Moby Dick è il magazine del sabato mattina che mira a mettere a confronto, attorno ai grandi temi di cultura, politica, società, economia, ospiti di sensibilità e opinioni diverse, anche radicalmente contrapposte. Coglie momenti e tematiche di particolare rilievo e le pone al centro di una tavola r…
RSI - Radiotelevisione svizzera
«Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro l'inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire»: così scriveva la scrittrice Marguerite Yourcenar nel suo libro Memorie di Adriano, pubblicato nel 1951. Da questa sua riflessione ancora attuale prende spunto il titolo di questa puntata di Moby Dick “Biblioteche e librerie: i granai delle parole”. Le parole, infatti, sono come semi che fanno germogliare idee e le biblioteche e librerie sono riserve di parole, libri: storie da conservare e diffondere.In questa puntata di Moby Dick cercheremo di capire com'è possibile oggi tenere viva la relazione, il dialogo fra i libri, le persone e il territorio e quali sono, quindi, le maggiori sfide per le biblioteche e le librerie in Ticino. Nel corso della puntata rifletteremo sull'importanza di educare alla lettura, di trasmettere il piacere di leggere, o rileggere, che da momento individuale, da vivere in silenzio, può trasformarsi, attraverso ad esempio i gruppi di lettura, in un rito collettivo in grado non solo di coinvolgere ma anche creare il senso di comunità. Ne parleremo con i nostri ospiti che sono Giorgia Schmid, che gestisce l'Ecolibro di Biasca, Luca Pascoletti, responsabile della libreria del LAC fin dalla sua apertura, Prisca Costantini del Segnalibro. Nell'ultima parte invece sarà ospite Stefano Vassere, direttore delle Biblioteche cantonali e del Sistema bibliotecario ticinese.
In Svizzera abbiamo una ricca biodiversità, ma anche una biodiversità sempre più minacciata. Secondo le ultime stime dell'Ufficio federale dell'ambiente quasi la metà degli habitat naturali sta scomparendo e il 35% delle circa 11'000 specie di animali, piante e funghi studiate in Svizzera è a rischio di estinzione. Anche per questo motivo, ma soprattutto per mostrare le bellezze della natura, per spiegare l'importanza della biodiversità per la nostra qualità di vita, l'alimentazione e l'economia, nove anni fa fu organizzato, per la prima volta, il Festival della Natura in tutta la Svizzera. Fin dal suo esordio, questo festival ha suscitato grande interesse nella popolazione e ha contribuito ad accrescere la sensibilità e l'attenzione per l'ambiente.Quest'anno, il fil rouge dell'evento sarà “la rete”. Un concetto che si presta a molteplici interpretazioni, dalla rete ecologica che connette gli habitat naturali, alle relazioni di cooperazione tra le specie, fino alla collaborazione tra le associazioni attive nella protezione dell'ambiente. Ospiti di Alessandra Bonzi, in studio, Nara Valsangiacomo per l'Alleanza Territorio e biodiversità, e Marta Wastavino biologa per Trifolium.Ma il Festival della Natura è fatto soprattutto di scoperte e passeggiate all'aria aperta e quindi … A passeggio con Alessandra Bonzi ci saranno anche Sissi Gandolla biologa faunista e collaboratrice per il WWF Svizzera italiana, Pietro Garzoli biologo e educatore ambientale e Guido Maspoli collaboratore scientifico per l'Ufficio Natura e Paesaggio.
«Quando descrivi la realtà, ti accusano di fare dell'umorismo nero» forse è racchiuso in queste parole di Charles Willeford - uno dei capostipiti del noir americano - il segreto del successo di una delle ibridazioni di genere più felici e curiose: quella tra commedia e poliziesco. Un'ibridazione apparentemente paradossale perché coniugare a storie cupe, misteriose, in cui si narrano crimini violenti, ironia ed umorismo può sembrare ostico, ma è invece ciò che rende quelle storie profondamente umane e reali, trasformandole da genere apprezzato soprattutto dagli adepti in romanzi in grado di affrontare temi universali.Ma come il comico si è introdotto nel noir? Da dove ha avuto origine il fenomeno e come si è diffuso? Quali sono i suoi risultati migliori? E quali, dopo i molti adattamenti in serie tv, le possibilità di evoluzione di un linguaggio che forse sta diventando un genere a sé stante? Ne parliamo con uno scrittore italiano capace di suspence e intrecci avvincenti ma anche di tanta ironia come Alessandro Robecchi (che dopo il ciclo su Carlo Monterossi ha appena pubblicato quello che potrebbe essere il primo di una nuova serie di romanzi noir), con Luca Conti traduttore dello stesso Willeford ma anche di altri autori noir di grande successo e infine con l'editore Carlo Amatetti grande studioso di comicità e linguaggio umoristico con cui nello scorcio finale di Moby Dick ci affacciamo guidati dalla spassosissima Only Murders in the Building nel mondo delle serie TV e dei podcast true crime.
A cento anni dalla nascita e a quarant'anni dalla morte di Gilles Deleuze, Moby Dick dedica una puntata al filosofo francese che ha rivoluzionato il modo di pensare la differenza, il desiderio e la creatività.Nell'ora centrale della trasmissione – condotta da Lina Simoneschi Finocchiaro- vi proponiamo un approccio al tema che accompagnerà le ascoltatrici e gli ascoltatori in un viaggio nel pensiero di Deleuze, tra filosofia, politica, arte e vita. Interverranno:Angela Balzano filosofa, attivista femminista e traduttrice. Angela Balzano è specializzata in biopolitica, ecologia politica e femminismo . Ha curato le traduzioni: Il postumano (2014) e Materialismo radicale (2019) di Rosi Braidotti; Biolavoro globale (2015) di Melinda Cooper e Catherine Waldby; Le promesse dei mostri (2019) di Donna Haraway. Con Carlo Flamigni ha scritto Sessualità e riproduzione (2015). Nei suoi studi, lavora con i concetti di Deleuze e Guattari per ripensare il rapporto tra corpi, natura e tecnologia, portando l'attenzione sul desiderio come forza collettiva e sull'immaginazione rizomatica dei movimenti ecofemministi. È coordinatrice e docente del modulo Scienze del Master in Studi e politiche di genere dell'Università degli Studi Roma Tre.Ilenia Caleo, è performer, attivista e ricercatrice. Dal 2000 lavora come attrice, performer e dramaturg nella scena contemporanea, collaborando con diverse compagnie e registe/i. Filosofa di formazione, si occupa di corporeità, epistemologie femministe, sperimentazioni nelle performing arts, nuove istituzioni e forme del lavoro culturale. È assegnista di ricerca all'Università IUAV di Venezia e cofondatrice del Master Studi e Politiche di Genere di Roma Tre. Ha pubblicato Performance, materia, affetti. Una cartografia femminista, Bulzoni 2021 e co-curato In fiamme. La performance nello spazio delle lotte 1967/1979, b-r-u-n-o 2021. Attivista del Teatro Valle Occupato e nei movimenti dei commons e queer-femministi, è cresciuta politicamente e artisticamente nella scena dei centri sociali. Ilenia Caleo si muove attraverso il pensiero di Deleuze e Guattari per esplorare il divenire, la cooperazione e le potenzialità rivoluzionarie dell'arte e della performance.Ospite dell'ultima mezz'ora - condotta da Lou Lepori- sarà Sara Baranzini. Filosofa e studiosa di Deleuze, storica del cinema e del teatro, co-fondatrice della rivista di filosofia “La Deleuziana”, è autrice di saggi in varie lingue, nonché traduttrice di filosofia contemporanea, curatrice indipendente e drammaturga.
L'Argentina è un Paese incline a combinare gli estremi: gli spazi infiniti della pampa e Buenos Aires, cosmopolita e vivace; le radici europee legate all'immigrazione e uno spiccato senso di identità sudamericana; dittature feroci, con i desaparecidos, e forti movimenti di memoria e giustizia, come le Madres de Plaza de Mayo; un'economia ricca di risorse e le ricorrenti, devastanti crisi economiche; una cultura raffinata (Borges, il tango) e la passione popolare per il calcio (Maradona, Messi). Per tutte queste ragioni (e contraddizioni) l'Argentina è un grande laboratorio della modernità, dove ogni giorno si tengono le prove generali di mondi nuovi e futuri diversi, con uno sguardo inevitabilmente sospeso tra passato, presente e futuro. Benedetta Calandra ha approfondito soprattutto la storia e la cultura dell'Argentina contemporanea, mentre Veronica Ronchi confronta i numerosi e diversi modelli economici sperimentati nel corso della sua storia. Infine Sofia Borri racconta il suo viaggio in Argentina alla ricerca di informazioni sulla madre scomparsa durante la dittatura militare.
«Scriviamo per scoprire cosa pensiamo » affermava la scrittrice Joan Didion, icona del new journalism e di una magistrale scrittura soggettiva. Il suo Notes to John, che esce postumo in contemporanea mondiale tra pochi giorni (tra il 22 e il 25 aprile), si apre nel dicembre del 1999 quando la scrittrice aveva da poco iniziato a vedere uno psichiatra. La sua famiglia aveva attraversato “anni difficili” come scriveva a una amica e lei annotò per diversi mesi con estrema precisione le sedute con lo specialista.Nell'ordito di due dei libri più intimi e celebrati della Didion - L'anno del pensiero magico e Blue Nights, il primo sulla morte del marito e il secondo sul difficile rapporto con la figlia - risuona l'eco di quelle conversazioni ed è ancora la scrittrice a sottolineare l'effetto terapeutico per l'elaborazione del lutto dei tour promozionali che seguirono la pubblicazione di quei libri.La scrittura insomma come analisi delle emozioni di chi scrive, come strumento per riappropriarsi di sé dopo il trauma e il dolore di un distacco, come estrema risorsa per riappropriarsi del presente e del futuro Dopo una settimana dedicata ai diari letterari e al racconto di sé, Moby Dick parla di superamento del lutto e di narrazione con la critica letteraria Liliana Rampello, con lo psichiatra Tazio Carlevaro e con Nina Buffi autrice di Vòltati. Quasi un romanzo, pubblicato lo scorso autunno dall'Istituto Editoriale Ticinese, in cui affronta la difficile elaborazione della morte del padre.
Quello della nascita è considerato il primo trauma della nostra vita. Passare da un luogo caldo e sicuro a un luogo ostile, accecante, che ci costringe a respirare coi nostri polmoni, è un momento che lascia segni profondi nella psiche di ognuno di noi. Ma il momento della nascita è anche quello in cui, per la prima volta, definiamo il confine tra noi e resto del mondo. Smettiamo di essere parte di un altro corpo, e diventiamo noi stessi un nuovo corpo indipendente. E il confine tra noi e il resto del mondo, la frontiera che ci separa dal mondo e allo stesso tempo ci definisce, diventa la nostra pelle. Questa settimana, Moby Dick parte da qui: dalla pelle intesa come confine; come barriera che ci protegge dai pericoli, ci definisce, ci identifica come individui, ma ci separa anche – ineluttabilmente - dal resto del mondo. La pelle come luogo di scambio, tra il “dentro” e il “fuori”. I nostri ospiti della prima parte sono: Giulia Paganelli, antropologa, storica e scrittrice, studiosa delle dinamiche cognitive e comunicative legate alla corporeità “non conforme”, autrice di Corpi Ribelli - Storie umane di Rivoluzione (Sperling, 2023); e Marta Pizzolante, ricercatrice e specialista in Neuroscienze Cognitive. La sua ricerca si concentra sul rapporto tra scienza, estetica, arte e nuove tecnologie. Nella seconda parte cambieremo prospettiva: approfondiremo il tema del confine nella letteratura – in particolare in quella fantastica - e di come spesso il confine si leghi con il tema dell'attesa. Elemento questo particolarmente presente in Dino Buzzati. Lo faremo con Silvia Zangrandi, docente di letteratura italiana contemporanea presso l'Università IULM di Milano: esperta di letteratura fantastica, ha pubblicato alcuni volumi teorici sul fantastico novecentesco e una monografia dedicata a Dino Buzzati (Dino Buzzati, l'uomo, l'artista, Pàtron editore, 2014).
In Svizzera le persone musulmane rappresentano il 6% della popolazione residente (500'000 persone, di cui 6'800 in Ticino). Una presenza che per molti aspetti è sottorappresentata nello spazio pubblico e nel dibattito politico e mediatico, il quale invece d'altra parte dà grande visibilità ad alcuni temi sensibili (radicalizzazione, terrorismo, il dibattito intorno al velo), contribuendo a riprodurre una certa rappresentazione dell'Islam ed alimentare sentimenti o atteggiamenti negativi verso le persone musulmane, in aumento secondo gli ultimi dati statistici della Confederazione.Di Islam nel contesto svizzero, fra invisibilità e visibilità, parliamo l'imam di Giubiasco Luan Aftmataj, guida spirituale della comunità musulmana sopracenerina del Canton Ticino, e con Federico Biasca, ricercatore presso il Centro Svizzero Islam e Società dell'Università di Friburgo che ha appena pubblicato, su incarico della Confederazione, il più ampio studio mai realizzato sul Razzismo antimusulmano in Svizzera.Nell'ultima mezz'ora presentiamo il podcast Voci al femminile creato e condotto da un gruppo di donne ticinesi musulmane. Avremo ospiti Medina Hassani e Greta, due delle sue autrici.
Al termine di una settimana dedicata all'opera di Philip Dick, vien naturale riflettere sul futuro: il futuro immaginato dalla fantascienza nella sua stagione più creativa, oltre mezzo secolo fa, e il futuro della nostra società. Molti dei temi sviluppati da Philip Dick sono al centro del dibattito pubblico contemporaneo: la distinzione sempre più incerta tra uomo e macchina, specie dopo l'introduzione dell'intelligenza artificiale; le teorie del complotto, le manipolazioni del potere, le false notizie; il nuovo interesse per la colonizzazione di Marte... Giulia Abbate, scrittrice di fantascienza, ci accompagna in questo percorso.Il futuro è per sua natura incerto e imprevedibile; e tuttavia, tra le infinite possibilità di approfondimento, tre ambiti appaiono particolarmente significativi. Il primo riguarda l'evoluzione in campo biomedico, nelle riflessioni di Marco Annoni; poi naturalmente la cultura e la trasmissione del sapere, con Marco Dotti; infine, con Federico Trocini, la storia e la politica, nella particolare prospettiva della storia controfattuale cara al Philip Dick de La svastica sul sole.
Il 2025 è stato dichiarato dall'UNESCO Anno internazionale per la Conservazione dei Ghiacciai, si è inoltre appena conclusa (venerdì 21 marzo) la Giornata Mondiale dei Ghiacciai. Moby Dick prende spunto da queste due importanti ricorrenze e dedica una puntata ad uno dei grandi interrogativi del nostro tempo: cosa significherebbe vivere in un mondo senza ghiaccio? La scomparsa progressiva dei ghiacciai è una realtà sempre più evidente, con conseguenze profonde sull'ambiente, sulle risorse idriche e sulla cultura delle comunità montane. Quali scenari ci aspettano?Nell'ora centrale della trasmissione – condotta da Lina Simoneschi Finocchiaro- vi proponiamo un approccio al tema che mette a confronto scienza e filosofia. Protagonisti sono Matteo Oreggioni, docente universitario e divulgatore scientifico. Dal 2017 è operatore glaciologico del Servizio Glaciologico Lombardo per il quale studia e monitora i ghiacciai. Per Meltemi ha pubblicato Filosofia fra i ghiacci. Viaggio nella fine di un mondo, ed è in uscita per Mimesis Il problema di esistere nella crisi ecologica del clima. Riccardo Scotti, geologo e glaciologo. Dottore in Geologia con dottorato di ricerca in Scienze della Terra. Coordinatore per le Alpi Centrali del Comitato Glaciologico Italiano e responsabile scientifico del Servizio Glaciologico Lombardo. Autore – per le edizioni Hoepli - I ghiacciai della Lombardia. Con i nostri ospiti esploreremo il legame tra i ghiacciai e la nostra visione del mondo, dal punto di vista culturale e filosofico. Approfondiremo anche la dimensione scientifica del fenomeno, illustrando i dati più recenti sullo stato di salute dei ghiacciai alpini e le loro prospettive future.Nell'ultima mezz'ora di Moby Dick daremo invece spazio ad una testimonianza diretta con Anna Torretta, nota alpinista e guida alpina pluricampionessa di arrampicata su ghiaccio. Fra le sue pubblicazioni segnaliamo Dal tetto di casa vedo il mondo (edizioni Corbaccio). Ci racconterà cosa significhi affrontare le vette in un ambiente in costante cambiamento e come l'alpinismo si adatti alla scomparsa progressiva dei ghiacciai.
Quando lo scrittore inglese J. R. R. Tolkien scrive Il Signore degli anelli, di cui quest'anno ricorrono i 70 anni dall'uscita, attribuisce alle varie creature che abitano La Terra di Mezzo anche delle lingue altre, inventate dallo stesso scrittore: per esempio l'entese, parlato dagli Ent, l'elfico, con tutte le sue varianti, la lingua dei nani e quella oscura parlata dai servi di Sauron.Ma quelle inventate da Tolkien sono solo un caso particolarmente noto e riuscito di lingue immaginarie. L'invenzione linguistica è un fenomeno dalle dimensioni vastissime, che accompagna da sempre l'attività creatrice degli esseri umani, in forme e secondo scopi diversi. Da questa osservazione prende le mosse la nuova puntata di Moby Dick nella quale cercheremo di riflettere sul fenomeno delle lingue immaginarie attraversando la linguistica, la letteratura e la musica. Gli ospiti sono il linguista, neuroscienziato e scrittore Andrea Moro, autore di saggi come I confini di Babele. Il cervello e il mistero delle lingue impossibili (Il Mulino, 2015), lo scrittore, poeta visivo e performer Paolo Albani, autore di Aga magéra difùra. Dizionario delle lingue immaginarie (Zanichelli, 1994) e Jacopo Incani, in arte “Iosonouncane”, musicista che nel 2021 è uscito con l'album Ira, nato da un lavoro d'invenzione e di commistione delle lingue.
In queste settimane il tema di come l'Europa possa e debba rispondere ai nuovi assetti geopolitici e commerciali innescati dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha finito con l'avere più spazio nel dibattito pubblico delle risposte stesse che ancora sono poche e poco organizzate.Le sfide sono numerose e complesse, dal generale scivolamento a destra o comunque verso partiti euroscettici, alla difficoltà di ritrovare una pace in Ucraina dove il conflitto è giunto al terzo, fino al dossier sull'ulteriore allargamento dell'unione a 36 o 37 paesi che rende indispensabile il ripensamento della governance pena l'ingovernabilità e l'impasse istituzionale.Se al momento è difficile intravvedere lungo quale strada l'unione europea possa incamminarsi per rafforzarsi come entità unica, vale la pena rivolgersi al suo passato e interrogarsi sulle sue origini come mito e come storia. Le sue tante differenze, la fluidità stessa del concetto e dei confini dell'Europa, non sono forse il segno di una complessità non riconducibile a una sola identità? E all'interno di quella diversità è davvero possibile trovare dei valori comuni e condivisi? E ancora il suo mito fondante quella principessa fenicia rapita da Zeus per generare a Creta Minosse prototipo della cultura organizzata, non è forse il simbolo, oltre che dell'incontro tra oriente e occidente, del permanere delle ambiguità e delle contraddizioni?Moby Dick ne parla in un dibattito con il filosofo Enrico Manera, la sociologa Monica Sassatelli e lo storico Andrea Zannini autore di Storia minima d'Europa di cui il Mulino ha da poco ristampato un'edizione ampliata e aggiornata. A seguire un incontro con la Direttrice associata del Centro Svizzero di Calcolo Scientifico Maria Grazia Giuffreda per parlare del tema tecnologico ed etico che più tocca gli ideali fondativi dell'Europa: l'intelligenza artificiale e la possibilità di creare un centro di competenza europeo.
Per afrodiscendenze si intende non solo la categoria etnica di chi ha origini africane, ma l'insieme delle esperienze storiche culturali e sociali delle popolazioni di origine africana, nate o stabilitesi fuori dal Continente a seguito di fenomeni legati alla diaspora. “Moby Dick” intitolato “Afrodiscendenze. Identità, letteratura e jazz: un viaggio fra storia cultura e musica” a cura di Lina Simoneschi Finocchiaro, dedica una puntata al tema attraverso un'analisi storica, la costituzione dell'identità diasporica, fino al ruolo della letteratura nel dar voce alle comunità afrodiscendenti e al legame di sangue fra gli afrodiscendenti e la musica jazz.Nell'ora entrale della trasmissione (dalle 10.30 alle 11.30) avremo ospiti Igiaba Scego, scrittrice afrodiscendente ed intellettuale di riferimento per le narrazioni diasporiche in Italia. E Alessandro Portelli storico e già professore ordinario di letteratura angloamericana all'Università La Sapienza di Roma. Noto per i suoi studi sulla memoria e sulle tradizioni delle comunità afroamericane in particolare negli Stati Uniti.Nell'ultima mezz'ora, l'attenzione si sposterà sulla relazione tra jazz e afrodiscendenze, un binomio imprescindibile che ha segnato la musica e la cultura del Novecento. Claudio Sessa, critico musicale, insegna storia del jazz al conservatorio di Vicenza, è fra i massimi esperti di jazz in Italia e ci guiderà in un viaggio attraverso le radici e le evoluzioni del jazz, esplorandolo come linguaggio di resistenza e di affermazione culturale delle comunità nere.
Nonostante i risultati importanti raggiunti negli ultimi cinquant'anni dalle donne nell'ambito educativo e della ricerca, oggi le scienziate spesso non godono ancora di un adeguato riconoscimento professionale e i percorsi di studi nelle discipline STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) rimangono a prevalenza maschile. Prendendo spunto dalla Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella Scienza dell'11 febbraio istituita dall'ONU, in questa puntata Moby Dick cerca di capire quali sono le principali barriere, sociali e culturali, che ostacolano una piena e paritaria partecipazione delle donne nella scienza e come si possono superare. Ne parliamo con Domenica Bueti, neuroscienziata, dal 2016 professoressa di neuroscienze Cognitive alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste (SISSA) dove dirige il “Laboratorio di Percezione del Tempo”; Monica Landoni, professoressa presso la Facoltà di scienze informatiche dell'Università della Svizzera italiana e Paola Govoni, professoressa di storia e di studi della scienza e di genere all'Università di Bologna, autrice di diversi saggi tra cui l'ultimo Ripensare l'Antropocene, Oltre natura e cultura, scritto con Maria Giovanna Belcastro, Alessandra Bonoli, Giovanna Guerzoni (Carocci)
Una vera e propria data di inizio non c'è, ma era il dicembre del 2019 quando si cominciò a parlare della diffusione di una polmonite atipica nella zona di Wuhan in Cina. Di lì a poco, il 23 gennaio 2020, di fronte alla diffusione di un virus ancora sconosciuto, le autorità di Wuhan decretarono la chiusura totale della città e sette giorni dopo, l'Organizzazione mondiale della sanità dichiarò una “emergenza di salute pubblica di portata internazionale” a causa della rapida diffusione di quello che nel frattempo si era scoperto essere un virus appartenente alla famiglia dei Coronavirus.A fine gennaio la malattia polmonare raggiunse l'Europa e in Svizzera, il primo caso Di Covid-19 fu confermato il 25 febbraio 2020 nel Canton Ticino: la persona infetta, un settantenne, aveva contratto il virus durante una riunione a Milano.Chi di noi non ha un'immagine legata a quei primi mesi del 2020? Tutti abbiamo un ricordo legato alla pandemia: Notizie confuse, spaesamento, discussioni su come affrontare quello che stava accadendo e poi… il confinamento, i dati sui contagi, i vaccini… e nuove parole con cui abbiamo iniziato a convivere, come “spillover”, “infodemia”, “vaccini mRNA”,”long Covid”…A cinque anni dall'inizio della pandemia da Covid 19 Alessandra Bonzi e Fabio Meliciani, tornano a quei primi mesi del 2020 e, insieme ai loro ospiti, analizzeranno ciò che è successo e ciò che la pandemia ci ha lasciato in eredità: cosa abbiamo imparato? Quali progressi scientifici abbiamo fatto? E quali errori abbiamo commesso? Ma soprattutto, come possiamo, in futuro, far tesoro di quello che abbiamo imparato. Guarderemo alla pandemia da una prospettiva scientifica assieme a chi la pandemia l'ha vissuta in prima persona e chi la sta ancora studiando: il medico cantonale Giorgio Merlani, Roberto De Vogli, professore associato in salute globale e Psicologia presso il Dipartimento dello Sviluppo e Socializzazione dell'Università di Padova, Sara Rubinelli, professoressa in scienze della salute all'Università di Lucerna, Alessandro Vespignani, fisico, direttore e fondatore del Northeastern Network Science Institute presso la Northeastern University di Boston e Sabrina Locatelli, virologa e primatologa, attiva in Laos.
A 300 anni dalla nascita di Giacomo Casanova, scrittore passato alla storia come modello del maschio seduttore per antonomasia, dedichiamo il Moby Dick alla riflessione sulle diverse forme e rappresentazioni della mascolinità nella letteratura, da Omero ad oggi. Nel farlo, cercheremo di mettere a fuoco i meccanismi di costruzione (e di decostruzione) delle identità maschili e le relazioni di potere e di genere instaurate dai personaggi maschili all'interno di romanzi e racconti.I nostri ospiti saranno lo scrittore Francesco Piccolo, autore di Son qui m'ammazzi: i personaggi maschili nella letteratura italiana (Einaudi), Manuela Spinelli, professoressa all'Université Rennes 2 ed esperta di studi di genere, Marco Antonio Bazzocchi, professore all'Università di Bologna e autore di Il codice del corpo. Genere e sessualità nella letteratura italiana del Novecento (Pendragon) e Alessandro Giammei, professore alla Yale University e autore di Cose da maschi (Einaudi) e Cronache e leggende di ragazzi strani. Storie del passato per diventare maschi del presente (Piemme edizioni).
In un'epoca sempre più standardizzata, è ancora possibile immaginare nuove strade per la creatività, la riflessione e l'autonomia intellettuale? Nel corso di questa puntata di Moby Dick intitolata Il pensiero fai-da-te. Idee fuori dal coro, vogliamo dare spazio al pensiero non convenzionale e indipendente per capire che influsso possa avere in ambito culturale e come possa trasformare il nostro modo di vivere. Gli ospiti - esperti e intellettuali di diversi ambiti al microfono di Lina Simoneschi Finocchiaro - si confrontano sul valore della libertà creativa, sulla riscoperta del fare come pratica culturale e sulla capacità di rompere gli schemi. Con noi – nell'ora centrale della trasmissione :Bertram Niessen, presidente e direttore scientifico di CheFare, si occupa di come la cultura trasforma lo stato delle cose. I temi principali che muovono le sue ricerche sono l'interesse per l'intersezione tra cultura, tecnologia e società, con la convinzione che ci sia bisogno di nuove forme di azione sociale e politica. Il suo ultimo libro si intitola Abitare il Vortice. Come le città hanno perduto il senso e come fare per ritrovarlo (UTET 2023).Alberto Saibene, saggista e storico della cultura, è autore di L'Italia di Adriano Olivetti (Edizioni di Comunità 2017) e Il paese più bello del mondo. Il FAI e la sfida per un'Italia migliore (UTET 2019). Per Casagrande ha curato nel 2016 Che razza di ebreo sono io di Bruno Segre e nel 2021 Milano fine Novecento. Storie, luoghi e personaggi di una città che non c'è più. Nicla de Carolis, direttrice editoriale di Edibrico, e autrice di Rifare casa. Costruire e ristrutturare ecologicamente.Ospite dell'ultima mezz'ora Silvia Botti, architetta e giornalista indipendente specializzata nel campo del design e dello sviluppo urbano. Ha diretto la rivista internazionale di architettura e design Abitare. É presidente della Fondazione Giovanni Michelucci, centro di studi e ricerche sull'urbanistica, l'architettura moderna e l'habitat sociale. Con Silvia Botti vogliamo parlare di architettura sostenibile e del legame fra spazio, sostenibilità e libertà progettuale.
Nel mondo occidentale contemporaneo, figlio dell'Illuminismo, prevale perlopiù una società laica in cui il concetto di eresia ha in larga parte perso la sua iniziale connotazione religiosa. Spesso oggi apostrofare un concetto, oppure una teoria, con l'aggettivo eretico significa etichettarlo come una sciocchezza assurda e insostenibile più che dichiararlo fallace e distante dall'ortodossia.Allo stesso tempo, e per un processo storico in parte parallelo, la parola eresia si è riappropriata della valenza positiva che la sua origine etimologica greca suggerisce. αἵρεσις, airesis era la scelta, la proposta autonoma, libera, slegata dai dogmatismi e dagli schemi imposti da una dottrina rivelata, poco importa se in ambito religioso politico scientifico o altro ancora. Ma allora nella nostra contemporaneità quale spazio e quale ruolo riveste, se ne riveste uno, l'eresia? La scienza, che taluni ritengono abbia sostituito la religione in un nuovo culto che la vuole infallibile, e soprattutto il metodo scientifico, sono davvero al riparo dal rischio di dogmatismo? Questi e altri i quesiti su cui si china questa settimana “Moby Dick” insieme ai suoi ospiti: la giornalista e saggista scientifica Agnese Codignola, il professore di etica sociale cristiana Markus Krienke e la filosofa Francesca Rigotti. Con loro andremo in cerca se non di risposte certamente di nuove domande con cui sollecitare le vostre riflessioni.
Dieci anni fa, il 7 gennaio 2015, due affiliati di Al-Qaeda sterminarono la redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo, dopo la pubblicazione di alcune vignette su Maometto. In qualche misura fu anche la tragica conseguenza di uno scontro tra culture; infatti l'orientalista Paolo Branca ha mostrato nei suoi libri come la civiltà islamica sia capace di leggerezza e ironia, ma non in ambito religioso. In Occidente l'attentato fu seguito da imponenti manifestazioni a sostegno della libertà di espressione, con lo slogan «Je suis Charlie», ma aprì anche una stagione di profonde trasformazioni per la satira, come spiega il disegnatore Andrea Bozzo. In questi anni sono cambiati gli autori, sono emersi nuovi canali di diffusione (a cominciare dai social), ma soprattutto è cambiata la società; nuove sensibilità all'insegna del politicamente corretto circoscrivono la possibilità di trattare alcuni argomenti, non solo religiosi, secondo Davide Piacenza. La satira contemporanea è dunque alla ricerca di nuove forme espressive, nuovi temi e nuovi limiti (posto che siano possibili) per definire il proprio campo d'azione.
Già Platone nella “Repubblica” critica la natura caotica della democrazia, auspicando invece un “governo dei migliori”, ovvero dei sapienti. Nel pensiero del filosofo greco l'opinione e il consenso popolare si nutrono di ombre, mentre la competenza sarebbe il vero fondamento della politica, come spiega Franco Trabattoni, storico del pensiero antico.Il tema ha attraversato tutte le epoche; anche il recente coinvolgimento di Elon Musk nella campagna elettorale e nel futuro governo statunitense pone in forma nuova l'eterna questione della tecnocrazia, ovvero un sistema di governo nel quale molte decisioni importanti sono prese da esperti, tecnici o professionisti piuttosto che da politici eletti. Ai vantaggi corrispondono altrettanti problemi. Infatti anche quando approda a una maggiore efficienza una visione tecnocratica sottopone a continue tensioni le società democratiche, perché toglie spazio al consenso e alla delega, limitando la stessa legittimità della vita pubblica. Con due studiosi di politica, Giorgia Serughetti e Gabriele Segre, cercheremo di trovare un punto d'equilibrio tra queste spinte opposte.
Il termine “selvatico” ci fa pensare istintivamente a spazi incontaminati, animali liberi e al fascino della natura che resiste all'azione umana. In realtà è un concetto dalle molteplici sfaccettature che intreccia cultura, realtà e immaginazione e che può rivelarsi una chiave per riflettere sul rapporto tra l'essere umano e il suo rapporto con il modo. Ma quale spazio ha il selvatico nella nostra vita ? E quanto rappresenta una risorsa, un'idea da riscoprire ?Nella puntata odierna di Moby Dick vogliamo riflettere sul ruolo del selvatico nella nostra contemporaneità, nei mutamenti ecologici e nel nostro immaginario collettivo. Ospiti in diretta – al microfono di Lina Simoneschi Finocchiaro - nell'ora centrale del programma, Stefano Bocchi professore ordinario di Agronomia e Coltivazioni all'Università degli Studi di Milano. É presidente del Comitato Scientifico di IIPH (Italian Institute for Planetary Health). Oltre ai numerosi lavori scientifici, citiamo almeno L'ospite imperfetto, L'umanità e la salute del pianeta nell'Agenda 2030 (Carocci) e Zolle. Storie di tuberi graminacee e terre coltivate (Raffaello Cortina)Marco Aime saggista e professore ordinario di Antropologia culturale all'Università di Genova. Fra i numerosi scritti suoi anche Il lato selvatico del tempo (Ponte alle Grazie) e Confini. Realtà e invenzioni (GruppoAbele), Una bella differenza. Alla scoperta della diversità del mondo (Einaudi).Ospite dell'ultima mezz'ora del programma Francesca Matteoni con cui vogliamo dare spazio al pensiero anticonformista nel rapporto tra umano, natura e animalità. Francesca Matteoni, è poeta scrittrice. Insegna storia e antropologia presso l'istituto AIFS a Firenze. Tra i suoi libri segnaliamo almeno la raccolta poetica Ciò che il mondo separa (Marcos y Marcos) e Il famiglio della strega. Sangue e stregoneria nell'epoca moderna (Effequ, 2024). Insieme ad altri volontari ha ideato il festival “Custodi della terra” che si svolge a Pistoia, nella Valle delle Buri.
L'importanza delle risorse idriche, in un periodo complesso e controverso per il pianeta, costituisce un tema prioritario per quasi tutti i governi e le istituzioni che operano sul territorio.La crisi idrica è una realtà: le inondazioni sono in costante aumento, la siccità attanaglia regioni sempre più vaste, altre sono interessate dall'arrivo di volumi d'acqua impensabili fino a pochi anni fa.Si afferma con sempre maggiore frequenza che le prossime guerre saranno per l'accesso all'acqua. Una frase che in effetti non trova (e si spera non troverà) riscontro nella realtà. Pace, prosperità e benessere si affermano anche con la condivisione e la corretta gestione delle risorse idriche, anche su territori divisi da confini nazionali o appartenenze amministrative differenti. Quali le norme e le azioni per ridurre i rischi di conflitti? E in che modo la società civile può intervenire per dare all'acqua una prospettiva diversa e prioritaria, ricordando a chi abita sul territorio l'importanza dell'acqua per le comunità che vivono a ridosso di fiumi e mari.Con Francesca Greco, ricercatrice “Marie Curie” presso l'Università di Bergamo, Maria Tignino, docente presso il Dipartimento di Diritto Internazionale Pubblico, Università di Ginevra, Fabrice Fretz, esperto di questioni idriche presso la DSC, Direzione Sviluppo e cooperazione della Confederazione e Marco Paolini, drammaturgo, regista, attore e scrittoreundefined
Nel corso della settimana, Alphaville ci ha fatto scoprire il variegato mondo dei colori e del loro profondo significato simbolico, a partire da un'incursione nell'opera e del pensiero di Michel Pastoureau, medievista che ha da poco pubblicato un nuovo libro, dedicato al rosa. Sabato 30 novembre Moby Dick si allontana dall'eurocentrismo e dall'antropocentrismo di Pastoureau, per riscoprire l'essenza materica del colore. Nella parte centrale della trasmissione, tra le 10.30 e le 11.30 avremo il piacere di conversare con i “custodi” della materia colore e di approfondire il suo valore culturale anche al di fuori dell'Europa con tre ospiti: Francesca Persegati, responsabile del Laboratorio Restauro Dipinti e Materiali Lignei dei Musei Vaticani, Giovanni Cavallo, geologo esperto di archeometria e responsabile del progetto “Forgotten colors” – un progetto di studio dei dipinti murali della Raetia Curiensis (la regione medievale che nell'VIII secolo si estendeva tra Grigioni, Italia e Austria) – e l'egittologa Massimiliana Pozzi, vicedirettrice dello scavo archeologico nella necropoli di Assuan, nel sud-est dell'Egitto. Nella parte conclusiva di Moby Dick, tra le 11.30 e mezzogiorno, approfondiremo invece con il naturalista e fotografo Marco Colombo il colore nel mondo animale, tra percezione e funzioni.
Sessant'anni fa - nel 1964 - Hannah Arendt pubblicava La banalità del male. Il saggio della filosofa tedesca, nato dal resoconto del processo ad Adolf Eichmann, continua a suscitare riflessioni profonde sul significato della responsabilità individuale e collettiva, soprattutto in un mondo dove il male può ancora manifestarsi nella sua forma più insidiosa: la normalità. Moby Dick prende spunto da quel libro per esplorare non solo l'eredità delle idee della Arendt, ma anche come il concetto di responsabilità si declini nel nostro presente. In un mondo in cui l'adesione passiva a sistemi e ideologie può avere conseguenze devastanti, come possiamo promuovere un pensiero critico capace di opporsi al male, nella sua forma quotidiana e silenziosa?Ospiti in diretta – al microfono di Lina Simoneschi Finocchiaro - nell'ora centrale del programma, la filosofa Roberta De Monticelli (già professoressa ordinaria di Filosofia della Persona all'Università Vita Salute San Raffaele di Milano), autrice di testi come Al di qua del bene e del male. Per una teoria dei valori (Einaudi 2015) e Umanità violata. La Palestina e l'Inferno (Laterza 2024). Laura Boella che è stata professoressa ordinaria di Filosofia Morale e di Etica dell'ambiente presso il Dipartimento di Filosofia dell'Università Statale di Milano. Ha dedicato numerosi studi e traduzioni a vari pensatori fra cui i Ernst Bloch, volgendosi successivamente al pensiero femminile del ‘900. Ha studiato a fondo e tradotto in italiano Hannah Arendt a cui ha dedicato il libro Hannah Arendt. Un difficile umanesimo (edito da Feltrinelli nel 2020) . Tra le su numerose pubblicazioni citiamo almeno Il coraggio dell'etica. Per una nuova immaginazione morale (Raffaello Cortina 2012) e Empatie L'esperienza empatica nella società del conflitto (Raffaello Cortina 2018).Accanto a lei, lo storico e saggista Gabriele Nissim, fondatore e presidente di Gariwo, il Giardino dei Giusti, e autore – fra l'altro- di Il bene possibile. Essere giusti nel proprio tempo (Utet 2018) e Auschwitz non finisce mai. La memoria della Shoah e i nuovi genocidi (Rizzoli 2022). Entrambi ci guideranno in una riflessione sulla dignità umana e sull'etica della responsabilità.Infine, nell'ultima mezz'ora del programma ospiteremo il teologo e saggista Vito Mancuso, che ci parlerà in particolare del dolore innocente che lui stesso definisce «un dolore senza dolo, senza colpa, che non è conseguenza di atti negativi posti dal soggetto, e quindi non dovuto, e quindi ingiusto». Vito Mancuso – fra le sue numerose pubblicazioni - ha dedicato al tema un libro intitolato proprio Il dolore innocente. L'handicap, la natura e Dio (Garzanti terza edizione 2023). Il saggio affronta il problema dell'handicap rivolgendosi alla filosofia e alla teologia per trovare il senso umano dell'handicap, il messaggio di cui è portatore, analizzando le risposte date dalle grandi religioni mondiali.
Dopo esserci fatti sedurre per tutta la settimana dal canto delle sirene nel dossier di Alphaville, continueremo in Moby Dick l'esplorazione del pianeta Oceano, dei suoi mari, di quello che ci sta sopra, della sua storia e di come si questa intreccia con quella umana. Ma anche di tutto quello che ci sta sotto e che ancora non conosciamo: un altro pianeta, misterioso e abissale, popolato di cavallucci marini, delfini, coralli, alla cui sopravvivenza è legata la nostra. Saranno ospiti di Mattia Pelli: Roberta Parodi, biologa, responsabile dei Servizi Educativi dell'Acquario di Genova, già docente del corso di Divulgazione Naturalistica presso l'Università degli Studi di Genova e Alessandro Vanoli, viaggiatore, storico e scrittore, che nel 202 ha pubblicato per Laterza una monumentale “Storia del mare”. Nella seconda parte di Moby Dick sarà con noi Simone Regazzoni, filosofo, che ha provato a rileggere la filosofia alla luce del mito di Okeanos nel suo libro “Oceano. Filosofia del pianeta” (Ponte alle Grazie, 2022). Con lui esploreremo un nuovo modo di concepire il nostro essere umani, inserito nel flusso del divenire dettato dalle Grandi Acque.
Quale importanza attribuiamo alla Natura? Quale senso le diamo? La interpelliamo, la interroghiamo, ci lasciamo interrogare e interpellare? E in tutto questo filosofeggiare, come l'abbiamo raccontata e come la raccontiamo oggi, la natura? Come si fa?Prendendo spunto dal nuovo saggio di Paolo Pècere Il senso della natura (Sellerio), in questa puntata di Moby Dick proveremo a raccontare il racconto della natura. Ma non dalla prospettiva naturalistica, bensì da quella letteraria, artistica e educativa. Ci aiuteranno così Angela Borghesi, professoressa di Letteratura italiana nell'Università Bicocca di Milano e autrice del delizioso Fior da fiore. Ritratto di essenze vegetali (Quodlibet), Chiara Gatti, storica e critica dell'arte, direttrice del MAN di Nuoro, museo per il quale ha curato la mostra “Diorama. Generation Earth”, e Pia Giorgetti, studiosa di botanica e zoologia, mediatrice culturale del Museo cantonale ticinese di storia naturale e, fra le altre cose, membro del Gruppo educazione ambientale della Svizzera italiana.
Difficile restare indifferenti davanti al diavolo. Siamo affascinati, disillusi, inorriditi. Il diavolo rappresenta il male, anche il male assoluto, ha capacità straordinarie di trasformazione, fino a convincerci che addirittura nemmeno esiste. In letteratura, al cinema, nella pittura, lo ritroviamo esposto in modi spesso diversi e contraddittori, e incoerenti con la tradizione delle Scritture. Le religioni monoteiste hanno bisogno del male, in contrapposizione al bene, e quindi il diavolo ricopre un ruolo fondamentale, per guidarci nella fede, nella comprensione dei valori morali.Ed oggi? Ci confrontiamo spesso con atti aberranti, dalle guerre ai genocidi, fino alle prevaricazioni del potere, forme esplicite o subdole di presenza del male, del diavolo. Abbiamo la possibilità di reagire? Di comprendere dove si annidi questa figura grottesca e ammaliante?Con Fra Alberto Maggi, teologo e biblista, la Prof.ssa Laura Pasquini, docente di storia dell'arte medievale all'Università di Bologna e autrice di Il diavolo, storia iconografica del male (Carocci Editore), Andrea Franchini, giornalista, saggista e autore di Io e Satana, un esorcista risponde e il Prof. Fabio Camilletti, docente di letteratura italiana all'Università britannica Warwick.
Circa il 20% delle gravidanze avviate non si conclude con la nascita di un bambino vivo. Aborti spontanei, morti in utero e morti perinatali si verificano in una gravidanza su cinque ma, nonostante la frequenza, la perdita perinatale è ancora un argomento tabù della maternità e della genitorialità.Per la medicina la “morte perinatale” avviene fra la 22/28esima settimana di gestazione ei 7 giorni successivi al parto, ma questa definizione biomedica ha poco a che vedere con la perdita e il lutto che la donna e la coppia possono vivere anche prima di questa soglia, già proiettati in un progetto di genitorialità e in un rapporto affettivo con il nascituro.Il loro dolore rimane spesso silenzioso, non riconosciuto né dai protocolli sanitari né dalle norme giuridiche né dalla società. In occasione della Baby loss awareness week, la Settimana mondiale per la consapevolezza del lutto perinatale (9-15 ottobre), Moby Dick racconta la perdita perinatale estendendola a tutta la gravidanza, così come prevedono le più recenti definizioni delle scienze psicologiche e sociali, per meglio comprendere, sostenere e accompagnare le donne, le coppie e le famiglie che vivono questo evento. Con:Claudia Mattalucci, antropologa culturale, curatrice con Roberta Raffaetà del saggio Generare tra la vita e la morte. Aborto e morte perinatale in una prospettiva multidisciplinare (FrancoAngeli, 2020);Barbara Schepis, psicologa clinica perinatale;Valentina Greco, conduttrice del gruppo di auto-aiuto in Perdita perinatale “Le radici del cuore”, a partire da una propria esperienza di perdita perinatale;Sarah Zschokke, levatrice indipendente, ideatrice e realizzatrice della Fontana commemorativa nel Parco delle camelie a Locarno, dedicata alle madri, ai padri e ai familiari che hanno subito un lutto perinatale.
La rabbia, un'emozione spesso repressa e stigmatizzata, è stata per secoli un motore silenzioso ma di trasformazione per le donne. Moby Dick vuole dare voce a questa rabbia, che attraversa secoli di storia, e analizzare come le donne l'abbiano trasformata in una potente arma contro le ingiustizie. Rifletteremo su come la rabbia femminile sia stata negata, patologizzata o ridotta al silenzio, ma anche su come abbia alimentato rivoluzioni culturali, sociali e personali.Ne parleremo nell'ora centrale del programma con due ospiti:Laura Schettini, professoressa di Storia delle Donne e di Genere e ricercatrice in storia contemporanea. Tra le sue pubblicazioni “La violenza contro le donne nella storia. Contesti, linguaggi, politiche del diritto” (edizioni Viella, 2017); “L'ideologia gender è pericolosa” (ed. Laterza 2023). E' in uscita (per le edizioni Viella) la sua antologia (curata con Simona Feci) sulle donne nella storia dal titolo “Storia di donne e di genere”.Giulia Siviero, giornalista, scrive per Il Post e altri giornali tra cui Internazionale e Il Manifesto, occupandosi di questioni di genere. Nel 2024, per Nottetempo, ha pubblicato “Fare femminismo”, un libro per recuperare le pratiche dei movimenti delle donne e dei femminismi radicali. Ma come si manifestava la rabbia delle donne in tempi di oppressione estrema? Nella parte finale del programma, sarà ospite di Lina Simoneschi Simona Feci, professoressa associata presso l'Università di Napoli L'Orientale, per un'anteprima del suo ultimo libro “L'acquetta di Giulia. Mogli avvelenatrici e mariti violenti a Roma nel Seicento” (ed. Viella), in uscita a novembre. Ambientato nella Roma di metà Seicento, il libro ricorda la scoperta di una rete di avvelenatrici dei propri mariti violenti. Le protagoniste e le loro storie offrono uno straordinario passe-partout per raccontare la condizione delle donne e la loro rabbia nel secolo di Artemisia Gentileschi e della monaca di Monza.
Considerato immutabile, la quintessenza della natura non influenzata dall'uomo, simbolo del mondo selvaggio opposto a quello civilizzato, il bosco fin dalla preistoria è stato modificato dall'intervento antropico, come osserva nel suo saggio Storia dei boschi del biologo Hansjörg Küster. Se l'ecosistema bosco è in perenne mutamento, il suo aspetto e assetto attuali sono anche il prodotto della cultura e il risultato della pianificazione e della gestione messe in atto dalle varie civiltà, che da sempre lo hanno sfruttato come risorsa economica, energetica, alimentare, ma anche tutelato e valorizzato per le sue funzioni di protezione e di spazio ricreativo. A Moby Dick saranno ospiti l'ingegnere forestale Mark Bertogliati e la storica Simona Boscani Leoni per capire come è cambiato nel tempo il nostro rapporto con il bosco e la foresta: dal Medioevo alla svolta ecologica di fine Novecento, fino al presente che pone – anche nella Svizzera italiana - nuove sfide ambientali con la minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici. Aspetti questi ultimi approfonditi da Giorgio Moretti, già responsabile dell'Ufficio della selvicoltura e degli organismi pericolosi per il bosco della Sezione forestale cantonale.
Ha suscitato un grande interesse la nuova edizione del primo libro de “Il Capitale” pubblicato nei Millenni della Einaudi, curato da Roberto Fineschi.Il pensatore e filosofo tedesco è proposto in letture critiche, interpretato, affrontato in convegni a tema, forse addirittura frainteso, ma resta sempre popolarissimo e attuale, non solo tra gli studiosi. Non solo: la difficoltà nel classificare l'opera di Marx (economista? Filosofo? Politico? Tutte queste definizioni?) rende l'autore del Capitale contemporaneo e in grado di dare risposte ai temi più attuali della realtà sociale e politica del XXI secolo. Le correnti marxiste, le interpretazioni del suo pensiero saranno affrontate da Moby Dick, e forse si troverà la risposta alla domanda “Ma Marx, era marxista?”Con Guido Liguori docente di storia delle dottrine politiche e storia del pensiero politico contemporaneo presso l'università della Calabria, presidente della international Gramsci society e caporedattore della rivista di cultura politica “Critica marxista”. Luca Basso, Professore ordinario di Filosofia Politica presso l'università di Padova, direttore del Centro Studi Marx e marxismi, autore di due lavori su Marx, “Socialità e isolamento” del 2008 editore Carocci “Agire in comune” 2012 Ombre corte tradotti in inglese dalla casa editrice Brill. Mario Ricciardi Professore di filosofia del diritto all'Università di Milano, è stato fino a pochi mesi fa Direttore della rivista “Il Mulino” che ha guidato per sei anni.
Dopo la Seconda guerra mondiale l'intera Europa era disseminata di macerie, eredità di bombardamenti e combattimenti. E tutte le guerre successive, nei diversi continenti, hanno lasciato dietro di sé una scia di distruzione. E se ci limitiamo a questi ultimi anni, in Siria la ricostruzione non è davvero iniziata e già si aggiungono sempre nuove macerie in Ucraina e in Palestina.Il primo passo per uscire da questa tragica situazione, spiega Arianna Arisi Rota, è ristabilire una pace ragionevole, o quanto meno una tregua. E il dopoguerra, nel pensiero di Federico Romero, può anche essere un nuovo inizio, dove si correggono gli errori del passato e proprio sulle macerie si costruisce un mondo nuovo e migliore. In questa fase inevitabilmente gli aspetti tecnici della ricostruzione si legano in modo indissolubile a risvolti psicologici, a speranze e aspettative. Questo fu per esempio il caso di Milano dopo la Seconda guerra mondiale, studiato da Barbara Bracco.Infine Stefano Ventura si sofferma sulle macerie causate dalla natura e non dall'uomo, per esempio nei caso dei terremoti in Italia, Giappone, Turchia, Indonesia, Haiti e Marocco.
Che cosa si intende oggi per letteratura engagée? “Letteratura e impegno” è un connubio che appartiene a un passato legato alle avanguardie politiche degli anni Sessanta e Settanta, quando immaginava e proponeva modelli di società alternativa. Oggi l'impegno degli autori e degli scrittori prende altre forme, più sfumate o più essenziali, spostandosi dai temi propriamente politici e ideologici ai temi sociali. Per alcuni autori si traduce in una rigorosa fedeltà all'esattezza linguistica, come per Annie Ernaux, per altri, come Emmanuel Carrère, assume la forma di un reportage narrativo dallo stile denso ed enfatico. E ancora: quali responsabilità deve assumersi la letteratura nei confronti di chi verrà dopo di noi? Potrà essere lo strumento privilegiato per sviluppare quell'empatia che ci salverà nel futuro? Dei rapporti tra letteratura, politica, impegno civile e sociale discuteranno ai microfoni di Moby Dick l'editore e traduttore Lorenzo Flabbi, il poeta e docente Massimo Gezzi e la scrittrice e giornalista Sara Rossi Guidicelli.
L'età del jazz, i ruggenti anni Venti, la Grande depressione. Fitzgerald, Faulkner, Hemingway, Steinbeck. Le stelle del cinema, il sogno americano. Noi.A partire dall'uscita de “I grandi racconti” di F.S. Fitzgerald (l'iniziativa è di Minimum Fax, che del grande scrittore sta ripubblicando le opere), in questa puntata di “Moby Dick” proveremo a raccontare un'epoca divenuta leggendaria e che ha segnato l'immaginario di generazioni, che si sono nutrire di letteratura, musica e cinema attraverso opere e generi che hanno segnato una lunga stagione irripetibile. Nella prima parte ci faremo aiutare da Stefano Zenni, tra i musicologi italiani più attenti e sensibili al jazz e alle musiche afroamericane, la cui storia insegna nel Conservatorio di Bologna, e da Roberto Calabretto, professore di discipline musicali dell'Università di Udine, uno dei massimi studiosi dei rapporti tra musica e cinema. Nella seconda parte sarà Cinzia Scarpino, che insegna Letteratura e cultura angloamericana nell'Università degli Studi di Milano, a spiegarci come quell'epoca d'oro ha influenzato la nostra letteratura dagli anni Trenta in poi.
Il territorio del Canton Ticino è oggi un laboratorio a cui guarda tutta la Svizzera, per le numerose sfide da affrontare in materia di sviluppo territoriale: patrimonio paesaggistico, flussi e invecchiamento della popolazione, mobilità sostenibile, sviluppo urbanistico, cambiamento climatico.Come contrastare le isole di calore in città? Come promuovere una mobilità sostenibile a fronte della complessa morfologia del Ticino? Come progettare, in un territorio parcellizzato e prevalentemente in mano ai privati, dei quartieri cittadini che – sul modello di città come Ginevra e Zurigo – offrano abitazioni accessibili e di qualità, servizi, parcheggi collettivi, spazi verdi e per la collettività? E come creare presso la popolazione una maggiore cultura del territorio? Non è facile. Il progetto di una cosiddetta Città-Ticino arriva dopo decenni di sviluppo urbanistico difforme e a tratti scellerato, di cui ancora oggi vediamo le conseguenze. Con l'entrata in vigore della Legge federale sulla pianificazione del territorio e con l'obbligo per i comuni ticinesi di ridurre le proprie zone edificabili, si apre oggi un'occasione fondamentale per promuovere in Ticino uno sviluppo centripeto e sostenibile e al contempo pianificare città più attrattive e vivibili. Apre la puntata il Direttore della Divisione dello sviluppo territoriale e della mobilità del Dipartimento del territorio Martino Colombo.Segue una tavola rotonda con il geografo Gian Paolo Torricelli, già direttore dell'Osservatorio di sviluppo territoriale dell'Accademia di Mendrisio, organo nato su mandato del Governo ticinese per monitorare il territorio della Città-Ticino; l'ingegnere e urbanista Sergio Rovelli, presidente di Planidea, studio di consulenza alla pianificazione territoriale, e l'architetta paesaggista Marta Buoro, collaboratrice scientifica dell'Istituto internazionale di architettura i2a, che promuove la cultura del territorio e forme di progettazione partecipata con la cittadinanza.
A cento anni dalla morte dello scrittore Franz Kafka, Moby affronta l'influenza che Kafka ebbe nelle arti, e cosa resta oggi di questo straordinario scrittore.A lungo dimenticato, il suo pensiero viene ora rivalutato attraverso saggi, pubblicazioni dedicate, e valorizzato anche a teatro e nelle pinacoteche. Non solo. Kafka è decisamente una attrazione turistica. Praga, la città dove ha sempre vissuto, lo ricorda con statue, esposizione, luoghi simbolo del suo lavoro e della sua vita privata. Gite turistiche aiutano a scoprire uno dei più enigmatici, sorprendenti e originali autori della letteratura moderna. Con il pittore Luca Matti, l'artista Moni Ovadia, lo scrittore Adriano Sofri e Giuseppe Lupo (Premio Viareggio) autore di A Praga con Kafka (Giulio Perone editore)
Da qualche tempo al mondo ci sono più cittadini che contadini. Ogni secondo nel nostro pianeta due persone si trasferiscono in città (quasi duecentomila al giorno, soprattutto giovani). E tuttavia si registra anche un movimento inverso, per quanto debole e incerto. Per esempio Roberta Ferraris è tornata a vivere in una cascina dell'Alta Langa e ha scritto uno dei primi manuali per chi vuole trasferirsi in campagna. Oppure Francesca Pachetti, la raccontadina: a 27 anni ha lasciato il lavoro di educatrice per dedicarsi alla cura dei suoi campi e alla scrittura. Nel frattempo altre giovani donne come Laura Moretuzzo sperimentano metodi alternativi di ritorno alla terra, come il WOOF, ovvero il lavoro volontario in fattorie biologiche in cambio di vitto e alloggio. Caterina De Boni ha scelto invece di essere una pastora e conduce il suo gregge lungo i sentieri di montagna.Infine Giovanni Lindo Ferretti: anni fa, dopo la fine dei CCCP e dei CSI, è tornato a vivere nel paese natale, Cerreto Alpi, sull'Appennino tosco-emiliano, in un consapevole percorso di recupero delle proprie radici.Con Caterina De Boni, Roberta Ferraris, Giovanni Lindo Ferretti, Laura Moretuzzo, Francesca Pachetti
Il mondo sta raccogliendo le conseguenze dell'escalation dei conflitti e del collasso del diritto internazionale. L'ultimo rapporto annuale di Amnesty International (2023-2024) torna a fare il punto sui diritti umani in 155 Paesi fra i quali anche la Svizzera. Fra le sue osservazioni, Amnesty saluta positivamente l'Istituzione Svizzera per i Diritti Umani, fondata nel 2023, dopo un processo politico durato ben vent'anni e la cui prima assemblea si terrà il 28 di maggio 2024 a Friburgo. L'ONG saluta positivamente anche la revisione del codice penale in materia sessuale che ha portato ad una nuova definizione di violenza carnale. Ma non mancano le criticità messe in evidenza da Amnesty International. Per citare solo sue esempi: la rigidità dei criteri per il ricongiungimento familiare dei rifugiati temporaneamente ammessi in svizzera, oppure il diritto a manifestare che non sembrerebbe sufficientemente garantito. La svizzera può fare di più per salvaguardare i diritti umani? E cosa? Affronteremo il tema nell'ora centrale di Moby Dick con tre ospiti: Gabriela Giuria Viveros, giurista e responsabile sviluppo progetti Fondazione diritti umani Lugano e attivista di Amnesty International; Gianni D'amato, politologo e direttore del Forum svizzero per lo studio delle migrazioni e della popolazione di Neuchâtel e professore di studi sulla migrazione e la cittadinanza all'Università di Neuchâtel: Sarah Rusconi, Portavoce di Amnesty Svizzera per la Svizzera italiana. Ospite dell'ultima mezzora del programma è Cuno Tarfusser, magistrato, ex giudice e già vice-presidente della Corte Penale Internazionale dell'Aja. Con Tarfusser cercheremo di capire le implicazioni che avrà l'annuncio del procuratore capo della Corte penale internazionale Karim Khan di voler incriminare il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il Ministro della difesa Yoav Gallant per “crimini di guerra e crimini contro l'umanità” nella Striscia di Gaza dall'8 ottobre scorso. Annuncio che si aggiunge alla richiesta di un mandato di arresto anche per il capo di Hamas a Gaza Yahya Sinwar e per altri due alti funzionari di Hamas accusati di “sterminio, omicidio, presa di ostaggi, stupro e violenza sessuale durante la detenzione”.
Sono trascorsi 500 anni dal Patto delle Tre Leghe, che nel 1524 segnava la nascita del futuro Canton Grigioni. Fra i festeggiamenti per questo anno giubilare il Capo Dipartimento educazione, cultura e protezione dell'ambiente grigionese Jon Domenic Parolini ha sottolineato ai microfoni della Rete Due l'importanza di «rafforzare e mostrare la diversità della cultura grigionese, che deve diventare più visibile e tangibile in tutte le nostre regioni e valli».Ma cosa vuol dire fare cultura, oggi, nei Grigioni? Cantone multiconfessionale e trilingue, dove la coesione politica deve fare i conti con il pluralismo e la tutela delle minoranze culturali e linguistiche italofone e romanciofone? Ne parleremo con Mirella Carbone, responsabile della sede di Sils dell'Istituto di ricerca sulla cultura grigione; Franco Milani, presidente della Pro Grigioni italiano e Rico Valär, professore di lingua e cultura romancia presso l'Università di Zurigo. undefined
Cento anni fa nasceva Goliarda Sapienza, scrittrice, attrice cinematografica e teatrale, una giovinezza segnata dalla presenza unica e forse ingombrante dei genitori, attivisti antifascisti e militanti anarchici. La scrittrice è stata a lungo dimenticata, la sua opera – oggi di culto – scartata con le motivazioni più varie dalle case editrici. C'è voluto l'impegno del compagno, Angelo Pellegrino, che ancora cura la diffusione del lavoro di Sapienza, che ha deciso di proporre in Francia gli scritti di questa autrice anticonformista e anticipatrice. L'idea si è rivelata vincente. Dopo la pubblicazione oltreconfine de L'arte della gioia, anche l'Italia si è accorta dell'originalità della produzione di Goliarda Sapienza. Una inversione di tendenza che ha consentito la diffusione di una forma di letteratura più attenta alla prospettiva femminile di un tema, di una realtà, di una emozione, e della complessità che queste visioni assumono. Ma è una prospettiva destinata a durare? Con Giulia Caminito, Sandra Petrignani e Cristina Battocletti. Infine collegamento con il Salone del libro di Torino, dove il tedesco è quest'anno la lingua ospite. Con Vincenzo Latronico.
In Francia, il più grande mercato europeo del fumetto, su quattro libri venduti, uno è un fumetto. Ma dati analoghi si ritrovano in Italia e in Svizzera. Ovunque quella che viene definita la nona arte sempre più intercetta l'interesse del pubblico e sempre più spesso tratta di vicende reali raccontate da giornalisti e da storici. Che si tratti di biografie, di inchieste, di reportages di viaggio o di analisi della società contemporanea attraverso fenomeni come le migrazioni o la violenza di genere, la mescolanza di testo e disegno è uno dei linguaggi che il pubblico sembra gradire di più. Ma quali sono le ragioni di questa tendenza? Perché il giornalismo a fumetti – graphic journalism per usare il termine inglese con cui viene definito in tutto il mondo – appare più efficace di mezzi più tradizionali? C'è forse qualche relazione tra questo successo e l'apparente paradosso temporale che da un lato ci vede consumare informazione ed attualità sempre più velocemente e dall'altro celebrare il successo di un linguaggio la cui produzione è indubbiamente lenta?Del racconto del mondo che ci offrono oggi le graphic novel Moby Dick parla con Igort, fumettista ed editore italiano di fama internazionale, l'autrice di fumetti e illustratrice Sara Colaone, curatrice della sezione dedicata al fumetto per la rivista Nuovi Argomenti; la storica dell'arte e curatrice della sezione fumetti del sito di cultura pop Stay Nerd Francesca Romana Torre, e con il cofondatore della prima rivista a fumetti italiana Andrea Coccia.
La politica svizzera di lotta contro le droghe si basa su quattro pilastri: prevenzione, trattamento, riduzione del danno e repressione. Uno dei quattro pilastri - la riduzione del danno – è il tema di questa puntata di Moby Dick.La Svizzera è all'avanguardia per quanto riguarda la strategia di riduzione del danno ? Come si muove in ambito di lotta contro le dipendenze ? E quale è la situazione per quanto riguarda la Svizzera italiana ? Ci sono differenze significative rispetto a quanto avviene al nord delle Alpi ? Affronteremo il tema nell'ora centrale di Moby Dick con tre ospiti specialisti in materia che sono : Simona De Berardinis: responsabile della Strategia nazionale Dipendenze presso l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ; Jann Schumacher: collaboratore scientifico presso l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), attivo soprattutto in ambito di tematiche legate alle dipendenze; Marcello Cartolano, Presidente di Ticino Addiction e vice-direttore di Ingrado.Per quanto riguarda la situazione a livello internazionale, il tema della riduzione del danno è tornato di attualità entrando a far parte delle politiche dell'ONU in seguito ad un summit che si è svolto a fine marzo 2024 a Vienna. Si tratta di un evento importante perché per la prima volta il termine ‘”Riduzione Del Danno” (RDD) è entrato in una risoluzione ONU e si è ora conquistato un ruolo strategico. Si è rotto un tabù ? E cosa vuole dire affrontare il tema della riduzione del danno inteso come un approccio di psicologia di comunità ? Ospite dell'ultima mezzora del programma è Patrizia Merìngolo che è stata Professore ordinario di Psicologia di Comunità all'Università degli Studi di Firenze. È autrice di numerose pubblicazioni scientifiche e contributi a conferenze nazionali e internazionali. Ha studiato la strategia della riduzione del danno intesa come capacità di governare il fenomeno droga nel suo contesto, costringendo la società a chiedersi se le droghe non vadano anche messe in relazione alla stigmatizzazione sociale del comportamento di consumo.