POPULARITY
Nella prima parte della trasmissione con Lorenzo Luporini, autore, con il compianto Fausto Colombo, del libro Una storia in comune (Mondadori), andiamo alla scoperta delle radici della cultura popolare dell'ultimo.Nella seconda parte due temi che costituiscono una parte importante della cultura popolare, il cinema e la cucina con le recensioni ai seguenti libri:- Alberto Anile, L'ultimo Don Camillo, Minimum fax- Alessandro Gnocchi, Giovannino Guareschi, Una vita controcorrente, edizioni Ares- Paolo Speranza, C’eravamo tanto amati, Gremese- Giampiero Frasca, Frankenstein junior di Mel Brooks, Gremese- Giulia Ceirano – Viola Bartoli, Il cinema in cucina, hoppípolla edizioni- Mauro Bassini, Non c’è più gusto. Il tentato suicidio della cucina italiana, Minerva.Ad ottanta anni dalla morte per impiccagione di Dietrich Bonhoeffer nel campo di concentramento di Flossenbürg, due libri di Fulvio Ferrario per ricordarlo:- Dietrich Bonhoeffer. Un profilo, Claudiana- Gli scritti dal carcere di Bonhoeffer, Claudiana.Il confettino è dedicato al cinema: - Maria Scoglio Lisa Riccardi e Anna Rizzi, Il cinema spiegato ai bambini e alle bambine, Beccogiallo.
Alessandro Gnocchi"Giovannino Guareschi. Una vita controcorrente"Edizioni Areswww.edizioniares.itFormidabili quei sessant'anni vissuti controcorrente seguendo sempre e soltanto le eterne leggi del buon Dio e la propria coscienza. Sessanta tumultuosi, irrequieti, generosi, intelligenti, formidabili anni impreziositi da un inequivocabile genio letterario, giornalistico e grafico. Ciò ha fatto di Giovannino Guareschi lo scrittore italiano forse più conosciuto e amato nel mondo, ma anche il più detestato dal potere politico e culturale. Quando morì nel 1968 i suoi lettori lo piansero, gli intellettuali e i politici poterono finalmente ignorarlo. Eppure, i censori passano mentre il vecchio Giovannino, i suoi personaggi (soprattutto Don Camillo e Peppone) e i suoi lettori, restano. Grazie alla lunga frequentazione della sua opera e di documenti di archivio spesso inediti, Alessandro Gnocchi, uno dei suoi maggiori studiosi, ne spiega il motivo cogliendolo tanto nel valore intellettuale dello scrittore e del giornalista, quanto nell'integrità dell'uomo capace di inimicarsi proprio tutti, comunisti e anticomunisti, fascisti e antifascisti, clericali e anticlericali.Alessandro Gnocchi si occupa delle tematiche religiose nella letteratura moderna e contemporanea. In questo àmbito, ha pubblicato scritti su Cristina Campo, Fëdor Dostoevskij, J.R.R. Tolkien, G.K. Chesterton, Georges Simenon, Carlo Collodi e Arthur Conan Doyle. A Giovannino Guareschi, di cui è considerato uno dei maggiori studiosi, ha dedicato una decina di opere, tra cui Don Camillo & Peppone. L'invenzione del vero (Rizzoli), Giovannino Guareschi. Una storia italiana (Rizzoli), Viaggio sentimentale nel Mondo piccolo di Guareschi (Rizzoli), Lettere ai posteri di Giovannino Guareschi (Marsilio), Andavamo con Dio e tornavamo al tramonto (DreamBook) e, nel catalogo Ares, il profilo letterario Giovannino Guareschi. La poetica della libertà (2025).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
ROMA (ITALPRESS) - L'Aula della Camera ha approvato all'unanimità, con 256 voti favorevoli, l'istituzione della Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi, il 20 settembre. Il testo passa ora all'esame del Senato."La Camera dei deputati riscatta la memoria e consegna all'onore perenne gli internati militari italiani, i 650 mila soldati che dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 pagarono il rifiuto di arruolarsi nell'esercito nazista e successivamente nella Repubblica Sociale con la deportazione nei campi di concentramento", afferma il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè."L'istituzione della giornata degli internati il 20 settembre costituisce una bellissima pagina di “memoria condivisa” scritta dalla Camera con il suo voto unanime a un provvedimento che ho fortemente voluto dopo tanti, troppi anni di oblìo intorno alla vicenda degli internati militari - aggiunge -. La loro fu una resistenza senz'armi, non meno valorosa ed eroica di chi combatteva sui campi di battaglia. Il “NO!” pronunciato e ripetuto dai nostri soldati costò la vita ad almeno 50mila di loro. Uno di quegli internati era il sottotenente Giovannino Guareschi e non a caso ogni volta che veniva minacciato di morte replicava: “Non muoio neanche se mi ammazzano”".sat/mrv
"L'umorismo cammina sul sentiero del paradosso", diceva Giovannino Guareschi, e su questo sentiero David Sedaris ha consumato le suole di molte scarpe. Tra i più influenti scrittori statunitensi contemporanei, l'autore di Me parlare bello un giorno e del recente Cuor contento il ciel lo aiuta ha sempre saputo rileggere in chiave comica le assurdità della vita quotidiana, spesso attingendo dalle avventure e disavventure familiari. Muovendosi dall'infinitamente piccolo di un brutto regalo di Natale all'infinitamente grande della perdita di una sorella, è riuscito dimostrare che ovunque si può nascondere una storia capace di strapparci un sorriso commosso. A Festivaletteratura 2023 Sedaris è stato intervistato dallo scrittore Marco Archetti, suo lettore di vecchia data. L'interprete dell'evento è stata Marina Astrologo.
Oggi si parte dal titolo dell'ultimo libro di David Grossman (“La pace è l'unica strada”) per parlare di pace. Più facile a dirsi che a farsi. Il motto latino “pax optima rerum” (“ottima fra tutte le cose la pace”) ci trova tutti d'accordo. Ma come raggiungere la pace (interiore, nelle relazioni, tra nazioni)? David Grossmam, un dizionarietto della Hoepli di sentenze latine, Zygmunt Bauman, Giovannino Guareschi, Chandra Candiani (ma anche Umberto Eco, il Dalai Lama, Gerald Holtom e il contadino di Goya) ci danno qualche dritta su come coltivarla, ma la vera sapienza – come scopriremo – si coltiva nell'orto, tra la valerianella e i porri.
Don Camillo, le curé de campagne créé en 1948 par l'écrivain italien Giovannino Guareschi. Le talk-show culturel de Jérôme Colin. Avec, dès 11h30, La Bagarre dans la Discothèque, un jeu musical complétement décalé où la créativité et la mauvaise foi font loi. À partir de midi, avec une belle bande de chroniqueurs, ils explorent ensemble tous les pans de la culture belge et internationale sans sacralisation, pour découvrir avec simplicité, passion et humour. Merci pour votre écoute Entrez sans Frapper c'est également en direct tous les jours de la semaine de 11h30 à 13h sur www.rtbf.be/lapremiere Retrouvez tous les épisodes de Entrez sans Frapper sur notre plateforme Auvio.be : https://auvio.rtbf.be/emission/8521 Et si vous avez apprécié ce podcast, n'hésitez pas à nous donner des étoiles ou des commentaires, cela nous aide à le faire connaître plus largement.
Les sorties BD de Xavier Vanbuggenhout : - « Retour à Lemberg », d'après le livre de Philippe Sands, par Jean Christophe Camus et Christophe Picaud (Delcourt) - « Nos rives partagées » de Zabus et Nicoby (Dargaud) L'actrice française Micheline Presle, qui a tourné plus de 150 films, dont quelques-uns à Hollywood, et côtoyé les figures du 7e art du XXème siècle de George Pabst à Alain Resnais en passant par Abel Gance, Jacques Demy ou Claude Autant-Lara, nous a quittés le 21 février dernier. Le mangaka japonais Akira Toriyama, créateur de Dragon Ball, nous a quittés le 1er mars dernier. On en parle avec Dick Tomasovic, chargé de cours en histoire et esthétique du cinéma et des arts du spectacle à l'ULg. La chronique de Josef Schovanec : Don Camillo, le curé de campagne créé en 1948 par l'écrivain italien Giovannino Guareschi. Le talk-show culturel de Jérôme Colin. Avec, dès 11h30, La Bagarre dans la Discothèque, un jeu musical complétement décalé où la créativité et la mauvaise foi font loi. À partir de midi, avec une belle bande de chroniqueurs, ils explorent ensemble tous les pans de la culture belge et internationale sans sacralisation, pour découvrir avec simplicité, passion et humour. Merci pour votre écoute Entrez sans Frapper c'est également en direct tous les jours de la semaine de 11h30 à 13h sur www.rtbf.be/lapremiere Retrouvez tous les épisodes de Entrez sans Frapper sur notre plateforme Auvio.be : https://auvio.rtbf.be/emission/8521 Et si vous avez apprécié ce podcast, n'hésitez pas à nous donner des étoiles ou des commentaires, cela nous aide à le faire connaître plus largement.
Il Prof. Giovanni Zenone legge la prefazione del romanzo di Helene Haluschka "Il parroco di Lamotte", che tante polemiche suscitò negli anni 50 credendolo l'ispiratore della fortunata saga di don Camillo scritta da Giovannino Guareschi.
Piers Dudgeon, author of several books and articles published all over the world, joins our very own Dr. Marianna Orlandi to discuss the works and life of Giovannino Guareschi. Guareschi, a 20th century Italian author is most known for his colorful tales of Don Camilo. In this episode Dudgeon and Dr. Orlandi talks about what Guareachi has to teach us through the little world of Don Camilo and particularly what his stories can reveal about our ideologized world today. They talk about the history that inspired Guareschi, the techniques that the stories use to speak uniquely to the reader, the troubles of censorship and what Don Camilo can teach us all about what it means to have an ideology and an identity. Read more from Guareschi and Piers Dudgeon! https://www.amazon.com/stores/author/B000APRYUY?ingress=0&visitId=73c229d8-d144-4759-afc6-73cb478a49d1&store_ref=ap_rdr&ref_=ap_rdr https://europeanconservative.com/news/
Alcune parole di Giovannino Guareschi ci fanno ben riflettere sulla grandezza del pudore
Torniamo a parlare degli Internati Militari Italiani, i cosiddetti IMI, che in circa 600.000 dopo la firma dell'armistizio dell'8 settembre del 43 si trovarono costretti a scegliere se combattere a fianco di fascisti e nazisti oppure essere deportati in Germania. L'occasione è la mostra, a Roma, intitolata "6865, l''IMI Giovannino Guareschi" dedicata a uno di loro, Giovannino Guareschi. Intervengono Marco Ferrazzoli, curatore della mostra, e Luciano Zani, professore di Storia Contemporanea alla Sapienza di Roma.
Guido Conti"La siccità"Bompiani Editorehttps://bompiani.itÈ l'inizio di un'estate torrida, ormai da anni la pioggia non benedice i raccolti e le precipitazioni si sono fatte imprevedibili e violente. Nel piccolo paese dell'Oltrepò Pavese in cui abita Andrea la vita di chi coltiva la terra è sempre più difficile, basta una grandinata per perdere in poche ore il lavoro di mesi. La terra, crepata dalla sete, nasconde le sue risorse in profondità e così anche gli animali selvatici iniziano a manifestare comportamenti strani: come i tassi, che in cerca di frescura e di acqua hanno scavato tra le tombe del cimitero, e “quando si disturbano i morti ne soffre tutto il paese”.Andrea sa che la cosa migliore sarebbe andarsene, come fanno tanti, e cercare una nuova vita lontano da quella terra assetata anche se è lì che stanno le sue radici; ma allo stesso tempo è affascinato dai misteri della natura e dalla ferocia arcaica di suo padre e suo zio, che di notte gli consentono di seguirli nel bosco.Giorno dopo giorno la siccità si porta via i raccolti e la ragione di una intera comunità, in un crescendo di accadimenti e di presagi che intrecciano il destino degli uomini a quello degli animali. Per il protagonista di questo racconto e per una piccola volpe sarà un'estate di crescita, di dolore e di perdita, che Guido Conti narra con voce sicura, attenta a ogni dettaglio, capace di cogliere le epifanie che ogni stagione riserva a chi la attraversa.Guido Conti, parmigiano, è scrittore, illustratore, editore, saggista e insegnante. Ha vinto il Premio Chiara 1998 per i racconti de Il coccodrillo sull'altare, il Premio Selezione Campiello 1999 per I cieli di vetro, il Premio Hemingway per la critica 2008 con Giovannino Guareschi, biografia di uno scrittore e il Premio Carlo Levi 2013 con Il grande fiume Po. Tra i suoi romanzi, Il tramonto sulla pianura, Le mille bocche della nostra sete e Quando il cielo era il mare e le nuvole balene. Ha scritto e illustrato la saga della cicogna Nilou, tradotta in molti paesi. Come saggista ha pubblicato per Libreria Ticinum Editore Cesare Zavattini a Milano (1929-1939). Letteratura, rotocalchi, radio, fotografia, editoria, fumetti, cinema, pittura e La città d'oro. Parma, la letteratura 1200-2020. Come insegnante ha pubblicato Imparare a scrivere con i grandi. Da oltre vent'anni tiene laboratori di didattica della lettura e della scrittura dalle scuole elementari ai master universitari di comunicazione.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.itQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/1487855/advertisement
Weihnachten 1946 erscheinen erstmals Geschichten um Don Camillo und Peppone aus der Feder von Giovannino Guareschi. Es geht um den Zwiespalt zwischen tradierten Werten und gesellschaftlicher Aufbruchsstimmung und um einen Appell an die Moral der politischen Lager nach der faschistischen Diktatur Mussolinis.
Uno splendido racconto di Guareschi sospeso tra realtà e magia, esattamente come dev'essere una favola che parla del Natale...
Mit dem guten Felo vom "Sumpf" und "Data sein Hals" Podcast war ich im Auftrag des Herrn unterwegs um über die Don Camillo Filme mit dem großartigen Fernandel zu sprechen.
Puntata speciale del "Cacciatore di libri Estate" dedicata alle emozioni forti, quelle che facciamo fatica a riconoscere e ad ammettere, le emozioni di cui abbiamo paura e che cerchiamo di sopire. Un viaggio nelle emozioni intense con i romanzi di Fabio Bacà, finalista al premio Strega e al Campiello, Megan Nolan, finalista al Premio Strega europeo, Marco Peano e la scrittrice americana di origine indiana Avni Doshi. Ospite del caffè letterario: Francesco Chiamulera, direttore del festival culturale "Una montagna di libri" che si svolge a Cortina D'Ampezzo. Libri consigliati: "Il fantasma in bicicletta - All'inseguimento di Giovannino Guareschi" di Enrico Brizzi (Solferino), "Il tramonto della democrazia" di Anne Applebaum (Mondadori - traduz. Massimo Parizzi), "Anarchia - L'inarrestabile ascesa della Compagnia delle indie orientali" di William Dalrymple (Adelphi - traduz. Svevo D'Onofrio), Arabia Felix di Thorkild Hansen (Iperborea - traduz Doriana Unfer). Jukebox letterario: Animale di Lisa Taddeo (Mondadori - traduz. Monica Pareschi) "Fame blu" di Viola Di Grado (La nave di Teseo), "Le scrittrici della notte" a cura di Loredana Lipperini (Il Saggiatore), coming soon: "Il continente bianco" di Andrea Tarabbia (Bollati Boringhieri), "L'avversione di Tonino per i cechi e i polacchi" di Giovanni Di Marco (Baldini Castoldi). Musiche: Taxi Driver - Bernard Herman Hotter than hell - Due Lipa I wanna be your slave - Maneskin In regia: Pietro La Corte e Andrea Roccabella
Ogni fiume, per arrivare al mare, compie un percorso tre volte più lungo della distanza in linea retta tra la sorgente e la foce. Per essere precisi, circa 3,14 volte, ossia la costante matematica pi greco. È affascinante pensare che la natura - apparentemente così disordinata - abbia regole matematiche. In realtà niente in natura è casuale: le vacche rosse reggiane ne sono un esempio. Resistono al caldo e sono a loro agio in questa pianura. Nelle campagne emiliane l'allevatore Marco Prandi ci racconta come sta scommettendo su un mix di tradizione e innovazione per portare avanti l'attività di famiglia, producendo energia e risparmiando acqua. Il risparmio idrico è fondamentale in un'area dove la siccità si vede a occhio nudo: quello che Giovannino Guareschi aveva soprannominato il “grande fiume”, oggi appare in alcuni tratti quasi un rigagnolo. Nei suoi racconti, le terre di don Camillo e Peppone erano perennemente minacciate dalle esondazioni del Po, oggi sono aride e sabbiose.
Nel 1941 Giovannino Guareschi percorse 1.200 km in bicicletta tra la Lombardia e l'Emilia, per un reportage pubblicato a puntate sul Corriere della Sera. Ottant'anni dopo, Enrico Brizzi ripercorre lo stesso viaggio e lo racconta nel libro "Il fantasma in bicicletta. All'inseguimento di Giovannino Guareschi" (Solferino, 752 p., € 22,00). Si è trattato di un duplice viaggio – spiega Brizzi: uno fisico, l'altro alla scoperta del lato meno conosciuto dell'autore di Don Camillo e Peppone, ovvero quello del giornalista scanzonato che ha fatto la storia del Novecento politico e letterario. Guareschi è uno degli scrittori più venduti e tradotti della storia d'Italia, ma è stato a lungo ignorato dai nostri intellettuali, un po' per ragioni politiche, un po' perché considerato scrittore popolare – conclude Brizzi. RECENSIONI "Coraggio, guardiamo" di Giuseppe Marotta (Alessandro Polidoro Editore, 372 p., € 17,00) "La cucina in valigia" di Gaia Servadio (Neri Pozza, 192 p., € 14,50) "Palermo. Seconda stella a destra" di Maria Luisa Tuscano, Valeria Cappelli, Laura Daricello, Chiara Di Benedetto (Les Bas Bleu, 100 p., € 10,00) "Firenze. Seconda stella a destra" di Alessandra Zanazzi, Valeria Cappelli, Chiara Di Benedetto (Les Bas Bleu, 100 p., € 10,00) "Padova. Seconda stella a destra" di Leopoldo Benacchio, Valeria Cappelli, Chiara Di Benedetto (Les Bas Bleu, 100 p., € 10,00) "Dell'andare in montagna altre amabili ascensioni" a cura di Francesca Cosi e Alessandra Repossi (Ediciclo, 176 p., € 21,00) IL CONFETTINO "Le stelle" di Jacques Goldstyn (La Nuova Frontiera Junior, 64 p., € 17,90) "Dodici storie dal cielo" di Maddalena Oriani (Vallardi, 96 p., € 14,00) "Storia illustrata degli Ufo" di Adam Allsuch Boardman (Einaudi Ragazzi, 128 p., € 16,90)
"I'm not using the verb 'to be'; it is a problem for my teachings" - Zen Master Taiten Guareschi. Isra Garcia interviews the honourable Jūdō and Zen Master, Taiten Guareschi, about an entire life devoted to practising Zazen at every moment while finding awe in misunderstandings and enjoying the risk and vulnerabilities of being human. We deconstruct some of his most provocative and essential learnings and thoughts. And also dissects how he has followed the lead of his three great masters, Taisen Deshimaru Rōshi and Narita Shūyū Rōshi, and Cesare Baroli, and created his Way while founding and teaching at the Fudenji Monastery (Fidenza, Italy). "'I' generates compulsive thinking, you don't listen, you are only worried by what your thought affirms, but Zazen breaks this compulsive thinking" "I'm a Buddhist, but being a good observer, I can become a good Christian" - Zen Master Taiten Guareschi. It's a vibrant and profound interview about becoming one, abandoning body and mind, koans, embracing contradictions, accepting conflict, the Zen Way, habits, skills and zazen practice, which goes beyond any categorization, concept or word. It's a conversation about a great and formidable man who shares himself and all his most personal stories and life-changing anecdotes. It shows us his mind-blowing attitude and a very disruptive way of thinking, behaving and acting. "Existence is not limited only to humanity" "Why don't we steal from the poor and give to the rich?" - Zen Master Taiten Guareschi. Index of contents Intro. Taiten and Filippo. Life milestones and critical moments that touched Master Taiten deeply. Teachings from martial arts and their connection with zen practice. Essential learnings from Master Cesar Barioli. What made Taisen Deshimaru so unique for him that he decided to become his disciple. On practising Zazen. How to follow the situation without being in conflict? Master Taiten's take on koans. Beyond words, concepts and practice intellectualization. His thoughts on humanity. Back to play like children. Healthy habits. Something the master struggle with. The boldest thing he has ever done. Adopted by an Afrikan youngster. Most significant learning of his life so far. Finding harmony in today's world. A recipe for succeeding in the art of living. Final message. "The koan is our life" Podcast show notes: Fundenji website. Giovannino Guareschi. Toilet Cleaning Management - book. Pavel Floresnski. Aaron Stern. Mundo Piccolo - book. The Way of Cleaning - Zen. Taisen Deshimaru. Fatti d'Acqua - book (Italian). Fatti di Fuoco - book (Italian). Fatti di Terra - book (Italian) Fatti di Nebbia. Contact Fundenji: fudenji(@)tiscalinet(dot)it "There is no such thing as contradictions" - Zen Master Taiten Guareschi. * Note: this is an interview where questions are asked in English to the master, and e replies in Italian; Maurizio Anshu translates it into English. "When you facilitate the conditions, the result comes by itself"
RADIO MARGHERITA (3 Minuti In Compagnia Di Uno Scrittore a cura di Toti Sutera)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6588CONTRORDINE, COMPAGNI: IL COVID E' USCITO DAL LABORATORIO DI WUHAN... COME DICEVA TRUMP di Antonio SocciLa possibile provenienza del Covid 19 dai laboratori cinesi di Wuhan (probabilmente una fuoruscita accidentale) un anno fa era già stata illustrata, fin nei dettagli, dal professor Joseph Tritto nel libro "Cina-Covid 19. La chimera che ha cambiato il mondo" (Cantagalli). Un libro uscito ad agosto 2020 e snobbato dai media mainstream.La ricostruzione della vicenda fatta da Tritto è stata sospettata di "disinformazione" dalla polizia del pensiero della rete, fino alla censura.Nessuno sembrava interessato a capire se era vero o no ciò che riportava il libro. Il fatto stesso che confermasse, con argomenti scientifici, quanto andava dicendo da mesi il presidente Donald Trump, bastava a renderlo tabù.Accennare al laboratorio di Wuhan era sufficiente per essere bollati come trumpiani o liquidati come "complottisti". Dovevamo rassegnarci tutti alla storia del pipistrello a cui era addebitato tutto lo sfacelo umanitario ed economico provocato dal Covid nel mondo intero.Oggi d'improvviso sembra che il vento si sia messo a soffiare in senso opposto. Spazzato via Trump si riaccendono i riflettori su Wuhan.Al punto che Joe Biden ha dichiarato di aver chiesto all'intelligence di "raddoppiare gli sforzi per arrivare entro tre mesi ad una rapporto definitivo" sull'origine del Covid e pretende che il regime cinese risponda "a domande specifiche".Ormai da settimane autorevoli personalità sui giornali parlano della possibile origine artificiale del virus.CLAMOROSO DIETROFRONTIl caso più clamoroso è quello di Anthony Fauci, capo dell'Istituto nazionale americano di malattie infettive. È quell'alto consigliere della presidenza Usa (alla testa della task force contro il Covid) che per mesi è stato visto dai Dem come il controcanto a Trump stesso.Nel maggio 2020, Fauci dichiarava: "L'evidenza scientifica indica fermamente che il virus sia evoluto in natura per poi compiere il salto di specie. E dunque non possa essere stato manipolato in laboratorio".In questi giorni, a un anno di distanza, Fauci ha dichiarato l'opposto: "Non sono convinto che il Covid 19 abbia origine naturale. Penso che dobbiamo continuare ad indagare su cosa sia successo in Cina fino a quando troveremo le risposte più esatte".Due settimane fa, sull'autorevole rivista "Science", diciotto importanti scienziati hanno scritto che l'inchiesta dell'Oms, in collaborazione con la Cina, non ha spiegato nulla e occorre una vera inchiesta internazionale chevaluti anche "l'ipotesi dell'incidente di laboratorio".Quattro giorni fa il Wall Street Journal - riportando fonti dei servizi segreti - ha parlato di tre ricercatori del laboratorio di virologia di Wuhan che sarebbero stati ammalati (e ricoverati) nel novembre 2019 con sintomi "compatibili sia con il Covid, sia con l'influenza stagionale".Per capire come il vento stia cambiando basta vedere un titolo del "Corriere della sera" di ieri: "A Wuhan esperimenti aggressivi. La Cina mente sull'origine del virus".Questa frase virgolettata titolava un'intervista a "Jamie Metzl, collaboratore di Clinton e Biden" il quale "assegna un 85% di probabilità alla 'fuga' dal laboratorio". Metzl spiega: "Se non troviamo la verità e non affrontiamo le vulnerabilità, correremo rischi non necessari per future pandemie".Ma il segnale più chiaro del capovolgimento di scenario è arrivato da Facebook. Infatti ha annunciato che, da ora in poi, non censurerà e non rimuoverà più i post degli utenti che parlano della possibile fuoruscita del virus dal laboratorio di Wuhan.Il professor Benedetto Ponti, docente di Diritto amministrativo e Diritto dei media digitali all'Università di Perugia, sostiene che si dovrebbe riflettere seriamente su tutta questa vicenda e su come si è sviluppata.FAKE NEWS?Nonostante fin dall'inizio circolasse l'ipotesi dell'origine artificiale del virus, osserva Ponti, "il giudizio degli scienziati era descritto come compattamente schierato per l'origine naturale. Perciò la diffusione di questa fake news (così era bollata) era attivamente contrastata sia ad opera delle stesse piattaforme, sia sulla base di specifiche policy pubbliche, del governo italiano e anche a livello Ue".Il professor Ponti si chiede: "è corretto e utile avere tante certezze, quando si ha a che fare con un fatto 'nuovo'?".Certo, "la lotta alla disinformazione in materia di Covid 19 intende prevenire o ridurre i danni derivanti dalla diffusione di informazioni ingannevoli, che minano la fiducia del pubblico, ma che accade se una tesi, bollata come 'disinformation', riceve poi credito anche nella comunità scientifica? 'Castrare' la discussione pubblica, bollando certe tesi come false ed ingannevoli, per poi scoprire che invece meritano di essere analizzate, e non preventivamente squalificate, è un buon servizio alla salute?"Peraltro si trattava di "contenuti del tutto leciti", quindi la censura lascia ancor più perplessi. Ponti aveva già provato, con un articolo su una rivista giuridica della primavera 2020, a mettere in guardia "dagli effetti nefastiche sarebbero derivati da un approccio 'censorio' alla discussione pubblica".Una informazione libera - conclude lo studioso - è utile anche "per la tutela della salute (presente e futura)".Dunque fra i tanti danni di questa pandemia c'è pure il rischio di "sinizzazione" della nostra democrazia.Del resto il Covid 19, all'Italia e al mondo intero, è costato - in termini di vittime e di danni economici - quasi quanto una guerra perduta. Mentre, paradossalmente, la Cina sembra la meno penalizzata. Vedremo cosa si scoprirà sul laboratorio di Wuhan.Se alle negligenze del regime comunista, nei primi mesi dell'epidemia, si dovessero aggiungere pure delle negligenze del laboratorio di Wuhan, se cioè si accertasse la fuoruscita accidentale del virus, le responsabilità della Cina sarebbero gravissime e molti paesi potrebbero porre il problema del risarcimento.Nota di BastaBugie: il titolo di questo articolo allude alla frase "Contrordine, compagni!", che apre la battuta di ognuna delle vignette di Giovannino Guareschi, il padre letterario di Don Camillo, tratta dalla serie "Obbedienza cieca, pronta, assoluta" che dal 1947 compare sul settimanale satirico Il Candido, diretto da Guareschi stesso.Le vignette ironizzano sulla cieca fiducia che gli iscritti del PCI riponevano in quanto scritto su «L'Unità», il quotidiano del Partito Comunista. È una presa in giro della base comunista, capace di versare, senza neppure un tentennamento, il cervello all'ammasso del partito, senza neppure porsi il minimo dubbio su quanto dalle pagine de "L'Unità" veniva ordinato di fare.Per questo i comunisti vi venivano raffigurati con tre narici: le prime due servivano per respirare, ma la terza narice serviva per far uscire il cervello e far entrare le direttive del partito. Per questo Guareschi chiamava "trinariciuti" i comunisti.Ecco qui alcuni esempi delle frasi sotto alle vignette di Guareschi (è facile immaginare la divertente vignetta relativa):Contrordine compagni! La frase pubblicata sull'Unità: "I compagni che non volano sono traditori", contiene un errore di stampa, e pertanto va letta: "I compagni che non votano sono traditori. (7 marzo 1948)Contrordine compagni! La frase pubblicata sull'Unità: "Bisogna scendere in piazza con bandiere e porci, alla testa delle masse", contiene un errore di stampa, e pertanto, spostando una virgola, va letta: "Bisogna scendere in piazza con bandiere, e porci alla testa delle masse. (14 marzo 1948)Contrordine compagni! La frase pubblicata nell'Unità: "Tutti i lavoratori devono essere legati a un unico gatto", contiene un errore di stampa, e pertanto va letta: "Tutti i lavoratori devono essere legati a un unico patto. (21 marzo 1948)Contrordine compagni! La frase pubblicata nell'Unità: "Bisogna introdurre il nostro giornale anche nelle suole", contiene un errore di stampa, e pertanto va letta: "Bisogna introdurre il nostro giornale anche nelle scuole. (27 marzo 1948)
Odslej lahko osem zaporednih četrtkov v rubriki Radijski roman spremljate hudomušne odlomke iz osmih knjig Celjske Mohorjeve družbe Don Camillo in Peppone. Giovannino Guareschi na šaljiv način opisuje dogodivščine duhovnika in komunističnega župana, ki se soočata s političnimi, življenjskimi in družinskimi težavami. Zgodbe nam na sočen in berljiv način pokažejo, da se tudi med nasprotnimi bregovi lahko stkejo nenavadne prijateljske vezi.
RADIO MARGHERITA (3 Minuti In Compagnia Di Uno Scrittore a cura di Toti Sutera)
Giovannino Guareschi "Peccato confessato" "Don Camillo era uno di quei tipi, che non hanno peli sulla lingua" --- Send in a voice message: https://anchor.fm/faustino-stigliani/message
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=3DON CAMILLO, UN PERSONAGGIO AMATO IERI COME OGGIQuando venne alla luce, il 28 dicembre di sessant'anni fa, don Camillo non immaginava certo che la sua sarebbe stata la generazione del sessantotto. Chissà quanti compagni di seminario ha visto trasformarsi in preti contestatori o, magari, solo in contestatori. E chissà quanto ci ha sofferto, lui che non ha mai smesso di portare la tonaca, di recitare il breviario e di obbedire al Papa.Se le cose sono andate così, lo deve a Giovannino Guareschi, il suo padre letterario. L'antivigilia di Natale del 1946, lo scrittore si trovava nella tipografia milanese della Rizzoli dove stava trafficando per chiudere Candido, il settimanale di cui era direttore. Bisognava tappare un buco in fretta se si voleva che il giornale fosse in edicola il giorno 28. E il destino volle che Guareschi facesse ciò che solo la rapidità del giornalista e il genio del narratore riescono a concepire in una tale circostanza: prese un racconto che aveva scritto per Oggi, il settimanale della Rizzoli con cui collaborava, lo cavò dalla pagina già composta e lo fece ricomporre in un corpo più grosso per il Candido, che così fu pronto per andare in stampa. A Oggi ci avrebbe pensato nella mezz'ora successiva.Il racconto si intitolava Don Camillo e cominciava così: «Don Camillo, l'arciprete di Ponteratto, era un gran brav'uomo...». Ora, con l'incipit leggermente modificato, apre la prima raccolta in volume di Mondo piccolo con il titolo «Peccato confessato». La storia è quella ormai celebre dell'assoluzione con annessa pedata nel sedere sparata da don Camillo a Peppone. Quando uscì il 28 dicembre, ebbe un tale successo che costrinse il suo autore a scriverne altri, fino arrivare alla bella cifra di 346: l'intera saga di Mondo piccolo, che, se Candido non fosse stato in affanno per la chiusura, probabilmente non avrebbe mai visto la luce.Scampato quel pericolo, oggi don Camillo continua ad avere un esercito di lettori. E non si tratta solo di vecchi arnesi affezionati alla propria giovinezza: ammesso e non concesso che questa possa essere considerata una categoria di ammiratori di cui vergognarsi. Ma si tratta anche di giovani che, attraverso le storie raccontate da Guareschi, scoprono un'Italia di cui nessuno ha mai parlato loro a scuola e, magari, neanche in chiesa o all'oratorio. E non basta. Questi nuovi lettori scoprono la bellezza di un mondo in cui, pur tra le difficoltà della vita, le cose vanno per il verso giusto perché quel luogo è fatto apposta per accogliere la Grazia. Per la prima volta, si trovano a passeggiare per le contrade di un universo capace di mostrare agli uomini quanto siano belli e quanto grande sia il loro destino: basta solo che abbiano l'umiltà di aprire la loro anima al soffio eterno del Creatore. Quel soffio che corre lungo il Grande Fiume e pulisce l'aria per riempirla di invenzioni impastate di terra e di cielo come raramente capita di trovarne nella letteratura contemporanea.Non è un caso se don Camillo, nei suoi sessant'anni di vita, dopo aver trovato milioni di lettori, incontra anche uomini che vorrebbero addirittura farsi suoi parrocchiani. Una decina d'anni fa, l'università di Padova commissionò un sondaggio sul sacerdote ideale e, naturalmente, stravinse il parroco guareschiano. Non ci fu uno straccio di prete progressista e contestatore capace di tenere il suo passo.Questo, del resto, lo aveva previsto il suo stesso inventore nel 1966. In quell'anno Guareschi scrisse per Oggi una storia intitolata Don Camillo e la ragazza yé-yé, poi uscita incompleta in volume con il titolo Don Camillo e i giovani d'oggi e, quindi, opportunamente reintegrata a cura di Alberto e Carlotta Guareschi in Don Camillo e don Chichì. Il filo conduttore della vicenda è il serrato confronto tra il vecchio pretone e il giovane don Chichì, arrivato in paese con il suo spiderino rosso per spiegare a don Camillo che, come stabilito dal Concilio Vaticano II, i tempi sono cambiati ed è venuto il momento di aggiornarsi.Sollecitato dai superiori, il vecchio prete lascia che il nuovo curato, leggendo i segni dei tempi, si dia da fare per ammodernare la parrocchia. Ma, a forza di demitizzare, di svecchiare, di cercare ciò che unisce e lasciare ciò che divide con l'illusione di conquistare i lontani, il poveretto finisce per rimanere da solo. I vecchi se ne vanno perché preferiscono farsi insultare da Peppone, che, almeno, è un comunista come si deve. I nuovi non si vedono perché diffidano delle imitazioni e, pure loro, preferiscono tenersi stretto Peppone.Il motivo del fallimento, spiega Guareschi, è molto semplice. Don Chichì, nella smania di buttare via l'acqua sporca, ammesso che lo fosse, ha gettato anche il Bambino: quello nato a Betlemme due millenni fa. Un prete senza Gesù Cristo non va da nessuna parte e don Camillo lo spiega in un dialogo drammatico al suo curato. «Reverendo - urla don Chichì - questa è l'ora della verità e bisogna dire pane al pane e vino al vino!». E il vecchio parroco risponde: «Pericoloso dire pane al pane e vino al vino là dove il pane e il vino sono la carne e il sangue di Gesù».Ma questo è un banale discorso da prete, da uomo che si è fatto sacerdote per vocazione. E don Chichì, purtroppo, ci tiene a far sapere che ha preso, si fa per dire, la tonaca per ben altri motivi: «Io - spiega - sono sacerdote non per ispirazione, ma per ragionata convinzione». Un fior di assistente sociale, insomma. Ma gente di sana e robusta costituzione spirituale come quella di Mondo piccolo non può prendere sul serio questo giovanotto che, avendo rinunciato a Cristo, può offrire al prossimo solo la propria disperazione e le proprie miserie.Fa ben sperare, pur nel desolante panorama di oggi, che don Camillo abbia tanti lettori. È segno che, nonostante il triste attivismo dei troppi don Chichì, uomini di sana e robusta costituzione spirituale ve ne sono ancora. Tutta gente che si fida dei vecchi parroci e la pensa proprio come Guareschi quando dice: «I vecchi parroci, anche quelli col cuore tenero, hanno le ossa dure e per questo la Chiesa di Cristo che grava principalmente sulle loro spalle resiste a tutte le bufere. Deo gratias».QUELL'UOMO LIBERO FINITO IN CARCERE PER LE SUE IDEEGiovannino Guareschi (Fontanelle di Roccabianca, 1 maggio 1908 - Cervia, 22 luglio 1968) è stato giornalista e scrittore umorista. La sua creazione più famosa è Don Camillo, il parroco che parla col Cristo dell'altare maggiore e ha come antagonista il sindaco comunista del paese, Brescello, l'agguerrito Peppone. Corteggiato dalla politica, sia a destra che a sinistra, Guareschi è stato prima di tutto un uomo libero. Egli criticò e rese oggetto di satira i comunisti, che lui definiva trinariciuti (la terza narice serviva a far uscire il cervello e far entrare le direttive di partito), ma criticò, soprattutto dopo le elezioni del 1948, anche la Democrazia cristiana, che a suo parere non seguiva i principi cui si era ispirata. Nel 1954 Guareschi fu accusato di diffamazione per avere pubblicato sul Candido due lettere di De Gasperi (allora capo del governo) risalenti al 1944, nelle quali De Gasperi avrebbe chiesto agli Alleati di bombardare Roma. Fu condannato a 12 mesi di carcere in primo grado. Per coerenza si rifiutò di ricorrere in appello (fu incarcerato a Parma) e di chiedere la grazia.Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=4GIOVANNINO GUARESCHI: IL PADRE DI DON CAMILLOAlla morte di Giovannino Guareschi (a sessant'anni, nel 1968), nessun messaggio giunge dalle autorità di governo, nessuno da uomini politici. Solo tante calunnie, aspre e velenose, dai giornali più diffusi e da quelli di partito. Colui che aveva creato e diretto il settimanale più letto d'Italia, il Candido, lo scrittore italiano più tradotto al mondo, veniva dimenticato dall'Italia ufficiale, piena di fretta di seppellirlo, ma non dalla gente della Bassa, accorsa in massa al suo funerale. Nella predica il parroco apre un libro del defunto, e legge. "Adesso vi racconto tutto di me: ho l'età di chi è nato nel 1908, conduco una vita molto semplice, non mi piace viaggiare, non pratico nessuno sport, non credo in tante fantasticherie. Ma in compenso credo in Dio". Poi il parroco prosegue: "Su questa terra noi piantiamo la croce di Cristo, del tuo Cristo che hai saputo far vibrare nei cuori e nelle coscienze degli italiani e di tanti altri milioni di uomini, soprattutto nell'ora della lotta".La fretta di seppellire Guareschi continua ancor oggi, nel volenteroso sforzo di farlo dimenticare, ad esempio eliminandolo dalle antologie scolastiche, in cui invece trovano spazio autori noiosissimi, che non hanno mai avuto vera fortuna presso il pubblico, ma solo presso l'onnipotente giudizio della critica. Ma chi era Giovannino Guareschi?"Quando mi specchio e vedo sul mio viso un truce cipiglio, scuoto il capo e dico: Giovannino, quanto sei fesso!".Un uomo senz'altro eccezionale, sin dalla prima giovinezza.I compagni ricordano il suo spirito goliardico, la sua intraprendenza, la sua intelligenza vivace. Scrive di lui Cesare Zavattini, suo istitutore in quinta ginnasio: "Troppo spiritoso. La sua verve è spesso inopportuna. Le sue mancanze sono conseguenza d'irrefrenabili doti umoristiche. Veramente intelligente, ottiene per lo studio, con i minimi mezzi, i massimi risultati". Finita la scuola, iscrittosi all'università, più per partecipare alle feste studentesche che altro, si cimenta in una grande varietà di mestieri: elettricista, caricaturista, cartellonista, scenografo, custode di depositi di biciclette ecc. Finalmente riesce ad approdare al mondo del giornalismo: lavora dapprima per alcuni quotidiani emiliani, finché nel 1936 si trasferisce a Milano, con la moglie Ennia, per lavorare al Bertoldo, insieme ad Achille Campanile, Giovanni Mosca e Cesare Zavattini. Dal 1940 collabora anche col Corriere della Sera.Fin dai primi anni di giornalismo Guareschi snobba le conventicole degli intellettuali e degli scrittori che si elogiano e si premiano a vicenda, e col suo stile semplice e pieno d'umorismo svillaneggia la retorica ufficiale. L'umorismo gli appare il nemico giurato di ogni retorica di regime, di ogni menzogna ufficializzata e consacrata: "Liberiamoci dalla parte peggioreCampagna di Russia di noi stessi, guardiamoci allo specchio e ridiamo della nostra tracotanza, del nostro barocco messianismo, della nostra retorica. Guardiamoci allo specchio dell'umorismo, così come ho fatto tante volte io, cittadino-niente, che, quando mi specchio e vedo sul mio viso un truce cipiglio, scuoto il capo e dico: Giovannino, quanto sei fesso!".Nel 1942 Guareschi viene arrestato dai fascisti, "per aver comunicato al rione Gustavo Modena, Ciro Menotti, Castelmorrone ciò che in quel momento pensavo di tutta la faccenda. Si tratta di un episodio poco onorevole in quanto accade che io, la notte del 14 ottobre 1942 – riempitomi di grappa fino agli occhi in casa di amici – per tornare alla mia casa di via Ciro Menotti, che è lontana non più di ottocento metri, impieghi due ore. E in quelle due ore urlo delle cose che poi l'indomani trovo registrate diligentemente in quattro pagine di protocollo… Gli amici mettono in moto l'eterna macchina della camorra italiana in modo da sottrarmi alle giuste sanzioni della legge, e, per prudenza, mi fanno richiamare alle armi". Sembra insomma, chiosa Guareschi, "che per perdere la guerra ci sia assoluto bisogno della mia collaborazione". Così finisce in Egitto, per alcuni mesi. Dopo l'8 settembre si trova di fronte alla grande decisione: collaborare coi fascisti e coi tedeschi, diventare partigiano o restare fedele al giuramento fatto al re. Giovannino opta per la terza scelta, e la paga duramente, con due anni di lager, durante i quali rifiuta più volte l'opportunità di venir liberato in cambio di una collaborazione, anche solo di penna. Nell'atmosfera cupa e angosciante del lager non si dà per vinto: organizza teatrini, inventa favole piene di speranza, promuove chiacchierate e discussioni tra internati, tenendo desto il desiderio di vivere di chi lo circonda. Chi scrive ha conosciuto persone che devono alla sua vitalità e alla sua forza di non essere sprofondate nella disperazione e, forse, nella morte. "Non muoio neanche se mi ammazzano", è il suo motto di quei giorni. Ma lo sconforto prende talora il sopravvento anche in un animo fiero come il suo: "Le mie ore si annullano in questa sabbia, e ogni ora mi ruba una goccia di vita, un sorriso dei miei figli, e io vedo me stesso scendere gradino per gradino la scala che non si risale mai più. Questa noia che sa di catrame come l'aria di questa terra ostile… Un anno è finito. Un anno comincia. La noia continua, niente di nuovo".Finalmente arriva la liberazione, e Guareschi può tornare a casa: "Per ventiquattro mesi ho calpestato sabbia di lager e la sabbia non dà suono, e così il mio passo ha perso la sua voce. Ora ritrovo sulle lastre del porticato la voce del mio passo… Non ho notizie dei miei da troppo tempo. La guerra è passata lì vicino: li ritroverò tutti? Qualcuno? Nessuno? E proprio e solo adesso, quando l'avventura è finita, ho paura e mi sfascio sulla riva del fosso, come uno straccio… Quando arrivo davanti a casa mia sta schiarendo e io rimango seduto sulla sponda del fosso e aspetto che il sole si sia ben levato e intanto guardo le finestre chiuse e soffro come non ho mai sofferto neanche lassù. Perché lassù si aveva un po' l'idea che tutto si fosse fermato, a casa nostra, e soltanto al nostro ritorno la vita avrebbe ripreso il suo naturale corso. Poi, a un tratto, sento una voce gridare qualcosa: ed è la mia voce e io ne sono terrorizzato e attendo con gli occhi sbarrati che tutte le finestre si aprano e conto le teste che spuntano fuori: una, due, tre, quattro. Ne manca una, la più piccola. Allora lascio il sacco in riva al fosso e corro dentro e, sperduta in un enorme letto, trovo la signorina Carlotta che dorme. E dico 'Cinque!', anche se la prima cosa che vedo non è una testa, ma un sederino rosa… Ennia è più magra di me. E' un sacchetto d'ossa tenute insieme soltanto dal desiderio di farsi ritrovare viva da me al mio ritorno".Ma il ritorno tanto desiderato si tinge presto di scuro. Non c'è, ad accoglierlo, un paese unito, desideroso di rialzarsi, di ricominciare. Non c'è uno spirito comunitario, un sentimento di fratellanza, come quello che si era creato tra compagni di lager, nell'ora del dolore, della nostalgia e della speranza: "Gli italiani non hanno imparato niente dalla guerra. E' triste: nelle guerre imparano qualcosa soltanto i morti". Infatti l'Italia è divisa dall'odio di classe, dal veleno di un'altra ideologia, non meno terribile di quelle sconfitte. Alla guerra mondiale si è sostituita la guerra civile, il rancore e l'odio tra compaesani e connazionali. Guareschi ricorda soprattutto, come segno evidente di questo clima appestato, il riso di disprezzo di una ragazza seduta su una panchina: "Ogni tanto, tra una raffica e l'altra di riso, urla qualcosa sui miei baffi, sui miei capelli. E io che rido tanto degli altri e che non mi arrabbio se qualcuno ride di me, per quel riso non mi offendo: mi sgomento… La ragazza non ha nessuna ragione. Non sa nemmeno chi sono: a lei non piacciono i miei baffi e i miei capelli, perché un uomo che li porta di quel genere è uno degli altri. Un rappresentante della classe odiata che bisogna impiccare". Di fronte a tutto ciò Guareschi ricorre ancora all'unica arma che conosce, la sua penna, e fonda, nel dicembre 1945, il Candido, il giornale che svelerà, puntualmente, le stragi comuniste, specie in Emilia Romagna e in Toscana; che denuncerà il passaggio in massa degli intellettuali fascisti al comunismo; che consacrerà le figure di Peppone e di don Camillo, destinate a rimanere nell'immaginario collettivo per molti anni. Bisogna leggere queste storie, piene di umorismo leggero, di umanità, ma anche profondamente storiche, per capire l'atmosfera di quegli anni: "L'ambiente in cui i miei personaggi operano è il mio paese. E' la Bassa. Alla Bassa, dove il sole d'estate spacca la testa alla gente, e dove, d'inverno, non si capisce più quale sia il paese e quale il cimitero, basta una sciocchezza come una gallina accoppata a sassate o un cane bastonato per mettere due famiglie in guerra perpetua… Alla Bassa, dove le strade sono lunghe e diritte, da una parte c'è l'alba e dall'altra il tramonto, piacciono i tipi con una fisionomia precisa, facili da amare e facili da odiare".Candido diviene così il giornale che, insieme ai Comitati civici di Luigi Gedda, segna la sconfitta dei comunisti e la vittoria della Dc nel 1948. Ben più di De Gasperi, col suo aspetto "secco e funereo", ben più degli uomini di partito, contano, in questa splendida campagna elettorale, le vignette e i manifesti elettorali di Guareschi, e l'azione solerte e instancabile dei ragazzi delle parrocchie. Giovannino Guareschi, monarchico, cattolico, destrorso, antifascista e reduce da due anni di lager in Germania, si trova quindi a combattere ancora una volta per la libertà, e lo fa, ancora una volta, senza risparmiarsi. Ma pur risultando vincitore non reclama alcuna prebenda, né alcun onore: vuole tenersi libero, non vuole legarsi a n
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6263L'ETERNO FASCINO DI DON CAMILLO IN UN FUMETTO-FILM di Rino CammilleriIl 5 maggio ricorre la morte di Napoleone, e la data ci è rimasta impressa (a noi di una certa età, almeno) per via della poesia-cordoglio di Manzoni, che un tempo era obbligatorio mandare a mente a scuola. Il venerabile Felice Prinetti, ex ufficiale piemontese veterano delle guerre d'indipendenza, poi sacerdote lanteriano e fondatore di una congregazione di suore, al nipotino che gli chiedeva cos'avesse di speciale il 5 maggio rispose, ironico, che in quel giorno morivano i grandi uomini.Ebbene, anche lui morì un 5 maggio (1916). Naturalmente, è sicuro che nulla di tutto ciò sapevano gli amministratori comunali di Milano che il 5 maggio 2019 inaugurarono il Parco Guareschi. Sorge nel quartiere Vigentino, in via Chopin ed è dedicato al papà di Don Camillo. Cosa buona e giusta, perché Giovannino Guareschi era molto legato a Milano, città in cui visse per un periodo vicino a piazza Erba. Non sono molti gli scrittori italiani noti nel mondo: Dante, Collodi, Gramsci (sì, proprio lui: è tra i cinque italiani più letti al mondo).Ma il più tradotto, dopo Pinocchio, è il suo Don Camillo. Ora la milanese ReNoir edita un grande volume cartonato a fumetti che ripropone il celeberrimo primo film della serie (Don Camillo. Il film a fumetti, pp. 240, €. 29,90) e contiene anche inedite foto di scena del film, stralci della sceneggiatura originale di Giovannino Guareschi e «la storia segreta della lavorazione della pellicola». Infatti, nella prima idea doveva essere lo stesso Guareschi a recitare nella parte del sindaco Peppone (che dall'autore aveva mutuato i baffoni).Per giunta, Guareschi aveva ben altra idea della faccia di Don Camillo (e il fumettista ne tiene conto), faccia che invece fu quella di Fernandel. Non fu certo la prima volta che un autore dovette piegarsi alle esigenze della produzione cinematografica e all'intreccio di equilibri che emerge quando si deve fare i conti con contratti già firmati, registi che lavorano meglio con certi attori piuttosto che con altri, produttori (che poi sono quelli che ci mettono i soldi, dunque il loro parere pesa eccome) che seguono loro disegni e mire.Anche il commissario Montalbano nei romanzi di Andrea Camilleri aveva un aspetto ben diverso da quello di Luca Zingaretti (infatti, la statua che gli è stata dedicata a Porto Empedocle ha i capelli). Ma poi tutto si accomoda e le cose vanno come devono andare.Tuttavia, nel caso di Guareschi fu proprio l'autore ad avere torto, perché Fernandel riuscì a caratterizzare talmente Don Camillo da superare in espressività anche il ritratto originale. Infatti, dopo la sua morte si provò a riportare sugli schermi la coppia Don Camillo-Peppone ma con scarsissimo esito. Fernandel aveva dalla sua anche il fatto di essere personalmente un buon cattolico, così come Guareschi.E quel film, con i due seguiti, continua implacabile a venire programmato tutti gli anni, specialmente sotto Natale, in tutti i canali televisivi. Per un paragone, solo La vita è meravigliosa di Frank Capra ha la stessa longevità-eternità. Film in bianco&nero, datatissimi, che però hanno l'incredibile capacità di tenere la gente incollata allo schermo su una storia già vista decine di volte. Guareschi ha creato un personaggio immortale che, pur muovendosi in un «mondo piccolo» e italianissimo, ha travalicato i confini nazionali e fatto vibrare le corde del cuore di ogni persona a qualsiasi latitudine. La riprova? Se cercate su internet troverete la foto, d'epoca, di un cinema thailandese (thailandese!) con la gente fuori a fare la (lunghissima) fila per vedere Don Camillo. Titolo originale: L'eterno fascino di don Camillo. In un fumetto-filmFonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02/12/2019Pubblicato su BastaBugie n. 680
Ultima tappa del mio breve e veloce viaggio nelle letteratura umoristica del passato con una chicca di Giovannino Guareschi.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6178IL CROCIFISSO DI DON CAMILLO CONTRO IL CORONAVIRUS di Rino CammilleriA Roma, nella chiesa di San Marcello al Corso, c'è un crocifisso miracoloso che sopravvisse, solo, a un incendio totale nel 1519. Riferisce Radio Spada che nel 1522 fu portato, visto che era miracoloso, in processione per sedici giorni di fila in occasione della peste. E, nelle strade in cui passava, diminuiva l'epidemia. Quando la città fu tutta battuta, la processione terminò in San Pietro e con essa il contagio. Allora, come prevenzione, dal 1600 in poi ogni Giovedì Santo la processione fu ripetuta con gran concorso di popolo e andò avanti fino al Giubileo del 2000. Nei secoli cristiani la gente, correttamente, voleva, prima, la prova che un'immagine sacra fosse capace di prodursi in miracoli, poi le si affidava con trasporto (e col trasporto pubblico). Ora, l'ex Cristianità è piena di immagini del genere; grazie al cielo il Dio cristiano ha moltiplicato gli intercessori e, tra arcangeli, santi, madonne e cristi, si può addirittura scegliere.Tuttavia non era mai successo che qualcuno si affidasse a un'immagine sacra di origine letteraria e pure cinematografica. Cioè, inventata. Vabbè, proviamo anche questa. È successo che il parroco di Brescello, don Evandro Gherardi, in concomitanza col dilagare del coronavirus ha esposto sul sagrato il crocifisso di Don Camillo, quello che nei film parlava a Fernandel. Il presbitero (dopo l'aggiornamento conciliare i preti si chiamano così) si era già prodotto in qualcosa del genere quando, in occasione mi pare di un'alluvione, aveva portato quell'immagine in processione sugli argini del fiume. Imitando esattamente una scena di uno dei film di Don Camillo.Ora, il fatto è che quel crocifisso è pura invenzione. Giovannino Guareschi aveva immaginato colloqui tra il suo protagonista e quel Gesù in croce nella chiesa. E il regista Duvivier ne aveva fatto realizzare uno in cartapesta (o in gesso?), perché nella chiesa reale non c'era. Non solo. Le realizzazioni furono più di una, giacché il volto di quel crocifisso doveva avere differenti espressioni a seconda della scena e del dialogo. Una di queste figure fu, alla fine, regalata alla chiesa di Brescello ed è quella che il parroco ha pensato bene di esporre alla venerazione dei fedeli in questi tempi di pandemia.Ora, poiché non è l'immagine sacra in sé a produrre miracoli ma il Santo raffigurato (e, a volere essere pignoli, nemmeno il Santo, ma Dio a cui il Santo stesso li chiede a favore di chi lo invoca), un crocifisso cinematografico può altrettanto bene ovviare alla bisogna. Se quello di Brescello si produrrà in miracoli, la cosa costituirà un interessante precedente. In fondo, la cinematografia è l'ultima arte, nei secoli cristiani non esisteva, sennò sicuramente Raffaello e Giotto vi avrebbero fatto ricorso. Non si dimentichi che il primo film italiano a colori fu Mater Dei, alla cui sceneggiatura mise mano tal «sac. Alberione Giacomo», il Beato fondatore della San Paolo e dei paolini. Questo accadeva nel 1950, quando ancora la Chiesa era all'avanguardia e non al rimorchio. E non a caso il primo lungometraggio a colori d'Italia venne dedicato alla Madonna. Ah, quasi dimenticavo: anche il regista era un prete, don Emilio Cordero.Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 5 minuti) vediamo una immortale scena tratta dai film di don Camillo. Peppone vuole strumentalizzare per fini politici la tradizionale processione al Po, ma di fronte all'opposizione di don Camillo deve rinunciare. Allora passa alle maniere forti... Del resto tutti i totalitarismi hanno impedito le manifestazioni pubbliche del cattolicesimo. Ma Gesù è più potente e Peppone è "costretto" a scansarsi.Alla fine don Camillo fa una preghiera politicamente scorretta e perciò assai franca e ruvida, ma dove alla fine la misericordia di Cristo prevale. Un vero modello per i sacerdoti di tutti i tempi.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6121CORONAVIRUS E I PIENI POTERI DEL COMITATO TECNICO-SCIENTIFICO di Aldo Maria ValliSe solo qualche mese fa un analista politico o un comune osservatore ci avessero detto che un giorno un Paese intero, il nostro Paese, sarebbe stato completamente bloccato, con la popolazione costretta a restare chiusa in casa, in base ai provvedimenti presi da un governo di non eletti il quale si muove a sua volta seguendo le indicazioni di un comitato tecnico-scientifico, sicuramente avremmo dato del pazzo a quell'analista o a quel comune osservatore. Invece, eccoci qui.Al di là delle aberrazioni della nostra politica, il segreto sta tutto in quel doppio aggettivo: tecnico-scientifico. Se una decisione è presa da un comitato tecnico-scientifico, occorre credergli. Se una dichiarazione arriva da un comitato tecnico-scientifico, quella dichiarazione va ritenuta vera. Il comitato tecnico-scientifico è un'entità rispetto alla quale è obbligatorio un atto di fede e le sue formulazioni hanno valore di dogma.Se ci pensiamo, è davvero singolare che tutto ciò avvenga in un Paese segnato, come tutto l'Occidente, da un processo di secolarizzazione che ha preteso di mettere sempre più ai margini ogni religione fondata su una fede trascendente. E ancor più singolare è che ai dogmi del comitato tecnico-scientifico debba piegarsi anche la Chiesa, la quale da tempo, nel tentativo di rendersi, si dice, più umana e simpatica, ha intrapreso un cammino per apparire meno dogmatica.Non è vero che oggi i dogmi non ci sono più. Oggi i dogmi ci sono e sono quelli tecnico-scientifici. [...] Siamo appesi alle decisioni di un comitato tecnico-scientifico al quale, di fatto, è stato riconosciuto il valore di fonte dogmatica, altrimenti non ci piegheremmo a tutte le sue decisioni.UN VERO E PROPRIO ORACOLOIl comitato tecnico-scientifico è talmente dogmatico da aver assunto ormai l'aspetto di un vero e proprio oracolo. Dinnanzi a ogni comportamento o possibilità, la prima domanda, ormai, è una sola: ma che cosa ha detto il comitato tecnico-scientifico? I nostri antenati probabilmente nei confronti dei responsi delle sibille erano più liberi di quanto lo siamo noi adesso nei confronti del comitato tecnico-scientifico.Pensiamoci. Di questo comitato tecnico-scientifico noi non conosciamo neppure la composizione. Sì, i nomi sono stati resi noti e pubblicati, ma alzi la mano chi li conosce tutti quanti. Alzi la mano chi può dire di sapere chi siano effettivamente coloro che ne fanno parte e perché, precisamente, sono stati nominati nel comitato. Quasi nessuno sa chi siano, e non lo sappiamo perché non è necessario. Trattandosi, appunto, di un'entità dogmatica, non è importante entrare nel perché e per come. Di fronte a un'entità dogmatica è richiesta soltanto una cosa: un atto di fede. E un atto di fede è appunto quello che noi tutti stiamo mettendo in pratica.Ma in virtù di che cosa noi diamo ogni giorno sostanza a tale atto di fede, dal momento che i nomi dei membri del comitato addirittura ci sfuggono? In virtù, lo ripeto, di quel doppio aggettivo: tecnico-scientifico. Ecco il sigillo di garanzia, se così possiamo dire. Ecco il contrassegno della verità. Basta dire "tecnico-scientifico" e il gioco è fatto: l'entità che si fregia di tale titolo diventa ipso facto entità dogmatica e le sue formulazioni diventano verità indiscutibili.IN TUTTA QUESTA SITUAZIONE C'È UN ALTRO ASPETTO CURIOSOÈ dato dal fatto che i veri scienziati, non i millantatori, sanno una cosa sola: sanno di non sapere. Certo, uno scienziato sa molte cose che riguardano il suo settore di studio, ma, in fondo, ciò che ne fa veramente uno scienziato è la consapevolezza di non sapere. Perché la scienza funziona così: più acquisisce conoscenze, più scopre nuovi orizzonti da esplorare; più ottiene risposte, più si pone nuove domande. La scienza, in effetti, ha risposte sempre e soltanto relative, tutt'altro che immutabili, definitive e dogmatiche. La scienza, poi, per dare le sue risposte relative ha bisogno di tempo e di confronto tra le informazioni. Eppure, noi l'abbiamo eletta a sacerdotessa di Apollo, a tal punto che un comitato tecnico-scientifico, per il solo fatto di fregiarsi di questo aggettivo, è diventato un oracolo, e noi ci avviciniamo ai suoi responsi come se entrassimo nell'antro della sibilla, in atteggiamento di umile ascolto e disposti ad accogliere tutto come oro colato.Insomma, ciò che stiamo vivendo merita qualche riflessione perché è tutto davvero paradossale. Secondo il noto aforisma di Chesterton, "chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente, perché incomincia a credere a tutto". [...]Nota di BastaBugie: Paolo Gulisano nell'articolo seguente dal titolo "Seconda ondata, propaganda di Stato per limitarci la libertà" spiega che il termine 'seconda ondata' non è preso dal linguaggio dell'epidemiologia, bensì da quello della propaganda politica, come del Pci degli anni '50. E il Governo fa di tutto per tenere sulla popolazione una pressione psicologica altissima, per indurre anche in tempi di allentamento del Lockdown ad una "spontanea" rinuncia alle proprie libertà.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 3 maggio 2020:Nel Dizionario delle Neolingua (ricordate Orwell?) inventata per la Pandemia, negli ultimi giorni uno dei termini più in voga è "Seconda ondata". Di cosa si tratta? Della possibilità di un nuovo aumento dei numeri dei contagiati, dei ricoverati, dei morti. Si tratta di un termine che non è preso dal linguaggio dell'epidemiologia, ma da quello della propaganda politica. Era un termine usato nel Dopoguerra e fino agli anni '50 dal Partito Comunista Italiano. La prima ondata era stata la Resistenza, che aveva spazzato via il Fascismo; la seconda - attesissima - era quella che avrebbe dovuto fare il resto, e trasformare l'Italia in una Repubblica Sovietica. Per chi conosce racconti del grande scrittore Giovannino Guareschi, l'espressione è familiare: era lo spauracchio costantemente sventolato da Peppone davanti agli occhi di don Camillo.Oggi di seconda ondata parlano le istituzioni e la grande stampa. E' bastato che una esponente dell'ufficio regionale europeo dell'OMS esprimesse la propria preoccupazione per la possibilità di nuove infezioni nei vari Paesi che l'affermazione è stata tradotta in Italia in questo sintetico concetto: arriverà una seconda ondata. Ovvero: il nemico è sempre qui. Poco importa che la curva epidemica sia in discesa, poco importa che siano ormai a disposizione importanti ed efficaci strumenti di cura: il terrore per il Covid deve continuare."Non saremo mai a contagio zero" ha dichiarato l'assessore lombardo al welfare, evidentemente in possesso di certezze epidemiologiche non meglio identificate. E ha aggiunto che "dobbiamo convivere con questo virus, davanti al quale siamo indifesi". Evidentemente l'assessore non è informato che proprio nella sua Regione esistono ospedali - come la NBQ ha documentato - dove si cura e si guarisce.Ma il maggior utilizzo propagandistico del concetto di Seconda ondata viene dal Governo centrale. Conte lo ripete a ogni piè sospinto. L'allentamento del lockdown può avvenire, ma solo sotto strettissimo controllo, perché l'epidemia può riesplodere, parola del famigerato Comitato tecnico scientifico che nei giorni scorsi ha comunicato che nel mese di giugno potremmo avere oltre 150.000 persone ricoverate in terapia intensiva. Sì, proprio così. Uno scenario apocalittico, specie se si pensa che quando è stato raggiunto il picco ai primi di aprile i ricoverati in tutta Italia in terapia intensiva erano poco più di 4.000. Secondo i consulenti di Conte insomma ci attende qualcosa di paragonabile ad un disastro nucleare, naturalmente se si allentassero le misure restrittive. Questa previsione - non suffragata da alcuna documentazione epidemiologica - è stata peraltro categoricamente smentita da una autorevole società di analisi, Carisma, che ha definito come totalmente sbagliato il Calcolo del Comitato. Un errore addirittura aritmetico, perché avrebbe preso in considerazione una popolazione di 260 milioni di abitanti, anziché 60 milioni come quella italiana.Il problema del documento, dice Carisma, è di tipo statistico-matematico, con errori anche nel calcolo del tasso di letalità dei contagi. Insomma: il cenacolo di tecnici e scienziati al servizio di Conte ha preso un abbaglio madornale. Oppure è stata confezionata una bella bufala per una opinione pubblica ormai sommersa da dati contradditori e soprattutto da messaggi terroristici.La "fase due", per utilizzare un altro termine della neolingua, dovrà essere caratterizzata da nuove paure. Si deve seminare il panico rispetto, ad esempio, a quella fascia di persone che non è stata toccata dall'epidemia, i bambini. Così assistiamo ad un montare di sospetti nei confronti della possibilità di ammalarsi da parte dei bambini che è assolutamente in contraddizione con le evidenze scientifiche rilevate. In Svizzera, dove ad esempio il Governo ha cominciato ad allentare le misure di lockdown,è stato liberalizzato il contatto tra bambini e tra questi e i nonni. Il responsabile Dipartimento malattie infettive del Ministero della Sanità, Daniel Koch, ha detto che "gli scienziati sono arrivati alla conclusione che i bambini non trasmettono il virus. Sarebbe sbagliato proibire ai nonni, che stanno già soffrendo per questa situazione, di essere abbracciati dai loro nipoti quando si sa che essi non sono contagiosi."
A communist politician and a conservative priest hate each other's world views in a small town in post-World War II Italy. Will they be able to co-exist? The first film adaptation of the Don Camillo stories by Giovannino Guareschi is now under The Lab's intense scrutiny. Don Camillo (1952). Directed by Julien Duvivier. Starring Fernandel, Gino Cervi, Vera Talchi, Franco Interlenghi, Sylvie. The Flick Lab is for podcast listeners who crave for highly detailed film analysis. The hosts are two Finnish gentlemen with professional film/art business background. New episode is released every Thursday. You can find The Flick Lab on iTunes, Spotify, Stitcher, or wherever you listen to your podcasts. Facebook: https://www.facebook.com/theflicklab/ Twitter: https://twitter.com/FlickLab Instagram: https://www.instagram.com/theflicklab/ Youtube: https://www.youtube.com/channel/UC9pI-IpsWuMKKJ1pJIeXISw Hosted by Karri Ojala and Henrik Telkki. Edit by Karri Ojala. The Flick Lab theme tune by Nick Grivell (https://www.instagram.com/prodbyiof). Violin Concerto in E major, RV 269 'Spring' - I. Allegro by John Harrison or "John Harrison - Violin"; used as per its license Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0) ; sourced from https://musopen.org/music/14910-the-four-seasons-op-8/ . The original work has been modified (derivative) for this audio podcast.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5835DON CAMILLO: ''LITIGARE E' L'UNICO DIALOGO POSSIBILE CON I NEMICI DELLA CHIESA''Abbiamo già avuto più volte modo di intrattenerci su quel grande scrittore cattolico del '900 italiano qual è stato Giovannino Guareschi. Un cattolico, ma anche uno scrittore tutto di un pezzo, nel senso che non solo sapeva scrivere francamente, senza "peli sulla lingua" come si suol dire, ma anche con quella capacità di "parlare al cuore" che fa di uno scrittore un grande scrittore.Guareschi è stato anche un "profeta", uno che ha saputo capire prima di tanti altri i nostri tempi e soprattutto quali sarebbero state le terribili conseguenze di certi nefasti errori. Ovviamente tutto questo non gli derivava da chissà quali carismi, ma solamente dalla sua straordinaria capacità di saper "guardare le cose", di vederli con quello stupore infantile e contadino che gli davano la possibilità di leggere la realtà attraverso il buon senso, che filosoficamente possiamo anche definire (anche se non c'è una perfetta coincidenza) "senso comune".Guareschi ha parlato di tante cose e c'invita a capire tante cose. Per esempio ci dice molto su quella che è oggi una moda molto consolidata tra tanti - troppi - cattolici: l'irenismo. Per la serie: mai litigare, mai far polemica, bisogna sorvolare sulla verità... l'importante è conservare il dialogo e l'armonia. Non è di molto tempo fa l'affermazione di un noto vescovo italiano, monsignor Galantino [...] che alla domanda rivoltagli da un giornalista su cosa eventualmente dire a un credente omosessuale, ha risposto affermando che in questi casi bisogna mettersi in ascolto piuttosto che parlare, come se Nostro Signore Gesù Cristo non avesse parlato, denunciato, condannato chiaramente e duramente il peccato, e come se le opere di misericordia spirituale non fossero, appunto, di "misericordia".TORNIAMO A GUARESCHINel suo Don Camillo e i giovani d'oggi c'è un significativo dialogo. Il pretino progressista, don Chichì, sentenzia rivolgendosi al rude parroco della Bassa: "Don Camillo, la Chiesa è una grande nave che, da secoli, era alla fonda. Ora bisogna salpare le ancore e riprendere il mare! E bisogna rinnovare l'equipaggio: liberarsi senza pietà dei cattivi marinai e puntare la prua verso l'altra sponda. E' là che la nave troverà le nuove forze per ringiovanire l'equipaggio. Questa è l'ora del dialogo, reverendo!" Ma don Camillo risponde: "Litigare è l'unico dialogo possibile coi comunisti. Dopo vent'anni di litigi, qui siamo ancora tutti vivi: non vedo migliore coesistenza di questa. I comunisti mi portano i loro figli da battezzare e si sposano davanti all'altare, mentre io concedo ad essi, come a tutti gli altri, il solo diritto di obbedire alle leggi di Dio. La mia chiesa non è la grande nave che dice lei, ma una povera piccola barca: però ha sempre navigato dall'una all'altra sponda. (...) Lei allontana molti uomini del vecchio equipaggio per imbarcarne di nuovi sull'altra sponda: badi che non le succeda di perdere i vecchi senza trovare i nuovi. Ricorda la storia di quei fraticelli che fecero pipì sulle mele piccole e brutte perché erano sicuri che ne sarebbero arrivate di grosse e bellissime, poi queste non arrivarono e i poveretti dovettero mangiare le piccole e brutte?"DUE PUNTI IMPORTANTI SU CUI RIFLETTEREIl primo. Don Camillo dice: "Litigare è l'unico dialogo possibile coi comunisti. Dopo vent'anni di litigi, qui siamo ancora tutti vivi...". Qui Guareschi, ovviamente, non fa riferimento al litigio in quanto litigio, ma al fatto che la scelta di rimanere se stessi, di continuare a testimoniare la verità sempre e comunque, siano le uniche possibilità per rimanere "vivi". Vivi come uomini che ancora riconoscono un ordine naturale. Il contrario di ciò che sta avvenendo oggi. Chi è chiamato a proclamare la verità, ha paura di farlo; e diviene una sorta di zombi: non si capisce perché esiste. Oggi verrebbe da chiedersi a proposito di tanti sacerdoti che hanno paura di proclamare la verità: ma perché sono sacerdoti? perché esistono? Chi non avverte l'entusiasmo della verità, di difenderla, di annunciarla, di amarla è come uno zombi, nel senso che la sua vita finisce con l'essere organizzata sul disconoscimento dell'ordine naturale delle cose. Don Camillo lo dice: il fatto che io litigo con i comunisti non solo mi ha conservato "vivo", ma ha fatto sì che i comunisti si conservassero "vivi". Infatti, quelli del paese del Prete della Bassa erano comunisti molto spesso a parole, ma assai poco nei fatti: "I comunisti mi portano i loro figli da battezzare e si sposano davanti all'altare, mentre io concedo ad essi, come a tutti gli altri, il solo diritto di obbedire alle leggi di Dio."Veniamo al secondo punto. Don Camillo fa capire quanto sciocca sia la pretesa di "annacquare" la verità per cercare di attirare: si finisce in questo caso non solo di non attirare nessuno, ma anche di perdere chi in precedenza aveva aderito. I dati sono quelli che sono. L'apertura al "mondo" degli ambienti ecclesiali, voluta dalla teologia postconciliare, non ha "convertito" il mondo, ha piuttosto "mondanizzato" la Chiesa. Notizia di qualche mese fa. Secondo dati diffusi dalla Congregazione Vaticana per gli Istituti di Vita Consacrata sono oltre 2600 i religiosi e le religiose che abbandonano ogni anno i loro Ordini. Per la precisione, tra il 2008 e il 2012 sono state complessivamente decise 12.123 dispense formali dalla vita religiosa, premessa per la successiva riduzione allo stato laicale con una media annua di 2.624,6 casi. Se gli alberi si devono giudicare dai frutti...Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 5 minuti) vediamo una immortale scena tratta dai film di don Camillo. Peppone vuole strumentalizzare per fini politici la tradizionale processione al Po, ma di fronte all'opposizione di don Camillo deve rinunciare. Allora passa alle maniere forti... Del resto tutti i totalitarismi hanno impedito le manifestazioni pubbliche del cattolicesimo. Ma Gesù è più potente e Peppone è "costretto" a scansarsi.Alla fine don Camillo fa una preghiera politicamente scorretta e perciò assai franca e ruvida, ma dove alla fine la misericordia di Cristo prevale. Un vero modello per i sacerdoti di tutti i tempi.
Gli scrittori Eugenio Corti e Giovannino Guareschi, il teologo Romano Amerio, i sacerdoti san Pio da Pietralcina, padre Tomas Tyn, don Divo Barsotti, padre Cornelio Fabro e monsignor Brunero Gherardini, il cardinale Giuseppe Siri e monsignor Marcel Lefebvre sono le “sentinelle” per questi di apostasia ecclesiastica tratteggiate da vari autori in questa breve indagine pubblicata dalle Edizioni Cantagalli.
Giovannino Guareschi profeta dei "malesseri" contemporanei della Chiesa cattolica? Il prof. Corrado Gnerre ce ne parla prendendo spunto dal suo ultimo libro intitolato "Ridateci don Camillo" dedicato appunto alla figura di Giovannino Guareschi.
Giovannino Guareschi profeta dei "malesseri" contemporanei della Chiesa cattolica? Il prof. Corrado Gnerre ce ne parla prendendo spunto dal suo ultimo libro intitolato "Ridateci don Camillo" dedicato appunto alla figura di Giovannino Guareschi.
Don Camilo es un personaje creado por el escritor italiano Giovannino Guareschi a través de cuentos y novelas conocidos como el ciclo del "Pequeño Mundo", en el cual se relatan las aventuras de este cura de pueblo y del alcalde comunista Pepón (Giuseppe "Peppone" Bottazzi) en la posguerra italiana. Ambos personajes representan posturas políticas enfrentadas y luchan entre sí denodadamente pero al verse ante conflictos más universales tienden a unir fuerzas a regañadientes y a descubrir su mutua buena voluntad. Por supuesto, Don Camilo termina ganando o empatando moralmente la mayoría de las disputas, como para reflejar la posición cristiana y anticomunista del autor. Pepón está presentado como un hombre tosco y prácticamente analfabeto aunque con un corazón de oro.
Don Camilo es un personaje creado por el escritor italiano Giovannino Guareschi a través de cuentos y novelas conocidos como el ciclo del "Pequeño Mundo", en el cual se relatan las aventuras de este cura de pueblo y del alcalde comunista Pepón (Giuseppe "Peppone" Bottazzi) en la posguerra italiana. Ambos personajes representan posturas políticas enfrentadas y luchan entre sí denodadamente pero al verse ante conflictos más universales tienden a unir fuerzas a regañadientes y a descubrir su mutua buena voluntad. Por supuesto, Don Camilo termina ganando o empatando moralmente la mayoría de las disputas, como para reflejar la posición cristiana y anticomunista del autor. Pepón está presentado como un hombre tosco y prácticamente analfabeto aunque con un corazón de oro.
Don Camilo es un personaje creado por el escritor italiano Giovannino Guareschi a través de cuentos y novelas conocidos como el ciclo del "Pequeño Mundo", en el cual se relatan las aventuras de este cura de pueblo y del alcalde comunista Pepón (Giuseppe "Peppone" Bottazzi) en la posguerra italiana. Ambos personajes representan posturas políticas enfrentadas y luchan entre sí denodadamente pero al verse ante conflictos más universales tienden a unir fuerzas a regañadientes y a descubrir su mutua buena voluntad. Por supuesto, Don Camilo termina ganando o empatando moralmente la mayoría de las disputas, como para reflejar la posición cristiana y anticomunista del autor. Pepón está presentado como un hombre tosco y prácticamente analfabeto aunque con un corazón de oro.
Just when Julie and Scott were ready to start breaking candles over some heads, Christ got a word in. "Just one," he said. "Just one." The Little World of Don Camillo by Giovannino Guareschi.Download or listen via this link: |Episode #152| Subscribe to the podcast via this link: Feedburner Or subscribe via iTunes by clicking: |HERE|
Don Camilo es un personaje creado por el escritor italiano Giovannino Guareschi a través de cuentos y novelas conocidos como el ciclo del "Pequeño Mundo", en el cual se relatan las aventuras de este cura de pueblo y del alcalde comunista Pepón (Giuseppe "Peppone" Bottazzi) en la posguerra italiana. Ambos personajes representan posturas políticas enfrentadas y luchan entre sí denodadamente pero al verse ante conflictos más universales tienden a unir fuerzas a regañadientes y a descubrir su mutua buena voluntad. Por supuesto, Don Camilo termina ganando o empatando moralmente la mayoría de las disputas, como para reflejar la posición cristiana y anticomunista del autor. Pepón está presentado como un hombre tosco y prácticamente analfabeto aunque con un corazón de oro.
GIOVANNINO GUARESCHI raccontato da Guido Conti
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3831&doss=63E' MORTO GIACOMO BIFFI, ITALIANO E CARDINALEPer vent'anni arcivescovo di Bologna è stato un intrepido defensor fidei e un osservatore mai banale del '900 (link ai dieci migliori articoli di Biffi)di Giuseppe BrienzaSabato scorso è morto a Bologna il cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo della città emiliana per quasi vent'anni (dal 1984 al 2003) e indimenticabile protagonista della Chiesa e della società italiana della seconda metà del Novecento. [...]L'Arcivescovo emerito di Bologna aveva compiuto da poco 87 anni (era nato a Milano il 13 giugno 1928) e, dopo aver subito un difficile intervento chirurgico che gli aveva che aveva comportato l'asportazione di una gamba, aveva ricevuto una lettera di Papa Francesco che, «informato delle Sue condizioni di salute», gli esprimeva la sua «profonda vicinanza in questo momento di sofferenza». In effetti il card. Biffi è morto sabato mattina nella Casa di cura Toniolo di Bologna dopo una tremenda agonia, della quale non ha mai voluto trapelasse alcuna notizia o pubblicità all'esterno.LUNGIMIRANZA POLITICA, SOCIALE E... TEOLOGICAPersonaggio eclettico e ironico, ne è stata ricordata nei giorni scorsi soprattutto la lungimiranza politica e sociale. Degno del suo maestro S. Ambrogio, infatti, da pastore a Bologna Biffi non si era chiuso nelle sacrestie e, sfidando benpensanti e mangiapreti, aveva capito e avvertito prima di tutti la sfida e i pericoli dell'islam e dell'immigrazione senza controllo in Europa [vedi L'EUROPA O RIDIVENTERA' CRISTIANA O DIVENTERA' MUSULMANA https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1980], della sicura degenerazione totalitaria di una laicità senza Dio [vedi IL CRISTIANESIMO E' IN DECLINO? https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1736], del totale disarmo spirituale e ateismo pratico di un cattolicesimo senza Croce ed alla moda e, insomma, la deriva di quella che chiamava la "disperazione da benessere". Da Arcivescovo le suo omelie hanno risuonato persino nel rock underground. Come non ricordare, ad esempio, la famosa canzone dell'indimenticabile punk band CCCP - Fedeli alla linea "Emilia paranoica", nella quale si riprendeva letteralmente la citazione di una regione definita dal cardinale di Bologna «sazia e disperata».IMMIGRAZIONE: PREFERIRE I POPOLI CRISTIANIAnche dopo l'11 Settembre 2001, Biffi si fece sentire ribadendo le sue idee sulla «questione islamica», che non poteva assolutamente essere elusa tenendola separata alla questione del terrorismo, «quasi esso fosse senza radici e senza precise matrici culturali». Per questo ancora validi sono i suoi suggerimenti di una "immigrazione mirata" nel nostro Paese, che coinvolga soprattutto i popoli di tradizione cattolica.Nei vent'anni a Bologna, con il suo tratto gioviale e sempre amichevole, è stato però il più deciso di tutti nel denunciare la crisi della fede e il tradimento dei cristiani. Nelle sue conferenze, omelie e articoli brillava come eccezionale uomo di cultura, anticonformista anche in questo.COLLABORAZIONE CON IL TIMONECome non ricordare ad esempio la sua collaborazione fissa alla rivista di apologetica cattolica "Il Timone", nella quale ha consigliato e riproposto autori "maledetti" dal pensiero politicamente corretto come ad esempio Giovannino Guareschi, Bacchelli, Solov'ev e Chesterton. [vedi LE SETTE VERITA' FONDAMENTALI DI PINOCCHIO http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=99]Alla vigilia del Giubileo della Misericordia ci piace rievocare una riflessione sul tema pubblicata su un vecchio (ma sempre attuale) numero della rivista fondata da Gianpaolo Barra (cfr. "Il Timone", n.119, gennaio 2013), nella quale il Card. Biffi raccomandava ad ogni cristiano, a imitazione del suo Signore, di usare misericordia con il suo prossimo. Solo lì, infatti, passa la via della sua salvezza. [vedi LE OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALE https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3166]Carità e Verità, insomma. "Guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1 Cor 9,16). Questo è l'ammonimento che, con l'apostolo Paolo, continua ad accompagnarci con i libri, i filmati ed i grandi insegnamenti del Cardinale Biffi. Speriamo, e operiamo concretamente "contro i falsi miti del Progresso", affinché l'Italiano-Cardinale non ci continui a vedere dal Cielo "sazi e disperati", anche in questo XXI secolo...