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Proseguo la corsa verso la mèta per ottenere il premio della suprema vocazione di Dio in Cristo Gesù.Filippesi 3:14
Tanti credono in molte cose, ma purtroppo pochi hanno una fede basata sulla Parola di Dio. Questo catechismo ti aiuterà ad avere una fede solida. Questo è domanda e risposta n. 32 della serie di domande e risposte brevi dal catechismo battista del 1693 - versione di Charles Spurgeon.Domanda: Che cos'è la giustificazione?Risposta: La giustificazione è l'atto della grazia gratuita di Dio, con il quale egli perdona tutti i nostri peccati [1], e ci accetta come giusti agli occhi suoi [2] soltanto per la giustizia di Cristo che ci viene imputata [3], e che è ricevuta per sola fede [4].Versetti:Romani 3: 24 - ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.Efesini 1: 7 - In lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia,2 Corinzi 5: 21 - Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui.Romani 5: 19 - Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati resi peccatori, così anche per l'ubbidienza di uno solo i molti saranno costituiti giusti.Galati 2: 16 - sappiamo che l'uomo non è giustificato per le opere della legge, ma soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, e abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; perché dalle opere della legge nessuno sarà giustificato.Filippesi 3: 9 - e di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede.Link:Ebook - Fede RiformataConfessione di Fede BattistaVerità & Vita PodcastLa Soluzione per la tua PauraLibretto gratis - Mi ConnettoLibretto gratis - Riforma 500Libretto gratis - LiberoSpeakpipe - Lasciaci una domanda o commento Catechismo Playlist
Predicazione espositiva del Pastore Jonathan Whitman su Romani capitolo 16 versetti da 1 a 16. Registrata presso il Centro Evangelico Battista di Perugia il 6 Novembre 2022.Titolo del messaggio: "Quattro lezioni importanti sull'unità nella chiesa di Cristo".ROMANI 16 V1-161 Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è diaconessa della chiesa di Cencrea, 2 perché la riceviate nel Signore, in modo degno dei santi, e le prestiate assistenza in qualunque cosa ella possa aver bisogno di voi; poiché ella pure ha prestato assistenza a molti e anche a me. 3 Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù, 4 i quali hanno rischiato la vita per me; a loro non io soltanto sono grato, ma anche tutte le chiese delle nazioni. 5 Salutate anche la chiesa che si riunisce in casa loro. Salutate il mio caro Epeneto, che è la primizia dell'Asia per Cristo. 6 Salutate Maria, che si è molto affaticata per voi. 7 Salutate Andronico e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia, i quali si sono segnalati fra gli apostoli ed erano in Cristo già prima di me. 8 Salutate Ampliato, che mi è caro nel Signore. 9 Salutate Urbano, nostro collaboratore in Cristo, e il mio caro Stachi. 10 Salutate Apelle, che ha dato buona prova in Cristo. Salutate quelli di casa Aristobulo. 11 Salutate Erodione, mio parente. Salutate quelli di casa Narcisso che sono nel Signore. 12 Salutate Trifena e Trifosa, che si affaticano nel Signore. Salutate la cara Perside, che si è affaticata molto nel Signore. 13 Salutate Rufo, l'eletto nel Signore, e sua madre, che è anche mia. 14 Salutate Asincrito, Flegonte, Erme, Patroba, Erma, e i fratelli che sono con loro. 15 Salutate Filologo e Giulia, Nereo e sua sorella, Olimpa e tutti i santi che sono con loro. 16 Salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio.Tutte le chiese di Cristo vi salutano.
Efesini 2:1-10 - Siamo salvati per compiere il piano di Dio per la nostra vita. Infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo.
La chiesa, che sia grande o piccola, è il luogo dove si impara a correre assieme, a supportarsi, ad ammonirsi ed incoraggiarsi. Gesù non ha mai mandato i suoi discepoli da soli in una missione; se vuoi essere efficace nella tua vita di credente, devi avere una chiesa reale, fatta di uomini e donne come te.---CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIOTempo di lettura: 9 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 30 minutiVi ricordate cosa è successo dal 15 marzo 2020 al 31 maggio 2020? Era il periodo più difficile della pandemia, e in tutto il paese sono state sospese qualsiasi tipo di riunione... anche quelle di chiesa... vi ricordare? Nonostante tutto abbiamo in qualche modo trovato maniere alternative di riunione, attraverso Zoom, attraverso le dirette su Facebook e su Youtube, attraverso i messaggi su Whatsapp.Non era ideale, ma ciascuno di noi proprio in quella situazione di estremo disagio sentiva la necessità di essere più stretto all'altro; cercava il sostegno e sentiva la necessità di una comunità.Forse sbaglio, ma penso che la chiesa è stata più unita in quel periodo che in quelli dove questa sala era piena di persone che dovevamo mettere giù tutte le sedie disponibili.E' stato quello uno dei momenti in cui come pastore, sono stati più fiero dell'opera che il Signore aveva piantato e che mi aveva chiamato, non so neppure io perché, a condurre.Ho visto in quel periodo gran parte degli insegnamenti domenicali cadere nel posto giusto: l'incoraggiamento, la compassione, la preghiera per gli altri.Ma, soprattutto, ho visto nella mia chiesa la consapevolezza che non si può nutrire la propria fede, non si può crescere al di fuori del “corpo di Cristo”, la chiesa. UNA chiesa specifica, con persone reali, mani, piedi, occhi, sorrisi e braccia.Paolo dice:“Così, sotto ogni aspetto ci avvicineremo sempre più a Cristo, che è il capo [del suo corpo, la chiesa]. Sotto la sua guida, tutto il corpo, ben collegato e tenuto unito dalle giunture, grazie al contributo di ogni singola parte, riceverà da lui quella forza che lo fa crescere nell'amore.” (Efesini 4:11-16)La chiesa è un “corpo”, il corpo di Cristo, e la sua forza è proporzionale a quanto ciascuna delle sue parti è collegata all'altra.La chiesa è anche una “famiglia”. Da gennaio saremo chiamati ad essere forse un po' meno ordinati, un po' meno “strutturati” e a prendere le cose così come vengono, con qualche problema di audio delle basi dei canti magari meno “serie di messaggi” magari più brevi, o forse solo lettura e commento assieme di brani la Bibbia.Ma la chiesa è una famiglia, e in una famiglia non c''è sempre uno che parla; dovremo riscoprire cosa significhi essere “famiglia in Cristo” anche la domenica a guardarci negli occhi, a parlare assieme incrociando le opinioni... proprio come si fa in una famiglia sana.Nei miei trenta anno di servizio al Signore, ho incontrato spessissimo persone che magari venivano in chiesa per una o due mesi, poi sparivano... inspiegabilmente, senza un motivo apparente.E quando magari le incontravi per caso, ti raccontavano o che avevano scelto un'altra chiesa perché quella era una chiesa “giusta”, ovvero una chiesa online...Per molti anni il podcast legato alla nostra chiesa è stato stabilmente tra i primi dieci podcast cristiani in in Italia; perché eravamo una delle pochissime chiese evangeliche in Italia ad utilizzare i podcast come mezzo per diffondere l'evangelo. Poi la pandemia ha spinto quasi tutti sul web... e ci sono chiese molto più efficaci della nostra e con molti più mezzi.Tramite essi noi come atri riusciamo a nutrire persone al di là della nostra collocazione geografica. Ma mai nessun podcast, mai nessuno streaming on-line, mai nessun programma satellitare potrà mai sostituire la chiesa “fisica”, reale, fatta di uomini e donne che si incontrano assieme.Non ci sono chiese “perfette”; le chiese sono fatte da peccatori, come me che ne guido una per la Grazia di Dio soltanto, non per merito, ma è quello il posto dove cercare le risposte, dove attingere l'aiuto che serve a ciascun credente per mezzo di pastori, insegnanti ma anche da semplici membri di chiesa.Ormai viviamo nell'epoca dove i media hanno sostituito gran parte delle relazioni umane; dove crediamo di vedere la “vita vera” attraverso i “reality” anche se sappiamo bene che le situazioni sono finte e che le persone stanno interpretando una parte.E, purtroppo, molto credenti sono portati a pensare che non gli serve una chiesa, ma che basta quella via web. Intendetemi, si può ricevere suggerimenti, dei consigli, Dio può servirsi di Marco (o di quant'altri) per edificare, ammonire, illuminare, toccare il cuore... ma non è un sostituto alla chiesa!Continuo a ripeterlo: nel Nuovo Testamento ci sono 58 comandamenti che non possono essere adempiuti se non si fa parte di una chiesa, e che sono connessi alla frase “gli uni gli altri”: amatevi, esortatevi, ammonitevi, accoglietevi... e tutto questo non lo si può fare senza una chiesa. Né io né altri possono farlo per tramite di un mezzo elettronico!Perché ho bisogno di una famiglia spirituale?I) Ho bisogno di altri con cui camminarePaolo dice:“Come dunque avete ricevuto Cristo Gesù, il Signore, così camminate in lui” (Colossesi 2:6)La Bibbia paragona spesso la vita spirituale ad un cammino: ci sono almeno due benefici a non essere da soli quando stai facendo il cammino.1) E' più sicuroCamminare a soli di notte non è stata mai una buona idea: la vita che fa il mondo rassomiglia molto alla notte; una notte spirituale, ovviamente, ma come in quella fisica è meglio non essere da soli: Salomone afferma:“Se uno tenta di sopraffare chi è solo, due gli terranno testa; una corda a tre capi non si rompe così presto” (Ecclesiaste 4:12)2) C'è più supportoJean ne ha parlato la settimana scorsa: ha detto:“La fedeltà è dura, è una fatica, richiede lavoro e intenzionalità. Si sa che i maratoneti di solito si allenano in gruppo perché è più facile continuare a percorrere la lunga distanza quando ci sono altri che ti incoraggiano. Gesù ha detto "rimanete in me", in altre parole, "rimanete fedeli" e questo è più facile da fare nella comunità dei credenti.”C'è un proverbio dello Zambia che dice: “Quando corri da solo corri più veloce, quando corri assieme ad altri corri più a lungo” ; la salvezza, la chiesa, proclamare Cristo, non è una gara di velocità, ma di durata. E se sei in compagnia duri di più.In Ebrei è scritto:“Non trascuriamo le nostre riunioni di chiesa, come fanno certuni regolarmente; incoraggiamole invece, esortandoci a vicenda” (Ebrei 10:25 PV)In una chiesa, anche se piccola, si impara la fedeltà; perché ognuno è una parte indispensabile. Pensate a una chiesa di due (perché Gesù ha detto che dove sono due tre riuniti nel suo nome, lui è là) dove uno manca! In una chiesa, forse anche meglio se piccola, ci si incoraggia a vicenda; è la conseguenza naturale del rapporto che si crea.E' per questo che quando la chiesa si fa “piccola” come in questo momento, ogni persona è importante per incoraggiare l'altro e per essere incoraggiato personalmente.Se non hai una chiesa, con chi cammini insieme? Sei da solo, da sola, oppure hai una famiglia che cammina con te? II) Ho bisogno di altri con cui lavorareE' il motto della nostra chiesa: “Amare non è un sentimento, amare è un'azione.” e per agire ho bisogno di altri per adempiere ai comandamenti di Gesù. Paolo dice:“È Dio stesso che ci ha fatto così e ci ha dato nuova vita in Gesù Cristo, per farci compiere quelle buone opere che egli aveva preparato per noi fin da principio.” (Efesini 2:10 PV)Dio ha dato a ciascuno di noi doni e talenti particolari, ma molti di questi posso utilizzarli solo se ho relazioni con gli altri; doni di incoraggiamento, doni di discernimento, ecc.1) Lavorare (anche se per il Signore) è stancanteSe lavoro da solo sarò esausto: sempre Salomone ha detto:“Due valgono più di uno solo, perché sono ben ricompensati della loro fatica. Infatti, se l'uno cade, l'altro rialza il suo compagno; ma guai a chi è solo e cade senza avere un altro che lo rialzi!” (Ecclesiaste 4:9-10)“Gesù non mandava mai i suoi discepoli da soli:“Quindi riunì i dodici discepoli e li mandò fuori a due a due” (Marco 6:7a PV)Molti, sia tra i credenti che tra i non credenti, vengono colti dalla sindrome “faso todo mi”, faccio tutto io. Così facendo in breve tempo sarai bruciato (o bruciata), andrai in depressione, e non riuscirai a fare neppure la metà di quello che avresti fatto assieme ad altri. Neppure Madre Teresa faceva tutto da sola, ma aveva centinaia se non migliaia di persone che la aiutavano.In una chiesa di grandi dimensioni questo è impossibile; in una chiesa delle nostre dimensioni attuali è parzialmente possibile; ma è comunque meglio avere anche incontri al di fuori. Di chiesa: probabilmente da gennaio saranno più importanti quelli che le domeniche.In che fase ti trovi Sei nella fase “faso todo mi”, oppure hai una famiglia che ti aiuta? La chiesa è la famiglia che Dio ha creato per i suoi figli:Il fatto che io sarò defilato dal dirigere in prima persona la chiesa secondo me porterà col tempo più frutti che problemi: i pastori (specialmente quelli come me... faso todo mi...) talvolta sono “ingombranti”: e questo libererà voi nel fare di più in famiglia.III) Ho bisogno di altri che veglino su meQuando parti per le vacanze, chiedi ai vicini se danno una controllata alla tua casa? Dovresti chiederlo anche per la tua anima Ma visto che non lo puoi chiedere a uno qualsiasi, ti serve un piccolo gruppo dove sei amato, sei amata. Paolo afferma:“Non pensate soltanto al vostro interesse, ma preoccupatevi piuttosto di quello degli altri.” (Filippesi 2:4)1) Altri che mi amanoSpesso esco da casa senza essermi pettinato; mi serve mia moglie che mi dica “Caro, ti sei pettinato?”. Perché lo fa? Perché mi vuole bene, perché non vuole che appaia come uno sciocco agli altri. Non ne trae nessun vantaggio, non c'è un beneficio imminente o futuro. E' un semplice atto d'amore (“hai la zip lasciata giù...” mi toglie dall'imbarazzo).Spesso nella mia vita di credente ci sono cose che non ho “pettinato”, e non ci faccio nemmeno più caso, ma che mi farebbero apparire sciocco (o peggio) davanti alle persone e a Dio; un peccato ricorrente ed evidente, una decisione sbagliata, un comportamento da correggere.Ma uno che mi vuole bene e non lo fa per vantaggio personale può salvarmi dall'imbarazzo verso Dio e gli uomini.Sei sicuro da solo di uscire la mattina pettinato e con la zip alzata? Dio ha previsto un posto sicuro dove altri possano dirtelo prima che sarai di fronte ad un grande imbarazzo, e quel posto è la chiesa.ConclusioneLa chiesa è un imparare a camminare assieme, a lavorare assieme, a vegliare sull'altro assieme.“E ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case e prendevano il loro cibo insieme, con gioia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Il Signore aggiungeva al loro numero ogni giorno quelli che venivano salvati.” (Atti 2:46-47)La chiesa è fatta per accogliere altre persone che vivono attorno, che camminano da sole, lche lavorano da soli, e non hanno nessuno che vegli su di loro: è queste persone che Gesù sta cercando attraverso la nostra chiesa.Cosa farai? Accetterai di nuovo la sfida di continuare a crescere, anche se la forma della tua chiesa sarà cambiata, anche se il luogo potrebbe non rimanere lo stesso?Gesù ha in serbo per te, se accetti ancora un mare di avventure da vivere assieme nella tua chiesa.Preghiamo.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM---GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD
Ascoltiamo la Parola della XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C col nostro DonP e preghiamo insieme!Se consideri le colpe, o Signore,Signore, chi ti può resistere?Con te è il perdono, Dio d'Israele. (Cf. Sal 129,3-4)Tornato Naamàn dall'uomo di Dio, confessò il Signore.Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.Se perseveriamo, con lui anche regneremo.In ogni cosa rendete grazie:questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. (1Ts 5,18)Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all'infuori di questo straniero.I leoni sono miseri e affamati;a chi cerca il Signore non manca alcun bene. (Sal 33,11)Quando il Signore si sarà manifestato,noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. (1Gv 3,2)Non ne sono stati purificati dieci?E gli altri nove dove sono?Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato! (Lc 17,17.19)
Tanti credono in molte cose, ma purtroppo pochi hanno una fede basata sulla Parola di Dio. Questo catechismo ti aiuterà ad avere una fede solida. Questo è domanda e risposta n. 31 della serie di domande e risposte brevi dal catechismo battista del 1693 - versione di Charles Spurgeon.Domanda: Quali sono i benefici ai quali partecipano, in questa vita, coloro a cui è stata rivolta questa chiamata efficace?Risposta: Coloro ai quali è stata rivolta la chiamata efficace, in questa vita sono partecipi della giustificazione, dell'adozione, della santificazione, e delle diverse benedizioni che, in questa vita, sono ad esse connesse o da esse scaturiscono.Versetti:Romani 8: 30 - e quelli che ha predestinati, li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati, li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati.Efesini 1: 5 - avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà,1 Corinzi 1: 30 - Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione;Link:Ebook - Fede RiformataConfessione di Fede BattistaVerità & Vita PodcastLa Soluzione per la tua PauraLibretto gratis - Mi ConnettoLibretto gratis - Riforma 500Libretto gratis - LiberoSpeakpipe - Lasciaci una domanda o commento Catechismo Playlist
Predicazione espositiva del Pastore Jonathan Whitman su Romani capitolo 15 versetti da 14 a 21. Registrata presso il Centro Evangelico Battista di Perugia il 18 Settembre 2022.Titolo del messaggio: "Cinque riconoscimenti fondamentali del ministero missionario".ROMANI 15 V14-2114 Ora, fratelli miei, io pure sono persuaso, a vostro riguardo, che anche voi siete pieni di bontà, ricolmi di ogni conoscenza, capaci anche di ammonirvi a vicenda. 15 Ma vi ho scritto un po' arditamente su alcuni punti, per ricordarveli di nuovo, a motivo della grazia che mi è stata fatta da Dio, 16 di essere un ministro di Cristo Gesù tra gli stranieri, esercitando il sacro servizio del vangelo di Dio, affinché gli stranieri diventino un'offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo. 17 Ho dunque di che vantarmi in Cristo Gesù, per quel che concerne le cose di Dio. 18 Non oserei infatti parlare di cose che Cristo non avesse operato per mio mezzo allo scopo di condurre i pagani all'ubbidienza, con parole e opere, 19 con la potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito Santo. Così da Gerusalemme e dintorni fino all'Illiria ho predicato dappertutto il vangelo di Cristo, 20 avendo l'ambizione di predicare il vangelo là dove non era ancora stato portato il nome di Cristo, per non costruire sul fondamento altrui, 21 ma com'è scritto:«Coloro ai quali nulla era stato annunciato di lui, lo vedranno;e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno».
Tanti credono in molte cose, ma purtroppo pochi hanno una fede basata sulla Parola di Dio. Questo catechismo ti aiuterà ad avere una fede solida. Questo è domanda e risposta n. 30 della serie di domande e risposte brevi dal catechismo battista del 1693 - versione di Charles Spurgeon.Domanda: Che cos'è la chiamata efficace?Risposta: La chiamata efficace è l'opera dello Spirito Santo di Dio, per mezzo del quale, convincendoci dei nostri peccati e della nostra miseria, illuminando la nostra mente con la conoscenza di Cristo, e rinnovando la nostra volontà, egli ci induce ad abbracciare Cristo, gratuitamente offertoci nel Vangelo, e ci rende capaci di farlo.Versetti:2 Timoteo 1: 9 - Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall'eternità, Atti 2: 37 - Udite queste cose, essi furono compunti nel cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Fratelli, che dobbiamo fare?» Atti 26: 18 - per aprire loro gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano per la fede in me, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati".Ezechiele 36: 26 - Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne.Giovanni 6: 44-45 - Nessuno può venire a me se il Padre che mi ha mandato non lo attira; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 45 È scritto nei profeti: "Saranno tutti istruiti da Dio". Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.Link:Ebook - Fede RiformataConfessione di Fede BattistaVerità & Vita PodcastLa Soluzione per la tua PauraLibretto gratis - Mi ConnettoLibretto gratis - Riforma 500Libretto gratis - LiberoSpeakpipe - Lasciaci una domanda o commento Catechismo Playlist
Meditazione dal Calendario Parole di Vita 2022.E l'Iddio mio supplirà ad ogni vostro bisogno secondo le sue ricchezze e con gloria, in Cristo Gesù(Filippesi 4:19)
Mentre la felicità è identificata come emozione, la gioia è un sentimento che se si radica nel nostro cuore, e se mandata da Dio, plasma la nostra vita e la trasforma. Nelle difficoltà ci carichiamo di emozioni momentanee che poi svaniscono, lasciandoci un senso di vuoto,come un tralcio infecondo staccato dalla vite. Gesù è la vita, noi I tralci e la nostra capacità di produrre frutto dipende esclusivamente dal rapporto con Lui, in santità, serietà e costanza verso il suo Regno. Gioire non significa assenza di problemi, ma il non disperare per le situazioni permettendo alla linfa vitale di Cristo di risollevare il nostro spirito. «Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi. La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino. Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.» Lettera ai Filippesi 4:4-7 P. Catherine Labate 28.08.2022
Sopporta anche tu le sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù.2 Timoteo 2:3
Predicazione espositiva del Pastore Jonathan Whitman su Romani capitolo 15 versetti da 1 a 6. Registrata presso il Centro Evangelico Battista di Perugia il 17 Luglio 2022.Titolo del messaggio: "Tre motivi fondamentali per sostenere i fratelli più deboli".ROMANI 15 V1-6"1 Or noi, che siamo forti, dobbiamo sopportare le debolezze dei deboli e non compiacere a noi stessi. 2 Ciascuno di noi compiaccia al prossimo, nel bene, a scopo di edificazione. 3 Infatti anche Cristo non compiacque a se stesso; ma come è scritto:«Gli insulti di quelli che ti oltraggiano sono caduti sopra di me». 4 Poiché tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione, affinché, mediante la pazienza e la consolazione che ci provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza. 5 Il Dio della pazienza e della consolazione vi conceda di avere tra di voi un medesimo sentimento secondo Cristo Gesù, 6 affinché di un solo animo e d'una stessa bocca glorifichiate il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo."
Meditazione dal Calendario Parole di Vita 2022.Prendi come modello le sane parole che hai udite da me con la fede e l'amore che si hanno in Cristo Gesù(2° Timoteo 1:13)
Ambasciatori del Suo Regno (Luca 10:1-16) Domenica 3 luglio 2022 – Quarta domenica dopo la Pentecoste L'ambasciatore è chi si reca o risiede per conto o in nome di uno stato o di una comunità presso un altro stato o presso un'autorità politica per rappresentare la propria nazione o per eseguirvi una missione diplomatica. I ministri di Dio sono nel mondo ambasciatori del Regno di Cristo e trasmettono la parola del loro sovrano. Di fatto questo mondo appartiene a Dio ma è stato (temporaneamente) usurpato da ribelli che vi spadroneggiano. Il messaggio dei ministri di Dio è sia parola di giudizio e condanna nei loro riguardi, sia di grazia in Cristo Gesù per chi si ravvede e si sottomette con fiducia alla Sua legittima autorità. La missione dei settanta in Luca 10:1-16) è prefigurazione del mandato dei ministri di Dio in ogni tempo e paese. Esaminiamolo in dettaglio. https://www.tempodiriforma.it/wp/ambasciatori-del-suo-regno-luca-101-16/
... ma una cosa faccio ... proseguo la corsa verso la mèta per ottenere il premio della suprema vocazione di Dio in Cristo Gesù. Filippesi 3:13, 14
Meditazione dal Calendario Parole di Vita 2022....il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore(Romani 6:23)
Tanti credono in molte cose, ma purtroppo pochi hanno una fede basata sulla Parola di Dio. Questo catechismo ti aiuterà ad avere una fede solida. Questo è domanda e risposta n. 28 della serie di domande e risposte brevi dal catechismo battista del 1693 - versione di Charles Spurgeon.Domanda: In che modo siamo fatti partecipi della redenzione acquistataci da Cristo?Risposta: Siamo fatti partecipi della redenzione acquistataci da Cristo, allorquando essa diventa nostra in maniera efficace per mezzo del suo Santo Spirito.Versetti:Giovanni 1: 12 - ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome,Tito 3: 5-6 - egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo, 6 che egli ha sparso abbondantemente su di noi per mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore,Link:Ebook - Fede RiformataConfessione di Fede BattistaVerità & Vita PodcastLibretto gratis - Mi ConnettoLibretto gratis - Riforma 500Libretto gratis - LiberoSpeakpipe - Lasciaci una domanda o commento Catechismo Playlist
- Gesù lega il perdono dei peccati alla fraternità: perché? - Nella vita in Cristo non esiste nulla di ‘privato'. - Anche il sacramento della Riconciliazione ce lo mostra. - Tommaso non poteva toccare le ferite del corpo risorto di Cristo perché non era con gli altri discepoli, cioè non era con loro uno spirito e un corpo in Cristo Gesù. (Gv 20, 19-31)
Gesù ci ha chiamati ad essere liberi; liberi non per il nostro utile, ma per amare gli altri, e liberi per una vita "abbondante", per poter proclamare al mondo che Dio è presente, e che in Cristo ogni cosa è possibile. --- Predicatrice: Jean Guest CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO Tempo di lettura: 9 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 32 minuti Oggi condividerò con voi il segreto di come vivere da credenti... ed è questo ... Sii più come Artie! Artie è il mio cane; un Border Collie che ama le persone, e condivide generosamente se stesso con chiunque glielo permetta, e ogni giorno, quando passeggia senza guinzaglio, prova una gioia profonda nella sua libertà. Vi dico, siate più come Artie! Scherzi a parte, ecco la domanda seria per voi oggi. Quanto è solida e profonda la gioia che conosci nell'essere libero o libera in Cristo? O, come abbiamo visto la volta scorsa, sei ancora incatenato. incatenata in qualche modo? Perché Gesù ci chiama alla libertà; è il motivo per cui è venuto. “Si recò a Nazaret, dov'era stato allevato e, com'era solito, entrò in giorno di sabato nella sinagoga. Alzatosi per leggere, gli fu dato il libro del profeta Isaia. Aperto il libro, trovò quel passo dov'era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per annunciare la liberazione ai prigionieri e il ricupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi, per proclamare l'anno accettevole del Signore». Poi, chiuso il libro e resolo all'inserviente, si mise a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui. Egli prese a dir loro: «Oggi, si è adempiuta questa Scrittura, che voi udite».” (Luca 4:16-20) L'arco della narrazione biblica serve a raccontare la storia della salvezza, la salvezza dalla schiavitù del peccato e della morte, e nella libertà della nuova vita in Gesù. Siamo nella stagione della Quaresima, preparandoci alla Pasqua, e non è una coincidenza che Gesù muoia a questo punto dell'anno ebraico. È la Pasqua, la festa della libertà. Pochi giorni prima di questa festa alcuni dei discepoli lo hanno visto trasfigurato, e ascoltate il linguaggio che Luca usa per descriverlo: "Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo, e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, l'aspetto del suo volto fu mutato e la sua veste divenne di un candore sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, i quali, apparsi in gloria, parlavano della sua dipartita che stava per compiersi in Gerusalemme.” (Luca 9:28-31) La parola che usa Luca è che qui è tradotto con “dipartita” in greco è ἔξοδος exodos, esodo. Il suo “esodo da questo mondo” nello stesso modo in cui il primo Esodo fece uscire gli Isrealiti dalla schiavitù, questo secondo farà uscire tutti i popoli dalla schiavitù. Ciò che entra nella tomba con il Cristo crocifisso è il peccato e la morte e non risorgono; ciò che risorge con lui è la libertà e la vita. Mi scuso con l'artista di questo meraviglioso quadro perché non riesco più a trovare il suo nome; ma quanto è geniale questa immagine? Vi lascerò un po' di tempo per usarla come un punto focale della preghiera personale; guardate il quadro, come vi fa sentire? Qual è l'oscurità da cui siete usciti per andare verso la luce? Ci ritornerò su con una preghiera che altro non è che il testo di uno dei miei canti di chiesa preferiti: Chi spezza il potere del peccato e delle tenebre? Il cui amore è potente e molto più forte? Il Re della gloria, il Re sopra tutti i re Questa è una grazia stupenda Questo è un amore infallibile Che Tu hai preso il mio posto Che hai portato la mia croce Tu hai dato la tua vita Perché io sia liberato Oh, Gesù, io canto per tutto quello che hai fatto per me Amen La forza di questa immagine è che la croce doveva essere la fine, doveva essere inchiodata lì per sempre, ma Dio nella sua misericordia e Gesù nel suo amore trasforma quella forma oppressiva nel simbolo della liberazione totale. L'atto della santa cena non dovrebbe solo ricordarci il sacrificio di Cristo, ma anche la sua vita risorta; la croce non era la fine, era l'inizio di una nuova libertà. “In lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia...” (Efesini 1:7) Questo è il nostro canto d'esodo, cantiamolo con gratitudine e gioia. Liberi per amare Siamo liberati dal potere della morte, ma per cosa siamo liberati? Prima di tutto siamo liberati per amare. “Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un'occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo dell'amore servite gli uni agli altri...” (Galati 5:13) Siamo liberati per amare e amare in modo tale che ne diventiamo schiavi, come dice NT Wright, "Amare significa asservire te stesso alle altre persone in un modo completamente nuovo, facendo dei loro bisogni le tue priorità e dei loro dolori la tua preoccupazione." La chiamata alla libertà e la chiamata all'amore sono sinonimi - avendo ottenuto la prima, dobbiamo vivere la seconda. O come dice Gesù: “Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua e con tutta la forza tua”. Il secondo è questo: “Ama il tuo prossimo come te stesso” ( Marco 12:30-31 a) In altre parole il nostro sguardo è fisso verso l'alto e le nostre azioni sono verso l'esterno. Il nostro amore è un amore a forma di croce modellato e forgiato dallo Spirito all'opera in noi. È anche un amore radicalmente diverso da qualsiasi altro tipo di amore, e potrebbe non venirci così facilmente come pensiamo. Amo i romanzi della scrittrice italiana Elena Ferrante, spumeggiano con una tale passione per la vita, e tuttavia possono essere anche letture piuttosto difficili, perché lei non si tira indietro di fronte al lato più oscuro dell'umanità. Nel suo romanzo La figlia perduta affronta il tabù culturale di una madre che non ama suo figlio: "Non sono una madre naturale" dice Leda, la protagonista. La società dice che le madri dovrebbero essere perfette: nutrimento, gentilezza, tenerezza, infinito sacrificio di sé. Leda lotta per sentire ed essere queste cose. Semplicemente non le vengono naturali e alla fine lascia la casa di famiglia e sua figlia. L'amore e l'amare nel modo in cui ci viene comandato probabilmente non ci viene naturale. Anche noi possiamo lottare per amare, in particolare i fastidiosi, gli orribili, gli inquietanti, aggiungete qui il vostro aggettivo. Ma la sua chiamata ad amare è più di un'aspettativa. È un comando. E quindi può essere ancora più difficile per noi ammettere quando ci sembra una lotta. Come dice la scrittrice Rachel Smith, "Dio ci chiede di amare non perché ci viene naturale, ma perché viene naturale a lui. Il suo cuore di genitore per noi è perfetto, e così i nostri cuori non devono esserlo. Invece, possiamo 'conoscere e credere all'amore che Dio ha per noi' (vedi 1 Giovanni 4:16)". E quando comprendiamo questa verità, allora abbiamo accesso al suo amore soprannaturale, disponibile per chiunque lo chieda, un amore abbastanza potente da permetterci di amare i nostri nemici, i nostri amici e persino le nostre fastidiose famiglie. Liberi per una vita abbondante In secondo luogo siamo liberati per la vita e la vita in abbondanza. “... io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.” (Giovanni 10:10 b) Allora cos'è questa abbondanza di vita? Significa che come credenti avremo un sacco di beni, una grande ricchezza, una protezione totale? No, no e no; perché credere questo ci apre all' eresia di un vangelo della prosperità e credere che quando succede qualcosa di brutto a qualcuno, beh deve essere perché ha peccato. Gesù ci ha promesso la vita in abbondanza, ma ci ha anche promesso: "Nel mondo avrete tribolazione". (Giovanni 16:33). Quindi 'abbondante' non può significare una vita incantata e facile. Deve trattarsi di qualcos'altro. “... e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, perché, radicati e fondati nell'amore, siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità dell'amore di Cristo e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo, a lui sia la gloria nella chiesa e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen.” (Efesini 3:17-21) Siamo tornati al punto di partenza. Questa pienezza di vita inizia con l'amore, l'amore di Dio per noi e la nostra comprensione della potenza di questo amore. Essere pieni di qualcosa significa essere nella sua morsa: tale che quella cosa diventi il fattore dominante nelle nostre azioni/comportamenti (guarda Efesini 5:18). Essere "ricolmi della pienezza (pleroma) di Dio" significa che Dio è l'influenza principale. Essere ricolmi della pienezza di Dio significa essere consapevoli della presenza di Dio e abbandonati ad essa. E vivere in questo modo ha implicazioni per noi collettivamente come chiesa e per noi come individui. Come Chiesa, Dio vuole riempirci a tal punto che tutti sappiano che lui si trova qui. Uno dei miei detti preferiti sullo scopo della chiesa è stato coniato da un pastore nel Regno Unito, il Rev. Dr. Sam Wells ha detto: "Chiesa? Si tratta di vita abbondante, non dell'evitare l'inferno". Individualmente, Dio vuole riempirci, in modo che noi rispecchiamo lui agli altri. “(avete imparato)... a essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo che è creato a immagine di Dio.” (Efesini 4:23-24 a) Mi piace come NT Wright parla di questo: 'La persona genuina e unica che siamo destinati ad essere che porta ad un senso di “sì ... questo è ciò che ero qui per fare!” Quindi, la vita abbondante .... forse è qualcosa che riguarda lo scoprire, o il ri-scoprire, chi siamo e cosa ci ispira. Quando scopriamo ciò che davvero ci ispira ed emoziona e viviamo nella gioia di ciò... allora forse stiamo vivendo in abbondanza'. Diamo un'altra occhiata al brano degli Efesini. Insieme alla vita viene il potere. “...affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo.” (Efesini 19 b-20 a) Questa potenza è l'energia stessa della vita di Dio, egli lo usa per trasformarci in esseri simili a Cristo. "A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire irreprensibili e con gioia davanti alla sua gloria" (Giuda 1:24) e va al di là di ogni nostra immaginazione. Ma com'è scritto: “Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell'uomo sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano” (1 Corinzi 2:9) Questa è veramente la vita in pienezza. Amen.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM---GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD (Visita il nostro sito per ascoltare la registrazione audio, vedere il video del messaggio, per scaricare gli appunti e per vedere le diapositive del messaggio)
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6838OMELIA V DOM. DI QUARESIMA - ANNO C (Gv 8,1-11)I farisei cercano di mettere in difficoltà Gesù, presentandogli una donna sorpresa in flagrante adulterio. La Legge mosaica imponeva la lapidazione per donne del genere, e ora i farisei chiedono il parere a Gesù. Se avesse apertamente detto di no alla lapidazione, Egli sarebbe andato contro la Legge mosaica; se avesse detto di sì, avrebbe trasgredito la legge romana che proibiva la lapidazione, e inoltre sarebbe andato contro il suo stesso messaggio di misericordia.Inizialmente Gesù si mette a scrivere con il dito per terra. Questo particolare, apparentemente indifferente, ha anch'esso la sua importanza: prima di tutto esprime tutto il suo disinteresse per le trame dei farisei e, in secondo luogo, si riferiscono probabilmente a quanto scriveva il profeta Geremia: «Quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere, perché hanno abbandonato la fonte di acqua viva, il Signore» (17,13). Con questo gesto simbolico Gesù fa capire ai suoi interlocutori che anch'essi erano pieni di peccati, che avevano anch'essi abbandonato il Signore, la fonte di acqua viva.Gesù allora dice: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei» (Gv 8,7). A questa risposta di Gesù viene in mente quanto scrive, nella sua Regola, san Francesco d'Assisi: «Ciascuno giudichi e disprezzi se stesso». Non possiamo condannare il nostro prossimo quando siamo noi ad essere carichi di peccati. Sempre pronti a puntare il dito contro il nostro fratello, noi siamo molto bravi a scusare i nostri difetti. Sull'esempio dei Santi dobbiamo fare invece il contrario.Dopo questa frase di Gesù, se ne andarono tutti via, «uno per uno, cominciando dai più anziani» (Gv 8,9). Rimangono allora soli, la misera e la Misericordia, come scriveva sant'Agostino. Gesù non condanna la donna peccatrice e neppure l'approva, ma l'incoraggia sulla via del ritorno, della conversione, dicendole: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più» (Gv 8,11).Gesù perdona la donna peccatrice e questa frase: «Va' e d'ora in poi non peccare più», Gesù la ripete anche a noi ogni volta che ci accostiamo al sacramento della Confessione. Siamo peccatori e, in quella donna adultera, c'eravamo anche noi, che troppe volte siamo infedeli a Dio, ci allontaniamo dalla Fonte d'acqua viva e ci imbrattiamo nel fango della nostra miseria.Il Vangelo di oggi è un invito a una profonda conversione, a iniziare una vita nuova e a lasciarci dietro le spalle il nostro passato fatto di peccati e di infedeltà. Nella prima lettura abbiamo ascoltato le parole del profeta Isaia il quale esortava: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche» (43,18); e, ancora più chiaramente san Paolo, nella seconda lettura di oggi, così scriveva ai Filippesi: «Dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la meta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù» (Fil 3,13-14).Dimenticarsi dei peccati passati significa pentirsi profondamente e avere un sincero proposito di non commetterli mai più, costi quel che costi. Come Dio li dimentica, così anche noi dobbiamo cancellarli definitivamente e iniziare una vita nuova.Il Vangelo di oggi ci insegna inoltre a non considerare il peccato del prossimo, a non condannare il fratello. Questo è il giusto atteggiamento da prendere nei confronti dei peccatori. Gesù odia profondamente il peccato, ma ama immensamente il peccatore. Così dobbiamo fare anche noi: rispettare e amare il peccatore, ma combattere senza mezze misure il peccato.
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In Gesù troviamo libertà: non solo siamo resi liberi per operare nel mondo, ma soprattutto siamo resi liberi dalle fortezze del mondo che ci frenano e opprimono le nostre vite. --- Predicatrice: Jean Guest CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO Tempo di lettura: 9 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 33 minuti Oggi cominceremo una breve serie di messaggi intitolata "Libertà!". Oggi vedremo da cosa ci può liberare Gesù. Vorrei iniziare con alcune frasi legate alla libertà: “Dunque essere liberi non significa semplicemente rompere le catene, ma vivere in modo tale da rispettare e valorizzare la libertà altrui” (Nelson Mandela) “Finalmente libero, finalmente libero.”(Martin Luther King jr) “Vorrei essere ricordata come una persona che voleva essere libera... perché anche altri potessero essere liberi." (Rosa Parks) “Ma il popolo ucraino è libero. Ricorda il proprio passato e costruirà il proprio futuro.” (Volodymyr Zelens'kyj -Presidente Ucraina) La libertà è un concetto potente ed emotivo. E si potrebbe pensare che sia un concetto semplice e diretto; se ho la mia libertà allora sono libero. Ma si può essere liberi di muoversi e tuttavia non essere liberi di pensare con la propria testa. L'abuso più pernicioso è quando la libertà di pensare da soli viene rimossa. Nel romanzo 1984 è descritto in questo modo: “Un membro del Partito vive dalla nascita alla morte sotto l'occhio della Polizia del Pensiero. Anche quando è solo non può mai essere sicuro di esserlo. (...) Non ha libertà di scelta in nessuna direzione.” (da “1984” di George Orwell) E qualsiasi agenzia pubblicitaria crederebbe di essere inadeguata nel proprio lavoro se non riuscisse a convincerti a comprare quella particolare marca semplicemente usando le sue arti oscure della messaggistica subliminale. “La messaggistica subliminale è la pratica di usare parole o immagini (stimoli) che i consumatori non percepiscono coscientemente.” (da “I persuasori occulti” di Vance Packard) E potremmo perderci in un groviglio di discorsi filosofici sul significato della libertà politica e socio-economica che hanno fatto impazzire menti più grandi di me. Sembra che la libertà non sia liberamente compresa. E anche per i cristiani ci sono complicazioni quando si considera la libertà, paradossi che all'inizio possono sembrare sconcertanti. All'inizio di Galati, capitolo 5, Paolo dice questo: “Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà...” (Galati 5:13 a) Non chiamati alla salvezza, ma chiamati a libertà. In seguito, nello stesso capitolo, dice questo: “...voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un'occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo dell'amore servite gli uni agli altri...” (Galati 5:13) Quindi come cristiani siamo chiamati ad essere liberi, in modo da poter diventare schiavi, anche se schiavi dell'amore. Ecco come il teologo NT Wright spiega il paradosso: "Ecco l'enigma, il paradosso. Tutte le libertà generano nuove forme di schiavitù. Se usi la tua libertà per tuffarti a capofitto nella vita distruttiva della rabbia e dell'invidia e della malizia e dell'immoralità sessuale, queste cose ti renderanno schiavo: creeranno abitudini della mente e dell'immaginazione, molto più potenti delle abitudini del corpo. L'alternativa è imparare la virtù cristiana centrale, che è l'amore: e l'amore significa rendersi schiavi alle altre persone in un modo completamente nuovo, facendo dei loro bisogni le tue priorità e dei loro dolori la tua preoccupazione". (NT Wright - predicazione del 2013) In uno dei messaggi di questa serie guarderò più da vicino per cosa siamo resi liberi, ma oggi voglio parlare di ciò da cui siamo resi liberi. Il filosofo Jean-Jacques Rousseau si è sbagliato del tutto quando ha detto che “l'uomo è nato libero e ovunque è in catene.” Non siamo nati liberi. Siamo nati nelle molteplici schiavitù del peccato e della morte. Il peccato non è solo qualcosa che facciamo, è un potere a cui l'umanità è soggetta. Cosa dice Paolo in Romani? “Difatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene.(Romani 7:18 a) Questo non vuol dire che siamo totalmente malridotti o senza alcuna caratteristica redentrice, le persone sono dopo tutto fatte a immagine di Dio, non sarà all'altezza di ciò che Dio avrebbe voluto, ci saranno in noi caratteristiche, impulsi e motivazioni che ci rendono schiavi. E anche se, quando diventiamo cristiani diventiamo/siamo una nuova creazione, questo non significa che saremo necessariamente perfetti: in realtà, so che non è così. Ascolta Paolo in Romani 7 e dimmi se questa non è anche la nostra esperienza. “Poiché ciò che faccio io non lo capisco: infatti non faccio quello che voglio, ma faccio quello che odio. Ora, se faccio quello che non voglio, ammetto che la legge è buona; allora non sono più io che lo faccio, ma è il peccato che abita in me. Difatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me.” (Romani 7:15-20) Il peccato è una forza con cui bisogna fare i conti, alla fine è sconfitto, ma noi viviamo nei tempi del "non ancora". Siamo ancora peccatori a cui capita di essere santi grazie a ciò che Cristo ha compiuto sulla croce. È un altro grande paradosso cristiano. Una volta che siamo salvati entriamo in un processo chiamato santificazione e questo richiede un'intera vita dello Spirito che lavora in me e in te. Non sono (ancora ) chi voglio essere, non sono chi Dio vuole che io sia, ma sono diversa; sto cambiando. E Cristo è all'opera in me. Ma ci sono due cose che dobbiamo fare per fare la nostra parte in questo lavoro di trasformazione. La prima è prendere sul serio il nostro discepolato. Ho menzionato qualche settimana fa le abitudini che possiamo praticare e che ci aiuteranno a rassomigliare di più a Gesù. Perché il discepolato non consiste nel provare, ma nell'allenarsi. Non importa quanto duramente ci proviamo, ad un certo punto falliremo: “Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio (v19).” Ma se ci alleniamo nelle abitudini del discepolato e, come ha detto Marco la settimana scorsa, ci concentriamo su ciò che abbiamo imparato, allora gradualmente quelle abitudini diventeranno la nostra natura. In secondo luogo abbiamo bisogno di esplorare con lo Spirito ciò che può trattenerci. La nostra libertà è espressa in parole come rinnegare noi stessi e prendere la nostra croce. La Bibbia “The Message” lo parafrasa in questo modo “Gesù disse: “Chiunque intenda venire con me deve lasciarmi condurre. Non sei tu al posto di guida; sono io”. (Marco 8:34-37. Trat. Bibbia “The Message”) Cosa c'è in noi stessi che dobbiamo negare, o da cui dobbiamo liberarci? Spesso parliamo delle “cose che ci legano”, o le “fortezze nella nostra vita” e ciò che intendiamo con ciò sono quelle aree della nostra vita, o del nostro carattere su cui Gesù non è pienamente Signore; non gli abbiamo permesso di essere pienamente al posto di guida. Lasciate che vi faccia un esempio personale, perché penso che questa testimonianza spiegherà esattamente com'è fatta una fortezza. Quando avevo solo due anni, mia madre ebbe un grave esaurimento nervoso che l'ha vista ricoverata in ospedale per quasi un anno e con i cui effetti ha vissuto per il resto della sua vita. È stata certamente molto malata per la maggior parte della mia infanzia. La conseguenza principale fu che, dal mio punto di vista, non sapevo se mi sarei svegliata o sarei tornata a casa da scuola con la “mamma sana” o la “mamma spaventosa”. Ora non voglio che vi sentiate dispiaciuti per me, perché non mi sono mai sentita una volta non amata o non curata e ho avuto una stupenda infanzia con un'enorme libertà che ha costruito in me una capacità di resistere che è veramente un dono di Dio, e non ho altro che ricordi felici di quando ero bambina. Tuttavia, questa incertezza quotidiana ha fatto sì che sviluppassi un meccanismo di difesa che è diventato una parte radicata del mio carattere: mi ha fatto crescere come una maniaca del controllo; non mi piacevano nemmeno i regali a sorpresa. La vita è andata avanti, sono cresciuta, sono diventata credente, sono andata all'università, ho trovato un lavoro, mi sono sposata, ho avuto dei figli, tutto questo mentre mi assicuravo di avere il controllo completo. E poi, e poi... Il mio matrimonio ha iniziato ad avere problemi con entrambi di noi profondamente infelici. Ma avevamo in progetto di andare a un fine settimana organizzato dalla chiesa e avevo questa sensazione che mentre eravamo lì Dio avrebbe fatto qualcosa, e io presumevo, fare quel “qualcosa” a mio marito! La prima mattina abbiamo avuto una sessione di insegnamento su come la resa è più dell'obbedienza e questo è stato seguito da un tempo di ministero di preghiera. Sono stata costretta a chiedere preghiera e Jessica, che stava pregando con me, improvvisamente ha detto: "Lui vuole riportarti alla tua infanzia e renderti libera". Ed è stato allora che lo Spirito mi ha inondato e ho urlato e pianto mentre il Dio nella sua misericordia rompeva le catene di controllo in me che avevano fatto sì che per 35 anni non avesse avuto la totale signoria nella mia vita. E grazie a Dio che l'ha fatto, perché pochi mesi dopo mio marito se n'è andato e se mai ho avuto bisogno di essere libera di fidarmi completamente di lui e di affidarmi totalmente a lui, è stato allora. Ci sono cose che ci legano che sono più forti delle catene, e le dobbiamo deporre davanti al nostro Dio amorevole. Dio è amore e intende che noi viviamo nel suo amore. Arrendersi ci condurrà in un luogo inaspettato, dove la resa a Dio ci libera per diventare ciò per cui siamo stati da lui creati. Nel salmo 107 egli promette: “...li fece uscire dalle tenebre e dall'ombra di morte, spezzò le loro catene. Celebrino il Signore per la sua bontà e per i suoi prodigi in favore degli uomini! Poiché egli ha sfondato porte di bronzo e ha spezzato sbarre di ferro.” (Salmo 107:14-16) E in Romani 12 Paolo dice che la resa conduce alla libertà per conoscere la volontà di Dio per noi “Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.” (Romani 12:2) Questa stagione di Quaresima, una stagione in cui riflettiamo sia sulla nostra fragilità che sul magnifico amore di Dio, perché non usarla come un tempo di rifugio per esplorare con Dio come potrebbe ancora volerci liberare. Non dobbiamo continuare a vivere con le cose che ci controllano. C'è una bellissima poesia intitolata”Blessing the Dust” (Benedicendo la polvere) di Jan Richardson, che contiene questi versi incredibilmente commoventi; "Non sapevi cosa può fare il Santo con la polvere? Cosa può fare Dio nella polvere, nello sporco, nella roba di cui il mondo è fatto E le stelle che brillano nelle nostre ossa e le galassie che spiraleggiano dentro la macchia che portiamo." Ricordate, siamo chiamati ad essere liberi ed è la Pasqua che ha già iniziato il progetto “E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un'opera buona la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.” (Filippesi 1:6) Nel Regno Unito, cantiamo un canto di adorazione molto bello, e vorrei usare le sue parole come una preghiera finale: Lascerò che tu mi ami, ti lascerò chiudere. Signore che il mio cuore sia aperto. Perché nulla con te è nascosto. Non lasciare che io rimanga lo stesso. Amen.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM--- GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD (Visita il nostro sito per ascoltare la registrazione audio, vedere il video del messaggio, per scaricare gli appunti e per vedere le diapositive del messaggio)
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Quanto sei capace di imparare facilmente? Cristo di chiama ad essere "insegnabile", affinché tutto ciò che impari, ricevi, senti e vedi di lui, tu possa poi farlo nella tua vita di credente. --- CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO Tempo di lettura: 10 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 34 minuti Siamo all'ultimo passo di Filippesi 4. Paolo, dopo aver insegnato che in Cristo puoi... avere gioia, essere gentile, avere calma, essere perspicace ci dice forse al cosa più importante: puoi anche imparare ad essere tutto ciò... diventare davvero così! In Filippesi 4:9 Paolo ci parla della capacità di imparare, ricevere, sentire e vedere mentre camminiamo con il Dio della pace. Questo ci permetterà di vivere come creature che sono gioiose, gentili, calme e perspicaci. “Chi nasce tondo non può morire quadrato” è un proverbio popolare che afferma che una persona per quanto lo voglia, non può cambiare la propria natura. “Che ci vuoi fare? Sono fatto così! E così mi devi accettare.” Questa frase la dissi al mio amico Michele che mi rispose :”Non ti permetto di offendere il mio Signore! Chi è in Cristo può cambiare... se lo vuole!" Già: se lo vuole. Tutto dipende dalla nostra volontà di voler cambiare, non dalla potenza insufficiente di Cristo di cambiare le persone. In Filippesi 4 Paolo sta parlando di vivere una vita particolare in Cristo e di attingere alla potenza di Cristo per cambiare la vita. In Cristo puoi; questa è l'abbondanza di vita che viene offerta a tutti coloro che conoscono Gesù come loro Signore e Salvatore. Non nel futuro, non in cielo ma qui, in terra, in mezzo a tutte le difficoltà ed i limiti umani, ma iniziando ogni giorno con la consapevolezza che possiamo essere diversi. Ma tutto questo è legato a quel “se lo vuole” con cui Michele aveva distrutto le mie scuse dell'essere fatto così e del dovermi accettare così come ero. “Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e viste in me, fatele; e il Dio della pace sarà con voi.” (Filippesi 4:9) Tutto sta nella mia volontà di imparare facilmente, di essere disposto ad apprendere: come si dice con una brutta frase, di “essere insegnabile”. Perché, il motivo per il quale non abbiamo gioia, o non siamo gentili o non siamo calmi o perspicaci, è perché crediamo nel motto popolare che dice che chi nasce tondo non può morire quadrato. Se non sono disposto ad essere insegnabile, allora tutto ciò su cui ci siamo concentrati nell'ultimo mese è completamente inutile per te. E non lo dice Marco, ma il grande Paolo. Paolo usa quattro parole per descrivere l'essere disposti ad imparare facilmente, l'essere insegnabili di cui abbiamo bisogno. 1. “Le cose che avete... imparate” μανθάνω manthanō Questa parola la aveva utilizzata Gesù quando parlava di prendere il suo giogo: “Prendete su di voi il mio giogo e imparate (μανθάνω manthanō) da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo per le anime vostre...” (Matteo 11:29) Il giogo univa due animali: uno vecchio ed esperto, e uno più giovane e inesperto. lo scopo era che il più vecchio insegnasse al più giovane mentre lavoravano assieme. Gesù non stava parlando di metterci un peso suo collo ma di fare la strada assieme a lui e da lui, esperto in tutto, apprendere come fare, come comportarsi, cosa dire. Paolo, esperto, aveva portato il giogo assieme a molti per permettergli di imparare da lui; uno tra questi era Timoteo: “Tu, invece, persevera nelle cose che hai imparate (μανθάνω manthanō) e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le hai imparate (μανθάνω manthanō), e che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù.” (2 Timoteo 3:14-15) Vorrei vedere con voi una pubblicità australiana di una ventina di anni fa. La scritta finale diceva :”I figli assorbono il tuo bere”, ovvero, ciò che tu fai, loro faranno, perché loro imparano da te. Cosa sta imparando da te circa Cristo chi condivide il tuo giogo? Sto pensando ai tuoi figli, ma anche alla tua sposa, al tuo sposo, ai tuoi familiari, ai tuoi colleghi di lavoro... Se tu per primo, per prima, non sei disposto, non sei disposta ad essere “insegnabile”, gli altri non apprenderanno da te la gioia, la gentilezza, la calma, la perspicacia che Cristo ti offre se sei in lui. 2. “Le cose che avete... ricevute” παραλαμβάνω paralambanō E' una parola composta da para (vicino) + lambanō (prendere): bisogna stare vicini per poter prendere qualcosa. “Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunciato, che voi avete anche ricevuto (παραλαμβάνω paralambanō), nel quale state anche saldi, mediante il quale siete salvati, purché lo riteniate quale ve l'ho annunciato; a meno che non abbiate creduto invano. Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l'ho ricevuto (παραλαμβάνω paralambanō) anch'io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture...” (1 Corinzi 15:1-4) Bisogna stare vicino a qualcuno per poter prendere ed apprendere da lui. Bisogna stargli a fianco. Gli apostoli avevano ricevuto da Gesù perché gli erano stati a fianco per tre anni: Apollo aveva ricevuto perché aveva a fianco Priscilla ed Aquila: “Ora un Giudeo di nome Apollo, oriundo di Alessandria, uomo eloquente e versato nelle Scritture, arrivò a Efeso. Egli era stato istruito nella via del Signore; ed essendo fervente di spirito, annunciava e insegnava accuratamente le cose relative a Gesù, benché avesse conoscenza soltanto del battesimo di Giovanni. Egli cominciò pure a parlare con franchezza nella sinagoga. Ma Priscilla e Aquila, dopo averlo udito, lo presero con loro e gli esposero con più esattezza la via {di Dio}.” (Atti 18:24-26) Paolo aveva ricevuto da Gesù perché era stato a fianco di fratelli e sorelle credenti che lo avevo istruito su chi fosse e cosa avesse fatto Gesù. “Quando [Saulo - poi Paolo] fu giunto a Gerusalemme, tentava di unirsi ai discepoli; ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo. Allora Barnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come a Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Da allora Saulo andava e veniva con loro in Gerusalemme, e predicava con franchezza nel nome del Signore...”(Atti 9:26-28) Così come Apollo, Paolo aveva ricevuto, stando vicino a altri credenti maturi, frequentandoli nella vita, frequentando la chiesa. Tu puoi fare la stessa esatta cosa. Ma sei più fortunato, più fortunata di Paolo ed Apollo, perché puoi ricevere dalle Scritture. Ricevere cosa? Ricevere la verità. Ricevere la Parola, studiarla e crescere. Essere equipaggiati per capire. Paolo aveva fatto della sua vita un ministero di insegnamento, ed aveva equipaggiato tanti. È un aspetto della vita che non si ferma mai. Ricevere significa avere una disponibilità per tutta la vita ad ascoltare la Parola: “Ma i fratelli subito, di notte, fecero partire Paolo e Sila per Berea; ed essi, appena giunti, si recarono nella sinagoga dei Giudei. Ora questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica, perché ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così.” (Atti 17:11) Coloro che sono insegnabili si assicurano che il loro ricevere sia sempre incentrato sulla Scrittura. 3. “Le cose che avete... udite da me” ἀκούω akouō E' una parola molto comune nel Nuovo Testamento, e ricorre- 427 volte; qui è Gesù che parla: “Gesù rispose loro: «Andate a riferire a Giovanni quello che udite (ἀκούω akouō) e vedete: i ciechi recuperano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono purificati e i sordi odono (ἀκούω akouō); i morti risuscitano e il vangelo è annunciato ai poveri.” (Matteo 11:4-5) Gesù era venuto perché fosse udito da tutti, e per far recuperare l'udito a chi non era più capace, o non era mai stato capace, di udire la Lieta Novella della salvezza che c'è in Cristo. Attenzione: qui Paolo non stava chiedendo di ricordarsi solo le cose che aveva detto durante le prediche, ma tutto ciò che aveva detto, anche nei momenti più informali, quelli di una cena, quelli di una passeggiato o di uno shopping assieme. Sta chiedendoci di udire non solo la Scrittura, ma di “sentire” la vita di una persona. E questo deve farci pensare a quello che diciamo fuori dall'ambito della chiesa. Una cosa è dire: "Ascoltatemi predicare la Scrittura", “ Ascoltatemi mentre insegno nel piccolo gruppo”. Un'altra cosa è dire: "Ascoltatemi predicare la vita, quello che dico tutti i giorni, e lontano dalla chiesa, lontano da fratelli e sorelle, lontano dall'evangelichese, ma in mezzo ai non credenti, sul luogo di lavoro, al supermercato, al bar...” Dobbiamo continuare ad affermare la verità su Cristo, e dobbiamo farlo in modo che gli altri ci ascoltino. Quindi essere insegnabili pone una responsabilità su tutti noi: dire la verità di Cristo e far si che sia sovrapponibile alla nostra vita di tutti i giorni. Non è facile e crea una sfida per tutti noi. Come la trasmettiamo questa verità? Con quale linguaggio? Rispecchia ciò che diciamo lontano dalla chiesa e tra non credenti il nostro essere salvati? Vedono in noi la differenza che Cristo ha fatto nella nostra vita? Questa è davvero una grande sfida da imparare . Soprattutto negli ultimi tempi e con gli avvenimenti che tutti vediamo nel mondo. Io mi accorgo che, da un bel po' di tempo a questa parte, sto fallendo in questo. Il Covid, la recessione economica, i venti di guerra che aleggiano sul mondo, la situazione della chiesa (la nostra e quella in Italia in generale) stanno tirandomi fuori il peggio, e non sto realmente parlando, ma urlando attorno la mia frustrazione per tutte le cose storte che vedo... Non è questo a cui sono stato chiamato, non è questo quello che Gesù vuole che gli altri odano da me, che devo essere suo testimone non quando predico ai convertiti, ma quando sono tra i non credenti. Devo accettare e ammettere il peccato e il fallimento, e ricominciare daccapo. Anche se sono pastore. Anche se ho sessant'anni. C'è ancora tempo, ma chi ha tempo non aspetti tempo. Lo devo al mio Signore per primo e a chi sta attorno a me. 4. “Le cose che avete... viste da me” ὁράω horaō Anche questa è una parola molto comune nel Nuovo Testamento presente più di 400 volte. “Gesù, voltatosi, e osservando che lo seguivano, domandò loro: «Che cercate?» Ed essi gli dissero: «Rabbì (che tradotto vuol dire “Maestro”), dove abiti?»Egli rispose loro: «Venite e vedrete (ὁράω horaō)». Essi dunque andarono, videro dove abitava e stettero con lui quel giorno.” (Giovanni 1:38-39) Gesù non portò Andrea e Giovanni alla sinagoga, e non gli fece neppure una predicazione ufficiale (altrimenti la troveremmo scritta da Giovanni). Semplicemente li “tenne” per una giornata assieme a lui, gli videro fare le cose comuni di una giornata qualunque; accendere il fuoco, preparare il pranzo, mettere fuori l'acqua da bere, assestare i cuscini su cui sedere... Paolo quando dice di cose “viste; non pensa solo a quello che si fa durante il ministero, o a quello che si fa in chiesa, ma chiede di vedere la vita delle persone, ciò che si vede tutto il tempo. Chi era Paolo quando tutti stavano guardando? Beh, era lo stesso Paolo di quando tutti non guardavano. Non è sempre facile... perché possiamo essere persone che sbagliano. Già vi ho detto che in questo periodo sto sbagliando molto e che non è un bel vedere per gli altri, vero? Ma comunque coloro che sono “insegnabili” riconoscono l'importanza di "vivere" onestamente, in modo coerente, e possono, e devono cambiare. Quindi questa è la chiamata: “imparato, ricevuto, udito, visto da me”... Ma cosa ci dobbiamo fare con tutta questa roba, se siamo “insegnabili”? “... fatele” πράσσω prassō Semplicemente... fatele! “Vi ho fatto vedere come si fanno, le avete prese perché eravate vicini, avete sentito e avete visto come le applico alla mia vita di tutti i giorni... adesso, mettetele in pratica”. Anche questa volta il tempo del verbo tradotto in italiano con l'imperativo, in greco è un altro presente imperativo attivo: "Cominciate a mettere in pratica l'imparare, il ricevere, il sentire e il vedere ... e continuate a mettere in pratica l'imparare, il ricevere, il sentire e il vedere ...". Il verbo πράσσω prassō è quello da cui deriva la nostra parola italiana “prassi”, che, secondo il vocabolario Treccani, significa: Prassi: l'esercizio di un'attività, di una professione, di un'arte, e l'insieme delle norme che la regolano; procedura abituale, consuetudine nello svolgere una determinata attività. “La vostra vita - dice Paolo - deve essere regolata da ciò che avete imparato, ricevuto, visto e udito, e questo deve diventare una consuetudine, qualcosa che vi viene automatico, su cui non dovete neppure pensarci su.” Facile vero? Assolutamente no! Perché tutto, la nostra natura umana, il mondo attorno a noi, le persone che ci conoscono faranno del tutto per scoraggiarci, tenderanno a volerci vedere così come sono state abituate da sempre a vederci. E' difficile, lo so... ma lo sforzo, dice Paolo, avrà una ricompensa IMMESA! “... e il Dio della pace sarà con voi.” Paolo aveva già promesso al versetto 7 del capitolo 4 che, se siamo in Cristo, avendo gioia, calma, gentilezza e perspicacia allora: “E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.” (Filippesi 4:7) Il nostro cuore (il centro dell'intelletto per gli ebrei) e ciò che esso pensa, dice Paolo, sarà al sicuro, protetto e custodito da Gesù stesso. Paolo dice: ... e il Dio della pace sarà con voi.” (Filippesi 4:9 b) Non è un dono, tipo “sarete beati, sarete benedetti”, ma una promessa di una presenza divina, di essere assieme a voi, una presenza costante a fianco nelle vostre vite. E se a tuo fianco vive si muove e passeggia con te non uno che ha la la pace, ma qualcuno che E' la pace, beh, una certa influenza positiva di sicuro ci sarà statene sicuri. Debbo però rivelarvi che nelle vostre bibbie c'è un errore. C'è un verbo al futuro che, nella frase in greco, è diverso; chi ha tradotto il passo, ha (giustamente) messo il verbo “essere” per far capire meglio il significato. Ma la parola che usa Paolo è εἰμί eimi, che non significa propriamente “essere”, ma “esistere”: “Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e viste in me, fatele; e il Dio della pace esisterà (εἰμί eimi) con voi.” (Filippesi 4:9 parafrasi) Cosa cambia? Cambia tutto! Che Dio esista, Paolo non ne aveva dubbi; cosa voleva dire, allora? Voleva dire che non dovrò attendere di fare le cose imparate, ricevute udite e viste e POI Dio sarà, arriverà, ma che Dio che già esiste, manifesterà la sua presenza LI' AL MIO FIANCO!!! nel momento esatto in cui starò facendole! Conclusione Se sei in Cristo puoi. Puoi essere una persona migliore, puoi essere differente da come agisce il mondo, puoi avere gioia, calma, gentilezza, perspicacia... ma tutto questo non varrà nulla se non le metterai in pratica. “Voi sapete dunque queste cose, ora mettetele in pratica! È questa la strada per ricevere benedizioni!” (Giovanni 13:17 PV) Cristo vuole custodire il tuo cuore e i tuoi pensieri e Dio vuole essere al tuo fianco mentre testimoni con la tua vita di chi lui sia. FATELE! Preghiamo. GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM---GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD (Visita il nostro sito per ascoltare la registrazione audio, vedere il video del messaggio, per scaricare gli appunti e per vedere le diapositive del messaggio)
Willkommen zum Podcast der EPO Church! Wir hoffen, dass die Predigen dich bereichern und dich persönlich wachsen lassen. Du bist auch herzlich eingeladen unseren Gottesdienst live mitzuerleben. Jeden Sonntag um 10:00 Uhr (italienischer Gottesdienst) und 11:30 Uhr (deutscher Gottesdienst) auf der Fernewaldstr. 74, 46145 Oberhausen. Finde uns auf Social Media! (Instagram, YouTube & Facebook) Kontakt: info@epo-church.de
Predicazione espositiva del Pastore Emerito Fred Whitman su Efesini 4 e 2 Corinzi 4. Registrata presso il Centro Evangelico Battista di Perugia il 20 Febbraio 2022.Titolo del messaggio: "Il ministero del portatore della Parola di Dio"EFESINI 4 V11-12"11 È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, 12 per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo"2 CORINZI 4 V1-15 "1 Perciò, avendo noi tale ministero in virtù della misericordia che ci è stata fatta, non ci perdiamo d'animo; 2 al contrario, abbiamo rifiutato gli intrighi vergognosi e non ci comportiamo con astuzia né falsifichiamo la parola di Dio, ma rendendo pubblica la verità, raccomandiamo noi stessi alla coscienza di ogni uomo davanti a Dio. 3 Se il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che sono sulla via della perdizione, 4 per gli increduli, ai quali il dio di questo mondo ha accecato le menti affinché non risplenda loro la luce del vangelo della gloria di Cristo, che è l'immagine di Dio. 5 Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù quale Signore, e quanto a noi ci dichiariamo vostri servi per amore di Gesù; 6 perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre» è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio, che rifulge nel volto di Gesù Cristo. 7 Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi. 8 Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all'estremo; perplessi, ma non disperati; 9 perseguitati, ma non abbandonati; atterrati, ma non uccisi; 10 portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo; 11 infatti, noi che viviamo siamo sempre esposti alla morte per amor di Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. 12 Di modo che la morte opera in noi, ma la vita in voi. 13 Siccome abbiamo lo stesso spirito di fede, secondo ciò che è scritto: «Ho creduto, perciò ho parlato», anche noi crediamo, perciò parliamo, 14 sapendo che colui che risuscitò il Signore Gesù risusciterà anche noi con Gesù, e ci farà comparire con voi alla sua presenza. 15 Tutto ciò infatti avviene per voi, affinché la grazia che abbonda per mezzo di un numero maggiore di persone moltiplichi il ringraziamento alla gloria di Dio."
Il canto del salmo 39 si è aperto con una beatitudine “Beati coloro che confidano nel Signore”. E noi sentiamo la gioia di questa fiducia, mentre ci raccogliamo per ascoltare questa sera le parole dell'apostolo Paolo, nella seconda lettera ai Corinzi, nella quale afferma “noi non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù, Signore”. Noi, lui e Timoteo, che si rivolgono ai santi che sono nella Acaia e a Corinto; grazie a Paolo e a Timoteo, una comunità è venuta alla fede e tanti ancora crederanno per la loro predicazione. Paolo e Timoteo sono due fratelli autorevoli, che dicono di essere servitori dei santi, della comunità, a causa di Gesù; e anche noi sentiamo di doverci unire nella gratitudine a quei discepoli di Corinto. Molti sono i fratelli autorevoli e umili, che si fanno nostri servitori a causa di Gesù. Com'è bella e quanta consolazione viene dalla vita degli Apostoli, dalla vita dei fratelli autorevoli e umili: quanti sono gli amici di questo cammino, voluto dal Signore, che con l'apostolo Paolo e la loro stessa vita, e ci confermano e ci incoraggiano. E perché tutto questo? Per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio, sul volto di Cristo. La vita di Gesù è la gloria di Dio. Tutti possiamo essere ripieni della vita di Cristo ed essere i suoi occhi, le sue mani, la sua compassione.
In Cristo possiamo avere calma, anche quando gli eventi della nostra vita sembrano impedirlo. Gesù ha promesso una pace diversa da quella del mondo che nasce dal sapere che Dio ha già provveduto attraverso la croce e la resurrezione di Cristo. --- CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO Tempo di lettura: 10 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 30 minuti Siamo sulla terza parte del nostro cammino verso le cose che possiamo fare a dispetto di tutto quello che ci circonda, delle limitazioni che il Covid ci ha imposto se siamo “in Cristo”. La meravigliosa verità sull'essere un cristiano è che la trasformazione che avviene quando siamo in Cristo non riguarda solo l'avere un posto in paradiso per l'eternità. Gesù cammina con noi per portare cambiamenti pratici nella vita, per passare dal vecchio io al nuovo io, per crescere e maturare e vivere davvero. In Cristo puoi essere una persona diversa; una persona trasformata dallo Spirito. Questo è il motivo che Paolo ha in mente quando scrive Filippesi 4. Non si tratta di stabilire una nuova serie di comandi che ti fanno sentire in colpa quando fallisci. Si tratta di sapere che Cristo ci ama abbastanza da volerci aiutare nel viaggio mentre ci dirigiamo verso l'eternità. Le volte scorse abbiamo visto che in Cristo possiamo avere gioia, perché la gioia non è legata al momento e agli eventi della vita, ma a chi sono in Cristo. Abbiamo poi visto che posso essere gentile, mansueto, mite, ragionevole perché ho la certezza che Gesù tornerà e che il suo giudizio sarà giusto, ma anche perché lui mi è vicino in ogni momento della mia vita e mi chiama ad essere suo testimone nel mondo. Oggi parleremo della calma. Come definiresti la “calma”? Un mare senza onde si dice che è “calmo”. Un cavallo che pascola lo definiamo calmo. Un neonato che dorme è la figura della calma assoluta. Vedete? Ho richiamato tutte immagini che si associano ad una scarsità di movimento, anche se il movimento continua ad esserci, altrimenti non parleremmo di calma, ma di morte. Un mare calmo ha ancora le onde, un cavallo al pascolo si muove lungo il prato, e un bambino che dorme ha respiro, battito cardiaco, sogni. La calma presuppone movimento. La parola calma deriva dal greco καῦμα – kaluma e significa «calore ardente del sole». In latino caluma significa semplicemente “caldo”. Così come il caldo non dipende da noi, allo stesso modo la calma non può nascere in noi. C'è qualcosa che agisce al di fuori di noi, ma che si muove in noi e provoca un cambiamento. Non è una forza interiore, ma una forza che arriva da qualcosa di immensamente più grande di me e di te, e che provoca movimento in noi. Leggiamo assieme Filippesi 4:6.7: “Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.” (Filippesi 4:6-7) I due verbi che ho evidenziato in greco sono in un tempo che si chiama "presente imperativo attivo". In italiano si traduce con il tempo “imperativo": è un comando, come “Taci”! “Muoviti”, “Ascolta!” Ma il presente imperativo attivo è di più di un comando; vale per adesso, ma vale anche in futuro. Non solo “Taci!” adesso, ma “Taci, e continua a tacere!” “Non solo “Muoviti!”, ma “Muoviti, e continua a muoverti!” Non solo “Ascolta!”, ma “Ascolta, e continua ad ascoltare!” Il versetto di Paolo, allora, suonerebbe così: “Non angustiatevi e continuate a non angustiarvi di nulla... ma fate conoscere e continuate a far conoscere le vostre richieste a Dio” (Filippesi 4:6 parafrasi) Vi ricordate l'origine della parola “calma”, vero? Kaluma, il “calore ardente del sole”, qualcosa che non viene da dentro di noi, ma da fuori; la potenza che crea la calma non è nostra ma risiede altrove, ed è presso Dio. C'è una chiave per “attivare” questa potenza, e Paolo ce la illustra nel versetto attraverso cinque parole chiave: 1. “in preghiere” προσευχή proseuchē = preghiera “Gesù rispose loro: «Io vi dico in verità: se aveste fede e non dubitaste, non soltanto fareste quello che è stato fatto al fico; ma se anche diceste a questo monte: “Togliti di là e gettati nel mare”, sarebbe fatto.Tutte le cose che domanderete in preghiera, se avete fede, le otterrete». (Matteo 21:21-22) Il tipo di preghiera di cui parla Paolo è la stessa che chiede Gesù: la preghiera “proseuché”, dove tu preghi al di là delle cose fattibili, dove preghi l'impossibile. “E, dopo aver pregato, si alzò, andò dai discepoli e li trovò addormentati per la tristezza...” (Luca 22:45) E' la preghiera del Getsemani, quella dove si sa che tutto è in mano a Dio. Quante volte debbo pregare questo tipo di preghiera? Quando mio figlio è in ospedale ammalato? Quando il mio lavoro svanisce? In gergo tecnico questo tipo di preghiere “in occasioni speciali” sono chiamate “fox hole prayers”, “preghiere da tana della volpe”. In guerra la tana della volpe era la trincea appena prima della linea nemica. Era il luogo più pericoloso: le preghiere che si facevano lì potevano essere le ultime fatte. Paolo invece dice: “Se vuoi calma, non devi pregare solo quando sei nella prima trincea, ma quando la trincea è lontana, quando la vita non ha apparenti preoccupazioni. Prega nella trincea, ma continua a pregare anche quando sei lontano da essa se vuoi avere calma nella tua vita.” Vuoi il “calore ardente del sole”, la potenza che Dio assicura per infondere calma nella tua vita? Prega per tutto, anche per le cose piccole, quelle di tutti i giorni. “Fate conoscere e continuate a far conoscere le vostre richieste a Dio”. Prega, e continua, non fermarti mai di pregare. 2. “ e suppliche,” δέησις deēsis = supplica “Fratelli, io desidero con tutto il cuore e domando a Dio che gli Ebrei siano salvati.” (Romani 10:1) Quel “domando” di Paolo è la stessa parola di Filippesi: è una “supplica”, una richiesta che si fa dal basso verso qualcuno che è enormemente al di sopra di noi. Quando Paolo stava scrivendo ai Romani della sua supplica affinché gli Ebrei fossero salvati, centinaia di migliaia stavano arrivando alla fede e al pentimento. Ma non abbastanza di origine ebraica. Paolo si rivolge a Dio supplicandolo per questa situazione. Quante volte pensate Paolo abbia fatto questa supplica a Dio? Una volta (quella che vediamo qui in Romani)? ma fate conoscere e continuate a far conoscere le vostre richieste a Dio” “Supplica e continua a supplicare”. E' qualcosa che accompagnerà Paolo per tutta la tua esistenza; ed è questo quello che ti chiede per poter ottenere il “calore ardente del sole” la potenza di Dio che scacci l'ansia e ti porti la calma nella tua vita. Continuare a domandare, a supplicare, a chiedere che Dio agisca, senza mai stancarsi. Sapete quale è il mio problema (uno dei molti miei)? E' che io metto tutta la mia energia nell'alimentare l'ansia, piuttosto che alimentare la supplica a Dio. Sono da solo, vero? 3. “accompagnate da ringraziamenti” εὐχαριστία eucharistia – ringraziamento “Come dunque avete ricevuto Cristo Gesù, il Signore, così camminate in lui; radicati ed edificati in lui, saldi nella fede, come vi è stata insegnata, e abbondando nel ringraziamento.” (Colossesi 2:6-7) Per cosa sta chiedendo di ringraziare Paolo? Per i favori che Dio ci provvederà? Certo che no: quelli saranno la “ciliegina sulla torta”. Il ringraziamento non è in base a ciò che Dio farà ma in base a quello che ha già fatto. Ci saranno situazioni nella vita che ci provocheranno ansia, ma c'è anche una certezza: Cristo à venuto, per chi lo ha ricevuto c'è un cammino da fare assieme a lui, un terreno dove mettere radici (radicati), su cui costruire (edificati) e tramite cui essere solidi (saldi) “...perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore. (Rom 6:23) E' per tutto questo che dobbiamo ringraziare. Il peccato è sconfitto. La morte è sconfitta. L'ansia che viene dal peccato, dalla malattia e dalla morte . alla fine è insignificante. E dobbiamo ringraziare e continuare a ringraziare. Allora, se vogliamo avere quelle potenza che scaccia l'ansia, non possiamo fare a meno di preghiera, supplica e ringraziamento; “Metteteli insieme quando siete ansiosi e imparerete a pregare in modo da poter smettere di essere ansiosi.” ci dice Paolo. “Ma non fatelo una volta e via, continuate a farlo in continuo. Deve diventare parte della vostra routine quotidiana, deve entrare nel tuo DNA di credente.". Ci saranno ancora problemi, ci saranno ancora lutti, ma la potenza quel “calore ardente” di Dio, arriverà a darci pace. 4. “E la pace di Dio” ἰρήνη eirēnē = pace La parola “pace” in greco è ἰρήνη eirēnē . Esiste una bibbia molto antica, la Septuaginta, che fu la versione con cui molti “gentili” (pagani) lessero l'Antico Testamento. Era una traduzione in greco dei vari libri da Genesi a Malachia. Perché vi parlo della Septuaginta? Perché la parola “ἰρήνη eirēnē “pace” è quella con cui è stata tradotta la parola ebraica “shalom” Nella cultura ebraica shalom non è solo un saluto, (“Shalom”, “Pace” lo diciamo anche noi evangelici talvolta), è un concetto filosofico profondo: è la pace che viene nonostante le circostanze che accadono, è indipendente da quello che stai vivendo. Puoi avere “shalom” quando tuo figlio è morto quando hai il tumore, quando hai perso il lavoro. E' una pace spirituale. Una pace in cui niente può distruggere la mia fede. Una pace in cui la mia mente è al sicuro e ho una pienezza di vita. E' una pace... “che supera ogni intelligenza” ὑπερέχω hyperechō = supera Ma ὑπερέχω hyperechō non significa solo “supera”; lo vediamo in Romani 13: “Ogni persona stia sottomessa (ὑπερέχω hyperechō) alle autorità superiori”. (Romani 13:1) Paolo sta dicendo che devi lasciare che la pace Dio sottometta la tua intelligenza, la tua comprensione del mondo. Ti chiede di non fidarti di ciò che con la tua mente pensi, ma di affidarti alla pace “shalom” di Dio. Paolo affermerà ai Corinzi: “In realtà, sebbene viviamo nella carne, non combattiamo secondo la carne; infatti le armi della nostra guerra non sono carnali, ma hanno da Dio il potere di distruggere le fortezze, poiché demoliamo i ragionamenti e tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio, facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo...” (2 Corinzi 10:3-5) Il senso di insicurezza, la mancanza di speranza, gli strumenti di Satana per farci dubitare della cura di Dio per noi, la pace “shalom” li supera tutti... ma siamo noi che dobbiamo sottomettere i nostri pensieri, farli prigionieri, piegarli, fino a renderli obbedienti a Cristo. I problemi nella tua vita rimarranno, ma la pace di Dio alla fine supererà tutte queste sfide di ansia. 5. “custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.” φρουρέω phroureō = custodirà φρουρέω phroureō è il verbo che indicava il turno di guardia di una sentinella armata. La potenza di Dio non solo supererà l'ansia, ma monterà di guardia attorno al tuo cuore (che, vi ricordo, per gli ebrei era la sede del ragionamento) e ai tuoi pensieri. In Cristo puoi essere calmo, essere calma puoi avere pace... anche quando diventiamo ansiosi. Perché voi sapete … e io so … e ogni cristiano con un po' di sale in zucca sa … che ci saranno momenti in cui l'ansia avrà la meglio su di noi. Nonostante le nostre preghiere. Nonostante il nostro pensiero. Nonostante le nostre azioni. Eppure, anche allora, possiamo avere pace. Quando questo accade, non siate sorpresi, non datevi colpa, non abbiate timore di non essere buoni credenti; Gesù ci conosce, sa come siamo dentro, è stato umano anche lui. E' per questo che ha detto: “Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti.” (Giovanni 14:27) Gesù ha promesso una pace diversa da quella del mondo. Non l'assenza di problemi, ma la calma che nasce dal sapere che Dio ha già provveduto al problema più grande; quello di poterlo riabbracciare come Padre, attraverso la croce e la resurrezione di Cristo. Se sono in Cristo posso avere calma, se prego e continuo a pregare se domando a Dio e continuo a domandare se ringrazio e continuo a ringraziare per ciò che Gesù ha già fatto. E' allora che “shalom”, la pace di Dio che tutto supera e sottomette arriverà a proteggere il mio cuore e i miei pensieri. Serve solo che io faccia prigionieri i miei pensieri, e li sottometta a Cristo. Preghiamo. GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM--- GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD (Visita il nostro sito per ascoltare la registrazione audio, vedere il video del messaggio, per scaricare gli appunti e per vedere le diapositive del messaggio)
16.01.22 Capo e Sposo della Chiesa, Signore di tutti: ecco chi è Cristo Gesù.
Meditazione dal Calendario Parole di Vita 2022.E la pace di Dio ... custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù(Filippesi 4:6, 7)
Le circostanze e gli eventi del mondo rubano la tua gioia: Gesù la protegge e la contiene. Non permettere alle circostanze della vita di dettare la tua risposta. La tua gioia non sarà mai in funzione di ciò che hai, ma di ciò che sei IN Cristo. --- CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO Tempo di lettura: 10 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 30 minuti Non so voi, ma dopo più di due anni sono stufo di sentirmi dire ogni giorno di tutte le cose che NON posso fare. Vivo la mia vita con dei limiti che so sono per il mio bene... ma non per questo non ne soffro. La gioia in questi anni sembra essere quasi sparita. E' per questo che la serie di messaggi che comincio questa settimana si intitola “In Cristo puoi”. Vogliamo conoscere assieme tutte le cose che possiamo fare e che nessuno può impedirci dal praticare. La prima cosa che nessuno può impedirci di avere è la gioia. E per parlare di gioia in Cristo non possiamo fare a meno del libro dove la gioia è il motivo conduttore di tutta la narrazione: sto parlando della lettera di Paolo ai Filippesi. A metà dello scorso anno abbiamo già visto con i messaggi di Celeste, di Jean e miei, molto di questo libro per ciò che riguarda le varie teologie contenute in esso, gioia, unità, gloria e pace. Questa volta vorrei parlarvi di tutto ciò che attraverso Cristo possiamo fare non quando stiamo bene, non quando le situazioni sono a nostro favore, ma sempre, e soprattutto quando stiamo male e le situazioni sono avverse. “...e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con gioia a motivo della vostra partecipazione al vangelo, dal primo giorno fino ad ora. (Filippesi 1:4-5) Quando Paolo scriveva queste parole era in prigione, incatenato ad un soldato romano h 24, senza libertà neppure per le cose intime. Ma Paolo parla di gioia; la gioia del Vangelo e non significa che tutto sia facile, anzi: “Vero è che alcuni predicano Cristo anche per invidia e per rivalità; ma ce ne sono anche altri che lo predicano di buon animo. Questi lo fanno per amore, sapendo che sono incaricato della difesa del vangelo; ma quelli annunciano Cristo con spirito di rivalità, non sinceramente, pensando di provocarmi qualche afflizione nelle mie catene. ” (Filippesi 1:15-17) “Guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quelli che si fanno mutilare...”(Filippesi 3:12) C'è invidia e c'è rivalità ci sono cattivi insegnati che cercano di minare il ministero di Paolo facendolo apparire come un bugiardo. Ma un Paolo in catene, un Paolo attaccato sul piano personale, afferma: “Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi.” (Filippesi 4:4) E la cosa più stupefacente non è tanto l'affermazione, ma il contesto in cui Paolo la dice: “Esorto Evodia ed esorto Sintìche a essere concordi nel Signore. Sì, prego pure te, mio fedele collaboratore, vieni in aiuto a queste donne, che hanno lottato per il vangelo insieme a me, a Clemente e agli altri miei collaboratori i cui nomi sono nel libro della vita. Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi” (Filippesi 4:2-4) Il contesto non è quello di una chiesa unita, ma di una chiesa con delle discussioni e delle divisioni tra le persone che avevano lottato assieme a Paolo per piantare la chiesa Filippi. E in un contesto del genere, la soluzione di Paolo “rallegratevi!" sembra davvero un controsenso, al limite una battuta sarcastica. Ma Paolo non sta scherzando; sta piuttosto indicando una realtà: si può essere gioiosi ... nonostante le circostanze della vita. Vorrei darti oggi tre motivi e un “luogo” dove trovare gioia anche nei periodi bui, e conservala protetta dal mondo. 1. Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti in cielo. In Luca 10 Gesù mandò 70 dei suoi discepoli per strade e campagne ad operare miracoli. I risultati furono fantastici. Essi tornarono al Signore pieni di gioia, parlando delle guarigioni e delle liberazioni che erano avvenute. Ma Gesù li portò subito con i piedi per terra: non dovevano gioire per quella potenza che avevano visto in azione, ma per altro: “Tuttavia, non vi rallegrate perché gli spiriti vi sono sottoposti, ma rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli.” (Luca 10:20) Gesù gli sta dicendo: “Se la vostra gioia è in funzione di ciò che fate, allora siete messi male, perché la gioia vera non è in funzione di quello che fate, ma di quello che siete. I miracoli, un giorno, potrebbero non avvenire più, ma una cosa rimarrà certa, ora e sempre: voi siete nell'elenco che è presso il Padre mio. Eravate a un passo dalla morte eterna, e ora avete la vita eterna. Trovate lì la vostra gioia!”. E' per quello che Paolo ci dice di rallegrarci. 2. Rallegratevi perché Dio provvede ogni giorno Vi ricordate cosa ci ha detto di pregare Gesù? "Dacci oggi il nostro pane quotidiano" (Matteo 6:11) Non un pane annuale, o mensile o settimanale, ma è un pane che va richiesto OGNI giorno, e che OGNI giorno Dio provvede. Il Salmo 103 inizia così: “Benedici, anima mia, il Signore; e tutto quello che è in me, benedica il suo santo nome. Benedici, anima mia, il Signore e non dimenticare nessuno dei suoi benefici. (Salmo 103:1-2) Sai quale è il mio più grande difetto? Che mi dimentico, o dò per scontate le cose buone che Lui ha fatto, fa e farà per me. Ogni volta che prendo un respiro, ho un buon motivo per essere grato. Dio ha fornito quell'ossigeno. Dio ha ha fornito il sole, le stagioni, il cibo... tutto ciò che mi circonda.. ma soprattutto... “Egli perdona tutte le tue colpe, risana tutte le tue infermità; salva la tua vita dalla fossa, ti corona di bontà e compassioni...” (Salmo 103:3-4) Dio mi ha, ti ha perdonato, e ci ha coronato di bontà. Quante volte in un anno, aprendo gli occhi la mattina mi rammento di questo? Quante volte la mia prima preghiera del mattino è: “Sono perdonato! Sono coronato di compassione e di bontà da mio Padre! Grazie Signore!” E non basta: Dio non solo mi ha perdonato, ma agisce e continua ad agire in mio favore: “...egli sazia di beni la tua esistenza e ti fa ringiovanire come l'aquila. Il Signore agisce con giustizia e difende tutti gli oppressi.” (Salmo 103:5-6) Il salmista non stava parlando “in generale”, “Beh, si, so che Dio è dalla mia parte, per cui se mi accade qualcosa di buono significa che è stato lui.” ma di azioni precise, di interventi miracolosi che il popolo di Dio aveva realmente visto accadere. Quando Israele era in schiavitù in Egitto, Dio lo aveva liberato, il mare si era aperto davvero davanti a loro. Aveva agito con giustizia ed aveva difeso chi era oppresso, liberandolo attraverso più e più miracoli. Quando Israele aveva avuto bisogno di cibo nel deserto, Egli mandò la manna dal cielo e poi le quaglie.... vere quaglie e vera manna! Dio aveva letteralmente saziato il suo popolo. Gesù era stato mandato per completare quelle azioni: e quando i 5.000 avevano fame, moltiplicò veri pesci e veri pani. Niente fu mai più vero e reale del salire la croce per pagare i nostri peccati. Proprio Paolo dice in Filippesi: “Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti” (Filippesi 4:6) Paolo sta dicendo: “Se vuoi avere gioia devi sviluppare una attitudine alla gratitudine Trova lì la tua gioia!”. 3. Rallegratevi perché siete testimoni di Cristo Gesù ha detto: “Il servo non è più grande del suo signore”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra." (Giovanni 15:20) Essere testimoni di Cristo non è gratis, le persone non saranno lì ad applaudirti, ma Gesù anche detto: “Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e {, mentendo,} diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli...” (Matteo 5:10-12). “Beati”, come abbiamo visto più volte, è la parola che la Bibbia usa per indicare la gioia ai suoi massimi livelli, la felicità assoluta. E qui tu, onestamente, potresti chiedere a me (e a Gesù... visto che è lui che parla) “E dov'è la gioia nell'essere perseguitati?” Gesù la indica: la gioia sta nella ricompensa: egli stesso, dice Ebrei 12 “Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l'infamia.” (Ebrei 12:2) Mosè dovette fare una scelta tra la comodità terrena e la ricompensa nel cielo". “Per fede Mosè, fattosi grande, rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio che godere per breve tempo i piaceri del peccato, stimando gli oltraggi di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d'Egitto, perché aveva lo sguardo rivolto alla ricompensa. (Ebrei 11:24-26) "...perché aveva lo sguardo rivolto alla ricompensa. ". Ho bisogno di avere gli occhi puntati su quella ricompensa e non sulle difficoltà che ho attorno. Ho bisogno di fare quello che fece Mosè, concentrarmi su Cristo (e lui non lo aveva mai visto, noi si!) per vedere la gioia che mi spetta. Paolo scriverà: “Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che deve essere manifestata a nostro riguardo.” (Romani 8:18) Il luogo dove trovi la gioia Però ad essere onesti, tu sei autorizzato a dirmi: “Marco, tutto quello che mi hai indicato che dovrebbe portare gioia, diciamocelo francamente, nella vita normale porta problemi e basta. Si è vero, il mio nome è scritto in Cielo, ma qua, in terra, il mio nome sembra non essere scritto in nessuna parte, ed io mi sento di essere tra gli ultimi. Si, è vero, Dio provvede ogni giorno, ma io riesco a malapena a a sopravvivere. Si è vero, sono testimone di Cristo ma questo rende la mia vita ancora più difficile.” Il viaggio della vita è un viaggio che cerca costantemente di derubarci della nostra gioia. Ed è per quello che Paolo non dice “rallegratevi"... e basta, ma indica un luogo dove riporre, conservare e trovare la gioia. Dice “rallegratevi NEL Signore” In greco NEL è la preposizione ἐν-en, che significa “all'interno, dentro, in mezzo, circondato da. L'unico luogo dove potrai avere gioia è se sarai all'interno, dentro, in mezzo al Signore. Nella vita affrontiamo un sacco di momenti "ladri di gioia: la morte di un caro, la perdita di un lavoro, un reddito da fame, essere evitati della gente, essere giudicati... Salomone sintetizzerà tutto questo dicendo in Lamentazioni: “Io ho detto:«È sparita la mia fiducia, non ho più speranza nel Signore!»” (Lamentazioni 3:18) Quando tutto sembra andare per il verso storto è tanto semplice aprire la bocca e bestemmiare... “Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi.” Paolo non dice “rallegratevi nel Signore... a meno che....” (qualcuno non vi corra dietro con la mazza ferrata). Paolo non dice “rallegratevi nel Signore... finché...” (avete soldi, una famiglia unita, un bel lavoro). Ma dice che, indipendentemente dalle circostanze il luogo dove puoi avere gioia è all'interno, dentro, nel mezzo del Signore. Le circostanze rubano la gioia: Gesù la protegge e la contiene. Non permettere alle circostanze della vita di dettare la tua risposta. Questo non significa che non possiamo esprimere emozioni per le circostanze della vita: Gesù ha pianto. Gesù si è infuriato. Gesù è stato frustrato. Gesù è stato turbato. Gesù è stato addolorato. La chiamata a gioire sempre nel Signore non riguarda lo schiacciare le emozioni, ma nel mantenere la giusta prospettiva, nel distogliere gli occhi da ciò che succede intorno a noi... e nel guardare altrove. Dove? “Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Com'è scritto: «Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello». Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.” (Romani 8:35-39) Ecco dove volgere lo sguardo, ecco dove cercare la gioia, perché puoi gioire ... sempre, all'intero, dentro, IN Cristo. Il Covid, negli ultimi due anni ci ha rubato la gioia, quella terrena, negandoci abbracci, incontri, cene assieme, agapi in chiesa, piccoli gruppi nelle case... ma la nostra gioia quella vera, è intoccabile e protetta. “Sono sicuro: il Signore è il mio tesoro, per questo io spero in lui.” (Lamentazioni 3:24 TILC) Posso avere gioia, perché la mia gioia è IN Cristo. Preghiamo.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOK GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM ---GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD (Visita il nostro sito per ascoltare la registrazione audio, vedere il video del messaggio, per scaricare gli appunti e per vedere le diapositive del messaggio)
Il mistero di un amore infinito: l'acqua non raramente inodore, incolore, insapore della nostra quotidianità può diventare vino di festa in Cristo Gesù per la potenza dello Spirito. (Is 62, 1-5; sal 96(95); 1Cor 12,4-11; Gv 2,1-11)
Che "postura" hai come credente? In quale posizione ti metti per accogliere, servire ed amare il prossimo, così come ha fatto Gesù?--- Predicatrice: Jean Guest CLICCA SUL TITOLO PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO Tempo di lettura: 10 minuti Tempo di ascolto audio/visione video: 35 minuti Man mano che cresciamo la nostra postura cambia. Passiamo dal gattonare, ai primi passi traballanti, a quelli forti e dritti fino a quando l'età ci colpisce e ci ritroviamo a tornare a traballare. Chiedete a qualsiasi attore il cui lavoro è quello trovare la chiave per interpretare il personaggio e vi dirà che la nostra postura, la nostra camminata, faccia molto parte di chi siamo come persone e d come gli altri ci percepiscono. Negli ultimi anni i cristiani hanno iniziato a usare il termine “postura” nel parlare di discepolato. Non significa che stiamo parlando di come stiamo letteralmente in piedi o seduti, ma piuttosto di come intendiamo il discepolato e come ci presentiamo nel modo in cui ci avviciniamo agli altri. “Beato l'uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori, né si siede in compagnia degli schernitori, (Salmo 1:1) Nel Salmo 1 vediamo le 3 posture del peccato: possiamo attivamente camminare verso il male, non allontanarci da esso scegliendo di rimanere, e possiamo sederci passivamente mentre gli altri fanno del male. La Bibbia ci dà delle alternative in netto contrasto a questi comportamenti fallimentari. 2 Giovanni ci dice: “In questo è l'amore: che camminiamo secondo i suoi comandamenti.” (2 Giovanni 1:6) Filippesi ci dice che dobbiamo stare “in questa maniera saldi nel Signore” (Filippesi 4:1 b) Ed Apocalisse 3:21 afferma: “Chi vince lo farò sedere presso di me sul mio trono...” (Apocalisse 3:21) Il comun denominatore in tutte queste "posture" spirituali positive è l'obbedienza. Proprio così come con una buona postura fisica il nostro corpo funziona meglio, con una buona postura spirituale funzioniamo meglio come discepoli camminando eretti e in libertà. Ecco una preghiera per noi oggi. Quando le preoccupazioni di questo mondo mi distraggono e mi allontanano da te, aiutami a rispondere alla tua voce mite che mi invita a riavvicinarmi a te. Perché alla tua presenza c'è la pienezza della gioia. Guarisci la mia postura interiore affinché io possa camminare dritto, camminare diritta nello Spirito: non piegato, non piegata non frettoloso, non frettolosa, disponibile verso gli altri e pronto, e pronta per il servizio. Come possiamo sviluppare una buona postura spirituale? Quando guardiamo Gesù, vediamo che l'obbedienza si manifesta nella sua umiltà, servitù e amore. La postura dell'umiltà Al centro della nostra fede c'è l'umiltà. “Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, 6 il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.” (Filippesi 2:5-8) Tyler Staton dice di Emmanuel Dio con noi: "E' la gloria più alta, fondata nella realtà più bassa". L'incarnazione è ciò che dà senso al cristianesimo. Il pastore Marco ha predicato su questo la settimana scorsa, quindi non mi dilungo molto qui sull'umiltà di Gesù come Dio con noi. Voglio sottolineare che l'umiltà spesso ci rende vulnerabili. Ecco cosa dice il cantante Bono degli U2 sull'incarnazione: “L'idea che Dio (se c'è una forza d'Amore e di Logica nell'universo) sia alla ricerca di spiegare se stesso è abbastanza sorprendente. Che sia alla ricerca di spiegare se stesso e di descriversi diventando un bambino nato nella povertà della paglia... un bambino, ho pensato: "Wow!" Questo è poesia. L'amore inconoscibile, la potenza inconoscibile, descrive se stesso come il più vulnerabile. Ecco. Ero seduto lì, ... e le lacrime mi scendevano sul viso, e vedevo la genialità di tutto ciò, la genialità assoluta di scegliere un particolare punto nel tempo e decidere di agire su questo. Perché è esattamente quello di cui stavamo parlando prima, l'amore ha bisogno di trovare forma, l'intimità ha bisogno di essere sussurrata. Per me ha senso. In realtà è logico. È pura logica. L'essenza deve manifestarsi. È inevitabile. L'amore deve diventare un'azione o qualcosa di concreto. Doveva accadere. Ci deve essere un'incarnazione. L'amore deve farsi carne.” Dio era disposto a rendersi vulnerabile a tutto ciò che il mondo, la carne e il diavolo potevano scagliargli contro, per il nostro bene, perché siamo amati incondizionatamente. E questo è l'inizio della nostra crescita in umiltà. L'umiltà significa essere obiettivi di chi siamo davanti a Dio e agli altri. Qual è una giusta visione di noi stessi? Sarà diversa da persona a persona, ma alcune cose sono comuni a tutti noi. Siamo figli di Dio: creati, amati e redenti dalla sola grazia di Dio, non da qualcosa in noi stessi o da noi stessi; e dotati da Dio di certi doni , capacità, risorse e vantaggi unici, che devono essere usati per la sua gloria. La vera umiltà consiste nel credere a ciò che Dio dice di te. Diamo uno sguardo alla storia della chiamata di Gedeone. “Poi venne l'angelo del Signore e si sedette sotto il terebinto di Ofra, che apparteneva a Ioas, abiezerita; e Gedeone, figlio di Ioas, trebbiava il grano nello strettoio per nasconderlo ai Madianiti. L'angelo del Signore gli apparve e gli disse: «Il Signore è con te, o uomo forte e valoroso!» Gedeone gli rispose: «Ahimè, mio signore, se il Signore è con noi, perché ci è accaduto tutto questo? Dove sono tutte quelle sue meraviglie che i nostri padri ci hanno narrate dicendo: “Il Signore non ci ha forse fatti uscire dall'Egitto?” Ma ora il Signore ci ha abbandonati e ci ha dati nelle mani di Madian». Allora il Signore si rivolse a lui e gli disse: «Va' con questa tua forza e salva Israele dalla mano di Madian; non sono io che ti mando?» Egli rispose: «Ah, signore mio, con che salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più povera di Manasse, e io sono il più piccolo nella casa di mio padre». Il Signore gli disse: «Io sarò con te… ». (Giudici 6:11-16 a) Se dovessimo tracciare una linea e chiamarla vera umiltà, da un lato della scala sarebbe l'insicurezza totale e dall'altro l'arroganza assoluta. E a seconda di chi siamo e dalle nostre circostanze oscilleremmo da un estremo all'altro della scala, quindi è importante che ricalibriamo e lo facciamo credendo a ciò che Dio vede quando ci guarda. Gedeone si trova assolutamente all' estremità dell'insicurezza della scala a causa delle sue circostanze. Quando l'angelo appare pensa di avere l'albero sbagliato. Quel "ahimé, mio Signore" sta lì come se fosse un "Oh, non credo proprio!". Non ci crede perché si sente abbandonato, il lavoro che sta facendo deve essere nascosto e lui è il più debole della tribù più piccola. Ma Dio non gli dà tempo dicendo: "poverino, si, è dura", lo chiama con queste parole: “Va' con questa tua forza” io sarò con te'. Quanti di noi quando c'è un'opportunità o una chiamata hanno voci che suonano nella propria testa e ci impediscono di vederci come ci vede Dio? Quanti di noi sentono: "Non sono abbastanza istruito o istruita, non sono abbastanza coraggioso o coraggiosa, non sono del sesso giusto, non sono nel giusto stato d'animo”. Dio ti dice: "Potente guerriero, vai con la forza che hai già, Io sarò con te". Cosa succede quando Gedeone finalmente crede a Dio? È obbediente e pronto a servire. La postura di un servitore Se l'umiltà è il cuore della nostra fede, allora l'essere un servitore o una servitrice è il modo in cui si realizza nella nostra vita quotidiana. Questo è un dipinto di Ford Maddox Brown di Gesù che lava i piedi a Pietro. È un dipinto fantastico e all'epoca era già un artista di successo, ma non riuscì a venderlo finché non lo trasformò in questo modo: E non era solo a causa delle sensibilità e del senso di pudore del 800: c'è qualcosa di profondamente inquietante e provocatorio nella nozione di un Dio che è disposto a spogliarsi nudo e lavare i piedi. Ma questo è il Gesù che noi seguiamo. Ora lui non vuole che ci togliamo i nostri vestiti (almeno non credo), ma ci chiede di essere disposti a renderci vulnerabili alle persone nel modo in cui li serviamo. “Quando dunque ebbe loro lavato i piedi ed ebbe ripreso le sue vesti, si mise di nuovo a tavola, e disse loro: «Capite quello che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io. In verità, in verità vi dico che il servo non è maggiore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato. Se sapete queste cose, siete beati se le fate.” (Giovanni 13:12-17) Comporta dei rischi, l' essere vulnerabile rischia l' essere respinti, l' essere vulnerabile rischia l' essere derisi, l' essere vulnerabile rischia l' essere rifiutati. Prendetevi un momento per riflettere su questo - qui Gesù sta lavando i piedi di Pietro (un Pietro troppo vecchio, ma si trattava di voler simboleggiare il padre fondatore della Chiesa); in meno di 24 ore da questo momento, Pietro avrebbe negato di conoscere Gesù. Gesù ha lavato i piedi di Giuda, che nel giro di poche ore lo avrebbe tradito. L'essere un servitore è rischioso, ma è accompagnato anche dalla benedizione di Dio. “Se sapete queste cose, siete beati se le fate.” (Giovanni 13:17) Non so come Dio vi stia chiamando a servire, o a chi servire, ma quella chiamata viene sempre elaborata attraverso la preghiera, la generosità, l'ospitalità e l'umiltà. “Allora il re dirà a quelli della sua destra: “Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che vi è stato preparato fin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovarti?” E il re risponderà loro: “In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, lo avete fatto a me”.” (Matteo 25:34-40) Il filo conduttore di questo passaggio sull'essere servitore è la giustizia - il nostro vangelo è amore e giustizia assieme. “Ho proclamato la tua giustizia nella grande assemblea; ecco, io non tengo chiuse le mie labbra; o Signore, tu lo sai. Non ho tenuto nascosta la tua giustizia nel mio cuore; ho raccontato la tua fedeltà e la tua salvezza; non ho celato la tua benevolenza né la tua verità alla grande assemblea.” (Salmo 40:9-10) Come cristiani non dobbiamo essere contenti di vivere in un mondo dove la gente ha fame, dove molti non hanno accesso all'acqua potabile, dove le persone rimangono senza casa, dove i rifugiati non sono benvenuti, dove il mondo funziona solo per chi non è disabile, dove le persone vengono comprate e vendute. Una parola di avvertimento: non possiamo fare tutto, saremmo sopraffatti; ma dobbiamo fare qualcosa. Il movimento di preghiera 24/7 dice "scegli una lotta" perché questo è ciò che è la preghiera, è una lotta contro le potenze di questo mondo, e poi concentra la tua energia su quell'unica battaglia. Anche qui nella piccola realtà dell'Italia rurale dovremmo essere in lotta e possiamo farlo informandoci sulla lotta che abbiamo scelto, pregando e se possibile sostenendola con tempo e denaro. Posso suggerirvi alcune lotte da prendere in considerazione? l'emergenza climatica; le persone imprigionate per il loro credenze, siano esse cristiane o meno; la schiavitù moderna e il traffico di persone; la mobilitazione globale di persone rimaste senza casa a causa della guerra o della carestia. Ce ne sono molti altre, andate a combattere dove Dio vi chiama. E siamo in lotta perché l'amore ci obbliga. La postura dell'amore L'umiltà è il cuore della nostra fede, l'essere servitori la manifestazione della nostra fede e l'amore è la fonte della nostra fede. “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo. (1 Giovanni 4:19) Lo dirò di nuovo: non c'è niente che tu possa fare per far sì che Dio ti ami di più, non c'è niente che tu possa fare che vi farà amare di meno. Il suo amore è incondizionato. Di recente studiando la Parabola del Figliuol Prodigo sono stata costretta a rendermi conto che il figlio tornò a casa perché era affamato e senza casa, non perché gli mancasse e amasse suo padre, eppure il Padre corse verso di lui, con le braccia tese in un amore che accoglie ed accetta. Ed è così che il nostro atteggiamento dovrebbe essere mentre rappresentiamo la chiesa nella nostra comunità: sei il benvenuto, sei benvenuta, sei accettato, sei accettata, sei amato, sei amata, perché noi sappiamo cosa significa essere amati. Amen.GUARDA LE DIAPOSITIVE DEL MESSAGGIOGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU FACEBOOKGUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN BASSA RISOLUZIONE SU INSTAGRAM---GUARDA IL VIDEO DEL MESSAGGIO IN HD (Visita il nostro sito per ascoltare la registrazione audio, vedere il video del messaggio, per scaricare gli appunti e per vedere le diapositive del messaggio)