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Sissi, imperatrice anticonformista e moglie di Francesco Giuseppe, visse tra sfarzo e inquietudine, fino al suo assassinio nel 1898.
Pier Giorgio Viberti"Le grandi battaglie dei Savoia"Edizioni del Capricornowww.edizionidelcapricorno.it“Il sole del 25 illuminò uno degli spettacoli più orribili che possano presentarsi all'immaginazione. Il campo di battaglia è dovunque ricoperto di cadaveri di uomini e di cavalli: le strade, i fossati, i burroni, i cespugli sono disseminati di corpi morti e i dintorni di Solferino ne sono letteralmente cosparsi” (Henry Dunant) Dalla battaglia di Staffarda all'invasione francese del ducato di Savoia, dall'assedio di Torino al campo trincerato dell'Assietta, dalla battaglia di Custoza alla seconda guerra d'indipendenza, con le battaglie di Magenta, Solferino e San Martino. Partendo dal contesto storico, il saggio di Pier Giorgio Viberti analizza le cause, le tattiche militari, le armi, i protagonisti e le conseguenze delle battaglie che hanno segnato l'affermarsi di casa Savoia, dalle modeste origini feudali alla costruzione dell'unità nazionale. Con un ricco apparato iconografico e approfondimenti sui protagonisti delle vicende descritte.La storia del Piemonte è stata «plasmata» da una serie interminabile di conflitti armati che ebbero come protagonista la dinastia sabauda e che fecero del ducato nel Seicento e Settecento il più agguerrito Stato italiano. Il saggio si sofferma su alcuni momenti cruciali, dalla «rinascita» del ducato a opera di Emanuele Filiberto, dopo la battaglia di San Quintino (1557), fino alla seconda guerra d'Indipendenza (1859). L'epoca delle «grandi» battaglie dei Savoia, coincide con l'inizio dello scontro tra Francia e Spagna per il predominio continentale, nei primi decenni del Cinquecento, quando il Piemonte divenne il passaggio obbligato delle armate transalpine che scendevano a combattere in Lombardia gli eserciti spagnoli. La prima battaglia presa in considerazione, quella di San Quintino, non fu una battaglia “dei” Savoia ma una battaglia di “un Savoia”, infatti, Emanuele Filiberto “Testa di ferro”, governatore dei Paesi Bassi, comandava le truppe spagnole e alla battaglia prese parte anche un manipolo di fanti piemontesi. Grazie a quella vittoria Emanuele Filiberto recuperò la Savoia e alcuni territori piemontesi, trasferendo successivamente la capitale da Chambéry a Torino. Vengono poi analizzate le battaglie di Vittorio Amedeo II, la “Volpe Savoiarda” (la battaglia di Staffarda del 1690, la battaglia della Marsaglia del 1693, l'assedio di Verrua del 1704, l'assedio di Torino del 1706, il caso più spettacolare di una lotta fra artiglierie pesanti e massicce fortificazioni): grazie alle conquiste territoriali così ottenute il ducato diventerà regno. La forza militare dei Savoia fu poi confermata nel corso della successiva guerra di Successione austriaca, quando le truppe di Carlo Emanuele III inflissero una durissima sconfitta ai francesi nella battaglia del colle dell'Assietta (1747). Seguono le battaglie di Carlo Alberto, il “Re Tentenna” (Curtatone e Montanara, Goito, Custoza, Mortara e la sconfitta di Novara che porterà Carlo Alberto ad abdicare); infine, quelle di Vittorio Emanuele II (la battaglia di Montebello del 1859, quella di Magenta, quindi Solferino e San Martino). Arrivando così all'11 luglio del 1859, quando Napoleone III e Francesco Giuseppe firmarono a Villafranca l'armistizio che pose fine al conflitto. L'AUTORE:Pier Giorgio Viberti è nato nel 1950 a Fossano (Cuneo) e si è trasferito giovanissimo a Torino, dove si è laureato prima in Lettere, poi in Scienze Politiche. Nel capoluogo piemontese ha trascorso tutta la sua vita di insegnante in istituti d'istruzione secondaria superiore. A partire dal nuovo millennio ha svolto un intenso lavoro nel campo dell'editoria scolastica, per la quale ha pubblicato numerose grammatiche (la prima è del 2002) rivolte alla scuola media inferiore e al biennio delle superiori. Per le scuole medie ha pubblicato, fra l'altro, Oltre il Duemila (ultima edizione 2012), che è stato per qualche anno in testa alle classifiche italiane nello specifico settore dei libri consigliati.In ambito storico ha pubblicato: Il Duca, il Condottiero, l'Eroe. Storia dei protagonisti dell'assedio di Torino del 1706 (Zedde Editore, 2011), Gli uomini del disonore. Mito, storia e attualità del pianeta mafia (Edisco, 2013), Lager. Inferno e follia dell'Olocausto (Giunti, 2018). I suoi ultimi lavori sono una grammatica per la scuola secondaria inferiore (SEI, 2022), una grammatica per il biennio delle superiori (Capitello, 2023) e un corso di storia in tre volumi per la secondaria inferiore, intitolato Il nostro tempo. Dalle storie alla storia (Principato, 2023). Per Capricorno ha pubblicato Amori e amanti alla corte dei Savoia (2023). IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
In questa lezione proseguiamo nello sforzo di portare alla luce l'incongruenza dell'entrata dell'Italia nella Triplice Alleanza, e lo facciamo richiamando la storia del primo martire dell'irredentismo giuliano, Guglielmo Oberdan, mandato al patibolo dall'imperatore Francesco Giuseppe nello stesso momento in cui veniva siglata l'alleanza fra Austria e Italia. Ma l'uscita del nostro Paese dall'asse francese, colonna portante dell'età risorgimentale, produce altri effetti negativi, primo fra tutti lo scoppio di una guerra doganale proprio con la Francia, che smetterà di acquistare prodotti italiani mandandoli fuori mercato con l'imposizione di dazi stellari. Ne paga le spese soprattutto il Meridione, mentre al governo si lavora perché l'alleanza con la Germania di Bismarck si traduca anche in un rapporto commerciale tale da compensare le perdite subite nell'interscambio con i partner di un tempo. In questi anni muoiono Vittorio Emanuele II, Mazzini e Garibaldi; Cavour è morto da tempo: ormai il Risorgimento sembra un tempo lontano... --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/stefano-dambrosio5/message
In questo episodio raccontiamo le contromisure assunte da Francesco Giuseppe, imperatore d'Austria, di fronte al mutare dello scenario geopolitico. L'Austria negli anni '50 subisce l'aggressività del Risorgimento italiano, che la priva di Milano e dei territori del centro Italia; negli anni '60 esce sconfitta dalla Prussia nella contesa per il controllo dell'area tedesca, e perde in aggiunta il Veneto. Il suo ruolo di Grande Potenza sembra essere rimesso in discussione. La risposta monarchica è una riforma costituzionale molto ambiziosa, che produce un impero bicipite, cioè a due teste: Vienna e Budapest. I risultati sono interpretati ambiguamente come positivi e negativi allo stesso tempo. La speranza di consolidare il proprio ruolo di potenza sono affidati alla capacità di avanzare in direzione dei Balcani, approfittando della crisi dell'Impero ottomano. Ma l'area suscita gli interessi anche dell'impero russo e del Regno d'Italia. --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/stefano-dambrosio5/message
Approfondiamo la dinamica astrologica per la coppia capricorno lei (come Elisabetta di Baviera) e leone lui (come Francesco Giuseppe d'Asburgo).
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7335DIFENDERE L'AGGREDITO: LA SCUSA DEGLI USA PER FARE LE GUERRE CHE VOGLIONO di Rino CammilleriLa guerra russo-ucraina è in corso mentre scrivo e i rarissimi commentatori che cercano di analizzare le ragioni dei russi devono, prima di aprir bocca, distinguere tra aggressore e aggredito e proclamare che stanno, ovviamente, dalla parte di quest'ultimo. Ora, poiché tale professione di fede da cavaliere medievale - al servizio della vedova e dell'orfano. Dell'oppresso e della fede - stona non poco sulle labbra di laicisti atei e agnostici per i quali la morale non è che moralismo, vediamo di vederci un po' più chiaro. Quella è una guerra combattuta in Europa, per interposto ucraino, da potenze che europee non sono: gli Usa la Gran Bretagna contro la Russia. La Russia post-sovietica aveva tentato di entrare nell'occidente ma ne era stata progressivamente respinta, fino all'esito bellico.USA E GRAN BRETAGNA, ALLEATI DI FERROSecondo l'antica dottrina geostrategica, risalente ai tempi di Napoleone, le potenze di mare (Usa e GB) non possono tollerare l'avvento di una superpotenza continentale quale sarebbe data dall'abbraccio economico tra Russia e Germania. Dalla Guerra di Crimea del 1854 in avanti la musica è stata sempre la stessa, al di là delle varianti del caso. Voi mi direte: vabbè gli Usa, che devono mantenere un impero mondiale, ma gli inglesi? Si dimentica che anche questi avevano un impero mondiale, Australia e Nuova Zelanda, tanto per dirne tre, continuano a navigare nell'orbita anglofona insieme al resto. Le più importanti Borse del mondo stanno a Wall Street e nella city londinese. L'alleanza è così di ferro che anche nei film di 007 non c'è una volta che James Bond non possa contare sul supporto della Cia. Se ci fate caso, anche l'ideologia woke, che sta squassando gli Usa, da questa parte dell'oceano trova nell'Inghilterra il suo terreno più fertile. Ma se, data la loro lunga tradizione bellica, gli inglesi non devono faticare molto a convincere la loro opinione pubblica a indossare l'elmetto Her Majesty Service (ricordate la guerra per la Falkland-Malvinas?), non così gli Usa.Gli States sono profondamente spaccati in due: da una parte i dem (aborto, nozze gay, lgbt, trans, cancel culture, antifa, blm, etc.) dall'altra i rep (Dio-patria-famiglia, gospel, porto d'armi, etc.). Se ci si fa caso, entrambi i fronti hanno in comune, però, il moralismo (il politicamente corretto non è altro), perciò ogni guerra deve essere giustificata. Cioè, gli Usa non possono mai essere aggressori, bensì aggrediti. Prima dell'avvento della filosofia woke, il moralismo vi era vieppiù impregnato di puritanesimo, anche perché su quest'ultimo gli Usa sono stati fondati e la vita per i Padri pellegrini non era altro che Dio-Patria-Famiglia e guerra contro il Male, fossero i pagani (indiani) o gli eretici (papisti in primis).IL CASO DEL MESSICOC'è un vecchio detto messicano che fa al caso nostro: "Povero Messico, così lontano da Dio e così vicino agli Stati Uniti!". Quando Napoleone III supportò Massimiliano d'Asburgo quale imperatore del Messico, gli Usa gridarono, con Monroe: "L'America agli americani!". Cioè a loro. E armarono zitti zitti la rivolta di Juarez. Il povero fratello di Francesco Giuseppe finì fucilato a Queretaro. Ma il Messico era ancora un impero. Cos, quando il presidente Santa Ana abolì la schiavitù, i texani insorsero, invocando l'aiuto fraterno degli Usa (un po' come il Donbass oggi coi russi). Con molta calma, il generale Houston attese che gli insorti di Alamo venissero liquidati, poi, al grido di "Remember the Alamo!", il Messico si trovò la capitale invasa. Ma gli Usa fecero due conti: annettere tutto avrebbe significato far diventare cittadini milioni di papisti, sconvolgendo gli equilibri wasp. Così, si accontentarono di tutti quegli States che ancora oggi hanno nomi spagnoli: California, Arizona, ect. Ovviamente, a colpi di plebisciti sul tipo di quelli fatti dai piemontesi nel Risorgimento. Poi venne la Guerra di secessione: il Nord industriale e protezionista contro il Sud agrario e liberista. La Costituzione prevedeva il diritto di ogni Stato di uscire dall'Unione, ma contro i cannoni non valet argumentum. E gli Usa divennero il monolito che sappiamo.Ed eccoci al 1898. Gli Usa adocchiarono quel che rimaneva dell'impero spagnolo. Ma gli spagnoli non avevano alcuna intenzione di aggredirli. Allora a Cuba, colonia spagnola, esplose e affondò misteriosamente la corazzata americana Maine (300 morti) nel porto dell'Avana. Presidente McKinley, la guerra subito dichiarata tolse alla Spagna, oltre Cuba, l'isola di Guam e le Filippine. I filippini fecero presto ad accorgersi che stavano meglio quando stavano peggio (gli occupanti fucilavano da dieci anni in su, cosa che sollevò uno scandalo sugli stessi giornali americani), ma questa è un'altra storia. Tutta la - breve - guerra fu condotta con questo ritornello: "Remember the Maine!". Saltiamo i passaggi e andiamo alle guerre più importanti.LE GUERRE MONDIALILa Grande guerra. Gli inglesi, in difficoltà, chiesero aiuto ai cugini, anche perché, se avessero perso, ai crediti che le banche americane avevano erogato per sostenere lo sforzo bellico si sarebbe potuto dire ciao. Argomento convincente, ma il presidente Wilson come avrebbe potuto convincere gli americani (ai quali era stato detto "l'America agli americani") ad andare a morire in Europa? Nel 1915 un sottomarino tedesco affondò il transatlantico Lusitania, sul quale c'erano pure un migliaio di americani. Ma anche materiale bellico per gli inglesi: i tedeschi avevano avvertito che navi del genere sarebbero state un bersaglio. E fu così che, al grido "Remember the Lusitania!", gli Usa entrarono in guerra. Seconda guerra mondiale, stesso discorso. Il Giappone era in guerra con la Cina e gli Usa gli misero l'embargo totale su petrolio e gomma; alla disperazione, questi si affidò all'ammiraglio Yamamoto, già addetto militare all'ambasciata nipponica a Washington, il quale disse che non si poteva pensare a una guerra con gli Usa. L'unica chance era un colpo preventivo alla flotta di Pearl Harbor. I servizi Usa lo sapevano, ma Roosevelt lasciò fare. Il resto è la storia del "proditorio attacco" celebrato in tanti film. "Remember Pearl Harbor!".Su su per li rami, la guerra in Iraq contro Saddam e le sue fantomatiche "armi di distruzione di massa" l'abbiamo vista in mondovisione, come pure, ahimè, le precipitose ritirate dal Vietnam e dall'Afghanistan. Ora, i lettori più avveduti capiscono bene che non si tratta di recriminare o di fare come i bambini all'asilo che si lamentano con la maestra della slealtà del prepotente. No, si tratta solo di non farsi imbambolare dalla propaganda, nella quale i padroni dei media sono maestri. Le guerre ci sono sempre state, e Dio ce ne scampi. Ma oggi chi ti riduce povero o orfano pretende che gli baci la mano grato.
Il podcast di Alessandro Barbero: Lezioni e Conferenze di Storia
La seconda guerra d'indipendenza è la replica della prima a undici anni di distanza, sullo stesso, identico teatro, ma con tutti i fattori cambiati. Grazie alla trama tessuta da Cavour, i piemontesi hanno al loro fianco l'esercito francese, considerato il migliore del mondo. Vittorio Emanuele II non è un generale più abile del padre Carlo Alberto, anche se pensa di esserlo, ma Napoleone III si presenta come l'erede del suo grande omonimo, e il mondo ci crede. Dall'altra parte non c'è più il vecchio Radetzky, ma un giovane imperatore, Francesco Giuseppe; un solido e fedele esercito di mestiere, in cui si parlano dieci lingue, compreso l'italiano; tanti fiumi che sbarrano la strada al nemico, e alla fine le fortezze del Quadrilatero in cui rifugiarsi se le cose vanno male. Ma Francesco Giuseppe non ha intenzione di restare sulla difensiva.Festival Della Mente: https://festivaldellamente.itCommunity & Palco del Mercoledì: https://barberopodcast.it/communityTwitter: https://twitter.com/barberopodcastFacebook: https://facebook.com/barberopodcastInstagram: https://instagram.com/barberopodcastGeorge Street Shuffle by Kevin MacLeodLink: https://incompetech.filmmusic.io/song/3800-george-street-shuffleLicense: http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
Alessandro Barbero al Festival della Mente: Lezioni e Conferenze di Storia
La seconda guerra d'indipendenza è la replica della prima a undici anni di distanza, sullo stesso, identico teatro, ma con tutti i fattori cambiati. Grazie alla trama tessuta da Cavour, i piemontesi hanno al loro fianco l'esercito francese, considerato il migliore del mondo. Vittorio Emanuele II non è un generale più abile del padre Carlo Alberto, anche se pensa di esserlo, ma Napoleone III si presenta come l'erede del suo grande omonimo, e il mondo ci crede. Dall'altra parte non c'è più il vecchio Radetzky, ma un giovane imperatore, Francesco Giuseppe; un solido e fedele esercito di mestiere, in cui si parlano dieci lingue, compreso l'italiano; tanti fiumi che sbarrano la strada al nemico, e alla fine le fortezze del Quadrilatero in cui rifugiarsi se le cose vanno male. Ma Francesco Giuseppe non ha intenzione di restare sulla difensiva.Festival Della Mente: https://festivaldellamente.itCommunity & Palco del Mercoledì: https://barberopodcast.it/communityTwitter: https://twitter.com/barberopodcastFacebook: https://facebook.com/barberopodcastInstagram: https://instagram.com/barberopodcastGeorge Street Shuffle by Kevin MacLeodLink: https://incompetech.filmmusic.io/song/3800-george-street-shuffleLicense: http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6856SISSI DEL 2021, UNA PESSIMA FICTION TEDESCA di Rino CammilleriPreceduto da gran strombazzìo di anteprime, il 28, Canale 5 ha mandato in onda le prime due puntate del super-sceneggiato tedesco Sissi. Nell'accingermi alla visione mi chiedo se, dati i mezzi odierni, supererà la trilogia d'antan e besteller con Romy Schneider. Che, quanto a repliche, fa pari con Don Camillo, il che testimonia del gradimento generazionale. Ora, la Schneider, almeno, era austriaca, mentre la fiction attuale è germanica. Boh, forse gli austriaci non avevano i soldi bastanti. Così, guardo.E subito mi rendo conto che non ci siamo, non ci siamo affatto. La prima scena, dico la prima, dopo una carrellata sull'alluce valgo della protagonista si apre sulla duchessa Elisabetta di Wittelsbach detta Sissi che si masturba sul letto. Geniale, complimenti allo sceneggiatore. Forse i tedeschi non amano molto gli austriaci? O i luterani non amano i bavaresi cattolici? Boh. Ognuno ha i meridionali suoi.FALSI STORICIAndiamo avanti. Ecco un improbabile (il vero Franz Josef era bello) Francesco Giuseppe che, sordo alle suppliche della famigliola del condannato, fa impiccare sotto ai suoi occhi un ribelle ungherese. Tutte le prime due puntate lasciano intendere che il Kaiser austroungarico è un odiato tiranno e i patrioti magiari (e italiani) gemono sotto il suo spietato tallone. Falsi storici. Che, se li si fa notare, gli autori si trincerano in genere dietro il seguente ragionamento: una fiction non è un documentario. Giusto, infatti può essere anche una impunita diffamazione.Ma andiamo avanti. La moglie dell'impiccato gli lancia una maledizione, che evidentemente servirà da filo conduttore per il resto della fiction. In effetti, la vita privata di Francesco Giuseppe fu quanto mai disgraziata, ma proprio perché aveva sposato Sissi, anziché la di lei sorella cui era pure stato promesso. Sissi era, sì, romantica, ribelle e capricciosa, ma proprio per questo del tutto inadatta a fare l'imperatrice in un momento storico così delicato. Suo figlio Rodolfo, infatti, si suicidò per motivi romantici. Francesco Giuseppe vide suo fratello Massimiliano fucilato in Messico da massoni foraggiati dagli Usa. L'altro erede, Ferdinando, finì sparato a Sarajevo.Ma Dio volle che il Sacro Romano Impero chiudesse in grazia con Carlo I, beato, che seppe scegliersi la moglie giusta, Zita (in attesa di beatificazione). L'ultima sorellina di Sissi, Sofia, sposò il nostro Francischiello, e, almeno lei, si diportò bene: non lasciò il marito per fare la turista, ma lo spalleggiò fino all'ultimo esponendosi alle cannonate piemontesi.LE PRATICHE EROTICHE IN VISTA DELLE NOZZEE torniamo alla fiction. Inutilmente teatrale l'umiliazione pubblica della sorella di Sissi, posposta a quest'ultima. Un imperatore non aveva bisogno di sceneggiate, bastava facesse sapere al suocero, in camera caritatis, che aveva cambiato idea. Altro: Sissi che cavalca di notte da sola da Monaco a Vienna? Ma per favore. L'imperatore che, con tanto di scorta appresso, fa sgombrare un bordello della capitale per andarci lui? In pubblica piazza? E non poteva farsi venire le prostitute a palazzo da entrata secondaria?Ma la meglio è questa: Sissi, ansiosa di apprendere le pratiche erotiche in vista delle nozze, si accorda con la meretrice preferita dal futuro marito perché le faccia scuola. Poi, dopo le nozze, la agghinda da contessa e se la porta dietro come dama di compagnia, dopo aver convinto il duca suo padre circa i quarti di nobiltà (falsi) della suddetta. E il duca di Baviera non aveva modo di informarsi su quella lì, visto che la figlia aveva scartato tutte le nobili (vere) propostele e optato per una sconosciuta? Ovviamente, quando il neo-marito vede la «dama personale» di sua moglie, la riconosce. Ma fa finta di niente. Perché? Lo sapremo nelle prossima puntata. Sempre che, a questo punto, abbiate voglia di vederla.
1547 Muore il conquistatore Hernan Cortés - 1848 Francesco Giuseppe viene proclamato imperatore
- Francesco Giuseppe d'Asburgo Lorena nei rapporti con le minoranze slave e italiane - Il progetto dualistico austro-ungarico --- Send in a voice message: https://anchor.fm/stefano-dambrosio5/message
Sabato 23 ottobre, alle ore 11.00, si inaugura la quarta edizione di “KAISERFEST”, la tradizionale manifestazione in programma fino al 1° novembre in piazza Ponterosso a Trieste, all'insegna di visite guidate, conferenze, sfilate in abito d'epoca, musica e gastronomia tradizionale, promossa da Altamarea Eventi, in co-organizzazione con il Comune di Trieste, il patrocinio di Turismo FVG e in collaborazione con Associazione Trieste Ottocento APS. La manifestazione torna dopo il successo delle tre precedenti edizioni, la prima delle quali, svoltasi nel 2016, coincideva con i 100 anni della morte di Francesco Giuseppe, avvenuta il 21 novembre 1916 a Schönbrunn, la residenza estiva degli Asburgo a Vienna. “Trieste, sotto gli Asburgo divenne, alla fine dell'800, la terza città dell'Impero dopo Vienna e Praga – ha ricordato il presidente dell'Associazione Alta Marea Eventi Silvio Pozenu – spiegando che questo si deve al fatto che l'Austria aveva bisogno di un grande porto con il giusto fondale e con funzioni emporiali. Ne derivò che il XIX secolo si dimostrò per la città giuliana il periodo più fulgido. La storia di Trieste è millenaria, eppure molto più di altre è proprio l'influenza asburgica quella ancora palpabile nel capoluogo giuliano. Non c'è angolo cittadino infatti dove non si respiri una atmosfera mitteleuropea. Alla luce di ciò si è pensato di riproporre annualmente la manifestazione ideata a ricordo della figura di Francesco Giuseppe, un uomo che ha regnato per 68 anni e che è stato definito “l'Eterno imperatore”. L'obiettivo è riscoprire il passato per valorizzare il presente e promuovere un futuro di ulteriori scambi con la vicina Repubblica”. Numerosi e molto variegati gli eventi che caratterizzeranno le 10 giornate della manifestazione. Nella Vienna imperiale di fine Ottocento, oltre alle straordinarie composizioni degli Strauss, nasceva un nuovo stile di musica popolare: la "Schrammelmusik". Le sue sonorità melanconiche e sensuali entusiasmano tutta Vienna e fanno danzare ogni classe sociale. Quella stessa musica oggi si ritrova nelle osmize del Carso, ma si può ascoltare con sonorità e sfumature diverse in tutte le regioni del vecchio Impero. Ecco quindi che un elemento come la musica, che non ha bisogno di "traduzioni", rappresenta il sottile legame che ancora oggi unisce la Mitteleuropa al Mediterraneo. “Kaiserfest” offre l'occasione di ripercorrere la storia di Trieste attraverso la lettura dell'impatto e dell'importanza che le grandi opere di epoca asburgica (come appunto il Museo Revoltella, l'Ex Lavatoio o la stessa area del Ponterosso dove si svolgerà l'evento) hanno avuto sulla città, determinandone l'attuale fisonomia. Tra le esibizioni musicali in piazza Ponterosso, si segnalano quella del cantautore Andrea Guzzardi, di Leonardo Zannier&Friends, di Fabio "Violin" e Christian e dei Twenty Years After. E per chiudere in bellezza, non poteva mancare la gastronomia. In Piazza Ponterosso saranno presenti varie cucine tipiche, iniziando da quella Austriaca proveniente da Salisburgo che proporrà le salsicce e il maialino cotto nella birra con i crauti accompagnati dalla nota viennese Ottagringer, per proseguire con quelle locali con i classici bolliti e il fritto di pesce. Novità di quest'anno sarà la cucina di Carnia che proporrà i piatti della propria tradizione montana innaffiati dalla birra di Sauris. Sul Canale troveranno posto anche alcune attività commerciali che animeranno l'area esaltando la tradizione emporiale che questi luoghi hanno sempre avuto. PROGRAMMA KAISERFEST 2021 Sabato 23 ottobre Ore 11.00 Piazza Ponterosso - Inaugurazione ufficiale alla presenza delle Autorità e dei rappresentanti delle realtà partecipanti Ore 19.30 Piazza Ponterosso - Twenty Years After Domenica 24 ottobre Ore 17.00 Visita guidata al museo Revoltella di via Diaz, 27 a cura del Dott. Luca Bellocchi. Per informazioni e iscrizioni scrivere a: lucabloki@gmail.com Ore 19.30 Piazza Ponterosso - Andrea Guzzardi
La seconda guerra d'indipendenza è la replica della prima a undici anni di distanza, sullo stesso, identico teatro, ma con tutti i fattori cambiati. Grazie alla trama tessuta da Cavour, i piemontesi hanno al loro fianco l'esercito francese, considerato il migliore del mondo. Vittorio Emanuele II non è un generale più abile del padre Carlo Alberto, anche se pensa di esserlo, ma Napoleone III si presenta come l'erede del suo grande omonimo, e il mondo ci crede. Dall'altra parte non c'è più il vecchio Radetzky, ma un giovane imperatore, Francesco Giuseppe; un solido e fedele esercito di mestiere, in cui si parlano dieci lingue, compreso l'italiano; tanti fiumi che sbarrano la strada al nemico, e alla fine le fortezze del Quadrilatero in cui rifugiarsi se le cose vanno male. Ma Francesco Giuseppe non ha intenzione di restare sulla difensiva.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=325a, infatti, sottrae la bambina alla madre, ordinando che sia alloggiata in un'ala lontana del palazzo, ed affidandola alle cure delle governanti. Sissi è addolorata e offesa, ma rimane completamente delusa quando il marito non l'appoggia contro la suocera, anzi ne accetta le argomentazioni secondo le quali Sissi non è all'altezza di provvedere all'educazione della piccola arciduchessa. Sissi fugge quindi dal palazzo, e torna dalla sua famiglia in Baviera. Sua madre, quando capisce quello che ha fatto, si schiera dalla sua parte: è il padre, per una volta, che la rimprovera, anche se bonariamente, invitandola a tornare ai suoi doveri di moglie, madre e imperatrice. Durante la visita ai genitori, Sissi ritrova la gioia di vivere e riabbraccia le sorelle ed i fratelli. Alla fine Francesco Giuseppe la raggiunge, si scusa, e le promette che riavrà sua figlia. La pacificazione permette il ritorno dell'imperatrice al palazzo. Oltre ai problemi personali, però, ci sono i problemi politici, dato che l'imperatore, contro le decisioni della madre e del governo, annuncia un'amnistia verso l'Ungheria, allora una semplice provincia dell'Impero austriaco, togliendo lo stato di assedio: ciò avvicinerà molto i due paesi, sia grazie al conte Andrássy, sia grazie alla stessa Sissi, che si era adoperata appassionatamente per il riconoscimento della dignità di Regno autonomo all'Ungheria. Da allora l'Impero d'Austria verrà chiamato Impero austro-ungarico, formato da due regni distinti che hanno un re ed una regina in comune. Alla fine del film si assiste al solenne e toccante momento dell'incoronazione a re e regina di Ungheria dei due sovrani austriaci. DIFFERENZE TRA FILM E REALTÀ STORICANella realtà storica Elisabetta accettò, pur soffrendo, l'allontanamento dei figli. Sofia, la primogenita, morì a due anni di febbri proprio durante un viaggio in Ungheria. Alla stessa malattia sopravvisse invece la secondogenita Gisella, di poco più piccola. Il figlio maschio, Rodolfo d'Asburgo-Lorena, fu allontanato quando era ancora molto piccolo dalla corte e sottoposto ad una educazione ed una disciplina militare durissime, che lo segnarono irrimediabilmente, tuttavia quando Sissi comprese ciò che stava avvenendo al figlio riuscì a strapparlo da tale educazione, dopo aver abbandonato Vienna e minacciato di non tornare finché non ottenne di poter sovrintendere all'educazione dei figli. Tuttavia, Rodolfo morì suicida insieme alla sua amante.ELISABETTA DI BAVIERA (detta SISSI)Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach, nata duchessa in Baviera (Monaco di Baviera, 24 dicembre 1837 - Ginevra, 10 settembre 1898), meglio nota come Sissi, fu imperatrice d'Austria, regina apostolica d'Ungheria, regina di Boemia e di Croazia come consorte di Francesco Giuseppe d'Austria. Nonostante fosse cresciuta relativamente libera da vincoli sociali e di comportamento normalmente imposti alla nobiltà mitteleuropea del XIX secolo e generalmente insofferente alla disciplina di corte a Vienna, nonché alle politiche imperiali e alle condizioni di vita dei popoli sottoposti alle autorità dell'Impero austro-ungarico, rimase un simbolo della monarchia asburgica, e per tale ragione il 10 settembre 1898 fu uccisa a Ginevra, in Svizzera, dall'anarchico italiano Luigi Lucheni. Fonte: Wikipedia
Alessandro Barbero. La storia, le storie - Intesa Sanpaolo On Air
La Seconda Guerra d'Indipendenza fu la replica della prima con tutti i fattori cambiati. Grazie a Cavour, i piemontesi avevano al loro fianco l'esercito francese, considerato il migliore del mondo. Vittorio Emanuele II non era un generale più abile di suo padre Carlo Alberto, anche se credeva di esserlo. Ma Napoleone III si presentava come l'erede del suo grande omonimo, e il mondo ci credette. Dall'altra parte non c'era più il vecchio Radetzky, ma un giovane imperatore, Francesco Giuseppe, che non aveva intenzione di rinunciare facilmente ai possedimenti italiani ereditati dagli avi.
I primi anni di matrimonio fra Elisabetta e Francesco Giuseppe e, sullo sfondo, i moti del 1848 e la Guerra di Crimea
Alessandro Barbero al Festival della Mente: Lezioni e Conferenze di Storia
La seconda guerra d’indipendenza è la replica della prima a undici anni di distanza, sullo stesso, identico teatro, ma con tutti i fattori cambiati. Grazie alla trama tessuta da Cavour, i piemontesi hanno al loro fianco l’esercito francese, considerato il migliore del mondo. Vittorio Emanuele II non è un generale più abile del padre Carlo Alberto, anche se pensa di esserlo, ma Napoleone III si presenta come l’erede del suo grande omonimo, e il mondo ci crede. Dall’altra parte non c’è più il vecchio Radetzky, ma un giovane imperatore, Francesco Giuseppe; un solido e fedele esercito di mestiere, in cui si parlano dieci lingue, compreso l’italiano; tanti fiumi che sbarrano la strada al nemico, e alla fine le fortezze del Quadrilatero in cui rifugiarsi se le cose vanno male. Ma Francesco Giuseppe non ha intenzione di restare sulla difensiva.
Il podcast di Alessandro Barbero: Lezioni e Conferenze di Storia
La seconda guerra d'indipendenza è la replica della prima a undici anni di distanza, sullo stesso, identico teatro, ma con tutti i fattori cambiati. Grazie alla trama tessuta da Cavour, i piemontesi hanno al loro fianco l'esercito francese, considerato il migliore del mondo. Vittorio Emanuele II non è un generale più abile del padre Carlo Alberto, anche se pensa di esserlo, ma Napoleone III si presenta come l'erede del suo grande omonimo, e il mondo ci crede. Dall'altra parte non c'è più il vecchio Radetzky, ma un giovane imperatore, Francesco Giuseppe; un solido e fedele esercito di mestiere, in cui si parlano dieci lingue, compreso l'italiano; tanti fiumi che sbarrano la strada al nemico, e alla fine le fortezze del Quadrilatero in cui rifugiarsi se le cose vanno male. Ma Francesco Giuseppe non ha intenzione di restare sulla difensiva.
LA PRINCIPESSA SISSI: L'amore per Francesco Giuseppe, il ruolo di Imperatrice d'Austria e le fughe dalla corte, l'anoressia. La vita di una principessa bellissima, amata da tutti tranne che da se stessa.
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Il servizio da tavola bianco-dorato fu acquistato nel 1851 per l‘imperatore Ferdinando. Ferdinando, soprannominato dal popolo „il Buono“, rinunciò al trono nei frangenti della rivoluzione borghese del 1848 a favore del giovane nipote Francesco Giuseppe, e si trasferì nel castello di Praga, dove visse appartato fino alla morte, avvenuta nel 1875. Per il palazzo di Praga egli ordinò presso le Manifatture Thun di Klösterle in Boemia questo Servizio da tavola bianco-dorato. Il decoro del servizio era all‘epoca attualissimo. Alla metà del secolo il gusto aveva subito un‘evoluzione. Alle linee sobrie e severe del Biedermeier era subentrato un linguaggio formale più morbido, fluido. Il ricco decoro dorato era consono alla ricerca di pompa feudale, che si avvertiva sempre più anche alla corte imperiale di Vienna. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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In questa stanza si svolgevano le conferenze dei ministri, dette “Minister Conseils”, sempre presiedute dall‘imperatore. Il busto di marmo e la sciabola d‘onore a destra, accanto alla nicchia della parete sul fondo, ricordano il feldmaresciallo Radetzky, uno dei più celebri militari dell‘impero. Ma il feldmaresciallo Radetzky deve l‘immortalità all‘omonima marcia scritta da Johann Strauss padre. I dipinti mostrano scene di battaglia della rivoluzione ungherese del 1849. Attraverso la porta aperta si vede sullo sfondo il cosiddetto Guardaroba dell‘imperatore, in cui all‘epoca di Francesco Giuseppe si trovavano gli armadi e le cassettiere con i vestiti dell‘imperatore. Francesco Giuseppe indossava quasi esclusivamente l‘uniforme. Soltanto durante i viaggi privati era vestito in civile, mentre nelle battute di caccia portava pantaloni di pelle, gilet verde, scarponi da montagna e il cappello tipico stiriano. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Notevole è lo straordinario servizio inglese da dessert che Elisabetta donò all‘imperatore Francesco Giuseppe per il casino di caccia di Offensee. Creato nel 1870 da William Coleman, il servizio è adorno di disegni naturalistici di insetti, uccelli, fauna marina e flora. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Il servizio da dessert già denominato „Servizio di Laxenburg“ fu ordinato nel 1824 presso le Manifatture viennesi in occasione delle nozze fra l‘arciduca Francesco Carlo e la principessa reale Sofia di Baviera, i genitori del futuro imperatore Francesco Giuseppe. Alla fine del Settecento l‘imperatore Francesco I, padre dello sposo, aveva fatto costruire a Laxenburg presso Vienna una residenza estiva della famiglia imperiale, il castello di Franzensburg, concepito come un monumento alla dinastia asburgica. Le sculture a grandezza naturale, i dipinti, gli stemmi e le vetrate alle finestre celebravano l‘apoteosi della storia di famiglia. L‘idea della celebrazione dinastica si ritrovava anche sulle stoviglie, come si può vedere. Oltre agli stemmi e ai ritratti degli antichi sovrani asburgici e delle loro consorti, 60 piatti con vedute di castelli e fortezze della monarchia austro-ungarica decantano romanticamente il passato. Non è un caso che le forme neogotiche del centrotavola ricordino anche reliquiari, calici eucaristici ed altre suppellettili sacre. Allo scioglimento del Sacro Romano Impero nel 1806 l‘imperatore Francesco s‘impegnò a compensare la perdita della dignità sacra dell‘impero della nazione germanica e a legittimare la sacralità e continuità della dinastia asburgica nel nuovo impero ereditario austriaco. Pertanto persino ai piatti con i ritratti degli antenati veniva attribuito carattere quasi liturgico, con aspirazione all‘eternità. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Questo servizio giunse a Vienna dal castello Miramare presso Trieste, ex residenza dell‘arciduca Ferdinando Massimiliano, futuro imperatore Massimiliano del Messico. L‘arciduca era il fratello minore di Francesco Giuseppe. Nel 1854 egli assunse il comando supremo della “k. k. Marine” (Marina imperial-regia). Nel 1864 divenne imperatore del Messico, ma non riuscì ad affermarsi nel suo nuovo impero. Fu catturato dal repubblicano Benito Juarez, che lo fece poi giustiziare nel 1867 secondo la legge marziale. Durante la visita degli Appartamenti imperiali ascolterete maggiori informazioni al riguardo. Il servizio da tavola fu realizzato dalle Manifatture di porcellana Herend in Ungheria, che si erano dapprima specializzate nella copia di modelli cinesi. Massimiliano aveva ordinato il servizio nel 1865 per la sua residenza di Chapultepek. A Moritz Fischer, il proprietario delle Manifatture, fu concesso di presentare il servizio all‘esposizione mondiale di Parigi del 1867 come reclame per la ditta Herend. Quando terminò l‘esposizione Massimiliano era già morto, per cui il servizio non arrivò mai in Messico. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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In questa sala vedete una tavola imbandita come ai tempi di Francesco Giuseppe per i pranzi familiari in cerchia ristretta di sua maestà imperiale. I pranzi di gala si svolgevano esclusivamente nei saloni delle feste della residenza, che erano più grandi. La tavola è apparecchiata secondo le direttive della “tavola di corte suprema”, visto che persino un pranzo di famiglia in cerchia ristretta seguiva un rigido cerimoniale. La tavola era sempre solennemente addobbata, al centro erano collocati i centrotavola dorati adorni di fiori, frutta e confetteria. Sui piatti segnaposto d’argento erano disposti tovaglioli di damasco piegati ad arte. Si apparecchiava soltanto per una portata alla volta, la minestra e i dolci venivano serviti in piatti di porcellana, mentre per tutte le altre portate si utilizzavano piatti d’argento. Sulle posate d‘argento c‘era il simbolo dell’aquila bicipite. Con ogni portata veniva servito un vino diverso, e per ciascuno di essi era prescritto un bicchiere a parte; i bicchieri verdi venivano adoperati per i vini del Reno. Inoltre ciascun commensale aveva una propria caraffa dell’acqua e del vino e una saliera personale. Per poter servire le pietanze sempre calde e appena cucinate, venivano trasportate nell’appartamento in questione dalla Cucina di corte in casse termiche riscaldate, e tenute al caldo in una stanza adiacente con scaldini a carbone e più tardi a gas. L’imperatore era seduto al centro della tavola, di fronte a lui l’ospite d’onore, seguivano poi gli altri commensali secondo il grado di parentela o il rango. Gli uomini si alternavano sempre alle donne e la conversazione era concessa soltanto con i vicini di tavola. Gli invitati venivano serviti contemporaneamente all’imperatore, che iniziava immediatamente a mangiare. Poiché una pietanza veniva dichiarata terminata non appena l’imperatore deponeva le posate e immediatamente sparecchiata, l’imperatore badava sempre a deporre le posate soltanto quando gli invitati avevano terminato. Un pranzo comprendeva da 9 a 13 portate e durava al massimo 45 minuti. Il caffè e i liquori venivano serviti al termine in un’altra stanza dove era inoltre concesso ai signori di fumare. Si conclude così la nostra visita degli Appartamenti imperiali. Se desiderate maggiori informazioni sullo stile degli arredi alla corte imperiale viennese, vi invitiamo a visitare anche la Collezione di arredi della corte imperiale/Museo del mobile, dove sono esposti mobili e interni di svariate residenze degli Asburgo. Di fronte all‘uscita degli Appartamenti imperiali si trova la fermata della linea U3 della metropolitana, che vi collega comodamente in tre fermate con la Collezione di arredi della corte imperiale/Museo del mobile (il viaggio dura 5 minuti). Infine vorremmo ricordarvi naturalmente anche gli Appartamenti imperiali nel castello di Schönbrunn, ex residenza estiva della famiglia imperiale. Appena usciti dagli Appartamenti imperiali vi ritroverete a Ballhausplatz, proprio accanto all‘ingresso degli uffici del presidente della Repubblica federale austriaca, e di fronte alla Cancelleria federale. Per orientarvi potrete consultare all‘uscita la planimetria. Infine vi ringraziamo della vostra visita con la quale avete contribuito alla conservazione degli Appartamenti imperiali, augurandovi un piacevole soggiorno a Vienna. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Percorrendo lo scalone dell’aquila nell’adiacente Leopoldinischer Trakt, l’imperatrice accedeva al suo appartamento, passando per la stanza del portinaio e l’anticamera. I dipinti alle pareti ci riportano nel Settecento, ai tempi di Maria Teresa, epoca che fu considerata esemplare, sotto il regno di Francesco Giuseppe, per lo stile degli arredi alla corte viennese, che erano neorococò. Due dei quadri illustrano le celebri opere “Il parnasso confuso“ di Gluck e “Il trionfo d’amore“ di Gassmann, in cui si esibirono i figli di Maria Teresa. La ballerina raffigurata su uno dei dipinti è la figlia minore di Elisabetta, Maria Antonietta. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Vi trovate adesso nel Piccolo salone dell‘imperatrice. Questa stanza era in origine decorata con ritratti di Francesco Giuseppe e dei figli Gisella, Rodolfo e Maria Valeria. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Uno dei primi acquisti per il giovane Francesco Giuseppe, insediatosi dopo la rivoluzione del 1848, fu nel 1850/51 il cosiddetto „centrotavola francese nuovo“, commissionato a Parigi. Questi addobbi da tavola di bronzo dorato superano di gran lunga tutti gli altri centrotavola per la magnificenza e la decorazione. Gli enormi candelabri sono formati da una struttura riccamente decorata di viticci e rocailles, e sono animati da putti che giocano, selvaggina e uccelli che sbattono le ali. Si era reso necessario un centrotavola grande come questo perché il giovane Francesco Giuseppe era solito invitare a scadenza regolare i suoi consulenti e ministri ai pranzi di corte. Per volere dell‘arciduchessa Sofia, a corte si ripresero le forme barocche e rococò, la qual cosa si rispecchia soprattutto negli arredi dell‘Appartamento. Questo ritorno al mondo feudale non si arrestò neanche di fronte alle suppellettili da tavola. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Come per il resto dell‘appartamento dell‘imperatore, l‘architettura degli interni risale per lo più al Settecento, mentre gli arredi sono dell‘epoca di Francesco Giuseppe. Come tutte le sale della Hofburg, anche il Grande Salone era riscaldato da stufe di ceramica. In origine le stufe venivano alimentate a legna esclusivamente dall’esterno, attraverso appositi corridoi, dal personale addetto alle stufe di corte imperial-regie, per evitare di sporcare le stanze. A partire dal 1824 venne gradualmente installato il riscaldamento ad aria calda del professor Meissner, e le stufe venivano così alimentate centralmente mediante aria calda attraverso le condutture. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Quando l‘imperatore e consorte si trasferirono in due camere da letto separate, questa stanza venne arredata come camera da letto dell‘imperatore. Francesco Giuseppe dormiva in questo semplice letto di ferro, espressione fra l‘altro dello stile di vita spartano dell‘imperatore. Iniziava la giornata molto prima del far del giorno, di solito verso le tre e mezza del mattino, soltanto all’indomani di festeggiamenti più lunghi si concedeva un’oretta di sonno in più. L’imperatore veniva dapprima lavato da un servitore in una vasca da bagno di caucciù, che ogni giorno veniva trasportata nella stanza da letto. Il semplice lavabo per l’igiene personale quotidiana, che vedete davanti al letto, dimostra che Francesco Giuseppe non soltanto preferiva gli arredi modesti per le sue stanze private, ma che rifiutava come superflua ogni forma di lusso. Dopo che l’imperatore si era vestito, recitava al’inginocchiatoio le preghiere del mattino. Al termine all’imperatore veniva servita la prima colazione nello studio. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Francesco Giuseppe prendeva molto sul serio la propria responsabilità di imperatore di uno stato plurinazionale, e riteneva che il proprio compito non consistesse tanto nella pompa degli obblighi di rappresentanza, quanto piuttosto nell‘essere, vita natural durante, il primo funzionario di un impero di 56 milioni di abitanti. Pertanto egli trascorreva la maggior parte della giornata nel suo studio per prendere visione degli atti che doveva firmare. La sua giornata iniziava prima delle 5 del mattino e si concludeva soltanto la sera tardi, dopo i pranzi ufficiali, i ricevimenti o i balli. Dietro la scrivania e alla parete sinistra vedete i ritratti di Elisabetta di Franz Xaver Winterhalter, che mostrano l‘imperatrice con i capelli sciolti. Questi dipinti del suo „angelo Sisi“, come Francesco Giuseppe soleva chiamare l‘adorata moglie, erano i ritratti preferiti dell’imperatore. La porta in fondo nascosta dalla tappezzeria conduce nella camera del cameriere particolare Eugen Ketterl. Questi era responsabile del benessere personale di Francesco Giuseppe, doveva essere continuamente a disposizione dell‘imperatore e gli serviva la prima colazione e gli spuntini direttamente alla scrivania. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Ai tempi di Francesco Giuseppe questa stanza fu utilizzata come salotto da fumo, dove potevano ritirarsi i signori visto che non si usava fumare alla presenza delle signore. Oggi è dedicata alla commemorazione dell’imperatore Massimiliano del Messico, fratello minore di Francesco Giuseppe. Alla parete destra vedete il suo ritratto. Nel 1864 Massimiliano era divenuto imperatore del Messico, e si era trasferito nel paese insieme all’ambiziosa moglie Carlotta del Belgio, che lo aveva spinto ad accettare la corona messicana nonostante la difficile situazione politica. Sulla parete sinistra vedete il ritratto di Carlotta. Ben presto, tuttavia, la Francia ritirò l‘appoggio che aveva promesso e abbandonò così Massimiliano alla mercé dei rivoluzionari guidati da Benito Juarez. L‘imperatore fu catturato e quindi giustiziato nel 1867. Questa è l’ultima stanza dell’appartamento dell’imperatore. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Qui l‘imperatore riceveva in piedi le persone ammesse all‘udienza e guidava personalmente il colloquio. Sul leggio c‘era la lista delle udienze in cui era segnato l‘ordine delle persone ammesse e il motivo della loro venuta. Qui era possibile presentarsi all‘imperatore, ringraziarlo di un‘onorificenza, presentare una richiesta di grazia per sé stessi o per i propri familiari oppure conferire su una questione privata. Poiché Francesco Giuseppe riceveva fino a cento persone in una mattina, le udienze di regola duravano soltanto pochi minuti, e terminavano quando l‘imperatore faceva un leggero cenno del capo. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Nell‘aprile del 1854 la duchessa Elisabetta in Baviera, appena sedicenne, giunse a Vienna per sposare il cugino, l‘imperatore Francesco Giuseppe. Dopo le nozze ella si trasferì nel proprio appartamento nella Hofburg, immergendosi nel mondo imperiale della corte austriaca. Entrate adesso nel Museo di Sisi, e nelle prossime sei sale vivrete „Sisi, mito e realtà“. Si prega di considerare che a partire da questo punto è vietato fotografare. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Nell‘atrio vedete alcuni cosiddetti „tamburi“, centrotavola di bronzo dorato su cui poggiavano i pasticcini, che addobbavano la mensa imbandita alla corte imperiale. Fanno parte del Centrotavola francese nuovo del giovane imperatore Francesco Giuseppe. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Francesco Giuseppe aveva scelto per il proprio appartamento l‘ala detta della Cancelleria imperiale nel quale oltre ai suoi uffici si trovavano anche le sue stanze private, in cui abitò fino alla morte, nel 1916. L‘imperatore concedeva udienza due volte la settimana. Le date venivano pubblicate sul giornale Wiener Zeitung. Una volta presentata e ottenuta richiesta di un appuntamento personale, si accedeva a questa sala salendo il sontuoso scalone imperiale. Qui poi si aspettava di esser ammessi nella Sala delle udienze. Le pareti sono adorne di tre quadri monumentali di Johann Peter Krafft del 1832 che riproducono vicende della vita dell‘imperatore Francesco II/I, il nonno dell’imperatore Francesco Giuseppe. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Il fatto che non si siano praticamente conservati argenti da tavola di corte di epoche precedenti dipende da due motivi: innanzitutto le argenterie da tavola venivano regolarmente fuse e nuovamente lavorate non appena erano consumate o passate di moda, oppure quando il proprietario era a corto di fondi. Il motivo principale per cui i metalli preziosi alla fine del Settecento vennero monetati furono però le guerre napoleoniche, per il cui finanziamento vennero monetati quasi tutti gli oggetti in argento che si trovavano in Austria. Nemmeno le argenterie di corte fecero eccezione, e furono sacrificate a questo fine. I piatti d‘argento furono sostituiti dai servizi di porcellana delle Manifatture viennesi. Soltanto a partire dal 1830/35 si iniziò pian piano a riacquistare argenterie. L‘incarico fu affidato a Stefan Mayerhofer, e in seguito Mayerhofer & Klinkosch ovvero J. C. Klinkosch completarono il servizio, che venne notevolmente ad arricchirsi dopo le nozze di Francesco Giuseppe con la principessa Elisabetta di Baviera nel 1854. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Questo servizio da dessert delle Manifatture inglesi Minton era considerato uno dei pezzi forti all’esposizione mondiale di Londra nel 1851. Formato da 116 pezzi, il servizio da dessert di porcellana fu premiato con la maggiore onorificenza per la pregevolezza dell‘esecuzione. La regina inglese Vittoria lo acquistò e ne inviò una parte in dono all‘imperatore Francesco Giuseppe per amicizia. Questo fragile capolavoro dalle figurine di porcellana biscuit non smaltate, con i vasetti per la salsa all‘uovo inglese alla panna, non fu mai utilizzato a corte. La fragilità del materiale rendeva quest‘oggetto di lusso inutilizzabile a fini pratici. Terminata la visita del Museo delle argenterie, entrate adesso al piano principale della Hofburg in cui si trovano il Museo di Sisi e gli Appartamenti storici in cui risiedevano l‘imperatore Francesco Giuseppe ed Elisabetta. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Salendo lo scalone imperiale, dalle magnifiche decorazioni di stucco ad imitazione del marmo e vasi di bronzo dorato, si arriva al piano principale, come un tempo faceva anche Francesco Giuseppe. Per oltre 600 anni la Hofburg di Vienna fu la residenza della dinastia asburgica e quindi il centro del Sacro Romano Impero. Oltre a fungere da sede del governo e centro amministrativo, la Hofburg era soprattutto la residenza invernale della famiglia imperiale; dal Settecento in poi la corte infatti era solita trascorrere le estati al castello di Schönbrunn. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
Elisabetta, che compone poesie sin dalla giovinezza, si rifugia sempre più spesso nell‘estasi poetica. Adora Omero e ispirandosi al suo grande idolo, Heinrich Heine, compone tante poesie che parlano della sua delusione, della sua malinconia, dei suoi desideri struggenti ma anche della sua misantropia e crescente isolamento. Elisabetta inizia ad identificarsi con Titania, la regina della fate del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare. Per compiacere l’adorata moglie Francesco Giuseppe fa persino affrescare con scene tratte dal Sogno di una notte di mezza estate le pareti della sua stanza da letto nella Hermesvilla, nel parco di Lainzer Tiergarten a Vienna, che Elisabetta ha soprannominato il „castello incantato di Titania“. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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I ritagli di giornale sui due pannelli davanti a voi e alle vostre spalle s‘interrogano sull‘immagine che di Elisabetta avevano i giornalisti contemporanei. Essi mostrano chiaramente che, quando era viva, Elisabetta non era affatto la bella imperatrice amata ed osannata da tutti, che riempiva le copertine dei giornali. La verità è che sui giornali si parlava raramente di Elisabetta, che si era sottratta ben presto al proprio ruolo pubblico di imperatrice e che negli ultimi anni soltanto di rado soggiornava a Vienna. Poiché i giornali, all‘interno della monarchia, erano inoltre soggetti ad una severa censura, era praticamente impossibile professare apertamente una critica nei confronti dell‘imperatrice. Ad avere un ruolo molto più importante era Francesco Giuseppe, „il vecchio imperatore buono“, amatissimo dai suoi sudditi: era a lui che andavano tutte le simpatie. Lo dimostrano anche gli articoli di giornale che annunciano la morte dell‘imperatrice, in cui il cordoglio va soprattutto all‘imperatore che doveva sopportare un altro durissimo contraccolpo del destino. Soltanto dopo la tragica scomparsa di Elisabetta, si dipinse l‘immagine dell‘imperatrice buona, venerata e altruista, falsando quindi la verità. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Sempre più spesso Elisabetta ricorre consapevolmente al potere che le dà la sua bellezza per var valere i propri interessi. Non è molto interessata alla politica attiva, e soltanto una volta si immischia nelle faccende di governo del marito per perorare la causa dell‘Ungheria. Elisabetta prova grande simpatia per il popolo ungherese, energico ed orgoglioso, soggetto ad un governo assolutista da quando è stata sedata la rivoluzione del 1849. Elisabetta diviene un‘ardente fautrice degli interessi ungheresi ed è in stretto contatto con i più insigni esponenti ungheresi. Senz‘altro va a lei gran parte del merito del compromesso firmato infine da Francesco Giuseppe, che riconosceva i diritti storici dell‘Ungheria e fondava la monarchia austro-ungarica. Nel 1867 si svolge la cerimonia dell‘incoronazione nella Chiesa di San Matteo a Budapest, durante la quale anche Elisabetta viene incoronata regina d‘Ungheria. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Dinanzi al ritratto di Elisabetta nell’abito dell’incoronazione a regina d’Ungheria, vedete un secondo abito. Si tratta di una replica dell’abito dell’incoronazione a regina d’Ungheria cucito dalla Maison Worth a Parigi. Quando dopo l’incoronazione Francesco Giuseppe ed Elisabetta escono dalla chiesa di San Matteo, migliaia di persone radunate li osannano “Eljen“. Elisabetta si ritira in fretta per cambiarsi d’abito: al posto del pesante abito con lo strascico indossa un vestito più semplice di morbido tulle. Nella stele accanto all’abito è esposta una ricostruzione dei gioielli dell’incoronazione a regina d’Ungheria, gli originali oggi non esistono più. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
Col tempo Elisabetta impara a imporre la propria volontà a corte, e comincia a condurre una vita più consona alle sue aspettative. Da ora in poi inizia a fare soltanto ciò che vuole e rifiuta sempre più spesso di assumere il ruolo d‘imperatrice. Francesco Giuseppe ed Elisabetta sono divenuti due estranei. Elisabetta si sente magicamente attratta dall‘oceano infinito e sogna di volarsene via, libera come un gabbiano: „Sono un gabbiano che non appartiene ad alcun paese…“ Per distrarsi, Elisabetta intraprende lunghi viaggi alla ricerca di rifugi, luoghi nei quali vivere in libertà. Fra questi figurano il castello ungherese di Gödöllö nei pressi di Budapest, la Hermesvilla nel parco di Lainzer Tiergarten a Vienna, e infine l‘Achilleion sull‘isola greca di Corfù, una magnifica villa in stile pompeiano che prende il nome dal suo eroe preferito della mitologia greca, che arreda accuratamente con preziosi oggetti di antiquariato. Ma non appena i lavori sono ultimati, l’imperatrice sempre più irrequieta perde interesse anche per l‘Achilleion e decide di vendere la villa, cosa che però accadrà soltanto dopo la sua morte. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Da qui entriamo adesso negli appartamenti storici in cui vissero l‘imperatore e consorte: dapprima in quello di Francesco Giuseppe, da cui si passerà nell‘attiguo appartamento privato di Elisabetta. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Nell‘estate del 1853 Sisi accompagna a Bad Ischl la madre e la sorella maggiore Elena, soprannominata Néné, per festeggiare il ventitreesimo compleanno del cugino, il giovane imperatore Francesco Giuseppe. Ma il vero motivo del viaggio sono i progetti matrimoniali forgiati dalle madri dei due, che erano sorelle. Ma le cose non andranno così: Francesco Giuseppe s‘innamora perdutamente della quindicenne Sisi. Il 19 agosto si svolge la cerimonia del fidanzamento, Sisi è intimidita e ammutolita per essere al centro dell‘attenzione, Francesco Giuseppe invece è al settimo cielo. Anche sua madre, l‘arciduchessa Sofia, ha comprensione per l‘intimorita Sisi. Tra l‘altro non è affatto vero che si oppose alla scelta del figlio, come spesso si dice, al contrario, era contenta di vederlo così felice. www.hofburg-wien.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Francesco Giuseppe salì al trono imperiale austriaco ad appena diciott’anni. Svolgeva quotidianamente un enorme onere di lavoro: la sua giornata lavorativa aveva inizio prima delle cinque del mattino, ed egli la trascorreva interamente alla scrivania che vedete alla vostra destra. Qui studiava le pratiche e si faceva servire la prima colazione e il pranzo. La vita di questo imperatore, il primo funzionario del suo Stato, trascorse quindi prevalentemente a questo scrittoio. La decorazione sontuosa delle sue camere private non era di alcun interesse per l’imperatore. Egli si accontentava piuttosto dei dipinti a carattere privato, delle fotografie della sua famiglia e dei doni ricevuti dai figli e nipoti. Uno dei due ritratti di grande formato mostra Francesco Giuseppe all’età di 33 anni, l’altro ritrae la consorte, l’imperatrice Elisabetta, divenuta un mito con il soprannome di Sisi. www.schoenbrunn.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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In questa stanza montava di turno la guardia del corpo di Francesco Giuseppe, che sorvegliava l’accesso all’Appartamento dell’imperatore. Alla vostra destra vedete una stufa di ceramica che come tutte le altre stufe del castello veniva alimentata (in un primo tempo a legna) da un apposito corridoio, che correva dietro alle stanze, per non disturbare la famiglia imperiale e per evitare di sporcare. Nell’Ottocento fu costruito un impianto di riscaldamento ad aria calda che non è più in uso dal 1992. www.schoenbrunn.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Questa stanza fungeva da sala d’attesa prima di essere ammessi alle udienze di Francesco Giuseppe, che egli concedeva due volte la settimana. A questo tavolo da biliardo, già appartenuto al nonno di Francesco Giuseppe, l’imperatore Francesco II/I, i militari si dilettavano in un passatempo molto amato. Alle pareti vedete tre dipinti di grande formato. Quello centrale raffigura la prima cerimonia di conferimento dell’Ordine di Maria Teresa, nel 1758. Fondato da Maria Teresa, fu il primo ordine al merito della monarchia ed era considerato una delle maggiori onorificenze della dinastia imperiale. I dipinti sui due lati ricordano la commemorazione del centenario della fondazione dell’Ordine: Francesco Giuseppe diede per l’occasione una grandiosa cena di gala nella Grande Galleria, e un ricevimento nel parco del castello. www.schoenbrunn.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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ll nome di questa stanza deriva dai preziosi pannelli murali di legno di noce, che con le loro decorazioni dorate e le consolle appartengono ancora al decoro originale rococò dell’epoca di Maria Teresa. Il lampadario è dell’Ottocento. Qui Francesco Giuseppe riceveva i partecipanti alle udienze. Si faceva richiesta di un colloquio con l’imperatore ad esempio per ringraziare di un’onorificenza ricevuta, per consegnare una petizione o ancora per presentarsi, quando si era appena ricevuta una nomina ufficiale. Francesco Giuseppe riceveva in un’unica mattinata fino a cento persone, ed era celebre per essere uno straordinario fisionomista: non dimenticava mai un nome o un volto che aveva visto anche solo una volta. Le udienze, cui l’imperatore poneva fine con un lieve cenno del capo, duravano di regola pochi minuti. www.schoenbrunn.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Questa stanza fungeva da sala da pranzo per la famiglia. I pranzi di famiglia rispettavano il rigido cerimoniale di corte: la tavola era sempre decorata a festa, al centro c’erano i centrotavola dorati adorni di fiori, frutta e confetteria. Nei pranzi ufficiali si servivano pietanze francesi, in quelli di famiglia Francesco Giuseppe preferiva invece i piatti della cucina viennese, come il Wiener Schnitzel, il gulasch di manzo, il Tafelspitz (bollito di manzo), o il celebre Kaiserschmarren (la delizia dell’imperatore), un dolce preparato con l’impasto delle crêpes zuccherate e tagliate a pezzetti. Per poterle servire sempre calde e preparate al momento, le pietanze venivano trasportate dalle cucine di corte in ceste termiche pre-riscaldate nei vari appartamenti, e tenute in caldo in una stanza adiacente mediante scaldini a carbone e in seguito a gas. L’imperatore sedeva sempre al centro della tavola, e di fronte a lui prendeva posto l’imperatrice, quando era presente. Poiché però Elisabetta si sottoponeva spesso a digiuni per conservare la linea, la sua presenza ai pasti comuni era assai saltuaria. I pranzi di famiglia iniziavano di solito alle 18 e comprendevano da tre a sei portate. Il servizio usato per imbandire la tavola è un prestito dell’ex “Camera delle argenterie e dei servizi da tavola di corte”, nella Hofburg di Vienna, dove ancora oggi è esposta una ricchissima raccolta di preziosi servizi in porcellana ed argento appartenuti un tempo al governo della Casa imperiale. Oltre al servizio di proprietà privata dell’imperatrice Elisabetta, vi sono esposte anche le celebri posate d’oro personali di Maria Teresa e tanti altri oggetti. www.schoenbrunn.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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La giornata dell’imperatore, scandita da rigidi orari prestabiliti, aveva inizio già alle quattro del mattino: appena alzato, l’imperatore faceva le sue abluzioni mattutine con l‘acqua fredda prima di recitare le preghiere del mattino sull‘inginocchiatoio che vedete alla sinistra del letto, da cattolico osservante qual era. Il letto di ferro è una significativa testimonianza dello stile di vita spartano dell‘imperatore austriaco. Francesco Giuseppe si spense in questo letto all‘età di 86 anni nel 1916, al termine di un regno durato sessantott’anni, in piena Prima guerra mondiale. Il dipinto sul cavalletto raffigura l’imperatore sul letto di morte. Nel corso della sua lunga vita, Francesco Giuseppe subì alcuni duri colpi del destino: la primogenita Sofia morì all’età di due anni, suo fratello Massimiliano, divenuto imperatore del Messico, fu giustiziato dai rivoluzionari, in seguito il suo unico figlio maschio, Rodolfo, si suicidò tragicamente, e l’imperatrice Elisabetta fu assassinata da un anarchico italiano. All’uscita della camera è collocato a sinistra della porta il gabinetto dell’imperatore, che fu installato nel 1899 “alla maniera inglese” per Francesco Giuseppe. Le tre camerette seguenti facevano parte dell’Appartamento dell’imperatrice Elisabetta. Nel Gabinetto della scala, che utilizzava come studio, Elisabetta scriveva la sua fitta corrispondenza, compilava i suoi diari e componeva poesie. Una scala a chiocciola, asportata alla fine dell’impero, conduceva dallo studio alle stanze private di Elisabetta al pianterreno. La Sala della toeletta è dedicata alle cure estetiche dell’imperatrice. Elisabetta era ritenuta una delle donne più belle della sua epoca, e ne era perfettamente consapevole. La giornata di Elisabetta era scandita dalle cure estetiche e dallo sport, che le consentiva di conservare una figura asciutta. Varie ore al giorno erano dedicate alla cura della magnifica chioma, lunga fino a terra. Attraversate adesso questa stanza e recatevi nella sala numero 9, la Camera da letto comune di Francesco Giuseppe ed Elisabetta. www.schoenbrunn.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Nel 1854 Francesco Giuseppe prese in moglie sua cugina Elisabetta, che all’epoca aveva poco meno di sedici anni. Questa camera fu arredata in occasione delle nozze come Camera da letto comune. Per tutta la vita Francesco Giuseppe adorò sua moglie. Se il suo amore fu corrisposto con altrettanta intensità, non ci è dato saperlo. Sin dall’inizio Elisabetta rifiutò la rigida vita di corte, e con il passare degli anni divenne una donna sicura di sé. Conduceva una vita indipendente, amava partire per lunghi viaggi e solo di rado soggiornava ormai a Vienna. Nel settembre del 1898 l’imperatrice fu assassinata a Ginevra da un anarchico italiano, Luigi Lucheni, armato di una lima. Aveva 61 anni. www.schoenbrunn.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Non soltanto le pareti di questa sala ma anche le poltrone sono rivestite di arazzi di Bruxelles del Settecento. Gli arazzi alle pareti raffigurano scene portuali e di mercato; le poltrone sono rivestite di arazzi che rappresentano i dodici mesi dell‘anno e i segni zodiacali. La sala seguente, lo Studio dell‘arciduchessa Sofia (Sala 34) faceva parte dell’Appartamento dei genitori di Francesco Giuseppe, l’arciduca Francesco Carlo e l’arciduchessa Sofia, che vi risedettero nell’Ottocento. L‘ambiziosa madre Sofia non solo perseguì energicamente e con successo l‘obiettivo che si era prefissa, ossia portare suo figlio sul trono asburgico, ma fu anche la sua più importante consigliera politica: i contemporanei usavano definire l’arciduchessa “l’unico uomo alla corte di Vienna”. Con sua nuora, l‘imperatrice Elisabetta, della quale era anche la zia, l’arciduchessa Sofia ebbe rapporti assai tesi e contribuì anch’ella al malessere perdurante di Elisabetta alla corte di Vienna. Elisabetta si lamentava spesso del costante controllo cui la sottoponeva la suocera e dell’atteggiamento autoritario nei suoi confronti. www.schoenbrunn.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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La cosiddetta “Camera ricca” prende il nome dall’unico letto di parata della corte di Vienna che si sia conservato. Questo letto sontuoso fu fabbricato per le nozze di Maria Teresa ed era un tempo negli Appartamenti privati di Maria Teresa della Hofburg di Vienna. Del sontuoso letto da parata, di velluto rosso con ricami in oro e argento, fanno parte anche alcuni pannelli murali con decoro di elementi architettonici ricamati, che un tempo rivestivano la parete. www.schoenbrunn.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Questa stanza insieme al salotto adiacente fu abitata nell‘Ottocento dall‘arciduca Francesco Carlo, padre dell‘imperatore Francesco Giuseppe. I dipinti ci riportano nuovamente all‘epoca di Maria Teresa. Il celebre ritratto di famiglia di Martin van Meytens e bottega mostra l’imperatore Francesco Stefano I e Maria Teresa circondati da uno stuolo di figli. La coppia ebbe sedici figli, undici femmine e cinque maschi, undici dei quali raggiunsero l’età adulta. Il quadro non ritrae i due figli nati successivamente e i tre che erano già morti. Uno dei compiti più importanti di una famiglia di sovrani era dare alla luce il numero maggiore possibile di eredi al trono per garantire la prosecuzione della dinastia. Di fronte a questo quadro di famiglia vediamo i ritratti delle dame che ebbero un ruolo importante nella vita di Maria Teresa. A destra dello specchio c’è il ritratto della madre Elisabetta Cristina, a sinistra invece quello della contessa Fuchs, un tempo istitutrice e in seguito intima confidente della sovrana. In segno di gratitudine, Maria Teresa dispose che fosse sepolta nella Cripta dei Cappuccini come unica persona non appartenente agli Asburgo. www.schoenbrunn.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.
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Gli Asburgo erano appassionati cacciatori, una passione condivisa anche dai genitori di Maria Teresa, Carlo VI e sua moglie Elisabetta Cristina, che vediamo sui due ritratti in abiti da caccia sul lato sinistro della stanza. Fra loro vediamo Francesco Stefano, futuro marito di Maria Teresa, ancora fanciullo. Anche Francesco Giuseppe era noto per la sua passione venatoria, e già da bambino abbatteva passeri e colombi nel parco di Schönbrunn. Uno dei dipinti raffigura sullo sfondo l’ex castello di caccia barocco di Schönbrunn di Johann Bernhard Fischer von Erlach. www.schoenbrunn.at | Download Tour-Guide (PDF)© by Schloß Schönbrunn Kultur- und Betriebsges.m.b.H.