Ogni settimana una notizia sotto la lente del dott. Mauro Faverzani
I “diritti” (presunti)? Solo quelli delle donne. I figli ammazzati nel grembo materno? Contano zero. È questo in sintesi il messaggio urlato lo scorso 7 ottobre ad Assier, nel Dipartimento di Lot, in Francia, nel corso di una manifestazione, «Fest'IVG», che ha mantenuto nei contenuti, nonostante le scarse presenze, le proprie lugubri promesse, rivelandosi l'apoteosi dell'ideologia di morte oggi imperante a livello sociale, politico, morale.L'evento, promosso dall'associazione Planning Familial, è stato organizzato davanti al municipio di Assier. L'obiettivo era e resta quello di costituire una sorta di fondo centrale con cui finanziare trasferte all'estero (in particolare, in Spagna, Regno Unito e Paesi Bassi) per garantire gli aborti oltre termine. Il che, in Francia, è illegale. La normativa vigente, infatti, introdotta nel marzo 2022, fissa alla 14ma settimana di gravidanza il limite ultimo, oltre il quale non è più possibile abortire.«La mia bella parrocchia infangata dai mercanti di morte!», che invocano «il delirio della pianificazione familiare», ha commentato il parroco, Don Guillaume Soury-Lavergne.
La denuncia è forte e sconvolgente: secondo quanto riportato dalle agenzie LifeSiteNews e Infocatólica, nel giro di soli cinque giorni – per la precisione, tra il 20 ed il 25 gennaio scorsi - ben due donne sarebbero state trasportate d'urgenza, in ambulanza, dal Near North: Elizabeth Cohn Morris Health Center Planned Parenthood, con sede al 1200 North La Salle Drive di Chicago, all'ospedale più vicino. In entrambi i casi, l'emergenza è stata dovuta ad un'emorragia post-aborto.Le agenzie, dando la notizia, specificano come «la maggior parte delle emorragie chirurgiche post-procedurali» siano dovute «a lesioni interne inflitte da strumenti chirurgici, spesso lacerazioni della cervice uterina e perforazioni dell'utero», già evidenziate come cause frequenti di decessi.Pare peraltro che questo tipo di emergenza, presso tale struttura di Planned Parenthood, sia tutt'altro che raro. A dare l'allarme ha provveduto Operation Rescue, un'affermata organizzazione pro-life statunitense, che ha messo a punto anche un dettagliato dossier di 24 pagine, con cui viene documentato un numero impressionante di morti collegate proprio alle pratiche abortive. Quei due casi in cinque giorni, evidentemente, sono tutt'altro che episodi isolati…Brutte notizie anche dalla Spagna, dove nel 2022 sarebbero dovuti nascere 428.208 bambini. Ma 98.136 di loro, quasi uno su quattro, non ha mai visto la luce, perché ucciso nel grembo materno. Questo, secondo i dati ufficiali, pubblicati dal Ministero della Salute.
Diocleziano è tra noi. Appaiono sempre meno e sempre più sfumate, infatti, le differenze sussistenti tra l'operato dell'imperatore romano (244-313 d.C.), divenuto tristemente celebre per la ferocissima persecuzione scatenata contro i cristiani, e quel che accade ovunque oggi con tanto di carcere e sacrifici umani, a qualsiasi latitudine e longitudine del mondo. Anche nel “civilissimo” Occidente.Negli Stati Uniti, ad esempio, tre attivisti pro-life – Jonathan Darnel di Arlington (Virginia), Jean Marshall di Kingston (Massachusetts) e Joan Bell di Montague (New Jersey) - sono stati dichiarati colpevoli di aver violato il Face ovvero Freedom of Access to Clinic Entrances Act, la legge federale sulla libertà di accesso agli ingressi delle cliniche abortiste. Oggi rischiano una condanna a 11 anni di galera, per avere, il 22 ottobre del 2020, pregato e cantato inni all'esterno della Washington Surgi-Clinic della capitale americana e per esser successivamente entrati in modo non-violento nella struttura per aborti tardivi, peraltro sospettata di averne praticati anche a nascita parziale e d'aver consentito illegalmente la morte di bimbi sopravvissuti all'aborto. Nell'atto d'accusa si legge: «Lo scopo della cospirazione [degli attivisti pro-life-NdA] era creare un blocco per impedire alla clinica di fornire servizi di salute riproduttiva e ai pazienti di ottenerli». A condurre il processo sarà una donna, il giudice Colleen Kollar-Kotelly, già sostenitrice di Hillary Clinton: ha già vietato agli imputati di appellarsi al Primo Emendamento, che tutela la libertà religiosa, per spiegare le proprie azioni.
Sempre più evidente la frattura tra la Chiesa e Joe Biden, che pure a parole continua a proclamarsi “cattolico”.La sua amministrazione, infatti, ha proposto nuove norme federali, ufficialmente per «affermare i diritti civili e le pari opportunità» ovvero per affrontare la presunta discriminazione dei soggetti Lgbtqi+ nei programmi, che ricevono sovvenzioni dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani americano. Ma, di fatto, non è questo l'obiettivo, come precisa una lettera diffusa lo scorso 5 settembre dall'Ufficio di Consulenza Generale della Conferenza episcopale statunitense, che ha preso pubblicamente le distanze da questa iniziativa, pensata in modo tale – si afferma – da «creare conflitti tra i requisiti della norma e la dottrina cattolica», compromettendo l'attività di molte, troppe organizzazioni caritative, in primis quelle che forniscono «rifugi di emergenza alle vittime di violenza domestica». Perché? Alcuni di questi alloggi sono riservati a persone dello stesso sesso. Ma le nuove regole proposte dall'amministrazione Biden qui «imporrebbero di ospitare anche uomini biologici, che si identifichino come donne». Si legge nella lettera dei vescovi statunitensi: «Qualsiasi ente di beneficenza, che abbia bagni o spogliatoi separati per uomini e donne, potrebbe essere obbligat
Come già fu per il primo mandato, anche l'eventuale rielezione di Joe Biden potrebbe costare molte vite umane. La sua campagna elettorale ha fatto dell'aborto, infatti, uno dei propri cavalli di battaglia. A colpi di spot, come quello intitolato «These Guys», lanciato lo scorso 1 settembre e programmato per due settimane in sette Stati americani ovvero Arizona, Georgia, Michigan, Pennsylvania, Nevada, Wisconsin e Carolina del Nord.Forti le critiche giunte in merito dalle associazioni pro-life, che han definito, senza mezzi termini, «estreme» le politiche abortiste promosse da un Biden, che solo a parole ama proclamarsi “cattolico”. Laura Echevarría, portavoce di National Right to Life, ha evidenziato come Biden sia «il presidente più favorevole all'aborto nella storia della nostra nazione», al punto da coinvolgere l'intera amministrazione «per promuovere e proteggere l'aborto illimitato», oltre tutto a spese dei contribuenti.
L'OSF-Open Society Foundations, fondata, voluta e guidata dal miliardario George Soros, saluta l'Europa. La sua ritirata dal Vecchio Continente è pressoché totale. Una vittoria, come molti hanno ritenuto forse un po' troppo frettolosamente? Tutt'altro, in realtà rappresenta un'autentica sconfitta. Poiché la decisione sarebbe giunta dopo aver valutato come ormai la maggior parte dei governi e degli organismi istituzionali europei stia già seguendo politiche identiche a quelle sostenute dalla Fondazione ed, oltre tutto, investendovi capitali più che adeguati. Inutile quindi insistere oltre, meglio spostare interessi e denaro dove ancora manchino. E questo a partire già dal prossimo anno.
Eutanasia chiama eutanasia, morte chiama morte: in Canada, dove il suicidio assistito è statolegalizzato nel 2016, presto – per la precisione, da marzo dell'anno prossimo - la legge potrebbeessere cambiata, per estendere tale pratica non solo a chi sia malato terminale irreversibile, com'èora, bensì anche a chi presenti problemi di salute mentale. A volerlo, è il governo, che per questo staverificando se e come poter garantire a questa nuova tipologia di “pazienti” l'assistenza medicanecessaria.Ma le modifiche prospettate alla normativa vigente rappresenterebbero un salto nel buio, poiché –come riportato dall'agenzia Reuters - aprirebbero ufficialmente l'opzione eutanasica anche a chi,come Lisa Pauli, 47 anni, canadese, sia da sempre affetto da anoressia.Puntando sui criticabilissimi e, ad un tempo, pericolosissimi criteri dell'autonomia di giudizio edella libertà di scelta personale, anziché sull'aiuto, l'estensione della norma consentirebbe di pordunque fine alla vita di persone vulnerabili e, di per sé, con patologie nient'affatto letali, seopportunamente curate.
Il fatto che non se ne parli o se ne parli poco non significa che l'incubo sia finito: l'Isis fa e deve fare ancora paura. Lo sa bene la Spagna, dove la Guardia Civil, in collaborazione con la DGST-Direzione Generale di Sorveglianza del Terrorismo marocchina, ha appena portato a termine una brillante operazione, che ha consentito di smantellare la più grande struttura di radicalizzazione islamica per il “reclutamento” di giovani, anche minorenni, finora organizzato nel Paese.
«Io ho servito per cinque mesi il Re e la sua Augusta Famiglia nella Torre del Tempio; e, malgrado la vigilanza degli Officiali Municipali, che la guardavano, ho potuto stendere alcune memorie sui principali avvenimenti accaduti nell'interiore di quella prigione»: con queste parole ha inizio il Giornale di ciò che avvenne al Tempio durante la prigionia di Luigi XVI Re di Francia, scritto da Jean Baptiste Antoin Houet, detto Clery, nel 1798 a Londra. Houet fu il cameriere del Sovrano fra il 10 agosto 1792 e il 21 gennaio 1793, il solo dunque in grado di ragguagliare su quanto realmente accadde fra quelle tetre mura.
Lo scorso 19 luglio l'FSLN-Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale ha celebrato i 44 anni trascorsi dalla vittoria della rivoluzione in Nicaragua con conseguente deposizione del regime di Anastasio Somoza Debayle. In realtà, c'è ben poco da festeggiare… A guidare le danze è stato il presidente in carica, Daniel Ortega, colui che, di fatto, sta ripercorrendo esattamente gli stessi passi tanto deprecati nel suo predecessore, tanto da spingere l'autorevole quotidiano spagnolo Abc, lo scorso 19 luglio, ad accusare il dittatore nicaraguense di essersi ormai trasformato «in ciò che tanto odiava».
mentre in Occidente avanza l'apostasia silenziosa, divenuta ormai persecutoria con quanti si “ostinino” a seguire la Dottrina cattolica, complice il silenzio delle gerarchie a tutti i livelli, sempre nell'indifferenza generale prosegue in molte regioni del mondo il martirio dei cristiani, chiamati a testimoniare col sangue la propria fede.Mentre il primo ministro indiano, Narendra Modi, veniva ricevuto dal presidente francese Macron, che gli ha anche conferito la Gran Croce della Legion d'Onore, nel suo Paese i cristiani continuano ad essere vittime dei fondamentalisti indù, con la complicità peraltro delle forze dell'ordine. Solo nella prima metà dell'anno in 23 Stati sui 28 aderenti alla federazione si sono verificati ben 400 episodi di violenza contro i 274 registrati l'anno scorso nello stesso periodo. Su di essi non sono nemmeno state avviate regolari indagin
Se la presenza al Sinodo di Luca Casarini, Padre James Martin e molti altri discussi personaggi suscita quanto meno legittime preoccupazioni e motivate perplessità, non sono queste le uniche mosse inquietanti compiute recentemente da papa Francesco.Secondo quanto riferito dall'agenzia InfoCatólica, lo scorso 6 luglio il regnante Pontefice ha avuto a Casa Santa Marta un incontro privato con l'ex-presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, della cui delegazione ha fatto parte, assieme ad altre personalità, anche il figlio di George Soros, Alex, attuale presidente della famigerata Open Society Foundations.Pare che, tra i temi toccati nel corso della singolare riunione, si sia parlato soprattutto di promozione della pace nel mondo. Al rituale scambio di doni, al termine, Clinton ha ricevuto una statua, raffigurante una donna con in mano una colomba, definita un'«opera per la pace» dal Papa, che ha a sua volta ricevuto dall'ex-presidente un piccolo vassoio con lo stemma degli Stati Uniti d'America.
Mentre l'Europa affonda nei propri vizi ed in una silenziosa, sciagurata forma di apostasia, gran parte dell'Africa è ormai nelle mani o della dilagante secolarizzazione oppure della jihad, infiltratasi nel Continente sia con la violenza, in allarmante aumento negli ultimi anni, sia alleandosi con reti criminali organizzate e con bande autoctone con interessi regionali, inserendosi così in conflitti e divisioni già in atto, sia sfruttando povertà, corruzione, anarchia, analfabetismo, disoccupazione ed altre criticità sociali, particolarmente diffuse.Tra le regioni, ove più tristemente è presente la jihad, figurano quelle del Sahel (che comprende Burkina Faso, Mali, Niger, Nigeria e Camerun e che conta già 7.899 morti pari al 40% del totale delle vittime), il bacino del lago Ciad, la Somalia e
Un'ombra di morte purtroppo avanza in Europa, conquistando nuovi terreni e mietendo troppe vittime innocenti. Lo dimostrano i dati relativi ad Inghilterra e Galles, dove è stato raggiunto un tragico record storico, quello relativo al numero degli aborti praticati nei primi sei mesi del 2022, periodo cui si riferiscono gli ultimi dati diffusi dal Dipartimento governativo della Sanità e dell'Assistenza Sociale: tra il primo gennaio ed il 30 giugno dell'anno scorso sono stati praticati, infatti, 123.219 aborti ovvero 17.731 in più rispetto ai 105.488 praticati nello stesso periodo nel 2021. Se questo trend dovesse proseguire, il rischio è che anche su base annua il 2023 possa confermarsi come l'anno più nero per numero di bambini uccisi nel grembo materno.Incurante di tale drammatico campanello d'allarme, proprio all'inizio di quest'anno il Parlamento inglese ha vietato la preghiera silenziosa nei pressi delle cliniche abortive – con una multa fissa iniziale di 100 sterline, ma che può salire fino a 1.000 in caso di processo – ed ha negato la possibilità d'informare le donne circa le possibili alternative: secondo un emendamento alla legge sull'ordine pubblico, approvato a marzo dalla Camera dei Comuni, ciò è da considerarsi illegale.Anche in Irlanda, purtroppo, il tasso abortivo risulta in continua crescita: a cinque anni dal referendum, che ha eliminato dalla Costituzione la tutela per la vita dei bambini non nati, consentendone di fatto l'aborto per qualsiasi motivo fino alla dodicesima settimana ed anche oltre, quando si ritenga che la salute – anche mentale – della madre possa essere in pericolo oppure qualora il piccolo presenti un'anomalia ritenuta pericolosa per la sua vita entro 28 giorni dalla nascita.Prima di quel drammatico referendum, l'aborto in Irlanda era vietato. Nel 2019, anno di entrata in vigore della nuova normativa, furono uccisi 6.666 bambini nel grembo delle loro madri, nel 2021 il numero è salito a 6.700, nel 2022 si è raggiunto il triste record di 8.500 – oltre il 21% in più nel giro di un solo anno -, secondo quanto dichiarato dal ministro della Salute, Stephen Donnelly. «Una tendenza devastante – ha commentato Eilis Mulroy della Campagna Pro-Life Irlanda in un'intervista al quotidiano Register – Questo è il risultato di un governo, che ha dimostrato una totale mancanza d'interesse nel fornire alle donne con gravidanze non pianificate reali alternative all'aborto».Non pare tuttavia che vi siano ripensamenti in merito: nuove nubi fosche si stanno anzi addensando in Irlanda, dove nei prossimi mesi dovrebbe essere esaminata dalla commissione parlamentare per la Salute una revisione della normativa, voluta dall'Ifpa-Associazione Irlandese per la Pianificazione Familiare, tesa ad eliminare il cosiddetto «periodo di riflessione» obbligatorio di tre giorni dopo il primo colloquio, entro il quale è ad oggi consentito alla donna un ripensamento. I dati, però, attestano quanto importanti siano stati in molti casi questi tre giorni: nel 2021 le consultazioni iniziali sono state 8.284, gli aborti praticati 6.700. Il che significa che ben 1.584 donne sono tornate sui propri passi e quindi che 1.584 bambini sono stati salvati. Togliere anche quel breve lasso di tempo per una riflessione personale, oltre ad esercitare un'indebita pressione psicologica tale da influenzare pesantemente le scelte, significa dimostrare di voler fare proprio di tutto pur di uccidere bimbi nei grembi materni.Il primo ministro irlandese si è dichiarato però «riluttante e a disagio» nell'apportare modifiche alla legislazione sull'aborto, promulgata solo cinque anni fa: «Quando io e altri ci siamo schierati per il Sì – ha dichiarato alla stampa il premier, Leo Eric Varadkar – abbiamo detto che ci sarebbero state delle garanzie, tra cui il periodo di attesa e la protezione delle obiezioni di coscienza». Rimangiarsi ora la parola data è evidentemente troppo persino per loro, subito favorevoli all'introduzione dell'aborto nel Paese.Le buone notizie giungono solo dall'altra parte del mondo, dal Giappone nello specifico, dove il governo ha stanziato 3.500 miliardi di yen – pari a 25 miliardi di dollari - in tre anni, dal 2024 al 2027, per contrastare con misure urgenti la denatalità, obiettivo che si può raggiungere in un solo modo: smettendola di abortire ed incentivando le nascite. Non serve la bacchetta magica, occorre piuttosto assicurare un maggior sostegno finanziario alle famiglie. Secondo Haruka Sakamoto, membro della Tokyo Foundation for Policy Research, il crollo nelle nascite dipenderebbe infatti dall'aumento dei single, non per cambiamenti nella scala dei valori, bensì per la precarietà nel lavoro e per i redditi bassi.La decisione, assunta dal primo ministro Fumio Kishida, è giunta, dopo che l'anno scorso il Paese ha toccato il minimo storico di nuovi nati, 799.728 in tutto: «Se non freniamo il rapido declino del tasso di natalità e la diminuzione della popolazione – ha dichiarato il premier alla stampa – l'economia del nostro Paese si contrarrà e sarà difficile mantenere i nostri sistemi di tutela sociale, comprese le comunità locali, le pensioni, l'assistenza medica e l'assistenza infermieristica».Per questo il governo ha previsto un aumento dell'assegno di natalità da 420 a 500 mila yen – pari a 3.500 dollari -, in più le spese per il parto verranno interamente coperte dall'assicurazione sanitaria pubblica. Verranno erogati assegni familiari da 15 mila yen al mese per ogni figlio di età inferiore ai 3 anni e di 10 mila per ogni figlio di età compresa tra i 3 ed i 18 anni. Dal terzo figlio in poi l'assegno mensile diverrà di 30 mila yen dalla nascita sino alla fine delle scuole superiori. Il tutto senza più restrizioni di reddito familiare. Sempre sul fronte scolastico, verrà offerta ai giovani un'istruzione superiore gratuita e verranno estese anche le esenzioni dalle tasse universitarie. Per assicurare tutto questo – ha spiegato il primo ministro Kishida - «attueremo le misure di sostegno con carattere di urgenza, utilizzeremo obbligazioni speciali di finanziamento del deficit per far fronte alla riforma della spesa».
La denuncia è stata ripresa da fonti autorevoli, quali le agenzie canadese LifeSiteNews e spagnola InfoCatólica: oltre a YouTube, l'app YouTube Kids, propostasi come un «ambiente protetto» per i minori, promuoverebbe, in realtà, anche sessualità, gender e aborto..
L'attacco globale dell'amministrazione Biden a vita e famiglia«Non nominare il nome di Dio invano» è il secondo Comandamento. Come specifica il Catechismo di san Pio X, esso proibisce «di nominare il nome di Dio senza rispetto», concetto ripreso sostanzialmente identico anche nel vigente Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2142, dove si precisa come il nome del Signore sia «santo». Ed ancora, al n. 2146, il nuovo Catechismo entra ancor più nello specifico, precisando come il secondo Comandamento proibisca «l'abuso del nome di Dio, cioè ogni uso sconveniente del nome di Dio, di Gesù Cristo, della Vergine Maria e di tutti i santi».
Mons. Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa ed Estelí, in Nicaragua, specie ora, come dissidente, è troppo scomodo: per questo, il dittatore comunista Daniel Ortega, dopo averlo posto per 15 giorni agli arresti domiciliari, alle ore 3.40 dello scorso 2 giugno lo ha fatto incarcerare dalla Polizia, pare con l'accusa di «atti d'odio». La popolazione e le organizzazioni per i diritti umani non hanno esitato a definire l'accaduto un sequestro in piena regola. Non si sa nemmeno, al momento, se sia stato emesso un regolare mandato del tribunale. Pare che il prelato si trovi presso il carcere di sicurezza La Modelo, mentre non si sa dove siano le altre sette persone, ch'erano con lui al momento dell'arresto ovvero i sacerdoti José Luis Díaz, Sadiel Eugarrios, Ramiro Tijerino e Raúl González, i seminaristi Darvin Leyva e Melkin Sequeira ed il cameraman Sergio Cárdenas, tutti in manette. Sino alla pubblicazione dell'atto d'accusa formulato dalla Procura, non si potrà sapere con certezza quale sia la sorte del prelato, che rappresenta una delle voci più lucide e più critiche levatesi contro il regime comunista al potere: durante le sue omelie ne ha denunciato senza mezzi termini le violazioni dei diritti umani.
Su di un tema tragico quale quello dell'aborto, è sempre motivo di conforto poter dare ogni tanto anche buone notizie. E raccontare, ad esempio, la storia vera, verissima di una donna, di una madre, che non ha dato retta all'arroganza di una “scienza” crudele e malata di delirio d'onnipotenza, permettendo così alla creatura, che teneva in grembo, di nascere. Con una grande sorpresa…
Un po' gli eventi internazionali, che focalizzano l'attenzione dell'Occidente sulla guerra in Ucraina, un po' l'omertà, che sempre circonda tutto quanto sappia di comunismo, fatto sta che, nel silenzio generale, in Nicaragua il dittatore Ortega sta proseguendo indisturbato nella propria opera di persecuzione contro la Chiesa.L'ultimo atto ostile in ordine di tempo, denunciato dalla comunità cattolica in esilio, impegnata nella tutela dei diritti umani nel proprio Paese, ha riguardato l'Università Cattolica «Immacolata Concezione» dell'arcidiocesi di Managua: lo scorso 18 maggio il ministero degli Interni ha annunciato l'imminente «scioglimento volontario» dell'ateneo, fucina di un gran numero di seminaristi. Attenzione, poiché qui, di volontario, non v'è proprio nulla. Si tratta di un'operazione di «facciata», ma la chiusura è stata, in realtà, imposta con la forza ed in modo coercitivo dal regime, come ha spiegat
Finalmente buone notizie sul fronte della vita: lo scorso mese di aprile il Dakota del Nord è divenuto il quattordicesimo Stato Usa a vietare quasi totalmente l'aborto. Uniche eccezioni ammesse, stupro o incesto - solo fino alla sesta settimana di gravidanza - e casi di grave pericolo per la vita o la salute della donna. Il rischio “psicologico” della madre, invece, non è stato considerato causa sufficiente per uccidere il proprio figlio in grembo.Il Dakota del Nord si allinea così a Idaho, Wisconsin, Missouri, Kentucky, West Virginia, Arkansas, Tennessee, Texas, Louisiana, Mississippi e Alabama. In South Dakota e Oklahoma invece la legislazione è ancora più restrittiva e prevede l'aborto solo in caso di pericolo per la vita della donna ed in nessun'altra eventualità.
Di nuovo. È successo di nuovo. Non a caso, non per una svista, né per un errore. Bensì deliberatamente, consapevolmente, pervicacemente. Il quotidiano della Cei, Avvenire, che ama definirsi genericamente «di ispirazione cattolica», quasi la sua non fosse sequela, apostolato, testimonianza, missione, bensì un tenue sentimento, un timido stato d'animo, un'intuizione senza impegno, dallo scorso 3 maggio ha ripreso a pubblicare in prima pagina, come manchette, accanto alla testata, a destra ed a sinistra, quindi con la massima evidenza possibile, la pubblicità del 5 per mille a favore dell'Arci.
Trump lo ha già detto a chiare lettere: in caso di rielezione, difenderà di nuovo i principi pro-life. E già la volta scorsa, da Presidente, ha dimostrato come alle parole, lui, faccia seguire i fatti. Inaffidabile sul fronte Lgbt, il tycoon sul grande tema della vita rappresenta invece una garanzia e non concede sconti.
L'incredibile è che siano donne, per natura portate ad accogliere la vita nel proprio grembo, non ad ucciderla. Entrambe sono madri, la prima di due figlie, la seconda di due figli. Tutto questo non è bastato per indurre Laura Kelly, governatrice del Kansas, e Katie Hobbs, governatrice dell'Arizona, a non porre il proprio veto sulle due leggi pro-life, finite sulle loro scrivanie.
Sono trascorsi circa quattro mesi dalla tavola rotonda su «La prima globalizzazione a partire dal Vangelo», promossa dalla facoltà di Teologia dell'Università ecclesiastica «San Damaso» di Madrid: qui illustri accademici ed esperti chiarirono già in modo inoppugnabile come nelle Americhe la Spagna portò prima di tutto la fede cattolica ad opera dei suoi missionari: non si trattò cioè di un'opera di conquista, bensì di evangelizzazione.
Fu il filosofo britannico Tommaso Hobbes (1588-1679), nella sua celebre opera Leviatano del 1651, a teorizzare in modo paradigmatico lo Stato assolutistico, uno Stato cioè in cui il sovrano risulta depositario unico di tutti quei diritti originari, cui i sudditi hanno spontaneamente rinunciato, stabilendo una sorta di «patto sociale» per garantirsi sostanzialmente pace e sopravvivenza, variamente declinate. Tale sovrano è al di sopra della giustizia, poiché lui è la giustizia. È al di sopra dell'etica, poiché lui stabilisce l'etica. È al di sopra dell'opinione, poiché è lui a giudicare, approvare o proibire l'opinione, dividendo le idee in accettabili ed inaccettabili, giuste ed ingiuste, legittime ed illegittime. Il suo potere è pertanto indiviso, assoluto, irrevocabile. La stessa Chiesa dev'essere soggetta al sovrano, lo Stato interverrà in materia di religione, interpreterà le Sacre Scritture, stabilirà i dogmi, codificherà le sue liturgie, ponendo fine a qualsiasi discordia in materia.
Buone nuove sul fronte pro-life: è stato approvato, infatti, con 57 “sì” e 12 “no” dalla Camera dei Rappresentanti dell'Idaho (USA) un disegno di legge, per far cessare il “turismo abortista” di minori verso altri Stati della federazione senza il consenso dei genitori, più o meno sulla falsariga di quanto già varato nel Missouri. L'obiettivo è quello di scoraggiare gli abusi, contemplando anche un nuovo reato, quello di «traffico di aborti», che prevede una pena da 2 a 5 anni di carcere per «l'adulto, che, con l'intento di nascondere un aborto ai genitori o al tutore di una minorenne incinta non emancipata, procuri un aborto o ottenga un farmaco, che induca l'aborto» oppure «recluti, ospiti o trasporti» la ragazza, anche solo da un punto qualsiasi dell'Idaho fino al confine con questo intento. Purtroppo sono già stati segnalati casi di questo tipo.
Non è un mistero il sostegno dato da Hollywood all'aborto. Ed ora, dopo la decisione della Corte Suprema, che lo scorso anno negli Stati Uniti ha ribaltato la sentenza Roe vs. Wade , e dopo la conseguente decisione di molti Stati americani di ridurre drasticamente la facoltà d'uccidere bimbi in grembo, puntuale si è levata la voce di Jane Fonda, sempre sconcertante: l'irriducibile femminista filo-abortista ha dichiarato che i politici pro-life andrebbero «assassinati». Lo ha fatto nel corso del talk show «The View», spronata dalla conduttrice Joy Behar, che le ha chiesto cos'altro i pro-choice possano fare, oltre a marciare ed a protestare, per far sentire la propria voce: «Assassinare» è stata l'incredibile risposta di Jane Fonda, ribadita di fronte alla richiesta di ripetere quanto detto, giuntale da un'altra ospite della trasmissione, l'attrice Lely Tomlin. «Omicidio», ha ribadito. Poi la conduttrice ha “derubricato” il tutto, facendo passare l'assurda esternazione come una semplice battuta, un banalissimo scherzo, ma il triste siparietto non è stato per nulla gradito sui social, dove sono immediatamente piovute critiche e commenti assolutamente contrari. Secondo il conservatore Rogan O'Handley, ex-avvocato di Hollywood e commentatore, la dichiarazione di Jane Fonda, peraltro ripetuta per ben due volte, rappresenterebbe un «incitamento criminale alla violenza». La deputata Anna Paulina Luna, repubblicana, ha chiesto all'attrice ed alla trasmissione, che l'ha ospitata, una «pubblica ritrattazione». Dopo il clamore suscitato dalle sue parole, Jane Fonda, evidentemente fuori tempo massimo, ha rilasciato una dichiarazione a Fox News, avallando l'ipotesi dello «scherzo», davvero di pessimo gusto ed in ogni caso inaccettabile: «Il mio linguaggio del corpo ed il mio tono hanno reso chiaro come stessi usando un'iperbole». Evidentemente no, viste le numerose reazioni provocate.
Prosegue in Nicaragua la persecuzione posta in essere contro la Chiesa: questa volta il dittatore comunista Daniel Ortega ha imposto la chiusura di due Università cattoliche del Paese, azzerando la loro personalità giuridica e confiscandone i beni.Nel mirino del governo sono finiti gli atenei «Giovanni Paolo II» e l'«Università Cristiana Autonoma»: secondo quanto pubblicato dal quotidiano ufficiale del governo, La Gaceta, nell'edizione dello scorso 7 marzo, il durissimo provvedimento sarebbe stato assunto «per il mancato rispetto delle leggi», ad esempio per «non esser state accreditate in base agli indicatori di qualità, non aver reso noti i propri bilanci ed i propri consigli di amministrazione per oltre due anni, non aver presentato chiarimenti su patrimonio, immobilizzazioni, entrate, spese, esecuzione dei fondi, aumenti e diminuzioni dei conti senza giustificazione, come richiesto dalle normative vigenti», ostacolando i controlli e la supervisione prevista da parte della Direzione Generale di Registrazione e Controllo delle Organizzazioni no profit del ministero degli Interni. Secondo questo giornale anche Caritas Nicaragua e quella della diocesi di Jinotega, cui sono state rivolte le medesime accuse e cui pure sono stati confiscati i beni, avrebbero «accettato lo scioglimento volontario e la liquidazione su decisione unanime dei loro membri». In realtà, i media locali spiegano come tali enti non abbiano avuto alcuna possibilità di scelta, a causa degli ostacoli insormontabili imposti loro dalla dittatura, tra cui una legge del 2022, che limita fortemente i margini di manovra delle organizzazioni non governative.
«Siamo già nella fase finale della demolizione della cultura e dei valori, in corso da molti anni»: a dirlo a chiare lettere, nel corso di un'intervista rilasciata lo scorso primo marzo all'agenzia InfoCatólica, è Alicia V. Rubio, filologa presso l'Università di Salamanca e docente in una scuola superiore di Madrid.Sposata e madre di tre figli, Rubio è ricercatrice e scrittrice: è divenuta bersaglio delle lobby Lgbt e dei partiti dell'ultrasinistra, accanitisi contro di lei dopo l'uscita di alcuni suoi libri sull'ideologia gender (Cuando nos prohibieron ser mujeres y os persiguieron por ses hombres oppure Feminismo sin compleyos), mostrandone contraddizioni e conseguenze, tanto personali quanto sociali. È conduttrice di talk show, collabora con diversi programmi radiofonici e televisivi ed è membro dell'Assemblea di Madrid.Secondo la professoressa Rubi
Si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene ed il male» (Gen 3, 5): con queste parole il serpente, il tentatore si rivolse alla donna, suggerendole di gustare il frutto proibito, quello dell'albero posto in mezzo al giardino dell'Eden. Con un unico scopo: indurre i progenitori ad un atto di ribellione, a rifiutare cioè l'ordine morale stabilito da Dio, per decidere in proprio, autonomamente cosa, secondo loro, fosse bene e cosa fosse male, cosa fosse giusto e cosa non lo fosse. Il primo uomo e la prima donna, disobbedendo al Creatore, si sono immaginati artefici ed arbitri della morale. Han voluto diventare come Dio ed in ciò consiste propriamente la radice del peccato originale, l'essenza ultima di ogni peccato, la grande illusione che li ha precipitati nell'abisso della colpa.Adamo ed Eva han peccato di superbia, primo dei sette vizi capitali. Non a caso risuona il monito del Siracide: «Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; ad ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà» (Sir 15, 17), poiché «l'essere fedele dipenderà dal tuo buon volere» (Sir 15, 15) e da nessun altro.
Tre diversi Paesi, tre diverse culture, un solo elemento in comune: la persecuzione dei cristiani. Con modalità differenti, ovviamente, ma difficile è stabilire quale sia la peggiore.Partiamo dalla Cina. L'ultimo Rapporto annuale sulla persecuzione 2022, diffuso lo scorso 14 febbraio dall'organizzazione China Aid, che ha sede negli Stati Uniti, documenta in 63 pagine l'opera di sinizzazione promossa dal partito unico al potere, per sottomettere i cristiani all'ideologia dominante ed, in particolare, alla visione del presidente Xi Jinping. Non a caso. Già il 27 gennaio 2022, Wang Yang, membro dell'ufficio politico del PCC, Partito Comunista Cinese, nel corso di un simposio svoltosi a Pechino, ha evidenziato la necessità di far aderire le organizzazioni religiose alle politiche avanzate dal governo, per forgiare un'«energia positiva», che aiuti a realizzare il «sogno cinese». A tal scopo, lo scorso 23 agosto Wang ha incontrato i leader dell'Associazione patriottica cattolica e della Conferenza episcopale, in cerca del loro sostegno per la «sinizzazione del Cattolicesimo in Cina», invitandoli a «resistere spontaneamente all'infiltrazione di forze straniere», nonché ad «usare la cultura cinese, la lingua cinese e gli stili di comunicazione cinesi, per interpretare e studiare i canoni religiosi». Evidentemente il latino alla Cina (e non solo) fa paura…Per quanti si oppongano, la prospettiva è
Drammatici sviluppi nella vicenda, che vede come involontario protagonista il vescovo di Matagalpa, mons. Rolando Álvarez Lagos, vittima della dittatura comunista imposta in Nicaragua da Daniel Ortega sin dal suo ritorno al potere, nel 2007, dopo aver fatto imprigionare la maggior parte dei suoi rivali in corsa per la presidenza.Mons. Álvarez è stato condannato a 26 anni e 4 mesi di carcere effettivo (già tenendo conto degli sconti previsti in successione), ad una sanzione equivalente a circa 1.550 dollari, nonché all'interdizione a vita dalle cariche pubbliche, alla perdita perpetua dei diritti di cittadinanza, con una sentenza-lampo, emessa con largo anticipo rispetto ai tempi previsti per il processo, in un primo tempo fissato in realtà per questo 15 febbraio. L'inverosimile accusa, servita come pretesto per la condanna al giudice Héctor Ernesto Ochoa Andino, presidente della Camera Penale 1 della Corte d'Appello di Managua, è addirittura quella di «tradimento della Patria, compromissione dell'integrità nazionale, propagazione di notizie false attraverso la tecnologia dell'informazione, ostruzione delle funzioni, disobbedienza aggravata o disprezzo per l'autorità, tutti commessi in reale concorrenza e a danno della società e dello Stato della Repubblica». Perché? Semplicemente perché mons. Álvarez si è rifiutato di lasciare il Paese e di salire sull'aereo con cui, il giorno prima della sentenza, il regime aveva deportato negli Stati Uniti ben 222 prigionieri politici.
n Germania la crisi interna alla Chiesa cattolica diviene sempre più acuta ed ormai oltre un terzo dei tedeschi – il 36%, per la precisione – è convinto di uno scisma imminente con Roma: a rivelarlo, è un sondaggio promosso dal settimanale cattolico Die Tagespost. Il 42% degli intervistati non sa e non intende sbilanciarsi, solo il 22% è convinto che, alla fine, tutto sia destinato a rientrare. Le percentuali divengono ancora più drammatiche, qualora si consideri un campione costituito dai soli cattolici: in questo caso, ben il 42% degli intervistati prevede lo scisma, peraltro a breve, il 29% non sa e solo il restante 29% è convinto del lieto fine.
A chi ancora credesse al volto umano dell'ideologia comunista – qua e là nel mondo tradottasi o nella dittatura del partito unico o nella tragedia di un immorale radicalismo di massa -, varrebbe la pena di dedicare, quale esempio, la situazione odierna del Nicaragua di Daniel Ortega, tornato al potere nel 2007 col partito sandinista, partito di estrema sinistra impregnato di marxismo, socialismo, antimperialismo e teologia della liberazione.
Erano in 100 mila lo scorso 20 gennaio, a Washington, coloro, soprattutto giovani e famiglie, che hanno sfidato il gelo e le rigide temperature di questi giorni, per partecipare all'ormai tradizionale Marcia per la Vita, giunta alla sua cinquantesima edizione ed avente per tema «Prossimo obiettivo: marciare verso un'America post-Roe».Erano presenti anche diversi esponenti politici, tra i quali il procuratore generale del Mississippi, colui che ha condotto la causa Dobbs vs. Jackson ovvero il grimaldello per scardinare la sentenza Roe vs. Wade, la cui fine, a cinquant'anni dal suo varo, è stata sancita lo scorso giugno dall'Alta Corte, che ha di nuovo permesso così ai singoli Stati americani di tutelare la vita dei bambini non ancora nati. Ed anche questo è stato uno dei motivi di entusiasmo tra gli aderenti alla Marcia, conclusasi quest'anno dinanzi al Campidoglio, proprio per chiedere ai due rami del Congresso, ora che hanno il potere di farlo, di ripristinare le tutele a favore dei bimbi nel grembo materno. In particolare, i riflettori sono puntati sulla battaglia legislativa, per cancellare i finanziamenti pubblici erogati a Planned Parenthood, già eliminati dall'allora presidente Trump, ma ripristinati purtroppo con l'amministrazione Biden. Un altro obiettivo consiste nel bloccare il tentativo posto in essere dal Partito Democratico di codificare l'aborto come un “diritto”.Secondo le ricerche condotte dall'associazione National Right to Life, il numero dei piccoli eliminati nel grembo materno dopo la sentenza Roe vs. Wade ammonterebbe a 64,4 milioni. Un'autentica ecatombe.Ad oggi, però, ben 14 Stati americani hanno varato leggi più restrittive, tali da limitare o vietare l'aborto ed altri potrebbero farlo nel corso del 2023. Leggi, che hanno già salvato decine di migliaia di vite umane.Ora che le conquiste per la vita in campo normativo si sono maggiormente consolidate, il popolo pro-life americano è deciso a puntare tutto sull'educazione, perché già nelle scuole si insegni, sin dai primi anni, il rispetto della vita umana. La cronaca, infatti, insegna a tenere alta la guardia.Iniziative come la Marcia per la Vita statunitense sono un esempio per un Occidente ancora troppo vile e tiepido in materia, con governi che potrebbero cancellare l'aborto ed ancora non lo fanno, benché la richiesta, forte, giunga dai loro stessi elettori (o almeno da quelli che oggi sono tali)… Un triste esempio, in tal senso, giunge dal Regno Unito, dove un uomo, Adam Smith-Connor, un veterano militare, è stato sanzionato dagli agenti di Polizia Locale solo per aver pregato in silenzio sul pubblico marciapiede dinanzi alla clinica di Ophir Road, a Bournemouth, là dove suo figlio è stato abortito 22 anni. È la seconda volta nel giro di un mese, che si verifica nel Paese questo autentico oltraggio al buon senso, al rispetto del dolore di un padre ed al principio fondamentale ed universale della libertà religiosa. Ciò, in applicazione del cosiddetto «Ordine di protezione degli spazi pubblici», che dal 13 ottobre scorso impone una zona-cuscinetto o di censura, dinanzi alle strutture ove si pratichino gli aborti, zone in cui è vietato in qualsiasi modo manifestare approvazione o disapprovazione verso l'aborto, preghiere comprese. L'organizzazione inglese ADF-Alliance Defending Freedom ha ingaggiato una squadra di avvocati per contestare la multa ingiustamente e crudelmente inflitta a Smith-Connor. Che, piangendo il figlio perso, piange anche il rimorso, di cui è vittima, da quando, 22 anni fa, lui accompagnò la sua ex-fidanzata ad abortire, pagandole l'intervento. «Le conseguenze delle mie azioni di quel giorno – ha ricordato l'uomo – tornarono per perseguitarmi anni dopo, quando mi sono reso conto di aver perso per esse mio figlio Jacob. Per lui, per gli altri bambini abortiti, per le loro famiglie, per il personale delle cliniche abortiste, ho pregato Dio. Non avrei mai immaginato di rischiar di avere precedenti penali per aver pregato in silenzio».È questo il volto intollerante e senza cuore del totalitarismo abortista. Di fronte a questi eventi, anche tanti politici dovrebbero riflettere sulle conseguenze derivanti dal varo di certe leggi e dalla bocciatura di altre.
Si è svolta lo scorso 13 gennaio presso sala Voltini del Centro Culturale Cappuccini di Argenta una tavola rotonda sul tema «Dialogo: un ponte che unisce – È possibile un dialogo fra religioni e omosessualità?», patrocinato dal Comune. Tra i relatori, erano presenti il presidente Arcigay di Ferrara, Manuela Macario, il coordinatore del centro culturale islamico, Hassan Samid, e don Alessio Grossi, psicanalista e referente del Consultorio diocesano, parroco della chiesa di San Giacomo apostolo a Ferrara, inviato all'evento dall'arcivescovo, mons. Giancarlo Perego, a nome del quale ha ripetutamente dichiarato di parlare.
Il 2022 si è chiuso male, ma il 2023 potrebbe essere peggio. A rivelarlo, sono i dati elaborati dall'agenzia Fides relativi alla persecuzione dei cristiani nel mondo.L'anno scorso sono stati uccisi in tutto 18 missionari, per la precisione 12 sacerdoti, 3 religiose, un seminarista, un frate ed un laico. Quanto alla distribuzione geografica, 9 han perso la vita in Africa (4 in Nigeria, 3 nella Repubblica Democratica del Congo, uno in Tanzania ed una in Mozambico), 8 nelle Americhe (4 in Messico, 2 in Honduras, uno in Bolivia ed uno ad Haiti) ed uno in Asia, nello specifico in Vietnam.
In queste prime giornate del nuovo anno purtroppo giungono brutte notizie sul fronte della vita: la Corte Costituzionale dell'Ecuador, recependo le proteste di alcune associazioni femministe, ha sostanzialmente cancellato il diritto fondamentale all'obiezione di coscienza contro l'aborto, introducendo una modifica all'art. 24 comma 10 della legge organica, attualmente regolante la materia. È questo, purtroppo, l'ennesimo, triste esempio di una magistratura, che, a colpi di sentenze ideologiche, smantella di fatto lo Stato di diritto e svolge un'azione legislativa rivoluzionaria, sostituendosi impropriamente al Parlamento.Come al solito, anche in Ecuador si è ricorsi al caso estremo, per introdurre la prassi: pertanto, qualora ci si trovi in aree remote, distanti e di difficile accesso, il medico obiettore, nel caso risulti essere l'unico a poter eseguire la procedura abortiva, è costretto a praticarla «con la dovuta diligenza e senza ritardi», come recita la sentenza, gli piaccia o meno, schiacciando la propria coscienza. Il tribunale ha pure eliminato l'obbligo per le minori di presentare un'autorizzazione del loro rappresentante legale, per poter abortire. Una volta introdotta l'eccezione, l'argine è rotto ed il caso particolare diviene la regola, peraltro particolarmente odiosa in questo caso, poiché obbliga il sanitario a compiere atti contrari alle proprie convinzioni, ai propri valori ed alla propria fede.
Anche quest'anno si è rinnovato il tradizionale scambio di auguri natalizi. Di persona o con bigliettini, tramite web o social. Tra familiari, amici, conoscenti, colleghi. Ci è parso normale, spontaneo, quasi scontato. In realtà non è così. Non lo è per niente. Almeno non ovunque.In Arabia Saudita, ad esempio, Paese rigorosamente musulmano, viene severamente vietato qualsiasi altro culto pubblico. Per cui Natale ed anche capodanno - espressione del calendario gregoriano, quindi cristiano - possono essere celebrati solo in casa e di nascosto, pena pesanti sanzioni per i trasgressori.Ma il Natale è fuorilegge anche altrove, essendo considerato un pericolo per l'islam: in Brunei dal 2014, può costare a chi lo festeggi 20 mila euro di multa e fino a cinque anni di carcere; in Somalia è stato bandito dal 2015, lo stesso anche in Tagikistan, dove è proibito anche solo scambiarsi regali o raccogliere fondi per beneficenza; ma nella black list dei Paesi «Grinch» ce n'è anche uno comunista, la Corea del Nord, dove dal 2016 il dittatore Kim Jong-Un ha trasformato il 25 dicembre nella festa della «sacra madre della rivoluzione» ovvero di sua nonna.
Il ruolo svolto dai missionari spagnoli nelle Americhe? Una benedizione del Signore con buona pace dell'ideologia woke, delle sue teorie false e fuorvianti e dell'attivismo stile Black Lives Matter.È quanto emerso con chiarezza dalla tavola rotonda sul tema «La prima globalizzazione a partire dal Vangelo», svolta nei giorni scorsi dalla facoltà di Teologia dell'Università ecclesiastica «San Damaso» di Madrid. Il prof. Andrés Martínez, docente di Storia della Chiesa presso lo stesso ateneo, non ha dubbi: non si è trattato di «conquista», bensì di opera di «evangelizzazione» di quei territori d'Oltreoceano. Benché dubbi siano stati sollevati circa la genuinità delle intenzioni di re Ferdinando II detto «il Cattolico», mosso, secondo alcuni storici, più da motivi economici che religiosi, «sappiamo con certezza – ha proseguito il docente – come, nella mente di Isabella la Cattolica, vi fosse un progetto sicuramente di evangelizzazione», come si evince da quanto scritto nel suo testamento, dove riconosce pari dignità ai suoi sudditi dalla parte opposta del mondo, nonché dalla bolla di papa Alessandro VI, che dava ai monarchi cattolici diritto di conquista a condizione che evangelizzassero.
La Corte d'Appello federale, negli Stati Uniti, ha bloccato definitivamente le controverse leggi volute su mandato dello stesso presidente americano Joe Biden, per costringere i medici cristiani a praticare gli aborti ed interventi chirurgici di transizione sessuale, contro la propria coscienza ed annullando una norma di segno esattamente opposto varata a suo tempo dall'amministrazione Trump. Ciò – è stato notato dai giudici – viola la legge federale, che tutela la libertà religiosa.
Ancora buone notizie sul fronte della vita: il governo filippino ha detto no alla legalizzazione dell'aborto, richiesta formalmente dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. La ragione del rifiuto opposto alle pressioni internazionali ricevute è stata espressa a chiare lettere dal ministro di Giustizia, Jesús Crispín Remulla: il Paese è a maggioranza cattolica, dunque l'aborto contraddirebbe i suoi valori fondamentali. Così come li contraddicono le cosiddette “nozze” Lgbt ed anche il divorzio, che qui è e resta illegale - unico Paese al mondo, oltre al Vaticano -. Grazie a Dio, c'è ancora chi dice no alle pretese di un Occidente fondamentalmente e virulentemente anticristiano.Anche a Malta, sull'aborto si sta giocando una partita molto delicata: attualmente è vietato, ma una modifica, proposta dal governo alla legge vigente in materia, consentirebbe di uccidere il bimbo in grembo non solo quando fosse in pericolo la vita della madre, bensì, più genericamente, quando fosse in gioco la sua salute.A chiedere la depenalizzazione dell'aborto fu nel maggio scorso l'ex-deputata indipendente Marlene Farrugia, riscuotendo l'immediato sostegno degli immancabili gruppi socialisti e Verdi, che definiscono questo «un primo passo importante» per salvare «delle vite», nella migliore tradizione dell'antilingua; contro, invece, si sono espressi il Partito nazionalista ed il mondo pro-life, comprendente l'ex-presidente Marie Louise Coleiro Preca, 44 organizzazioni ed un'ottantina di accademici.