L'appuntamento quotidiano (dal lunedì al venerdì) dedicato ai principali temi d’attualità, che vengono analizzati, approfonditi e contestualizzati principalmente attraverso l’apporto ed il confronto di ospiti in diretta.
RSI - Radiotelevisione svizzera
Non due settimane ma due giorni, Donald Trump ha giocato d'anticipo e ha inviato i suoi bombardieri a lanciare una pioggia di bombe “anti-bunker” su tre basi del programma nucleare iraniano. Un'operazione militare che lo stesso Trump ha definito “magnifica” e che è stata applaudita da diverse cancellerie occidentali ma soprattutto dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, che da giorni premeva per poter ottenere l'appoggio statunitense. Un attacco che cambia le carte in tavola, dal punto di vista militare ma anche da quello geo-politico, sia a livello regionale che internazionale. Di questa nuova configurazione, che chiama in causa anche Russia e Cina, gli alleati storici dell'Iran, parleremo con:· Duccio Basosi, docente di storia delle relazioni internazionali all'università Ca' Foscari di Venezia· Alessandro Colombo, docente di relazioni internazionale, Università statale di Milano · Farian Sabahi, docente di storia all'università dell'Insubria· Rossella Tercatin, giornalista del “Times of Israel” a Gerusalemme· Rosalba Castelletti, inviata di Repubblica a Mosca· Guido Santevecchi, giornalista del Corriera della Sera e per anni corrispondente a Pechino
Lavorare e nel contempo andare a scuola. È la formula duale su cui si basa l'apprendistato in Svizzera. Un doppio impegno per i ragazzi che dalla scuola dell'obbligo a tempo pieno vengono catapultati nel mondo adulto. Ma quanto è difficile a 15 anni scegliere il mestiere per la vita? Il mercato del lavoro riesce a realizzare le aspirazioni professionali dei giovani? E scuola e datori di lavoro comunicano per venire incontro alle reciproche esigenze? Quello del lavoro è un mondo in continua evoluzione, che sperimenta anche nuovi modelli per meglio conciliare vita lavorativa e aspirazioni private, pensiamo solo alla settimana lavorativa di 4 giorni, per fare un esempio, o all'aumentata richiesta di tempi parziali, che interessa particolarmente le nuove generazioni.Proprio con alcuni esponenti di queste nuove generazioni, ovvero la 2D della scuola Professionale Artigianale Industriale SPAI di Mendrisio, discutiamo delle aspirazioni, dei dubbi, degli ostacoli cui sono confrontati i giovani che entrano nel mondo del lavoro. Insieme alla classe di apprendisti installatori elettricisti tre ospiti:Andrea Gehri - presidente della Camera di commercio del Canton Ticino (Ccia-TI) e imprenditoreSiegfried Alberton - responsabile regionale della formazione continua alla Scuola universitaria federale per la formazione Professionale SUFFPIsmael Camozzi - coordinatore del Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti SISA
Domenica scorsa a Barcellona i residenti che hanno protestato con pistole ad acqua contro il sovraffollamento turistico non erano in molti: circa 600. Ma il malcontento per un turismo considerato esageratamente invadente nella capitale catalana e in altre città spagnole ed europee dura da tempo. E si riproporrà certamente in futuro. Il fenomeno ha un nome: “overtourism”, sembra essersi accentuato dopo la pandemia e pone il problema della sostenibilità di un'economia che un numero crescente di residenti percepisce oramai più come un danno che come una risorsa. Perché? Cosa non funziona nel turismo di oggi? Come migliorare la convivenza tra industria turistica e popolazione locale nelle località più gettonate?Ne discutiamo con: Mariangela Paone, giornalista, Madrid Claudio Visentin, docente di storia culturale del turismo all'Università della Svizzera italiana Angelo Trotta, direttore Ticino turismo Alessandro Rapinese, sindaco di Como
Con la Costituzione federale dal 2000 i semicantoni non esistono più: i due Appenzello, Obwaldo, Nidwaldo e i due Basilea son stati promossi al rango di Cantoni. Una promozione solo formale che non ha modificato il fatto che questi Cantoni hanno un solo rappresentante al Consiglio degli Stati e quando in votazione popolare si calcola la maggioranza dei Cantoni il loro voto vale la metà.I tentativi di cambiare le cose vengono regolarmente respinti, così come altre modifiche tese a differenziare il peso dei Cantoni, l'inclusione delle grandi città nel Consiglio degli Stati o la modifica della suddivisione fra Cantoni o ancora l'aumento del numero dei Consiglieri Federali.Tutti segnali che il federalismo elvetico non riesce a rinnovarsi, o più semplicemente queste modifiche non sono necessarie?A Modem ne discutono:· Mauro Poggia, Consigliere agli Stati ginevrino per il MCG, parte del gruppo UDC· Bruno Storni, Consigliere Nazionale ticinese per il PS· Sacha Zala, storico e direttore del centro di ricerca Documenti diplomatici svizzeri· Inoltre, un'intervista registrata con Eva Herzog, Consigliera agli Stati di Basilea Città per il PS
Nel mondo del lavoro svizzero, che cosa deve contare di più: un contratto collettivo (CCL) a livello nazionale con i suoi vincoli anche salariali oppure gli stipendi minimi votati dal popolo a livello cantonale?In discussione a Berna torna la proposta del consigliere agli Stati obwaldese Erich Ettlin del Centro: secondo lui i CCL nazionali devono prevalere in ogni caso, anche quando prevedono stipendi inferiori ai salari minimi in vigore in un determinato cantone.In gioco c'è il rispetto della volontà popolare ma anche la salvaguardia del partenariato sociale, con le sue spesso dure trattative che coinvolgono padronato e rappresentanti dei lavoratori. Materia per un faccia a faccia tra i nostri due ospiti, consiglieri nazionali ticinesi:· GRETA GYSIN – I Verdi e presidente del sindacato Transfair· ALEX FARINELLI – PLR e vicedirettore della Società svizzera impresari costruttori, sezione Ticino
Tra alti e bassi, tensioni interne e guerre lungo i confini del suo Paese, Benjamin Netanyahu è alla guida del governo israeliano da quasi un trentennio. Un potere sempre più ampio che sul fronte interno gli ha permesso finora anche di respingerei tentativi della giustizia di porre fine alla carriera politica. Sul fronte miliare, la guerra contro l'Iran è solo l'ultima di una serie di altre operazioni che hanno permesso ad Israele di indebolire i suoi nemici più immediati, a partire dal 7 ottobre del 2023.Prima Hamas, poi Hezbollah, poi il regime di Assad in Siria, tutti collegati e sostenuti dal regime teocratico di Teheran, hanno subito gravi perdite militari ad opera dell'esercito israeliano. Fronti aperti contro i quali il premier israeliano si muove con un potere che sembra illimitato. Nessun Paese al mondo è al momento In grado di limitare il margine d'azione di Netanyahu. Neppure gli Stati Uniti di Trump, che almeno a parole miravano a raggiungere con Teheran un accordo sul programma nucleare iraniano e che ora continuano a rifornire l'esercito di Tel Aviv. Da dove deriva questo grande potere di Netanyahu? Cosa gli permette di muoversi indisturbato, calpestando anche il diritto internazionale? E quali gli equilibri interni e regionali che il conflitto con l'Iran rischia ora di sconvolgere? Argomenti e interrogativi che affronteremo con: Francesca Caferri, analista e specialista dei Paesi del GolfoLorenzo Trombetta, giornalista e collaboratore RSI sul MediorienteNicola Pedde, direttore dell'Institute for Global Studies di Roma
Tra alti e bassi, tensioni interne e guerre lungo i confini del suo Paese, Benjamin Netanyahu è alla guida del governo israeliano da quasi un trentennio. Un potere sempre più ampio che sul fronte interno gli ha permesso finora anche di respingere i tentativi della giustizia di porre fine alla carriera politica. Sul fronte miliare, la guerra contro l'Iran è solo l'ultima di una serie di altre operazioni che hanno permesso ad Israele di indebolire i suoi nemici più immediati, a partire dal 7 ottobre del 2023.Prima Hamas, poi Hezbollah, poi il regime di Assad in Siria, tutti collegati e sostenuti dal regime teocratico di Teheran, hanno subito gravi perdite militari ad opera dell'esercito israeliano. Fronti aperti contro i quali il premier israeliano si muove con un potere che sembra illimitato. Nessun Paese al mondo è al momento In grado di limitare il margine d'azione di Netanyahu. Neppure gli Stati Uniti di Trump, che almeno a parole miravano a raggiungere con Teheran un accordo sul programma nucleare iraniano e che ora continuano a rifornire l'esercito di Tel Aviv. Da dove deriva questo grande potere di Netanyahu? Cosa gli permette di muoversi indisturbato, calpestando anche il diritto internazionale? E quali gli equilibri interni e regionali che il conflitto con l'Iran rischia ora di sconvolgere? Argomenti e interrogativi che affronteremo con: Francesca Caferri, analista e specialista dei Paesi del GolfoLorenzo Trombetta, giornalista e collaboratore RSI sul MediorienteNicola Pedde, direttore dell'Institute for Global Studies di Roma
13esima mensilità AVS: l'ha voluta il popolo nel marzo 2024, sarà versata ogni mese di dicembre a partire dal 2026, ma come finanziarla? Ieri il Consiglio degli Stati ha deciso che gli oltre 4 miliardi di franchi necessari saranno raccolti sia aumentando l'IVA che aumentando i contributi salariali, anche se in misura minima. La soluzione si distanzia da quella suggerita dal Consiglio federale e renderebbe meno urgente la prossima grande riforma del primo pilastro, ma non piace alla destra che cercherà di ribaltarla alla Camera del popolo. Il dibattito sul finanziamento della tanto discussa 13esima AVS e, più in generale, sulle prospettive finanziarie dell'Assicurazione vecchiaia e superstiti è rilanciato. Ne discutiamo con: Anna Giacometti, consigliera nazionale PLR Giorgio Fonio, consigliere nazionale CentroInterviste registrate a: Vania Alleva, presidente sindacato UniaGian Luca Lardi, vicepresidente Unione svizzera degli imprenditori
La settimana politica svizzera è iniziata con un comunicato stampa a sorpresa. Martedì il dipartimento federale degli affari esteri ha fatto sapere che il suo responsabile, Ignazio Cassis, stava per partire alla volta di Israele e dei Territori palestinesi occupati, per una visita ufficiale. Una viaggio a quanto pare previsto da tempo, ma annunciato all'ultimo momento, proprio poco prima della partenza del capo della nostra diplomazia. Nel giro di 24 ore, il viaggio si è concluso oggi nel pomeriggio, Cassis ha incontrato i ministri degli affari esteri di Israele e dell'Autorità palestinese per discutere della guerra e della crisi umanitaria a Gaza ma anche, più in generale, delle tante tensioni che attraversano l'intero Medioriente. Un viaggio che avviene in un momento in cui, sul fronte politico interno, il Consigliere federale ticinese deve far fronte a una raffica di critiche per la sua posizione sulla guerra a Gaza, considerata da più parti troppo debole nella condanna a Israele e in difesa del diritto umanitario internazionale. Per calmare queste tensioni, a poco sembrano servire le prese di posizione del governo, che, ad esempio lo scorso 28 maggio, è tornato a chiedere l'”accesso umanitario illimitato e un'immediata fine delle ostilità”. La Svizzera e la guerra a Gaza, tanti interrogativi e parecchie critiche, che ruotano anche attorno al concetto di neutralità e che affronteremo con:Simone Gianini, consigliere nazionale PLR/TICarlo Sommaruga, consigliere agli Stati PS/GE
È lunga 2 chilometri, larga 400 metri, profonda 200: sono le dimensioni della colata di pietre, fango e ghiaccio che ha travolto lo scorso 28 maggio il comune di Blatten in Vallese. Le ha ricordate il consigliere federale Albert Rösti durante la sessione straordinaria del Consiglio degli Stati convocata martedì per esaminare la richiesta di un aiuto federale d'urgenza di 5 milioni di franchi da destinare agli abitanti della località nella Lötschental. La richiesta è stata approvata (giovedì sarà sottoposta al Consiglio nazionale), ma alcuni senatori vorrebbero ora che si facesse di più: che si creasse una base legale a livello federale con cui affrontare non solo l'evento di Blatten, ma anche le future catastrofi naturali che il cambiamento climatico sembra annunciare. Sul tavolo c'è pure la proposta Regazzi di istituire in fondo speciale per le catastrofi naturali simile ai fondi che già ci sono per finanziare la rete stradale e quella ferroviaria. Ne discuteremo da Berna con: Fabio Regazzi, consigliere agli Stati Il Centro, Ticino Bruno Storni, consigliere nazionale PS, TicinoE con un'intervista registrata a Michael Graber, consigliere nazionale Udc, Vallese
Manca meno di un mese al più grande evento di sport femminile mai organizzato in Svizzera. Oltre mezzo milione di biglietti venduti, 190 paesi si sono assicurati i diritti per trasmettere le 31 partite in diretta per – si stima – mezzo miliardo di telespettatori. Stiamo parlando di Womens Euro – gli europei femminili di calcio, evento faro dell'estate agonistica 2025. Eppure ancora oggi ci chiediamo... ma ce ne siamo davvero accorti? Quanto è grande l'entusiasmo in Svizzera per questo evento? Quanto ancora lo sport femminile deve remare per competere davvero con la passione e l'entusiasmo che circondano gli eventi maschili? Stiamo giocando ad armi pari? Ne parliamo a Modem con Serena Bergomi, giornalista sportiva RSIMarialaura Scatena, giornalista sportiva, esperta di questioni di genere nello sportTamara Crivelli, responsabile del programma Ticino Legacy, promozione del calcio femminileMaggiori informazioni sul Girls Summer Camp organizzato dalla Federazione ticinese di calcio al sito https://ftc.football.ch/federazione-ticinese-di-calcio.aspx
Continuano le pressioni del Presidente Donald Trump sull'Università di Harvard. Pressioni in corso da mesi e che fanno sorgere interrogativi sulle motivazioni della Casa Bianca nel prendere di mira un ateneo fra i migliori a livello mondiale. I rimproveri vanno dall'aver tollerato espressioni antisemite sul campus, mettendo così a rischio studenti di religione ebraica, al discriminare bianchi, asiatici e maschi nel quadro delle sue politiche di assunzione e ammissione. Critiche rivolte ad Harvard accompagnate dalla richiesta di riformare i suoi programmi su diversità equità e inclusione, oltre al concedere al governo nuovi estesi poteri su questioni operative e educative. Iniziative a cui finora Harvard ha deciso di opporsi ricorrendo ai tribunali. A modem ne discutiamo con:Francesco Erspamer, professore direttore del programma italiano nel dipartimento di Filologia romanza a HarvardMario Del Pero, professore di Storia degli Stati Uniti e Storia della politica estera americana a Sciences Po, ParigiLuciana Vaccaro, rettrice SUP Svizzera occidentale (HES-SO) e presidente di SwissuniversitiesAndrea Vosti, corrispondente RSI da Washington
Non accenna a placarsi il polverone di polemiche e discussioni attorno al tentativo dei consiglieri di Stato Norman Gobbi e Claudio Zali di scambiarsi a vicenda il proprio dipartimento, nel tentativo, come affermato dagli stessi interessati, di ridare slancio alla loro operatività governativa.C'è chi parla di istituzioni calpestate, per aver scavalcato nella comunicazione ogni decisione governativa in merito. Chi, invece, di un disperato tentativo dei ministri leghisti per rilanciare la loro immagine, in vista delle prossime elezioni cantonali, nella primavera del 2027. Con gli alleati dell'UDC che non hanno esitato a parlare di “modalità fantozziane” e di “proposta inopportuna”, toni forti che sembrano scrivere i titoli di coda al già fragile patto elettoralistico tra Lega e UDC.Quale il bilancio di questa operazione agli occhi del movimento di Via Monte Boglia? Quali le riflessioni degli altri partiti su un arrocco dipartimentale, sui cui il governo è ora chiamato a prendere una decisione? E quali le possibili conseguenze sulla politica ticinese, ormai giunta a metà legislatura e alle prese con parecchi nodi da sciogliere, primo fra tutti quello delle finanze pubbliche.Temi in discussione con:- Daniele Piccaluga, coordinatore della Lega dei Ticinesi- Laura Riget, co-presidente del Partito socialista TI- Fiorenzo Dadò, presidente del Centro TI- Fabio Käppeli, vice presidente del PLRT- Pino Sergi, granconsigliere del Movimento per il socialismo
Profumate, colorate, accattivanti! Stiamo parlando delle “Puff bar” , ovvero sigarette elettroniche usa e getta che hanno guadagnato un'incredibile popolarità tra i giovani. La loro facilità d'uso e il costo contenuto hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla salute pubblica e all'ambiente. Nel 2024, il Consiglio nazionale ha approvato una mozione per vietare la vendita di queste sigarette elettroniche monouso, citando rischi per la salute, impatto ambientale e l'attrattiva per i minori. Mozione che sarà discussa nella seduta di mercoledì anche al Consiglio degli Stati. Ma davvero un divieto è la soluzione migliore per proteggere i giovani dai rischi legati all'uso di queste e-cigarettes, o si rischia di far esplodere parallelamente il mercato nero e le vendite online incontrollate? Ne parliamo domani a modem con Flavia Wasserfallen, consigliera agli Stati PS/BEPaolo Pamini, consigliere nazionale UDC/TIIntervista registrata a Gregor Rutz, consigliere nazionale UDC/ZH e presidente di Swiss Tobacco
Fa il suo ingresso in Parlamento l'iniziativa popolare “200 franchi bastano!”. Il dibattito ha preso il via al Consiglio nazionale ma siamo solo agli inizi. Il testo chiede di ridurre il canone radiotelevisivo, oggi di 335 franchi all'anno, a 200 e di abolire la quota a carico delle imprese. E sembra essere per il momento sostenuto in maniera compatta solo dall'UDC e dalla Lega dei Ticinesi, promotrice insieme all'USAM e ai Giovani PLR dell'iniziativa.Il resto dei partiti è contrario, anche se alcuni liberal-radicali la appoggiano. Il partito chiede comunque che vengano almeno esentate dal canone le imprese.Una discussione, quella iniziata al Nazionale, che ha già mostrato sin dalle primissime battute come il tema sia estremamente divisivo, e che – alla fine – la vera questione è soprattutto cosa debba essere e cosa debba fare oggi la SSR.Ne parliamo con:LORENZO QUADRI, della Lega dei Ticinesi, è membro del comitato promotore dell'iniziativa popolare “200 franchi bastano”MARTIN CANDINAS, del Centro, correlatore commissionale sull'iniziativa, contrario JON PULT, socialista, contrariotutti e tre membri della Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del NazionaleALEX FARINELLI, del PLR, copresidente dell'Alleanza per la Diversità mediatica, contrario all'iniziativa ma favorevole a una riduzione o eliminazione progressiva del canone per le imprese
Un possibile scambio di dipartimenti fra i due Consiglieri di stato della Lega dei ticinesi. Questa la notizia lanciata dal Mattino della domenica. Una mossa inedita, che ha sorpreso più di uno, ma che dovrà prima concretizzarsi nel rispetto delle competenze e dei regolamenti a cui deve rifarsi il Consiglio di stato. Le intenzioni della Lega sembrano comunque dare alcuni importanti segnali sulle sfide che si porranno alle prossime elezioni cantonali. Sfide che riguardano certo la Lega, ma che non lasciano indifferenti gli altri partiti, a cominciare dall'UDC che nelle ultime elezioni per il governo aveva presentato una lista congiunta con la stessa Lega.Ospiti del Modem di oggi tre giornalisti e commentatori: Gianni Righinetti, vicedirettore Corriere del TicinoDaniel Ritzer, direttore La Regione Andrea Leoni, giornalista, conduttore ed opinionista Libera TV e TeleTicino
3 milioni di metri cubi di fango, ghiaccio, roccia e detriti vari sono caduti a valle, travolgendo il 90 per cento circa del villaggio di Blatten. Una decina di giorni dopo la prima frana che aveva portato al crollo di una parte del ghiacciaio del Birch e al conseguente allontanamento dalle loro case dei 306 abitanti di Blatten, mercoledì si è quindi avverato lo scenario peggiore. Ma ora bisogna fare i conti con le sue conseguenze geologiche.La prima: c'è ancora parte della montagna che potrebbe crollare. La seconda: esiste un forte rischio di sbarramento - dopo che i detriti hanno bloccato il flusso del Fiume Lonza - che potrebbe causare l'allagamento della valle sottostante, dove si trova anche la diga di FerdenQuanto è straordinario quello che è accaduto nella Lötschental? Come si stanno organizzando le autorità sul posto per gestire la frana? Cosa si possono aspettare gli abitanti del villaggio vallesano colpito, ma anche di quelli a valle della massa di detriti? Di questo e altro parliamo con:Federico Ferrario, vicepresidente della FAN, rete professionale Specialisti in pericoli naturali, ingegnere forestale con specializzazione in idraulica Floriano Beffa, geologo specializzato nei pericoli naturali e nello studio delle dinamiche e nel monitoraggio dei dissesti geologici e idrogeologici Anna Riva, inviata RSI in Vallese
Trent'anni non sono bastati a far scoppiare la pace, quella vera. Parola di chi vive e lavora in e sulla Bosnia. Certo, quest'anno si commemorano i 30 anni dalla firma degli accordi di Dayton che sulla carta misero fine al conflitto. Ma si ricorda anche il genocidio di Srebrenica, durante il quale furono uccisi 8'000 musulmani bosniaci. Era l'11 luglio del 1995. Tutti atti di odio incrociato fra chi si definiva serbo, croato, musulmano o semplicemente bosniaco, e poi la morte di oltre 100'000 persone e le responsabilità della comunità internazionale formano i ricordi che oggi riaffiorano in chi il conflitto l'ha vissuto e in chi l'ha raccontato. Modem getta uno sguardo alla Bosnia di oggi, con un'entità serba che secondo alcuni si avvicina sempre più alla secessione, con una convivenza che di multietnico non ha molto, con delle istituzioni sempre più criticate a suon di sospetti di corruzione e nepotismo. A inizio puntata per parlare del ruolo della Svizzera ospitiamo per qualche minuto: GABRIELE DERIGHETTI - ambasciatore svizzero a Sarajevo Poi la discussione con gli altri ospiti: GIOVANNI VALE – collaboratore RSI di rientro dalla Bosnia DANIEL BOCHSLER - professore di scienze politiche all'Università di Belgrado SILVIA MARAONE – coordinatrice per la Bosnia dell' ONG Ipsia Acli
L'iniziativa chiede una legge per regolare le condizioni di lavoro quadro per i dipendenti di vari enti del settore della cura. Si va dagli ospedali alle case per anziani, dall'assistenza a domicilio alle strutture per le dipendenze, dalle cure socioeducative ai nidi e centri extrascolastici. Oltre alle condizioni di lavoro dei dipendenti vengono regolati anche i diritti dei pazienti e degli utenti di queste strutture, la valutazione della qualità e l'istituzione di un organo di mediazione per i loro utenti.I promotori dell'iniziativa vogliono migliorare le condizioni di lavoro di chi opera nel settore sociosanitario e socioeducativo e garantire che questi servizi siano di qualità. Servizi la cui importanza e i cui carichi di lavoro sono stati molto tematizzati nel periodo del COVID. Per i contrari, la maggioranza del Gran Consiglio, si teme un aumento della burocrazia e dei costi, oltre all'imporre ad enti di natura diversa una legge troppo rigida per tener conto delle diverse situazioni. Sul tema in votazione il 15 giugno dibattono due Granconsiglieri:· Giulia Petralli, Verdi e sindacalista VPOD· Matteo Quadranti, PLRundefined
In burocratese viene chiamata “realizzazione del nodo intermodale alla stazione FFS di Locarno-Muralto”, nel concreto si tratta di dare una nuova fruibilità all'intero comparto, che rappresenta pur sempre il terminale di Alptransit nel Locarnese. Ogni giorno vi transitano circa 17mila500 passeggeri e 20mila veicoli privati.Numeri che pesano sempre più sulla stazione ferroviaria e sulla viabilità di questo quartiere, situato in territorio di Muralto ma a due passi dal lago Verbano e dal centro storico di Locarno, una delle maggiori mete turistiche del Canton Ticino. Dopo discussioni, petizioni e progetti, che si protraggono ormai da oltre dieci anni, il Gran Consiglio ha deciso lo scorso mese di settembre di dare il proprio via libera alla realizzazione di questo nuovo nodo intermodale, voluto anche per facilitare ancor più l'utilizzo dei mezzi pubblici. Un progetto che prevede un investimento totale di 16 milioni di franchi - 7 versati dal Canton Ticino mentre oltre 5 giungeranno dalla Confederazione - contro cui però è stato lanciato un referendum dal comitato “Salviamo Viale Cattori”. Quasi 10mila le firme raccolte da chi ritiene che questo progetto sia troppo “impattante e penalizzante per territorio, ambiente e sicurezza”.Si voterà il tutto il Ticino, il prossimo 15 di giugno. Noi ne discuteremo con:- Renza De Dea, prima coordinatrice del comitato “Salviamo Viale Cattori” - Cristina Zanini Barzaghi, gran consigliera e co-presidente del comitato “Sì alla porta d'accesso del Locarnese” undefined
Giovani svogliati, arroganti, assolutamente non pronti per affrontare il mondo dei grandi? Meno motivati, meno propensi a rimboccarsi le maniche poiché facilitati dalla tecnologia? Sono alcune delle tesi che si sussurrano nei corridoi delle aziende o forse montati ad arte in uno scontro generazionale che ricalca scontri analoghi nei decenni passati.Ma quali sono i fattori che portano il mondo degli adulti ad avere questa percezione? E soprattutto è davvero così impietoso il ritratto che la società ha dei giovani d'oggi? Nel suo formato “Modem Giovani” gli studenti e le studentesse della 3A del Liceo Lugano 1 ne parlano con: Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell'età evolutiva, Università degli Studi di MilanoSara Rossini Monighetti, direttrice di Fill Up, azienda che offre servizi di coachingNadia Holenstein Notari, coordinatrice cantonale del Progetto Mentoring di Pro Juventute
Una parte di mondo ha riaperto gli occhi su quanto sta succedendo a Gaza: beni di prima necessità che entrano con il contagocce dopo due mesi di stop totale, migliaia di bambini e persone vulnerabili che se non muoiono sotto le bombe moriranno presto di fame, attacchi continui anche contro scuole e ospedali. La maggioranza dei ministri degli Esteri dell'UE vuole una revisione formale dell'accordo di associazione con Israele siglato 25 anni, un accordo che fra le altre cose vincola qualsiasi tipo di relazione –anche economica- al rispetto dei diritti umani e dei principi democratici. La Svizzera ufficiale per il momento tace, suscitando forti critiche interne al Paese. Berna vuole comunque stanziare 20 milioni di franchi supplementari per aiuti urgenti ai civili palestinesi. Aiuti che urgenti non saranno perché il Parlamento dovrà poter dire la sua. Sui sussulti della comunità internazionale e sulla situazione a Gaza Modem vi propone una discussione con: ANNA FOA – storica e specialista della Shoah PAOLA CARIDI – giornalista e scrittrice TRIESTINO MARINIELLO – prof. di diritto internazionale e rappresentante legale delle vittime di Gaza di fronte alla Corte penale internazionale
La Brexit non si tocca e da quel “divorzio” non si torna indietro, ma per Londra e Bruxelles è tempo di riavvicinarsi non solo in materia di sicurezza. Lo scorso lunedì, Unione Europea e Regno Unito hanno annunciato un pacchetto di intese con cui dare vita a una nuova partnership strategica. Le misure interessano commercio, norme alimentari, energia, pesca, scambi di studenti e ricercatori. Per ora si limitano a una dichiarazione d'intenti, ma da più parti si sottolinea come costituiscano la prima concreta inversione di rotta nelle relazioni reciproche a 9 anni dal referendum che sancì l'addio dell'isola all'Unione e a 5 anni dalla separazione effettiva. Come viene percepito questo “nuovo capitolo” a Londra e a Bruxelles? Quale significato dargli in un continente europeo alle prese con la guerra in Ucraina e l'allontanamento dell'“amico” americano? Partecipano alla discussione:· Andrea Ostinelli, corrispondente RSI a Bruxelles· Piers Ludlow, professore di storia internazionale alla London School of Economics· Federico Fabbrini, professore di diritto europeo alla Dublin City University
L'Associazione calcio Bellinzona sta vivendo ore concitate, il suo destino e la sua permanenza in Challenge League sono appesi ad un sottile filo. La dirigenza della squadra granata non ha versato il mezzo milioni di franchi richiesto dalla Lega svizzera di calcio per potersi iscrivere al prossimo campionato. Nel tardo pomeriggio di ieri c'è stata una lunga riunione, a Lugano, con la Commissione di ricorso per le licenze che ha ascoltato le motivazioni del club, sicuro di disporre di bilanci solidi e di buone prospettive finanziarie anche per il prossimo anno. Questa commissione stilerà ora un rapporto, che tra oggi e domani verrà valutato dalla Swiss Football League. Una decisione cruciale per il destino dei colori granata, ricordo che nel 2013 il club era fallito e precipitato nelle leghe inferiori. Cosa succede a Bellinzona? Ma più in generale come va il calcio ticinese e quello svizzero? E come cosa dire dei diversi vivai calcistici elvetici, altro punto delicato del mondo del pallone rossocrociato?Interrogativi e argomenti che affronteremo con:Brenno Martignoni, presidente dell'ACBPierluigi Tami, direttore delle squadre nazionali maschiliMichele Campana, vice-presidente della Swiss Football League e presidente del Team TicinoGianluca Pusterla, giornalista sportivo RSI
Anche le economie domestiche e le piccole imprese potranno scegliere da chi comprare l'elettricità. Questo il cambiamento principale previsto dall'accordo sull'energia elettrica tra la Svizzera e l'Unione Europea presentato la settimana scorsa a Berna. Un accordo legato ai negoziati bilaterali con l'UE e che se accettato entrerà in vigore nel 2030 circa .Un'intesa voluta dai grandi produttori di energia elvetici, così da mantenere aperti i mercati d'esportazione, ma anche per garantire le importazioni. Importazioni di elettricità vitali, perché l'esclusione dai meccanismi europei di regolazione si fa già sentire sulla stabilità della rete Svizzera proprio in un periodo in cui l'aumento dei consumi e l'arrivo di fonti energetiche rinnovabili - dalla produzione irregolare - si sovrappongono allo spegnimento delle centrali nucleari. Per capire le implicazioni per consumatori, distributori e produttori di energia a modem intervengono:Massimo Filippini, professore di economia politica al Politecnico federale di Zurigo e all'USIFabio Laloli, direttore delle Aziende comunali di Ascona e presidente ESIGiovanni Leonardi, presidente di AET
Dopo quaranta mesi di conflitto si torna – per quanto riguarda la guerra in Ucraina - a colloqui diretti tra le parti, come era stato il caso nella primavera del 2022, per le prime, e finora uniche, trattative dirette fra delegazioni russa ed ucraina, pochi mesi dopo l'aggressione russa. La speranza è che questa volta ci possa essere un esito positivo. Di certo è che oggi, dopo 1175 giorni di guerra, l'impressione è che ormai, sull'esito di eventuali negoziati, poco pesa il fatto che ci sia un aggressore e un aggredito. E che “giustizia” - così come la intendono gli ucraini - non verrà fatta. Molto lascia pensare che la soluzione sul campo non ci sarà e che occorre quindi rinunciare a parole d'ordine fino ad oggi “irrinunciabili” e alle quali ci si era aggrappati per serrare i ranghi, esaltare i combattenti, rafforzare il patriottismo e – nel caso soprattutto dell'Ucraina – ottenere aiuti per la propria causa.In parole povere, Putin non conquisterà Kiev e Zelensky non potrà evitare di cedere una parte dei territori ucraini. Negli scorsi giorni si era parlato addirittura di un incontro, in Turchia, fra gli stessi Putin e Zelensky, con il presidente americano Donald Trump, che in questi giorni si trova nella regione, pronto a raggiungerli. Sappiamo ora che Putin in Turchia non ci è proprio andato e che nemmeno Zelensky – che ad Ankara ha incontrato il presidente turco Erdogan – si è recato ad Istanbul, dove invece sono arrivate le due delegazioni russa e ucraina. Ma, allora, siamo davvero di fronte a una possibile svolta diplomatica, per quanto riguarda l'Ucraina, oppure anche questo sarà l'ennesimo buco nell'acqua e alla fine l'unica voce che si farà sentire – ancora – è quella delle armi?Ne parliamo con tre ospiti:Rosalba Castelletti, giornalista de La Repubblica, nostra collaboratrice a Mosca Davide Maria De Luca, collaboratore RSI a Kiev Eleonora Tafuro Ambrosetti, ricercatrice senior ISPI, l'Istituto per gli studi di politica internazionale di Milano
I dettagli sui vincoli che Berna potrà porre alla libera circolazione delle persone (clausola di salvaguardia) e sulla liberalizzazione del mercato elettrico indirizzano il Consiglio federale verso la chiusura del dossier denominato “bilaterali III”. Seguiranno la parafatura degli accordi con l'Unione Europea e poi il loro invio in consultazione. Modem fa il punto una volta di più (e non sarà l'ultima) su questo sensibile negoziato tra la Svizzera e il suo primo mercato commerciale, che le sta tutt'intorno. Un negoziato diventato forse ancora più importante per la Svizzera in un momento storico dove, dopo l'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, a porre mille interrogativi non è più solo la geopolitica, ma anche la “geo-economia”. Un dibattito con: PIERO MARCHESI - consigliere nazionale UDC TI FABIO REGAZZI - consigliere agli Stati Il Centro TI SIMONE GIANINI - consigliere nazionale PLR TI JON PULT - consigliere nazionale PS GR
C'è chi dice che un'elezione del genere a Lugano non si era mai vista. Lunedì sera tra i banchi del Consiglio comunale in gioco c'era la composizione futura del Consiglio di amministrazione delle AIL, le Aziende industriali di Lugano. Con un nome contestato: quello del municipale Marco Chiesa. Un nome che giovedì scorso era stato scartato dal Municipio cittadino, che a maggioranza aveva preferito riconfermare il capo-dicastero ambiente e energia, Filippo Lombardi, come unico rappresentante dell'esecutivo nel CdA delle AIL. Una bocciatura a cui Chiesa ha replicato con una contromossa, una sua nuova candidatura, questa volta davanti al Consiglio comunale, al posto di Tiziano Galeazzi, fino a quel momento unico candidato in casa UDC.Il Legislativo si è così ritrovato davanti a quella che molti in aula hanno chiamato una “forzatura”, con Chiesa che alla fine è riuscito a raggiungere il suo obiettivo, ma solo dopo due votazioni e con appena 15 voti a suo favore. E con parecchie polemiche attorno al suo nome e più in generale a questo tipo di nomine. Cosa significa tutto questo per la prima città del Canton Ticino? Quali le tensioni politiche che la stanno attraversando? E cosa dire del fatto che la città sta discutendo da ben 13 anni di un nuovo regolamento per la gestione delle aziende partecipate, come appunto AIL, senza nessun risultato concreto?Ne discutono nella puntata di Modem cinque consiglieri comunali:· Raide Bassi, UDC· Natalia Ferrara, PLR· Maruska Ortelli, Lega dei Ticinesi· Lorenzo Beretta-Piccoli, Centro· Carlo Zoppi, La Sinistra
Per alcuni una kermesse imperdibile, per altri un evento di cui si può tranquillamente fare a meno. A Basilea l'Eurovision Song Contest questa sera (martedì) entra nel vivo con la prima semifinale. In Città sono attese 300mila persone e milioni di spettatori saranno davanti alla TV per seguire l'evento che Nemo lo scorso anno ha conquistato dando alla Svizzera l'onore, e l'onere, di organizzare questa edizione 2025. L'onere perché Eurovision Song Contest è tutto fuorché un semplice concorso canoro. Riflette dinamiche culturali e politiche europee, e benché sulla carta si tratti di una manifestazione apolitica, a tutti gli effetti i messaggi espressi sono sovente identitari, di rottura o ancora volutamente trasgressivi. E non mancano, e non mancheranno, le proteste. Alcune peraltro si sono già fatte sentire in relazione alla partecipazione di Israele, ma anche quanto alla spesa per la sicurezza o contro l'ideologia progressista e gender friendly. Quanto davvero la musica è la protagonista di Eurovision Song Contest? E quanto la città di Basilea e la Svizzera beneficeranno di un ritorno di immagine grazie ad uno degli spettacoli televisivi più seguiti al mondo? A Modem ne parleremo con:Fabrizio Casati, inviato RSI a BasileaGiacomo Natali, scrittore e analista di comunicazione e geopoliticaLetizia Elia, direttrice di Basilea Turismo
Ieri fino alle 19 si è votato in Albania per il rinnovo del Parlamento. A contendersi il potere dalla fine della dittatura socialista di Hoxha nel ‘90 sono il Partito Socialista e il Partito Democratico. Ed è così anche questa volta con il premier uscente del PS, Edi Rama, che punta al quarto mandato. Il principale sfidante è una vecchia conoscenza: Sali Berisha, ex presidente e già primo ministro per il PD. Ormai 80enne, con uno stile trumpiano, con alle spalle problemi giudiziari ha deciso di ripresentarsi alla testa dell'opposizione. Per la prima volta potranno però esprimersi anche gli albanesi della diaspora e i loro voti potrebbero essere decisivi perché nuove forze politiche entrino in Parlamento. E questo, nonostante il divieto di Tik Tok e il controllo dei media da parte del partito al potere ostacolino il cambiamento. Sullo sfondo la domanda di adesione all'Unione Europea da parte dell'Albania. I passi avanti fatti in termini di sviluppo economico e tante questioni ancora da risolvere, prime fra tutte la lotta alla corruzione e alla criminalità. Inoltre, sono sempre presenti un forte divario sociale e una povertà che affligge larghi strati della popolazione, in particolare nelle zone rurali. Dall'Albania si continua ad emigrare, soprattutto se giovani, in cerca delle opportunità che mancano in patria. Ne parliamo con Erion Gjatolli, Ricercatore all'Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa Giovanni Vale, giornalista freelance dai Balcani, collaboratore RSI Beda Romano, corrispondente del Sole 24 ore a Bruxelles
Ma Leone XIV rappresenta veramente gli Stati Uniti o piuttosto le Americhe, come Francesco, viste le sue origini e la sua attività in Peru. Anche lui un Papa dei poveri, anche se rispetto al predecessore forse meno aperto sulle questioni dei diritti delle donne e degli omosessuali nella Chiesa. Delle implicazioni religiose, ma anche politiche della scelta fatta dai cardinali in Conclave si occupa Modem in una versione speciale di un'ora con ospiti: · Irene Becci, sociologa e antropologa, professoressa all'Istituto di scienze sociali delle religioni dell'Università di Losanna· Corinne Zaugg, giornalista e presidente dell'Unione femminile cattolica ticinese · Bruno Boccaletti, responsabile dei programmi religiosi della RSI· Joseph Maria Bonnemain, vescovo di Coira· Mario del Pero, professore di Storia degli Stati Uniti e della politica estera americana a Sciences Po, Parigi· Jean Luc Farine, parroco di Losone, presidente della conferenza Missionaria della Svizzera Italiana e del consiglio di fondazione di Missio Svizzera· Andrea Vosti, corrispondente RSI da Washington
L'India ha lanciato un attacco contro il Pakistan, colpendo nove siti definiti “campi di terroristi”. È stata la risposta all'attacco di un gruppo di miliziani avvenuto il 22 aprile nella parte di Kashmir controllato da Nuova Delhi, per il quale Islamabad ha negato qualsiasi coinvolgimento. Ora il Pakistan promette vendetta e si aspettano le sue contromosse. Fra le due potenze, dotate di testate nucleari in quantità equivalente, sembra finito il tempo della pace armata decretata nel 1971. Prima di allora e dalla loro indipendenza nel 1947, anno della spartizione dell'India britannica, ufficialmente i due Paesi hanno combattuto tre guerre. Le tensioni non si sono mai sopite, ma ora il contesto è nuovamente cambiato. A Modem facciamo il punto su motivi e prospettive di questa ennesima escalation con: Chiara Reid – collaboratrice RSI dall'India Emanuela Mangiarotti - professoressa di Storia dell'india e del Sud Est Asiatico all'Uni di Pavia Nicola Pedde - direttore dell'Institute of Global Studies di Roma
Quello che s'inaugura oggi, dapprima con la messa pro eligendo pontefice e poi con l'entrata dei cardinali elettori nella Cappella Sistina, è un momento molto solenne e – anche per alcuni non fedeli – ricco di fascino, forse perché anche se si sa molto del suo svolgimento pratico, da lì non trapela nulla (pena la scomunica) quanto ai contenuti... Invece in questi giorni molto è stato possibile apprendere e dedurre dalle congregazioni cardinalizie, con comunicazioni molto più ricche rispetto ad altri pre-conclavi. Due settimane intense, tante parole ma anche comunicazioni ufficiali e ufficiose, manovre politiche, pressioni mediatiche, speculazioni e – al giorno d'oggi - anche tanta mediatizzazione. Per fare il punto su quanto si è discusso in questi giorni a Roma e nel resto del mondo sull'indirizzo che dovrà e potrà prendere la Chiesa cattolica, a modem avremo tre ospiti: Marinella Perroni, docente emerita di Nuovo testamento all'Ateneo Pontificio St.Anselmo di RomaDon Emanuele Di Marco, docente alla facoltà di teologia di Lugano e delegato della diocesi per le celebrazioni radiotelevisivePaolo Rodari, vaticanista RSI
Il lungo ponte del Primo Maggio si è trasformato in un incubo per chi si è messo in viaggio in auto, con colonne che hanno raggiunto i 14 chilometri, davanti al portale sud del San Gottardo, al momento del rientro verso nord. Uno scenario che si ripete puntuale, non appena si respira aria di vacanza. Innumerevoli le colonne lungo la “Via delle genti” e anche innumerevoli gli atti parlamentari che sono stati presentati in questi anni a Berna su questo tema. Tre di questi verranno discussi proprio oggi in una sessione speciale del solo Consiglio Nazionale. In aula sarà Uri a fare da traino, con un'iniziativa cantonale che chiede di introdurre nuove misure per rendere più “sostenibile” la gestione del traffico di transito. Diverse le proposte avanzate a questo scopo: l'apertura prolungata del passo del San Gottardo, l'introduzione di un pedaggio dinamico, la riservazione online del proprio passaggio all'interno della galleria oppure ancora la chiusura delle uscite autostradali, per impedire il congestionamento delle strade cantonali a causa del traffico parassitario. Senza dimenticare l'elefante nella stanza: le quattro corsie in galleria, quando anche il secondo tunnel del San Gottardo sarà ultimato e il primo ristrutturato.Una discussione su presente e futuro del San Gottardo con tre politici ticinesi:- Simone Gianini, consigliere nazionale PLR, e presidente della sezione ticinese dell'ACS- Bruno Storni, consigliere nazionale PS, e presidente di ATA Ticino- Lorenzo Quadri, consigliere nazionale, Lega dei Ticinesi- e un'intervista registrata a Simon Stadler consigliere nazionale urano del Centro
Un mondo fatto di ragazze sexy e bellissime, ragazzi affascinanti e muscolosi, sicuri di sé, con vite spettacolari, che passano il tempo a divertirsi in compagnia di una moltitudine di super amici, durante viaggi strepitosi, in luoghi idilliaci, mangiando cibi degni della tavola di un re, in alberghi di lusso, viaggiando su macchine costosissime, vestiti sempre all'ultimissima moda.C'è molto, moltissimo di tutto questo sui social oggi. Ma pur sapendo che la vita reale non è davvero così, quanto può pesare il confronto con questo mondo patinato che viene mostrato sui social, sulla soddisfazione per la propria vita, sull'immagine di sé, sulla percezione della propria identità per una categoria in particolare, e cioè gli adolescenti? Quanta consapevolezza c'è, della differenza tra reale e virtuale, e quali sono le categorie più a rischio di finire schiacciate dal senso di inadeguatezza? Modem dedica una puntata speciale, ideata insieme ad alcuni studenti della 3° C del Liceo di Lugano 3, a questo tema. Ne discutono gli allievi coinvolti, insieme ad alcune ospiti: Sara Fumagalli – psichiatra e psicoterapeuta, direttrice sanitaria Clinica Santa CroceRosalba Morese - ricercatrice e docente alla Facoltà di scienze biomediche dell'USI, opera nell'ambito delle neuroscienze sociali, in particolare nell'analisi degli effetti sul cervello dell'uso dei socialChiara Ferrero – Psicologa e Psicoterapeuta dell'adulto e del giovane adulto – collabora al progetto “Satisface”, progetto interdisciplinare che ha l'obiettivo di misurare e analizzare la percezione dell'immagine del proprio viso e la relazione tra questa e il mondo digitaleValeria Vedovatti – influencer da vari milioni di follower, autrice di libri, ha più volte tematizzato la difficoltà ad accettarsi
La squadra di governo è pronta e lo è anche la nuova coalizione composta da cristiano-democratici e social-democratici. Martedì prossimo a Berlino è prevista la nomina ufficiale del neo-cancelliere Friedrich Merz e del suo esecutivo, da parte del Bundestag tedesco. Dopo una pausa forzata di oltre quattro mesi, la Germania torna dunque ad avere un governo in carica, dopo la crisi politica che si era aperta in autunno, con la fine anticipata della coalizione rosso-verde e liberale, guidata dall'ormai ex cancelliere Olaf Scholz. Da allora il quadro geo-politico a livello internazionale è però notevolmente cambiato, dopo il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. Un contesto in cui la Germania è chiamata ora a posizionarsi, con Merz pronto a muoversi lungo tre con tre assi principali: ridare slancio al proprio motore economico, accrescere le proprie capacità di difesa e rinsaldare la storica alleanza franco-tedesca all'intero dell'Unione europea. Ben sapendo che l'ormai (quasi) ex alleato statunitense si muove ora con altre priorità. E che prima o poi andranno anche ridefiniti anche i rapporti con la Russia.Un argomento che discuteremo con:Tonia Mastrobuoni, corrispondente a Berlino per La RepubblicaBeda Romano, corrispondente a Bruxelles per Il Sole 24 OreBruno Mantelli, docente di Storia della Germania, Università Torino
Dal dumping salariale alle disparità fra i generi, dalla conciliabilità alla disoccupazione degli ultracinquantenni, la lista delle zone grigie nel mondo del lavoro è chilometrica. Molti dei problemi irrisolti saranno protagonisti anche quest'anno dei discorsi e delle rivendicazioni in occasione della Festa dei Lavoratori. Ma ci sono anche zone grigie più subdole, come il lavoro fuori orario, chiesto dal datore o semplicemente eseguito per “portarsi avanti”. Oppure gli effetti che creiamo senza rendercene conto quando paghiamo la spesa alla cassa automatica o eseguiamo pagamenti online. In fondo siamo (anche) noi tutti, con i nostri comportamenti, a cambiare i rapporti di lavoro? Come resistere alla tentazione di riversare tutte le colpe sulla tecnologia che evolve? Modem vi propone una riflessione al di là del “padrone cattivo” versus “lavoratore sfruttato” con: · BEATRICE FASANA - dirigente d'azienda· CHIARA LANDI - responsabile del settore terziario di Unia Regione TI e Moesa· SIEGFRIED ALBERTON - economista e specialista in formazione continua
94 miliardi, è questa la cifra più recente che ci arriva dal sistema sanitario svizzera. Un dato che rappresenta il costo complessivo della fattura sanitaria svizzera nel corso del 2023, e pubblicato il 29 aprile dall'Ufficio federale di statistica. Il sistema sanitario del nostro Paese si avvicina dunque alla soglia dei 100 miliardi, con un aumento nel 2023 pari al 2,4% rispetto all'anno precedente. E per il futuro la tendenza rimane invariata, lo stesso Ufficio di statistica prevede un incremento del 3% anche per i conti complessivi del 2024. Per capire dove sta andando la sanità del nostro Paese, Modem è in trasferta, per un dibattito su questo tema in occasione del Ticino Day organizzato ogni anno dagli studenti ticinesi dell'Università di San Gallo. Un dibattito con:Laura Lavagetti, delegata Associazione svizzera degli Spitex privatiRaffaele De Rosa, consigliere di Stato TI, direttore del Dipartimento Sanità e SocialitàMarco Romano, responsabile politica sanitaria di Prio.SwissCarlo De Pietro, professore in politica e gestione dei servizi sanitari, SUPSIFranco Denti, presidente dell`Ordine dei Medici TI
Spagna e Portogallo vittime di un blackout. Tutto si è fermato ieri attorno a mezzogiorno e l'emergenza non è ancora completamente rientrata. Vista la crescente importanza dell'elettricità nella vita quotidiana e nei trasporti, il collasso della rete elettrica rappresenta una situazione da incubo per qualsiasi paese.Basti pensare che ritrovarsi senza energia, o anche solo con una penuria di energia, viene considerata dalle autorità federali una delle principali minacce per la Svizzera. Indipendentemente dalle cause dei guasti: che siano per danni della natura o per un attacco ai sistemi informatici. Ne parliamo con:Barbara Antonioli Mantegazzini, professoressa in economia pubblica e politiche per la sostenibilità alla SUPSIMariangela Paone, collaboratrice RSI da MadridAngelo Consoli, docente e ricercatore SUPSI esperto di cybersicurezza Paolo Rossi, già direttore AET e AEM
Compare raramente sulle prime pagine dei giornali, nelle edizioni dei radio o telegiornali. Nelle ultime settimane i media che ne hanno parlato lo hanno fatto soprattutto per ricordare un triste anniversario: sono due anni che in Sudan è scoppiata – o riscoppiata – la guerra civile che ha portato a quella che oggi è la più grande crisi umanitaria al mondo.Un conflitto poco mediatizzato, lontano da noi e – denuncia chi sul posto cerca di aiutare la popolazione civile, vittima di aggressioni e violenze - ormai dimenticato, ignorato. Eppure stiamo parlando di oltre 13 milioni di sfollati – più della metà sono bambini - e quasi 25 milioni di persone a rischio fame.Purtroppo non s'intravvede, nell'immediato futuro, nessuna soluzione negoziale all'orizzonte. Perché, e quali sono le dinamiche interne ed esterne (a livello geopolitico) che muovono questo conflitto saranno tema a Modem.Ne discuteremo con tre ospitiIrene Panozzo, analista politica esperta di Sudan, già rappresentante speciale UE per il Corno d'Africa Vittorio Oppizzi, responsabile programmi MSF in SudanEmiliano Bos, appena rientrato dalla regione
Oggi a Modem torniamo su una domanda alla quale hanno dovuto rispondere i giudici della corte suprema britannica: che cos'è una donna? E indirettamente che cos'è un uomo? Donna (e uomo) si nasce o lo si può diventare? Quanto conta e quanto non conta la biologia nell'essere o nel sentirsi donna o uomo? La Corte suprema britannica non era chiamata a rispondere a queste domande in generale, ma in un contesto specifico: quello della legge che nel Regno Unito vuole evitare discriminazioni nell'accesso a un posto di lavoro. Ebbene i giudici hanno stabilito che la parola “donna”, nel contesto di quella legge, si riferisce alle donne “biologiche”, alle donne nate femmine. E non alle donne transessuali, alle persone nate maschio ma poi diventate donne al termine di un percorso di transizione da un genere all'altro. C'è chi ha esultato. C'è chi ha espresso preoccupazione e sconforto. Quale significato dare a quella decisione giunta la scorsa settimana?Ne discutiamo con: Nicole Degli Innocenti, giornalista Roberta Parigiani, avvocata e attivista, portavoce del Movimento identità trans in Italia Marina Terragni, giornalista e blogger, femminista “anti gender” Chiara Beccalossi, professoressa di storia della scienza e della sessualità all'Università di Lincoln, in Inghilterra
Puntata dedicata ad un'ospite che ci porta nel mondo dei suoni. Modem a colloquio con la musicista e compositrice italiana Silvia Bianchera. Nata a Roma nel ‘43, con alle spalle studi musicali, prima in canto e poi in composizione presso il conservatorio di Milano, allieva e poi moglie di Bruno Bettinelli. Il maestro dalla cui classe sono passati anche Riccardo Muti, Claudio Abbado, Maurizio Pollini e Bruno Canino per citare alcuni nomi noti della musica classica. Ma anche Gianna Nannini fu allieva di Bettinelli. Silvia Bianchera nella sua carriera ha collezionato diversi riconoscimenti e ha collaborato con illustri direttori d'orchestra e solisti che hanno interpretato brani suoi. Infine, ricordiamo che le sue composizioni sono state pubblicate da importanti etichette musicali. Con Silvia Bianchera parliamo di musica, riferendoci al suo lavoro, alla sua esperienza. Ma approfittiamo della sua presenza anche per parlare di donne compositrici che, tra mille fatiche, ci sono sempre state nella storia. Ma solo in tempi piuttosto recenti si è finalmente cominciato ad approfondire lo studio delle loro opere.