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Nel nuovo episodio di “Fil Rouge”, Francesca Baraghini naviga tra queste notizie: la NASA insieme a una piccola azienda texana sta costruendo robot da spedire in orbita e in altri pianeti; tramite Clothoff, un'app che consente di spogliare, virtualmente, qualunque persona, compresa delle ragazzine spagnole in una scuola media; in Pakistan, un negoziante scappato dall'Afghanistan sta raccogliendo oltre mille nastri musicali rari per contrastare le leggi talebane; bachi da seta geneticamente modificati producono la seta di ragni e potrebbero rivoluzionare il mercato; un virus che si trova a 8.900 metri di profondità nella famosa Fossa delle Marianne, è un batteriofago, cioè infetta esclusivamente i batteri ed è stato individuato nei sedimenti vicini a una sorgente idrotermale. Il “Fil Rouge” prosegue nella newsletter. Per non perderlo, iscriviti su filrouge.newsProduzione a cura di NightReview. Editing di Valeria Ardito.
Donald Trump torna a Washington per l’incriminazione per l’assalto al Congresso del gennaio 2021. L’ex presidente si è dichiarato non colpevole, ha incitato i propri sostenitori e rilanciato la tesi del complotto per coprire i reati commessi dall’attuale presidente Jo Biden e da suo figlio Hunter. Contro di lui anche Mike Pence, ex braccio destro ai tempi della presidenza e oggi rivale nella corsa alle primarie repubblicane, che ha rivelato di aver ricevuto pressioni da parte di Trump e del suo entourage a compiere azioni illegali. Ne parliamo con Andrew Spannaus, giornalista e analista politico americano.L’Afghanistan a due anni dal ritorno dei talebani tra oppressioni, crimini e violenze di genere. Con Marco Niada, fondatore dell’ONG Arghosha Faraway schools.Stallo politico in Spagna dove socialisti e popolari hanno pareggiato e l’ago della bilancia per la formazione di un governo è nelle mani dei deputati indipendentisti catalani. Con Matteo Villa, analista di Ispi.
Nell'estate del 2021 i giorni terribili del ritiro dei militari statunitensi e della coalizione occidentale, con l'assalto disperato all'aeroporto di Kabul di migliaia di cittadini pronti a tutto pur di fuggire. Marta Serafini è tornata nel Paese per raccontare la situazione dopo che gli integralisti islamici hanno riconquistato il potere. E Simonetta Gola di Emergency spiega che cosa è cambiato per le ong in un territorio di cui ci siamo un po' dimenticati.Per altri approfondimenti:Afghanistan due anni dopo: il dovere di ribellarsi a un futuro senza donneAfghanistan, i talebani ordinano di chiudere parrucchieri e saloni di bellezzaYamo, in fuga dall'Afghanistan a 7 anni: oggi fa l'infermiere a Firenze
Sono molte le iniziative organizzate dai Servizi Inclusione della Diaconia Valdese in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2023.Le attività legate alla Giornata Mondiale del Rifugiato nascono con l'obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza ai temi dell'inclusione sociale e delle migrazioni, un'occasione per facilitare le relazioni interpersonali, favorire la cittadinanza attiva e porre al centro le persone con le loro storie e i loro bisogni. In Val Pellice e pinerolese sono previsti molti appuntamenti, il primo di questi sarà sabato 17 giugno al Polo Culturale Scroppo di Torre Pellice.Ne parliamo con Erica Scognamiglio del Servizio inclusione della Diaconia Valdese e Parwana Kebrit, artista afghana che sarà presente sabato 17 giugno con l'arte terapeuta Antonella Chiavia.Parwana ci racconta la sua fuga dall'Afghanistan, l'arrivo in Italia e la passione per il disegno e la pittura, che utilizza come forma di racconto di protesta rispetto alle ingiustizione che il regime talebano ha portato nel suo paese.Il laboratorio è aperto a tutta la cittadinanza, con partecipazione gratuita.Ascolta l'intervista,
Si parte dall'Afghanistan ma non di solo Afghanistan si parla. Ha indicato la Cina come nemico, fa pressione sui talebani, rischia di essere una spina nel fianco e il terzo incomodo nei tentativi di collaborazione tra Pechino e Kabul. È lo Stato Islamico-Provincia del Khorasan, che prende il nome da una regione storica dell'Asia Centrale ed è stato protagonista di alcuni dei più spettacolari attentati del recente passato.Conosciamo meglio questa "succursale" di Daesh insieme a Giuliano Battiston, direttore dell'associazione di giornalisti indipendenti Lettera22 e profondo conoscitore del mondo jihadista.
Come è finito il viaggio di Zaynab, la calciatrice afgana protagonista di un podcast di Internazionale. Netflix ha annunciato un investimento di 2,5 miliardi di dollari in film, serie e spettacoli sudcoreani.Stefano Liberti, giornalista e scrittoreJunko Terao, editor di Asia di Internazionale Video Afghanistan, notiziario Cnn: https://www.youtube.com/watch?v=iVfaPC1wQcgVideo Corea del Sud: https://twitter.com/Variety/status/1213999361341804544Articolo suo gatti: https://www.internazionale.it/magazine/michael-marshall/2023/05/04/cosa-pensa-davvero-il-tuo-gattoScrivi a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.Produzione di Claudio Balboni.Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.Direzione creativa di Jonathan Zenti.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7335DIFENDERE L'AGGREDITO: LA SCUSA DEGLI USA PER FARE LE GUERRE CHE VOGLIONO di Rino CammilleriLa guerra russo-ucraina è in corso mentre scrivo e i rarissimi commentatori che cercano di analizzare le ragioni dei russi devono, prima di aprir bocca, distinguere tra aggressore e aggredito e proclamare che stanno, ovviamente, dalla parte di quest'ultimo. Ora, poiché tale professione di fede da cavaliere medievale - al servizio della vedova e dell'orfano. Dell'oppresso e della fede - stona non poco sulle labbra di laicisti atei e agnostici per i quali la morale non è che moralismo, vediamo di vederci un po' più chiaro. Quella è una guerra combattuta in Europa, per interposto ucraino, da potenze che europee non sono: gli Usa la Gran Bretagna contro la Russia. La Russia post-sovietica aveva tentato di entrare nell'occidente ma ne era stata progressivamente respinta, fino all'esito bellico.USA E GRAN BRETAGNA, ALLEATI DI FERROSecondo l'antica dottrina geostrategica, risalente ai tempi di Napoleone, le potenze di mare (Usa e GB) non possono tollerare l'avvento di una superpotenza continentale quale sarebbe data dall'abbraccio economico tra Russia e Germania. Dalla Guerra di Crimea del 1854 in avanti la musica è stata sempre la stessa, al di là delle varianti del caso. Voi mi direte: vabbè gli Usa, che devono mantenere un impero mondiale, ma gli inglesi? Si dimentica che anche questi avevano un impero mondiale, Australia e Nuova Zelanda, tanto per dirne tre, continuano a navigare nell'orbita anglofona insieme al resto. Le più importanti Borse del mondo stanno a Wall Street e nella city londinese. L'alleanza è così di ferro che anche nei film di 007 non c'è una volta che James Bond non possa contare sul supporto della Cia. Se ci fate caso, anche l'ideologia woke, che sta squassando gli Usa, da questa parte dell'oceano trova nell'Inghilterra il suo terreno più fertile. Ma se, data la loro lunga tradizione bellica, gli inglesi non devono faticare molto a convincere la loro opinione pubblica a indossare l'elmetto Her Majesty Service (ricordate la guerra per la Falkland-Malvinas?), non così gli Usa.Gli States sono profondamente spaccati in due: da una parte i dem (aborto, nozze gay, lgbt, trans, cancel culture, antifa, blm, etc.) dall'altra i rep (Dio-patria-famiglia, gospel, porto d'armi, etc.). Se ci si fa caso, entrambi i fronti hanno in comune, però, il moralismo (il politicamente corretto non è altro), perciò ogni guerra deve essere giustificata. Cioè, gli Usa non possono mai essere aggressori, bensì aggrediti. Prima dell'avvento della filosofia woke, il moralismo vi era vieppiù impregnato di puritanesimo, anche perché su quest'ultimo gli Usa sono stati fondati e la vita per i Padri pellegrini non era altro che Dio-Patria-Famiglia e guerra contro il Male, fossero i pagani (indiani) o gli eretici (papisti in primis).IL CASO DEL MESSICOC'è un vecchio detto messicano che fa al caso nostro: "Povero Messico, così lontano da Dio e così vicino agli Stati Uniti!". Quando Napoleone III supportò Massimiliano d'Asburgo quale imperatore del Messico, gli Usa gridarono, con Monroe: "L'America agli americani!". Cioè a loro. E armarono zitti zitti la rivolta di Juarez. Il povero fratello di Francesco Giuseppe finì fucilato a Queretaro. Ma il Messico era ancora un impero. Cos, quando il presidente Santa Ana abolì la schiavitù, i texani insorsero, invocando l'aiuto fraterno degli Usa (un po' come il Donbass oggi coi russi). Con molta calma, il generale Houston attese che gli insorti di Alamo venissero liquidati, poi, al grido di "Remember the Alamo!", il Messico si trovò la capitale invasa. Ma gli Usa fecero due conti: annettere tutto avrebbe significato far diventare cittadini milioni di papisti, sconvolgendo gli equilibri wasp. Così, si accontentarono di tutti quegli States che ancora oggi hanno nomi spagnoli: California, Arizona, ect. Ovviamente, a colpi di plebisciti sul tipo di quelli fatti dai piemontesi nel Risorgimento. Poi venne la Guerra di secessione: il Nord industriale e protezionista contro il Sud agrario e liberista. La Costituzione prevedeva il diritto di ogni Stato di uscire dall'Unione, ma contro i cannoni non valet argumentum. E gli Usa divennero il monolito che sappiamo.Ed eccoci al 1898. Gli Usa adocchiarono quel che rimaneva dell'impero spagnolo. Ma gli spagnoli non avevano alcuna intenzione di aggredirli. Allora a Cuba, colonia spagnola, esplose e affondò misteriosamente la corazzata americana Maine (300 morti) nel porto dell'Avana. Presidente McKinley, la guerra subito dichiarata tolse alla Spagna, oltre Cuba, l'isola di Guam e le Filippine. I filippini fecero presto ad accorgersi che stavano meglio quando stavano peggio (gli occupanti fucilavano da dieci anni in su, cosa che sollevò uno scandalo sugli stessi giornali americani), ma questa è un'altra storia. Tutta la - breve - guerra fu condotta con questo ritornello: "Remember the Maine!". Saltiamo i passaggi e andiamo alle guerre più importanti.LE GUERRE MONDIALILa Grande guerra. Gli inglesi, in difficoltà, chiesero aiuto ai cugini, anche perché, se avessero perso, ai crediti che le banche americane avevano erogato per sostenere lo sforzo bellico si sarebbe potuto dire ciao. Argomento convincente, ma il presidente Wilson come avrebbe potuto convincere gli americani (ai quali era stato detto "l'America agli americani") ad andare a morire in Europa? Nel 1915 un sottomarino tedesco affondò il transatlantico Lusitania, sul quale c'erano pure un migliaio di americani. Ma anche materiale bellico per gli inglesi: i tedeschi avevano avvertito che navi del genere sarebbero state un bersaglio. E fu così che, al grido "Remember the Lusitania!", gli Usa entrarono in guerra. Seconda guerra mondiale, stesso discorso. Il Giappone era in guerra con la Cina e gli Usa gli misero l'embargo totale su petrolio e gomma; alla disperazione, questi si affidò all'ammiraglio Yamamoto, già addetto militare all'ambasciata nipponica a Washington, il quale disse che non si poteva pensare a una guerra con gli Usa. L'unica chance era un colpo preventivo alla flotta di Pearl Harbor. I servizi Usa lo sapevano, ma Roosevelt lasciò fare. Il resto è la storia del "proditorio attacco" celebrato in tanti film. "Remember Pearl Harbor!".Su su per li rami, la guerra in Iraq contro Saddam e le sue fantomatiche "armi di distruzione di massa" l'abbiamo vista in mondovisione, come pure, ahimè, le precipitose ritirate dal Vietnam e dall'Afghanistan. Ora, i lettori più avveduti capiscono bene che non si tratta di recriminare o di fare come i bambini all'asilo che si lamentano con la maestra della slealtà del prepotente. No, si tratta solo di non farsi imbambolare dalla propaganda, nella quale i padroni dei media sono maestri. Le guerre ci sono sempre state, e Dio ce ne scampi. Ma oggi chi ti riduce povero o orfano pretende che gli baci la mano grato.
Maryam e Zaynab sono due giocatrici del Bastan, la squadra di calcio femminile di Herat, in Afghanistan. Sono anche due sorelle, cresciute assieme, inseparabili. Per loro, che erano bambine quando l'occidente aveva invaso il loro paese dopo l'attentato alle torri gemelle, giocare a calcio era una forma di riscatto e libertà. Quando i talebani prendono il potere, Maryam e Zaynab sono costrette a scappare. Nel caos dell'aeroporto di Kabul, Maryam riesce a salire su un volo per l'Italia, mentre Zaynab è costretta rimanere a terra. E inizia così la loro odissea per tentare di ricongiungersi.Zaynab è la storia di una calciatrice in fuga dall'Afghanistan dei talebani, e del tentativo più o meno riuscito di documentare il suo viaggio verso il Pakistan.Zaynab è un podcast di Internazionale scritto e narrato da Stefano Liberti. Direzione creativa e montaggio di Jonathan Zenti, produzione di Stefano Liberti, Mario Poeta e Amedeo Berta.Story editing di Chiara Nielsen e Jonathan Zenti. Traduzioni di Eli Ehsani, voci di Natalie Norma Fella e Sandro Pivotti. Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
PENDENTE: Rubrica su Cinema, letteratura, fumetto ed esperienze culturali
Una rubrica in cui esprimo la mia personalissima opinione su film che, pur non essendo necessariamente capolavori o film iconici, hanno lasciato qualcosa al pubblico. Mike Nichols e Aaron Sorkin si incontrano e insieme raccontano la storia di Charlie Wilson e di come contribuì a scacciare i sovietici dall'Afghanistan durante la Guerra Fredda degli anni '80. "La Guerra di Charlie Wilson" è la storia di un bislacco e affascinante deputato, una ricca attivista snob e un burbero agente della CIA uniti per salvare un popolo e forse redimere la loro patria. Ma come disse lo stesso Wilson: "Queste cose sono accadute. Sono state gloriose e hanno cambiato il mondo...e poi abbiamo scazzato il finale".
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Nella preghiera comune riscopriamo insieme quella gioia di cui ci parlano le scritture, la gioia che veniva, per il popolo santo di Dio, dalla terra di Zabulon e di Nèftali, la Galilea delle Genti, periferia di un grande impero, su cui cominciava a brillare la luce di una buona notizia, che avrebbe illuminato le tenebre. La luce del Vangelo, quella luce straordinaria, vorrebbe illuminare le tenebre di questo tempo, in cui il male sembra prevalere, in cui la violenza e la guerra sembrano non avere fine; quella luce vorrebbe avvolgerci di nuovo, quando incontriamo Gesù all'inizio della sua vita pubblica, dopo che ha affrontato la forza del male nel deserto della tentazione e ne ha constatato le conseguenze, quando Giovanni Battista è stato ucciso. Sì il male è forte nel mondo, le tenebre avvolgono spesso individui e popoli, che con fatica riescono a vedere la luce del bene. Pensiamo ai tanti rifugiati e migranti, avvolti dalle tenebre, quando attraversano il mare e altre vie pericolose, in cui spesso di notte cercano la strada per un futuro diverso; come quelli che abbiamo accolto ieri e oggi a Roma in fuga dall'Afghanistan attraverso il Pakistan. Con i corridoi umanitari hanno visto una luce brillare nelle tenebre. Sì perché la parola di Dio fa brillare luci nelle tenebre e a noi oggi la parola fa vedere la luce del Signore, che ci parla per comunicarci la forza del Vangelo. https://www.santegidio.org/
L'85% dell'oppio prodotto nel mondo proviene dall'Afghanistan che – di fatto – è un Narco-Stato. Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga, nel 2021 il raccolto di oppio in Afghanistan è stato di 6.800 tonnellate: l'8% in più rispetto al 2020.
L'apertura di giornata, con le notizie e le voci dei protagonisti. Alle 6:45 torniamo a parlare di Afghanistan con Golam Nagiafi che vive ora in Italia, e che, nel 2000, a 10 anni, è scappato con il fratello di 7 anni, dall'Afghanistan dopo aver perso entrambi i genitori.
Dopo anni si incontrano in Algeria il leader palestinese dell'AP e quello di Hamas. Cinque razzi dall'Afghanistan lanciati in Uzbekistan. Nigeria: liberati due preti, tra cui uno italiano. Stati Uniti: Morti entrambi i genitori del bimbo ritrovato solo dopo la sparatoria alla parata di Highland Park. I pellegrini arrivano alla Mecca per il più grande Hajj dell'era Covid. In Sri Lanka si torna a cucinare con la legna mentre l'economia brucia. Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli Se vuoi sostenere l'informazione indipendente www.radiobullets.com/sostienici
Dopo anni si incontrano in Algeria il leader palestinese dell'AP e quello di Hamas. Cinque razzi dall'Afghanistan lanciati in Uzbekistan. Nigeria: liberati due preti, tra cui uno italiano. Stati Uniti: Morti entrambi i genitori del bimbo ritrovato solo dopo la sparatoria alla parata di Highland Park. I pellegrini arrivano alla Mecca per il più grande Hajj dell'era Covid. In Sri Lanka si torna a cucinare con la legna mentre l'economia brucia. Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli Se vuoi sostenere l'informazione indipendente www.radiobullets.com/sostienici
L'ambasciatore Stefano Pontecorvo ha conosciuto l'Afghanistan da bambino, figlio di un diplomatico, negli anni Sessanta. E poi si è trovato da rappresentante presso la Nato a gestire uno dei momenti più drammatici della storia recente: il ritiro delle forze Nato e americane nell'estate del 2021, riconsegnando il paese ai talebani dopo vent'anni di fallimentare operazione internazionale. Cosa abbiamo imparato dal disastro afghano? Quali lezioni per gestire la guerra in Ucraina e il futuro della Russia? Con il nemico si tratta anche dopo la sconfitta? Stefano Feltri ne discute con Stefano Pontecorvo, che ha appena pubblicato per Piemme il libro L'ultimo aereo da Kabul - Cronaca di una missione impossibile.
Dopo poco più di un anno dall'inizio della presidenza e quasi un anno dall'umiliante ritiro dall'Afghanistan, Biden si trova impegnato nella guerra ucraina e lancia segnali duri su Taiwan. Poi ci sono i guai interni, l'inflazione, e questioni cruciali che possono determinare il senso della sua presidenza, l'aborto e le leggi sulle armi. Ne parliamo … Leggi tutto "Cronache da un altro mondo – Biden rivisto"
Il presidente americano - spiega il corrispondente da Washington Giuseppe Sarcina - si è dovuto muovere su più versanti: quello esterno, degli alleati, cercando di evitare i rischi di escalation bellica e senza mai perdere di vista la Cina. E il versante interno, in un Paese ancora sotto choc per il ritiro dall'Afghanistan e con la prospettiva delle elezioni di medio termine a novembre di questo 2022. A seguire l'analisi di Barbara Stefanelli sulle ultime 24 ore di conflitto.Per altri approfondimenti:- Dagli Stinger agli anti-carro Javelin: quali armi gli Usa inviano all'Ucraina https://bit.ly/3u3Ds5G- Zelensky in video cita Martin Luther King e ottiene la promessa di Biden https://bit.ly/3IiAQ8P- Cosa aspettarsi dalla telefonata tra Biden e Xi Jinping https://bit.ly/3icWm4u
Il ritorno dei talebani in Afghanistan ha cancellato in un giorno vent'anni di diritti, di libertà e di sviluppo del Paese. Francesca Mannocchi era a Kabul il 15 agosto 2021, quando i talebani riconquistarono Kabul. E ci è tornata adesso, per raccontare che cosa è cambiato. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Nella puntata del sabato, i temi li scegliete voi. Questa settimana, tanti aggiornamenti sugli esteri, dall'Afghanistan al Tigray. Link al canale telegram https://t.me/will_media Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Il senatore della West Virginia Manchin ha piantato l'ultimo chiodo sulla bara del monumentale programma di spese sociali proposto dall'amministrazione Biden battezzato Build Back Better. Dopo il ritiro dall'Afghanistan questo è un altro smacco pesante che il Presidente americano subisce in meno di un anno dall'insediamento. Con gli indici di approvazione ai minimi storici , un partito spaccato in modo insanabile tra progressisti e moderati, l'inflazione che falcidia i redditi, le prospettive per le elezioni di mid term del 2022 appaiono sempre più grame.Inoltre la variante Omicron rischia di riportate le lancette dell'orologio alla primavera del 2020 con gli ospedali in emergenza e l'economia in coma farmacologico.
La sciagurata fuga dall'Afghanistan difficilmente apporterà benefici sostanziali alla Cina, sia di natura economica, sia di natura strategica. Pechino ha già abbastanza gatte da pelare in Pakistan dove da anni cerca di esercitare la sua influenza e di aprire delle arterie di comunicazione verso l'Oceano Indiano,Ciò non implica che il momento di debolezza dell'America e dell'Occidente non fornisca l'occasione per intensificare quella che ormai si sta nettamente delineando come un'involuzione politica nell'Impero di Mezzo. Xi Jinping appare determinato a rafforzare all'interno la premazia del Partito Comunista senza concedere spazi al settore privato o a personaggi come Jack Ma (sparito dalla circolazione) che possano rivaleggiare con la nomenklatura rossa.Analogamente la proiezione esterna della Cina dalle mire su Taiwan agli attacchi hacker contro l'Occidente, fino alle pressioni economiche sui paesi emergenti e' ormai un obiettivo dichiarato.
In questa puntata speciale di TRAPPIST, con ospiti Francesca Motta ed Elena D'Alì di Chiamando Eva e Leila Belhadj Mohamed di Matassa cerchiamo di fare il punto sulle più importanti notizie di quest'anno, dall'Italia al Sud Ovest Asiatico, dall'implosione della maggioranza sul ddl Zan alla colonscopia di Joe Bidenhttps://open.spotify.com/episode/2tfD5y16WIYUXCXUPGwRNG?si=1rlan_eBTJKiST--zKS7XQIl 2021 doveva essere l'anno di uscita dalla pandemia, e non lo è stato. In Italia, doveva essere l'anno in cui si garantiva protezioni minime per le minoranze di genere e doveva essere l'anno del rilancio grazie ai fondi del PNRR — non lo è stato. È stato invece l'anno della catastrofica uscita occidentale dall'Afghanistan, che ora invece è uscito completamente dalla cronaca italiana, nonostante la situazione, in questi mesi, sia rimasta gravissima. E la crisi in Afghanistan è solo una di quelle del Sud Ovest Asiatico che la nostra stampa ha appena sfiorato. In compenso nel 2022 andrà tutto benissimo, giusto? Forse no: i casi trainati dalla variante Omicron continuano a salire, il governo sembra sempre più disinteressato al benessere collettivo in favore del profitto delle imprese, e la responsabilità della gestione della pandemia viene ancora lasciata sulle spalle delle persone comuni. Per fortuna che presto potremo divertirci con le previsioni sull'elezione del nuovo Presidente della Repubblica, con i principali pretendenti al Quirinale che si annunciano già — come dire — densi di significato. Sostieni l'informazione indipendente di the Submarine: abbonati a Hello, World! La prima settimana è gratis In copertina, foto via Twitter @Quirinale
L'apertura di giornata, con le notizie e le voci dei protagonisti. Poi il consueto punto della settimana dall'Afghanistan a 100 giorni dal ritorno al potere dei talebani. Ne parliamo con Luca Lo Presti, Presidente di Pangea Onlus.
L'Iran è un attore fondamentale nello scacchiere del Medio Oriente, con un'influenza che si estende dall'Afghanistan alla Siria e Libano. A Teheran c'è da poco un presidente conservatore, Ebrahim Raisi, e a fine mese dovrebbero riprendere i colloqui per cercare di ricomporre l'accordo sul programma nucleare iraniano. Ma quali sono le principali tematiche politiche all'ordine del giorno nella Repubblica Islamica e quante chance ha il negoziato sul nucleare? In questa puntata ne parlano con Patrizio Nissirio dell'ANSA Aniseh Bassiri Tabrizi, Senior Research Fellow al centro di ricerca britannico RUSI (il Royal United Service Institute) e, per la Farnesina, Gianclemente De Felice (Capo Ufficio per la Penisola arabica, Golfo Persico e Afghanistan) e Valerio Negro (Capo Ufficio per il Disarmo, controllo degli armamenti e non proliferazione).
L'autunno di Biden sarà peggiore della sua estate? Le modalità e i tempi del ritiro dall'Afghanistan sono stati una catastrofe che ha lasciato gli americani infuriati e pieni di vergogna. Le dichiarazioni e le interviste successive del Presidente americano non hanno avuto molto successo.
Il Guardian, nel raccontare l'intervento di Starmer al Congresso dei Labour: "gli strateghi laburisti ritengono che l'uscita fallita dall'Afghanistan e il caos della crisi del carburante di questa settimana abbiano suscitato nuovi dubbi nelle menti degli elettori sulla competenza di Johnson".
In apertura di terza parte riparte il consueto spazio di commento alle principali notizie di attualità e politica con Paolo Mieli, giornalista, scrittore, storico. La Commissione sui lavori gravosi ha allargato a 203 le mansioni pesanti che potrebbero permettere di anticipare l’uscita dal lavoro a 63 anni tramite l’Ape sociale. Ne parliamo con Cesare Damiano, presidente commissione sui lavori gravosi. L'uscita non concordata dall'Afghanistan, il patto a tre con Australia e Uk ai danni della Francia, la politica di Joe Biden fa discutere in Europa che pensava di tornare ad un asse centrale con gli Stati Uniti dopo l'uscita di scena di Trump. Perchè non sembra essere così? Lo chiediamo a Marta Dassù, ex sottosegretario agli Esteri e direttrice della rivista Aspenia.
Sepideh, Mashtab e Sahar sono tre dottoresse di Herat, che lavoravano in un centro aperto dalla Fondazione Veronesi. Fanno parte di un gruppo di 34 persone, divise in 8 famiglie, arrivate in Italia nei giorni immediatamente successivi alla riconquista del Paese da parte dei talebani dopo il ritiro delle truppe statunitensi. A “Corriere Daily” hanno raccontato le loro storie, che ripartono dalle strutture della Fondazione Progetto Arca che le ospita.Per altri approfondimenti:- Afghanistan: viaggio a Kandahar, dove l'80% appoggia i talebani https://bit.ly/3nDYplX- Formazione del governo, rissa tra talebani rivali https://bit.ly/2Z8xSmN- Fra le donne in piazza a Kabul: “Mai più sottomesse” https://bit.ly/2XnSSF0
Venti anni dopo l'11 settembre 2001 - una memoria fortissima anche per me, che venti anni fa ho avuto il privilegio di essere l'inviato di Radio24 a New York per raccontare gli eventi dei quei giorni. Una memoria epocale si dice spesso e a ragione: ma c'è una questione che va comunque posta con lucidità a venti anni di distanza. Fu proprio quella giornata - era un martedì - a imporre una svolta al nostro modo di vivere? In parte forse sì, ma c'è anche chi ritiene invece che non fu l'11 settembre, bensì l'11 dicembre di quel 2001, il giorno in cui il mondo occidentale di cui facciamo parte iniziò a porre le condizioni perché oggi si arrivasse a quella il prof. Manlio Graziano, il nostro ospite, definisce in un suo saggio (la "Geopolitica della paura - Come l'ansia sociale orienta le scelte politiche - Bocconi Editore). Una riflessione che dagli Stati Uniti si apre al mondo e alla Cina, riferendosi al giorno (11 dicembre 2001) in cui Pechino viene accolta dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). La Cina, proprio quel paese che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, mentre pochi giorni fa spiegava agli americani e al mondo le ragioni del ritiro definitivo e totale dall'Afghanistan, ha indicato come la nuova "priorità" della sua politica estera, per Washington la nuova minaccia.In collaborazione con Euranet Plus.
A un anno dall'incendio nel campo di Moria, sull'isola di Lesbo, migliaia di richiedenti asilo sono ancora intrappolati nel nuovo campo di Mavrovouni. Intanto, la Grecia e l'Unione europea sono impegnate a impedire l'arrivo di nuovi richiedenti asilo dall'AfghanistanUn anno fa andava a fuoco il campo profughi di Moria, sull'isola di Lesbo nell'Egeo. A distanza di un anno la situazione a Lesbo è ancora emergenziale: nonostante le promesse del governo greco, i profughi vivono ancora in tendopoli dalle condizioni miserabili — pochissimi servizi igienici e acqua potabile, impossibilità di muoversi liberamente per l'isola, repressione da parte delle forze di polizia. Il governo greco è poi impegnato in una guerra politica e giudiziaria contro tutte le persone in transito sul proprio territorio. Nel corso dell'ultimo anno sono aumentati i respingimenti illegali verso la Turchia e le autorità elleniche sembrano aver deciso di punire i migranti con processi sommari: per il rogo di Moria sono state condannate a decenni di carcere quattro persone con processi farsa, a cui è stato impossibile assistere da parte di osservatori internazionali, nel silenzio dell'Europa.La maggior parte delle persone ancora bloccate nell'Egeo proviene dall'Afghanistan, da cui è scappata prima che i governi europei si rendessero conto che forse non era un paese così sicuro come andavano dichiarando. In generale, la differenza tra migranti economici e rifugiati — è opportuno ricordarlo — è una distinzione artificiale che serve solo a mettere in atto più comodamente politiche repressive verso persone nate in altri paesi.A scanso di equivoci l'Afghanistan, dopo la conquista talebana, è in una situazione sempre più critica: l'inviata speciale ONU Deborah Lyons ha detto al Consiglio di Sicurezza che la comunità internazionale deve trovare modo di far affluire in Afghanistan risorse economiche, nonostante la presenza del governo talebano, “per prevenire un collasso totale dell'ordine sociale ed economico.” Il prezzo dei beni di prima necessità sta aumentando, mentre le banche private stanno finendo la liquidità e le autorità statali stanno finendo le risorse per pagare gli stipendi. “Dobbiamo dare la possibilità all'economia di respirare per ancora qualche mese, per dare la possibilità ai talebani di mostrare flessibilità e l'intento genuino di fare le cose in modo diverso questa volta, in particolare in prospettiva sui diritti umani, genere, e antiterrorismo.” Lyons specifica che sono necessarie “garanzie” che i soldi vengano usati “dove serve che siano spesi,” e che non vengano sprecati dalle autorità. L'ex presidente Mohammad Ashraf Ghani ha pubblicato su Twitter un messaggio in cui “spiega” la propria fuga da Kabul, dicendo che il suo team di sicurezza gli aveva detto che sarebbe stato impossibile evitare “gli stessi orribili scontri in strada in città che abbiamo visto durante la guerra civile negli anni Novanta.” “Lasciare Kabul è stata la decisione più difficile della mia vita, ma credevo che fosse l'unico modo per tenere zitte le pistole, e salvare Kabul e i suoi 6 milioni di cittadini.” Ieri, in visita in Germania, il segretario di Stato Blinken è tornato a dire che i rapporti tra governo talebano e comunità internazionale “dovranno essere guadagnati.”Intanto, i talebani confermano di essere un regime repressivo, nonostante le parole concilianti con la comunità internazionale. Il primo decreto di Sirajuddin Haqqani come ministro dell'Interno è radicalmente autoritario: dopo giorni di proteste, il governo ha stabilito che protestare sarà legale soltanto previa approvazione sia della manifestazione in sé, sia dei singoli slogan che verranno usati. La repressione nei giorni scorsi è stata dura, e a Herat martedì si sono registrati due morti. Ieri il vicepresidente della commissione culturale dei talebani, Ahmadullah Wasiq, ha annunciato che alle donne probabilmente sarà vietato partecipare agli sport “in cui i loro corpi potrebbero esse
“Mattarella bis, il grande elettore”, l'articolo di Stefano Folli su La Repubblica. In linea con lo stile “pop” che prevale nella politica, il tema della rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale è stato proposto al grande pubblico da un celebre attore comico, Benigni, e da un noto cantante, Mengoni. Probabilmente il capo dello Stato ne ha ricavato un certo imbarazzo, dal momento che in passato aveva fatto trapelare la sua contrarietà a un'ipotesi che, seppure non vietata dalla Costituzione, può apparire una forzatura dell'equilibrio istituzionale.[…] Su Il Corriere della Sera, invece, il corsivo di Franco Venturini - “Il doppio gioco di Putin dopo Kabul” Il catastrofico ritiro occidentale dall'Afghanistan non è stato accolto a Mosca con la cattiveria dialettica che le circostanze avrebbero autorizzato. Certo, Putin non ha mancato di criticare l'America, ha moltiplicato le esercitazioni militari in Tajikistan per spiegare a Biden che lì non troverà posto un trampolino per i suoi droni, ha aperto un fitto dialogo con i Talebani, e all'ONU si è opposto alle «zone protette» quando c'era ancora qualcosa da proteggere. Ma il Cremlino, tante altre volte pungente, ha dato l'impressione di misurare le parole. […] Ascolta “Punti di Vista” a cura di Lapo De Carlo, ogni giorno su www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra app
Puntata numero 101 (605): conduce Camilla Lattanzi. * La fuga dall'Afghanistan: il marine inglese del rifugio Nowzad è alla fine riuscito a partire con cani e gatti, ma i collaboratori locali sono rimasti a Kabul; * Il terribile caso della ragazza calabrese uccisa da un branco di cani commentato nella prospettiva antispecista dell'etologo Francesco De Giorgio; * L'incredibile inchiesta che ha rivelato al mondo sui cani K9, cani poliziotto che vengano addestrati dalle forze dell'ordine statunitensi per attaccare persone con la pelle nera; * La triste vicenda dei bufali selvatici indiani prossimi all'estinzione; * La ricetta della settimana di Gabriele Palloni è dedicata proprio al bufalo; la colonna sonora della puntata è curata da Gianluca Masala.
La guerra americana al terrorismo ha ucciso quasi un milione di persone. Afghanistan: niente donne nel futuro governo talebano. Hong Kong, condannati sette attivisti prodemocrazia. Stati Uniti: la hotline per i suicidi dei veterani ha ricevuto più di 35 mila chiamate durante l'evacuazione dall'Afghanistan. Sudan del Sud: arrestati due attivisti prodemocrazia di una ONG Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin
La guerra americana al terrorismo ha ucciso quasi un milione di persone. Afghanistan: niente donne nel futuro governo talebano. Hong Kong, condannati sette attivisti prodemocrazia. Stati Uniti: la hotline per i suicidi dei veterani ha ricevuto più di 35 mila chiamate durante l'evacuazione dall'Afghanistan. Sudan del Sud: arrestati due attivisti prodemocrazia di una ONG Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin
Parliamo di Afghanistan. Dopo la fine della presenza militare occidentale, si aprono adesso mille altre questioni, in primis quella di chi lascia l'Afghanistan. C'è il tema dei diritti delle donne, degli aiuti alimentari ai bambini. Insomma ci si interroga su tutto questo, e si riflette anche sul ruolo politico che dovrà giocare l'Unione europea in questa delicata partita. Ne parliamo con l'europarlamentare Patrizia Toia. Parloamo anche della scomparsa dello scrittore Daniele Del Giudice, che sabato avrebbe dovuto ricevere il Premio Campiello alla carriera. Ce ne parla Luca Marcozzi, professore di letteratura a Roma tre, intervistato da Maddalena Carlino. Nella seconda parte, con il nostro Cristiano Bucchi in collegamento da Bologna, facciamo un punto sulla giornata di dibattiti della festa Nazionale dell'Unità in corso nel capoluogo emiliano e intervistiamo il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti. Infine, ci spostiamo dalla Festa dell'Unità alla Festa del cinema. Come sta andando la 78esima Mostra Internazionale d'arte cinematografica di Venezia? Ce ne parla il critico cinematografico Enrico Magrelli.
La sera del 30 agosto, gli Stati Uniti hanno completato il ritiro delle truppe dall'Afghanistan mettendo fine a 20 anni di guerra. Cosa significa quell'ultimo saluto per chi è rimasto? Silvia Boccardi e Francesco Rocchetti ne parlano con Daniele Raineri, giornalista appena tornato da Kabul.
La settimana scorsa sono terminati i voli dall'Afghanistan per l'Italia e domani dovrebbero terminare anche i voli americani. Dopo gli ultimi atti terroristici a Kabul come si comporteranno i Talebani e quali scenari si aprono per i prossimi mesi? Cerchiamo di fare il punto della situazione con tre ospiti: Franco Frattini, Presidente aggiunto del Consiglio di Stato e Presidente della SIOI Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale ed ex Ministro degli affari esteri, Alessandro Orsini, direttore dell'Osservatorio sul Terrorismo alla Luiss, e Alberto Cairo, responsabile della Croce Rossa in Afghanistan. Si avvicina la riapertura delle scuole e, sebbene la situazione sia migliore rispetto all'anno scorso, aleggia ancora una nube di incertezza su didattica a distanza e, ovviamente trasporti. Affrontiamo il tema con Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell'ANCI, Stefania Giannini, vicedirettrice generale dell'Unesco, con delega all'istruzione ed ex Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, e Jacopo Guerra, uno studente sedicenne contrario alla DAD. Banca Etica ha deciso di lanciare dei social bond per contrastare il potere della mafia. Ci spiega il funzionamento di queste obbligazioni Nazzareno Gabrielli, vicedirettore di Banca Etica. Sempre in tema di DAD, molti ragazzi hanno riscontrato difficoltà nel frequentare le lezioni, per via di mancanza di connessione e strumenti digitali adeguati. La Caritas di Ragusa ha dato vita al progetto "Presidio", che aiuta i ragazzi meno abbienti a seguire nel miglior modo possibile le lezioni. Ce ne parla Vincenzo La Monica, coordinatore del progetto. Facciamo il punto sulle Paralimpiadi con Claudio Arrigoni, giornalista sportivo e autore del libro "Ribelli, personaggi e storie della Paralimpiade".
• Siamo alla vigilia del ritiro delle truppe americane dall'Afghanistan, ma la situazione è ancora molto tesa. Cinque razzi stamattina sono stati lanciati verso l'aeroporto di Kabul: sono stati intercettati. E nel Paese si profila una gravissima crisi umanitaria. Fino a mezzo milione di persone, tra cui 300 mila bambini, potrebbero cercare di uscire dal paese. L'Onu chiede corridoi umanitari. Però non tutti i paesi si stanno rendendo disponibili. L'Italia e l'Europa come possono fare la differenza. Ne parliamo con Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri del Senato e Guido Moltedo, giornalista e Direttore di ytali
In questi giorni in Australia si ricordano i 20 anni dal cosidetto "affare Tampa", quando il salvataggio da parte di una nave norvegese di oltre 430 richiedenti asilo provenienti dall'Afghanistan causò un muro contro muro con il governo di Canberra, deciso a non accogliere sul suolo australiano nessun potenziale rifugiato.
Con la fine della settimana si dovrebbe concludere anche l'evacuazione dei civili diretti verso l'Italia dall'Afghanistan, con la partenza dell'ultimo volo verso il nostro Paese. La situazione a Kabul, però, è degenerata con gli attacchi che hanno colpito l'aeroporto nel pomeriggio di ieri. Commentiamo gli ultimi sviluppi con Ferdinando Nelli Feroci, presidente dello IAI - Istituto Affari Internazionali. Ascoltiamo anche la testimonianza di Padre Giovanni Scalese, tornato da Kabul da pochi giorni. Il religioso, appartenente all'ordine dei barnabiti e impegnato in una missione, era l'ultimo sacerdote cattolico rimasto sul posto. L'associazione Road to Equality, presieduta dalla campionessa italiana di ciclismo Alessandra Cappellotto, da giorni si è mobilitata per portare in salvo un gruppo di cicliste afghane. Mentre un gruppo di atlete è in viaggio per l'Italia e si cerca di farne imbarcare un'altra decina, ci colleghiamo con Anita Zanatta, vicepresidente dell'associazione, che ci racconta l'impegno di questi giorni. Si discute molto, in questi giorni, sulla destinazione dei profughi in fuga dopo la riconquista del paese da parte dei talebani, ma i flussi migratori dall'Afghanistan si sono intensificati già da tempo, andando in molti casi a raggiungere l'isola di Lesbo in Grecia. Ne parliamo con Mara Eliana Tunno, psicologa di Medici Senza Frontiere appena rientrata da Lesbo. Nuovi farmaci capaci di sbarrare la porta al virus Sars-CoV-2 e vaccini a basso costo contro le varianti da somministrare per via sublinguale: sono alcune delle nuove 'armi' contro Covid-19 che stanno prendendo forma. Facciamo il punto sugli ultimi sviluppi della ricerca con il prof. Giuseppe Novelli, genetista al Policlinico Roma Tor Vergata. Sembra ormai molto probabile, intanto, il passaggio in zona gialla della Regione Sicilia. In attesa dell'ufficialità, che dovrebbe essere comunicata in giornata, ci colleghiamo con l'assessore alla sanità Ruggero Razza. Passione Super Mario. Conosciamo Marco Vernillo, che cura uno showroom di noleggio di videogiochi cabinati a Cinisello Balsamo (MI), con una collezione da record dedicata al celebre personaggio. - sottosegretaria allo sport - con cui commentiamo i successi degli atleti azzurri.
A pochi giorni dal disastroso ritiro militare da Kabul e dall'Afghanistan, mi è tornata in mente la drammatica storia di Farhad Bitani, da lui stesso raccontata nel libro: "L'ultimo lenzuolo bianco". Una vicenda che, oltre a raccontare le altalenanti vicende politiche di una terra martoriata, racconta cosa succede nella testa di chi nasce dalla parte sbagliata del mondo. * Vienimi a trovare su www.simonerepetto.com • Vuoi essere aggiornato su tutte le novità? (Non più di un msg al giorno!) Iscriviti al canale Telegram: t.me/SimoneRepetto • Vuoi saperne di più del mio progetto e magari sostenerlo? Fa un salto su Tipeee: https://it.tipeee.com/simone-repetto • Vuoi commentare o farmi un saluto? Mi trovi su tutti i social: https://linktr.ee/simonerepetto • Hai mai pensato a promuovere i tuoi prodotti o la tua azienda con un podcast? Parliamone! simone.repetto@gmail.com • Il brano royaltyfree usato per questo podcast è: "Advent" di Azam Alì Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
L'attacco suicida plurimo all'aeroporto di Kabul è anche l'ennesimo attacco alla credibilità del presidente Joe Biden che da questa exit dall'Afghanistan esce politicamente sconfitto
Usa: via dall'Afghanistan non oltre il 31 agosto. Per l'Onu i diritti delle donne sono la linea rossa, intanto i talebani dicono alle donne che lavorano di stare a casa. Le ragazze della squadra di robotica afghana raggiungono il Messico. Iran: Il capo della prigione Evin si assume la responsabilità dei comportamenti inaccettabili rivelati da alcuni video. Tunisia: il presidente estende a tempo indeterminato la sospensione del parlamento. Colombia: ucciso leader studentesco Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin
Usa: via dall'Afghanistan non oltre il 31 agosto. Per l'Onu i diritti delle donne sono la linea rossa, intanto i talebani dicono alle donne che lavorano di stare a casa. Le ragazze della squadra di robotica afghana raggiungono il Messico. Iran: Il capo della prigione Evin si assume la responsabilità dei comportamenti inaccettabili rivelati da alcuni video. Tunisia: il presidente estende a tempo indeterminato la sospensione del parlamento. Colombia: ucciso leader studentesco Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin
Il ministro Lamorgese deve lasciare il suo posto? «Ma no, la Lamorgese deve cominciare a fare il ministro perché gli italiani non se ne stanno accorgendo». Lo ha detto ad Agorà, su Rai 3, il segretario della Lega Matteo Salvini, che ha aggiunto: «A Draghi ho chiesto un incontro a tre con il ministro Lamorgese». Quanto al rave di Viterbo, «il responsabile di quello che accade in Italia è il ministro dell'Interno, non si può scaricare il barile su questore, prefetto, polizia o carabinieri. Se da mezza Europa entrano indisturbati in Italia migliaia di giorni: morti, stupri, feriti, animali uccisi per sei giorni... La pubblica sicurezza di questo Paese dà all'Europa un'immagine devastante, altro che attenzionare i terroristi talebani che rischiano di arrivare dall'Afghanistan: qua non riusciamo a bloccare qualche sciroccato che viene a far casino in provincia di Viterbo», ha affermato il leader del Carroccio. Sul caso Durigon, «è un mese che la sinistra lo insegue nel nome del fascismo e di robe surreali. Siccome è una persona che stimo ai massimi livelli, mi vedrò con Claudio e per evitare altri mesi di polemiche valuteremo come andare avanti: per il bene suo, del governo e del Paese», ha detto Salvini.
I bambini sono al centro del dramma dei rifugiati. Unicef chiede assistenza umanitaria per 10 milioni di bimbi. Hanno bisogno di assistenza umanitaria per sopravvivere. Si stima che almeno un milione di loro soffriranno di malnutrizione acuta grave quest'anno e, senza cure, potrebbero morire. Un numero stimato di 4,2 milioni di bambini non vanno a scuola, fra cui oltre 2,2 milioni di bambine. Da gennaio, le Nazioni Unite hanno registrato oltre 2mila violazioni dei diritti dei bambini. Circa 435mila bambini e donne sono sfollati interni. Questa è la dura realtà che i bambini afghani affrontano, e rimane tale indipendentemente dagli sviluppi politici in corso e dai cambiamenti governativi", dice Unicef. E l'organizzazione delle Nazioni Uniti ha ragione, perché nelle cronache che i pochi inviati indipendenti scrivono dall'Afghanistan mancano i bambini . Li vediamo all'aeroporto di Kabul accalcarsi con le loro famiglie in cerca di un posto sui velivoli della salvezza. Li scorgiamo poveri e affamati nei villaggi controllati oggi dai talebani. Speriamo solo di vederli difendere anche nei trattati che presto le superpotenze mondiali sigleranno con i nuovi padroni dell'Afghanistan. Ascolta "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi, ogni giorno su www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra app
I bambini sono al centro del dramma dei rifugiati. Unicef chiede assistenza umanitaria per 10 milioni di bimbi. Hanno bisogno di assistenza umanitaria per sopravvivere. Si stima che almeno un milione di loro soffriranno di malnutrizione acuta grave quest'anno e, senza cure, potrebbero morire. Un numero stimato di 4,2 milioni di bambini non vanno a scuola, fra cui oltre 2,2 milioni di bambine. Da gennaio, le Nazioni Unite hanno registrato oltre 2mila violazioni dei diritti dei bambini. Circa 435mila bambini e donne sono sfollati interni. Questa è la dura realtà che i bambini afghani affrontano, e rimane tale indipendentemente dagli sviluppi politici in corso e dai cambiamenti governativi", dice Unicef. E l'organizzazione delle Nazioni Uniti ha ragione, perché nelle cronache che i pochi inviati indipendenti scrivono dall'Afghanistan mancano i bambini . Li vediamo all'aeroporto di Kabul accalcarsi con le loro famiglie in cerca di un posto sui velivoli della salvezza. Li scorgiamo poveri e affamati nei villaggi controllati oggi dai talebani. Speriamo solo di vederli difendere anche nei trattati che presto le superpotenze mondiali sigleranno con i nuovi padroni dell'Afghanistan. Ascolta "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi, ogni giorno su www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra app
La Cnn ha reso noto che sono oltre 20mila le persone sono in attesa di partire dall'Afghanistan, sia dentro che fuori dall'aeroporto di Kabul. “L'aeroporto è l'epicentro di una lotta caotica per fuggire", fa sapere un inviato parlando di lavoratori internazionali, interpreti afgani e donne a rischio.
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in un post su Facebook pubblicato dopo aver partecipato al G7 straordinario convocato per affrontare l’emergenza in Afghanistan, ha elencato i punti cardine della posizione dell'Italia sull’Afghanistan e i prossimi passi «da compiere con un chiaro coordinamento internazionale». Di seguito i punti elencati dal titolare della Farnesina: 1) Come presidente del G20, l'Italia ha in programma di convocare una riunione ad hoc a livello di Leader, utile a promuovere una discussione approfondita sull'Afghanistan, rafforzare un approccio comune e coordinare la nostra posizione con altri importanti partner come Russia, Cina e Turchia. 2) È fondamentale poi agire in maniera coordinata nei confronti dei talebani. Dobbiamo giudicarli dalle loro azioni, non dalle loro parole. Le nostre leve sono il loro isolamento dalla comunità internazionale e la prosecuzione dell'assistenza allo sviluppo. Restiamo fermi sul rispetto dei diritti umani e delle libertà. 3) Dobbiamo definire una politica chiara insieme alla comunità internazionale in merito al numero crescente di richiedenti asilo e migranti in arrivo dall'Afghanistan. Non esistono soluzioni nazionali per un problema di tale portata. 4) Sulla cooperazione allo sviluppo abbiamo sospeso tutte le iniziative bilaterali con le autorità afghane. Siamo invece pronti a contribuire alle iniziative di risposta alle emergenze portate avanti da organizzazioni internazionali. Ad esempio, abbiamo già erogato all'UNHCR il primo contributo di 250.000 euro per l'emergenza umanitaria. Adesso, secondo Di Maio, «la priorità assoluta è la protezione dei civili. Manteniamo una presenza diplomatica in aeroporto per facilitare le operazioni di evacuazione - oltre 500 sono già arrivati in Italia - insieme a una squadra militare italiana e in stretto coordinamento con i partner internazionali a terra». «Gli afghani, in particolare le donne e le ragazze, hanno combattuto e pagato un prezzo alto per migliorare le loro condizioni e noi li abbiamo sostenuti in questo sforzo. Non possiamo ora permetterci battute d'arresto sui progressi compiuti in materia di diritti umani e libertà civili», ha concluso il ministro.
Tra le migliaia di persone in fuga dall'Afghanistan anche le giovani studentesse dell'Afghan Girls Robotics Team. Ascolta la nuova puntata di Technomondo, la rubrica dedicata alla tecnologia di Raffaella Quadri.
Dall'Ue l'avviso: sui migranti dall'Afghanistan prepararsi a tutti gli scenari. La Libia intercetta e riporta indietro 172 migranti nel Mediterraneo. Israele, vaccinazioni anti-Covid dosi a scuola a l personale e ad alunni e alunne over 12. Merkel parlerà a Putin di Navalny, "caso irrisolto". Bielorussia: la presidenza slovena dell'Ue, condanna la strumentalizzazione dei migranti. Cominciano i test sull'uomo dei primi due vaccini a mRna contro l'Hiv: sono stati sviluppati da Moderna con la tecnologia usata contro il Coronavirus. India: al via l'aumento della produzione di olio di palma. Brasile: secondo i sondaggi Lula ha il 40% dei consensi. Male Bolsonaro
Dall'Ue l'avviso: sui migranti dall'Afghanistan prepararsi a tutti gli scenari. La Libia intercetta e riporta indietro 172 migranti nel Mediterraneo. Israele, vaccinazioni anti-Covid dosi a scuola a l personale e ad alunni e alunne over 12. Merkel parlerà a Putin di Navalny, "caso irrisolto". Bielorussia: la presidenza slovena dell'Ue, condanna la strumentalizzazione dei migranti. Cominciano i test sull'uomo dei primi due vaccini a mRna contro l'Hiv: sono stati sviluppati da Moderna con la tecnologia usata contro il Coronavirus. India: al via l'aumento della produzione di olio di palma. Brasile: secondo i sondaggi Lula ha il 40% dei consensi. Male Bolsonaro
Tra le migliaia di persone in fuga dall'Afghanistan anche le giovani studentesse dell'Afghan Girls Robotics Team. Ascolta la nuova puntata di Technomondo, la rubrica dedicata alla tecnologia di Raffaella Quadri.
IL PUNTO POLITICO – PIER LUIGI PELLEGRIN – MARCO GERVASONI - 16/08/2021 Alle 15.10 con MARCO GERVASONI (Storia contemporanea, il Giornale), Kabul kaputt. Joe “Sleepy” Biden questa volta l'ha combinata davvero grossa, provocando la Caporetto dell'Occidente davanti all'islamismo radicale. È vero che il disimpegno dall'Afghanistan era già stato avviato da Obama e proseguito da Trump, ma in tempi e modalità molto diverse. L'azione di Biden più che Saigon (dove il ritiro era preventivato) assomiglia alla vicenda di Teheran, con analoga disfatta di Jimmy Carter. Kabul segna anche la fine dell'interventismo dem, che con il pretesto di “esportare democrazia” ha protetto i “petro-alleati” nel nome del proprio interesse. Politica che ha trovato prosecuzione anche nel neoconservatorismo ben incarnato dai Bush. Ora i radical-chic, pronti a incarcerare chi osi criticare l'utero in affitto, gioiscono all'abbandono di un paese nelle mani di chi le donne le lapida e gli omosessuali gli impicca. Una debacle che coinvolge purtroppo non solo loro, ma l'intero Occidente; come diceva Winston Churchill: “Gli americani amano farsi il bidet in pubblico, peccato però che poi ne facciano bere l'acqua agli alleati”; IL PUNTO POLITICO – PIER LUIGI PELLEGRIN – ROSARIO CERRA - 16/08/2021 Alle 15.40 con ROSARIO CERRA (presidente CED università la Sapienza), la global tax per una maggiore tecnologia democratica. L'accordo stipulato tra 130 Paesi prevede un'aliquota minima del 15% per le multinazionali con ricavi maggiori ai 750 milioni di euro. Aliquota minima a partire dal 10% per le multinazionali con ricavi superiori ai 20 miliardi di dollari, una tassazione che potrà essere applicata anche dai paesi dove questi gruppi vendono, a prescindere quindi dalla loro sede legale. Si tratta di un'iniziativa che vede entrare in azione un ampio multilateralismo, unico antidoto al profit shifting, ovvero alla fuga verso i paradisi fiscali, capaci di attrarre il 42% degli investimenti esteri globali, garantendo alle multinazionali profitti del 40%, per 741 miliardi sottratti alle altre economie. Il multilateralismo prospetta orizzonti interessanti per il settore digitale: gli accordi Ue/Usa stipulati il 15 giugno scorso si basano infatti su valori democratici condivisi, permettendo una sovranità tecnologica che porti a gestioni autonome di alleanze e partnership affidabili; IL PUNTO POLITICO – PIER LUIGI PELLEGRIN – DITE LA VOSTRA (CHE IO PENSO LA MIA), AL TELEFONO LA TUA VOCE ALLO 02.66.20.35.29 (ANCHE WHATSAPP 346.64.27.756) - 16/08/2021 Alle 16.10 – In Germania saranno demolite due cittadine per espandere una miniera di carbone: a) Dev'essere la traduzione in tedesco di “transizione ecologica”; b) In Belgio e Polonia stanno diventando nervosi; c) “Automobilen elettrichen Carbonellen”, strana marca; d) Mentre fate i cicisbei con simili idiozie i poveri migrrrrrrrrrrrrrranti dolgono nelle stive dei natanti ong (vorrete mica che Beppe Caccia vada a fare il cameriere); IL PUNTO POLITICO – PIER LUIGI PELLEGRIN – GENETLIACI, RICORRENZE E COMMEMORAZIONI - 16/08/2021 Alle 16.20 - L'appuntamento quotidiano con i fatti e i personaggi da ricordare oggi; IL PUNTO POLITICO – PIER LUIGI PELLEGRIN – DEMIS AGHITTINO - 16/08/2021 Alle 16.40 con DEMIS AGHITTINO (Liguria - Savona) - Qui Referendum, chi sbaglia paga! Ci metto la firma! Referendum sulla Giustizia; IL PUNTO POLITICO – PIER LUIGI PELLEGRIN – 16/08/2021 Alle 16.50, per la rubrica Qui Parlamento clip da Montecitorio; Potete ascoltarci: - dal sito https://radiorpl.it - dalla app di RPL iOS e Android - sul canale 740 del digitale terrestre - sul canale digitale della radio DAB - su YouTube e Facebook alle pagine di RPL - LA TUA RADIO
Dopo le critiche internazionali per aver abbandonato l'Afghanistan il presidente americano Joe Biden ha parlato alla Nazione ed ha difeso con toni energici la sua decisione annunciata già lo scorso aprile, di iniziare un ritiro completo delle truppe statunitensi dall'Afghanistan.
IL PUNTO POLITICO – PIER LUIGI PELLEGRIN – MARCO GERVASONI - 16/08/2021 Alle 15.10 con MARCO GERVASONI (Storia contemporanea, il Giornale), Kabul kaputt. Joe “Sleepy” Biden questa volta l'ha combinata davvero grossa, provocando la Caporetto dell'Occidente davanti all'islamismo radicale. È vero che il disimpegno dall'Afghanistan era già stato avviato da Obama e proseguito da Trump, ma in tempi e modalità molto diverse. L'azione di Biden più che Saigon (dove il ritiro era preventivato) assomiglia alla vicenda di Teheran, con analoga disfatta di Jimmy Carter. Kabul segna anche la fine dell'interventismo dem, che con il pretesto di “esportare democrazia” ha protetto i “petro-alleati” nel nome del proprio interesse. Politica che ha trovato prosecuzione anche nel neoconservatorismo ben incarnato dai Bush. Ora i radical-chic, pronti a incarcerare chi osi criticare l'utero in affitto, gioiscono all'abbandono di un paese nelle mani di chi le donne le lapida e gli omosessuali gli impicca. Una debacle che coinvolge purtroppo non solo loro, ma l'intero Occidente; come diceva Winston Churchill: “Gli americani amano farsi il bidet in pubblico, peccato però che poi ne facciano bere l'acqua agli alleati”; IL PUNTO POLITICO – PIER LUIGI PELLEGRIN – ROSARIO CERRA - 16/08/2021 Alle 15.40 con ROSARIO CERRA (presidente CED università la Sapienza), la global tax per una maggiore tecnologia democratica. L'accordo stipulato tra 130 Paesi prevede un'aliquota minima del 15% per le multinazionali con ricavi maggiori ai 750 milioni di euro. Aliquota minima a partire dal 10% per le multinazionali con ricavi superiori ai 20 miliardi di dollari, una tassazione che potrà essere applicata anche dai paesi dove questi gruppi vendono, a prescindere quindi dalla loro sede legale. Si tratta di un'iniziativa che vede entrare in azione un ampio multilateralismo, unico antidoto al profit shifting, ovvero alla fuga verso i paradisi fiscali, capaci di attrarre il 42% degli investimenti esteri globali, garantendo alle multinazionali profitti del 40%, per 741 miliardi sottratti alle altre economie. Il multilateralismo prospetta orizzonti interessanti per il settore digitale: gli accordi Ue/Usa stipulati il 15 giugno scorso si basano infatti su valori democratici condivisi, permettendo una sovranità tecnologica che porti a gestioni autonome di alleanze e partnership affidabili; IL PUNTO POLITICO – PIER LUIGI PELLEGRIN – DITE LA VOSTRA (CHE IO PENSO LA MIA), AL TELEFONO LA TUA VOCE ALLO 02.66.20.35.29 (ANCHE WHATSAPP 346.64.27.756) - 16/08/2021 Alle 16.10 – In Germania saranno demolite due cittadine per espandere una miniera di carbone: a) Dev'essere la traduzione in tedesco di “transizione ecologica”; b) In Belgio e Polonia stanno diventando nervosi; c) “Automobilen elettrichen Carbonellen”, strana marca; d) Mentre fate i cicisbei con simili idiozie i poveri migrrrrrrrrrrrrrranti dolgono nelle stive dei natanti ong (vorrete mica che Beppe Caccia vada a fare il cameriere); IL PUNTO POLITICO – PIER LUIGI PELLEGRIN – GENETLIACI, RICORRENZE E COMMEMORAZIONI - 16/08/2021 Alle 16.20 - L'appuntamento quotidiano con i fatti e i personaggi da ricordare oggi; IL PUNTO POLITICO – PIER LUIGI PELLEGRIN – DEMIS AGHITTINO - 16/08/2021 Alle 16.40 con DEMIS AGHITTINO (Liguria - Savona) - Qui Referendum, chi sbaglia paga! Ci metto la firma! Referendum sulla Giustizia; IL PUNTO POLITICO – PIER LUIGI PELLEGRIN – 16/08/2021 Alle 16.50, per la rubrica Qui Parlamento clip da Montecitorio; Potete ascoltarci: - dal sito https://radiorpl.it - dalla app di RPL iOS e Android - sul canale 740 del digitale terrestre - sul canale digitale della radio DAB - su YouTube e Facebook alle pagine di RPL - LA TUA RADIO
Il rimpatrio dei contingenti Usa e degli altri Paesi occidentali è cominciato da mesi e finirà l'11 settembre, a 20 anni esatti dagli attentati che diedero il via a una guerra lunga che non ha portato nessun risultato. Tanto che i talebani stanno riprendendo in mano il Paese, nuovamente sull'orlo di un precipizio fatto di violenza e instabilità. E Isis rialza la testa, come spiegano Lorenzo Cremonesi e Marta Serafini, insieme a Marco Puntin di Emergency.Per altri approfondimenti:- Via gli ultimi italiani dall'Afghanistan, ma il comandante Usa avverte: “Rischio guerra civile” https://bit.ly/3xc3vqM- Rappresaglie dei talebani: decapitato traduttore dell'esercito Usa https://bit.ly/3lj273f- Giustiziato in moschea il reporter Danish Siddiqui https://bit.ly/37iinsU
Come si scrive un giallo? In fondo, c'è sempre una idea che ci buca la mente! Una storia ambientata a Torino, un killer, un fiume, un soldato di ritorno dall'Afghanistan.
Come si scrive un giallo? In fondo, c'è sempre una idea che ci buca la mente! Una storia ambientata a Torino, un killer, un fiume, un soldato di ritorno dall'Afghanistan.
Stati Uniti: è morto l'ex segretario di Stato Rumsfeld, simbolo del fallimento della guerra in Iraq. Ucciso giornalista e attivista ad Haiti. Rabbia per i bombardamenti USA in Iraq e Siria. La maggior parte dei soldati europei si sono già ritirati dall'Afghanistan. Il presidente tedesco dice che la CPI non ha giurisdizione su Israele. I leader militari del Myanmar minacciano i giornali stranieri che li chiamano junta. Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin
Stati Uniti: è morto l'ex segretario di Stato Rumsfeld, simbolo del fallimento della guerra in Iraq. Ucciso giornalista e attivista ad Haiti. Rabbia per i bombardamenti USA in Iraq e Siria. La maggior parte dei soldati europei si sono già ritirati dall'Afghanistan. Il presidente tedesco dice che la CPI non ha giurisdizione su Israele. I leader militari del Myanmar minacciano i giornali stranieri che li chiamano junta. Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin
Dal ritiro NATO dall'Afghanistan fino all'annuncio di ridimensionamento delle operazioni francesi in Sahel: si tratta di partenze o di sconfitte? Ne abbiamo parlato con Morin Yamongbe, direttore del quotidiano del Burkina Faso Wakat Sera , Luca Raineri (Ricercatore in Security Studies e Relazioni Internazionali presso la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa) e con Stefano Ruzza (Professore associato all'Università di Torino, insegna Conflitto, Sicurezza, State Building al corso di Scienze Internazionali). Siamo stati anche in Algeria, dove domenica si tiene un importante appuntamento elettorale: ne abbiamo parlato con Caterina Roggero (ricercatrice all'Università di Milano Bicocca, si occupa di storia e attualità socio-politiche dell'area Nord Africa e Medio Oriente).
Il risveglio di Popolare Network, l'edicola. -La rubrica accadde oggi a cura di Elena Mordiglia: 10 giugno 1967, fine della guerra dei sei giorni. - Il brano di oggi è "Il tour dei bar" degli Arpioni. - Il contingente italiano si ritira dall'Afghanistan, ma l'Italia continua a fare affari con le armi: ne parliamo con Francesco Vignarca della Rete Disarmo
Il risveglio di Popolare Network, l'edicola. -La rubrica accadde oggi a cura di Elena Mordiglia: 10 giugno 1967, fine della guerra dei sei giorni. - Il brano di oggi è "Il tour dei bar" degli Arpioni. - Il contingente italiano si ritira dall'Afghanistan, ma l'Italia continua a fare affari con le armi: ne parliamo con Francesco Vignarca della Rete Disarmo
Martedì pieno di lezioni come tutor. Poco tempo libero e poche attività all'aperto, solo la passeggiata al mattino e la spesa settimanale. L'Italia ritira i suoi militari dall'Afghanistan e il bollettino COVID migliora sempre di più. In chiusura le piccole rubriche di curiosità. A domani
Ottocento persone sono state arrestate dopo aver installato una app. Tranquilli non è Immuni. Io sono Alessio Balbi e questo è NewsBox, il podcast di Repubblica che ogni giorno vi spiega le notizie in maniera semplice, senza dare niente per scontato. Oggi parliamo della fine della missione italiana in Afghanistan, di un guasto che ha messo ko i più importanti siti del mondo e di una retata internazionale resa possibile da una app. Per le vostre domande: instagram.com/alessiobalbi NewsBox su Alexa: amzn.to/2XTmlUj NewsBox su TikTok: vm.tiktok.com/ZSnRmGC3 Su Telegram: t.me/newsbox
Martedì pieno di lezioni come tutor. Poco tempo libero e poche attività all'aperto, solo la passeggiata al mattino e la spesa settimanale. L'Italia ritira i suoi militari dall'Afghanistan e il bollettino COVID migliora sempre di più. In chiusura le piccole rubriche di curiosità. A domani --- Send in a voice message: https://anchor.fm/ispeakitaliano/message
Quali sono gli effetti del ritiro dei soldati occidentali dall'Afghanistan? Il parere di Bernard-Henri Lévy su Repubblica: "Per Trump era stato un vagheggiamento. Joe Biden, invece, l'ha fatto. E un anno dopo l'annuncio ufficiale, un passo alla volta, giorno dopo giorno, i 2.500 soldati americani ancora di stanza in Afghanistan hanno iniziato la loro ritirata, e con loro - per obbligo - gli altri contingenti stranieri della missione Resolute Support, di cui gli Stati Uniti erano il pilastro [...]".Sul Corriere della Sera, l'ironia di Gramellini sulle opinioni dal mondo della politica sulla distribuzione dei posti a sedere con la riapertura dei ristoranti anche al chiuso: per l'occasione è stato istituito un tavolo tecnico.
Quali sono gli effetti del ritiro dei soldati occidentali dall'Afghanistan? Il parere di Bernard-Henri Lévy su Repubblica: "Per Trump era stato un vagheggiamento. Joe Biden, invece, l'ha fatto. E un anno dopo l'annuncio ufficiale, un passo alla volta, giorno dopo giorno, i 2.500 soldati americani ancora di stanza in Afghanistan hanno iniziato la loro ritirata, e con loro - per obbligo - gli altri contingenti stranieri della missione Resolute Support, di cui gli Stati Uniti erano il pilastro [...]".Sul Corriere della Sera, l'ironia di Gramellini sulle opinioni dal mondo della politica sulla distribuzione dei posti a sedere con la riapertura dei ristoranti anche al chiuso: per l'occasione è stato istituito un tavolo tecnico.
Tutto iniziò l'11 settembre 2001 con gli attentati contro le torri gemelle a New York. Nemmeno un mese dopo, il presidente statunitense George W. Bush, dava inizio all'intervento armato in Afghanistan ritenuto il “santuario” di Al Qaeda. Dieci anni, orsono, dopo una lunga caccia, il suo leader Osama Bin Laden, venne ucciso nel corso di un'incursione statunitense in Pakistan. Lo scorso 1 maggio, infine, è iniziato ufficialmente il ritiro delle truppe USA e NATO, che il presidente Joe Biden vorrebbe concludere l'11 settembre in concomitanza con i 20 anni degli attentati negli Stati Uniti.A fare da sfondo le grandi incertezze sul piano della sicurezza che continuano a porsi nei confronti di Kabul e che accompagnano il disimpegno militare occidentale. All'orizzonte non pochi osservatori intravvedono un paese nuovamente nelle mani dei fondamentalisti talebani che già oggi controllano la metà del suo territorio, anche se non i principali centri urbani, e che oggi boicottano il processo di pace imbastito da Washington per disegnare il futuro del paese.Quanto è solida questa prospettiva? Quanto è alto il rischio che l'Afghanistan torni ad essere un santuario del jihadismo. Cosa significa questa perenne instabilità per la popolazione locale? E infine, il ritiro incondizionato degli Stati Uniti deve essere compreso come una cocente sconfitta?Ne discutiamo con:Giuliano Battiston, giornalista e ricercatore, esperto di Afghanistan;Rebecca Gasparri, Food project and Grant manager di Emergency, rientrata da poco dall'Afghanistan;Riccardo Redaelli, Professore di geopolitica e di storia e istituzioni dell'Asia, all'Università Cattolica di Milano. Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
https://storiainpodcast.focus.it - Canale Guerre e conflittiIn coincidenza del 20esimo anniversario dell'attacco alle torri gemelle, gli Stati Uniti d'America ritireranno le truppe dall'Afghanistan. Così ha annunciato il presidente Joe Biden, mettendo fine al ventennale conflitto militare, il più lungo nella storia degli Stati Uniti. Tutto cominciò il 7 ottobre 2001 con l'invasione del territorio controllato dai talebani da parte dei gruppi afghani loro ostili dell'Alleanza del Nord, con il supporto tattico, aereo e logistico di USA e NATO. Nella seconda fase, dopo la conquista di Kabul, le truppe occidentali, con statunitensi e britannici in testa, incrementarono la loro presenza anche a livello territoriale per sostenere il nuovo governo afghano nell'Operazione Enduring Freedom. L'Amministrazione Bush giustificò l'invasione dell'Afghanistan, nell'ambito della guerra al terrorismo, seguita agli attentati dell'11 settembre 2001, con lo scopo di distruggere al-Qāʿida e di catturare o uccidere Osama bin Laden, negando all'organizzazione terroristica la possibilità di circolare liberamente all'interno dell'Afghanistan.L'Ambasciatore Alessandro Minuto Rizzo, Presidente della Nato Defense College Foundation, ha ricoperto dal 2001 al 2007, la carica di vicesegretario generale della Nato. In virtù di tale mandato ha conosciuto da vicino la difficile realtà dell'Afghanistan, presiedendo il Consiglio dell'Alleanza Atlantica in alcune missioni ufficiali nel paese. Il suo racconto per Storiainpodcast.A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.------------Storia in podcast di Focus si può ascoltare anche su Spotify http://bit.ly/VoceDellaStoria ed Apple Podcasts https://podcasts.apple.com/it/podcast/la-voce-della-storia/id1511551427.Siamo in tutte le edicole... ma anche qui:- Facebook: https://www.facebook.com/FocusStoria/- Gruppo Facebook Focus Storia Wars: https://www.facebook.com/groups/FocuStoriaWars/ (per appassionati di storia militare)- Youtube: https://www.youtube.com/user/focusitvideo- Twitter: https://twitter.com/focusstoria- Sito: https://www.focus.it/cultura
https://storiainpodcast.focus.it - Canale Guerre e conflittiIn coincidenza del 20esimo anniversario dell'attacco alle torri gemelle, gli Stati Uniti d'America ritireranno le truppe dall'Afghanistan. Così ha annunciato il presidente Joe Biden, mettendo fine al ventennale conflitto militare, il più lungo nella storia degli Stati Uniti. Tutto cominciò il 7 ottobre 2001 con l'invasione del territorio controllato dai talebani da parte dei gruppi afghani loro ostili dell'Alleanza del Nord, con il supporto tattico, aereo e logistico di USA e NATO. Nella seconda fase, dopo la conquista di Kabul, le truppe occidentali, con statunitensi e britannici in testa, incrementarono la loro presenza anche a livello territoriale per sostenere il nuovo governo afghano nell'Operazione Enduring Freedom. L'Amministrazione Bush giustificò l'invasione dell'Afghanistan, nell'ambito della guerra al terrorismo, seguita agli attentati dell'11 settembre 2001, con lo scopo di distruggere al-Qāʿida e di catturare o uccidere Osama bin Laden, negando all'organizzazione terroristica la possibilità di circolare liberamente all'interno dell'Afghanistan.L'Ambasciatore Alessandro Minuto Rizzo, Presidente della Nato Defense College Foundation, ha ricoperto dal 2001 al 2007, la carica di vicesegretario generale della Nato. In virtù di tale mandato ha conosciuto da vicino la difficile realtà dell'Afghanistan, presiedendo il Consiglio dell'Alleanza Atlantica in alcune missioni ufficiali nel paese. Il suo racconto per Storiainpodcast.A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.------------Storia in podcast di Focus si può ascoltare anche su Spotify http://bit.ly/VoceDellaStoria ed Apple Podcasts https://podcasts.apple.com/it/podcast/la-voce-della-storia/id1511551427.Siamo in tutte le edicole... ma anche qui:- Facebook: https://www.facebook.com/FocusStoria/- Gruppo Facebook Focus Storia Wars: https://www.facebook.com/groups/FocuStoriaWars/ (per appassionati di storia militare)- Youtube: https://www.youtube.com/user/focusitvideo- Twitter: https://twitter.com/focusstoria- Sito: https://www.focus.it/cultura
Gli USA si ritireranno dall'Afghanistan entro l'11 settembre 2021, portandosi dietro anche i propri alleati della NATO. Cosa succerà ora al paese? I Talebani sono stati sconfitti?[Social]https://www.facebook.com/StarterPackDavideFerrara/https://t.me/StarterPackDavideFerrarahttps://open.spotify.com/show/1MOND8Is6fEQBGHLCjuSUQ?si=2DwBxfVkTtOZgnJP1-RY3Qhttps://www.youtube.com/channel/UCHdYBY9dyP7pGgs2pzWdKbw[Fonti]https://www.ilpost.it/2021/04/14/nuovo-ritiro-soldati-americani-afghanistan/https://www.washingtonpost.com/gdpr-consent/?next_url=https%3a%2f%2fwww.washingtonpost.com%2fnational-security%2fbiden-us-troop-withdrawal-afghanistan%2f2021%2f04%2f13%2f918c3cae-9beb-11eb-8a83-3bc1fa69c2e8_story.htmlhttps://www.ilsole24ore.com/art/afghanistan-rientrano-895-italiani-ma-altrettanti-andranno-in-africa-e-iraq-AEzs3HBhttps://apnews.com/article/joe-biden-lloyd-austin-antony-blinken-afghanistan-national-security-c11c5620cd0830f40e5ece7f4d189012?utm_campaign=SocialFlow&utm_source=Twitter&utm_medium=APhttps://medium.com/@CDFerrara/afghanistan-i-talebani-hanno-vinto-326ace00bea1https://www.youtube.com/watch?v=5JTn0PrusiYhttps://www.ilpost.it/2020/02/29/stati-talebani-accordo-afghanistan/https://www.ilpost.it/2018/08/18/talebani-afghanistan-guerra-stati-uniti/https://www.wsj.com/articles/u-s-troops-to-leave-afghanistan-by-sept-11-11618330266?mod=hp_lead_pos4https://www.nytimes.com/2021/04/14/world/asia/afghanistan-taliban-usa-troop-withdrawal.htmlhttps://tolonews.com/opinion-171478https://www.bbc.com/news/world-asia-56747158https://www.nytimes.com/2021/04/15/world/asia/pakistan-afghanistan-withdrawal.htmlhttps://www.newyorker.com/magazine/2021/03/08/last-exit-from-afghanistanhttps://theintercept.com/2020/12/18/afghanistan-cia-militia-01-strike-force/https://www.themonthly.com.au/issue/2021/april/1617195600/andrew-quilty/worst-form-defence
Biden ha annunciato il ritiro delle truppe statunitensi dall'Afghanistan dopo quasi 20 anni dall'inizio della guerra. Quali sono le motivazioni? E quali stravolgimenti potrà avere questa strategia nel più ampio quadro geopolitico del Medio Oriente?Fonti usate: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/accordo-storico-usa-talebani-ma-la-pace-e-ancora-incerta-25246https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/afghanistan-gli-usa-verso-il-ritiro-incondizionato-30060https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/afghanistan-assessing-costs-us-exit-strategy-30115https://www.washingtonpost.com/graphics/2019/investigations/afghanistan-papers/afghanistan-war-confidential-documents/https://www.limesonline.com/afghanistan-accordo-taliban-ritiro-usa-14-mesi/116929https://www.analisidifesa.it/2021/04/il-ritiro-di-usa-e-nato-dallafghanistan-e-il-trionfo-dei-jihadisti/https://www.internazionale.it/opinione/obaidullah-baheer/2021/04/20/afghanistan-ritiro-stati-uniti-talibanhttps://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2021/04/14/biden-afghanistan-ritirohttps://www.ft.com/content/5c913dad-4db7-424a-bfdb-82179c94569fhttps://thediplomat.com/2020/09/the-need-for-an-enduring-us-military-presence-in-afghanistan/https://www.fpri.org/article/2017/06/iran-russia-taliban-reassessing-future-afghan-state/
Entro l'11 settembre 2021 l' esercito americano e della Nato lasceranno l'Afghanistan dopo quasi 20 anni di una guerra senza vincitori.
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Acceso dibattito oggi al Bundestag sulla proposta del governo di un "freno d'emergenza federale" anti Covid, vi riassumiamo le posizioni dei partiti. Molte persone colpite dal Covid, anche in forme leggere, hanno perso l'uso dell'olfatto: vi raccontiamo come è possibile riacquistarlo con l'aiuto degli specialisti. In chiusura parliamo del prossimo ritiro delle truppe occidentali dall'Afghanistan: la storia di un fallimento durato 20 anni.
Nel mondo ci sarà «un'altra pandemia» ed è necessario «rafforzare» il sistema sanitario globale. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, nel corso del suo intervento dalla Casa Bianca per annunciare il ritiro delle truppe dall'Afghanistan. «È ora di porre fine a questa lunga guerra. Solo gli afghani hanno il diritto e la responsabilità di guidare il loro Paese», ha detto Biden annunciando ufficialmente il ritiro delle truppe Usa entro l'11 settembre. «Gli Usa hanno raggiunto il loro obiettivo in Afghanistan 10 anni fa quando il leader di al Qaida Osama bin Laden fu ucciso da un commando americano. Dopo le ragioni di stare lì sono diventate sempre meno chiare. Il ritiro dall'Afghanistan sarà ordinato, non precipitoso, e sarà coordinato con gli alleati Nato», ha aggiunto il presidente Usa.
Entro l'11 settembre di quest'anno le truppe statunitensi saranno ritirate dall'Afghanistan. L'annuncio è del presidente degli Usa Joe Biden e la data individuata per l'esodo delle forze americane dal Paese asiatico non è casuale.
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha definito il ritiro delle truppe dall'Afghanistan una «decisione storica». Al termine di una riunione a Bruxelles, il titolare della Farnesina ha dichiarato che «si è appena conclusa una giornata storica per la Nato, dopo 20 anni di presenza in Afghanistan si è raggiunta una decisione storica: dal primo maggio inizierà il ritiro delle truppe della Nato da quel Paese, e quindi anche quelle italiane». Il ritiro dall'Afghanistan «inizierà il primo maggio ed entro settembre, nella data iconica dell'11, vedremo il ritiro totale del contingente della Nato», ha detto ancora Di Maio, ribadendo che ritirarsi «non vuol dire che lasceremo solo il popolo afghano, che continueremo a sostenere: significa cambiare approccio». «Un grande grazie al ministero della Difesa ed al ministro Guerini, che insieme al ministero degli Esteri nei prossimi mesi coordinerò il ritiro delle truppe», ha aggiunto il ministro.
Parliamo di #geopolitica. Gli Usa richiamano le truppe dall'Afghanistan e ne spediscono parte in Germania per proteggere gli alleati europei dagli attacchi informatici (e non solo) russi. Intanto Biden chiama al telefono Putin per parlare di ingerenze elettorali e della situazione in #Ucraina, dove la tensione continua a salire per via della presenza di militari russi al confine. La Cina, nel frattempo, manda degli aerei militari sui cieli di Taiwan.Dopo AstraZeneca scoppia il caso #Johnson&Johnson. Il vaccino viene bloccato negli Usa per dei rari casi di trombosi mentre l'Europa rinvia la distribuzione, mandando nel caos i piani vaccinali. Infine, un'anticipazione su Sardex, in anteprima Italia che Cambia!Tutte le notizie qui: https://www.italiachecambia.org/rassegna-stampa/la-geopolitica-dei-titani-le-mosse-di-usa-russia-e-cina/
Abbiamo provato a fare il punto sulle due immense tensioni che attraversano gli Stati Uniti tanto sul fronte interno che su quello esterno, dalle proteste per la nuova uccisione di un giovane nero da parte della polizia fino all'annuncio del ritiro delle truppe americane dall'Afghanistan. Ne abbiamo parlato con Marco Valsania (corrispondente del Sole 24Ore da New York), Claudio Bertolotti (fondatore e direttore di Start Insight), Francesca Recchia (fondatrice e direttrice di The Polis Project, Kabul) e Miraq Popal (giornalista di Tolo News, agenzia e tv afghana).
Il presidente americano Joe Biden ha deciso di ritirare le truppe americane dall'Afghanistan entro il prossimo 11 settembre.
Ciao caro o cara amante della lingua italiana! Benvenuto al secondo episodio della Fluency News, la serie di podcast che ti aiuta ad allenare tue tue capacità di ascolto e comprensione, mantenendoti anche aggiornato sulle principali notizie della settimana. Durante l'episodio, troverai anche delle spiegazioni in portoghese per aiutarti a capire meglio e imparare ancora di più. Nell'episodio di oggi troverai le notizie del Summit del G-20, delle proteste in Brasile dopo la morte di un uomo nero in un supermercato Carrefour, delle notizie sui vaccini COVID-19, e ̣̣del ritiro delle truppe americane dall'Afghanistan e dall'Iraq. Visita fluencytv.com per trovare altri contenuti e dai un occhio al nostro profilo Instagram @fluencytvitaliano. Nuovi episodi sono disponibili ogni settimana, ti aspettiamo! Trascrizione dell'episodio: https://rhavi.co/fn-italiano-2
Ieri Ursula von der Leyen ha tenuto il proprio primo discorso dello “Stato dell'Unione.” La presidente della Commissione europea ha riflettuto sulla pandemia in corso, sottolineando la responsabilità dell'Europa di proteggere vite umane, e ha delineato i punti centrali del proprio programma per il prossimo anno. Ma Von der Leyen si è esposta soprattuto riguardo gli accordi di Dublino, dichiarando che è necessario superare i meccanismi che regolano la gestione dell'asilo politico all'interno della Comunità europea.La catastrofe dell'incendio dell'8 settembre a Lesbo ha riportato lo sguardo internazionale sulla sistematica oppressione dei diritti dei migranti, in un momento in cui alla politica nazionale degli stati membri l'argomento non potrebbe interessare di meno. Durante il proprio discorso von der Leyen non ha specificato dettagli su come gli accordi di Dublino andranno superati — l'obiettivo però sembra chiaro: sbloccare il problema della redistribuzione dei richiedenti asilo tra gli stati membri “in cambio” di una politica più puntuale e aggressiva sui rimpatri.Insomma, si tratterà di una riforma molto meno progressista di quanto molti, ieri, hanno intuitivamente immaginato o sperato. Negli scorsi anni i tentativi di riforma degli accordi di Dublino sono stati molti, sia da parte del Parlamento che della Commissione: ma avevano sempre trovato ostacolo negli stati membri, organizzati nel Consiglio dell'Unione europea.Gli stati del resto hanno al governo elementi di destra o estrema destra, come il ministro per la Protezione civile greco Chrisochoidis, secondo cui potrà essere legittimo l'uso della forza per costringere i migranti nel nuovo campo di prigionia di Kara Tepe. Chrisochoidis ha promesso in sostanza, se i migranti non faranno troppo chiasso, di portare i primi 6000 rifugiati in Grecia entro Natale, e procedere con gli altri entro la Pasqua successiva. Come non fidarsi? Tutto questo senza che le persone presenti sull'isola abbiano commesso alcun crimine, ma sono persone in fuga da guerre — prevalentemente dall'Afghanistan — costrette a chiedere asilo politico in Grecia.Gli accordi di Dublino prevedono infatti che i migranti arrivati in territorio Ue debbano chiedere asilo nel primo paese in cui mettono piede: una norma che lascia tutto il peso della gestione della prima accoglienza agli stati di confine, e che gli stati più interni non hanno interesse a mettere in discussione. Finora questo nodo era rimasto apparentemente impossibile da risolvere. Secondo i primi retroscena, la proposta sarebbe dovuta arrivare entro il 30 settembre, ma dopo la presa di posizione di von der Leyen sembra che possa arrivare già il 23. Il giorno successivo si aprirà una seduta speciale di due giorni del Consiglio europeo, dove però difficilmente si parlerà di Dublino — i tempi sono troppo stretti.Visto che i migranti sono accampati per strada e non hanno tempo di aspettare i comodi della diplomazia europea, si sono rivolti direttamente alla figura più autorevole disponibile: Angela Merkel. Durante le proteste di questi giorni, infatti, si sono visti molti cartelli e striscioni inneggianti alla Cancelliera tedesca e all'Ue, la maggior parte con richieste di aiuto. Questo tradisce ciò che tutti sul continente sanno — il fatto che la Cancelliera sia la persona più potente dell'Ue — e mette nelle sue mani una responsabilità che si è già presa una volta, in passato. All'epoca della grande crisi migratoria siriana, quando tra il 2015 e il 2016 la Germania accolse 1,2 milioni di profughi dal paese mediorientale, tormentato dalla guerra civile.A distanza di cinque anni, il progetto di accoglienza e inclusione del governo tedesco si è rivelato un successo secondo la maggior parte degli indicatori e delle opinioni raccolte tra tedeschi e migranti stessi, rappresentando — pur con alcuni punti deboli il più vasto progetto di assistenza a profughi e rifugiati dell'Europa del dopoguerra. Nonostante questo, è mal visto dall
Fabio GedaEnaiatollah Akbari"Storia di un figlio"Andata e ritornoBaldini + Castoldihttps://www.baldinicastoldi.it/Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari – bestseller amato e letto in tutto il mondo – termina nel 2008, quando Enaiat parla al telefono con la madre per la prima volta dopo il lungo e avventuroso viaggio che dall'Afghanistan l'ha condotto in Italia, a Torino. Ma cosa è successo alla sua famiglia prima di quella telefonata? In quali modi è rimasta coinvolta dalla “guerra al terrore” iniziata nel 2001? E com'è cambiata la loro vita e quella di Enaiat da quando si sono ritrovati fino a oggi, al 2020? Ora che non è più un bambino, ma con la stessa voce calda che abbiamo imparato ad amare, Enaiat ci accompagna attraverso la vita sua e non solo, lungo un pezzo di storia che riguarda tutti. Il rapporto a distanza con la madre; la violenza del fondamentalismo; l'amore e le amicizie italiane; il ritorno in Pakistan; un secondo ritorno in Italia; una nuova casa; un dolore lancinante, e la gioia enorme, inattesa dell'incontro con Fazila. Con straordinaria leggerezza Fabio Geda torna a raccontare una storia pura, delicata e più che mai necessaria, in cui il dolore della perdita si mescola all'ingenua commozione di chi sopravvive. Una sto- ria vera, che ci ricorda come su tutto vinca la solidità degli affetti, la persistenza della nostalgia e del desiderio, capace di superare le distanze.Fabio Geda è nato nel 1972 a Torino, dove vive. Ha pubblicato i romanzi Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani (Instar Libri 2007, Feltrinelli 2009), L'esatta sequenza dei gesti (Instar Libri 2008), Nel mare ci sono i coccodrilli (Baldini&Castoldi 2010, tradotto in trentadue Paesi) e il monologo La bellezza nonostante (Transeuropa 2011) e Se la vita che salvi è la tua (Einaudi, 2014).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
L'India di Narendra Modi e del suo BJP (Bharatiya Janata Party) è in agitazione in questi giorni a causa di una legge sulla cittadinanza che ufficialmente intende proteggere le minoranze immigrate in India, ma che secondo molti è semplicemente un modo per discriminare i musulmani.Il parlamento indiano infatti ha approvato un disegno di legge che offre un'amnistia agli immigrati irregolari delle minoranze religiose provenienti da Pakistan, Bangladesh e Afghanistan. La legge garantisce un percorso accelerato per l'ottenimento della cittadinanza indiana per gli immigrati provenienti dal Bangladesh, dal Pakistan e dall'Afghanistan purché hindu, sikh, jainisti, cristiani, buddhisti e parsi. Insomma, a tutti tranne ai musulmani.E come sempre è tutta una questione di prospettive: secondo il governo, la legge costituirà un rifugio per le persone in fuga dalle persecuzioni religiose.I critici invece dicono che il disegno di legge fa parte del grande disegno del BJP per emarginare i musulmani.#india #musulmani #proteste
1-Tsipras attacca il fondo monetario. ..“ ha responsabilità criminale per la crisi in cui..versa il paese ”. ..2-Grecia – Migranti: le due facce della stessa politica europea. ( Alessandro Principe) ..3-” l'isis resti fuori dall'Afghanistan ” ...Il monito dei taleban che temono l'espansione del califfato. ( Emanuele Valenti ) ..4-Cocktail di pesticidi nei meleti di mezza Europa. ..Il rapporto di Greepeace. ( Federica Ferrario) ..5-NO all'accaparramento della terra e dell'acqua, ..ritorno sull'expo dei popoli. ( Marta Gatti) ..6-Giochi di Baku: l'Azerbaigian, un paese privo di società civile. ( Elena Gerebizza - Re Common) ..