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L'apertura di giornata, con le notizie e le voci dei protagonisti tutto in meno di 30 minuti. A Bologna, due brasiliani hanno chiesto al tribunale la cittadinanza italiana. La parte anomala della vicenda è che la richiesta si basa su un antenata in comune, nata a Marzabotto nel 1876. Il presidente del tribunale Pasquale Liccardo ha spiegato che è stato chiesto alla Corte costituzionale di valutare se il riconoscimento della cittadinanza per la sola presenza di un avo, quand'anche risalente di molte generazioni, a chi non abbia alcun legame di cultura, di lingua, di tradizioni o non evidenzi alcuna relazione con il territorio italiano, sia compatibile con i principi desumibili dalla Costituzione. Cerchiamo di fare chiarezza insieme a Graziella Romeo, professoressa associata di diritto costituzionale comparato all'Università Bocconi di Milano.
Nelle ore della cerimonia a Marzabotto, 80 anni dopo le stragi naziste, l'estrema destra vinceva le elezioni in Austria, la terra dove era cresciuto il capo dei massacratori. La memoria si perde non solo nella negazione ma anche nell'assuefazione. Solo un nuovo racconto di quegli anni, con tutte le loro passioni ed emozioni, può rianimare un ricordo attivo e resistente. I giorni di Vetro di Nicoletta Verna, Einaudi Questo e gli altri podcast gratuiti del Post sono possibili grazie a chi si abbona al Post e ne sostiene il lavoro. Se vuoi fare la tua parte, abbonati al Post. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Marzabotto, le scuse ufficiali tedesche ottant'anni dopo la strage. Ci sono voluti ottant'anni per ottenere le scuse ufficiali della Germania per l'eccidio nazifascista di Marzabotto- Montesole. La partecipazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Presidente tedesco Frank Walter Steinmeier non è stata solo una visita seppur formale nel luogo della strage, ma anche un pellegrinaggio laico per mai dimenticare. “A nome del mio Paese vi chiedo perdono, provo dolore e vergogna”, scandisce Steinmeier. Tutti si alzano in piedi e applaudono. “I fantasmi della storia non hanno lasciato la storia. Sbagliamo se pensiamo che il razzismo, l'antisemitismo, il nazionalismo aggressivo, la volontà di supremazia siano di un passato che non ci appartiene. Quanto accade ai confini della nostra Unione Europea suona monito severo”, ricorda il presidente Mattarella. E davanti ai due Capi dello Stato ci sono migliaia di persone. Molti sono giovani, altri giovanissimi, e altri ancora sono i pochi sopravvissuti rimasti. Franco Lanzarini ha oggi 87 anni. “Ci misero al muro tre volte. Avevo sette e anni e mezzo e stavo davanti al plotone di esecuzione”, ricorda Lanzarini. Una strage contro civili inermi. Nella zona di Monte Sole sono in corso da mesi le azioni clandestine del gruppo partigiano Stella Rossa. Il feldmaresciallo Albert Kesselring organizza la sua risposta militare. Capo dell'operazione è Walter Reder. La mattina del 29 settembre 1944, prima di muovere all'attacco dei partigiani, quattro reparti delle truppe naziste accerchiano una vasta area di territorio compresa tra le valli dei fiumi Setta e Reno. Dalle frazioni di Panico, Vado, Quercia, Grizzana, Pioppe le truppe si muovono all'assalto di abitazioni, cascine, scuole. Nella frazione di Casaglia di Monte Sole, la popolazione impaurita si rifugia nella chiesa. Prima tocca a don Ubaldo Marchioni, ai vecchi, alle donne, ai bambini. Poi i criminali si spostano nel cimitero. La loro mitragliatrice colpisce e uccide centoquarantasette persone, tra le quali cinquanta giovanissimi. E la strage è solo all'inizio. Ogni località, ogni frazione, ogni casolare viene setacciato dai soldati nazisti. Dopo sei giorni di rastrellamenti e violenze 775 persone perdono la vita. Accadeva 80 anni fa e il fascismoe il nazismo sono ancora presenti nelle società italiana e tedesca. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Le prime pagine dei principali quotidiani nazionali commentate in rassegna stampa da Davide Giacalone. La guerra in Medio Oriente, le elezioni in Austria, Marzabotto tra ricordo e dolore. Le partite del campionato di calcio di serie A del weekend commentate dal nostro Massimo Caputi. Spazio MotoPp. Ieri si correva in Indonesia. Ne abbiamo parlato con l'inviato speciale di RTL102.5 Max Biaggi. Don Antonio Mazzi, fondatore della comunità Exodus, regala ogni giorno un pensiero, un suggerimento, una frase agli ascoltatori di RTL 102.5. Da questa sera Massimo Giletti torna in prima serata su Rai 3 con “Lo stato delle cose”. Ci siamo collegati con lui per qualche anticipazione. L'attualità economica, commentata dal prof. Carlo Cottarelli, economista. Siamo tornati ad occuparci della situazione in Medio Oriente, con Valeria Talbot dell'Ispi. All'interno di Non Stop News, con Enrico Galletti, Massimo Lo Nigro e Giusi Legrenzi.
Marzabotto, le scuse ufficiali tedesche ottant'anni dopo la strage. Ci sono voluti ottant'anni per ottenere le scuse ufficiali della Germania per l'eccidio nazifascista di Marzabotto- Montesole. La partecipazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Presidente tedesco Frank Walter Steinmeier non è stata solo una visita seppur formale nel luogo della strage, ma anche un pellegrinaggio laico per mai dimenticare. “A nome del mio Paese vi chiedo perdono, provo dolore e vergogna”, scandisce Steinmeier. Tutti si alzano in piedi e applaudono. “I fantasmi della storia non hanno lasciato la storia. Sbagliamo se pensiamo che il razzismo, l'antisemitismo, il nazionalismo aggressivo, la volontà di supremazia siano di un passato che non ci appartiene. Quanto accade ai confini della nostra Unione Europea suona monito severo”, ricorda il presidente Mattarella. E davanti ai due Capi dello Stato ci sono migliaia di persone. Molti sono giovani, altri giovanissimi, e altri ancora sono i pochi sopravvissuti rimasti. Franco Lanzarini ha oggi 87 anni. “Ci misero al muro tre volte. Avevo sette e anni e mezzo e stavo davanti al plotone di esecuzione”, ricorda Lanzarini. Una strage contro civili inermi. Nella zona di Monte Sole sono in corso da mesi le azioni clandestine del gruppo partigiano Stella Rossa. Il feldmaresciallo Albert Kesselring organizza la sua risposta militare. Capo dell'operazione è Walter Reder. La mattina del 29 settembre 1944, prima di muovere all'attacco dei partigiani, quattro reparti delle truppe naziste accerchiano una vasta area di territorio compresa tra le valli dei fiumi Setta e Reno. Dalle frazioni di Panico, Vado, Quercia, Grizzana, Pioppe le truppe si muovono all'assalto di abitazioni, cascine, scuole. Nella frazione di Casaglia di Monte Sole, la popolazione impaurita si rifugia nella chiesa. Prima tocca a don Ubaldo Marchioni, ai vecchi, alle donne, ai bambini. Poi i criminali si spostano nel cimitero. La loro mitragliatrice colpisce e uccide centoquarantasette persone, tra le quali cinquanta giovanissimi. E la strage è solo all'inizio. Ogni località, ogni frazione, ogni casolare viene setacciato dai soldati nazisti. Dopo sei giorni di rastrellamenti e violenze 775 persone perdono la vita. Accadeva 80 anni fa e il fascismoe il nazismo sono ancora presenti nelle società italiana e tedesca. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
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MARZABOTTO (ITALPRESS) - "E' un cammino difficile venire come presidente tedesco in questo luogo dell'orrore e parlare a voi. Oggi sono qui davanti a voi come presidente federale tedesco e provo solo dolore e vergogna. Mi inchino dinnanzi ai morti. A nome del mio Paese oggi vi chiedo perdono". Così il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, nel suo intervento alla cerimonia per gli 80 anni della strage di Marzabotto, alla presenza tra gli altri del presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. "Cari familiari, cari discendenti, che io possa parlare qui oggi è possibile solo perché voi tutti avete concesso a noi tedeschi la riconciliazione", ha aggiunto.sat (fonte video: Quirinale)
MARZABOTTO (ITALPRESS) - ROMA (ITALPRESS) - "Non dobbiamo mai dimenticare, anche se fatichiamo a comprendere. Sbagliamo se pensiamo che il razzismo, l'antisemitismo, il nazionalismo aggressivo, la volontà di supremazia, siano di un passato che non ci appartiene. Quanto accade ai confini della nostra Unione Europea suona monito severo. I fantasmi dell'orrore non hanno lasciato la storia". Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento alla cerimonia per l'80mo anniversario della strage di Marzabotto, alla presenza, tra gli altri, del presidente della Repubblica federale di Germania, Frank-Walter Steinmeier.sat (fonte video: Quirinale)
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MARZABOTTO (ITALPRESS) - "E' un cammino difficile venire come presidente tedesco in questo luogo dell'orrore e parlare a voi. Oggi sono qui davanti a voi come presidente federale tedesco e provo solo dolore e vergogna. Mi inchino dinnanzi ai morti. A nome del mio Paese oggi vi chiedo perdono". Così il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, nel suo intervento alla cerimonia per gli 80 anni della strage di Marzabotto, alla presenza tra gli altri del presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. "Cari familiari, cari discendenti, che io possa parlare qui oggi è possibile solo perché voi tutti avete concesso a noi tedeschi la riconciliazione", ha aggiunto.sat (fonte video: Quirinale)
MARZABOTTO (ITALPRESS) - "E' un cammino difficile venire come presidente tedesco in questo luogo dell'orrore e parlare a voi. Oggi sono qui davanti a voi come presidente federale tedesco e provo solo dolore e vergogna. Mi inchino dinnanzi ai morti. A nome del mio Paese oggi vi chiedo perdono". Così il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, nel suo intervento alla cerimonia per gli 80 anni della strage di Marzabotto, alla presenza tra gli altri del presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. "Cari familiari, cari discendenti, che io possa parlare qui oggi è possibile solo perché voi tutti avete concesso a noi tedeschi la riconciliazione", ha aggiunto.sat (fonte video: Quirinale)
AMPEZZO (UDINE) (ITALPRESS) - AMPEZZO (UDINE) (ITALPRESS) - "Il 1944 fu un anno carico di orrore, in Italia e in Europa. Il progressivo ritiro delle truppe naziste lasciava dietro di sé una drammatica scia di stragi. Ne sono testimonianza i villaggi dei nostri Appennini e delle nostre Alpi violati e incendiati, da Sant'Anna di Stazzema a Marzabotto, da Civitella Val di Chiana a Fivizzano. A Boves, alla Carnia. L'offensiva alleata martellava le città con bombardamenti dagli esiti spesso tragici, come quello che portò, a Milano, alla morte di 184 bambini, nella Scuola elementare Francesco Crispi di Gorla. Da Fossoli partivano i trasporti degli ebrei verso i campi di sterminio di Bergen Belsen e Auschwitz. Contemporaneamente prendeva forza il movimento di Resistenza al fascismo che, con il regime della Repubblica Sociale Italiana, era complice della ferocia nazista". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento ad Ampezzo all'80° anniversario della zona libera della Carnia e dell'Alto Friuli. sat/gtr(Fonte video: Quirinale)
Il 29 settembre 1944 comincia l'eccidio. Tedeschi e fascisti risalgono i pendii e bruciano tutto. Sparano senza distinzioni, il fragore dell'avanzata spinge la gente ad allontanarsi. Cercano riparo. Passando per le contrade avvisano di quello che sta accadendo. Donne e bambini fuggono nei boschi, cercano sentieri sicuri per spingersi lontani dalle esecuzioni. Sentono quello che accade ma non si voltano, non c'è tempo. Devono andarsene. Mitragliatrici, esplosioni e fumo prendono possesso di Monte Sole. La caccia ai partigiani è iniziata. Per farlo, non risparmiano nessuno. Nemmeno i civili, su cui invece si concentrano sadicamente. Nella follia della guerra si cerca raziocinio, un posto dove le armi non possono uccidere. Le chiese, vengono in mente i templi della spiritualità. Là dentro i macellai non possono sparare. Contatti: andataeritorno.podcast@gmail.com Sito e newsletter: https://andataeritornopodcast.substack.com/Instagram: https://www.instagram.com/andataeritornostoriedimontagna/Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=61557903953187&name=xhp_nt__fb__action__open_userThreads: https://www.threads.net/@andataeritornostoriedimontagnaMusic by Epidemic Sound
La corruzione elettorale in Liguria e l'arresto del governatore Toti. Verso le elezioni, tra Locri e Marzabotto. La morte di Vincenzo Agostino, simbolo della lunghissima richiesta di verità e giustizia per le vittime innocenti delle mafie. Il matrimonio mafioso nella chiesa che ospita le spoglie di Giovanni Falcone. I rifiuti smaltiti dalla mafia in Lombardia. La mafia dei boschi. Camorra e politica d'accordo per spartirsi appalti pubblici a Caivano. La criminalità cinese in Romagna. La mafia nigeriana tra Torino e Reggio Emilia. Il rapporto di Antigone sulle carceri. Il processo legato ai Panama Papers.Sono le notizie del 75° episodio di Fresche di Stampa, con le notizie principali tra aprile e maggio, a cura di Giulia Facheris, Marta Malatesta, Marta Mezzadri, Sofia Nardacchione, Francesca Palumbo e Giovanni Soini e con il commento di Andrea Giagnorio, referente di Libera Bologna.
Il monologo di Antonio ScuratiDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/levocididentro--1541984/support.
In questa puntata ti porterò nell'Appennino bolognese, precisamente nel parco naturale di Monte Sole. Sono capitato in queste valli senza cercarle, mi piace pensare che si siano fatte trovare. La voce dell'episodio sarà quella dell'ex sindaco di Marzabotto: Umberto Conti. Con più di 80 candeline sulle spalle e una forza d'animo granitica, Umberto non mi ha spiegato soltanto la storia dei suoi territori ma mi ha regalato una lezione di vita. Contatto mail: andataeritorno.podcast@gmail.comSito e blog: https://www.quotastories.comNewsletter: https://andataeritornopodcast.substack.com/Music by Epidemic Sound
Dal 1943 al 1945 gli occupanti nazisti a volte con la complicità dei loro camerati fascisti italiani hanno compiuto una serie di stragi di civili, non solo quelle più conosciute di Marzabotto o Sant'Anna si Stazzema. La giustizia italiana di fatto ha insabbiato le indagini su questi crimini di guerra per decenni e anche quella tedesca non è stata molto solerte. Udo Gumpel ha compiuto per anni ha un lavoro straordinario per ricostruire i fatti e attribuire con precisione le responsabilità con servizi e documentari mandati in onda . Ha parlato con testimoni e con gli ufficiali che compirono i massacri. Il 4 maggio a Roma verrà presentato il risultato di questo impegno civile prima che giornalistico. In questa puntata Udo illustra i passaggi chiave delle sue indagini e spiega perché in Italia quel passato ignobile viene vergognosamente trascurato se non nelle forme retoriche e vacue tipiche degli "intellettuali" da operetta che affettano indignazione a comando. In Italia l'amnistia per i fascisti appena dopo la guerra fu firmata Da Palmiro Togliatti, in qualità di ministro della Giustizia. Una circostanza che la dice lunga sull'Italia di allora e di oggi, dove il Presidente del Senato si vanta di avere in casa i busti di Mussolini.
“Il governo italiano decise di non consegnare gli atti delle stragi di Sant'Anna e di Marzabotto…”. Perché? Ce lo spiega il giornalista tedesco Udo Gumpel che si occupa da anni delle stragi nazifasciste riuscendo a ottenere la riapertura di azioni giudiziarie nei confronti di ex ufficiali delle SS rintracciati nelle loro città di residenza dopo lunghe e pazienti ricerche. Grazie a lui sono stati portati alla luce i casi di Albert Meier e Klaus Konrad, responsabili delle stragi di Marzabotto e San Polo e quello di Gerhard Sommer, tenente della 16^ Divisione SS, tra i responsabili dell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema del 12 agosto 1944, nel quale vennero trucidati 560 civili italiani.A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.https://storiainpodcast.focus.it - Canale Guerre e conflitti------------Storia in Podcast di Focus si può ascoltare anche su Spotify http://bit.ly/VoceDellaStoria ed Apple Podcasts https://podcasts.apple.com/it/podcast/la-voce-della-storia/id1511551427.Siamo in tutte le edicole... ma anche qui:- Facebook: https://www.facebook.com/FocusStoria/- Gruppo Facebook Focus Storia Wars: https://www.facebook.com/groups/FocuStoriaWars/ (per appassionati di storia militare)- Youtube: https://www.youtube.com/user/focusitvideo- Twitter: https://twitter.com/focusstoria- Sito: https://www.focus.it/cultura
"Mi ricordo le facce di queste persone...": Udo Gumpel, giornalista tedesco corrispondente dall'Italia per il Canale N-TV e per la TV tedesca RTL (infoNetwork) racconta la sua storia. Grazie a lui sono stati portati alla luce i casi di Albert Meier e Klaus Konrad, responsabili delle stragi di Marzabotto e San Polo e quello di Gerhard Sommer, tenente della 16^ Divisione SS, tra i responsabili dell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema del 12 agosto 1944, nel quale vennero trucidati 560 civili italiani. Il reporter si occupa delle stragi nazifasciste e in tanti casi si deve a lui la riapertura di azioni giudiziarie nei confronti di ex ufficiali delle SS rintracciati nelle loro città di residenza dopo lunghe e pazienti ricerche. A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.https://storiainpodcast.focus.it - Canale Guerre e conflitti------------Storia in Podcast di Focus si può ascoltare anche su Spotify http://bit.ly/VoceDellaStoria ed Apple Podcasts https://podcasts.apple.com/it/podcast/la-voce-della-storia/id1511551427.Siamo in tutte le edicole... ma anche qui:- Facebook: https://www.facebook.com/FocusStoria/- Gruppo Facebook Focus Storia Wars: https://www.facebook.com/groups/FocuStoriaWars/ (per appassionati di storia militare)- Youtube: https://www.youtube.com/user/focusitvideo- Twitter: https://twitter.com/focusstoria- Sito: https://www.focus.it/cultura
A cura di Daniele Biacchessi Alla fine è accaduto ciò che era prevedibile. A Milano, medaglia d'oro della Resistenza durante gli anni dell'occupazione nazista e della dittatura fascista, un piccolo gruppo di manifestanti ha contestato il segretario del Partito Democratico Enrico Letta e gli appartenenti della Brigata Ebraica. "Letta servo della Nato, fuori i servizi della Nato dal corteo", hanno gridato i militanti dei Carc contro lo spezzone del corteo dei democratici. Nulla di particolarmente violento, ma qualcosa di certamente simbolico. L'Anpi ha duramente criticato le contestazioni. È accaduto nel giorno in cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante la cerimonia del 25 aprile ad Acerra, in Campania, cita la canzone "Bella Ciao" a proposito dell'invasione dell'Ucraina da parte di Putin. E mentre Liliana Segre, dal palco di Marzabotto, parlava di una "Resistenza necessaria". Le tensioni, le divisioni, le polemiche, non hanno però impedito a migliaia di persone in tutta Italia di fare memoria. Già, la memoria. Nella puntata di ieri del "Timone" sono intervenuti insieme Sergio Fogagnolo, figlio di uno dei quindici antifascisti fucilati a Piazzale Loreto il 10 agosto 1944, e Gianluca Luccarini, presidente dei familiari delle vittime della strage di Montesole-Marzabotto, il cui ramo della famiglia è stata sterminata dai nazifascisti. Nelle parole della loro testimonianza a Giornale Radio, è concentrato il senso alto del 25 aprile: l'eredità morale, spirituale e politica della Resistenza che vale ancora oggi, a 77 anni della fine della seconda guerra mondiale e nel mezzo di un conflitto tra Russia e Ucraina ancora tutto da terminare. Credits: Agenzia Fotogramma
A cura di Daniele Biacchessi Alla fine è accaduto ciò che era prevedibile. A Milano, medaglia d'oro della Resistenza durante gli anni dell'occupazione nazista e della dittatura fascista, un piccolo gruppo di manifestanti ha contestato il segretario del Partito Democratico Enrico Letta e gli appartenenti della Brigata Ebraica. "Letta servo della Nato, fuori i servizi della Nato dal corteo", hanno gridato i militanti dei Carc contro lo spezzone del corteo dei democratici. Nulla di particolarmente violento, ma qualcosa di certamente simbolico. L'Anpi ha duramente criticato le contestazioni. È accaduto nel giorno in cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante la cerimonia del 25 aprile ad Acerra, in Campania, cita la canzone "Bella Ciao" a proposito dell'invasione dell'Ucraina da parte di Putin. E mentre Liliana Segre, dal palco di Marzabotto, parlava di una "Resistenza necessaria". Le tensioni, le divisioni, le polemiche, non hanno però impedito a migliaia di persone in tutta Italia di fare memoria. Già, la memoria. Nella puntata di ieri del "Timone" sono intervenuti insieme Sergio Fogagnolo, figlio di uno dei quindici antifascisti fucilati a Piazzale Loreto il 10 agosto 1944, e Gianluca Luccarini, presidente dei familiari delle vittime della strage di Montesole-Marzabotto, il cui ramo della famiglia è stata sterminata dai nazifascisti. Nelle parole della loro testimonianza a Giornale Radio, è concentrato il senso alto del 25 aprile: l'eredità morale, spirituale e politica della Resistenza che vale ancora oggi, a 77 anni della fine della seconda guerra mondiale e nel mezzo di un conflitto tra Russia e Ucraina ancora tutto da terminare. Credits: Agenzia Fotogramma
A cura di Daniele Biacchessi Alla fine è accaduto ciò che era prevedibile. A Milano, medaglia d'oro della Resistenza durante gli anni dell'occupazione nazista e della dittatura fascista, un piccolo gruppo di manifestanti ha contestato il segretario del Partito Democratico Enrico Letta e gli appartenenti della Brigata Ebraica. "Letta servo della Nato, fuori i servizi della Nato dal corteo", hanno gridato i militanti dei Carc contro lo spezzone del corteo dei democratici. Nulla di particolarmente violento, ma qualcosa di certamente simbolico. L'Anpi ha duramente criticato le contestazioni. È accaduto nel giorno in cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante la cerimonia del 25 aprile ad Acerra, in Campania, cita la canzone "Bella Ciao" a proposito dell'invasione dell'Ucraina da parte di Putin. E mentre Liliana Segre, dal palco di Marzabotto, parlava di una "Resistenza necessaria". Le tensioni, le divisioni, le polemiche, non hanno però impedito a migliaia di persone in tutta Italia di fare memoria. Già, la memoria. Nella puntata di ieri del "Timone" sono intervenuti insieme Sergio Fogagnolo, figlio di uno dei quindici antifascisti fucilati a Piazzale Loreto il 10 agosto 1944, e Gianluca Luccarini, presidente dei familiari delle vittime della strage di Montesole-Marzabotto, il cui ramo della famiglia è stata sterminata dai nazifascisti. Nelle parole della loro testimonianza a Giornale Radio, è concentrato il senso alto del 25 aprile: l'eredità morale, spirituale e politica della Resistenza che vale ancora oggi, a 77 anni della fine della seconda guerra mondiale e nel mezzo di un conflitto tra Russia e Ucraina ancora tutto da terminare. Credits: Agenzia Fotogramma
Raggiunti gli ottant'anni, Gianfranco Pasquino si racconta nel libro "Tra scienza e politica. Una autobiografia" (Utet, 272 p., € 20,00) (), dove ripercorre la sua lunga carriera di accademico e giornalista inframmezzata da importanti esperienze politiche e parlamentari. Il rapporto con la politica è stato difficile, con qualche momento di delusione, ma anche con la soddisfazione di aver visto andare a buon fine qualcuno dei miei progetti politici – commenta Pasquino, aggiungendo che però in realtà in politica non si vince mai.RECENSIONI "Il nemico dentro" di Tom Nichols (Luiss University Press, 224 p., € 20,00)"Salvarsi a vanvera" di Paolo Colagrande (Einaudi, 376 p., € 20,00)"Sotto la cenere" di Ugo Mancini(Infinito, 160 p., € 14,00)"La strada sognata" di Valeria Della Valle (Einaudi, 192 p., € 14,00)"Schuster il vescovo della Ricostruzione" di Marco Garzonio (Ancora, 200 p., € 18,00)"I liberali non hanno canzoni" di Rossella Pace (Rubbettino, 182 p., € 15,00)IL CONFETTINO"La luna di Kiev" di Gianni Rodari(Einaudi Ragazzi, 32 p., € 8.00)"Ti racconto Marzabotto" di Franco Leoni Lautizi (De Agostini, 156 p., € 12,90)
L'impresa sociale può rappresentare un modello di impresa responsabile che persegue una strategia di sostenibilità sociale senza lasciare da parte la sostenibilità economica, fondamentale per qualsiasi progetto destinato ad avere un impatto positivo. A Marzabotto c'è un esempio straordinario di impresa sociale che opera nel mondo della moda: Coop Cartiera. Si fa formazione e si produce anche per nomi importanti, grazie all'impegno di lavoratori che partono da una condizione di fragilità, ma che qui trovano un'opportunità interessante per poter tornare sul mercato. Ne ho parlato nell'intervista di questo episodio con il fondatore Andrea Marchesini Reggiani.
Oggi, in Italia, nel 2021, ci sono negozi che vendono tranquillamente cimeli neofascisti come se fosse del tutto normale. Non sono solo negozi fisici ma c'è anche tutto uno shop online che spedisce a modiche cifre in tutta Italia. E' possibile tutto questo? Vendere una maglietta con un'inequivocabile scritta 'Boia chi molla' è lecito nel nostro Paese o siamo di fronte ad un reato? Ne parliamo con i nostri ospiti: Carlo Ghezzi, Vice Presidente Nazioanle Vicario dell'Anpi e Andrea De Maria, parlamentare Pd già sindaco di Marzabotto. Buon ascolto
Simona Baldanzi"Corpo Appennino"In cammino da Monte Sole a Sant'Anna di StazzemaEdiciclohttps://www.ediciclo.it/«Ho capito che siamo corpi-persone e corpo-paese e che camminare su questo vasto pezzo di territorio da Monte Sole a Sant'Anna di Stazzema vuol dire mantenersi di sana e robusta costituzione, o meglio di sani e robusti ideali»Prendi alcune estati e mettile a confronto, ad esempio quella del ‘44 e le nostre estati, quelle fatte di decreti sicurezza e morti nel Mediterraneo, o la mia estate di un intervento chirurgico alla testa, che porta a rallentare, ad affidarsi agli altri, a mettere in discussione il bastarsi da soli. L'orecchio sinistro che sente meno, la parte a sinistra del Paese che non sa dare risposte. Corpo paese, corpo Appennino, corpi in cammino, corpo di una donna: ferite che si sovrappongono e si parlano. Riconsidera quelle estati attraverso una camminata in gruppo sull'Appennino fra Emilia Romagna e Toscana, da Monte Sole a Sant'Anna di Stazzema, nei luoghi delle stragi nazifasciste. Un percorso di monti intrisi di morti a lungo abbandonati. Muovere passi per trovare il posto alla memoria e oleare i meccanismi attuali per porre freni alle barbarie. Riscoprire l'importanza del fare insieme per aggiustarsi, per insistere a cambiare le cose, per non stare a guardare e ascoltare invano. In attesa che il senso dell'utopia venga riconosciuto fra i sensi umani.Simona Baldanzi (Firenze 1977) vive nel Mugello. Ha scritto il racconto Finestrella viola finalista al Campiello Giovani. Con Figlia di una vestaglia blu (Alegre 2019, Fazi 2006) ha vinto il premio Miglior Esordio di Fahrenheit Radio RAI 3 e il Premio Minerva. Tra i suoi ultimi libri Il Mugello è una trapunta di terra (Laterza, 2014) e Maldifiume (Ediciclo, 2016), Premio Sergio Maldini. http://simonabaldanzi.it/IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
«La Resistenza è il cemento che tiene insieme l'Italia», dice il Capo dello Stato Sergio Mattarella. «Senza il coraggio dei partigiani, oggi non avremmo le libertà e diritti di cui godiamo», sostiene il Presidente del Consiglio Mario Draghi durante la visita al Museo di via Tasso a Roma, il luogo di tortura nazifascista da cui vennero prelevati i martiri delle Fosse Ardeatine. Nel 76esimo anniversario della Liberazione le massime Istituzioni dello Stato hanno spiegato a tutti che la libertà viene da lontano, dai giorni in cui una parte del popolo italiano si sollevò contro la dittatura fascista e l'occupazione nazista. E che in quei giorni persero la vita decine di migliaia di persone che combattevano per la democrazia. Ma, come ci ricorda il premier Draghi, non tutti gli italiani erano brava gente. Non lo furono certa gente quei fascisti, responsabili di un numero ancora imprecisato di stragi efferate contro civili inermi e non belligeranti a Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto, Benedicta, e in centinaia di borghi italiani. Proprio alla pari dei tedeschi. A parte pochissimi, nel dopoguerra non pagarono alcuna pena per i loro crimini. I loro nomi sono apparsi accanto ai carnefici tedeschi, tra i 697 fascicoli ritrovati nel 1994 in un armadio nascosto nella sede della magistratura militare a Palazzo cesi, in via degli Acquasparta, a Roma. Quella mancata giustizia dimostra come il fascismo nel nostro Paese non se ne sia mai andato, e i valori della Resistenza, scritti nella nostra Costituzione, restano il faro della nostra pur fragile democrazia.
«La Resistenza è il cemento che tiene insieme l'Italia», dice il Capo dello Stato Sergio Mattarella. «Senza il coraggio dei partigiani, oggi non avremmo le libertà e diritti di cui godiamo», sostiene il Presidente del Consiglio Mario Draghi durante la visita al Museo di via Tasso a Roma, il luogo di tortura nazifascista da cui vennero prelevati i martiri delle Fosse Ardeatine. Nel 76esimo anniversario della Liberazione le massime Istituzioni dello Stato hanno spiegato a tutti che la libertà viene da lontano, dai giorni in cui una parte del popolo italiano si sollevò contro la dittatura fascista e l'occupazione nazista. E che in quei giorni persero la vita decine di migliaia di persone che combattevano per la democrazia. Ma, come ci ricorda il premier Draghi, non tutti gli italiani erano brava gente. Non lo furono certa gente quei fascisti, responsabili di un numero ancora imprecisato di stragi efferate contro civili inermi e non belligeranti a Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto, Benedicta, e in centinaia di borghi italiani. Proprio alla pari dei tedeschi. A parte pochissimi, nel dopoguerra non pagarono alcuna pena per i loro crimini. I loro nomi sono apparsi accanto ai carnefici tedeschi, tra i 697 fascicoli ritrovati nel 1994 in un armadio nascosto nella sede della magistratura militare a Palazzo cesi, in via degli Acquasparta, a Roma. Quella mancata giustizia dimostra come il fascismo nel nostro Paese non se ne sia mai andato, e i valori della Resistenza, scritti nella nostra Costituzione, restano il faro della nostra pur fragile democrazia.
«La Resistenza è il cemento che tiene insieme l'Italia», dice il Capo dello Stato Sergio Mattarella. «Senza il coraggio dei partigiani, oggi non avremmo le libertà e diritti di cui godiamo», sostiene il Presidente del Consiglio Mario Draghi durante la visita al Museo di via Tasso a Roma, il luogo di tortura nazifascista da cui vennero prelevati i martiri delle Fosse Ardeatine. Nel 76esimo anniversario della Liberazione le massime Istituzioni dello Stato hanno spiegato a tutti che la libertà viene da lontano, dai giorni in cui una parte del popolo italiano si sollevò contro la dittatura fascista e l'occupazione nazista. E che in quei giorni persero la vita decine di migliaia di persone che combattevano per la democrazia. Ma, come ci ricorda il premier Draghi, non tutti gli italiani erano brava gente. Non lo furono certa gente quei fascisti, responsabili di un numero ancora imprecisato di stragi efferate contro civili inermi e non belligeranti a Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto, Benedicta, e in centinaia di borghi italiani. Proprio alla pari dei tedeschi. A parte pochissimi, nel dopoguerra non pagarono alcuna pena per i loro crimini. I loro nomi sono apparsi accanto ai carnefici tedeschi, tra i 697 fascicoli ritrovati nel 1994 in un armadio nascosto nella sede della magistratura militare a Palazzo cesi, in via degli Acquasparta, a Roma. Quella mancata giustizia dimostra come il fascismo nel nostro Paese non se ne sia mai andato, e i valori della Resistenza, scritti nella nostra Costituzione, restano il faro della nostra pur fragile democrazia.
"La Resistenza è il cemento che tiene insieme l'Italia", dice il Capo dello Stato Sergio Mattarella. "Senza il coraggio dei partigiani, oggi non avremmo le libertà e diritti di cui godiamo", sostiene il Presidente del Consiglio Mario Draghi durante la visita al Museo di via Tasso a Roma, il luogo di tortura nazifascista dacui vennero prelevati i martiri delle Fosse Ardeatine.Nel 76esimo anniversario della Liberazione le massime Istituzioni dello Stato hanno spiegato a tutti che la libertà viene da lontano, dai giorni incui una parte del popolo italiano si sollevò contro la dittatura fascista e l'occupazione nazista. E che in quei giorni persero la vita decine di migliaia di persone che combattevano per la democrazia. Ma, come ci ricorda il premier Draghi, non tutti gli italiani erano brava gente. Non lo furono certa mente quei fascisti, responsabili di un numero ancora imprecisato di stragi efferate contro civili inermi e non belligeranti a Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto, Benedicta, e in centinaia di borghi italiani. Proprioalla pari dei tedeschi. A parte pochissimi, nel dopoguerra non pagarono alcuna pena per i loro crimini. I loro nomi sono apparsi accanto ai carnefici tedeschi, tra i 697 fascicoliritrovati nel 1994 in un armadio nascosto nella sede della magistratura militare a Palazzo cesi, in via degli Acquasparta, a Roma. Quella mancata giustizia dimostra come il fascismo nel nostro Paese non se ne sia mai andato, e i valori della Resistenza, scritti nella nostra Costituzione, restano il faro della nostra pur fragile democrazia.
Prima ora - Audio Whatsapp degli ascoltatori. - Proposte delle Regioni in vista delle riaperture. Gli aggiornamenti con il nostro Antonio Bravetti. - Intervista a Domenico Volpati, medico ed ex calciatore del Verona che, dopo il calcio, completò gli studi di Medicina. Ora, pensionato, l’ex mediano dell’Hellas ha deciso di aiutare il centro Covid di Tesero. Seconda ora - RadioTraffic: la viabilità con Dario De Simone. - Il gemello 3D del David di Michelangelo lascia Firenze. Destinazione Dubai. Al telefono, Maria Grazia Tucci, docente di Geomatica dell’Università di Firenze e coordinatrice del progetto David a Expo Dubai. Terza ora - Borse e Mercati con Ettore Livini: quali sono le previsioni di ripresa economia inglese grazie alle vaccinazioni. - Marzabotto, i banchi rottamati nelle scuole, con l'arrivo dei nuovi monoposto, sono stati spediti in Gambia, donati alla scuola di Badumeh Koto. Al telefono, Valentina Cuppi, sindaca di Marzabotto (Bo).
Torna l'appuntamento su Radio Immagina con Piazza Grande. Iniziamo con Valentina Cuppi, sindaca di Marzabotto e Presidente del Partito Democratico, per fare il punto sulla situazione politica. A seguire 'Orban spegne Klubradio, ultima voce libera', con Stefano Bottoni ricercatore in Storia dell'Europa Orientale dell'Università degli Studi di Firenze, Beppe Giulietti, Presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana, e Pina Picierno, Europarlamentare del Partito Democratico. A condurre, Tiziana Ragni. In chiusura a Good Night and Good Luck 'Come si racconta una storia', con Matteo Martone, editor di Rai Fiction e docente di scrittura.
Torna l'appuntamento su Radio Immagina con Piazza Grande. Iniziamo con Valentina Cuppi, sindaca di Marzabotto e Presidente del Partito Democratico, per fare il punto sulla situazione politica. A seguire 'Orban spegne Klubradio, ultima voce libera', con Stefano Bottoni ricercatore in Storia dell'Europa Orientale dell'Università degli Studi di Firenze, Beppe Giulietti, Presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana, e Pina Picierno, Europarlamentare del Partito Democratico. A condurre, Tiziana Ragni. In chiusura a Good Night and Good Luck 'Come si racconta una storia', con Matteo Martone, editor di Rai Fiction e docente di scrittura.
Se passate da Marzabotto vi suggeriamo di fare un salto a Monte Sole. Un luogo dove la natura incontra la storia. Perché qui la storia è passata davvero, purtroppo lasciando cicatrici indelebili. Se avete voglia, oltre che fermarvi al Poggiolo, col suo bel pratone (teatro di uno dei 25 Aprile più belli d’Italia) potreste anche […]
Amedeo Nerozzi è un nome che a molti dice poco. Qualcuno sa che a lui è intitolata la sezione ANPI di Marzabotto, altri forse sanno che esiste una via intitolata a Nerozzi nello stesso Comune. Purtroppo come spesso accade il tempo appanna i ricordi ed anche i più grandiosi atti eroici si perdono nel lento […]
In dieser Folge berichtet Elias von einem Massaker in Marzabotto während des Zweiten Weltkriegs. Im Jahr 1944 wütete die 16. SS-Panzer-Grenadier-Division in der Region in Mittelitalien mehrere Tage lang und hinterließ eine Spur der Vernichtung. Wie es dazu kam und welche Folgen es für die Beteiligten gab wird euch in dieser Episode erzählt. Wollt ihr mehr zum Thema erfahren, so empfehlen wir euch folgende Werke: Gentile, Carlo: Walter Reder. Ein politischer Soldat im "Bandenkampf", in: Mallmann, Klaus-Michael/Paul, Gerhard (Hrsg.): Karrieren der Gewalt. Nationalsozialistische Täterbiographien, Darmstadt 2004, S. 188–195. Gentile, Carlo: "Politische Soldaten". Die 16. SS-Panzer-Grenadier-Division "Reichsführer-SS" in Italien 1944, in: Quellen und Forschung aus italienischen Archiven und Bibliotheken, 2001, S. 529–561. Gentile, Carlo: Marzabotto 1944, in: Ueberschär, Gerd R. (Hrsg.): Orte des Grauens. Verbrechen im Zweiten Weltkrieg, Darmstadt 2003, S. 136–146. Kunz, Wolfgang: Der Fall Marzabotto. Die Problematik d. Kriegsverbrechens, Würzburg 1967. Schreiber, Gerhard: Deutsche Kriegsverbrechen in Italien. Täter, Opfer, Strafverfolgung, München 1996. Staron, Joachim: Fosse Ardeatine und Marzabotto. Deutsche Kriegsverbrechen und Resistenza. Geschichte und nationale Mythenbildung in Deutschland und Italien (1944-1999), Paderborn 2002. Bitte bewertet den Podcast bei iTunes und in anderen Verzeichnisses und lasst uns Feedback und Kommentare da. Ihr erreicht uns bei Facebook, auf Twitter, auf YouTube sowie telefonisch unter 0351/841 686 20 oder per Mail.
Erno Egri Erbstein ed Arpad Weisz, due famosi allenatori perseguitati dal nazismo, raccontati a Psicoradio da due scrittori Celebriamo il 27 gennaio, Giornata della Memoria, ricordando due persone, Erno Egri Erbstein ed Arpad Weisz attraverso le parole di due scrittori. Erno Egri Erbstein, ungherese di origini ebraiche, è stato allenatore e poi direttore tecnico del Torino; a causa delle leggi razziali fasciste, fu imprigionato in un campo di lavoro in Ungheria. Per non fare sentire “diverse” le sue figlie, non aveva detto loro che erano di origine ebraica. Sopravvissuto – davvero per un caso del destino - dopo la guerra continuò ad allenare il Torino fino a quando, nel 1949, non morì, insieme a tutta la sua squadra, nell'incidente aereo di Superga...Arpad Weisz fu allenatore prima dell'Inter e poi del Bologna; morì nel campo di concentramento di Auschwitz. Proprio a lui quest'anno lo stadio Dall'Ara di Bologna ha intitolato la curva sud...Psicoradio approfondisce le loro storie con le interviste a Matteo Marani, ex-direttore della rivista Guerin Sportivo e autore del libro “Dallo scudetto ad Auschwitz. Vita e morte di Arpad Weisz” e Angelo Amato De Serpis, autore del libro “Arpad ed Egri”. Ma il razzismo non si perde nelle pieghe del passato. Ancora oggi canti e gesti fascisti trovano spazio nel mondo del calcio; lo testimonia il ritrovamento in una curva dello Stadio Olimpico di Roma, lo scorso ottobre, di adesivi con la foto di Anna Frank con la maglia della Roma inserita in un fotomontaggio; o, a dicembre a Marzabotto, il saluto fascista di un giocatore del “65 Futa” che ha esibito la maglia della Repubblica Sociale Italiana dopo un gol...“Per contrastare questi fenomeni ci sono due strade – ci dice De Serpis - una legale, ovvero identificare gli autori attraverso i filmati delle telecamere presenti negli stadi e punirli, e un'altra più immediata: in caso di episodi razzisti basterebbe interrompere il gioco e dare la partita vinta a tavolino all'altra squadra”.
Erno Egri Erbstein ed Arpad Weisz, due famosi allenatori perseguitati dal nazismo, raccontati a Psicoradio da due scrittori Celebriamo il 27 gennaio, Giornata della Memoria, ricordando due persone, Erno Egri Erbstein ed Arpad Weisz attraverso le parole di due scrittori. Erno Egri Erbstein, ungherese di origini ebraiche, è stato allenatore e poi direttore tecnico del Torino; a causa delle leggi razziali fasciste, fu imprigionato in un campo di lavoro in Ungheria. Per non fare sentire “diverse” le sue figlie, non aveva detto loro che erano di origine ebraica. Sopravvissuto – davvero per un caso del destino - dopo la guerra continuò ad allenare il Torino fino a quando, nel 1949, non morì, insieme a tutta la sua squadra, nell’incidente aereo di Superga...Arpad Weisz fu allenatore prima dell’Inter e poi del Bologna; morì nel campo di concentramento di Auschwitz. Proprio a lui quest’anno lo stadio Dall’Ara di Bologna ha intitolato la curva sud...Psicoradio approfondisce le loro storie con le interviste a Matteo Marani, ex-direttore della rivista Guerin Sportivo e autore del libro “Dallo scudetto ad Auschwitz. Vita e morte di Arpad Weisz” e Angelo Amato De Serpis, autore del libro “Arpad ed Egri”. Ma il razzismo non si perde nelle pieghe del passato. Ancora oggi canti e gesti fascisti trovano spazio nel mondo del calcio; lo testimonia il ritrovamento in una curva dello Stadio Olimpico di Roma, lo scorso ottobre, di adesivi con la foto di Anna Frank con la maglia della Roma inserita in un fotomontaggio; o, a dicembre a Marzabotto, il saluto fascista di un giocatore del “65 Futa” che ha esibito la maglia della Repubblica Sociale Italiana dopo un gol...“Per contrastare questi fenomeni ci sono due strade – ci dice De Serpis - una legale, ovvero identificare gli autori attraverso i filmati delle telecamere presenti negli stadi e punirli, e un’altra più immediata: in caso di episodi razzisti basterebbe interrompere il gioco e dare la partita vinta a tavolino all’altra squadra”.
Erno Egri Erbstein ed Arpad Weisz, due famosi allenatori perseguitati dal nazismo, raccontati a Psicoradio da due scrittori Celebriamo il 27 gennaio, Giornata della Memoria, ricordando due persone, Erno Egri Erbstein ed Arpad Weisz attraverso le parole di due scrittori. Erno Egri Erbstein, ungherese di origini ebraiche, è stato allenatore e poi direttore tecnico del Torino; a causa delle leggi razziali fasciste, fu imprigionato in un campo di lavoro in Ungheria. Per non fare sentire “diverse” le sue figlie, non aveva detto loro che erano di origine ebraica. Sopravvissuto – davvero per un caso del destino - dopo la guerra continuò ad allenare il Torino fino a quando, nel 1949, non morì, insieme a tutta la sua squadra, nell’incidente aereo di Superga...Arpad Weisz fu allenatore prima dell’Inter e poi del Bologna; morì nel campo di concentramento di Auschwitz. Proprio a lui quest’anno lo stadio Dall’Ara di Bologna ha intitolato la curva sud...Psicoradio approfondisce le loro storie con le interviste a Matteo Marani, ex-direttore della rivista Guerin Sportivo e autore del libro “Dallo scudetto ad Auschwitz. Vita e morte di Arpad Weisz” e Angelo Amato De Serpis, autore del libro “Arpad ed Egri”. Ma il razzismo non si perde nelle pieghe del passato. Ancora oggi canti e gesti fascisti trovano spazio nel mondo del calcio; lo testimonia il ritrovamento in una curva dello Stadio Olimpico di Roma, lo scorso ottobre, di adesivi con la foto di Anna Frank con la maglia della Roma inserita in un fotomontaggio; o, a dicembre a Marzabotto, il saluto fascista di un giocatore del “65 Futa” che ha esibito la maglia della Repubblica Sociale Italiana dopo un gol...“Per contrastare questi fenomeni ci sono due strade – ci dice De Serpis - una legale, ovvero identificare gli autori attraverso i filmati delle telecamere presenti negli stadi e punirli, e un’altra più immediata: in caso di episodi razzisti basterebbe interrompere il gioco e dare la partita vinta a tavolino all’altra squadra”.
Cos'è successo in Italia tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945? Si può definire guerra civile? E' la domanda che si sono posti Norberto Bobbio e Claudio Pavone e che oggi, nel 2015, è ancora di stringente attualità. Ne abbiamo parlato con David Bidussa e Maurizio Azzini. (prima parte)
Cos'è successo in Italia tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945? Si può definire guerra civile? E' la domanda che si sono posti Norberto Bobbio e Claudio Pavone e che oggi, nel 2015, è ancora di stringente attualità. Ne abbiamo parlato con David Bidussa e Maurizio Azzini. (prima parte)
LA STRAGE DI MARZABOTTO raccontata da Mimmo Franzinelli
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di Francesco Frisari
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