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L’appuntamento dedicato al global warming e alle nuove sfide green di imprese, istituzioni e cittadini. “Sostenibilità” è l’approfondimento di Giornale Radio sulle notizie relative ai cambiamenti climatici, con aggiornamenti sugli effetti del riscaldamento globale, sui piani d’azione definiti dai principali governi mondiali e sulle iniziative di compagnie e società.

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    Gli incendi hanno bruciato “il triplo degli ettari del 2020” | 04/07/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jul 4, 2022 3:31


    L'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale che fa capo al ministero della Transizione ecologica) rende noto che l'ondata di incendi che ha colpito l'Italia nel 20211 ha bruciato “il triplo degli ettari del 2020”, soprattutto nel Mezzogiorno. La regione più martoriata è stata la Sicilia, mentre la Sardegna è quella che ha registrato l'incendio più vasto. Sempre l'Ispra precisa che, negli ultimi vent'anni, il 40-50% del territorio colpito da incendio è risultato costituito da foreste: e poiché 1/3 del territorio nazionale è ricoperto da foreste (circa 8,5 milioni di ettari), nel 2021 è bruciata in totale una superficie pari allo 0,5% del territorio stesso. Tra l'altro, nelle aree protette nazionali, gli effetti degli incendi del 2021 hanno interessato un'ampia porzione di ecosistemi forestali ( e cioè il 32% dell'area totale bruciata ). Nello specifico, durante il 2021, i parchi nazionali hanno contribuito ad una potenziale perdita di copertura arborea pari a circa il 57% di tutte le aree forestali bruciate nelle aree protette italiane ( e stiamo parlando di siti Rete Natura 2000 e di Riserve e parchi naturali regionali). Uno dei siti maggiormente colpiti l'estate scorsa è stato il Parco Nazionale dell'Aspromonte, dove è andato in fumo circa il 10% del patrimonio boschivo, attaccando peraltro due boschi vetusti: la Faggeta di Valle Infernale (patrimonio mondiale dell'Umanità Unesco) e il Bosco di Acatti, entrambi custoditi all'interno dell'area protetta. La Sicilia - che come si diceva è stata la regione più penalizzata - ha subito incendi su circa il 3,5% della sua superficie complessiva, coinvolgendo il 60% dei comuni dell'isola (su un totale di 235 comuni). La seconda area più colpita dalle fiamme nel 2021 è risultata, invece, essere la Calabria, per una superficie pari al 2,4% del suo territorio, con 240 comuni interessati. Questa regione ha subìto, in termini di superficie totale di boschi bruciata, il maggiore impatto per incendi pari al 37% dell'area totale: ed a questo proposito, l'Ispra segnala che, di questi siti bruciati, 1/4 è costituita da boschi di conifere. La Sardegna segue al terzo posto tra le regioni più colpite per aree forestali bruciate rispetto al contesto nazionale: nel 2021 è stata interessata da soli 40 eventi (rispetto, ad esempio, ai circa 500 della Sicilia), ma in un unico incendio, avvenuto a fine luglio nel complesso Forestale Montiferru-Planargia, è stato travolto dalle fiamme circa il 63% del totale del territorio interessato da incendi della Regione, risultando così l'incendio più esteso in tutta Italia in termini di area bruciata e coinvolgendo 10 comuni del Montiferru, con gravissimi danni sia economici e sociali, che ambientali. Scrive l'Ispra che “il legame tra cambiamenti climatici e incendi è complesso: pertanto, non vanno considerati solo gli effetti diretti della siccità prolungata e delle alte temperature, ma anche quelli del clima sugli insetti e sulle malattie delle piante, che le rendono più vulnerabili, facendole, quindi, ancora e, quindi, più suscettibili agli incendi. Inoltre, gli effetti e i danni agli ecosistemi forestali causati dagli incendi possono accelerare i processi di perdita di biodiversità, il rilascio di anidride carbonica, l'aumento del rischio idrogeologico, l'erosione del suolo, oltre all' inquinamento da polveri dell'aria e dei corpi idrici”.

    In Italia viene raccolto solo un terzo degli olii alimentari esausti | 01/07/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jul 1, 2022 3:20


    In Italia viene raccolto solo un terzo degli olii alimentari esausti: per l'esattezza, 80.000 tonnellate all'anno su 240.000. Colpa della scarsità dei punti di raccolta, che sono solamente 1.500 in tutto il Paese, vale a dire 1 ogni 39.000 abitanti. Il che fa perdere ogni anno 16 milioni di euro per il mancato riciclo: l'Italia utilizza 200.000 tonnellate all'anno di olii esausti, in gran parte importati, per produrre soprattutto biocarburanti. Ma soprattutto, 1 kg di olio vegetale esausto buttato nella fogna può inquinare una superficie d'acqua di 1.000 metri quadrati. Sono questi alcuni dei dati forniti dal web magazine “EconomiaCircolare.com” e dall'app “Junker “nel dossier intitolato “Scusa, mi ricicli l'olio?”. Tutto l'olio raccolto – spiega la presidenza di Ren Oils, il consorzio di recupero degli olii vegetali esausti - viene recuperato e riutilizzato: non se ne perde, infatti, neanche una goccia. Opportunamente trattato, questo rifiuto speciale può tornare a nuova vita sotto diverse forme: soprattutto come biodiesel, ma anche come bio-lubrificanti per macchine agricole o nautiche, saponi, prodotti cosmetici e inchiostri. RenOils stima che “se gli oli venissero raccolti da tutte le famiglie e tutti i ristoranti, in Italia potremmo raccogliere tra le 230 e le 240mila tonnellate annue”. Invece, come si è detto, se ne riescono a recuperare appena 80mila tonnellate. Ogni goccia d'olio fatta sparire nello scarico rappresenta una minaccia per gli ecosistemi: 1 kg di olio vegetale esausto può, infatti, inquinare una superficie d'acqua di 1.000 mq, per non parlare, infine, dei danni alla rete fognaria e al sistema di depurazione.

    I leader del G7 hanno deciso di dare vita ad un "Club del clima" | 30/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 30, 2022 3:17


    I leader del G7 hanno deciso di dare vita ad un "Club del clima", per rafforzare e ampliare la cooperazione nella lotta contro il riscaldamento globale. Lo si apprende leggendo la bozza del comunicato finale del vertice G7 tenutosi in Germania. “Approviamo – scrivono i capi di governo dei 7 Grandi - gli obiettivi di un Club del Clima internazionale aperto e cooperativo e lavoreremo con i partner per istituirlo entro la fine del 2022”. Il G7 si impegna, inoltre, per promuovere un'azione urgente, ambiziosa ed inclusiva, per allinearsi ai percorsi di 1,5°C e per accelerare l'attuazione dell'Accordo di Parigi. L'impegno sarà finalizzato anche a realizzare un settore stradale altamente decarbonizzato entro il 2030, un settore energetico completamente o prevalentemente decarbonizzato entro il 2035, oltre a dare priorità a passi concreti e tempestivi verso l'obiettivo di accelerare l'eliminazione graduale dell'energia elettrica nazionale derivante da carbone non abbattuto.

    Dare la priorità al cibo rispetto al carburante | 29/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 29, 2022 3:46


    Le associazioni ambientaliste europee associate al network di “Transport&Environment” hanno esortato i governi del G7 a dare la priorità al cibo rispetto al carburante e a porre fine immediatamente all'uso dei biocarburanti in competizione con le produzioni alimentari. A renderlo noto è un comunicato di Legambiente, nel quale si ricorda come “anche in Italia usiamo circa un milione di tonnellate di olio di palma: delle quali metà viene miscelata nel gasolio dei motori diesel e l'altra metà viene utilizzata per produrre elettricità verde”. In entrambi i casi – spiega Legambiente - si tratta di autentico "greenwashing", come del resto ha confermato la causa vinta dalla stessa Legambiente, contro il “biodiesel” di Eni del gennaio 2019. Cereali e semi oleosi costituiscono, infatti, alimenti per il miliardo di esseri umani più poveri e non devono, quindi, diventare una fonte energetica “per lavare – scrive sempre l'Organizzazione ecologista - la coscienza dei governi statunitensi ed europei”. L'Italia e l'Europa debbono, pertanto, togliere subito gli incentivi ai biocarburanti, poichè si tratta di falsi rinnovabili. Di fronte ad una crisi alimentare globale, l'appello inviato al G7 afferma che non ci si può permettere di bruciare cereali e oli vegetali nei serbatoi delle nostre auto. Ed il Governo italiano - che ha spesso manifestato la preoccupazione di una crisi alimentare - dovrebbe unirsi a Regno Unito e Germania che hanno annunciato l'intenzione di limitare i biocarburanti da coltura. “In questi tempi di guerra – conclude Legambiente - i biocarburanti vengono, infatti, spesso presentati come un'alternativa al petrolio, ma la realtà è che arrivano a costare quasi il doppio dei combustibili fossili”.

    Lo svolgimento a Lisbona l'Ocean Conference dell'Onu | 28/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 28, 2022 3:01


    E' in corso di svolgimento a Lisbona l'Ocean Conference dell'Onu, ospitata quest'anno dal Portogallo in collaborazione col Kenya: si tratta di un evento di rilevanza mondiale che si concluderà venerdì primo luglio e che vede la partecipazione dei governi, delle organizzazioni della società civile e dei partner del settore imprenditoriale e associativo. Tutti riuniti allo scopo di confermare il proprio impegno nell'assumere un ruolo attivo nel raggiungimento dei traguardi fissati dall'obiettivo di sviluppo sostenibile n° 14 dell'ONU: quello che cioè concerne la “Salvaguardia della Vita Marina”. Tra i vari enti partecipanti alla Conferenza figura anche Legambiente, la quale, nella consapevolezza del momento così critico e decisivo per il futuro degli oceani e dei mari, si è detta “particolarmente orgogliosa di poter confermare la sua partecipazione attiva alla Conferenza di Lisbona anche organizzando il side event online “Scienza e conoscenza: una rete a tutela del Mediterraneo contro i rifiuti marini””, che si terrà proprio oggi, 28 giugno. Coerentemente con l'accordo sottoscritto unitamente all'Università di Siena nel 2017 alla prima Ocean Conference di New York, durante questo evento online Legambiente intende presentare i progressi ottenuti finora nella tutela della salute del Mediterraneo, con particolare attenzione al tema dei rifiuti dispersi nel mare e lungo le coste. L'Organizzazione ambientalista italiana ricorda che “gli oceani e i mari sono stati spesso considerati come fonte di materie prime illimitate in grado di sostenere la crescita industriale, ma anche di assorbire la produzione incontrollata di qualsiasi tipo di rifiuto. Ma negli ultimi anni, in particolare, le plastiche sono diventate una grave minaccia crescente per l'ambiente marino, con effetti letali per le specie marine e con potenziali minacce per la salute umana”. Infatti, i rifiuti intrappolano, feriscono o vengono ingeriti dagli organismi acquatici ed offrono trasporto alle specie aliene per raggiungere ambienti estranei al loro ambiente originale: tuttavia, il problema più grande è quello che le plastiche non scompaiono, ma rimangono, invece, per decenni nell'ambiente e si frammentano in pezzi sempre più piccoli, impossibili da rimuovere e da individuare. E stiamo parlando delle microplastiche (frammenti di dimensione minore di 5 mm), che – come spiega Legambiente - “hanno una via facilitata per entrare nella catena alimentare e contaminarla”. Durante l'evento i relatori non si limiteranno a fornire delle informazioni per accrescere la consapevolezza circa il fenomeno dei rifiuti marini, ma avranno anche l'occasione di confrontarsi sulla possibilità di realizzare nuovi strumenti e attività che sappiano coniugare scienza e campagne di sensibilizzazione. La finalità è, quindi, quella di promuovere un nuovo approccio partecipativo che coinvolga le parti interessate e le comunità locali, con l'ambizione di sperimentare un modello potenzialmente trasferibile a tutto il bacino mediterraneo.

    L'inquinamento provoca alla salute più danni del fumo | 27/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 27, 2022 3:17


    L'inquinamento provoca alla salute più danni del fumo. E' quanto emerge da uno studio pubblicato dall'Energy Policy Institute dell'Università di Chicago, in cui si sottolinea come l'inquinamento atmosferico riduca di 2,2 anni la speranza di vita, mentre il fumo da sigaretta la accorci, invece, di 1,9 anni. Secondo le stime, il 97,3% della popolazione mondiale vive in luoghi dove la qualità dell'aria non soddisfa i requisiti minimi previsti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Al contrario, se queste linee guida venissero rispettate, l'aspettativa di vita media globale aumenterebbe da circa 72 a 74,2 anni.

    ”1992 – 2022. Dalla terra alla Terra: visioni, esperienze e prospettive” | 25/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 25, 2022 3:43


    Il CIC (Consorzio Italiano Compostatori), per celebrare il suo trentesimo anno di attività, ha presentato a Roma l'evento “”1992 – 2022. Dalla terra alla Terra: visioni, esperienze e prospettive”. Nel corso della manifestazione, è emerso che il CIC, nei suoi primi 30 anni di operatività, ha raccolto oltre 100 milioni di tonnellate di rifiuti organici, trasformandole in 35 milioni di tonnellate di compost, con 65 milioni di tonnellate di CO2 equivalente evitate. Durante l'incontro, il CIC ha fatto il punto sulla bioeconomia in Italia, con particolare riferimento alla filiera del biowaste che, dal rifiuto organico, è in grado di produrre sia il fertilizzante rinnovabile come il compost, che il combustibile sostenibile come il biometano. Nel nostro Paese, la raccolta della frazione organica (umida e verde) costituisce il 40% dei rifiuti urbani raccolti in maniera differenziata e nello specifico, nell'ultimo decennio, ha fatto registrare una crescita media annua del 7%. Inoltre, dalla trasformazione dei rifiuti organici, nel 2020 si sono ricavate circa 2,18 milioni di tonnellate di compost e 370 milioni di metri cubi di biogas: e questi ultimi sono stati a loro volta utilizzati attraverso la produzione di circa 437,5 Megawatt di energia elettrica, di 128,7 Megawatt di energia termica e di 93 milioni di metri cubi di biometano destinato all'autotrazione. Ipotizzando una raccolta differenziata a pieno regime su tutto il territorio nazionale, il CIC stima che il Bel Paese, nel 2025, potrebbe arrivare a produrre più di 9 milioni di tonnellate all'anno di frazione organica, portando così il settore del biowaste a 13.000 addetti e generando un indotto di circa 2,5 miliardi di euro. Per quanto concerne, invece, il sistema impiantistico, va detto in Italia sono presenti 359 impianti (294 di compostaggio e 65 che includono una sezione di digestione anaerobica), la cui capacità autorizzata disponibile per il trattamento di umido e verde ammonta, nel 2020, a circa 9.300.000 tonnellate annue: superiore, quindi, non solo ai rifiuti raccolti nello stesso anno ma anche alle 9.077.000 tonnellate annue che saranno raggiunte una volta completate le raccolte differenziate in tutta la Penisola. “Nel nostro Paese – spiega la direzione del CIC - la filiera del recupero dei rifiuti organici ha raggiunto il sostanziale equilibrio tra la richiesta di conferimento dei produttori di rifiuto organico e la capacità di trattamento degli impianti, con le aziende, sia pubbliche che private, che si stanno muovendo nella direzione giusta. Ed anche al Centro e al Sud - aree sinora ancora carenti di impiantistica dedicata – si sta lavorando per ampliare o costruire ex novo impianti integrati con relativa produzione di compost e biometano”. La crisi ucraina ha evidenziato l'estrema dipendenza dell'Italia da materie prime ed energia, con la conseguente necessità di promuovere e incentivare anche la diffusione di gas rinnovabili ed a basse emissioni di carbonio, quale appunto è il biometano. Secondo il CIC l'Italia, intensificando la produzione domestica di biometano derivante dai rifiuti organici e dai residui agricoli, potrebbe arrivare in pochi anni a realizzarne circa 2-3 miliardi di metri cubi annui: infatti, tra costruzioni ex novo e soprattutto ammodernamenti, sono oltre 50 gli impianti di produzione di biometano da frazione organica che risultano ormai pronti per diventare pienamente operativi.

    Il consumo della carne non dovrebbe essere finalizzato dal denaro pubblico | 24/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 24, 2022 3:27


    Più della metà dei cittadini europei, italiani compresi, ritiene che le campagne che promuovono il consumo di carne non dovrebbero essere finanziate con denaro pubblico. E' quanto rivela un sondaggio commissionato da Greenpeace France e realizzato in 8 Paesi europei, compresa l'Italia, proprio nel momento in cui la Commissione europea sta valutando se continuare a finanziare campagne pubblicitarie per prodotti a base di carne nell'ambito della sua politica di promozione dei prodotti agricoli. Greenpeace ricorda che “solo negli ultimi cinque anni, la Commissione ha speso 143 milioni di euro di fondi europei per promuovere prodotti a base di carne”. Quasi il 51% degli intervistati ritiene che le campagne di promozione per aumentare il consumo di carne non dovrebbero essere finanziate dagli enti pubblici. Ed in Italia questa percentuale sale al 53%, mentre i favorevoli sono il 19%. Inoltre, il 49% dei cittadini europei (in Italia il 45%) pensa che il marketing delle aziende che commercializzano carne non dovrebbe essere rivolto ai bambini. Circa il 45% degli intervistati (il 48% in Italia) è d'accordo sul fatto che i supermercati non dovrebbero essere autorizzati a promuovere la “carne a basso costo” o a pubblicizzare, comunque, forti sconti sui prodotti a base di carne: e, nel complesso, il 40% degli Europei è d'accordo anche nel limitare la promozione della carne in generale. Il maggior sostegno alle restrizioni è stato rilevato in Italia (47%), Francia (45%) e Polonia (43%), mentre in Danimarca (30%) e Spagna (32%) si registra un'adesione inferiore. In Italia un cittadino su due ritiene che i governi nazionali e l'Unione Europea dovrebbero adottare misure per fare in modo che venga prodotta meno carne, a causa degli impatti ambientali e sanitari della produzione intensiva: solo il 23% sarebbe contrario a tali interventi, a fronte del 30% in Europa. Il 58% degli Italiani pensa, inoltre, che sarebbero opportune anche misure per favorire un minor consumo di carne, mentre solo il 18% sarebbe contrario. Una posizione, quindi, più netta rispetto alla media europea, che vede un 48% di favorevoli e un 27% di contrari. Il 36% del campione interpellato (in Italia il 39%) è anche d'accordo sul fatto che le aziende che commercializzano carne non dovrebbero essere autorizzate a sponsorizzare eventi pubblici o a fare pubblicità in spazi pubblici. In conclusione, secondo il sondaggio di Greenpeace, “gli Europei sono abbastanza consapevoli degli impatti negativi della produzione intensiva di carne, latticini e uova sul benessere degli animali (68%) e sulla salute umana (60%), ma meno degli impatti sul clima (52%), sulle foreste e sulla natura (50%) e sulla qualità dell'acqua e dell'aria (54%). La consapevolezza è generalmente più alta in Germania, Svizzera e Francia, mentre in Spagna, Polonia e Danimarca è più bassa. L'Italia, rispetto alla media europea, mostra un livello di consapevolezza più alto rispetto agli impatti sulla salute (71%) e sul benessere animale (72%), e leggermente più basso rispetto agli impatti sul clima (49%)”. In tutti i Paesi la consapevolezza è, comunque, più diffusa tra le persone con un livello di istruzione più elevato e tra le donne.

    Il Governo sta lavorando a un "piano acqua" | 23/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 23, 2022 3:07


    Il Governo sta lavorando a un "piano acqua" in raccordo con le Regioni. Ad annunciarlo è la ministra per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna, mentre il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani esprime le sue preoccupazioni per le conseguenze sull'idroelettrico. Per gli operatori del settore, tuttavia, finora non ci sono criticità. Carfagna ha dichiarato che l'emergenza idrica non coglie il Governo impreparato, poichè sono sei mesi che Ministeri e Regioni lavorano ad un “piano acqua” che sostenga l'intera filiera, dagli invasi agli acquedotti alle utenze finali. Il piano prevede un investimento iniziale di un miliardo a valere sul ciclo 2021 – 2027 del Fondo di Sviluppo e Coesione, ma potrà anche essere incrementato ulteriormente. L'emergenza idrica è stata, nell'ultimo anno e mezzo, una delle priorità di azione del ministero della Coesione Territoriale che ha focalizzato sugli interventi idrici il primo programma di solidarietà europea dopo la pandemia: e cioè React Eu. E non a caso, pochi giorni fa, con la definizione della graduatoria dei progetti, è partito un intervento di ammodernamento e ristrutturazione delle reti idriche della Campania, Puglia, Sicilia e Basilicata per 482 milioni. Tuttavia, il problema dell'inadeguatezza degli invasi e degli acquedotti colabrodo non riguarda solo il Mezzogiorno: ecco perché sta cominciando a prendere forma anche un Consorzio Italia Servizi di portata nazionale, che si propone di restituire a centinaia di migliaia di cittadini, agricoltori e imprese la certezza sull'erogazione anche nei periodi di maggiore siccità. Per quanto, invece, concerne strettamente la disponibilità di acqua per il settore idroelettrico, l'ENEL fa sapere che ormai essa è ormai giunta “ agli sgoccioli”: tutta la disponibilità è stata, infatti, impiegata dagli operatori del settore per coprire la necessità del comparto agricolo nei prossimi 10 giorni. L'acqua è, dunque, finita e tutta quella a disposizione è stata già ripartita nel tempo richiesto. Per parte loro, i governatori delle Regioni intendono tornare a chiedere lo stato di emergenza al Governo per avere il supporto a livello nazionale della Protezione Civile. L'orientamento, che è emerso nella Conferenza delle Regioni, mira pertanto ad attivare lo stato di emergenza per la siccità con provvedimenti specifici che puntino, fin da subito, a razionare l'acqua in favore di un maggior uso destinato a scopi umani (di prima necessità) e agricoli: anche per allontanare la prospettiva di un'immediata chiusura di parchi acquatici, piscine o la disattivazione di fontane monumentali. Dall'esecutivo è, comunque, arrivata la rassicurazione del sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, secondo il quale ci sono le condizioni per arrivare a dichiarare lo stato di emergenza. Il sottosegretario – parlando in televisione – ha, infatti, osservato che la preoccupazione delle Regioni è giustificata e che, quindi, il Governo condividerà un percorso con loro. E' indispensabile – ha concluso Costa - sostenere soprattutto il comparto agricolo, che non è solo produttivo, ma assolutamente vitale per il nostro Paese, grazie al presidio e alla manutenzione che esercita su tutto il nostro territorio".

    I risultati di “World Health Statistics 2022” | 22/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 22, 2022 3:59


    Come è noto, negli ultimi 20 anni a livello mondiale sono aumentate sia l'aspettativa di vita alla nascita, che la possibilità di vivere in buona salute. E' però, probabile che la pandemia abbia prodotto effetti negativi su entrambe, rallentando o addirittura invertendo i progressi raggiunti in alcuni aspetti della salute della popolazione. Ad affermarlo è il “World Health Statistics 2022”, il rapporto annuale sulle statistiche sanitarie globali dell' Organizzazione Mondiale della Sanità che verrà pubblicato domani, 22 giugno. Il documento analizza l'impatto del Covid sui sistemi sanitari, sulle cause dei decessi e sui fattori di rischio per la salute. L'Oms stima a livello globale oltre 500 milioni di casi, con più di 6,2 milioni di decessi correlati. Le segnalazioni di contagi da Covid-19 prevalgono nei Paesi a reddito alto e medio-alto, nei quali i decessi riguardano soprattutto le persone economicamente svantaggiate, con più di 60 anni, vulnerabili e con patologie preesistenti. In data 25 aprile 2022, risulta aver completato il primo ciclo di vaccinazione soltanto il 12% dei cittadini dei Paesi a basso reddito, contro il 51% e il 74% rilevati nei gruppi socioeconomici più agiati (rispettivamente nei Paesi a reddito medio-alto e in quelli ad alto reddito). Eppure, spiega il rapporto, “nell'ultima parte del 2021 e all'inizio del 2022, la fornitura globale di vaccini è aumentata a tal punto che l'offerta non è stata più un problema”. Tanto è vero che, ad inizio 2022, c'erano vaccini sufficienti per tutelare ogni adulto ed ogni adolescente nel mondo con tutte e tre le dosi. Inoltre, anche le interruzioni nei servizi sanitari sono state più frequenti nei Paesi meno sviluppati. Milioni di persone hanno, pertanto, perso l'assistenza sanitaria essenziale, in termini di prevenzione, diagnosi e controllo delle malattie. Si prevede così che la pandemia arresterà i progressi compiuti, negli ultimi anni, nella copertura dei servizi ed accentuerà le difficoltà finanziarie di chi è costretto a pagarsi le spese sanitarie in proprio. Le malattie non trasmissibili rimangono la principale causa di decessi a livello globale, però, nei Paesi ad alto reddito, le morti dovute ad esse sono l'85% del totale, mentre nei Paesi a basso reddito le malattie trasmissibili risultano ancora responsabili di circa la metà (46,8%) dei decessi. Per quanto riguarda l'indice di copertura sanitaria universale, l'Oms segnala che, negli ultimi 20 anni, è migliorato, passando da 45 nel 2000 a 67 nel 2019. Tuttavia, a causa della pandemia, si prevede una battuta d'arresto sia nei progressi registrati dall'indice, che, più in generale, dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Onu relativi alla salute. Inoltre, la percentuale della popolazione con spese sanitarie che superano il 10% del budget familiare è salita dal 9,4% nel 2000 al 13,2% nel 2017: ed a questo proposito, secondo le stime del 2017, sono oltre 435 milioni le persone spinte ulteriormente nella povertà estrema a causa proprio delle spese sanitarie sostenute con mezzi personali. Per quanto concerne l'Italia, nel 2019, l'indice di copertura sanitaria universale era pari a 83 e, quindi, oltre la media globale: tuttavia l'Oms consiglia di rafforzare gli interventi di prevenzione e gestione dei fattori di rischio come l'uso di alcol e tabacco. Il Rapporto dell'Oms si conclude affermando che il mondo è “fuori strada” per raggiungere, entro il 2023, il cosiddetto “Obbiettivo Triplo Miliardo”, che consiste in un miliardo in più di persone che beneficiano della copertura sanitaria universale, in uno in più protette dalle emergenze sanitarie ed in un altro miliardo in più di individui che godono di salute e benessere migliori. E per oggi ci fermiamo qui, in attesa di rincontrarvi per una nuova edizione di sostenibilità e dintorni

    21/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 21, 2022 3:45


    Ascolta "Sostenibilità" - L'appuntamento dedicato al global warming e alle nuove sfide green di imprese, istituzioni e cittadini. “Sostenibilità” è l'approfondimento di Giornale Radio sulle notizie relative ai cambiamenti climatici, con aggiornamenti sugli effetti del riscaldamento globale, sui piani d'azione definiti dai principali governi mondiali e sulle iniziative di compagnie e società. A cura di Roberto Frangipane e Ferruccio Bovio Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm

    L'Italia è stata colpita da 4 gravissimi eventi legati alla siccità | 20/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 20, 2022 3:23


    Un comunicato emesso da Legambiente in occasione della Giornata Mondiale per la lotta alla desertificazione, ci informe sul fatto che l'Italia, negli ultimi 25 anni, è stata colpita da 4 gravissimi eventi legati alla siccità (rispettivamente nel 1997, 2002, 2012, 2017). E si tratta di calamità che hanno causato costi per oltre 5 miliardi di dollari ( per l'esattezza, 5.297.496.000 dollari), dovuti, per il 48%, alla crisi idrica del 2017. Secondo gli ultimi studi della Commissione Europea - prosegue Legambiente - il numero di persone in Europa che vivono in aree considerate sotto stress idrico per almeno un mese all'anno potrebbe passare dai 52 milioni attuali (11% della popolazione europea) a 65 milioni in uno scenario di riscaldamento di 3°C, il che equivarrebbe al 15% della popolazione dell'Unione Europea. La maggior parte delle persone esposte a stress idrico vive nei paesi dell'Europa meridionale: e per la precisione, 22 milioni in Spagna ( 50% della popolazione nazionale), in Italia (15 milioni; 26% della popolazione), in Grecia (5,4 milioni; 49% della popolazione) e in Portogallo (3,9 milioni; 41% della popolazione). Invece, le intere popolazioni di Cipro e Malta sono considerate in carenza d'acqua. Nel Mediterraneo il periodo di stress idrico può andare oltre i 5 mesi e, durante l'estate, lo sfruttamento dell'acqua può avvicinarsi al 100%. L'emergenza siccità e la scarsità di acqua – spiega la presidenza di Legambiente - sono due problemi con i quali l'Italia dovrà convivere. Per questo motivo, serve innanzitutto rivedere gli usi e i consumi, puntando ad una diminuzione dei prelievi ed ad un efficientamento degli usi. Una siccità prolungata comporta, infatti, danni diretti derivanti dalla perdita di disponibilità di acqua per usi civili, agricoli e industriali, ma anche una riduzione di biodiversità, minori rese delle colture agrarie e degli allevamenti zootecnici, con perdita di equilibrio degli ecosistemi naturali.

    Pareri discordanti sull'obiettivo “zero emissioni” | 18/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 18, 2022 3:45


    I managers del settore energetico esprimono pareri discordanti sul momento in cui si riuscirà a raggiungere, a livello globale, l'obiettivo “zero emissioni”. Se, infatti, una parte di essi ( e cioè il 42% ) prevede che il traguardo sia possibile entro il 2050, un altro 25% ritiene, invece, che non lo sarà prima del 2070. In media sono, comunque, portati a pensare che lo stato “net zero” non sia realizzabile prima del 2057. A rendere noti questi dati è il secondo Annual Energy Report di Bain & Company, che ha analizzato le aspettative di oltre mille professionisti selezionati in 45 Paesi, rilevando diverse perplessità legate al percorso della transizione energetica, soprattutto in considerazione delle gravi difficoltà che caratterizzano l'attuale scenario economico e politico. I manager del settore - evidenzia Bain & Company - prevedono oggi una riduzione delle emissioni di anidride carbonica del 28% entro il 2030: tuttavia, stimano che il net zero non si raggiungerà prima del 2057, sebbene le aziende intendano destinare in media il 23% del capitale a nuove iniziative imprenditoriali a sostegno e in risposta alla transizione energetica, rispetto al 16% previsto nel 2020. Ciò significa che, in un solo anno, le imprese hanno deciso di destinare oltre il 40% in più delle proprie risorse a questo percorso. Pertanto, la volontà di accelerare indubbiamente c'è, ma “bisogna passare in modo deciso dalla pianificazione all'attuazione”. Il rapporto segnala, inoltre, che alcuni comparti industriali sono rimasti notevolmente indietro riguardo a questi temi. Si pensi, ad esempio, al caso della plastica di cui, al ritmo attuale, secondo la ricerca, verrà riciclato soltanto il 14% entro il 2030: ben al di sotto cioè degli obiettivi. Quindi, nonostante si tratti di un mercato con enormi potenzialità di crescita, i numeri dimostrano che la plastica riciclata al 2030 rappresenterà meno del 15% dell'offerta totale: e, tra l'altro, questo disallineamento fra domanda e offerta potrebbe anche – come ipotizza l'indagine - far lievitare i prezzi. Sempre Bain & Company segnala che “la profonda revisione dell'impronta di carbonio farà sì che le aziende del settore energetico saranno materialmente diverse entro il 2030. Le implicazioni di questa trasformazione saranno significative, così come le opportunità. E non a caso, tre manager su quattro ritengono, infatti, che, entro il 2030, gestiranno nuove attività: e per la precisione, il 62% pensa ad integrazione ed il 10 % in sostituzione di quella che oggi considerano la principale. I manager hanno inoltre indicato sette fattori chiave destinati ad avere l'impatto maggiore sulle loro attività entro il 2030, mettendo in ordine graduatorio le energie rinnovabili (79%), le pratiche biologiche e rigenerative (77%), la circolarità (75%), lo stoccaggio dell'energia (73%), l'intelligenza artificiale (67%), l'utilizzo e lo stoccaggio di carbonio (63%) ed i prodotti “bio based” (60). Ovviamente – si legge nel rapporto - tutti i “cambiamenti legati alla transizione energetica richiedono una profonda revisione del modello operativo e delle competenze nei player del settore”. Ed a questo proposito, Bain & Company sottolinea come il nostro Paese soffra della “ mancanza storica di un vero piano industriale energetico”. Per cui diventa sempre più importante “ iniziare da subito a programmare e ad investire in modo continuativo, allineando quadri normativi e azioni imprenditoriali, per accelerare e quindi traguardare indipendenza e transizione energetica”.

    16/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 16, 2022 3:10


    Ascolta "Sostenibilità" - L'appuntamento dedicato al global warming e alle nuove sfide green di imprese, istituzioni e cittadini. “Sostenibilità” è l'approfondimento di Giornale Radio sulle notizie relative ai cambiamenti climatici, con aggiornamenti sugli effetti del riscaldamento globale, sui piani d'azione definiti dai principali governi mondiali e sulle iniziative di compagnie e società. A cura di Roberto Frangipane e Ferruccio Bovio Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm

    Il 28% del territorio italiano è a rischio desertificazione | 15/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 15, 2022 3:44


    Il 28% del territorio italiano è a rischio desertificazione: il problema si pone particolarmente nelle regioni meridionali, ma anche in Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. La notizia è stata data nel corso di un webinar dell'Ispra (l'istituto Superiore per la Ricerca e al Protezione Ambientale), in vista della Giornata Mondiale dell'Onu per la lotta a desertificazione e siccità, il 17 giugno. Nelle aree a rischio in Italia, le condizioni meteoclimatiche incidono pesantemente sull'aumento del degrado (e, quindi, anche sulla vulnerabilità alla desertificazione), a causa della perdita di qualità degli habitat, dell'erosione del suolo, della frammentazione del territorio e della densità delle coperture artificiali. Secondo le stime del Global Land Outlook, nel mondo il 70% delle aree libere da ghiacci è stato alterato dall'uomo, con conseguenze dirette e indirette su circa 3,2 miliardi di persone e si teme che, entro il 2050, la suddetta quota possa raggiungere il 90%. Attualmente circa 500 milioni di persone vivono in aree dove il degrado ha raggiunto il suo massimo livello, provocando quella perdita totale di produttività che viene definita “desertificazione.” L'Africa – e soprattutto la zona che si trova a sud del Sahara - è la più colpita da questo fenomeno: il 73% delle terre aride coltivabili risultano, infatti, già degradate o del tutto desertificate. Anche Asia, Medio Oriente, Sud America presentano un elevato rischio di degrado del suolo: e persino Paesi fortemente sviluppati, come gli Stati Uniti o l'Australia, comprendono aree in cui ci si avvicina alla desertificazione, come, ad esempio, gli Stati centrali e occidentali degli USA. Nell'Unione Europa, i Paesi più coinvolti da desertificazione e siccità sono quelli del bacino Mediterraneo: dunque, non solo l'Italia, ma anche Spagna, Portogallo, Grecia, Croazia, Cipro e Malta. Ma colpite da analoghi fenomeni risultano pure l'Ungheria, la Slovenia e la Romania.

    Il futuro che vogliamo | 14/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 14, 2022 3:43


    Si è conclusa la riunione a livello ministeriale del Consiglio dell'Ocse ( l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ), presieduta dall'Italia e dedicata al tema “Il futuro che vogliamo: politiche migliori per la prossima generazione e transizione sostenibile”. All'incontro hanno partecipato i ministri dell'Economia, degli Esteri e del Commercio dei Paesi membri e dei Paesi partner dell'Organizzazione, cogliendo lo spunto per fare il quadro sulle prospettive economiche internazionali. “Il mondo – scrive l'Ocse nel rapporto pubblicato per l'occasione – pagherà un duro prezzo per la guerra della Russia contro l'Ucraina. Dinanzi ai nostri occhi si sta svolgendo una crisi umanitaria che ha stroncato migliaia di vite e costringe milioni di rifugiati a lasciare il proprio Paese, mettendo a repentaglio la ripresa dell'economia, che era appena iniziata dopo due anni di pandemia”. Tra l'altro, il conflitto in corso tra due grandi esportatori di materie prime, ha accelerato l'aumento già in atto dei prezzi dell'energia e dei prodotti alimentari, determinando un calo della crescita economica ed un aumento dell'inflazione. Il rapporto stima che la crescita globale sarà del 3% nel 2022 (in calo rispetto al 4,5% previsto lo scorso dicembre) e del 2,8% nel 2023. Inoltre, le proiezioni per il 2022 indicano attualmente un'inflazione pari quasi al 9% nei Paesi dell'Ocse, il doppio cioè rispetto alle precedenti previsioni. Per quanto riguarda l'Italia, il nostro Paese risulta particolarmente esposto, registrando una performance peggiore della media Ocse: si prevede, infatti, una crescita del Pil nazionale del 2,5% nel 2022 e dell'1,2% nel 2023. In Italia – spiega sempre l'Ocse - “la guerra inciderà sulla crescita, in quanto l'incremento dei prezzi erode il potere di spesa e la fiducia” e, nel tentativo di far fronte a questo tipo di difficoltà, il Governo ha “introdotto considerevoli misure politiche di sostegno, tra cui la riduzione delle accise e delle aliquote Iva sui prezzi dell'energia, oltre ai crediti d'imposta per gli utenti che consumano elevati quantitativi di energia. Però, così facendo ha innescato una serie di pericolose distorsioni”. Tenere artificialmente più bassi i prezzi dell'energia grazie ai sussidi limita, infatti, i progressi della transizione ecologica ed al tempo stesso questa politica dei sussidi è regressiva perché aiuta più i ricchi (che hanno consumi energetici maggiori) rispetto ai poveri. La ricetta fornita all'Italia dall'Ocse sarebbe quella di “accelerare la transizione verde...eliminando gradualmente i sussidi dannosi per l'ambiente”, poichè il sostegno agli investimenti nell'efficienza energetica e nell'approvvigionamento di energia rinnovabile rafforzerebbe anche la sicurezza energetica. Ciò nonostante, nel nostro Paese le rinnovabili continuano a rallentare, mentre i sussidi ambientalmente dannosi rendicontati dal ministero della Transizione Ecologica restano praticamente inalterati, toccando i 21,6 miliardi di euro all'anno. Per la verità, negli scorsi mesi il Ministero stesso si era impegnato a presentare “un piano di uscita dai sussidi ambientalmente dannosi entro la metà del 2022”, ma, almeno fino ad oggi, del piano non abbiamo avuto notizia. Eppure – stando a calcoli effettuati proprio a livello ministeriale - eliminando questo tipo di sussidi e destinandone almeno 12 miliardi alle energie rinnovabili, si otterrebbero un aumento della crescita economica fino al +1,6% del Pil ed uno sviluppo dell'occupazione fino a +4,2%. Ma non è tutto, perchè i fondi stanziati per i sussidi ambientalmente dannosi, secondo uno studio del Fondo Monetario Internazionale, ammonterebbero addirittura a 41 miliardi di dollari: quasi il doppio, quindi, rispetto a quelli dichiarati dal Governo.

    Le tre principali preoccupazioni dei Millennial e della Generazione Z italiani | 13/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 13, 2022 3:04


    Secondo l'indagine “Millenial e GenZ Survey 2022”, condotta da Deloitte, il cambiamento climatico, il costo della vita ed il lavoro costituiscono le tre principali preoccupazioni dei Millennial e della Generazione Z italiani. La ricerca ha sondato un campione globale di oltre 23 mila tra Generazione Z (nati tra il 1995 e il 2003) e Millennial (nati tra il 1983 e il 1994) ed ha interessato anche oltre 800 tra ragazze e ragazzi del nostro Paese. I tre elementi fondamentali emersi dai dati raccolti indicano che: 1) il 95% dei Millennial e il 96% della Generazione Z in Italia dichiara di essere disposto a fare uno sforzo per proteggere l'ambiente 2 ) che solamente il 42% della Generazione Z e il 44% dei Millennial italiani è in grado di pagare con tranquillità le spese del mese 3 ) e che il 67% della nostra Generazione Z e il 63% dei nostri Millennial vorrebbe un modello di lavoro ibrido, in cui si possano alternare lavoro in ufficio e da remoto con maggiore flessibilità. I giovani italiani – spiegano i ricercatori di Deloitte - si dimostrano più attenti al cambiamento climatico rispetto alla media globale: e si tratta di un dato in continuità rispetto all'edizione precedente dell'indagine e che fa emergere una sensibilità green che istituzioni e imprese italiane faranno bene a recepire per trasformarle “in proposte di sostenibilità concrete e credibili”. Pertanto, come nell'edizione precedente della Millennial Survey, i giovani del nostro Paese si confermano particolarmente sensibili al tema del cambiamento climatico: infatti, alla domanda su quali fossero, dal loro punto di vista, le cinque più importanti sfide del nostro tempo, il 42% della Generazione Z italiana e il 37% dei Millennial hanno indicato nel cambiamento climatico la questione principale da affrontare e da risolvere urgentemente. Inoltre, sempre dalla ricerca, emerge anche che l'80% della Generazione Z e il 76% dei Millennial italiani ritengono che l'umanità sia ormai giunta al “punto di non ritorno” nella risposta al cambiamento climatico. E a confermare questa sorta di “eco ansia”, che appare sempre più diffusa tra i giovani e giovanissimi, si aggiunge pure il fatto che il 72% della Generazione Z e il 77% dei Millennial afferma di aver vissuto di persona almeno un evento meteorologico grave negli ultimi 12 mesi. Infine, per dare una risposta vincente alla sfida ambientale, sia Generazione Z, che Millennial italiani si dicono disposti a modificare le proprie abitudini di vita. E mentre a livello globale la percentuale di Millennial e Generazione Z che cercano di ridurre il proprio impatto ambientale è quella del 90%, nel caso degli intervistati italiani si arriva a percentuali ancora più elevate, con il 95% dei Millennial e al 96% degli appartenenti alla Generazione Z che affermano di essere impegnati a “fare uno sforzo per proteggere l'ambiente”.

    Parliamo di clima | 10/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 10, 2022 3:34


    Parliamo di clima per segnalarvi che quello del 2022 è stato, globalmente, il quinto mese di maggio più caldo mai registrato, insieme a maggio 2018 e 2021. Nell'Europa sud-occidentale, si sono rilevate temperature molto superiori alla media, in coincidenza con un'ondata di calore che ha battuto i record nazionali e locali di temperatura massima e minima giornaliera. A renderlo noto è un documento di Copernicus, il servizio di osservazione satellitare dell'Unione Europea. In Europa, in linea generale, le temperature primaverili fra marzo e maggio sono state di poco inferiori rispetto alla media registrata tra il 1991 e il 2020: si sono tuttavia rilevate significative differenze regionali con temperature al di sopra della media in alcune zone dell'Europa occidentale e temperature al di sotto della media in alcune aree centrali ed orientali. In particolare, Copernicus segnala la situazione del Pakistan e dell'India settentrionale e occidentale, in cui - nell'ambito di una più vasta area di inusuale caldo estremo - la stagione è stata caratterizzata da ondate di calore persistenti e valori medi di temperature massime e minime senza precedenti.

    Giornata Mondiale degli Oceani | 09/06/2022 | Sosetnibilita

    Play Episode Listen Later Jun 9, 2022 3:36


    Si è celebrata ieri la trentesima Giornata Mondiale degli Oceani, indetta per la prima volta dalle Nazioni Unite nel 1992 a Rio de Janeiro al Global Forum. Si tratta di un evento parallelo alla Conferenza dell'Onu sull'ambiente e lo sviluppo che offre, ogni anno, l'opportunità alle organizzazioni non governative e alla società civile di esprimere il proprio punto di vista sulle questioni ambientali. Slogan di quest'anno è stato “Rivitalizzazione: un'azione collettiva per l'oceano”, che si appella ad ogni individuo affinché, nel proprio piccolo, si impegni a riparare i danni che l'umanità continua a infliggere alla vita marina e ai mezzi di sussistenza che l'oceano fornisce. Ed è su questo tema che sarà incentrata anche la seconda Conferenza delle Nazioni Unite sull'oceano, in programma a Lisbona dal 27 giugno al 1 luglio ed organizzata dai governi del Portogallo e del Kenya. La tutela dell'oceano è prevista anche dall'obiettivo 14 dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, il quale prescrive di conservare e utilizzare gli oceani, i mari e le risorse marine nel mondo. Per sostenere i Paesi in questo obiettivo, l'Onu ha, inoltre, proclamato il Decennio delle scienze oceaniche per lo sviluppo sostenibile (2021-2030).

    08/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 8, 2022 3:33


    Ascolta "Sostenibilità" - L'appuntamento dedicato al global warming e alle nuove sfide green di imprese, istituzioni e cittadini. “Sostenibilità” è l'approfondimento di Giornale Radio sulle notizie relative ai cambiamenti climatici, con aggiornamenti sugli effetti del riscaldamento globale, sui piani d'azione definiti dai principali governi mondiali e sulle iniziative di compagnie e società. A cura di Roberto Frangipane e Ferruccio Bovio Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornaleradio.tv/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm

    07/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 7, 2022 3:22


    Ascolta "Sostenibilità" - L'appuntamento dedicato al global warming e alle nuove sfide green di imprese, istituzioni e cittadini. “Sostenibilità” è l'approfondimento di Giornale Radio sulle notizie relative ai cambiamenti climatici, con aggiornamenti sugli effetti del riscaldamento globale, sui piani d'azione definiti dai principali governi mondiali e sulle iniziative di compagnie e società. A cura di Roberto Frangipane e Ferruccio Bovio Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornaleradio.tv/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm

    Sono 4.940 operatori turistici con un'offerta cicloturistica | 06/06/2022 Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 6, 2022 3:43


    Un totale di 4.900 percorsi adatti alle due ruote per una lunghezza complessiva di 90.000 km, 4.940 operatori turistici con un'offerta cicloturistica e 4.550 alberghi che mettono a disposizione servizi dedicati alla bicicletta. Inoltre, 8 milioni gli Italiani interessati al cicloturismo ( e vale a dire il 16% della popolazione maggiorenne ). In particolare, il Trentino-Alto Adige si dimostra come la regione più matura in termini di offerta turistica ed il Nord-Est la destinazione scelta più con maggiore frequenza (32% tra le mete cicloturistiche). Sono questi alcuni dei dati sul cicloturismo italiano, resi noti dalla seconda edizione di “Ecosistema della Bicicletta”, l'indagine realizzata da Banca Ifis per fotografare andamento e prospettive di un settore protagonista della transizione sostenibile. Se, dunque, l'Italia è un Paese ricco di percorsi, il vero punto di svolta è costituito però dalla varietà dell'offerta, poiché non può esserci cicloturismo senza servizi, che sono sempre più richiesti. I servizi solitamente compresi nei pacchetti turistici sono nove e quattro sono quelli più utilizzati dal cicloturista: ossia il noleggio della bicicletta, il tour di gruppo, l'alloggio e la copertura assicurativa. Mentre il servizio destinato a crescere di più è quello della guida turistica. La ricerca rileva anche che il 90% degli operatori turistici prevede una costante crescita dei ricavi da cicloturismo. Il cicloturismo porta con sé i concetti di sostenibilità, sicurezza, salute e inclusione, attivando circoli virtuosi in grado di valorizzare i territori. Allo stesso tempo, l'elevato costo dell'energia e l'attenzione verso la sostenibilità potrebbero incentivare l'uso della bicicletta per una vacanza attiva. La maggiore accessibilità alle e-Bike per prezzo, performance e comfort rende questo mezzo oggi più avvicinabile anche dalle fasce di popolazione meno allenate o meno giovani, incentivando così forme di turismo alternativo e più sostenibili, quali appunto sono il cicloturismo e la mobilità dolce.

    Firenze guida la classifica delle città italiane per la transizione ecologica | 04/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 4, 2022 3:36


    Firenze guida la classifica delle città italiane per la transizione ecologica, seguita da Bologna e Torino. In fondo figurano Napoli, Palermo e Catania. A rendere noti questi dati è il nuovo Green&Blue Index realizzato dal Censis: indagine sulla conoscenza e le aspettative degli Italiani riguardo al processo di transizione ecologica. Il Rapporto sarà presentato domani 5 giugno ai Bagni Misteriosi Teatro Parenti di Milano, in occasione del primo grande festival di Green&Blue, che consisterà in una due giorni di musica, incontri e laboratori didattici per diventare tutti più sostenibili. L'indice prende in considerazione le 107 province/città metropolitane per identificare, attraverso 3 parametri principali ( e cioè territorio, popolazione e investimenti delle imprese ), lo stato di avanzamento del nostro Paese. Tra le province con oltre 500mila abitanti spicca Bolzano, con alle spalle Trento e Brescia, mentre in coda alla graduatoria troviamo le province di Lecce e Cosenza. Lo studio sottolinea, inoltre, come la maggioranza degli Italiani (61,5%), pur prevedendo per i prossimi anni una vera e propria svolta nella transizione ecologica, ritiene che questo processo sia, tuttavia, ancora troppo lento.

    L'Unione Europea nel 2020 ha ridotto le sue emissioni di gas serra dell'11% | 03/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 3, 2022 3:22


    L'Unione Europea nel 2020 ha ridotto le sue emissioni di gas serra dell'11% rispetto al 2019. E stiamo parlando di una riduzione che ha permesso alle emissioni di gas serra di raggiungere il loro livello più basso dal 1990. L'Unione Europa aveva già diminuito le sue emissioni del 26% nel 2019, raggiungendo così il suo obiettivo relativo ad una riduzione del 20% rispetto ai livelli del 1990. Ciò avveniva, pertanto, ancora prima che si facessero sentire gli effetti del lockdown per la pandemia. Tutti i settori hanno ridotto le emissioni, esclusi i trasporti, la refrigerazione ed il condizionamento d'aria e, nello specifico, i cali maggiori si sono registrati nelle industrie manifatturiere e nelle costruzioni, nella produzione di elettricità e calore, nella produzione di ferro e acciaio e nella combustione nelle abitazioni. I fattori che hanno permesso di ottenere una discesa delle emissioni, negli ultimi trent'anni, sono il crescente uso di fonti rinnovabili, quello di combustibili fossili a minor contenuto di carbonio ( come il gas al posto del carbone), il miglioramento dell'efficienza energetica, i cambiamenti strutturali nell'economia e la minor domanda di riscaldamento a causa di inverni più caldi. Inoltre, quasi tutti I Paesi UE hanno ridotto le loro emissioni rispetto al 1990 ed hanno, quindi, contribuito alla positiva performance del Vecchio Continente. In particolare, il Regno Unito ( che è rimasto nell'Unione fino al 2020) e la Germania hanno rappresentato il 47% della riduzione netta totale negli ultimi 30 anni.

    02/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 2, 2022 3:27


    Ascolta "Sostenibilità" - L'appuntamento dedicato al global warming e alle nuove sfide green di imprese, istituzioni e cittadini. “Sostenibilità” è l'approfondimento di Giornale Radio sulle notizie relative ai cambiamenti climatici, con aggiornamenti sugli effetti del riscaldamento globale, sui piani d'azione definiti dai principali governi mondiali e sulle iniziative di compagnie e società. A cura di Roberto Frangipane e Ferruccio Bovio Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornaleradio.tv/?hl=it Twitter: https://twitter.com/giornaleradiofm

    Le ricerche effettuate sui cambiamenti climatici | 01/06/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later Jun 1, 2022 3:46


    Secondo quanto rilevato dall'Ufficio Provinciale Idrologia e Dighe di Bolzano, lo scorso inverno ha visto un accumularsi di neve sui ghiacciai dell'Alto Adige inferiore alla norma. E si tratta di un valore che è vicino al record negativo degli ultimi 20 anni. Ogni anno, nel mese di maggio, il suddetto Ufficio provinciale effettua rilevamenti sui ghiacciai per registrare l'accumulo invernale sui bacini gelati dell'Alto Adige, svolgendo, pertanto, importanti verifiche in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano ed alimentando così una proficua sinergia ai fini di determinare un bilancio annuale relativo alla massa delle formazioni nevose perenni. I ghiacciai – spiegano gli autori dei rilevamenti - costituiscono una sorta di specchio del sistema climatico, aggiungendo che, purtroppo, nei prossimi decenni la maggior parte di essi si ridurrà in modo significativo in tutto il mondo: e ciò significa che “si perderà un elemento essenziale del ciclo dell'acqua, perché le masse di ghiaccio in alta montagna sono serbatoi d'acqua di fondamentale importanza”. Le misurazioni che l'Ufficio provinciale di Bolzano ha effettuato, nelle ultime settimane, per registrare gli accumuli di neve invernale sui ghiacciai altoatesini non hanno affatto fornito buone indicazioni, poiché, anche in alta montagna, quest'inverno la neve è caduta molto meno del solito. Basti pensare – tanto per fare un esempio – che, in Valle Aurina, la neve è rimasta alta in media circa due metri rispetto agli oltre tre che, di solito, si registrano alla fine di una normale stagione invernale.

    “Manifattura & Logistica” | 31/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 31, 2022 3:16


    Secondo i dati resi noti dalla Sima ( la Società italiana di medicina ambientale), nel corso del seminario nazionale “Manifattura & Logistica” organizzato a Molfetta da Confimi Industria Logistica Puglia, “il trasporto di merci su gomma causa ogni anno, in Italia, fino a 12mila anni di vita persi, con ricadute economiche superiori al miliardo di euro”. E' stata la presidenza della Sima a spiegare agli intervenuti al convegno come la sua ricerca abbia calcolato “l'incidenza dell'inquinamento atmosferico causato dai veicoli per il trasporto merci su gomma, ovvero dalla totalità dei camion, furgoni e autotreni che ogni giorno si spostano su gomma lungo le strade italiane”. Ed in base a questo studio, i veicoli adibiti al trasporto merci risultano responsabili, ogni anno, della produzione di 190 tonnellate di PM2.5 e di 232 tonnellate di PM10, pari cioè al 7% del totale delle emissioni inquinanti. SIMA evidenzia inoltre che tutto questo “significa che, utilizzando i parametri dell''Agenzia Ambientale Europea che ha stimato in 865mila gli anni complessivi di vita persi in Italia a causa delle polveri sottili, il trasporto merci su gomma determina dagli 8.500 ai 12mila anni di vita persi ogni anno. Oltre a ciò, in termini di costi sanitari per il Paese, le ricadute economiche sono stimabili tra gli 860 milioni ed 1 miliardo di euro all'anno”. Pertanto, sempre secondo la Sima, “ è necessario intervenire per ridurre il trasporto su gomma e l'inquinamento prodotto dagli autoveicoli adibiti ad uso commerciale. Infatti, già con un decremento di PM2.5 di 10 microgrammi al metro cubo (media annuale) ci si aspetterebbe una diminuzione della mortalità generale del 7%: e, più in dettaglio, del 26% per quella da eventi coronarici, del 10% per malattie cardiovascolari e respiratorie e del 9% per tumori polmonari”.

    Impegno del G7 Energia nella decarbonizzazione | 30/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 30, 2022 3:09


    Il G7 Energia, a conclusione della riunione che si è tenuta a Berlino venerdì scorso, si è impegnato a decarbonizzare la maggior parte della produzione elettrica entro il 2035 e la maggior parte dei trasporti su strada entro il 2030. Per il settore marittimo e l'aviazione civile, l'obiettivo è, invece, quello di arrivare ad una completa uscita dai combustibili fossili al 2050: ed a questo proposito, si punta – come si legge nel comunicato finale - ad “aumentare significativamente i trasporti a basse o zero emissioni di carbonio”, incrementando i trasporti pubblici, le ferrovie, la mobilità condivisa, le biciclette, il camminare e l'adozione di veicoli elettrici, finanziando le infrastrutture di ricarica. Il G7 si impegna poi nella “costruzione di edifici a zero emissioni al 2030 o prima”. I ministri di Energia e Clima del G7 hanno, inoltre, deciso di porre fine ai finanziamenti pubblici a centrali elettriche a combustibili fossili all'estero entro la fine del 2022. L'impegno prevede, tuttavia, delle eccezioni “in circostanze limitate” e, comunque, “in linea con il limite di 1,5 gradi e con gli obiettivi dell'accordo di Parigi”. Non a caso, i 7 Grandi riconoscono che “a seguito dell'attacco russo all'Ucraina, il sostegno finanziario per società e cittadini colpiti dai prezzi dei combustibili fossili in forte aumento deve ora essere sull'agenda politica di molti Paesi”

    Persi 5 km annui di costa naturale | 28/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 28, 2022 3:27


    Secondo l'aggiornamento della banca dati “Linea di Costa Italiana”, reso noto dal'Ispra ( l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambintale), negli ultimi 20 anni il nostro Paese ha perso 5 Km annui di costa naturale, a causa della costruzione di nuove strutture artificiali: e stiamo parlando di un'estensione che equivale all'intero litorale di una località balneare come Fregene. Inoltre, il fenomeno è ancora più rilevante nelle zone retrostanti le spiagge, nelle quali, ogni anno, dune costiere, terreno coltivato, vegetazione e formazioni naturali vengono sostituite da oltre 10 Km di opere antropiche. L'Ispra svolge da 20 anni attività di analisi delle coste italiane e la linea di costa italiana misura circa 8.300 Km, di cui il 13% è occupato da opere artificiali come porti, opere di difesa costiera, opere idrauliche di impianti industriali e strutture artificiali a supporto della balneazione. Negli ultimi 20 anni – segnala l'Ispra - la costa “artificializzata” è aumentata complessivamente di oltre 100 km. Un discorso parallelo riguarda l'interfaccia tra le spiagge ed il territorio circostante. Nel complesso, la linea di retrospiaggia misura circa 4.000 Km, di cui solo metà restano naturali, mentre oltre il 20% è completamente occupato da opere artificiali, come infrastrutture viarie, abitazioni, lidi e siti produttivi. L'incremento in questo caso è stato di oltre 200 Km negli ultimi 20 anni. Il restante 30% si caratterizza, invece, come “urbano sparso”, occupato cioè, in maniera parziale e discontinua, da opere antropiche.

    Mangiare frutta e verdura ogni giorno fa bene | 27/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 27, 2022 2:47


    Come è noto, mangiare frutta e verdura ogni giorno fa bene contro i rischi di tumore, malattie cardiovascolari e polmonari, anche se il beneficio risulta completamente annullato se, in questa tipologia di alimenti che finiscono in tavola, è presente un alto residuo di pesticidi. Ad affermarlo è uno studio approfondito, condotto negli Stati Uniti dall'Università di Harvard ed i cui esiti non sono, tuttavia ( e per fortuna), trasferibili in Europa dove alcuni pesticidi sono stati, da tempo, opportunamente vietati. Le autorità di regolamentazione e gli scienziati non sono d'accordo sui rischi che corrono i consumatori per la presenza di residui di pesticidi in frutta e verdura. Se per le prime, infatti, non sussiste alcun problema, gli studi scientifici degli ultimi anni hanno, invece, messo in evidenza una serie di effetti sanitari negativi, dovuti proprio alla presenza di tracce di agrotossici ( e cioè di sostanze chimiche utilizzate per ottenere un maggior rendimento dei raccolti) nei prodotti agricoli che arrivano sulle tavole negli USA. Al punto che, secondo i ricercatori del Dipartimento Nutrizione, Epidemiologia e Salute Ambientale dell' Università bostoniana, l'esposizione ai residui dei pesticidi per via alimentare può arrivare ad annullare del tutto i benefici sulla mortalità. L'analisi si è focalizzata sulla mortalità dovuta a cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie registrate, nel tempo, presso tre gruppi distinti di persone affette da queste patologie. In totale sono state esaminate, in modo dettagliato, le abitudini alimentari di 160 mila cittadini statunitensi nell'arco di un ventennio. Frutta e verdura sono state classificate in due categorie: e vale a dire, quella ad alto e quella a basso tenore di residui di pesticidi. La distinzione è stata effettuata dai ricercatori basandosi sui dati ufficiali forniti dal ministero dell'agricoltura americano. In particolare, sono le insalate e le verdure a foglia ad essere risultate quelle maggiormente esposte a rischio residui. Lo studio di Harvard ha evidenziato una minore mortalità pari al 36% nelle persone che consumavano in media quattro porzioni di frutta e verdura a basso residuo di pesticidi, in confronto a quelle che ne consumavano meno di una porzione al giorno. Un risultato, questo, che corrisponde, quindi, ai benefici sanitari che ci si aspetta di avere dal consumo di frutta e verdura fresche, relativamente ai casi di decesso per tumori, problemi cardiaci e di circolazione e malattie dell'apparato respiratorio. Tuttavia, se lo stesso confronto viene effettuato con il consumo di frutta e verdura a maggiore residuo di pesticidi, allora non emerge alcuna diminuzione di mortalità: invece, stando sempre ai risultati della ricerca, diminuendo il residuo di pesticidi anche in una sola porzione al giorno di frutta e verdura, l'indice di mortalità si riduce già sensibilmente dell'11%.

    La perdita di biodiversità | 26/05/2022 | Sostenilità

    Play Episode Listen Later May 26, 2022 3:46


    In Italia sono scomparse dalla tavola tre varietà di frutta su quattro negli ultimi cento anni, ma la perdita di biodiversità riguarda anche l'intero sistema agricolo e di allevamento, con il rischio che le estinzioni si estendano dalle piante coltivate agli animali allevati. E' quanto ha affermato recentemente la Coldiretti, in occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità. Nel secolo scorso si contavano 8.000 varietà di frutta lungo tutto il Paese, mentre oggi si arriva a poco meno di 2.000 e di queste ben 1.500 sono considerate a rischio di scomparsa anche a causa dei moderni sistemi della distribuzione commerciale, i quali privilegiano le grandi quantità e la standardizzazione dell'offerta. L'omologazione e la standardizzazione delle produzioni a livello internazionale mettono in forse pure la sopravvivenza degli antichi semi della tradizione italiana, da sempre coscienziosamente custoditi da generazioni e generazioni di agricoltori. Siamo, dunque, in presenza di un pericolo che riguarda sia i produttori, che i consumatori per la perdita di un patrimonio alimentare, culturale ed ambientale tipico del Bel Paese, oltre a comportare anche un attacco alla sovranità alimentare e alla biodiversità. Ed è proprio per queste ragioni che l'agricoltura italiana ha invertito la rotta negli ultimi anni, divenendo la più green d'Europa. L'Italia – sottolinea la Coldiretti – è l'unico Paese al mondo con 5333 prodotti alimentari tradizionali censiti, 316 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 526 vini Dop/Igp, ma è anche leader continentale con quasi 80mila operatori nel biologico, oltre a poter contare su “Campagna Amica”: e vale a dire sulla più ampia rete di mercati di vendita diretta degli agricoltori con diecimila punti vendita tra fattorie e mercati. Ad esempio, sul nostro territorio nazionale – spiega la Coldiretti – ci oggi sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 presenti in Francia, così come abbiamo 533 varietà di olive contro le 70 spagnole. Il tutto, senza tralasciare la riscoperta di grani e frutti antichi. Inoltre, grazie all'impegno dell'Associazione Italiana Allevatori, con il Progetto LEO ( acronimo di “Livestock Environment Opendata”), si stanno valorizzando ben 58 razze bovine per un totale di oltre 3 milioni e 130 mila animali, 46 ovine (oltre 52 mila e 800 animali) e 38 caprine (121 mila animali). Ma si tratta, purtroppo, di un patrimonio messo a rischio dai bassi compensi riconosciuti agli allevatori e dagli attacchi della fauna selvatica che spinge all'abbandono delle aree interne e montane. In questo senso, un'importante azione di recupero della biodiversità in Italia si deve, in larga misura, anche ai nuovi sbocchi commerciali creati dai mercati degli agricoltori e dalle fattorie di “Campagna Amica”, sorti in tutte le Regioni e che hanno offerto opportunità economiche agli allevatori e ai coltivatori di varietà e razze a rischio di estinzione, le quali altrimenti non sarebbero mai sopravvissute alle regole delle moderne forme di distribuzione. E si tratta – precisa la Coldiretti – della più grande opera di valorizzazione della biodiversità contadina mai realizzata in Italia: un'opera che “può essere sostenuta direttamente dai cittadini nei mercati a chilometri zero degli agricoltori e nelle fattorie lungo tutta la Penisola”. Pertanto – conclude l'Associazione dei coltivatori italiani - la difesa della biodiversità non ha solo un valore naturalistico, ma costituisce anche il vero valore aggiunto delle produzioni agricole, permettendo loro di distinguersi in termini di qualità e di affrontare così il mercato globalizzato salvaguardando i sistemi economici locali attorno al valore del cibo.

    La tutela delle nostre bellezze naturali | 25/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 25, 2022 3:50


    “Noi siamo la Natura. Ripensare, riconnettere e ripristinare": è stato questo lo slogan scelto da Europarc Federation per la Giornata Europea dei Parchi che si è celebrata proprio ieri, 24 maggio. In Italia la Giornata dei Parchi si è svolta essenzialmente all'insegna dei cento anni compiuti dal sistema italiano delle aree protette, con i due parchi nazionali più antichi – vale a dire Gran Paradiso e Abruzzo, Lazio e Molise - che hanno recentemente celebrato, con Federparchi, il loro primo secolo di attività. Nel nostro Paese sono presenti 24 Parchi Nazionali, 135 Parchi Regionali, 147 Riserve Naturali Statali, 30 Aree Marine Protette, circa quattrocento Riserve regionali, oltre ad una vasta rete di siti protetti, la maggior parte dei quali rientranti nella Rete Natura2000. Pertanto, complessivamente, risulta tutelato il 21% del territorio nazionale. Un comunicato di Federparchi spiega che il numero delle aree protette in Italia è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi 50 anni: al punto che, calcolando anche le aree della rete Natura 2000 (molte delle quali sono esterne alle aree protette), oggi arrivano a coprire il 21% di territorio tutelato a terra ed il 16% di quello tutelato mare. Si tratta, quindi, di un'estensione importante, anche se l'Europa propone obbiettivi ancora più ambiziosi, indicando il traguardo del 30% di territorio protetto (sia a terra che a mare) da raggiungere entro il 2030. Ciò significa dover aumentare di circa la metà la superficie protetta a terra e quasi raddoppiare quella a mare: un impegno tutt'altro che agevole. La Giornata Europea dei Parchi è stata istituita per ricordare il giorno della fondazione dei primi parchi nazionali europei, nati in Svezia nel 1909 e l'elenco degli appuntamenti delle aree protette italiane, per la Giornate Europea dei Parchi, è stato pubblicato sul portale www.Parks.it.

    La siccità continua ad imperversare sull' Africa | 25/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 24, 2022 3:29


    La siccità continua ad imperversare sull' Africa orientale e meridionale: a 10 anni dall'ultima carestia che causò 260mila morti in Somalia – di cui la metà bambini – ancora oggi quasi mezzo milione di persone è in carestia, in certe aree di Somalia e Etiopia, mentre in Kenya 3,5 milioni patiscono la fame. In queste tre nazioni, il numero di persone che soffrono la fame estrema è più che raddoppiato dallo scorso anno, passando da 10 a oltre 23 milioni. E stiamo parlando di Paesi penalizzati da un debito che è più che triplicato in meno di un decennio ( passando cioè da 20,7 miliardi di dollari nel 2012 a 65,3 miliardi di dollari nel 2020 ) e dove la crisi climatica avanza più velocemente rispetto alla media globale. L'attuale siccità in Corno d'Africa, la peggiore degli ultimi 40 anni, ha bruciato le riserve economiche e decimato il bestiame, compromettendo pesantemente la disponibilità alimentare per milioni di individui. Tuttavia, si tratta di una regione la cui responsabilità nella crisi climatica è sostanzialmente nulla, essendo responsabile collettivamente soltanto dello 0,1% delle emissioni globali di CO2. In questa situazione - come illustra il nuovo Rapporto congiunto di Oxfam e di Save The Children - in Etiopia, Kenya e Somalia, la siccità rischia di uccidere una persona ogni 48 secondi. Spiega, infatti, Oxfam Italia che, nonostante i numerosi segnali allarmanti degli ultimi anni, nessun Paese economicamente sviluppato ha agito seriamente per cercare di contrastare la fame: problema che rappresenta, pertanto, un fallimento della politica. Da un lato, i Paesi del G7 ( o, comunque, quelli più ricchi ) hanno concentrato attenzioni ed investimenti al loro interno, soprattutto per far fronte ad emergenze quali la pandemia e più recentemente il conflitto in Ucraina: cosa che, tra l'altro, li ha anche indotti a ridurre gli aiuti promessi ai Paesi poveri, spingendoli così ulteriormente verso la bancarotta. Dall'altro, pure i governi africani hanno le loro gravi responsabilità per aver ignorato la vastità della crisi, evitando, ad esempio, di investire massicciamente in agricoltura o nei sistemi di protezione sociale. Ed ora che la guerra in Ucraina ha portato i prezzi del cibo a livelli altissimi, la fame si sta presentando sempre più come una drammatica prospettiva per altri milioni di persone. Secondo un comunicato di Save The Children, quasi 5,7 milioni di bambini saranno colpiti da malnutrizione acuta entro la fine di questo anno. Inoltre, le Nazioni Unite avvertono che più di 350 mila individui potrebbero morire se non si agirà in fretta. Pertanto – conclude l'Organizzazione a tutela dell'infanzia - “ogni minuto che passa è un minuto di troppo, perché un altro bambino potrebbe morire di fame: eventualità, questa, con la quale non è possibile convivere”. Per capire come le cose stiano andando a rilento, basta pensare che, riguardo all'appello da 4,4 miliardi di dollari che l'ONU ha rivolto al resto del mondo per aiutare Etiopia, Somalia e Kenya, ne è stato sottoscritto solamente il 2% e cioè 93 milioni. Pertanto, come sottolinea Oxfam Italia, “si muore di fame non tanto per mancanza di cibo o denaro, quanto per mancanza di coraggio politico”. In un mese i Paesi ricchi hanno, infatti, raccolto oltre 16 miliardi di dollari per la crisi in Ucraina e hanno iniettato nelle loro economie altri 16 mila miliardi di dollari per opporsi all'emergenza sanitaria. Il che significa che mobilitare risorse si può: basta soltanto volerlo.

    Come è stata la “Giornata mondiale delle api”? | 23/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 23, 2022 3:28


    Venerdì scorso si è celebrata la “Giornata mondiale delle api”, anche se, a ben vedere, per quanto riguarda certe realtà nazionali c'è stato ben poco da festeggiare. Ad esempio, secondo i dati degli apicoltori lombardi, si registra anche quest'anno il grave fenomeno degli spopolamenti degli alveari che, oltre alle api mellifere, riguarda in maniera diversa tutti gli insetti impollinatori. Non a caso, nella sola Lombardia, quest'anno sono già circa 650 gli alveari di cui c'è evidenza degli spopolamenti, che sono monitorati dai Tecnici di Apilombardia. Ed a segnalare questa preoccupante situazione è un comunicato di Greenpeace che stima “ una perdita di oltre 12 milioni di api sparite nel nulla”, poiché ad ucciderle sono stati i pesticidi usati nell'agricoltura intensiva. Gli apiari coinvolti negli spopolamenti si trovano in aree caratterizzate da coltura intensiva di mais, in gran parte destinato a diventare mangime per gli allevamenti intensivi. I diserbanti chimici che vengono utilizzati vanno, infatti, spesso a depositarsi sulla vegetazione circostante ai campi, dove gli impollinatori sono in cerca di cibo e acqua. Inoltre – continua Greenpeace - “alle operazioni di diserbo sono seguite le semine, con l'utilizzo di sementi trattate con pesticidi”: ed anche questo tipo di operazioni possono portare alla deriva dei prodotti chimici proprio sulla vegetazione spontanea che viene impollinata dalle api. Analisi scientifiche – spiega ancora il comunicato – hanno rilevato la presenza di diversi erbicidi, insetticidi, fungicidi e fra questi anche l'erbicida più utilizzato al mondo: e vale a dire, il glifosate, per il quale quest'anno si dovrà decidere se rinnovare o meno l'autorizzazione al suo impiego nell' Unione Europea, dal momento che si tratta di un prodotto che, se combinato ad altri pesticidi, è causa di importanti effetti collaterali nei confronti sia delle api, che degli altri insetti.

    I rifiuti radioattivi | 21/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 21, 2022 3:19


    La Commissione europea ha deciso di inviare un parere motivato – atto che rappresenta il secondo passaggio della procedura d'infrazione - all'Italia (oltre a Croazia, Estonia, Portogallo e Slovenia), per aver adottato programmi nazionali di gestione dei rifiuti radioattivi non pienamente conformi alla Direttiva sul combustibile esaurito e sui rifiuti radioattivi. I rifiuti radioattivi – come spiega la Commissione - sono generati dalla produzione di elettricità nelle centrali nucleari, ma anche dall'uso non correlato alla potenza di materiali radioattivi per scopi medici, di ricerca, industriali e agricoli. Pertanto, ne discende che tutti gli Stati membri generano scorie radioattive. La Direttiva UE stabilisce, quindi, un quadro che impone la gestione responsabile e sicura del combustibile esaurito e dei residui radioattivi per garantire un elevato livello di sicurezza ed evitare di imporre oneri indebiti alle generazioni future. In particolare, impone agli Stati membri di studiare e realizzare programmi nazionali per la gestione di tutto il combustibile esaurito e dei residui radioattivi prodotti sul loro territorio, dalla produzione allo smaltimento. Il programma nazionale notificato dal nostro Paese non è, purtroppo, risultato conforme a determinati requisiti imposti dalla Direttiva competente in materia. Di conseguenza, a partire da oggi, l'Italia ha a disposizione due mesi di tempo per affrontare le carenze individuate dalla Commissione. In mancanza di una risposta soddisfacente, la Commissione stessa potrà decidere di adire la Corte di Giustizia dell'Unione europea.

    La Commissione europea ha presentato il Piano “RePowerEu” | 20/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 20, 2022 3:21


    La Commissione europea ha presentato il Piano “RePowerEu”, studiato per “rendere l'Europa indipendente dai combustibili fossili russi ben prima del 2030”. Obbiettivo raggiungibile da un lato investendo in rinnovabili ed efficienza energetica e dall'altro legandosi ad altri fornitori di energia fossile. “Tutto ciò – ha dichiarato la presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen - richiederà ovviamente massicci investimenti e riforme”: e per questo motivo l'Unione Europea sta mobilitando quasi 300 miliardi di euro, dei quali circa 72 saranno in sovvenzioni e circa 225 in prestiti. Sono, inoltre, previsti anche alcuni finanziamenti (intorno ai 10 miliardi di euro) in infrastrutture per il gas e il Gnl ( in modo che nessuno Stato membro rimanga al freddo ), unitamente ad altri 2 miliardi per le infrastrutture petrolifere, in vista dell'interruzione dell'import di petrolio russo. Tutto il resto del finanziamento, e vale a dire il 95% del totale, andrà ad accelerare ed incrementare la transizione verso l'energia pulita. E' interessante considerare come, a fronte di 300 miliardi di euro richiesti in investimenti da qui al 2027, il risparmio previsto per l'Europa sia molto più rilevante, dato che gli Stati membri versano, ogni anno, quasi 100 miliardi di euro alla Russia per l'acquisto di combustibili fossili. Pertanto, la Commissione europea ritiene che la trasformazione ecologica rafforzerà la crescita economica, la sicurezza e l'azione per il clima per l'intero Continente. Pensando ai principali obiettivi indicati dall'Unione Europea, la Commissione propone 1) di incrementare dal +9 al +13% l'obbiettivo di efficienza energetica al 2030 (rispetto alle previsioni dello scenario di riferimento 2020); 2 ) di portare le rinnovabili a soddisfare il 45% (anziché il 40%) dei consumi energetici totali, sempre entro il 2030; 3 ) di raddoppiare il tasso di diffusione delle pompe di calore individuali – arrivando a installarne 10 milioni nei prossimi 5 anni – integrando adeguatamente sia la geotermia sia il solare termico nei sistemi di teleriscaldamento comunali. Inoltre, sempre la Commissione ha in programma di 4 ) produrre 10 milioni di tonnellate di idrogeno da fonti rinnovabili entro il 2030; di 5) importarne altrettante e 6) di aumentare la produzione di biometano a 35 miliardi di metri cubi entro la stessa scadenza temporale. Per raggiungere concretamente questi target, è però necessario superare alcuni impedimenti che – soprattutto in Italia, ma anche in altri Paesi europei – rallentano ancora l'installazione di nuovi impianti rinnovabili. In quest'ottica, la Commissione ha presentato anche una raccomandazione diretta a velocizzare le autorizzazioni lente e macchinose per i grandi progetti rinnovabili, oltre ad un emendamento alla Direttiva sulle energie rinnovabili che riconosce l'energia rinnovabile come un interesse pubblico prioritario. Per parte loro, gli Stati membri dovrebbero specificare le aree di riferimento dedicate per le energie rinnovabili, stabilendo in esse procedure autorizzative abbreviate e semplificate. Oggi – ha concluso Von der Leyen - le procedure autorizzative per le rinnovabili possono, infatti, durare dai sei ai nove anni, ad esempio per un parco eolico. Ora vogliamo, invece, definire le aree ideali e assicurarci che lì il processo di autorizzazione sia ridotto a un anno. E lo stesso deve valere anche per il processo di autorizzazione riguardante le infrastrutture associate, come le reti”. ______________________________________ Ascolta "Sostenibilità" - L'appuntamento dedicato al global warming e alle nuove sfide green di imprese, istituzioni e cittadini. “Sostenibilità” è l'approfondimento di Giornale Radio sulle notizie relative ai cambiamenti climatici, con aggiornamenti sugli effetti del riscaldamento globale, sui piani d'azione definiti dai principali governi mondiali e sulle iniziative di compagnie e società. A cura di Roberto Frangipane e Ferruccio Bovio Per i notiziari sempre aggiornati ascoltaci sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it

    UE annuncia l'imminente disponibilità di risorse da aiuti di Stato | 19/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 19, 2022 3:52


    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, in un video pubblicato su Twitter, annuncia l'imminente disponibilità di risorse da aiuti di Stato e lo stanziamento di 9,3 miliardi di euro di Next Generation EU che andranno direttamente in progetti per l'idrogeno pulito, dando così l'avvio a investimenti industriali privati nel settore per “ben oltre i 50 miliardi di euro”. “L'idrogeno verde – ha spiegato la Von der Leyen - è essenziale per terminare la dipendenza dell'Europa da un fornitore inaffidabile e pericoloso come la Russia”. Oltre a indicazioni per la creazione di un partenariato mediterraneo per l'idrogeno verde, la Commissione europea intende anche definire alcuni criteri destinati a distinguere la produzione sostenibile di idrogeno da quella convenzionale con combustibili fossili. In tal modo – si conclude il video - “i principali parametri legali saranno in vigore per accelerare la transizione”.

    L'ondata di protezionismi provocata dalla guerra in Ucraina | 18/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 18, 2022 3:34


    L'ondata di protezionismi provocata dalla guerra in Ucraina - che ha portato, recentemente, anche l'India a bloccare l'export di grano - desta l' allarme carestia in 53 Paesi nei quali la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l'alimentazione. E si tratta di nazioni che sono, quindi, colpite in maniera insostenibile dall'aumento dei prezzi di grano e riso. E' quanto afferma un comunicato della Coldiretti, che sottolinea come certe scelte protezionistiche porteranno, nei Paesi ricchi, ad una crescita dell'inflazione, ma in quelli poveri allargheranno anche l'area dell'indigenza alimentare. La decisione dell'India di sospendere le esportazioni sconvolge i mercati nei quali puntava ad esportare ben 10 milioni di tonnellate di grano nel corso del 2022, anche se non in Italia. E si parla di un annuncio che segue di poco quello dell'Indonesia relativo alla sospensione delle esportazioni di olio di palma, di cui il Paese e il primo produttore mondiale. Sono molti i Paesi normalmente esportatori di cereali che, in questo momento, stanno fermando le loro spedizioni: ed anche in Europa una misura simile, decisamente contestata dalla Commissione Europea, è stata presa dall'Ungheria relativamente al mais,con pesanti effetti sull'Italia che, nel 2021, ne aveva importato ben 1,6 miliardi di chili. Una situazione che – spiega la Coldiretti – peggiora gli effetti di una guerra che sta coinvolgendo direttamente il commercio di oltre un quarto del grano mondiale, con l'Ucraina che insieme alla Russia controlla circa il 28% degli scambi internazionali con più di 55 milioni di tonnellate movimentate, oltre al 16% degli scambi di mais (cioè 30 milioni di tonnellate) per l'alimentazione degli animali negli allevamenti ed al 65% degli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate). Inoltre, il blocco delle spedizioni dai porti del Mar Nero, causato dal conflitto in corso, ha alimentato , sul mercato delle materie prime agricole, anche gli interessi della speculazione finanziaria, la quale tende oggi a spostare la sua attenzione sui prodotti agricoli, le quotazioni dei quali “dipendono – come spiega Coldiretti - sempre meno dall'andamento reale della domanda e dell'offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati – i cosiddetti future - uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori”. Il risultato si è concretizzato, pertanto, in un balzo delle quotazioni delle materie prime alimentari a livello mondiale che sono aumentate in media del 29,8% nell'ultimo anno. Ed in particolare, i prezzi internazionali dei cereali sono cresciuti del 34%, i lattiero caseari del 24%, lo zucchero del 22%, la carne del 17% ed i grassi vegetali addirittura del 46%. La carenza di grano ha, inoltre, portato molte comunità a mutare la propria dieta con la sostituzione dei piatti a base di grano con il riso che, a sua volta, ha registrato un'impennata sia dei prezzi (+ 21%), che dei consumi mondiali che, nel 2022, raggiungeranno il record degli ultimi dieci anni con quasi 521 milioni di tonnellate, in aumento di oltre 9 milioni rispetto all'anno scorso. E si tratta – continua Coldiretti – del cereale più consumato al mondo, essendo alla base dell'alimentazione di molte comunità, a partire dai Paesi asiatici, ma anche in alcune aree dell'Africa. L' emergenza mondiale riguarda, comunque, direttamente anche l'Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 62% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti, il 35% del grano duro per la pasta ed il 46% del mais destinato all'alimentazione del bestiame. Per fortuna, il Bel Paese è pero' autosufficiente almeno per quanto riguarda il riso di cui è il primo produttore europeo, con oltre il 50% dei raccolti per un totale di circa 1,5 milioni di tonnellate di risone all'anno: anche se quest'anno in netto calo per effetto della siccità e degli alti costi di produzione.

    Cresce l'attenzione degli Italiani riguardo allo spreco di acqua | 17/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 17, 2022 4:05


    Cresce l'attenzione degli Italiani riguardo allo spreco di acqua, a quello del cibo ed alla raccolta differenziata dei rifiuti, ma aumenta, al tempo stesso, anche la loro attitudine a comprare prodotti cosmetici classificabili come “green”. Nello specifico, il 76% dei nostri connazionali scelgono abitualmente prodotti di make-up ecologici ed il 65% di essi frequenta parrucchieri o saloni di bellezza che ne siano forniti. A renderlo noto è un'indagine condotta da Treatwell, il portale specializzato nella prenotazione online di servizi beauty e wellness, il quale ha coinvolto un campione di oltre 500 individui in 5 mercati distinti: e cioè, Italia, Gran Bretagna, Germania, Spagna e Francia. Se raffrontiamo i dati italiani con quelli degli altri Paesi, scopriamo che, a livello di consumo, siamo preceduti solo dagli Inglesi (78%) mentre precediamo i Francesi (69%), gli Spagnoli (69%) ed i Tedeschi (63%). In termini di frequentazione di centri bellezza eco-friendly risultiamo, invece, penultimi, davanti alla Germania (64%), ma alle spalle di Francia (73%), Gran Bretagna (75%) e Spagna (79%). Come chiarisce Treatwell, la crescente attenzione all'ambiente riguarda ormai svariati ambiti della nostra vita quotidiana: ed in questo senso il settore del beauty non fa certamente eccezione. Ovunque il sondaggio abbia indagato, gli intervistati hanno confermato di essere disposti anche a spendere di più per ottenere un trattamento o un prodotto amico dell'ambiente. Pertanto, in futuro, siamo destinati ad assistere ad un ulteriore rafforzamento delle tendenze eco-sostenibili le quali, di riflesso, stanno già anche aprendo la strada a numerosi altri micro-trend quale, ad esempio, è il cosiddetto “ skinmalist”, che rappresenta l'orientamento verso un approccio magari anche minimalistico, purché risulti di qualità. Lo studio di Treatwell evidenzia anche come la lettura degli ingredienti sia considerata, dal 44% degli Italiani, come la condizione essenziale per valutare il grado di sostenibilità di un determinato prodotto. Si presta, inoltre, molta attenzione anche al calcolo della percentuale di ingredienti naturali (40%) e al packaging (39%). Poi, a concludere la classifica dei principali criteri di selezione per gli acquisti, figurano la presenza del logo “cruelty free” a garanzia del rispetto animale – che è fondamentale per il 33% degli Italiani contro il 37% degli Spagnoli, il 36% degli Inglesi e il 35% dei Tedeschi – seguito dal formato solido anziché liquido (21%) e dalla ricetta vegana (10%). Ma c'è anche una questione economica che non va ignorata. Per il 21% degli intervistati italiani è, infatti, il prezzo il primo criterio per riconoscere un prodotto green: più è alto, maggiore è la probabilità che sia eco-rispettoso. E se il 72% considera normale che un articolo sostenibile abbia un costo maggiore, il 61% si dichiara disposto a sostenerne il maggior prezzo. Infine, i pareri raccolti rivelano anche alcune discordanze sull'efficacia dei prodotti chimici: per il 39% la presenza di tali componenti è, infatti, direttamente proporzionale all'efficacia del prodotto mentre per il 38% è vero l'esatto contrario.

    Cap: la seconda per “Leaders climatici europei” | 16/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 16, 2022 4:05


    Cap, la società pubblica che gestisce il servizio idrico a Milano, si è classificata al 2° posto nella classifica stilata dal Financial Times sui “Leaders climatici europei”. La classifica, giunta alla seconda edizione, segnala le società europee che, nel periodo 2015 – 2020, hanno conseguito la maggior riduzione dell'intensità delle emissioni di gas serra, dalle proprie operazioni e dall'energia usata. La graduatoria comprende 411 società europee ed è guidata dalla svizzera Logitech. Le italiane che vi compaiono sono in tutto 19. Dal 2015 al 2020, Cap ha, pertanto, ridotto l'intensità delle sue emissioni climalteranti del 45,2%. La prima classificata Logitech (Svizzera) l'ha ridotta del 46,8%, la terza, Ica Gruppen (Svezia), del 42,4%.

    Sono in media 834 i rifiuti che si trovano ogni 100 metri di spiaggia | 14/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 14, 2022 3:41


    Sono in media 834 i rifiuti che si trovano ogni 100 metri di spiaggia (8 rifiuti ogni passo), superando, in maniera impressionante, il limite stabilito a livello europeo per considerare una spiaggia in buono stato ambientale: e vale a dire, quello di meno di 20 rifiuti abbandonati ogni 100 metri lineari di costa. Lo si apprende dall'indagine “Beach litter 2022” di Legambiene, che ha rilevato un totale di 44.882 rifiuti in un'area complessiva di 271.500 metri quadrati, raccolti su 53 spiagge di 14 regioni. Tra i tipi di rifiuti maggiormente spiaggiati figurano innanzitutto gli oggetti ed i frammenti di plastica, seguiti dai mozziconi di sigarette e dai pezzi di polistirolo. La plastica è, ancora una volta, il materiale più comune ritrovato, con l'84% degli oggetti rinvenuti (37.604 sui 44.882 totali), seguita da 2.004 oggetti di metallo (4,5%), 1.920 di carta/cartone (4,3%) e 1.566 di vetro/ceramiche (3,5%). Inoltre, il 46% di tutti i rifiuti monitorati nell'indagine, è composto da prodotti usa e getta, alcuni dei quali, tra l'altro, sono nel mirino della direttiva europea che ne vieta o ne limita l'utilizzo.

    La gestione del problema della siccità | 13/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 13, 2022 3:44


    L'umanità si trova ad un punto di svolta per quanto concerne la gestione del problema della siccità: occorre, infatti, intervenire per farvi fronte “urgentemente, utilizzando ogni strumento possibile”. Ad affermarlo è il nuovo rapporto della United Nations Convention to Combat Desertification, intitolato "Siccità in numeri 2022” e pubblicato in occasione della Giornata della Siccità alla 15esima Conferenza dell'Organizzazione stessa che è in corso dal 9 al 20 maggio, in Costa d'Avorio. Il documento che consiste in un compendio di informazioni e dati relativi alla siccità, si propone essenzialmente di fornire maggiori conoscenze sul problema della siccità a livello globale: ed a questo proposito, un comunicato ufficiale della United Nations Convention ha spiegato che “ i fatti e le cifre di questa pubblicazione puntano tutti nella stessa direzione. E si tratta di una traiettoria ascendente nella durata della siccità e nella gravità degli impatti, che non colpisce solo le società umane, ma anche i sistemi ecologici da cui dipende la sopravvivenza di tutta la vita sul pianeta, compresa quella della nostra stessa specie”. A partire dal 2000, la quantità e la durata delle siccità sono aumentate del 29 per cento. Dal 1970 al 2019, eventi meteorologici, climatici e idrici hanno rappresentato il 50 per cento dei disastri a livello globale e determinato il 45 per cento dei decessi dovuti ad eventi catastrofici, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Nello specifico, le ondate di siccità hanno dato origine al 15 per cento dei disastri naturali, causando il maggior numero di vittime umane: e vale a dire, circa 650.000 morti dal 1970 al 2019. Dal 1998 al 2017, la siccità ha, inoltre, provocato perdite economiche mondiali per circa 124 miliardi di dollari e, nel 2022, più di 2,3 miliardi di persone stanno affrontando problemi legati a grave mancanza di acqua, con quasi 160 milioni di bambini che risultano esposti a siccità grave e prolungata. Pertanto, in mancanza di un intervento immediato, il rapporto avverte che, entro il 2030, circa 700 milioni di persone rischiano di essere sfollate a causa della siccità. Entro il 2040, si stima anche che un bambino su quattro vivrà in aree con estrema carenza d'acqua. E l'analisi prosegue segnalando che, nel 2050, la siccità potrebbe colpire più di tre quarti della popolazione mondiale e che tra i 4,8 ed i 5,7 miliardi di persone vivranno in aree con scarsità d'acqua per almeno un mese all'anno, rispetto ai 3,6 miliardi di oggi. Inoltre, fino a 216 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare entro il 2050, in gran parte a causa della siccità in combinazione con altri fattori come il calo della produttività delle colture, l'innalzamento del livello del mare e la sovrappopolazione. Di conseguenza – conclude il rapporto – bisogna orientarsi verso soluzioni efficaci, piuttosto che continuare con azioni distruttive, “illudendosi che un cambiamento marginale possa curare un fallimento sistemico”. Ed una delle soluzioni migliori e più complete è il ripristino del suolo, che si ottiene attraverso la ricostruzione dei paesaggi, “imitando la natura ove possibile e creando sistemi ecologici funzionali”. Comunque, al di là del ripristino, si pone anche la necessità di modificare il tipo di approccio ai problemi, passando da quello che si basa sulla reazione ad uno stato di crisi a quello che, invece, si fonda sulla capacità di prevenire la crisi stessa. E stiamo parlando di un obbiettivo che si raggiunge soltanto perfezionando le azioni di comunicazione e cooperazione e stanziando finanziamenti adeguati alla gravità del problema.

    Marvivo: le foreste del mare | 12/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 12, 2022 3:14


    Marevivo lancia "Replant" la campagna per proteggere e ripiantare le foreste del mare, che, come chiarisce l'Organizzazione ambientalista, si propone di tutelare “l'insieme degli organismi vegetali che svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento degli equilibri naturali indispensabili per la nostra vita e per quella del Pianeta”. Sempre Marevivo spiega che “una prateria marina di due metri quadrati produce tanto ossigeno quanto un albero adulto: le piante marine possono, pertanto, costituire una risposta concreta al cambiamento climatico”. In particolare, si legge in una nota, “producono più del 50% dell'ossigeno che respiriamo, assorbono circa un terzo dell'anidride carbonica in eccesso prodotta dalle attività umane con una velocità 35 volte maggiore rispetto alle piante terrestri”. Purtroppo, però, continua Marevivo, “si stima anche che, solo in Italia, oltre il 30% delle praterie sommerse e fino all'80% delle foreste algali sia andato perduto e si prevede che entro il 2050 si arriverà a un'ulteriore regressione del 21% a causa dell'inquinamento, dei cambiamenti climatici e di altre attività umane come l'urbanizzazione delle coste, la pesca a strascico e l'ancoraggio selvaggio”. Di conseguenza, la nuova campagna nazionale “Replant” rappresenta un “progetto di divulgazione scientifica e sensibilizzazione che vuole aumentare la consapevolezza dei cittadini riguardo il ruolo vitale di questi ambienti marini minacciati dalle attività umane, mettendo in pratica sperimentazioni di piantumazione della Cymodocea nodosa, con l'obiettivo di poter un giorno riforestare il mare così come si fa sulla terra”. Il progetto ha il patrocinio del ministero della Transizione ecologica. Ogni mezz'ora – conclude Marevivo - “perdiamo un'area ricoperta di praterie marine estesa come un campo di calcio. Il ripristino degli ecosistemi marini degradati è parte del Pnrr ed è anche una delle priorità individuate dalle Nazioni Unite per il decennio del mare. E questo dovrebbe far riflettere sull'importanza delle foreste marine che, proprio come quelle terrestri, devono essere tutelate e conservate”.

    L'Italia è l'unico Paese europeo senza ancora una legge sul clima | 11/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 11, 2022 3:14


    L'Italia risulta essere l'unico grande Paese europeo a non disporre ancora di una legge sul clima, nonostante sul nostro territorio l'aumento delle temperature proceda ad una velocità più che doppia rispetto alla media globale. L'Unione Europea, per parte sua, ha già – come è noto – elaborato una sua ben definita strategia climatica, che prevede di arrivare al 2030 con una riduzione delle emissioni climalteranti pari ad almeno il 55% rispetto al 1990, per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Pertanto, osservando le disposizioni stabilite dalla Commissione Europea, sono stati molti i Paesi membri che nel 2021– come sottolineato da “Italy for climate”, la Fondazione per lo sviluppo sostenibile promossa da un gruppo di imprese e di associazioni di imprese particolarmente sensibili al tema del cambiamento climatico – si dotati spontaneamente di una legge sul clima ( vedi i casi di Spagna, Francia e Portogallo), oppure hanno aggiornato quella esistente (Germania), per allinearsi all'obiettivo di neutralità climatica, arrivando, talvolta, persino ad integrare nuovi aspetti e proposte di intervento. Ad esempio la Spagna, che l'ha introdotta nel mese di maggio 2021 con un obbiettivo sulle emissioni non molto ambizioso, ma ponendosene, tuttavia, diversi altri in merito a rinnovabili (74% di elettricità entro il 2030), blocco alle nuove auto a diesel o benzina (dal 2040) e stop alle esplorazioni nazionali di combustibili fossili (fin da subito). Oppure la Germania che, nel giugno scorso, ha dovuto aggiornare la sua legge nazionale sul clima (vigente dal 2019) per uniformarsi a quanto disposto dalla Corte Suprema, che ha imposto al Governo di intensificare la riduzione delle emissioni al 2030 per non scaricare sulle generazioni future il maggiore onere di mitigazione. Ad oggi, secondo un monitoraggio sulle leggi climatiche nel mondo, realizzato dalla London School of Economics, più della metà dei Paesi europei ha una legge nazionale sul clima, che rende vincolanti gli obbiettivi climatici a livello nazionale e più efficace l'azione politica in favore del clima, mentre l'Italia resta, purtroppo, l'unico grande Paese in Europa senza una legge di questo tipo. Eppure, proprio il Bel Paese detiene un desolante primato negativo, dal momento che, rispetto al 1880, la sua temperatura media è aumentata di quasi 2,4°C: e vale a dire più del doppio se confrontata con la media mondiale che si attesta intorno ad 1 grado C. Anzi, incurante di questi dati, l'Italia, negli ultimi anni, ha rallentato sensibilmente il taglio delle emissioni (fra il 2014 e il 2021 le emissioni si sono ridotte solo del 3%), mentre, praticamente nello stesso periodo, tra il 2015 ed il 2019, le fonti rinnovabili sono cresciute solamente del 3%, a fronte di una media comunitaria del 13%. Una legge sul clima potrebbe, quindi, aiutare il nostro Paese a recuperare il terreno perduto sul cammino della decarbonizzazione, che è poi anche quello della sicurezza energetica: ed a questo proposito, “Italy for climate” ha avanzato una sua proposta di legge nazionale sul clima, “per colmare questa grave mancanza e riportare l'Italia fra i Paesi leader nell' Europa della transizione ecologica”.

    Genova è la città italiana - con più territorio coperto da alberi | 10/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 10, 2022 3:16


    Lo studio Open Polis, pubblicato dal Ministero della Transizione Ecologica, rivela che Genova è la città italiana - tra quelle metropolitane (14 in totale) - con più territorio coperto da alberi ( e cioè il 72% della propria superficie coperta da alberi, prati o parchi), seguita da Firenze (58%), da Reggio Calabria (48%) e da Messina (45%). Le ultime due posizioni della graduatoria sono, invece, occupate da Venezia ( all' ultimo posto, con il 4%) e da Milano (penultima, con l'11%). Per quanto concerne il caso di Reggio Calabria, va segnalato che la sua rapida crescita, quale città verde, discende da più fattori: prima di tutto, si tratta dell'unica città italiana ad ospitare al proprio interno un parco nazionale, ovvero il Parco Nazionale dell'Aspromonte, da cui deriva anche il nome di un progetto assegnatole (con fondi Pnrr) da 118 milioni di euro, che si chiama, appunto, “Aspromonte in città, una città metropolitana verde, sostenibile, inclusiva e smart”. Attualmente, la città metropolitana dispone di circa 105 metri quadri di verde urbano per abitante, a fronte di una media nazionale di poco inferiore ai 34 metri quadri ed il progetto da 118 milioni è destinato ad aumentare ulteriormente queste quantità. Ma non c'è solo questo, perchè esiste pure un secondo bando - sempre con risorse Pnrr - che prevede un cospicuo investimento nella forestazione, tramite il quale la città metropolitana di Reggio ha calcolato la piantumazione di 1.000 nuove piante per ettaro, per arrivare a toccare il record di 300mila piante nuove. Se Reggio Calabria, per certi versi, può anche essere considerata un gradevole novità, i risultati conseguiti da Genova e Firenze non fanno, invece, altro che ricalcare quelli già fatti registrare in passato. A Genova la copertura verde è di 174,3 km2, su una superficie di 240,3 km2 e vale a dire il 72%, un dato, quindi, molto alto. In particolare, nell'area metropolitana si trovano boschi (52%), aree dedicate all'agricoltura (16%), al verde urbano (2%) ed uno 0,4% di terreni ancora non utilizzati. È, inoltre, in corso un nuovo piano del verde che comporterà 20mila alberi in più. Al secondo posto, come abbiamo detto, figura la città metropolitana di Firenze, con una percentuale di territorio coperto da alberi del 58%. Il dato è trainato dalla città di Firenze, che ha, tra l'altro, in programma di piantare 25mila nuovi alberi entro il 2024. Ma anche per l'area metropolitana i dati sono alti, considerato che il ministero per la Transizione Ecologica ha finanziato un progetto per 6800 alberature. Il secondo posto nella classifica di Open Polis incoraggia – come ha spiegato il sindaco di Firenze, Dario Nardella - a proseguire il percorso con sempre maggiore determinazione: l'obbiettivo che l'amministrazione comunale si è dato è, infatti, quello di portare la superficie verde a disposizione degli abitanti della città di Firenze dagli attuali 25 ai 30 metri quadrati a persona. Inoltre, è pure in cantiere un ambiziosissimo piano che prevede la piantumazione di un milione di alberi entro i prossimi dieci anni.

    15 maggio l'Italia esaurirà le risorse e i servizi naturali a disposizione per quest'anno | 09/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 9, 2022 3:47


    15 maggio l'Italia esaurirà le risorse e i servizi naturali a disposizione per quest'anno, due giorni dopo rispetto al 2021. E' quanto rivela la tabella del Global Footprint Network, organizzazione di ricerca internazionale che misura l'"overshoot day", l'impronta ecologica dei Paesi, vale a dire la domanda di risorse rispetto alla loro capacità di rigenerarsi. L'Italia, secondo i calcoli del National Footprint, avrebbe bisogno di 2,7 Terre rispetto alle 5,1 degli Stati Uniti, 4,5 dell'Australia e 3,4 della Russia, mentre, secondo un altro calcolo, l'Italia avrebbe bisogno di essere 5,3 volte più grande di se stessa per soddisfare la domanda di natura dei propri residenti, piazzandosi al secondo posto dopo il Giappone con 7,9. Maggio 2022 è il mese con il maggior numero di Paesi in "overshoot day", per cui vanno in debito con la Terra sull'anno successivo: sono, infatti, 28 o 29 se si include l'Unione europea nel suo insieme. L'overshoot day 2021 della Terra era stato il 29 luglio e bisognerà attendere il 5 giugno prossimo - cioè la Giornata mondiale dell'Ambiente - per conoscere l'Earth overshoot day 2022. Secondo i calcoli della tabella in questione, l'umanità sta “usando la natura 1,75 volte più velocemente di quanto la biocapacità del nostro pianeta possa rigenerarsi”: il che equivale a “utilizzare le risorse di 1,75 Terre”. Global Footprint ricorda che l'impronta ecologica è tra gli indicatori più completi ad oggi disponibili per la contabilità delle risorse biologiche e somma tutte le richieste concorrenti delle persone per le aree biologicamente produttive: cibo, legname, fibre, sequestro del carbonio e sistemazione delle infrastrutture. Attualmente, le emissioni di carbonio derivanti dai combustibili fossili contribuiscono al 61% dell'Impronta Ecologica dell'umanità.

    L'innovazione nel settore dell'energia sta conoscendo uno sviluppo forzato | 07/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 7, 2022 2:57


    L'innovazione nel settore dell'energia sta conoscendo uno sviluppo forzato e senza precedenti, al punto che molti impedimenti di tipo burocratico ed economico, che prima lo frenavano, sono adesso in via di superamento. Per questo motivo - stando almeno ad una ricerca del Censis commissionata da ASSOSOMM (l'Associazione Italiana delle Agenzie per il Lavoro) - per una generazione di aspiranti lavoratori si aprirà, nei prossimi 3/4 anni, una prospettiva che potrebbe offrire oltre 150.000 nuovi posti di lavoro. E' necessario però, avverte il Censis, “attivarsi rapidamente affinché nel settore delle energie rinnovabili domanda e offerta di lavoro si incontrino”. Ed a questo proposito, le figure professionali più ricercate nell'immediato futuro sono nel settore fotovoltaico: e vale a dire, quelle di tecnico esperto e designer in sistemi fotovoltaici e celle fotovoltaiche, tecnico manifatturiero di scaldabagni solari, elettricista specializzato, tecnico installatore del solare, consulente vendite di impianti fotovoltaici. Nel settore eolico saranno, invece, molto richiesti i tecnici meccanici ed elettronici, i designer delle turbine eoliche, gli installatori e macchinisti di generazione eolica, i lavoratori di lastre di metallo delle turbine eoliche ed i consulenti vendite di impianti eolici.

    Ripartono i campi di volontariato di Legambiente | 06/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 6, 2022 3:56


    Ripartono i campi di volontariato di Legambiente, con attività all'aperto che comprendono lavori manuali, escursioni, incontri con i residenti e momenti di formazione. A comunicarlo è l'Associazione ambientalista stessa. I campi saranno sia in Italia, che all'estero, tra parchi e riserve naturali, piccoli borghi montani e biodiversità marina da proteggere. Le esperienze proposte sono dirette essenzialmente a ragazzi dai 14 ai 17 anni, ma non escludono adulti e famiglie. In generale, i campi estivi hanno una durata che varia dai 10 ai 15 giorni, sono coordinati da un responsabile e prevedono 5-6 ore di volontariato quotidiano per sei giorni a settimana, durante i quali i partecipanti sperimentano la vita di comunità. In Italia i campi di volontariato organizzati da Legambiente si svolgeranno tra giugno e settembre e saranno localizzati alle Cinque Terre a Lampedusa, Gallipoli e all'Asinara. I campi di volontariato – spiega una nota di Legambiente - sono nati più di 100 anni fa, dopo la Prima Guerra mondiale, con l'obiettivo di mettere insieme volontari provenienti da tutta Europa per la ricostruzione post-bellica e costituiscono oggi un'eccellente strumento in favore della giustizia climatica.

    I crimini di natura non hanno soltanto un impatto decisamente negativo sulla biodiversità | 05/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 5, 2022 2:54


    I crimini di natura non hanno soltanto un impatto decisamente negativo sulla biodiversità, ma costituiscono anche una minaccia per la sicurezza, la salute e l'economia. Ad esempio, il traffico illegale di specie selvatiche oltre ad alimentare il bracconaggio, uccide anche molte persone: e stiamo parlando di più di 1100 casi registrati in 10 anni. Per questo il WWF Italia ha pubblicato un rapporto in cui è incluso un “Decalogo per i viaggiatori responsabili”, mirato ad incoraggiare un turismo più responsabile e sostenibile. Tra le raccomandazioni principali che, secondo il WWF, sono da seguire quando si viaggia in luoghi esotici e non, figurano il non comprare souvenir privi di certificazione (che sono spesso frutto di commercio illegale di fauna e flora protette), il non raccogliere souvenir in natura per la smania di riportare conchiglie o altri ricordi ed il non alimentare il mercato delle foto ricordo con animali selvatici detenuti illegalmente da privati senza scrupoli.

    Fermare la deforestazione | 04/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 4, 2022 3:11


    Fermare la deforestazione, ripristinare i terreni degradati e utilizzare le foreste in modo sostenibile: sono queste - secondo il rapporto 2002 della FAO sullo stato delle foreste nel mondo - le strade da seguire per liberarne il potenziale e risollevarsi dalle conseguenze provocate dall' emergenza sanitaria, dai conflitti militari, dalla crisi climatica e dalla perdita di biodiversità. Sia l'arresto della deforestazione, che la salvaguardia delle foreste allo stato attuale, potrebbero, da soli, impedire di emettere 3,6 miliardi di tonnellate di anidride carbonica: e vale a dire, l' equivalente all'anno - tra il 2020 e il 2050 - di circa il 14% di quanto è necessario fino al 2030 per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 °C. Nel presentare il suo rapporto al World Forestry Congress tenutosi a Seoul, la FAO ha spiegato che “il perseguimento equilibrato e simultaneo di questi percorsi può aiutare ad affrontare le crisi che si trovano davanti le persone e il pianeta, generando, al tempo stesso, benefici economici e sostenibili, specialmente per le comunità rurali”. Oltre allo stop alla deforestazione, la seconda via maestra indicata dalla FAO è – come si è detto - il ripristino di 1,5 miliardi di ettari di terreni degradati, visto che l'aumento della copertura arborea potrebbe incrementare la produttività agricola di un altro miliardo di ettari. Tra il 2020 e il 2050, il ripristino di terreni degradati attraverso l'imboschimento e il rimboschimento potrebbe, infatti, portare fuori dall'atmosfera fino a 1,5 miliardi di tonnellate equivalenti di CO2: vale a dire, una quantità equivalente a quella che producono 325 milioni di autovetture a benzina ogni anno. Infine, la terza ed ultima raccomandazione della FAO è quella rappresentata dall'utilizzo sostenibile delle foreste e dalla costruzione di catene del valore ecologiche che aiuterebbero a soddisfare la futura domanda di materiali ( con un consumo globale di tutte le risorse naturali che dovrebbe più che raddoppiare da 92 miliardi di tonnellate nel 2017 a 190 miliardi di tonnellate nel 2060 ) e che promuoverebbe economie sostenibili con maggiori opportunità di lavoro e mezzi di sussistenza più sicuri. I finanziamenti per le foreste devono, pertanto – sempre secondo la FAO - almeno triplicare, fino a superare i 200 miliardi di dollari all'anno per raggiungere, entro il 2030, gli obiettivi di neutralità in materia di clima, biodiversità e degrado del suolo. “I piccoli proprietari, le comunità locali e le popolazioni indigene possiedono o gestiscono – secondo il rapporto - quasi la metà - ( e cioè 4,35 miliardi di ettari) dei paesaggi forestali e agricoli del mondo e si riveleranno, quindi, fondamentali”. Infatti, questo studio rivela che i piccoli proprietari di tali terreni generano un reddito annuo lordo fino a 1.290 miliardi di dollari. Esistono, comunque, già più di 8,5 milioni di organizzazioni mondiali di produttori, sorte proprio per aiutare gli attori locali a partecipare ed a sostenere una ripresa verde.

    Le nuove Tecniche di Evoluzione Assistita | 03/05/2022 | Sostenibilità

    Play Episode Listen Later May 3, 2022 2:16


    E' assolutamente indispensabile che venga al più presto riconosciuto il ruolo delle cosiddette “TEA”, vale a dire le nuove Tecniche di Evoluzione Assistita, per favorire lo sviluppo di una genetica green, che sia in grado di tutelare l'ambiente, di proteggere le produzioni agricole con meno pesticidi, di difendere il patrimonio di biodiversità presente in Italia dai cambiamenti climatici e di far tornare la ricerca italiana a giocare un ruolo di primo piano dopo la parentesi dell'emergenza sanitaria. Ad affermarlo è la Coldiretti, la quale fa riferimento alla consultazione pubblica aperta dalla Commissione Europea e finalizzata a meglio definire le norme relative alle piante prodotte con le Nuove Tecniche Genomiche. La ricerca agraria – sottolinea la Coldiretti – ha oggi a propria disposizione nuove tecnologie di miglioramento genetico, che permettono di riprodurre, in maniera precisa e mirata, i risultati dei meccanismi alla base dell'evoluzione biologica naturale. E si tratta, appunto, delle tecniche raggruppate sotto la denominazione Tea (Tecnologie di Evoluzione Assistita). Tecniche che, tra l'altro, non prevedono neppure l'inserimento di un Dna estraneo alla pianta. Pertanto - spiega sempre l'Associazione dei coltivatori italiani - per riuscire a cogliere fino in fondo queste nuove opportunità offerte dalla ricerca scientifica ( continuando, comunque, a valorizzare i primati green dell'agricoltura italiana in termini di tipicità, sostenibilità e biodiversità ), è necessario che si arrivi, rapidamente, ad una regolamentazione dei prodotti agricoli ottenuti da tali metodologie, che oggi non trovano ancora una adeguata collocazione a livello normativo comunitario. Siamo, quindi, in presenza – come ha dichiarato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – di una grande sfida per far tornare gli agricoltori protagonisti della ricerca, senza che i risultati finiscano nelle mani di poche multinazionali proprietarie dei brevetti. L'obbiettivo primario dell'Associazione è, infatti, quello di difendere e valorizzare sia il patrimonio di biodiversità agraria nazionale, che la peculiarità delle campagne italiane, garantendo, in tal modo, nuove possibilità di crescita e sviluppo a tutto il nostro comparto agroalimentare.

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