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Il fallimento degli accordi di pace tra Stati Uniti, Russia e Ucraina. Lo scorso 25 marzo Stati Uniti, Russia e Ucraina annunciavano a Riad, con dichiarazioni separate, di aver raggiunto un accordo complessivo per garantire la sicurezza della navigazione, eliminare l'uso della forza e impedire l'uso di navi commerciali per scopi militari nel Mar Nero, per vietare gli attacchi contro le strutture energetiche di Russia e Ucraina, per il raggiungimento di una pace duratura e sostenibile. A distanza di 23 giorni nulla di ciò che è stato scritto e comunicato è stato raggiunto. Anzi in questi ultimi giorni l'offensiva russa contro l'Ucraina si è fatta più marcata con la strage di Sumy, i bombardamenti di Kharkiv e di altre città. Una trattativa complicata. Le posizioni non sono mai state così distanti come ora. Il capo dei servizi segreti esteri russi, Sergei Naryshkin, ha ribadito le condizioni poste da Mosca per porre fine alla guerra in Ucraina: Kiev dovrà rinunciare all'adesione alla Nato, accettare lo status di Paese neutrale e privo di armamenti nucleari, oltre a cedere i territori occupati e annessi da Mosca. Il leader ucraino Zelensky segna sulla cartina del suo paese una linea rossa oltre la quale non intende andare, e si rivolge direttamente a Witkoff, l'inviato di Trump: "Tutti i territori appartengono allo Stato unitario dell'Ucraina. Pertanto, ancora una volta, solo il popolo ucraino può parlare dei territori del nostro Stato". L'ultima mossa di Trump è il rifiuto di sostenere un comunicato di condanna del G7 all'attacco russo a Sumy citando il desiderio di continuare le trattative con Mosca. Per l'eccidio di Sumy, il presidente americano Donald Trump ha parlato di un errore, ma con le sue parole nasconde un fallimento politico, diplomatico, militare e anche di immagine fin troppo evidente. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Sembra svanire decisamente la pazienza con la quale, fino alla scorsa settimana, gli Stati Uniti avevano fatto buon viso a cattivo gioco, dinanzi alla sostanziale indifferenza mostrata dai Russi nei confronti dei loro sforzi per il raggiungimento di almeno un breve “cessate il fuoco” in Ucraina. E non ci riferiamo tanto allo stato di forte irritazione espresso, a inizio settimana, da Donald Trump proprio nei riguardi di Vladimir Putin, quanto alle nuove sanzioni che sono appena state ipotizzate da una proposta di legge bipartisan – presentata cioè, da cinquanta senatori (25 repubblicani e 25 democratici) – che prevede l'imposizione di una tariffa (fino al 500 per cento !) sulle importazioni dai Paesi che continueranno a fare scambi commerciali con la Russia, acquistando il suo gas o il suo petrolio. Tali misure punitive – spiegano a Washington – verranno applicate se il Cremlino non compirà “passi significativi” sulla strada che porta alla fine del conflitto. Non c'è dubbio sul fatto che l'introduzione (o, comunque, la minaccia) di queste sanzioni, segni un infastidito cambio di atteggiamento degli Stati Uniti, fino a ieri rimasti fin troppo accomodanti rispetto alle furberie diplomatiche di cui la Russia si è servita esclusivamente per guadagnare tempo utile all'avanzata – per la verità assai lenta - dei suoi soldati . Naturalmente, data l'umoralità dell'uomo che, per i prossimi quattro anni, governerà il Paese più potente del mondo, sarebbe, comunque, azzardato parlare di un vero e proprio rimescolamento di carte tra Mosca e Washington: tuttavia non si può neanche negare il fatto che, ultimamente, Donald Trump sia apparso sempre più insofferente verso certi giochetti di prestigio che, forse, Vladimir Putin si è illuso di poter portare avanti all'infinito. Tra le tante promesse che il Tycoon aveva venduto agli elettori statunitensi durante la sua campagna elettorale, c'era, infatti, anche quella di poter chiudere la questione ucraina in quattro e quattr'otto, grazie, soprattutto, all'esistenza di un suo presunto feeling con l'autocrate russo. Feeling che, invece, si sta evidentemente rivelando ben poco contraccambiato... Trump, per andare incontro alle esigenze del suo interlocutore russo, si era esposto fino al punto di addebitare a Zelensky le responsabilità principali circa lo scoppio della guerra: ma neanche questo è bastato, perchè Putin, in cambio, non gli ha neppure concesso lo striminzito contentino di quei 30 giorni di sospensione dei combattimenti che gli avrebbero almeno permesso di sbandierare un minimo di risultato utile in faccia ai suoi detrattori politici: sia in America, che altrove. Pertanto, visto lo stato di imbarazzante confusione in cui sembrano procedere le trattative tra Cremlino e Casa Bianca, è più che comprensibile che un risentito senso di frustrazione si stia, adesso, impossessando dell'animo di Donald Trump. Staremo, quindi, a vedere come evolveranno le cose, ma è certo che il testo di legge presentato al Senato di Washington – se approvato – andrebbe veramente a colpire la Russia dove fa più male, prevedendo sanzioni così drastiche proprio a carico di quei Paesi che - anche se non direttamente - di fatto sostengono l'espansionismo militare del Cremlino. Come, ad esempio, India e Cina che sono, al momento, tra i maggiori clienti di Mosca per quanto concerne gli acquisti di gas e petrolio: e tutti sappiamo come le esportazioni di energia e di altre materie costituiscano le sue principali fonti di finanziamento della guerra. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Mai come in questo periodo, il mondo si è diviso tra quanti vedono i dazi come il fumo negli occhi e propongono, pertanto, una reazione uguale e contraria nei confronti di chi pretende di applicarli e quanti, invece, optano per un atteggiamento più morbido, che si sforzi, in sostanza, di dare vita ad un negoziato utile per limitare i danni. In realtà, anche per le guerre commerciali, dovrebbe valere il principio che informa un po' tutte le cose della vita e che ci spiega come, in generale, i torti, le ragioni ed i vantaggi non stiano mai da una sola parte. Ad esempio, nel caso dei dazi, chi decide di porli in essere farebbe bene a considerare non soltanto le sue aspettative più positive (e cioè, maggiori entrate per lo Stato che consentano sgravi sui prelievi fiscali interni e incremento delle produzioni e dei livelli occupazionali), ma anche altri elementi della questione che dovrebbero, invece, indurre ad un minimo di prudenza in più. Infatti, un'imposta sui beni prodotti all'estero comporta certamente un aumento dei loro prezzi, ma non necessariamente anche una diminuzione dei loro consumi. Questo perché, se si tratta di beni indispensabili, la loro domanda interna tenderà, comunque, a rimanere praticamente invariata e così gli inevitabili aggravi di prezzo dovuti alle barriere doganali non potranno fare altro che andare ad alleggerire i portafogli dei consumatori. I quali, loro malgrado, si vedranno, egualmente, sempre costretti a non interrompere i loro acquisti. I dazi possono, dunque, risultare decisamente penalizzanti soprattutto per le fasce di popolazione meno abbienti, dal momento che chi si può permettere di pasteggiare a Champagne difficilmente smetterà di farlo soltanto perché la bottiglia è aumentata di una manciata di dollari...Altra è, invece, la condizione in cui verrebbero a trovarsi le persone che, già normalmente, stentano ad arrivare alla fine del mese... Ma se sulle spalle del paese importatore rischiano di abbattersi questi guai di natura inflattiva, altri non meno seri (ma di tipo recessivo) incombono, invece, sulle economie dei paesi esportatori, i quali, con ogni probabilità, dovranno registrare un calo delle loro produzioni e, di conseguenza, anche l'aumento della disoccupazione. Due tipi di malattie, queste, che, messe insieme, concorrono a favorire la formazione di un quadro economico decisamente temuto a livello globale: quello cioè, della “stagflazione”. Ossia, di una situazione nella quale coesistono sia un aumento generale dei prezzi, che una mancanza di crescita dell'economia in termini reali. Pertanto, i dazi – almeno nel breve periodo – causano danni sia chi li applica, che a chi li subisce: e non sarà nemmeno l'adozione di politiche ritorsive ad attenuarne gli effetti negativi. Anzi, in questi casi, la tentazione di ripagare della stessa moneta chi ci ha aggrediti commercialmente, non farebbe altro che aggiungere ulteriori incertezze a quelle che già ci sono. E non a caso, tra un proclama bellicoso di Washington ed una levata di scudi da parte di Bruxelles, in questi ultimi tempi, l'andamento di tutte le principali Borse del mondo ha espresso, in modo più che chiaro, quanto siano pessimistiche le previsioni della finanza globale, in merito agli sviluppi che potranno scaturire da questa, sostanzialmente, immotivata ondata di protezionismo. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Se c'è una cosa che non si può rimproverare a Donald Trump, è proprio l'imprevedibilità. Quella, ad esempio, con cui, come un fulmine a ciel sereno, è sembrato cambiare decisamente orientamento sul come impostare le sue relazioni con Putin. Dopo una sterile serie di lusinghe politiche e di avances di tipo affaristico rivolte al leader del Cremlino, il presidente americano incomincia forse a stancarsi di essere preso in giro come fosse un povero babbeo da manipolare in lungo e in largo. Pertanto, viste le difficoltà fino ad oggi incontrate dalla trattativa - da lui fortemente voluta - per porre almeno una pausa al conflitto in Ucraina , il Tycoon decide ora di cambiare registro e di parlare chiaro, dicendosi , apertamente, “molto arrabbiato” con un Putin che adesso se ne viene anche fuori avanzando l'ipotesi – non concordata insieme - di un governo di transizione a Kiev, da costituirsi sotto l'egida dell'ONU. Sappia, quindi, il non più tanto amico, Valdimir Putin, che se “per colpa della Russia” non si dovesse raggiungere un accordo per “fermare lo spargimento di sangue in Ucraina”, allora gli Stati Uniti applicheranno ulteriori sanzioni al suo Paese. Per la verità, non sono pochi i commentatori che si chiedevano da tempo cosa sarebbe mai successo nel momento in cui Trump avesse perso la pazienza nei confronti dei “tira e molla” abilmente portati avanti dall'ex colonnello del KGB. Prima o poi, doveva per forza capitare, considerato che, almeno fino ad oggi, i Russi non avevano concesso a Washington sostanzialmente nulla: nemmeno uno striminzito “cessate il fuoco”di 30 giorni. Di conseguenza e giunti a questo punto, può Trump continuare a far finta di ignorare che la Russia tutto vuole tranne che una tregua? D'altra parte, è stato lo stesso Putin – al quale non si può certo negare il pregio della schiettezza con la quale espone sempre i suoi programmi – a chiarire, più volte, che quello che chiede ai suoi interlocutori americani non è un contentino tanto per tornarsene a casa dopo aver perso la faccia davanti al resto del mondo, ma è invece, “la risoluzione del problema alla radice”: e cioè, l'annessione dei territori ucraini attualmente occupati e la riduzione ad uno stato praticamente coloniale di ciò che resterebbe di una Ucraina, da lui, ideologicamente, mai riconosciuta come un'entità nazionale autonoma. E' difficile che due nazionalismi riescano ad andare d'accordo fra di loro: e la cosa sta emergendo anche in questa tragica partita che due pokeristi, abituati a “spennare” il pollo di turno, stanno oggi giocando sulla pelle di migliaia di cadaveri sia russi, che ucraini. Trump, sinora, si era illuso di poter contare su un “ottimo rapporto” con l'autocrate russo, senza però accorgersi del fatto che si è sempre trattato di un'intesa più teorica, che concreta. Certo, i due sono accomunati dallo stesso disprezzo per l'Europa e dal medesimo approccio nel concepire i rapporti internazionali come delle situazioni che si modellano soprattutto con l'uso della mano militare: tuttavia, queste affinità ideologiche non sono, comunque, sufficienti quando si passa dalle parole ai fatti. Ed i fatti di questi ultimi due mesi, hanno detto a Mosca che Trump non ha sospeso – se non per due giorni - gli aiuti all'Ucraina e non è nemmeno riuscito a “mandare a cuccia” quei cocciuti Paesi europei che Putin definiva come dei “cagnolini scodinzolanti” al guinzaglio di Washington... Insomma, se il Cremlino comprende che il sogno di una “nuova Yalta” è destinato a rimanere tale, Donald Trump, per il suo Nobel per la Pace, dovrà attendere tempi migliori. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
ROMA (ITALPRESS) - In Italia l'introduzione dei dazi voluta dall'amministrazione Trump potrebbe penalizzare, in particolare, le esportazioni del Mezzogiorno. A differenza del resto del Paese, infatti, la quasi totalità delle regioni del Sud presenta una bassa diversificazione dei prodotti venduti nei mercati esteri. Pertanto, se dopo l'acciaio, l'alluminio e i loro derivati, gli USA decidessero di innalzare le barriere commerciali anche ad altri beni, gli effetti negativi per il sistema produttivo potrebbero abbattersi maggiormente nei territori dove la dimensione economica dell'export è fortemente condizionata da pochi settori merceologici. E' quanto emerge da un'analisi realizzata dall'Ufficio studi della CGIA. Laddove l'indice di diversificazione è meno elevato, tanto più l'export regionale è differenziato, risultando così meno sensibile a eventuali sconvolgimenti nel commercio internazionale. La regione che rischia maggiormente l'effetto negativo dei dazi è la Sardegna, dove domina l'export dei prodotti derivanti della raffinazione del petrolio. Seguono il Molise e la Sicilia. Le aree geografiche teoricamente meno in pericolo sono tutte del Nord. La Lombardia è ipoteticamente la meno a "rischio". Seguono Veneto, Puglia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Piemonte./gtr
Il matrimonio tra Generali e la francese Natixis, già approvato lo scorso fine settimana dal Comitato per gli investimenti del Gruppo assicurativo italiano, ha, dunque, ottenuto il via libera anche dal Consiglio di amministrazione di Generali. Di conseguenza, l'iniziativa - che ha sollevato non pochi dubbi sia a livello politico, che finanziario - sembra ormai avviata verso il suo sbocco finale, che consiste nella creazione del più importante gruppo europeo nella gestione del risparmio. Ma quali sono i vantaggi ed i rischi - ammesso che questi esistano realmente – connessi all'accordo in questione? Innanzitutto, va detto che la joint venture tra Generali e Natixis Investment Managers, porta alla formazione di un gruppo da 1.900 miliardi di patrimoni in gestione, che si collocherebbe al nono posto nel mondo per masse gestite ed al primo in Europa. Per quanto riguarda la conduzione del nuovo gigante del risparmio, il gruppo triestino e quello parigino hanno pensato ad una una governance paritetica, nella quale ognuna delle due Società deterrà il 50% delle attività, con un Consiglio di amministrazione composto da rappresentanti di entrambe le parti e tre consiglieri indipendenti, mentre la holding principale avrà sede ad Amsterdam. In teoria ed in base a quanto dichiarato dai promotori della joint venture, da essa dovrebbero derivare accresciute e diversificate opportunità di investimento per tutta la clientela europea. Tuttavia, soprattutto tra i soci italiani di Generali, sono emerse non poche perplessità circa il rischio inerente l'eventuale passaggio del controllo dei risparmi di casa nostra ad un'entità che sarà pur sempre caratterizzata anche da una rilevantissima presenza francese. E stiamo, essenzialmente, parlando delle somme affidate a Generali dai sottoscrittori delle sue polizze vita, per un importo di ben 650 miliardi, che equivalgono – tanto per chiarirci meglio le idee - a poco meno di un quarto del nostro debito pubblico nazionale. E proprio a proposito di debito pubblico, viene anche da chiedersi se, considerato che Generali è uno dei maggiori investitori nei titoli di Stato italiani con un'esposizione di 37 miliardi di euro, un possibile allontanamento dei nostri risparmi dagli usuali presidi di controllo nazionali, non comporti pure il pericolo di dover subire ripercussioni indesiderate proprio sulla gestione di queste emissioni del Tesoro che, per il nostro Paese, sono di natura veramente strategica. Ma a gettare acqua sul fuoco è l'amministratore delegato di Generali, il francese Philippe Donnet, secondo il quale si tratta di dubbi davvero infondati, dal momento che tutte le decisioni sugli investimenti in Btp italiani “spettano e continueranno a spettare al Consiglio di amministrazione di Generali”. Pertanto, Donnet si dice sicuro del fatto che i benefici di questa operazione saranno presto riconosciuti da tutti i soggetti interessati. In primis, dagli Italiani. E a noi non resta che sperare che sarà davvero così. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Il matrimonio tra Generali e la francese Natixis, già approvato lo scorso fine settimana dal Comitato per gli investimenti del Gruppo assicurativo italiano, ha, dunque, ottenuto il via libera anche dal Consiglio di amministrazione di Generali. Di conseguenza, l'iniziativa - che ha sollevato non pochi dubbi sia a livello politico, che finanziario - sembra ormai avviata verso il suo sbocco finale, che consiste nella creazione del più importante gruppo europeo nella gestione del risparmio. Ma quali sono i vantaggi ed i rischi - ammesso che questi esistano realmente – connessi all'accordo in questione? Innanzitutto, va detto che la joint venture tra Generali e Natixis Investment Managers, porta alla formazione di un gruppo da 1.900 miliardi di patrimoni in gestione, che si collocherebbe al nono posto nel mondo per masse gestite ed al primo in Europa. Per quanto riguarda la conduzione del nuovo gigante del risparmio, il gruppo triestino e quello parigino hanno pensato ad una una governance paritetica, nella quale ognuna delle due Società deterrà il 50% delle attività, con un Consiglio di amministrazione composto da rappresentanti di entrambe le parti e tre consiglieri indipendenti, mentre la holding principale avrà sede ad Amsterdam. In teoria ed in base a quanto dichiarato dai promotori della joint venture, da essa dovrebbero derivare accresciute e diversificate opportunità di investimento per tutta la clientela europea. Tuttavia, soprattutto tra i soci italiani di Generali, sono emerse non poche perplessità circa il rischio inerente l'eventuale passaggio del controllo dei risparmi di casa nostra ad un'entità che sarà pur sempre caratterizzata anche da una rilevantissima presenza francese. E stiamo, essenzialmente, parlando delle somme affidate a Generali dai sottoscrittori delle sue polizze vita, per un importo di ben 650 miliardi, che equivalgono – tanto per chiarirci meglio le idee - a poco meno di un quarto del nostro debito pubblico nazionale. E proprio a proposito di debito pubblico, viene anche da chiedersi se, considerato che Generali è uno dei maggiori investitori nei titoli di Stato italiani con un'esposizione di 37 miliardi di euro, un possibile allontanamento dei nostri risparmi dagli usuali presidi di controllo nazionali, non comporti pure il pericolo di dover subire ripercussioni indesiderate proprio sulla gestione di queste emissioni del Tesoro che, per il nostro Paese, sono di natura veramente strategica. Ma a gettare acqua sul fuoco è l'amministratore delegato di Generali, il francese Philippe Donnet, secondo il quale si tratta di dubbi davvero infondati, dal momento che tutte le decisioni sugli investimenti in Btp italiani “spettano e continueranno a spettare al Consiglio di amministrazione di Generali”. Pertanto, Donnet si dice sicuro del fatto che i benefici di questa operazione saranno presto riconosciuti da tutti i soggetti interessati. In primis, dagli Italiani. E a noi non resta che sperare che sarà davvero così. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Puntata basata su uno studio scientifico in arrivo!Il titolo è “Effects of Different Uphill Interval-Training Programs on Running Economy and Performance”.I runner utilizzano la corsa in salita come forma di allenamento di resistenza specifica per il movimento e per migliorare le prestazioni.Tuttavia, non si sa proprio benissimo quali possano essere i parametri e carichi ottimali dei vari intervalli, in modo da massimizzarne i benefici.Pertanto, gli autori hanno adottato un approccio “dose/risposta” per studiare gli effetti di vari programmi di interval training in salita.Link al paper "Effects of Different Uphill Interval-Training Programs on Running Economy and Performance": https://www.researchgate.net/publication/258315513_Effects_of_Different_Uphill_Interval-Training_Programs_on_Running_Economy_and_PerformanceEpisodio "Come migliorare l'efficienza di corsa": https://www.spreaker.com/episode/come-migliorare-l-efficienza-di-corsa--62464234----------------------Supporta questo progetto tramite un contributo mensile su Patreon: https://www.patreon.com/da0a42In alternativa, puoi fare una donazione "una-tantum".PayPal: https://www.paypal.com/paypalme/lorenzomaggianiBuymeacoffee: https://www.buymeacoffee.com/da0a42Acquista il materiale ufficiale del podcast: https://da0a42.home.blog/shop/Iscriviti a "30 giorni da runner": https://da0a42.home.blog/30-giorni-da-runner/Seguimi!Canale Telegram: https://t.me/da0a42Instagram: https://www.instagram.com/da0a42/Profilo Strava: https://www.strava.com/athletes/37970087Club Strava: https://www.strava.com/clubs/da0a42Sito: https://da0a42.home.blogOppure contattami!https://da0a42.home.blog/contatti/I miei microfoni:- HyperX Quadcast: https://amzn.to/3bs06wC- Rode NT-USB: https://amzn.to/4cTfaAu----------------------Un grazie a tutti i miei sostenitori:Matteo Bombelli, Antonio Palma, George Caldarescu, Dorothea Cuccini, Alessandro Rizzo, Calogero Augusta, Mauro Del Quondam, Claudio Pittarello, Fabio Perrone, Roberto Callegari, Luca Felicetti, Andrea Borsetto, Massimo Ferretti, Bruno Gianeri, Andrea Pompini, Joseph Djeke, Luca Demartino, Laura Bernacca, Vincenzo Iannotta, Patty Bellia, Pasquale Castrilli, Laura Ravani, Xavier Fallico, Nicola Monachello, Gabriele Orazi, Matilde Bisighini, Carmine Cuccuru, Fabrizio Straface, Letizia Beoni, Giulia Rosaia.----------------------Music credits: Feeling of Sunlight by Danosongs - https://danosongs.comDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/da-0-a-42-il-mio-podcast-sul-running--4063195/support.
L'anno che l'Unione Europea si lascia alle spalle non verrà certo ricordato come uno dei più sereni della sua storia, oramai ultra trentennale. Logorata, infatti, non solo dagli enormi problemi sorti a seguito del conflitto in Ucraina, ma anche da quelli dovuti al ristagno dell'economia ed all'instabilità politica di Paesi guida come Francia e Germania, Bruxelles si trova adesso a dover fronteggiare anche un insidioso “sentiment” di disaffezione rispetto ai suoi valori fondativi. Un “sentiment” alimentato da forze politiche che remano in senso anti unitario, vaticinando di un'Europa sempre meno compatta e sempre più fondata sulla regola del “chi fa da sé fa per tre”. Esiste, quindi, il rischio concreto che, già nell'immediato futuro, vengano a mancare quella coesione istituzionale e quell'unità di intenti, senza le quali l'orizzonte dalla irrilevanza globale si farà sempre più vicino. L'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, tra dazi preannunciati e minacce di voler abbandonare gli Europei al loro destino sul piano militare – chiudendo cioè, quell'ombrello protettivo al di sotto del quale si erano comodamente adagiati da circa ottant'anni – ha indubbiamente rappresentato una sgraditissima doccia gelata sia per Bruxelles, che per tutti i singoli 27 Paesi membri dell'Unione. Tuttavia, noi siamo portati a pensare che il neo presidente - come del resto già fece durante il suo primo mandato - tenderà ad inquadrare ogni questione politica o economica, in termini strettamente commerciali, privilegiando di gran lunga i conteggi dei profitti e delle perdite , rispetto alle sottigliezze ideologiche ed agli ambiziosi obbiettivi programmatici sui quali, in Europa, si riflette (e magari ci si ammazza anche) da secoli… Pertanto, non ci meraviglieremmo affatto se il proposito di ridimensionare il peso e le funzioni della NATO, rientrasse beatamente dinanzi ad un chiaro impegno, da parte europea, ad incrementare gli acquisti di materiale bellico proprio dall'industria americana. Comunque sia, Trump o non Trump, l'Ucraina è destinata a rimanere il più grave problema che l'Unione Europea dovrà affrontare nel 2025. Diamo, ad esempio, per scontato che, in un modo o nell'altro, le due parti in causa – entrambe stremate da una guerra imprevedibilmente infinita – decidano di sottoscrivere un “cessate il fuoco”: siamo noi Europei seriamente convinti e, comunque, tutti coesi nell'inviare quei contingenti militari indispensabili per monitorare e garantire l'inviolabilità dei confini temporaneamente scaturiti dall'eventuale sospensione del conflitto? Siamo davvero in grado di rappresentare un baluardo militare, capace di indurre Putin a più miti consigli, frenandone i sogni di ritrovata potenza imperiale? A queste domande, almeno per ora, non ci sembra che l'Europa stia fornendo risposte lucide e coerenti. Pertanto, a prescindere da cosa faranno Trump o i Cinesi, l'anno che viene sarà un momento di svolta che ci chiamerà a scelte politiche radicali e probabilmente decisive per il nostro futuro. Altrimenti, la destinazione “irrilevanza” si farà sempre più inevitabile, riducendo il Continente che più di ogni altro ha fatto la storia, al rango di terra di conquista non solo economica, ma anche militare da parte di chiunque sappia fare la voce più grossa. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
L'anno che l'Unione Europea si lascia alle spalle non verrà certo ricordato come uno dei più sereni della sua storia, oramai ultra trentennale. Logorata, infatti, non solo dagli enormi problemi sorti a seguito del conflitto in Ucraina, ma anche da quelli dovuti al ristagno dell'economia ed all'instabilità politica di Paesi guida come Francia e Germania, Bruxelles si trova adesso a dover fronteggiare anche un insidioso “sentiment” di disaffezione rispetto ai suoi valori fondativi. Un “sentiment” alimentato da forze politiche che remano in senso anti unitario, vaticinando di un'Europa sempre meno compatta e sempre più fondata sulla regola del “chi fa da sé fa per tre”. Esiste, quindi, il rischio concreto che, già nell'immediato futuro, vengano a mancare quella coesione istituzionale e quell'unità di intenti, senza le quali l'orizzonte dalla irrilevanza globale si farà sempre più vicino. L'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, tra dazi preannunciati e minacce di voler abbandonare gli Europei al loro destino sul piano militare – chiudendo cioè, quell'ombrello protettivo al di sotto del quale si erano comodamente adagiati da circa ottant'anni – ha indubbiamente rappresentato una sgraditissima doccia gelata sia per Bruxelles, che per tutti i singoli 27 Paesi membri dell'Unione. Tuttavia, noi siamo portati a pensare che il neo presidente - come del resto già fece durante il suo primo mandato - tenderà ad inquadrare ogni questione politica o economica, in termini strettamente commerciali, privilegiando di gran lunga i conteggi dei profitti e delle perdite , rispetto alle sottigliezze ideologiche ed agli ambiziosi obbiettivi programmatici sui quali, in Europa, si riflette (e magari ci si ammazza anche) da secoli… Pertanto, non ci meraviglieremmo affatto se il proposito di ridimensionare il peso e le funzioni della NATO, rientrasse beatamente dinanzi ad un chiaro impegno, da parte europea, ad incrementare gli acquisti di materiale bellico proprio dall'industria americana. Comunque sia, Trump o non Trump, l'Ucraina è destinata a rimanere il più grave problema che l'Unione Europea dovrà affrontare nel 2025. Diamo, ad esempio, per scontato che, in un modo o nell'altro, le due parti in causa – entrambe stremate da una guerra imprevedibilmente infinita – decidano di sottoscrivere un “cessate il fuoco”: siamo noi Europei seriamente convinti e, comunque, tutti coesi nell'inviare quei contingenti militari indispensabili per monitorare e garantire l'inviolabilità dei confini temporaneamente scaturiti dall'eventuale sospensione del conflitto? Siamo davvero in grado di rappresentare un baluardo militare, capace di indurre Putin a più miti consigli, frenandone i sogni di ritrovata potenza imperiale? A queste domande, almeno per ora, non ci sembra che l'Europa stia fornendo risposte lucide e coerenti. Pertanto, a prescindere da cosa faranno Trump o i Cinesi, l'anno che viene sarà un momento di svolta che ci chiamerà a scelte politiche radicali e probabilmente decisive per il nostro futuro. Altrimenti, la destinazione “irrilevanza” si farà sempre più inevitabile, riducendo il Continente che più di ogni altro ha fatto la storia, al rango di terra di conquista non solo economica, ma anche militare da parte di chiunque sappia fare la voce più grossa. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
L'anno che l'Unione Europea si lascia alle spalle non verrà certo ricordato come uno dei più sereni della sua storia, oramai ultra trentennale. Logorata, infatti, non solo dagli enormi problemi sorti a seguito del conflitto in Ucraina, ma anche da quelli dovuti al ristagno dell'economia ed all'instabilità politica di Paesi guida come Francia e Germania, Bruxelles si trova adesso a dover fronteggiare anche un insidioso “sentiment” di disaffezione rispetto ai suoi valori fondativi. Un “sentiment” alimentato da forze politiche che remano in senso anti unitario, vaticinando di un'Europa sempre meno compatta e sempre più fondata sulla regola del “chi fa da sé fa per tre”. Esiste, quindi, il rischio concreto che, già nell'immediato futuro, vengano a mancare quella coesione istituzionale e quell'unità di intenti, senza le quali l'orizzonte dalla irrilevanza globale si farà sempre più vicino. L'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, tra dazi preannunciati e minacce di voler abbandonare gli Europei al loro destino sul piano militare – chiudendo cioè, quell'ombrello protettivo al di sotto del quale si erano comodamente adagiati da circa ottant'anni – ha indubbiamente rappresentato una sgraditissima doccia gelata sia per Bruxelles, che per tutti i singoli 27 Paesi membri dell'Unione. Tuttavia, noi siamo portati a pensare che il neo presidente - come del resto già fece durante il suo primo mandato - tenderà ad inquadrare ogni questione politica o economica, in termini strettamente commerciali, privilegiando di gran lunga i conteggi dei profitti e delle perdite , rispetto alle sottigliezze ideologiche ed agli ambiziosi obbiettivi programmatici sui quali, in Europa, si riflette (e magari ci si ammazza anche) da secoli… Pertanto, non ci meraviglieremmo affatto se il proposito di ridimensionare il peso e le funzioni della NATO, rientrasse beatamente dinanzi ad un chiaro impegno, da parte europea, ad incrementare gli acquisti di materiale bellico proprio dall'industria americana. Comunque sia, Trump o non Trump, l'Ucraina è destinata a rimanere il più grave problema che l'Unione Europea dovrà affrontare nel 2025. Diamo, ad esempio, per scontato che, in un modo o nell'altro, le due parti in causa – entrambe stremate da una guerra imprevedibilmente infinita – decidano di sottoscrivere un “cessate il fuoco”: siamo noi Europei seriamente convinti e, comunque, tutti coesi nell'inviare quei contingenti militari indispensabili per monitorare e garantire l'inviolabilità dei confini temporaneamente scaturiti dall'eventuale sospensione del conflitto? Siamo davvero in grado di rappresentare un baluardo militare, capace di indurre Putin a più miti consigli, frenandone i sogni di ritrovata potenza imperiale? A queste domande, almeno per ora, non ci sembra che l'Europa stia fornendo risposte lucide e coerenti. Pertanto, a prescindere da cosa faranno Trump o i Cinesi, l'anno che viene sarà un momento di svolta che ci chiamerà a scelte politiche radicali e probabilmente decisive per il nostro futuro. Altrimenti, la destinazione “irrilevanza” si farà sempre più inevitabile, riducendo il Continente che più di ogni altro ha fatto la storia, al rango di terra di conquista non solo economica, ma anche militare da parte di chiunque sappia fare la voce più grossa. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
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Salve avventurieri! In questo nuovo episodio Zorander ci racconterà quali sono le origini del suo personaggio e come tutto è cominciato... Pertanto, trovate un posto comodo dove gustarvi una buona birra e immergetevi con me in questa nuova storia! Buon ascolto! Potete trovare i video di #IntavernadaKurt su: ● Twitch ● Youtube ● Facebook ● Telegram ● Discord
Prof.ssa Anna Chiara Cagnin e Dott. Dario ArnaldiI soggetti anziani sono considerati fragili sotto molti punti di vista, anche da un punto di vista del ritmo sonno-veglia. Infatti, i soggetti anziani, sani, tendono ad avere un sonno più frammentato e di minor qualità rispetto ai giovani. Questo, aumenta il rischio di sviluppare dei disturbi del sonno. L'insonnia è il disturbo più frequente, anche nei soggetti anziani, colpendo il 10-20% della popolazione. Tuttavia, non vanno dimenticati anche altri disturbi quali le apnee in sonno, i disturbi del ritmo circadiano, la sindrome delle gambe senza riposo e le parasonnie, in particolare quelle durante il sonno REM. Molto spesso, soprattutto nei soggetti anziani, tali disturbi rimangono non diagnosticati, oppure non correttamente inquadrati. Ad esempio, non è infrequente che un soggetto anziano con un disturbo da anticipazione del ritmo circadiano, venga erroneamente inquadrato come affetto da insonnia. Una corretta diagnosi è importante per un adeguato trattamento ed una migliore gestione. I disturbi del sonno nel soggetto anziano hanno una rilevanza ancora maggiore se si considera che costituiscono un fattore di rischio, modificabile, per lo sviluppo di deficit cognitivi fino alla demenza. Infatti, durante il sonno, si attiva un complesso meccanismo conosciuto come sistema glimfatico, che si occupa di eliminare dal cervello le sostanze potenzialmente dannose per il sistema nervoso centrale. Tra queste sostanze, vi sono anche le proteine responsabili della malattia di Alzheimer, la causa più frequente di malattia neurodegenerativa del sistema nervoso centrale. Pertanto, è stato suggerito che il trattamento dei disturbi del sonno nel soggetto anziano e nel paziente con un deficit cognitivo lieve, possa avere effetti neuroprotettivi. In questo Podcast, vengono discussi i principali disturbi del sonno che possono interessare i soggetti anziani, ed in particolare quelli legati alla demenza ed alle patologie neurodegenerative del sistema nervoso centrale. Verranno inoltre discusse le indicazioni per un corretto percorso diagnostico-terapeutico.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7955SAN TOMMASO, IL DOTTORE ANGELICO, IN CINQUE PUNTINel 1567 Papa san Pio V proclamò san Tommaso dottore della Chiesa (a quel tempo i dottori della Chiesa erano solo i 4 più grandi Padri della Chiesa: Ambrogio, Girolamo, Agostino e Gregorio Magno)di Padre Giorgio CarboneNel 1317, cioè 43 anni dopo la morte e 6 anni prima della canonizzazione, Tommaso d'Aquino era abitualmente chiamato "communis doctor" presso l'Università di Parigi, all'epoca il più importante centro di studi di Filosofia e di Teologia. 250 anni dopo, esattamente il 15 aprile 1567, il papa san Pio V proclamò san Tommaso dottore della Chiesa. Oggi i dottori della Chiesa sono 37, ma allora erano solo 4: Ambrogio, Girolamo, Agostino e Gregorio Magno. Pertanto sia il titolo in sé sia il numero esiguo dei santi proclamati tali ci segnalano una dote singolare e rara. (...)In altri termini la Chiesa segnala in Tommaso un eccellente maestro della fede cristiana e del pensiero umano, esemplare per gli scritti e per la fedeltà a Cristo Signore vissuta nella sua esistenza. (...) Se consideriamo che il Concilio Vaticano II indica solo Tommaso d'Aquino come maestro cui ispirarsi, e non altri teologi o dottori, allora questi due brani del magistero conciliare acquistano un significato peculiare per il nostro discorso. Questa presa di posizione ufficiale con grande probabilità fu ispirata da papa Paolo VI, il quale un anno prima, il 12 marzo 1964, rivolgendosi agli insegnanti e agli studenti dell'Università Gregoriana di Roma aveva detto: «I professori ascoltino con riverenza la voce dei dottori della Chiesa, tra i quali san Tommaso d'Aquino occupa un posto speciale. Infatti, la forza dell'ingegno del Dottore Angelico, il suo sincero amore per la verità e la sua sapienza nel ricercare le altissime verità, illustrarle e unirle in un nesso appropriatissimo sono talmente grandi che la sua stessa dottrina è uno strumento efficacissimo non solo per dare alla fede un solido fondamento, ma anche per sperimentare utilmente e con sicurezza i frutti di un suo sano sviluppo».RAPPORTO TRA FEDE E RAGIONEGiovanni Paolo II nell'enciclica Fides et Ratio dedicata al rapporto tra fede e ragione cita ripetutamente san Tommaso e dedica un intero paragrafo alla «novità perenne» del suo pensiero (nn. 43-44). (...): «(...) Pur sottolineando con forza il carattere soprannaturale della fede, il Dottore Angelico non ha dimenticato il valore della sua ragionevolezza; ha saputo, anzi, scendere in profondità e precisare il senso di tale ragionevolezza. La fede, infatti, è in qualche modo "esercizio del pensiero"; la ragione dell'uomo non si annulla né si avvilisce dando l'assenso ai contenuti di fede; questi sono in ogni caso raggiunti con scelta libera e consapevole. E per questo motivo che, giustamente, san Tommaso è sempre stato proposto dalla Chiesa come maestro di pensiero e modello del retto modo di fare teologia. (...) Tra le grandi intuizioni di san Tommaso vi è anche quella relativa al ruolo che lo Spirito Santo svolge nel far maturare in sapienza la scienza umana. Fin dalle prime pagine della sua Summa Theologiae l'Aquinate volle mostrare il primato di quella sapienza che è dono dello Spirito Santo ed introduce alla conoscenza delle realtà divine. La sua teologia permette di comprendere la peculiarità della sapienza nel suo stretto legame con la fede e la conoscenza divina. Essa conosce per connaturalità, presuppone la fede e arriva a formulare il suo retto giudizio a partire dalla verità della fede stessa: "La sapienza elencata tra i doni dello Spirito Santo è distinta da quella che è posta tra le virtù intellettuali. Infatti quest'ultima si acquista con lo studio: quella invece viene dall'alto, come si esprime san Giacomo. Così pure è distinta dalla fede. Poiché la fede accetta la verità divina così com'è, invece è proprio del dono di sapienza giudicare secondo la verità divina". La priorità riconosciuta a questa sapienza, tuttavia, non fa dimenticare al Dottore Angelico la presenza di altre due complementari forme di sapienza: quella filosofica, che si fonda sulla capacità che l'intelletto ha, entro i limiti che gli sono connaturali, di indagare la realtà; e quella teologica, che si fonda sulla Rivelazione ed esamina i contenuti della fede, raggiungendo il mistero stesso di Dio. Intimamente convinto che "omne verum a quocumque dicatur a Spiritu Sancto est", san Tommaso amò in maniera disinteressata la verità. Egli la cercò dovunque essa si potesse manifestare, evidenziando al massimo la sua universalità. In lui, il Magistero della Chiesa ha visto ed apprezzato la passione per la verità; il suo pensiero, proprio perché si mantenne sempre nell'orizzonte della verità universale, oggettiva e trascendente, raggiunse "vette che l'intelligenza umana non avrebbe mai potuto pensare». Con ragione, quindi, egli può essere definito "apostolo della verità". Proprio perché alla verità mirava senza riserve, nel suo realismo egli seppe riconoscerne l'oggettività. La sua è veramente la filosofia dell'essere e non del semplice apparire».SAN TOMMASO, MAESTRO PERENNE, IN CINQUE PUNTIPossiamo così riassumere gli aspetti per cui san Tommaso è presentato come maestro perenne:- l'amore sincero per la verità che induce a dialogare con l'altro per conoscere le sue opinioni e a cercare sempre, non il rispetto umano o il concordismo, ma l'adesione anche spregiudicata dell'intelligenza alla realtà;- la fiducia nella ragione umana: questa è capace di conoscere la realtà, e quindi di approdare al vero;- l'armonia e la collaborazione tra la ragione e la fede: sono due modi diversi e complementari di conoscere il reale;- la capacità di esercitarsi nella speculazione delle cose conosciute per cogliere il nesso che le unisce (altrimenti il sapere è ridotto ad un'accozzaglia di nozioni) e per proporre un sistema coerente di idee;- il primato dato a Dio, che creandoci ci dà oggi la vita e la capacità di agire, e quindi il primato dato alla comunione con Dio nella preghiera, nella Messa e nell'Eucaristia offerta e adorata. Tommaso era solito dire ai suoi confratelli e ai suoi studenti che aveva imparato di più pregando che studiando.
A cura di Ferruccio Bovio Quella di oggi potrebbe risultare una giornata decisiva per la tenuta della maggioranza di centrodestra in Liguria, dopo che gli eventi degli ultimi giorni e le nuove accuse hanno portato alla seconda misura cautelare nei confronti del Governatore, Giovanni Toti, già agli arresti domiciliari da oltre due mesi. Ricordiamo che, alle imputazioni di corruzione che al presidente della Regione sono state mosse nel mese di maggio, se ne sono appena aggiunte delle altre riferite a finanziamenti illeciti che vedrebbero adesso coinvolto anche il gruppo Esselunga. Da queste premesse, è nata l'idea - tra i partiti che compongono la maggioranza dell'attuale Giunta regionale - di organizzare, proprio per questo venerdì 26 luglio, un incontro tra i vertici politici per studiare come “garantire la continuità e l'efficienza nella gestione della Regione”. Quindi, ammesso e non concesso che poi la riunione si svolga effettivamente, dovrebbe trattarsi di un meeting decisivo per stabilire se si stia procedendo o meno verso le dimissioni dello stesso Toti, con conseguente ritorno al voto anticipato. Per ora, è soprattutto la Lega – almeno ufficialmente - a chiedere a Toti di resistere: meno convinte paiono, invece, altre forze politiche che avanzano qualche timore circa il rischio che un atteggiamento di assoluta irriducibilità da parte di Toti possa, alla fine, comportare una paralisi troppo lunga dell'amministrazione regionale. Sembra, comunque, che lo stesso Toti abbia ben poco gradito questa sorta di pressione alla quale - al di là delle solidarietà di facciata - si sentirebbe al momento sottoposto da parte di soggetti politici che, almeno in teoria, dovrebbero tuttora essere suoi alleati. La sensazione di essere stato abbandonato proprio da quelli che, fino a ieri, considerava gli “amici” del centrodestra deve, probabilmente, risultargli davvero sgradevole... In particolare, il Governatore avrebbe sentito il vento cambiare direzione nei suoi confronti, leggendo le dichiarazioni con le quali il presidente ad interim della giunta ligure, il leghista Alessandro Piana, ha recentemente sollevato dei dubbi circa l'opportunità di andare avanti sul rigassificatore di Vado Ligure, a favore del quale Toti stesso si è sempre molto battuto. Pertanto, a Genova, i bene informati prevedono un passo indietro assai imminente da parte del presidente ligure. E se così sarà, si andrà poi a votare nel prossimo ottobre: di conseguenza, il tempo che resta per trovare un sostituto all'altezza della situazione è veramente poco...a meno che non si richiami sul palcoscenico, per recitare ancora una volta la parte del protagonista, un attore esperto e consumato come l'ex ministro imperiese, Claudio Scajola, che – sempre stando ai bene informati – potrebbe contare sul sostegno di Fratelli d'Italia. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Ferruccio Bovio Quella di oggi potrebbe risultare una giornata decisiva per la tenuta della maggioranza di centrodestra in Liguria, dopo che gli eventi degli ultimi giorni e le nuove accuse hanno portato alla seconda misura cautelare nei confronti del Governatore, Giovanni Toti, già agli arresti domiciliari da oltre due mesi. Ricordiamo che, alle imputazioni di corruzione che al presidente della Regione sono state mosse nel mese di maggio, se ne sono appena aggiunte delle altre riferite a finanziamenti illeciti che vedrebbero adesso coinvolto anche il gruppo Esselunga. Da queste premesse, è nata l'idea - tra i partiti che compongono la maggioranza dell'attuale Giunta regionale - di organizzare, proprio per questo venerdì 26 luglio, un incontro tra i vertici politici per studiare come “garantire la continuità e l'efficienza nella gestione della Regione”. Quindi, ammesso e non concesso che poi la riunione si svolga effettivamente, dovrebbe trattarsi di un meeting decisivo per stabilire se si stia procedendo o meno verso le dimissioni dello stesso Toti, con conseguente ritorno al voto anticipato. Per ora, è soprattutto la Lega – almeno ufficialmente - a chiedere a Toti di resistere: meno convinte paiono, invece, altre forze politiche che avanzano qualche timore circa il rischio che un atteggiamento di assoluta irriducibilità da parte di Toti possa, alla fine, comportare una paralisi troppo lunga dell'amministrazione regionale. Sembra, comunque, che lo stesso Toti abbia ben poco gradito questa sorta di pressione alla quale - al di là delle solidarietà di facciata - si sentirebbe al momento sottoposto da parte di soggetti politici che, almeno in teoria, dovrebbero tuttora essere suoi alleati. La sensazione di essere stato abbandonato proprio da quelli che, fino a ieri, considerava gli “amici” del centrodestra deve, probabilmente, risultargli davvero sgradevole... In particolare, il Governatore avrebbe sentito il vento cambiare direzione nei suoi confronti, leggendo le dichiarazioni con le quali il presidente ad interim della giunta ligure, il leghista Alessandro Piana, ha recentemente sollevato dei dubbi circa l'opportunità di andare avanti sul rigassificatore di Vado Ligure, a favore del quale Toti stesso si è sempre molto battuto. Pertanto, a Genova, i bene informati prevedono un passo indietro assai imminente da parte del presidente ligure. E se così sarà, si andrà poi a votare nel prossimo ottobre: di conseguenza, il tempo che resta per trovare un sostituto all'altezza della situazione è veramente poco...a meno che non si richiami sul palcoscenico, per recitare ancora una volta la parte del protagonista, un attore esperto e consumato come l'ex ministro imperiese, Claudio Scajola, che – sempre stando ai bene informati – potrebbe contare sul sostegno di Fratelli d'Italia. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
L'altro giorno scorrendo i canali che seguo su Telegram, mi sono imbattuto in una intervista fatta da Antonio Bellu a Giorgio Tave (il punto di rifermento per la SEO in Italia, per i non addetti ai lavori). Cosa mi ha colpito: Giorgio Tave: "Il cambiamento principale sarà invece una frammentazione degli ecosistemi nei quali cercheremo informazioni.""Secondo me, i sistemi di intelligenza artificiale, anche in futuro, valuteranno le informazioni privilegiando sempre di più i brand autorevoli. Pertanto, il problema dei contenuti risiede nella capacità di creare una voce forte e riconoscibile. Questa voce diventerà rilevante solo se supportata da un brand solido e da una notevole autorevolezza.Per quanto mi riguarda, le nuove generazioni desidereranno sempre più autenticità. Non so se arriveremo ad avere una sorta di etichetta bio anche per i contenuti, ma in un mercato già saturo, indipendentemente dall'uso dell'IA, sarà necessario possedere una voce autorevole per distinguersi. Sono convinto che sarà questo a fare la differenza."Analisi e Riflessionia) Frammentazione EcosistemiLa gente non cerca più solo su Google. Oggi le persone cercano su Youtube, su Amazon, dentro Substack, su Reddit, Instagram, TikTok. Su ChatGPT, o altri AI, Exa.ai, LinkedIN, Rumble/Odissey/Bastyon, su Spotify e Apple Music, su Gruppi social, in spazi di curation collaborativa come Arena, Glasp o Sublime, e nelle sempre più numerose directory di settore, cataloghi, liste dedicate fatte da esperti.Quindi ne va di conseguenza che per essere visibile diventa sempre più necessario essere presente in vari posti e idealmente in vari formati. E la forma più efficace per ottenere questo risultato e contribuire a queste piattaforme - in forma più o meno diretta - e fare cose così interessanti che saranno gli altri a condividere ciò che di buono realizzi, a voler parlare agli altri di te o a volerti intervistare.Suggerimento pratico: Crea risorse utili agli altri, che facciano venir voglia di essere condivise. Directory, libreria, cataloghi, raccolte che raccolgono in maniera organizzato a) il meglio, b) ciò che è difficile trovare, c) tesori del passato, etc. b) Voce Forte e Riconoscibile + Voce autorevoleGiorgio Tave: “i sistemi di intelligenza artificiale, anche in futuro, valuteranno le informazioni privilegiando sempre di più i brand autorevoli. Pertanto, il problema dei contenuti risiede nella capacità di creare una voce forte e riconoscibile. Questa voce diventerà rilevante solo se supportata da un brand solido e da una notevole autorevolezza.”1) Voce Forte E' una voce che non si conforma allo status quo ma che esplora, sperimenta, si avventura su nuovi fronti e sfide. Ha un punto di vista forte, generato/supportato dall'esperienza sul campo. Non un punto di vista ideologico.Una presa di posizione illuminata dalla situazione attuale - non da ciò che accadeva 10 o 20 anni fa. Questo punto di vista è manifesto. Condiviso. Pubblicamente. Ripetutamente. Suggerimento pratico: Prendi i pareri dominanti di chi è più esperto di te - in cosa si differenzia il tuo punto di vista dal loro?2) Voce RiconoscibileHa un suo carattere profondo e unico che traspare nella comunicazione - non parla come tutti gli altri - non si conforma agli standard mainstream - ha qualcosa di speciale sia nel come è che nel come appare.Come: Ha delle regoleHa dei valori ben specifici e li rispettaCondivide le sue esperienze e scoperteSuggerimento pratico: Fai / comunica usando un approccio, un format diverso da quello che usano gli altri nel tuo settore. Renditi facilmente riconoscibile. Esempio: mio substack, mio podcast3) Voce Autorevole "conoscenza in grandissima parte basata su esperienza - non su opinione, ricerca, studio ed analisi - sull aver letto decine di libri, aver fatto questo o quel Master, o tutta una serie di corsi." Autorevole perché ci ha sbattuto il naso, ha fatto errori e abbia incontrato fallimenti da cui apprendere.Autorevole perché ha visto lontano e i fatti gli hanno dato ragione, autorevole perché ha ottenuto grandi risultati da solo (senza gente/aziende con le spalle grosse dietro). Autorevole perché ben consapevole dei detrattori, delle opinioni diverse ed opposte, e dei grandi pensatori, innovatori, esploratori del suo settore. Suggerimento pratico: Non tentare di essere d'aiuto ad altri per qualcosa che tu stesso non hai ancora realizzato. Piuttosto, fai tu stesso il cammino che raccomandi ad altri, e racconta il tuo percorso e le scoperte che fai. Condividi la tua esperienza. _______________Info Utili• Intervista di riferimento:"Lintelligenza artificiale generativa ucciderà davver il web?"Antonio Bellu - Let Me Tell It newssletter• Giorgio Tave "Fast Forward" su Telegram • Sostieni questo podcast:Ottieni feedback, ricevi consigli sul tuo progetto onlinehttps://Patreon.com/Robin_Good• Musica di questa puntata:"Future Is Now" disponibile su Joystock• Nella foto di copertina:Ricardino, chitarrista e contante. Holbox. Giuno 2024.• Dammi feedback:Critiche, commenti, suggerimenti, idee e domande unendoti al gruppo Telegram https://t.me/@RobinGoodPodcastFeedback• Ascolta e condividi questo podcast:https://www.spreaker.com/show/dabrandafriend• NUOVO! Archivio completo organizzato per temi:https://start.me/p/kxENzk/da-brand-a-friend-archivio-podcast• Seguimi su Telegram:https://t.me/RobinGoodItalia.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7843IL CATECHISMO INIZIA A CASA CON I GENITORI di Don Stefano BimbiQuando ero bambino mia nonna non mi chiedeva se fossi stato al catechismo, ma alla dottrina. All'epoca pensavo che fosse semplicemente una parola desueta e che mia nonna parlasse così perché era di un'altra generazione. Nel tempo ho dovuto però scoprire che dietro alla parola dottrina c'era un mondo: il mondo delle verità della fede cattolica. Forse oggi si preferisce la parola catechismo al posto di dottrina perché non si ha il coraggio di dire che vogliamo indottrinare. Anzi questa parola è scomparsa perché considerata negativamente come se indicasse la volontà di inculcare con la forza concetti astratti e calati dall'alto. Si dovrebbe invece, dicono i moderni catechisti, fare una esperienza di fede, comunicare la gioia del cristianesimo, camminare insieme a una comunità. Tutte cose molto belle, ma c'è da chiedersi se questi discorsi buonisti, omettendo di insegnare la dottrina, possano reggere agli urti della vita. Se torniamo a cento anni fa, quando nelle parrocchie si insegnava il catechismo di San Pio X con le sue domande semplici e le relative illuminanti risposte, in molte parrocchie si facevano delle gare tra i ragazzi per imparare a memoria le cose più importanti: i dieci comandamenti, i novissimi (morte, giudizio, paradiso, inferno), i precetti generali della Chiesa, le opere di misericordia corporale e spirituale, le virtù cardinali e teologali, i peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, i vizi capitali, i peccati contro lo Spirito Santo. Ovviamente queste cose non venivano solo imparate a memoria, ma spiegate con esempi pratici tratti dall'imperdibile commento di padre Carlo Dragone (tuttora in commercio).LA SITUAZIONE ODIERNAQuale è oggi invece la situazione? Al catechismo si parla di tutto eccetto che di dottrina cristiana. Cartelloni e disegni, canti e balli, discussioni su argomenti di attualità o tratti dal telegiornale... tutto pur di non apparire scolastici, salvo poi scoprire che il Mondo non perde tempo e insegna ai bambini la sua dottrina, non solo con le scuole dello Stato, ma anche con la televisione e internet.Purtroppo il genitore medio si affida alla parrocchia più vicina salvo poi scoprire che la dottrina cristiana non è stata insegnata, ma che addirittura i catechisti espongono argomenti che sono il contrario di quanto insegna la Chiesa o addirittura vivono situazioni in contrasto con tale insegnamento. Eppure il catechista non può parlare a nome proprio, ma deve insegnare a nome della Chiesa e infatti non può autonominarsi catechista, né dire diversamente da quanto insegna la Chiesa. La scelta dei catechisti e la loro formazione è un compito del parroco in quanto responsabile della corretta trasmissione della fede nella sua parrocchia. Ma a volte il problema è già il parroco che non insegna correttamente la dottrina cristiana.COME COMPORTARSI CON I PROPRI FIGLI?Come fare allora? Innanzitutto chiariamo che non c'è alcun obbligo di frequentare la parrocchia del proprio territorio. Ognuno è libero di scegliere dove compiere il proprio cammino spirituale (come abbiamo ricordato nel numero di marzo su La Bussola Mensile). Pertanto se uno è fortunato ad avere quello che cerca nella parrocchia a dieci minuti di distanza va benissimo, così come sarebbe accettabile se fossero ne necessari trenta o più. È uno sforzo che sempre più spesso dobbiamo essere disposti a fare se desideriamo garantire a noi stessi e ai nostri figli un'educazione cristiana e umana appropriata. Ovviamente ci si può chiedere se i ragazzi avranno problemi di socializzazione, ma lo scopo del catechismo è l'apprendimento della dottrina cristiana, mentre per socializzare si possono invitare gli amici dei figli a casa. Ma se nemmeno facendo un po' di chilometri si riesce a trovare una parrocchia adatta? Non si può certo andare tutte le settimane in un'altra regione, ma prima di far frequentare inutilmente un ambiente ostile alla dottrina cristiana si può fare la scelta di insegnarla direttamente ai propri figli. Non è una cosa strana, ma la realizzazione di un dovere molto importante. Ogni genitore deve ricordarsi delle promesse fatte il giorno del matrimonio, quando il sacerdote chiede: «Siete disposti ad accogliere con amore, i figli, che Dio vorrà donarvi e educarli secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa?» Ebbene, i genitori si sono impegnati a educarli non secondo la Costituzione italiana e l'agenda 2030, ma secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa. Di Cristo. E della sua Chiesa. Se si lascia frequentare ai figli una parrocchia che insegna secondo il Mondo, come si può avere la coscienza tranquilla?I SACRAMENTIE i sacramenti come si fa ad averli? Per la cresima basta trovare un parroco che comprenda il problema. Ne conosceremo almeno uno in tutta Italia! Poi occorre essere disposti a fare diversi chilometri per ricevere il sacramento che farà dei figli dei soldati di Cristo. Per quanto riguarda la prima comunione e la prima confessione è ancora più semplice. Si può cercare appunto una parrocchia disposta a celebrare con dignità questo sacramento, come per la cresima. Oppure si può anche far fare al figlio la prima comunione in maniera non solenne in una qualunque chiesa durante una normale Messa. Ovviamente in tal caso va preparato bene dal genitore soprattutto con il suo stesso esempio nel vivere la fede. Tornando poi nella parrocchia dove si frequenta normalmente la Messa il figlio può fare tranquillamente la comunione e la confessione. Nessun sacerdote può negare i sacramenti a chi non ha fatto la prima comunione o la prima confessione nella sua parrocchia.Come si vede è finita la fede automatica o a chilometro zero. Chi si è impegnato il giorno del matrimonio ad educare i figli secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa e poi non ha fatto la fatica di realizzare quanto promesso cosa risponderà al cospetto di Dio nel giorno del giudizio?
Le parole “schei” e “sghei” sono sempre più utilizzate nel linguaggio di tutti i giorni. Questo ha portato più di qualcuno a domandarsi quali siano la forma e la pronuncia corretta. Scopriamolo. La parola “schei” è veneta e si usa così in tutto il Triveneto. La parola “sghei” non è veneta, ma di origine tedesco-lombarda; ha lo stesso significato e si usa normalmente anche in Piemonte. Pertanto, è normale che al di fuori del territorio veneto si pronunci e si scriva in modo diverso. Le due parole derivano dal tedesco “scheidemünze”, che in tedesco si pronuncia “sciaidemunze”. I veneti e i lombardi hanno storpiato la parola originale. Ma cosa significa? “Moneta di separazione”. Dalla stessa parola tedesca derivano alcuni termini molto utilizzati a Venezia, come “mona” (de munze – de monza – de mona) e “scimunito”. Un'altra curiosità: in brasile si parla talian, una lingua molto simile al veneto, ma nel suo vocabolario manca la parola “schei”. Si dice più semplicemente “soldi”. Lingua che vai, gente che trovi! Spero di essere stato utile. --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/corgiov/message
Come molti operatori dicono la tecnica chirurgica contribuisce solo al 50% della buona riuscita dell'intervento, ed il restante 50% dipende invece da quello che facciamo prima del nostro intervento e da quello che facciamo dopo. Pertanto, dopo aver visto nel precedente episodio tutti gli step della procedura, in questo vedremo quali sono le evidenze e le raccomandazioni riguardanti la preparazione della paziente e la gestione della stessa nel post operatorio. Passaggi imprescindibili se vogliamo dire che effettuiamo un cesareo basato sull'evidenze. Parleremo di argomenti che molto spesso diamo per scontati e fanno parte della nostra routine ma che in realtà hanno un notevole impatto sull'intervento: la profilassi antibiotica, il suo timing e la scelta dell'antibiotico più adeguato, la disinfezione della cute e della vagina, il timing per la rimozione del catetere e del cerotto, e molte altre…
La cannabis, nota per le sue proprietà psicoattive, rappresenta un argomento controverso nel contesto della salute pubblica e della medicina. ⭐️ Accedi adesso GRATUITAMENTE alla VideoLezione "La Scienza degli Integratori": https://lifeology.it/integratori-sq/ ⭐️Da un lato, è utilizzata a scopo terapeutico per il trattamento di condizioni come il dolore cronico, la spasticità muscolare, la nausea e il vomito indotti dalla chemioterapia, e alcune forme di epilessia resistente ai farmaci. Studi scientifici hanno evidenziato i benefici dei cannabinoidi, composti attivi della cannabis, nel modulare vari sistemi fisiologici. D'altro canto, l'uso ricreativo della cannabis è associato a rischi significativi, tra cui dipendenza, alterazioni cognitive, e potenziali effetti psichiatrici come ansia e psicosi. Pertanto, la cannabis si posiziona in una zona grigia, oscillando tra l'essere una risorsa terapeutica valida e una sostanza con potenziali effetti avversi, richiedendo un approccio equilibrato e basato su evidenze per il suo utilizzo. ⭐️ Scopri “psiq: Salute Mentale: Istruzioni per l'uso”, il nuovo libro del Dr. Valerio Rosso: https://bit.ly/psiqVR oppure anche https://www.psiq.it ⭐️
Oggi vi raccontiamo la storia di Franz Reichelt, che come tutti gli uomini nei loro desideri più reconditi, sognava di volare. Tuttavia, Franz era un uomo dei primi del ‘900 e quindi non è che poteva prendere il primo low-cost per, che so, Praga e andare a farsi un weekend con gli amici. Pertanto, doveva necessariamente trovare una soluzione. E decide di scegliere la peggiore in assoluto.See omnystudio.com/listener for privacy information.
A cura di Ferruccio Bovio Continuano ad alimentare discussioni piuttosto accese le parole recentemente pronunciate dal Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, il quale - come è ormai noto a tutti - parlando con l'Economist, ha suggerito di modificare l'atteggiamento sin qui adottato dall'Alleanza Atlantica circa l'utilizzo delle armi fornite all'Ucraina. Atteggiamento che – almeno per ora – non ha mai comportato la possibilità di farne uso per colpire direttamente obbiettivi situati all'interno del territorio della Federazione Russa. Non escludiamo che si sia trattato di idee espresse in libertà da parte di un uomo che, essendo ormai prossimo alla scadenza del suo mandato, si sente autorizzato a dire un po' quello che vuole... anche se, in realtà, viene da dubitare che Stoltemberg certe cose le possa tranquillamente affermare senza disporre di un preventivo nulla osta di fonte americana. Comunque sia, le sue proposte non hanno certo ricevuto un'accoglienza entusiastica nel nostro Vecchio Continente, dove, in linea generale, ci si è affrettati a liquidarle quasi fossero “voci del sèn fuggite”...In Italia poi, a Stoltemberg andrebbe addirittura assegnato un “premio della bacchetta magica”, visto che è stato l'unico “maghetto” in grado di far convergere sulle stesse posizioni (di rifiuto) sia i partiti della maggioranza di governo, che quelli di opposizione. Tuttavia, con buona pace della classe politica nostrana, ai noi pare che - sia sul piano militare, che su quello logico - i pareri del Segretario norvegese non possano essere giudicati soltanto come degli azzardi ispirati da un bellicismo irresponsabile. Proviamo, anche solo per un attimo, a considerare che, al momento, in Europa non si sta giocando ai soldatini, ma si sta affrontando una guerra nella quale un esercito combatte senza esclusione di colpi, mentre un altro è costretto a farlo con un braccio legato dietro ad una spalla. Come si può seriamente pretendere che gli Ucraini accettino di vedere le loro città devastate da missili che provengono da basi di lancio collocate in territorio russo, senza che si domandino per quale strana ragione a loro siano concesse solamente reazioni rigorosamente limitate? Intendiamoci, qui nessuno auspica il bombardamento di centri abitati russi, ma le rampe di lancio missilistiche o i depositi di armi sarebbero, francamente, tutto un altro discorso… D'altra parte, di solito, le situazioni di “cessate il fuoco” si vengono a determinare quando tra le forze in campo si riscontra che esiste un equilibrio difficilmente modificabile. Ed è solo allora che la ragionevolezza ricomincia a far sentire la sua voce. Pertanto, siamo proprio sicuri che l'idea di smetterla di continuare a rassicurare Putin – per cominciare, invece, ad insinuargli anche qualche preoccupazione - sia davvero un'opzione così scriteriata? ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7805TUTTI HANNO BISOGNO DI UN PADRE SPIRITUALE di Don Stefano BimbiPer progredire nella vita cristiana è necessario un padre spirituale che possa guidarci nel cammino. Se dobbiamo andare per i sentieri di una montagna a noi ignota, sarà buona norma avere una guida esperta in modo da non perderci. Analogamente nella vita spirituale abbiamo bisogno di chi abbia percorso prima di noi i sentieri dello spirito. Non possiamo fare da soli perché siamo coinvolti emotivamente nelle nostre vicende. Non siamo obiettivi quando giudichiamo noi stessi poiché l'amor proprio ci annebbia la vista e siamo propensi a scegliere ciò che è più comodo o che ci piace di più. Insomma abbiamo bisogno di un punto di vista oggettivo al di fuori di noi.Chi è dunque il padre spirituale? È un sacerdote a cui apriamo il nostro cuore affinché diventi il nostro maestro, il medico che ci cura, il riferimento per tutto ciò che riguarda Dio nella nostra vita. Egli ci mostrerà i vizi che ci impediscono di progredire, le mete che sono alla nostra portata e i mezzi per raggiungere tali traguardi. Potrà incoraggiarci quando siamo sfiduciati, sgridarci quando siamo tiepidi, consolarci quando siamo afflitti. È davvero una grazia speciale poter contare su di lui, ma non soltanto come uomo, bensì come strumento che ci porta a Cristo.Nel Signore degli Anelli, quando si riuniscono i principali rappresentanti dei popoli per prendere l'importante decisione su cosa fare dell'anello del potere, Frodo afferma con coraggio che sarà lui a prenderlo, per compiere l'impresa di distruggerlo, però aggiunge umilmente: «ma non conosco la strada». Anche noi dobbiamo sinceramente riconoscere che non conosciamo la strada per progredire nella vita spirituale. Questo è confermato dal fatto che tutti i santi hanno avuto bisogno del padre spirituale. San Paolo ha avuto Anania a guidarlo nei primi passi della fede. Avrebbe potuto dire: «Non ho bisogno di una guida spirituale dal momento che Gesù Cristo in persona mi ha parlato sulla via di Damasco», eppure non l'ha detto. Santa Caterina da Siena ha avuto come padre spirituale il beato Raimondo da Capua. Avrebbe potuto dire: «Gesù mi parla direttamente, sono la sua sposa e non ho bisogno di intermediari», eppure non l'ha detto.CHI SCEGLIERE COME PADRE SPIRITUALEChiarito quindi che abbiamo bisogno di un padre spirituale si pone adesso la domanda su chi scegliere. Innanzitutto è preferibile che sia un sacerdote. Nella storia ci sono state delle eccezioni come, ad esempio, San Francesco d'Assisi. In rari casi sono state perfino delle donne come Santa Caterina da Siena e Santa Teresa d'Avila. Si tratta comunque di rarissime eccezioni. La regola è un sacerdote perché, in quanto tale, ha la grazia di stato, in virtù della sua ordinazione. Purtroppo oggi con il femminismo imperante e la parità di genere esaltata come un bene, capita di sentir dire: «Ho una madre spirituale». Ma visto che poiché scarseggiano le sante come Caterina e Teresa, bisogna ricordare che Santa Faustina Kowalska ha scritto che non trovava l'aiuto che poi avrebbe ricevuto dal suo padre spirituale, finché lo cercava nella superiora del convento. Costanza Miriano, autrice del libro Sposati e sii sottomessa, ha scritto: «mi conosco abbastanza da sapere che non mi devo sempre totalmente fidare di me stessa, delle mie emozioni, delle mie intuizioni, ed è per questo che ho una guida spirituale. Che non è solo una persona intelligente, è anche un sacerdote».Occorre dunque chiedere nella preghiera il dono di un buon padre spirituale e bisogna aver chiaro che nella vita spirituale è il contrario di quello che succede quando si nasce. Infatti siccome la madre è sempre certa, o almeno lo era prima della fecondazione artificiale e dell'utero in affitto, il padre deve riconoscere il figlio registrandolo all'anagrafe e confermando la sua paternità il giorno del battesimo. Invece nella vita spirituale non è il padre che riconosce il figlio, ma il contrario. È il figlio che riconosce il padre. Lo stima, si sente capito, lo vede come un esempio di fede. Bisogna quindi diffidare di un sacerdote che dicesse che ci vuole guidare spiritualmente. È il fedele che deve chiedere al sacerdote di fargli da padre spirituale. E nessuno può essere costretto ad avere un padre spirituale che non ha scelto. Nemmeno un seminarista può essere costretto a prendere come padre spirituale il sacerdote che confessa i seminaristi, ma può mantenere quello che aveva prima di entrare in seminario. Un consiglio pratico per trovare il padre spirituale: dopo averlo chiesto nella preghiera, ci si confessa da più sacerdoti per poi scegliere quello che ci ispira più fiducia, che deve essere un uomo di preghiera e senza ombra di dubbio fedele alla Chiesa. Se invece ha opinioni contrarie all'insegnamento di sempre della Chiesa, se parla male della Chiesa come istituzione, se non riconosce il Papa come Papa o infine se nega l'importanza dei sacramenti o della preghiera, allora è certo che non può essere un buon padre spirituale, e nemmeno un buon sacerdote. Pertanto non si deve pensare che tutti i sacerdoti possano fare da padre spirituale e che è solo questione di trovare quello adatto alle proprie inclinazioni. Gesù avvertiva del rischio di avere delle guide cieche. «E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!» (Mt 15,14). San Francesco di Sales scriveva che Santa Teresa d'Avila diceva di scegliere il padre spirituale tra mille sacerdoti, ma «io ti dico, uno tra diecimila, perché se ne trovano meno di quanto si dica capaci di tale compito» (Filotea, parte prima, cap. IV). Con questo faceva capire quanto è difficile trovare un sacerdote adatto al compito di padre spirituale. E noi che pensiamo di vivere solo oggi tempi difficili!UN RISCHIO GRAVESbagliando la scelta del padre spirituale si rischia molto. Santa Faustina Kowalska notava infatti nel suo Diario che «un confessore può essere di grande aiuto per un'anima, ma può anche procurarle molto danno». Ed è proprio così. Può capitare ad esempio che un sacerdote incoraggi alla vita religiosa ragazzi e ragazze, ma solo spinto dal desiderio di avere una vocazione tra le proprie pecorelle. Così è facile rovinare la loro vita. Oppure a una persona sposata che sia convinta di aver fatto ampiamente il suo dovere di genitore mettendo al mondo tre figli, il padre spirituale che rafforzasse tale convinzione farebbe un grave danno. Infatti il giorno del matrimonio gli sposi si impegnano solennemente con un sì alla domanda "Siete disposti ad accettare i figli che Dio vorrà donarvi?". Confermando l'erronea convinzione che siano gli sposi a decidere il numero dei figli e non piuttosto Dio, la direzione spirituale si trasformerebbe in una negazione dei doveri di stato dei coniugi e il dovere di stato del sacerdote di condurre le anime alla maggior perfezione spirituale possibile.Ci si potrebbe chiedere se sia possibile avere più di un padre spirituale, ma bisogna rispondere negativamente. In tal caso si potrebbero avere più pareri discordanti ed allora anziché rasserenare e dare sicurezza, la direzione spirituale si rivelerebbe fonte di ansie e dubbi. Ovviamente può darsi che per questioni specifiche particolarmente difficili si possa ricorrere a pareri di altri sacerdoti competenti per quella materia e lo stesso padre spirituale potrebbe suggerire in tali casi eccezionali di sentire un altro consiglio. Ma a parte queste eccezioni la regola è che il padre spirituale sia uno e uno solo.Non bisogna mai dimenticare che il padre spirituale aiuta il fedele a prendere le decisioni con consigli ed esortazioni, ma non si sostituisce a lui. Le decisioni le prende il fedele, non il padre spirituale, che non è un guru. Sebbene sia sostenuto dalla preghiera del padre spirituale, la fatica del cammino spirituale rimane a carico del diretto. È come nello sport, quando la fatica delle esercitazioni rimane a carico dello sportivo e non dell'allenatore. Se non ci sono progressi, prima di pensare di cambiare padre spirituale, ci si deve domandare se davvero ci stiamo impegnando al massimo. Inoltre cambiare padre spirituale quando dice cose diverse da quelle che ci si aspetta è segno che non si sta facendo direzione spirituale, ma che si cerca un sacerdote che dica quello che vogliamo noi al pari della strega di Biancaneve che, dallo specchio, voleva solo sentirsi dire che era la più bella del reame.INCONTRO IN PRESENZA E REGOLARITÀ NEGLI INCONTRISebbene esistano delle eccezioni, è chiaro che la direzione spirituale necessita di un incontro in presenza in quanto né i messaggi via mail o whatsapp, né i collegamenti via streaming, possono mai sostituire l'incontro di persona che permette di capire le sfumature che, a volte, sono determinanti.Perché la direzione spirituale sia efficace occorre una certa regolarità negli incontri. Infatti la costanza viene sempre premiata. Lo studente e lo sportivo sanno che è la regolarità la ricetta per il successo, scolastico o sportivo che sia. Anche nelle difficoltà - per esempio: poco tempo libero per i tanti impegni, un esame scolastico vicino, un eccesso di carico lavorativo, un periodo di stanchezza fisica o mentale - è importante mantenere il ritmo dell'incontro con il padre spirituale. All'inizio del cammino sarà necessario una volta al mese, mentre in seguito sarà possibile diradare gli incontri.Il padre spirituale non è un "prete per chiacchierar..." come cantava Celentano nella canzone Azzurro. Se si chiede un consiglio al padre spirituale su una determinata questione, poi si è obbligati in coscienza a tenere conto de
A cura di Ferruccio Bovio Continuano ad alimentare discussioni piuttosto accese le parole recentemente pronunciate dal Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, il quale - come è ormai noto a tutti - parlando con l'Economist, ha suggerito di modificare l'atteggiamento sin qui adottato dall'Alleanza Atlantica circa l'utilizzo delle armi fornite all'Ucraina. Atteggiamento che – almeno per ora – non ha mai comportato la possibilità di farne uso per colpire direttamente obbiettivi situati all'interno del territorio della Federazione Russa. Non escludiamo che si sia trattato di idee espresse in libertà da parte di un uomo che, essendo ormai prossimo alla scadenza del suo mandato, si sente autorizzato a dire un po' quello che vuole... anche se, in realtà, viene da dubitare che Stoltemberg certe cose le possa tranquillamente affermare senza disporre di un preventivo nulla osta di fonte americana. Comunque sia, le sue proposte non hanno certo ricevuto un'accoglienza entusiastica nel nostro Vecchio Continente, dove, in linea generale, ci si è affrettati a liquidarle quasi fossero “voci del sèn fuggite”...In Italia poi, a Stoltemberg andrebbe addirittura assegnato un “premio della bacchetta magica”, visto che è stato l'unico “maghetto” in grado di far convergere sulle stesse posizioni (di rifiuto) sia i partiti della maggioranza di governo, che quelli di opposizione. Tuttavia, con buona pace della classe politica nostrana, ai noi pare che - sia sul piano militare, che su quello logico - i pareri del Segretario norvegese non possano essere giudicati soltanto come degli azzardi ispirati da un bellicismo irresponsabile. Proviamo, anche solo per un attimo, a considerare che, al momento, in Europa non si sta giocando ai soldatini, ma si sta affrontando una guerra nella quale un esercito combatte senza esclusione di colpi, mentre un altro è costretto a farlo con un braccio legato dietro ad una spalla. Come si può seriamente pretendere che gli Ucraini accettino di vedere le loro città devastate da missili che provengono da basi di lancio collocate in territorio russo, senza che si domandino per quale strana ragione a loro siano concesse solamente reazioni rigorosamente limitate? Intendiamoci, qui nessuno auspica il bombardamento di centri abitati russi, ma le rampe di lancio missilistiche o i depositi di armi sarebbero, francamente, tutto un altro discorso… D'altra parte, di solito, le situazioni di “cessate il fuoco” si vengono a determinare quando tra le forze in campo si riscontra che esiste un equilibrio difficilmente modificabile. Ed è solo allora che la ragionevolezza ricomincia a far sentire la sua voce. Pertanto, siamo proprio sicuri che l'idea di smetterla di continuare a rassicurare Putin – per cominciare, invece, ad insinuargli anche qualche preoccupazione - sia davvero un'opzione così scriteriata? ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Ferruccio Bovio Terminato l'interrogatorio (durato circa otto ore), dinanzi ai magistrati della Procura di Genova, adesso, per Giovanni Toti (e, soprattutto, per il suo avvocato) si apre la fase in cui occorre valutare se sia giunto o meno il momento opportuno per avanzare la richiesta di revoca degli arresti domiciliari. Sappiamo che, nel corso del confronto fiume che si è svolto giovedì scorso, il governatore della Liguria ha risposto con la dovuta puntualità a tutte le 180 domande che gli inquirenti avevano predisposto per lui, fornendo chiarimenti non solo in relazione ai fatti contestatigli, ma anche in merito a quella che, in questi anni, è stata la visione politica che ha guidato la sua amministrazione regionale. Tuttavia, è parso ai bene informati che i punti di vista tra le parti siano rimasti ancora piuttosto lontani, continuando i magistrati a cogliere - come fosse una costante sistematica - i sintomi della corruzione in quasi tutta l'operatività della Giunta Toti. Pertanto, in un quadro di sostanziale e fiera contrapposizione, possiamo immaginare come non sia facile, per chi si è assunto la difesa di Toti, riuscire ad individuare gli spiragli giusti per ricondurre, in tempi rapidi, l'ex giornalista di Mediaset a riappropriarsi non solo della propria libertà personale, ma magari anche – perché no? - del suo posto ai vertici del Palazzo della Regione. In fondo anche altri governatori – certo non arrestati, ma comunque indagati – hanno continuato imperterriti a guidare i loro territori (che, nei casi, erano Lombardia ed Emilia Romagna) senza che la cosa rappresentasse una sorta di finimondo...Il tutto, nella paziente attesa che – come nove volte su dieci succede – il cumulo di sospetti e di accuse finisse poi per sparire nella solita bolla di sapone… Sul piano strettamente legale, dubitiamo che i classici presupposti previsti per la carcerazione preventiva sussistano - ammesso e non concesso siano mai sussistiti – nell' “affaire” Liguria. Non è, infatti, ipotizzabile che Toti sia così incosciente da fuggire...Non si vede neanche come potrebbe continuare a commettere reati che, in realtà, si sarebbero già consumati 4 anni fa e nemmeno come potrebbe inquinare le prove, visto che sono già state tutte ampiamente raccolte e messe a disposizione di chi, in futuro, dovrà, eventualmente, pronunciare una sentenza. Ci domandiamo, quindi, quanto tempo ancora potrà durare una detenzione che, sul piano tecnico procedurale, traballa e che su quello mediatico comincia a destare una certa inquietudine. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Ferruccio Bovio Terminato l'interrogatorio (durato circa otto ore), dinanzi ai magistrati della Procura di Genova, adesso, per Giovanni Toti (e, soprattutto, per il suo avvocato) si apre la fase in cui occorre valutare se sia giunto o meno il momento opportuno per avanzare la richiesta di revoca degli arresti domiciliari. Sappiamo che, nel corso del confronto fiume che si è svolto giovedì scorso, il governatore della Liguria ha risposto con la dovuta puntualità a tutte le 180 domande che gli inquirenti avevano predisposto per lui, fornendo chiarimenti non solo in relazione ai fatti contestatigli, ma anche in merito a quella che, in questi anni, è stata la visione politica che ha guidato la sua amministrazione regionale. Tuttavia, è parso ai bene informati che i punti di vista tra le parti siano rimasti ancora piuttosto lontani, continuando i magistrati a cogliere - come fosse una costante sistematica - i sintomi della corruzione in quasi tutta l'operatività della Giunta Toti. Pertanto, in un quadro di sostanziale e fiera contrapposizione, possiamo immaginare come non sia facile, per chi si è assunto la difesa di Toti, riuscire ad individuare gli spiragli giusti per ricondurre, in tempi rapidi, l'ex giornalista di Mediaset a riappropriarsi non solo della propria libertà personale, ma magari anche – perché no? - del suo posto ai vertici del Palazzo della Regione. In fondo anche altri governatori – certo non arrestati, ma comunque indagati – hanno continuato imperterriti a guidare i loro territori (che, nei casi, erano Lombardia ed Emilia Romagna) senza che la cosa rappresentasse una sorta di finimondo...Il tutto, nella paziente attesa che – come nove volte su dieci succede – il cumulo di sospetti e di accuse finisse poi per sparire nella solita bolla di sapone… Sul piano strettamente legale, dubitiamo che i classici presupposti previsti per la carcerazione preventiva sussistano - ammesso e non concesso siano mai sussistiti – nell' “affaire” Liguria. Non è, infatti, ipotizzabile che Toti sia così incosciente da fuggire...Non si vede neanche come potrebbe continuare a commettere reati che, in realtà, si sarebbero già consumati 4 anni fa e nemmeno come potrebbe inquinare le prove, visto che sono già state tutte ampiamente raccolte e messe a disposizione di chi, in futuro, dovrà, eventualmente, pronunciare una sentenza. Ci domandiamo, quindi, quanto tempo ancora potrà durare una detenzione che, sul piano tecnico procedurale, traballa e che su quello mediatico comincia a destare una certa inquietudine. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Ascolta la diretta di RKO dalla seconda giornata della prima edizione del Vintage Market Bari On Tour, organizzato da Bidonville Vintage Store con il patrocinio e il contributo del Comune di Ostuni, si tiene nella Città Bianca sabato 25 e domenica 26 maggio, presso la Villa Comunale Sandro Pertini – (Sabato, 25 Maggio dalle 12:00 alle 22:00 e domenica 26 Maggio dalle 9:00 alle 21:00).In questa puntata di oggi domenica 26 maggio 2024 abbiamo intervistato:Simona Santoro - Blue VelvetDora cloud CreationAngela - Kokeramami mon amourSilvia Civelli - Storie di Pulcinella spettacolo di marionettePartizia D'Auria e Mimmo Sangirardi - Il CamaleonteJim e Michela - Penni Lane Vintage OstuniErmanno - Vintage Pusher NableLa cornice del Vintage Market racchiuderà circa 80 espositori, presentando una vasta gamma di articoli tra cui: Abbigliamento vintage, Artigianato creativo, Prodotti hand made, Modernariato, Illustrazioni, Collezionismo di dischi, libri, fumetti e altro, Remake, Articoli second hand, Fashion designer, Bio Cosmesi.Un week end pieno di sorprese che consentirà ai visitatori di immergersi nelle proprie passioni alla ricerca del tesoro nascosto, del capo vintage a cui dare un'altra vita o semplicemente di curiosare tra gli oggetti e le collezioni dei tantissimi espositori che riportano alla mente ricordi piacevoli del passato, con un unico denominatore comune: la sostenibilità.Lo slogan della manifestazione “Vintage is the way to save Planet” è un concetto che esprime l'opportunità di dare nuova vita agli oggetti e ai beni del passato, al di là dell'amore per il vintage, e di utilizzare ancora una volta prodotti sani, utili e funzionanti per il bene del pianeta. Pertanto il Vintage Market Bari non è un semplice mercatino dell'usato ma un contenitore in cui si incontrano passioni e interessi caratterizzati dal passare del tempo che vengono valorizzati e rilanciati sul mercato. Sarà anche una vetrina per giovani artisti e nuove realtà che propongono artigianato creativo, come pure per appassionati di moda e musica che vogliono condividere questa esperienza confrontandosi con un pubblico sempre più attento e consapevole.Oltre all'area market il programma sarà ricchissimo di altre attività nelle varie aree tematiche:Area Kids che ospiterà (sabato e domenica) vari laboratori e spettacoli gratuitiMusic Area con DJ Set only vinyl, Live band e artisti e ballerini di Lindy HopArea FoodInoltre Radio RKO, durante tutto l'evento, avrà una propria postazione fissa da cui trasmetterà una diretta che vedrà ospiti i protagonisti dell'evento, gli organizzatori, gli standisti e gli stessi visitatori. A condurre il programma Carlo Chicco & friends con la regia di Paola Pagone.“Siamo pronti! – afferma uno degli organizzatori, Nicola Mincuzzi – Il Vintage Market Bari edizione ON tour, non è un semplice mercatino, è un appuntamento da non perdere dove gli attori principali sono gli espositori, selezionati per dare vita ad una kermesse il cui denominatore comune è il rispetto per la natura e per il pianeta.Siamo partiti da 40 espositori nella prima edizione nella città di Bari, fino a raggiungere traguardi inimmaginabili che hanno visto la partecipazione di oltre 170 espositori su 5000 mq di superficie coperta e oltre 15.000 presenze nell'ultima edizione primaverile.È per noi motivo di orgoglio – continua Nicola Mincuzzi – vedere tantissimi visitatori di tutte le età avvicinarsi al nostro progetto condividendo con noi delle giornate all'insegna della spensieratezza e dello stare bene. Il Vintage Market diventa così un pretesto, per sensibilizzare in maniera concreta e tangibile l'acquisto consapevole ed ecosostenibile.Acquistare vintage infatti, significa dare una seconda vita a capi ancora utili realizzati per durare nel tempo; questa scelta influisce inevitabilmente sul bene del pianeta non alimentando il consumo scellerato di capi di abbigliamento provenienti dalla fast fashion con conseguente danno ecologico. Scegliere hand made, significa scegliere manufatti realizzati sapientemente da artigiani con un impatto ambientale pari a zero.L'ingresso al Vintage Market è gratuito. Tutti i laboratori e le attività nell'area kids sono gratuite e adatte ai bambini dai 4 anni in su. Per info e prenotazioni laboratori Pea.de: Pompea 3204822783Qui di seguito il programma dettagliato:Sabato, 25 Maggio (ore 12:00 – 22:00)12:00: Inaugurazione e diretta con gli assessori a cura di Carlo Chicco e Radio RKO12:30: Laboratorio Pea.dè (Adatto ai bambini dai 4 anni in su)Decorazione per le Porte: Con le scatole delle uova, colori e pennelli, i partecipantirealizzeranno una decorazione per abbellire una porta o una parete di casa.13:00: Musica in vinile con DJ SANTAMATO VITO16:00: Laboratorio Pea.dè (Adatto ai bambini dai 4 anni in su)Facciamo dei Timbri: Con avanzi di cartone, i partecipanti impareranno a realizzare deitimbri personalizzati per dipingere un sacchetto portatutto.17:00: Spettacolo “Le Petit Tap sul Trerrot Teatro” con Anna SaragagliaUno spettacolo retrò pugliese comico e irriverente, presentato da Anna Saragaglia sul suonuovo teatro viaggiante, un'ape car.18:30: Band SWING 3119:30: EDDY DE MARCO (performance musicale)Domenica, 26 Maggio (ore 9:00 – 21:00)11:00: Laboratorio Pea.dè (Adatto ai bambini dai 4 anni in su)Maschere Tribali: Con scatole delle uova, colori, pennelli, piume e cartoncino colorato, ognipartecipante realizzerà una maschera tribale decorativa.12:00: Spettacolo con Lisa Ben Ci Venni: Storie di PulcinellaIl teatro delle guarattelle con burattini a guanto rappresenta temi universali come la natura,le emozioni e l'umanità, rappresentata da Pulcinella.13:00: DJ set con Carlo Chicco16:00: Laboratorio Pea.dè (Adatto ai bambini dai 4 anni in su)Paesaggio a Strati: Con cartone, tempere, pastelli a olio, pennelli, colla e tessuti, ognibambino creerà un quadretto che ritrae un paesaggio a più strati.17:00: Spettacolo con Lisa Ben Ci Venni: Storie di PulcinellaIl teatro delle guarattelle con burattini a guanto rappresenta temi universali come la natura,le emozioni e l'umanità, rappresentata da Pulcinella.18:00: Miss Pia e i Ballerini BE SWING con i Maestri:Nicky PezzollaAnna MongelliMichele DragonettiSimona PetraliaL'associazione Be Swing promuove la cultura swing del ‘900 nelle città di Taranto, MartinaFranca, Trani e Mesagne. Organizza il Taranto Swing Festival e altri eventi che hanno fattodiventare la Puglia una destinazione di rilievo per la cultura vintage in Europa. Il loro motto è:“Se non balli non sai cosa succede”.19:30: The Good Old Boys (performance musicale)
A cura di Ferruccio Bovio Il Governo ha, dunque, fatto marcia indietro in merito all'opportunità di reintrodurre il redditometro, tra gli strumenti adottati dal Fisco per accertare se i redditi che un contribuente dichiara coincidano o meno con quelli che, effettivamente, percepisce. E noi pensiamo che, agendo in questo modo, l'esecutivo Meloni, abbia fatto anche bene, visto che stiamo parlando di un metodo di presunto accertamento che privilegia gli indizi rispetto ai riscontri concreti, focalizzando la sua attenzione più sulla tipologia che sulla reale consistenza delle spese che un determinato cittadino sostiene... In altre parole, col redditometro, l'indagine da parte dell'Agenzia delle Entrate, non avviene sul valore complessivo di quanto spendiamo, ma piuttosto sulla qualità dei beni di cui disponiamo. Pertanto, se ci appartiene un oggetto che, normalmente, rientra tra quelli che sono nelle disponibilità di classi di contribuenti superiori a quella cui apparteniamo noi, ecco che allora scatta , nei nostri confronti, quella presunzione di infedeltà tributaria che rivela come, per il nostro legislatore fiscale, non sia lo Stato a dover produrre le prove di un'eventuale evasione, ma sia, piuttosto, il cittadino a dover dimostrare la propria correttezza dinanzi all'erario. Il rischio, in questi casi, diventa, quindi, quello di non consentire più al singolo individuo di utilizzare liberamente il proprio denaro - che magari ha pure guadagnato in maniera del tutto onesta – per sottoporlo, invece, ad una prevenuta radiografia di carattere quasi morale. Per quanto, infatti, spesso si possa cadere nella tentazione di provare invidia od esprimere riprovazione nei riguardi di chi, apparentemente, conduce un tenore di vita che le sue entrate rendono difficilmente giustificabile, è sempre meglio evitare di generalizzare. Ad esempio, dietro ad una lunga vacanza trascorsa in prestigiosi alberghi internazionali possono celarsi vent'anni di ferie estive ed invernali trascorse rigorosamente in casa, nella paziente attesa di poter finalmente un giorno coronare il sogno turistico di una vita intera… In conclusione, ci pare giusto che ognuno sia padrone di modellare la propria esistenza seguendo i criteri che gli sono più congeniali, senza che lo Stato intervenga per contestarne la sostenibilità finanziaria. Ecco perché approviamo lo stop al redditometro, inteso come sistema di valutazione che, facendo prevalere gli aspetti qualitativi su quelli quantitativi, rischia di concedere uno spazio troppo ampio a giudizi che sono soggettivamente politici e non oggettivamente contabili. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Ferruccio Bovio Il Governo ha, dunque, fatto marcia indietro in merito all'opportunità di reintrodurre il redditometro, tra gli strumenti adottati dal Fisco per accertare se i redditi che un contribuente dichiara coincidano o meno con quelli che, effettivamente, percepisce. E noi pensiamo che, agendo in questo modo, l'esecutivo Meloni, abbia fatto anche bene, visto che stiamo parlando di un metodo di presunto accertamento che privilegia gli indizi rispetto ai riscontri concreti, focalizzando la sua attenzione più sulla tipologia che sulla reale consistenza delle spese che un determinato cittadino sostiene... In altre parole, col redditometro, l'indagine da parte dell'Agenzia delle Entrate, non avviene sul valore complessivo di quanto spendiamo, ma piuttosto sulla qualità dei beni di cui disponiamo. Pertanto, se ci appartiene un oggetto che, normalmente, rientra tra quelli che sono nelle disponibilità di classi di contribuenti superiori a quella cui apparteniamo noi, ecco che allora scatta , nei nostri confronti, quella presunzione di infedeltà tributaria che rivela come, per il nostro legislatore fiscale, non sia lo Stato a dover produrre le prove di un'eventuale evasione, ma sia, piuttosto, il cittadino a dover dimostrare la propria correttezza dinanzi all'erario. Il rischio, in questi casi, diventa, quindi, quello di non consentire più al singolo individuo di utilizzare liberamente il proprio denaro - che magari ha pure guadagnato in maniera del tutto onesta – per sottoporlo, invece, ad una prevenuta radiografia di carattere quasi morale. Per quanto, infatti, spesso si possa cadere nella tentazione di provare invidia od esprimere riprovazione nei riguardi di chi, apparentemente, conduce un tenore di vita che le sue entrate rendono difficilmente giustificabile, è sempre meglio evitare di generalizzare. Ad esempio, dietro ad una lunga vacanza trascorsa in prestigiosi alberghi internazionali possono celarsi vent'anni di ferie estive ed invernali trascorse rigorosamente in casa, nella paziente attesa di poter finalmente un giorno coronare il sogno turistico di una vita intera… In conclusione, ci pare giusto che ognuno sia padrone di modellare la propria esistenza seguendo i criteri che gli sono più congeniali, senza che lo Stato intervenga per contestarne la sostenibilità finanziaria. Ecco perché approviamo lo stop al redditometro, inteso come sistema di valutazione che, facendo prevalere gli aspetti qualitativi su quelli quantitativi, rischia di concedere uno spazio troppo ampio a giudizi che sono soggettivamente politici e non oggettivamente contabili. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
L'irruzione della Polizia per sgombrare gli edifici della Columbia University a New York dai rivoltosi segna uno spartiacque politico.Le proteste violente con venature antisemite, ma soprattutto anti occidentali, hanno aperto gli occhi ad un'America distratta o pusillanime sulla deriva del sistema educativo americano non solo accademico, ma anche delle scuole dell'obbligo.Da oltre 30 anni nella società americana si scontrano due visioni configgenti, quella radicale che trova ampio spazio sui media e nelle istituzioni universitarie e quella pragmatica che però fa fatica a trovare spazi comunicativi e a fissare un'egemonia culturale.Pertanto con un'accelerazione improvvisa negli ultimi 5 anni la visione radicale ha preso il sopravvento estrinsecandosi nel wokismo, nella cancel culture, nel MeeToo, nei Black Lives Matter, nell'#Antifa , nel #DEI e così via, che hanno alimentato un clima di violenza, di caccia alle streghe e di intolleranza diffusa.Ma le scene degli esagitati che inneggiano ad #Hamas e invocano alla distruzione di Israele, è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso tenuto per troppo tempo sigillato. Ecco cosa scrive il Wall Street Journal, ad esempiohttps://t.co/0dMNjub1yG
Quest'anno ricorrono i 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi. Ma chi è stato? Cos'è il broadcasting? Come ha cambiato le nostre vite? Scopriamolo in questa puntata. AI REVOLUTION. Il seminario è aperto all'intero studio professionale, per permettere a tutti i componenti dello studio di crescere in questa transizione culturale. Pertanto, con una sola quota di iscrizione è possibile far partecipare tutti i componenti dello studio (professionisti e collaboratori). https://myp.srl/corso-intelligenza-artificiale-per-studi-professionali/
Proseguimento del percorso sulla Zetetica con questi 10 assiomi essenziali della zetetica, per darvi strumenti di base per affinare il vostro spirito critico..Troverai una versione scritta completa sulla nostra newsletter: https://disruptivetalks.substack.com/p/zetetica-v01-introduzione-alla-zeteticae la version video sul nostro canale YouTube: https://www.youtube.com/@DisruptiveTalksPodcastDopo avere definito cos'è la zetetica nella parte precedente (disponibile in audio podcast), andiamo sul concretto adesso, con questi assiomi. 1. La Zetetica non è automaticaLa Zetetica non è un processo automatico o istintivo. Richiede uno sforzo cosciente e un'applicazione metodica del dubbio e dell'indagine critica. Se non vi sono motivi pericolosi per dubitare di un'affermazione non verificata, si può considerarla plausibile, tenendo presente che si tratta di un'informazione non verificata, ovvero una credenza in senso lato. È quando altre affermazioni pericolose si basano su queste affermazioni non verificate che diventa obbligatorio sottoporle a un esame critico e assicurarsi che si tratti di conoscenza verificata. È qui che interviene il metodo Zetetico.2. L'onere della provaSi può dimostrare che qualcosa esiste o è plausibile se si può osservare, misurare e replicare le osservazioni e le misurazioni. È più difficile, se non impossibile, dimostrare che qualcosa non esiste. Pertanto, spetta a colui che afferma l'esistenza di qualcosa fornire la prova della sua affermazione. In caso contrario, si è di fronte a un'inversione dell'onere della prova. Inoltre, non si può dimostrare che qualcosa sia plausibile se può essere spiegato sia da una cosa che dal suo contrario. Ecco perché ogni teoria deve avere dei criteri di confutabilità.3. Le prove non hanno tutte lo stesso valoreIl livello di plausibilità attribuito a un'affermazione deve essere in linea con il livello di prove fornite a suo sostegno. Un'affermazione straordinaria richiede prove più che ordinarie secondo il principio di Carl Sagan. Le prove possono essere classificate in diverse categorie, dalle non-prove (buon senso, opinione, voce popolare) alle prove insufficienti (testimonianze, aneddoti, expertise auto-proclamata), alle Support the Show.❤️ Ti piace il nostro lavoro? Lascia un like e abbonati al nostro canale YouTube, questo ci aiuta tanto!https://www.youtube.com/@DisruptiveTalksPodcast✉️ Tutto il nostro contenuto in versione scritta (e senza l'accento francese) nella newsletter gratuita: https://disruptivetalks.substack.com/► Sito ufficiale: https://disruptivetalks.it/► Rimane in contatto diretto con noi su Telegram: https://t.me/DisruptiveTalksPodcast► Seguici sul nostro canale Twitch: https://www.twitch.tv/disruptivetalks► Sul nostro canale TikTok: https://www.tiktok.com/@disruptive.talks❤️ Supporta il nostro canale e il nostro lavoro (che svolgiamo come una passione sul nostro tempo libero): https://www.buzzsprout.com/2242815/supporters/new
Un recente studio scientifico cinese scopre che allenarsi nel week end fa bene per dimagrire e restare in forma. Meglio un'attività costante durante la settimana, ma anche i c.d.weekend warrior hanno molti benefici dal concentrare l'attività il sabato e domenica. Scopriamo come in questa puntata di Buongiorno Felicità.AI REVOLUTION. Il seminario è aperto all'intero studio professionale, per permettere a tutti i componenti dello studio di crescere in questa transizione culturale. Pertanto, con una sola quota di iscrizione è possibile far partecipare tutti i componenti dello studio (professionisti e collaboratori). https://myp.srl/corso-intelligenza-artificiale-per-studi-professionali/
A cura di Ferruccio Bovio L'Europa, come ci ha ricordato Mario Draghi nel suo recente intervento alla Conferenza di Alto Livello sul “Pilastro europeo dei diritti sociali”, deve seriamente prepararsi ad affrontare preoccupanti problemi di deindustrializzazione, in un quadro di serrata competitività con altre grandi aree economiche del Pianeta: America e Cina su tutte. Abbiamo ormai quasi tutti archiviato l'illusione che il tanto strombazzato “green deal” e le nuove attività connesse alla transizione energetica e climatica potessero compensare, nel Vecchio Continente, le perdite di posti di lavoro riscontrate nelle attività industriali tradizionali: a meno che, considerata la schiacciante supremazia cinese in quanto a disponibilità di tecnologie rinnovabili (come le batterie, i pannelli solari o le auto elettriche), l'economia europea, nel tentativo disperato di rimanere in qualche modo a galla, non intenda continuare ad appellarsi a sovvenzioni pubbliche impossibili però, da sostenere nel lungo periodo. Di questo scenario - tutt'altro che positivo per il futuro del lavoro europeo - possiamo ringraziare essenzialmente quell'estremismo ambientalista - e sostanzialmente anti capitalista – che ha condizionato troppe scelte incaute dell'Unione Europea e, talvolta, persino le prese di posizione dei movimenti sindacali, apparsi, stranamente, non sempre del tutto consapevoli circa gli effetti distruttivi che una visione ideologica e dogmatica della transizione avrebbe finito per provocare sull'industria e, di conseguenza, sui livelli occupazionali. Ecco perché, nella sua ultima apparizione a Bruxelles, l'ex presidente della BCE ha voluto essere estremamente chiaro, richiamando l'Europa intera ad una maggiore coesione politica, economica e militare da cui possa, finalmente, scaturire quella unità di intenti che finora è sempre mancata e senza la quale i singoli Paesi europei – compresi i più ricchi – sono destinati ad un futuro di colpevole marginalità. Pertanto, ci pare che – sia pure non intervenendo apertamente nel dibattito politico in corso a livello comunitario - Mario Draghi abbia, comunque, lanciato un monito agli elettori che a giugno dovranno rinnovare l'Europarlamento, invitandoli a riflettere sul fatto che sarà proprio il loro voto a decidere se, negli anni a venire, l'Europa potrà ancora sedersi ai tavoli che contano, oppure ne verrà penosamente esclusa. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Ferruccio Bovio L'Europa, come ci ha ricordato Mario Draghi nel suo recente intervento alla Conferenza di Alto Livello sul “Pilastro europeo dei diritti sociali”, deve seriamente prepararsi ad affrontare preoccupanti problemi di deindustrializzazione, in un quadro di serrata competitività con altre grandi aree economiche del Pianeta: America e Cina su tutte. Abbiamo ormai quasi tutti archiviato l'illusione che il tanto strombazzato “green deal” e le nuove attività connesse alla transizione energetica e climatica potessero compensare, nel Vecchio Continente, le perdite di posti di lavoro riscontrate nelle attività industriali tradizionali: a meno che, considerata la schiacciante supremazia cinese in quanto a disponibilità di tecnologie rinnovabili (come le batterie, i pannelli solari o le auto elettriche), l'economia europea, nel tentativo disperato di rimanere in qualche modo a galla, non intenda continuare ad appellarsi a sovvenzioni pubbliche impossibili però, da sostenere nel lungo periodo. Di questo scenario - tutt'altro che positivo per il futuro del lavoro europeo - possiamo ringraziare essenzialmente quell'estremismo ambientalista - e sostanzialmente anti capitalista – che ha condizionato troppe scelte incaute dell'Unione Europea e, talvolta, persino le prese di posizione dei movimenti sindacali, apparsi, stranamente, non sempre del tutto consapevoli circa gli effetti distruttivi che una visione ideologica e dogmatica della transizione avrebbe finito per provocare sull'industria e, di conseguenza, sui livelli occupazionali. Ecco perché, nella sua ultima apparizione a Bruxelles, l'ex presidente della BCE ha voluto essere estremamente chiaro, richiamando l'Europa intera ad una maggiore coesione politica, economica e militare da cui possa, finalmente, scaturire quella unità di intenti che finora è sempre mancata e senza la quale i singoli Paesi europei – compresi i più ricchi – sono destinati ad un futuro di colpevole marginalità. Pertanto, ci pare che – sia pure non intervenendo apertamente nel dibattito politico in corso a livello comunitario - Mario Draghi abbia, comunque, lanciato un monito agli elettori che a giugno dovranno rinnovare l'Europarlamento, invitandoli a riflettere sul fatto che sarà proprio il loro voto a decidere se, negli anni a venire, l'Europa potrà ancora sedersi ai tavoli che contano, oppure ne verrà penosamente esclusa. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A Piccoli Sorsi - Commento alla Parola del giorno delle Apostole della Vita Interiore
RITIRO A ROMA CON LE APOSTOLE:Carissimi amici, vi invitiamo a trascorrere con noi un fine settimana a Roma. Per info e iscrizioni : https://www.it.apostlesofil.com/iscrizioni-weekend-roma/ - Premi il tasto PLAY per ascoltare la catechesi del giorno e condividi con altri se vuoi -+ Dal libro di del profeta Isaia +In quei giorni, il Signore parlò ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall'alto». Ma Acaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, perché Dio è con noi».Parola del Signore.
Un'affascinante leggenda narra le origini di Roma. A raccontarla, nei suoi minimi dettagli, sono gli autori antichi: due mitici gemelli, l'assassinio di uno di loro e la fondazione di una città dalla quale sarebbe poi sorto un formidabile impero.Per gli storici moderni, al contrario, quel racconto non sarebbe altro che una semplice storia. Roma non sarebbe stata fondata da un re, come il fratricida Romolo, né tanto meno nella fatidica data del 21 aprile 753 a.C., ma anzi si sarebbe gradualmente formata in un arco di tempo molto più lungo e recente. Pertanto le origini di Roma sarebbero molto meno affascinanti di quanto riportato nel mitico racconto, e proprio per rendere il tutto più leggendario e accattivante gli autori classici avrebbero inventato una favola, proiettata in un remoto passato, completamente falsificato, con l'intento di nobilitare un inizio alquanto oscuro e primitivo.Insieme ripercorreremo la nascita di Roma, esaminando quanto rievocato nella tradizione e valutandone le sue moderne interpretazioni, avvalendoci anche dei ritrovamenti archeologici, del resto da un'archeologa non potevate aspettarvi altro. Vedremo infatti che cosa è stato rinvenuto, durante gli scavi, nei luoghi citati nella leggenda, dove Roma sarebbe stata fondata e dove avrebbero vissuto i suoi primi re. Confronteremo le testimonianze materiali riportate alla luce, come manufatti, resti di edifici, iscrizioni e arcaiche rappresentazioni con quanto presente nelle fonti scritte. Tutte queste informazioni sono infatti tanti piccoli tasselli che ci permetteranno di ricostruire quel lontano passato.E così, miei cari ArcheoTravelers preparatevi a vedervi svelati i segreti nascosti dietro la leggenda della nascita di Roma. Ci attendono 6 avvincenti appuntamenti tra mito e realtà, che ci condurranno alla scoperta delle sue origini ancestrali.Conoscete il detto secondo il quale “in fondo ad ogni leggenda c'è un po' di verità”? Lo verificheremo in questo nostro viaggio insieme nel passato, alla scoperta delle origini di Roma.Buon ascolto!Trovi il progetto "ArcheoTravelers, viaggiatori nel passato" sui maggiori canali social tra cui Instagram e Facebook, oltre che sul sito internet ad esso dedicato www.archeotravelers.com.Qui trovi l'approfondimento all'episodio di oggi -> Il Natale di Roma. Alla scoperta delle origini
Il film Una ragazza e il suo sogno è una commedia americana per ragazzi del 2003, diretta da Dennie Gordon e interpretata da Amanda Bynes, Colin Firth, Kelly Preston, Eileen Atkins e Anna Chancellor. Una ragazza e il suo sogno è una commedia che mescola elementi di favola moderna e ricerca di identità. La trama segue Daphne, interpretata da Amanda Bynes, alla ricerca del padre aristocratico, Henry Dashwood, impersonato da Colin Firth. Il film è un viaggio divertente e commovente attraverso le differenze sociali e l'amore familiare. La pellicola ha ricevuto valutazioni contrastanti, con alcuni apprezzamenti per la sua natura leggera; altri critici affermano che è banale e poco riuscita. La performance di Bynes è elogiata, mentre il plot potrebbe risultare prevedibile. In sintesi, Una ragazza e il suo sogno può essere apprezzato per il suo tono leggero e la trama orientata alla famiglia, sebbene non raggiunga l'unanimità nella sua accoglienza. Amanda Bynes, la protagonista L'attrice principale, Amanda Bynes, ha recitato in pochi film, tra cui: Easy Girl (2010) Hairspray (2007) Sydney White – Biancaneve al college (2007) She's the Man (2006) Le cose che amo di te (2005) Che fine ha fatto la Bynes? Dopo il 2010, Amanda Bynes è praticamente scomparsa dai set cinematografici. Attualmente, la Bynes ha attirato l'attenzione per i suoi cambiamenti di immagine, inclusa una breve parentesi in cui ha tinteggiato i capelli di nero e successivamente ha optato per il biondo platino all'inizio del 2024. Nel 2023, ha annunciato la decisione di abbandonare il suo podcast per ritornare alla ribalta. Ci sono state preoccupazioni riguardo alla sua salute mentale; è stata a lungo ricoverata in un ospedale. Nonostante sia nata nel 1986, dal 2012 al 2022, la Bynes è stata considerata inadatta a intendere e volere. Pertanto, è stata affidata a suo padre, che ne ha detenuto la tutela legale. Purtroppo, quello di Amanda Bynes non è un caso isolato. Altre giovani attrici e cantanti americane hanno avuto problemi simili a cavallo fra gli anni '00 e'10 del nostro secolo. Queste cattive ragazze formano un gruppo per niente piccolo. --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/corgiov/message
News Marketing del 11 Marzo, poche ma buone
A cura di Ferruccio Bovio Sembra siano almeno 12.000 gli artisti internazionali che, attraverso una petizione mirata, hanno chiesto l'esclusione di Israele dalla prossima Biennale d'Arte di Venezia, che si terrà dal 20 aprile al 24 novembre. L'appello – “No al padiglione del genocidio” - è stato lanciato da un neonato collettivo denominato ANGA (Art Not Genocide Alliance). Il documento in questione chiede “l'esclusione di Israele dalla Biennale di Venezia”, affermando che “offrire un palcoscenico ad uno Stato impegnato in continui massacri contro il popolo palestinese a Gaza è inaccettabile”. Vengono, inoltre, fatte analogie con i boicottaggi del Sudafrica ai tempi dell'apartheid e con le sanzioni alla Russia dopo l'invasione dell'Ucraina, a causa della quale la Biennale avrebbe escluso ogni collaborazione con il Cremlino. Per la verità, i promotori dell'iniziativa sembrano qui ignorare il fatto che, in quest'ultimo caso, nel 2022, la chiusura del Padiglione russo non fu imposta da alcuna autorità italiana, ma venne, invece, decisa autonomamente dai curatori nominati dal ministero moscovita della Cultura , il quale ha, tra l'altro, già reso noto che non intende partecipare neanche alla prossima Esposizione. La reazione ufficiale del ministro Gennaro Sangiuliano, rispetto al contenuto della petizione, non si è fatta certo attendere ed è stata particolarmente ferma e chiara, giudicando “inaccettabile, oltreché vergognoso il diktat di chi ritiene di essere depositario della verità e, con arroganza e odio, pensa di minacciare la libertà di pensiero e di espressione creativa in una Nazione democratica e libera come l'Italia”. Israele – secondo il ministro - non solo ha il diritto di esprimere la sua arte, ma ha pure il dovere di dare testimonianza al suo popolo, colpito così duramente a freddo da terroristi senza pietà. Pertanto, la Biennale dovrà rimanere sempre un'occasione di incontro e dialogo, anziché un momento di censura e di intolleranza. Tra l'altro, i vari padiglioni nazionali appartengono ai singoli Stati che li gestiscono con fondi propri, senza dipendere minimamente dal Governo italiano o dalla Direzione della Biennale. Di conseguenza, lo stesso tipo di considerazioni, appena riportate per Israele, valgono anche nei riguardi di un altro appello - il “Non siate complici”- pervenuto, proprio in queste ore, dalla Woman Life Freedom Europe, affinchè la Biennale “annulli la partecipazione dell'Iran e degli artisti asserviti al regime”. Anche in questo caso, infatti, la Biennale ribadisce che tutti i Paesi riconosciuti dalla Repubblica italiana possono, in totale autonomia, richiedere di partecipare ufficialmente. Ecco perché , nessuna petizione tendente ad escludere, dalla 60esima Esposizione Internazionale dell'Arte, la presenza di una qualsiasi delegazione – sia essa israeliana o iraniana – potrà mai essere presa in considerazione. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Ferruccio Bovio Sembra siano almeno 12.000 gli artisti internazionali che, attraverso una petizione mirata, hanno chiesto l'esclusione di Israele dalla prossima Biennale d'Arte di Venezia, che si terrà dal 20 aprile al 24 novembre. L'appello – “No al padiglione del genocidio” - è stato lanciato da un neonato collettivo denominato ANGA (Art Not Genocide Alliance). Il documento in questione chiede “l'esclusione di Israele dalla Biennale di Venezia”, affermando che “offrire un palcoscenico ad uno Stato impegnato in continui massacri contro il popolo palestinese a Gaza è inaccettabile”. Vengono, inoltre, fatte analogie con i boicottaggi del Sudafrica ai tempi dell'apartheid e con le sanzioni alla Russia dopo l'invasione dell'Ucraina, a causa della quale la Biennale avrebbe escluso ogni collaborazione con il Cremlino. Per la verità, i promotori dell'iniziativa sembrano qui ignorare il fatto che, in quest'ultimo caso, nel 2022, la chiusura del Padiglione russo non fu imposta da alcuna autorità italiana, ma venne, invece, decisa autonomamente dai curatori nominati dal ministero moscovita della Cultura , il quale ha, tra l'altro, già reso noto che non intende partecipare neanche alla prossima Esposizione. La reazione ufficiale del ministro Gennaro Sangiuliano, rispetto al contenuto della petizione, non si è fatta certo attendere ed è stata particolarmente ferma e chiara, giudicando “inaccettabile, oltreché vergognoso il diktat di chi ritiene di essere depositario della verità e, con arroganza e odio, pensa di minacciare la libertà di pensiero e di espressione creativa in una Nazione democratica e libera come l'Italia”. Israele – secondo il ministro - non solo ha il diritto di esprimere la sua arte, ma ha pure il dovere di dare testimonianza al suo popolo, colpito così duramente a freddo da terroristi senza pietà. Pertanto, la Biennale dovrà rimanere sempre un'occasione di incontro e dialogo, anziché un momento di censura e di intolleranza. Tra l'altro, i vari padiglioni nazionali appartengono ai singoli Stati che li gestiscono con fondi propri, senza dipendere minimamente dal Governo italiano o dalla Direzione della Biennale. Di conseguenza, lo stesso tipo di considerazioni, appena riportate per Israele, valgono anche nei riguardi di un altro appello - il “Non siate complici”- pervenuto, proprio in queste ore, dalla Woman Life Freedom Europe, affinchè la Biennale “annulli la partecipazione dell'Iran e degli artisti asserviti al regime”. Anche in questo caso, infatti, la Biennale ribadisce che tutti i Paesi riconosciuti dalla Repubblica italiana possono, in totale autonomia, richiedere di partecipare ufficialmente. Ecco perché , nessuna petizione tendente ad escludere, dalla 60esima Esposizione Internazionale dell'Arte, la presenza di una qualsiasi delegazione – sia essa israeliana o iraniana – potrà mai essere presa in considerazione. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
La digitalizzazione, fondamentale per l'incremento della produttività e per migliorare il rapporto con i clienti, è diventata una priorità per le imprese, soprattutto nel settore della ristorazione. Qui, l'accelerazione dell'innovazione tecnologica è stata significativa, con particolare attenzione alla automazione dei processi di gestione degli ordini per ampliare le opportunità di vendita. In questo contesto, è essenziale che i principali fornitori di soluzioni IT non solo offrano strumenti applicativi all'avanguardia, ma anche una profonda conoscenza del settore per guidare gli esercenti attraverso la transizione digitale, orientandoli verso risultati tangibili per il business. Pertanto, l'ingresso nel Gruppo Zucchetti di Timeware, azienda milanese attiva dal 2003 e specializzata in avanzati strumenti tecnologici per l'ingaggio, la gestione della relazione e la fidelizzazione dei clienti, è un passo significativo. Le soluzioni di Timeware sono integrate con strumenti di business intelligence e analisi dei dati, seguendo una logica collaborativa e gestite da un team di manager altamente competenti. All'interno dell'offerta Zucchetti per la ristorazione, Timeware avrà il compito di potenziare l'ambito del ‘self-ordering' (menu digitali, prenotazione cibi e bevande, gestione consegna a domicilio o asporto ecc.) e dell'interazione online con i clienti, mediante app, fidelity card e gift digitali, funzionalità di marketing automation e CRM e molti altri servizi.
A cura di Ferruccio Bovio Autorevoli studi condotti a livello di Parlamento europeo, hanno quantificato i costi della transizione energetica nella stratosferica cifra di quarantamila miliardi di euro da spendersi entro il 2050. E' chiaro che si sta parlando di impegni finanziari neanche lontanamente sostenibili senza un coinvolgimento decisivo da parte della mano pubblica, ma è altrettanto chiaro che si sta purtroppo anche parlando di una prospettiva praticamente irrealizzabile se posta alla luce delle regole fiscali previste dal nuovo patto di stabilità comunitario. Regole che non consentono, infatti, di escludere, dal conteggio dei deficit statali, gli investimenti effettuati proprio al fine di accelerare la transizione energetica. In altre parole, la politica green che ha ispirato l'azione della Commissione UE negli ultimi anni, cade in aperta contraddizione con se stessa nel momento in cui, non deflettendo dal suo tradizionale rigore, rischia di mandare in fumo tutto quel bel libro dei sogni di gloria europea che risponde al nome di Green Deal. Gran parte degli investimenti necessari per realizzare puntualmente tutti i traguardi che Bruxelles ha fissato per la metà del secolo, richiederebbero, infatti, concretamente l'intervento dello Stato, visto che, tra l'altro, molti di essi sono scarsamente (o per nulla) remunerativi e, quindi, ben difficilmente appetibili per i privati. Del resto, anche le proteste degli agricoltori cui assistiamo in questi giorni, altro non fanno che riflettere una diffusa insoddisfazione per l'incapacità, dimostrata dall'Unione europea, nel prevedere i deludenti risultati di tante norme emanate più sugli svolazzi di una fantasia ambientalista, che sulla base di riflessioni ispirate da pragmatismo e da chiarezza di obbiettivi. Per troppo tempo, spinti dall'ambizione di dover essere, per forza, i primi della classe, gli Europei (o meglio chi li ha governati) hanno alzato sempre più in alto l'asticella delle loro politiche ambientali, dimenticandosi quasi completamente del fatto che, prima o poi, sarebbe pure venuto il momento di fare i conti con la concorrenza di Paesi che producono infischiandosene della decarbonizzazione e magari anche dei diritti più elementari dei loro lavoratori. Pertanto, il dubbio che ci viene spontaneo è quello che si riferisce alla effettiva competitività di un Continente che, mentre da un lato pretende di essere assolutamente aperto al commercio internazionale, dall'altro si auto impone vincoli interni che lo penalizzano pesantemente proprio sul terreno della concorrenzialità. Per fortuna (sebbene in serio ritardo) una certa consapevolezza del tempo e del terreno perduti dall'economia europea comincia ad affiorare anche a livello di istituzioni comunitarie: e noi speriamo che anche l'Italia, con la sua industria manifatturiera che è seconda soltanto a quella tedesca, sappia farsi portavoce autorevole delle esigenze di chi ancora vuole lavorare e produrre in Europa. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Ferruccio Bovio Autorevoli studi condotti a livello di Parlamento europeo, hanno quantificato i costi della transizione energetica nella stratosferica cifra di quarantamila miliardi di euro da spendersi entro il 2050. E' chiaro che si sta parlando di impegni finanziari neanche lontanamente sostenibili senza un coinvolgimento decisivo da parte della mano pubblica, ma è altrettanto chiaro che si sta purtroppo anche parlando di una prospettiva praticamente irrealizzabile se posta alla luce delle regole fiscali previste dal nuovo patto di stabilità comunitario. Regole che non consentono, infatti, di escludere, dal conteggio dei deficit statali, gli investimenti effettuati proprio al fine di accelerare la transizione energetica. In altre parole, la politica green che ha ispirato l'azione della Commissione UE negli ultimi anni, cade in aperta contraddizione con se stessa nel momento in cui, non deflettendo dal suo tradizionale rigore, rischia di mandare in fumo tutto quel bel libro dei sogni di gloria europea che risponde al nome di Green Deal. Gran parte degli investimenti necessari per realizzare puntualmente tutti i traguardi che Bruxelles ha fissato per la metà del secolo, richiederebbero, infatti, concretamente l'intervento dello Stato, visto che, tra l'altro, molti di essi sono scarsamente (o per nulla) remunerativi e, quindi, ben difficilmente appetibili per i privati. Del resto, anche le proteste degli agricoltori cui assistiamo in questi giorni, altro non fanno che riflettere una diffusa insoddisfazione per l'incapacità, dimostrata dall'Unione europea, nel prevedere i deludenti risultati di tante norme emanate più sugli svolazzi di una fantasia ambientalista, che sulla base di riflessioni ispirate da pragmatismo e da chiarezza di obbiettivi. Per troppo tempo, spinti dall'ambizione di dover essere, per forza, i primi della classe, gli Europei (o meglio chi li ha governati) hanno alzato sempre più in alto l'asticella delle loro politiche ambientali, dimenticandosi quasi completamente del fatto che, prima o poi, sarebbe pure venuto il momento di fare i conti con la concorrenza di Paesi che producono infischiandosene della decarbonizzazione e magari anche dei diritti più elementari dei loro lavoratori. Pertanto, il dubbio che ci viene spontaneo è quello che si riferisce alla effettiva competitività di un Continente che, mentre da un lato pretende di essere assolutamente aperto al commercio internazionale, dall'altro si auto impone vincoli interni che lo penalizzano pesantemente proprio sul terreno della concorrenzialità. Per fortuna (sebbene in serio ritardo) una certa consapevolezza del tempo e del terreno perduti dall'economia europea comincia ad affiorare anche a livello di istituzioni comunitarie: e noi speriamo che anche l'Italia, con la sua industria manifatturiera che è seconda soltanto a quella tedesca, sappia farsi portavoce autorevole delle esigenze di chi ancora vuole lavorare e produrre in Europa. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Una delle difficoltà principali che gli stranieri incontrano nell'apprendere l'italiano riguarda l'uso corretto delle preposizioni, come ben sappiamo. Spesso si commettono errori in questo ambito, perciò in questa lezione affronteremo cinque errori comuni che molti stranieri, anche quelli più avanzati, tendono a fare. Spero che questa guida vi aiuti a evitarli in futuro! Come usare le PREPOSIZIONI in italiano Prima di leggere quest'articolo, vi consigliamo di dare un'occhiata alla nostra lezione sulle preposizioni semplici italiane. Sapete già quali sono tutte le preposizioni semplici italiane e come si usano? Bene, allora ecco la lista degli errori comuni da evitare con le preposizioni: 1. È IMPORTANTE DI fare Siate sinceri: vi è capitato almeno una volta nella vita di dire una frase simile. No? Bene… è sbagliata! La struttura corretta è: È + aggettivo + verbo all'infinito Questa struttura esprime la natura di un'azione, ne specifica la qualità. È come affermare "fare è importante". Pertanto, non è necessario aggiungere nulla, nemmeno la preposizione DI. Quindi, per quanto riguarda la nostra frase iniziale, la forma corretta è: è importante fare. Ecco altri esempi con questa struttura: È scorretto copiare agli esami. È fondamentale conoscere la cultura del Paese in cui si vive. È necessario comunicare i propri dati personali al servizio di assistenza. 2. LA RAGAZZA ... CAPELLI BIONDI Se vi chiedessi di completare questa frase con una preposizione, quale usereste? Forse CON? La ragazza con i capelli biondi. Sì, è giusto. Ma se io vi dicessi che si può usare anche un'altra preposizione per dire la stessa cosa? Eh già… Molti stranieri pensano che sia un errore, e invece non lo è. Per fornire più dettagli riguardo all'aspetto esterno o al carattere di persone o cose, è possibile anche usare la preposizione DA. Quindi si può dire anche: La ragazza dai capelli biondi. Entrambe le forme sono corrette, ma l'uso di DA è considerato più elegante, soprattutto in contesti formali. Per esempio, c'è un cartone animato chiamato Anna dai capelli rossi. Oppure, la novella di Honoré de Balzac (La Fille aux yeux d'or) è stata tradotta in italiano come La ragazza dagli occhi d'oro. La preposizione DA in questo caso viene quasi sempre utilizzata come preposizione articolata (dal, dai, dalla) e l'articolo concorda per genere e numero con la caratteristica descritta. Ecco alcuni esempi: Sono seduta sotto la pianta dalle foglie rosse.Il ragazzo dagli occhi azzurri si chiama Luca.Quel cane dal pelo lungo è di Carol. Una nota importante: è possibile usare DA per fornire dettagli su caratteristiche che appartengono a quella cosa o persona, nel senso che è nata proprio con quelle caratteristiche, come potete vedere dagli esempi. Invece, si può usare CON anche per fornire dettagli su altre caratteristiche, per esempio cose che sono state comprate dalla persona in questione. Perciò: Il ragazzo con i capelli castani = Il ragazzo dai capelli castani MA Il ragazzo con la Ferrari e non Il ragazzo dalla Ferrari 3. UNA VOLTA A / IL / PER ... ? Mi spiego meglio. Come si dice? Una volta a settimana Una volta alla settimana Una volta la settimana Una volta per settimana Secondo l'Accademia della Crusca, per indicare il periodo di tempo in cui un'azione viene svolta per un certo numero di volte, tutte le forme sono corrette. Quella più comune, però, è sicuramente la preposizione A usata come preposizione articolata (una volta alla settimana). Altre forme simili sono: Due volte al giorno Tre ore al mese Due giorni all'anno 4. UN LIBRO DA UN AUTORE Sento sempre dire frasi come “Un quadro da Van Gogh”, “Un libro da Stephen King”. Ma no, queste forme sono SCORRETTE! Quando si menziona l'autore di un'opera senza l'uso di verbi nella frase, la preposizione corretta è DI. Ad esempio, "Un quadro DI Van Gogh",
"Pertanto suddetto suindicato conclusivamente nell'ottica perdurante sinergica” ma come sono scritte le circolari scolastiche? Davvero servono tutte questi giri di parole vuote per confermare un'ordinanza già esistente, ovvero quella di non tenere i cellulari in classe?Annalena Benini riflette sulla questione nel nuovo episodio del Figlio, ll podcast nato dalla omonima rubrica settimanale su il Foglio. Questo è l'episodio del 23 dicembre 2022.
A Piccoli Sorsi - Commento alla Parola del giorno delle Apostole della Vita Interiore
Carissimi amici ascoltatori,Come vedete il titolo e il logo che accompagna i nostri audio sono cambiati. Perché? "A Piccoli Sorsi" richiama il brano della donna samaritana da cui la nostra Comunità prende ispirazione. Anche noi vogliamo aiutare Gesù ad offrire “acqua che zampilla per la vita eterna”, ogni giorno, a piccoli sorsi. Gli spunti di meditazione vengono offerti a turno da vari membri della nostra Comunità, ognuno secondo il suo stile. Ci auguriamo che la nuova veste grafica possa avere maggior presa tra i giovani: vi preghiamo di diffondere queste riflessioni ai vostri figli, nipoti, parenti e giovani amici!Grazie di cuore! Promettiamo di portarvi nel cuore e nella preghiera. Con affetto Tiziana e le ApostoleN.B. Il nuovo indirizzo per consultare tutte le riflessioni del giorno sarà:https://www.avipodcast.cloudLe modalità di invio degli audio resteranno invariate.(il vecchio indirizzo www.lacatechesiditiziana.cloud non è più attivo)------------------------------------------ Premi il tasto PLAY per ascoltare la catechesi del giorno e condividi con altri se vuoi -+ Dal libro del profeta Isaia +Così dice il Signore Dio:«Certo, ancora un po'e il Libano si cambierà in un fruttetoe il frutteto sarà considerato una selva.Udranno in quel giorno i sordi le parole del libro;liberati dall'oscurità e dalle tenebre,gli occhi dei ciechi vedranno.Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore,i più poveri gioiranno nel Santo d'Israele.Perché il tiranno non sarà più, sparirà l'arrogante,saranno eliminati quanti tramano iniquità,quanti con la parola rendono colpevoli gli altri,quanti alla porta tendono tranelli al giudicee rovinano il giusto per un nulla.Pertanto, dice alla casa di Giacobbe il Signore,che riscattò Abramo:"D'ora in poi Giacobbe non dovrà più arrossire,il suo viso non impallidirà più,poiché vedendo i suoi figli l'opera delle mie mani tra loro,santificheranno il mio nome,santificheranno il Santo di Giacobbee temeranno il Dio d'Israele.Gli spiriti traviati apprenderanno la sapienza,quelli che mormorano impareranno la lezione"».Parola del Signore.
L'Agcom ha sanzionato le principali emittenti nazionali per violazione della par condicio: l'autorità «ha esaminato i dati di monitoraggio relativi al periodo dal 18 al 23 settembre, dopo che, nella seduta del 21 settembre, l’Autorità aveva impartito alle medesime emittenti degli ordini di riequilibro in merito al rispetto dei parametri vigenti per le varie testate editoriali», si legge in una nota. «Nonostante lo sforzo compiuto dalla maggior parte delle emittenti sono stati riscontrati diversi scostamenti nei tempi di parola, sia in termini di sottorappresentazione che di sovrarappresentazione, fruiti da ciascun soggetto politico. Pertanto, il Consiglio, all’unanimità, ha dato mandato agli uffici di avviare i procedimenti sanzionatori nei confronti di Rai, Rti, La7 e Sky», evidenzia l'Agcom.