Modem

Follow Modem
Share on
Copy link to clipboard

L'appuntamento quotidiano (dal lunedì al venerdì) dedicato ai principali temi d’attualità, che vengono analizzati, approfonditi e contestualizzati principalmente attraverso l’apporto ed il confronto di ospiti in diretta.

RSI - Radiotelevisione svizzera


    • Dec 23, 2025 LATEST EPISODE
    • weekdays NEW EPISODES
    • 33m AVG DURATION
    • 1,012 EPISODES


    More podcasts from RSI - Radiotelevisione svizzera

    Search for episodes from Modem with a specific topic:

    Latest episodes from Modem

    Un incontro con Fabio Andina

    Play Episode Listen Later Dec 23, 2025 30:06


    Per l'ultima puntata di Modem del 2025 non vi proporremo, come facciamo abitualmente, un dibattito su un tema di attualità ma di andare a conoscere meglio uno scrittore di casa nostra, che quest'anno ha vinto il Premio svizzero di letteratura, con il romanzo “Sedici mesi”.A tu per tu dunque con Fabio Andina, per parlare del mestiere di scrittore, del suo rapporto con il pubblico, anche quello che legge i suoi libri tradotti in tedesco, francese e pure spagnolo. E per addentraci nelle pagine di “Sedici mesi”, una storia di famiglia che ci riporta alla Seconda guerra mondiale e che ruota attorno al nonno di Andina, Giuseppe, arrestato e poi deportato nel campo di concentramento di Mauthausen per aver aiutato ebrei, disertori e altri fuggiaschi a scappare in Svizzera da Ponte Cremenaga, lungo il fiume Tresa. Il romanzo ci parla anche della nonna, Concetta, che vive il dramma della deportazione del marito e la lunga attesa prima del suo rientro a casa. Un'assenza dalla famiglia che si è protratta per sedici mesi, da qui il titolo del libro. Con l'autore parleremo infine anche del suo essere sbocciato all'improvviso come scrittore, quando ormai aveva superato i 40 anni, anche per capire cosa vuol dire adesso dover confermare il successo avuto in questi ultimi anni.

    Ucraina, il quarto inverno di guerra

    Play Episode Listen Later Dec 22, 2025 31:01


    All'inizio del 2025, dopo la Conferenza di Monaco sulla sicurezza, a livello europeo c'era la sensazione che questo sarebbe stato l'anno della pace. E invece siamo al quarto inverno di guerra con i bombardamenti che proseguono da una parte e dall'altra. Intanto si cerca di risolvere il conflitto anche diplomaticamente. Lo si è fatto ancora nel fine settimana, con i negoziati che si sono tenuti in Florida, a Miami, trattative precedute da un Consiglio europeo, che ha confermato il suo sostegno economico all'Ucraina.  A che punto è la guerra tra Russia e Ucraina? Stanno davvero avanzando i negoziati sul piano di pace? E poi come sta l'Unione Europea che è sempre convinta che sia necessario continuare ad aiutare Kiev, ma a che prezzo? Sono le domande che si affrontano in questa puntata con tre due ospiti Nona Mikhelidze, Analista e responsabile di ricerca presso l'Istituto Affari Internazionali  Antonio Missiroli, professore di Sicurezza europea a Sciences Po a Parigi, già assistente del Segretario generale della NATO  David Carretta, corrispondente a Bruxelles di Radio radicale e autore del Mattinale europeo, una newsletter sull'attualità dell'Unione europea 

    Orme (di) giganti

    Play Episode Listen Later Dec 19, 2025 31:09


    Sono impronte lasciate 210 milioni di anni fa, presumibilmente da grandi dinosauri erbivori, antenati di brontosauri e simili. Formano piste lunghe centinaia di metri su pareti di dolomia oggi quasi verticali in un'area impervia delle Alpi in Valtellina. Il loro stato di conservazione è considerato eccezionale. La loro scoperta, lo scorso settembre, è stata annunciata martedì. Per il paleontologo Cristiano Dal Sasso, del Museo di Storia Naturale di Milano, è il “più grande sito del genere nelle Alpi e uno dei più ricchi al mondo”. Ora richiederà anni di studio. Con quali prospettive? Che cosa sappiamo della presenza di dinosauri milioni di anni fa nelle nostre regioni? E come ci informano questi studi sull'evoluzione della vita e sul mondo? Ne discutiamo con: Cristiano dal Sasso, paleontologo, Museo di Storia naturale MilanoFabio Petti, paleontologo, Museo delle Scienze di Trento; esperto di impronte fossili Fabrizio Berra, geologo, Università degli studi Milano Luca Zulliger, direttore museo dei fossili Monte San Giorgio

    Merci su rotaia, brusca frenata

    Play Episode Listen Later Dec 18, 2025 31:11


    I dati non lasciano spazio a dubbi: l'obiettivo di trasferire sempre di più il traffico merci dalla strada alla rotaia rimane ben lontano, non solo dalle aspettative ma anche da quanto stabilito dalle leggi e dalla Costituzione. L'ultimo rapporto sul tema, dello scorso mese di novembre, indica che nel 2024 il traffico merci ferroviario ha subito una contrazione del 2,6% rispetto al 2022, con un calo ulteriore previsto per l'anno in corso. A ciò si aggiunge il fatto che il numero di autocarri in transito è tornato a crescere e ora si avvicina al milione, nel 2024 erano 960mila i passaggi registrati attraverso le nostre Alpi. Un argomento al centro del dibattito con cui il Consiglio nazionale si occuperà tra oggi e domani di riaggiornare la tassa sul traffico pesante a carico di ogni autocarro in transito. Una tassa che dal 2029 verrà applicata per la prima volta, e in una versione “light”, anche ai camion elettrici.Problemi e possibili soluzioni che discuteremo con:·        Simone Gianini, consigliere nazionale PLR/TI·        Bruno Storni, consigliere nazionale PS/TI·        Nara Valsangiacomo, presidente di Pro Alps·        Paolo Vismara, vice-presidente di Astag-Ticino

    Finanze federali, calma prima della tempesta

    Play Episode Listen Later Dec 17, 2025 30:02


    Finanze della Confederazione gestibili per il 2026, anche grazie a un tesoretto di quasi 300 milioni di franchi arrivato dal Canton Ginevra. Le nubi sui conti sono però attese dal 2027 con il previsto aumento delle spese militari e delle uscite per l'AVS, che dal prossimo anno comincerà a versare una tredicesima rendita. Per questo a Berna si comincia a discutere del pacchetto di sgravio presentato dal Consiglio Federale che prevede risparmi e nuove entrate per 2.4 miliardi di franchi nel 2027 e tre miliardi nel 2028 e nel 2029. Un programma che nelle intenzioni del governo peserà per la metà sui cantoni ma che in parlamento avrà vita difficile.A Modem ne discutiamo con:Alex Farinelli, consigliere nazionale ticinese del partito liberale radicaleCarlo Sommaruga, consigliere agli Stati ginevrino del partito socialista

    Tram-treno: prossima fermata Bellinzona

    Play Episode Listen Later Dec 16, 2025 31:02


    La Rete tram-treno del Luganese - nella stima del 2024 - doveva costare 490 milioni di franchi, ma secondo i calcoli aggiornati, dopo vari adattamenti, supererà i 760 milioni. Il Consiglio di Stato chiede quindi al Parlamento un credito supplementare di 87,39 milioni (la quota in più a carico del Cantone) e un'autorizzazione di spesa di oltre 262 milioni per la realizzazione della prima tappa dell'opera.Ma pochi giorni dal voto in Gran Consiglio sul finanziamento aggiornato, il progetto rischia l'ennesima battuta d'arresto. A farlo traballare, una fuga di notizie e nuovi dubbi sulle capacità del tram-treno di assorbire i flussi di passeggeri nelle ore di punta. Le Ferrovie Luganesi chiedono nuove verifiche. Le previsioni sarebbero state calcolate male? Il Dipartimento del territorio assicura di no ed è quello che spiegherà alla Commissione della gestione del Gran Consiglio. L'UDC chiede un rinvio del voto e minaccia addirittura il referendum obbligatorio. In molti, intanto, manifestano perplessità per questo inciampo sul filo di lana che mette a ri-schio un'opera considerata di rilevanza cantonale e nella quale la Confederazione si è detta disposta a metterci quasi mezzo mi-liardo di franchi. Che cosa sta succedendo? Ne discutiamo conFiorenzo Dadò, gran consigliere Centro, co-relatore rapporto Commissione gestione Filippo Lombardi, capo dicastero Sviluppo territoriale Lugano, membro Cda Flp (Ferrovia Lugano - Ponte Tresa), presidente Commissione regionale dei trasporti del Luganese Carlo Lepori, presidente Cittadini per il territorio del Luganese (ex gran consigliere PS) Alberto Del Col, direttore RTTL SA

    Le ricette per i conti dello Stato

    Play Episode Listen Later Dec 15, 2025 30:21


    Un Preventivo che presenta un deficit di 97 milioni e che non piace a nessuno. Tant'è che sul tavolo del Gran Consiglio, che inizierà la discussione domani, ci sono tre rapporti (erano quattro, inizialmente). Quello di maggioranza - firmato da PLR e Centro – è l'unico che approva, anche se a denti stretti, quasi integralmente la proposta governativa. Quello di minoranza proposto da Ps e Verdi, chiede invece un'inversione di tendenza, abolisce molte voci di riduzione della spesa, aumenta le entrate e conta sugli utili della Banca Nazionale, che quest'anno dovrebbero essere sostanziosi. C'è poi quello targato Lega e uno Udc, che in sostanza rimanda il dossier al Governo, chiedendo di proporre entro 60 giorni un Preventivo che chiuda in pareggio, agendo solo e unicamente sulla spesa. Rapporti completamente diversi quindi gli uni dagli altri, a dimostrazione che nemmeno stavolta si è arrivati a trovare una convergenza sui conti dello Stato e che non esiste – al momento – una maggioranza garantita a favore di uno dei tre rapporti. Insomma, si potrebbe finire – e non sarebbe la prima volta – a dover tornare ad occuparsi del Preventivo a gennaio o febbraio…Ne parliamo con:MATTEO QUADRANTI, capogruppo del PLR, co-relatore del rapporto di maggioranzaMAURIZIO AGUSTONI, capogruppo del Centro co-relatore del rapporto di maggioranza IVO DURISCH, capogruppo del PS, relatore del primo rapporto di minoranza MICHELE GUERRA, deputato della Lega, relatore del terzo rapporto di minoranza (Il secondo – dell'Udc – è stato ritirato e il gruppo democentrista ha aderito al rapporto a firma Lega)

    La mafia e i suoi influencer

    Play Episode Listen Later Dec 12, 2025 30:31


    Le organizzazioni mafiose non si muovono solo nell'omertà, hanno anche bisogno di mostrare il loro potere e di fare sentire la propria presenza. In questa epoca sempre più segnata dalla digitalizzazione le mafie si stanno perfezionando anche nell'utilizzo dei social media, per veicolare i loro messaggi ma anche per reclutare nuove forze. Lo fanno ostentando successi, ricchezza e vite in cui non manca mai nulla: auto di lusso, armi dorate, vacanze apparentemente da sogno e abbigliamenti all'ultimo grido. Un mondo a metà strada tra sopraffazione e intrattenimento che può anche affascinare, in particolare i giovani, e dar vita ad una sorta di mondo parallelo che gli esperti chiamano “mafiosfera”, in cui si muovono nuovi tipi di utenti, i cosiddetti “mafiofili”, non affiliati alla criminalità organizzata ma “followers”, simpatizzanti spesso ignari di avere virtualmente a che fare con un mafioso. Un uso dei social media che interpella le grandi piattaforme online ma pure le forze dell'ordine, chiamate a seguire le tracce delle mafie anche nel flusso caotico dei social media. E a sviluppare nuove competenze digitali. Un fenomeno che riguarda anche il nostro Paese. Ne parlano:·        Marcello Ravveduto, docente di Digital Public History all'Università di Salerno e autore di un recente studio in materia·        Enzo Ciconte, professore di Storia delle mafie italiane all'Università di Pavia·        Francesco Lepori, giornalista RSI e responsabile operativo dell'Osservatorio ticinese sulla criminalità organizzata

    Chi comprerà la Warner Bros?

    Play Episode Listen Later Dec 11, 2025 29:40


    C'era una volta il West... e forse oggi è ancora di più Far West se guardiamo a quel che sta accadendo negli Stati Uniti attorno alla vendita della Warner Bros, storica casa di produzione e distribuzione cinematografica e televisiva che nel suo catalogo conta successi senza tempo come Il Mago di Oz, Casablanca, l'universo DC Comics, Harry Potter, Il Signore degli Anelli e molte tra le più acclamate serie Tv.  Far West fatto di offerte e controfferte per l'acquisizione che ha tenuto banco negli scorsi mesi e che due giorni fa ha registrato un nuovo colpo di scena. Se venerdì scorso era stata annunciata l'acquisizione della Warner Bros Discovery (questa la dicitura completa) da parte di Netflix – il colosso dello streaming - per oltre 80 miliardi di dollari, lunedì si è rifatta sotto Paramount, altra azienda multimediale statunitense, con un'offerta cosiddetta ostile che raggiunge i 108 miliardi. Che succede dunque al mondo dei media statunitensi? E perché è interessante guardarvi dall'Europa? Cosa potrebbe cambiare questa ennesima fusione per il panorama mediatico, per la produzione e la distribuzione cinematografica e non da ultimo per i consumatori?  Ne parliamo con:·        Cristiano Valli, collaboratore RSI basato in California·        Alessandro Bertoglio, esperto di cinema della redazione culturale RSI·        Benedetta Prario, docente di Economia dei media all'Usi di Lugano

    La lunga vita delle FM

    Play Episode Listen Later Dec 10, 2025 30:24


    Dopo il Consiglio Nazionale in settembre, ieri anche il Consiglio degli Stati ha approvato una mozione che chiede di rinviare la disattivazione delle FM (con 21 voti contro 18 e 5 astenuti). Dallo spegnimento dell'FM da parte della SSR è risultata una diminuzione dell'audience di circa il 15%, hanno ricordato i sostenitori della mozione. Per le radio private avrebbe conseguenze economiche ancora più pesanti: a differenza della SSR, che si finanzia soprattutto tramite il canone, le emittenti private dipendono dalla pubblicità locale e regionale. Per loro, anche un calo parziale dell'ascolto si traduce subito in minori entrate pubblicitarie, mettendo a rischio la sopravvivenza dell'azienda. Nel suo intervento, il Consigliere federale Albert Rösti ha ricordato che lo spegnimento delle frequenze FM non è stato imposto dallo Stato, ma deciso già nel 2014 dalle stesse associazioni radiofoniche, inclusa la SSR. Per la transizione al DAB+ sono stati stanziati circa 84 milioni di franchi in fondi per l'innovazione, e dal 2017 la disattivazione è stata sancita anche a livello legale. Il mantenimento dell'infrastruttura analogica costa ogni anno diversi milioni di franchi, soldi prelevati dal canone.Il passo indietro della politica è abbastanza clamoroso. Fa contenti e scontenti, anche nel settore privato. E soprattutto ora si attende di capire come reagirà la SSR.Ne discuteremo con:  Lorenzo Quadri, il Consigliere nazionale della Lega dei Ticinesi, favorevole a un prolungamento delle trasmissioni FM Martin Candinas, il Consigliere nazionale del Centro, favorevole invece a un loro spegnimento Alessandro Colombi, Ceo del gruppo Corriere del Ticino, che in Ticino possiede Radio 3i e ha una partecipazione in Radio Ticino, le due radio private che nel Cantone diffondono ancora su onde ultracorte.  

    2025, l'anno dei dazi

    Play Episode Listen Later Dec 9, 2025 31:20


    Quella appena iniziata è la settimana in cui l'Assemblea federale elegge il presidente della Confederazione per il 2026. E' una carica che i membri del Governo assumono a turno e l'anno prossimo toccherà di nuovo a Guy Parmelin. Il capo del Dipartimento dell'economia riceverà il testimone da Karin Keller-Sutter. Modem dedica la puntata odierna a un bilancio dell'anno di presidenza della consigliera federale responsabile delle Finanze, un 2025 segnato in particolare dalla politica dei dazi del presidente statunitense Donald Trump. Come ne è uscita Karin Keller-Sutter? Indebolita? E la Svizzera (che sui dazi al 15% non ha ancora un accordo con gli Stati Uniti, ha una dichiarazione d'intenti, ottenuta con modalità e a condizioni che fanno discutere)? Ne parleremo con:Anna Giacometti, consigliera nazionale PLRGreta Gysin, consigliera nazionale VerdiPiero Marchesi, consigliere nazionale UDCFabio Regazzi, consigliere agli Stati del Centro

    Il telefonino, i social e la scuola

    Play Episode Listen Later Dec 8, 2025 30:07


    L'uso di telefonini connessi a internet, gli smartphone, si diffonde sempre più fra i giovani. E la politica si interessa sempre più di quanto i giovani fanno e possono fare nel mondo digitale. A livello ticinese sono appena state consegnate le firme per l'iniziativa popolare che mira a vietare di portare a scuola dispositivi connessi, a cominciare dagli smartphone. Intanto in Australia entrerà in vigore a giorni il divieto di usare i social media per i minori di 16 anni.Una discussione che contrappone chi chiede di proteggere la gioventù grazie ai divieti e chi ritiene che la soluzione migliore sia puntare su prevenzione e educazione, anche a scuola. Senza dimenticare che la scuola è solo uno degli ambiti chiamati in causa. Altrettanto importanti sono i ruoli della società, dell'economia e delle famiglie. A Modem intervengono sul tema:Rosalba Morese, Rosalba Morese, ricercatrice e docente in psicologia e neuroscienze sociali all'USI Giorgio Fonio, Consigliere Nazionale ticinese del Centro e fra i promotori dell'iniziativa “Smartphone: a scuola no!” Ilario Lodi, direttore di Pro Juventute Ticino

    Fifa, Trump e il calcio

    Play Episode Listen Later Dec 5, 2025 31:18


    Il 5 dicembre segna di fatto il calcio d'inizio della prossima Coppa del mondo di calcio, che si giocherà la prossima estate negli Stati Uniti, in Messico e in Canada. Nel giorno in cui si conoscerà la composizione dei gironi di questo torneo, Modem prende - è il caso di dirlo - la palla al balzo per discutere di calcio, soldi e politica. Cosa rappresenterà questa Coppa del Mondo per l'America di Donald Trump? Che cosa dire delle curiose amicizie che il presidente della Fifa Gianni Infantino sviluppa con il potere politico dei paesi che accolgono i “suoi” Mondiali? Come guardare alle trasformazioni in corso nel mondo del calcio, sport forse mai tanto popolare e universale quanto oggi, ma il cui modello di business è considerato da molti sempre meno sostenibile? E quale spettacolo offrirà questa prima Coppa del Mondo a 48 squadre? Ne discuteremo con: Nicola Sbetti, storico dello sport all'Università di Bologna (quicklink o telefono)Stefano Marelli, respoonsabile della redazione sportiva de La Regione (quicklink o telefono)Gianluca Pusterla, giornalista sportivo RSI, inviato al seguito della Nazionale svizzera (studio)

    Più vacanze agli apprendisti

    Play Episode Listen Later Dec 4, 2025 30:24


    Un tema tornato di stretta attualità, ma che forse non ha mai smesso di far discutere: bisognerebbe concedere più vacanze agli apprendisti svizzeri, soprattutto ai giovanissimi che dalla scuola dell'obbligo vengono catapultati nel mondo del lavoro? Se ne parla al Consiglio degli Stati, su spinta di una mozione, che chiede di portare da 5 a 6 le settimane di vacanza per gli apprendisti sotto i 20 anni. Ma una petizione all'indirizzo del Consiglio federale, corredata da oltre 176mila firme, di settimane di vacanza ne chiede fino a 8...Un aumento delle vacanze che dovrebbe, agli occhi di chi difende questa proposta, anche garantire l'attrattività dell'apprendistato e rafforzare il sistema formativo duale. Non si può infatti dimenticare che se al liceo sono circa 13, per chi inizia un tirocinio si parla di 5!Ma basta qualche settimana di vacanza in più per migliorare le condizioni di lavoro degli apprendisti? E una o più settimane di vacanze supplementari, quanto pesano sulle aziende che formano questi ragazzi? Riducendo il tempo di lavoro dei giovani in tirocinio, non si rischia di perdere per strada qualche azienda formatrice?Ne discutiamo con:Flavia Wasserfallen, consigliera agli Stati del Canton Berna per il partito socialista, autrice della mozioneAlex Farinelli, consigliere nazionale PLR e vicedirettore della Società svizzera impresari Costruttori sezione Ticino

    Tra responsabilità etica e interessi economici

    Play Episode Listen Later Dec 3, 2025 30:26


    Si andrà con ogni probabilità in votazione popolare per dare seguito all'allentamento sull'esportazione delle armi a fabbricazione svizzera. Anche se non era il tema del dibattito, in Parlamento sono chiaramente risuonate due visioni contrapposte sulla questione di fondo: vogliamo che la Svizzera continui a produrre e ad esportare armi, oppure no? Alla base delle discussioni su quali e quanti paletti debbano essere posti all'export e ri-export di armi, ci sono infatti due visioni: la prima che ritiene fondamentalmente difficilmente compatibile con la Svizzera umanitaria e neutrale il fatto di esportare armi in Paese nei quali queste armi serviranno ad uccidere, la seconda che ritiene invece che, soprattutto nel contesto globale attuale, la Svizzera abbia bisogno di un'industria di armamenti forte e al passo con i tempi, e questo è possibile solo esportando La legge svizzera sul materiale bellico è dunque un gioco di equilibrio tra responsabilità etica e interessi economici e, soprattutto, di politica di sicurezza. Ne parliamo a Modem con Greta Gysin, consigliera nazionale dei VerdiMauro Poggia, consigliere agli Stati ginevrino del Mouvement des Citoyens (gruppo UDC) 

    Ancora più armamenti

    Play Episode Listen Later Dec 2, 2025 30:37


    La difesa, un settore che al momento non conosce crisi. La situazione geopolitica, soprattutto in Europa ma pure in Asia, spinge al rialzo le spese militari dei governi. Ad approfittarne sono sicuramente i 100 maggiori produttori di armi, che secondo le cifre pubblicate ieri dal SIPRI, l'istituto internazionale di Stoccolma per le ricerche sulla pace, hanno visto il fatturato salire di quasi il 6% a 679 miliardi di dollari nel 2024. Mercato delle armi dominato da alcuni paesi. Sono nettamente in testa alla classifica gli Stati Uniti che sfiorano la metà del totale con il 49%, mentre seguono staccati Cina 13%, Regno Unito 8%, Russia 5% e Francia 4%. Delle particolarità del settore della difesa e delle trappole che possono scattare a causa del riarmo parleranno a Modem:Luca Baccelli, professore ordinario di filosofia del diritto all'Università di Camerino Pietro Batacchi, direttore Rivista Italiana Difesa Lorenzo Scarazzato, ricercatore SIPRI e fra gli autori del rapporto sui maggiori produttori di armi

    Zelensky e il guaio della corruzione

    Play Episode Listen Later Dec 1, 2025 30:52


    È uno scandalo che ha raggiunto il cuore del potere ucraino quello che ruota attorno ad un'indagine nel settore energetico, con sospetti di corruzione per una cifra totale che si avvicina ai cento milioni di euro. Questo almeno quello che ritengono le due agenzie anti-corruzione del Paese, che nei giorni scorsi hanno perquisito l'abitazione e l'ufficio di Andrij Yermak, l'uomo più vicino e fidato del presidente Zelensky. Tanto vicino da essere considerato una sorta di vice-presidente, una pedina onnipresente che lo stesso Zelensky ha giocato anche sul tavolo dei negoziati in corso per raggiungere perlomeno una tregua nella guerra scatenata dalla Russia ormai da quasi quattro anni. Yermak non ha potuto far altro che rassegnare le dimissioni, per il presidente era diventata una presenza troppo ingombrante. Ora in Ucraina si apre una nuova fase, con l'opposizione che chiede a gran voce un governo di unità nazionale e con le truppe al fronte sempre più in difficoltà. Lo scandalo della corruzione mette in cattiva luce l'Ucraina anche agli occhi degli alleati europei. C'è però anche un risvolto positivo: i casi di corruzione sono emersi grazie a lavoro di due agenzie dello stato. Ciò significa che la lotta contro questo fenomeno può portare pure a risultati significativi, e questo anche in Ucraina. Ne discutiamo con: Davide Maria De Luca, collaboratore RSI dall'UcrainaSimone Bellezza, professore di storia contemporanea all'Università del Piemonte orientale, esperto di Ucraina e di Europa orientaleJean Patrick Villeneuve, docente all'Usi di Lugano e direttore del Gruppo di ricerca sull'integrità pubblica

    Ospedali verso il futuro

    Play Episode Listen Later Nov 28, 2025 30:49


    Il trasferimento di trattamenti al settore ambulatoriale, la collaborazione in evoluzione fra ospedali sempre più coinvolti in reti sanitarie e la digitalizzazione si fanno sentire sulle strategie degli ospedali elvetici. Ospedali che devono fare i conti con una situazione finanziaria già delicata e che sta peggiorando, mentre sono confrontati con la carenza di personale specializzato. Per fare il punto sulla situazione l'associazione degli ospedali svizzeri H+ ha commissionato uno studio su una possibile trasformazione sostenibile delle attuali strutture. Le sfide sono molte e vanno affrontate per tempo, ma necessitano l'appoggio di Confederazione e Cantoni, chiamati a migliorare ed estendere la loro collaborazione in un settore, quello ospedaliero, che rappresenta circa il 36 percento dei costi sanitari. Ne discutiamo con: Alessandro Bressan, Membro di Comitato H+, e direttore dell'Ospedale regionale di Bellinzona e ValliChristian Camponovo, Direttore della Clinica MoncuccoCarlo De Pietro, esperto in gestione sanitaria e Professore al Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale della SUPSI

    Addio al petrolio rinviato

    Play Episode Listen Later Nov 26, 2025 30:12


    È terminata in sordina, come era iniziata, a Belem in Brasile, la trentesima conferenza Onu sul clima. Lo scorso week-end i lavori si sono chiusi con qualche nuova promessa, ma non con quel passaggio all'azione che il presidente brasiliano Lula aveva auspicato. E soprattutto, anche a Belem è fallito l'ennesimo tentativo di tracciare una strada, un calendario, per l'abbandono delle energie fossili. Anzi, da qualche anno l' “oil & gas” sembra aver trovato un nuovo vigore. Che ruolo giocano le compagnie petrolifere in una transizione energetica tanto ineluttabile quanto incapace di seguire il ritmo dettato dalla crisi climatica? Ne discutiamo con : Demostenes Floros, ricercatore senior al Centro Europa Ricerche di Roma, economista, si occupa di geopolitica dell'energia Laura Greco, presidente dell'Ong “A Sud”, ha partecipato alla Cop30 Antonio Bontempi, ricercatore all'Università autonoma di Barcellona, ingegnere e geografo, si occupa di economia ambientale

    Contro la Violenza di genere e domestica

    Play Episode Listen Later Nov 25, 2025 31:57


    È appena partita la prima campagna nazionale di prevenzione e sensibilizzazione contro la violenza domestica, sessuale e di genere, e nell'odierna Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne Modem dedica la puntata a questo tema. A fare da sfondo, i 21'127 reati di violenza domestica registrati in Svizzera nel 2024, in crescita rispetto all'anno precedente, o i 27 femminicidi già perpetrati quest'anno, anch'essi in crescita. Violenza di genere che può essere fisica, sessuale, psicologica, anche economica. Una piaga sociale che colpisce perlopiù le donne, ma non solo, e si manifesta con preoccupante frequenza anche all'interno della famiglia, dell'economia domestica o di un rapporto di coppia esistente o sciolto. Intervengono: Giorgia Bazzuri, Responsabile della comunicazione per la Svizzera Italiana della campagna “16 giorni di attivismo contro la violenza di genere”Mia Wojcik, avvocata e nel Comitato dell'Associazione Consultorio e Casa delle DonneMarco Castoldi, Capo del Servizio Violenza Domestica della Polizia Cantonale Ticinese

    Ultimatum per la pace

    Play Episode Listen Later Nov 24, 2025 30:17


    Pace o Resa? Titolavano più o meno così i giornali e i portali di mezzo mondo all'indomani delle indiscrezioni sui contenuti del piano in 28 punti messo sul tavolo da Donald Trump per porre fine al conflitto tra Russia e Ucraina. Un accordo che prevede in particolare che l'Ucraina ceda il controllo delle regioni di Donetsk e Lugansk, comprese le aree non ancora occupate dai russi, e rinunci alla Crimea, che dimezzi il proprio esercito e rinunci alle armi a lungo raggio e soprattutto alle ambizioni di adesione alla Nato e questo in cambio a garanzie di sicurezza da parte americana.Un piano di pace che a Kiev è risuonato un po' come un ultimatum e a cui fa da sfondo un'altra cruciale domanda: continuare la guerra a costo di ulteriori perdite umane o accettare un accordo controverso, che cede territori ma offre accordi di sicurezza e sostegno economico? E in tutto questo che ruolo può o potrebbe/dovrebbe giocare l'Europa? Ne parliamo conDavide Maria De Luca, collaboratore RSI da KievEleonora Tafuro, analista dell'Osservatorio Russia, Caucaso e Asia centrale dell'Istituto per gli studi di politica internazionaleAntonio Missiroli, docente di Sicurezza europea a Sciences Po Parigi, già assistente del Segretario generale della NATO 

    Milizia per tutti... o no?

    Play Episode Listen Later Nov 21, 2025 30:48


    Dopo esserci occupati dell'Iniziativa per il futuro, diamo spazio all'altro oggetto in votazione a livello federale a fine mese: l'iniziativa popolare denominata “Per una Svizzera che si impegna” (l'Iniziativa Servizio civico). Il testo propone una vera e proprio riforma: introdurre un obbligo di servire per tutti, uomini e donne, un servizio di milizia riconosciuto sul modello di quello militare, da svolgere non necessariamente nell'esercito, ma a favore della collettività, in ambito sociale, sanitario o ambientale per esempio. In questo modo si favorirebbe la coesione sociale e si garantirebbe un'uguaglianza di trattamento, di doveri e di opportunità a donne e uomini. All'esercito e alla protezione civile verrebbero comunque garantiti gli effettivi necessari per funzionare. E' un'iniziativa promossa da numerosi politici provenienti da praticamente tutti i partiti, anche da donne di sinistra, e ha il sostegno anche di militari, oltre che di rappresentanti della società civile. Ma per il Consiglio federale e per la maggioranza del Parlamento va troppo oltre. Ne risulterebbero soprattutto costi elevati per la Confederazione e i Cantoni, e anche l'economia ne risentirebbe in modo significativo. Un servizio civico promuove veramente l'uguaglianza o penalizza ulteriormente le donne? Indebolisce l'esercito o militarizza la società? Favorisce l'impegno di ognuno a favore della collettività oppure introduce un volontariato forzato in ambiti già mal retribuiti?Ne discuteremo conJonathan Binaghi, ufficiale ed ex guardia pontificia, del Comitato d'iniziativa Barbara Di Marco Christoffel, del collettivo “Io l'8”Michele Moor, presidente della Società svizzera degli ufficiali, membro dell'Alleanza sicurezza svizzeraCamilla Tartaglia, dei giovani Verdi liberali

    Milizia per tutti... o no?

    Play Episode Listen Later Nov 21, 2025 30:48


    Dopo esserci occupati dell'Iniziativa per il futuro, diamo spazio all'altro oggetto in votazione a livello federale a fine mese: l'iniziativa popolare denominata “Per una Svizzera che si impegna” (l'Iniziativa Servizio civico). Il testo propone una vera e proprio riforma: introdurre un obbligo di servire per tutti, uomini e donne, un servizio di milizia riconosciuto sul modello di quello militare, da svolgere non necessariamente nell'esercito, ma a favore della collettività, in ambito sociale, sanitario o ambientale per esempio. In questo modo si favorirebbe la coesione sociale e si garantirebbe un'uguaglianza di trattamento, di doveri e di opportunità a donne e uomini. All'esercito e alla protezione civile verrebbero comunque garantiti gli effettivi necessari per funzionare. E' un'iniziativa promossa da numerosi politici provenienti da praticamente tutti i partiti, anche da donne di sinistra, e ha il sostegno anche di militari, oltre che di rappresentanti della società civile. Ma per il Consiglio federale e per la maggioranza del Parlamento va troppo oltre. Ne risulterebbero soprattutto costi elevati per la Confederazione e i Cantoni, e anche l'economia ne risentirebbe in modo significativo. Un servizio civico promuove veramente l'uguaglianza o penalizza ulteriormente le donne? Indebolisce l'esercito o militarizza la società? Favorisce l'impegno di ognuno a favore della collettività oppure introduce un volontariato forzato in ambiti già mal retribuiti?Ne discuteremo conJonathan Binaghi, ufficiale ed ex guardia pontificia, del Comitato d'iniziativa Barbara Di Marco Christoffel, del collettivo “Io l'8”Michele Moor, presidente della Società svizzera degli ufficiali, membro dell'Alleanza sicurezza svizzeraCamilla Tartaglia, dei giovani Verdi liberali

    La Spagna del dopo Franco

    Play Episode Listen Later Nov 20, 2025 31:39


    L'annuncio della morte di Francisco Franco il 20 novembre di 50 anni fa è uno spartiacque per la Spagna. Il regime franchista, al potere dalla fine della guerra civile, si avvia al tramonto dopo quasi quarant'anni al potere. Il paese torna una monarchia e dopo le prime elezioni si arriva nel 1978 alla nuova costituzione. La Spagna, per decenni ai margini del continente comincia così il suo avvicinamento all'Europa, che culmina nell'adesione alla Comunità europea nel 1986. Dopo mezzo secolo, il paese continua ad interrogarsi su quanto la transizione democratica e la riconciliazione nazionale siano stati un successo, e su quanto pesi ancora sulle vittime la giustizia negata. Una discussione che a pochi anni dall'introduzione di una nuova Legge sulla “Memoria Democratica” coinvolge anche la politica. A Modem intervengono:Giulia Danieli, giornalista collaboratrice RSI dalla SpagnaGiulia Quaggio, professoressa di Storia culturale, Università Complutense di MadridSteven Forti, professore di Storia contemporanea, Università Autonoma di Barcellona

    Dumping salariale e sociale, quali soluzioni?

    Play Episode Listen Later Nov 19, 2025 30:06


    Bassi salari in Ticino e le sue conseguenze, che si chiamano anche aumento della povertà e delle spese statali. L'argomento è tornato sui banchi del Gran Consiglio, chiamato a pronunciarsi su un'iniziativa popolare Mps, insieme ad altri atti parlamentari, che chiedeva maggiori controlli per contenere il fenomeno del dumping salariale. Sull'iniziativa dovrà comunque esprimersi la popolazione ticinese, verosimilmente il prossimo 8 marzo. A fare da sfondo, alcune domande: a cosa serve un'economia fatta anche di stipendi che impongono il ricorso agli aiuti statali? Il mercato del lavoro in Ticino è davvero diventato un “Far West”? Un aumento dei controlli servirebbe a qualcosa? Ne discutiamo con: Pino Sergi, granconsigliere Mps, promotore dell'iniziativaStefano Modenini, direttore Aiti

    L'Iran ha sete

    Play Episode Listen Later Nov 18, 2025 29:50


    Confrontato con la peggior siccità degli ultimi 50 anni, l'Iran le sta provando tutte: dalla preghiera in massa perché piova, al razionamento dell'acqua, fino a provare a fare Dio, inseminando le nuvole per indurre artificialmente precipitazioni. Le autorità di Teheran hanno reso noto che domenica la Repubblica islamica ha effettuato un volo di inseminazione delle nuvole nel bacino del lago Urmia”, il più grande dell'Iran situato nel nord-ovest del Paese, in gran parte prosciugato e trasformato in un vasto letto di sale a causa della siccità.L'Iran l'anno scorso aveva annunciato di aver sviluppato una propria tecnologia per questa pratica, ora si spera che faccia effetto, visto che se non piove entro la fine dell'anno, la capitale Teheran dovrà essere evacuata, così ha detto lo stesso presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Si parla di oltre 10 milioni di abitanti. Ma cosa sta succedendo in Iran? Cosa comporta per la stabilità interna del Paese questa emergenza idrica? Ma cosa sta succedendo in Iran? Cosa comporta per la stabilità interna del Paese questa emergenza idrica? L'inseminazione o “bombardamento” delle nuvole – in inglese il “cloud seeding” - è efficace? A quali conseguenze può portare? E, ancora, in quali modi l'uomo prova ad intervenire su tempo e clima immettendo sostanze nelle nuvole?Ne parliamo oggi a Modem in una puntata che partirà, quindi dalla situazione iraniana, per poi estendersi ad aspetti prettamente scientificiCon noi tre ospiti:Raffaele Mauriello, storico dell'Università Allameh Tabataba'i di Teheran e della Sapienza di RomaVincenzo Levizzani, fisico dell'atmosfera e climatologo, autore di vari scritti, tra i quali “Il libro delle nuvole”Gabriel Chiodo, ricercatore, si occupa di dinamica del clima e interazioni chimica-clima

    Obbligo di denuncia nella Legge sulla Chiesa cattolica

    Play Episode Listen Later Nov 17, 2025 30:36


    Un obbligo (per l'autorità ecclesiastica) di denuncia al Ministero pubblico dei reati commessi da membri del clero. Oggi in Ticino nella Legge sulla Chiesa cattolica questo obbligo non c'è e lo si vuole introdurre. E' una proposta di revisione della Legge – di cui si occupa lunedì il Gran Consiglio - che parte da un'iniziativa parlamentare del 2024 di Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini, deputati del Movimento per il socialismo. Proposta nata come reazione a uno dei casi più gravi di abuso emersi in questi anni in Ticino, quello che ha coinvolto l'ex docente e cappellano del collegio Papio di Ascona. Un caso che ha fatto parlare molto anche perché dal momento in cui la Curia era venuta a conoscenza dei fatti al momento della denuncia al Ministero pubblico sono passati anni. La necessità di introdurre nella Legge sulla Chiesa l'obbligo di denuncia nasce per evitare ritardi di questo tipo. Ma nel suo iter il testo dell'iniziativa è stato cambiato. Prima dal Governo e poi dalla Commissione parlamentare Costituzione e leggi. Oggi la Commissione propone al Gran Consiglio una versione che si scontra per certi aspetti – secondo la Diocesi – con il diritto canonico (che pure prevede un obbligo di denuncia) e con i diritti costituzionali fondamentali, come risulta dal rapporto della stessa Commissione (pp 22-23 https://www4.ti.ch/fileadmin/POTERI/GC/allegati/rapporti/29495_8570%20R.pdf). La modifica di Legge porta quindi a riflettere sul rapporto tra il quadro normativo ecclesiastico e il diritto soprattutto penale, e più in generale sui rapporti tra Chiesa e Stato.Ne discuteremo con:·        Mons. Alain De Raemy, Amministratore apostolico della diocesi di Lugano ·        Simona Genini, granconsigliera PLR, che fa parte della Commissione Costituzione e leggi ·        Vincenzo Pacillo, professore di diritto ecclesiastico e canonico all'Università di Modena (ha insegnato anche a Lugano), autore del libro “Stato e Chiesa cattolica nella Repubblica e Cantone Ticino. Profili giuridici comparati”

    Obbligo di denuncia nella Legge sulla Chiesa cattolica

    Play Episode Listen Later Nov 17, 2025 30:36


    Un obbligo (per l'autorità ecclesiastica) di denuncia al Ministero pubblico dei reati commessi da membri del clero. Oggi in Ticino nella Legge sulla Chiesa cattolica questo obbligo non c'è e lo si vuole introdurre. E' una proposta di revisione della Legge – di cui si occupa lunedì il Gran Consiglio - che parte da un'iniziativa parlamentare del 2024 di Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini, deputati del Movimento per il socialismo. Proposta nata come reazione a uno dei casi più gravi di abuso emersi in questi anni in Ticino, quello che ha coinvolto l'ex docente e cappellano del collegio Papio di Ascona. Un caso che ha fatto parlare molto anche perché dal momento in cui la Curia era venuta a conoscenza dei fatti al momento della denuncia al Ministero pubblico sono passati anni. La necessità di introdurre nella Legge sulla Chiesa l'obbligo di denuncia nasce per evitare ritardi di questo tipo. Ma nel suo iter il testo dell'iniziativa è stato cambiato. Prima dal Governo e poi dalla Commissione parlamentare Costituzione e leggi. Oggi la Commissione propone al Gran Consiglio una versione che si scontra per certi aspetti – secondo la Diocesi – con il diritto canonico (che pure prevede un obbligo di denuncia) e con i diritti costituzionali fondamentali. La modifica di Legge porta quindi a riflettere sul rapporto tra il quadro normativo ecclesiastico e il diritto soprattutto penale, e più in generale sui rapporti tra Chiesa e Stato.Ne discuteremo con:·        Mons. Alain De Raemy, Amministratore apostolico della diocesi di Lugano ·        Simona Genini, granconsigliera PLR, che fa parte della Commissione Costituzione e leggi ·        Vincenzo Pacillo, professore di diritto ecclesiastico e canonico all'Università di Modena (ha insegnato anche a Lugano), autore del libro “Stato e Chiesa cattolica nella Repubblica e Cantone Ticino. Profili giuridici comparati”

    Neurodivergenze in aumento

    Play Episode Listen Later Nov 14, 2025 30:27


    Bambini e ragazzi con bisogni educativi particolari, disturbi dell'apprendimento, alta sensibilità o ancora deficit dell'attenzione. Sigle e definizioni che fino a dieci, quindici anni fa erano forse confinate in ambiti specialistici, oggi sono entrate nel linguaggio comune, nelle aule scolastiche, nelle conversazioni tra genitori. I numeri parlano chiaro: nell'ultimo decennio abbiamo assistito a un'impennata delle segnalazioni e delle diagnosi. E di fronte a questo dato, la domanda che aleggia, quasi come una provocazione, è inevitabile: “Siamo diventati tutti un po' più neurodivergenti?” Proprio ieri in Ticino si sono festeggiati i primi 50 anni della Scuola speciale cantonale. Nel 1975 si avviavano i primi passi nella direzione dell'inclusione e dell'integrazione delle diversità nella scuola; noi vogliamo concentraci sull'evoluzione della didattica inclusiva che oggi comprende anche una serie di disturbi, o forse meglio dire “neurodivergenze”, che vengono sempre più diagnosticate. E la domanda di fondo è: “siamo di fronte ad un'epidemia di disturbi del neurosviluppo, magari accentuata dallo stile di vita contemporaneo, oppure stiamo imparando a dare un nome a differenze nel funzionamento del cervello che sono in fondo sempre esistite?” Ne parliamo con tre ospiti:Mattia Mengoni, capo sezione della pedagogia speciale del Canton TicinoFabiano Frigerio, capo gruppo del sostegno pedagogico per le scuole medie, regione MendrisiottoGiuseppe Foderaro, Responsabile dell'unità operativa di neuropsicologia di Rete Operativa 

    Ricchi alla cassa per il clima

    Play Episode Listen Later Nov 13, 2025 29:15


    Il 30 novembre si vota sull' “Iniziativa per il futuro”, proposta dalla Gioventù socialista. Nel testo si chiede di finanziare la lotta al cambiamento climatico con una nuova imposta federale sulle eredità e le donazioni, applicando alla parte che supera i 50 milioni di franchi un'aliquota del 50 percento .Per i promotori, questa imposta frutterebbe 6 miliardi di franchi all'anno, vincolati a misure per ridurre le emissioni di gas serra. A essere toccati sarebbero i più ricchi, ritenuti responsabili di un impatto ambientale maggiore. Inoltre, l'imposta ridurrebbe la disuguaglianza dei patrimoni .Secondo i contrari una simile imposta porterà invece alla partenza di persone facoltose dalla Svizzera e metterà in pericolo il futuro di molte aziende familiari, tanto che le entrate fiscali diminuiranno invece di aumentare. La Svizzera sarebbe poi meno attrattiva per attirare persone e investimenti dall'estero.A Modem ne discutono:Giovanna Pedroni, presidente Giovani del Centro TicinoYannick Demaria, membro di comitato Gioventù Socialista Ticino undefined

    Gli attentati di Parigi, dieci anni dopo

    Play Episode Listen Later Nov 12, 2025 31:07


    Era il 13 novembre 2015, a Parigi, l'incubo durò 5 ore: un commando armato di terroristi colpì allo Stade de France, nei bistrot, per finire con la terribile carneficina del Bataclan, la sala dove 90 persone furono uccise mentre assistevano a un concerto rock. Dopodomani la Francia si fermerà per ricordare il peggiore attentato di matrice islamista in Francia, che costò la vita in totale a 130 persone, centinaia furono i feriti. Tra i terroristi l'unico sopravvissuto fu Salah Abdeslam, processato e condannato all'ergastolo senza possibilità di sconti di pena. Nella puntata di Modem andremo allora in Francia, per vedere come il Paese si prepara a ricordare i fatti di 10 anni fa, ma cercheremo anche di capire se e com'è cambiata la minaccia terroristica di matrice islamica in Francia, e in tutta Europa, Svizzera inclusa. Un dato fra tutti che emerge: la radicalizzazione è sempre più giovane e viaggia sempre più sui social…Ne parliamo con:ANNALISA CAPPELLINI, giornalista, collaboratrice RSI dalla FranciaLORENZO VIDINO, direttore del Programma sull'Estremismo presso la George Washington UniversityCHIARA SULMONI, analista e presidente di Start Insight di Lugano, think tank che si occupa di radicalizzazione

    Inverno demografico in Svizzera 

    Play Episode Listen Later Nov 11, 2025 29:59


    Per assicurare il ricambio generazionale occorre una media di 2.1 figli per donna, livello che per la Svizzera si allontana sempre più. Secondo i dati definitivi per il 2024, diffusi ieri dall'Ufficio federale di statistica, è stato registrato un nuovo minimo storico con 1.29 figli per donna. Sempre meno figli con genitori sempre meno giovani, aumenta invece il numero di chi non desidera avere figli. Una situazione da inverno demografico che colpisce praticamente tutta l'Europa. Alla radice del fenomeno un complesso intreccio di fattori economici, sociali e culturali che rendono difficile rovesciare un'evoluzione in corso da anni. Evoluzione che a sua volta si fa sentire su economia società e cultura. Per facilitare la genitorialità esistono varie iniziative a livello pubblico e di aziende, iniziative che non sembrano finora in grado di rovesciare il calo delle nascite. Intervengono sul tema: Tiziana Marcon, pedagogista e Responsabile di “Progetto genitori” associazione attiva in Ticino a livello cantonale Giuseppe Cappellari, economista di Demografik, centro studi e consulenze sui cambiamenti demografici a Basilea Ivano Dandrea, membro di comitato di Coscienza Svizzera e CEO del Gruppo Multi 

    Clima: ultima chiamata

    Play Episode Listen Later Nov 10, 2025 31:38


    In Brasile si apre oggi la 30esima conferenza Onu sul clima. Si svolge a Belem, in Amazzonia, “polmone del mondo”; giunge a 30 anni dal Vertice della Terra di Rio che diede inizio alla lotta internazionale contro il riscaldamento climatico e a 10 anni dall'accordo di Parigi che tracciò la via per affrontare il problema. Insomma, luogo e anniversari avrebbero potuto farne un appuntamento importante; verosimilmente ancora una volta non lo sarà: la comunità internazionale resta distratta da altre priorità. Cosa aspettarsi allora da questo vertice? E che cosa dire di una transizione energetica certamente avviata e che ha raggiunto risultati importanti, ma anche confrontata con mille ostacoli e rallentata da numerosi fattori, ultimo in data il ritorno alla Casa Bianca del “negazionista climatico” Trump? Ne discutiamo con: Emiliano Guanella, giornalista in Brasile Emanuele Bompan, geografo, direttore responsabile della rivista Materia Rinnovabile Barbara Antonioli Mantegazzini, economista, professoressa USI e SUPSI, vicedirettrice dell'Istituto di ricerche economiche

    Clima: ultima chiamata

    Play Episode Listen Later Nov 10, 2025 31:38


    In Brasile si apre oggi la 30esima conferenza Onu sul clima. Si svolge a Belem, in Amazzonia, “polmone del mondo”; giunge a 30 anni dal Vertice della Terra di Rio che diede inizio alla lotta internazionale contro il riscaldamento climatico e a 10 anni dall'accordo di Parigi che tracciò la via per affrontare il problema. Insomma, luogo e anniversari avrebbero potuto farne un appuntamento importante; verosimilmente ancora una volta non lo sarà: la comunità internazionale resta distratta da altre priorità. Cosa aspettarsi allora da questo vertice? E che cosa dire di una transizione energetica certamente avviata e che ha raggiunto risultati importanti, ma anche confrontata con mille ostacoli e rallentata da numerosi fattori, ultimo in data il ritorno alla Casa Bianca del “negazionista climatico” Trump? Ne discutiamo con: Emiliano Guanella, giornalista in Brasile Emanuele Bompan, geografo, direttore responsabile della rivista Materia Rinnovabile Barbara Antonioli Mantegazzini, economista, professoressa USI e Supsi, vicedirettrice dell'Istituto di ricerche economiche

    Insieme negli studi, insieme in pensione

    Play Episode Listen Later Nov 7, 2025 31:03


    La vita e l'esperienza di due alti funzionari dell'amministrazione pubblica ticinese, da poco in pensione. Roland David e Giovanni Maria Zanini, per anni responsabile della sezione forestale, il primo, e farmacista cantonale, il secondo. A loro modo si sono presi cura dei cittadini del canton Ticino e del loro territorio, uno nell'ambito sanitario e l'altro in quello ambientale. Un doppio incontro per ripercorrere la loro carriera e per scoprire anche i punti in comune tra queste due professioni. Non per nulla Zanini e David si erano ritrovati alla fine degli anni 70' sugli stessi banchi, durante la loro formazione universitaria: chi studia farmacia segue gli stessi corsi – botanica e biologia esempio - di chi studia ingegneria forestale. Da entrambi gli ospiti un messaggio anche per chi sta per scegliere il proprio futuro formativo e professionale: “abbiamo svolto il lavoro più bello del mondo”. 

    Troppe vittime sulle strade svizzere

    Play Episode Listen Later Nov 6, 2025 30:37


    Una cifra che fa discutere quel 34% di morti in più sulle strade svizzere registrato negli ultimi 5 anni (250 i decessi in seguito a incidenti stradali nel 2024). L'aumento è segnalato dall'Upi, l'Ufficio per la prevenzione degli infortuni, che parla di una Svizzera in controtendenza sul piano europeo e chiede alla politica maggiore incisività.Le misure efficaci ci sono – afferma l'Upi – la volontà politica di applicarle c'è forse meno; e l'obiettivo, fissato a Berna, di ridurre a 100 entro il 2030 i morti sulle strade del Paese rischia di mai concretizzarsi. Se guardiamo ai decessi sulle strade in rapporto alla popolazione o ai chilometri percorsi, la Svizzera resta un buon allievo in Europa, ma qualcosa apparentemente ancora non va. Cosa? Quali le sfide? Dove non si agisce abbastanza? O forse tutto sommato va bene così? Ne discutiamo con: ·        Emanuele Giovannacci, consulente tecnica del traffico UPI (quicklink)·        Renato Pizolli, servizio comunicazione, media e prevenzione Polizia Cantonale (telefono)·        Bruno Storni, presidente Ata sezione Ticino, consigliere nazionale PS (quicklink?)·        Simone Gianini, presidente Acs, consigliere nazionale Plr (studio)

    La svolta di Zohran

    Play Episode Listen Later Nov 5, 2025 30:34


    Il 111esimo sindaco di New York è un uomo di 34 anni, musulmano chiita, di origine indiana, nato in Uganda e politicamente un socialista, in corsa per il partito democratico. È lui il nuovo sindaco della capitale finanziaria del mondo, Zohran Mamdani, il suo nome. Si è imposto con un programma che in gran parte mira a ridurre l'impatto del costo della vita e a migliorare i servizi pubblici. Alle urne non si è andati solo a New York. Si è votato in diverse altre città e soprattutto lo si è fatto anche in due Stati, la Virginia e il New Jersey. E anche qui si imposto il partito democratico, ad imporsi due donne, dal profilo più centrista rispetto al nuovo sindaco di New York, saranno loro le nuove governatrici di questi due stati della Costa Est del paese.  E anche questa non è una buona notizia per Donald Trump, al suo primo test elettorale, un anno dopo la sua vittoria su Kamala Harris e il suo ritorno alla Casa Bianca. Ne discuteremo con:Elisa Volpi, docente di scienze politiche alla Franklin University di Lugano Mattia Diletti, professore di sociologia all'Università della Sapienza di Roma, specialista di politica statunitense Andrew Spannaus, giornalista e analista, docente di storia economica degli Stati Uniti alla Cattolica di Milano 

    Faraoni 2.0: fra piramidi, crisi e rinascita

    Play Episode Listen Later Nov 4, 2025 29:59


    Grande festa, naturalmente faraonica, per l'inaugurazione del Grand Egyptian Museum, il nuovo museo egizio del Cairo. Un'opera attesa da decenni e chiamata a simboleggiare una nuova fase della storia egiziana. Questo, mentre l'Egitto deve fare i conti con difficoltà economiche, sociali e politiche. L'Egitto rimane la principale nazione araba con 119 milioni di abitanti, ma la sua influenza internazionale sembra essersi ridotta dopo che le proteste di piazza del 2011 avevano fatto cadere l'allora presidente Hosni Mubarak. Il potere era in seguito passato ai fratelli musulmani di Mohamed Morsi e poi, dopo un colpo di stato, all'attuale presidente Abdel Fattah Al Sisi, in carica dal 2014. Il suo governo ha garantito stabilità al paese, ma al prezzo di una repressione politica ed una stagnazione economica. A Modem ne discutiamo con:Costanza Spocci, giornalista di Radio3 Mondo e già corrispondente dal CairoGiuseppe Dentice, analista dell'Osservatorio sul Mediterraneo di Roma

    Venezuela, venti di guerra

    Play Episode Listen Later Nov 3, 2025 30:45


    Navi schierate, tensione alle stelle, sanzioni, crisi umanitaria, accuse di narcotraffico, petrolio. Al centro di questa tempesta perfetta il Venezuela, paese di immense ricchezze naturali protagonista di un intenso braccio di ferro geopolitico con gli Stati Uniti di Donald Trump. Con il pretesto della lotta alla droga, gli Stati Uniti hanno condotto negli ultimi mesi una serie di attacchi letali a navi venezuelane accusate di trasportare stupefacenti e di farlo sotto il controllo del presidente venezuelano Nicolas Maduro in persona, considerato dal presidente americano un “narcoterrorista”. E la prossima settimana dovrebbe giungere nel mar dei Caraibi anche la USS Gerald Ford, la più grande portaerei della marina statunitense con annesse altre navi da guerra e armi da rivolgere contro lo stato sudamericano. Si parla del più grande dispiegamento navale nella regione dalla crisi missilistica di Cuba nel 1962. Uno schieramento ritenuto sproporzionato per la guerra al narcotraffico e ci si chiede se dietro questa retorica non ci sia piuttosto la volontà statunitense di riprendere le redini del cosiddetto “Cortile di casa”. Con quale impatto sul popolo venezuelano e sull'intero equilibrio nel Sud America?  Ne parleremo con:Emiliano Guanella, collaboratore RSI dal Sud America  Marco Mariano, professore di Storia del Nord America all'Università di Torino Vincenzo Musacchio, criminologo associato a due istituti di ricerca negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, che si occupano di criminalità organizzata e anticorruzione

    Dentro Gaza

    Play Episode Listen Later Oct 31, 2025 31:37


    Oltre cento morti, quasi la metà bambini, molte donne… Martedì sera Israele ha sferzato un violento attacco contro la striscia di Gaza. Una rappresaglia contro le azioni di Hamas, accusata da Tel Aviv di aver ucciso un soldato e di barare sulla restituzione dei cadaveri degli ostaggi. Una rappresaglia che non significa – hanno tenuto a sottolineare soprattutto gli americani, promotori della tregua in vigore da inizio ottobre - che la guerra è ricominciata. Il presidente degli Stati uniti Donald Trump ha in persona ha precisato che, dopo l'attacco, il cessate il fuoco nella regione è ora tornato in vigore. Ma Trump ha anche affermato che Israele aveva il diritto di rispondere, dopo l'uccisione di un suo soldato da parte di Hamas. Ma Hamas ha preso le distanze da quanto accaduto, sostenendo di non avere contatti né controllo delle cellule nel sud. Cioè: “Non siamo stati noi”. E se – se, precisiamo - non è stato Hamas, allora è stato qualcun altro. Ma quindi, quanto è forte la presa di Hamas sulla Striscia? Chi sono i gruppi armati antagonisti di Hamas con i quali, da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco, è iniziato da parte della stessa Hamas, un regolamento di conti? Chi li sostiene, chi ha interesse che si rafforzino? Ma, anche: come si sta oggi a Gaza? Cosa significa per la popolazione un attacco così devastante come quello di alcuni giorni fa? E gli aiuti che Israele aveva promesso di far entrare, arrivano? Insomma, qual è la situazione dentro a Gaza?Ne parliamo con:Naima Chicherio – giornalista RSIGiorgio Monti - medico di Emergency, attivo a GazaFrancesca Caferri – giornalista de La Repubblica da Israele

    USA e Cina: due potenze al tavolo

    Play Episode Listen Later Oct 30, 2025 29:55


    L'ultimo loro incontro risale a sei anni fa, quando Donald Trump era al suo primo mandato alla Casa Bianca. Domani il presidente cinese Xi Jinping e l'omologo statunitense si riparleranno in Corea del Sud, a margine del vertice Apec. Un momento chiave nelle relazioni tra le due prime economie e potenze mondiali. La domanda di molti è se metterà un termine a una guerra commerciale che da mesi semina disordine a livello globale. Sia da Washington che da Pechino giungono segnali moderatamente incoraggianti. Ne parliamo con: Michelangelo Cocco, giornalista e analista, da Shangai Mario del Pero, professore di Storia internazionale e storia degli Stati Uniti a Sciences Po, ParigiRoberta Rabellotti, professoressa di economia all'università di Pavia, esperta di innovazione e sviluppo economico

    Officine FFS di Bellinzona: si riparte dall'inizio

    Play Episode Listen Later Oct 29, 2025 30:57


    È uno dei più importanti progetti per il futuro della città di Bellinzona. Importante sia per l'ampiezza e gli investimenti che si vogliono fare, sia per le sfide di pianificazione, di riqualifica e di bonifica che pone. Stiamo parlando del Nuovo Quartiere Officine. Quartiere dove da fine ‘800 sorge lo storico stabilimento industriale costruito per le riparazioni dei treni, e dove in futuro troveranno spazio attività di tutt'altro tipo: attività tecnologiche e di ricerca, scolastiche e formative, aggregative e culturali. Ma vi troveranno spazio anche nuovi alloggi e negozi. Un progetto, con tre attori coinvolti, la Città di Bellinzona, il Cantone e le FFS, progetto che ora deve fare i conti con una brusca frenata imposta dal Tribunale amministrativo cantonale. Il TRAM ha accolto parzialmente due ricorsi contro il Piano particolareggiato. Secondo il tribunale, il legislativo comunale ha dato il suo ok senza cognizione di causa, perché sono state omesse informazioni fondamentali, come il calcolo dei costi di bonifica dei terreni. Tutto è tornato così alla casella di partenza: il Municipio praticamente deve preparare un nuovo messaggio di pianificazione da proporre al Consiglio Comunale. Il sindaco di Bellinzona ha già ammesso che sarà difficile. Quali ostacoli ci sono nella realizzazione del Quartiere Officine e come superarli?Ne abbiamo discusso con:Mario Branda, sindaco di BellinzonaSara Nisi, consigliera comunale dei VerdiAndrea Cereda, consigliere comunale del PLRCon anche un'intervista registrata con l'avvocato Filippo Gianoni, tra i ricorrenti e una brevissima presa di posizione delle FFS

    Claim Modem

    In order to claim this podcast we'll send an email to with a verification link. Simply click the link and you will be able to edit tags, request a refresh, and other features to take control of your podcast page!

    Claim Cancel