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Sebastiano Pinto"L'humus della parola"Bibbia e sociologia in dialogoEdizioni Messaggero Padovawww.edizionimessaggero.itBibbia e sociologia una relazione possibile? Con l'aiuto della sociologia e, in generale delle scienze umane, la comprensione della parola di Dio può trarre grande beneficio, poiché il radicamento nelle «cose della terra» nutre i percorsi di crescita verso la sapienza delle «cose del cielo». E così muovendosi tra poteri e istituzioni, leggi e consuetudini, fede e società, il volume legge alcune pagine dell'Antico Testamento con l'aiuto di categorie tratte dalla sociologia. L'intento non è sovrapporre una disciplina a un'altra, bensì esplorare una relazione che si rivela feconda per la teologia e per la pastorale.Sebastiano Pinto è docente ordinario di esegesi e direttore del Dipartimento di scienze bibliche presso la Facoltà teologica Pugliese (Bari). Unisce agli studi biblici competenze sociologiche, avendo conseguito una laurea in sociologia presso l'Università del Salento. Fa parte dell'Ufficio catechistico nazionale (Settore catecumenato). Ha al suo attivo numerose pubblicazioni a carattere divulgativo e specialistico. Alcune sue opere: I segreti della Sapienza (2013); L'incantatore di serpenti. Il saggio secondo Qoèlet (2014); Quando la Bibbia sbaglia? (2015); Io solo il tuo Dio. Il monoteismo nel Pentateuco (2016); Io sono un Dio geloso. Manuale sul Pentateuco e sui Libri storici (2018)2; Dai fondamenti al fondamentalismo (2018); Il corpo in preghiera nei Salmi (2018); Proverbi e Siracide. Introduzione e commento (2019); Sapienza. Nuova versione, introduzione e commento (2022); «Lo Spirito Santo e noi». La sinodalità nella Bibbia: vocazione, fratture e processi (2022).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/1487855/advertisement
Preghiera in memoria di San Francesco. Meditazione di Marco Impagliazzo sul Libro del Siracide 50, 1-7
In cammino verso Canaan: lezioni e conferenze di esegesi biblica
5. Storia e creazione nel libro del Siracide. «Facciamo l'elogio dei nostri antenati». Hosted on Acast. See acast.com/privacy for more information.
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4. La grande collezione di riflessioni del Siracide. «Mio nonno Gesù fu spinto a scrivere…». Hosted on Acast. See acast.com/privacy for more information.
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3. Sapienza e Stupidità si confrontano. «Donna irrequieta è follia». Hosted on Acast. See acast.com/privacy for more information.
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2. La giornata dell'uomo dei Proverbi. «Ascolta, figlio mio, l'istruzione di tuo padre». Hosted on Acast. See acast.com/privacy for more information.
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1. La danza della Sapienza nella creazione. «La Sapienza nelle piazze fa udire la sua voce». Hosted on Acast. See acast.com/privacy for more information.
Mieux vaut être seul que mal accompagné, mais c'est quand même mieux d'être bien accompagné que d'être seul. Comment être une bonne épouse/un bon mari ? Voici quelques réponses concrètes qu'on trouve dans le livre du Siracide.
En regardant autour de moi des gens respectables et inspirant d'un certain âge, le constat est le même : ils se sont tous à un moment consacré au partage de leur savoir-faire ou à l'encadrement des plus jeunes. C'est la même démarche qu'a adoptée Ben Sirac, l'auteur du livre du Siracide. Dans cet épisode on découvre ce qu'on peut apprendre de lui.
Preghiera per i Poveri. Meditazione di Mons. Ambrogio Spreafico sul Libro del Siracide (Sir. 3,30 - 4,10)
Faut-il faire des enfants ? La réponse est forcément personnelle et dépend de la situation de chacun. Mais le chapitre 16 du Siracide nous donne une clé de lecture en nous recentrant sur l'essentiel. On en parle dans cet épisode.
Le texte du Siracide 12 est perturbant, il nous dit de faire du bien aux fidèles mais de ne point aider ceux qui persévèrent dans le mal. Et pourtant Jésus plus tard dira d'aimer même ses ennemis. Comment comprendre tout ça ? On en parle dans cet épisode.
Ben Sirac était un homme riche, instruit et sage qui a vécu un peu avant Jésus. Face à ses contemporains qui considéraient la religion juive comme démodée, il a tenu à partager l'idée qu'une vie de foi et de respect de la loi de Dieu pouvait aboutir à une vie personnelle et sociale plus droite. En d'autres termes, loin des théories et de la théologie pure, le livre du Siracide nous donne des clés pratiques et concrètes pour vivre une vie réussie.
Scopriamo insieme il "libro di Gesù ben Sira", conosciuto anche come "Siracide".
Quante volte la parola di Dio ha posto il popolo e ciascuno dei credenti di fronte all'alternativa fra la benedizione e la maledizione, fra la vita e la morte. Così il Deuteronomio dice nel capitolo trentesimo “Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza. Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione”. E c'è un filo rosso che attraversa tutte le scritture, ritroviamo la stessa possibile opzione nel profeta Geremia al capitolo ventunesimo e nel Siracide. Ma questa opzione fra la vita e la morte, si incontra anche nella persona e nella parola vivente che è Gesù. In questo capitolo undicesimo del Vangelo di Matteo, egli polemizza con quelle città della Galilea che hanno ricevuto in abbondanza segni e prodigi: Corazin, Betsaida e con lei anche la grande città di Cafarnao. E pronuncia un oracolo di maledizione su quelle città. Il loro destino sarà peggiore di quello di Sodoma e saranno trattate meglio città pagane come tiro e Sidone; ma noi sappiamo che i profeti, quando inveivano e delineavano i guai, volevano identificare il male e non colpire chi lo faceva volevano avvisare. E allora dov'è nei brani che abbiamo ascoltato la benedizione? Viene subito dopo dalle parole di Gesù che rende lode al Padre per i piccoli. I piccoli nel linguaggio evangelico sono i fragili, i fratelli più poveri e sono anche allo stesso tempo i piccoli che credono. E proprio da Betsaida e da Cafarnao, Gesù ha tratto discepoli e quindi la maledizione viene in certo modo controbilanciata da un bene più grande, che non ha l'aspetto di un prodigio, di un segno potente, ma il volto di uomini come Simone, Andrea suo fratello, Filippo, che venivano da Betsaida e da Cafarnao Gesù ha suscitato altri. https://www.santegidio.org/
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6748DIO E' BUONO PERCHE' PUNISCE E MANDA ALL'INFERNO... ALTRIMENTI SAREBBE CATTIVO di Pierfrancesco NardiniIn un precedente articolo abbiamo parlato di un atteggiamento sempre più diffuso: quello di prendersela con Dio per le cose negative della vita e mai ringraziarlo per quelle belle [leggi: A DIO PUOI CHIEDERE TUTTO, MA NON PUOI PRETENDERE NULLA, clicca qui, N.d.BB].A questo si collega un altro pensiero, molto spesso come critica che viene rivolta al mondo della Tradizione: Dio non è cattivo, quindi non punisce, non manda all'Inferno. Questo sottintende (ma a volte lo dicono proprio) che chi parla di peccato mortale, Inferno e cose affini è il solito retrogrado duro di cuore con i paraocchi, che non ha capito nulla di Dio.Perché si collega al prendersela con Dio?Sono due lati della stessa medaglia. Da un lato si bestemmia Dio, attribuendoGli cattiveria, dall'altro Gli si attribuisce una sdolcinata accondiscendenza ad ogni disobbedienza alla sua Legge. In ambedue i casi si nega a Dio una sua qualità: la Bontà infinita da un lato, la Giustizia perfetta dall'altro.Torniamo all'argomento attuale. Dov'è il problema in questo ragionamento (Dio non punisce, Dio non manda all'Inferno, ecc...)? In primis sta in quel che sottintende.Nei casi di cui parliamo infatti è chiaro che non si dice solo "Dio è buono", letteralmente (fosse solo questo, sarebbe corretto). Si sottintende invece contrapposizione a una cattiveria erroneamente collegata al giudicare i peccatori. In parole povere si dice che Dio non giudica e non manda all'inferno perché non è cattivo. Lui ama e basta...Si nota come questo sia una deriva di quel buonismo che ha oramai invaso la Chiesa con evidenti conseguenze sul modo di intendere la dottrina e non solo.DIO NON È CATTIVO"Ma Dio non è Bontà infinita?" mi potrebbe eccepire qualcuno. "Che c'è di male nel dire che non è cattivo?".Nulla di male, ovviamente, a dire che Dio non è cattivo. Ribadiamo che dirlo sarebbe una contraddizione in termini. C'è però differenza tra l'essere buono e l'essere buonista (leggi nota in fondo all'articolo).Quel "mica Dio è cattivo", poi, non è solo e semplicemente un ribadire l'ovvio, ma, detto con un certo senso, diventa una riduzione di Dio alla sola Bontà, intesa come un restringimento dell'azione divina ad una stucchevole salvezza per tutti che renderebbe inutile il Sacrificio di Cristo... (a proposito, fa pensare qualcosa il "per tutti" della Messa Novus Ordo rispetto al "pro multis" di quella Vetus Ordo?).In effetti non è Dio che manda all'Inferno, non è Cristo che si diverte nel giudizio particolare a decidere della nostra gioia o dannazione eterna.I versetti del Siracide ci ricordano che siamo noi a decidere quel che ci toccherà dopo la morte, che «a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà».È l'uomo che, peccando gravemente, si mette da solo nella condizione di finire all'Inferno. Non è Cristo a deciderlo nel giudizio particolare.Le suddette eccezioni fanno anche a volte perdere la pazienza perché, neanche troppo sottilmente, accusano di pensare che Cristo, nel giudizio particolare, a priori (ossia senza valutare la vita di chi subisce quel giudizio), decida arbitrariamente chi va dove...L'errore invece è esattamente il contrario ed è di chi queste eccezioni le solleva.Come abbiamo detto, proprio perché Dio è Bontà infinita, Amore perfetto, non è Lui che manda all'Inferno, nel senso letterale, ma è l'uomo a "mandarcisi" con il suo peccato.DIO NON È SOLAMENTE BUONO, È ANCHE GIUSTONel giudizio particolare la sentenza sarà semplicemente "dichiarativa" e non "costitutiva", come si dice nel gergo del diritto. In sostanza, Gesù non costituirà una situazione nuova (stato di dannazione eterna dal nulla), ma si limiterà ad accertare lo status dell'anima (esistenza o meno del peccato grave) e a dichiarare la conseguenza di quello stato.«Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà».Dio non è solamente buono, è anche giusto!Dire che Dio è giusto non significa in alcun modo che Dio è cattivo. L'essere giusto è l'esatto opposto dell'essere cattivo. L'essere giusto non è alternativo o in contrapposizione con l'essere buono.Se ci si dice invece che Dio è buono e che non è cattivo, ponendo in essere quella contrapposizione, si cade nel gravissimo errore di non riconoscerGli una qualità: la Giustizia.Provate a chiedere: «ma quindi secondo te Dio non è giusto?», la risposta sarà sicuramente «certo che lo è!». Allora si cala il carico e si risponde «e ti sembra giusto Dio che è solo buono e non manda nessuno all'Inferno, così da dare il premio del Paradiso sia a chi è in stato di grazia sia a chi è in peccato mortale?». O, per essere ancora più chiari: «riterresti giusto il Signore se andassi in Paradiso e vicino a te trovassi chi sai per certo essere in peccato mortale e non aver fatto nulla per uscirne?».Proprio questo è il problema di questo modo di pensare.Dire che Dio è (solo) buono nel senso evidenziato non significa dire che non è anche giusto?Rileggiamo il Catechismo di San Pio X e ricordiamo che «Dio è l'essere perfettissimo» (n. 2), ossia che in Lui «è ogni perfezione, senza difetti e senza limiti» (n. 3). "Ogni perfezione": quindi anche la Giustizia perfetta.Nota di BastaBugie: Corrado Gnerre nell'articolo seguente dal titolo "Ti spieghiamo perché il buonismo è il contrario della bontà" spiega la differenza tra il perdono e la pena.Ecco l'articolo completo pubblicato su I Tre Sentieri il 21 settembre 2021:Per buonismo s'intende quell'atteggiamento secondo cui bisognerebbe evitare di castigare e di punire.Si sa però che le deformazioni estremizzate della realtà si traducono sempre in una negazione della realtà stessa; così come l'estremizzazione di una cosa buona si traduce sempre nel suo contrario, cioè in una cosa cattiva.Lo stesso vale per la bontà; infatti il buonismo è il maggior nemico della bontà. Essere buoni a tutti i costi, dimenticando la punizione e la pena, significa diventare cattivi e ingiusti.Quando succede qualcosa di tragico, per esempio un pirata della strada che uccide investendo un bambino, oppure un rapinatore che uccide un padre di famiglia, ecc... i giornalisti spesso chiedono ai familiari delle vittime: siete pronti a perdonare? Domanda che nelle intenzioni di chi intervista ha un significato ben preciso: confondere il perdono con la volontà di non infierire, di non pretendere che il colpevole paghi, per la serie: non pretenderai mica che chi è colpevole sconti chissà che cosa...La dottrina cattolica, invece, ci presenta una differenza importante, quella tra perdono e pena.Il perdono è il perdono; ma questo non esclude la pena, anzi. Il Sacramento della Riconciliazione (la Confessione) assolve il peccatore, ma non toglie totalmente la pena che deve essere scontata in questa vita o, se non basta questa vita, in Purgatorio.Dunque, Dio stesso, che è amore e giusto giudice, quando perdona e assolve non elimina la pena. Non è cristiano, quindi, confondere perdono con il fatto che il colpevole non debba "pagare"; né tantomeno può essere accusato di essere vendicativo chi pretende che il colpevole sconti la sua pena.Ma qual è l'origine del buonismo? La risposta non è facile. Se ne può però individuare un'origine filosofica. Basterebbe fare riferimento al pensiero di Jean Jacques Rousseau. Questi disse che l'uomo nascerebbe buono e che ciò che lo renderebbe cattivo sarebbero le condizioni sociali, quali un certo tipo di progresso. Pertanto, le cause della cattiveria umana non sarebbero da ricercare nell'uomo e nella sua libertà, quanto in ciò che è al di fuori di lui: società, ambiente, educazione, ecc. Insomma, una vera e propria immacolata concezione dell'uomo. Tra parentesi: questa antropologia è stata fatta propria da tutte le dottrine progressiste e materialiste e quindi anche dal positivismo filosofico. Fu così che nella seconda metà dell'Ottocento (anno 1858) la Vergine apparve a Lourdes (dunque in Francia, patria del positivismo) confermando la solenne definizione della sua Immacolata Concezione, proprio per ricordare che, tranne Lei, ogni uomo nasce con il peccato di origine.
Nel libro del Siracide, l'autore, Ben Sira, uno scriba di Gerusalemme, cerca di preservare lo spirito religioso del suo popolo dalle influenze della cultura dominante di allora. Ben Sira crede fermamente che la Parola di Dio e la Legge abbiamo molto da dire in ogni momento della storia e, per questo motivo, gli insegnamenti, contenuti nel libro, si misurano con tutte le condizioni della vita degli uomini e delle donne. Nel capitolo 35 in particolare si sofferma sulla giustizia divina, affermando la propria certezza che Dio è vicino all'orfano e alla vedova, perché "La preghiera del povero attraversa le nubi". www.santegidio.org
a cura di Massimiliano SamsaJohannes Brahms (1833-1897) - Ein deutsch'es Requiem per soli, coro e orchestra, op. 451.Selig sind die da Leid tragen - coro - Ziemlich langsam und mit Ausdruck [Abbastanza lento e con espressione] (fa maggiore)2.Denn alles Fleisch es ist wie Gras - coro - Langsam, marschmässig [Lento, tempo di marcia] (si bemolle minore)3.Herr, lehre doch mich - baritono e coro - Andante moderato (re minore). Fuga (re maggiore)4.Wie lieblich sind deine Wohungen - coro - Mässig bewegt [Andante moderato] (mi bemolle maggiore)5.Ihr habt nun Traurigkeit - soprano e coro - Langsam [Lento] (sol maggiore)6.Denn wir haben hie - baritono e coro - Andante (do minore). Fuga (la minore)7.Selig sind die Toten - coro - Feierlich [Solenne] (fa maggiore)Prima esecuzione: Brema, Cattedrale di San Pietro, 10 Aprile 1868Elisabeth Schwarzkopf, sopranoDietrich Fischer-Dieskau, baritonoPhilharmonia Chorus Philharmonia OrchestraOtto Klemperer, direttoreFrutto di una lunga gestazione, che va dal 1854 al 1868, Ein deutsches Requiem op. 45, appartiene alla prima fase creativa di Brahms. L'idea originaria di questo grande affresco per soprano, baritono, coro e orchestra, si fa risalire alla morte dell'amico Robert Schumann, avvenuta nel 1856, e al recupero di alcuni elementi di una sonata per due pianoforti, in re minore, scritta nel 1854: il movimento iniziale fu impiegato, in posizione analoga, nel Primo concerto per pianoforte, mentre l'Adagio fu utilizzato nel secondo movimento del Requiem tedesco.Il progetto di un Requiem prese forma probabilmente dopo la morte della madre di Brahms, nel febbraio del 1865, visto che lo stesso anno furono portati a termine tre dei sette movimenti in cui si articola la composizione nella sua veste definitiva (e precisamente il primo, il secondo e il quarto). Nell'aprile del 1866 Brahms compose il terzo movimento, e durante l'estate anche il sesto e il settimo. Un'esecuzione parziale della partitura, limitata ai primi tre movimenti, avvenne il 1° dicembre 1867, con johannes Herbeck sul podio e il baritono Rudolf Panzer come solista. E fu un disastro. Ciononostante, Karl Reinthaler, maestro di cappella nel duomo di Brema, era così convinto della bellezza di questa composizione che se ne assicurò la prima esecuzione completa, che diresse il 10 aprile del 1868, il giorno del Venerdì santo, nel duomo di Brema (con Julius Stockhausen come solista). Questa volta il successo fu tale che il Requiem tedesco venne replicato il giorno successivo, e l'eco di questo trionfo contribuì in maniera decisiva a consolidare la fama di Brahms in tutta la Germania e nel resto dell'Europa. Mancava però ancora, rispetto alla versione definitiva, il quinto movimento (con soprano solista), che Brahms compose solo nei mesi successivi e che fu eseguito in forma privata il 17 settembre 1868 a Zurigo (col soprano Ida Suter-Weber e diretto da Friedrich Negar) e fu poi inserito stabilmente all'interno del Requiem. La versione integrale in sette movimenti fu eseguita per la prima volta al Gewandhaus di Lipsia il 18 febbraio 1969 con Carl Reinecke sul podio, e Emilie Bellingrath-Wagner e Franz Krükl come solisti.Il Requiem tedesco ha l'organico tipico del grande oratorio romantico, ma non ne ha i caratteri: manca infatti la dimensione del racconto, le arie, i cori, l'azione drammatica. Non ha nemmeno alcun rapporto con la Missa pro defunctis della liturgia cattolica, non ha la teatralità del rito romano, è piuttosto un lavoro meditativo, privo di contrasti drammatici, un'opera corale che riflette la concezione protestante della morte, intesa come trapasso a una vita migliore, un lavoro quindi profondamente tedesco, più vicino agli oratori di Bach che alla dimensione spettacolare del Requiem di Berlioz o di quello verdiano.Il testo è costituito da passi tratti dall' Antico e dal Nuovo Testamento, selezionati e montati dallo stesso Brahms in maniera del tutto personale, ma in modo da dare a ciascun movimento sostanza poetica e un preciso significato. Il risultato è un affresco corale di grande intensità espressiva, che fa tesoro delle precedenti esperienze del Begräbnisgesang op. 13 (Canto funebre) composto nel 1858, per l'atmosfera cupa che lo pervade, e della Cantata Rinaldo op. 50, per il trattamento del coro e dell'orchestra. I primi tre movimenti si possono raggruppare in una grande descrizione delle miserie della vita terrena e della sua fragilità, e introducono temi come la consolazione per i vivi, la confidenza nella bontà divina, l'attesa della resurrezione. Gli altri quattro movimenti evocano invece la felicità della vita eterna, la redenzione del mondo da parte di Cristo, la consolazione del Paradiso che attende l'uomo dopo le sofferenze dei giorni terreni. Brahms crea una solida architettura, dominata dalle tonalità maggiori (non da quelle minori come sarebbe logico in un Requiem - anche i movimenti in tonalità minore si concludono in maggiore), ricorrendo a forme semplici nei movimenti estremi (il I e il VII in forma di Lied) e in quelli centrali (un rondò nel IV movimento, e una semplice forma ternaria nel V), adottando una scrittura tendenzialmente statica e un'orchestrazione priva di colori brillanti.Nel primo movimento in fa maggiore, Ziemlich langsam und mit Ausdruck (Moderatamente lento con espressione), mancano ad esempio i violini e l'ottavino, i clarinetti, le trombe, la tuba e i timpani. Dopo una cupa introduzione dominata dalle semiminime ribattute dei bassi, il coro intona il celebre frammento del Discorso della Montagna (Matteo 5, 4) - «Selig sind, die da Leid tragen» (Beati coloro che soffrono) - su un motivo di tre note (fa - la - si bemolle) che costituisce una sorta di cellula generatrice di tutto il materiale tematico. Il movimento conserva un incedere lento e austero, con alcune sottolineature dell'orchestra (ad esempio la parola «Leid», sofferenza, è sottolineata da un accordo dei tromboni, e seguita da un breve disegno ascendente dell'oboe, che anticipa il motivo della consolazione, «getröstet werden»), con una sezione centrale in re bemolle maggiore - «Die mit Tränen säen » (Quelli che seminano nelle lacrime raccoglieranno nella gioia: Salmo 125) - sottolineata dalla presenza angelica delle arpe, che poi ritornano a illuminare anche la coda.Il secondo movimento - «Denn alles Fleisch, es ist wie Gras» (Poiché tutta la carne è come l'erba) - è una strana marcia funebre in si bemolle minore, su un ritmo ternario, quasi di sarabanda, scandito dai timpani. Brahms mescola frammenti di testo diversi (I Lettera di Pietro 1, 24, 25; Lettera di Giacomo 5, 7; Isaia 35,10) e crea due ampie sezióni musicali contrastanti: alla marcia in tonalità minore si contrappone così una sezione centrale in sol bemolle maggiore -«So seid nun geduldig, liebe Brüder» (Ma voi fratelli attendete con pazienza l'avvento del Signore) - un po' più animata e dal carattere sereno, che ben si adatta all'immagine del contadino che attende il frutto della terra. Dopo la ripresa del tema iniziale, che emerge prima in pianissimo, poi viene scandito in fortissimo, come l'incombere di un destino implacabile, e una breve transizione (Un poco sostenuto), il movimento si conclude con un ampio fugato (Allegro non troppo) in si bemolle maggiore - «Die Erlöseten des Herrn werden wieder kommen, und gen Zion» (I redenti dal Signore ritorneranno e andranno verso Sion con giubilo) -: un fugato basato su un tema pieno di slancio, e trattato in maniera molto libera, ricco di colpi di scena, di scarti agogici, di accelerazioni improvvise, di illustrazioni dirette del testo.Anche il terzo movimento - «Herr, lehre doch mich» (Fammi sapere, o Signore) -, basato sul Salmo 39 e sul Libro della Sapienza (3, 1), può essere letto come un grande preludio seguito da una fuga: la prima parte, un Andante moderato nel quale fa il suo ingresso il baritono solista, è basata su una struttura responsoriale dove ogni versetto declamato dal solista viene ripreso dal coro; la sezione centrale («Ach, wie gar nichts») è sottolineata da un improvviso passaggio al maggiore, dal metro ternario, dallo sfogo lirico del solista cui risponde il drammatico richiamo del coro - «Nun, Herr, wes soll ieri mich trösten?» (Ora signore cosa posso sperare?) - che poi si spegne sugli accordi ribattuti dei legni; il movimento si conclude con una grandiosa fuga in re maggiore - «Der Gerechten Seelen sind in Gottes Hand» (Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio) - con tre sviluppi, appoggiata, per tutta la sua durata, su un pedale di re (Brahms prescrive in partitura che i contrabbassi accordino la corda più grave, quella di mi, un tono sotto).Una dimensione quasi pastorale emerge invece nel quarto movimento, di nuovo affidato al solo coro - «Wie lieblich sind deine Wohnungen» (Quanto sono amabili le tue dimore: Salmo 84) -, in un tempo moderatamente mosso (Mässig bewegt): è il centro luminoso del Requiem tedesco, un canto di gioia e di lode, aperto da un'ampia arcata dei soprani, caratterizzato da un'orchestrazione trasparente e leggera, e da una scrittura polifonica che si infittisce solo negli episodi centrali.Il quinto movimento - «Ihr habt nun Traurigkeit» (Anche voi ora siete tristi) - è una grande aria per soprano e coro, in forma tripartita, che ricorda le arie delle Passioni bachiane: un'aria dall'espressione estatica, accompagnata da morbidi arabeschi, basata sul commiato di Gesù ai suoi apostoli durante l'ultima cena (Giovanni 16, 22), che si alterna con altri versetti della Bibbia intonati dal coro (Siracide 51, 35; Isaia 66, 13). Dopo una sezione centrale molto modulante («Sehet mich an»), nella ripresa il tema si espande e vien ripreso alla fine dal soprano solista insieme ai tenori, in un sofisticato canone per aumentazione.Avviato da un accordo trascolorante tra archi e legni, il sesto movimento (Andante) - «Denn wir haben hier keine bleibende Statt» (Poiché qui siamo privi di una stabile dimora) - ha una struttura musicale artic
Motivatore: Il SiracideMotivazione: Segui la Legge Spirituale
Episodio di Lunedì 11 Gennaio 2021. Con il Sapiente Siracide.
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 51. L'ultimo capitolo del libro del Siracide: anzitutto un grande canto di lode e benedizione all'Altissimo per le grandi opere che compie nelle vite dei suoi figli. Un ultimo invito a ricercare assiduamente la Sapienza come bene sommo e di gran lunga il più prezioso. L'anima deve allenarsi in essa molto più di quanto fa il corpo per mantenersi in forma. Meditazione durante l'ora Santa di Giovedì 17 Settembre 2020
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 43 (passim). Elogio delle opere di Dio e loro immensa bellezza e santità. Eppure Dio è al di sopra e più grande di tutte le sue opere, che parlano della sua grandezza e devono essere una via che ci conduce ed innalza Lui, spingendoci alla lode e all'esaltazione del nome dell'Altissimo. Meditazione durante l'ora Santa di Giovedì 10 Settembre 2020
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 39,12-24. Dio ha "figli santi" ai quali rivolge amorose e paterne esortazioni, facendogli conoscere la sua immensità e grandezza. I figli santi confidano in Dio e non gli fanno mai domande malsane o indiscrete, perché credono fermamente nella sua onnipotenza e onniscienza. Meditazione durante l'ora Santa di Giovedì 3 Settembre 2020
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 39,1-11. Beati sono coloro che vivono da amici di Dio, veri uomini e donne di Dio, che applicano il tempo per crescere sempre di più nella conoscenza e nell'amore di Lui, trasformandosi in fari di luce, di intelligenza e sapienza per tutti. Meditazione durante l'ora Santa di Giovedì 13 Agosto 2020
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 37, passim. Il valore della vera amicizia e le false amicizie. L'uomo deve imparare ad ascoltare il proprio cuore e a seguire la sua coscienza. Prima di agire deve ponderare con la propria ragione. E guardarsi da ongi ingordigia, imparando a controllare se stesso. Meditazione durante l'ora Santa di Giovedì 6 Agosto 2020
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 35, passim. Lettura allegorica e spirituale dei sacrifici e delle offerte prescritte da Dio all'antico popolo di Israele. La preghiera dell'umile penetra i cieli. Dio farà giustizia contro i malvagi. Meditazione durante l'ora Santa di Giovedì 30 Luglio 2020
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitoli 33-34, passim. Ci vive nel santo timore, fedele alla sua legge, nella sua grazia e nella preghiera può contare sulla divina protezione, benedizione e benevolenza e non ha mai nulla da temere. Meditazione durante l'ora Santa di Giovedì 23 Luglio 2020
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 32, passim. Il profilo dell'uomo saggio, prudente e sapiente: molta umiltà, poche e ponderate parole, grande capacità di ascolto, accoglienza della correzione e del rimprovero. Meditazione durante l'ora Santa di Giovedì 16 Luglio 2020
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitoli 30-31, passim. "La santità consiste nello stare molto allegri" (san Giovanni Bosco). "Scrupoli e malinconia lontanti da casa mia" (san Filippo Neri). Splendide sollecitazioni al riguardo nel libro del Siracide. Meditazione durante l'ora Santa di Giovedì 9 Luglio 2020
« Venez à moi, vous tous qui êtes fatigués et chargés, et je vous donnerai du repos. » C’est vraiment un cri du cœur de Jésus, probablement un des plus sensibles, des plus chargés en émotion et des plus émouvants pour nous. Mais concrètement, qu’attendre de lui ? Comment est-ce que Jésus, ou la foi en Christ, nous rendrait la vie plus facile ? Textes Bibliques : Matthieu 11:25-30 En ce temps-là, Jésus répondit : Je te célèbre toi, Père, Seigneur du ciel et de la terre, de ce que tu as caché ces choses aux sages et aux gens intelligents, et que tu les as dévoilées aux tout-petits. 26Oui, Père, car ainsi la bienveillance fut devant toi. 27Tout m'a été remis par mon Père, et personne ne connaît le Fils sinon le Père, personne non plus ne connaît le Père sinon le Fils et celui à qui le Fils veut le dévoiler. 28Venez à moi, vous tous qui peinez et qui avez été chargés, moi, je vous reposerai. 29Prenez mon joug sur vous et devenez mes disciples, je suis doux et humble de cœur, et vous trouverez le repos de votre être. 30Car mon joug est bon, et mon fardeau léger. Ces paroles de Jésus faisait écho à des textes de la Bible grecque couramment répandue à son époque : Siracide 6:23-31 23Mon enfant, écoute et accepte mon enseignement, ne rejette pas mon conseil. 24Attache tes pieds avec les chaînes de la sagesse, mets ton cou sous son joug. 25Présente ton dos pour porter sa charge, ne sois pas impatient pour supporter ses liens. 26Approche-toi d'elle de tout ton cœur, suis son chemin de toutes tes forces. 27Poursuis-la, cherche-la : elle se fera connaître de toi. Quand tu la tiendras, ne la lâche pas. 28À la fin, tu trouveras le repos auprès d'elle, ta peine se changera en joie. 29Alors ses chaînes seront pour toi une protection puissante, le joug qui pèse sur ton cou deviendra un collier précieux. 30Sa charge sera un vêtement d'or, ses liens seront de beaux rubans rouges. 31Tu les mettras comme un habit de fête, tu les porteras comme une couronne de joie.
Office du milieu du jour - Jeudi de la 11e semaine du temps ordinaire (7:39) Le prophète Élie se leva comme un feu, sa parole brûlait comme une torche (Siracide 48,1-11) • Saint-Gervais - Commentaire de sœur Marie-Antoine
Aujourd’hui nous allons enter dans le récit du prophète Elie que nous avons présenté la dernière fois. Nous sommes au IX°s. av. J.C. au temps du roi Achab qui règne à Samarie. Un roi que le texte présentait comme le plus impie des rois d’Israël. Et l’ensemble du récit décrit cette lutte entre le roi, son épouse, son fils et le prophète de Yahvé. Et tout commence par une sécheresse.NOTES ET RÉFÉRENCES • «Au Large Biblique » est un podcast conçu et animé par François Bessonnet, enseignant bibliste et prêtre en Vendée. https://www.aularge.eu/blog/le-podcast •Le cycle d’Elie 1R17-2R2 https://www.aelf.org/bible/1R/17 •Elie selon Siracide 48,4-11 https://www.aelf.org/bible/Si/48 •Elie dans le livre du prophète Malachie 3,23 https://www.aelf.org/bible/Ml/3 •Elie à la Transfiguration https://www.aelf.org/bible/Mc/9 •Générique : Erwan Marchand (D.R.) •Le mois de la Bible https://www.moisdelabible.fr/ •Alliance Biblique Française https://www.alliancebiblique.fr/ •Épisode enregistré en Vendée (85, France), mars 2020SUIVRE AU LARGE BIBLIQUE •Instagram : Aularge.eu https://www.instagram.com/aularge.eu/ •Facebook : @Aularge85 https://www.facebook.com/aularge85 •Twitter : @AuLargeBiblque https://twitter.com/AuLargeBiblique •Mail : podcast@aularge.eu •Newsletter : https://www.aularge.eu/blog/abonnement/ •Soutenir le podcast avec Tipeee : https://fr.tipeee.com/au-large-biblique ÉCOUTER AU LARGE BIBLIQUE •Apple podcasts : https://podcasts.apple.com/fr/podcast/au-large-eclairages-bibliques/id1447611640?mt=2 •Podcast Addict : https://podplayer.net/?podId=2314307•Spotify : https://open.spotify.com/show/6VU4oihBLSPteR9iqPxHHK •Eeko : https://www.eeko-podcast.fr/podcasts/Au-large-biblique/905 •Podcloud : https://podcloud.fr/podcast/aularge •Google Podcasts : https://podcasts.google.com/?feed=aHR0cHM6Ly9hdWxhcmdlLmxlcG9kY2FzdC5mci9yc3M •Deezer : https://www.deezer.com/fr/show/340072 •Avec Podinstall, installer ce podcast sur votre smartphone : https://podcasts.podinstall.com/p-francois-bessonnet-au-large-biblique/
Nous commençons une nouvelle série d’épisodes. Après moult hésitations, j’ai opté un personnage de l’Ancien Testament qui nous amènera jusqu’à Pâques : le prophète Elie dont les aventures sont des plus étonnantes. NOTES ET RÉFÉRENCES • «Au Large Biblique » est un podcast conçu et animé par François Bessonnet, enseignant bibliste et prêtre en Vendée. https://www.aularge.eu/blog/le-podcast •Le cycle d’Elie 1R17-2R2 https://www.aelf.org/bible/1R/17 •Elie selon Siracide 48,4-11 https://www.aelf.org/bible/Si/48 •Elie dans le livre du prophète Malachie 3,23 https://www.aelf.org/bible/Ml/3 •Elie à la Transfiguration https://www.aelf.org/bible/Mc/9 •Générique : Erwan Marchand (D.R.) •Le mois de la Bible https://www.moisdelabible.fr/ •Alliance Biblique Française https://www.alliancebiblique.fr/ •Épisode enregistré en Vendée (85, France), mars 2020.SUIVRE AU LARGE BIBLIQUE •Instagram : Aularge.eu https://www.instagram.com/aularge.eu/ •Facebook : @Aularge85 https://www.facebook.com/aularge85 •Twitter : @AuLargeBiblque https://twitter.com/AuLargeBiblique •Mail : podcast@aularge.eu •Newsletter : https://www.aularge.eu/blog/abonnement/ •Soutenir le podcast avec Tipeee : https://fr.tipeee.com/au-large-biblique ÉCOUTER AU LARGE BIBLIQUE •Apple podcasts : https://podcasts.apple.com/fr/podcast/au-large-eclairages-bibliques/id1447611640?mt=2 •Podcast Addict : https://podplayer.net/?podId=2314307 •Spotify : https://open.spotify.com/show/6VU4oihBLSPteR9iqPxHHK •Eeko : https://www.eeko-podcast.fr/podcasts/Au-large-biblique/905 •Podcloud : https://podcloud.fr/podcast/aularge •Google Podcasts : https://podcasts.google.com/?feed=aHR0cHM6Ly9hdWxhcmdlLmxlcG9kY2FzdC5mci9yc3M •Deezer : https://www.deezer.com/fr/show/340072 •Avec Podinstall, installer ce podcast sur votre smartphone : https://podcasts.podinstall.com/p-francois-bessonnet-au-large-biblique/
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 29, passim. Il capitolo 29 del libro del Siracide è in larga parte dedicato ad ammonizioni circa il buon uso delle ricchezze. La parola d'ordine: "Sfrutta le ricchezze secondo i comandi dell`Altissimo". L'importanza di fare elemosine, sovvenire con gioia e generosità i poveri nelle loro generosità, elargire prestiti ed essere puntuali nel restituire quelli ricevuti. Lealtà e fedeltà alla parola data. Meditazione durante l'ora Santa di Giovedì 13 Febbraio 2020
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 28, passim. Chi si vendica avrà la vendetta del Signore. Guai a chi usa male la lingua: l'uso scellerato della lingua uccide più e peggio delle lame delle spade. Mettere "porte e catenaccio" alla bocca. Ora santa di Giovedì 6 Febbraio 2020
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 27, passim. Il pericolo dell'attaccamento al denaro e il santo timore di Dio. La qualità delle conversazioni dell'uomo rivelano il suo cuore. Il valore della lealtà con Dio e con il prossimo. L'importanza della sincerità e di fuggire il cuore doppio. Ora santa di Giovedì 30 Gennaio 2020
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 24,1-21. Attraverso simbologie e immagini il testo del Siracide descrive la misteriosa figura della "Sapienza creata". La tradizione e l'esegesi di molti insigni padri della Chiesa (e la stessa liturgia) applica questo brano alla Madonna. Significato di alcuni simboli. Davvero Ella è la pienta di grazia, la prima dopo l'unico. Ora santa di Giovedì 23 Gennaio 2020
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 23,1-15. Il sapiente, prima della misericordia, chiede a Dio di non risparmiare i propri errori e di punire i peccati che ha commesso. Lo supplica di tenerlo lontano da ogni male, soprattutto dalla concupiscenza e le sue figlie. L'importanza dell'educazione della bocca: mai nominare invano il nome di Dio, mai indulgere a volgarità grossonale, che sono sempre peccaminose. Non dire sciocchezze e non usare discorsi ingiuriosi. Ora santa di Giovedì 16 Gennaio 2020
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 21 (passim).Per i credenti c'è un solo male che bisogna fuggire in modo assoluto e categorico, perché da essoo solo dipende ogni forma di male che vediamo nel mondo: il peccato. Una particolare e brutta forma che prende il peccato è l'uso improvvido e sconsiderato della lingua e del parlare. Senza una vita disciplinata e ordinata non ci può essere alcun vero progresso spirituale. Il profondissimo aforisma: "Sulla bocca degli stolti è il loro cuore, i saggi invece hanno la bocca nel cuore". Ora santa di Giovedì 9 Gennaio 2020
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 20,1-9.24-31. Imparare a fare bene la correzione fraterna senza parlare aspramente o fuori luogo. Rispettare la libertà altrui e non imporre mai le proprie ragioni, anche quando fossero giuste e sacrosante. Imparare a tacere e usare con misura e prudenza le parole. Mai e per nessun motivo mentire. Ma nascondere la sapienza sotto il pretesto (specioso) dell'umiltà. Ora santa di Giovedì 2 Gennaio 2020
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 19 (passim). Requisitoria sui grandissimi danni delle chiacchiere e delle dicerie. Da esse bisogna astenersene e fuggire come dalla peste e non si deve mai prestar loro alcun credito. Guai a chi infanga e sporca gratuitamente l'onore e la buona fama altrui. Come si discerne chi è veramente una persona sulla base di alcune "spie" del comportamento. Ora santa di Giovedì 19 Dicembre 2019
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 18,15-33. Cautela ed estrema dolcezza quando si rimprovera il prossimo. L'arte del ben parlare, che deve essere sempre condito di dolcezza, senno, sapienza e verità. Le caratteristiche dell'uomo assennato: chiede perdono quando sbaglia, esamina sempre prima se stesso prima di giudicare il prossimo, nella prosperità pensa all'avversità, spesso medita sul futuro giudizio di Dio, rende omaggio ai saggi di cui ha stima. non segue le passioni e non cerca una vita di piaceri, non sperpera il denaro, men che mai quando non è suo. Ora santa di Giovedì 12 Dicembre 2019
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 18,1-14. Nessuna mente umana è capace di indagare Dio, la sua grandezza e le meraviglie che Egli ha operato. L'uomo, dinanzi all'immensità di Dio e del suo mistero, è meno che nulla. Ha pochi anni di vita per giocarsi tutta l'eternità. Dio ha compassione della miseria dell'uomo e moltiplica la sua bontà e misericodia attraverso correzioni, ammaestramenti e sante indicazioni. Ora santa di Giovedì 5 Dicembre 2019
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 17. Dio è l'autore della creazione e ha creato tutto - e l'uomo in particolare - in modo perfettissimo. Imparare a guardare con gli occhi del cuore. Egli tutto vede e tutto sa e vuole che l'uomo si guardi da ogni ingiustizia. Severo è il suo giudizio, ma grande è la sua misericordia per chi ritorna a Lui sinceramente pentito e detestando l'iniquità. Ora santa di Giovedì 28 Novembre 2019
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 16. In Dio c'è misericordia e ira. La sua bontà non deve mai essere una sorta di pretesto per compiere qualunque nefandezza sperando di rimanerne impuniti. Tutti saranno giudicati da Dio secondo le opere compiute. Gli stolti e i cuori perversi pensano sciocchezze su Dio. Bene sarebbe riflettere saggiamente e profondamente su di Lui e sui suoi misteri. Ora santa di Giovedì 21 Novembre 2019
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitoli 12-14 (passim). L'uomo cerca l'amicizia e la compagnia di chi gli assomiglia, delle persone con cui sente delle profonde affinità. La compagnia dei viziosi corrompe, quella dei santi e giusti fa crescere e nobilita. Il volto e lo sguardo mostrano la bellezza e la bontà d'animo o i loro contrari. Ora santa di Giovedì 7 Novembre 2019
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 11 (passim). Grandezza dell'umiltà. Tutto proviene dal Signore: bene e male, vita e morte, povertà e ricchezza. Ma soprattutto Lui è Colui che dona Sapienza, senno, conoscenza della Legge, carità e rettitudine. Non accumulare ricchezze sulla terra. Un uomo si conosce veramente solo alla fine. Ora santa di Giovedì 31 Ottobre 2019
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 10 (passim). Salutari ammonimenti contro la superbia, il vizio stolto per antonomasia, che rende odiosi sia agli occhi di Dio che agli occhi degli uomini. Solo gli umili sono graditi a Dio e solo essi hanno l'autentico e santo timore di Lui, che è l'unica cosa a rendere grande l'uomo. Ora santa di Giovedì 24 Ottobre 2019
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5762OMELIA XXX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C (Lc 18,9-14)La scorsa domenica abbiamo riflettuto sulla necessità di pregare sempre senza stancarci mai. Ora meditiamo su come dovrà essere la nostra preghiera per risultare particolarmente gradita al Cuore di Gesù. Le letture di oggi ci insegnano che, prima di tutto, la nostra preghiera dovrà essere umile. Il Libro del Siracide afferma con chiarezza: «La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l'Altissimo non sia intervenuto» (35,17-18). Per povero si intende l'umile di cuore che ripone la sua speranza non in se stesso ma in Dio.Oltre a questa povertà di spirito, la prima lettura ci insegna che dobbiamo usare la carità verso il prossimo per trovare la benevolenza di Dio. Il testo, infatti, afferma: «Chi [...] soccorre [la vedova] è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi» (Sir 35,20). A quei tempi la condizione della vedova, come pure quella dell'orfano, era molto difficile. Per questo motivo, aiutare l'orfano e la vedova era considerato un grande gesto di carità. Queste parole ci insegnano che se vogliamo essere esauditi da Dio, a nostra volta, dobbiamo esaudire la supplica di chi è nel bisogno. Se, al contrario, chiudiamo il nostro cuore di fronte a queste situazioni, come possiamo pretendere di essere ascoltati da Dio?Si racconta che sant'Anselmo era sempre molto caritatevole verso i poveri e, a chi gli diceva che era fin troppo buono, egli rispondeva: «Ascolto sempre quelli che mi domandano qualcosa, nella speranza che anche Dio esaudisca sempre le mie preghiere».Ecco dunque un modo molto concreto per migliorare nella nostra preghiera e per essere esauditi facilmente da Dio: essere umili e caritatevoli.Ma è soprattutto il Vangelo che ci insegna la necessità di essere umili. Il brano di oggi ci presenta la scena di due uomini che andavano a pregare al tempio. Uno era fariseo, l'altro pubblicano. Il fariseo era molto superbo, era pieno di sé, come diremmo noi. Si sentiva perfetto nell'osservanza della legge mosaica e guardava con disprezzo gli altri uomini che, secondo lui, erano ladri, ingiusti e adulteri. Soprattutto disprezzava quel pubblicano che era salito con lui al tempio. I pubblicani erano considerati peccatori della più infima specie. Essi erano scesi a compromesso con l'odiato potere straniero e riscuotevano per esso le tasse, ricorrendo a raggiri e frodi per estorcere denaro a suo favore. Come minimo, si diceva che un pubblicano era un uomo senza onore e senza morale.Il pubblicano della parabola si sentiva fortemente peccatore di fronte a Dio, rimaneva in fondo al tempio, non osava neppure alzare lo sguardo e ripeteva: «O Dio, abbi pietà di me peccatore» (Lc 18,13). Ebbene, conclude Gesù: «Questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato» (Lc 18,14).Per essere ascoltati da Dio, la preghiera del pubblicano – «O Dio, abbi pietà di me peccatore» – deve diventare anche la nostra preghiera. Purtroppo lo spirito farisaico è ancora oggi più vivo che mai. Tante volte ci si sente a posto, ci si ritiene dei buoni cristiani per il solo fatto di andare alla Messa di domenica e di fare un po' di volontariato. Ma non ci si accorge, o meglio, non ci si vuole accorgere, dei molti peccati che gravano sulla nostra coscienza. Non si pensa che, agli occhi di Dio, buon cristiano è colui che riconosce le proprie colpe e le confessa con dolore. Senza questa umiltà nulla piace a Dio.Chiediamo alla Vergine Maria, l'umile Ancella del Signore, che ci doni questa disposizione interiore così importante. Preghiamola che ci stia sempre vicina e che non ci lasci neppure un istante. Con il suo aiuto riusciremo ad essere dei buoni cristiani.
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitoli 8-9 (passim). Esortazioni riguardanti la fedeltà all'amicizia, la necessità di astenersi da ogni lite o litigio, la purezza e la fedeltà alla sposa, il grave tarlo della maldicenza, il rispetto e l'onore dovuti agli anziani. Ora santa di Giovedì 17 Ottobre 2019
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 7,1-17. Il peccato è l'unico generatore di ogni male possibile e immaginabile. Quando si "sta male", ordinariamente, è perché "si è fatto il male" oppure ci "hanno fatto del male". Tra i mali da evitare sempre e comunque c'è la menzogna, a cui non bisogna ricorrere mai e per nessun motivo. Ora santa di Giovedì 26 Settembre 2019
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 6,18-37. Per raggiungere la sapienza bisogna passare per la porta stretta ed aspra di una vita ordinata e disciplinata, capace di darsi delle sane regole e di osservarle con costanza e perseveranza, anche se con la debita elasticità. Ora santa di Giovedì 19 Settembre 2019
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 5. Non bisogna mai e per nessun motivo abusare della bontà e della pazienza di Dio. In lui ci sono misericordia ed ira ed il suo sdegno ricade sui peccatori protervi, beffardi e impenitenti. Non confidare nelle ricchezze e fare attenzione alle chiacchiere e alle parole dette a vanvera. L'uomo sapiente è pronto ad ascoltare e lento a parlare, perché sa che la lingua dell'uomo, spesso e volentieri, è la sua stessa rovina. Ora santa di Giovedì 5 Settembre 2019
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 4,20-29. La santa vergogna che porta a riconoscere e confessare i peccati e la vergogna peccaminosa, come quella che ci fa vergognare del Vangelo e di rendergli testimonianza. La verità va difesa sempre anche fino alla morte. Ora santa di Giovedì 20 Giugno 2019
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 4,11-19. Chi cerca La Sapienza la trova e conoscerà la gioia anche in questo mondo, oltre che gloria in Cielo. Solo con La Sapienza si impara a giudicare rettamente. Dalla ricerca della Sapienza al suo possesso c'è da percorrere un cammino costellato di prove e tribolazioni. Chi esce volontariamente dalla strada della verità è l'unico responsabile del suo infausto destino. Ora santa di Giovedì 13 Giugno 2019
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 4,1-10. Il dovere di amare e soccorrere i poveri. Le forme di povertà materiale e spirituale. Grandi benedizioni da parte di Dio per chi asciuga con bontà, amore e generosità ogni sorta di lacrime. Ora santa di Giovedì 6 Giugno 2019
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 3,17-10. Grande elogio dell'umiltà. Non andare ad indagare sui misteri né cercare cose troppo difficili. L'ostinazione del cuore conduce al baratro. Ora santa di Venerdì 31 Maggio 2019
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 3,1-16. Il dovere di onorare il padre e la madre e tutte le figure che detengono un'autorità. Il contrasto immenso tra gli insegnamenti della Parola di Dio e la penosa situazione dei tempi attuali. Ora santa di Mercoledì 22 Maggio 2019
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 2. "Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione". La rettitudine di cuore, la pazienza, l'unione con Dio, l'accettazione di ciò che capita, l'abbandono e la confidenza nel Signore. La costanze e la speranza di ricevere da Dio benefici, misericordia e felicità eterna. Ora santa di Venerdì 17 Maggio 2019
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 1,19-29. Le massime istruttive sono i tesori della sapienza. Biasimo dell'ira ed elogio della pazienza e della mansuetudine. Bando alle chiacchiere inutili ed eccessive. Guardarsi dalla doppiezza di cuore. Fuggire come la peste ogni vana autoesaltazione, perché il Signore umilia chi si esalta. Ora santa di Venerdì 10 Maggio 2019
I libri sapienziali. Il libro del Siracide. Capitolo 1,1-18. Il santo timore del Signore è il principio, la pienezza, la corona e la radice della Sapienza. In cosa consiste realmente il "timor di Dio". La gioia, la contentezza, la pace, la salute e la lunga vita che gusta chi vive nel timore del Signore, da "timorato di Dio". Ora santa di Venerdì 3 Maggio 2019
L’âne sauvage du désert est la proie des lions, comme le pauvre est la pâture des riches. Si 13, 19Nous voilà encore avec âne cette semaine. Mais si les ânes d’Ana nous avait fait découvrir des sources chaudes, l’âne du livre de Ben Sira le sage, nous amène à des constats moins réjouissants. A propos de ce livre on le nomme aussi le Siracide ou l’Ecclésiastique.Les citations et références sonores (podcast) TEXTES Livre de Ben Sira le sage, (Siracide ou Ecclésiatique) , 13 : https://www.aelf.org/bible/Si/13 Retrouvez le texte de cette publication et les autres « 40 déserts » sur https://www.aularge.eu/blog/40-deserts-2/AUDIODe l’eau.. de l’eau, chanson de Georges Moustaki, album « Dans mon hamac » (1964) https://youtu.be/h4HsIcYzu3E The swallows par Yamma Ensemble, Leah Golberg,Talya GA Solan, Aviv Bahar, Jonathan DroEin Gedi par Eitan Peretz, Dov Aharoni, Arik EinsteinAbonnez-vousà la newsletter : https://www.aularge.eu/blog/abonnement/au podcast : https://www.aularge.eu/blog/le-podcast/ instagram : https://www.instagram.com/p.francois.b/ twitter : https://twitter.com/fbessonnetyoutube : https://www.youtube.com/user/aulargefbessonnet/facebook : https://www.facebook.com/francois.bessonnet
Dans un des livres apocryphes, le Siracide, nous lisons le verset suivant :" Mon fils, si tu aspires à servir le Seigneur, prépare ton âme à l'épreuve" Nous ne pouvons effectivement pas Le servir sans passer par l'épreuve. Elle est formatrice pour tous ceux et celles qui ont un appel à servir l’Évangile.