articolo 20 sull'imposta di registro che è un caso evidente di conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. Il legislatore è intervenuto tra il 2018 e 2019, con ben due norme interpretative per riportare una norma che è al cuore delle dinamiche, l'imposta di registro. L'imposta più antica del nostro ordinamento, quella più giuridica, come dicevano i nostri maestri, per riportarla al suo vero significato la Corte di Cassazione interviene per negare la natura interpretativa di queste norme e quando proprio non può, perché c'è una seconda norma interpretativa della precedente norma interpretativa, caso più unico che raro, rimette la questione alla Corte Costituzionale perché deve decidere se questa  è una norma che viola l'articolo 53 della Costituzione. In realtà non c'è un problema di violazione dell'articolo 53, ma c'è proprio un conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato che in questi giorni la Corte costituzionale dovrà risolvere perché si è tenuta l'udienza il dieci giugno scorso e siamo in attesa del deposito della sentenza. Vedremo cosa succede. Insomma, c'è una disarticolazione del triangolo equilatero per effetto principalmente di un atteggiamento rinunciatario del Parlamento e io credo che si debba riprendere da quello per recuperare un equilibrio del sistema, quindi una rinnovata forza del più importante organo democratico che è l'organo rappresentativo.  Quali sono gli effetti di questi disequilibri che sembrano avvenire all'interno di palazzi kafkiani, di enti e entità di cui la maggior parte delle persone ha poca consapevolezza di funzione. Quindi sembra che l'elemento tecnico-giuridico, la problematica relativa all'articolo 20 che viene discussa all'interno di queste stanze, da questi magistrati o da questi grandi esperti raccontata in un certo modo non abbia un collegamento poi con la vita reale. Invece questo disequilibrio ha un effetto e un impatto sulla vita del contribuente ma anche dell'economia?  Volendo andare veramente al nocciolo della questione è problema di certezza del diritto. Allora la certezza del diritto è il parametro più attendibile per misurare l'affidabilità di un ordinamento giuridico e di un ordinamento fiscale, se non c'è certezza, perché il legislatore non fa il suo mestiere, la Cassazione elabora i suoi principi di diritto mutando nel tempo, insomma, un pochino applicando anche alla funzione nomofilattica, mettendosi in contraddizione con se stessa e l'amministrazione fiscale cerca di riempire questi spazi vuoti e addirittura comparati del diritto tributario lo fa, elabora addirittura, pensate un po', i suoi principi di diritto. Oggi il commercialista, il professionista che va sul sito dell'Agenzia delle Entrate dal luglio del 2017 questo accade, si trova nei principi di diritto dell'amministrazione fiscale, ma i principi di diritto li deve elaborare la Corte di Cassazione. Sono i principi che vengono elaborati per l'esercizio della funzione nomofilattica, per garantire interpretazione di forme nel diritto, non deve elaborarli l'Agenzia delle Entrate, inoltre sono apolitici non sono motivati. E la cosa singolare che i funzionari degli uffici periferici dichiarano di doversi attenere a questi principi di diritto come se fossero circolari e risoluzioni, che però non sono motivati e quindi il contribuente non ha mezzi di difesa perché non sa esattamente qual'è l'iter argomentativo alla base di questi principi apolitici. Insomma, una disarticolazione che porta a una grandissima incertezza e soprattutto a uno sbilanciamento nei rapporti tra amministrazione e contribuente. Perché il contribuente percepisce nell'amministrazione più poteri di quelli che la legge attribuisce all'amministrazione stessa questo è un grosso problema, perché poi rinuncia, come dico io in alcuni dei paragrafi del mio libro, alla domanda di giustizia, pensando addirittura di potersi rivolgere più all'amministrazione che al giudice per ottenere giustizia e quindi si arriva al corto circuito democratico. Allora se io potessi dare un consiglio, come spesso do, lo do ai miei studenti all'università che saranno i futuri dottori commercialisti, ma mi permetto anche di darlo ai colleghi dottori commercialisti  che affrontano tutti i giorni la materia, non fermiamoci all'apparenza, non fermiamoci all'interpretazione che viene data dall'amministrazione, andiamo a confrontare la legge, andiamo a consultare i  lavori preparatori per quel poco che ci sono, per vedere qual'è la volontà del legislatore e diciamo così, qualora questi elementi  non ci fossero,  dovessimo riscontrare questa alterazione, solleviamo la questione di legittimità costituzionale. Andiamo alla corte costituzionale per far capire che ci deve essere un ritorno ad un assetto diverso tra i poteri dello Stato e nei rapporti tra tutti i contribuenti.  Professore un'ultima domanda volendo comprendere dove mettere il piede per compiere un primo passo per recuperare un fisco migliore di cui tutti abbiamo bisogno, contribuenti, investitori nazionali e internazionali andrebbe nella direzione di elevare di rango lo statuto del contribuente piuttosto che razionalizzare la burocrazia dell'Agenzia delle Entrate, dotandole delle risorse che le mancano oppure cosa? Io credo che si debba mettere mano ad una radicale riforma dell'ordinamento tributario, non partendo però dal taglio dell'iva, perché è come partire dalla coda e non si fa sostanzialmente, ma penso che per avviare questa riforma si debba partire riportando la riforma all'interno del Parlamento. Da tempo sostengo la necessità di avere una fase costituente del diritto tributario. Ridiamo vita ad una commissione bicamerale sulla riforma fiscale. Una commissione di trenta, un po' chi ha la mia età ricorda quando fu elaborato il testo unico delle imposte sui redditi nell'86 con la Commissione dei trenta. Ancora oggi, se vogliamo interpretare le norme del testo unico, andiamo a guardarci la relazione della Commissione dei trenta o la relazione dell'onorevole Bellini che la presiedeva e significa che qualcosa aveva funzionato. Quindi una nuova commissione di trenta, bicamerale, avvalendosi della consulenza di esperti esterni, ma riportando le dinamiche all'interno del Parlamento in totale trasparenza, perché quello che manca e ci tengo a sottolineare quando si attivano questi meccanismi paralleli di formazione della legge, di contratti tra i poteri dello Stato, manca il meccanismo di trasparenza. Non dimentichiamo che i Parlamenti sono nati per dare risposta democratica al prelievo fiscale, "No taxation without representation" con la Magna Carta in cui Giovanni Senzaterra riconobbe il diritto di far passare il prelievo fiscale ai sudditi attraverso i loro rappresentanti, perché non c'era il suffragio universale, naturalmente, che poi da noi è arrivato dopo con la Repubblica.  Una riforma tributaria che riparte dal Parlamento con una commissione bicamerale. Grazie moltissimo al professore Francesco Tundo, ordinario dell'università di Bologna, per essere stato ospite della nostra prima TaxTalks. 

BASTA BUGIE - Islam
I più grandi schiavisti di neri sono stati i musulmani

BASTA BUGIE - Islam

Play Episode Listen Later Jun 16, 2020 8:46


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6173I PIU' GRANDI SCHIAVISTI DI NERI SONO STATI I MUSULMANI di Marco Di MatteoTra le tante menzogne storiografiche c'è la convinzione che la tratta degli schiavi rappresenti una pagina nera della storia umana da addebitare solo all'Occidente cristiano, mentre le comunità musulmane sarebbero state immuni da discriminazioni e pregiudizi razziali.In realtà, come riconosce lo storico francese Pétré-Grenouilleau, «ci sono tanti esempi, sparsi nel tempo e nello spazio, che ci indicano come la presenza di schiavi non fosse di minore importanza nel mondo musulmano». Anzi, ribadisce l'economista belga Paul Bairoch, «rispetto al commercio di schiavi neri organizzato dagli Europei, il commercio di schiavi del mondo musulmano è iniziato prima, è durato più a lungo e, cosa più importante, ha colpito un numero maggiore di schiavi». D'altra parte il Corano legittima la schiavitù dei non musulmani.Per lo studio del fenomeno è utile distinguere tre periodi: VII-XII secolo, XVI-XVIII secolo, XIX-XX secolo.1) LA SCHIAVITÙ ALLE ORIGINI DELL'ISLAM E NELL'IMPERO ABBASIDE (750-1258)Il commercio degli schiavi nell'Islam cominciò già nel 652, allorché il generale Abdallah ben Said impose ai cristiani della Nubia (alta valle del Nilo) la consegna di 360 schiavi all'anno. Nelle grandi estensioni mesopotamiche, all'inizio dell'era musulmana, gli schiavi neri erano impiegati per togliere lo strato di natron che ricopriva il terreno. Nell'impero dei califfi della dinastia degli Abbasidi, la schiavitù rappresentò uno dei pilastri economici. Fondamentale fu il loro utilizzo nella bonifica della regione del basso Iraq, che allora era un'immensa palude. Vi lavoravano soprattutto gli Zandj dell'Africa Orientale, che costituivano, per l'immenso numero, «greggi di uomini macchina» (Pétré-Grenouilleau) che, a causa delle durissime condizioni in cui operavano, morivano come mosche. Anche l'estrazione mineraria delle pietre preziose e dell'oro della Nubia, l'estrazione del sale di Tegazza e Taoudeni nel Sahara, nonché la pesca delle perle nelle regioni del Mar Rosso, erano affidate agli schiavi di colore. Questi potevano svolgere anche la funzione di scorta per le carovane, guardiani delle merci, portatori, magazzinieri, eunuchi addetti alla custodia degli harem, soldati negli eserciti.2) LA TRATTA DEI NERI TRA XVI E XVIII SECOLONel XVI secolo in prima linea nello sfruttamento della popolazione di colore fu il Marocco, che fece prosperare le sue piantagioni di canna da zucchero grazie al massiccio ricorso alla manodopera schiavile. La conquista marocchina della grande ansa del Niger ebbe come scopo principale proprio quello di procurarsi i prigionieri necessari a quell'impiego. Nel 1698 la conquista delle isole di Zanzibar e Pemba da parte del sultanato di Oman innescò un cospicuo traffico di schiavi neri, che venivano sfruttati sia nel commercio delle spezie che nella produzione di avorio, trasportato in condizioni disumane.A volte gli schiavi servivano anche come moneta di scambio per mercanzie e servizi vari. Oltre all'avorio, Zanzibar e Pemba detenevano il monopolio mondiale nella produzione di chiodi di garofano. Il lavoro dei neri era utilizzato anche nella produzione di miglio, sesamo e noci di cocco, nelle piantagioni di canna da zucchero di Pangani e in quelle di cereali sulle coste del Kenya. Nelle zone sahariane dell'Africa del Nord, così come negli spazi saheliani del Sud, gli schiavi furono addetti alla costruzione e manutenzione dei sistemi di irrigazione, in particolare delle foggara, gallerie in gran parte sotterranee che servivano a convogliare l'acqua. Nei dintorni del lago Ciad la tratta fu intensamente praticata dagli stati musulmani di Baguirmi, Wadai e Darfur. Nelle regioni del golfo Persico gli schiavi coltivavano la terra, curavano i palmeti, facevano la raccolta dei datteri.3) LO SCHIAVISMO TRA XIX E XX SECOLONell'Ottocento il ruolo degli schiavi impegnati nell'agricoltura nelle regioni saheliane crebbe ulteriormente. Senza di loro le oasi non avrebbero potuto funzionare e il deserto avrebbe rappresentato una barriera impenetrabile tra l'Africa tropicale e il mondo mediterraneo. Le montagne e le oasi del Sahara possono essere considerate l'equivalente arabo delle isole dell'Atlantico, cuore della tratta occidentale.Molto importante era anche la rotta che seguiva lo spartiacque tra il Nilo e il fiume Congo, frequentata da negrieri (come il famoso Tippu Tip di Zanzibar) provenienti dell'Africa orientale, dove promotori del commercio di schiavi furono i popoli musulmani Yao, Fipa, Sangu e Bungu. Il sultanato di Jumbe, che si sviluppava intorno al lago Nyasa, fu istituito nel 1846 proprio con lo scopo di favorire la tratta. Nelle regioni del Mar Rosso in questo periodo fu ulteriormente incrementata, mediante l'utilizzo massiccio di schiavi, la pesca delle perle.In tutti questi casi, il trattamento riservato agli schiavi di colore da parte degli arabo-islamici era durissimo: conferma di ciò è l'assenza nei paesi arabo-musulmani di comunità di colore numerose e originali, a differenza delle Americhe, dove vivono oggi 70 milioni di discendenti di schiavi o meticci africani. Tra le cause principali dell'esiguità e insignificanza delle comunità nere nei paesi arabi, sono da menzionare: l'altissima mortalità, dovuta alle disumane condizioni di lavoro e alla crudeltà dei padroni, la forzata assenza di prole degli eunuchi, il mancato sostegno alla loro riproduzione da parte dei proprietari.LA TRATTA CONTINUA ANCORA OGGI...Da questo sommario quadro emerge che la tratta fu uno degli elementi fondamentali della dinamica espansionistica musulmana, sia politica che economica, dando origine, come ha affermato lo storico Claude Cahen, ad una vera e propria «società di schiavi». Questo sistema schiavile ebbe anche dei risvolti negativi, perché rallentò lo sviluppo tecnico-scientifico e contribuì alla stagnazione sociale dei paesi islamici.Volendo trarre un bilancio numerico, gli esperti hanno valutato che più di 20 milioni di Africani sono stati venduti come schiavi dai musulmani fra il VII e il XX secolo (perlopiù donne e bambini). Ma la tratta continua ancora oggi...Tra le tante sure coraniche sulla schiavitù, particolarmente significativa ci sembra la seguente: «quando incontrerete quelli che non credono, uccideteli fino a che non ne abbiate fatto strage; allora, rafforzate le catene dei rimanenti» (XLVII, 4).

Digital Trasformation
Il FUNNEL DEI PIRATI a supporto della pianificazione

Digital Trasformation

Play Episode Listen Later Jun 16, 2020 10:10


La diffusione del digitale ha determinato una nuova categoria di consumatori: quelli perpetuamente connessi.Sono coloro che utilizzano almeno tre device connessi nel web ed accedono ad internet più volte al giorno da diversi luoghi fisici e in mobilità.Sono multiscreen e passano una parte considerevole della giornata davanti allo schermo di uno smartphone, di un pc, di un tablet o lo schermo di una televisione.L’utilizzo, e la scelta, dello screen dipende dal contesto di fruizione, quindi dove sono, quanto tempo ho a disposizione e cosa sto cercando.La moltitudine di punti di accesso rende il consumatore molto imprevedibile, può accedere ad un prodotto/servizio tramite social, ricerca organica (serp), banner pubblicitari, sito aziendale, chat personali, applicazioni e altro.Volendo immaginare un viaggio del consumatore perpetuamente connesso possiamo partire da una pubblicità in televisione che mi incuriosisce, cerco la mattina su Google e clicco su un sito sponsorizzato, sbircio e trovo il prodotto che cerco, ma esco dal sito.Nel pomeriggio mentre sto navigando su Facebook mi appare un’ads di re-marketing del prodotto, clicco e torno sul sito, inserisco il prodotto nel carrello ma un contrattempo non mi fa completare l’acquisto.La sera ricevo una e-mail di re-targeting che mi ricorda che devo completare l’acquisto e converto.Il lavoro di un media planner consiste nell’immaginare il viaggio del consumatore e nel pianificare una struttura che preveda di intercettare il lead, trasformarlo in prospect, e farlo diventare un cliente ed infine cliente fidelizzato.Il journey, o viaggio, del consumatore nell’on-line passa da alcuni steps che il Growth Hacking definisce nel funnel dei pirati:1)Awareness; è la fase in cui il consumatore inizia a conoscere vari brand che hanno prodotti/servizi che potrebbero soddisfare i propri bisogni. Oppure entra in contatto con il nostro brand grazie ad una campagna di advertising. In questa fase il media planner deve attivare una serie di strumenti di comunicazione (organici e paid) che grazie all’ausilio di banner, ads, pubblicità televisive, sito aziendale, pagine aziendali social, giornali o cartelloni stradali ecc.., produrranno notorietà nella mente dell’utente. In questa fase i Kpi restituiscono metriche definite di “vanità”, in quanto non rappresentative di una reale conversione, ma fondamentali per comprendere l’efficacia della parte alta del funnel (TOFU, Top Of Funnel). In questo step si parla di “utente”. I kpi da controllare sono: 1) Impression, le volte in cui il contenuto viene visualizzato 2) Page View, il numero di visualizzazione della pagina 3) Click through rate, quante volte è stato cliccato il contenuto, 4) Video view, quante volte è stato visualizzato il video, e 5) interazioni, quanti like, commenti e condivisioni ha ricevuto il contenuto.2)Acquisition; è la fase in cui acquisiamo un contatto utile dell’utente. Quindi dalla conoscenza passiamo in un’azione, che dovrà essere motivata, e quindi in una maggiore consapevolezza del brand. Solitamente già ricevere un indirizzo e-mail è un successo, anche perché è possibile attivare una serie di attività di re-marketing e re-targeting per intraprendere una conversazione con l’utente. La chiamata all’azione può essere anche la registrazione alla newsletter, il download di un’app oppure la compilazione di un form. In questo caso parliamo di lead freddo. Siamo sempre nella parte alta del funnel e i Kpi principali da monitorare sono: 1) Numero di utenti registrati, 2) numero di contatti raccolti, 3) numero di download, 4) numero di iscritti alla newsletter, Customer Acquisition Cost. 3)Activation; è la fase in cui non solo abbiamo svolto un’azione nei confronti del brand ma attiviamo una serie di comportamenti che ci rende fruitori del possibile servizio, per esempio inserire il prodotto/servizio nel carrello, oppure utilizzare l’app, o leggere i contenuti del blog. In questo caso parliamo di prospect. Siamo nella parte media del funnel (MOFU, Middle of Funnel). I Kpi da monitorare sono: Carrello, prodotti aggiunti al carrello, utilizzo App, lettura dei contenuti del blog oppure utilizzo versione free di un servizio. 4)Retention, è la fase di utilizzo (o riutilizzo) abituale del prodotto/servizio. Ovviamente activation e retention in alcuni casi, dipende dalla merceologia del prodotto/servizio oppure dal tipo di viaggio del consumatore, possono combaciare. Se sono alla ricerca di un prodotto specifico, e che conosco, non avrò bisogno di utilizzarlo molto, se soddisfa i miei bisogni l’acquisto. In questo caso parliamo di prospect caldi. I principali Kpi andranno a misurare per esempio quante volte lo stesso utente ha effettuato l’accesso alla dashboard online ed utilizzato determinate feature nell’arco degli ultimi 30 giorni. Sono: 1) Tasso di abbandono, 2) Utilizzo dell’App durante il mese, 3) Daily Active Users (DAU) e Monthly Active Users (MAU): utenti attivi giornalmente e mensilmente.5)Revenue, è la fase in cui finalmente il prospect diventa cliente completando l’acquisto. È fondamentale che gli steps precedenti siano stati strutturati bene, e che questa parte risulti fruibile, di facile comprensione e con tutte le possibilità di accettazione di pagamento. In questo caso parliamo di clienti. I principali Kpi sono: 1) Costo per Acquisizione (CPA), 2) LifeTime Value (LTV), cioè i profitti prevedibili su un determinato cliente, 3) Average Revenue per User (ARPU) o ricavi medi per utente. 6)Referral, è la fase che riattiva, ciclicamente, il funnel, in cui l’utente parla bene, o consiglia, il nostro brand, o prodotto/servizio, ad altri utenti, in modo da riattivare il funnel dall’alto. Si spinge in questa fase con promo code, call to action come “invita un amico”, link di affiliazione e incentivi, premi, in caso di segnalazione. In questo caso parliamo di fan, o ambassador. I Kpi più utilizzati sono: 1) Net promoted score, l’indice che indica quanto le persone sono propense a parlare del brand ad altri, 2) Condivisioni sui social network, 3) tracciabilità dei codici sconto. Siamo, con la revenue, nella parte bassa del funnel chiamata BOFU(Bottom of Funnel).Un buon media planner deve tener presente di ogni fase, non considerando per forza l’ordine presentato, ma alcune fasi possono essere anticipate o posticipate. L’importante è che tutte le fasi siano gestite per rispettare gli obiettivi e che permettano di misurare i risultati per poter sperimentare in divenire.I Kpi si possono catalogare in Metriche di esposizione e metriche di efficienza.Le metriche di esposizione come il Gross Rating Point (GRP), cioè l’unità di misura che calcola la pressione di una determinata campagna pubblicitaria su un target di persone sui mass media (digitali e tradizionali) e il costo GRP, si utilizzano per comprendere l’impatto della pubblicità.Mentre le metriche di efficienza come click-through rate, Covertion rate, Acquisition Cost e Roi sono utilizzate per verificare l’efficienza, e quindi i risultati, e i costi, delle campagne pubblicitarie.Il Gross Rating Point (GRP) viene calcolato con la Reach % della campagna x frequenza media di esposizione. Per fare un esempio se sviluppo una campagna che genera 20.000 visite su un’audience di 40.000 utenti, avrò una copertura del 50%.Il Click Through Rate è calcolato con il numero di click rapportato al numero di impression moltiplicato per 100. Il Convertion Rate (CR) è calcolato con il rapporto tra numero di transazioni effettuate sul totale delle visite, moltiplicato per 100.Il Roi, quindi il ritorno dell’investimento, è calcolato dai ricavi totali meno i costi totali della pubblicità diviso i costi totali della pubblicità per 100.Il media planner dovrà tener presente di tutti i diversi staps del funnel nel programmare una campagna che possa convertire, permettendogli di pianificare i formati pubblicitari più adeguati.Quindi nel caso di awareness il piano media è orientato a costruire notorietà del marchio o del prodotto con obiettivi di copertura, partecipazione e condivisione. I kpi sono i GRP, la frequenza a target, frequenza media di visualizzazione e copertura. I formati saranno Video, display advertising, banner, campagne di notorietà, pubblicità tradizionale. Oppure nel caso della fase di Revenue, dove l’obiettivo è facilitare, e migliorare, la fase di acquisto, i kpi da utilizzare saranno il Convertion Rate e il Roi.Una buona programmazione, prendendo in considerazione tutti gli aspetti sopradescritti, risulta fondamentale per la riuscita strategica di una campagna pubblicitaria.

Fratelli di Crozza
Crozza Locatelli: "Volendo si può scotomizzare"

Fratelli di Crozza

Play Episode Listen Later May 25, 2020 5:29


Maurizio Crozza nei panni di Franco Locatelli durante una puntata di Fratelli di Crozza.Guarda Fratelli di Crozza senza pubblicità qui https://it.dplay.com/passa-a-plus/?utm_source=podcast&utm_medium=crozza Support the show.

Digital Trasformation
Le metriche necessarie per tracciare i video

Digital Trasformation

Play Episode Listen Later May 19, 2020 4:27


Web analytics è la raccolta, misurazione, reportistica, analisi e sintetizzazione dei dati raccolti dal web per comprendere l’impatto che hanno i nostri contenuti e migliorare, o sviluppare, strategie correlate con l’obiettivo l’ottimizzazione delle performace.Nel tempo questo processo ha cambiato denominazione diventando Digital Analytics in quanto l’avvento dei Social network e del mobile hanno prodotto molti più dati collegati esternamente al proprio sito e quindi soggetti non più solo ad analytics di prima parte, quindi dati prodotti da strumenti proprietari, ma si sono implementati con quelli di terze parti, quindi generati, prodotti ed offerti da soggetti non di proprietà.La rete permette di divulgare, e quindi condividere, contenuti di varia natura e forma: video, testi, immagini e audio.Questi contenuti possono essere proposti agli utenti in diverse modalità; separatamente o nello stesso contesto, in differita o in tempo reale, su diversi device, sui social network o sul proprio sito.L’obiettivo principale è valutare il ROI, quindi il ritorno all’investimento, basandoci sull’audience, la sua dimensione e il coinvolgimento, quindi il gradimento, da parte del pubblico in merito ai contenuti proposti.Con l’avvento di canali esterni, non più solo sui siti di proprietà, il contenuto diventa non più totalmente controllabile, in quanto intervengono valori come l’interattività, quindi la possibilità di condividere, commentare, rigenerare, e la viralità che non permette di raccogliere tutti i dati facilmente ma sono tutti misurabili con gli strumenti giusti.La scorsa settimana ho affrontato il social tracking, con strumenti utili a verificare tutti i dati che si possono raccogliere dai social.Volendo valutare per esempio le metriche di un video, video tracking, bisogna differenziarli in:1)Metriche quantitative; come per esempio le views, o impressions, i visitatori unici, quindi che hanno interagito con il video per un minimo di tempo determinato come avvii, oppure visualizzazione completa e le condivisioni.2)Metriche qualitative; come il tempo medio di visualizzazione, i punti di abbandono e addirittura le porzioni di video più viste.3)Performance; come il click -through, dato dagli avvii/impressioni, o l’engagement, dato dalle visualizzazioni complete/avvii.Ovviamente un basso engagement, quindi poche visualizzazioni complete rispetto agli avvii, vuol dire che non stiamo creando contenuti che riescono a coinvolgere.Quando vado a misurare i dati raccolti da un video caricato sul mio sito web devo collegare il video agli strumenti di web analytics, come Google Analytics, che traccerà qualsiasi azione svolta dagli utenti sul contenuto.I video si possono caricare direttamente sul sito con un codice di Java Script, ma non è la scelta migliore perché appesantisce il sito rallentandolo, e caricandoli su YouTube e inserendo il link sul sito. In entrambi i casi e possibile collegarli al Web analytics che traccerà tutte le metriche di cui necessitiamo.Se invece distribuisco contenuti video direttamente su YouTube o Vimeo perdo totalmente il controllo in quanto possono essere ri-condivisi, commentati o utilizzati infinitamente e le metriche saranno solo quelle offerte di terze parti dalla piattaforma.In questo caso però è possibile avere accesso a tutte le informazioni della piattaforma, da quelle demografiche, comprensive di età, luogo, sesso, che non sono facilmente rilevabili sul sito di proprietà, perché rappresentano una frizione elevata e bisogna offrire qualcosa in cambio agli utenti, a quelle dei tempi di visualizzazione e i commenti, i like e le condivisioni.Ovviamente se decido di preparare un video professionale da utilizzare diversamente con le piattaforme di video sharing posso testare il video, verificarne il coinvolgimento, il tipo di audience e tutti i dati precedentemente descritti.

Digital Trasformation
Definire il viaggio della digitalizzazione in 4 passaggi

Digital Trasformation

Play Episode Listen Later May 14, 2020 5:35


Il Digital Trasformation Jounrey è quel viaggio, percorso, che oramai ogni azienda deve svolgere per traghettare la propria realtà nell’era della digitalizzazione.Non è istantaneo, ma si sviluppa nel tempo, e in primis richiede un cambiamento di “mentalità” non più ancorato a valori tradizionali.Volendo citare una nota rappresentazione metaforica (modello CAR) è da intendersi come un viaggio in auto dove la meta è il nostro obiettivo/destinazione; dove sto andando? Come sta cambiando il digitale il mio settore? Come sta cambiando il modo di relazionarsi al mio target consumer? Quali cambiamenti apportare al mio modello di business? Come si evolverà il rapporto con i fornitori? L’auto è rappresentata dai passaggi da attuare; quali tecnologie adottare? Quali processi devo modificare e migliorare? Quali modifiche nella mia organizzazione? E il guidatore è rappresentato dalle persone con cui farò il viaggio verso la trasformazione; di quali competenze necessito? Come coinvolgerò tutte le risorse aziendali? Come impatterà sul modo di lavorare? Ed in ultimo lo specchietto retrovisore, che rappresenta la nostra storia, che non va eliminata in quanto rappresentativa di noi stessi, ma va considerata come punto di partenza su cui costruire; cosa devo migliorare? Cosa devo tenermi? Come sono arrivato a questo punto?L’implementazione del Digital Trasformation Journey prevede:1) una prima fase di preparazione al cambiamento, in cui bisogna supportare tutto il team aziendale, dai vertici alla periferia, chiarendo i passaggi, condividendo la vision e comunicando lo scopo.2)Successivamente bisogna creare gruppi agili che inizino a sperimentare nuovi processi e nuove strutture, permettendo di agire all’interno di framework protetti, anche sbagliando, ma comunque sempre in divenire.3)Dopo i primi esperimenti bisogna iniziare a scalare i risultati prodotti all’interno dell’organizzazione, contaminando tutta la struttura, prima con i più predisposti al cambiamento e con maggiori capacità di adattamento successivamente, supportando, il passaggio a tutta la realtà aziendale.4)Ripartire con il processo per un continuo miglioramento, adattabile ai cambiamenti repentini di mercato.Per poter sviluppare un buon viaggio digitale e supportare l’azienda verso nuovi orizzonti è necessario ragionare in termini di strutture agili, con team multidisciplinari, che partano dalle priorità, che si basino sulla verifica rapida e continuativa, che siano in grado di contaminarsi, e siano open, inteso come apertura alla condivisione e a ricevere anche dall’esterno, che siano in grado di sperimentare, anche sbagliando ma migliorandosi, che siano portati alla scalabilità e quindi che siano in grado di trascinare ed infine che agiscano (delivery), che lo facciano senza porsi troppi limiti strategici ma che producano un “valore minino percepito” su cui lavorare in divenire.Personalmente quando devo creare un team agile per poter definire il percorso digitale all’interno di una realtà aziendale le prime settimane le passo ad ascoltare, quindi con strumenti di assessment come interviste, personali e di gruppo, tools per stabilire le skills e i knowledge presenti in azienda, e successivamente passo a definire il team di minimo 4 ad un massimo di 9 persone, tra quelli più motivati, con maggiore propensione alle novità, più predisposti al cambiamento e con competenze e capacità multidisciplinari ma definite.Un team agile deve avere diverse competenze tra cui di design, di copywriter, di progettazione, di comunicazione social, di analisi dei dati e magari con conoscenze umanistiche.Stabilito il team di lavoro andiamo a definire la road map, fatta di sprint definiti, di tasks, in base alle skills, e di impegni e responsabilità da far propri.Definiamo l’obiettivo/problema/opportunità e, grazie a tools specifici, iniziamo a mettere a terra dati da valutare per circoscrivere il framework.Definito l’obiettivo stiliamo una lista, chiamata backlog, in cui inseriamo le attività da prioritizzare e sviluppare. Successivamente svolgiamo attività di ideazione libera, grazie a sedute di brainstroming, in cui guido come facilitare il gruppo cercando, senza censure, di generare almeno 10 idee da ogni individuo.Fortunatamente molto spesso è possibile superare il limite arrivando a produrre anche 200/300 idee di soluzione.Andremo prioritizzare le idee raccolte, io utilizzo il metodo ICE (acronimo di Impatto/confidenza/facilità di implementazione) e il punteggio medio più alto è la prima idea da sperimentare.Si producono prototipi da testare in framework sicuri, in modo da non produrre danni, e se arrivano buoni risultati iniziamo a scalare il processo su tutta la filiera fino all’implementazione totale.Successivamente ci incontriamo per i feedback e analisi di dati ex post e ripartiamo con migliorie o nuovi problemi/opportunità da sviluppare.

La Borsa...in poche parole - Show
Episodio 377 La Borsa in poche parole - Surf con tavole di burro

La Borsa...in poche parole - Show

Play Episode Listen Later May 6, 2020 6:40


Volendo cavalcare le onde dei mercati, soprattutto in questo periodo, si rischia di finire come dei surfer con tavole di burro

C'è bisogno di una azione futile e stupida.
Come monetizzare il proprio podcast

C'è bisogno di una azione futile e stupida.

Play Episode Listen Later May 1, 2020 14:51


Nota Bene: Titolo Bait per Riflettere sul Concetto di Valore. Ma anche note sul mercato editoriale, su come ripensare al proprio business e alla comunicazione e marketing guardando al valore generato per il pubblico. Volendo sintetizzare: serve tanta empatia, per capire cosa cerca e come si sente il nostro pubblico. Ai soldi, pensate dopo: 'member Facebook? --- Send in a voice message: https://anchor.fm/michele-travagli/message

Chiesa Cristiana Evangelica  della Vera Vite
Essere sale per Cristo | 26 Aprile 2020 |

Chiesa Cristiana Evangelica della Vera Vite

Play Episode Listen Later Apr 26, 2020


Come posso testimoniare Cristo anche attraverso una chat o un post sul web? Posso, se applico le regole che Dio mi ha dato per parlare al mio prossimo. --- CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO Tempo di lettura: 10 minuti  Tempo di ascolto audio/visione video: 30 min. In questo periodo di forzato contenimento abbiamo tanto tempo da “ammazzare a casa”. Oltre ai vari “lavoretti” su serrande e infissi, oltre alle varie “sedute” sul divano per guardare l'ennesimo film o l'ennesima serie tv, la nostra attività principale è quella di stare sui “social”: FaceBook, Instagram, WhatsApp, e altro. E ci stiamo in due maniere differenti: o come “uditori”, ovvero “ascoltiamo”, leggiamo tutto quello che viene pubblicato. Oppure come “insegnanti” ovvero “parliamo” diciamo la nostra, ribattiamo o assecondiamo i vari post che leggiamo. Volendo sintetizzare all'estremo le opinioni, sui social ci sono due partiti contrapposti: quelli del “tutti a casa e si riparte prima” e quelli del “tutti fuori perché bisogna ripartire subito”. Quelli del “è tutto vero e bene fanno i governi” e quelli del “è tutto falso e siamo vittime di un complotto”. In questo breve messaggio non è assolutamente mia intenzione schierarmi dall'una o dall'altra parte; quello che mi interessa è, esclusivamente, concentrarmi su “come siamo noi” sia come uditori che come insegnanti, a cosa diamo più retta o cosa vogliamo affermare di più. In sintesi, come ci stiamo comportando sui social? Quale messaggio stiamo ascoltando oppure quale messaggio stiamo insegnando? Questo riguarda tutti; il mondo che troveremo dopo la bufera Covid-19 sarà di sicuro un mondo diverso e la necessità di ripartire si scontrerà con queste due differenti visioni “era tutto vero” e “era tutta una balla”. Sarà indispensabile trovare un punto di equilibrio per poter ricominciare al più presto. Ma soprattutto riguarda i credenti; vorrei leggere assieme a voi dal vangelo di Matteo: “13 Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini.14 Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può essere nascosta,15 e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa.16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.” (Matteo 5:13-16) Come credenti, siamo coloro che da Gesù sono chiamati ad essere “sale della terra” e “luce del mondo”  ad essere sia “alimento”, qualcosa di materiale che si aggiunge al cibo di chi ci sta attorno sia “radiazione luminosa” qualcosa di immateriale che trasforma la realtà della vita  di chi quelli con cui viviamo assieme. Oggi vedremo come essere “sale”. Paolo ci dice: “ma esaminate ogni cosa e ritenete il bene” (1 Tessalonicesi 5:21) Anche da casa Gesù ti chiama ad essere “sale”. Cosa fa il sale? La giusta quantità di sale esalta il sapore degli altri ingredienti fornisce sali minerali all'organismo. Il sale è un conservante naturale, impedisce a cose buone e preziose come i cibi di andare a male ed essere gettati via. Il problema è che sui social ma anche nel mondo reale, le persone vogliono essere si “sale”, ma in una quantità tale  che copra tutti gli altri sapori attorno; tu mangi la loro pietanza, e avrai arsura per tutta la giornata, la tua pressione arteriosa schizzerà alle stelle. Come credenti “uditori” non vogliamo provare arsura mortale per quello che leggiamo e ascoltiamo. Come credenti “insegnanti” vogliamo esaltare il sapore  della vita del nostro prossimo... Ma come faccio a salare  la terra  se sono chiuso in casa? Qui di seguito ci sono alcuni “accorgimenti” che ti possono aiutare sia quando ascolti altri (sui social ma non solo) sia quando rispondi agli altri (sui social ma non solo) Come posso esser “sale” per Cristo? 1. Parla con “grazia” agli altri “Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale, per sapere come dovete rispondere a ciascuno.” (Colossesi 4:6) Anche se io posso sembrare calmo e rilassato a molti, chi mi conosce davvero sa che questo è uno degli aspetti con cui lotto come credente da sempre. Col tempo ho imparato  a vincere molte battaglie... ma la guerra continua. Ed è una cosa che, purtroppo, è comune a molti di noi,  sia credenti sia non. Non “parliamo CON gli altri”  ma parliamo AGLI altri, (e, parlando di social, scriviamo AGLI alti). Noi spesso URLIAMO le nostre opinioni, le nostre verità, e non ci interessa neppure  di ascoltare l'altro. Paolo scrive “il vostro parlare sia sempre con grazia: “con grazia” in greco è  ἐν χάριτι- “en chariti”: “en” significa “dentro, all'interno”  e “chariti” viene da  χάρις – "charis” = “gioia” il cui significato è  “essere gioioso e accogliente”. Per cui Paolo ci chiede di parlare agli altri  (e anche di scrivere agli altri) “all'interno di un atteggiamento gioioso e accogliente”. Ma non si tratta solo di parlare, ma anche di ascoltare all'interno di un atteggiamento gioioso e accogliente”. Infatti Paolo nel versetto  ci dice che parlare con rispetto serve a sapere come dovete rispondere a ciascuno. Per essere sale della terra anche se non sei d'accordo con l'altro, devi “accogliere” le sue opinioni, fargliele esprimere, non esserne arrabbiato,  ma gioioso. Una delle persone più sagge mai vissute al mondo è stato il Re Salomone: all'epoca c'erano persone che attraversavano i deserti pur di andare a conoscerlo e proporgli delle situazioni  e ascoltare i suoi giudizi,  compresa la regina di Seba (l'attuale Etiopia). Sapete perché Salomone era saggio? Perché ascoltava prima di esprimere giudizi. Ed era un dono che non gli era venuto così per caso, ma era un dono che lui aveva espressamente chiesto a Dio: “Dà dunque al tuo servo un cuore intelligente perché io possa amministrare la giustizia per il tuo popolo e discernere il bene dal male.” (1 Re 3:9 a) Tutte le versioni italiane dicono che Salomone aveva chiesto un “cuore intelligente”, o “docile”: in realtà Salomone aveva chiesto a Dio " שֹׁמֵ֙עַ֙ לֵ֤ב “ - “šō·mê·a‘ lêḇ”; lêḇ =  cuore +  šō·mê·a = che ascolti con intelligenza. Ricordo sempre che per gli ebrei  la sede del ragionamento era il cuore mentre le emozioni erano nelle viscere. Per Salomone era importante  non avere una mente intelligente, qualcosa di cui vantarsi con gli altri ma avere una mente che ascoltasse con intelligenza per capire gli altri. La stessa parola italiana “intelligenza” viene dal latino “intelligere” ed è la contrazione, l'unione  del verbo “legĕre” = "leggere" + l'avverbio “intŭs”,  perciò “leggere dentro”. Se vuoi essere “sale della terra”, se vuoi che ciò che dici, o che scrivi agli altri esalti il sapore delle loro vite e non lo copra, devi ascoltare  e “leggere dentro” l'altro. Secondo modo per essere “sale di Cristo 2. Decidi che parole piantare Salomone afferma in Proverbi: “Morte e vita sono in potere della lingua; chi l’ama ne mangerà i frutti.” (Proverbi 18:21) Salomone è stato saggio... ma non per tutta la sua vita. Ha cominciato bene, Dio lo ha premiato  dandogli addirittura l'onore di costruire il suo Tempio. Ma poi la sua vita ha preso una curva sbagliata, sposando donne che lo hanno portato lontano da Dio... sino “quasi” alla fine,  quando da vecchio si è trovato da solo a riflettere nel libro di Ecclesiaste sulla sua lunga vita di successi e di sconfitte, e a capire che il tutto per l'uomo è temere Dio e obbedire ai suoi comandamenti. In questo proverbio Salomone non esprime giudizi: afferma semplicemente una verità. Sei tu che decidi  l'albero da piantare con le tue parole: se pianti parole  di morte,  a stagione avrai frutti di morte. Se pianti parole di vita, a stagione avrai frutti di vita. Pietro sapeva quali parole piantare: “Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna!” (Giovanni 6:68) Se vuoi essere “sale della terra”, se vuoi che ciò che dici, o che scrivi agli altri fornisca sali minerali per migliorare le loro vite e non lo copra, devi piantare  parole di vita eterna nell'altro. Terzo modo per essere “sale di Cristo 3.  Limita le la quantità delle tue parole Salomone aggiunge: “Nelle molte parole non manca la colpa, ma chi frena le sue labbra è saggio.” (Proverbi 10:19 ND) Una delle caratteristiche principali dei cosiddetti “leoni da tastiera” sono la “quantità di parole che usano e la rapidità di frequenza nella risposta. Ogni cosa pur di prevalere sull'altro a livello dialettico. Quale è il consiglio di Salomone, allora? Nel proverbio ce ne sono due. Il primo riguarda la quantità di parole da usare: Salomone non dice di NON parlare, ma, semplicemente di usare POCHE parole. Cosa significa questo? Ve lo dico citando un “aforisma”, (ovvero una “frase di una persona famosa” singolare per la sua intelligenza o per la sua comicità):  Questa è del matematico e filosofo francese Blaise Pascal: “Mi scuso per la lunghezza della mia lettera, ma non ho avuto il tempo di scriverne una più breve”. Può sembrare un controsenso, ma Pascal stava affermando  una cosa assolutamente vera: per scrivere cose brevi  ci serve più tempo. Ci serve più tempo perché  devi scegliere bene le parole, utilizzare bene gli esempi, pensare a quello che vuoi che capisca l'altro,  e senza che i concetti importanti  affoghino in un oceano di parole intorno. E questo richiede tempo Io sono una persona notoriamente “prolissa”; se non mi tengo a freno  posso farti realmente “affogare” in un mare di parole e di ripetizioni. Ho dovuto imparare a sintetizzare scrivendo i miei messaggi, facendoli diventare da 12 pagine a meno di 5! Sapete quando ho cominciato a  a sentire il bisogno di “sintetizzare” quello che scrivevo? Quando è nato Twitter. Il “primo” Twitter accettava solo 140  caratteri  (adesso è raddoppiato a 280) compresi spazi, accenti, apostrofi e punteggiatura. Per gli italiani e per me  una vera “tortura”! Ma mi ha insegnato a cercare le parole giuste, quelle che colpiscono l'altro, che lo fanno riflettere. Salomone suggeriva ai credenti ben prima di Twitter di usare meno caratteri possibili,  e di pensare bene a quelli importanti. Se il primo consiglio riguardava  la quantità di parole da usare: il secondo riguarda la rapidità nel rispondere. Salomone non dice di NON rispondere, ma, semplicemente, dice di PRENDERE TEMPO. Se Salomone fosse vissuto ai giorni nostri, avrebbe detto “ma chi si frena dal premere ''ENTER' - invia' è saggio". Mio padre era un politico di professione, e di certo non aveva un carattere “morbido” e di certo non conosceva i proverbi di Salomone, ma possedeva una saggezza popolare che molti gli invidiavano. Ricordo sempre il suo consiglio su cosa scrivere  quando eri arrabbiato. Il consiglio era questo: “Quando hai un contenzioso con qualcuno, scrivigli una lettera, e mettici dentro tutte le cose che non ti stanno bene nella maniera più forte possibile; poi prendi la lettera, mettila in un cassetto, e lasciala lì per un paio di giorni. Dopo questo tempo, riapri il cassetto, rileggi la lettera e togli tutte le frasi che adesso pensi siano troppo forti, e scrivila di nuovo. Rimettila nello stesso cassetto per altri due o tre giorni e lascialo “marinare”. Passati questi, riapri il cassetto e fai con seconda lettera la stessa cosa che hai fatto con la prima... e rimettila nel cassetto per altrettanto Se continui cosi per un per tutta la settimana , è probabile che non spedirai per niente la lettera; o se la spedirai sarà qualcosa che l'altro sarà in grado di accettare meglio, e forse capire le tue ragioni.” Salomone non dice che non devi parlare, ma che dei “frenare” le parole, non devi farle uscire di corsa, non devi affrettarti a premere ENTER – o “invia” prima che lo faccia l'altro. Se vuoi essere “sale della terra”, se vuoi essere il “conservante naturale” impedisce a cose buone e preziose  come la vita del prossimo con cui parli di andare a male ed essere gettata via, devi scegliere cosa dire e non avere fretta di dire. Conclusione Steve Jobs diceva che: “La creatività è semplicemente connettere le cose.” Molti in questo confinamento  cercano di essere “creativi” sul web. Tu come credente sei chiamato, sei chiamata a “connetterti alla Parola di Dio” per essere sale della terra. Preghiamo. --- VIDEO DEL MESSAGGIO A BREVE (Visita il nostro sito per ascoltare la registrazione audio del messaggio, per scaricare gli appunti e per vedere le diapositive del messaggio)

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia II Dom. di Pasqua - A (Gv 20,19-31)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Apr 14, 2020 7:19


TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5981OMELIA II DOM. DI PASQUA ANNO A - (GV 20,19-31)La seconda domenica di Pasqua è la cosiddetta "Domenica della Divina Misericordia". È chiamata così in seguito alle richieste che Gesù rivolse a santa Faustina, di celebrare la domenica successiva a quella di Pasqua in onore dell'infinita misericordia con cui Egli ci ha amati e redenti.Il Vangelo di oggi si armonizza molto bene con il tema della Misericordia. Il brano dell'evangelista Giovanni riporta infatti l'apparizione di Gesù agli Apostoli avvenuta «la sera di quel giorno» (Gv 20,19), il giorno della Risurrezione. In quella apparizione Gesù istituì il sacramento della Riconciliazione.Gesù mostra agli Apostoli le piaghe alle mani e al costato. Questo particolare è molto importante per dimostrare la verità della Risurrezione. È proprio Lui che appare loro; Lui che è morto in croce. I segni della Passione ora risplendono come emblemi di gloria e come simboli di vittoria.Apparendo agli Apostoli, Gesù affida a loro la stessa missione che Egli ha ricevuto dal Padre: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21). La missione è quella di portare la salvezza fino agli estremi confini della terra. Gli Apostoli devono predicare il Vangelo ed essere ministri del perdono di Dio. Per questo motivo, Gesù, dopo aver alitato su di loro, disse: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20,22-23). Con queste parole, Gesù ha dato alla Chiesa il potere di rimettere i peccati.A Santa Faustina, Gesù fece una meravigliosa promessa. Egli volle che in questa domenica si parlasse della Divina Misericordia e disse: «Chi si accosterà alla sorgente della vita - ovvero alla Confessione e alla Comunione - questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene». Poi continuò dicendo: «L'umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla Mia Misericordia. Oh quanto mi ferisce la diffidenza di un'anima! Tale anima riconosce che sono santo e giusto, e non crede che Io sono misericordioso, non ha fiducia nella Mia bontà».In questa domenica siamo chiamati anche noi a glorificare l'infinita Misericordia di Dio. Accostiamoci con fiducia al Sacramento del suo perdono, fondando il nostro proposito di non peccare più non sulle nostre forze, che sono molto piccole, ma sul suo santo aiuto, come recitiamo nell'"Atto di dolore".Per fare una buona Confessione c'è bisogno di cinque cose: un buon esame di coscienza dall'ultima Confessione ben fatta; un'accusa sincera dei peccati, senza tacere volutamente nulla; un vivo dolore per le colpe commesse; un fermo proposito di non commetterle più; l'adempimento della penitenza imposta dal sacerdote. Chiediamo la grazia di pentirci con tutto il nostro cuore e di confessarci sempre bene. È questa la grazia più grande che è come la base per un cammino spirituale che ci porterà molto in alto.Nella vita della beata Angela da Foligno si racconta un particolare molto importante. La Beata, quando era giovane, ebbe la sventura di confessarsi male per diversi anni, tacendo volutamente per vergogna alcuni peccati. A distanza di tempo, ella trovò la forza di "vuotare il sacco" e di dire tutto al sacerdote. Fu quello il tempo di un "nuovo inizio" che la portò ai vertici dell'esperienza mistica. Tutto iniziò con una Confessione ben fatta. Glorifichiamo anche noi l'infinita Misericordia di Dio confessandoci sempre bene e sinceramente.Nel Vangelo di oggi c'è un altro particolare che è di grande insegnamento. Tommaso, uno dei Dodici, «non era con loro quando venne Gesù» (Gv 20,24). Egli non volle credere alla testimonianza degli altri Apostoli riguardo alla Risurrezione del Signore, e disse: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo» (Gv 20,25). Otto giorni dopo, Gesù apparve di nuovo, e c'era anche Tommaso. Gesù entrò a porte chiuse e disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo ma credente!» (Gv 20,27). A quella vista, Tommaso fece uno stupendo atto di fede: vide l'umanità gloriosa di Cristo Risorto e credette nella sua divinità, esclamando: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20,28).Un atto di fede simile lo facciamo anche noi ogni volta che partecipiamo all'Eucaristia. Ogni volta che vediamo l'Ostia consacrata, noi non vediamo l'umanità di Gesù e neppure la sua divinità, eppure noi riconosciamo in quell'Ostia Gesù, vero Dio e vero uomo. Quando, durante la Messa, il sacerdote eleva l'Ostia Santa, e quando preghiamo davanti al Tabernacolo, è una cosa molto bella ripetere l'atto di fede di Tommaso: «Mio Signore e mio Dio». Ripetiamolo spesso e crediamo senza esitare che quello che vediamo non è pane e vino, ma è Gesù vivo e vero.A san Tommaso Apostolo ravveduto, Gesù poi disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20,29). Tommaso vide l'umanità di Gesù e credette alla sua divinità; noi non vediamo nulla e, perciò, siamo beati, come ha affermato il Signore.Volendo ora sintetizzare il contenuto del Vangelo di oggi, possiamo adoperare due parole: Confessione e Comunione. Esse costituiscono la "fonte della vita" di cui parlava Gesù a santa Faustina. Accostiamoci con fiducia a questa fonte per attingervi la vita in abbondanza. La Madonna, Madre dell'Eucaristia, ci ispiri sempre una grande fiducia nell'infinita Misericordia di Dio.

Le VOCI di radioromalibera.org | RRL
392 - Marco Tosatti - Pell: la Corte rinvia la decisione, ma forse è una buona notizia

Le VOCI di radioromalibera.org | RRL

Play Episode Listen Later Mar 18, 2020 4:57


La scorsa settimana l'Alta Corte di giustizia australiana ha esaminato il ricorso del cardinale George Pell, e si è riservata di dare una risposta, in una data che non è stata fissata. Volendo essere moderatamente ottimisti, si può dire che questo rinvio potrebbe essere un segnale a favore di Pell.

Pensieri e Voce
25 - Pell: la Corte rinvia la decisione, ma forse è una buona notizia

Pensieri e Voce

Play Episode Listen Later Mar 18, 2020 4:57


La scorsa settimana l’Alta Corte di giustizia australiana ha esaminato il ricorso del cardinale George Pell, e si è riservata di dare una risposta, in una data che non è stata fissata. Volendo essere moderatamente ottimisti, si può dire che questo rinvio potrebbe essere un segnale a favore di Pell.

Digital Trasformation
Benefici della multicanalità

Digital Trasformation

Play Episode Listen Later Jan 29, 2020 3:56


Fino ad oggi le imprese hanno operato sul mercato con uno o più canali di vendita spesso con forte spinta commerciale e in concorrenza tra loro.Il processo di comunicazione, vendita e servizio si concentrava nel singolo punto fisico dove veniva svolta anche la fase di post vendita.Nel tempo si sono implementati molti altri canali sia nella fase di coinvolgimento, di acquisto e assistenza. Le tecnologie hanno creato nuovi canali di comunicazione e interazione che hanno permesso di creare nuovi strumenti di relazione e acquisto.Nasce la multicanalità che ha l’obiettivo di coordinare, integrare e ottimizzare la pluralità ed eterogeneità delle risorse, migliorando la relazione tra brand e consumatore.I principali cambiamenti ottenuti con l’entrata del commercio su internet sono:1)Maggiore “interattività”, cresce l’interazione con gli utenti grazie alla tecnologia. Il consumatore co-partecipa a tutto il processo passando anche dall’ideazione del prodotto.2)Maggiore “profondità delle informazioni”, aumenta la qualità delle informazioni disponibili, creando maggiore trasparenza.3)Maggiore “personalizzazione”, aumenta la possibilità di personalizzare i contenuti, prodotti o servizi.4)È nata la “tecnologia sociale” che grazie alla tecnologia ha abilitato la produzione e distribuzione di contenuti generati dagli utenti.5)È diminuita “l’asimmetria informativa” tra venditori e i consumer6)Sono diminuiti i “costi di ricerca” per trovare nuovi prodotti.7)Sono diminuiti i “costi di transazione” per accedere al mercato ed effettuare la vendita per un’impresa e l’acquisto per i consumatori.8)Sono diminuiti i “costi di merchant” per adattare i prezzi ai diversi target.Inoltre si è attivato un processo di disintermediazione, prima il produttore vendeva al distributore che vendeva al dettagliante che vendeva al consumatore, nel tempo si è passati ad un modello produttore/dettagliante/consumatore e si va sempre più nella direzione dove il produttore vende direttamente al consumatore.I benefici sono abbattimenti di costi di intermediazione lato consumatore e in risparmio spesa per il produttore da investire nella esperienza per il cliente.Volendo annoverare alcuni benefici che si ottengono dalla multicanalità possiamo dire che aumentano i ricavi e i punti di contatto con il mercato, migliora la capacità di risposta ai veloci cambiamenti, si ottiene un maggior vantaggio competitivo rispetto agli operatori multicanali in termini di rapidità di risposta, miglioramento della gestione di prodotti complessi e dei resi e maggiore efficienza organizzativa.Ovviamente ci sono benefici anche per i consumatori che possono rilevare molte più informazioni, possono migliorare la relazione e quindi diventare più fedeli, possono scegliere autonomamente il canale più consono con cui creare contatto.Nel nuovo viaggio dell’acquirente multicanale il processo di acquisto permette di ottenere informazioni utili indipendentemente dai canali utilizzati, i dati riconoscono il cliente, i suoi interessi, le sue interazioni e le sue preferenze generando una personalizzazione e infine permette una maggiore risposta nel post-sale incrementando la positività della customer experience.

Digital Trasformation
Come si comportano le aziende in caso di crisi

Digital Trasformation

Play Episode Listen Later Jan 23, 2020 2:52


Come si comportano le aziende in caso di crisi?Solitamente esistono due protocolli operativi che gestiscono, con obiettivi diversi, le crisi e sono:Il Crisis Management, che gestisce le situazioni di crisi con l’obiettivo di minimizzare le perdite in termini di sicurezza, di vite umane, di ambiente e di risorse, ma anche in termini di reputazione ed infine economiche.Volendo prendere un esempio, in caso di incidente in autostrada l’azienda che gestisce il tratto autostradale con il Crisis Management verifica che tutti stiano bene, gestisce il servizio di soccorso e rimuove i mezzi.Invece il Business Continuity Management ha come obiettivo la continuità operativa durante la crisi, cercando di contenere il disservizio al flusso aziendale.Per riprendere l’esempio precedente, in caso di incidente in autostrada il Business Continuity Management si attiverà per ripristinare il flusso tramite un’altra corsia o ridurrà la careggiata per far defluire il traffico.Con l’avvento della digitalizzazione si è creato un sotto-protocollo al Business Continuity Management che è il Disaster Recovery con cui si intende l’insieme delle tecnologie e misure organizzative con il compito di ripristinare sistemi, dati e infrastrutture necessarie al l’erogazione di servizi strettamente collegate c IT.Esistono tre tipologie di minacce alla continuità operative nel digital, e sono:1)minacce avversarie; intese come minacce derivanti da attacchi avversari, per esempio attacchi alla autenticazione, divulgazione di dati sensibili, Malware, errori di configurazione o abusi.2)minacce accidentali; come il mal funzionamento di un software o hardware, o di tipo comportamentali oppure fallimenti sui processi di configurazione.3)minacce ambientali; che ovviamente riguardano eventi atmosferici o meteorologici, come eventi idrogeologici o geologici, oppure minacce ad eventi strettamente legati alle infrastrutture come blocco di corrente, di comunicazione o servizi nel settore delle telecomunicazioni.I processi correlati ad entrambi i protocolli si basano sul piano operativo, sulla continua formazione per essere preparati in caso di crisi e sulla comunicazione, interna ed esterna, che risulta fondamentale per il Crisis Management; e soprattutto, come nel caso di “Cambridge Analytica”, in alcuni casi bisogna metterci la faccia, ammettere gli errori pubblicamente e ripartire con una serie di azioni atte ad arginare la crisi e il calo di reputazione.

Digital Trasformation
CRM come strumento analitico ed operativo

Digital Trasformation

Play Episode Listen Later Dec 26, 2019 4:41


Per poter generare un CRM personalizzato, one-to-one, tenendo sempre presente l’obiettivo di soddisfazione durevole, bisogna strutturare la strategia in base a 3 step strumentali:1) Segmentazione, bisogna individuare il valore di ogni singolo cliente, in termini di valori oggettivi, esempio il fatturato, in termini di potenzialità di crescita, di quota sui clienti attuali ma anche di bisogni. I dati si utilizzano per valori numerici oggettivi ma anche in termini umani, quindi i bisogni e i problemi.2) Piano di azioni, quindi stabilire su quali processi aziendali agire, quali leve utilizzare e quali azioni proporre, ed infine su quali canali. Ovviamente bisogna associare azioni diverse per clienti diversi, serve un piano personalizzato e dedicato ad ogni singolo cliente, se il mio cliente non è predisposto alla tecnologia non lo inviterò in webinar ma magari lo inviterò in sede o ad un evento.3) Creare il CRM, quindi definire quali strumenti a supporto, come motivare le persone ad usarli, come trattare diversamente clienti diversi con l’obiettivo di incrementare la soddisfazione con esperienze positive.La segmentazione si fa con strumenti di analisi interni ed esterni, con la creazione di una costumer satisfaction model e con la preparazione di un customer profiling che è un sistema informativo in grado di fornire, per ogni singolo cliente, un dettaglio del suo comportamento di acquisto, indicazioni sui suoi bisogni ed una misura del suo valore ad oggi potenziale, il tutto a supporto della loyalty e retention, per individuare opportunità di cross-selling e supportare i processi in fase di sales e customer service.In fase di piani d’azione bisogna individuare dei target, omogenei, grazie alla customer profiling, seguendo indici e indicatori descrittivi, economici, comportamentali e predittivi.Ascoltando il cliente e possibile dedurre indicazioni sui bisogni rilevanti per i singoli segmenti di clientela internamente omogenea, successivamente bisogna definire le leve, per ogni singolo segmento, che porti al livello di soddisfazione richiesto comunicando ai vari reparti, marketing, sales, customer service ecc, che azioni mettere in campo per mantenere il livello di soddisfazione dove presente e migliorare nei processi dove risultiamo mancanti.Volendo sintetizzare con un esempio, se sono un produttore di un bene e ciò che produco lo faccio bene manterrò un piano d’azione che tenderà a confermare quel livello di qualità ma se il customer service non è dello stesso livello e un segmento ci comunica ciò andrò a progettare un piano che migliori la percezione di questo servizio.Avendo determinato le criticità, che saranno le priorità, per quel determinato segmento devo mettere in campo delle azioni che mi permettano di generare valore, quindi soddisfazione, dove necessita, generando delle sessioni di Brainstorming, sessioni creative finalizzate a generate azioni per impattare sui benefici, bisogni di quel determinato segmento.Le azioni del CRM sono da individuare in 2 macrosistemi:1) CRM analitico, che rende disponibili le informazioni sui bisogni e il valore dei clienti e la storia della relazione con l’azienda2) CRM operativo, che supporta i contatti e i momenti di relazione con la clientela, comunicando ai diversi reparti dell’azienda come gestire la relazione al meglio con i singoli clienti…..trattare in maniera diversa clienti diversi.Ma ricordiamoci che solo dipendenti soddisfatti gestiscono clienti soddisfatti, quindi strutturare un CRM personalizzato e non creare un ambiente idoneo per i dipendenti non genererà valore e soddisfazione nei clienti perché i nostri dipendenti non si relazioneranno in maniera soddisfatta.

Catechismo per bambini
59 - Tobia e San Raffaele

Catechismo per bambini

Play Episode Listen Later Nov 27, 2019 9:18


Tobia senior con la moglie Anna e con Il figlio, Tobia il giovane, vive tra i deportati israeliti in Assiria. Si dedica alle opere di misericordia perfino con rischio di perdere la propria vita. Durante la notte infatti seppellisce i morti. Diventato cieco non si lamenta. Soffre allora le conseguenze della povertà. Volendo sollevare la famiglia desidera riscuotere una somma di denaro che aveva dato in prestito a un tale Gabelo a Rages. San Raffaele, con sembianze di giovane si presenta per accompagnare Tobia il giovane nel pericoloso viaggio...

BASTA BUGIE - Omelie
Omelia I domenica di avvento - Anno A (Mt 24,37-44)

BASTA BUGIE - Omelie

Play Episode Listen Later Nov 27, 2019 5:56


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5886OMELIA I DOMENICA DI AVVENTO - ANNO A (Mt 24,37-44)E' iniziato il Tempo dell'Avvento, il tempo che ci prepara alla celebrazione del Natale. L'Avvento deve essere un tempo di silenzio e di attesa, di più intensa preghiera e di più generosa carità fraterna. Le letture di questa prima domenica d'Avvento ci danno delle preziose indicazioni per come trascorrere le quattro settimane che ci separano dal Natale.La prima lettura ci dice: «Venite, camminiamo nella luce del Signore» (Is 2,5). Camminare nella luce del Signore significa uscire dalle tenebre del peccato e mutare completamente corso alla nostra vita. Con la prima domenica d'Avvento inizia un nuovo Anno liturgico e deve anche iniziare una vita nuova per noi: si deve rafforzare l'impegno di camminare sempre nella luce di Dio, rinunciando al peccato e a tutte le opere del maligno.Nella seconda lettura, san Paolo apostolo ci indica chiaramente quello che deve essere il nostro impegno. Egli ci esorta a svegliarci dal nostro torpore e ci dice: «è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti» (Rm 13,11). Ben a ragione, san Paolo ci esorta a svegliarci, per il fatto che siamo addormentati: siamo cristiani ma non viviamo da cristiani. Subito dopo, egli così ci esorta: «La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce» (Rm 13,12). Cosa sono le opere delle tenebre? Sono i peccati, per i quali noi ci allontaniamo sempre di più dalla luce divina.Quante sono le opere delle tenebre ai nostri giorni! Pensiamo all'aborto, al divorzio, alla contraccezione, al disprezzo della vita fin dal suo concepimento, alle tante impurità con cui ci degradiamo sempre più; pensiamo alle violenze, all'odio e alle molte disonestà nell'ambito della vita civile. Davvero, mai come in questo tempo stiamo brancolando nel buio. Enrico Medi, celebre scienziato morto pochi decenni fa, e di cui è in corso la causa di beatificazione, diceva che questa nostra epoca sarà ricordata nella storia come la più barbara che ci sia mai stata.Cosa dobbiamo fare, dunque, per tornare sulla retta via illuminata dalla luce del giorno? Dobbiamo svegliarci, ovvero convertirci, per mezzo di una buona Confessione, domandando sinceramente perdono dei nostri peccati, e, come dice il Vangelo di oggi, dobbiamo poi vigilare, ossia rimanere svegli.Gesù lo dice chiaramente: «Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà» (Mt 24,42). Vegliare significa perseverare nella Grazia di Dio, in modo da essere trovati pronti quando il Signore verrà. Il Signore è venuto una prima volta duemila anni fa; verrà poi alla fine dei tempi nella gloria della sua divinità; ma, tra queste due venute, vi è una terza venuta che avverrà per ciascuno di noi: questa venuta ci sarà al termine della nostra vita. Non sappiamo quando sarà il momento della resa dei conti. Gesù, per questo motivo, ci esorta alla vigilanza e, per farci comprendere meglio questa incertezza, adopera il paragone di un ladro che giunge all'improvviso: «Se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa» (Mt 24,43). Per questo motivo dobbiamo vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo della nostra vita e il primo della nostra conversione.Seguendo l'insegnamento di san Bernardo, si può parlare di un'altra venuta che avviene nel silenzio e nell'ineffabile dolcezza della contemplazione. Si tratta della venuta di cui parla Gesù nel Vangelo: «Se uno mi ama conserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23). Anche noi potremo gustare la dolcezza di questa venuta di Dio nel nostro cuore se riusciremo a dedicare il dovuto tempo alla preghiera, una preghiera fatta con il cuore e con tutta l'attenzione della nostra mente. Il Tempo d'Avvento è il tempo propizio per fare più silenzio e per dedicarci a questa preghiera interiore.Volendo perciò terminare l'omelia con un proposito pratico di miglioramento, vorrei indicare proprio questo: amare e ricercare il silenzio, perché nel silenzio si trova Dio! La Vergine Maria ci aiuti a meditare nel nostro cuore la Parola di Gesù e a sentire, per quanto è possibile, l'ineffabile presenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo che dimorano dentro di noi.

BASTA BUGIE - Santi e beati
San Luigi IX, re di Francia: un modello per politici e capi di stato

BASTA BUGIE - Santi e beati

Play Episode Listen Later Nov 6, 2019 21:25


TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5871SAN LUIGI IX, RE DI FRANCIA: UN MODELLO PER POLITICI E CAPI DI STATO di Corrado GnerreIl Regno di San Luigi IX fu un grande dono di Dio e della Vergine Maria alla Francia, ma anche alla cristianità e al mondo intero.Il cuore di una madre, se risponde alla missione che Dio le affida, riceve tutte le grazie, tutte le delicatezze per deporre nelle anime dei suoi fanciulli le virtù al punto di farne dei Santi. Bianca di Castiglia si mostrò la degna madre d'un figlio quale fu San Luigi IX. Si può ben affermare che senza le ammirabili qualità di energia di cuore e di intelligenza di questa regina, rischiarata da una fede profonda e da una confidenza ammirabile in Maria -il modello di tutte le Madri - il mondo, forse, non avrebbe mai potuto conoscere il tipo ideale di Re e di Governo Cristiano.Volendo dare alla Francia un sovrano degno di questo bel regno, Bianca confidò le sue speranze a Nostra Signora recitando sempre il Rosario con le persone pie della sua Corte. Il 25 aprile del 1215, a Poissy, il suo voto si realizzò.San Luigi comprese la dignità che gli era stata conferita nel Battesimo, al punto che si fece chiamare Luigi di Poissy, dal nome del villaggio dove era stato battezzato e quindi diventato cristiano.L'odio per il peccato caratterizzò l'infanzia di Luigi IX e lo spinse alla vigilanza e alla preghiera, che poi sarà la grande passione della sua vita. Egli, un giorno, sentì sua madre dire queste parole: "Dolce figlio, voi sapete che niente mi è più caro di voi; ma preferisco sapervi morto piuttosto che macchiato di peccato mortale." E' ai piedi degli altari e nella lettura di libri spirituali, che Luigi apprende tanto i suoi doveri di cristiano quanto la sua missione di Re.Attorno a lui i lutti si moltiplicarono al punto che lo avvicinarono al trono: suo fratello primogenito morì nel 1218, suo padre nel 1226, designando nel suo testamento la Regina Bianca come reggente. A quel tempo Luigi aveva 12 anni.RE A 12 ANNILa consacrazione di Luigi ebbe luogo il 29 novembre del 1226.La Regina reggente non aveva solamente inculcato a suo figlio la bellezza della fede cristiana e una grande devozione alla Vergine Immacolata, ma aveva voluto che tutto questo fosse solidamente sostenuto da una conoscenza profonda delle verità eterne. Ella aveva scelto per la sua formazione religiosa e intellettuale i migliori teologi e le più alte personalità in tutti i campi dell'insegnamento.Luigi IX si mostrò degno di una tale madre e di tali maestri. La preghiera era il costante alimento della sua anima anche nelle imprese di guerra. Recitava costantemente le ore canoniche. Nonostante il suo alto rango, era aggregato al Terz'ordine di San Francesco, di cui poi sarebbe diventato patrono del ramo maschile.Per rendere omaggio alla Vergine, ogni sabato radunava i poveri nel suo palazzo, lavava loro i piedi che baciava con rispetto, dopo averli asciugati con le sue stesse mani; li serviva lui stesso a tavola e a loro distribuiva una ricca elemosina. Ogni giorno recitava l'Ufficio della Santa Vergine.In esecuzione di un voto fatto dal Re suo padre, fondò l'abbazia di Royaumont, e volle partecipare manualmente, con il sudore della sua fronte, alla costruzione, servendo i muratori e portando la carriola carica di pietre. Faceva soggiorni frequenti all'Abbazia, conducendo la vita dei monaci. Assisteva al capitolo quotidiano, ma, considerandosi indegno di essere trattato come religioso, si sedeva sulla paglia. Aiutava i muratori, prendeva i suoi pasti nel refettorio, visitava gli ammalati dell'infermeria. Si racconta questo episodio: una domenica, accompagnato dall'Abate, volle far mangiare i lebbrosi, i quali avevano le mani mutilate dal morbo, tanto che non le potevano usare; fu il Re a tagliare la carne e a metterla in bocca con grande precauzione, avendo cura di asciugare il sale che potesse procurare dolore sulle labbra piagate; Luigi si teneva in ginocchio dinanzi ai malati, convinto che quelle carni piagate rappresentassero le piaghe di Gesù, costringeva in tal modo anche l'Abate a fare lo stesso.A 19 ANNI LUIGI SPOSÒ MARGHERITA DI PROVENZALa giovane Regina era degna del suo sposo. Un cronista del tempo la descrive in questo modo: "Non esiste giovane più nobile, più gentile, meglio educata, dotata di rare perfezioni, dalle più amabili virtù, di intelligenza precoce, di spirito molto retto, di giudizio molto sicuro, di generosità reale, di bontà squisita." Margherita ebbe da Luigi undici figli.Modello per gli sposi, Luigi seppe esserlo per i padri: il Re non approfittò per l'educazione dei suoi figli della cura dei loro istitutori, egli stesso si assumeva l'incarico di istruirli e di educarli al disprezzo dei piaceri e della vanità mondane, e a spingerli all'amore di Dio. Dopo compieta, li faceva andare nella sua stanza per ricevere dalla sua bocca le sue lezioni. A riguardo sono conservate alcune istruzioni che egli scrisse per la figlia Isabella, la futura Regina di Navarra: "Cara figlia, obbedite umilmente a vostro marito e a vostro padre e a vostra madre, nelle cose che sono secondo Dio; voi dovete dare a ciascuno ciò che gli appartiene, per l'amore che voi dovete avere ad essi; ed inoltre dovete fare il meglio per amore di Nostro Signore, che così ordinò; contro Dio non dovete obbedire a nessuno. (...). Cara figlia, mettete così grande impegno, da essere così perfetta in tutto il bene, in modo che quelli che vi vedranno e intenderanno parlare di voi possano prendere un buon esempio; e mi è d'avviso che sarebbe bene che non occupaste troppo tempo, né troppo studio a ornarvi e ad adornarvi; e guardatevi bene di non eccedere nei vostri ornamenti."San Luigi IX amministrò la giustizia con meticolosità. Ogni volta che si spostava, lo precedevano un prelato e un signore per raccogliere tutte le lagnanze; e così egli rendeva giustizia agli oppressi e agli infelici.IL RE CROCIATOUn episodio importante della sua vita fu quando fu preso da una dissenteria che lo condusse sull'orlo della morte. Restò privo di sensi per molte ore. I medici cercarono di rianimarlo, ma non vi fu nulla da fare; tant'è che fecero anche la dichiarazione di morte. Improvvisamente si risvegliò e poco dopo si alzò dal letto dichiarando: "Dall'alto del Cielo la luce dell'Oriente si è sparsa su me, e il Signore mi richiamò dai morti. Signore, siate benedetto e ricevete il giuramento che io faccio di me crociato". Il Re poi spiegò che in quei momenti aveva ricevuto in visione l'ordine di andare nella Terra Santa a prelevare lo stendardo cristiano abbattuto dai musulmani.Successivamente il Vescovo di Parigi cercò di distogliere il Re dal suo progetto, ma inutilmente. Luigi IX rispose: Voi dite, mio Vescovo, che io non ero in me quando ho deciso di prendere la Croce. Ebbene, eccola, io ve la ridò". Poi aggiunse: "Miei amici, ora io sono perfettamente in me. Ebbene, io chiedo che mi si renda la mia Croce. Dio, che sa ogni cosa, sa bene che nessun alimento entrerà nella mia bocca fino a quando la Croce non mi sia rimessa." Il Vescovo dovette ovviamente recedere.Completamente guarito, il re Luigi preparò tutto affinché il Regno fosse bene amministrato durante la sua assenza.Il 12 giugno 1248 si consegnò, a piedi nudi, alla Vergine Maria, partecipò alla Messa e ricevette l'Eucaristia. Poi andò a Pontoise, dinanzi all'immagine miracolosa della Madonna, per affidare a Lei le sorti della Francia, dei suoi soldati e della sua stessa persona.Il 25 agosto dello stesso anno s'imbarcò ad Aigues-Mortes. I crociati trascorsero l'inverno nell'isola di Cipro, ma la peste decimò l'armata.Il 25 maggio 1249, Luigi IX dette il segnale di partenza al grido di "Dio lo vuole!". La flotta s'indirizzò verso l'Egitto dove giunse il 4 giugno.Il giorno successivo, dopo essersi confessati, i crociati attaccarono le navi musulmane. I nemici indietreggiarono per l'improvvisa sortita e la città di Damietta fu conquistata.Il 6 giugno, nel primo pomeriggio, Luigi IX, a piedi nudi, entrò nella città deserta, seguito dai suoi soldati, anch'essi a piedi nudi. L'antica chiesa della città, che era stata trasformata in moschea dai musulmani, venne restituita al culto cristiano: s'intonò il Te Deum.Dopo varie manifestazioni di valore - egli era ovunque vi fosse pericolo e sempre al primo posto- Luigi venne catturato insieme ad altri. Nel mezzo delle sofferenze della prigionia, delle epidemie e delle esecuzioni ordinate dal Sultano, richiamava continuamente i suoi soldati alla santa rassegnazione, alla fedeltà e al dovere.Durante la prigionia, l'Emiro ammirò la fierezza di re Luigi e gli chiese di poter essere ordinato cavaliere. Ma Luigi - giustamente - aveva un'idea troppo alta di questa dignità e, non riconoscendo degno colui che non fosse cristiano, gli rispose:" Io non conferirei mai la cavalleria ad un infedele. Diventate cristiano, e io vi farò cavaliere!." Il Musulmano ne rimase meravigliato e non si offese: " Tu sei il Franco più fiero che noi abbiamo mai visto!"A Luigi fu concessa la libertà, ma al prezzo di un riscatto. Attese a San Giovanni d'Acri la liberazione degli ultimi prigionieri e fortificò alcuni posti in possesso ancora sotto il governo dei cristiani; poi, essendo venuto a conoscenza della morte della Regina reggente, dopo aver liberato tutti i prigionieri, decise di ritornare in Francia.Malgrado vinto, la Francia lo vide agire come grande Re. Riordinò il Regno e sottomise tutti i baroni ribelli.RIEMPÌ LA FRANCIA DI CHIESE E DI OSPEDALIIl Re voleva governare solo per lavorare seriamente ai miglioramenti e al benessere della Francia. Egli si fece allora preparare delle liste esatte di tutti i lavoratori i quali erano nel bisogno, degli artigiani senza lavoro, delle vedove e degli orfani senza soccorso, e delle figlie povere che erano da maritare.

BasketBOx
TEODOSIC volendo

BasketBOx

Play Episode Listen Later Nov 2, 2019 149:45


La sensazione di strapotere del giocatore slavo della VIRTUS viene rafforzata dalle" magate " mostrate contro la Leonessa Brescia in campionato e contro la compagine di Monaco guidata da SASA OBRADOVIC in EUROCUP . Giocate vincenti ed una leadership determinante di MILOS TEODOSIC stanno facendo veleggiare le V nere ( o BAVE) sia in campionato che in coppa ma la AX ARMANI EXCHANGE sta incominciando a replicare in maniera convincente recuperando una partita contro la VIRTUS Roma . ottimamente interpretata dai capitolini nei primoi 2 quarti, e battendo in EUROLEAGUE PANA, FENERBACHE e ... BARCELLONA!!Da par suo e senza clamori, la F SCUDATA (i PICCIONI.. ) battono PISTOIA e in campionato si portano al 2° posto insieme a SASSARI, BRINDISI, VARESE, e REGGIO EMILIA .....Puntata "MACIGNO" in cui oltre alle gag trai Piccioni BOB & LOGAN e la Bava Big MO , vi raccontiamo con dovizia di particolari partite e classifiche delle COPPE EUROPEE, della LNP, della NBA e della Coppa e Serie A del Basket FEMMINILE#LINK UTILI#LINK UTILIRisultati ultima giornata LBAhttp://web.legabasket.it/stand/Risultati e classifica ultima giornata LNPhttps://www.legapallacanestro.com/serie-a2Euro Cuphttps://www.eurocupbasketball.com/Lega Basket Femminilehttp://www.legabasketfemminile.it/Competition.aspx?ID=247CINA vs NBAhttps://www.linkiesta.it/it/article/2019/10/10/nba-cina/43879il caso Kanterhttps://sport.sky.it/nba/2019/10/16/nba-kanter-erdogan-battaglia-turchiaRISULTATI E CLASSIFICA EUROLEAGUEhttps://www.euroleague.net/|BasketBOx è un podcast di Lipto.it|

ImpactGirl
Team Building: Come Gestire un Team (anche da Remoto)

ImpactGirl

Play Episode Listen Later Mar 29, 2019 25:10


Quando ho cominciato la mia attività (se mi segui da un po', lo sai bene) lavoravo dal quartier generale di Mindvalley, nel cuore della città di Kuala Lumpur.Dopo alcuni anni però, un grandissimo desiderio di tornare in Europa mi ha spinto ad abbracciare un nuovo modo di gestire il mio team: da remoto.Volendo garantire anche a chi lavorava con me, la stessa flessibilità che stavo cercando per me stessa, siamo presto finiti per coordinarci da 4 diverse time zone.E' stata una vera sfida, non priva di ostacoli e difficoltà. Per fortuna il desiderio di libertà si è rivelato più forte della paura. Ma il desiderio, da solo, sarebbe bastato a poco.Quello che condividerò con te oggi è un approccio particolare che ho elaborato nel tempo (e non certo da sola) per migliorare drasticamente la comunicazione di squadra; qualcosa che puoi applicare anche se lavori dallo stesso ufficio in cui si trovano i tuoi collaboratori.Di seguito i temi che affronteremo oggi in questa puntata di Impact Girl:01:51 - Il cambiamento che mi ha permesso di continuare a far crescere la mia attività mentre gestisco un gruppo da remoto;4:00 - Come ho superato la paura che questo nuovo approccio alla gestione in team potesse fallire;05:30 - Il fattore che ha complicato le cose, e ha generato una sfida dentro la sfida;06:55 - La singola domanda da porti per ottimizzare la comunicazione di squadra (da remoto o da ufficio). Se hai letto il libro Una Sola Cosa di Gary Keller , forse sai già qual è --> http://bit.ly/2TZyeso;11:00 - L'approccio al team building che ha potenziato drasticamente i risultati del nostro lavoro di squadra.  (Il Grafico della Trust Chart che trovi qui: https://biz-academy.it/gestire-un-team-da-remoto/ ti sarà utilissimo in questo senso);20:20 - Come capire rapidamente chi merita una seconda chance, e chi semplicemente non è un fit per il tuo team.Ed ora è arrivato il tuo momento,Sei pronta a trasformare il tuo lavoro in team, applicando la Trust Chart?Se la risposta è affermativa, condividi un bel Sì nello spazio dedicato ai commenti qui: https://biz-academy.it/gestire-un-team-da-remoto/ Non vedo l’ora di leggerti!Ceci xxP.S: Vuoi vedere il video di questa puntata? Vieni a trovarci su https://youtu.be/ceJzaKquKI0P.P.S: Vuoi far crescere il tuo progetto sul Web, senza sacrificare il tuo tempo e la tua libertà?Vieni a trovarmi a Biz-Academy, la nuova Business Academy italiana tutta al femminile! Accedi alla Waiting List da qui per sapere appena riaprono le porte --> https://biz-academy.it/waiting-list/

Tesori d'Europa | RRL
35 - Il monastero di San Jeronimo de Yuste

Tesori d'Europa | RRL

Play Episode Listen Later Feb 16, 2019 5:32


L’imperatore Carlo V d’Asburgo, a 56 anni, la sua salute declinava velocemente. Volendo ormai prepararsi per l’incontro supremo, decise di ritirarsi nel monastero di San Jerónimo de Yuste, dove morì il 21 settembre 1558. Questo evento trasse dall’anonimato questo piccolo e povero cenobio, proiettandolo nella storia.

Quarta Radio
Rimedio: La geografia. Una novella di Luigi Pirandello

Quarta Radio

Play Episode Listen Later Jul 16, 2018 19:46


La bussola, il timone... Eh, sí! Volendo navigare... Dovreste dimostrarmi però che anche sia necessario, voglio dire che conduca a una qualsiasi conclusione, prendere una rotta anziché un'altra, o anziché a questo porto approdare a quello. - Come! - dite, - e gli affari? senza una regola, senza un criterio direttivo? E la famiglia? l'educazione dei figliuoli? la buona reputazione in società? l'obbedienza che si deve alle leggi dello Stato? l'osservanza dei proprii doveri? Con quest'azzurro che si beve liquido, oggi... Per carità! E che non bado forse regolarmente ai miei affari? La mia famiglia... Ma sí, vi prego di credere, mia moglie mi odia. Regolarmente e né piú né meno di quanto vostra moglie odii voi. E anche i miei piccini, ma volete che non li educhi regolarmente, come voi i vostri? Con un profitto, credete, non molto diverso di quello che la vostra saggezza riesce a ottenere. Obbedisco a tutte le leggi dello Stato e scrupolosamente osservo i miei doveri. Soltanto, ecco, io porto - come dire? - una certa elasticità spirituale in tutti questi esercizii; profitto di tutte quelle nozioni scientifiche, positive, apprese nell'infanzia e nell'adolescenza, delle quali voi, che pur le avete apprese come me, dimostrate di non sapere o di non volere profittare. Con molto danno, v'assicuro, della vostra salute. [...]

Libro di Cielo, Volume 33
42. Come Iddio col darci la volontà umana libera si metteva a nostra disposizione, [volendo] sentirsela, adattarsi con lei, come se avesse bisogno della creatura. Condizioni amorose in cui Dio si mise per amore delle creature

Libro di Cielo, Volume 33

Play Episode Listen Later May 26, 2018 10:02


Libro di Cielo, Volume 12
24. Ciò che fece Gesù nel riceversi Sacramentato. Gesù aspetta con ansia i cuori amanti che, ricevendolo Sacramentato, si uniscano con Lui e con Lui si moltiplichino in tutti, desiderando e volendo ciò che Lui vuole. Gesù prende da quest

Libro di Cielo, Volume 12

Play Episode Listen Later Apr 29, 2018 2:40


Luisa Piccarreta, Libro di Cielo, Volume dodicesimo
24. Ciò che fece Gesù nel riceversi Sacramentato. Gesù aspetta con ansia i cuori amanti che, ricevendolo Sacramentato, si uniscano con Lui e con Lui si moltiplichino in tutti, desiderando e volendo ciò che Lui vuole. Gesù prende da

Luisa Piccarreta, Libro di Cielo, Volume dodicesimo

Play Episode Listen Later Apr 29, 2018 2:40


Ruote in Pista TV
RiP 2136 Lamborghini Aventador

Ruote in Pista TV

Play Episode Listen Later May 7, 2011 4:45


Lamborghini Aventador Estrema, senza compromessi e italiana. La nuova Aventador non fa eccezione ai valori cardine del marchio Lamborghini. Incarna il meglio in termini di design, meccanica e tecnologia su quattro ruote ed è figlia della nuova filosofia aziendale che mette l’estetica al primo posto, seguita dall’handling, dall’accelerazione e dalla velocità massima. L’estetica estrema, ispirata ai più moderni caccia bombardieri, è strettamente derivata dalla funzione che ciascuna componente deve svolgere per consentire all’Aventador di esprimere prestazioni fuori dal comune: 0-100 km/h in meno di 3 secondi e 350 km/h di velocità massima. D’altra parte non capita spesso che venga data carta bianca ad un designer, soprattutto quando si tratta di un nuovo modello bandiera per un marchio esclusivo come Lamborghini. E invece, Filippo Perini ha potuto sbizzarrirsi in quello che resterà a lungo un punto di riferimento per il design di vetture supersportive. Linee tese ed acuminate non lasciano dubbi sull’aggressività della nuova Aventador. Per raggiungere i 300 orari partendo da ferma occorrono appena 24,5 secondi: più o meno lo stesso tempo che impiega un iPad per avviarsi. Ma accelerazioni estreme devono accompagnarsi anche a decelerazioni senza compromessi. Perciò Aventador è in grado di fermarsi da 100 km/h in soli 30 metri, ovvero più o meno la lunghezza di un’ala del Boeing 787 Dreamliner. Per fermarla da 200 km/h a zero, basterebbe il ponte dell’Amerigo Vespucci: 128 metri. Questo grazie ad un peso contenuto in 1.575 kg a secco ottenuto con largo impiego di fibra di carbonio, a cominciare dalla monoscocca (pesa il 30% in meno rispetto a quella della Murciélago) che garantisce una rigidità torsionale del 150% superiore ed un’accresciuta sicurezza per i passeggeri. Per ottenere il feeling di guida perfetto, Lamborghini è la prima casa automobilistica ad adottare sospensioni di tipo pushrod (come in Formula 1) nella produzione di serie il che permette di ridurre le masse oscillanti a vantaggio di una straordinaria precisione cinematica, della riduzione di peso complessiva e di carico sulle sospensioni per un handling veramente eccezionale. Il motore V12 longitudinale posteriore sprigiona 700 CV (+8% vs Murciélago) e 690 Nm (+5%) con un’erogazione fluida e senza incertezze a fronte di consumi ed emissioni di CO2 ridotti del 20% (17,2 l/100 km e 398 g/km nel misto). Sono questi gli impressionanti numeri addomesticati da una centralina di gestione che macina mezzo miliardo di calcoli al secondo per offrire la massima motricità in tutte le circostanze attraverso la nuova trazione integrale con trasmissione Haldex IV e all’innovativo e fulmineo (50 millisecondi) cambio ISR7 (brevettato). A dire il vero, Aventador cela abilmente tre auto in una grazie alle diverse modalità di guida selezionabili per regolare la velocità di risposta del cambio, ma anche la servoassistenza, la reattività ai comandi dell’acceleratore, il controllo di stabilità e la ripartizione di coppia sulle quattro ruote. Due invece le modalità per la gestione del cambio: automatico o manuale. Nel settaggio Strada, le cambiate sono morbide, anche in prossimità del limitatore di giri, e lo sterzo leggero. Le sospensioni pushrod offrono un confort insospettabile nella guida di tutti i giorni e la spaziosità dell’abitacolo ne permetterebbe l’uso quotidiano. Passando alla regolazione Sport si ottengono cambiate più veloci sia in modalità automatica sia manuale e lo sterzo si fa leggermente più pesante e la meccanica favorisce un comportamento leggermente sovrasterzante. Ma è in modalità Corsa che il toro esce davvero allo scoperto. Lo sterzo si irrigidisce ed impone un’impugnatura solida alle 9:15, l’ESP diventa più permissivo nelle accelerazioni in uscita di curva regalando qualche accenno di sovrasterzo addomesticato dalla trazione integrale per regalare accelerazioni brucianti anche a ruote ancora sterzate. Quello che sconvolge maggiormente è la brutalità del cambio. Le salite di marcia in accelerazione avvicinandosi ai limiti di regìme provocano dei veri e propri ‘calci nel sedere’, con tanto di contraccolpo sul guidatore. Il balzo in avanti sembra quasi sollevare le ruote anteriori per una frazione di secondo ed è quindi consigliabile cambiare marcia a ruote dritte. A Vallelunga però ci sono un paio di curve dove si sale di un rapporto mentre si sta ancora completando la curva e la sensazione che si prova è veramente quella di un caccia bombardiere al decollo quando attiva i postbruciatori. Una volta prese le misure delle diverse regolazioni elettroniche e meccaniche preimpostate nelle funzioni Sport e Corsa, il divertimento alla guida dell’Aventador è garantito. Soprattutto in pista, dove il rapporto peso potenza di appena 2,25 kg/CV (che segnerà a lungo il benchmark tra le supersportive) esalta le qualità atletiche di questa due posti estrema. Gli interni sono dominati da un tunnel tempestato di pulsanti e dal bellissimo cruscotto con schermo LED che può essere impostato per visualizzare a piacimento un grande contagiri analogico con tachimetro digitale o viceversa, sempre circondati da tutte le informazioni utili sulla vettura. La cura dei dettagli è maniacale, come ci si aspetta da un Toro di razza. L’unico neo è costituito dalle leve del cambio poste dietro al volante e solidali con lo sterzo: sono troppo piccole! Volendo cambiare con le ruote ancora parzialmente sterzate, le opzioni sono due: palette solidali al volante oppure di dimensioni nettamente più generose. Il prezzo dell’Aventador è di 263.000 € (tasse escuse) e da giugno sarà nelle 125 concessionarie Lamborghini (il doppio di appena 10 anni fa) sparse in 45 Paesi. Inutile affrettarsi, comunque, dato che la produzione dei primi 18 mesi (equivalente a circa 1.100 esemplari) è già stata venduta a scatola chiusa. A Singapore (4,5 milioni di abitanti) ne hanno già ordinate una sessantina, mentre in Cina siamo a 200 esemplari per una distribuzione degli ordini tutto sommato equa sui tre principali continenti in cui Lamborghini opera: Nord America, Europa e Asia-Pacifico.