ARTICOLI di Rino Cammilleri

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Il giornalista e scrittore di successo Rino Cammilleri, l'apologeta kattolico, parla a tutto campo dei problemi di oggi senza dimenticare le preziose lezioni della maestra più inascoltata: la storia

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    L'ateo comunista convertito da Fulton Sheen

    Play Episode Listen Later Nov 15, 2023 7:45


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7598L'ATEO COMUNISTA CONVERTITO DA FULTON SHEEN di Rino CamilleriIn una della puntate precedenti avevamo raccontato come il venerabile Fulton Sheen avesse convertito una fanatica - e importante - comunista americana. Ma la gente convertita da quell'uomo eccezionale deve essere stata molta di più e si attende che qualcuno metta mano all'elenco, possibilmente con ricchezza di particolari.Oggi intanto replichiamo con un altro comunista di punta, statunitense pure lui, un attivista di spicco che grazie al solito Fulton Sheeen incontrò la Vergine e, ovviamente, cambio da così a così.Si tratta di Louis Francis Budenz (1871-1972), un uomo che, dopo l'incontro casuale (al bar) col vescovo, fu "perseguitato" per nove anni dalla Madonna: lui stesso, nell'autobiografia, confessò di ritrovarsi spesso, in quel periodo, con la mano in tasca a sgranare il rosario quasi senza accorgersene. Dedicò il suo libro all'Immacolata, che Pio XII aveva posto a Patrona delle forza armate degli Stati Uniti. Tra parentesi, il lungimirante pontefice sapeva che i militari di fede cattolica in quel paese dai mille culti correvano seri rischi di contagio ideologico, o almeno di confondersi le idee; da qui il patrocinio della "Nemica di tutte le eresie". E infatti il vescovo Sheen tagliò corto: anziché imbarcarsi in dotte confutazioni andò dritto al sodo dritto al sodo chiamando in causa la Madonna.I GENITORI CATTOLICIMa com'è che il Budenz teneva il rosario in tasca pur essendo stra-comunista? Il fatto è che i genitori erano cattolici, e ogni sera la famiglia diceva il rosario in ginocchio davanti a un'immagine dell'Ecce homo. Lui stesso, nato in Indianapolis, aveva studiato in scuole cattoliche nell'Indiana, a Cincinnati e a Topeka, in Kansas. Nel 1912 si laureò in discipline giuridiche ed economiche alla Indianapolis Law school. Nel 1915 si impiegò presso un'organizzazione cattolica a st. Louis assisteva i lavoratori nelle loro rivendicazioni. Nel 1920 si trasferì nel New Jersey allo scopo di mettere a disposizione degli operai in sciopero le sue competenze giuridiche. Ma accade anche a lui quel che successe ai famosi "preti operai" che negli anni cinquanta e sessanta andarono a lavorare nelle fabbriche: come i pifferi di montagna, si erano fatti operai per convertire i colleghi al Vangelo, ma tornarono convertiti al verbo di Marx. E da preti si trasformarono in agitatori e sindacalisti.Ma il ceto operaio di agitatori e sindacalisti ne aveva già , perciò quei preti diventarono come il famoso sale evangelico che, perso il sapore, non serve più a niente. Diversi scioperi sciopero in diverse parti ebbero successo grazie ai consigli dell'avvocato Budenz, tanto che gli fu chiesto di insegnare in un'apposita scuola proprio le tecniche di sciopero: il Brookwood Labor College, presso New York city, dopo aver pubblicato diversi pamphlet e manuali, nel 1935 il Budenz, correttamente s'iscrisse al partito comunista americano e vi fece rapida carriera, fino a diventare caporedattore del Daily Worker, organo del partito, e addirittura membro del comitato centrale. Nel 1938 aveva già nel curriculum una vetrina di arresti di quando a Chicago dirigeva l'intera rete nazionale dei quotidiani comunisti.UN LUNGO DISCORSO SU MARIAMa ecco l'incontro fortuito col già famoso vescovo di New York, a cui lui, tra un bicchiere e l'altro, cercò di spiegare come il comunismo fosse l'inveramento sociale del vangelo.Vecchia storia, alla quale non pochi preti sudamericani (e non solo) ancora oggi credono.Sheen, però spiazzò l'interlocutore. Anziché rispondere e ribattere, propose di cambiare argomento e di parlare della Madonna. Al trasecolato Budenz il Beato parlò per un'opera di Maria, gettando quel seme che nel 1945 portò Budenz alla più plateale delle conversioni. E quel punto cominciò a scrivere libri che spiegavano veramente il comunismo: "Uomini senza volto: la cospirazione comunista negli Stati Uniti", "Il mondo nascosto", "Le tecniche del comunismo". Divenne docente di economia alla prestigiosa Fordham University, e pubblicò la sua autobiografia, This is my story, in cui chiarì come proprio il cattolicesimo, ritrovato e approfondito, l'avesse portato a rigettare tutto ciò in cui aveva creduto prima. A questo proposito, la Lettera in cui San Pietro raccomanda di essere "sempre pronti a rendere ragione" di ciò in cui si crede, significa in soldoni questo: se sei laureato hai un dovere di approfondire al tuo livello di cultura. Invece, oggi, sono tanti i laureati, e pure gli accademici, che della religione in cui sono stati battezzati sanno solo quel che hanno appreso al Catechismo da bambini, e credono che basti. E pensano che non verrà loro chiesto conto nel Dies Irae. Budenz venne arruolato dall'FBI come consulente e confessò di avere partecipato allo spionaggio comunista a favore dell'URSS fin dai tempi dell'assassino di Trotsky in Messico (la cui opportunità era stata discussa in comitato centrale, lui presente). Precisò che la famosa spia Alger Hiss era già comunista quando lavorava come funzionario del governo.NELLA COMMISSIONE MCCARTHYBudenz fu testimone chiave in tutte le udienze della commissione McCarthy. Com'è noto il "meccartismo" è entrato nel linguaggio comune quale sinonimo di "caccia alle streghe" grazie alla propaganda di sinistra a Hollywood e nel resto dell'impero americano. Il fatto è che le "streghe" c'erano davvero e al "soccorso rosso" non rimase che cercare di confondere almeno le nuove generazioni.Nel 1953, nel suo libro Tecniche del comunismo (Techniques of Communism, mai tradotto), Budenz spiegò che i comunisti ricevevano istruzioni su come negare di essere comunisti in caso di accusa.Il che, ovviamente, complicava l'attività degli inquirenti e trascinava i processi all'indefinito (il summenzionato Kiss ne ebbe infatti due e proprio per negazioni di genere). Gli ex comunisti che testimoniavano come "pentiti" venivano attaccati e denigrati in ogni modo (Whit-taker Chambes, per esempio, era uno di loro e finì querelato da Alges Hiss).Louis Francis Budenz aveva cinque figlie, una (Louise) adottata al tempo del primo matrimonio nel 1916 con Gizella Geiss, compaesana e già divorziata, cosa che costò a Louis il distacco dalla sua famiglia d'origine, che non approvava; lui preferì andarsene da casa. Le altre quattro le ebbe, dopo il divorzio (nel 1938), dalla seconda moglie Margaret Rodgers di Pittsburgh: Julia, Josephine, Justine, Joanna (non chiedetemi perché tutte con la iniziale "J", perché non lo so). Louis Francis Budenz morì a ottant'anni a Newport, Rhode Island, nel 1972.

    Appunti per chi tifa per Hamas e contro Israele

    Play Episode Listen Later Nov 14, 2023 5:29


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7602APPUNTI PER CHI TIFA PER HAMAS E CONTRO ISRAELE di Rino CamilleriFateci caso: tutti quelli che tifano per la «Palestina» o sono comunisti (riflesso condizionato di quando l'Urss remava contro Israele) o oscillano tra «perfidi giudei» e «Lepanto» non sapendo decidersi, o sono semplicemente nostalgici. Vabbè, io intanto vedo gli invincibili guerrieri di Allah sgozzare a tradimento vecchietti che fanno la spesa e nascondersi sotto i reparti di pediatria. Eh, i fabbricanti di frankenstein non immaginavano che la «dottrina Brzezinski» ci si sarebbe rivoltata contro.Ci spieghiamo. Ai tempi delle guerre di Israele contro i vicini arabi, giacché Israele era alleato degli americani, per forza di cose i sovietici si buttarono dall'altra parte. Gli israeliani riuscirono a spuntare film hollywoodiani come Exodus e canzoni come Inch'Allah di Adamo, ma la propaganda comunista era più rodata, sperimentata e forte della loro. Così i terroristi palestinesi passarono per condivisibili insorgenti e nei cortei per qualsivoglia ragione spuntarono le kefiah alla Arafat. Da allora, la sinistra, anche quella radical-chic, sta contro gli «imperialisti». I Paesi musulmani, i ricchissimi emirati e sceiccati? Di palestinesi non ne vogliono, per non fare la fine del Libano. Ricordate? I profughi palestinesi vennero accolti in Giordania e subito cominciarono gli attentati contro addirittura il re. Espulsi a pedate, si riversarono in Libano e la «Svizzera d'Oriente» piombò in una guerra civile che non è mai finita. La spaventosa esplosione finale al porto di Beirut l'abbiamo vista tutti. Chi è stato? Boh, indovinala grillo.Per chi non sapesse cos'è la «dottrina Brzezinski», ecco qua: ai tempi dell'Urss le teste d'uovo angloamericane pensarono di pugnalare alle spalle l'alleato Scià di Persia prelevando l'ayatollah Khomeini da Parigi, dove era stato tenuto in caldo proprio per questa evenienza, e lo mandarono a scatenare la rivoluzione islamica nell'Iran. Lo scopo era quello di fare dell'islamismo politico il detonatore per tutte le regioni islamiche del Sud dell'Urss, o almeno di tenere in tal modo una pistola puntata alla tempia di quest'ultima. Ma i sovietici non erano fessi e il Grande Gioco fallì. Anzi, si ritorse contro i burattinai, perché l'islamismo politico contagiò non chi doveva ma tornò indietro, e da allora l'Occidente non ha più avuto pace. L'Iran, già florido e modernissimo, ripiombò nel VII secolo, e così i vicini di casa. E perfino la Turchia deve stare attenta all'islam radicale, tanto che la moglie di Erdogan è meglio si presenti in pubblico velata.Come si faccia a tifare per tagliagole sanguinari e senza regole, nemmeno d'onore, che degli occidentali usano solo le armi ma per il resto loro stessi fanno una vita da caprai (niente fumo, niente alcol, niente televisione...), lo sanno solo i plagiati dal marxismo (perché sempre questo è, comunque lo chiamino di volta in volta). A furia di "accoglienza" catto-comunista ce li siamo tirati in casa, e ora voglio vedere come se ne esce.Ultima notazione: comunque la vediate, fatevi prima un giro in Afghanistan e poi uno in Israele. E poi ditemi in quale «regime imperialista» (perché lo sono tutti e due, e l'islamismo è pure totalitario) vorreste abitare. Un'ultima notazione per quelli che riescono a celebrare l'anniversario della vittoria occidentale sugli ottomani a Lepanto e in contemporanea avercela con Israele. Che non è un santo, certo, ma combatte contro lo stesso diavolo. Speriamo solo che il Mossad non riesca a trovare il modo di spedircelo in casa, visto che ci teniamo tanto. Così, anche noi proveremo le gioie della libanizzazione.

    L'arma della sinistra è sempre stata la propaganda

    Play Episode Listen Later Nov 7, 2023 5:22


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7559L'ARMA DELLA SINISTRA E' SEMPRE STATA LA PROPAGANDA di Rino CammilleriIl giacobinismo andò al potere grazie alla propaganda. Pennaruli e avvocaticchi come Robespierre inondarono di cahiers di lamentele gli Stati Generali. I quali erano stati convocati perché la Francia, la Potenza numero uno, aveva perso la Guerra dei Sette Anni contro quella numero due, l'Inghilterra. Lo Stato (non il Paese, si badi) aveva le casse esauste. Ogni municipalità rappresentata delegò, ovviamente, gente di lingua svelta. E questi erano imbevuti di Rousseau e Voltaire, anche perché il bibliotecario reale, Malesherbes, anziché censurarli li aveva diffusi per due motivi: uno, era dei loro; due, il re era un imbecille (non lo dico io, ma uno dei maggiori storici francesi, Pierre Chaunu).Sorsero come i funghi le «società di pensiero»: avete presenti le interminabili assemblee sessantottine? Le quali sporularono il frutto della nuova libertà di stampa. Che infatti non c'entrava nulla con le richieste del popolo agli Stati Generali. E tutti i rivoluzionari, da Marat in poi, quello facevano: i giornalisti. Era nata la propaganda politica, anzi ideologica. Da allora, ecco i monumenti ai giornalisti che null'altro facevano e null'altro sapevano fare: Mazzini, Marx, Lenin e compagnia parolaia. E ghigliottina per chi dissentiva, non a caso una macchina per moltiplicare le eliminazioni, fino al gulag e ai killing fields in attesa dell'AI. Ci si faccia caso con gli eredi nostrani del giacobinismo, i piddini. Tutta la loro forza sta nella propaganda. Non hanno altro.Quando comandano, mandano il Paese a ramengo, riempiono il popolo di chiacchiere e le galere per chi non le beve. Quando sono all'opposizione strepitano, additano le falle, demonizzano, inventano sempre nuovi slogan, capitaneggiano i nuovi poveri che loro stessi hanno creato. Qualunque inezia può essere utilizzata per cavalcarla dopo averla ingigantita ad arte. Propaganda, appunto. E sotto la propaganda, niente. Fa caldo d'estate? Emergenza climatica. C'è il covid? Tutti a casa, tutti vaccinati quattro, cinque volte, e pure dieci se il covid non li avesse fregati sparendo. Il covid è sparito? Merito dei vaccini. Ora, mi sono imbattuto in una notizia storica che mi ha fatto riflettere. E dove l'ho trovata? Sulla Settimana Enigmistica, il che testimonia della situazione orwelliana in cui ci hanno sprofondato. Il peggior disastro nucleare della storia? Chernobyl, lo sanno tutti. In subordine, Fukushima.Morti? Pochissimi, ma quel che conta è l'enfasi interessata di chi ha in mano i nostri cervelli. Avete mai sentito parlare di Windscale? No? Non mi stupisce. A Windscale, nel Cumberland, Inghilterra, si incendiò un reattore nucleare. Bruciò per sedici ore, lasciò una vasta zona contaminata (e lo è ancora oggi), provocò fino a 240 morti tra diretti e indiretti. Ma il governo minimizzò per non creare panico. Era il 1957 e i Verdi non c'erano ancora (cioè, non c'era ancora chi li finanziava), così il mondo non ne seppe nulla. Notare che non era affatto un segreto di Stato. Semplicemente, la notizia non era pompata come lo sarebbe oggi. Il che significa che l'importante non è la notizia ma la pompa.La catena è questa: chi ha i soldi decide di pompare qualcosa; se ne fanno carico i giornalisti. i quali fanno quello per cui sono pagati. Poiché per fare i giornalisti c'è la fila al punto che c'è chi lo fa anche gratis, la morale è questa: chi ha in mano la propaganda ha in mano il pianeta. La libertà di stampa? Seeeh! Non c'è bisogno di costringere nessuno, basta attentare allo stipendio. Guardate la guerra in Ucraina. La versione zelenskiana è vera, quella putiniana è falsa per definizione. Chi ha costretto l'Italia ad allinearsi entusiasta, compresi Rai e media? Chi ha in mano la pompa. O il bastone e la carota, se preferite.È con la propaganda che si ottiene l'obbedienza totale perché convinta: lo schiavo migliore è quello che crede di essere libero. [...]

    Il governo di destra fa la politica della sinistra moderata (perchè ha paura)

    Play Episode Listen Later Oct 17, 2023 3:47


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7562IL GOVERNO DI DESTRA FA LA POLITICA DELLA SINISTRA MODERATA (PERCHE' HA PAURA) di Rino CammilleriIl governo di destra (e basta col termine ipocrita «centrodestra», che già da solo implica soggezione ideologica alla sinistra!) deve fare i comprensibili salti mortali per non farsi detronizzare da qualche congiura Usa-Ue-toghe rosse. I quali hanno dimostrato più volte che non si governa senza il beneplacito dei poteri forti internazionali e dei loro collaborazionisti nazionali, sbavanti di fronte alla prospettiva di tornare in sella bypassando le elezioni. Infatti, prima di queste ultime, Giorgia Meloni, visti i sondaggi che la davano vincente, è andata previamente a rassicurare gli americani e a farsene benedire. Rimangiandosi tutto quel che aveva detto in precedenza in merito alla guerra ucraina. Comprensibile: o così o Pomì.Ed eccola, però, tra l'incudine di chi comanda davvero nel mondo occidentale e il martello del suo elettorato. Elettorato che l'aveva eletta a valanga perché ponesse fine agli sbarchi africani, desse una regolata all'arroganza dei Lgbt, riportasse in sicurezza le nostre strade. Invece, detto elettorato che cosa vede? Che gli sbarchi sono, al contrario, aumentati. Che un generale che, interpretando il sentimento popolare, sbotta che non se ne può più viene di corsa quasi destituito con insulti. Che non si può più uscire di casa e le paventate zone off-limits per i cittadini si sono moltiplicate. Che una minoranza infima come quella degli animalisti si permette minacce e ritorsioni ai danni di quanti ritengono che un uomo sia più importante di una bestia (cioè, tutti). E il governo tace. E lascia impazzare le minoranze infime, ma urlanti, e urlanti perché sanno di avere a che fare con dei timidi cacasotto.Ha contro i media? È vero, ma basta attendere sulla riva del fiume e tra breve scorreranno i loro cadaveri. No, la verità è che il governo di destra ha paura. Ha paura di quel che dirà la sinistra se fa questo o se fa quello. Cioè, se fa ciò per cui è stato votato. Ma uno che ha più paura dell'avversario che dei suoi, che è? E di cosa ha paura? Che gli diano del fascista? Ma sono parole, nient'altro. E se hai paura perfino delle parole mi sa tanto che sei inadeguato. Lo sapevi a che cosa andavi incontro, lo sapevi da sempre. E ora scopri che non sai governare secondo i desiderata di chi ti ha votato? Allora - lo dico con dolore - vai a casa. Se non sai fare il tuo mestiere, torna a cuccia. Se non sei stato capace di dire ai poteri forti: signori, so che comandate voi e cercherò di non deludervi, ma badate che devo dar conto anche al mio elettorato; be', allora che ci stai a fare?Una sinistra ideologica un po' più moderata di quella che strilla c'era già, penso a Renzi, che bisogno avevamo di un governo di destra di nome e di sinistra moderata di fatto? Se non sapete fare un governo di destra, dimettetevi. Vorrà dire che il popolo si asterrà in massa dal votare e governerà la sinistra come fece Garibaldi, che fu senatore con soli trenta (sic!) voti. Ma almeno, media o non media, tutti vedranno che siamo sotto tirannia. E chi vivrà vedrà.

    E' giusto pregare per Matteo Messina Denaro?

    Play Episode Listen Later Oct 10, 2023 5:41


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7567E' GIUSTO PREGARE PER MATTEO MESSINA DENARO? di Rino CammilleriSanta Teresina di Lisieux, quand'era ancora ragazzina ma già aveva in animo il chiostro, chiese con insistenza a Dio una grazia speciale. Un rinomato pluriomicida, il criminale più famoso di Francia, catturato dopo anni di efferatezze stava per salire sulla ghigliottina. Teresina pregò fervidamente per diversi giorni, anche perché il condannato aveva rifiutato i conforti religiosi. La piccola futura santa domandava la salvezza di quell'anima perduta. Non aveva detto Cristo che bisognava pregare gli uni per gli altri? E chi più bisognoso di preghiere di un cattivo conclamato a rischio di dannazione eterna? Seguì dalla finestra l'ascesa del condannato al palco del patibolo. Gli tagliarono il colletto e stavano per distenderlo sull'asse sotto la lama. Come da prassi, un sacerdote lo seguiva brandendo un crocifisso. Ebbene, proprio all'ultimo istante, con un gesto che stupì tutti, il condannato si voltò e con uno scatto inatteso si chinò a baciare fugacemente il crocifisso. Poi la lama calò sul suo collo. Teresina era felice: all'ultimo momento era stata esaudita.A ben pensarci, il primo santo a essere canonizzato da Cristo in persona è il Buon Ladrone, un tagliagole da strada che, in extremis, si era raccomandato al Messia. Pregare dunque per i cattivi? E per chi se no? Sono i malati ad aver bisogno del medico, non i sani, lo dice il Vangelo. Per questo la Chiesa ha sempre accompagnato sul patibolo i condannati a morte. I «santi impiccati», come li chiamava san Giuseppe Cafasso, già precettore di don Bosco e cappellano nelle carceri savoiarde. Li scortava sulla carretta che li portava alla forca, impartiva loro gli ultimi i sacramenti e li assolveva in confessione. Con la morte fisica espiavano le loro colpe, ma col pentimento finale avevano diritto a entrare nel Regno dei Cieli, per questo don Cafasso li chiamava i suoi «santi impiccati». Come, appunto, il Buon Ladrone.Si badi, Latro-onis per i romani era il brigante assassino; il ladro semplice era fur-is. Dunque, si trattava di un pluriomicida che sgozzava la gente per derubarla sulla pericolosa strada per Gerico. Ebbene, la Chiesa del 2023 pare riempirsi la bocca di «poveri» e di «ultimi», però sta molto più attenta alla sua immagine social e politically correct, altrimenti avrebbero protestato vivamente per il divieto imposto a tre suore di pregare per l'anima di Matteo Messina Denaro. Certo, le tre possono anche pregare nel chiuso del loro convento di clausura, ma è una fatto che all'ospedale dell'Aquila non le hanno fatte entrare.Madre Donatella, suor Emanuela e suor Teresa Benedetta, sono benedettine del monastero dei santi Cosma e Damiano, i due gemelli medici «anargiri» (cioè, che curavano gratis) finiti martiri di Diocleziano. Erano lì per una visita agli occhi della superiora e avevano chiesto di poter pregare sulla salma del boss, appena morto senza sacramenti. Voi direte: ma a che sarebbe servito, visto che non si era pentito in senso cattolico dei suoi peccati? Risponderò come rispose Cristo ai sadducei: a Dio tutto è possibile.Per esempio, oggi sappiamo che, in tema di espianti, si dichiara clinicamente morto uno a cui batte ancora il cuore (se no, l'espianto non è praticabile). Dunque, non sappiamo che cosa accade nella testa di uno «morto» negli ultimi infinitesimi istanti dell'agonia, quando non dà alcun segno ma neanche i medici sanno che cosa accade nella sua testa pur se, da protocollo, cerebralmente defunta. E poi, che male fa permettere a tre suore di dire un requiem? Bah, per fortuna, come recita la Scrittura di domenica scorsa, «le mie vie non sono le vostre vie», dice il Signore. Per quanto mi riguarda, ho appena dato alle stampe la mia ultima fatica, Il manuale del diavolo (Cantagalli), in cui è descritto anche come e qualmente nell'Altro Lato avremo molte sorprese. Scopriremo che c'è un sacco di gente che non avrebbe dovuto esserci, mentre mancano molti di quelli che credevamo ci fossero.

    Maria Stuarda, la regina decapitata perchè cattolica

    Play Episode Listen Later Aug 29, 2023 8:29


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7515MARIA STUARDA, LA REGINA DECAPITATA PERCHE' CATTOLICA di Rino CammilleriNessuna donna nella storia ha mai impressionato l'immaginario come questa sfortunata regina cattolica. Romanzi e tragedie (vi si cimentarono anche Alfieri e Schiller), opere liriche (Mercadante, Donizetti, etc), film. Di questi ultimi - ben 38 - il primo è addirittura del 1895; tra i migliori, uno del 1936 Katharine Hepburn e la regia di John Ford, fino all'ultimo del 2018 con Margot Robbie Saoirse Ronan, attrice straordinariamente somigliante alla vera Maria Stuarda.Qui, in omaggio al politicamente corretto, ci sono lord inglesi e scozzesi impersonati da attori afroamericani, quasi che ogni epoca senta il bisogno di rendere omaggio alla scozzese Mary Stewart che in Francia modificò il suo cognome nel più pronunciabile Stuart. La sorella di Enrico VIII, Margaret, era sua nonna. Perciò il trono d'Inghilterra sarebbe spettato a lei.INFANZIA TRAVAGLIATANata nel 1542, suo padre era Giacomo V, re di Scozia, che morì quando lei era in fasce. Cominciate le guerre con l'inglesi, il re scozzese fu sconfitto e morì, trentenne, di colera. Sua moglie Marie de Guise, secondo il trattato di pace avrebbero dovuto far sposare la figlia con Edoardo VI, figlio di Enrico VIII e Jane Seymour, protestante. Rifiutò e mandò al sicuro la piccola in Francia, storica allegata della Scozia. Maria Struart (Stuarda, all'italiana) crebbe alla corta di Caterina de' Medici, dove divenne coltissima (parlava sei lingue). I contemporanei la descrivono come alta, bella e d'incedere maestoso. Ottima cacciatrice e cavallerizza, a 16 anni sposò il figlio della medici, Francesco II, e divenne regina di Francia. Ma lui morì ben presto, e altrettanto presto lei si accorse che due regine vedove in Francia erano troppe. Cosi tornò in Scozia e vi si assise come regina. Ma trovò che il paese era diventato ormai calvinista a causa della predicazione del fanatico John Knox (sempre presentato così anche nei film).TRADITA DALLA TOLLERANZALei nata il giorno dell'Immacolata, realisticamente lasciò libertà di credo, ma non volle assolutamente cambiare il suo. Intanto in Inghilterra saliva al trono Elisabetta I, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena.Il re scismatico aveva generato Maria Tudor con la moglie legittima Caterina d'Aragona. Maria I aveva regnato e si era sposata con Filippo II di Spagna, figlio di Carlo V. La Francia, trovatasi accerchiata dagli Asburgo, prese a fomentare il dissenso contro Maria I, anche se questa aveva restaurato il cattolicesimo in Inghilterra. E il dissenso era costituito da tutti quelli che si erano arricchiti con l'espropriazione dei beni della Chiesa effettuata da Enrico VIII. E che non aveva alcuna intenzione di restituire.Purtroppo, nata e cresciuta in mezzo agli intrighi e sempre in pericolo di vita, quando Maria I poté cingere la corona aveva ormai 37 anni, 38 quando sposò il molto più giovane Filippo di Spagna. Così, non ebbe prole e l'unica sperata gravidanza si rivelò un tumore maligno che presto la portò alla tomba.Morto anzitempo anche il successore Edoardo VI, Elisabetta si trovò, oltre che scomunicata da papa San Pio V (il che significava che i suoi sudditi cattolici erano sciolti da ogni dovere di obbedienza), con una temibilissima concorrente, Maria di Scozia, che tutti i legittimati, anche protestanti, consideravano la vera avente diritto al trono d'Inghilterra. Maria, intanto, si era accorta del gravissimo errore di aver concesso libertà religiosa, cosa che Maria I di Tudor si era ben guardata dal commettere nel suo regno. La tolleranza, infatti, rafforzò il potere della nobiltà protestante e lei, per blindarsi, comprese che doveva avere un erede. Ma non c'erano molti giovani maschi tra le teste coronate di quel tempo. Gli unici due potevano essere l'arciduca Carlo d'Austria, figlio dell'imperatore Carlo I, e don Carlos, figlio di Filippo II di Spagna.Le trattative col primo fallirono, e il secondo era uno psicolabile. La fretta indusse Maria a sposare il cugino Enrico Stuart, lord Darnley. La cosa gettò Elisabetta I nell'angoscia, perché anche quest'ultimo era nipote di Margaret, sorella di Enrico VIII.Così adesso i titolari di diritti sul trono inglese erano due, per giunta marito e moglie.SUL PATIBOLO CON IL VELO DA SPOSAA Maria, incinta e ben presto trascurata dal marito, non rimase che un amico confidente, il fidato segretario italiano Davide Rizzio, così che Knox prese ad accusarla di adulterio. Darnley finì ucciso e Rizzio massacrato. La propaganda puntò il dito contro la regina. Lei allora venne rapita e stuprata da lord Bothwell, che fu costretta a sposare con rito protestante. Ormai sfuggitale di mano la situazione, dovette accettare di abdicare a favore del figlio Giacomo VI, un bambino. Nel 1568 fuggì dal castello in cui era rinchiusa e riuscì a radunare un esercito che condusse personalmente in battaglia. Ma, sconfitta dovette chiedere asilo a Elisabetta I, di cui rimase prigioniera praticamente per vent'anni seguenti.Elisabetta esitava a far giustiziare una regina di diritto divino che era pure sua cugina. Ma la presenza in vita di Maria era un rischio costante per il suo trono. Sempre oggetto di intrighi e congiure, per lei viva Elisabetta non poteva dormire sonni tranquilli. Alla fine una serie di lettere opportunamente "rinvenute", incastrarono Maria per l'uccisione del marito. Mai prima un re o una regina erano stati sottoposti a processo.Ma i legulei di corte trovarono la gabola necessaria. Nel 1587 Maria Stuarda salì sul patibolo, vestita di nero, ma con un velo bianco da sposa. Si tolse l'abito e rimase con quello che aveva sotto: rosso, il colore dei martiri cattolici.Al boia servirono due colpi per spaccarle la testa.Elisabetta? Quello che in tutta la vita aveva cercato di evitare si realizzò in pieno: non avendo figli, il suo trono andò al figlio di Maria, Giacomo VI Stuart di Scozia, che divenne Giacomo I, d'Inghilterra e Scozia. Il quale volle che sua madre fosse seppellita a Westminster, nella tomba dei re (cosa che Elisabetta non aveva permesso). A proposito, il lettore avrà notato quante Marie ci sono in questa storia. Il fatto è che la Gran Bretagna fino allo scisma si gloriava del titolo di "Dote di Maria", la più devota alla Madonna nella nazioni cristiane.

    Non dobbiamo dimenticare i pasticci sul covid di Conte e Speranza

    Play Episode Listen Later Jul 25, 2023 4:07


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7482NON DOBBIAMO DIMENTICARE I PASTICCI SUL COVID DI CONTE E SPERANZA di Rino CammilleriL'ex assessore lucano e la new entry Giuseppi, che nessuno aveva votati e nemmeno mai sentiti, si sono ritrovati, per nostra punizione divina, al timone d'Italia nella churchilliana ora più buia. E hanno fatto l'unica cosa che sapevano fare: casino. Ricordate i no-vax triestini innaffiati dai cannoni della polizia mentre dicevano il rosario? Manco gli sfasciatutto amici di Cospito meritarono tanto. Alla fine della fiera, giustamente denunciati, chi davvero comanda in questo Paese ha debitamente archiviato. Eh, sì, in fondo c'è da capirli: se stabiliamo il principio che un capo di governo può essere condannato per le sue scelte, nessun premier o ministro futuro si salva.Perciò, cosa fatta capo ha, chi ha avuto ha avuto, scurdammoce 'o passato, siamo o non siamo il Paese di Pulcinella? Ai cornuti&mazziati, ai fessi&gabbati, ai cretini&contenti non rimane che il voto (finché ce lo permettono, ma si stanno organizzando per sbarazzarsi una volta e per sempre anche di questi ludi cartacei che disturbano il manovratore) e il solito libro di amarcord. Il mio personale, grazie al cielo solo grottesco, è il seguente: io e mia moglie, conviventi e debitamente mascherati, ci stavamo recando in farmacia lungo una via deserta. Passa l'auto della polizia locale, si ferma e ci intima di separarci. Spiego, obietto, chiarisco. Niente. Così, su due marciapiedi paralleli ma separati, io e mia moglie ci dirigemmo alla farmacia, dove ci riunimmo tra noi e pure con gli altri clienti. E ora il Paese si ritrova di nuovo con Figliuolo e Bonaccini a coordinare. Eggià: la vaporiera qualcuno deve condurla e pare non ci sia altro sottomano.Intanto, non ci resta che l'onanismo del «per non dimenticare», ed è per questo, in mancanza di meglio, che segnalo un importante libro: Aa.Vv., Ci hanno preso per il covid. Per non dimenticare tre anni di lockdown, mascherine, vaccini e abusi di potere. Per non dimenticare l'impennata di morti per miocardite, misteriose e abbondanti tra gli atleti. La risata della responsabile Pfizer quando in sede Ue le chiesero se i vaccini fossero stati testati. Risposta: naturalmente no, ma siete stati voi politici ad averci messo prescia. Miliardi di dosi ancora inutilizzate ma che vanno pagate lo stesso come da contratto. La gente che si è ritrovata inabile per sempre o addirittura cieca (ma aveva firmato la liberatoria alla quale non poteva sottrarsi).Il segreto militare. Le autopsie negate. Il mistero sul perché l'Italia, dopo la Cina, sia stata la più colpita al mondo. E, perché no, risalendo per li rami, lo smantellamento precedente della sanità italica perché in camera caritatis ce lo chiedeva l'Europa. Per non dimenticare? No, ce ne dimenticheremo, perché i signori delle tre carte e i loro media (cioè tutti) in questo sono abilissimi. Del resto, è l'unica cosa che sanno fare.

    Il sacro graal

    Play Episode Listen Later Jul 25, 2023 3:49


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1929IL SACRO GRAAL SI TROVA A VALENCIA, IN SPAGNA, E SUPERA LE PROVE DELLA STORIA E DELLA SCIENZA di Rino CammilleriIl martire che ha protetto il Graal, (...) Lorenzo, era uno dei diaconi di papa Sisto II al tempo delle persecuzioni. A Lorenzo era affidata anche la cassa della diocesi di Roma; in particolare, spettava a Lorenzo occuparsi dell'assistenza. Gli Apostoli avevano creato i primi sette diaconi appunto per questo, per sgravare se stessi dall'incombenza di dover provvedere alle vedove, agli orfani e ai bisognosi con i fondi che i primissimi cristiani mettevano in comune. Sisto II subì il martirio, poi toccò a Lorenzo.A quest'ultimo fu riservato il supplizio della graticola perché rivelasse dove aveva messo le «ricchezze» della Chiesa. Lui indicò i poveri, per cui quelle «ricchezze» erano state spese. Poi gridò al carnefice che poteva anche rigirarlo, visto che da un lato era già «cotto», e rese l'anima a Dio. Lorenzo era ispanico, per questo il cattolicissimo imperatore Filippo II diede alla sua reggia la forma di un «escorial», una graticola.Ebbene, nell'anno 258, poiché le cose si stavano mettendo male, Sisto II aveva affidato a Lorenzo alcuni preziosi oggetti da mettere al sicuro. Preziosi per la fede, s'intende. Lorenzo li aveva portati nel suo paese, a Huesca. Tra questi oggetti c'era anche una coppa di agata pregiata, quella con cui il papa diceva messa. Perché era speciale, quella coppa? Perché con essa usava celebrare San Pietro, che l'aveva portata a Roma da Antiochia, e ad Antiochia l'aveva portata da Gerusalemme. Con quella coppa i suoi ventidue successori celebrarono fino al tempo di Sisto II. Era la coppa che Gesù aveva usato nell'Ultima Cena. In essa il vino era stato trasformato nel suo Sangue. Infatti, la frase con cui nella messa si procedeva alla consacrazione era da considerarsi letterale: «…prese questo glorioso calice…». Ma la coppa che contenne il Sangue di Cristo è il Graal.Che fine fece il Graal di Huesca? Attraversò il secoli passando per varie mani, sempre portato al sicuro per sottrarlo prima ai Vandali, ariani, e poi ai musulmani. Nel 1399 il re d'Aragona, Martín I, lo fece porre nella cattedrale di Saragozza e impreziosire con aggiunte in oro. Nel 1424 il re Alfonso il Magnanimo lo donò alla città di Valencia, che dal 1437 lo custodisce nella sua cattedrale. Con esso i papi Giovanni Paolo II e l'attuale Benedetto XVI, in visita, hanno celebrato la messa. Nel XX secolo è stato sottoposto a esami da parte di un pool di studiosi, i quali hanno concordemente convenuto che si tratta effettivamente di un oggetto in uso nella Palestina del I secolo.Perché nel Medioevo il Graal si considerava «perduto» e, dunque, leggendario? Per il semplice fatto che la Spagna era dominata dagli islamici. E chi sapeva dov'era il Graal si guardava bene dall'aprire bocca.

    Scontri di musulmani con la polizia mettono a ferro e fuoco la Francia (tra poco in Italia?)

    Play Episode Listen Later Jul 4, 2023 13:26


    VIDEO: Descrizione in minuscolo ➜ https://www.youtube.com/watch?v=5KpjtrwP9jo&list=PLolpIV2TSebW0v_67SEYHJFlDZvH9rc9ZTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=873SCONTRI DI MUSULMANI CON LA POLIZIA METTONO A FERRO E FUOCO LA FRANCIA (TRA POCO IN ITALIA?) di Rino Cammilleri«Che bella la società multietnica!», cinguettava giuliva anni fa un'ochetta del giornalismo che aveva appena visto Guerre Stellari. Invece, malgrado i patetici tentativi degli spot pubblicitari di mostrarci un mondo interrazziale felice, malgrado Hollywood che sempre più spesso infila coppie miste con figli mulatti nei copioni, malgrado la felicità artificiale della pizza e della Coca-Cola, malgrado l'inclusione di africani pure nella Primavera di Botticelli, la realtà, quella vera, è la Francia di questi giorni. Perché le sue città sono esplose per la morte di un maghrebino pluripregiudicato? Qual è il segnale che si vuole dare: se tocchi uno di noi scoppia la guerra? Ed è lo stesso segnale inaugurato nei soliti Usa: se tocchi un black si scatena l'inferno.Mica per protestare contro un sistema che permette a quattro gatti di essere più ricchi di Dio mentre tutti gli altri sopravvivono coi sussidi o sotto i ponti, no. A New York ci sono centomila senzatetto. Sì, avete letto bene, centomila. Cioè, una città delle dimensioni di Piacenza vive per strada nella capitale del mondo ex cristiano. I Love N.Y. Sì, sui cappellini e le magliette, laddove i sondaggi dicono che chi può se ne scappa. A San Francisco, la capitale del woke, è anche peggio, con in più un intero quartiere di soli tossici. Gli americani fanno la rivoluzione per questo stato di cose? Macché, la fanno se un poliziotto, pur nero, spara a un delinquente nero. In Francia non sanno più dove reclutare poliziotti perché l'emorragia per dimissioni è inarrestabile, e aumenta di anno in anno. In Francia hanno creduto di importare manodopera, invece sono arrivati nordafricani musulmani. Il livello culturale che sta dietro alle rivolte delle banlieues francesi (ma anche americane e svedesi e olandesi e del resto d'Europa) lo si vede quando si contano i danni: i negozi più saccheggiati sono quelli della Nike, ed è tutto dire. Ma dov'erano i sociologi quando il progetto mondiale svuotaTerzoMondo è stato varato? Non lo sapevano che ogni immigrato tende a insediarsi dove già ci sono altri del suo paese? Da qui le varie Chinatown, Harlem nero e Harlem ispanico, le banlieues, i quartieri islamici eccetera.Avete mai visto il film Colors con Sean Penn e Robert Duvall? È del 1988, cioè di quasi quarant'anni fa, ma mostrava quella che già allora per gli americani era una regola: un bianco che entra in un quartiere nero lo fa a suo rischio e pericolo. Bel colpo. Povera Francia, lei e la sua grandeur. Chi pagherà gli immensi danni, adesso? Chi li ha provocati? Seeeh! Sarà il solito popolo bue, a cui avevano promesso che l'immigrazione avrebbe rimpinguato le pensioni. Guardatele bene, le immagini francesi, perché tra breve toccherà a noi. E lasciate perdere i giochetti sul ministro che irrideva la Meloni sull'immigrazione e invece dovrebbe guardare in casa sua. Sì, perché neanche la Meloni è in grado di risparmiarci un futuro francese prossimo, molto prossimo. Un tempo l'Impero Romano questi giovani testecalde in eccesso li arruolava di forza nelle legioni e li mandava a difendere il limes. Solo che il Senato Romano non aveva al suo interno comunisti, pentastellati e preti di strada.Nota di BastaBugie: Lorenza Formicola, nell'articolo seguente dal titolo "17enne ucciso da un agente: la Francia è tutta una banlieue" parla del 17enne, già noto alle forze dell'ordine, ucciso da un agente e tutto quello che è seguito. Ora il clima di violenza, anche giovanile, divampa senza freni.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 30 giugno 2023:È un caos di auto in fiamme, incendi dei palazzi delle istituzioni, strade occupate per interdire il traffico di tram ed autobus - alcuni dei quali bruciati completamente -, petardi lanciati contro le forze dell'ordine, bande in passamontagna e armate di fucile, la Francia di Macron la mattina del 29 giugno. In una sola notte sono state arrestate 150 persone e mentre scriviamo il bilancio degli ufficiali feriti sale a 130 e la devastazione è ovunque. A scatenare i disordini violenti è stata la diffusione sui social di un video che ritrae un agente, la mattina del 27 giugno, a Nanterre - periferia ovest di Parigi - mentre spara e uccide un 17enne, che, alla guida di un'auto, si rifiuta di fermarsi ad un posto di blocco. Adesso, l'ufficiale è in arresto e contro di lui è stata aperta un'inchiesta per omicidio colposo.Il fatto di cronaca fa particolarmente discutere anche perché, nel 2017, la Francia, in seguito agli attentati di Nizza, ha approvato una legge che consente l'uso delle armi alle forze dell'ordine in casi di «assoluta necessità e in materia strettamente proporzionata», e al di fuori della legittima difesa, il che autorizza la polizia a sparare di più.Nahel, il 17enne che ha perso la vita mentre guidava senza patente, era già noto alle forze dell'ordine: cinque rifiuti di fermarsi ad un posto di blocco - l'ultimo solo la settimana prima di perdere la vita - e dodici arresti per reati vari tra cui spaccio di droga.Uno dei primissimi a commentare i fatti è stato proprio Macron: «niente giustifica la morte di un giovane: è imperdonabile». Condannando immediatamente il poliziotto, il Presidente non ha lasciato che fosse la giustizia a dare sentenze. È il solito tranello in cui cade ancora la Francia: in nome dell'emozione si dimentica di condannare la violenza indifendibile.E sebbene per due giorni anche la stampa internazionale ha provato a scagionare il ragazzino, la ricostruzione del pubblico ministero di Nanterre ha confermato la versione degli agenti. Avevano provato a fermare la Mercedes, con targa polacca, che Nahel guidava senza patente a gran velocità, e con la quale aveva già provato ad investire pedoni e ciclisti, per ben due volte prima dello scontro, poi fatale, con gli ultimi due agenti.A Nanterre, capoluogo del dipartimento Hauts-de-Seine, è difficile trovare un ragazzo che non sia mai stato fermato o posto in custodia dalla polizia. Un territorio fortemente interessato dall'immigrazione, che oggi è il 25,5% della popolazione, e che già nel 1981 era oggetto di attenzione per il dilagare di delinquenza, spaccio di droghe e immigrati allo sbando. È bastato poco così che la morte del ragazzino innescasse un'ondata di proteste violentissime nella banlieue di Nanterre, - non meno di 1.200 uomini sono stati mobilitati per ristabilirvi l'ordine solo il primo giorno.E in un baleno la rabbia è divampata in diversi distretti dell'Île-de-France - dove la strategia di riconquista repubblicana portata avanti da Emmanuel Macron dal 2017 tarda a dare i suoi frutti - e poi in lungo e largo nel Paese. Così, mentre il municipio di Mantes la-Jolie era ostaggio di molotov, bande incappucciate hanno effettuato incursioni contro la polizia e gli edifici pubblici ad Asnières, Colombes e persino a Clichy-sous-Bois. Anche Parigi non è stata risparmiata, con incendi e lanci di proiettili registrati nel 20° e 15° arrondissement.I rischi di contagio sono stati presi molto sul serio dagli analisti del ministero dell'Interno, ma nessuno è riuscito a fermarli. E così che in una notte la realtà ha assunto le sembianze di uno scenario uscito da Netflix. A Garges-lès-Gonesse, Val-d'Oise, nella periferia parigina, il municipio è stato incendiato completamente. A Lione, e nei comuni del suo agglomerato, la polizia è stata bersaglio di fuochi d'artificio. A Villeurbanne il lancio di petardi contro un palazzo ha provocato la distruzione di almeno trentacinque appartamenti. Secondo il sindaco di Lione, in città sono stati in tantissimi a rivoltarsi contro la polizia. Sono state ben 25 le stazioni distrutte in una notte in varie località. A Bezons, Val-d'Oise, i saccheggiatori hanno dato fuoco ad una scuola elementare.Approfittando dei disordini, s'è tentato anche di far evadere alcuni detenuti dal carcere di Fresnes. Il ministro della giustizia, Éric Dupond-Moretti, è andato subito a far visita al carcere preso d'assalto: «Tutti quelli che sputano sulla polizia e sulla giustizia sono i complici morali di quello che sta succedendo». Per tutta la giornata di giovedì 29 giugno, le opposizioni di destra del Paese hanno chiesto l'istituzione dello stato di emergenza, e alcuni sindaci l'hanno adottato in autonomia nella serata di ieri fino a lunedì prossimo. Lo schema di queste rivolte è il solito degli ultimi trent'anni. «Spesso la sorgente è un intervento della polizia che finisce male.

    L'inutile Instrumentum Laboris del sinodo sul sinodo

    Play Episode Listen Later Jun 27, 2023 9:21


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7465L'INUTILE INSTRUMENTUM LABORIS DEL SINODO SUL SINODO di Rino CammilleriSe si vanno a vedere tutti i grandi convertiti della storia (san Paolo, sant'Agostino...) ci si accorge che si tratta di personaggi che stavano bene dov'erano ma che poi hanno dovuto arrendersi a qualcosa di più forte di loro e dei loro costrutti: l'evidenza. O la Verità, come la chiamavano loro. E da quel momento hanno preferito farsi ammazzare pur di proclamarla. Anch'io sono un convertito. Non grande, certo, ma anch'io stavo bene dov'ero prima di dover affrontare torme di trolls, di detrattori, di haters e di insultatori (alcuni dei quali li troverete qui sotto, tra i commenti).Andavo appresso a Pannella prima di incespicare sulla Via di Damasco. E, come san Paolo e come sant'Agostino, nulla sapendo di quel che mi aveva folgorato avevo bisogno di qualcuno che mi spiegasse, che mi dicesse che cosa fare adesso, come comportarmi, come vivere (il perché ormai lo sapevo). A questo, scopersi, serviva la Chiesa. Cristo, se vogliamo metterlo tra i grandi fondatori di religioni, non aveva lasciato scritto niente. Aveva solo formato un suo staff che aveva istruito per tre anni prima di andarsene. Cioè, aveva creato una Chiesa. A cui aveva affidato ogni compito. Con l'assistenza dello Spirito. Infatti, nell'istruzione triennale molte cose erano state tralasciate. E subito gli Apostoli si ritrovarono a decidere su qualcosa su cui Cristo non aveva lasciato direttive: i pagani che diventavano cristiani, occorreva circonciderli o no? Gli Apostoli, consultato lo Spirito, decisero di no. E noi maschietti siamo loro grati.Ebbene, io ho avuto la fortuna di diventare un convertito quando la Chiesa era ancora quella del Concilio di Trento, il quale aveva il dono del parlar poco e chiaro: «Si quis dixerit... anathema sit». «Se qualcuno dirà così e cosà, sia anatema». La vita del cristiano che voglia comportarsi da tale, infatti, è già difficile di suo senza che gliela si complichi con la vaghezza e l'indefinito. Sì, no, boh, fate voi: pare questo lo stile attuale. L'importante è non fare proselitismo (ecchevvordi' ?) e andare d'accordo con tutti. L'ultimo Concilio era solo «pastorale», cercando di venire incontro all'uomo moderno di settant'anni fa. E dal linguaggio stringato si passò ai Catechismi di ottocento pagine, laddove quello precedente ne aveva dieci. Si passò anche alla messa che tutti possono capire, così che se uno attraversa, che so, la Spagna, la sente in catalano, in castigliano, in basco. Io la sento in italiano e, siccome quel che sento è sempre uguale, penso alla canzoni dei Beatles, che proprio il non conoscere l'inglese riempiva di fascino (sennò erano testi insulsi). Ma sia.Eccoci al famoso Sinodo, che durerà - pensate - due anni. Aprirà alle nozze gay? Aprirà alle donne il sacerdozio? Aprirà a pincopallino purché ecologico? E non è che con tutte queste aperture i padri - e le madri - sinodali si buscheranno un accidente? Bah, l'importante è sinodare. Anche il famoso Instrumentum laboris (e chissà perché qui hanno usato il latino anziché le tonnellate di lingue nazionali; si vuol discriminare?) par concepito apposta perché se lo leggano solo loro. Ce lo vedete un fedele comune seduto con le mani in mano sopra una panchina fredda del metrò intento a compulsarne una copia? E ammesso che lo faccia, che cosa potrebbe rispondere alla domanda: e mò? Linguaggio clericale, sfumato, smussato, l'importante è volersi bene, avviare processi, due passi avanti e uno indietro, e poi si vedrà, male che vada tra tre anni ne facciamo un altro di Sinodo. Ma poi, che vuol dire «sinodalità»?Che dovranno estenuarsi in convegni più o meno permanenti? Sarà, questo, il Sinodo arcobaleno (si chiedono i giornalisti)? Personalmente non credo, lasceranno al solito tutte le vie aperte. Già perché se fai entrare gli uni è sicuro che se ne vanno gli altri. Rimane, in Bertoldo, la domanda: perché i gay ci tengono tanto a sposarsi? Perché i preti pure? Perché le donne non vedono l'ora di fare i preti? Oh, ce ne fosse uno contento di stare al suo posto.Concludo. Ho tenuto per trent'anni la rubrica del «Santo del Giorno» sul Giornale e so che i grandi riformatori degli ordini religiosi hanno fatto fiorire piante secche potandole e riportandole all'austerità iniziale. Quelli che seguivano san Francesco e il suo rigore estremo erano attratti dagli animali e dall'ambiente? Padre Pio attirava folle per il suo approccio sinodale? Mah.Nota di BastaBugie: Lorenzo Bertocchi nell'articolo seguente dal titolo "Sinodo ad alto rischio confusione" spiega cosa sta succedendo in merito al sinodo sulla sinodalità.Ecco l'articolo completo pubblicato sul sito del Timone il 21 giugno 2023:Il Sinodo sulla sinodalità, avviato da Papa Francesco nell'ottobre 2021, scalda i motori presentando ieri in Vaticano il documento di lavoro che servirà da base per le discussioni della 16a Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi in programma per l'ottobre prossimo.Il Sinodo sulla sinodalità, pluriennale percorso «in ascolto dello Spirito» di tutta la Chiesa universale, attingerà a un documento che raccoglie le sessioni di ascolto già condotte in tutto il mondo a livello diocesano, nazionale e continentale. Il testo presentato ieri, di oltre 50 pagine, copre anche temi scottanti come le diaconesse, il celibato sacerdotale, la sensibilizzazione LGBTQ+ e sottolinea il desiderio di nuovi organi istituzionali per consentire una maggiore partecipazione al processo decisionale dal "Popolo di Dio".Tutto il documento è attraversato da un vero e proprio leitmotive, quello del dialogo, dell'apertura. «Il testo», ha detto ieri il cardinale Jean-Claude Hollerich, Relatore generale del Sinodo, «non ha la pretesa di essere un trattato teologico sulla sinodalità. Il testo non dà risposte, ma pone solo domande». Si prospetta così un sinodo dal «pensiero aperto», un'assemblea che non cerca conclusioni, ma la conclusione è già nel metodo, anzi il mezzo, per dirla con Marshall McLuahn, è già il messaggio. Il sinodo sul sinodo, in un certo senso, è già il risultato.Le 50 pagine dell'instrumentum laboris non sono di immediata lettura per il Popolo di Dio, scritte con linguaggio articolato che peraltro evita anche di definire cosa si intende quando si parla di «sinodalità». Arrivando, non facilmente, in fondo al testo si resta con la sensazione che il Popolo Santo di Dio sia un po' alieno a questo fiume di parole. Chiesa e persone LGBTQI+, sacerdozio per diaconi sposati, più apertura a donne e laici, diaconesse, presbiterato, clericalismo, pedofilia, formazione del clero, celibato opzionale e via domandando, sono tutti temi che sembrano anche un po' datati, ripetuti. Un «voler ma non posso».L'assemblea di ottobre dovrà pur dare qualche risposta. Dal documento di lavoro potrebbero emergere le risposte del cammino sinodale tedesco aperturista, ma anche gli statunitensi o gli africani potrebbero dare le loro ricette. Il cardinale segretario generale del Sinodo, il maltese Mario Grech, ha specificato che si tratta di un «processo di circolarità profonda tra profezia e discernimento», che aggiunge a suo modo pathos e mistero, per non dire confusione.Il sinodo sul sinodo apre processi, questa, al momento, è l'unica certezza.

    La vera scienza non ha dubbi: non deriviamo dalle scimmie

    Play Episode Listen Later May 23, 2023 5:02


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7419LA VERA SCIENZA NON HA DUBBI: NON DERIVIAMO DALLE SCIMMIE di Rino CammilleriAvete presente quei disegni ormai diventati iconici che rappresentano l'evoluzione umana? Dall'ameba all'homo sapiens, passando ovviamente dalle scimmie e i neanderthaliani. Fanno talmente parte del nostro immaginario - e della narrazione - fin dalle elementari - che dico? dall'asilo - che non ci soffermiamo mai a rifletterci sopra. Come il sole e il panorama, le case e i semafori: ci sono sempre stati, solo i poeti vi indugiano.La prima pulce nell'orecchio me la mise un signore seduto dietro di me mentre assistevamo a una dotta conferenza accademica sull'evoluzione umana. Alla fine della dissertazione, all'ora delle domande, quel signore si alzò e chiese: «Ma se io fossi un'ameba, perché mai dovrei uscire dall'acquitrino dove sto bene?». La risposta fu la solita sparata sull'enorme quantità di tempo, i milioni di anni che rendevano la fuoruscita dell'ameba non solo probabile ma anche sicura. Quanto ci sia di scientifico in questa affermazione lo lascio alla vostra valutazione. Per me è come quando la Hack diceva che gli alieni esistono per forza perché l'universo è così smisurato che non è possibile che non esistano. Ma non tutti gli astrofisici sono così, anche se, detta da uno di loro, la fola assume tutto un altro aspetto. Come il tizio in camice bianco che, in tivù, pubblicizza il dentifricio. Per far dimenticare che è solo un sapone per i denti.Per esempio, Isaac Asimov, che era un fisico nucleare, in tutta la sua sterminata produzione fantascientifica non ci mise un solo alieno: correttamente, non ci credeva. Ci sono prove? No, manco una. Solo dicerie, e foto sfocate. Ma torniamo all'evoluzionismo. Non posso negare che, se guardo una discoteca piena o un reality, qualche dubbio mi viene: forse davvero discendiamo dalle scimmie. Solo che anche la mia è un'ipotesi. Ora, però, perché la mia ipotesi fa sorridere mentre quella opposta viene insegnata nelle università? E perché ogni volta che qualcuno avanza dei dubbi seri, scientifici davvero, la teoria muta? Il «cespuglio», poi la «poligenesi», poi «il caso e la necessità», poi la «serie di mutazioni casuali». Un tornado in un hangar di pezzi di ricambio, molti tornado consecutivi e, prima o poi, uscirà un aereo perfettamente montato. Oppure: un branco di oranghi che battono all'impazzata su macchine per scrivere; in qualche milione di anni prima o poi da una di esse uscirà la Divina Commedia.La cosa cominciò con l'Expo Univérsale di Parigi del 1900, dove un intero padiglione spiegava come e qualmente discendiamo dalle scimmie. Ora, la domanda da cento milioni di dollari è la seguente: di solito la Scienza quando una teoria si ostina a non produrre prove cambia strada e ricerca altrove. Invece, l'evoluzionismo va avanti da quasi due secoli e lo si dà per dimostrato mentre non lo è affatto. Come il vaccino Covid, insomma. È stato appena ripubblicato un libretto interessante e significativo che val la pena leggere anche solo per sentire altre campane: Pier Carlo Landucci, La verità sull'evoluzione e l'origine dell'uomo (Edizioni Fiducia, pp. 100, euro 10).Qualcuno sospetta che sia tutta una storia di razionalismo: discendere da Dio, che ci avrebbe fatti a Sua immagine e somiglianza, è religione, mica scienza. Così sarebbe l'uomo a essersi inventato un Dio a sua immagine e somiglianza. Comunque sia, però, anche il razionalismo è filosofia, e per molti è pure religione. La Scienza, invece, non esiste: esiste semmai il metodo scientifico. Il quale esige prove, non parole. Prove. Per esempio, l'uomo-scimmia, il famoso anello mancante e che continua a mancare. Sì, perché il solo uomo-scimmia a noi noto è Tarzan, creazione letteraria. A parte Romolo e Remo, i soli bimbi allevati da bestie ritrovati erano umani inselvatichiti, mica Mowgli.

    Fulton Sheen e la conversione della comunista americana

    Play Episode Listen Later Apr 26, 2023 9:12


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7391FULTON SHEEN E LA CONVERSIONE DELLA COMUNISTA AMERICANA di Rino CammilleriIl venerabile Fulton John Sheen era un pastore della tempra di sant'Ambrogio: inflessibile sulla dottrina, paterno con l'umana debolezza, predicatore eccezionale (fu proprio ascoltando i sermoni di sant'Ambrogio che sant'Agostino si converti).Sono note le sue trasmissioni prima radio e poi televisive con cui batteva ogni record di ascolti e teneva avvinti milioni di americani, anche non cattolici.A differenza dei telepredicatori protestanti, la sua non era un'esposizione apocalittica, con uso di toni drammatici e abbondanza di riferimenti all'Inferno. No, solo logica e paradossi alla Chesterton, di cui tra l'altro era amico. E, soprattutto, un sapiente intercalare di fine umorismo, inframmezzando nei punti giusti quelle battute di cui il pubblico americano è ghiotto. Uomo di profonda cultura, trovava anche il tempo di aggiungere agli impegni come arcivescovo i numerosi libri che ancora oggi istruiscono gli incerti e rianimano gli sfiduciati.UNA DONNA PROMETTENTEMolti quelli che dovettero a lui la conversione. Come Clare Boothe Luce, poi famosa e battagliera ambasciatrice statunitense a Roma. E la meno nota (leggendo il seguito si capirà perché) Bella Dodd, la cui conversione non fu inferiore in importanza - importanza sociale e politica, intendo; dal punto di vista spirituale, infatti, hanno tutte la stessa importanza - e sulle cui tracce mi sono messo incuriosito da un articolo sull'agenzia Aletheia.org del 6.12.22.«Bella» perché era italiana e si chiamava Isabella. Per l'esattezza Maria Assunta Isabella Vissono ed era lucana di Picerno, in provincia di Potenza. Nata nel 1904, si accorse anche lei che gli americani non amavano gli immigrati che non si sforzavano di integrarsi. A cominciare dal nome. Dei suoi tre, il secondo non era americanizzabile. Il primo si, ma lei, tendente all'ateismo, non lo prese nemmeno in considerazione. Invece, «Bella» agli americani ricordava i tempi del saloon del vecchio West. E Bella fu. «Dodd» era il cognome del marito, che mantenne anche dopo il divorzio perché sempre meglio di Vissono. Sveglia e portata agli studi, grazie a una borsa di studio statale poté frequentare la prestigiosa Columbia University. Si laureò in giurisprudenza e divenne avvocato, nonché docente di scienze politiche all' Hunter College di New York. In breve fu a capo della New York State's Teachers Union, l'associazione che riuniva i docenti dello Stato. Animo battagliero e da suffragetta, nel 1932 si iscrisse al partito comunista americano (CpUsa), scalandone la cima, tanto che in dieci anni arrivò a far parte del consiglio nazionale.IL PARTITO COME RELIGIONEGrazie all'amico Fiorello LaGuardia, sindaco di New York, riusciva ad avere tutti i congedi sul lavoro che le servivano per dedicarsi al suo vero scopo nella vita: l'attivismo nel partito. Nel 1930, nel corso di un lungo viaggio in Europa, conobbe John Dodd, con il quale si sposò nello stesso anno. Durante la Guerra civile spagnola lui e lei si attivarono per spedire quanti più volontari potevano a combattere nelle file dei repubblicani. Nel 1940 lui abbandonò il tetto coniugale per imprecisate divergenze ideologiche. Dopo avere visto film Come eravamo, con Barbra Streisand e Robert Redford (un classico), sospetto che lui, pur comunista, a un certo punto non ne abbia potuto più del fanatismo di lei. Ancora dieci anni, anzi nove, ed ecco la mazzata finale: venne espulsa dal partito. La scusa ufficiale fu che lei, avvocato, aveva assunto le difese di un proprietario contro il suo affittuario. Un avvocato comunista dalla parte di un padrone? Non sia mai. L'affittuario doveva essere anche nero, tant'è che le appiopparono della «razzista» e infine, come tutti gli epurati a sinistra, della «fascista». Il che lascia pensare che Bella fosse incappata in una delle tante purghe interne Stalin-style con cui periodicamente i comunisti rinnovano i ranghi.LA CONVERSIONESolo che per lei il partito era tutto. La sua vita, la sua ragione di esistere e vivere. Per esso aveva rinunciato a ogni cosa, perfino a suo marito. E ora? II senso di sbandamento, solitudine, straniamento, angoscia, delusione che deve provare qualcuno finito in tale situazione deve essere abissale. Ovviamente, i vecchi compagni le fecero il vuoto attorno. Solo che non ne aveva altri. Intanto la stampa si era impadronita del suo caso. Bella era stata un'esponente di sinistra molto in vista e ben nota per le sue battaglie. Nel 1951, a New York, dove lei stava, arrivò come vescovo ausiliare Fulton Sheen. Non si sa bene in quale occasione i due si incontrarono. Tra i compiti nel partito, Bella Dodd aveva anche quello di infiltrare comunisti nei seminari cattolici. Perciò doveva avere qualche dimestichezza con il palazzo vescovile. Ma questa volta qualcosa si era rotto e si ritrovò a singhiozzare sulla spalla del magnetico Sheen. E poi, non si sa come, in ginocchio nella cappella dove lui l'aveva portata. Scrisse in seguito che non avrebbe saputo dire come e perché, ma si era inginocchiata disperata e si era rialzata con una pace profonda nel cuore. Sheen, dopo, le disse che lei aveva odiato il cristianesimo perché non lo conosceva. Era laureata, aveva il dovere di studiarlo. E cosi fu. Bella Dodd, sotto la guida del vescovo, compila sua istruzione catecumenale e il 7 aprile 1952, lunedì della Settimana Santa, ricevette il battesimo dalle mani di Sheen nella Cattedrale.UN PIANO PER SOVVERTIRE LA CHIESAScrisse un libro, School of Darkness, nel quale spiegò come il comunismo proponeva una specie di religione della giustizia sociale che faceva presa sui semplici. E anche sui cattolici, che erano più attenti alle istanze degli ultimi. Parlò dei potentati economici, non solo americani, che finanziavano il comunismo per plasmare e soggiogare le masse, e soprattutto distruggere il cristianesimo. Per quest'ultimo scopo, secondo le direttive di Mosca, lei stessa aveva convinto "almeno 1.200 giovani" a entrare nei seminari, onde farli diventare sacerdoti e vescovi per corrodere la Chiesa dall'interno. Perché la Chiesa cattolica? Perché era la meglio organizzata anche sul piano internazionale. Quando venne convocata al Senato per riferire di queste attività, dichiarò che sapeva di almeno quattro cardinali che in Vaticano lavoravano per il partito comunista. Alla commissione senatoriale raccontò di come i comunisti fossero presenti in numerosi uffici legislativi del Congresso e in alcuni gruppi che fornivano consigli di settore al Presidente. Oltre alle presenze nei sindacati e altre istituzioni di rilievo, naturalmente. Bella Dodd morì nel 1969, a causa di un intervento chirurgico.

    La colonizzazione delle americhe non fu un sopruso, ma una missione provvidenziale

    Play Episode Listen Later Apr 18, 2023 6:09


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7379LA COLONIZZAZIONE DELLE AMERICHE NON FU UN SOPRUSO, MA UNA MISSIONE PROVVIDENZIALELa cancel culture sputa sulla Chiesa partendo da una visione banale e riduttiva dell'azione evangelizzatrice della Spagna dopo le scoperte di Cristoforo Colombodi Rino CammilleriBasta che tre o quattro autodesignatisi "rappresentanti" degli indigeni sudamericani alzino la voce e il pugno (v. le foto) e i preti se la fanno nella tonaca o nel clergyman e si precipitano a chiedere scusa anche di quel che la Chiesa non ha fatto. Anni fa, a uno dei tanti "vertici" di Rio per la «salvezza» dell'Amazzonia, alla presenza di «esperti» come Sting, Bono, Rigoberta, ci fu una levata di scudi quando un capo yanomani si presentò con addosso una pelle di leopardo. Orrore! Come, noi siamo qui per salvare l'ambiente e tu ammazzi un animale protetto? L'indio rispose serafico: secondo voi, se nella giungla mi assale una pantera, che dovrei fare? E poi aggiunse: la verità e che voi volete che noi continuiamo a vivere come in un zoo per il vostro divertimento turistico, ma anche noi vogliamo case riscaldate, il cellulare, internet e aerei per raggiungere l'ospedale più vicino, date le distanze qui.Ora, poiché quel che conta sono i titoli sui media, non serve andarsi a leggere le parole esatte del documento, perché è ormai universalmente noto che il Vaticano «prende le distanze» dalla sua vecchia dottrina «coloniale». Dunque, cinque secoli fa avrebbe sbagliato a costringere la Spagna a diventare la prima - e unica - nazione missionaria della storia, quando le impose di evangelizzare gli indios. Già desta meraviglia che un potente re come Ferdinando d'Aragona e sua moglie Isabella di Castiglia abbiano chiesto al papa il permesso di impiantarsi nel Nuovo Mondo. La Francia e l'Inghilterra se ne guardarono bene.E poi, evangelizzare equivale a colonizzare o, peggio, schiavizzare? Il primo contatto di Colombo con gli indios araucani fu il seguente: gli chiesero aiuto contro i vicini caribi, che erano cannibali. Lo stesso accadde a Cortés e Pizarro, che i popoli usati come carne da sacrificio umano dai aztechi e incas salutarono come liberatori e si affrettarono ad allearsi con loro. Parentesi polemica: ma la parola «colonia» è davvero così brutta? La inventarono - e applicarono alla grande - i Romani. E si potrebbe utilmente chiedere, che so, agli africani, se stanno meglio oggi che i colonizzatori bianchi se ne sono andati, quei colonizzatori che se non altro impedivano loro di massacrarsi l'un l'altro, cosa che poi hanno ripreso a fare; e se ancora oggi chi riempie la loro pentola non sono i bianchi coi loro "aiuti".Spiace dirlo, ma l'iniziatore del vezzo di chiedere scusa a chi, invece, dovrebbe lui scusarsi fu Wojtyla. Quel pur grande papa credette cosa buona e giusta aprire il Terzo Millennio con una richiesta di scuse. Intendeva una cosa del genere: signori laicisti, se i cattolici e che io rappresento vi hanno fatto qualche torto nei secoli, ebbene, vi chiedo perdono, dunque qua la mano e guardiamo al futuro. Invece, su quella mano ci sputarono sopra e dissero: visto che avevamo ragione noi? E al clericalume dei donabbondi non parve vero di calare le braghe: eh, l'ha detto il papa!Ma l'avete visto Mission? Era l'illuminista marchese di Pombal quello che voleva schiavizzare gli indios, che, al contrario del film, i gesuiti armavano e guidavano in battaglia contro i paulistas e i bandeirantes. Nel Nordamerica, invece, non c'erano blackrobes, i «manti neri» gesuiti evangelizzatori. E infatti, gli indiani sono spariti, a differenza del Sud. Domanda da un milione di dollari, che però nessuno si pone (il famoso divieto di far domande): gli indios stavano meglio, prima che gli spagnoli li evangelizzassero? Se qualcuno ha voglia di approfondire, si legga il mio libro I mostri della Ragione (Ares). Qui ho poco spazio.

    I veri padrini della sinistra

    Play Episode Listen Later Mar 28, 2023 4:27


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7353I VERI PADRINI DELLA SINISTRA di Rino CammilleriLa deriva dell'ex Pci, ora Pd (dopo aver cambiato vari nomi e in attesa del prossimo), dall'obbedienza moscovita a quella dem americana è stata variamente attribuita all'inveterata abitudine di ricevere input da centrali esterne. Così, rimasti orfani del Politburo, si sono rivolti a Obama, Biden, Pelosi, Ocasio Cortes, Harris e compagnia politicamente corretta. E da difensori degli operai, si sono ritrovati ad acclamare la Ue (in cui molti vedono una copia edulcorata dell'Urss), i «mercati» e, di fatto, la grande finanza internazionale, di cui il politicamente corretto è l'aspetto culturale. Da qui il tonfo alle ultime elezioni.Ma è davvero una lettura corretta? I dem nostrani hanno davvero operato una svolta a «u» dopo il crollo dei Muri, o sono sempre stati così? Se lo è chiesto - e si è risposto - lo storico Roberto De Mattei andando a ripescare certe sue analisi degli anni Settanta, epoca in cui i comunisti italiani toccarono percentuali mai più eguagliate e furono a un passo dall'andare al governo. Le ha raccolte in un libro che è realmente istruttivo: I padrini dell'Italia rossa (Solfanelli, pp. 110, €. 10). Nel quale si documenta come l'incontro tra i comunisti e il super capitalismo risale proprio a quegli anni, «per l'instaurazione di un governo mondiale dell'umanità da attuarsi attraverso la centralizzazione politica e organizzativa, la concentrazione monopolistica delle industrie, il controllo dei mezzi di comunicazione, la massificazione forzata, la completa socializzazione della vita umana».Zbigniew Brzezinski, membro di spicco del Council on Foreign Relations («il cuore e il presidio dell'establishment americano») e direttore della Commissione Trilaterale (sorta nel 1973 su iniziativa di David Rockefeller), dopo avere incontrato Sergio Segre, ministro degli esteri del Pci, dichiarò: «Sono disposto a credere che i comunisti italiani siano moderati e revisionisti. Infatti lo sono» («L'Espresso» del 22 dicembre 1974). Nello stesso anno a «Panorama» Giovanni Agnelli si confessava ammirato dal sovranazionalismo, cioè di un governo mondiale illuminato. In fondo, diceva, «le grandi società multinazionali, la Chiesa cattolica e i partiti comunisti dimostrano che il sovranazionalsimo non è un mito, ma è una realtà». E infatti, quei settanta-ottanta potenti che si ritrovavano ogni anno nelle riunioni del famoso Bilderberg Club, che ci andavano a fare? Per i curiosi, nel libro è riportato l'elenco dettagliato dei partecipanti del 1975, anno in cui la riunione, a porte chiuse, si tenne in Turchia. Anche l'esperienza dei governi di centrosinistra italiani ebbe padrini remoti oltreatlantico, mentre gli Agnelli ricercavano «Un dialogo sempre più ristretto con il Pci, la sola forza politica che può disciplinare il sindacato». Di necessità poi si fa virtù e l'appetito vien mangiando.De Mattei esordisce col dire: «Guardando retrospettivamente la storia d'Italia degli ultimi cinquant'anni si resta colpiti dal numero di intrighi ancora avvolti nel mistero e dalla presenza di occulti "padrini" che hanno manovrato dietro le quinte per condizionare gli eventi. Il decennio 1970-80 costituisce uno dei periodi più densi di questa storia intricata». Complottismo? Perché no? In fondo, se all'intera storia umana toglieste i complotti non resterebbe quasi niente. Insomma, c'è chi lavora perché il comando torni ad essere di pochi travestiti da «tutti». Possiamo farci qualcosa? Be', intanto dirlo...

    Difendere l'aggredito: la scusa degli USA per fare le guerre che vogliono

    Play Episode Listen Later Mar 7, 2023 8:47


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7335DIFENDERE L'AGGREDITO: LA SCUSA DEGLI USA PER FARE LE GUERRE CHE VOGLIONO di Rino CammilleriLa guerra russo-ucraina è in corso mentre scrivo e i rarissimi commentatori che cercano di analizzare le ragioni dei russi devono, prima di aprir bocca, distinguere tra aggressore e aggredito e proclamare che stanno, ovviamente, dalla parte di quest'ultimo. Ora, poiché tale professione di fede da cavaliere medievale - al servizio della vedova e dell'orfano. Dell'oppresso e della fede - stona non poco sulle labbra di laicisti atei e agnostici per i quali la morale non è che moralismo, vediamo di vederci un po' più chiaro. Quella è una guerra combattuta in Europa, per interposto ucraino, da potenze che europee non sono: gli Usa la Gran Bretagna contro la Russia. La Russia post-sovietica aveva tentato di entrare nell'occidente ma ne era stata progressivamente respinta, fino all'esito bellico.USA E GRAN BRETAGNA, ALLEATI DI FERROSecondo l'antica dottrina geostrategica, risalente ai tempi di Napoleone, le potenze di mare (Usa e GB) non possono tollerare l'avvento di una superpotenza continentale quale sarebbe data dall'abbraccio economico tra Russia e Germania. Dalla Guerra di Crimea del 1854 in avanti la musica è stata sempre la stessa, al di là delle varianti del caso. Voi mi direte: vabbè gli Usa, che devono mantenere un impero mondiale, ma gli inglesi? Si dimentica che anche questi avevano un impero mondiale, Australia e Nuova Zelanda, tanto per dirne tre, continuano a navigare nell'orbita anglofona insieme al resto. Le più importanti Borse del mondo stanno a Wall Street e nella city londinese. L'alleanza è così di ferro che anche nei film di 007 non c'è una volta che James Bond non possa contare sul supporto della Cia. Se ci fate caso, anche l'ideologia woke, che sta squassando gli Usa, da questa parte dell'oceano trova nell'Inghilterra il suo terreno più fertile. Ma se, data la loro lunga tradizione bellica, gli inglesi non devono faticare molto a convincere la loro opinione pubblica a indossare l'elmetto Her Majesty Service (ricordate la guerra per la Falkland-Malvinas?), non così gli Usa.Gli States sono profondamente spaccati in due: da una parte i dem (aborto, nozze gay, lgbt, trans, cancel culture, antifa, blm, etc.) dall'altra i rep (Dio-patria-famiglia, gospel, porto d'armi, etc.). Se ci si fa caso, entrambi i fronti hanno in comune, però, il moralismo (il politicamente corretto non è altro), perciò ogni guerra deve essere giustificata. Cioè, gli Usa non possono mai essere aggressori, bensì aggrediti. Prima dell'avvento della filosofia woke, il moralismo vi era vieppiù impregnato di puritanesimo, anche perché su quest'ultimo gli Usa sono stati fondati e la vita per i Padri pellegrini non era altro che Dio-Patria-Famiglia e guerra contro il Male, fossero i pagani (indiani) o gli eretici (papisti in primis).IL CASO DEL MESSICOC'è un vecchio detto messicano che fa al caso nostro: "Povero Messico, così lontano da Dio e così vicino agli Stati Uniti!". Quando Napoleone III supportò Massimiliano d'Asburgo quale imperatore del Messico, gli Usa gridarono, con Monroe: "L'America agli americani!". Cioè a loro. E armarono zitti zitti la rivolta di Juarez. Il povero fratello di Francesco Giuseppe finì fucilato a Queretaro. Ma il Messico era ancora un impero. Cos, quando il presidente Santa Ana abolì la schiavitù, i texani insorsero, invocando l'aiuto fraterno degli Usa (un po' come il Donbass oggi coi russi). Con molta calma, il generale Houston attese che gli insorti di Alamo venissero liquidati, poi, al grido di "Remember the Alamo!", il Messico si trovò la capitale invasa. Ma gli Usa fecero due conti: annettere tutto avrebbe significato far diventare cittadini milioni di papisti, sconvolgendo gli equilibri wasp. Così, si accontentarono di tutti quegli States che ancora oggi hanno nomi spagnoli: California, Arizona, ect. Ovviamente, a colpi di plebisciti sul tipo di quelli fatti dai piemontesi nel Risorgimento. Poi venne la Guerra di secessione: il Nord industriale e protezionista contro il Sud agrario e liberista. La Costituzione prevedeva il diritto di ogni Stato di uscire dall'Unione, ma contro i cannoni non valet argumentum. E gli Usa divennero il monolito che sappiamo.Ed eccoci al 1898. Gli Usa adocchiarono quel che rimaneva dell'impero spagnolo. Ma gli spagnoli non avevano alcuna intenzione di aggredirli. Allora a Cuba, colonia spagnola, esplose e affondò misteriosamente la corazzata americana Maine (300 morti) nel porto dell'Avana. Presidente McKinley, la guerra subito dichiarata tolse alla Spagna, oltre Cuba, l'isola di Guam e le Filippine. I filippini fecero presto ad accorgersi che stavano meglio quando stavano peggio (gli occupanti fucilavano da dieci anni in su, cosa che sollevò uno scandalo sugli stessi giornali americani), ma questa è un'altra storia. Tutta la - breve - guerra fu condotta con questo ritornello: "Remember the Maine!". Saltiamo i passaggi e andiamo alle guerre più importanti.LE GUERRE MONDIALILa Grande guerra. Gli inglesi, in difficoltà, chiesero aiuto ai cugini, anche perché, se avessero perso, ai crediti che le banche americane avevano erogato per sostenere lo sforzo bellico si sarebbe potuto dire ciao. Argomento convincente, ma il presidente Wilson come avrebbe potuto convincere gli americani (ai quali era stato detto "l'America agli americani") ad andare a morire in Europa? Nel 1915 un sottomarino tedesco affondò il transatlantico Lusitania, sul quale c'erano pure un migliaio di americani. Ma anche materiale bellico per gli inglesi: i tedeschi avevano avvertito che navi del genere sarebbero state un bersaglio. E fu così che, al grido "Remember the Lusitania!", gli Usa entrarono in guerra. Seconda guerra mondiale, stesso discorso. Il Giappone era in guerra con la Cina e gli Usa gli misero l'embargo totale su petrolio e gomma; alla disperazione, questi si affidò all'ammiraglio Yamamoto, già addetto militare all'ambasciata nipponica a Washington, il quale disse che non si poteva pensare a una guerra con gli Usa. L'unica chance era un colpo preventivo alla flotta di Pearl Harbor. I servizi Usa lo sapevano, ma Roosevelt lasciò fare. Il resto è la storia del "proditorio attacco" celebrato in tanti film. "Remember Pearl Harbor!".Su su per li rami, la guerra in Iraq contro Saddam e le sue fantomatiche "armi di distruzione di massa" l'abbiamo vista in mondovisione, come pure, ahimè, le precipitose ritirate dal Vietnam e dall'Afghanistan. Ora, i lettori più avveduti capiscono bene che non si tratta di recriminare o di fare come i bambini all'asilo che si lamentano con la maestra della slealtà del prepotente. No, si tratta solo di non farsi imbambolare dalla propaganda, nella quale i padroni dei media sono maestri. Le guerre ci sono sempre state, e Dio ce ne scampi. Ma oggi chi ti riduce povero o orfano pretende che gli baci la mano grato.

    L'impero romano e quello americano: uguaglianze e differenze

    Play Episode Listen Later Feb 21, 2023 4:44


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7323L'IMPERO ROMANO E QUELLO AMERICANO: UGUAGLIANZE E DIFFERENZE di Rino CammilleriL'impero romano, quando sottometteva un territorio, lo riempiva di sue basi militari onde assicurarsi che i sottomessi non facessero scherzi. Giustamente, così fa l'occupante e così ha sempre fatto. I più a rischio erano gli ebrei, che a ogni Pasqua scatenavano tumulti dietro all'ennesimo preteso Messia che li avrebbe messi al posto dei dominatori (per questo l'unico Messia, Gesù, che non prometteva riscosse e rivincite - anzi, diceva di pagare le tasse a Cesare - venne eliminato). Poiché ogni volta tutto partiva dal Tempio, che a Pasqua si riempiva di ebrei venuti da ogni dove (c.d. "diaspora") e le prediche dei sacerdoti ricordavano loro con toni accesi la liberazione dalla schiavitù d'Egitto, i romani pretesero da Erode il Grande, loro re-fantoccio, una caserma proprio dentro al Tempio. E lui costruì la Torre detta Antonia in servile omaggio al suo protettore Marco Antonio (salvo poi buttarsi con Ottaviano quando il vento cambiò).Era situata in uno dei quattro angoli, con una guarnigione sempre pronta a intervenire in caso di problemi. Non solo. Tanto per chiarire chi comandava, i sacri paramenti del Sommo Sacerdote erano chiusi a chiave dentro la detta Torre: venivano rilasciati per il tempo necessario alle cerimonie più solenni e poi rimessi sveltamente sotto chiave. In cambio della sottomissione, e dei tributi, però, i romani erano generosi di opere pubbliche: grandiosi acquedotti, strade, edifici, palestre, terme eccetera (nonché una giustizia più giusta e democratica). E roba di prima qualità, tanto che molta parte rimane in piedi ancora oggi. La sirena per molti giovani era quasi irresistibile, di contro alla vita di soli lavoro, preghiera e miriadi di obblighi soffocanti cui li costringevano i loro rabbini. E gli "ellenizzanti" (così li chiamavano) si moltiplicavano: capelli corti, facce rasate, banchetti sul triclinio, nomi romani. O greci. Uno degli Apostoli si chiamava Filippo, nome greco, e ben due Evangelisti avevano nomi romani, Marco e Luca (Lucanus).Sì, perché i romani, com'è noto, avevano avuto il buon gusto di assorbire la cultura greca (Graecia capta ferum victorem coepit: la Grecia vinta prese a sua volta il brutale vincitore), da loro, correttamente, giudicata superiore. Si può dire lo stesso dell'impero americano? Bene, le basi militari ce le abbiamo e ci hanno difeso per decenni dalla minaccia sovietica. Ma adesso che cosa minaccia l'Europa? Putin? Per quanto cerchino di farlo passare per il nuovo Hitler, non ci crede nessuno. Veniamo al resto del paragone. L'impero americano ha forse assorbito la cultura superiore della vecchia Europa? No, al contrario: ha invaso l'Europa con la sua, mercantile al ribasso, uccidendo perfino il buon gusto e la buona educazione. Diversamente dai romani, gli americani, fin dai loro fondatori, hanno sempre considerato l'Europa corrotta e decadente: i Pilgrim Fathers ne erano fuggiti apposta, e tale imprinting è rimasto.Il benessere complessivo delle popolazioni sottomesse è aumentato come sotto l'impero americano? Non sembra, visto che negli Usa la benzina e i telefoni non costano quasi niente mentre qui da noi si rischia il freddo e la povertà per comprare l'energia da loro e a prezzo triplicato. E sono patetici i nostri politici che, pistola alla tempia, devono ripetere gli slogan sulla povera Ucraina invasa dal cattivone indicato da Stanlio&Ollio, cioè Uk e Usa (come tutti sanno, il cervello del duo era il primo). Certo, non c'è alternativa. Ma almeno ci lascino uggiolare (in attesa di qualche new Legge Mancino che ci vieti anche quello). Finirà in persecuzione, come con i no vax, per quelli di noi che si sono stufati di dare armi e soldi a Zelensky, armi e soldi che, tra l'altro, non si sa bene dove finiscano?

    La prima volta della NATO fuori dall'Europa fu un disastro

    Play Episode Listen Later Nov 8, 2022 5:11


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7204LA PRIMA VOLTA DELLA NATO FUORI DALL'EUROPA FU UN DISASTRO di Rino CammilleriLa prima volta della Nato fuori dall'Europa fu in Afghanistan. A guida Usa, come sempre, ci mise vent'anni (2001-2021) a rendersi conto delle «difficoltà di imporre dall'esterno un governo al Paese, così come quella di contrastare efficacemente i talebani, ora nuovamente al potere dopo avere schiacciato la resistenza di ciò che rimaneva dell'esercito regolare afghano, formato e armato dagli Stati Uniti e finanziato con miliardi di dollari».Chi scrive così è lo storico Alberto Rosselli nella sua ultima fatica: Afghanistan, eterno crocevia di interessi e guerre (ed. Archivio Storia). Di Rosselli ho letto quasi tutto, anche perché ama puntare i riflettori su angoli importanti ma trascurati dagli storici mainstream, come la guerra tra le colonie inglesi e tedesche in Africa durante il Primo conflitto mondiale, la resistenza armata dei baltici ai sovietici negli anni Cinquanta eccetera. Altro pregio di Rosselli, la sintesi. In un tempo e ambiente in cui è difficile trovare qualcuno che per dirti che ore sono non impieghi dieci pagine è davvero tanto.Il famoso Grande Gioco afghano di Kipling (citato nel romanzo Kim ma coniato dall'inglese Arthur Connolly nel 1829: The Great Game o Tournament of Shadows, ripreso come titolo da un recente film su Sherlock Holmes), cominciato dai soliti inglesi contro i russi e ripreso dagli americani dopo le Twin Towers è finito come era iniziato. Anzi, peggio. Scrive Andrew Watkins, analista senior presso l'International Crisi Group: «L'accordo di Doha del 2020 ha permesso ai talebani una vantaggiosa tregua di ben un anno, consentendo alle loro milizie di pianificare l'intera occupazione del Paese, eliminando sbrigativamente ogni oppositore senza il timore dei bombardamenti americani: facilitazioni che hanno consentito loro di sbaragliare le ultime resistenze delle forze governative ed occupare facilmente la capitale Kabul senza colpo ferire».I talebani, messo in fuga il presidente Ashraf Ghani e piazzato al suo posto il mullah Abdul Ghani Baradar («rilasciato tre anni fa da un carcere pakistano su espressa richiesta degli Stati Uniti»), hanno ri-proclamato l'Emirato Islamico. I talebani, malgrado gli accordi di Doha, «hanno continuato a dare ospitalità a gruppi ultra-fondamentalisti islamici». Addirittura mentre gli americani se ne andavano: «Un attentato all'aeroporto, poi rivendicato dall'Isis, causò la morte di oltre 170 persone e di 13 membri dell'esercito statunitense impegnati a controllare i documenti». Baradar fu tra i fondatori del movimento talebano, ma chi comanda davvero è suo cognato, il mullah Hibatullah Akhundzada. Il famoso papavero da oppio, «vitale per il governo dei talebani»? È sempre lì, anzi pare aumentato e non di poco: «3600 tonnellate nel 2010». I campi? Mai bombardati.Nessuno è mai riuscito a restare in quel posto di rocce e polvere e sassi senza uscirne con le ossa rotte. E se non fosse per la posizione geografica che ne fa un crocevia strategico non avrebbe tutta la considerazione che ha sempre avuto. È «costituito principalmente da montagne e steppe abitate da tribù da sempre ostili a qualsiasi tentativo teso ad imporre il controllo di un'autorità centrale. Sono gruppi etnici dediti a lotte di potere intestine, continui cambi di regime, tradimenti, assassinii e guerre civili». Ha un «tasso di natalità elevatissimo, in assoluto uno dei maggiori del mondo», compensato da un'aspettativa di vita alla nascita di 47,2 anni. Be', il resto leggetelo nel libro, val la pena.

    L'attrice più bella del secolo... si fece suora

    Play Episode Listen Later Nov 8, 2022 10:29


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7195L'ATTRICE PIU' BELLA DEL SECOLO... SI FECE SUORA di Rino CammilleriUna virtù che san Tommaso ammirava era la magnanimità. Che non va confusa con la liberalità. La magnanimità - letteralmente: animo grande - ce l'hanno, attenzione, anche i cattivi. Infatti, c'è differenza tra un ladro di polli e un rapinatore seriale e a mano armata di banche. Cioè, si può essere piccini anche nel male, ma un gran cattivo che si converte, diventa un grande santo. Pensiamo a san Paolo o a sant'Agostino, nonché a tutta una serie di santi che, liberati dai «sette demoni», si tramutano nella Maddalena. Lo capì bene il Manzoni, che piazzò nel suo capolavoro due grandi convertiti (fra Cristoforo e l'Innominato). A proposito di Maddalena, questa santa ebbe seguaci nella Belle époque, che era anche la puritana Età vittoriana, quando lo scandalo era vero e planetario. E una donna che vi si dedicava aveva cento volte più coraggio e grinta delle moderne attricette da TikTok. In questo spazio che occupo da più di vent'anni, ho dato conto di alcune di loro, non vi resta che spulciare la raccolta de Il Kattolico. Troverete Éve Lavallière, regina della Comédie Française, che finì in clausura. O la baronessa Alessandra Di Rudinì, l'amante di Gabriele D'Annunzio, che terminò i suoi giorni in convento; figlia di primo ministro, sposata con prole, incurante dello scalpore suscitato dalla sua, chiamiamola così, trasgressione. O Ida Rubinstein, danzatrice idolatrata che non esitava a esibirsi nuda e pure lei ninfa del Vate: convertita, fece perdere le sue tracce in un monastero.IL PRIMO DIVORZIOOggi parlerò di una di queste donne turbolente, una di quelle che, all'epoca, facevano girare la testa a capi di Stato, magnati, membri dell'alta nobiltà, non pochi dei quali arrivavano a farsi saltare le cervella perché non potevano ottenerne le grazie o perché, una volta ottenutele, si accorgevano di doverle condividere. Il personaggio di cui oggi parleremo fu definita dai contemporanei «la donna più bella del secolo». Infatti, a tenere banco e scena era la sua rivalità con la famosa Bella Otero, l'altra miss universo che con le sue danze conturbanti vietava il sonno a legioni di uomini di ogni rango. Si chiamava Liane de Pougy e, se possibile, il suo scandalo era il più scandaloso di tutti perché andava a letto non solo con gli uomini ma pure con le donne. Et en plein air. Il suo vero nome era Anne-Marie-Olympe Chassaigne, francese nata a La Flèche, nella regione della Loira, nel 1869. Suo padre era un ufficiale dell'Armée e sua madre una nobildonna. Lei fu messa a studiare nel collegio che i gesuiti tenevano a St-Anne-d'Auray, luogo caro alla fede perché teatro, due secoli prima, dell'unica apparizione riconosciuta di sant'Anna, la madre della Madonna. Aveva sedici anni quando andò in sposa al tenente di vascello Henri Pourpre, dal quale ebbe l'unico figlio, Marc. Quest'ultimo divenne pilota da caccia e cadde nel primo anno della Grande guerra. Il marito si rivelò un uomo violento e manesco. Lei, pare, non tardò a cornificarlo e si beccò pure una pistolettata quando lui la sorprese con l'amante. Il malmatrimonio durò solo due anni. Lei andò a Parigi e chiese il divorzio, gettando nella costernazione i suoi cattolicissimi genitori. Che ancora. Però, non avevano visto niente.STRAGI DI CUORI E SUCCESSONella capitale, lei non tardò ad affascinare Henri Meilhac, un affermato autore teatrale che le procurò un ingaggio addirittura al Folies Bergère, il famosissimo e trasgressivo music-hall ancor oggi esistente. Lui le pagò le lezioni di recitazione e danza con la celebre Madame Mariquita, una coreografa di origine algerina che, essendo una trovatella, rimase nota col solo nome d'arte («mariquita»: «coccinella» in spagnolo). Così, la giovane Anne-Marie divenne Liane de Pougy, ballerina di cabaret. Non tardò a essere notata da Émilie-Louise Delabigne, vero nome della contessa Valtesse de La Bigne, una cortigiana d'alto bordo che la introdusse nel bel mondo parigino e le insegnò tutti i trucchi per alzare il suo prezzo. In breve Liane poté annoverare tra i suoi ammiratori (eufemismo) nomi come Maurice de Rothschild, l'inglese lord Carnarvon, il polacco conte Roman Potocki. Fu il celebre Edmond de Goncourt a lanciare la definizione «la donna più bella del secolo». Liane divenne molto ricca a furia di regali, anche perché, come anticipato, si concedeva a entrambi i sessi. Arrivò a possedere un intero palazzo nel centro di Parigi, una residenza estiva in Bretagna e una suite riservata al Carlton di Losanna, in Svizzera. Anche il mondo culturale se la contendeva. Max Jacob, per dirne uno, era solito passare le vacanze da lei.Storie saffiche e scandaliSì, perché Liane de Pougy aveva un talento anche per la scrittura e scriveva romanzi e commedie. Spudorati. Ecco un paio di titoli: Idillio saffico e Le sensazioni della signorina de La Bringue. Nel 1899 in tale veste fece la conoscenza della scrittrice americana Natalie Clifford Barney, e le due divennero amanti coram populo. La loro relazione riempì le cronache mondane per qualche tempo, poi l'americana si stufò, non essendo portata per la monogamia. Liane mise tutta la loro storia per iscritto nel romanzo il cui titolo esplicito ho su riportato e che diventò un bestseller. Nel 1910, al culmine della sua discutibile fama, convolò a nozze col principe romeno Georges Ghika. L'unione durò ben sedici anni, poi il principe scappò con la molto più giovane Manon Thiebaut, che era stata una delle amanti di Liane.LA RISCOPERTA DELLA FEDELa ex divorziata, attrice, ballerina, cortigiana bisex, scrittrice e ora addirittura principessa non tardò a consolarsi. Con donne, perché aveva promesso al principe che con gli uomini non sarebbe più andata e, malgrado la di lui infedeltà, chissà perché la mantenne. Lui tornò sui suoi passi dopo alcuni mesi, forse perché Manon si era stancata o forse perché si era stufata di svegliarsi accanto al nonno. Ma ormai qualcosa si era spezzato e il prosieguo del matrimonio fu praticamente un disastro. Intanto, però, qualcos'altro dentro di lei aveva cominciato a ribollire.Il tempo era passato e l'età aveva ormai spento i bollori, lasciando il posto alla riflessione. La nostalgia dei tempi della sua innocenza, la calda sicurezza della religione dei suoi padri, gli studi a St-Anne-d'Auray, quel che avrebbe potuto essere la sua vita se avesse preso la via giusta: tutti questi pensieri frullavano nella mente di Anne-Marie. La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso arrivò in un orfanatrofio per disabili di Grenoble. Le gran dame usavano fare beneficenza, e lei era una principessa. Quei piccoli che nessuno voleva le spezzarono il cuore. Fu una suora di quell'asilo Saint-Agnès a offrire una spalla al suo pianto liberatorio. Nel 1945, la decisione. Morto il marito, si fece terziaria domenicana e andò a lavorare proprio nell'orfanatrofio-goccia-finale. Prese il velo, divenne suor Anne-Marie-Madeleine de la Pénitence. Si notino i due nomi: Maddalena e Penitenza. E davvero fu penitenza, se Dio esaudì il suo desiderio di morire la notte di Natale del 1950. Aveva 82 anni. Chi la vide disse che sul suo viso si potevano scorgere ancora i segni dell'antica bellezza della “donna più bella del secolo» precedente.

    Come Hollywood ci impone il pensiero unico

    Play Episode Listen Later Nov 8, 2022 4:36


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7203COME HOLLYWOOD CI IMPONE IL PENSIERO UNICO di Rino CammilleriSpippolando sui siti di film mi sono imbattuto in un'opera di nessuna importanza ma di cui mi ha però colpito una cosa. Se ci fate caso, solo le grandi majors possono permettersi di sparare subito la prima scena riservandosi di mettere i titoli, il cast e i crediti in un secondo momento o addirittura in fondo dopo il the end (classica sigla americana che nessuno ormai usa più). Le altre, prima di cominciare con la storia, si producono in un'interminabile e snervante serie di produzioni, produttori esecutivi, case di distribuzione, patrocini, ringraziamenti e avvisi che i cavalli degli indiani stramazzati per terra erano una finta. E finalmente, dopo una pirotecnia di sigle e slogan e logo, lo spettatore può ottenere ciò per cui ha pagato. Lo spettatore comune, intendo, perché la pirotecnia anzidetta interessa solo i quattro gatti dei cinefili che poi recensiranno dottamente e gratis.Ebbene, dicevo che mi sono imbattuto. E proprio nella pirotecnia di cui sopra ho notato il seguente slogan sotto a un logo e una sigla che non ricordo. Diceva testuale: «Cambiare il mondo una storia alla volta». Esatto, qualcuno finalmente ha fatto outing. Infatti, forse non ci rendiamo conto di quanto i film e telefilm e fiction incidano sul costume e sulle mentalità. Una storia alla volta. Ora, poiché in questo campo la padrona indiscussa è Hollywood, e Hollywood è in mano alla sinistra americana, ecco fatto. E non si tratta tanto di film in grado di lanciare mode. Esempio: gli anni Ottanta furono dominati da La febbre del sabato sera che addirittura coniò un modo di dire e di essere, il «travoltismo». Tra parentesi, è istruttivo guardare in internet la villa faraonica di John Travolta con ben due hangar, uno per un Boeing e uno per un Gulfstream. O il conto in banca dei Bee Gees che ispirò una canzone dei Gatti del Vicolo Miracoli.La cosa è di vecchia data: Rodolfo Valentino divenne già negli anni Venti un modo di indicare i bellocci. La rivoluzione sessuale? Senza il cinema nulla avrebbero potuto i cortei di femministe a dita unite negli anni Settanta. Già nel 1962, più di dieci anni prima, James Bond andava a letto con la sconosciuta come se fosse la cosa più normale del mondo. Ormai sono vecchio, ma rammento nitidamente mia nonna che vietava alle sue numerose figlie la lettura dei fotoromanzi. Eggià, saggezza antica: quelle storie romantiche «guastavano la testa», letterale. Inducevano cioè, subdolamente, a scambiare l'infatuazione per «amore». Cioè, a usare lo stomaco al posto del cervello nella scelta del compagno di vita. Eh, una storia deve per forza di cose insistere sull'emotività, sennò non vende.Pensiamo a un regista americano dichiaratamente di destra, Clint Eastwood. Vinse l'unico Oscar con un film sull'eutanasia (a favore de), Million dollar baby. Aveva fatto di meglio nella sua carriera. Ma Hollywood ha una filosofia precisa, che è quella di Kamala Harris, Nancy Pelosi, Obama, Biden, Ocasio Cortes. Ebbene, se uno guarda quel film scopre che è, per forza di narrazione, congegnato in modo da provocare questo effetto emotivo: al posto del protagonista avresti fatto lo stesso. Infatti, le storie presentano, e devono farlo, dei casi-limite che poi la panza dello spettatore si incaricherà di generalizzare quando sarà ora di votare. A Pannella, malgrado i finanziamenti pubblici, mancò il cinema. Avrebbe fatto prima. Tenetelo presente: «Cambiare il mondo una storia alla volta».

    La corretta traduzione del Padre Nostro e i Vangeli da retrodatare

    Play Episode Listen Later Nov 8, 2022 5:46


    VIDEO: La corretta traduzione del Padre Nostro ➜ www.youtube.com/watch?v=iDlJOJYIbXo&list=PLolpIV2TSebUYAolUy8XGKkkSVK1dUyXFTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7107LA CORRETTA TRADUZIONE DEL PADRE NOSTRO E I VANGELI DA RETRODATARE di Rino CammilleriNel 1966 la chiesa post-conciliare francese adotta una nuova formula del Paternoster col versetto «ne nous soumets pas à la tentation» al posto del tridentino «ne nous laisse pas succomber à la tentation». Il non ancora famoso abbé Jean Carmignac riconosce la provenienza protestante della novità e chiede al suo vescovo il permesso di poter recitare, durante la Messa, il Paternoster in latino. Risultato: gli viene tolta la parrocchia, con proibizione di insegnare il catechismo, predicare e celebrare la funzione domenicale. E lui dedica proprio al Paternoster la sua tesi di dottorato all'Institut Catholique di Parigi, tesi che discute nel 1969 davanti a una commissione presieduta da Jean Daniélou, poi cardinale. Ottiene il massimo dei voti cum laude (anzi, Singulari prorsum cum laude, elogio del tutto eccezionale) e pubblicazione.Da qui l'importante volume scritto dalla specialista Roberta Collu, Il Padre Nostro e i Rotoli di Qumran nel lavoro scientifico di Jean Carmignac (LEF, pp. 330). Com'è noto, Carmignac «riteneva che l'insegnamento del Rabbi Yeshūa fosse stato consegnato alla scrittura, in ebraico o aramaico, quando egli era ancora in vita o poco dopo la sua morte e, soltanto in seguito, tradotto nel greco popolare dell'epoca». Ora, poiché ciò avrebbe comportato la retrodatazione dei Vangeli, contrariamente a quel che tutti i biblisti ritenevano da un secolo sulla scia delle geschichte liberal-protestanti, Carmignac venne subissato e si aprì il vaso di pandora. La Collu racconta tutte le vicissitudini personali e i "misteri" della vicenda. Cominciando dalla sua, che dovette fare i salti mortali per accedere a un Fondo Carmignac che nessuno voleva consentirle di esaminare. Alla fine, dopo anni, finalmente poté rovistare nella trentina di scatoloni contenenti tutte le carte del grande esegeta. Conoscendone la fitta corrispondenza, cercava in particolare una cosa. «Egli parla, infatti, di un manoscritto di più di 400 pagine, che non abbiamo ritrovato, la cui sparizione lascia supporre che sia stato sottratto dagli archivi dell'Istituto cattolico, per ragioni che restano inspiegabili».Carmignac morì nel 1986 ma solo nel 2016 fu reso consultabile il suo archivio. A chiedere perché, ci si sentiva rispondere con arrampicate sugli specchi o, addirittura, in modo sgarbato. Carmignac era il massimo specialista dei Manoscritti del Mar Morto, fondatore della rivista «Revue de Qumran» in sei lingue, dottore honoris causa nell'università di Bonn, ma anche un parroco, cosa che mai smise di fare: «Un sacerdote diventa arido - disse - se si dedica esclusivamente ai suoi studi». Ma aveva contro l'establishment modernista, che ormai occupava tutto l'occupabile. Per tale establishment ai tempi di Gesù non c'era il registratore. Perciò, i Vangeli erano stati costruiti molto dopo la sua dipartita, abbelliti con mitologie, quisquilie&pinzillacchere.Ma lui partiva da una semplice constatazione: la distruzione del Tempio era del 70 d.C. Come mai i Vangeli non ne parlano? Infatti, non è un evento da niente, e poi avrebbe portato acqua alla narrazione "mitica". Allora, sono stati scritti prima. Non solo. Padrone totale di greco, ebraico e aramaico, Carmignac si mise a retrotradurre i testi sacri. E scoprì che erano stati scritti in aramaico e solo dopo tradotti nel greco allora corrente. Il famoso frammento Q7 confermò la retrodatazione, ma lui dovette combattere per tutta la vita. E anche dopo. I suoi archivi furono, stranamente, portati all'Institut Catholique e non alla Bibliothèque Nationale, dove sarebbero stati subito messi a disposizione degli studiosi, «secondo le ultime volontà dell'esegeta».Ed ecco la testimonianza personale della Collu: «Documenti spariti, autorizzazioni concesse e subito ritirate, un'ispezione interrotta d'autorità...». Cose da preti, insomma. Leggiamo dunque questo interessante libro sul Paternoster, «un poema, una poesia ritmicamente costruita che segue le regole di versificazione già in uso ai tempi di Gesù». Con le prime tre domande l'uomo pensa a Dio, con le altre quattro Gli chiede di pensare a lui. Si notino i numeri.

    La soluzione vera per la crisi della scuola

    Play Episode Listen Later Nov 8, 2022 5:03


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6898LA SOLUZIONE VERA PER LA CRISI DELLA SCUOLA di Rino CammilleriLe ultime vicende della scuola - vax sì, vax no, green pass sì, green pass no, mascherine, quarantene e okkupazioni à la sans façon - hanno rimesso in evidenza il problema della scuola italiana e che si può riassumere in un solo vocabolo: un casino. Il rimedio? Ce n'è solo uno, ma lo dirò alla fine.Nell'Ancien Régime i compiti pubblici erano così ripartiti: allo Stato l'ordine e la difesa, alla Chiesa la scuola e l'assistenza. Poi vennero i giacobini e decretarono che tutto doveva essere dello Stato. Cioè, loro. E non tanto l'assistenza, che, dato il ceto dei destinatari, non portava consensi utili, quanto la scuola. Fu allora che divenne obbligatoria. Con essa il regime si garantiva il futuro. Ricordate Orwell? «Chi controlla il presente controlla il passato, chi controlla il passato controlla il futuro». Ma almeno i preti insegnavano la carità e l'amore del prossimo, mentre i giacobini l'odio di classe. Comunque, la lezione fu imparata da tutti i regimi che seguirono, come chi conosce la storia sa.Tornando all'Italia, dopo la parentesi fascista la scuola non smise di essere di Stato. Solo che adesso il pluralismo ideologico ostava a una scuola monolitica. I Dc di allora, che erano colti, fecero di tutto per riservarsene la gestione, i Pc si posero in attesa. E venne il Sessantotto, che, sapendo solo devastare, quello fece anche con le giovani menti. Da allora la scuola italiana è ingestibile, irriformabile, un circo equestre in cui si impara poco e, quel poco, è un rivendicazionismo senza costrutto e senso perfettamente plagiabile dal politicamente corretto del momento. Che si apprende al di fuori della scuola, televisione in primis. Rimane un baraccone napoleonico con un milione e mezzo di addetti, periodicamente innovato da c.d. pedagogisti «esperti» che in vita loro non hanno mai insegnato a scuola. Essendo i più laureati, li si deve pagare da tali, ma, essendo troppi, si dà loro il minimo per sopravvivere. Epperò la scuola rimane un forno indispensabile per ridurre, momentaneamente, la disoccupazione.Come se ne esce? Non se ne esce. A meno che prima o poi non sorga qualcuno che voglia fare davvero qualcosa di liberale: abolirla. L'insegnamento diventi libero, chi vuole intraprendere apra una scuola e a chiamata. Lo Stato controlli solo il rispetto della Costituzione, e nient'altro. Risultato, concorrenza. I presidi cercheranno di accaparrarsi gli insegnanti migliori, perché questi portano iscrizioni. Da qui, buoni stipendi, ogni insegnante avrà il suo ufficio in cui ricevere studenti e genitori. [...]Comunque, tranquilli, una liberalizzazione del genere non accadrà mai.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Rino Cammilleri, nell'articolo seguente dal titolo "2022: fuga dalla squola" spiega ulteriormente perché la scuola pubblica è meglio raderla al suolo e rifarla di sana pianta.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 24 febbraio 2022:Per la scuola italiana c'è un'unica soluzione: abolirla. Quella statale, ovviamente. E tale soluzione dovrebbe essere gradita anche da quanti si dicono liberali. Ora, ogni regime, dal 1789 in poi, ha preteso di formare a sua immagine i giovani. [...]La scuola «di stato» da noi fu invenzione liberal-piemontese, e rimase anche nella repubblica. In mani DC fino al Sessantotto, fu poi devastata dai comunisti. Ogni ministro che si susseguì introdusse «riforme» che non facevano che peggiorare la situazione. Fino al disastro attuale, di fronte al quale occorrerebbe fare come fecero i tedeschi con l'Est dopo la riunificazione: irreparabile, meglio radere al suolo e rifare di sana pianta. E la sana pianta, ora che i liberali sono stati spinti a destra, è questa: concorrenza. Tutte le scuole siano imprese private e ogni preside attiri iscrizioni offrendo di meglio.I non abbienti? Borse di studio finanziate dal risparmio, mastodontico, ottenuto dall'abolizione della scuola statale. Che ormai è solo un carrozzone napoleonico costosissimo e improduttivo, e siamo rimasti quasi i soli al mondo ad averne uno. [...]Mi si consenta uno spiacevole ricordo personale. Quando per sopravvivere insegnavo al liceo, una volta mi capitò di imbastire il seguente breve dialogo: «Signorina, lei ha sbagliato porta». La studentessa di quinta, che stava per entrare in classe, meravigliata chiese: «Perché?». Risposta: «Perché questa non è la discoteca». Infatti, vi lascio immaginare com'era abbigliata. La cosa finì lì, apparentemente. La settimana successiva mi chiamò il preside. C'era un esposto contro di me, firmato da tutta quella classe, il fidanzato della discotecara e i genitori di lei. L'accusa non era di molestie sessuali ma quasi. Il preside, per evitar rogne, trasmise al provveditore, il quale, per evitar rogne, trasmise al ministero. Io, per evitar rogne, mi dimisi all'istante. Mi avevano confezionato una bella trappola e se mi fossi difeso sarebbero arrivati i sindacati, le femministe, la stampa e le televisioni. Date retta, nun ce sta nient'a fa', la scuola italiana è la Zattera della Medusa.Sogno una situazione nella quale volentieri tornerei a insegnare: col mio curriculum sotto il braccio mi presenterei a un preside e chiederei quanto sarebbe disposto a darmi. Se lui giudicasse che, con me, le iscrizioni aumenterebbero, mi darebbe quel che chiedo, più un ufficio tutto mio in cui ricevere gli studenti e personalizzare quel che insegno. State sicuri che nessuno imbratterebbe il banco, perché il papà gli farebbe passare la voglia: il banco, infatti, è suo, non «di tutti». [...]E dico di più: la divisa scolastica, come in Giappone, come in Inghilterra. Così, il povero con borsa di studio non dovrebbe sedere accanto al compagno griffato. Come si vede nei film, gli americani fanno i salti mortali per andare al college. L'alternativa è friggere patatine da McDonald's. Non a caso gli Usa rule all the world.

    L'odio per i cattolici alle origini degli Usa

    Play Episode Listen Later Nov 8, 2022 8:44


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7066L'ODIO PER I CATTOLICI ALLE ORIGINI DEGLI USA di Rino CammilleriI Padri Pellegrini, ritenuti paleofondatori degli Stati Uniti, erano protestanti così fanatici da venire scacciati dai protestanti egemoni, che mal sopportavano chi era più fanatico di loro. E i Pilgrim Fathers traversarono l'oceano per trovare una terra in cui uno fosse libero di fare il fanatico come gli pareva. Da qui un Paese letteralmente fondato sulla libertà di religione. Naturalmente, le cose non andarono esattamente nel modo semplicistico con cui le abbiamo tratteggiate, ma nel complesso sì.I Fondatori posero fin da subito delle eccezioni: libertà per tutti, tranne che per i pagani e i papisti. I pagani erano gli indiani, che nell'America del Sud si chiamavano indios. Questi, gli spagnoli li evangelizzarono come da patto col Papa, che aveva dato ai Re Cattolici il permesso di colonizzare il Nuovo Mondo purché si facessero carico della cristianizzazione dei nativi. E così fu, tanto che, ancora oggi, i nomi delle città statunitensi nei territori sottratti al Messico già spagnolo armi in pugno suonano San Antonio, Los Angeles, Sacramento, Corpus Christi, Santa Fe, San Diego, San José, San Francisco, eccetera. Tutte sorte attorno a missioni francescane, le più delle quali create dal beato Junìpero Serra (la cui statua in Campidoglio è l'unica id un frate papista). I Conquistadores, controllati a vista dai loro cappellani, sposarono donne azteche e incas, tanto che oggi il Sudamerica è completamente meticcio.AL NORD IL TRIONFO DEI WASPNon così fu al Nord, dove, Pocahontas a parte, i coloni non si mischiarono con i nativi. Infatti, oggi, nel melting pot americano l'etnia pellerossa è ridotta a pochi esemplari. L'altro divieto era per il papismo, et puor cause: il protestantesimo era appunto una separazione indignata dalla casa - madre cattolica, da Lutero in poi presentata come sentina di ogni errore e corruzione. Perciò ci vollero un paio di secoli prima che i cattolici venissero ammessi alla vita comune. Finché la maggioranza fu wasp (white, anglo - saxon, protestant), l'ostracismo nei confronti dei cattolici permase (il KuKluxKlan annovera i papisti, con gli ebrei e i neri, tra i nemici della nazione americana: il governo si decise finalmente a prendere provvedimenti quando nell'indiana vide scontrarsi per vari giorni studenti cattolici dell'Università di Notre Dame e militanti del KKK). Uno dei motivi per cui gli Usa con la guerra del 1848 non si annessero l'intero Messico, fu che l'immissione di milioni di cattolici negli States avrebbe sovvertito gli equilibri di un Paese wasp. Basti pensare agli irlandesi arruolatisi per fame nell'esercito americano: trattati con disprezzo perché papisti, nel 1848 molti di loro passarono coi messicani (cattolici e antischiavisti) e costituirono il battaglione San Patricio. Quelli che sopravvissero furono marchiati a fuoco sulla faccia e impiccati come traditori (a questo e a quel che segue abbiamo dedicato specifiche puntate de Il Kattolico). Ci volle tempo e la pazienza dei missionari papisti, che aprivano scuole (boicottate) anche agli indiani e ai neri. Santi come Catherine Drexel, una convertita che diede fondo alle sue grandi ricchezze per assistere gli ultimi (il celebre vibrafonista Lionel Hampton, bambino nero di strada, dovette alle sue suore istruzione ed educazione). Ci vollero figure come suor Blandina Segale, mandata nel selvaggio West, che lo stesso Billy The Kid rispettava. Una vita di contrasti, perché ovunque andasse i wasp le vietavano l'insegnamento o l'assistenza ospedaliera. O padre Giuseppe Bixio, fratello del garibaldino Nino: gesuita, si accorse subito che gli indiani erano trattati come subumani e ne prese le difese. Alla Guerra di Secessione si arruolò come cappellano tra i Confederati e si rese protagonista di imprese leggendarie. A guerra finita scampò alla vendetta nordista perché aveva sempre soccorso i feriti di ambedue i lati.GLI ITALIANI E I LATINOSProprio quella guerra portò altri cattolici in terra americana. Si trattava dei borbonici sconfitti, cui venne offerto l'arruolamento nei ranghi della Confederazione, a corto di uomini rispetto al più popoloso Nord. Quella nostra gente si ritrovò sconfitta di nuovo e per avere combattuto per il Sud. Ma, non avendo dove andare, rimase in terra americana. Così come gli unici due sopravvissuti alla celebre battaglia di Little Big Horn, quando gli indiani sterminarono il Settimo Cavalleria di Custer: Giovanni Martini, sergente trombettiere, e il tenente Carlo Di Rudio. Il primo era stato mandato, inutilmente, a cercare soccorsi. L'altro era un ex carbonaro, compagno di quel Felice Orsini che aveva attentato alla vita di Napoleone III. Scappato in America, come tanti altri cospiratori europei era stato arruolato e mandato negli avamposti più lontani (così il governo si liberava delle teste calde esperte nell'arte di cospirare: non si sapeva mai). Lentamente, l'immigrazione dei latinos, soprattutto messicani, fece il resto portando alla situazione odierna, con il cattolicesimo divenuto numericamente la prima religione negli States, se si tiene conto che il protestantesimo è parcellizzato in miriadi di denominazioni diverse, ciascuna delle quali sempre in procinto di sdoppiamento per scisma.Si aggiunga un altro non trascurabile fenomeno: le conversioni. Tutto l'Ottocento vide un flusso pressoché continuo di conversioni di protestanti al cattolicesimo, laddove il percorso era praticamente inesistente. Personaggi leggendari come Buffalo Bill, Toro Seduto, Kit Carson e Alce Nero si fecero battezzare cattolici. Ciò era dovuto anche allo spettacolo dell'abnegazione del clero cattolico nei confronti dei più sfortunati, indipendentemente dal colore della pelle. Nella Guerra Civile le suore cattoliche si erano prese instancabilmente cura dei feriti di entrambe le parti. E, a guerra finita, il Papa Pio IX aveva mandato la sua benedizione con un rosario al Presidente sudista Jefferson Davis in carcere. Moltissimi nativi e altrettanti ex schiavi neri poterono studiare e acquisire dignità grazie alle istruzioni che la Chiesa cattolica, pur tra mille difficoltà e boicottaggi, aveva fatto sorgere in terra americana. Si pensi anche all'assistenza agli immigrati europei, di cui santa Francesca Cabrini è di fatto il simbolo. Con la crisi della patata del 1847 e le spietate politiche economiche degli occupanti inglesi, un milione di irlandesi morirono di fame e un altro milione sbarcò in America. Tutti cattolici. Poi venne il turno dei contingenti italiani (negli anni a cavallo del Novecento, più di cinque milioni di nostri connazionali sbarcarono a Ellis Island in fuga dalla fame in cui l'Italia "piemontese" li aveva precipitati). Il tutto mentre non si arrestava il fenomeno delle conversioni individuali a cui abbiamo accennato. Mostri sacri dell'intrattenimento come Bing Crisby (è sua la canzone più venduta di sempre, White Christamas), John Wayne, Gary Cooper (una figlia suora), Jane Russel, Loretta Young, Dolores Hart ("fidanzatina" cinematografica di Elvis Presley: finì monaca di clausura), ma anche Babe Ruth (il più grande giocatore di tutti i tempi dello sport più americano che ci sia, il baseball, il generale Lewis Wallace (l'autore di Ben Hur), e si potrebbe continuare per pagine. Infatti, ci vorrà un'altra puntata.

    L'ultimo miracolo di Padre Pio

    Play Episode Listen Later Nov 8, 2022 6:47


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7205L'ULTIMO MIRACOLO DI PADRE PIO di Rino CammilleriIl famoso attore americano Shia LaBoeuf si è convertito al cattolicesimo a furia di interpretare Padre Pio in un film hollywoodiano di prossima uscita. Shia, versatilissimo, ha cominciato da ragazzino nel cult Holes. Buchi nel deserto, poi ha interpretato tantissimi film di primo piano, tra cui Fury con Brad Pitt e la saga Transformers, e ricordiamo pure il giovane Indiana Jones ne I teschi di cristallo. Vita altrettanto tumultuosa, come molti dei suoi colleghi, tra droga e disordini vari, dice di essere rimasto folgorato sulla via di Damasco proprio mentre, dovendo interpretare il santo preconciliare, imparava dire la vecchia messa in latino.Dovrebbe assumere come patrono Gelasio il Mimo, singolare martire d'epoca romana che fu ingaggiato da Diocleziano proprio per beffeggiare sul palco i riti cristiani: solo che, uscito dall'acqua dopo la parodia del battesimo, il Mimo, tra lo stupore del pubblico, si dichiarò cristiano; non sapeva neanche lui come fosse successo, ma quel battesimo, pur finto, lo aveva trasformato di botto. Tanto da affrontare serenamente il martirio. Shia si aggiunge così alla non piccola schiera di importanti attori hollywoodiani che sono cattolici credenti e praticanti, sui quali primeggiano Mel Gibson, Mark Wahlberg e Gary Sinise, gente da messa quotidiana. Mettiamoci anche Jim Caviezel, convertito a Medjugorje, e il tormentato Mickey Rourke, il quale ha ammesso in un intervista: «...se non fossi cattolico mi sarei già sparato».Tra i tantissimi (forse troppi) che sono stati San Francesco sullo schermo è ancora il migliore. Ma il rapporto tra Hollywood e le conversioni al cattolicesimo, quantunque singolare dato l'ambiente, è antico e risale al mito dei miti: Rodolfo Valentino. Per poi, salendo per li rami, arrivare a Loretta Young, la bellissima che doveva tener nascosto il suo papismo per non finire nel mirino del Ku Klux Klan. E non solo, perché l'America w.a.s.p. su questo era inflessibile, basti pensare a Birth of a Nation di D. W. Griffith che il Kkk l'aveva addirittura in locandina. Tra massonismo e ebraismo veterotestamentario (ricordiamo i kolossal biblici in cui i Romani erano rappresentati come le SS dell'epoca) Hollywood era praticabile solo a chi il suo battesimo papista l'avesse tenuto ben nascosto come qualcosa di cui doversi vergognare, si pensi alla maliarda Hedy Lamarr, austriaca.Ma poi le maglie in qualche modo si allentarono, anche se Hollywood è sempre stata la patria, se non la fabbrica, del politicamente corretto del momento, e ancora lo è. Così, ecco Gary Cooper che va a farsi battezzare da Pio XII. Sua figlia, ancora vivente, è badessa di un monastero di clausura. Badessa pure Dolores Hart, che in un film fu girlfriend di Elvis Presley. E che dire del mito americano per eccellenza, John Wayne? Convertito al cattolicesimo pure lui, come lo erano stati, prima di lui, miti veri come Buffalo Bill, Toro Seduto e Kit Carson. Ma il fatto di Shia LaBoeuf, cioè un attore famoso che si converte dopo avere impersonato un santo cattolico, ha un illustre precedente, sir Alec Guinnes, premio Oscar per Il ponte sul fiume Kwai e meglio conosciuto dai più giovani per essere stato il primo ObiWan Kenobi nella saga di Star Wars.Nel 1955 interpretò il cardinale Midszenty, primate d'Ungheria imprigionato e processato dai sovietici dopo l'invasione. Il film si intitolava Il prigioniero e, poiché l'Urss a quel tempo era più potente e influente che mai, uscì coi nomi cambiati. Tanto potente e influente erano l'Urss e i suoi compagni di merende che il film venne rifiutato a Cannes e ancora oggi solo pochi cinefili (di destra) ne conoscono l'esistenza. Ma Guinness si era immedesimato talmente in quell'eroico cardinale da volerne abbracciare le fede. Midszenty, per la cronaca, terminò i suoi giorni a Roma, sacrificato all'Ostpolitik vaticana. Per tornare a Shia, l'Ostpolitik non è ancora terminata, visto che nei fogli e nei siti clericalmente corretti non v'è cenno a un particolare importante e, nelle dichiarazioni dell'attore, esplicito: quel che lo ha colpito non è stato tanto Padre Pio quanto l'antica messa, quella col latinorum che i nostri bisnonni analfabeti conoscevano benissimo.

    Chi vuole distruggere Giorgia Meloni?

    Play Episode Listen Later Sep 28, 2022 11:48


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7150CHI VUOLE DISTRUGGERE GIORGIA MELONI? di Rino CammilleriScusate se, giunto al fin della licenza, pongo una domanda alla Bertoldo: ma che votiamo a fare? Campagna elettorale al calor bianco, se in questo sito liberale pubblico una recensione culturale, ci sono lettori che sbuffano perché ho derogato dal Di Maio-Letta-Meloni-Salvini-Renzi-Calenda. A me però viene in mente il verso di Battiato, il famoso cantautore del boh: «Quante stupide galline che si azzuffano per niente».Sì, perché proprio i frequentatori di questo sito dovrebbero sapere come andrà a finire. Ok, il centrodestra vincerà (salvo saponette sotto al piede last minute). E poi? Ricordate Salvini ministro degli Interni? Due rinvii a giudizio. Due! L'ha sfangata? Buon per lui, ma la famosa immunità parlamentare serviva proprio ad evitare che un politico fosse costretto a perdere tempo prezioso in cause. L'avversario si azzoppa anche intralciandolo. Ebbene, immaginate che cosa succederà a un governo di centrodestra. Proprio chi qui mi legge dovrebbe sapere bene quale è stato il calvario di Berlusconi: li ebbe tutti addosso, interni ed esterni. Merkel, Sarkozy, spread, mercati, poteri forti, finanza internazionale, Soros, giornali, media mondiali, nani&ballerine. Perfino Veronica Ciccone, in arte (si fa per dire) Madonna, venne a cantare in Italia con un video in cui tra i grandi cattivi della storia ci aveva messo il Cavaliere, sicura di strappare l'applauso di tutti color-che-contano qui e in the world.La nostra magistratura è stata riportata all'imparzialità? No. I direttori di testata sono tornati al giornalismo puro? No. La Rai è tornata al pluralismo? No. E allora, ripeto, che votiamo a fare? Il parlamento europeo ha fatto una standing ovation in sostegno al Gay Pride vietato dalla Serbia. Ed è da mò che condanna Polonia e Ungheria per gli stessi motivi, cui si aggiunge l'aborto che in Polonia è crollato del 92% da quando il governo ha vietato quello eugenetico (il che la dice tutta).Orban viene portato a esempio di bestia nera malgrado sia stato votato da praticamente tutti gli ungheresi. I polacchi, romantici come al solito (di loro si ricorda l'eroica carica di cavalleria contro i panzer tedeschi), per odio storico contro i russi mandano armi, uomini, soldi a Zelensky, e hanno accolto mezza Ucraina quantunque non possano permetterselo economicamente. A loro, però, zero Pnrr: non sono democratici perché non consentono l'aborto a go-go e non esaltano i Gay Pride. Orban, meno romantico è più furbo, piglia il gas da Putin e non dovrà cuocere il gulash senza fuoco. Aspettiamo Madonna, nani&ballerine esibire la sua faccia coi baffetti alla Hitler.Ma guardiamoci, noi italiani: è una settimana che stiamo incollati ai funerali della regina, e chissenefrega del Britannia. I peggiori nemici del nostro benessere stanno nella City e a Wall Street, ma chi lo dice è un complottista antiamericano.Berlusconi, reo di voler difendere le ragioni del suo Paese, dovette piegarsi a far la guerra a Gheddafi, che era come tagliarsi le gambe da soli. Per dire. Ebbene, la Meloni, se vincerà lei, lo sa bene; infatti prima della campagna era andata a farsi dare la benedizione dai conservatives americani. Da qui il suo sostegno a una guerra ucraina i cui perdenti siamo noi, come sa bene. Non aveva altra scelta: chi vuol comandare in Italia deve chiedere il permesso agli americani. Ma appena si azzarderà a (cercare di) fare gli interessi nazionali, si scatenerà il solito inferno.Da qui la reiterata domanda: ma che votiamo a fare? Badate non è un invito all'astensione (che è ciò che vogliono i nostri avversari: comandare senza l'intralcio di elezioni), perché votare serve almeno a contarci e far sapere all'avversario da che parte sta il popolo. Ma prepariamoci a far scorte di valium.Nota di BastaBugie: Luca Volontè nell'articolo seguente dal titolo "Allarme europeo (in malafede) sulla Meloni" spiega perché la prospettiva di un'Italia governata dal centrodestra (a guida Fratelli d'Italia) ridesta paure strumentali agitate da media e governi europei (mentre Polonia e Ungheria si congratulano e anche la Russia è disponibile a collaborare, a certe condizioni).Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 27 settembre 2022:Fascisti eredi di Mussolini, pericolosi attentatori dell'Europa... la zizzania sparsa da Letta e dalla sinistra illiberale ha attecchito. Al di là degli insulti ignoranti, si apre uno spazio da protagonista per l'Italia in Europa, nel Mediterraneo e per la pace in Ucraina. Una premessa è nota ma d'obbligo: Già Alleanza Nazionale, con la svolta di Fiuggi, aveva tagliato le proprie radici con ogni ispirazione fascista, tant'è che Pino Rauti e altri fondarono il Movimento Sociale Fiamma Tricolore. A maggior ragione, Fratelli d'Italia, nato nel 2012 e presentatosi sin dalle elezioni del 2013, non ha nulla nel suo programma e tra i suoi principi ispiratori che possa rifarsi alle esperienze fasciste, tanto meno quella di Benito Mussolini. Inoltre, Giorgia Meloni è stata eletta Presidente dei Conservatori europei (ECR) lo scorso 29 settembre 2020, non di una famiglia politica europea di "estrema destra".Non c'è alcuna buona fede nei commenti dei giornali internazionali, piuttosto livore ideologico per l'ennesima sconfitta della sinistra e della sua "supposta superiorità morale". Partiamo. AlJazeera scova commentatori allarmati del pericolo neofascista in Italia, allo stesso modo si legge della preoccupazione del fascismo di ritorno in Italia sui giornali turchi, tra i quali l'Hurriyetdaily accusa la Meloni di aver forgiato il suo partito sull'eredità del fascismo e Benito Mussolini, mentre il DailySabah si spinge sino a vedere nella Meloni un nuovo Mussolini. La Turchia teme di rivedere un'Italia che finalmente si riappropri del proprio ruolo nel Medio Oriente e nel Mediterraneo, i suoi giornali usano toni indegni.In Spagna, Francia e Germania i partiti di governo e quotidiani hanno espresso anch'essi preoccupazione per i risultati delle elezioni italiane. Il ministro degli Esteri spagnolo Jose Manuel Albares ha dichiarato che il voto italiano è stato legittimo ma ha lamentato che alcune forze politiche mirano a seguire «il modello di Putin... che è autoritario e non crede nella pluralità o nella diversità» e lanciato il malocchio sull'Italia dicendo che il «populismo finisce sempre allo stesso modo: con una catastrofe». A spalleggiare il governo Sanchez, è stato anche stavolta l'editoriale de El Pais, dove troviamo un crogiolo di accuse insulse sulla "stella fascista" che guida la Meloni e la sua idea poco femminista – perché pro-life – sulle donne. Proprio ieri, però, la ex vicepresidente del governo ed esponente socialista Carmen Calvo, ha accusato l'esecutivo di voler distruggere tutta la legislazione sull'eguaglianza femminile, dopo l'approvazione della Legge Trans. Chi è contro le donne?Peggio la Francia dove, interpellata dalla radio francese BFMTV, il primo ministro Elisabeth Borne ha detto di esser pronta, insieme alla Unione europea, a vigilare perché «ogni Stato deve essere in linea con i valori europei, sullo stato di diritto, sui diritti umani, tra i quali il rispetto del diritto all'aborto». La Borne avrebbe ben altro da fare: guida un governo di minoranza e avrà difficoltà ad approvare la "legge di bilancio", nel quale recentemente due esponenti di spicco di Verdi e dei Socialisti si sono dovuti dimettere per le accuse di violenze e tutto l'ufficio di presidenza della commissione sull'incesto, istituita dopo gli scandali della sinistra, lamenta la grave disattenzione dell'esecutivo. Più prudente il presidente Macron che, rispetta i risultati elettorali e si augura, «come vicini e amici, di continuare a lavorare insieme». Per Le Monde invece il successo della Meloni, per la prima volta dalla Marcia su Roma di Benito Mussolini, è un pericolo mortale per l'Europa, visti i risultati delle destre in Svezia e della Le Pen in Francia.In Germania, il vice-portavoce del Cancelliere Olaf Scholz, si è limitato a dire che «l'Italia è un Paese molto favorevole all'Europa, con cittadini molto favorevoli all'Europa e presumiamo che questo non cambierà». Su Der Spiegel fanno capolino le accuse all'Italia spendacciona, con i soldi europei, mentre DW dà ampio spazio a tutti coloro che legano FdI e Meloni al fascismo, Mussolini e la definiscono (come in altri quotidiani) di "estrema destra" per voler promuovere "Dio, patria e famiglia".Il brillante Eric Mamer, portavoce della Commissione EU, dice che la Commissione spera "di avere una cooperazione costruttiva con le autorità italiane", dopo la formazione del nuovo governo. Un passo avanti, dopo le volgari ingerenze della Von der Leyen descritte su La Bussola i giorni scorsi. L'"house organ" della sinistra globalista, Politico, si diletta a paragonare gli anni di Mussolini con il prossimo governo della Meloni, il The Guardian, dopo aver ospitato le farneticanti analisi di Roberto Saviano, si preoccupa per inesistenti discriminazioni verso gli Lgbtqi e la permanenza dell'Italia nella Ue.Tutti i leaders conservatori europei hanno invece espresso le congratulazioni per il successo del centrodestra e della Meloni (il polacco Mateusz Morawiecki e l'ungherese Viktor Orban in primis). Le tre superpotenze? La Cina rimane contrariata dalla dichiarazione della Meloni sul ritiro italiano dalla "Via della Seta" e il sostegno a Taiwan, gli Usa con Antony Blinken sono «pronti a lavorare con il nuovo governo», mentre dal Cremlino Dmitry Peskov dice che la Russia è pronta «ad accogliere qualsiasi forza politica che sia in grado... di dimostrare un atteggiamento più imparziale e costruttivo verso il nostro Paese». Mosca così apre ad un possibile impegno diplomatico italiano.

    La mossa di Letta per riportare il PD al governo

    Play Episode Listen Later Sep 13, 2022 11:15


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7137LA MOSSA DI LETTA PER RIPORTARE IL PD AL GOVERNO di Rino CammilleriIl Vernacoliere è un giornale che si stampa a Livorno ed è noto per la sboccataggine del suo linguaggio, che è appunto vernacolo toscano coniugato in livornese stretto. Non ha alcun rispetto per nessuno, nemmeno per la sua area politica di riferimento, quella comunista. Proprio a Livorno, infatti, nacque il Pci per scissione. E fino a qualche tempo fa la tifoseria calcistica era self-nomata «Brigate Stalin». Una sola cosa superava ogni altra: la rivalità campanilistica con la vicina Pisa. Le battute che vertevano sul tema «i pisani sono tutti brutti, sporchi & cattivi» e le innumerevoli varianti il cui limite era solo la fantasia, su quel foglio hanno infallibilmente trovato spazio e risalto.Ho diramato richiesta circolare ad amici locali per sapere come la redazione ha preso l'avvento proprio di un pisano alla direzione del Pd, ma non ho ancora avuto risposta. Ho avuto, tanti anni fa, la ventura di partecipare a un dibattito al quale era invitato anche Enrico Letta, prima che questi intraprendesse la carriera politica. Ne ricavai un'impressione neutra, né buona né cattiva. Niente, insomma. Il passare del tempo mi ha confermato. Come diceva Oscar Wilde, solo i superficiali non giudicano dalle apparenze. Ebbene, oggi, al cospetto di una tornata elettorale che si preannuncia epocale, l'uomo, diventato capo della sinistra, presenta un programma apparentemente suicida, data la situazione disperata, economicamente ed energeticamente parlando, del Paese: Ius scholae, matrimonio same-sex, legge Zan, legge sul fine-vita. Vuol perderle, queste elezioni? Sembrerebbe di sì, dato il non-programma.In realtà nel Pd le teste pensanti sono altre. Sanno che perderanno, ma mirano a ben altro. Cioè, a lanciare un segnale di fedeltà alla sinistra americana, in base al principio: perdiamo oggi, ma vinciamo domani, così come abbiamo fatto a suo tempo a Roma lasciando la patata bollente alla Raggi. Poi, guerra spietata, anche nelle piazze, per far sì che il prossimo Presidente della Repubblica sia ancora una volta nostro. E continueremo a comandare noi anche senza voti. La sinistra americana, se ci fate caso, sta assumendo sempre più un volto "italiano", Mani Pulite docet. Il mitico Fbi, infatti, sta facendo di tutto per togliere di mezzo la concorrenza di destra ai dem per via giudiziaria, amministrativa e poliziesca.Il mitico Fbi dei telefilm e dei film, infatti, non si è nemmeno accorto che in sala a sentire Salman Rushdie c'era un estremista islamico. Eggià: il deep state è troppo concentrato su Trump, perché sa che il popolo è con lui. Così da noi. Ed ecco la strategia: è ineluttabile che vinca la destra; lasciamola fare, anzi, agevoliamola. Gli anni che ci aspettano sono una patata ben più bollente che la Roma della monnezza, dei cinghiali e degli autobus autocomburenti. Quasi sicuramente la destra al governo fallirà creando scontenti pari alle aspettative. Così, l'Italia tornerà in bocca al Pd o quel che sarà allora (magari avrà assunto come simbolo l'asinello americano, tanto per essere chiari ed espliciti), il quale nel frattempo avrà lavorato dietro le quinte per blindare il deep state anche in Italia. Questa si chiama lungimiranza politica. Farina del sacco di Letta? Seeeeh...Nota di BastaBugie: Ruben Razzante nell'articolo seguente dal titolo "La disperazione della sinistra orfana di Draghi" racconta come Enrico Letta in un mese sia passato dal campo largo al campo vago, nel quale non si sa bene chi ci sia e con quale seguito elettorale.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 settembre 2022:Alla vigilia del black-out di 15 giorni nella diffusione di sondaggi e intenzioni di voto, il centrodestra conserva e, secondo alcuni analisti, incrementa il suo vantaggio sugli avversari. La forbice tra le due principali coalizioni rimane superiore ai 20 punti percentuali, anche perché i voti a sinistra si disperdono tra Pd, cespugli post-comunisti, Terzo Polo (Calenda-Renzi) e Movimento Cinque Stelle.Ma va detto che, al di là dei sondaggi, la sinistra ci sta mettendo molto del suo per rendere la sua probabile sconfitta ancora più cocente. Enrico Letta in un mese è passato dal campo largo al campo vago, nel quale non si sa bene chi ci sia e con quale seguito elettorale. Le contraddizioni nei proclami della sinistra continuano ad essere stridenti e l'elettorato è sempre più confuso.Anzitutto sulla famosa Agenda Draghi si sta consumando una delle peggiori ipocrisie di questo periodo. L'Agenda Draghi non è più difesa neppure dallo stesso Draghi e dal suo attuale esecutivo, visto che lo scioglimento delle Camere ha rivoluzionato il calendario delle scadenze e dei progetti, come si è visto anche due giorni fa nelle votazioni sul nuovo decreto aiuti, che è stato boicottato per ragioni elettorali da alcune forze che formalmente fanno ancora parte del Governo, come il Movimento Cinque Stelle. Inoltre il premier se ne guarda bene dal parteggiare per una forza politica e ha deciso di mantenere un basso profilo proprio perché, con ogni probabilità, non ha piacere che Letta, Calenda e altri candidati rivendichino il copyright dell'agenda Draghi e usino il suo nome per finalità propagandistiche.E poi, sempre secondo le ultime rilevazioni degli istituti di sondaggi, tutti i partiti anti-Draghi stanno un po' crescendo. Basti pensare a Fratelli d'Italia, ormai saldamente primo partito nel Paese, ma anche al Movimento Cinque Stelle, che un mese fa sembrava avviato al declino irreversibile e ora appare ringalluzzito e addirittura in sorpasso sulla Lega. Questo significa che il draghismo si è dissolto e ormai le forze politiche giocano tutte in proprio la loro battaglia per la sopravvivenza elettorale. Ma, come detto, le contraddizioni all'interno della coalizione guidata dal Pd sono davvero stridenti e riguardano una serie di temi cruciali per la campagna elettorale.Anzitutto la questione del presidenzialismo. Enrico Letta continua a sbraitare sostenendo che il centro-destra vorrebbe disarcionare Sergio Mattarella subito dopo il voto per eleggere un nuovo Presidente della Repubblica. In realtà ci sono settori del centro-sinistra e ambienti filo-americani che premono affinché al Quirinale salga Mario Draghi come ideale "tutore" di Giorgia Meloni, sempre più proiettata verso Palazzo Chigi. L'attuale premier, salendo al Colle, potrebbe vigilare sulla dialettica politica e impedire la temuta deriva sovranista che allontanerebbe l'Italia dall'influenza atlantica e della Nato e raffredderebbe, sempre secondo i detrattori del centro-destra, lo spirito europeista del nostro Paese. Seconda contraddizione riguarda la legge elettorale.Letta definisce anti-democratico il Rosatellum e accusa Renzi di averlo fatto approvare, ma omette un particolare: Renzi all'epoca era il segretario del Pd, il suo stesso partito. E poi è troppo comodo criticare il sistema di voto solo ora che Letta è sicuro di perdere, non essendo riuscito a creare quel fatidico "Fronte di liberazione nazionale contro l'avanzata delle destre". Il sistema elettorale delle elezioni amministrative invece gli va benissimo, perché al secondo turno la sinistra riesce sempre a prevalere, nonostante l'astensione sia elevatissima. Il valore di quelle elezioni è scarso, a causa della ridotta rappresentatività, ma alla sinistra interessa sempre e solo l'occupazione del potere, come conferma il fatto che da dieci anni a questa parte, pur non avendo mai vinto le elezioni politiche, riesce sempre ad andare al Governo. Singolare e surreale anche l'ultima l'uscita di Luigi Di Maio, il cui nuovo partito Impegno civico non si schioda da un risicato 1%, che non gli consentirà di prendere alcun parlamentare.L'attuale Ministro degli Esteri spera di essere eletto deputato nel collegio uninominale di Napoli Pomigliano, sua terra d'origine, grazie ai voti degli elettori del Pd che lui detestava e che l'hanno sempre odiato. Dopo aver promosso la scissione all'interno del Movimento 5 stelle, portandosi dietro oltre 60 parlamentari, Giggino sperava di raccogliere i frutti nelle urne ma la verità è che chi lo ha seguito si prepara a non rientrare in Parlamento, mentre il Movimento 5 stelle, da quando lui è uscito, ha guadagnato consensi. Il Ministro degli Esteri, sprezzante del ridicolo, ha sostenuto che soltanto il fronte progressista, al quale lui ha aderito frettolosamente, goffamente e per disperazione, "difende gli interessi dell'Italia, mentre il centro-destra pensa solo a litigare".Probabilmente ha sbagliato discorso, perché avrebbe dovuto dire l'esatto contrario e cioè che nella sinistra si litiga furiosamente, tanto che le divisioni sono sfociate nella nascita del Terzo Polo e nel muro contro muro tra Letta, Calenda e Conte, mentre il centro-destra, sia pure con diverse sfumature su temi importanti, rimane unito e nei collegi uninominali farà votare compattamente i suoi candidati, che dunque hanno concrete possibilità di prevalere un po' ovunque. Dopo il 25 settembre a sinistra, invece, i nodi verranno al pettine e ci sarà una vera e propria resa dei conti. L'appello al "voto utile" si sta rivelando un boomerang per Letta, che nell'ultima settimana ha perso quasi 2 punti nei sondaggi. Segno che nessuno a sinistra crede più nella rimonta e che si sta già pensando al dopo-Letta.

    Cosa vogliono davvero Usa e Inghilterra dalla guerra in Ucraina

    Play Episode Listen Later Aug 9, 2022 4:47


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7103COSA VOGLIONO DAVVERO USA E INGHILTERRA DALLA GUERRA IN UCRAINA di Rino CammilleriTutti contenti perché la Russia è costretta a fare i salti mortali per aggirare le sanzioni occidentali. Tutti ad augurare ogni malattia terminale a Putin. Tutti a disegnare scenari sulla sua imminente sostituzione con - sperano - un simil-Eltsin che finalmente si decida al calabraghe, tutti ad annunciare entusiasti invii americani di armi formidabili a Zelensky, e via dando di stomaco. Per i media mainstream - praticamente tutti - finché c'è guerra c'è speranza. Per loro. [...]Sono tutti contenti, dicevamo, perché la Russia deve rivolgersi ai mercati asiatici, dal momento che quelli occidentali - cioè, europei - le sono ormai preclusi. Ebbene, è da quando è cominciata la guerra in Ucraina (meglio: per il Donbass e la parte russofona) che vado dicendo che è esattamente questo il risultato che Usa e Gb volevano ottenere: ricacciare i russi in Asia, tagliare ogni ponte fra loro e l'Europa, soprattutto la Germania. Il gas americano non è concorrenziale con quello russo, né potrà mai esserlo? Nessun problema. Gli Usa hanno un asso in più degli altri: the big stick, come diceva uno dei suoi presidenti più guerrafondai, Theodore Roosevelt (non a caso l'hanno immortalato nel Monte Rushmore insieme a Washington).Anche infagottata nella Ue, la Germania aveva finito per diventare egemone in Europa. Gasdotti russi a gogò, Schroeder nella Gazprom, eccetera. A un certo punto gli angloamericani hanno detto stop. Gli inglesi se la sono filata all'inglese dalla Ue. Poi, le manovre che sappiamo, dal 2004 i poi, in Ucraina, chiave strategica (chiedete a Bismarck) per sbarrare la porta alla Russia. È la geopolitica, bellezza: mai, dico mai, gli inglesi e poi gli americani con loro, hanno sopportato l'ascesa di una potenza continentale. E che potenza sarebbe stata quella nata dalla sinergia economica tra Germania e Russia! Berlusconi, Pratica di Mare, Putin a braccetto con Bush? Seeeeh! Non avevano capito niente, Forse neanche Bush. Ma agli strateghi angloamericani le foto di scena non interessavano.Tutti quei nostri politici che hanno provato a far di testa loro sono finiti male: Berlusconi ancora lotta coi magistrati, Craxi ha smesso, Andreotti scansò la galera di misura. Ora, come stanno le cose lo hanno ben capito, tra gli attuali politici italiani, quelli che fanno i più realisti del re. Evangelicamente, dai loro frutti li conoscerete. Magari ci sono quelli che volentieri farebbero diversamente. Ma il comando della Sesta Flotta americana è a Napoli. Si badi, americana, non Nato. La Germania, di basi americane ne ha più di noi. Dunque, nun ce sta nient'a fa', come cantava Carosone in Tu vuo' fa' l'americano. Mi spiace per chi ci sperava (i ns. media), ma non ci sarà nessuna Terza Guerra Mondiale. La politica è sempre la solita: contenere la Russia. Solo che l'Urss si conteneva quasi da sola, perché nessun europeo la voleva. Poi le cose cambiarono e allora occorse ricorrere al big stick.Finale: russi al palo; europei, privati dell'import-export russo, più poveri e declassati come competitors a tutto vantaggio degli angloamericani. Signori, la partita è finita, andiamo a casa. Dite che qualche ucraino ci ha rimesso la pelle? Diciamolo nella lingua franca universale: expendables. Per un mondo migliore, ovviamente.

    Gli Stati Uniti non vincono guerre dal 1945

    Play Episode Listen Later Aug 9, 2022 4:37


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7102GLI STATI UNITI NON VINCONO GUERRE DAL 1945 di Rino CammilleriDalla fine della seconda guerra mondiale gli Usa non hanno mai chiuso le porte del tempio di Giano. E, singolarmente, non hanno più vinto una guerra. Neanche veramente perso, va detto. Diciamo, lasciate a metà dopo anni e anni, al mutar di presidente. Altra singolarità: un presidente del Paese militarmente più potente del mondo che dura meno di tutti gli altri; quattro anni, in pratica tre, perché uno deve passarlo a cercare di farsi rieleggere.Per non venir tacciati di imprecisione, a dire il vero una guerra gli Usa l'hanno vinta, quella per invadere Grenada nel 1983, un'isola equivalente suppergiù all'italiana Elba. Prima di allora, ecco la clamorosa vittoria su Germania e Giappone. Più clamorosa la seconda (la prima fu condivisa). E siglata da un'americanata tanto spettacolare da restare nell'immaginario più della prima: le bombe atomiche. Due. Sulla popolazione civile. C'erano imprescindibili obiettivi militari a Hiroshima e Nagasaki? Se sì, non è noto al grande pubblico. E se lo è solo a qualche storico specialistico, vuol dire che tanto importanti non erano, ma si trattò solo dei classici bombardamenti a scopo di demoralizzazione, nella migliore tradizione di chi risparmia le sue, di vite, a scapito di quelle altrui.Per che cosa erano, tuttavia, speciali in qualche modo quelle due città? Specialmente Nagasaki, il porto del Sud, quello da cui da secoli usavano arrivare gli europei. E i missionari, così che a Nagasaki c'erano quasi tutti i giapponesi di religione cristiana. Cancellando Nagasaki fu cancellata anche la totalità del cristianesimo giapponese. Possibile che gli americani non lo sapessero? Impossibile. Nel XVI secolo san Francisco de Xavier fu il primo missionario a sbarcare da quelle parti. In poco tempo i battezzati furono sui 300mila. Poi i bonzi misero una pulce nell'orecchio allo shōgun: i missionari non erano altro che l'avanguardia psicologica di un'invasione da parte dell'impero spagnolo, già stanziato nelle vicine Filippine. E partì la persecuzione che culminò nella grande rivolta dei samurai cristiani del 1638. Tutti decapitati, e con l'aiuto degli olandesi calvinisti.Sì, perché da sempre il cristianesimo giapponese è nella quasi totalità un cristianesimo papista. Per i successivi due secoli il Giapponese fu sakoku, «chiuso», e chi vi sbarcava lo faceva a rischio della vita. Furono proprio gli americani, a metà XIX secolo, a mandare davanti a Tokio le «navi nere», cioè le cannoniere del commodoro Perry con una proposta che non si poteva rifiutare. Con l'apertura ai commerci (e che se no?) occidentali via via riapparvero i missionari. E una chiesa a Nagasaki, una sola, ma solo per bianchi. Fu lì che un giorno il padre francese Petitjean si sentì tirare furtivamente per la tonaca: erano donne, mogli di pescatori, che, a rischio della pelle, gli facevano l'esame per vedere se era un prete cattolico: hai moglie? onori la Madonna e il papa?Erano i kakure kirishitan, i «cristiani nascosti» che per due secoli, pur senza preti, si erano tramandati clandestinamente la fede. Da lì, facendo pressioni sui rispettivi governi occidentali, le opinioni pubbliche riuscirono lentamente a ottenere la libertà religiosa per i giapponesi. Il cristianesimo riattecchì con epicentro, ancora Nagasaki. Che il 6 agosto dell'anno che sappiamo venne per la seconda volta riazzerato.Ma sì, in fondo erano papisti. Come quelli di Montecassino, la culla culturale dell'Occidente salvata dai kattivi tedeschi e spianata dai Nostri. Pare che un generale neozelandese sapesse che i muri dell'abbazia erano spessi tre metri. Lo aveva letto su una guida turistica comprata al mercatino a Napoli. E con queste informazioni di «intelligence» (sic!) insistette per, al solito, bombardare. Mah.

    Le scuse politically correct agli indiani del Canada

    Play Episode Listen Later Aug 9, 2022 5:06


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7106LE SCUSE POLITICALLY CORRECT AGLI INDIANI DEL CANADA di Rino CammilleriVista al tg una vecchissima indiana canadese lagnarsi perché le era stata sottratta al sua «indianità» quand'era bambina, vediamo di dire la nostra sul viaggio del papa in Canada. Qualcuno lo ha criticato: come, non vai in Africa dove i cristiani vengono massacrati perché sei in carrozzina e invece ti fai sette ore di volo per andare in Canada dove i massacri non ci sono? La risposta è, sì, perché, tanto, in Africa la sua presenza non avrebbe cavato un ragno dal buco, mentre in Canada le cose sono diverse, molto, e Trudeau, il premier più a sinistra del mondo, l'aveva «invitato». Con una proposta che non si può rifiutare, quando era venuto a Roma a dirgli di venire a «chiedere scusa» a eschimesi e indiani canadesi.Ora, da quelle parti (e anche nei sottostanti Usa), in ogni cesso pubblico c'è appostato un avvocato che ti dice appena entri: se ti becchi qualche infezione questo è il mio biglietto da visita. Ciò significa che molte diocesi nordamericane sono praticamente rovinate da richieste di risarcimenti miliardari per abusi veri o presunti tornato a galla dopo quarant'anni. E, anche là, se il giudice è di sinistra indovinate come va a finire. Ma, pure se è trumpiano, l'incauto querelante è quasi sempre un fallito, perciò si paga sempre e si incassa mai. Detto questo, veniamo al Canada. La solita giornalista radical nel solito servizio ha scoperto, qualche anno fa, una moria di bambini inuit e indians negli orfanotrofi cattolici, con tanto di foto aerea di rilievi di terra allineati che sarebbero tombe. Abusi, maltrattamenti etc. (la giornalista, di origine native, è partita, ha detto, da una voce diffusa nella sua comunità). A parte il fatto che nessuno a tutt'oggi è andato a vedere cosa c'è in quelle «tombe», la comunità indian-inuit, opportunamente aizzata, è partita in quarta contro la Chiesa. Soldi, vogliamo.Ora, com'è 'sta storia canadese? Uguale a quella australiana e a tutti quei Paesi che un tempo dipendevano anche politicamente da Sua Maestà Britannica. L'attore e regista Kenneth Branagh nel 2001 ci ha fatto addirittura un film, La generazione rubata. Nei primi decenni del Novecento il pensiero politicamente corretto di allora diceva che i tribali andavano civilizzati per il loro bene. Così, i bambini venivano prelevati e cresciuti, educati, istruiti, vestiti all'inglese. Ciò avrebbe portato beneficio a loro e agli altri. Insomma, era iniziativa di Stato. Ma detto Stato, di cultura protestante, non era attrezzato per una cosa così vasta. Così, gli aborigeni australiani venivano portati in Inghilterra per essere adottati da famiglie inglesi. In Canada, mezzo francese, c'era però la Chiesa cattolica, che per sua natura era già organizzata all'uopo con educandati ed orfanotrofi. Perciò il governo canadese chiese ad essa di farsene carico. Da qui i bambini eschimesi e indiani allevati dalle suore.Ricordiamoci però dell'epoca: non c'erano antibiotici e la tubercolosi era tra i problemi più diffusi. I più gracili morivano. Anche perché molti arrivavano già denutriti se non malati grazie all'«indianitudine». [...]Ah, chi non è d'accordo con questa mia ricostruzione (che non è solo mia, visto che molti storici canadesi si sono attivati) ricordi che in ogni buon processo è istruttivo ascoltare anche l'altra versione.

    Drusilla, l'attore vestito da donna con un nome d'arte che rimanda alla Bibbia

    Play Episode Listen Later Aug 9, 2022 5:53


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7087DRUSILLA, L'ATTORE VESTITO DA DONNA CON UN NOME D'ARTE CHE RIMANDA ALLA BIBBIA di Rino CammilleriQuando ho visto spuntare nello scenario l'attore che veste da donna e si fa chiamare Drusilla sono rimasto ammirato. Dal nome, ovvio. Sì, è un nome raffinatissimo da antica romana. Così, sono andato a scartabellare tra i libri che ho scritto sulla storia del cristianesimo ed ho trovato: la Drusilla più famosa della storia antica (di quella moderna aspettiamo a vedere) aveva sì, nome romano, ma era giudea.Allora come oggi, i nomi dei dominatori attraevano, così le Esther e le Maryam diventavano Priscilla e Paolina, e abbondavano i Marco e i Filippo, come oggi dilagano le Samantha, Pamela, Jonathan, Melissa, Melania e via nomenclando.LO SCANDALO CHE PROVOCÒ LA CRISI DIPLOMATICADrusilla, dicevamo, era figlia del re Erode Agrippa (anche Erode era Eros-odis, nome romano) e sorella del re Agrippa II (e di Berenice, altro nome greco-romano). Donna bellissima, era adolescente, come usava, quando andò in sposa al re di Emesa, Aziz, che pur di averla era diventato proselita (cioè, convertito al giudaismo) e si era pure fatto circoncidere. Solo che sulla di lei avvenenza aveva messo gli occhi anche Antonio Felice, dal 52 d.C. procuratore di Giudea (in pratica governatore) e soprattutto fratello di quel Pallante che era diventato il braccio sinistro dell'imperatore Nerone. Ora, dal momento che il re di Emesa non contava granché mentre il procuratore romano era quello che comandava davvero, Drusilla non ci pensò due volte a piantare il marito per darsi a Felice.Il fatto fece scandalo e provocò una crisi diplomatica, ma Felice aveva le spalle coperte dal fratello e Aziz dovette ingoiare il rospo. Ora, dei due colombi poco o nulla sapremmo se non fossero finiti negli Atti degli Apostoli (At XXIV, 24ss.). Saul (cioè Paolo, cittadino romano) dopo la conversione sulla via di Damasco aveva osato predicare la Via (così era chiamato all'inizio il culto del Nazareno) a Gerusalemme e i farisei stavano per lapidarlo quando il tribuno a capo della guarnigione romana era intervenuto a proteggerlo. Ma non poteva stare per sempre chiuso nella Torre Antonia, la caserma romana a Gerusalemme, perché quelli lo aspettavano fuori. Così, il tribuno decise di mandarlo sotto scorta a Cesarea, sede di Felice.L'INCONTRO CON SAN PAOLODrusilla, che, non dimentichiamolo, era giudea, aveva sentito parlare di quella nuova setta e di Paolo. Così, curiosa, volle ascoltarlo. Davanti a Felice e Drusilla l'Apostolo spiegò la nuova dottrina. Ma quando le sue parole toccarono temi morali quali la castità e la fedeltà coniugale, nonché il giudizio finale che attendeva i reprobi, Felice si spaventò e Drusilla si indispettì. Paolo venne interrotto bruscamente e rimandato in cella. Fu lasciato in catene per due anni e senza processo: un abuso, perché era cittadino romano. Per questo a un certo punto l'Apostolo si appellò al giudizio dell'imperatore, come suo diritto. Il fatto era che Paolo aveva detto all'inizio di essere andato a Gerusalemme per portare i soldi di una colletta che i cristiani d'Asia avevano fatto a pro dei confratelli colpiti da una carestia. E Felice sperava di metterci le mani, almeno su una parte. Così, ogni tanto lo convocava, ma quello faceva orecchie da mercante e veniva rispedito in cella.Secondo lo storico Giuseppe Flavio fu proprio il malgoverno di Felice la causa remota che scatenò la ribellione ebraica finita nel disastro del 70 d.C. Per Paolo la situazione si sbloccò nel 60 d.C. col nuovo procuratore Porcio Festo, che lo mandò a Roma come da lui richiesto. Piccola parentesi: un cittadino romano aveva il diritto di essere giudicato direttamente dell'imperatore; oggi un cittadino italiano non arriva nemmeno a Mattarella, figurarsi a Biden. Chiusa la parentesi. Felice e signora vennero richiamati a Roma. E non si sa altro. Solo questo: Drusilla e il figlio Agrippa avuto da Felice perirono nell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Evidentemente, come tutti i Vip romani, aveva una villa a Pompei. O a Ercolano o a Oplontis o a Stabia, le città seppellite dalla lava. Se l'attuale Drusilla non sa niente di questa storia, girategli questo articolo. Magari gli fa piacere...

    La triste e cruda realtà della pornografia

    Play Episode Listen Later Jul 12, 2022 5:31


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7065LA TRISTE E CRUDA REALTA' DELLA PORNOGRAFIA di Rino CammilleriMi è capitato di imbattermi nel web in un film il cui titolo permettetemi di non citare perché non vorrei incoraggiare eventuali onanismi. Allora perché l'ho guardato io? Perché fuorviato dal titolo. Comunque, a parte qualche scena hard, non è un film porno ma sul porno. Film svedese sottotitolato del 2021. Narra di una giovane svedese che sogna, contenta lei, di fare la pornostar. Poiché fin dagli anni Sessanta la Svezia è stata celebre per la disinvoltura delle sue donne, magari si sarà detta: perché divertirsi gratis, visto che c'è un mercato apposito? Così, si trasferisce a Los Angeles, notoria patria di ogni tipo di bengodi, e si immette nel giro. Negli studios le chiedono preventivamente tutto, le fanno firmare di tutto, la filmano mentre firma e accetta tutto quel che le viene chiesto, lavaggi vaginali disinfettanti compresi. Le chiedono anche che cosa sia disposta a fare, e lei risponde: qualunque cosa. Filmata anche in questo, perché gli americani, si sa, vanno con l'avvocato anche dal medico. Alé, si va a incominciare.Nuda in mezzo a energumeni, fa il quarto di manzo così come le viene richiesto e va ad abitare in un appartamento con altre «attrici». Ma dopo un po' vuole salire di grado. Non le basta più fare la porno, intende diventare porno-star, anzi, la mejo di tutte. Così, passa al bondage: legata come un salame e appesa, viene sbatacchiata in lungo e in largo da stalloni tatuati mentre la troupe le fa il carosello intorno: macchina da presa, zoom in ogni sfintere, truccatrici, regista, suggeritori e quant'altro. Bene, brava, è finito, slegatela. Vuoi un bicchiere d'acqua per riprenderti? Sì. grazie. Ma la svedese vuol proprio ascendere all'olimpo del genere, perciò riesce a procurarsi un provino nello stile «estremo». E si ritrova in un set in cui tre masnadieri la picchiano, le sputano in faccia, la insultano in ogni maniera conosciuta, la schiaffeggiano sulle natiche, la strangolano mezza, sempre coprendola di sputi mentre la montano in tutte le salse. A metà percorso, però, lei non ce la fa più e grida che vuole smettere. Okay, stop, fermi tutti. Vuoi andare? Vai. Ma non vedi un soldo perché i patti non erano questi. Nell'ultima scena che ho visto, prima di chiudere con la visione, c'è lei, in lacrime, che guida verso casa, ma a un certo punto deve fermarsi a vomitare.Ah, dimenticavo la scena in cui lei, un guinzaglio da cani al collo, lecca le scarpe al macho. E quella in cui telefona affranta alla madre in Svezia: quest'ultima, usa a non influenzare le scelte esistenziali dei figli (swedish style), non fa una piega.Ora, dopo aver guardato ‘sta roba, mi sono chiesto: ma le femministe l'hanno mai visto un video porno? È vero che l'industria in questione è una della più fiorenti al mondo e macina miliardi di dollari come neanche Amazon durante la pandemia, ma gli strilli del #MeToo o delle pasionarie nostrane per i complimenti pesanti di qualche alpino li avete uditi a proposito di un settore global in cui le donne sono trattate come avete letto?Sì, è vero, ci sono quelle che, come la svedese del film, lo fanno volontariamente e non per fame. Ma risulta che Catherine Deneuve sia stata subissata per aver detto che anche certe avances non proprio signorili a molte donne fanno piacere. No, come in tutta la sfera del politicamente corretto e di quanto è nato dal Sessantotto (femminismo, ecologismo, animalismo, woke e il resto mettetecelo voi) c'è qualcosa di schizofrenico in tutto questo. Ma chiedere che almeno se ne rendano conto è pretendere troppo...

    Gli ecoterroristi, un po' Greta, un pò Che Guevara

    Play Episode Listen Later Jul 12, 2022 5:15


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7027GLI ECOTERRORISTI: UN PO' GRETA, UN PO' CHE GUEVARA di Rino CammilleriIl 31 marzo u.s. le Digos unite di Torino e Milano hanno arrestato un italiano, torinese per la precisione, con l'accusa di far parte dell'Its. Ora, uno potrebbe chiedersi da quand'è che appartenere a un Istituto Tecnico Superiore sia reato. Il fatto è che l'arrestato non è un giovane studente (ha 47 anni) e l'Its di cui parliamo è un'altra cosa. Si tratta di un'organizzazione anarco-eco-terroristica nata probabilmente in Messico e inizialmente autodenominatasi Individualistas Tendiendo a lo Salvaje. Da qui la sigla Its. In italiano suona Individualisti Tendenti al Selvaggio. E, dal momento che ormai sono internazionali, nell'anglosfera e nel web sono diventati necessariamente Itw, Individualist Tending to the Wild.Nel 2011 il primo attentato in Sudamerica, tanto per far capire che non scherzavano. Da lì si sono allargati anche in Europa, dove hanno marcato il territorio a modo loro in Spagna, Grecia, Scozia. A tutt'oggi, gli attentati messi a segno in tutto il mondo sono circa un centinaio, e l'arresto di un italiano dovrebbe cominciare a preoccupare anche noi. Le azioni violente sono dirette a siti e persone ritenute dall'Its simboli di civilizzazione: università, apparati di comunicazione, mezzi di trasporto e, naturalmente, chiese. A occhio il loro ideale è Christopher McCandless, il giovane laureato che nel 1992 decise di andare a vivere nelle terre selvagge dell'Alaska per tornare allo stato di natura rousseauiano. Lo stato di natura, naturalmente, lo uccise, ma fece la fortuna di Jon Krakauer, scrittore che ne raccontò la storia nel bestseller Terre estreme. Altrettando naturalmente, detta storia non poteva non piacere alla sinistra hollywoodiana e Sean Penn, uno dei più sfegatati liberals di celluloide, nel 2088 ci cavò il film (pluripremiato, obviously) Into the Wild. Ma almeno il protagonista si era assunto in prima persona le responsabilità delle conseguenze del suo amore per il selvaggiume neolitico.Gli ecoterroristi no: da buoni giacobini pretendono che tutti vivano come piace a loro. Ma, d'altra parte, che cosa ci si aspettava? Come da noi dai comizi comunisti «di denuncia» del Sistema si è passati alle vie di fatto degli Anni di Piombo, così anche in tema ambientale era chiaro che, prima o poi, si sarebbe passati da Greta all'Its. Chi avvia rivoluzioni lo fa, dapprima, a parole. Poi, come la storia insegna, quando scopre che c'è qualcuno «più a sinistra» di lui, si arrabbia e pretende che il processo da lui avviato si fermi dove dice lui. Ma la storia insegna che la storia non insegna niente. Forse la fisica: il sassolino solo di rado non diventa valanga.In fondo l'Its non è che una variante «a mano» della Cancel Culture (tanto per cambiare) nordamericana. Blm, Political Correctness, Schwa, Inclusive Language etc.? Fesserie: azzeriamo tutto e ripartiamo da zero. No, error: non ripartiamo mai più. E chissenefrega se l'Ambiente non è l'Eden ma Valle di Lacrime. Viva il Nulla e viva Caino. Sì, perché la civiltà serviva a questo: proteggere Abele.Voi direte: ma questi ragionano? Be', a modo loro sì. Come quegli Esperti d'Italia che impongono il greenpass anche ai frequentatori dei c.d. centri sociali. Sulla carta, obviously. Pensate che il mondo stia impazzendo? Non più di Mameli e Mazzini. Che c'entrano, dite? Il primo, seguace del secondo, andò a farsi sparare (e sparare a sua volta) a vent'anni in nome dell'Umanità e del Progresso, traguardo da ottenersi cacciando il Papa da Roma per sostituirlo col suo maestro. Oggi cantiamo il suo Inno negli stadi, sotto ai monumenti del secondo. Mai sottovalutare gli Its...

    La Nato vuole di nuovo la "cortina di ferro" contro la Russia

    Play Episode Listen Later Jul 12, 2022 9:42


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7064LA NATO VUOLE DI NUOVO LA ''CORTINA DI FERRO'' CONTRO LA RUSSIA di Rino CammilleriCi hanno messo dieci anni e denari e impegno per far tornare la Cortina di Ferro. Stoltenberg (nomen omen?) dice la Cina non è un nemico ma la Russia sì. Di chi? Della Nato, dice lui. Cioè, di americani e inglesi+Commonwealth (54 Paesi), diciamo noi. E dove hanno trovato la faglia da far sprofondare? Dov'è sempre stata: in Ucraina. Poi dicono che, in globalismo, la geografia non conta più niente...Tanti sforzi per ripristinare la famigerata Cortina spiegano tante cose. La prima è, a quanto pare, che quando c'era quella vecchia erano sotto sotto contenti. Ricordate? La parola d'ordine era «contenere» l'Unione Sovietica, mica abbatterla. Poi è spuntato un outsider, un fuori-dal-coro, uno che non veniva dal Deep State o dall'Establishment wasp, bensì, nientemeno, dal cinema. Uno che era cresciuto col mito di John Wayne e dei Berretti Verdi e - figurarsi - scambiava missive coi veggenti di Medjugorje e, con la moglie, si era messo addirittura a digiunare il mercoledì come richiesto dalla Gospa. Uno che, sordo alla realpolitik di quelli che comandano veramente, aveva osato l'inosabile: aprire regolari relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Cioè, coi papisti, l'odio puro degli americani di una volta. Sì, era Reagan. Provarono a sparargli, al solito, ma evidentemente la Gospa lo proteggeva e lui, cocciuto, continuò fino a far crollare l'Impero del Male.Risalendo per i rami e alla luce della novità, ecco che qualche storico "putiniano" dovrebbe, perché no, rimettersi a riesaminare Yalta. In questi decenni si è provato in tanti modi a cercare di spiegare perché Roosevelt consegnò mezza Europa a Stalin. Molti modi, perché, comunque la si rigirasse, la cosa non tornava. Difettava di logica. Senza la spaventosa fornitura di armi, aerei, navi, fabbriche chiavi-in-mano, soldi, ospedali da campo, attrezzature, vestiario, treni e perfino derrate alimentari, i sovietici sarebbero stati sbaragliati dalla Germania. Gli strateghi tedeschi non erano fessi e, se attaccarono i russi, è perché sapevano di potercela fare. Ma leggendo le memorie di piloti da caccia tedeschi si apprende la loro meraviglia nel trovarsi di fronte a Mustang e Hurricanes con la stella rossa sopra. Grazie al Lend Leasing Act, legge inventata da Roosevelt per cedere armi gratis, gli aerei americani diventati russi erano 14mila.Se dunque tanto hanno fatto e tanto hanno detto, la Cortina di Ferro faceva male ai popoli, sì, ma benissimo agli affari dei soliti. Si badi, non sto riesumando la famosa Vodka-Cola degli anni Settanta, né i libri di Volkoff in cui i dissidenti sovietici venivano incaprettati con manette marca Smith&Wesson. Ma solo cercando di capire perché qualcuno alla Cortina di Ferro ci tiene tanto.Un altro outsider che rischiava di far saltare il Progetto era Trump, che, credendo bastasse avere dalla sua i voti, fu l'unico leader occidentale a metter piede in NordCorea. Così come Nixon aveva fatto con la Cina. E si è visto in qual modo entrambi sono finiti nella polvere. Trump per l'assalto al Capitol (mentre i pro-choice assaltano la Corte Suprema protetti dalla polizia). Nixon per - udite, udite! - aver osato spiare il Partito Democratico. Però l'impero angloamericano si sta suicidando tramite abortifici, woke, cancel culture, trans, gender e Blm. Speriamo che non si tratti dell'ultimo sussulto agonico, tipo muoia Sansone e quel che segue. In ogni caso, ci rincuora il fatto che la Cortina odierna è più facile da abbassare: i russi non chiedono altro.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Rino Cammilleri, nell'articolo seguente dal titolo "Cara Europa, sicura di voler adottare lo stile di vita Usa?" spiega la fissazione di esportare l'american way of life da parte degli americani, ma soprattutto la strana voglia degli italiani di adottare lo stile di vita Usa.Ecco l'articolo completo pubblicato sul Blog di Nicola Porro il 29 aprile 2022:Graecia capta ferum victorem cepit. Con questa frase di Orazio, nota a quelli che hanno fatto il liceo vero (quello in cui si bocciava ch'era un piacere) si intendeva quanto segue: l'Impero Romano, conquistata la Grecia, ne importò la cultura e perfino gli dei, cui si limitò a cambiare nome (Zeus=Giove, Hera=Giunone, Athena=Minerva, etc.). L'Impero Romano punto 2, cioè gli Usa, hanno fatto il contrario. Si facevano gli affari propri in base alla c.d. «dottrina Monroe», che suonava così: «l'America agli americani». Cioè, tutta, Nord e Sud, a loro, gli Usa. E la corrotta, decadente, aristocratica Europa, da cui il loro Padri Fondatori avevano preso schifati le distanze, la lasciavano a se stessa. Quando si decisero a intervenire, nella Grande Guerra, loro erano democratici e repubblicani, mentre l'Europa era tutta regni e imperi. Ma erano ancora figli di quella che fu giustamente chiamata Magna Europa, nati da colonie che gli europei, sciamando, avevano disseminato in tutto il mondo.Finita la guerra se ne tornarono ai fatti loro. Ma con la Seconda tutto cambiò. Compresero che dovevano esportare l'american way of life, che loro giudicavano la migliore in assoluto. I primi a capirlo, al solito, furono i comici: Alberto Sordi in Un americano a Roma e, prima di lui, Renato Carosone con Tu vuo' fa' l'americano, due cult rimasti giustamente nel nostro immaginario. Ma ingurgitare una cultura aliena, specialmente da parte di popoli che di cultura ne avevano da vendere, non era facile. Infatti, gli americani per noi erano quelli a cui Totò poteva agilmente rifilare la Fontana di Trevi, quelli che indossavano camicie fiorate di pessimo gusto e venivano a Cinecittà a imparare. Ma ormai il solco era fatalmente tracciato.Venne il Sessantotto e l'ultima diga fu spazzata via. Nacque, la c.d. Contestazione, non dal Maggio Francese come si crede, bensì dai moti studenteschi di Berkeley, Usa. Anche la c.d. cultura beat ci venne da laggiù. E fu così che pure noi ci vestimmo con le camicie a fiori e ci facemmo crescere i capelli. Il resto ce lo fornì l'appendice europea degli Usa, l'Inghilterra, che per la prima volta nella sua storia cominciò a far baronetti i complessini musicali, con diritto a sedere in Parlamento. La sartina Mary Quant risparmiò sulla stoffa con la minigonna e i pantaloncini inguinali. Celebre il suo slogan: «Amo la volgarità. Il buon gusto è la morte, la volgarità è la vita». Amen. Da allora fu tutta una discesa verso l'american way of life, che a sua volta scendeva sempre più fino ai livelli odierni. E i livelli odierni sono visibili in una cronaca nera quotidiana che ormai non fa più notizia.

    L'Imitazione di Cristo, un bestseller del medioevo

    Play Episode Listen Later Jul 12, 2022 9:57


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6933L'IMITAZIONE DI CRISTO, UN BESTSELLER DEL MEDIOEVOL'autore voleva rendere la religione cristiana più comprensibile e scrisse il suo capolavoro per i monaci, ma ben presto ci si accorse che il libro andava benissimo per tuttidi Rino CammilleriLa morale, nel cattolicesimo, non viene più menzionata, perché i padroni del linguaggio sono riusciti a deformarla, nelle nostre teste, con la sua caricatura, il moralismo. Perciò, anche la Chiesa docente ormai le preferisce il termine «etica». La quale, a sua volta, è finita sinonimo di «educazione civica», in attesa di evaporare in niente del tutto. E dire che la morale sarebbe addirittura una branca della teologia (la quale a sua volta era la più importante delle discipline, visto che dobbiamo morire tutti, anche i positivisti). Ora, se questo è quel che accade attorno alla morale, figurarsi quell'altro ramo della teologia che si chiamava «ascetica». Sapendo che all'uomo odierno, intriso di edonismo, l'idea stessa di sforzo per motivi spirituali produce conati di vomito, per sicurezza l'ascetica è semplicemente sparita sotto al tappeto. Ragionavo con un prete mio amico, il quale, formatosi ai tempi del cardinale Carlo Maria Martini, sapendomi esperto di santi mi confessava di non capire come mai alcuni di loro usassero il cilicio, che senso aveva? Bella domanda. E dire che anche un papa molto caro al progressismo, Paolo VI, pare ne indossasse uno.UN COLLODI DELLO SPIRITOPersonalmente tengo molto caro, e leggo e rileggo e medito, un libretto che ha contribuito a insegnare l'ascetica ai cristiani, per la precisione alla gente semplice, nei secoli. E a spiegare che, senza, non si va da nessuna parte. «Il libro dell'Imitazione di Cristo è certo, dopo la Sacra Scrittura, il più gran libro che possiede la cristianità». Così scriveva nel 1934 il traduttore padre Vincenzo Mancardi, sacerdote paolino, nella prefazione della copia che possiedo. Tascabile e senza note: non ce n'è bisogno, perché il testo è già esplicativo di suo. Scritto verso il 1420 (dunque, ben 600 anni fa), il suo destino fu un po' come quello di Pinocchio, di autore mediocre ma geniale one-shot: Collodi scrisse molto, ma io stesso farei fatica a menzionare a memoria qualche altra sua opera. Lo stesso accadde a Tommaso da Kempis, il supposto autore dell'Imitazione (infatti, non si sa con certezza neppure se fu lui): le fonti lo danno come mistico, ma si tratta più che altro di una tradizione orale. E non è nemmeno stato beatificato. Era sacerdote e monaco, e scrisse il suo capolavoro per chi conduce vita monastica. Ma ben presto ci si accorse che, guidato da qualche angelo, aveva fatto una cosa che andava benissimo per tutti, anche per i laici. Infatti, dopa la Bibbia il suo fu il libro più stampato da quando Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili. Al 1650 le edizioni erano 740, ben 1.800 alle soglie dell'Illuminismo. E dire che l'autore voleva solo rendere la religione cattolica (ai suoi tempi, cristiana tout court) più comprensibile e accessibile.I FRATELLI DELLA VITA COMUNETommaso da Kempis era un tedesco nato verso il 1380 a Kempen, in quel di Colonia. Thomas Hemerken von Kempen era il suo nome esatto. Com'è che da Kempen si passa a Kempis? Misteri del tempo in cui le cose andavano scritte a mano (infatti, in certi documenti il cognome è Hamerken, in altri Hemerken). Non c'è da stupirsi: anche quando sono nato io gli impiegati dell'anagrafe scrivevano a mano, talché io sono Cammilleri, mia cugina Cammalleri e il mio prozio defunto Camilleri. Ora, Hemerken in tedesco sta per «nota», in norvegese per «osservazione», ma forse nel XV secolo significava «martelletto», tant'è che la latinizzazione del nostro divenne Tomas Malleolus (il latino era allora la lingua comune degli europei). Il Nostro, di cui non conosciamo il ceto d'origine, nel 1395 fu ammesso alla scuola che i Fratelli della Vita Comune tenevano nella non troppo lontana Deventer, nell'attuale Olanda. Questi Fratelli della Vita Comune erano stati fondati dal predicatore olandese Geert de Groote pochi decenni prima. Costui, ricco di famiglia, a un certo punto ebbe una fortissima esperienza spirituale che lo portò a vivere da eremita per sette anni; poi cominciò a predicare, e la sua passione trascinava le folle. Approvato dalla Santa Sede, riunì i suoi discepoli nella comunità in cui il Kempis andò a studiare. Attirato dalla fama di Florent Radewijns, teologo considerato un grande maestro e cofondatore della Comunità, in questa scuola scopri le sue doti di copista e anche la sua vocazione, tant'è che andò a farsi monaco agostiniano (come Lutero, per inciso) ad Agnietenberg (Monte Sant'Agnese), vicino alla cittadina olandese di Zwolle, dove c'era già suo fratello Johan che ne era il priore. Nel 1413 vi venne ordinato sacerdote. Nel 1429 fu eletto vicepriore, ma proprio in quell'anno lui e gli altri monaci dovettero sloggiare di fretta perché un tumulto di popolo aveva reso il luogo poco sicuro. Il fatto è che la zona era nella diocesi di Utrecht e il vescovo locale, Rudolf van Diephoit, era considerato un usurpatore da Roma. Ma non dai suoi partigiani. Da qui i disordini. Nel 1432 le acque si calmarono e il Kempis poté tornare alle sue incombenze, cui aggiunse la predicazione pubblica. Non si mosse più dal suo monastero, dove morì nel 1471 ultranovantenne. Fu sepolto nella chiesa, ma questa venne in seguito distrutta dai protestanti. I suoi resti, portati via in tempo, si trovano a Zwolle. Dopo l'immenso successo dell'Imitazione si provò a canonizzarlo, ma quel che pare sia successo merita di essere riportato perché mostra con quale serietà la Chiesa di quel tempo procedeva. L'iter prevedeva (e prevede) per prima cosa la riesumazione della salma. Ebbene, l'accuratezza di tale ricognizione riscontrò la presenza di schegge di legno sotto le unghie. Le aveva già quando fu sepolto? Era, la sua, una morte apparente e, rinvenuto, aveva cercato disperatamente di liberarsi? O si trattava di uno spasmo involontario? Non c'era modo di saperlo, perciò, per sicurezza, niente canonizzazione. Anche se pure un santo non è meno santo se cerca di uscire da una bara in cui è stato chiuso troppo frettolosamente.Il Kempis scrisse molte altre opere, ma qui lo ricordiamo per quella fondamentale. Imitazione di Cristo, perché Cristo stesso ha detto «prendete esempio da Me». Per andare nel regno dei Cieli, che è (o dovrebbe essere) lo scopo della vita di ognuno, non importa fare altro. Ma la domanda è: si può imitare con successo Cristo? La risposta è sì, e ne sono esempio i santi, che sono i primi della classe in questo esercizio. E, come in ogni classe, non c'è bisogno di essere per forza i primi per essere promossi. Un esempio della prosa dell' Imitazione: «Sii cauto (mi dice uno); sii cauto, tieni in segreto quanto ti dico. Eppure, mentre io taccio e credo che la cosa resti nel segreto, egli non sa osservare il silenzio che lui stesso mi raccomandò, ma tosto scopre sé e me, e mi lascia così».

    Il romanzo stile Orwell sugli orrori dell'ideologia woke

    Play Episode Listen Later Jul 12, 2022 5:09


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7063IL ROMANZO STILE ORWELL SUGLI ORRORI DELL'IDEOLOGIA WOKE di Rino CammilleriSulla scia dei grandi romanzi distopici tipo 1984 e Brave new world, Mario A. Iannaccone ne ha fatto uno singolare ma altrettanto agghiacciante. Ha immaginato cioè, in qual mondo ci toccherà vivere se l'ideologia angloamericana detta woke dovesse stendersi e prevalere. La cosa grottesca è quanto segue: quando c'era l'Urss la gente scappava in Occidente; ora, che fai, scappi in Russia? Paradossi della storia, ma sempre sulla pelle dei poveracci.In effetti, lo stretto legame che esiste in Russia tra il Trono e l'Altare, fin dai tempi del cesaropapismo bizantino, fa sì che nella Terza Roma (come da allora gli ortodossi russi amano chiamarsi) il clero sia sotto il controllo dello Stato, ma anche viceversa: lo Stato deve fare i conti col consenso popolare che ha il clero. Da qui, niente woke in Russia. Tornando al romanzo, Iannaccone è un fior di ricercatore saggista e, se fate un giro in internet, vedrete quanto sia capace di fare libri definitivi (talmente completi, cioè, che nessuno può aggiungere una virgola), tipo, per dirne uno, La rivoluzione psichedelica (Ares). O, passando alla narrativa, il ciclo dei gialli dell'ispettore Brigante, la cui ricostruzione storica (anni Sessanta) è semplicemente perfetta.Il romanzo distopico di cui dicevamo è La Fuga (Il Timone, pp. 400, €. 21). Vi si immagina una Milano tra mezzo secolo, oppressa dalla Società Corretta, il cui simbolo è un unicorno arcobaleno e il motto «Andrà tutto bene». Tutta la vita è regolata da chip a cui niente-ma-proprio-niente sfugge, compresi gli stati d'animo, droni di sorveglianza e una polizia che se mostri segni di devianza ti porta nei campi di rieducazione. I media sono parte integrante dell'asfissia. I neonati possono essere ceduti alla Scienza (pratica incoraggiata e che fa acquisire crediti). Dopo i cinquant'anni si può scegliere di essere terminati per cedere i propri crediti a chi si vuole. Detti crediti sono attribuiti da sofisticati algoritmi di intelligenza artificiale in base alla scala di adesione entusiasta alla Correttezza obbligatoria.Perciò la società è praticamente divisa in caste contrassegnate da un diverso colore (arcobaleno) e si può ascendere o calare nel punteggio. La religione è permessa solo nel Vaticano per non offendere gli altri culti. I protagonisti della nostra storia lavorano alla digitalizzazione dei libri e alla scelta di quelli che, in omaggio alla Correttezza, devono essere distrutti (ogni riferimento alla c.d. cancel culture è puramente voluto). Proprio a furia di leggerli si rendono conto che c'è stato un tempo in cui la vita non era così. Grazie a uno scienziato che li isola informaticamente quanto basta per avere il tempo di scappare, cominciano un'avventurosissima fuga per superare il Green, il muro virtuale che divide il Mondo Corretto da quello abbandonato a se stesso. Chi vive in quest'ultimo non ha nemmeno l'elettricità, niente regole ed è il frutto di un calcolo: le Autorità hanno giudicato che andare a stanarli costava troppo all'erario. Per il momento.In questo ambiente tornato allo stato di natura la sopravvivenza è problematica ma si svolge tra i ruderi di quella che un tempo era stata una grande civiltà e almeno vi si respira. Da qui la speranza con la minuscola può rinascere. Qui, almeno, nessuno viene a toglierti i figli perché giudicati non sufficientemente «fluidi». Buona lettura.

    In Italia è vietato non essere daccordo con chi comanda

    Play Episode Listen Later Jul 12, 2022 5:23


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7067IN ITALIA E' VIETATO NON ESSERE D'ACCORDO CON CHI COMANDA di Rino Cammilleri«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. (...) Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito» (Mt 23,1). Questo brano evangelico, mutatis mutandis, mi torna in mente ogni volta che accendo i tiggì e vedo il Bibitaro, il Fenomeno, la Salma, la Inesistente, il Ce-lo-chiede-l'Europa e tutta la Comédie Italienne che ci governa. Non è il caso di ripetere qui la (lunga, sempre più lunga) lista di lamentele che, come popolo, potremmo ululare al loro indirizzo. Purtroppo, per restare nell'ambito evangelico, tra noi non c'è un san Francesco di Paola, che prese le monete d'oro offertegli dal re Ferrante di Napoli per i suoi poveri, le strizzò in sua presenza e ne fece uscire sangue. «Questo» disse «è il sangue del tuo popolo oppresso dalle tasse, e tu te la cavi dando un po' di quel che non è tuo ai poveri?».Altro esempio religioso, biblico questa volta: a re David, colpevole di una serie di trasgressioni, si presentò il profeta Nathan e gli disse: «Dio ti fa scegliere la punizione: guerra o peste?». David, intelligentemente, scelse la peste perché era meglio finire nelle mani di Dio che in quelle degli uomini. Bene, noi popolo d'Italia fino a qualche tempo fa potevamo lamentarci di aver sbagliato scelta. Ora neanche questo, perché da tempo non scegliamo più niente. Rassegnati all'oppressione, plagiati tutti i giorni da mezzi di comunicazione che comunicano solo quel che vuole chi li sussidia (e che altro potrebbero fare per non scomparire o darsi all'agricoltura bio?), capito che se non voti bene arrivano la magistratura, i mercati, lo spread, la Nato, Ursula-Michel, Caronte, la Bbc, i Nani e le Ballerine, la Germanotta da Fazio e magari Zelensky baionetta innestata, questo popolo ha optato per smetterla coi «ludi cartacei», tanto vince sempre il banco.Io, abituato per mestiere a mettermi del panni degli altri, ho appena scoperto che, vivendo a Milano, entro settembre dovrò comprami una nuova auto. Quella che ho, diesel euro 3 o 4 (boh), è vietata. Incentivi? Seeeh! Come il 110%: va' avanti tu ché mi scappa da ridere. E se tra due anni anche la nuova auto verrà dichiarata inquinante? Voilà: basta mettermela fuorilegge. Il pensiero va a quei poveri pensionati che dovranno, se possono camminare, usare solo i mezzi pubblici, ostaggio di scioperi ogni venerdì. E dovranno pure schiattare di caldo perché ce lo chiede l'Ucraina.Ho detto pensionati? Io lo sono e la nuova è che per il Cud devo andare sul sito Inps. Ci ho messo mezza giornata per districarmi e sono dovuto lo stesso ricorrere al commercialista. Si chiama informatizzazione della burocrazia. Cioè, si stava meglio quando si stava peggio. Già: dietro i sofware ci sono uomini e per questo David preferiva la peste. Ho pensato alla vicina di pianerottolo, ottantacinquenne pensionata vedova e sola: la immagino alle prese col computer, con lo sciopero dei mezzi, con la vecchia utilitaria da buttare per indebitarsi, col suo pinguino a singhiozzo blackout con la bandierina gialloblu che sventola solo quando apre la finestra e fa entrare Lucifero.Epperò la Capitale Morale ha avuto un GayPride di due settimane che ora prosegue con iniziative capillari di Zona, in una delle quali - leggo - ci sarà animazione riservata a (sic) bambini dai 3 agli 8 anni. Il passo evangelico che parla di bambini e di macine al collo andatevelo a leggere da soli. Ma occhio in quanto non vedono l'ora di mettervi-ci in galera e ingoiare la chiave perché ci siamo permessi di non essere d'accordo. Ci avete fatto caso che più si riempiono la bocca di democrazia e meno ce n'è?

    Chi ha inventato la guerra di propaganda?

    Play Episode Listen Later May 31, 2022 15:34


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7022CHI HA INVENTATO LA GUERRA DI PROPAGANDA? di Rino CammilleriPrima dei giacobini, la guerra era guerra e basta. Il re confinante invadeva un pezzo della tua terra, ci piantava la sua bandiera e tutto finiva lì. Gli occupati dovevano solo pagare le tasse a qualcun altro. Pensate all'Alsazia-Lorena, prese e riperse in un avanti-indietro secolare. Ma coi giacobini tutto cambiò. Non volevano solo le tasse ma anche l'anima. Coccarda tricolore, certificato di civismo, ateismo obbligatorio e alberi della «libertà» che se non ti ci scappellavi davanti finivi sulla ghigliottina.Era cominciata la guerra ideologica e, perciò, anche di propaganda. Uno di quelli che non sopportò la novità, il capo vandeano Charette, così arringava i suoi: «Parlano di Patria, ma noi la nostra l'abbiamo sotto ai piedi, loro nella testa». Sciamati i giacobini anche in Italia, gli italiani, tanto per cambiare, si divisero: gli «illuminati» con l'invasore, gli altri con gli Insorgenti. Poi venne il Risorgimento, e la propaganda esplose. La faccio breve con un esempio. L'Italia, terra natale della musica (per chi non lo sapesse, ancora oggi tutti i termini tecnici della musica internazionale sono in italiano: pianoforte, solo, virtuoso, adagio, bravo, fiasco...), si tiene un inno scritto da uno che manco sapeva leggere uno sparito, laddove le Due Sicilie si erano affidate a Paisiello e i tedeschi ad Haydn, tanto per dire.Il parossismo lo si raggiunse, ovviamente, col fascismo, anche perché la propaganda di regime poteva ora giovarsi della radio e del cinema. Ma la toponomastica, anche dei viottoli, aveva già provveduto a mutare il volto della nostre contrade. Non c'era villaggio sperduto senza una sua via Garibaldi, Cavour, Mazzini, e via nomenclando. Gli antichi nomi delle strade, che servivano a orientarsi? Spazzati a tappeto. Evvabbè, così è. Infine, venne la Liberazione. I comunisti, penalizzati dal vecchio regime, tornarono alla grande. E pure i mafiosi, su navi americane. Facemmo la solita guerra civile (noi italiani l'abbiamo nel dna fin dai tempi di Romolo e Remo) e, assestatasi la Repubblica, per qualche anno potemmo almeno non venire assordati dalla propaganda di stato.Ci inciampai, però, nel 1960. Correva il Centenario della Spedizione dei Mille e io, scolaro decenne siciliano, mi ritrovai a sfilare in piazza vestito da garibaldino. Mio padre alla stessa età aveva dovuto sfilare in camicia nera, ma almeno gliela passò lo Stato gratis. Io invece quella rossa dovetti comprarmela. E mio padre sborsò, perché un bambino di dieci anni non venisse emarginato dalla classe e dai maestri. Poi, gli studi - miei personali, mica quelli scolastici - mi rivelarono che avevo celebrato il centenario dei Liberatori che avevano trasformato noi siciliani in miserabili straccioni costretti all'emigrazione.Dico così perché sono un reazionario? Allora ecco la testimonianza del mio quasi omonimo Andrea Camilleri (con una emme sola), l'autore di Montalbano, lo scrittore che, per sua ammissione, prese la tessera del Pci nel 1943. Camilleri, in una lettera aperta su «Repubblica», mise in puntini sulle «i» con certo risorgimentalismo di maniera e ricordò, tanto per dirne una, che c'erano ottomila telai in Sicilia prima dell'arrivo dei Piemontesi. Due anni dopo non ce n'era più neanche uno. Erano finiti tutti a Biella. Ebbene, i giovani sappiano che ormai la propaganda spiana la strada alle guerre, le cavalca e infine si stende come una cappa sulle nuove generazioni. I giacobini oggi hanno anche la televisione e l'informatica. Ma ogni tanto esagerano, e i loro tormentoni si tramutano in boomerang: per quanto riguarda l'attuale guerra, fate un giro sui social e vedrete. La contromossa loro è dichiarare «fake» tutto quello che contraddice la loro narrazione. Dovesse fallire anche questa, metteranno mano al codice penale. Estote parati.Nota di BastaBugie: Wlodzimierz Redzioch nell'articolo seguente dal titolo "Disinformazione di guerra, vecchio vizio: l'esempio di Katyn" spiega che non da oggi la disinformazione è una delle armi più potenti in tempo di guerra. L'esempio più clamoroso è il massacro di 14.500 ufficiali polacchi nella foresta di Katyn, ad opera dei sovietici. Ma per ben 50 anni i russi hanno continuato a negare la responsabilità addossandola ai tedeschi nazisti.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 14 aprile 2022:La prima vittima della guerra è la verità, lo sappiamo. Si combatte non soltanto sui campi di battaglia ma anche nei media, particolarmente nei nostri tempi nei social. Al punto che diventa sempre complicato accertare cosa avviene e chi ne è responsabile, come la guerra attuale in Ucraina dimostra abbondantemente. Ma la disinformazione non è nata certo oggi; anzi il caso più clamoroso risale alla Seconda guerra mondiale e vede per protagonista quella che anche oggi è una parte in causa: la Russia, che allora era Unione Sovietica. Stiamo parlando del massacro di oltre 14500 ufficiali polacchi nella foresta di Katyn, uno dei più spaventosi crimini dei sovietici durante la Seconda guerra mondiale, negato fino ai tempi recenti: tale crimine fu riconosciuto soltanto dal presidente Boris Eltsin nel 1992. Vale la pena ricordare questa storia, anche nel contesto di tutto quello che succede in Ucraina.Il 1° settembre, con l'attacco alla Polonia, la Germania di Hitler scatenò il secondo conflitto mondiale. Hitler invase la Polonia, dopo aver stretto un patto con l'Unione Sovietica, il famoso patto Ribbentrop-Molotov che gli garantiva la collaborazione dei sovietici. Il 17 settembre 1939 la Polonia fu attaccata a tradimento sul secondo fronte dalla Russia sovietica. Oltre 200.000 polacchi furono fatti prigionieri dai sovietici. Una parte dei semplici cittadini furono rilasciati in un tempo relativamente breve, altri furono mandati nei campi di lavoro. Invece gli ufficiali polacchi furono imprigionati dai sovietici in speciali campi gestiti dall'NKVD (Commissariato del popolo per gli affari interni, cioè servizi di sicurezza sovietici,) a Kozielsk, Starobielsk e Ostashkov.All'epoca il diritto internazionale aveva già convenzioni che regolavano il trattamento dei prigionieri di guerra e della popolazione civile dei belligeranti: la Convenzione dell'Aia. Ma l'Unione Sovietica non era firmataria della Convenzione e quindi non era legalmente obbligata a sottomettersi alle sue regole. Nei campi dell'NKVD si svolgevano attività di propaganda pro-sovietica: gli ufficiali sovietici appositamente delegati ai campi cercarono di reclutare polacchi per collaborare, ma la stragrande maggioranza rifiutava tale collaborazione. All'inizio del 1940, le autorità sovietiche decisero di uccidere i prigionieri di guerra polacchi. Il 2 marzo 1940 il capo dell'NKVD, Beria scrisse a Joseph Stalin una lettera in cui definiva i polacchi "nemici dell'URSS" e suggeriva di giustiziarli. Il piano di Beria fu approvato dal Politburo comunista: il documento fu firmato tra gli altri dallo stesso Stalin e dal ministro degli esteri Molotov.L'eccezionalità del genocidio di Katyn sta nel fatto che i capi di un Paese presero la decisione di eliminare l'intero vertice dell'esercito di un altro stato. L'eliminazione degli ufficiali polacchi s'inseriva nella linea politica generale dell'URSS: la Polonia doveva diventare parte dell"«Unione mondiale delle repubbliche sovietiche», quindi bisognava eliminare quei gruppi socio-professionali percepiti come anticomunisti, persone che erano "leader" della società. Ecco perché è stata presa la decisione di uccidere non solo ufficiali militari, poliziotti, guardie carcerarie, ma anche circa diecimila altri prigionieri, l'élite della società polacca (attivisti politici e sociali, giudici, funzionari statali). I prigionieri venivano fucilati uno ad uno con un colpo alla nuca. Nella foresta di Katyn furono assassinati oltre 14.500 ufficiali polacchi, invece negli altri luoghi furono uccise 7305 persone. I sovietici fecero di tutto per nascondere le tracce del loro crimine.Per i sovietici in realtà i crimini di questo genere non erano una novità: durante la Grande Purga - una vasta repressione avvenuta nell'URSS voluta da Stalin per epurare il Partito comunista da presunti cospiratori – circa 680 mila persone furono fucilate in un solo anno e mezzo (1937-1938). Nello stesso periodo l'NKVD eseguì la cosiddetta "operazione polacca": fu un'operazione di pulizia etnica di massa anti-polacca durante la quale furono uccisi più di 110 mila polacchi residenti nell'Unione Sovietica, cioè il 22% di tutta la popolazione polacca dell'URSS. I polacchi, bollati come "spie" e "nemici", venivano giustiziati con un colpo alla nuca. Anche questo genocidio compiuto dai sovietici rimane sconosciuto all'opinione pubblica mondiale. Il 22 giugno 1941 la Germania nazista, rompendo il famoso "patto Ribbentrop-Molotov", invadeva l'Unione Sovietica. E proprio i tedeschi il 13 aprile 1943 scoprirono le tombe degli ufficiali polacchi a Katyn (odierna Bielorussia). Invitarono i rappresentanti della Croce Rossa Internazionale per partecipare all'esumazione dei corpi sepolti nelle fosse comuni. Secondo esperti indipendenti, non c'era dubbio su chi fosse il responsabile dell'omicidio. La divulgazione da parte dei tedeschi della notizia del genocidio di Katyn divenne un problema internazionale, anche perché riguardava l'intera coalizione antinazista di cui l'Unione Sovietica faceva parte. Per questo motivo Stalin voleva addossare la responsabilità del crimine alla Germania.

    E se Putin fosse entrato nella Nato?

    Play Episode Listen Later May 17, 2022 11:24


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7008E SE PUTIN FOSSE ENTRATO NELLA NATO? di Rino CammilleriI geni della geopolitica, ovvero: in che mani siamo (finiti). Ora facciamo un piccolo esercizio di immaginazione. Immaginate che mondo sarebbe stato se, ai tempi degli incontri di Pratica di Mare, Putin fosse entrato nel sistema occidentale. Auspice Berlusconi, la Russia fu nel G20 e sarebbe stata disponibile pure a far parte della Nato. I russi, dissolta la cappa sovietica, aspiravano all'Occidente: per i suoi giovani, il rock, i jeans, McDonald's e la Coca-Cola erano simboli di libertà. I cantanti italiani vi spopolavano, e Toto Cutugno poteva esibirsi con dietro il Coro dell'Armata ex Rossa. Mica i cantanti asiatici, no: i russi spasimavano per essere europei e occidentali.Ma la cosa, agli occhi dei padroni dell'Occidente, andava bene finché c'era Eltsin e la Santa Russia era in (s)vendita alla mercé degli squali della City e di Wall Street. Quando Putin risollevò il suo Paese dal baratro economico prodotto anche dalle ruberie di chi, nelle dissoluzione dell'Urss, si era spartito l'erario e l'intero sistema economico, allora i padroni di cui sopra drizzarono le antenne. Berlusconi fu subito fatto fuori nei modi che sappiamo e l'Italia venne commissariata (lo è ancora). Poi partì la manovra a tenaglia e a stantuffo che, lì per lì, spiazzò Putin. Se questi si fosse alleato e fuso con l'Occidente, pensate, la Cina sarebbe stata sola contro il resto del mondo. Anche perché comunista, e i russi l'avrebbero combattuta molto volentieri, considerato anche il fatto che russi e cinesi non si sono mai amati e che, come detto, i russi si sentono occidentali, non asiatici, e fin dai tempi di Pietro il Grande.Invece no, grazie ai soliti americani e ai solitissimi inglesi, che mai hanno sopportato una grande potenza terrestre sul continente. Con calma, uscirono dalla Ue, nella quale stavano, del resto, con un piede dentro e uno fuori, tant'è che continuavano a tenersi la sterlina mentre tutti gli altri, italiani in primis, o barcollavano sotto l'euro o ci giocavano a biliardo. Il resto è cronaca quotidiana e asfissiante.La cosa più patetica e molto italiana («ahi, serva Italia...» è lo stillicidio giornaliero sulla salute di Putin. Ogni giorno gli augurano una malattia nuova, ovviamente mortale. Giornalisti italici: che s'ha da fa' pe' magna'! Zoom sulle mani, sui ginocchi, sulle guance, nella disperata speranza del famoso «cambio di regime». Che per gli angloamericani è il ritorno di un Eltsin qualsiasi al posto di un leader capace e amato dal suo popolo. Avviso ai commentatori: prima di fare gli spiritosi pensate a voi stessi, italiani, e da chi siete comandati. Fatevi i conti in tasca, ricorrete alla memoria: mio padre, poliziotto, ancora negli anni Settanta manteneva tranquillamente col suo stipendio la moglie casalinga, tre figli agli studi e l'affitto di casa. E aveva l'auto, il telefono e il televisore. Poi, partita da Berkeley, Usa, ci raggiunse la Contestazione...Nota di BastaBugie: Paolo Becchi e Giuseppe Palma nell'articolo seguente dal titolo "Il trucco di Draghi per il doppio stato d'emergenza" parlano del perenne stato di emergenza in cui ci fa vivere chi ci governa.Ecco l'articolo completo pubblicato sul Blog di Nicola Porro il 16 maggio 2022:Non c'è due senza tre. Dopo ventisei mesi di stato di emergenza sanitario, peraltro prorogato anche oltre i limiti legislativi preesistenti, ora abbiamo non uno bensì due stati di emergenza riguardanti la crisi internazionale tra Russia e Ucraina. La cosa era sfuggita a molti, anche a noi a dire il vero.Il primo, dichiarato il 25 febbraio 2022, il secondo tre giorni più tardi, il 28 febbraio. Era troppo semplice concentrare tutto in una sola delibera, quindi il governo - per non sbagliarsi - ne ha fatte due. Lo stato di emergenza deliberato il 25 febbraio, in concomitanza con l'approvazione del decreto-legge n. 14/2022 (quello sull'invio di mezzi, equipaggiamenti e armi all'Ucraina), è stato dichiarato per la durata di tre mesi e riguarda l'"intervento all'estero in conseguenza degli accadimenti in atto nel territorio dell'Ucraina". Il secondo, deliberato il 28 febbraio, dura fino al 31 dicembre di quest'anno e riguarda "l'esigenza di assicurare soccorso e assistenza, sul territorio nazionale, alla popolazione ucraina in conseguenza della grave crisi internazionale in atto". Tre giorni fa il Consiglio dei ministri ha prorogato anche il primo fino al 31 dicembre.Ma perché addirittura due deliberazioni quando l'emergenza è la stessa (crisi internazionale Russia-Ucraina)? Il diavolo è nei dettagli. Il soccorso e l'assistenza in Ucraina (in sostanza gli aiuti alla popolazione civile) avviene in territorio ucraino, cioè i nostri aiuti (medici, infermieri, Croce Rossa etc.) devono necessariamente entrare in Ucraina, esattamente come prevede la delibera dello stato di emergenza del 28 febbraio ("assicurare soccorso e assistenza, sul territorio nazionale, alla popolazione ucraina"). Di contro, l'invio di armi, mezzi ed equipaggiamenti militari di cui al decreto-legge n. 14/2022 (convertito in legge n. 28/2022) non può avvenire con l'ingresso dei nostri militari in territorio ucraino altrimenti questo equivarrebbe ad un atto di guerra nei confronti della Russia; pertanto, la delibera dello stato di emergenza emanata il 25 febbraio (ed ora prorogata fino a fine anno) prevede un generico "per intervento all'estero" e non direttamente sul territorio ucraino.Questa proroga sino alla fine di dicembre (per ora) significa che il nostro coinvolgimento militare è destinato a durare nel tempo e quindi che di fatto il governo non lavora per la pace ma per la prosecuzione della guerra. E ovviamente il tutto senza che il parlamento possa dire mezza parola sull'invio di armi e su che tipo di armi, oltretutto per un tempo che in un primo momento era limitato a tre mesi, ora fino a fine anno, poi si vedrà. La legge di conversione del decreto-legge n. 14/2022, all'art. 2, parla di armi non letali (a scopo difensivo), mentre l'art. 2 bis parla di equipaggiamenti, mezzi ed armi la cui portata sia determinata da uno o più decreti del ministro della difesa di concerto con il ministro degli esteri, informando il parlamento con cadenza almeno trimestrale. Ciò ovviamente non autorizza il governo a non rispettare il dettato dell'art. 2 (armi non letali), ma la proroga dello stato di emergenza proprio su questo argomento ci fa pensare che l'esecutivo voglia spingersi verso un conflitto contro la Russia e non verso aiuti all'Ucraina di tipo difensivo e limitati nel tempo. Dopo l'incontro tra Biden e Draghi nei giorni scorsi alla Casa Bianca, premier e maggioranza - sulla base della netta contrarietà dell'opinione pubblica italiana ad un nostro diretto coinvolgimento bellico - hanno parlato della necessità di cercare la via della pace, ma poi, nei fatti, è stato prorogato quello specifico stato di emergenza che riguarda proprio l'invio di armi fino alla fine dell'anno. A parole vogliamo la pace, nei fatti lavoriamo per la guerra, altrimenti perché lo stato di emergenza deliberato il 25 febbraio, previsto inizialmente solo per tre mesi, viene ora prorogato fino al 31 dicembre?Per un certo periodo, dal 28 febbraio al 31 marzo, hanno convissuto addirittura tre stati di emergenza, quello sanitario e i due sulla crisi internazionale. Ora sono due e tutti e due in relazione al conflitto bellico in corso. In attesa di un altro stato di emergenza, in autunno, sulla sesta o settima ondata del virus (Omicron XVI, come i re) e sulla campagna vaccinale della quarta e quinta dose. Il limite legislativo dei 24 mesi che lo stato di emergenza incontra per effetto del D.Lgs. n. 1/2018 è stato ormai raggirato: ne faccio 26 per quello sanitario, poi non lo prorogo, salvo farne un altro in autunno di altri x mesi, in contemporanea a due altri stati di emergenza sulla guerra in Ucraina fino a fine anno ma anche dopo (le guerre si sa quando iniziano ma non quando finiscono). E non ci stupirebbe il fatto che, prima delle elezioni politiche del marzo 2023, qualcuno inizi a parlare esplicitamente di "stato di guerra", così saltano pure le elezioni.Ormai Draghi fa tutto quello che vuole: se per assurdo decidesse di reintrodurre la pena di morte in caso di rivolta popolare, siamo sicuri che troverebbe la maggioranza parlamentare per farlo. Il tutto in nome della nuova emergenza sociale. Ieri quella sanitaria, oggi la crisi internazionale, domani chissà, forse la rivolta sociale, o forse più probabilmente il caos non più generato dal lockdown ma da un blackout totale. Non si governa più nello stato di diritto - che ha le sue garanzie e i suoi limiti costituzionali -, ma nello stato di emergenza permanente, in nome del quale è possibile neutralizzare la Costituzione.Dopo il fallimento della vaccinazione di massa - si continua a morire e a contagiarsi di Covid nonostante il 90% della popolazione over12 sia vaccinata -, Draghi ci sta portando ora verso un nuovo fallimento. E qui a protestare non sono i no-vax, ma la stragrande maggioranza degli italiani (circa il 78% secondo gli ultimi sondaggi) che dopo aver patito per oltre due anni i soprusi più violenti vorrebbe ora solo una cosa: vivere finalmente in Pace. Con la P maiuscola.

    Il vero motivo per cui gli Usa vogliono separare la Russia dall'Europa

    Play Episode Listen Later May 3, 2022 4:13


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6998IL VERO MOTIVO PER CUI GLI USA VOGLIONO SEPARARE LA RUSSIA DALL'EUROPA di Rino CammilleriSono anni che lo vado ripetendo: per capire perché la Russia di Putin, dopo il crollo dei muri, è tornata ad essere il Nemico la risposta va cercata nella storia. Scrive G. Gaiani (direttore di Analisi Difesa) che «appare sempre più evidente come l'obiettivo strategico degli Usa di scavare un profondo fossato tra l'Unione Europea e la Russia giochi soprattutto sull'arma energetica. Non a caso gli allarmi lanciati da Washington per l'imminente invasione russa dell'Ucraina hanno preso il via due mesi dopo il completamento del nuovo gasdotto North Stream 2». Già nel 2014 «Barack Obama venne in Europa esortando gli alleati a non acquistare più il gas russo ma a rifornirsi dagli Stati Uniti». Sempre nel 2014, «furono proprio le pressioni di Washington sulla Bulgaria a fermare il completamento di un altro importante gasdotto, il South Stream».In politica estera, infatti, l'unica differenza tra repubblicani e democratici americani è che i secondi sono un po' più guerrafondai dei primi, ma, per entrambi, America First. E che può fare un'Europa farcita di basi militari americane o Nato (è lo stesso) se non finire per comprare lo shale-gas ottenuto col metodo fracking (e i verdi zitti senza mosca) e trasportato via nave, cosa che ne moltiplica il prezzo? Gli Usa non possono offrire un prezzo concorrenziale per l'energia, tutt'altro, però hanno in mano il big stick. E i loro storici reggicoda inglesi dietro, anzi davanti.Come ben ricorda Gaiani, l'Europa ha un Pil golosissimo, malgrado tutto. Una sinergia economica tra essa e la Russia creerebbe quel blocco continentale che le Potenze di Mare (cioè, Regno Unito e Usa) vedono come la peste. Fin dai tempi degli zar i cervelli alla Russia li fornivano i tedeschi, la Russia (il Paese più esteso al mondo) ci metteva le sue immense risorse. Gli zar andavano a cercar moglie in Germania, perfino Caterina la Grande era tedesca. Anche gli insegnanti di liceo erano tedeschi e tedesco fu l'oro con cui Lenin conquistò il potere. E inglesi erano gli agenti che armarono la mano ai sicari di Rasputin, l'influencer dello zar, che era contrario all'ingresso in guerra della Russia contro i tedeschi. Dopo la débacle nella Grande Guerra, fu dietro gli Urali che i tedeschi ricostruirono la loro forza bellica, e fu un accordo con Stalin che rese russi e tedeschi confinanti a spese della Polonia (tanto per cambiare).Quanto fin qui detto lo aveva ben capito il genio di Napoleone, che non badò a spese pur di annettersi la Russia. Ma era proprio quel che temeva l'Impero di Mare britannico, che da allora intervenne in guerra su suolo europeo ogni volta che un pericolo del genere si profilò. Tutto questo è ben noto a Biden e Putin. E Biden (cioè, i suoi consiglieri, sleepy joe non so fino a che punto) corre anche il rischio di un avvicinamento tra Russia e Cina. Che non si amano. Sì, perché il pericolo maggiore per gli Usa è un asse, economico, Berlino-Mosca. Qualche street artist tempo fa stampò sui muri una bandiera americana in cui al posto delle stelle c'erano simboli del dollaro. È l'unica cosa che agli Usa interessa e per cui hanno sempre combattuto in tutti i modi. Col bastone e/o con la carota. Preferiscono, però, la mazza da baseball, quel loro strano sport che è anche l'unica cosa non sono mai riusciti a esportare.

    La fiction sul presidente ucraino Zelensky

    Play Episode Listen Later Apr 19, 2022 4:57


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6982LA FICTION SUL PRESIDENTE UCRAINO ZELENSKY di Rino CammilleriChi mi segue sa che una delle mie frasi preferite è questa: la storia insegna che la storia non insegna niente. Infatti, gli ucraini avrebbero dovuto sapere che cosa succede quando un popolo manda un comico al potere. Sarebbe bastato loro guardare l'Italia. Ci fidammo di un new entry, digiuno di politica, che con la sua verginità naïve avrebbe dovuto liberarci dalla corruzione, dal malaffare, dalla faziosità partitocratica, dall'inefficienza burocratica. E siamo finiti nel disastro.LA TRAMAGli ucraini sono finiti pure peggio, come il Giornale Unico Atlantico non cessa, ossessivamente, di mostrarci cotidie coi suoi approfondimenti-fotocopia visti i quali ne esci più frastornato di prima. La7 ha mandato in onda la tanto attesa fiction a puntate che portò Volodymir Zelensky alla presidenza dell'Ucraina. Il tempo di doppiarla ed ecco le prime due puntate, seguite dall'approfondimento del tuttologo Mieli. L'approfondimento non l'ho visto, per scusabile saturazione. Ma ho visto i due telefilm. Se ve li siete persi, non avete perso niente, perché le gag fanno forse ridere gli ucraini, ma noi abbiamo avuto Totò e Alberto Sordi, perciò siamo di palato un po' più fino.Comunque, la trama è questa: un insegnante di storia di liceo, tornato a stare col padre taxista dopo il divorzio, un giorno si produce in uno sfogo da bar contro il malgoverno. Non sa di essere stato ripreso col telefonino da uno studente che poi ha postato in internet la sua sfuriata. Poiché il post diventa subito virale, a un quartetto di oligarchi (ci sono anche in Ucraina, anche se tutti pensano siano solo russi) viene in mente una bella idea per riguadagnare il favore del popolo. Non si vedono in faccia, ma si capisce che sono quelli che, dietro le quinte, comandano davvero. L'idea è proprio questa: usare l'insegnante in questione come nuovo presidente per cambiare tutto onde non cambiare niente.IL SERVITORE DEL POPOLOCosì, il «Servitore del Popolo» (Sluha Narody) si ritrova presidente e, quando si sparge la notizia, tutti i parenti, anche i più lontani, gli danno l'assalto per raccomandazioni. Tutto il mondo è paese. Lui viene calzato e rivestito di tutto punto. Gli fanno perfino scegliere tra orologi costosissimi, uno dei quali è un Putin Hublot. Che in ucraino assona col gergale huilò, che è un pesante insulto. Si badi: la fiction è parecchio precedente alla guerra. Vabbè, da quel che si capisce, lo sprovveduto ma onesto presidente nelle prossime puntate metterà le cose a posto, e sappiamo che proprio questa fiction ha mandato Zelensky al potere davvero.La domanda è pelosa, di questi tempi, ma proprio la fiction induce a farla: chi ci ha messo i soldi? La campagna elettorale di Zelensky è stata finanziata da un crowfunding, come nella fiction? O esistono alcuni oligarchi veri che hanno provveduto sul serio? Boh. Di sicuro, allo stato attuale delle cose, c'è che la Finlandia ha appena chiesto di entrare nella Nato. Così che la Russia finirà davvero accerchiata, e accerchiata stretta. E Dio non voglia che l'orso all'angolo, perso per perso, non si scateni sul serio. Biden, comunque, ha già vinto: è antica politica inglese e poi americana impedire a ogni costo una saldatura economica tra Russia e Europa. Già fatto, e forse per sempre. In più, cosa che non guasta, l'impoverimento della Ue, che era il maggior competitor commerciale degli Usa. E senza sparare un colpo (suo). E poi dicono che Biden è suonato...

    L'origine di Excalibur, che era un pastorale, non una spada

    Play Episode Listen Later Apr 19, 2022 7:12


    VIDEO: San Galgano: la spada nella roccia, quella vera! ➜ https://www.youtube.com/watch?v=dausjIA02yg&list=PLpFpqNiJy93u-Gh6u5ATtMplcNFIC0n6pTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6980L'ORIGINE DI EXCALIBUR, CHE ERA UN PASTORALE NON UNA SPADA di Rino CammilleriCome ha fatto un oscuro regulus britanno del VI secolo a diventare leggendario? Libri e film e fumetti (si pensi a Valiant) su di lui abbondano. Spicca su tutti Excalibur di John Boorman del 1984, quantunque i Cavalieri della Tavola Rotonda vi portino armature da parata del XV Secolo e non se le tolgano nemmeno a letto (letterale: v. la scena in cui Uther Pendragon stupra Igraine). Nulla ha esaltato l'immaginario come re Artù, che non si sa se giaccia nella mitica isola di Avalon o in un palazzo nelle profondità dell'Etna.Sì, l'Etna catanese. Infatti, nel 1191 re Riccardo Cuor di Leone incontrò Tancredi, re di Sicilia, proprio a Catania, e gli portò in dono nientemeno che la spada di Artù, «che i Britanni chiamarono Caliburn». Tancredi gradì talmente da offrire al re inglese tutte le navi che voleva per andare alla crociata in Terrasanta. Tancredi, nato a Lecce, sapeva bene che Artù figurava a cavallo nel pavimento a mosaico del duomo di Otranto. Poi, in tempi più recenti, libri e film hanno preso la piega di voler spiegare la «vera storia» di questo Arthur, Artù alla francese, eclissando l'antica leggenda secondo cui non sarebbe mai morto ma attenderebbe il momento opportuno per tornare a salvare il suo regno nel momento del maggior pericolo. Sia come sia, i sovrani inglesi ancora oggi, nel giuramento di incoronazione, devono promettere di cedere il trono ad Artù qualora questi tornasse.Un libro intrigantissimo di Francesco Marzella, Excalibur, la spada nella roccia tra mito e storia (Salerno, pref. di Franco Cardini), narra tutto-ma-proprio-tutto su, appunto, il mito e la storia di una leggenda che ha mosso e commosso i secoli e gli autori più importanti, non ultimo J.R.R.Tolkien. Per noi cattolici la vera spada-nella-roccia è quella di san Galgano Guidotti, ex cavaliere e poi eremita sul Montesiepi in quel di Siena. Anche perché c'è ancora, come ben sanno i turisti. Ma lo sapevano anche gli antichi autori bretoni e anglosassoni, tant'è che a uno dei più prodi cavalieri di Artù fu messo nome Galvano, Gawain, sostituendo una lettera di Galgano. E negli elenchi dei Santi della Chiesa cattolica esiste un san Derfel Gadarn, gallese, nella cui biografia si dice, testuale, che era un Cavaliere della Tavola Rotonda. Una sua statua equestre in legno era venerata nel Galles fino a quando Cromwell, il fanatico Lord Protettore dei puritani inglesi, non la fece distruggere.Però il libro di Marzella ci informa che, ben prima che le gesta di Artù & C. venissero messe per iscritto, qualcosa di già infisso nella pietra e impossibile a estrarsi se non da un designato c'era, ma era un pastorale vescovile. Come narra il cronista coevo Aerlred de Rievaulx, quando Guglielmo il Bastardo conquistò l'Inghilterra nel 1066 divenendo il Conquistatore, il suo braccio destro era l'abate Lanfranco di Pavia, che divenne primate di Canterbury. Lanfranco, che aveva avuto come discepoli Ives de Chartres, Anselmo d'Aosta e il futuro papa Alessandro II, introdusse il diritto scritto nel regno e operò il repulisti dei vescovi anglo-sassoni di scarsi studi.Uno di questi era Wulfstan di Worchester, cui nel sinodo di Westminster fu chiesto di restituire il pastorale. Wulfstan, che era un sant'uomo (tutti quelli dianzi nominati sono stati canonizzati), rispose che il pastorale glielo aveva conferito il re, santo, Edward il Confessore, e solo a lui lo avrebbe restituito. Così, si recò al sepolcro del santo e conficcò «come in cera liquida» il bastone nella lastra che lo ricopriva. Nessuno fu più capace di rimuoverlo. Vennero, alfine, re Guglielmo e Lanfranco, ma neanche loro riuscirono. Solo Wulfstan poté farlo, e il re e il primate, commossi, si arresero alla volontà di Dio. Tutta la saga di Artù nasce cristiana: «Roccia, incudine e spada compaiono misteriosamente durante la messa di Natale» e, per estrarla, «la prova viene reiterata numerose volte e sempre in corrispondenza di momenti forti dell'anno liturgico». Il resto leggetelo in Marzella. Vale la pena.

    Il vero Sandokan fu vescovo e missionario

    Play Episode Listen Later Apr 19, 2022 9:42


    VIDEO: Sandokan (la tigre della Malesia) SIGLA➜ https://www.youtube.com/watch?v=KtDlcM0ZmzgVIDEO: SALVOKAN di Fabio Lucentini parodia SANDOKAN ➜ https://www.youtube.com/watch?v=_e1GEsy-yFoTESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6897IL VERO SANDOKAN FU VESCOVO E MISSIONARIO di Rino CammilleriCom'è noto, Emilio Salgari non si mosse mai dalla biblioteca pubblica. Da dove trasse le descrizioni di una regione remota come il Borneo, di cui nessuno a quel tempo sapeva niente? L'ipotesi, niente affatto campata in aria, è che le abbia lette sui rapporti e sulle mappe che tale Carlos Cuarteroni stilò, disegnò e inviò alla Santa Sede nel 1849 per convincerla ad aprire una missione da quelle parti. Non solo. La vita avventurosissima di quell'uomo pare abbia ispirato i romanzi salgariani su Sandokan e i Pirati della Malesia. La storica spagnola Alicia Castellanos Escudier lo sostiene nel suo libro Cuarteroni y los piratas malayos (1816-1880), ed. Silex, segnalato da diverse pagine culturali e anche sul sito web Aleteia.org. Qui ci interessa perché il nostro Sandokan-Cuarteroni finì la sua carriera come vescovo, particolarmente impegnato contro la tratta degli schiavi (attività preferita dai veri pirati malesi).MARINAIO NELLE FILIPPINESalgari cominciò a pubblicare a puntate il suo romanzo e nel 1895 dovette sostenere un duello con un giornalista che gli aveva dato praticamente del truffatore perché descriveva luoghi nei quali non era mai stato. In fondo era vero, ma ciò torna a merito di Salgari (che tra l'altro vinse il duello). Veniamo al nostro personaggio. Carlos Cuarteroni Fernánez era il quarto dei nove figli che l'italiano Giovanni Quarteroni aveva avuto con la moglie spagnola. Nacque a Cadice nel 1816 (il cognome era divenuto Cuarteroni, perché "qua" in spagnolo sarebbe stato pronunciato "ca"). Famiglia molto religiosa: due figli divennero sacerdoti e un altro missionario laico. Il padre aveva un fondaco di rifornimento per le navi che andavano nelle Americhe e nelle Filippine. Nel 1829 Carlos si iscrisse alla scuola marittima e fu imbarcato per Manila. La situazione era questa: non c'era il canale di Suez, si andava a vela, si doveva doppiare il pericoloso Capo di Buona Speranza e affrontare l'ancora più rischioso Oceano Indiano, coi suoi monsoni, uragani e soprattutto pirati. Le Filippine, una delle colonie ancora rimaste alla Spagna, erano un arcipelago labirintico impossibile da pattugliare con la scarsa flotta disponibile. Per ciò, chi faceva la scuola nautica era automaticamente un militare. Fu così che in pochi anni Carlos ebbe i gradi di capitano e su un brigantino fece la spola tra Manila, Hong Kong, Singapore.L'ARGENTO RITROVATO NEGLI ABISSINel 1842 si mise in proprio: comprò una goletta (ma forse era un praho filippino) che battezzò Mártires de Tonkin (Martiri del Tonchino) e, con equipaggio di ventisette uomini, tutti filippini, si diede alla pesca di perle e tartarughe, attività lucrosa ma che richiedeva notevoli capacità da sub. Epperò, data la rarità di tale merce, in molti si chiesero se fosse valsa la pena di rinunciare allo stipendio di capitano. In realtà era una copertura. Il furbo Cuarteroni cercava ben altro e lontano da occhi indiscreti: l'anno prima era affondata la nave inglese Christina carica di lingotti d'argento lungo le coste dell'isoletta di Labuan. Val la pena di ricordare che la fidanzata di Sandokan, Marianne, era detta la "perla di Labuan". E il "malvagio" sir James Brooke, il "rajah di Sarawak", esisteva davvero ed era un buon amico del nostro Cuarteroni (v. il recente film Ai confini del mondo. La vera storia di James Brooke, con Jonathan Rhys Meyers e Dominic Monaghan, l'hobbit Merry di Tolkien), il quale nei suoi diari ne descrisse la nipote. E una località chiamata Sandokan. La Christina faceva la spola tra Macao e Bombay carica di oppio indiano che vendeva in Cina per tornare col ricavato in argento. La storia: con le famose "guerre dell'oppio" gli inglesi avevano costretto il Celeste Impero a comprare per forza l'oppio coltivato in Nepal e Bengala, oppio che la Cina aveva vietato ai suoi sudditi perché fonte di intuibili guasti sociali e sconquassi anche economici. Cuarteroni nel 1844 il tesoro d'argento lo trovò veramente. La zona che esplorò per primo ancora oggi porta il suo nome: Cuarteron Reef. E a ventott'anni si ritrovò ricchissimo. Tonnellate d'argento, decine di milioni di odierni euro. Poteva fare come Brooke, che, da governatore, a furia di comprare terreni era diventato "rajah". O trattare un'alta carica politica per sé con la Spagna. Invece no, aveva in mente altro.TRATTATIVE PER APRIRE LE MISSIONIAveva visto troppe donne e bambini tratti schiavi di pirati malesi, troppe incursioni, villaggi distrutti, massacri, stupri. E in quegli anni non aveva fatto altro che disegnare carte geografiche, vergare descrizioni, preparare progetti. La sua intenzione era di portare tutto questo materiale alla Congregazione de Propaganda Fide affinché aprisse una missione nel Borneo. I soldi ce li avrebbe messi lui. Depositato l'argento in una banca di Singapore, dedicò due anni ad approntare la documentazione necessaria da sottoporre alla Santa Sede. Si trattava infatti di far conoscere la geografia, le popolazioni e la situazione di una parte del mondo che l'Occidente (a parte le varie Compagnie delle Indie) conosceva poco. Roma si convinse, lo ordinò sacerdote (dell'ordine dei Trinitari, nati nel Medioevo appunto per riscattare gli schiavi cristiani in mano agli islamici) e lo nominò Prefetto apostolico. In tale veste Cuarteroni ritornò nei suoi mari e creò tre missioni nella zona, tra Borneo, Sumatra e Malesia, oggi nel sultanato del Brunei. Non fu facile né aprirle, né mantenerle in piedi. Ogni volta venivano distrutte dagli attacchi schiavisti e ogni vota bisognava sia ricostruirle che riscattare i battezzati rapiti. Spesso occorreva ricomprarli più volte. Le imprese del missionario Cuarteroni, prete cattolico col rango di vescovo, divennero note e leggendarie in tutte le isole comprese tra la Cina e le Filippine. Che sono migliaia. Era diventato così esperto in trattative coi pirati che le autorità civili e anche militari ricorrevano a lui quando loro cittadini venivano catturati. E lui navigava, sopportava naufragi, arrembaggi all'arma bianca, perfino complotti. Così per vent'anni. Alla fine, povero e malato, tornò a morire a casa sua a Cadice, dove si spense nel 1880. Il territorio della sua diocesi missionaria fu occupato dai soliti inglesi, e oggi non ce n'è più traccia. Tre anni dopo, Salgari cominciò a pubblicare a puntate il suo Sandokan. Il primo Prefetto apostolico di Labuan e Borneo, nominato nel 1857 e diventato l'apostolo del Borneo, riposa nella cripta della cattedrale di Cadice. Alle potenze commerciali del tempo gli esseri umani non interessavano. Anche perché, darwinianamente, erano "razze inferiori". L'unico a prendersene cura fu un vescovo cattolico, e di tasca sua.

    I significati dell'Isola del Tesoro e il Dottor Jekyll e Mr Hyde

    Play Episode Listen Later Apr 19, 2022 6:22


    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6934I SIGNIFICATI DELL'ISOLA DEL TESORO E DOTTOR JEKYLL E MR. HYDE di Rino CammilleriMcGulisan strikes back. Si potrebbe cominciare così l'esposizione dell'ultima fatica del nostro medico-scrittore, che sarebbe ora di fare scozzese o irlandese ad honorem vista la sua vasta produzione in tema di opere di anglosassoni cattolici. Il suo più recente saggio è dedicato a Robert L. Stevenson, Louis per gli amici, uno che cattolico non era ma che meriterebbe, anche lui, l'affiliazione ad honorem per l'appassionata e gratuita difesa di un santo papista, san Damien de Veuster, l'apostolo dei lebbrosi. Robert Louis Stevenson. L'avventura nel cuore (Ares) è il titolo del lavoro di Paolo Gulisano, che è anche nostra firma.Stevenson si comportò da vero highlander, da antico cavaliere scozzese, quando, in Oceania, lesse un articolo di un pastore protestante che denigrava l'appena defunto padre de Veuster, il quale era morto di lebbra. Ebbene, il pastore aveva osato insinuare che quel prete papista aveva preso la lebbra andando a letto con le lebbrose. Per giunta, il calunniatore si chiamava Hyde, proprio come il cattivo del capolavoro di Stevenson. Quest'ultimo, indignato, prese la penna e inchiodò l'incauto. Come si era permesso, lui che a Molokai, l'isola-lazzaretto, non era mai stato? Invece Stevenson, gran viaggiatore, sì. E aveva sentito e soprattutto visto quel che aveva fatto il padre de Veuster in quell'inferno di dannati della terra. Stevenson è equanime: «Lo definisce imprudente, trasandato, mancante di igiene, ma grande nella sua generosità, nel suo candore e persino per il suo senso dell'umorismo». Ma aggiunge: «Un uomo con tutta la sporcizia e la meschinità dell'umanità, ma proprio per questo tanto più un santo e un eroe». Detto da un ex presbiteriano sostanzialmente agnostico.Nessun editore volle pubblicare il libello di Stevenson contro il pastore protestante e in difesa di un prete papista. E lui lo pubblicò a sue spese, devolvendo ai lebbrosi i profitti. Che non erano pochi, visto che il pamphlet fece il giro del mondo grazie alla fama del suo autore. Lealtà e giustizia sono tipici del segno dello Scorpione nel quale il nostro erano nato. E chi è che può vantare di avere scritto un romanzo, L'isola del tesoro, che è stato portato sullo schermo la bellezza di cinquanta volte (per ora)? Una delle migliori versioni vede Christian Bale (Batman) nei panni del ragazzo Jim Hawking e nientemeno che Charlton Heston in quelli di Long John Silver. La prima è addirittura del 1912. Non solo. Grazie a quel libro la «caccia al tesoro» è un gioco di società tra i più praticati. E chi è quell'autore che può essere annoverato anche tra gli scrittori per ragazzi? Si pensi a La freccia nera.E chi può essere annoverato tra i classici immortali anche per un altro capolavoro, Il dottor Jekyll e Mr. Hyde? Anche questo con diverse riduzioni cinematografiche, si pensi a quella storica con Spencer Tracy e Ingrid Bergman. Quest'ultima opera è dettagliatamente vivisezionata da Gulisano anche perché anticipa, mettendone in guardia, lo scientismo: il dottor Jekyll, oppresso dal senso del peccato (lievi trasgressioni, ma i protestanti non possono alleggerirsi con la confessione sacramentale), risolve che «là dove non era riuscita la virtù, l'osservanza della legge morale, poteva riuscire la scienza». E crea un intruglio chimico che lo separi dalla sua metà oscura. Sappiamo come va a finire. Gulisano fa a questo punto un'acuta osservazione: col positivismo «la scienza ufficiale volle disconoscere l'antica erboristeria medievale, troppo legata a conventi e monasteri - e quindi alla dimensione religiosa della cura della salute - per salassi e clisteri». Insomma, possiamo adottare Stevenson tra i cattolici «di desiderio» anche se non lo era. In fondo, non lo erano nemmeno C. S. Lewis e T. S. Eliot.

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