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“Il matrimonio non è un ideale, ma il canone del vero amore tra l'uomo e la donna: amore totale, fedele, fecondo”. Così ha detto Leone XIV il 31 maggio 2025, nell'omelia della Messa del Giubileo delle famiglie, sottolineando che questo amore “rende capaci, a immagine di Dio, di donare la vita”.Il significato di questa frase non deve sfuggire, perché oggi troppo spesso la legge morale viene ridotta a un ideale che può essere difficilmente raggiunto. La parola “canone”, nel linguaggio religioso, indica una regola ufficiale della Chiesa, una norma giuridica e morale, una legge oggettiva, che tutti i cristiani sono tenuti ad osservare.
Nella sua omelia per l'intronizzazione del 18 maggio, papa Leone XIV, ha fatto più volte appello all'unità della Chiesa. Il Papa è consapevole infatti dell'esistenza di forti contrasti interni, che si sono aggravati sotto il pontificato di Francesco e potrebbero esplodere in maniera lacerante.La Chiesa ha conosciuto al suo interno, fin dalla sua nascita, divisioni che si sono trasformate in scismi ed eresie. Il 20 maggio 2025 è il 1700esimo anniversario del Concilio di Nicea, dove l'Imperatore Costantino convocò un'assemblea dei vescovi cristiani di tutto il mondo, per far fronte ad un'eresia che minacciava l'unità della Chiesa e del nascente Impero cristiano. Questa eresia fu l'arianesimo, che prese il nome dal suo fondatore, il prete Ario, predicatore nella città patriarcale di Alessandria. Ario affermava che il Verbo, seconda Persona della Santissima Trinità, non è uguale al Padre, ma creato da lui, come termine medio tra Dio e l'uomo, e quindi di sostanza diversa da quella divina del Padre. Questa teoria colpiva al cuore il Mistero trinitario, scardinando le basi stesse della fede.
Nella sua prima uscita fuori Roma papa Leone XIV si è recato in un luogo poco noto ai più, ma molto caro ad alcuni devoti della Madonna: il Santuario della Madre del Buon Consiglio di Genazzano.Genazzano è un borgo medievale, che fu feudo della famiglia Colonna, arroccato alle pendici dei monti Prenestini, a circa 45 km da Roma. Nel cuore di questo paesino dalle viuzze strette sorge un santuario, retto dai religiosi dell'Ordine di Sant'Agostino, dove si venera un'immagine della Vergine, la cui storia merita di essere conosciuta.
Nella terza settimana dopo Pasqua, la liturgia della Chiesa ci ricorda come Gesù risorto consolida con la sua presenza e con il suo insegnamento la Chiesa nascente, prima della Sua Ascensione al Cielo. La Chiesa, nata sul Calvario, è una società visibile che ha bisogno di una gerarchia che la guidi. Questa gerarchia è costituita dagli Apostoli e dai loro successori, a cui Cristo ha dato il potere di insegnare e di amministrare i sacramenti. Nel loro ministero i Pastori della Chiesa sono coadiuvati da sacerdoti, a loro sottomessi per grado, rappresentati dai settantadue discepoli. Al vertice della gerarchia, come supremo pastore c'è Pietro, il principe degli Apostoli, al quale Nostro Signore ha dato le chiavi del Regno, che sono state trasmesse ai suoi 266 successori. La giurisdizione di Pietro è universale, perché universale è la missione che Cristo ha affidato ai suoi apostoli: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni” (Mt, 28, 19). Nello svolgimento della sua missione, la Chiesa rivivrà le sofferenze del Calvario, ma le persecuzioni, le eresie, gli scismi, le infedeltà, che incontrerà nel suo cammino non arresteranno il suo trionfo nel tempo e nell'eternità.
Il 25 aprile di quest'anno sono trascorsi ottant'anni da quel 25 aprile 1945 che vide la Liberazione dell'Italia, dall'occupazione nazionalsocialista e dalla dittatura fascista. Non fu però liberazione per tutti. Non lo fu certamente per la città di Trieste che, negli ultimi giorni di aprile del 1945, vide quella che è stata definita una “corsa, per occuparla, tra l'esercito comunista del generale Tito e le truppe anglo-americane che risalivano verso il nord. Arrivarono prima, il 1° maggio, i partigiani di Tito e per Trieste si aprì un incubo durato quaranta giorni, fino al 12 giugno 1945.
“Reparto d'onore, preṡentat'arm a Sua Maestà il Re del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord!” L'ordine è risuonato alto e forte, l'8 aprile, nel grande cortile interno del Quirinale, mentre veniva issata la bandiera britannica. I reparti dei Lancieri di Montebello, della Marina e dell'Aeronautica, hanno reso l'onore delle armi a Re Carlo III, giunto in visita di Stato, nel Palazzo che fu dei Papi, scortato da un drappello di 32 corazzieri in alta uniforme del reggimento corazzieri a cavallo. Poi, il sovrano inglese e il capo dello Stato italiano Sergio Mattarella hanno passato in rassegna i reparti schierati.
Ai primi di marzo del 2022, due settimane dopo l'invasione russa dell'Ucraina, il giornalista Vittorio Feltri, concluse un suo articolo sul quotidiano “Libero” con queste parole: «Vorremmo suggerire a Zelensky di non fare il bullo, lasci perdere. Meglio sconfitti che morti». Qualche giorno dopo abbiamo commentato le parole di Feltri su RadioRomaLibera (https://www.radioromalibera.org/meglio-russi-che-morti/). La situazione di Zelenski, in quel momento sembrava molto più pericolosa, di quella di oggi. I russi avanzavano e il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov evocava il rischio di una terza guerra mondiale «nucleare e devastante». Gli ucraini però hanno resistito per tre anni infliggendo alla Russia e all'Occidente una sconfitta non militare, ma morale, su cui vale la pena ritornare.
Il 19 marzo 2025, durante un intervento alla Camera dei deputati, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha preso pubblicamente le distanze dal Manifesto di Ventotene, redatto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi durante il loro confino nell'isola di Ventotene.
L'assedio dell'Alcázar di Toledo fu una delle pagine più epiche della Guerra civile spagnola, che tra il 1936 e il 1939 vide lo scontro cruento tra le forze nazionaliste e cattoliche da una parte e il Fronte popolare repubblicano e socialcomunista dall'altra. L'assedio iniziò il 21 luglio 1936, qualche giorno dopo l'inizio della Guerra civile e si prolungò fino al 27 settembre, quando gli assediati furono liberati dall'esercito del generale Francisco Franco.
Nelle ultime settimane c'è stata una discussione che ha visto coinvolti da una parte il vice-presidente americano James David Vance e dall'altra papa Francesco. E' accaduto che in un'intervista all'emittente americana Fox, Vance, volendo giustificare la politica di Trump sull'immigrazione, ha ricordato il cosiddetto Ordo amoris , la gerarchia della carità, per cui l'amore per il vicino precede quello per il lontano. Papa Francesco ha replicato il 10 febbraio, in una lettera ai vescovi degli Stati Uniti d'America, ribadendo il primato dell'amore ai migranti e ai rifugiati “Il vero ordo amoris che occorre promuovere – ha detto il Papa - è quello che scopriamo meditando costantemente la parabola del “Buon Samaritano” (cfr. Lc 10, 25-37), ovvero meditando sull'amore che costruisce una fratellanza aperta a tutti, senza eccezioni”.Senza entrare nel dibattito tra il Papa e il vice-presidente americano, vorrei a limitarmi a ricordare qual è l'insegnamento di san Tommaso d'Aquino sull'ordine dell'amore, al quale dedica un'ampia parte della Summa Theologiae, la questione 26 della Secunda-Secundae. La carità, spiega il Dottore angelico è una virtù teologale infusa da Dio nella volontà per cui amiamo Dio per sé stesso sopra tutte le cose e noi e il prossimo per amor di Dio. Possiamo definirla anche un'amicizia tra Dio e l'uomo. Come ogni amicizia essa importa una vicendevole benevolenza, fondata sulla comunicazione dei beni.
Le foibe: un genocidio comunista Il 10 febbraio di ogni anno si commemorano le vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo della popolazione della Venezia Giulia e della Dalmazia. La “Giornata del ricordo”, istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92, ha infatti stabilito questa data per "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.Le foibe nel loro significato geografico sono delle voragini, strette e profonde, che si aprono nei territori dell'Istria, della Dalmazia e del Friuli Venezia-Giulia, Ma sotto l'aspetto storico, la parola foibe indica le efferate violenze compiute in queste regioni dai partigiani comunisti jugoslavi, tra l'autunno del 1943 e il 1947, ben dopo la conclusione della guerra. Migliaia di italiani vennero “infoibati” ovvero gettati in queste orrende cavità, dopo essere stati assassinati, ma spesso ancora vivi, morendo tra atroci sofferenze.Questo assassinio di massa faceva parte del progetto politico di Josip Brosz Tito, segretario generale del Partito Comunista di Jugoslavia, che, con l'aiuto della Russia sovietica, a partire dal 1941, si mise alla testa di un Esercito popolare di Liberazione contro le forze di occupazione italo-tedesche. Il maresciallo Tito fu poi capo della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia dal 1945 fino alla sua morte nel 1980. Il piano di Tito prevedeva l'annessione della Venezia-Giulia e di altre terre allora italiane alla nuova Jugoslavia comunista, come in parte avvenne. Per raggiungere l'obiettivo era necessario eliminare fisicamente ogni possibile oppositore, indipendentemente dalle sue complicità con i tedeschi e il passato regime fascista. Si trattava soprattutto di distruggere la vecchia classe dirigente, come avveniva in tutti i paesi in cui il comunismo prendeva il potere. Furono prese di mira dunque anche personalità di orientamento moderato e antifascista, compresi alcuni cattolici e liberali che militavano nel Comitato di Liberazione Nazionale (CNL). Tutti coloro che venivano ritenuti contrari al progetto di espansione slavo-comunista venivano trucidati o avviati nei campi di concentramento.Gli storici stimano che oltre 10 mila persone furono gettate vive o morte nelle foibe, tra l'8 settembre 1943 e il 10 febbraio 1947, giorno della firma dei Trattati di Pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia, i territori, già italiani dell'Istria, del Quarnaro, della città di Zara con la sua provincia e della maggior parte della Venezia Giulia. L'occupazione jugoslava fu causa non solo del fenomeno delle foibe, ma anche di massicce deportazioni nei campi di concentramento jugoslavi e dell'esodo di circa 300mila giuliani, istriani, fiumani e dalmati. Il massacro ebbe inizio in Istria dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Nel momento in cui l'esercito italiano si sbandò, i partigiani di Tito, avviarono il terrore, con arresti, uccisioni, infoibamenti di italiani. Il 16 settembre fu arrestato dalle milizie comuniste il parroco di Villa di Rovigno Angelo Tarticchio. Dopo averlo torturato, i partigiani lo trascinarono presso Baksoti (Lindaro), dove assieme a 43 prigionieri, legati con filo spinato, venne ucciso con una raffica di mitragliatrice e gettato in una cava di bauxite. Quando un mese più tardi il corpo fu riesumato dai Vigili del Fuoco di Pola, lo si trovò nudo, con una corona di spine conficcata sulla testa e i genitali tagliati e conficcati nella bocca. Pochi giorni dopo, il 25 settembre, venne catturata a Visinada, insieme ad altri membri della sua famiglia, Norma Cossetto, una giovane ventitreenne. Dopo essere stata sottoposta a brutali sevizie da parte dei suoi carcerieri, nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943, la giovane fu gettata viva, legata a altre vittime, nella foiba di Villa Surani. In Istria, nell'antico castello Montecuccoli di Pisino, era insediato un feroce tribunale rivoluzionario. I condannati venivano legati con filo di ferro spinato e trasportati sull'orlo delle foibe dove erano uccisi a colpi di mitra e di fucile. In molte occasioni, prima dell'esecuzione, i prigionieri erano obbligati a spogliarsi completamente in modo da cancellare ogni possibile traccia della loro identità.La seconda ondata di infoibamenti avvenne nel 1945, quando l'esercito di Tito invase la Venezia Giulia, giungendo a Trieste prima delle forze Alleate. Simbolo di queste stragi è la cosiddetta "Foiba di Basovizza", un pozzo minerario che, nel maggio 1945, divenne un luogo di esecuzioni sommarie per prigionieri, militari, poliziotti e civili, arrestati dai partigiani comunisti. A Basovizza arrivavano gli autocarri della morte con il loro carico di disgraziati. Questi, con le mani straziate dal filo di ferro e spesso avvinti fra loro a catena, venivano sospinti a gruppi verso l'orlo dell'abisso. Una scarica di mitra ai primi faceva precipitare tutti nel baratro. Il termine genocidio, con cui si intende definire il deliberato sterminio di un popolo o di una parte di esso, non è improprio per connotare questa “pulizia etnica”. Bisogna ricordare però che la violenza dei partigiani di Tito non si limitò a colpire gli italiani, colpevoli di difendere la propria identità nazionale, ma si estese anche contro tutti quei militari e civili, sloveni e croati, che si opponevano all'instaurazione di una Repubblica comunista in Jugoslavia. La dimensione ideologica dell'eccidio era per certi versi più profonda di quella etnica e nelle foibe, italiani, tedeschi e slavi mischiarono spesso il loro sangue.Il dramma delle foibe va inserito all'interno di un processo rivoluzionario che ha le sue origini in Francia nel 1789. Il primo genocidio sistematico dalla storia fu infatti quello del popolo vandeano, che tra il 1793 e il 1797 si oppose alla Rivoluzione francese. Il maresciallo Tito attuava i principi della Rivoluzione francese e di quella comunista, secondo cui tutti i nemici della libertà e dell'uguaglianza, anche se solo “sospetti”, vanno drasticamente eliminati. I crimini contro l'umanità che ancora oggi insanguinano il mondo sono figli di questa filosofia rivoluzionaria. E la giornata della memoria dedicata alle foibe ci ricorda anche questo. (Roberto de Mattei).
La prima festa che la Chiesa celebra, dopo la Purificazione della Beata Vergine e la presentazione al Tempio di Gesù, è quella del vescovo e martire san Biagio. Il suo nome è ricordato dalla liturgia il 3 febbraio, giorno in cui è tradizione benedire la gola dei fedeli con due candele incrociateSan Biagio è stato un vescovo armeno vissuto tra il III e il IV secolo d.C. Originario di Sebaste, (attuale Sivas, Turchia), studiò la filosofia e la medicina. Nell'esercizio di quest'ultima disciplina dimostrò una grande competenza e amore del prossimo, per cui alla morte del vescovo di Sebaste, fu chiamato a succedergli a voce di popolo, divenendo così medico delle anime e dei corpi. Dopo la firma dell'editto di Milano del 313, che concedeva la libertà di culto ai cristiani, l'imperatore Costantino assegnò a suo cognato Licinio, autorità sulle regioni orientali dell'impero.
Nel mese di gennaio si celebra la festa liturgica di san Francesco di Sales, ma ricorre anche un altro anniversario, la sua proclamazione a patrono dei giornalisti e degli scrittori cattolici, avvenuta il 26 gennaio 1923. Francesco di Sales nacque il 21 agosto 1567 nel ducato di Savoia. Studiò a Parigi e quindi a Padova. Ordinato sacerdote nel 1593 e consacrato Vescovo di Ginevra 1'8 dicembre 1602, morì il 28 dicembre del 1622 a Lione, all'età di 52 anni.
Tutti conoscono i santuari mariani di Loreto e Pompei e, a Roma, le grandi basiliche, ma non tutti sanno che nel cuore della città eterna esiste una piccola basilica parrocchiale, Sant'Andrea delle Fratte, conosciuta anche con il nome di Santuario della Madonna del Miracolo. Qui, infatti, il 20 gennaio del 1842 la Madonna apparve all'ebreo Alfonso Ratisbonne e lo convertì istantaneamente. Una lapide posta in uno dei pilastri della cappella dell'apparizione, così ricorda l'avvenimento: “Il 20 gennaio 1842, Alfonso Ratisbonne, venne qui ebreo indurito. La Vergine gli apparve come tu la vedi. Cadde ebreo si rialzò cristiano. Straniero: porta con te questo prezioso ricordo della misericordia di Dio e del potere della SS. Vergine”.
Nel primo Giubileo della Chiesa, indetto nell'anno 1300 da Bonifacio VIII, il Papa attraverso la promulgazione della prima grande indulgenza plenaria, volle esprimere la plenitudo potestatis della Chiesa e la fede del mondo cristiano nell'unico Vicario di Cristo. Il Giubileo del 2025 indetto da papa Francesco è un'occasione per rinnovare questa fede, ricordando la missione di Roma, città giubilare per eccellenza, perché ospita la sede del Pastore universale della Chiesa. Per questo il destino di Roma è il destino della Chiesa, Vogliamo ricordare questa verità con le parole del cardinale Eugenio Pacelli, futuro Papa Pio XII, in una conferenza che tenne su Il sacro destino di Roma, il 22 febbraio 1936 alla Sala Borromini, nella Chiesa nuova. Ascoltiamolo:“Roma è una parola di mistero, come un mistero è il destino di Roma, città eterna, non tanto per i secoli che vanta del passato, come per quelli c
Il 24 dicembre, con l'apertura della Porta santa di San Pietro, Papa Francesco ha inaugurato il Giubileo 2025. Il Papa ha attraversato la soglia della Porta per entrare nella Basilica, mentre risuonavano le parole del Vangelo di Giovanni, “Io sono la Porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato”, e poi quelle del Salmo 118, “È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti”. Dietro di lui una processione con i cardinali, vescovi, sacerdoti e alcune famiglie rappresentanti dei cinque continenti. Il 26 dicembre il Papa ha aperto, per la prima volta in un Giubileo ordinario, una Porta santa nel carcere romano di Rebibbia e il 29 dicembre quella della Basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma. Contemporaneamente l'anno giubilare è stato aperto da tutti i vescovi del mondo.La tradizione vuole che ogni Giubileo venga proclamato tramite la pubblicazione di una bolla papale d'Indiz
La Siria, su cui in questi giorni è concentrata l'attenzione di tutto il mondo, è un paese antico e travagliato, che ha avuto l'onore di essere ricordato nel Vangelo, assieme al suo governatore Quirinio, nel passo in cui san Luca rievoca con lo stile sobrio che gli è proprio il mistero della Natività. “In quei giorni - si legge - un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio” (Lc, 2, 2).
Tutto il mondo, l'8 dicembre 2024, ha ammirato lo splendore di Notre-Dame, ricostruita dopo il devastante incendio del 15 aprile 2019, in tutta la bellezza delle sue vetrate, delle sue torri, e soprattutto della sua guglia centrale. E tutto il mondo ha definito un vero e proprio miracolo lo sforzo collettivo che ha permesso di compiere l'opera di restauro in soli cinque anni.Ma perché la bellezza della cattedrale di Notre-Dame ci emoziona? La ragione è che, dietro la sua bellezza, la nostra intelligenza e il nostro cuore colgono una verità profonda. Il bello infatti è sempre vero e il vero è sempre bello. Qual è questa verità? I costruttori di Notre-Dame si sono ispirati a un'idea di ordine, di misura, di armonia, che hanno espresso in luce e in pietra
Il 13 dicembre si festeggia la memoria di santa Lucia, vergine e martire. Lucia, patrona di Siracusa, è una delle tre glorie della Sicilia cristiana accanto a sant'Agata e a santa Rosalia, che brillano rispettivamente a Catania e a Palermo. Il suo nome ha l'onore di trovarsi unito a quello di Agata, di Agnese e di Cecilia nel Canone della Messa.
Consolatrix afflictorum, “Consolatrice degli afflitti”, è uno dei titoli che vengono attribuiti alla Madonna dalle Litanie Lauretane, ma prima ancora, da tempo immemorabile, dalla pietà popolare. Il mondo, oggi come sempre, vive nell'afflizione. Se apriamo le pagine dei giornali siamo impressionati dal moltiplicarsi non solo di tragedie individuali, ma di drammi collettivi: guerre, sciagure naturali e calamità di ogni genere. Basta del resto volgere lo sguardo attorno a noi, per incontrare ogni giorno una moltitudine di sofferenze fisiche e morali, che colpiscono le famiglie, gli amici, i conoscenti e che ci ricordano che la terra è una “valle di lacrime”. La terra è una valle di lacrime a causa del peccato originale e dei peccati attuali che ogni giorno vengono commessi. E' questa una verità della nostra fede: il peccato è la causa di tutti i mali che inondano l'universo. E per riscattarci dal peccato, per aprirci le porte della felicità eterna, Gesù Cristo, come ci insegna il Credo, “fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, mori e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre”.
Lo scorso 12 settembre 2024, al termine del Sinodo della Chiesa Armena Cattolica, è avvenuta la traslazione da Roma a Beirut, in Libano, delle spoglie mortali del Servo di Dio, cardinale Gregorio Pietro (in armeno Krikor Bedros) Agagianian, quindicesimo patriarca di quella Chiesa, morto a Roma nel 1971. Il feretro è stato accolto nella capitale libanese dal Patriarca Minassian, dal Primo ministro Najīb Mīqātī e dalle massime personalità religiose e politiche. Ciò che ha reso straordinaria questa traslazione è che il corpo del cardinale Agagianian, oltre mezzo secolo dopo la sua morte, malgrado non sia stato imbalsamato, è incorrotto, perfettamente integro. Il suo volto è tranquillo e sorridente. Sul blog di Padre Livio troverete alcune immagini veramente sorprendenti https://blogdipadrelivio.it/il-corpo-incorrotto-del-servo-di-dio-il-card-agagianian/Il corpo del cardinale Agagianian, ha attraversato la città di Beirut, in un'urna trasparente, applaudito dalla folla che lanciava petali di rose come al passaggio di un santo, fino alla cattedrale armena dei Santi Elia e Gregorio Illuminatore, dove è stato sepolto.
L'8 dicembre la Chiesa Cattolica avrà 21 nuovi cardinali. Il Sacro Collegio conterà quindi 256 membri, di cui 141 con diritto di voto nel prossimo conclave. L'annuncio della creazione dei nuovi cardinali è stato dato il 6 ottobre da Papa Francesco, che il giorno dell'Immacolata imporrà loro la berretta color porpora, segno della disponibilità a versare il sangue, pronunciando la solenne formula: “A lode di Dio onnipotente e a decoro della Sede Apostolica ricevete la berretta rossa come segno della dignità del Cardinalato, a significare che dovete essere pronti a comportarvi con fortezza, fino all'effusione del sangue, per l'incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio e per la libertà e la diffusione della Santa Romana Chiesa.”
Esiste davvero una guerra contro la famiglia accuratamente pianificata come abbiamoscritto su “Corrispondenza Romana” (https://www.corrispondenzaromana.it/le-guerre-che-insanguinano-il-mondo/)?Per chi abbia dubbi a questo proposito, una conferma chiara e netta ci giunge proprio inquesti giorni da “MicroMega”, una rivista diretta da Paolo Flores d'Arcais, che dal 1988 costituisceun punto di riferimento ideologico della Sinistra italiana. Il nome “MicroMega” deriva da unomonimo racconto filosofico di Voltaire (1752) , e questo è già un programma.Ebbene “MicroMega” dedica un numero monografico (4/2024), l'ultimo, proprio a questotema: Contro la famiglia. Critica di un'istituzione (anti)sociale.
L'immagine ha fatto il giro del mondo. Alla folla che si era radunata nella Grande Moschea di Teheran, per la commemorazione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, l'ayatollah Ali Khamenei si è presentato con un fucile al fianco. Il significato simbolico della scena è evidente. Khamenei, che è la “Guida suprema”, della Repubblica Islamica. vuole esprimere la sua determinazione a combattere ad oltranza il nemico che ha di fronte. Quale nemico? Sul suo profilo X Khamenei ha indicato “il regime sionista”, chiamando l'Islam all'unità in questa guerra. I Paesi islamici - ha detto - hanno “un nemico comune. Il nemico dell'Iran è il nemico dell'Iraq, lo stesso nemico del Libano. Il nemico di tutti noi è lo stesso”.
L'intransigenza è la fermezza con cui si difendono le proprie idee. E' santa quando queste idee sono religiose. Non di una religione qualunque, ma di quella vera, fondata da Gesù Cristo, Uomo-Dio, Redentore del genere umano. La maggiore intransigenza che si possa immaginare è espressa dai dogmi della Chiesa cattolica, che sono talmente veri da essere definiti come infallibili.Per difendere il nome di Cristo e il Suo insegnamento, innumerevoli cristiani hanno affrontato persecuzioni, sofferenze e morte nel corso della storia. I martiri sono stati testimoni di Cristo, unica Via, Verità e Vita (Gv, 14, 8). All'epoca dell'Impero romano, come in quella odierna del relativismo, si riteneva che tutte le religioni dovessero essere equiparate. Nel Pantheon antico tutte le religioni dovevano subordinarsi al culto della dea Roma; nel Pantheon moderno devono subordinarsi al culto del relativismo che, negando a ogni religione, il diritto di definirsi assolutamente vera, le proclama tutte false. Per questo la società moderna può essere qualificata come intrinsecamente atea, anche se la dittatura del relativismo non arriva ancora alle persecuzioni cruente dei primi secoli della Chiesa.
Il 30 settembre si celebra la memoria di san Girolamo (347–420) uno dei più grandi Dottori della Chiesa, che, come sant'Agostino, si trovò a vivere il dramma della caduta dell'Impero romano.Girolamo nacque a Stridone, in Dalmazia, nel 347, studiò a Roma, dove ricevette il battesimo. Si recò quindi in Oriente, soggiornando soprattutto ad Antiochia. Tornato a Roma nel 382, divenne segretario di papa Damaso e indirizzò all'ideale ascetico vari nobili romani. Un gruppo di donne dell'aristocrazia si riunirono sotto la guida di Girolamo per condurre una vita più perfetta, seguendo il suo appello a una nuova nobiltà cristiana, basata sulla preghiera e sulla verginità. Tra queste ricordiamo Marcella che fece del suo palazzo sull'Aventino una sorta di convento femminile, Fabiola, Proba, Paola. Dopo la morte di san Damaso però, Girolamo fu fortemente combattuto dalla Curia romana, e venne perfino accusato della morte di una sua discepola per i suoi digiuni eccessivi. Nel 386 lasciò allora Roma e si trasferì in Palestina. Alcune discepole, tra cui Paola e la figlia Giulia Eustochio, che saranno entrambe canonizzate, per non perdere i suoi insegnamenti, lo seguirono e decisero di rimanere con lui in Terra Santa fino alla fine dei loro giorni. “Onore a queste valorose! – scrive dom Guéranger - La loro fedeltà, la loro sete di sapere, le loro pie importunità procureranno al mondo un tesoro che non ha prezzo: la traduzione autentica dei Libri santi (Conc. Trid. Sess. IV)”. Infatti fu grazie alla loro collaborazione che Girolamo realizzò quella che fu la principale opera della sua vita: la traduzione della Bibbia dal greco e dall'ebraico al latino, la celebre Vulgata, che è ancora oggi il testo biblico ufficiale a cui fa riferimento la Chiesa.
Tra i più gravi errori oggi diffusi, anche negli ambienti cattolici, c'è quello secondo cui tutte le religioni si equivalgono perché adorano tutte un unico Dio. Quest'errore è gravissimo perché nega, alla radice, l'intrinseca verità della Chiesa cattolica. Purtroppo le dichiarazioni di papa Francesco al Catholic Junior College di Singapore, lo scorso 13 settembre 2024, sono su questa linea e, con tutto il rispetto che si deve al Papa, sono oggettivamente scandalose. Il resoconto ufficiale del Vaticano riporta testualmente queste frasi di Francesco: “Tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio. Sono – faccio un paragone – come diverse lingue, diversi idiomi, per arrivare lì. Ma Dio è Dio per tutti. E poiché Dio è Dio per tutti, noi siamo tutti figli di Dio. “Ma il mio Dio è più importante del tuo!”. È vero questo? C'è un solo Dio, e noi, le nostre religioni sono lingue, cammini per arrivare a Dio. Qualcuno sikh, qualcuno musulmano, qualcuno indù, qualcuno cristiano, ma sono diversi cammini. Understood?” Capito? https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2024/september/documents/20240913-singapore-giovani.html
Chi ha mai sentito nominare Ausonio Franchi? Probabilmente pochi. Eppure fu un uomo celebre e acclamato al suo tempo. La sua vita merita di essere raccontata. Il suo vero nome era Cristoforo Bonavino. Nacque a Pegli in Liguria il 27 febbraio 1821, da una famiglia numerosa e profondamente cristiana. A sedici anni fu accolto in seminario dove si distinse per il fervore dei suoi studi e specialmente per la devozione alla Madonna. Nel novembre del 1840 entrò nella Congregazione degli Oblati di S. Alfonso per la riforma del clero, da poco fondata dal vescovo di Bobbio Antonio Maria Giannelli (1879-1846), una grande figura dell'episcopato cattolico dell'Ottocento, proclamato santo da Pio XII nel 1951.
Il 30 agosto sono ricorsi i 70 anni dalla morte del beato cardinale Ildefonso Schuster, monaco benedettino, cardinale di Santa Romana Chiesa e arcivescovo di Milano. Fu battezzato con il nome di Alfredo Ludovico a Roma, dove nacque il 18 gennaio 1880, primogenito di Giovanni, zuavo pontificio di origine bavarese, e della sua terza moglie, Maria Anna Tutzer di Bolzano. A nove anni, perse il padre e per interessamento del barone Pfiffer d'Altishofen, colonnello delle guardie svizzere, venne mandato a studiare presso i benedettini del monastero romano di S. Paolo fuori le Mura. Qui ebbe come maestro il beato Placido Riccardi (1844-1915), rettore
Un veliero di 56 metri, progettato per affrontare l'Oceano in tempesta, e considerato inaffondabile, cola a picco in quindici minuti, in seguito a una modesta tromba d'aria a un centinaio di metri dalla riva, mentre tutt'intorno piccole imbarcazioni sostengono senza danni il tornado. Il naufragio dello yacht Bayesian, avvenuto il 19 agosto 2024 nella rada del porto di Porticello, in provincia di Palermo, ha scosso l'opinione pubblica per la dinamica dell'incidente, ma anche per l'identità dei suoi protagonisti.
Agli inizi del Ventesimo secolo, una nuova scuola filosofica si presentava alla ribalta in Europa, nel tentativo di portare il pensiero moderno alla sua “maturità critica”. Fondatore della nuova scuola era Edmund Husserl (1859-1938), professore a Gottinga e a Friburgo in Breslavia, che cercava nella coscienza umana l'oggettività della conoscenza e dei valori.
Il 14 agosto la liturgia universale della Chiesa ricorda san Massimiliano Maria Kolbe, il grande apostolo dell'Immacolata del XX secolo.Raimondo Kolbe nacque in Polonia il 7 gennaio 1894 da ferventi genitori cristiani. Accolto nel collegio dei francescani conventuali di Leopoli prese il nome di Massimiliano. Studiò a Roma dove conseguì la laurea in filosofia e in teologia e fu ordinato sacerdote, il 28 aprile 1918. Celebrò la sua prima Messa il giorno successivo all'altare della cappella di sant'Andrea delle Fratte dove la Madonna nel 1842 era miracolosamente apparsa, convertendolo, all'ebreo Alfonso Ratisbonne.
Ho voluto dedicare la conclusione dell'Università d'Estate della Fondazione Lepanto, che si è tenuta a Subiaco dal 25 al 28 luglio 2024, alla teologia della storia cristiana, con queste parole:I secoli passano, le circostanze sono diverse, ma Dio non muta, la Chiesa cattolica è la medesima e la lotta continua ad essere quella tra le due città che si oppongono nella storia come due eserciti. La teologia della storia cristiana ci assicura che la Città di Dio è sempre vincitrice; l'apparizione della Madonna a Fatima ci assicura che il trionfo storico del Cuore Immacolato è vicino; l'analisi storica e logica del dinamismo rivoluzionario, ci assicura della irreversibilità del movimento contro-rivoluzionario. Tuttavia, a chi è immerso nella lotta sfugge il grande orizzonte del campo di battaglia, che sembra talvolta avvolto dalla nebbia o dalle ombre della notte. Esiste il rischio di perdere la strada, ma soprattutto di perdere di vista l'obiettivo ultimo delle nostre battaglie e del nostro cammino. Perché il cammino è lungo e non è lineare. Si avanza per sentieri tortuosi, con ampie curve, talvolta il terreno è ripido e impervio, talvolta pianeggiante, discende poi risale improvvisamente. Nell'insieme, il movimento certo è ascendente, ma non rettilineo. Si sale verso la cima, ma superando picchi, costeggiando abissi e dirupi, attraverso un percorso diseguale. E i nemici che ci assalgono sono di ogni genere. Così è la storia dell'umanità, così è la nostra vita. E quando cala la notte della confusione, il buio del caos, la paura ci assale.
Si è svolta, dal 25 al 28 luglio 2024, a Subiaco, l'Università d'Estate della Fondazione Lepanto sul tema: Il mondo che verrà uno sguardo sul futuro. Nel mio breve discorso di apertura, ho cercato di spiegare il significato di questa Università d'Estate, che si è tenuta, come gli anni precedenti presso il Monastero di Santa Scolastica, sotto la protezione di San Benedetto. Il fine di questa iniziativa, che da nove anni si ripete, è quello di offrire degli strumenti intellettuali per comprendere meglio il confuso tempo in cui viviamo. Offrire strumenti intellettuali significa offrire elementi di informazione, e soprattutto di riflessione per sviluppare quel senso critico, che ci aiuta a discernere quanto di vero o di falso viene proposto alla nostra intelligenza dalla società contemporanea.
Nelle ultime settimane di luglio, nelle ore del crepuscolo è apparso nel cielo un raro fenomeno atmosferico noto con il nome di “nubi nottilucenti”. Le nubi nottilucenti sono le più alte della Terra, a più di 80 km di altezza. Esse si verificano quando il vapore acqueo si congela in cristalli di ghiaccio che inglobano piccole particelle dei resti di meteoriti, creando riflessi di un blu cristallino. A fine giugno 2024, è stato osservato uno straordinario spettacolo di nubi nottilucenti in Lituania poi, nel mese di luglio, lasciando sbalorditi gli astronomi, molte di queste nubi, sono state viste a latitudini basse come l'Irlanda del Nord, l'Inghilterra, Francia e anche l'Italia.
“La Repubblica” del 10 luglio pubblica ampio articolo di Linda Laura Sabbadini, dedicato a L'Italia delle famiglie in miniatura. Solo una su tre ha più di due membri. Questo è il titolo.
Il 2 giugno 1944 Pio XII rivolgeva un discorso ai cardinali che gli avevano presentato gli auguri in occasione della festa di Sant'Eugenio. Era il quinto anno della Seconda guerra mondiale e il Papa affermava che: “La Città eterna, cellula madre di civiltà, e lo stesso territorio sacro intorno al sepolcro di Pietro, hanno dovuto sperimentare e provare quanto lo spirito degli odierni metodi di guerra, per molteplici cause fattisi sempre più feroci, si sia allontanato da quelle indefettibili norme, che un tempo erano ritenute come leggi inviolabili.” Il bombardamento di San Lorenzo era già avvenuto e il Papa levava il suo ammonimento: “Chiunque osasse levare la mano contro Roma, sarebbe reo di matricidio dinanzi al mondo civile e nel giudizio eterno di Dio”.
“Quae utilitas in sanguine meo?” (Ps 30, 10). “Quale utilità verrà dallo spargimento del mio sangue?” Queste parole dei Salmi possono essere una fonte di meditazione in un mese, come quello di luglio, dedicato al Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo. Sono parole che esprimono la profonda tristezza, l'angoscia di chi ha il dubbio che il proprio sacrificio, fino all'effusione del sangue, sia stato vano.Questo pensiero, questa tristezza, tormentava Gesù da quando aveva l'uso della ragione, nel seno della sua Santissima Madre, perché fin da allora egli aveva compreso, che la maggior parte degli uomini avrebbero calpestato il suo sangue e disprezzato la grazia che esso otteneva loro.
San Giovanni Battista, dopo la Madonna e san Giuseppe, è il più grande santo dell'Antico e del Nuovo Testamento, ma oggi non è conosciuto ed amato come merita. Eppure, oltre alla stretta parentela, un sorprendente parallelismo lega la sua figura di Profeta a quella del Redentore dell'umanità, talmente simili entrambi, anche nell'aspetto, da essere presi dai loro contemporanei l'uno per l'altro. La madre del Battista, sant'Elisabetta, discendente di Aronne (Lc, 1, 5), sposa del sacerdote Zaccaria, fu cugina e confidente della Vergine Maria. L'angelo Gabriele che appare a Zaccaria e gli annuncia che lui e la moglie Elisabetta avranno un figlio, è lo stesso che sei mesi più tardi annuncia a Maria che diventerà la madre del Figlio di Dio. Il nome di Giovanni, come quello di Gesù, è profeticamente imposto dal Cielo. Entrambi sono figli del miracolo: l'uno è concepito da una madre sterile, l'altro da una madre Vergine.
Il 13 giugno è stato presentato in Vaticano un documento del Dicastero per la Promozione dell'Unità dei Cristiani dal titolo “Il Vescovo di Roma. Primato e sinodalità nei dialoghi ecumenici e nelle risposte all'enciclica Ut unum sint”, pubblicato con l'approvazione di Papa Francesco.
La devozione al Sacro Cuore che caratterizza il mese di giugno è legata soprattutto alla figura di santa Margherita Maria Alacoque, (1647-1690), suora dell'ordine della Visitazione, fondato da san Francesco di Sales e santa Giovanna di Chantal. Fu a questa umile suora che la Provvidenza affidò un grande rimedio soprannaturale contro una nuova eresia che nasceva nel XVII secolo. Questa nuova eresia era il giansenismo, una corrente religiosa che sul piano dogmatico stravolgeva la dottrina cattolica della grazia, spingendola verso il calvinismo, e sul piano morale rinchiudeva la vita cristiana in un tetro e insopportabile rigorismo. I giansenisti ignoravano il ruolo della misericordia, appellandosi solo alla implacabile giustizia divina. Ma al di là degli errori teologici e morali, la peggiore insidia giansenista stava nel suo tentativo di voler riformare la Chiesa dall'interno e non più dall'esterno, come aveva cercato di fare il protestantesimo. Il giansenismo intendeva rimanere dentro la Chiesa, senza essere condannato, ma cercando anzi la condanna dei suoi avversari che, in quel momento, erano soprattutto i gesuiti, i più fedeli difensori dell'ortodossia romana.
La scorsa settimana ho parlato su RadioRomaLibera dell'arte di utilizzare le proprie colpe secondo l'insegnamento di san Francesco di Sales (https://www.radioromalibera.org/larte-di-utilizzare-le-proprie-colpe/). Ma quest'arte, questo atteggiamento spirituale che ci aiuta a vincere lo scoraggiamento dopo le nostre cadute, presuppone la pratica di un sacramento oggi molto trascurato: quello della penitenza. Oggi nelle chiese si formano lunghe file al momento della comunione, ma non ci sono file ai confessionali. La confessione è accantonata perché si è perduto non solo il senso del peccato, ma anche il sentimento di un Dio che giudica le nostre colpe. La comunione è vista come un atto collettivo, che ci mette in sintonia con la comunità cristiana, mentre la confessione sembra essere un sacramento privo della dimensione comunitaria, perché è intesa, riduttivamente, come l'incontro con un singolo uomo, il sacerdote, in cui si fatica a riconoscere il rappresentante di Dio. Il fatto che i sacerdoti spesso ricevano i penitenti fuori dal confessionale, in maniera amichevole e colloquiale, favorisce questa interpretazione umana, più che divina, del sacramento.
Il nostro cristianesimo, se vuole essere vissuto, deve alimentarsi anche alle letture spirituali. Tra le tante letture possibili vorrei consigliarne una. E' un libro, pubblicato dalle Edizioni Fiducia, del padre Giuseppe Tissot, dal titolo: L'arte di utilizzare le proprie colpe (https://www.edizionifiducia.it/products/larte-di-utilizzare-le-proprie-colpe). L'autore è un sacerdote francese della congregazione dei missionari di san Francesco di Sales, vissuto tra il 1840 e il 1894. La scuola spirituale a cui appartiene è quella di san Francesco di Sales, il grande vescovo savoiardo di Ginevra, dottore della Chiesa, celebre per opere come la Filotea e il Trattato sull'amore di Dio. Nell'epoca confusa in cui viviamo, in cui una delle tentazioni più forti è quella dello scoraggiamento, l'opera del padre Tissot offre un prezioso aiuto alle anime sia di coloro che sono appena convertiti o in via di conversione, sia di coloro che già praticano la fede con fervore e cercano la perfezione,
Il nostro cristianesimo, se vuole essere vissuto, deve alimentarsi anche alle letture spirituali. Tra le tante letture possibili vorrei consigliarne una. E' un libro, pubblicato dalle Edizioni Fiducia, del padre Giuseppe Tissot, dal titolo: L'arte di utilizzare le proprie colpe (https://www.edizionifiducia.it/products/larte-di-utilizzare-le-proprie-colpe). L'autore è un sacerdote francese della congregazione dei missionari di san Francesco di Sales, vissuto tra il 1840 e il 1894. La scuola spirituale a cui appartiene è quella di san Francesco di Sales, il grande vescovo savoiardo di Ginevra, dottore della Chiesa, celebre per opere come la Filotea e il Trattato sull'amore di Dio. Nell'epoca confusa in cui viviamo, in cui una delle tentazioni più forti è quella dello scoraggiamento, l'opera del padre Tissot offre un prezioso aiuto alle anime sia di coloro che sono appena convertiti o in via di conversione, sia di coloro che già praticano la fede con fervore e cercano la perfezione,
13 maggio 2024. Un anniversario che non vogliamo dimenticare, centodiciassette anni dopo la prima grande apparizione della Madonna, a Fatima, il 13 maggio 1917.Qualcuno dirà: su Fatima e sul suo messaggio tutto è stato detto. Gli eventi o appartengono al passato, e quindi è inutile continuarne a parlarne, oppure al futuro e allora meglio semplicemente attenderli.
Martedì 30 aprile 2024 tutti i religiosi della Piccola Casa della Divina Provvidenza e delle congregazioni ad essa collegate hanno festeggiato la solennità di san Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842) a novant'anni dalla sua canonizzazione. Giuseppe Cottolengo fu infatti proclamato santo il 19 marzo 1934 nella Basilica di San Pietro da Papa Pio XI, che lo definì “gigante della carità” e “genio del bene”.
Il 25 aprile, festa nazionale della liberazione dal nazismo e dal fascismo, è passato e si allontanano le polemiche che anche quest'anno lo hanno accompagnato. I più giovani possano credere che queste polemiche siano legate al fatto che in Italia c'è un governo di centro-destra e che una parte della destra italiana sia ancora legata, ideologicamente o sentimentalmente al fascismo. In realtà le cose non stanno così. Chi è meno giovane ricorda le medesime polemiche, quando negli anni Settanta del Novecento in Italia governava la Democrazia cristiana e la principale forza di opposizione, il Partito Comunista guidato da Enrico Berlinguer, sventolava la bandiera dell'unità antifascista.
Due episodi avvenuti in Italia negli stessi giorni di aprile 2024 ci spingono alla riflessione. A Milano si è aperta una controversia su una statua che rappresenta la maternità e che doveva essere situata in una piazza, in zona di Porta Venezia. La statua, in bronzo, rappresenta una donna che allatta un neonato ed è intitolata Dal latte materno veniamo. E' stata realizzata dalla scultrice Vera Amodeo ed è stata donata dalla figlia dell'artista. Però la commissione del Comune che valuta la posa di opere d'arte in spazi pubblici ha dato parere negativo alla collocazione. Questa la motivazione: «La scultura rappresenta valori rispettabili ma non universalmente condivisibili da tutte le cittadine e i cittadini, ragion per cui non viene dato parere favorevole all'inserimento in uno spazio condiviso». La presa di posizione della Commissione sembra che non sia stata approvata dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, che vorrebbe esporla alla clinica Mangiagalli, ma sono gli ambienti di sinistra a cui egli si è legato che contestano il monumento.
La Dichiarazione Dignitas infinita, pubblicata l'8 aprile 2024 dal Dicastero per la Dottrina della Fede, con l'approvazione di papa Francesco, ha suscitato controversie, come spesso accade ai documenti del Regnante Pontefice.
9/15/21 - The corruption and infiltration of the human leadership of the Catholic Church is an unpleasant, yet extremely important topic, and we have two terrific guests to help us navigate it well. Dr. Taylor Marshall is a Catholic husband and father of six who has a Ph.D. in Philosophy from the University of Dallas. He is a popular speaker, teacher, commentator, podcaster, and author of several books including "Infiltration: The Plot to Destroy the Church from Within." You can find him on YouTube at Dr. Taylor Marshall and learn much more about him and all of his good work at taylormarshall.com Professor Roberto de Mattei is a Catholic husband and father of five, and a Catholic historian who has taught in several Italian universities. He's the author of 35 books, including "The Second Vatican Council: An Unwritten Story" (2011), "Love for the Papacy & Filial Resistance to the Pope in the History of the Church" (2019), and "St. Pius V" (2021).