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Pietro Conte"Il sublime astratto"Johan & Levi Editorewww.johanandlevi.comL'incomprensione è parte integrante delle relazioni umane, e quando a comunicare sono Erwin Panofsky, il massimo teorico dell'iconologia medievale e rinascimentale, e Barnett Newman, esponente e principale teorico dell'Espressionismo Astratto, il disastro è assicurato. Soprattutto se nessuno è intenzionato a scendere a patti.Una polemica attorno al termine “sublime” dà il la per una riflessione molto più ampia sullo stato dell'arte aniconica. Negli Stati Uniti in particolare questa si è voluta annunciare completamente aliena non solo nei confronti della tradizione figurativa e delle categorie del bello formale e del classicismo di stampo europeo, ma anche rispetto alla stessa arte astratta del Vecchio Continente. L'astrattismo americano aveva come obiettivo principale quello di liberarsi da ogni proporzione e dalla rigidità delle forme e della geometria, senza per questo rinunciare al contenuto, aspetto che critici e teorici come Panofsky faticavano anche solo a immaginare.In questa antologia di saggi, curata da Pietro Conte, emergono le posizioni di sostenitori e detrattori di quella corrente che ha posto come obiettivo la costante ricerca, il tentativo di suscitare un terrore mescolato al piacere, con la perdita di tutte le coordinate e i punti fermi, esprimendo ancora, ma in modo completamente nuovo, il sublime.Pietro ConteInsegna Estetica all'Università Statale di Milano. Le sue ricerche vertono principalmente sui concetti di iperrealismo, illusione e immersività, nonché sulle differenti pratiche di contestazione e superamento delle tradizionali soglie divisorie tra immagini e realtà.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Il presidente Donald Trump ha annunciato una sospensione di 90 giorni dei dazi imposti lo scorso 2 aprile. Tuttavia, la misura non riguarda la Cina, che continua a essere soggetta a dazi pari al 125%. Questa scelta alimenta l'escalation commerciale, con l'intento dichiarato di prendere posizione contro il dragone cinese. Tuttavia, la scelta di Trump rischia di compromettere la credibilità degli Stati Uniti, inducendo altri Paesi a orientarsi verso la Cina come partner preferenziale, attratti dalla sua maggiore stabilità e prevedibilità nelle relazioni internazionali. Ne parliamo con Marco Valsania, corrispondente del Sole 24Ore da New York e Roberto Menotti, Vice direttore di Aspenia.La visita di Re Carlo in Italia rappresenta un segnale di vicinanza tra il Regno Unito e il Vecchio Continente. Ne parliamo con Tiziana Prezzo, inviata di Sky Tg24, autrice di “Il regno fragile. Le difficoltà della Corona, gli effetti della Brexit, la svolta laburista” (People editore).
La guerra dei dazi entra nel vivo e manda a tappeto i mercati europei. La risposta cinese alle tariffe imposte da Donald Trump - con sovrattasse del 34% su tutti i beni Usa - ha infatti alzato la temperatura dello scontro commerciale. Ad acuire i timori di escalation c'è poi il fatto che il presidente americano non è arrivato alcun passo indietro («le mie politiche non cambieranno mai», ha scritto sul social Truth), nemmeno dopo la seconda giornata di forti cali registrata a Wall Street. Così, le Borse del Vecchio Continente, non solo non recuperano le forti perdite della vigilia, ma segnano tutte perdite attorno ai 4 punti percentuali. Maglia nera è Milano che, con un passivo del 6,5%, azzera quasi completamente i guadagni da inizio anno, mandando in fumo 47 miliardi di euro. «La risposta della Cina ai dazi statunitensi è aggressiva e rende altamente improbabile un accordo a breve termine" con gli Usa, spiega Capital Economics riassumendo gli umori di giornata sui mercati, con il Dragone che sembra credere che la sua economia sia "sufficientemente forte per resistere a qualsiasi attacco di Trump».La Borsa di Milano ha perso il 6,53% arretrando a 34.649 puntiHanno commentato la giornata sui mercati Peter Cardillo, Chief Market Economist per Spartan Capital Securities, Giulio Tremonti, deputato e presidente della commissione Affari esteri ed europei della Camera e Giulio Sapelli dell'Università Statale Milano.
“Proteggere l'informazione è un dovere”: con queste parole la commissaria europea Marta Kos ha sottolineato l’impegno dell’Unione a tutela di Radio Free Europe / Radio Liberty, l’emittente che dagli Anni Cinquanta rappresenta il simbolo dell'informazione libera nel Vecchio Continente. I tagli imposti dall'amministrazione Trump nelle scorse settimane, con lo stop ai finanziamenti da parte dell'agenzia […]
L'avvento dell'amministrazione Trump si configura ormai, in modo sempre più chiaro, come una seria minaccia alle economie dell'Unione europea la quale, suo malgrado, viene adesso a trovarsi – proprio in quella che è, certamente, la fase più delicata dei suoi ultimi ottant'anni – nella sgradevolissima situazione di sentirsi del tutto impreparata, dinanzi ad un pericolo tanto grave, quanto inatteso. E non stiamo parlando solamente della questione dei dazi che, in realtà, non è altro che un aspetto particolare – sia pure rilevantissimo – della nuova strategia di una Casa Bianca, che non fa più alcun mistero di voler modificare profondamente i suoi rapporti con il Vecchio Continente, non riconoscendolo più come un partner strategico, ma piuttosto – come recentemente emerso anche dalla penosa vicenda del “Signalgate” – alla stregua di una congrega di Paesi “scrocconi”, tenuti insieme soltanto dalla volontà di “fregare gli Stati Uniti”… Dinanzi a certe affermazioni decisamente sconcertanti, cui seguono – quasi ogni giorno – sorprendenti “giri di valzer” della diplomazia americana, viene inevitabile domandarsi se l'unità occidentale possa ancora, in un modo o nell'altro, sopravvivere in presenza di divergenze di opinioni così profonde come, ad esempio, quella che si è venuta a creare in merito alle relazioni con la Russia di Putin. Ed a questo proposito, avvertiamo il rischio molto concreto che, in mancanza di una sua risposta forte ed immediata – sia sul terreno della politica militare, che su quello della salvaguardia dei suoi interessi economici – l'Unione europea sia destinata ad un futuro di sostanziale irrilevanza. E l'Italia, in uno scenario di questo tipo, può davvero permettersi di assistere senza reagire al dissolversi del suo sistema industriale che – non dimentichiamolo – è il secondo in Europa, nonché il più diversificato e il più dinamico? I vincoli e l'incapacità che, solitamente, Bruxelles manifesta quando si tratta di prendere provvedimenti rapidi ed efficaci, inducono purtroppo a dubitare del fatto che saprà rivelarsi, almeno in questi frangenti, effettivamente in grado di elaborare politiche industriali, energetiche o militari unitariamente adeguate alla svolta epocale stiamo vivendo. Naturalmente speriamo di venire smentiti dai fatti, ma se ciò non dovesse accadere, sarebbe pure ragionevole, per il nostro Paese, individuare spazi di manovra autonomi a livello di commercio globale. D'altra parte, parlare di interessi nazionali non significa affatto schierarsi su posizioni anti comunitarie. Anzi, tutti gli Stati europei hanno interessi nazionali e li tutelano (vedi soprattutto Francia e Germania) senza, tra l'altro – spesso e volentieri – guardare in faccia a nessuno… Comunque, rinviamo, per ora, a tempi migliori la nascita degli Stati Uniti d'Europa e limitiamoci a considerare che sarebbe già molto soddisfacente se Bruxelles riuscisse, fin da oggi, a convogliare le svariate istanze nazionali verso un più ampio interesse di dimensione davvero continentale, applicandosi, in particolare, su temi realmente strategici come la difesa militare, le politica energetica, quella industriale ed il ridimensionamento della sua miope burocrazia che – come è noto – è all'origine di tante storture. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
NordVPN festeggia il suo compleanno, ma il regalo è per voi!
L'innovazione in Europa è a un bivio critico. Mentre Stati Uniti e Cina dominano l'intelligenza artificiale e le infrastrutture digitali, il Vecchio Continente si trova a dipendere da tecnologie estere, con il 90% delle aziende europee vincolate ai servizi cloud americani. Ma è davvero possibile invertire questa tendenza?Abbiamo affrontato il tema con Umberto Bottesini, founding partner di Blacksheep VenturesIl nodo centrale non è tanto la capacità di sviluppare software competitivo-dove l'Europa ha già eccellenze-quanto la fragilità delle infrastrutture tecnologiche. La produzione di semiconduttori e il cloud restano punti deboli, e finché dipenderemo quasi totalmente da fornitori esterni, il rischio di restare esclusi dal gioco sarà concreto.Il problema non è solo tecnologico, ma anche finanziario. Gli investimenti europei continuano a fluire verso gli Stati Uniti, dove la fiscalità e i rendimenti sono più attrattivi. Il capitale c'è, ma viene drenato fuori dai confini dell'UE. Il risultato? Un mercato frammentato, con 27 normative fiscali diverse che ostacolano lo sviluppo di un ecosistema competitivo.Per un'azienda europea, questo scenario presenta un doppio dilemma: da un lato, le imprese tradizionali devono capire se aspettare o investire subito nell'innovazione; dall'altro, le startup tecnologiche devono trovare modi più efficaci per trattenere talenti e crescere. Come? Adottando modelli di partecipazione più diffusi nel mondo anglosassone, come stock option plan generosi per i dipendenti chiave, e creando tecnologie pensate per rispettare il rigido framework normativo europeo su privacy, sicurezza e copyright.L'Europa può trasformare i suoi vincoli normativi in un vantaggio competitivo? E le aziende europee possono smettere di essere il "vaso di coccio" tra Stati Uniti e Cina? La sfida è aperta, ma una cosa è certa: aspettare non è un'opzione.
Il penoso spettacolo, a cui abbiamo assistito in diretta mondovisione dallo Studio Ovale, lascia intendere che il futuro dell'Ucraina sarà sempre più una questione da affrontare in un ambito strettamente europeo. Indispettita dall'opposizione di Zelensky, a consegnarle - senza fiatare ed in cambio di generiche promesse o di beffardi inviti a “fidarsi della parola di Putin” - l'immenso tesoro racchiuso nel sottosuolo del suo Paese, l'Amministrazione Trump sembra adesso orientata ad abbandonare Kiev al suo ingrato destino, sospendendo, fin da subito, ogni forma di aiuto militare: dalle forniture di armi all'accesso ai satelliti Starlink di Elon Musk, divenuti ormai indispensabili per quanto riguarda la connettività internet su tutto il territorio ucraino. Tuttavia, ad onta dei facili trionfalismi espressi dai vari putiniani di casa nostra, non sono pochi gli analisti di cose militari a sostenere, che, in realtà, il tracollo completo dell'esercito di Zelensky non sarebbe poi così prossimo, visto che disporrebbe ancora di armi e munizioni in quantità adeguata per resistere per qualche mese (forse, addirittura sei) senza ricevere ulteriori rifornimenti. L'esito della guerra in corso sarebbe, quindi, probabilmente scontato nel medio – lungo termine, ma non nel breve. La patata bollente passa, dunque, al Vecchio Continente al quale tuttavia, se davvero riuscisse a trovare una sua unità di intenti sul sostegno alle ragioni del Paese aggredito, non dovrebbero affatto mancare le risorse finanziarie per subentrare agli Americani nel supporto militare a Zelensky: d'altra parte, i missili e i cannoni – che forse, al momento, scarseggiano negli arsenali di Berlino o di Parigi - si possono, pur sempre, acquistare anche da Paesi terzi... magari dagli stessi Stati Uniti, che, in questo caso, riuscirebbero ad unire l'utile (dei cospicui guadagni) al dilettevole (del mettersi comodamente d'accordo con Mosca per una ridefinizione delle rispettive aree di influenza a livello planetario). E in effetti, Donald Trump è stato molto chiaro nel ribadire, più volte, la sua ferma intenzione di non inviare neanche un soldato in Ucraina e di nemmeno voler concedere aiuti strategici ad un eventuale contingente europeo di peace keeping. E su queste ipotesi è stato irremovibile, sia parlandone con Macron, che con Starmer: Washington non vede, quindi, soluzioni terze rispetto alla continuazione della guerra – purché, naturalmente, a pieno carico degli Europei - oppure alla rapida capitolazione definitiva della resistenza ucraina di fronte agli appetiti dell'orso russo. In conclusione, pare incredibile, ma stiamo davvero assistendo alla paradossale situazione in cui è un presidente americano a portare a compimento lo storico disegno perseguito oggi da Putin ed in passato dai suoi predecessori sovietici : quello cioè, di dividere l'Occidente in due sponde, tra di loro separate da un Oceano Atlantico di incomprensioni. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Sembra proprio che l'atteggiamento aggressivo assunto dalla nuova Amministrazione americana nei confronti dell'Europa nel suo complesso, stia avendo l'effetto di rivitalizzare, rapidamente, quei rapporti tra Regno Unito ed Unione europea, messi a così dura prova dalla Brexit del 2016. Infatti, dinanzi all'esigenza di garantire la propria sicurezza, senza poter più fare affidamento sull'ombrello militare americano, il riavvicinamento tra Londra e le altre capitali del Vecchio Continente pare, adesso, orientato a procedere a passi sempre più celeri: come, del resto, suggerisce anche l'incontro che, domenica 2 marzo, vedrà proprio il premier britannico, Keir Starmer, ospitare i leader dei maggiori Paesi europei, per parlare di questioni inerenti l'eventuale allestimento di una comune difesa militare. E si tratta di un meeting che, prima dell'avvento di Trump alla Casa Bianca, sarebbe stato ben difficilmente immaginabile. Probabilmente, la politica inglese ha iniziato a riflettere sul fatto che la Brexit, oltre ad avere creato tanti problemi, non ha nemmeno poi portato quei vantaggi particolari che, specialmente sul piano dei trattamenti di favore da parte degli Stati Uniti, erano stati, invece, tanto attesi. Anzi, gli attacchi arroganti (e davvero sorprendenti) indirizzati da Trump all'Europa – ormai considerata, evidentemente, più come un fastidioso intralcio alla strategia del Make America Great Again, che come un affidabile alleato – devono avere accentuato, anche Oltremanica, i timori legati al possibile verificarsi -in un futuro magari neanche troppo lontano – di situazioni di inadeguatezza militare, dinanzi ad un'ulteriore ripresa dell'espansionismo russo. Stiamo, naturalmente, parlando di passaggi che non esprimono ancora una chiara intenzione di Londra di rientrare a far parte della famiglia europea, ma che, comunque, conferiscono una certa attualità ad ipotesi che, soltanto pochi mesi fa, sarebbero state quasi impensabili. In conclusione, è, forse, ancora abbastanza prematuro ritenere che la brutale sequenza di “sparate” che giungono, quotidianamente, da Washington, possa davvero provocare quel salutare shock di rinnovamento politico di cui l'Europa avrebbe tanto bisogno. Tuttavia, l'incontro londinese di domenica prossima ci induce a sperare che almeno qualche barlume di consapevolezza stia, gradualmente, emergendo dal fondo del più colpevole immobilismo. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Eccessiva attenzione ai costi, ritardi nel rinnovamento della gamma e politiche commerciali sbagliate in Nord America (prezzi troppo alti per modelli a fine ciclo, da cui eccesso di auto sui piazzali dei concessionari). Sono tra le cause che hanno spinto il gruppo Stellantis verso un bilancio del 2024 disastroso. Il gruppo ha chiuso l anno con ricavi netti pari a 156,9 miliardi di euro, in calo del 17% rispetto al 2023, con consegne consolidate in diminuzione del 12% «per gap temporanei nella gamma prodotti e azioni di riduzione delle scorte ormai completate». L utile netto è affondato: -70%, a di 5,5 miliardi. L utile operativo rettificato, 8,6 miliardi, è diminuito del 64%. Ma a complicare il quadro ecco l incertezza legata ai dazi del 25% sulle importazioni che l Amministrazione Trump introdurrà dal 2 aprile e che colpirebbero particolarmente il gruppo, molto legato a produzioni in Messico e Canada. «Sosteniamo Trump» nel suo focus «sulla produzione negli Usa, ma le discussioni sono ancora in corso. Stiamo valutando quali possano essere le conseguenze per noi», ha dichiarato il presidente del gruppo John Elkann. Stellantis ha quindi aggiornato le stime e prevede «il ritorno a una crescita profittevole e a una generazione di cassa positiva nel 2025». L azienda parla di crescita «positiva» dei ricavi netti, un margine di reddito operativo positivo a una cifra e flusso di cassa industriale «positivo», «che riflette sia la fase iniziale della ripresa commerciale sia le elevate incertezze del settore».I commenti di Mario Cianflone, Il Sole 24 Ore e Michele Solari, referente della nautica elettrica per Assonautica italiana.Trump annuncia una pioggia di daziDonald Trump ha annunciato che a partire dal 4 marzo scatteranno i dazi del 25% contro Messico e Canada e del 10% contro la Cina. Continuano ad arrivare nel nostro Paese fiumi di droghe dal Messico e dal Canada a livelli altissimi e inaccettabili. Una grande percentuale di queste, molte sotto forma di Fentanil, sono prodotte e fornite dalla Cina , ha attaccato Trump in un post su Truth. Ieri però nel bersaglio della casa Bianca è finita anche l'Bruxelles. "L Unione Europea ci deruba, anzi è nata apertamente con quell intento. E gli Stati Uniti sono adesso pronti a colpire il Vecchio Continente con un offensiva a base di duri dazi del 25%, nell auto ma anche generali , rivolti a tutti gli altri settori". Donald Trump alza il tiro delle minacce nelle guerre commerciali transatlantiche. "Abbiamo preso una decisione e annunceremo i dettagli molto presto", ha dichiarato il presidente americano. "Saranno del 25%", ha precisato parlando delle tariffe. Ha poi aggiunto che verranno applicate "in modo generale", vale a dire "sull auto e su tutto il resto". La Ue, ha continuato descrivendo con toni ostili il gruppo delle nazioni europee, "non accetta le nostre auto o i nostri prodotti agricoli, si approfitta di noi".Lucio Miranda, Presidente Export USA, è intervenuto a Focus Economia.Fontana: «Classifiche inaccettabili». Il ministero della Salute: nessuna classifica e dati condivisi«Sono cose assolutamente inaccettabili. I parametri indicati non hanno niente a che vedere con il funzionamento della sanità, sono cose cervellotiche che hanno l obiettivo di penalizzarci. Sono dati che si fondano su questioni che non c entrano niente, codici interpretabili in differenti modi, tra diverse aziende sanitarie e Regioni. Non può essere questo il metodo di giudizio del funzionamento della sanità». Si è espresso così il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana a proposito dei risultati della classifica del ministero della Salute sulla qualità di cura delle Regioni. «Sono tutte, se posso usare un termine giuridico, puttanate», ha aggiunto. Il ministero della Salute ha però replicato subito al governatore Fontana spiegando che non formula classifiche, limitandosi a pubblicare periodicamente, in ottemperanza alla normativa vigente, i dati relativi alla corretta erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza e rappresenta un meccanismo alla cui elaborazione le Regioni partecipano attivamente mediante i propri rappresentanti tecnici.Ma come funzionano queste pagelle messe a punto dal ministero della Salute che vedono il Veneto al top e la Calabria in fondo con la Lombardia che esce dai primissimi posti ma resta comunque ben oltre la sufficienza? Pagelle - ogni Regione per essere promossa deve superare l'asticella dei 60 punti su 100 - che hanno visto nel 2023 otto Regioni con almeno una insufficienza e cioè Valle d'Aosta, Bolzano, Liguria, Abruzzo, Basilicata, Molise, Sicilia e Calabria e che servono tra le altre cose a distribuire i fondi premiali del Fondo sanitario nazionale (circa 600 milioni).Sebastiano Barisoni ha intervistato sul tema Marzio Bartoloni, Il Sole 24 Ore.
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Byd a caccia di componentistica europea. E il colosso cinese sceglie l'Italia come prima tappa del road show che lo porterà a toccare tutti i Paesi europei dove c è una presenza importante di imprese del comparto automotive. Il produttore di Shenzhen ha puntato la bussola su Torino, una delle culle dell auto in Italia. La tre giorni parte oggi al Museo dell Auto di Torino, a pochi giorni dalla presentazione dell Atto 2, nuovo modello del marchio del Dragone che ha ormai ingaggiato una sfida diretta con Tesla. Sarà un confronto con le imprese che si sono iscritte all evento, realizzato in collaborazione con l Anfia. Una tre giorni da tutto esaurito: 380 le aziende della componentistica che parteciperanno. Alla plenaria ha partecipato Zhiqi He, vicepresidente e capo acquisti di Byd, che ha presentato i programmi della multinazionale cinese nel Vecchio Continente: due nuove fabbriche, una in Ungheria, che sarà operativa da questo autunno e l altra in Turchia, prevista per il 2026. Per evitare i dazi imposti dalla Ue sulle auto made in China, Byd fa il suo ingresso in Europa con due unità produttive e un ambizioso piano commerciale. A spiegare le rotte dell azienda ci sarà anche Alfredo Altavilla, special advisor di Byd e già braccio destro di Sergio Marchionne ai tempi di Fca. Altavilla, nel suo ruolo di consulente per le strategie europee, spinge perché l industria automobilistica cinese cominci, per la prima volta, a fornirsi di componentistica made in Italy. E quelle competenze, oggi frustrate dalla crisi dell auto e dal rallentamento di Stellantis, sono state individuate soprattutto nella filiera piemontese, più di 700 imprese e 20 miliardi di ricavi. Intervengono con il loro punto di vista Marco Stella, vice presidente di ANFIA e Presidente del Gruppo Componenti di ANFIA e Filomena Greco, Il Sole 24 ore.Prada, quattro settimane per l'acquisto di Versace Il gruppo Prada prova ad accelerare per l acquisizione di Versace. Secondo indiscrezioni la società del lusso che fa capo a Miuccia Prada e Patrizio Bertelli e guidata da Andrea Guerra avrebbe fissato quattro settimane di trattative in esclusiva con la multinazionale Capri Holdings, attuale proprietaria del brand di Donatella Versace. Le discussioni di Prada, anticipate dal Sole 24 Ore lo scorso 10 gennaio, entrano dunque in una fase cruciale. L unione potrebbe mettere sotto lo stesso tetto due brand leggendari e potrebbe segnare il ritorno del gruppo Prada all espansione tramite M&A: secondo indiscrezioni, all interno della famiglia sarebbe in corso una riflessione per valutare l impatto di una acquisizione di questo tipo.Il gruppo Prada è infatti cresciuto negli ultimi anni in maggior misura in modo organico. Nella prima metà degli anni 2000, invece, il gruppo aveva avviato una campagna di acquisizioni, sul modello delle grandi conglomerate del lusso francesi, per poi fermarsi successivamente. Tra le acquisizioni principali del passato ci sono state quelle di Helmut Lang per 40 milioni di dollari, di Jil Sander per 105 milioni di dollari, entrambe poi cedute, e del gruppo Church s per 170 milioni di dollari. Facciamo chiarezza con Carlo Festa, Il Sole 24 Ore.Campari corre in borsa sui 500 tagli al personale Taglio dei costi e razionalizzazione del portafoglio marchi di Campari. In attesa di presentarsi ufficialmente al mercato il 4 marzo per illustrare i conti annuali del gruppo milanese, conti che però non portano la sua firma, la sfida del top manager britannico Simon Hunt per risollevare la marginalità di Campari parte dalla sforbiciata ai costi. Secondo indiscrezioni di stampa, a un mese dal suo insediamento il nuovo ad del colosso italiano degli spirits ha preparato un primo intervento di risparmi con cui provare a invertire la china di un ebitda (590,7 milioni di euro) che a livello organico nei primi nove mesi dello scorso anno ha segnato una diminuzione del 2%, in calo drastico a due cifre (-14%) nel solo terzo trimestre. Le forbici si abbatteranno sui costi fissi e in particolare su quello del lavoro. Già a fine ottobre, in occasione della presentazione della trimestrale, Campari aveva fatto capire che la riorganizzazione avrebbe potuto coinvolgere anche il corpo dei dipendenti. Con 25 stabilimenti in giro per il mondo e una rete distributiva propria in oltre 26 Paesi, Campari impiega quasi 5 mila persone. Il piano di Hunt prevede che a livello globale venga ridotto del 10% il numero dei dipendenti, da mettere subito fuori perimetro, percentuale dunque che corrisponde a circa 500 addetti. Di questi, 100 lavoratori sono in Italia, inclusa una ventina di dirigenti. A questo potrebbe poi aggiungersi un ulteriore sforbiciata ad altri costi non ritenuti necessari. Ne parliamo con Giorgia Colucci, Radiocor.
Le borse viaggiano con il vento in poppa a dispetto delle iniziative molto ‘ingombranti' di Donald Trump. Dopo i dazi imposti a Messico, Canada (poi sospesi) e Cina e quelli applicati ad acciaio e alluminio al via dal 12 marzo, l'incognita più importante è quella relativa alla posizione che verrà presa dagli Stati Uniti nei confronti dell'Europa. 'I tassi d'interesse dovrebbero essere abbassati, in modo che vadano di pari passo con i prossimi dazi! Avanti, America!', ha scritto Trump su Truth Social. E questo è successo proprio nella giornata di ieri, in cui si è manifestato un piccolo cigno nero: si è saputo che l'inflazione di gennaio è risalita di nuovo, portandosi al 3%. Immediata la reazione sul T-Bond: rendimento decennale Usa è schizzato sopra il 4,6%.In che direzione si sta andando? Dovremmo occuparci/preoccuparci tutti i giorni delle dichiarazioni e delle iniziative di Trump? Quali misure deve aspettarsi il Vecchio Continente e con quali effetti per i capitali investiti? Ne parliamo con Maria Paola Toschi, Global Market Strategist di JP Morgan Asset Management.
Non si arresta la crociata dell'Organizzazione Mondiale della Sanità nei confronti del consumo di alcolici. Dopo aver reso noti nel giugno del 2024 i dati aggiornati del “Rapporto Globale su alcol e salute e sul trattamento dei disturbi da uso di sostanze” evidenziando l'aggravarsi dello scenario e la conseguente necessità di intervenire per arginarne gli effetti, l'OMS ha diffuso un nuovo report questa volta dedicato specificamente a quel Vecchio Continente dove i livelli di consumo di alcol sarebbero rimasti sostanzialmente invariati per oltre un decennio, rendendola la sotto regione più a rischio. Il nuovo studio dal titolo “Monopoli nordici dell'alcol: comprendere il loro ruolo in una politica globale sull'alcol e l'importanza per la salute pubblica” analizza il modello diffuso negli ultimi anni in Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia e Isole Faroe da un lato per dimostrare concretamente come la struttura del sistema di distribuzione al dettaglio di alcolici influisca significativamente sulle vendite degli stessi, dall'altro per promuoverlo quale importante benchmark da cui altri paesi dell'UE potrebbero trarre ispirazione.
Nel discorso pronunciato a Davos lo scorso 23 gennaio, il neo presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha attaccato senza mezzi termini l'Europa, chiedendo agli alleati della Nato di aumentare la spesa per la difesa al 5% del PIL e minacciando tariffe sulle aziende che non producono negli Stati Uniti. È una sfida con la quale l'Unione europea è chiamata a confrontarsi da qui ai prossimi mesi, soprattutto se la minaccia di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti si farà più concreta. Vale allora la pena, cari ascoltatori, ripercorrere la genesi del Vecchio Continente, tracciare un quadro che nel corso del tempo ci porta agli assetti attuali di una costruzione europea ancora per molti versi incompiuta. Ne parliamo questa sera traendo spunto da un libro, giunto alla terza edizione, dal titolo “Storia minima d'Europa, dal neolitico a oggi”, pubblicato dal Mulino. L'autore è Andrea Zannini, docente di Storia dell'Europa all'Università di Udine.
I dipendenti italiani sono i più insoddisfatti d’Europa: solo il 43% considera la propria azienda un eccellente ambiente di lavoro. Sono dati allarmanti quelli emersi dalla prima edizione dello European Workforce Study, il rapporto realizzato da Great Place to Work ascoltando le opinioni espresse da quasi 25mila collaboratori rappresentativi di 19 paesi del Vecchio Continente. Basti pensare che l’indice medio di soddisfazione lavorativa in Europa si attesta al 59% (+16% rispetto all’Italia). Commentiamo questi dati con Alessandro Zollo, CEO di Great Place to Work Italia.Nella prima parte della puntata dedichiamo un breve approfondimento alla lotteria degli scontrini. Nel 2024 sono stati distribuiti premi per un importo complessivo di 36,6 milioni di euro, di cui 30,5 milioni destinati agli acquirenti e 6,1 milioni agli esercenti. Torniamo a fare il punto sul funzionamento dell'iniziativa rispondendo ad alcuni dubbi degli ascoltatori sul meccanismo e sulle modalità di comunicazione delle vincite. Interviene Luigi Ferrajoli, dottore commercialista ed esperto per Il Sole 24 ORE.
Trump si insedia alla Casa Bianca. Gli Stati Uniti restano divisi. E' il giorno dell'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, come il 47esimo Presidente degli Stati Uniti. Per Trump si tratta del suo primo comizio a Washington dall'assalto al Congresso il 6 gennaio 2021. Il suo mandato si apre già tra mille polemiche. I primi provvedimenti. Sarà avviato il grande piano per contrastare l'immigrazione che prevede arresti, vere e proprie deportazioni. Sul piano operativo doveva scattare in queste ore a Chicago, città simbolo del potere democratico, ma la fuga di notizie del Wall Street Journal ha solo spostato il luogo della partenza. Le agenzie che collaborano con Ice, l'Immigration and Customs Enforcement, dall' Homeland Security Investigations, il braccio investigativo del dipartimento di sicurezza interna, all'Enforcement and Removal Operations, che invece gestisce le deportazioni, restano in stato d'allerta. Agli agenti non sono stati però ancora forniti dettagli specifici e logistici, se non un generico “tenersi pronti a partire”. Trump dovrebbe emettere un ordine esecutivo che darebbe alla società madre cinese di TikTok più tempo per trovare un acquirente prima che la popolare piattaforma di condivisione video venga soggetta a un divieto permanente negli Stati Uniti. Poi Trump procederà all'acquisizione da parte degli Stati Uniti della Groenlandia, oggi regione autonoma della Danimarca: le valutazioni sull'“affare del secolo” variano tra 600 e 1.100 miliardi di dollari. Le distanze tra Stati Uniti ed Europa. Trump non ha invitato alla cerimonia di insediamento nessuno dei rappresentanti delle istituzioni comunitarie (von der Leyen, Costa e Metsola), facendo invece recapitare il biglietto di ingresso ai soli Giorgia Meloni e Viktor Orbán tra i leader del Vecchio Continente (il premier ungherese ha poi rinunciato al viaggio a Washington) . L'altra America. Metà del Paese non ci crede, come ha dimostrato la “People March” di protesta tenutasi nella capitale. I numeri dei manifestanti non erano paragonabili alla marcia delle donne all'inizio del primo mandato, ma il messaggio era lo stesso: «Trump deve andarsene». La strategia della resistenza sembra cambiata, forse perché la gente è esausta, oppure perché la contrapposizione frontale e generale non promette di funzionare. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Trump si insedia alla Casa Bianca. Gli Stati Uniti restano divisi. E' il giorno dell'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, come il 47esimo Presidente degli Stati Uniti. Per Trump si tratta del suo primo comizio a Washington dall'assalto al Congresso il 6 gennaio 2021. Il suo mandato si apre già tra mille polemiche. I primi provvedimenti. Sarà avviato il grande piano per contrastare l'immigrazione che prevede arresti, vere e proprie deportazioni. Sul piano operativo doveva scattare in queste ore a Chicago, città simbolo del potere democratico, ma la fuga di notizie del Wall Street Journal ha solo spostato il luogo della partenza. Le agenzie che collaborano con Ice, l'Immigration and Customs Enforcement, dall' Homeland Security Investigations, il braccio investigativo del dipartimento di sicurezza interna, all'Enforcement and Removal Operations, che invece gestisce le deportazioni, restano in stato d'allerta. Agli agenti non sono stati però ancora forniti dettagli specifici e logistici, se non un generico “tenersi pronti a partire”. Trump dovrebbe emettere un ordine esecutivo che darebbe alla società madre cinese di TikTok più tempo per trovare un acquirente prima che la popolare piattaforma di condivisione video venga soggetta a un divieto permanente negli Stati Uniti. Poi Trump procederà all'acquisizione da parte degli Stati Uniti della Groenlandia, oggi regione autonoma della Danimarca: le valutazioni sull'“affare del secolo” variano tra 600 e 1.100 miliardi di dollari. Le distanze tra Stati Uniti ed Europa. Trump non ha invitato alla cerimonia di insediamento nessuno dei rappresentanti delle istituzioni comunitarie (von der Leyen, Costa e Metsola), facendo invece recapitare il biglietto di ingresso ai soli Giorgia Meloni e Viktor Orbán tra i leader del Vecchio Continente (il premier ungherese ha poi rinunciato al viaggio a Washington) . L'altra America. Metà del Paese non ci crede, come ha dimostrato la “People March” di protesta tenutasi nella capitale. I numeri dei manifestanti non erano paragonabili alla marcia delle donne all'inizio del primo mandato, ma il messaggio era lo stesso: «Trump deve andarsene». La strategia della resistenza sembra cambiata, forse perché la gente è esausta, oppure perché la contrapposizione frontale e generale non promette di funzionare. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Atmosfera sospesa a Damasco tra speranze e attesa per il futuro esecutivo, esecuzioni sommarie e prime vendette. Facciamo il punto con Francesco Petronella, giornalista di Ispi, esperto di Medio Oriente.Negli ultimi giorni, l'esercito israeliano ha attraversato il confine che divide Israele dalle Alture del Golan, una zona cuscinetto smilitarizzata all'interno della Siria, per stabilire quella che il ministro della Difesa Israel Katz ha definito "un'area difensiva priva di armi e minacce terroristiche". L'analisi di Boaz Shapira, ricercatore del centro studi "Alma", organizzazione israeliana specializzata sui temi della sicurezza del confine settentrionale.Per il Consiglio d'Europa, “la sospensione del trattamento delle richieste di asilo e l'annuncio di piani per il rimpatrio forzato da parte di diversi stati europei sollevano urgenti interrogativi sulle condotte dei paesi e sulla loro conformità con gli obblighi internazionali, in materia di rifugiati e diritti umani, in particolare con il principio di non respingimento”. Ne parliamo con Arturo Varvelli, direttore della sede romana dell'European Council on Foreign Relations.
Dai rischi legati al consumo di cibi ultraprocessati al rapporto cibo e salute, dall uso dell intelligenza artificiale alla transizione energetica e al nucleare, dai destini dell Europa fino al Piano Africa. Questi sono alcuni dei temi al centro dell edizione 2024 del Forum Internazionale dell Agricoltura e dell Alimentazione, organizzata da Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House Ambrosetti, che si tiene presso Villa Miani a Roma, dalle ore 9:30 di giovedì 28 fino a venerdì 29 novembre.In questo contesto è stato presentato oggi il rapporto Coldiretti/Censis secondo il quale oltre sei italiani su dieci temono che la proliferazione delle guerre e gli effetti dei cambiamenti climatici finiscano per ridurre la quantità di cibo disponibile. Ritorna dunque la paura di una carestia globale dinanzi alla quale occorre razionalizzare l'utilizzo delle risorse, a partire dalla necessità di destinare i fondi agricoli europei della Pac solo ai veri agricoltori per continuare a garantire in futuro la produzione alimentare.Tra i messaggi lanciati durante il Forum c'è anche la necessità di raddoppiare gli investimenti a 6 miliardi entro il 2030 per sostenere l'innovazione in agricoltura per contrastare i cambiamenti climatici e assicurare la produzione alimentare.L'intervento di Ettore Prandini Presidente Coldiretti ai microfoni di Sebastiano Barisoni.Energia e politica al centro della decima edizione di MED Dialoghi MediterraneiSi è conclusa ieri la decima edizione della Conferenza MED Dialoghi Mediterranei iniziata lunedì 25 novembre. La conferenza, promossa dal 2015 dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dall'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) a Roma presso il Rome Cavalieri Waldorf Astoria HotelTra i temi dibattuti, la politica e le scelte strategiche in materia energetica nell'area del Mediterraneo e del Vecchio Continente. Con la regione dei Balcani che si candida a giocare un ruolo di primo piano, l'intesa tra Simest e Libyan foreign bank, la richiesta della Somalia per un aumento degli investimenti italiani diretti verso il Corno d'Africa. E, chiaramente, la guerra a Gaza, la crescente violenza in Libano e le tensioni crescenti tra Iran e Israele stanno portando il Medio Oriente e il Mediterraneo sull'orlo di una gravissima crisi.Il commento di Franco Bruni, presidente dell Ispi e professore emerito del dipartimento di Economia dell Università Bocconi.Urso all'Ue, sull'auto tempesta perfetta, agire subito"Quello che sta accadendo in Europa" all'automotive "è particolarmente drammatico: la rinuncia a realizzare in Europa le gigafactory e nel contempo la chiusura di stabilimenti sull'endotermico. E' in corso una tempesta perfetta: si rinuncia alla via dell'elettrico e nel contempo si chiudono gli stabilimenti per non pagare le penali" al via il prossimo anno con il regolamento Ue. Lo ha detto il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, al Consiglio Ue competitività. "Dobbiamo agire e subito", ha rimarcato Urso, che ha promosso con la Repubblica Ceca un non paper sul futuro dell'automotive, sostenuto da altre 5 capitali (Austria, Slovacchia, Bulgaria, Polonia, Malta e Romania), che è stato al centro del dibattito in queste ore. Ai firmatari, nel corso del dibattito si sono aggiunti una serie di interventi da parte di altri Paesi a sostegno della posizione italiana."Siamo particolarmente soddisfatti - ha aggiunto Urso - dell'ampia convergenza di posizioni espressa dai Paesi UE sul nostro non-paper, relativo al settore automotive europeo. Una proposta che, di fatto, si colloca oggi al centro dell'agenda della Commissione Europea. Come sottolineato oggi dalla vicepresidente Margrethe Vestager, la presidente Ursula von der Leyen ha confermato il suo impegno diretto su questo dossier. Questo rafforza l'importanza strategica del tema, cruciale per l'industria e l'occupazione in Europa, e ci rassicura sul fatto che sarà una delle priorità chiave nei primi 100 giorni della nuova Commissione".Il punto di Adriana Cerretelli, editorialista Il Sole 24 Ore Bruxelles a Focus Economia.Per il Black Friday in Italia attese spese per oltre 2 miliardiSecondo le stime dell Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - School of Management del Politecnico di Milano, nei giorni compresi tra il Black Friday e il Cyber Monday, gli italiani spenderanno online oltre 2 miliardi di euro (+9% rispetto al 2023). In questa occasione, gli operatori particolarmente competitivi realizzeranno anche 10 volte il fatturato di un giorno medio, il doppio rispetto al 2023.Nato negli Stati Uniti negli anni '20 dalla catena di distribuzione Macy's per dare impulso alle spese all'indomani del giorno del Ringraziamento, il Black Friday è oggi un fenomeno globale che da il via alla stagione delle compere natalizie anche nel nostro paese. Le categorie più interessate da queste iniziative nel 2024, secondo lo studio dell'Osservatorio, saranno Abbigliamento, Beauty, Enogastronomia, Giocattoli, Informatica ed elettronica e poi ancora esperienze legate al mondo dei viaggi e degli eventi. Viene però evidenziato un trend decrescente per l Elettronica (-14% rispetto al 2023 ), che se un tempo rappresentava una delle categorie più performanti, oggi vede un calo delle vendite in favore di acquisti in altre categorie merceologiche.Le iniziative di sconto più comuni si suddividono equamente tra sconti applicati all intero catalogo e sconti riservati a una selezione di prodotti. Non mancano promozioni che sono finalizzate a premiare un target di clienti specifico: tra queste spiccano le iniziative di sconto anticipato per i clienti più fedeli. La maggior parte dei merchant manterrà una politica di sconti in linea con quella dell anno passato: su determinati prodotti i risparmi per il consumatore potranno superare anche il 30%. Per quanto riguarda le abitudini di acquisto, ci aspettiamo che quasi la totalità degli eShopper acquisti online durante questo periodo di promozioni, beneficiando di un risparmio medio di circa 20 ogni 100 spesi dichiara Valentina Pontiggia, Direttrice dell Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - Politecnico di Milano.Il commento di Valentina Pontiggia, Direttrice dell Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - Politecnico di Milano.
Francamente, ci sembra poco credibile che la decisione presa da Joe Biden, in merito alla fornitura ed all'utilizzo di missili a lungo raggio da parte degli Ucraini, non sia stata concordata durante l'incontro – durato ben due ore - che il presidente uscente ha avuto con il neo eletto Donald Trump. D'altra parte, vi pare possibile che i due acerrimi avversari di sempre, posti finalmente uno di fronte all'altro, siano rimasti per 120 minuti a guardarsi in faccia o a parlare dei loro nipotini? Noi siamo più propensi ad ipotizzare che qualcosa, sul conflitto in corso nel Vecchio Continente, debbano, invece, essersela detta... E' senz'altro vero che non saranno gli Atacms americani o gli Storm Shadow britannici a decidere le sorti della guerra, tuttavia permetteranno comunque, ai soldati di Zelensky, di creare non pochi problemi all'avanzata russa, colpendola alla fonte, attraverso una più precisa distruzione dei suoi arsenali e della sua industria bellica. Il tutto, andando a favorire, in vista del fatidico prossimo 20 gennaio, la definizione di uno scenario in cui Donald Trump potrà, eventualmente, iniziare il suo negoziato con Putin da una posizione resa più vantaggiosa dallo stallo di un'offensiva russa costretta a rivedere i suoi - forse un po' troppo ottimistici - sogni di gloria. In altre parole, a Washington, tra i due schieramenti che non si sono certamente scambiati amorosi sensi in campagna elettorale, potrebbe essere maturata una soluzione di compromesso che consentirebbe, da un lato, a Biden di non passare alla storia come l'uomo che ha sacrificato l'Ucraina e, dall'altro, al suo successore di iniziare, nel migliore dei modi, il suo mandato, facendo tacere, dopo quasi tre anni, le armi nel cuore dell'Europa, senza però darla troppo vinta a quel Putin che, adesso, immaginiamo tormentato da dubbi amletici sul come gestire questa alzata di toni – probabilmente inattesa – da parte americana (e di riflesso franco – britannica). Formalmente, la prima reazione del Cremlino è stata quella di pubblicare una nuova dottrina nucleare nazionale – per altro già illustrata e preannunciata dallo stesso Putin a settembre - che, di fatto, rimette in discussione il principio classico della deterrenza reciproca tra potenze nucleari, lasciando, quindi, campo libero al diritto di Mosca di utilizzare armi atomiche persino in presenza di attacchi tipicamente convenzionali, qualora questi siano giudicati come una “minaccia per la sua sovranità”. Ora è implicitamente chiaro che - con le nuove forniture missilistiche che hanno concesso in questi giorni all'Ucraina - Stati Uniti, Francia e Regno Unito stanno mostrando di non prendere troppo sul serio le minacce di Putin e di non avere poi nemmeno troppo timore nell'andare a “vedere” il suo bluff. Ecco, dunque, perché immaginiamo, in queste ore, l'uomo del Cremlino tormentarsi tra “l'Essere” che gli imporrebbe di dimostrare che sta facendo sul serio quando parla di potenziali conseguenze catastrofiche e il “non essere” che gli suggerisce, invece, di non scherzare col fuoco, visto che, con ogni probabilità, neanche un individuo disinvolto come Trump se la sentirebbe poi di negoziare con un “apprendista stregone” dell'energia atomica… "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Francamente, ci sembra poco credibile che la decisione presa da Joe Biden, in merito alla fornitura ed all'utilizzo di missili a lungo raggio da parte degli Ucraini, non sia stata concordata durante l'incontro – durato ben due ore - che il presidente uscente ha avuto con il neo eletto Donald Trump. D'altra parte, vi pare possibile che i due acerrimi avversari di sempre, posti finalmente uno di fronte all'altro, siano rimasti per 120 minuti a guardarsi in faccia o a parlare dei loro nipotini? Noi siamo più propensi ad ipotizzare che qualcosa, sul conflitto in corso nel Vecchio Continente, debbano, invece, essersela detta... E' senz'altro vero che non saranno gli Atacms americani o gli Storm Shadow britannici a decidere le sorti della guerra, tuttavia permetteranno comunque, ai soldati di Zelensky, di creare non pochi problemi all'avanzata russa, colpendola alla fonte, attraverso una più precisa distruzione dei suoi arsenali e della sua industria bellica. Il tutto, andando a favorire, in vista del fatidico prossimo 20 gennaio, la definizione di uno scenario in cui Donald Trump potrà, eventualmente, iniziare il suo negoziato con Putin da una posizione resa più vantaggiosa dallo stallo di un'offensiva russa costretta a rivedere i suoi - forse un po' troppo ottimistici - sogni di gloria. In altre parole, a Washington, tra i due schieramenti che non si sono certamente scambiati amorosi sensi in campagna elettorale, potrebbe essere maturata una soluzione di compromesso che consentirebbe, da un lato, a Biden di non passare alla storia come l'uomo che ha sacrificato l'Ucraina e, dall'altro, al suo successore di iniziare, nel migliore dei modi, il suo mandato, facendo tacere, dopo quasi tre anni, le armi nel cuore dell'Europa, senza però darla troppo vinta a quel Putin che, adesso, immaginiamo tormentato da dubbi amletici sul come gestire questa alzata di toni – probabilmente inattesa – da parte americana (e di riflesso franco – britannica). Formalmente, la prima reazione del Cremlino è stata quella di pubblicare una nuova dottrina nucleare nazionale – per altro già illustrata e preannunciata dallo stesso Putin a settembre - che, di fatto, rimette in discussione il principio classico della deterrenza reciproca tra potenze nucleari, lasciando, quindi, campo libero al diritto di Mosca di utilizzare armi atomiche persino in presenza di attacchi tipicamente convenzionali, qualora questi siano giudicati come una “minaccia per la sua sovranità”. Ora è implicitamente chiaro che - con le nuove forniture missilistiche che hanno concesso in questi giorni all'Ucraina - Stati Uniti, Francia e Regno Unito stanno mostrando di non prendere troppo sul serio le minacce di Putin e di non avere poi nemmeno troppo timore nell'andare a “vedere” il suo bluff. Ecco, dunque, perché immaginiamo, in queste ore, l'uomo del Cremlino tormentarsi tra “l'Essere” che gli imporrebbe di dimostrare che sta facendo sul serio quando parla di potenziali conseguenze catastrofiche e il “non essere” che gli suggerisce, invece, di non scherzare col fuoco, visto che, con ogni probabilità, neanche un individuo disinvolto come Trump se la sentirebbe poi di negoziare con un “apprendista stregone” dell'energia atomica… "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Michele Migone. Quale sarà il destino dell'Europa dopo la rielezione di Donald Trump e cosa accadrà all'Ucraina? Il presidente eletto USA ha già minacciato una sorta di guerra commerciale a suon di dazi nei confronti della UE, un conflitto che potrebbe essere molto oneroso per l'economia del Vecchio Continente. Così come ha già annunciato che metterà fine alla guerra in Ucraina. E tutti prevedono a discapito di Kiev. Ne abbiamo parlato con Eric Josef, corrispondente in Italia del quotidiano Liberation, con Tonia Mastrobuoni, corrispondente da Berlino de La Repubblica, con lo storico Andrea Graziosi, con Alessandro Marrone, esperto Nato dell'Istituto Affari Internazionali e con Lorenzo Cremonesi, inviato speciale del Corriere della Sera.
Il Piano Draghi esorta l'Europa a posizionarsi sulla frontiera tecnologica. Ma in realtà l'Europa avrebbe le carte in regola per estendere e spostare a proprio vantaggio questa frontiera.Marco Bussi con la sua consueta maestria ci spiega dove il Vecchio Continente potrebbe ringiovanire.
Possiamo supporre che 8 miliardi e 200 milioni di persone aspettino di sapere chi governerà il Mondo nei prossimi 4 anni. In ogni caso, anche chi non si interessa delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, vedrà la sua vita quotidiana influenzata da chi siederà alla Casa Bianca. Donald Trump ha già promesso che metterà fine alla guerra tra Russia e Ucraina, Kamala Harris ha ribadito più volte il suo sostegno all'Ucraina e alla NATO. Anche sull'appoggio da dare ad Israele ci sono divergenze: Trump parte dal principio che se fosse stato lui presidente, la guerra contro Hamas non sarebbe mai scoppiata. Mentre sui rapporti con l'Europa, le prospettive rimangono nebulose: gli Stati Uniti sembrano guardare sempre più all'Asia che non al Vecchio Continente. Gli Stati Uniti, la loro politica estera e le visioni del Mondo dei due candidati alla presidenza nella discussione fra: · ELISA VOLPI – professoressa di Scienze politiche alla Franklin University· ANTONIO MISSIROLI – docente di Sicurezza europea a Sciences Po, già assistente del Segretario generale della NATO· ROBERTO ANTONINI – giornalista, già corrispondente RSI dagli Stati Uniti
L'Uragano Kirk è in procinto ormai di abbattersi sulle coste occidentali dell'Europa, quando toccherà la terra ferma del Vecchio Continente sarà già stato declassato a tempesta tropicale. Anche il Nord Italia sarà influenzato da correnti perturbate che lo precedono e il territorio vicentino vedrà molta pioggia scendere nei prossimi giorni.
Il mondo di inizio Novecento è un mondo bizzarro e affascinante agli occhi di un uomo del XXI secolo. Il globo è spartito fra una mezza dozzina di Paesi, tutti europei, che controllano dal Vecchio Continente immense risorse materiali ed umane. La cultura primo novecentesca è impregnata di razzismo pseudoscientifico e di senso di superiorità; giustifica paternalisticamente lo sfruttamento del mondo con opera di incivilimento di popolazioni allo stato primordiale. La prima superpotenza globale non sono gli Stati Uniti ma la Gran Bretagna, e la sterlina è la moneta di riserva mondiale, direttamente convertibile in oro, tanto grandi sono gli stock di ricchezza accumulati nell'impero britannico. Ad essa sono collegate in un sistema di cambi fissi le monete di tutto il mondo. La corsa per l'Africa (scramble for Africa) inizia negli anni '80 del XIX secolo.
Un'ammenda per una correzione: la settimana scorsa ho parlato di Covestro, oggetto dell'interesse della compagnia petrolifera emiratina ADNOC. L'azienda che produce, distribuisce e commercializza polimeri plastici non è uno spin-off di BASF, ma di Bayer, l'altro colosso chimico tedesco, agli onori delle cronache più recenti per l'acquisizione della Monsanto, che sinora è costata a Bayer miliardi di spese per le cause intentate negli Stati Uniti. Torniamo alle novità principali della settimana: il taglio dei tassi da parte della Fed e la nuova Commissione Europea. Al super falco Dombrovskis, oltre a tutti i dossier economici, spetteranno produttività e semplificazione, due grandi capitoli dell'analisi impietosa di Draghi. Poi c'è energia e Green Deal, affidati alla spagnola Ribera, unica socialista di peso nel blocco della Commissione. Alla lotta contro l'elusione e l'evasione fiscale va l'ex ministro delle finanze olandese Wopke Hoekstra, che rimarrà anche commissario per il clima. Hoekstra è stato azionista di una società offshore coinvolta nello scandalo dei Panama Papers: dai documenti emerse che l'allora ministro delle finanze aveva avuto per anni un interesse in una società delle Isole Vergini Britanniche, che controllava tra l'altro società di safari in Kenya e Tanzania. Il neo commissario dovrà confrontarsi con dossier molto complessi, primo tra tutti quello prodotto dalla storica sentenza della Corte di Giustizia sui benefici fiscali concessi dall'Irlanda ad Apple, che ora dovrà restituire 13 miliardi di euro a Dublino. L'Unione ha perso un round con Google, a cui è stata annullata una multa da 1,5 miliardi di euro comminata da Bruxelles per abuso di posizione dominante nella pubblicità online. Ma le Big Tech non si curano molto delle regole e dei dibattiti connessi al loro predominio. La più aggressiva rimane Microsoft, che ha appena annunciato un piano di investimento comune con BlackRock per investire nell'intelligenza artificiale. Sulla decisione della Fed di tagliare di mezzo punto percentuale il tasso ufficiale di sconto e dello 0,25% i Fed Funds, segnaliamo sempre il commento di Donato Masciandaro, che la scorsa settimana criticava duramente Lagarde e non risparmia critiche pesanti nei confronti del governatore della banca USA. Come titola oggi il Sole, le borse hanno registrato un ennesimo record, ma il taglio della Fed c'entra solo fino a un certo punto, poiché pesa maggiormente l'andamento del PIL. Quel che è certo è che, accanto ai titoli hi-tech, banche e pharma stanno macinando utili. Intermediari finanziari e istituti di credito hanno registrato nel terzo trimestre del 2024 una redditività del 20,6%, a fronte di una crescita del 6,6% del fatturato. Allo stesso modo, l'healthcare, che include Big Pharma e biomedicale, ha visto utili in crescita del 20,4%, con vendite aumentate del 7,7%. Interessante l'analisi europea che contrasta con alcuni punti dell'analisi di Draghi sulla competitività del Vecchio Continente: in testa per redditività ci sono le utility, seguite dalle società finanziarie ed energetiche, mentre le tecnologiche europee sono in drammatica flessione (-29,1%). Draghi sottolineava gli alti costi dell'energia in Europa, imputandoli in gran parte alla speculazione finanziaria e degli operatori, un quadro con cui dovranno fare i conti i nuovi commissari economici scelti dalla von der Leyen. Tornando all'Europa, il tracollo delle vendite di auto dimostra che la crisi del settore ha ben poco a che fare con le regole di Bruxelles per la transizione all'elettrico. Per l'Italia, il segretario della FIOM, Michele De Palma, che da oltre 10 anni segue il comparto dell'auto, lo ha spiegato chiaramente. In parallelo, l'Unione Europea ha perso un round con Google, a cui è stata annullata una multa da 1,5 miliardi di euro per abuso di posizione dominante nella pubblicità online. Tuttavia, le Big Tech non sembrano molto preoccupate dalle regole e dai dibattiti sul loro predominio. Microsoft, la più aggressiva tra loro, ha recentemente annunciato un piano di investimento comune con BlackRock per investire nell'intelligenza artificiale.
Dal Manifesto di Ventotene a oggi, l’Europa è cambiata incredibilmente. E il Festival di Trento 2024 ci ha condotto attraverso le grandi trasformazioni che hanno caratterizzato il Vecchio Continente. Lo ha fatto con un personaggio d’eccezione, una delle voci più autorevoli nel dibattito politico ed economico europeo. Giulio Tremonti è oggi Presidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari alla Camera dei deputati, e a Trento è stato protagonista del panel “Time is out of joint”, “Il tempo è fuori tempo”.
ROMA (ITALPRESS) - Sono oltre 18 milioni gli arrivi previsti in Italia ad agosto, con un aumento del 3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. È quanto emerge dalla nota previsionale sul turismo dell'Istituto Demoskopika.Tra gli stranieri "più attratti" dal Belpaese, la Germania è in testa seguita da Stati Uniti, Regno Unito, Paesi Bassi. Sul versante della dinamica dei prezzi, nel mese di giugno 2024, inoltre, Demoskopika calcola un tasso di inflazione turistica in aumento dell'1,2% su base mensile e del 3,6% su base annua dovuto in gran parte ai servizi ricettivi e di ristorazione che assorbono l'86% dell'incremento tendenziale dei prezzi. Nel confronto con le principali destinazioni turistiche europee, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo fa registrare incrementi su base annua per l'Italia del tasso di inflazione turistica tra i meno alti del Vecchio Continente: 3,9% la dinamica dei prezzi del “paniere turistico” che colloca il Belpaese al quarto posto tra le destinazioni “meno inflazionate” preceduto soltanto da Svezia, Francia e Portogallo. Per il mese di agosto i flussi in Italia potrebbero generare una spesa turistica pari a oltre 18,8 miliardi di euro con una variazione in crescita del 4,7% rispetto allo stesso periodo del 2023.mgg/mrv
È trascorsa una settimana perlopiù positiva per i mercati azionari. In Europa, il clima si è rasserenato dopo le turbolenze dell'ottava precedente, alimentate dall'esito delle elezioni europee e dalla convocazione del voto anticipato in Francia. In tale scenario, l'indice Ftse Mib ha chiuso la scorsa ottava con un saldo positivo del 2% in area 33.300 punti, il migliore del Vecchio Continente.
Quest'anno l'export di beni italiani crescerà del 3,7% e nel 2025 del 4,5% raggiungendo i 679 miliardi di euro. A spingere la crescita l'innovazione tecnologica in tutti i settori. È quanto emenerge dal Doing Export Report 2024 di Sace, presentato oggi, che approfondisce le potenzialità di crescita dell'export italiano e le nuove rotte su cui le imprese devono puntare. L'export crescerà nel 2024 per proseguire a un ritmo sostenuto nel prossimo triennio, con il ritorno a dinamiche di crescita simili a quelle pre-pandemia. A contribuire sarà anche il calo dell'inflazione e il conseguente progressivo taglio dei tassi di interesse, con un miglioramento delle condizioni finanziarie globali. Il valore in euro nel 2024 supererà i 650 miliardi mentre il prossimo anno raggiungerà i 679 miliardi. Si conferma il trend positivo anche per l'export nazionale di servizi, con una crescita media in valore del 4% nel 2024-2027, grazie anche al continuo sviluppo delle tecnologie digitali più avanzate (in particolare dell'intelligenza artificiale), che faranno da apripista a una nuova fase della globalizzazione. L'adozione di nuove tecnologie sta dettando l'evoluzione anche dei beni di consumo. Esportazioni in crescita, puntando sull'innovazione digitale, ma anche sulla transizione ambientale, per le imprese italiane nel prossimo biennio. A dirlo, a margine della presentazione del Doing Export Report 2024 di Sace a Milano, Alessandro Terzulli, chief economist di Sace. "Per usare un aggettivo che è ricorrente al nostro rapporto, vediamo delle prospettive brillanti. Chiaramente ci sono una serie di incognite, però noi siamo cautamente ottimisti. Prevediamo un più 3,7% per l'export italiano di beni in valore nel 2024, quindi a chiusura di questo anno, seguito da un più 4,5% nel prossimo anno. Questo che cosa vuole dire? Che partendo da 626 miliardi circa del valore di questo export nel 2023, a fine di 2025 arriveremo a un po' meno di 680, 679 per l'esattezza". Tra le geografie di destinazione ottime prospettive provengono da 14 Paesi in cui Sace è presente e verso cui lo scorso anno si sono diretti circa 80 miliardi di beni italiani, un valore che crescerà del 5,4% quest'anno e del 7% nel 2025: dall'Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti a Singapore, passando per India, Vietnam e Cina; oltreoceano in Brasile, Colombia e Messico, per ritornare verso il Vecchio Continente con Serbia, Turchia e poi Marocco, Egitto e Sudafrica, "paesi che - si legge nel rapporto- si sono distinti per crescita, ambizione, trasformazione e alto potenziale". Approfondiamo il tema con Alessandro Terzulli, Capo economista di Sace.Beghe per le prime tre per capitalizzazzione a Wall Street: Apple e Microsoft con Bruxelles, Nvidia soffre un po' di realizziSenza tregua. I fari dell'Unione Europea sono nuovamente puntati su Apple, che solo qualche giorno fa aveva annunciato che a causa delle stringenti regole imposte da Bruxelles, la sua nuova intelligenza artificiale (Apple Intelligence) non arriverà in Europa. Almeno non subito. Neanche il tempo di analizzare le conseguenze di questa decisione, che dall'Ue arriva notizia di una nuova indagine nei confronti del gigante di Cupertino. La Commissione Europea ha infatti informato Apple della sua opinione preliminare secondo cui le regole dell'App Store violano il Digital Markets Act (Dma), poiché impediscono agli sviluppatori di app di indirizzare liberamente i consumatori verso canali alternativi per offerte e contenuti. Un'indagine che suona un po' come una bocciatura, verso tutti gli sforzi fatti da Apple che da mesi sta cercando di adeguare i suoi sistemi operativi alle nuove regole europee. Oggi la Commissione Ue ha informato Microsoft della sua opinione preliminare secondo il gigante Usa ha violato le norme antitrust europee vincolando lo strumento per la comunicazione Teams ai prodotti Office 365 e Microsoft 365. Nella comunicazione degli addebiti, ulteriore passo nell'indagine avviata a luglio 2023, constata che Microsoft è dominante a livello mondiale nelle applicazioni di produttività 'software as a service' per uso professionale. E richiama il timore che almeno dall'aprile 2019 Microsoft abbia collegato Teams alle sue principali applicazioni Saas, limitando la concorrenza e difendendo la propria posizione di mercato. Se Apple e Microsoft hanno a che fare con il regolatore europeo, Nvidia va incontro a qualche difficoltà sul mercato. La società californiana produttrice di microchip, proprio grazie all'AI e diventata per un paio di giorni l'azienda quotata con il maggior valore al mondo, pari a 3,34 trilioni di dollari. Per poi rintracciare in questi giorni e tornare ad essere la terza dietro a Microsoft e Apple. Oggi Nvidia Corp (+0,78%) tenta il rimbalzo dopo aver perso alla vigilia il 6,68%, dopo il -4% della scorsa settimana, la prima in negativo dopo otto rialzi consecutivi. Ne parliamo con Alessandro Plateroti, Direttore di NewsMondo.it.Centromarca: "Governo favorisca fusioni e acquisizioni"Oggi si è svolta l'assemblea di Centromarca. L'analisi dei bilanci delle aziende aderenti a Centromarca mostra che tra il 2020 e il 2022 l'incidenza dei costi sostenuti per l acquisto di materie prime è cresciuta dal 54,5% al 57,8%. Energia elettrica, acqua e gas hanno visto il loro peso aumentare dall'1,3% al 2,4%. Gli extracosti sono stati in parte assorbiti nei conti economici e in parte trasferiti a valle con estrema gradualità. Per effetto della crescita dei costi l'utile netto complessivo è calato dal 5,5% al 4,6%. A una fase critica per la congiuntura e i mercati l'industria di marca, nel suo insieme, ha risposto mantenendo o potenziando gli investimenti. Il 6% delle entrate è stato destinato alla ricerca e allo sviluppo. Il 63% delle aziende ha aumentato gli impieghi in tecnologie digitali, come le piattaforme di e-commerce, l intelligenza artificiale e gli strumenti per la gestione dei big data. Oltre il 70% ha aumentato gli stanziamenti destinati alla sostenibilità, con focus sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica e sull'adozione di pratiche di economia circolare. "Abbiamo bisogno di una politica industriale che favorisca fusioni e acquisizioni, perché la taglia delle nostre imprese ci penalizza nel mercato globale". Lo afferma il presidente di Centromarca Francesco Mutti, secondo il quale "è fondamentale finalizzare le risorse pubbliche sui comparti strategici e creare le condizioni migliori per gli investimenti, in particolare quelli destinati alla digitalizzazione e allo sviluppo sostenibile". In generale competitività, innovazione, sostenibilità, legalità sono gli ambiti sui quali Centromarca ha richiamato l'attenzione del governo nel corso dell'incontro 'Geopolitica, società, innovazione - Scenari e priorità per l'Industria di Marca', promosso alla Triennale di Milano in concomitanza con l'assemblea dell'associazione. Approfondiamo il tema con Francesco Mutti, amministratore delegato di Mutti SpA e presidente di Centromarca.Confesercenti: con boom dell’online -5,2mld tasse in 10 anniIn vista dei prossimi saldi, che partiranno il 6 luglio, Confesercenti ricorda che, nei primi tre mesi del 2024, ha visto registrare la scomparsa di 9.828 imprese, a fronte di un boom degli acquisti online. Con la riduzione dei negozi, si riduce anche la base imponibile per il fisco. Secondo le stime di Confesercenti, dal 2014 ad oggi, la desertificazione commerciale ha portato ad una perdita cumulata di 5,2 miliardi di euro di tasse negli ultimi dieci anni. A perderci, fisco centrale ed enti locali: del gettito sfumato, infatti, il 17,4% -910 milioni – sarebbe stato di IMU, il 12,6% – o 660 milioni di euro – di TARI, il 42,7% (2,24 miliardi) di Irpef, cui si aggiungono 223 milioni (il 4,3%) di addizionale regionale e comunale Irpef, 700 milioni di euro di Irap (il 13,4%) e infine 510 milioni di euro di altri tributi comunali (9,7% del totale). Previsione per andamento consumi di Confesercenti: Il rallentamento dell'inflazione e il taglio del cuneo fiscale sostengono la tenuta dei consumi: nel 2024, secondo le previsioni Confesercenti, la spesa media annuale delle famiglie dovrebbe attestarsi su 34.527 euro l'anno, con un aumento di +1.302 euro rispetto al 2023. Un salto però ancora 'amplificato' dalla crescita dei prezzi, che pure continua anche se più lentamente: in termini reali, infatti, la spesa media annuale delle famiglie prevista per il 2024 si riduce a 29.126 euro. Si tratta dunque di un risultato in lieve crescita (+288 euro in termini reali, circa il +1%) sul 2023, ma ancora distante dai numeri prepandemia: -1.604 euro (il -5,2%) di spesa annua in meno per famiglia rispetto al 2019. E' quanto emerge dal dossier Confesercenti e Cer "Commercio e consumi. Tra crescita nominale e decrescita reale". Ne parliamo con Patrizia De Luise, presidente nazionale Confesercenti.
È trascorsa una settimana perlopiù positiva per i mercati azionari. In Europa, il clima si è rasserenato dopo le turbolenze dell'ottava precedente, alimentate dall'esito delle elezioni europee e dalla convocazione del voto anticipato in Francia. In tale scenario, l'indice Ftse Mib ha chiuso la scorsa ottava con un saldo positivo del 2% in area 33.300 punti, il migliore del Vecchio Continente.
Lo scorso 24 giugno, Stroncature ha ospitato la presentazione dell'opera “Morire per l'Europa. Storie di lotta e libertà” di Antonio Tedesco (Arcadia Edizioni, 2024). Il libro rivela per la prima volta la storia di Marcello Pasquale, un ufficiale dell'esercito italiano che nel 1938, con l'aiuto di quindici soldati, fondò a Tripoli, in Libia, l'associazione sovversiva “Europa”. L'obiettivo dell'organizzazione era “lottare fino alla morte per spargere il seme dell'europeismo, nel solco del grande Mazzini”. La vicenda di Pasquale e dei suoi compagni cospiratori, tutti arrestati, viene raccontata attraverso documenti inediti della Polizia politica. Questa è solo una delle cinque biografie di protagonisti dell'antifascismo e dell'europeismo italiano, figure poco note o dimenticate che, tra le due guerre mondiali e durante la Resistenza, hanno combattuto non solo per liberare l'Europa dai totalitarismi, ma anche per unire gli Stati del Vecchio Continente in una Federazione, mettendo fine a nazionalismi, imperialismi e conflitti. Al fianco di Pasquale, l'autore esplora le storie di Giorgio Braccialarghe (anarchico e poi repubblicano, tra i fondatori del Movimento Federalista Europeo), Libero Battistelli (europeista precoce morto durante la Guerra Civile in Spagna), Eugenio Colorni (socialista e coautore del Manifesto di Ventotene, assassinato dai fascisti poco prima della Liberazione di Roma) e Mario Pistocchi (autore del libro “Le Destin de l'Europe” che nel 1941 tradì la causa europeista). La prefazione è a cura di Maurizio Ridolfi. Con l'autore dialogano: Giulia Vassallo, Fabio Martini e Maurizio Ridolfi.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/stroncature--4265827/support.
CONSULENZA GRATIS: https://bit.ly/3DpsWcaVIDEO DI APPROFONDIMENTO: https://youtu.be/Zs0vYUF1tPELe elezioni europee aprono nuovi scenari. Ecco come si stanno muovendo le cose e quali sono le contromisure da mettere in atto per investire.RESTA SEMPRE AGGIORNATO- Iscriviti al canale YouTube: https://bit.ly/3vzNnzI- Segui tutti gli altri episodi del podcast: https://bit.ly/3p0C9Ba- Visita il Blog di Segreti Bancari https://bit.ly/3gbE7MU- Scopri INVESTO, la nostra newsletter settimanale premium https://bit.ly/3mMhXCiSOLUZIONI PER INVESTIRE- Investi con il nostro aiuto: https://bit.ly/3DpsWca- Impara ad investire in autonomia: https://bit.ly/3wTy5qx
Send us a Text Message.Oggi puntata speciale sulle elezioni Europee che hanno cambiato il panorama politico nel Vecchio Continente. Chi ha vinto e chi ha perso? Quali conseguenze per le relazioni internazionali e le guerre in Ucraina e in Medio Oriente? Vittoria o sconfitta per i movimenti autoritari? Di questo ed altro parliamo nell'episodio di oggi da non perdere. Da oggi nuova feature a Real America: infatti potete mandarci un messaggio coi vostri commenti al link qui sopra. Fateci sapere cosa ne pensate! E poi fate girare l'episodio e registratevi al programma su tutte le app musicali dove ci trovate sotto la voce "vera America". Buon Ascolto! What the European Election Really Tells the U.S. - The AtlanticWhy Canada Is Worried About a U.S. Civil War - POLITICOWhy the far-right surge in European elections could be an omen for Trump (msn.com)Real America, il podcast su tutto ciò che è America per gli Italiani in giro per il mondo!
A cura di Ferruccio Bovio Giunge oggi il momento in cui delineare meglio, attraverso il voto che daremo (ma, forse, anche attraverso quello che non daremo) il tipo di profilo che potrà assumere l'Europa nei prossimi anni. Andiamo a votare - e speriamo di non essere una minoranza a farlo – in un clima che ha visto prevalere le argomentazioni di natura più tipicamente ideologica su quelle più banalmente programmatiche. Si pensi, ad esempio, alla polemica che è arrivata ad investire persino la figura del Presidente della Repubblica, sul tema della sovranità, da conferire – in maggiore o minor misura – all'Unione Europea, rispetto a quella che, invece, fino ad oggi ha contraddistinto gli stati nazionali. Ricordiamo che, riferendosi alla pace - da 80 anni mai così minacciata nel Vecchio Continente - il capo dello Stato ha sottolineato la delicatezza della scadenza elettorale odierna, ribadendo l'esigenza di una sovranità storica dell'Unione Europea, intesa come sbocco inevitabile e, quindi, come “lascito ideale di avvenimenti fondativi”, nati, per il nostro Paese, dalla Resistenza e dalla scelta repubblicana. Come è noto, l'intervento di Sergio Mattarella sui temi della sovranità europea e dell'identità nazionale ha destato non pochi malumori in certi ambienti politici, al punto che qualcuno si è persino spinto a “suggerire” le dimissioni al “temerario” inquilino del Quirinale. Tuttavia, se osserviamo con un minimo di obbiettività la piega che stanno prendendo le cose non appena varchiamo gli steccati del giardino di casa nostra, dovremo onestamente ammettere che - anche se la cosa potrà non piacerci - lo scenario attuale dell'economia planetaria registra essenzialmente il predominio di chi è unito ed organizzato ( vedi Cina, Stati Uniti o India) su chi, al contrario, è disunito e lacerato da diffidenze e rivalità del tutto anacronistiche. I partiti sovranisti scommettono sul ridimensionamento delle istituzioni europee, sperando di renderle ancora più impotenti di quanto esse lo siano già ora, aprendo, invece, un'autostrada agli interessi nazionali più svariati. Sapranno gli stati nazionali garantire, seriamente, una pace duratura all'interno della nostra Europa? Due tragiche esperienze del Novecento sembrerebbero negarlo. Ci sarà ancora una Banca Centrale Europea che – come ricordava ieri sul Corriere della Sera il sempre eccellente Federico Fubini - “ dall'inizio della pandemia ha comprato 300 miliardi di debito pubblico italiano, senza i quali il Paese sarebbe saltato” ? Speriamo ardentemente di si. L'impressione che abbiamo è, comunque, quella che mai come questa volta le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo presentino i tratti tipici degli eventi epocali. Vogliamo davvero che passino sotto il nostro sguardo senza neanche proferire parola? ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Ferruccio Bovio Giunge oggi il momento in cui delineare meglio, attraverso il voto che daremo (ma, forse, anche attraverso quello che non daremo) il tipo di profilo che potrà assumere l'Europa nei prossimi anni. Andiamo a votare - e speriamo di non essere una minoranza a farlo – in un clima che ha visto prevalere le argomentazioni di natura più tipicamente ideologica su quelle più banalmente programmatiche. Si pensi, ad esempio, alla polemica che è arrivata ad investire persino la figura del Presidente della Repubblica, sul tema della sovranità, da conferire – in maggiore o minor misura – all'Unione Europea, rispetto a quella che, invece, fino ad oggi ha contraddistinto gli stati nazionali. Ricordiamo che, riferendosi alla pace - da 80 anni mai così minacciata nel Vecchio Continente - il capo dello Stato ha sottolineato la delicatezza della scadenza elettorale odierna, ribadendo l'esigenza di una sovranità storica dell'Unione Europea, intesa come sbocco inevitabile e, quindi, come “lascito ideale di avvenimenti fondativi”, nati, per il nostro Paese, dalla Resistenza e dalla scelta repubblicana. Come è noto, l'intervento di Sergio Mattarella sui temi della sovranità europea e dell'identità nazionale ha destato non pochi malumori in certi ambienti politici, al punto che qualcuno si è persino spinto a “suggerire” le dimissioni al “temerario” inquilino del Quirinale. Tuttavia, se osserviamo con un minimo di obbiettività la piega che stanno prendendo le cose non appena varchiamo gli steccati del giardino di casa nostra, dovremo onestamente ammettere che - anche se la cosa potrà non piacerci - lo scenario attuale dell'economia planetaria registra essenzialmente il predominio di chi è unito ed organizzato ( vedi Cina, Stati Uniti o India) su chi, al contrario, è disunito e lacerato da diffidenze e rivalità del tutto anacronistiche. I partiti sovranisti scommettono sul ridimensionamento delle istituzioni europee, sperando di renderle ancora più impotenti di quanto esse lo siano già ora, aprendo, invece, un'autostrada agli interessi nazionali più svariati. Sapranno gli stati nazionali garantire, seriamente, una pace duratura all'interno della nostra Europa? Due tragiche esperienze del Novecento sembrerebbero negarlo. Ci sarà ancora una Banca Centrale Europea che – come ricordava ieri sul Corriere della Sera il sempre eccellente Federico Fubini - “ dall'inizio della pandemia ha comprato 300 miliardi di debito pubblico italiano, senza i quali il Paese sarebbe saltato” ? Speriamo ardentemente di si. L'impressione che abbiamo è, comunque, quella che mai come questa volta le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo presentino i tratti tipici degli eventi epocali. Vogliamo davvero che passino sotto il nostro sguardo senza neanche proferire parola? ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Nel cuore dell'agosto del '69, a Parigi Archie Shepp si sottopone, per la felicità della Byg, ad un autentico tour de force: dall'11 al 18 agosto è tutti i giorni in studio, incidendo a proprio nome il trittico di album che farà epoca, o partecipando alla registrazione di album intestati ad altri. L'estate parigina delle Byg vuole essere una celebrazione del free jazz, che però in realtà nel '69 è al canto del cigno, e di questa fase del free jazz storico i tre album realizzati a da Shepp a Parigi sono emblematici. L'ultimo è Blasé. Con Shepp c'è una meravigliosa Jeanne Lee, che dal '57 ha dato vita con Ran Blake ad un sublime duo voce/pianoforte, a cui però i club e i festival di jazz americani sono rimasti insensibili; così nel '66, dopo essere venuta in Europa per concerti con Blake, Jeanne Lee ha deciso di fermarsi nel Vecchio Continente, ed è in Europa che ha incontrato la free music, attraverso gli improvvisatori olandesi e tedeschi. Con lei, magistrale nell'interpretazione del crudo testo di Shepp nel brano da cui l'album prenderà il titolo, Shepp sigla un trittico di album che rappresenta un momento altissimo della sua vicenda artistica e di tutta la stagione del free jazz.
A cura di Ferruccio Bovio Continuano ad alimentare discussioni piuttosto accese le parole recentemente pronunciate dal Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, il quale - come è ormai noto a tutti - parlando con l'Economist, ha suggerito di modificare l'atteggiamento sin qui adottato dall'Alleanza Atlantica circa l'utilizzo delle armi fornite all'Ucraina. Atteggiamento che – almeno per ora – non ha mai comportato la possibilità di farne uso per colpire direttamente obbiettivi situati all'interno del territorio della Federazione Russa. Non escludiamo che si sia trattato di idee espresse in libertà da parte di un uomo che, essendo ormai prossimo alla scadenza del suo mandato, si sente autorizzato a dire un po' quello che vuole... anche se, in realtà, viene da dubitare che Stoltemberg certe cose le possa tranquillamente affermare senza disporre di un preventivo nulla osta di fonte americana. Comunque sia, le sue proposte non hanno certo ricevuto un'accoglienza entusiastica nel nostro Vecchio Continente, dove, in linea generale, ci si è affrettati a liquidarle quasi fossero “voci del sèn fuggite”...In Italia poi, a Stoltemberg andrebbe addirittura assegnato un “premio della bacchetta magica”, visto che è stato l'unico “maghetto” in grado di far convergere sulle stesse posizioni (di rifiuto) sia i partiti della maggioranza di governo, che quelli di opposizione. Tuttavia, con buona pace della classe politica nostrana, ai noi pare che - sia sul piano militare, che su quello logico - i pareri del Segretario norvegese non possano essere giudicati soltanto come degli azzardi ispirati da un bellicismo irresponsabile. Proviamo, anche solo per un attimo, a considerare che, al momento, in Europa non si sta giocando ai soldatini, ma si sta affrontando una guerra nella quale un esercito combatte senza esclusione di colpi, mentre un altro è costretto a farlo con un braccio legato dietro ad una spalla. Come si può seriamente pretendere che gli Ucraini accettino di vedere le loro città devastate da missili che provengono da basi di lancio collocate in territorio russo, senza che si domandino per quale strana ragione a loro siano concesse solamente reazioni rigorosamente limitate? Intendiamoci, qui nessuno auspica il bombardamento di centri abitati russi, ma le rampe di lancio missilistiche o i depositi di armi sarebbero, francamente, tutto un altro discorso… D'altra parte, di solito, le situazioni di “cessate il fuoco” si vengono a determinare quando tra le forze in campo si riscontra che esiste un equilibrio difficilmente modificabile. Ed è solo allora che la ragionevolezza ricomincia a far sentire la sua voce. Pertanto, siamo proprio sicuri che l'idea di smetterla di continuare a rassicurare Putin – per cominciare, invece, ad insinuargli anche qualche preoccupazione - sia davvero un'opzione così scriteriata? ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Ferruccio Bovio Continuano ad alimentare discussioni piuttosto accese le parole recentemente pronunciate dal Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, il quale - come è ormai noto a tutti - parlando con l'Economist, ha suggerito di modificare l'atteggiamento sin qui adottato dall'Alleanza Atlantica circa l'utilizzo delle armi fornite all'Ucraina. Atteggiamento che – almeno per ora – non ha mai comportato la possibilità di farne uso per colpire direttamente obbiettivi situati all'interno del territorio della Federazione Russa. Non escludiamo che si sia trattato di idee espresse in libertà da parte di un uomo che, essendo ormai prossimo alla scadenza del suo mandato, si sente autorizzato a dire un po' quello che vuole... anche se, in realtà, viene da dubitare che Stoltemberg certe cose le possa tranquillamente affermare senza disporre di un preventivo nulla osta di fonte americana. Comunque sia, le sue proposte non hanno certo ricevuto un'accoglienza entusiastica nel nostro Vecchio Continente, dove, in linea generale, ci si è affrettati a liquidarle quasi fossero “voci del sèn fuggite”...In Italia poi, a Stoltemberg andrebbe addirittura assegnato un “premio della bacchetta magica”, visto che è stato l'unico “maghetto” in grado di far convergere sulle stesse posizioni (di rifiuto) sia i partiti della maggioranza di governo, che quelli di opposizione. Tuttavia, con buona pace della classe politica nostrana, ai noi pare che - sia sul piano militare, che su quello logico - i pareri del Segretario norvegese non possano essere giudicati soltanto come degli azzardi ispirati da un bellicismo irresponsabile. Proviamo, anche solo per un attimo, a considerare che, al momento, in Europa non si sta giocando ai soldatini, ma si sta affrontando una guerra nella quale un esercito combatte senza esclusione di colpi, mentre un altro è costretto a farlo con un braccio legato dietro ad una spalla. Come si può seriamente pretendere che gli Ucraini accettino di vedere le loro città devastate da missili che provengono da basi di lancio collocate in territorio russo, senza che si domandino per quale strana ragione a loro siano concesse solamente reazioni rigorosamente limitate? Intendiamoci, qui nessuno auspica il bombardamento di centri abitati russi, ma le rampe di lancio missilistiche o i depositi di armi sarebbero, francamente, tutto un altro discorso… D'altra parte, di solito, le situazioni di “cessate il fuoco” si vengono a determinare quando tra le forze in campo si riscontra che esiste un equilibrio difficilmente modificabile. Ed è solo allora che la ragionevolezza ricomincia a far sentire la sua voce. Pertanto, siamo proprio sicuri che l'idea di smetterla di continuare a rassicurare Putin – per cominciare, invece, ad insinuargli anche qualche preoccupazione - sia davvero un'opzione così scriteriata? ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
1- Ucraina. La nuova offensiva russa minaccia Kharkiv. Le truppe di Mosca hanno guadagnato territorio a nord della seconda città del paese. Putin sta sfruttando il ritardo nell'invio di armi occidentali a Kiev, che ammette le difficoltà. Il Cremlino ha anche cambiato il suo ministro della difesa (Mara Morini) 2- L'Unione Europea condanna le violenze della polizia contro i manifestanti in Georgia. La piazza è contraria all'approvazione di una legge che per l'opposizione avvicinerebbe il paese alla Russia. Domani il voto finale del parlamento di Tiblisi. Ma la crisi è tutt'altro che finita (Marilisa Lorusso, Osservatorio Balcani Caucaso) 3- Gaza, la guerra senza fine. L'esercito israeliano è tornato a combattere Hamas nel nord della Striscia, dove aveva detto di aver eliminato l'organizzazione palestinese 4- Catalogna. Gli indipendentisti non hanno più la maggioranza nel parlamento di Barcellona. Nelle elezioni regionali di ieri hanno vinto i socialisti. Ancora poco chiari gli equilibri futuri. Probabilmente sarà in ogni caso rafforzato il dialogo con Madrid (Giulio Maria Piantadosi) 5- La Cina continua a respingere le accuse occidentali di eccessiva produzione industriale. Il recente viaggio di Xi nel Vecchio Continente non ha risolto la differenza di vedute tra Pechino e paesi europei (Gabriele Battaglia) 6- The big Cigar. La serie TV di Damon Thomas e Don Cheadle (Alice Cucchetti, FilmTV)
Oggi sono usciti i dati sull'inflazione di diversi Paesi del Vecchio Continente. Nel mese di febbraio, i prezzi in Germania sono saliti del 2,5% su base annua, registrando il valore più basso dal giugno 2021 (quando era al 2,4%). Anche in Francia l'inflazione ha rallentato al +2,9% su base annua a febbraio, dal 3,1/% di gennaio. Frenata dei prezzi anche per la Spagna, con l'inflazione passata dal 3,4% di gennaio al 2,8% di febbraio. Il dato dell'Italia e dell'Eurozona è atteso per domani. Intanto l'inflazione misurata dall'indice Pce, il personal consumption expenditure che la Fed Usa come uno dei principali indicatori delle pressioni sui prezzi, in gennaio è salita del 2,4%, in linea con le attese. L'indice Pce core ha segnato un +0,3%, anche in questo caso in linea con le attese. Commentiamo questi dati con Franco Bruni, ex docente di economia monetaria internazionale università Bocconi, vice presidente ISPI.Ex Ilva, il Tribunale dichiara lo stato di insolvenzaIl Tribunale di Milano ha dichiarato lo stato di insolvenza per Acciaierie d'Italia, l'ex Ilva. È il secondo fondamentale passaggio dopo che nei giorni scorsi il ministero delle Imprese, su richiesta del socio di minoranza Invitalia, ha ammesso la società in amministrazione straordinaria e nominato un commissario nella persona di Giancarlo Quaranta. La dichiarazione di insolvenza é il sigillo della Magistratura sull'amministrazione straordinaria. Gli aggiornamenti in diretta con Domenico Palmiotti del Sole 24 Ore. Auto, salgono le immatricolazioni nel 2023. Poche le elettriche. Pichetto chiede a Bruxelles di autorizzare i BiocarburantiNel 2023 le immatricolazioni di auto in Italia superano 1,566 milioni di unità, circa 250 mila in più rispetto al 2022, ma ancora lontano dai 1,917 milioni del 2019. E' l'analisi del Centro Studi e Statistiche dell'Unrae che, nel Book 2023, rileva come degli oltre 40 milioni di vetture circolanti nel 2023, ben 9,3 milioni (il 23,2%) sono ante Euro 4, con oltre 18 anni di età. Guardando alle immatricolazioni, il consuntivo 2023 vede le auto a benzina crescere del 22,5% a quota 28,6% del totale e le diesel perdere oltre 2 punti (al 17,5%) anche se aumentano del 6,1%. Salgono al 36,1% le ibride e crescono del 20,2% quelle a Gpl, che guadagnano così un decimo di punto, salendo a quota 9,1%. Deludono invece le attese per la decarbonizzazione: le auto elettriche pure nel 2023 guadagnano appena mezzo punto. Ne parliamo con David Chiaramonti - docente di Ingegneria energetica e nucleare e vice prorettore per l'Internazionalizzazione del Politecnico di Torino - e con Andrea Cardinali, Direttore generale di Unrae.
Sono lontani i tempi in cui Putin poteva taglieggiare alcuni dei governi del Vecchio Continente pretendendo il pagamento in rubli del suo gas
"II futuro di Kiev è nell'Unione europea". Ancora una volta la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha ribadito il destino europeo dell'Ucraina. Si tratta di un aspetto di sostanza in vista dei nuovi equilibri geopolitici nel Vecchio Continente, dopo l'invasione russa di quel Paese.
Sergio Valzania"Le vie delle monete"Il Mulino Editorehttps://mulino.itLe monete, quasi più degli uomini, si sono sempre spostate liberamente in tutta Europa: l'ampiezza della loro diffusione ci parla dell'intensità dei loro scambi.Fino all'invenzione della stampa nessuno strumento ha fatto circolare informazioni, progetti, scelte religiose o notizie di cronaca con la velocità e la capacità di penetrazione delle monete. Quasi ogni passaggio della storia dell'Europa può essere raccontato, e compreso, attraverso le vicende delle monete che l'hanno accompagnata: la nascita dell'impero romano sotto Ottaviano, gli splendori del Rinascimento italiano e il siglo de oro spagnolo, la meteora napoleonica. L'itinerario si snoda attraverso i luoghi di conio di dieci monete famose – dal sesterzio, al fiorino, dallo zecchino al tallero per citarne alcune - ciascuna legata a una svolta significativa nel cammino compiuto dal Vecchio Continente, fino a giungere all'ultimo passaggio: la decisione di affidare a una moneta unica la funzione trainante nel progetto europeo.https://www.youtube.com/watch?v=Wr6-G0TJDB4Sergio Valzania, scrittore, saggista e storico, autore radiofonico e televisivo, è stato vicedirettore di Radio Rai. Tra le sue opere ricordiamo: «U-Boot» (Mondadori, 2011), «La bolla d'oro» (Sellerio, 2012), «La scintilla da Tripoli a Sarajevo. Come l'Italia provocò la prima guerra mondiale» (con F. Cardini, Mondadori, 2014) e «Napoleone e la guardia imperiale» (Mondadori, 2011). Per il Mulino ha pubblicato «Andare per le cattedrali di Puglia» (2015). Collabora con «L'Osservatore romano» e con radio InBlu2000.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.itQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/1487855/advertisement
In base alle stime preliminari dell'Istat comunicate la scorsa settimana, l'inflazione a febbraio si è leggermente abbassata attestandosi al 9,2% su base annua e allo 0,3% su base mensile. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, il cosiddetto carrello della spesa, però, registrano invece un accelerazione in termini tendenziali (da +12,0% a +13,0%). Un dato reso ancor più preoccupante dal fatto che Istat, ieri, ha rivelato che a gennaio 2023,su base annua, si registra un aumento del 6,2% in valore e un calo del 2,4% in volume per le vendite al dettaglio. Segno inequivocabile di quanto si stia riducendo il potere di acquisto degli italiani.Ne parliamo con Maniele Tasca, direttore generale di Gruppo Selex. Logistica: costi in crescita del 53,9% in 4 anni I costi della logistica negli ultimi anni sono aumentati del 53,9%. Il dato è fornito dall'indice dei costi della logistica dei veicoli finiti messo a punto da ECG (associazione europea logistica auto) e PwC Austria.I costi finora sono stati supportati da una domanda molto forte ma, con l'inflazione alle stelle, non c'è il rischio di un rallentamento?Lo chiediamo a Luigi Merlo - presidente Federlogistica. Von der Leyen Negli Usa per porre un argine all'Ira La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen incontra nelle prossime ore il presidente americano Joe Biden. Tra i temi al centro dell'incontro ci sarà sicuramente il sostegno militare, economico e umanitario all'Ucraina, ma i temi più caldi saranno quelli dei dossier economici. In particolare la transizione ecologica, da realizzare con regole trasparenti ed eque per le imprese. Bruxelles vuole evitare che il piano americano di aiuti all'economia verde, da circa 370 miliardi di dollari, non danneggi le aziende europee. Il piano di Washington, denominato IRA , Inflation reduction act, è infatti considerato "protezionista" dai governi europei: preoccupati che le imprese del Vecchio Continente possano trasferirsi negli Stati Uniti per ricevere sussidi e sgravi fiscali molto generosi - ad esempio per l'acquisto di auto elettriche. Ne parliamo con Marco Valsania, corrispondente del Sole 24 Ore da New York.
La Germania evita la recessione nel 2023, secondo le stime del Governo tedesco. Berlino, ha, infatti, rivisto la previsione sulla crescita del Pil nel 2023 da -0,4% a +0,2 per cento. E' quanto emerge dal rapporto economico annuale approvato dal gabinetto e pubblicato dal ministero dell'Economia a Berlino. Si allontana quindi la possibilità di recessione nel Vecchio Continente? Per quanto riguarda il nostro Paese, nei giorni scorsi, la Banca d'Italia migliora ancora la stima per il pil del 2022 che sarebbe salito del 3,9% mentre, per il 2023, l'economia frenerà a +0,6%, qualche punto in più comunque del +0,4% previsto a dicembre e del +0,3% di ottobre. Nel mentre, oggi, il presidente della Bundesbank, e membro del Consiglio Bce, Joachim Nagel in un'intervista allo Spiegel ha dichiarato che la Bce deve guardarsi dal dichiarare "troppo presto" vittoria contro l'inflazione, e non c'è ragione per deviare dal corso delineato dalla presidente Christine Lagarde", perché "siamo ancora molto lontani dall'obiettivo d'inflazione al 2%". Ne parliamo con Franco Bruni, docente economia monetaria internazionale università Bocconi, vice presidente ISPI. Gb, il debito pubblico alle stelle e la Brexit si fa sentire Il debito pubblico del Regno Unito, con un deficit mensile indicato a dicembre a quota 27,4 miliardi di sterline, è il più alto mai registrato da quando si è iniziato calcolarlo pubblicamente nel 1993, ossia 30 anni fa. Lo ha reso noto ieri l' Office for National Statistics (Ons), che nel suo report spiega che la spesa per interessi a carico dello Stato sia raddoppiata nel 2022 fino a 17,3 miliardi. Ad aver inciso principalmente su questa fiammata ci sono gli aiuti messi in campo dal governo Tory in questi mesi per alleggerire l'impatto dei costi dell'energia sul caro bollette di famiglie e imprese. Intanto sono sempre di più gli indicatori che lasciano intendere un effetto molto pesante della Brexit sull'economia britannica. L'ultimo in ordine cronologico arriva da Gwendoline Cazenave, la nuova amministratrice delegata di Eurostar, il servizio ferroviario che collega Londra al continente tramite il tunnel della Manica. I treni, in servizio su queste tratte, trasportano un terzo di passeggeri in meno nelle ore di picco e questo dipenderebbe da ritardi causati dai controlli dei documenti introdotti dopo la Brexit. Approfondiamo il tema con Giorgia Scaturro, corrispondente Radio 24 da Londra. Inflazione da costi. La tempesta perfetta sul largo consumo Il 30% delle aziende industriali del largo consumo rischiano di operare con margini negativi e il 18% del fatturato dell'industria del largo consumo sarebbe a rischio per l'aumento dei prezzi. Sono questi i due principali dati emersi dall'indagine di Centromarca redatta insieme a Prometeia presentata oggi che ha fotografato un quadro di forti criticità nel mondo dei beni di largo consumo afflitto dalla "tempesta perfetta" dell'inflazione. "La più alta inflazione esogena da costi degli ultimi decenni". Per il settore alimentare e bevande, dove le materie prime incidono in media per il 63% del fatturato. Secondo le stime di Prometeia, dunque, soltanto la metà delle aziende oggi sarebbe in grado di assorbire il 50% degli aumenti dei costi operativi senza portare in negativo la marginalità. Approfondimo il tema con Francesco Mutti, amministratore delegato di Mutti SpA e presidente di Centromarca.
L'Europa è alla prova di un inverno rigido sotto ogni punto di vista. Il «brutale impatto» dei prezzi dell energia ha infatti incupito le prospettive del Vecchio Continente, per il quale è previso un forte rallentamento della crescita economica e un inflazione particolarmente alta. Un «mix tossico» a causa del quale «questo inverno più della metà dei paesi dell area euro» sperimenterà una «recessione tecnica con almeno due trimestri consecutivi di contrazione». A scattare la fotografia europea - in un rapporto dal titolo «La nebbia della guerra offusca l outlook europeo» - è il Fondo Monetario Internazionale, che prevede una recessione tecnica anche per Germania e Italia, che secondo le stime dell istituto di Washington registreranno «tre trimestri consecutivi di crescita negativa dal terzo trimestre del 2022». Nello specifico, il pil italiano è atteso crescere dell'1,3% nel 2024 dopo la contrazione dello 0,2% nel 2023. Mario Deaglio, docente Economia Internazionale Università di Torino.Borsa: Hong Kong chiude a -6,36% dopo nuovi vertici Pcc La Borsa di Hong Kong crolla ai minimi dal oltre un decennio all'indomani dell' annuncio dei nuovi vertici del Partito comunista cinese, con il presidente Xi Jinping che ha strappato un inedito terzo mandato alla guida del Pcc: l'indice Hang Seng, sui timori accresciuti che la crescita economica possa essere sacrificata a favore dell'ideologia politica, segna un tonfo del 6,36%, a 15.180,69 punti. Pesanti perdite, oltre il 10%, anche per i colossi hi-tech come Alibaba e Tencent. Approfondiamo l'argomento con Alessandro Plateroti, direttore di Notizie.it.Gas sotto i 100 euro e domani nuovo consiglio dei ministri ue dell'EnergiaSettimana scorsa il Consiglio europeo ha definito un'intesa, basata sulle proposte della Commissione, sulle misure per gestire la crisi energetica. Tra i punti approvati figurano la creazione di una piattaforma aggregata per il gas, che preve una quota obbligatoria del 15% del volume totale degli stoccaggi, incentivi per le rinnovabili e un tetto al prezzo del gas nella formazione dell'elettricità. Domani, martedì 25 ottobre, il neo ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, prenderà parte ai lavori del Consiglio dei Ministri dell'Energia Ue a Lussemburgo. Accompagnato dal consulente per l'energia Roberto Cingolani. Ne parliamo con Davide Tabarelli, Presidente di Nomisma Energia.
L'annuncio di Gazprom sul nuovo blocco al gasdotto pesa sui mercati finanziari nella settimana della Bce e delle decisioni sul tetto al prezzo del gas. Così la giornata è partita all'insegna delle vendite su varie asset class che inizialmente hanno spinto l'euro ai minimi da 20 anni sul dollaro: la moneta unica è scesa sotto i 99 centesimi di dollaro come non succedeva dal dicembre 2002. Ne parliamo con Lorenzo Codogno, visiting professor della London School of Economics ed ex dirigente generale del Mef. Gas e petrolio alle stelle. A breve incontro in Europa per un tetto al prezzo del gas Dopo il nuovo stop alla fornitura di gas russo verso il Vecchio Continente annunciata da Gazprom per lavori di riparazione alla linea Nord Stream 1. Il prezzo del gas è volato ad Amsterdam fino a oltre 280 euro al megawattora, per poi arretrare. Sale anche il petrolio: la scelta dei paesi produttori dell'Opec+, che hanno deciso di tagliare la produzione ad ottobre di 100.000 barili al giorno. Facciamo il punto sullo scenario europeo con Adriana Cerretelli, editorialista del Sole 24 Ore. Il caro bollette schiaccia anche la terziario e distribuzione Confcommercio, Federdistribuzione, ANCC-COOP, ANCD-Conad hanno lanciato il grido di allarme sul caro bollette: la spesa in energia per i comparti del terziario nel 2022 ammonterà a 33 miliardi di euro ed entro i primi sei mesi del 2023 sono a rischio circa 120mila imprese e 370mila posti di lavoro. Ma l'aumento dei costi colpisce duramente anche altre voci e non solo l'energia. L'intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne, registra impennate anche a tripla cifra per concimi (+170%), mangimi (+90%) e gasolio (+129%). Ne parliamo conFrancesco Pugliese, A.d. di Conad.