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En esta edición especial del sábado 24 de mayo de 2025, desde el Hospital Universitario Central de Asturias (HUCA), la tertulia de “Maduritos Interesantes” se adelanta al sábado y reúne a cuatro voces con solera: José Luis Garci, director y guionista de cine; Andrés Aberasturi, periodista y escritor; José Ramón Pardo, divulgador musical; y Sergio Calleja, neurólogo y coordinador de la Unidad de Ictus del HUCA.La conversación arranca con el tema central del entorno: La representación de los hospitales y médicos en la ficción, desde grandes series como Urgencias, Médico de familia o Anatomía de Grey, hasta la reciente Hipócrates o Respira. La tertulia da un giro para rendir homenaje a Mariano Ozores, fallecido esta semana a los 98 años, maestro de la comedia popular con 96 películas a sus espaldas. En la recta final, el recuerdo es para Juanito Valderrama, en el 99 aniversario de su nacimiento. Se repasa su trayectoria, sus inicios con La Niña de la Puebla, su paso por el cine y su legado musical, hoy continuado por su hijo Juan Valderrama. José Ramón Pardo analiza su importancia en la historia de la música española y su papel como figura icónica de la copla.Escuchar audio
La misteriosa y controvertida vida de Sor Patrocinio, más conocida como “La monja de las llagas”, fue un personaje el siglo XIX. Fue religiosa de la Orden de la Inmaculada Concepción, y tuvo una gran poder en la vida social y política española durante la segunda mitad del siglo XIX debido a la influencia que ejerció sobre la reina Isabel II y su esposo Francisco de Asís de Borbón. Aunque tuvo una época de esplendor, lo cierto es que cayó víctima de algunos tejemanejes, pues fue acusada de fraude. Hoy conoceremos su historia con la ayuda de Juan Valderrama, hijo del famoso cantante Juanito Valderrama, que ha investigado su vida. Escucha el episodio completo en la app de iVoox, o descubre todo el catálogo de iVoox Originals
Con Benny Moré, Carmen de Veracruz, Jorge Sepúlveda, Juanito Valderrama, el Príncipe gitano, Carmen Sevilla, Conchita Bautista, Lola Flores, Encarnita Polo, Jose Luis y su guitarra, Mochi, Duane Eddy y Ray Peterson, con las voces de José Miguel Rodríguez "Rodri" y Ángel Álvarez.
Como todas las semanas, aquí estamos una vez más dispuestos a recomendaros diversos espacios que hemos descubierto estos días, todo ello en un repaso que comienza hablando de Onda Cero porque esta emisora nos ofrece el espacio Juanito cogió su sombrero dedicado a Juanito Valderrama que fue una de las voces más reconocidas de la canción en nuestro país. En el mismo se centran en su vida, como una sucesión de gestas y dificultades, de gloria y olvido, todo ello a través de una carrera de casi siete décadas, más azarosa e intensa que la de muchas estrellas del rock. Agradecimientos para: José Antonio Laboreo de Radio Villegas Sintonía: de Junior Menezes
Onda Cero Podcast estrena 'Juanito cogió su sombrero', la historia del siglo XX en España a través de la mirada del gran Juanito Valderrama.
Sto facendo tutta questa serie dedicata alla salida del cante perché è importante come porta di ingresso al palo che verrà. Benché la guajira sia il cante forse più sereno di tutto il panorama del cante flamenco, la salida del cante si fa con un ay. Non saprei proprio perché si sia usata proprio questa sillaba. Partiamo ascoltando un esempio fatto da Juanito Valderrama, una pietra miliare del cante por Guajira.La sua salida del cante è breve, era proprio la sua maniera di farla. La voce sottolinea una nota e scende verso una nota più grave, sulla quale termina. Fra le due note, l'intervallo è una quinta, come se la prima fosse un sol e la seconda, quella più grave, un do. Questo fenomeno mi incuriosisce sempre perché mi fa ricordare che lo stesso intervallo viene esplorato al contrario, dalla nota più grave a quella più acuta, nel richiamo alla preghiera arabo, del quale ti faccio ascoltare una frase di esempio, cantato da uno sheikh turco bravissimo, Mustafa Ozcan. Non so se sia una coincidenza o se io stia dicendo una cavolata,e nessuno studio è stato fatto a questo riuardo, che io sappia. Ma la mia attenzione viene sollecitata!Proseguiamo l'ascolto con una salida del cante fatta da La Argentina, una bravissima cantaora di Huelva, che è più lunga e complessa. Da dove viene? Il cante por Guajira è stato introdotto, a parere di tutti i flamencologi e anche dello stesso Juanito Valderrama, da Manuel Escacena, un cantaor storico, classe 1886. Sentiamo la sua salida del cante por guajira, che era effettivamente più lunga e complessa.Questo esempio di cante è preso dal lavoro infinito fatto dalla Sociedad Pizarras, in Spagna. Queste persone stanno facendo un lavoro incredibile, raccogliendo dischi antichi, quelli registrati sui primi dischi a 78 giri, molto spessi, che in Spagnolo si chiamano Pizarras e che non saprei come tradurre in italiano. La Sociedad Pizarras compra questi dischi antichi, anche pagandoli a prezzi carissimi, li ridigitalizza e li pubblica su un canale youtube, che si chiama Flamendro, e li puoi ascoltare lì con estrema facilità. Stanno salvando un patrimonio che in parte sarebbe scomparso perché mai nessuno ha rimasterizzato molti di quei dischi, gettandoli nell'oblio. Ricordiamoci che la storia del flamenco è ciò che fa del falemcno quello che esso è in questo momento, quindi se ti piace il flamenco non ti puoi esimere dall'investigare la sua soria. L'esempio successivo è cantato da Bonela Hijo, un cantaor molto radicato nella tradizione del cante flamenco, con una aficion incredibile. Ascoltiamo ancora un esempio di salida del cante por Guajira, fatto dal cantaor di Huelva Jesus Corbacho, che ha una grande esperienza nel cante per accompagnare il baile. Osserviamo che la velocità del brano cantato da Escacena è molto elevata, mentre Valderrama cantava la guajira ad una velocità molto inferiore. Molti cantaores hanno cantato la guajira con una velocità di parecchio inferiore a quella di Escacena, influenzato di Valderrama, ma oggi molti cantaores tendono a ritornare alla velocità antica. Come ultimo esempio ti faccio un piccolo regalo: una letra al posto di una salida del cante, che Jeromo Segura ci ha proposto durante l'ultimo stage di cante flamenco tenuto al Mosaico Danza a Milano. Jeromo dice che quando c'è il baile, per un cantaor è molto bello dirigersi direttamente a lui/lei con una letra invece che con un semplice ayeo, perché questo instaura una comunicazione più immediata e crea un coinvolgimento maggiore, che porta chi danza più direttamente dentro al cante. Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e di danze e musiche del mondo arabo dal 1985. Dal 1990 insegno baile flamenco a Milano al Mosaico Danza e un lavoro sulla espressione delle emozioni attraverso le danze del mondo arabo che ho chiamato Lyrical Arab Dance.Quando insegno, spesso mi viene proposto di montare una coreografia di baile por Guajiras, quindi negli anni ne ho montate tantissime. E' un palo molto richiesto, forse perché, utilizzando ventaglio e scialle, spesso gli allievi hanno proprio la curiosità di misurarsi con questi accessori. Ogni volta ho cercato di lasciarmi ispirare da questa atmosfera così serena, leggera (ma non superficiale), e la salida del cante ci aiuta, con quelle poche note, ad entrare in sintonia con l'atmosfera del palo. Come molte volte ti ho già detto, noi ballerini tendiamo sempre ad essere molto concentrati sulle forme, su che cosa dobbiamo fare, sul fatto di farlo al meglio possibile. E ci perdiamo a volte il messagio di quello che stiamo ballando.Danzando è fondamentale capire cosa stiamo facendo, sia per rispettare la tradizione culturale di riferimento, sia per noi stessi: nel flamenco c'è sempre una perla di saggezza e una emozione dentro la musica e sarebbe un vero peccato non goderne. Se non sentiamo esattamente quale sia l'essenza del palo che stiamo ballando: se non ascolto l'atmosfera del cante, posso ballare una guajira come se fosse una Alegria, una Cana, una Buleria por Solea, una Bambera. E allora perché ballo invece una Guajira, se non la ascolto?Cogli l'occasione!
Affrontiamo una analisi della salida del cante in 4/4 lento.Farruca, Tango de Malaga e Garrotin sono tre cantes importanti, che hanno alcuni aspetti in comune fra di loro, e che analizzeremo con alcuni esempi. Quando ascoltiamo un ritmo di 4/4 lento in scala minore pensiamo subito alla farruca, che di solito si ricorda anche chi non conosce molto del flamenco. Soprattutto la farruca è spesso accompagnata dal baile, e il pubblico ne rimane sempre molto colpito. La scala minore è comune anche a molti altri generi musicali, quindi anche per un neofita non è strana, e si ricorda con facilità.Ma non tutto ciò che suoa in scala minore, lento in 4/4 è farruca. Può essere infatti Tango de Malaga. Se il chitarrista non ha tanta esperienza, confonde un po' l'identità dei due palos, e spesso magari utilizza una falseta di farruca in tango de Malaga, creando un'atmosfera meno adatta a questo palo. Fino a che non compare il cante, non si sa quale sarà il palo che verrà, ma già con la salida del cante, tutto si chiarisce.Partiamo dal cante di Antonio Mairena por Tango de Malaga. Antonio Mairena è una pietra miliare del cante gitano, e nell'esempio che ascoltiamo canta una salida del cante molto lunga, che oggi solitamente si fa molto più corta. La salida por Tango de Malaga si fa sempre con Ay.La musica è molto simile a quella della farruca, che però ha una salida del cante diversissima, fatta con un trantrantrero, e con una melodia speciale, che viene praticamente ripetuta alla fine delle letras. Nell'esempio che ascoltiamo, abbiamo un'altra pietra miliare del flamenco: Juanito Valderrama, la classica voce non gitana, che cantava con una qualità acuta, sottile, che sfruttava la grazia e la sensibilità della sua voce. Ascoltiamo anche un'altra salida del cante por farruca, più attuale rispetto all'esempio precedente, da parte di Ricardo Fernandez Del Moral, vincitorre della lampara minera del festival de La Union nel 2012, e di molti altri premi. Ricardo ha la particolarità di essere cantaor e chitarrista insieme, e si accompagna al cante da solo, con il risultato di capire molto bene il flamenco da due punti di vista diversi.Un altro cante di 4/4 lento che viene introdotto con la sillaba tran tran trero è il garrotin. Quindi ascoltare solo le sillabe non ci basta a capire che cante sia. Occorre anche ascoltare la scala musicale. Il garrotin non viene molto interpretato, ma è motlo divertente. L'esempio scelto è cantato dalla Argentina. Il cante por garrotin è anche caratterizzato, come la farruca, dalla presenza di un ritornello alla fine delle letras, che può essere anche cantato alla fine della salida del cante, cosa che sentiamo nell'esempio di Segundo Falcon. La salida di un cante mantiene una linea melodica molto precisa, mentre i cantaor può lavorare sull'espressività ma onn può cambiare la melodia. Il flamenco si costruisce sulla propria tradizione, ed è importante che resti così.Sono Sabina Todaro, mi occupo di Flamenco e di musiche e daze del mpondo arabo dal 1985. Dal 1990 insegno baile flamenco e Lyrical Arab Dance, un lavoro sull'espressione delle emozioni attraverso la danza. Insegnando, lavoro spessisismo su Tango de Malaga e Garrotin anche con i livelli più bassi perché le melodie non sono troppo difficili da capire anche per un orecchio ancora inesperto. Il flamenco si basa sempre sulla propria tradizione e fa riferimento alla conoscenza che lo spettatore ha del flamenco stesso. Richiama esperienze, memorie già vissute dallo spettatore. La salida del cante è come la copertina di un libro che ci indica quale sarà l'argomento e ci invita a leggere, ad ascoltare e a godercelo il più possibile.
Juan Manuel Valderrama Blanca, conocido artísticamente como Juanito Valderrama (Torredelcampo, Jaén, 24 de mayo de 1916 ? Espartinas, Sevilla, 12 de abril de 2004), fue un cantaor de flamenco y copla. Participó también como actor en seis películas.
Ci poniamo una domanda: il cante flamenco si può imparare? Nella sua storia, il flamenco ha tradizione orale, quindi si dovrebbe cantyare in maniera spontanea. Questo implicherebbe di avere una formazione musicale basata su un ascolto quotidiano, continuo. Nella tradizione il flamenco è una parte integrante della propria quotidianità, e nasceva spontaneamente. Oggi ci sono scuole e conservatori. Servono? L'avvicinamento al flamenco oggi va fatto a 360°, in maniera completa. Non si tratta di imparare a memoria le note di una melodia e la strofa poetica che dobbiamo cantarci sopra. Le note della melodia sono una specie di schema, di punto di riferimeto, ma il cantaor deve ricamare sopra le note e personalizzarle sempre. Se anche studiassimo a memoria una Solea cantata da Antionio Mairena, e arrivassimo a fotocopiarla acusticamente, non saremmeo arrivati al flamenco. Le scuole ci insegnano su cosa si basa il cante, che caratteristiche ha, come si classifica, la relazione con la chitarra, con il baile... se qualcuno ci indica tutto questo, sarà più facile ed efficace il nostro apprendimento. Fino ad ora però nessuno è riuscito ad arrivare a cantare flamenco ad un livello professionale: occorre una voce particolare, l'accento andaluso, i piedi radicati nella cultura andalusa, cose che si costruiscono in una vita!Cosa fare, quindi? La prima scelta sarebbe trasferirsi in Andalusia, ma spesso questa scelta è impossibile. E allora? Dobbiamo costruirci un sapere flamenco ascoltando tantissimo: se voglio capire ad esempio un cante por Solea, dovrò ascoltarne tantissimi, con stili diversi, cantati in epoche diverse. Non posso ripetere ma devo capire di che cosa si tratta. Spesso i cantaoores di oggi, quelli che hanno una vera e profonda aficion, basata sulla esperienza di vita, giudicano male i cantaores che vanno su Youtube e imparano dai video. Ovvimanete la mia visione che posso avere io che vivo lontano e... "benedetto Santo Youtube!" che mi dà la possoibilità di ascoltare e mi offre un buon surrogato di quello che a caas mia non ho. Certo sarebbe meglio imparare andando in un a Pena sotto casa, in cui il chitarrista, panettiere del paese e il cantaor che fa tutt'altro nella vita, mi fanno ascoltare come cantavano i loro nonni. Però questo non è disponibile ovunque. Youtube è un ottimo strumento, ma capire cosa ascoltare è difficile. Ci sono tanti cantaores bravi e rispettosi della storia del flamenco, ma fidiamoci soprattutto dei libri, degli studi, e dell'ascolto di giganti come Antonio Mairena, La Nina de los Peines, Juanito Valderrama, Pepe Marchena, Pepe de la Matrona, Antonio Chacon... i cantaores che hanno fatto la storia del flamenco!Per ascoltare qualcuno di più moderno consiglio sempre Carmen Linares, una cantaora con un equilibrio perfetto, con una grande passione e una grande capacità artistica. Camaron de La Isla è un altro pilastro irrinunciabile, ha cantato tantissime cose diverse, anche se per la maggior parte il suo repertorio era intorno ad alcuni palos, ma ha cantato di tutto, tutto benissimo e in modo molto personale. Enrique Morente era un altro innovatore, uno studioso, un ricercatore del flamenco, al contrario della spontaneità istintiva di Camaron, e anche lui ha fatto scuola, rivoluzionando il mondo del cante. Se voglio investigare i cantes di una certa zona sarà meglio ascoltarli dalla voce di qualche cantaor della zona. Alcuni cantes non sono stati incisi tantissimo: se compro 100 cd di flamenco trovo alcuni cantes molto rappresentati ed altri per niente! Devo quindi ascoltare davvero tanto!Il cante si impara? No, si matura, si matura costruendo dentro di sè una sensibilità con umiltà, rispetto e attenzione. Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e danze e musiche del mondo arabo dal 1985. Ho incontrato quasi per caso il cante flamenco, senza aspettarmelo: nessuno mi ha avvisata! Abituata al canto arabo, non ho fatto fatica ad entrare nel cante flamenco, con i suoi quarti di tono e i le sue modalità espressive. Adesso sono cante-dipendente, e il mio cervello mi canta quasi continuamente melodie flamenche. Cerco di far apprezzare ai miei allievi le caratteristiche del cante, per far capire come si distinguono i vari palos. Dobbiamo capire se una musica ben organizzata e ben fatta è solo piacevoleo è anche rispettosa della storia del flamenco. Oggi creare un orecchio esperto sulla storia del flamenco è difficile perché il nostro universo sonoro è sempre più variegato. Ti posso dare un suggerimento: esplora il mio account spotify. Ho tantissime playlist in cui potrai trovare tanti consigli di ascolto. Spesso le playlist che si trovano già fatte da altri su spotify sono... scorrette! Io creo sempre la mia playlist, per ascoltare i brani che sono utili a capire l'identità di un palo. Se ti serve qualche playlist ad hoc, contattami pure attraverso i miei social e ne metterò insieme una apposta per te!
Looping Greis es el proyecto personal de Gracia Teixidor, cantante, percusionista y compositora, formada en teatro. Una mujer orquesta del siglo XXI. Una sola intérprete y una máquina repetidora (Loop Station) como únicos recursos musicales en el show de una mujerorquesta, que imita y reinventa cada instrumento con su voz y su cuerpo, con recursos del beat box y la percusión corporal. Un concierto-cabaret, en el que la artista despliega un montón de habilidades musicales y pequeños instrumentos del folclore del mundo con un repertorio de canciones originales que hacen guiños a clásicos de diversas épocas y estilos, desde Queen a Chavela Vargas, de Janis Joplin a Juanito Valderrama, con un discurso reivindicativo y original para todos los públicos. Un espectáculo de virtuosismo vocal y de precisión rítmica que se atreve con todos los géneros musicales, abordando especialmente la World music. Un recorrido musical que empieza en España y atraviesa Europa hasta el este, para atravesar el mundo árabe y adentrarse en África. Escuchar audio
Con Slim Harpo, Link Wray, Tampa Red, Little Richard, Adriano Celentano, Richie Havens, Lynyrd Skynyrd, Astrud Gilberto, Jane Birkin, Benny Moré, Juanito Valderrama, José José, Mon Laferte, Jose Alfredo Jiménez, Ana Gabriel, Marta Gómez y Che Sudaka.
Juan Valderrama presenta en 'Julia en la onda' 'Juanito cogió su sombrero' una experiencia sonora sobre las mejores anécdotas de la vida de su padre, Juanito Valderrama, que se puede disfrutar en Sonora.
Juan Valderrama presenta en 'Más de uno' la serie documental sobre Juanito Valderrama, su padre, que se acaba de estrenar en Sonora y lleva por título 'Juanito cogió su sombrero'.
Juan Valderrama presenta en 'Más de uno' la serie documental sobre Juanito Valderrama, su padre, que se acaba de estrenar en Sonora y lleva por título 'Juanito cogió su sombrero'.
Juan Valderrama presenta en 'Más de uno' la serie documental sobre Juanito Valderrama, su padre, que se acaba de estrenar en Sonora y lleva por título 'Juanito cogió su sombrero'.
Juan Valderrama presenta en 'Más de uno' la serie documental sobre Juanito Valderrama, su padre, que se acaba de estrenar en Sonora y lleva por título 'Juanito cogió su sombrero'.
¡Somos los Mods! Mensualmente Txarly Brown intenta convencernos de la transversalidad de la rumba. De su capacidad de fusión, hibridación y mestizaje. Normal, en si misma, la rumba nace de ese cruce gitano caribeño hace 70 años, se instala en España y cíclicamente tiene su corona en los charts. Durante años el balón estaba en el campo de los gitanos. Principalmente en la calle de la Cera del Barrio del Portal y en otras comunidades gitano catalanas. Pero el éxito internacional de Peret expandió el virus por todo el planeta. De Camarón a Rosalía hasta el más tonto sabe que una rumba a tiempo te puede dar un buen impulso. Volviendo al tema. ¿Y qué pintan los mods aquí?. En el aspecto antropológico, el estilo de vida sofisticado, hedonista y elegante de los gitanos rumberos podría equipararse al de muchos mods. Pero aquí solo hay música.Este Achilitime selecciona influencias flamencas sobre el pop ye-yé, el beat, el garaje, el northern soul, el modern jazz y todos esos estilos bailables que hacen las delicias de la parroquia modernista. Sin acotarse en el tiempo, arranca con el beat agitanado de Los Nevada, para seguir con la versión del Flamenco de Los Brincos adaptada al inglés que demuestra la trascendencia de este estilo. Para la BSO de Kill Bill 3 seguro que encaja. Otros ejemplos de garaje beat aflamencado: llegan con Los Sprinters, Los Tamara o un Manolo Escobar orquestal y rítmico. El Principe Gitano alucinando en plan beatnik o los primeros cortes ye-yés de Dolores Abril antes de caer en las redes de Juanito Valderrama. Sigue la sesión con el Noi más pop y Encarnita Polo, nuestra Nancy Sinatra de la copla. Llega el tramo Wigan Casino con el Torremolinos Soul de Santiesteban, que en realidad es el Sin Nada de Chacho en plan bossanova, luego suena la semilla del floorfiller de Chacho, Bum Bum en versión primigenia de Ellas titulado Llovió. Para acercarnos al presente con Los Retrovisores filtrados por el Achilifunk Sound System con la voz de Jack Chakataga. Del northern al modern jazz con la revisión del Espardenya de Arrels de Gràcia por parte de Voodoocuts por mediación de nuevo de la pandilla Achilifunk. De ahí a una modette Rosario versionenado a Tequila, para retornar a los años 70 con otro pelotazo de La Terremoto, nunca mejor dicho, A la Pelota. Vuelve el yeyismo pop con Los del Valme en plan bullyng, El Gordito; Richart con un arrebatado Caña Gitana en Beat y Encarnita, Pepa Bandera, con sobredosis de Beatles por mediación conyugal de Adolfo Waitzman. Cerramos con el surf pop contundente de Los Coronas y su brutal versión del Flamenco, y Prince Fatty haciendo lo propio con el Hava Naguila. Poco más hace falta para una soireé flamenco mod spanish bizarra. Al hilo de esta sesión en breve aparecerá, si no lo ha hecho ya, el disco Flamenco Pop en Adarce Records que amplia, documenta y complementa esta sesión. Uno de sus ideólogos es común y la portada se parece en exceso a pesar del cambio cromático. En Achilitime todo tiene sentido aunque parezca una locura.
Más canciones compartidas, desde una versión con más de 1.000 músicos del No surrender de Springsteen a tributos corales a Serrat, Sidonie, Duncan Dhu o Juanito Valderrama.
“Un bolero es una melodía nocturna y próxima, olorosa y frutal, que sirve para llorar, para adorar, para abrazar como la hiedra, para apagar un loco amor que más amor es un sufrir, para olvidarse del tiempo, del mundo y de todo; para ver la luz del otro lado de la luna, para borrar antiguos besos en los besos de otras bocas, para pedirle a un reloj que nunca amanezca. Un bolero es la última oportunidad para cortarse las venas con el filo de una metáfora antes de hacerlo con el cuchillo del pan. Mayte Martín y Tete Montolíu, dos seres hechos de música que nacieron para el bolero el día en que se conocieron.” De esta preciosa manera presentaba Jordi Saladrigas el disco FreeBoleros que los dos artistas grabaron en directo los días 1, 2, y 3 de julio en el auditorio del Convento de San Agustín dentro de la programación del Festival de Verano de Barcelona Grec 96. Hoy vamos a repasar el disco. La conjunción de dos extraordinarios talentos artísticos que beben de fuentes tan distintas y a la vez tan próximas como el flamenco y el jazz nos ha dejado una obra perfecta. Vamos a escuchar el primero de los temas del disco, Contigo en la distancia. Cuando se grabó este disco, Tete Montolíu era uno de los maestros indiscutibles del jazz europeo y llevaba sin tocar con una cantante desde los años cincuenta, en los que Tete interpretaba unos boleros que algunos puristas tenían como un pecado de juventud. Lo cierto es que esta extraña pareja estaba muy contenta con el proyecto. Mayte Martín, en una entrevista contaba: “Un día estaba en el escenario en uno de esos clubs de jazz de Barcelona cuando veo entrar a Tete, se sienta en primera fila y se pide un whisky. Un rato después se levanta y le dice al pianista “sal de aquí”. Hubo un momento de pánico hasta que comenzó a tocar el mismo bolero. Los siguientes conciertos que hicimos fue intentar reproducir ese momento. Nunca ensayamos. Por cierto, nunca quiso escucharme cantar flamenco”. Nostalgia Tete Montolíu nació en Barcelona en 1933. Fue ciego de nacimiento y empezó a tocar el piano muy pronto, influido por su familia, unos buenos aficionados. Su inclinación por la música de jazz se debe a la influencia que tuvo en él otro pianista ciego, Art Tatum. Profesionalmente comenzó a trabajar en 1954 como pianista en la orquesta del bolerista venezolano Lorenzo González. En uno de los clubs en los que trabajaba, el Hot Club de Barcelona conoció a lIonel Hampton que le invitó a participar en una grabación suya en 1956. En 1958 toca por primera vez fuera de España, en Cannes. Desde este momento se abren las puertas de Europa: Berlín, Copenhague, París, Londres… y Estados Unidos. Sus colaboraciones son interminables: Chick Corea, Paquito D’Rivera, Stan Getz, Stéphane Grappelli. Tete Montolíu falleció en Barcelona en 1997 cuanto tenía 64 años victima de un cáncer de pulmón. Adoro La catalana Mayte Martín es, básicamente, una cantaora y, esporádicamente, bolerista. Hija de malagueños, se empapó de flamenco gracias a los disco que su padre había metido en la maleta. Juanito Valderrama fue su epifanía: “Aquello me atrapó. Fue el primero que hizo emocionarme con el flamenco”. Y desde ese momento, todo fue un obsesión. En su adolescencia, encontró en esta música una vía de escape para hablar de lo que le pasaba. El amor, las rupturas, sus dudas y decepciones. Y es que Mayte es un espíritu libre y difícil. Pero, esta actitud rebelde y luchadora tiene un precio. Un ejemplo: su último disco “Tempo Rubato”, ha salido adelante gracias a una campaña de “Crowdfunding”, y todavía le queda pendiente el resto de los costes que correrán a cargo de la artista y que serán sufragados poco a poco mediante los royalties. Otro bolero… Mía “Ya nadie llama a mi puerta. Soy una artista que va por libre y eso tiene sus consecuencias. Hay que pagar un precio muy alto: no te llaman para conciertos, festivales o promoción. Soy una artista muy poco, nada, mediática, pero para mí, es la única forma de crear en paz.” Así se expresaba Mayte Martín en una entrevista. Pero esta actitud aparentemente pesimista de su carrera, no debe engañarnos. Es la actitud de una luchadora que, por motivos ajenos a su arte, ha visto torpedeada en algún momento su carrera. Debería bastarnos oírla para comprender por qué, otro artista que ya estaba en lo alto de su carrera jazzistica , volvió a sus orígenes para acompañar, deliciosamente, a una cantaora de flamenco. Su trabajo, “Free Boleros” es hoy un hito en la historia del jazz en español. Otro ejemplo… Tú, mi delio. Parece ser que el bolero nació en Cuba, se paseó por América Latina y terminó posándose en el resto del mundo. Su fecha de nacimiento la podemos anotar alrededor de 1840 y hay un acuerdo generalizado que dice que el primer bolero fue “Tristezas”, compuesto por el cubano Pepe Sanchez. Al principio, el bolero se interpretaba con tríos de guitarras, hay numerosos ejemplos, pero ya en los años 30 fueron apareciendo orquestas, primero de estilo tropical para más tarde hacerlo las big band, sobre todo en Cuba y México. Fueron las big band las que consiguieron fusionar de forma impecable los dos géneros: bolero y jazz. Es curioso como se repite la historia, la utilización de algo popular como la música, con fines políticos. La era dorada del bolero coincide con las dictaduras militares en los años treinta, cuarenta y cincuenta. Como paso aquí, en España, con la copla y el franquismo. En fin, a pesar de todo, el bolero ha vuelto a su sitio y hoy disfruta, con otros estilos, con otros arreglos, de un salud envidiable. Escuchamos ahora a esta dúo irrepetible: La hiedra. “Creo que es una gran suerte que momentos tan emotivos y tan especiales puedan pasar a la posteridad. Mi decisión de que este disco fuera grabado en directo, obedece a un acto de lealtad a esa suerte y de entrega al placer de lo irracional y lo auténtico. Era la mejor forma de plasmar, con absoluta veracidad la magia que vivimos en el escenario”. Así se expresa Mayte Martín en la carátula del disco, y tiene razón porque esos momentos que ellos y el público vivieron fueron irrepetibles, y no solamente por el fallecimiento de Tete, si no porque cuando la magia de la que nos habla hace su trabajo, es imposible resistirse al disfrute por que sabemos que nunca más volverá a suceder. Tendremos otros, pero no este. Seguramente será por eso por lo que nos gusta tanto la música. Somos Bueno pues nada más por hoy. Otro día nos pararemos a revisar algunos de los muchos discos que nos dejó grabados el gran Tete Montoliu en su faceta más jazzera. Hasta entonces os deseo ¡¡¡Buenas vibraciones”.
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A los 12 años le inscriben en la Institución Sindical Virgen de la Paloma, donde estudia Bachillerato Laboral en la rama metalúrgica con poquísimo provecho y mucho trauma. Autodidacta de la guitarra, a los 13 años es admitido, por varas, como cantante y guitarrista en el grupo Top-Ten. A los 17 ingresa en Telefónica y es destinado a Beasain, Guipúzcoa. Forma otro grupo con el mismo nombre de Top-Ten y actúa en sus días libres cantando parte del repertorio en euskera. Decidido por desgracia a dedicarse profesionalmente a la música, a los 19 años abandona Telefónica y realiza el servicio militar como voluntario del Aviación, y al licenciarse emprende su carrera musical como solista con el nombre de Sherpa, apodo que le pusieron por su afán por llevar a cuestas los instrumentos del resto de la banda para sentirse integrado (y se quedó con el mote para siempre). Durante a los años 1970 formó parte de algunos grupos, como la orquesta navarra Los Cisnes, o Módulos, con los que grabaría un disco homónimo publicado en 1979, aunque con anterioridad había realizado varios singles en solitario, acompañado por un grupo llamado Fértil Grass. Estas grabaciones en solitario fueron recopiladas en algunos LP en los años 1970 (hoy casi inhallables), y finalmente en un compilatorio en CD llamado Los primeros éxitos de un Barón Rojo / todas sus grabaciones para Discos GMA (1973-1977), editado en 1998 por Rama Lama Music, donde se pueden apreciar distintas influencias, tanto en temas propios como en versiones ajenas. Estudia solfeo y contrabajo en el Real Conservatorio Superior de Música de Madrid, donde conoce a los hermanos Armando y Carlos de Castro, con quienes formaría, junto al batería uruguayo Hermes Calabria, un grupo llamado provisionalmente Coz, mismo nombre del grupo Coz del cual Carlos y Armando acababan de desvincularse. Así durante un breve lapso de tiempo, hubo dos bandas llamadas Coz. Finalmente, este nuevo grupo se acabaría llamando Barón Rojo. Esta formación inicial de Barón Rojo (los hermanos De Castro, Sherpa y Hermes) duraría hasta que primero Hermes y después Sherpa abandonan el grupo a finales de 1989, producto de una suma de factores, tales como mala relación con Carlos y Armando, desilusión causada por una cada vez menor repercusión mediática en España del heavy metal en general y de Barón Rojo en particular, y agotamiento debido a una década plagada de numerosas giras. Durante su estancia en Barón Rojo, Sherpa fue uno de los compositores de la banda, junto a su mujer, Carolina Cortés, que le ayudaba las letras. De esta sociedad, Campuzano-Cortés, nacieron clásicos como "Barón Rojo", "Hijos de Caín", "Los rockeros van al infierno" o "Concierto para ellos". Su carrera en solitario ya conocía algunos trabajos previos a Barón Rojo, banda de la que se desvinculó en 1990. Regresaría al mundo del rock en 2004 con el álbum "Guerrero en el desierto", y durante los años 1990 estuvo involucrado en otro tipo de proyectos musicales, como compositor para diferentes artistas, como El Fary o Coyote Dax, así como en discos de música infantil, y algunos trabajos en directo con grupos de versiones de rock and roll clásico, como Sargento Pepe y Los Hobbies. Tras casi 15 años desde su salida de Barón Rojo, Sherpa volvió en 2004 con el ya citado Guerrero en el desierto, CD que alternaba desde heavy clásico a otras variantes del rock duro más actuales, pasando por algunas versiones (como el célebre tema de The Animals, "House of the Rising Sun" y una nueva versión de "Dos mil años tristes", de su etapa en Módulos), así como una balada en inglés llamada "John", dedicada a John Lennon, la cual es la única canción del disco con la colaboración de Carolina Cortés a las letras, siendo el resto escritas por Sherpa. En 2006 se anuncia un nuevo trabajo, que sería un disco en directo que contendría como bonus un CD extra con algunos temas nuevos de estudio. Poco a poco el CD de estudio fue ganándose el interés de los fanes, muchos de los cuales acabaron viendo el disco en directo como un complemento al disco de estudio. El número de nuevos temas del CD fue aumentando hasta ocho (uno de ellos una reversión en estudio del tema "Campo de concentración", de Barón Rojo), y finalmente fue editado con una duración equiparable a muchos LP del género, es así que lo que se proyectó como un disco en directo acabó convirtiéndose en el legítimo sucesor de Guerrero en el desierto. Dicho trabajo fue publicado en abril de 2007 con el nombre de El rock me mata, aunque en la segunda mitad de 2006 se adelantó un tema del disco, "Ajedrez mortal". El CD en directo fue grabado durante un concierto en la sala Copérnico de Madrid en 2006. A mediados de 2013, luego de seis años, Sherpa regresó con un doble álbum de estudio titulado Transfusound, consistente en un disco eléctrico con canciones nuevas, y otro acústico con covers y versiones.
Como cada viernes, Raúl del Pozo vuelve a Más de uno para hablar de la víspera de San Isidro, de la actualidad política tras las elecciones madrileñas y de los choques entre el Partido Popular y el Gobierno tras la derrota del PSOE en la Comunidad.
HOY OS DEJAMOS UN NUEVO PROGRAMA EN FUTURO IMPERFECTO RADIO DEDICADO A LA MIGRACIÓN DONDE PODRÉIS ESCUCHAR A REVOLVER, MANU CHAO, CELTAS CORTOS ,TAM TAM GO!, PUÑO EN BOKA , AMISTADES PELIGROSAS,JUANITO VALDERRAMA
Cita con el Recuerdo Internacional es un programa de radio para España e Hispanoamérica emitido desde los estudios de radio QK Oviedo España
Documental dedicado al mítico Teatro Chino de Manolita Chen, que fuera una empresa artística española de teatro ambulante que combinó el circo, la revista musical y el espectáculo de variedades. Sería fundada en 1950 por Chen Tse-Ping, súbdito chino de una buena familia, y Manuela Fernández Pérez, alias Manolita Chen y de Arcos de la Frontera, que eran, respectivamente, el cerebro y el 'alma' de uno de los más singulares ejemplos del mundo del espectáculo español. Llevándose 24 años de diferencia, eran matrimonio. Antes de casarse, Manolita había conseguido que Chen Tse-Ping ('Chepín') se nacionalizase español, e incluso que se bautizase con el nombre de Jesús. A lo largo de cuarenta temporadas, por el Circo Chino Chekiang (luego Teatro-Circo Chino y, finalmente, Teatro Chino de Manolita Chen) pasaron artistas como: Antoñita Moreno, Arévalo, Bigote Arrocet, El Fary, Emilio el Moro, Fernando Esteso, Florinda Chico, Juanito Valderrama, Marifé de Triana, Porrina de Badajoz, Rafael Farina o Perlita de Huelva, además de un enorme número de maquietistas (personaje de una revista o espectáculo de variedades que interpreta un sketch o número cómico), acróbatas, transformistas, malabaristas, contorsionistas, magos e ilusionistas, recitadores, payasos, humoristas, bailarines, orquestas o vedettes.
Tramo de 22:00 a 23:00 de Temple y purezaCuatro grandes maestros y sus escuelas: Manolo Caracol, Antonio Mairena, Pepe Marchena y Juanito Valderrama. Canela de San Roque, El Beni de Cádiz o La Paquera de Jerez son algunos de los que les siguen
Tramo de 23:00 a 23:59 de Temple y purezaCuatro grandes maestros y sus escuelas: Manolo Caracol, Antonio Mairena, Pepe Marchena y Juanito Valderrama. Canela de San Roque, El Beni de Cádiz o La Paquera de Jerez son algunos de los que les siguen
y nos animamos a subir la cuesta de Enero con dulces canciones de Luis Eduardo Aute, Pepe Da Rosa, Juanito Valderrama y Dolores Abril, Bruno Lomas, MIna, Chiquita, The Finders, Los Zafiros, The Rocking Boys, Los 5 del Este, Lina Morgan, Rocío Dúrcal, Quinteto 32, Torquato y los Cuatro, Kurt Savoy & Los Roberts. Felices Reyes!
Deel 1 van een drieluik van mixtapes die Stan Rijven in de jaren ’80 samenstelde. We trappen af met Globeat, een combinatie van Globe en beat omdat in de jaren ’80 de wereldmuziek opkwam. Muziek van Silver Apples, Pedro Padilla, Leo Fuld, Juanito Valderrama, Johnny Pacheco en Flaco Jiménez.
Reunimos artistas que fueron subestimados o no fueron valorados en su justa medida: hay rumberos de distintas especies: Los Chichos, Manuel Malou o Los Chunguitos. Raperos como Tego Calderón, Haze o La Excepción. Reivindicaciones de cantaores como Juanito Valderrama que fue el primero que se llevó de gira a Camarón en 1970. Remedios Amaya fue subestimada en Eurovisión y El Príncipe Gitano en su versión de Elvis Presley. De vez en cuando conviene dejar de lado los prejuicios y si hay que valorar algo basta con decantarse entre el me gusta y el no me gusta.
citaconelrecuerdo es un programa sin animo d elucro emitido desde los estudios de radio pra en asturias españa
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El Guateque llega a su cita con las rebajas y la cuesta de enero como principales argumentos: Luis Eduardo Aute, Paco Clavel, Kincade, Los 3 Sudamericanos, Pepe Da Rosa, Luis Aguilé, Raphael, Conexión, Andrés do Barro, Alberto Cortez, Emmanuel, Juanito Valderrama y Dolores Abril, Chil Wills (la voz de la mula Francis), Roberto Carlos... ser civilizado como los animales...
cita con el recuerdo es un programa sin naimo de lucro emitido desde los estyudios d eradio nava en asturias españa
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Homenaje a Juanito Valderrama, las voces de sus hijos, Juana Dolores y Juan Antonio y también, Dolores Abril, su viuda.
En este nuevo capítulo de la serie "Entrevistas históricas" accedemos a un documento histórico en el que Felipe Lara entrevista a Juanito Valderrama, uno de los cantaores flamencos de mayor relevancia en el siglo XX.
Pedro y Elia hablan con Juan Valderrama, hijo del desaparecido Juanito Valderrama, que acaba de sacar disco al mercado, "Sonidos Blancos".
Manuel Román nos acerca a la figura de Juanito Valderrama.