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Lorenzo Tablino"I Giusti albesi""I Giusti Albesi", scritto dall'enologo e giornalista Lorenzo Tablino ed edito da Edizioni Langhe Roero Monferrato è frutto di due anni di ricerca storica, racconta le storie di coloro che, durante il secondo conflitto mondiale, rischiarono la propria vita e quella dei propri familiari per proteggere e salvare famiglie ebree dalla deportazione.L'opera è stata realizzata con il contributo dell'Associazione Beato Padre Giuseppe Girotti, in collaborazione con il Centro Culturale San Giuseppe. La presentazione vedrà la partecipazione dell'autore Lorenzo Tablino, del sindaco di Alba Alberto Gatto, di Don Dino Negro, Renato Vai e Roberto Cerrato.Come spiega l'autore, il titolo richiama il termine "Giusti", utilizzato nel memoriale Yad Vashem di Gerusalemme per onorare chi, a rischio della propria vita, aiutò i perseguitati a salvarsi. "Anche nella nostra terra – afferma Tablino – molte persone, spesso poco conosciute, hanno compiuto gesti straordinari per proteggere vite umane. Non possiamo permettere che la memoria si perda, ed è nostro dovere ricordare questi eroi silenziosi. Li definiamo ‘Giusti tra gli Albesi' per sottolineare il loro valore morale e l'importanza di trasmetterne l'esempio alle nuove generazioni".Il libro raccoglie oltre cinquanta testimonianze di uomini e donne appartenenti a contesti diversi: contadini, viticoltori, professori universitari, imprenditori, avvocati e professionisti. Un lavoro che non solo ricostruisce fatti storici, ma porta alla luce sentimenti ed emozioni di chi decise di agire, anziché rimanere indifferente.La pubblicazione esce in concomitanza con l'ottantesimo anniversario della morte del Beato Padre Giuseppe Girotti, figura di riferimento per la solidarietà e il coraggio dimostrato durante la guerra.Lorenzo Tablino è nato in Alba nel 1946. Coniugato, con 2 figli, si è diplomato enotecnico in Alba nel 1968. Dal 1969 al 2004 ha lavorato nelle cantine di Fontanafredda; attualmente svolge attività di consulente, con particolare riferimento ai temi legati alla qualità e immagine dei vini. Maggiori info su tablino.itIL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Vuoi conoscere i protagonisti di News dal pianeta Terra? Vieni a LifeGate Live: martedì 15 e marcoledì 16 aprile all'Auditorium San Fedele di MilanoIl Messico ha deciso di vietare gradualmente tutto il cibo con alto contenuto di zuccheri, di grassi e di sale all'interno delle proprie scuole dell'infanzia, dato che circa un terzo dei bambini sono già ora a rischio sovrappeso. Negli Stati Uniti, invece, Chevron è stata condannata a pagare 745 milioni di dollari per aver danneggiato le aree umide in Louisiana.Diventa sempre più complicato protestare contro la strage a Gaza: in Germania 4 cittadini europei verranno espulsi dal paese, come già successo negli Stati Uniti, mentre oltre 1000 riservisti israeliani firmano una lettera contro l'invasione della Palestina.Dario Falcini, direttore di Rockit, ci racconta dell'arrivo improvviso del quarto album de I Cani, il progetto di Niccolò Contessa: Post-mortem arriva 10 anni dopo Aurora, in un mondo che ormai ha superato l'indie-pop. Puoi scriverci a podcast@lifegate.ie e trovare tutte le news su www.lifegate.it. Rassegna stampa: Il Messico vieta il cibo spazzatura nelle scuole, contro l'obesità infantile, Carlotta Garancini Stati Uniti, la compagnia Chevron condannata a pagare 745 milioni di dollari, Andrea Barolini
Franco Sarcinelli"Vita e morte nei campi di sterminio"Dall'ascesa del nazismo al compimento della ShoahMimesis Edizioniwww.mimesisedizioni.itCome è stato possibile giungere ai lager? Come può un uomo esercitare un tipo di violenza pianificata, programmata e normalizzata? Come si può parlare, dopo tutto questo, di homo sapiens?Sono queste le domande da cui parte Franco Sarcinelli per costruire una vera e propria genealogia critica dei campi di concentramento: dalle fondamenta dell'ideologia nazista fino alle persecuzioni e allo sterminio di massa. Un ammonimento a guardarsi da quei momenti storici in cui razzismo, oscurantismo e fanatismo dettano la propria legge.Franco Sarcinelli ha insegnato Storia e Filosofia nei licei milanesi. Ha fondato la rivista “In Circolo. Rivista di filosofia e culture” nel 2016. Per molti anni è stato membro del direttivo della Società Filosofica Italiana, sezione lombarda. È intervenuto in convegni internazionali sul pensiero di Paul Ricoeur. Per Mimesis ha recentemente pubblicato Essere umano. Per un'etica del ben-essere (2024)IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Una foto di migranti ammanettati e in catene in fila in attesa di salire su un aereo cargo militare. È l'immagine postata sugli account social della Casa Bianca per dimostrare al mondo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump fa sul serio, anche terminata la campagna elettorale.
Guido Vaglio Laurin"In un novembre così tiepido"E ulteriori accidentiPostfazione di Margherita OggeroEdizioni Seb27www.seb27.itUna serie di assassinii immotivati, una citazione lasciata sulle vittime, diversa e apparentemente priva di senso. Uno smemorato, sorpreso addormentato tra i portici, che fornisce racconti sconnessi e possiede oggetti incongrui: tra cui due tavolette del Beato Angelico. Un vecchio faldone che riporta alla luce la figura misconosciuta del vero inventore del panattone. La conquista di Marte, un'invasione di farfalle notturne, una nevicata straordinaria, e infine un antidoto insospettabile che protegge un piccolo gruppo di cittadini da un'improvvisa epidemia. Un dialogo surreale tra due personaggi alla fermata dell'autobus. E poi ancora: isole inesistenti, viaggi (nell'aldilà?), sogni e risvegli inquietanti… L'autore mima generi differenti, dal poliziesco alla fantascienza, alla biografia erudita, giocando con una scrittura mutevole e irrequieta, vagabondando attraverso queste otto narrazioni sospese tra satira, sarcasmo e disincantata autoironia.Guido Vaglio Laurin. Appassionato di botanica e zoologia, si è laureato in storia medioevale e si è dedicato fuggevolmente al teatro. Stretto in un abbraccio dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Torino, non lo ha più lasciato fino alla pensione. Ha curato mostre, cataloghi e atti di convegni, pubblicato testi sull'esposizione, la didattica museale, la rappresentazione della memoria del XX secolo, la memorialistica della deportazione dall'Italia. È stato direttore del Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà di Torino. Dopo tanti anni di lettere, relazioni, verbali, richieste di contributo, proposte gestionali e progettuali, questa è la sua prima prova di scrittura creativa.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Luigino Bruni"Il mistero rivelato"Viaggio nel libro di DanieleEdizioni QiqajonComunità di Bosewww.qiqajon.itIl libro di Daniele è stato scritto in un tempo di persecuzione, e ambientato in un altro tempo tremendo, l'esilio babilonese, perché potesse donare al popolo di Israele parole simili a quelle che lo avevano salvato lungo i fiumi di Babilonia. In questo contesto storico il popolo aveva bisogno di cercare nuovi racconti che dicessero una nuova-antica fede. Nacquero così comunità testimoni di come si possa cambiare questo mondo sognandone un altro, espressione di una forma di resistenza non violenta: non abbracciarono le armi ma presero la penna, pregarono e scrissero.l libro di Daniele ci dice che visioni, angeli, sogni, numeri e draghi possono diventare altri strumenti per cacciare via i dittatori, per combattere i soprusi e la violenza contro le donne, per difendere una storia e un'identità. Tali narrazioni, arrivate fino a noi, sono sentinelle di un'alba che arriverà, perché non può non arrivare. Un'alba che deve arrivare presto, che deve arrivare oggi.Luigino Bruni (Ascoli Piceno 1966) è economista e storico del pensiero economico, con interessi in filosofia e teologia, personaggio di rilievo dell'economia di comunione e dell'economia civile. Editorialista di Avvenire, è ordinario di economia politica alla LUMSA dopo aver ricoperto fino al 2012 il ruolo di professore associato all'Università di Milano-Bicocca. Direttore scientifico di The Economy of Francesco, è promotore e cofondatore della SEC (Scuola di economia civile) di Figline e Incisa Valdarno.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
di Massimiliano Coccia | in collaborazione con Linkiesta | Rassegna stampa del 16 10 2024 Alle 5:30 del 16 ottobre 1943, 1 259 persone, di cui 689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini e bambine furono prelevate dal Ghetto di Roma e deportate dai nazifascisti ad Auschwitz. Una ferita ancora aperta nella memoria di Roma e dell'Italia intera, un episodio che ripercorriamo con la voce e la memoria di Settiminia Spizzichino, unica donna di quella deportazione a tornare viva dal campo. Questa puntata è dedicata alla memoria di Carla Di Veroli, nipote di Settimia, che ha reso possibile questo podcast con materiali di archivio e testimonianze.
Valeria Pompejano"Vivrò l'amore degli altri"Lasciatelo parlareVolume 1Jean CayrolCon un saggio di Roland BarthesMarietti Editorewww.mariettieditore.itTraduzione a cura di Valeria PompejanoLasciatelo parlare è il primo capitolo della trilogia Vivrò l'amore degli altri che Cayrol compose tra il 1946 e il 1950 dopo la sua esperienza di deportato nel campo di concentramento di Mauthausen. Si tratta, per dirla con Barthes, della storia «non di un uomo o di un avvenimento, ma di una durata». Quella che segna il ritorno alla vita, la rinascita di chi, come Lazzaro, non è sopravvissuto alla morte, ma dalla morte è dovuto risorgere. Un capolavoro della letteratura concentrazionaria, esistenzialista e d'avanguardia francese, una trilogia che in Italia attende di essere conosciuta, esplorata, amata.leJean Cayrol (1911-2005) è stato un poeta, romanziere, cineasta, editore, ritenuto precursore del Nouveau Roman. A soli sedici anni fondò la rivista «Abeilles et Pensées» e nel 1934, con Jacques Dalléas, «Les Cahiers du fleuve». Dopo la laurea in giurisprudenza, nel 1939 fu reclutato come ufficiale di marina. Per aver partecipato alla Resistenza, nel marzo del 1943 venne imprigionato e deportato nel campo di Mauthausen. Dopo la liberazione e il ritorno a Parigi, scrivere divenne per lui l'unica modalità di stare al mondo, di intervenire nel mondo, di vivere. La direzione editoriale in Seuil, assunta nel 1949, gli consentirà di proseguire una intensa attività di letterato, romanziere e saggista. Fra le sue opere più importanti: Poèmes de la nuit et du brouillard (1946); Je vivrai l'amour des autres (3 voll., 1947-1950); L'espace d'une nuit (1954); Midi minuit (1966); Je l'entends encore (1968); Lazare parmi nous (1950); Les mille et une nuits du chrétien (1952); Les pleins et les déliés (1960); De l'espace humain (1968).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
A cura di Daniele Biacchessi La convention repubblicana di Milwaukee incorona Donald Trump come candidato per le presidenziali del prossimo 5 novembre. Trump abbandona i toni morbidi del dopo attentato di sabato scorso per tornare ad incendiare le praterie d'America. Aveva parlato di un discorso diverso per la convention repubblicana: meno aggressivo, più concentrato sulla necessità di riunire l'America. Una volta sul palco, quel proposito è durato lo spazio di pochi minuti: quasi subito il Trump che il mondo conosce è venuto fuori con prepotenza, senza compromessi. Allora sono venuti fuori tutti i clichè del Trump guerriero. In primis, la persecuzione giudiziaria che secondo Trump sarebbe orchestrata dal Partito democratico. “L'uso a fini politici del Dipartimento alla Giustizia da parte dei democratici deve finire”, ha detto Trump, che ha sfoderato un altro dei suoi cavalli di battaglia: le elezioni manipolate. “Con la scusa del Covid, ci hanno rubato le elezioni. E questo non deve succedere più. Non succederà più, perché questa volta vinceremo comunque”. Poi è passato all'immigrazione illegale. “Siamo diventati una discarica per il mondo, che ride di noi”, e ha fatto una promessa: “Lanceremo la più grande deportazione della nostra storia”. Un programma fatto di annunci non veri. “Abbiamo dato agli americani il taglio alle tasse più importante della loro storia”, ha proclamato Trump, ma nella storia americana ci sono stati almeno una mezza dozzina di tagli fiscali più consistenti. “Abbiamo costruito gran parte del muro con il Messico”, ha spiegato l'ex presidente, ma George W. Bush e Barack Obama hanno costruito porzioni di muro più ampie di quelle tirate su da Trump. “Mai nella storia americana, l'inflazione è stata così alta come sotto questa amministrazione”. Altra cosa falsa, perchè l'inflazione era al 9,1% nell'estate del 2022, contro il 15% circa a inizio anni Ottanta. Insomma,se l'obiettivo era conquistare il voto indipendente e moderato, la cosa non è probabilmente riuscita. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi La convention repubblicana di Milwaukee incorona Donald Trump come candidato per le presidenziali del prossimo 5 novembre. Trump abbandona i toni morbidi del dopo attentato di sabato scorso per tornare ad incendiare le praterie d'America. Aveva parlato di un discorso diverso per la convention repubblicana: meno aggressivo, più concentrato sulla necessità di riunire l'America. Una volta sul palco, quel proposito è durato lo spazio di pochi minuti: quasi subito il Trump che il mondo conosce è venuto fuori con prepotenza, senza compromessi. Allora sono venuti fuori tutti i clichè del Trump guerriero. In primis, la persecuzione giudiziaria che secondo Trump sarebbe orchestrata dal Partito democratico. “L'uso a fini politici del Dipartimento alla Giustizia da parte dei democratici deve finire”, ha detto Trump, che ha sfoderato un altro dei suoi cavalli di battaglia: le elezioni manipolate. “Con la scusa del Covid, ci hanno rubato le elezioni. E questo non deve succedere più. Non succederà più, perché questa volta vinceremo comunque”. Poi è passato all'immigrazione illegale. “Siamo diventati una discarica per il mondo, che ride di noi”, e ha fatto una promessa: “Lanceremo la più grande deportazione della nostra storia”. Un programma fatto di annunci non veri. “Abbiamo dato agli americani il taglio alle tasse più importante della loro storia”, ha proclamato Trump, ma nella storia americana ci sono stati almeno una mezza dozzina di tagli fiscali più consistenti. “Abbiamo costruito gran parte del muro con il Messico”, ha spiegato l'ex presidente, ma George W. Bush e Barack Obama hanno costruito porzioni di muro più ampie di quelle tirate su da Trump. “Mai nella storia americana, l'inflazione è stata così alta come sotto questa amministrazione”. Altra cosa falsa, perchè l'inflazione era al 9,1% nell'estate del 2022, contro il 15% circa a inizio anni Ottanta. Insomma,se l'obiettivo era conquistare il voto indipendente e moderato, la cosa non è probabilmente riuscita. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Sofia Gallo"Fuga nella neve"Salani Editorewww.salani.itAngelo e Lidia sanno molte cose per essere due bambini di undici e sette anni. Sanno che c'è un motivo se hanno dovuto cambiare scuola e lasciare i loro compagni di classe. Sanno il significato di alcune parole difficili, come ‘leggi raziali' o ‘deportare', e che c'è qualcosa di terribile nell'aria che le loro famiglie non vogliono rivelargli. Ma soprattutto, Angelo e Lidia sanno di essere ebrei. È per questo che una mattina i due cugini si svegliano e non trovano più le loro famiglie: in fuga dalla minaccia nazista, li hanno abbandonati per proteggerli.Costretti a rinunciare perfino ai loro nomi, Angelo e Lidia intraprendono un viaggio tortuoso che li porterà, prima insieme e poi separati, sulle montagne maestose e selvagge a nord del Piemonte, fra vette ghiacciate e valli fiabesche, alla ricerca di un posto dove poter essere se stessi.Con penna leggera come la neve, Sofia Gallo dipinge su carta paesaggi mozzafiato e personaggi indimenticabili, donne rivoluzionarie, uomini coraggiosi e amicizie indelebili. Racconta le ingiustizie della guerra, ma anche il senso di impotenza e il difficile meccanismo del crescere. E parla, con dolcezza e onestà, di tutti gli esclusi, gli emarginati, i diversi.Sofia Gallo è nata, vive e lavora a Torino. Insegnante e consulente editoriale, da più di quindici anni si occupa di letteratura per ragazzi e ha pubblicato numerosi racconti e romanzi, ricevendo riconoscimenti e premi. Viaggiatrice instancabile, trova ispirazione per i suoi libri in tutti i paesi del mondo. Da sempre fa escursioni in montagna, che conosce e ama appassionatamente. È iscritta al CAI dall'età di tredici anni e ha ricevuto l'Aquila d'Oro per i venticinque anni consecutivi di associazione.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Care amiche, cari amici questa volta potete ascoltare un episodio extra, un episodio BONUS offerto da Storia dei Carabinieri. In occasione della ricorrenza degli 80 anni dal disarmo, dalla cattura e dall'internamento dei Carabinieri di Roma (7 ottobre 1943), siamo lieti di offrirvi la registrazione dell'incontro tenutosi il 6 ottobre 2023 presso la Casa della Memoria e della Storia di Roma. L'incontro organizzato dall'ANPI, l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, ha visto partecipare: il presidente provinciale ANPI Fabrizio De Sanctis (anche nella segreteria nazionale ANPI), la professoressa Anna Maria Casavola, dell'Associazione Nazionale Ex Internati e responsabile del periodico Noi del Lager, autrice del volume che nel 2008 ha fatto luce in maniera diretta sull'episodio; il Presidente Nazionale dell'Associazione Nazionale Ex Deportati, Aldo Pavia, il tenente colonnello Raffaele Gesmundo, in servizio presso la Direzione dei Beni Storici e Documentali del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, con la testimonianza di Abramo Rossi, all'epoca giovane Carabiniere poi deportato in Germania. Modera Valerio Bruni, presidenza ANPI provinciale di Roma. Letture selezionate a cura di Ilaria Patamia. 7 ottobre 1943, la deportazione dei Carabinieri di Roma Casa della Memoria e della Storia, ANPI, ANED, ANEI e Direzione dei beni storici dell'Arma dei Carabinieri (Roma, 6 ottobre 2023). Vi chiediamo di valutare il nostro podcast (non il singolo episodio), su Spotify o anche su Apple podcast se siete possessori di un melafonino. A voi costa pochissimo ma per noi che investiamo tanto tempo in questo progetto è molto importante. Se volete aiutarci ancora iscrivetevi alla nostra newsletter. #linkinbio! Registrazione, editing e sound design di Flavio Carbone per Storia dei Carabinieri. Alla prossima! --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/storiadeicarabinieri/message
C'è qualcosa di osceno nella fotografia di Anna Frank con la kefiah esibita da un manifestante pro-Hamas a MilanoL'opinione di Andrea Pamparana
Rosa Ventrella"I bambini di Haretz"Mondadori Editorehttps://mondadori.itÈ il 1939 e siamo in una placida cittadina cecoslovacca adagiata sulle rive di un fiume. Margit e János sono cresciuti pattinando sul ghiaccio e correndo nei boschi, dipingendo con la madre e ascoltando jazz col padre. Ma il giorno in cui i tedeschi invadono Praga, la loro vita cambia per sempre. Hanno appena undici e sette anni e, come tanti bambini ebrei, sono costretti a diventare adulti da un giorno all'altro.Le parate naziste e le svastiche che compaiono sulla bottega del padre sono solo la prima avvisaglia: nel giro di qualche stagione cominciano i rastrellamenti. Prima di essere catturati, i genitori riescono a nascondere Margit e János dai vicini di casa, ma proteggere gli ebrei è verboten, si rischia la fucilazione, e i signori Roth sono costretti a lasciarli andare. Accade così che nel bel mezzo dell'inverno due fratellini inizino a vagare per i campi e le foreste della Boemia, e che presto scoprano di non essere i soli: altri bambini, orfani come loro, stanno attraversando l'Europa alla ricerca della salvezza. Si forma un gruppetto capitanato dal quindicenne Frantz, cuore grande e carisma da capobranco: è l'inizio di un viaggio che durerà diversi anni, durante i quali i sei ragazzini impareranno a cacciare, a fabbricarsi ripari di fortuna e a proteggersi l'un l'altro, proprio come una famiglia. Un cammino destinato a concludersi in Italia, in una grande casa sulle Alpi bergamasche, a Selvino, dove un gruppo di militanti della Brigata ebraica sta accogliendo centinaia di bambini sopravvissuti alla guerra e ai campi di sterminio, per restituire loro l'infanzia perduta e traghettarli verso la terra promessa, Haretz Israel.Con questo nuovo romanzo, Rosa Ventrella ci consegna una pagina di Storia poco nota, la vicenda dei bambini di Haretz, affidandola alla voce limpida e toccante della giovane Margit. Il risultato è una straordinaria epopea di resilienza e sacrificio, innocenza e coraggio.Rosa Ventrella è nata a Bari e da oltre vent'anni vive a Cremona. Laureata in Storia contemporanea, insegna lettere, cura laboratori creativi per adulti e ragazzi e collabora con “tuttolibri” de “La Stampa”. I suoi ultimi libri, molto apprezzati anche all'estero, dove è stata tradotta in ben venti lingue, sono Storia di una famiglia perbene (Newton Compton, 2018), dal quale è stata di recente tratta una serie tv, La malalegna (Mondadori, 2019), a sua volta in fase di trasposizione televisiva, e Benedetto sia il padre (Mondadori, 2021).IL POSTO DELLE PAROLEAscoltare fa Pensarehttps://ilpostodelleparole.it
Il dominio turco negli ultimi decenni dell'Ottocento e nei primi anni del 900: la decadenza dell'impero. Le spinte centrifughe. Il pericolo Russo e Inglese. Il nazionalismo de I giovani turchi. La deportazione, la violenza, l'indifferenza internazionale.
Riccardo Calimani"Come foglie al vento"Mondadorihttps://www.mondadori.it/Lo struggente racconto di un nonno ai nipotini è l'occasione per ripercorrere i giorni drammatici delle persecuzioni contro gli ebrei veneziani, in una testimonianza in cui il ricordo personale si alterna ai documenti e agli avvenimenti pubblici dell'epoca, e che restituisce non solo la storia di quegli anni, ma anche il senso di straniamento e incredulità delle vittime della Shoah.Proprio come le foglie al vento, anche le donne e gli uomini evocati nel racconto sono travolti da una forza superiore, violenta, incomprensibile, e da un orrore inimmaginabile. Molte cose, infatti, fino alla fine della Seconda guerra mondiale, non si sono sapute, e anche quello che si sapeva era troppo terribile per essere creduto, e chi ha vissuto in quegli anni ha preso coscienza di quella tragica realtà a poco a poco, tra incertezze e contraddizioni.Riccardo Calimani, uno dei massimi studiosi ed esperti di Venezia e della storia degli ebrei italiani, fonde in questo libro la dimensione privata con quella storica, e dà vita così a una affascinante memoria famigliare e nello stesso tempo a una ricostruzione rigorosa e densa degli anni più terribili del Ventesimo secolo.Riccardo Calimani è nato a Venezia nel 1946. Laureato in ingegneria elettrotecnica e in filosofia della scienza, è autore di molti volumi dedicati soprattutto alla storia degli ebrei e di Venezia. Nel 1986 ha ottenuto il Premio cultura della Presidenza del Consiglio dei ministri, nel 1997 il Premio europeo per la cultura. Per nove anni è stato presidente del Meis, Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Nicola Brunialti"Un nome che non è il mio"Storia di un bambino in fuga dal ghetto di VarsaviaSperling & Kupferhttps://www.sperling.it/Vienna, 2020. Rudolf Steiner è invecchiato con la convinzione che tacere il suo passato doloroso fosse l'unico modo per tenere la sua famiglia lontana da quella sofferenza. Le cose cambiano il giorno in cui suo nipote Marcus, quindicenne ribelle che ormai vede solo alle feste comandate, viene sospeso per cinque giorni per aver imbrattato i muri della scuola con frasi oltraggiose verso una compagna di classe di religione ebraica. È allora che Rudolf comprende che la memoria che smette di essere detta smette anche di essere compresa ed è così che propone al ragazzo un viaggio in Polonia, l'ultima occasione per rivivere una storia che nemmeno le sue figlie conoscono. Varsavia, 1939. Se c'è una cosa che Janusz ha imparato dai film e dai fumetti è che gli eroi vincono sempre. Finché, una sera, suo padre Yaacov Katznelson, negoziante ebreo di Lodz, torna a casa con un occhio nero e la camicia strappata, dopo essere stato aggredito senza alcun motivo. Allora, due sono le possibilità: o non è un eroe, o i film raccontano bugie. Di certo, non può immaginare, a cinque anni, quello che il suo popolo e la sua famiglia dovranno sopportare. Ma Janusz capirà sulla propria pelle che gli eroi esistono eccome e ne incontrerà tanti, come quell'infermiera Jolanta che gli cambierà la vita per sempre. Un nome che non è il mio è un romanzo toccante e profondo ispirato alla vera storia di Irena Sendler, l'eroina polacca conosciuta come la «Schindler di Varsavia», che nei primi anni Quaranta riuscì a salvare quasi tremila bambini ebrei.Nicola Brunialti ha lavorato per diversi anni come pubblicitario realizzando alcune tra le più importanti campagne nazionali (Lavazza, Tim, Alitalia). Dal 2009 è diventato autore televisivo dei programmi di Paolo Bonolis, come Chi ha incastrato Peter Pan? e Ciao Darwin. Nel frattempo ha scritto libri per ragazzi, un film, uno spettacolo teatrale con Simone Cristicchi e, sempre con il cantautore romano, la canzone Abbi cura di me, grande successo al Festival di Sanremo 2019. È pronipote di Alessandro Manzoni.Su Twitter @NicolabrunialtiIL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Adriana Muncinelli"Ebrei a Saluzzo"1938 - 1945Fusta Editorehttps://www.fustaeditore.it/La microstoria della minuscola comunità ebraica di Saluzzo, martoriata dalle leggi razziali dal 1938 al 1945, viene in questo libro ripercorsa minutamente nel suo crescendodalla persecuzione dei diritti alla persecuzione delle vite. Un repertorio di documenti, immagini e alberi genealogici guida il lettore attraverso storie di vita travolte o distrutte da quelle leggi.Una vicenda drammatica che ci ricorda come il male, non individuato né fermatoin tempo, possa contagiare capillarmente anche gli angoli più appartati e apparentemente tranquilli della società, lì dove ci si illude che le grandi tragedie non possano mai raggiungerci.A Saluzzo venerdì 28 gennaio alle 18 nella Sala tematica del Quartiere, nell'ambito della rassegna culturale “Trame di Quartiere”, è prevista la presentazione del libro “Ebrei a Saluzzo 1938 – 1945” di Adriana Muncinelli (Fusta editore). L'autrice dialoga con Giuseppe Segre, Sandro Capellaro e Paolo Allemano sul suo ultimo volume.A Manta sabato 29 Gennaio nella chiesa di Santa Maria del Monastero alle ore 18.00 presentazione del libro con Antonio Brunetti, nipote del partigiano Isacco Levi, a introdurre l'autrice.Adriana MuncinelliDal 1980 è stata collaboratrice dell'Istituto storico della Resistenza e della Società Contemporanea in provincia di Cuneo, dedicandosi a temi quali disuguaglianze, razzismo, antisemitismo.L'autrice ha anche coordinato per conto dell'Istituto il progetto Interreg italo-franco-svizzero, “Memoria delle Alpi – I Sentieri della libertà”, nel cui ambito ha lavorato all'allestimento tra gli altri dei “percorsi ebraici” in provincia di Cuneo, ha curato la produzione del CD Rom italo-francese “Ebrei in fuga attraverso le Alpi” e organizzato i contenuti del Memoriale della Deportazione di Borgo san Dalmazzo.Ha guidato il progetto di ricerca “Oltre il nome” e ha progettato i contenuti storici e prodotto i testi di “MEMO4345” , il percorso multimediale di approfondimento storico-didattico sulla Shoah inaugurato a settembre a Borgo San Dalmazzo, del cui allestimento è stata anche la curatrice.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Israel e Hana sono ebrei polacchi. Nel 1939 cercano rifugio in Italia dopo aver salvato i figli che ora si trovano a Londra. Cercheranno di raggiungerli ma senza riuscirci. Saranno arrestati a Reggiolo e deportati ad Auschwitz. Questa è la loro storia.
Lia Levi"La storia di Anna Frank"Illustrazioni di Barbara VagnozziGallucci Editorehttps://www.galluccieditore.com/Per il Giorno della Memoria (27 gennaio) “La storia di Anna Frank“ raccontata dalla scrittrice Lia Levi.Tanto tempo fa Anna viveva felice ad Amsterdam. Ma a 13 anni la sua vita cambiò: per sfuggire ai soldati di un imperatore malvagio, la sua famiglia fu costretta a rifugiarsi in un nascondiglio segreto nella speranza di salvarsi. A tenerle compagnia aveva solo il diario Kitti, al quale confidò i suoi pensieri come a un'amica.La vicenda di Anna Frank proposta in un formato adatto ai bambini di 7 anni con il testo di Lia Levi: la vita quotidiana nella clandestinità, la paura della guerra, i sentimenti e i desideri confidati al celebre Diario scritto nell'alloggio segreto dove si nascose invano nel tentativo di sfuggire alla deportazione, tra il 1942 e il 1944.Lia Levi, giornalista e pluripremiata autrice di romanzi per bambini e adulti, di origine ebraica, Lia Levi ha vissuto da ragazza un'esperienza analoga e opposta a quella di Anna Frank: insieme alle sue sorelle, si è salvata dalla deportazione nascondendosi per lunghi mesi a Roma in un collegio di suore.Barbara Vagnozzi è nata a Genova nel 1961. Da piccola sognava di vivere in campagna e dipingere; e ora si dedica esclusivamente all'illustrazione. Ha pubblicato molti libri nei paesi anglosassoni e, in Italia, con Gallucci, Videocompilation dello Zecchino d'Oro, Video e Canto con lo Zecchino d'Oro, Stravideo per lo Zecchino d'Oro, Attenti al lupo, 1,2,3...cinque!, Heidi e Strega comanda colore, Il porto dei piccoli, Lev, Aria, acqua, terra e fuoco e CantaFilaStrocche. Vive sulle colline emiliane insieme ai suoi due bambini, al marito inglese, a un cane, a tre gatti, quattro papere e due conigli. Forse per questo le piace tanto disegnare buffi animali d'ogni genere!IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Vi proponiamo il monologo di Andrea Pennacchi su cosa sia andata veramente la deportazione: "quelli che ne avrebbero dovuto parlare hanno taciuto, chi non avrebbe dovuto, invece, l'ha fatto"
#Libertà - Noi schierati contro il ritorno della bestia.
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Nel 76esimo della liberazione del campo di concentramento di Mauthausen e nel centenario della nascita di Gianfranco Maris, partigiano, deportato, avvocato e fondatore di Fondazione Memoria della Deportazione e storico presidente di Aned - Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, Radio Popolare partecipa al progetto “Una tensione che dura una vita”. Dallo studio di Gianfranco Maris e in 19 luoghi di memoria come il muro del campo di Bolzano, le Fosse Ardeatine o il piazzale dell’appello di Mauthausen, la Casa Rossa di Alberobello o l’ex carcere Sant’Agata di Bergamo, il Polo del’ 900 o il Museo Monumento al Deportato politico e razziale di Fossoli, il tribunale militare di Verona, la Loggia dei Mercanti di Milano, le attrici del Progetto Collettivo Antigone interpretano un testo che fonde gli scritti tratti dal libro di Gianfranco Maris "Oltre Mauthausen” (appena uscito per Mimesis), con la testimonianza di donne sopravvissute alla deportazione come Maria Massariello Arata, Liana Millu, Lidia Rolfi, teresa Noce, Marisa Scala, Luciana Nissim, Ada Buffulini, Charlotte Delbo, Giuliana Tedeschi, Sofia Kossak, Nella Lilli Mascagni, Vittoria Gargantini. Un progetto di Fondazione memoria della deportazione, Aned, Anpi, Istituto Ferruccio Parri, con Isrec Bergamo e Collettivo Progetto Antigone.
Una donna nella Resistenza italiana. Nori Brambilla nome di battaglia Sandra. Arrestata dalle SS italiane, torturata e deportata. Questa è la sua storia.
Claudio si arruola nella Resistenza yugoslava e scompare in Bosnia nel gennaio 1944. Della sua sorte nessuno saprà nulla per oltre 60 anni. Nel 2002 la scoperta di una lettera mai arrivata riapre le ricerche.
Martina Merletti"Ciò che nel silenzio non tace"Einaudi Editorehttps://www.einaudi.it/«È stato tutto sbagliato».«È stato quello che poteva essere».Puoi fuggire alla Storia quando ti accorgi di farne parte?In questo romanzo delicato e ricchissimo, con una sicurezza e una competenza piú uniche che rare in un'opera d'esordio, Martina Merletti dona una nuova storia al nostro Novecento.1944, carcere Le Nuove di Torino. Una suora prende in braccio il bambino di una prigioniera in transito per Birkenau, lo addormenta con una pezza imbevuta di vino e riesce a portarlo fuori nel carrello della biancheria. Piú di cinquant'anni dopo una giovane donna scopre che quella vicenda la riguarda da vicino, sale in moto e decide di seguirne le tracce. A poco a poco il passato si ricompone, nonostante i molti silenzi e i numerosi depistaggi della Storia: i bombardamenti, l'occupazione nazista, lo sfollamento, gli accidenti del dopoguerra.Agosto 1944. Una suora ribelle e coraggiosa sottrae un neonato da una cella del carcere Le Nuove di Torino facendolo scivolare nel carrello della biancheria: è il figlio di una deportata, destinato a morte certa. Si sa, la lavanderia non è affare dei tedeschi, e il piú delle volte i carrelli entrano ed escono dalle mura senza essere frugati. Ora il bambino dorme tranquillo, ma qualcuno dovrà prendersi cura di lui. Ottobre 1999. Una giovane donna sale in moto per cercare le tracce del fratello di cui fino a quel momento ha ignorato l'esistenza. La verità sul suo passato diventa una priorità che a lungo pare irraggiungibile. A unire questi due punti nel tempo è l'arco della vita di quel ragazzo sempre un po' fuori posto, delle donne dure e forti che lo hanno salvato e accompagnato, legate dal medesimo segreto, e di un Paese lacerato e recalcitrante, che attraversa la guerra e il dopoguerra in perenne lotta con se stesso. Prendendo spunto da un fatto realmente accaduto Martina Merletti intreccia documenti e finzione, rivelando uno straordinario talento narrativo. Questa giovanissima scrittrice disegna figure indimenticabili, silenziose e caparbie, ed evocando con la stessa forza espressiva il passato e il presente firma un romanzo che ci coinvolge e ci commuove a ogni pagina.Martina Merletti è nata nel 1992, si è laureata in Scienze e Tecnologie Agrarie. Per Einaudi ha pubblicato Ciò che nel silenzio non tace (2021), il suo primo romanzo.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Sami Modiano è uno dei 25 ebrei italiani di Rodi sopravvissuto al lager di Auschwitz. Questa è la sua storia
In questa puntata visiteremo il Ghetto ebraico di Roma e la sua antica storia con i suoi dolori ma anche la sua bellezza. Lì vicino una Piazza ora scomparsa raccoglieva i mestieri e gli umori più veri della Roma medievale.Per contattarci: https://www.andreaorlando.it
Radio Francigena fornisce una voce e un servizio a tutte le realtà culturali, associative, storico-turistiche, di movimento – italiane ed estere – che puntano sul patrimonio culturale, allargato alla qualità della vita e del buon vivere. Slow food, cammino lento, cultura, creatività, prodotti a chilometro zero, riscoperta della parola, della fantasia e dei valori fondamentali della vita. In più: ottima musica e conduttori di talento.
All'alba del 17 aprile 1944, quasi mille uomini del quartiere Quadraro a Roma vennero prelevati con la forza e deportati nelle fabbriche della Germania nazista. In questa puntata vi raccontiamo il loro eroico e drammatico viaggio.Per contattarci: https://www.andreaorlando.it
Lo scrittore triestino Mauro Covacich ci porta in quella che, secondo lui, è la più bella opera d'arte della sua città, oltre ad essere uno scrigno sacro del dolore e della memoria: la Risiera di San Sabba.
Il Treno della Memoria, con i suoi oltre 600 tra studenti e insegnanti. E' partito da Firenze il 20 gennaio scorso diretto a Oświęcim, Auschwitz. Una visita nei luoghi della disumanizzazione, della cancellazione della dignità e della vita. Le vittime del nazismo ad Auschwitz sono state quasi un milione e mezzo. Bambini, donne e uomini. Principalmente ebrei, ma anche rom e sinti, oppositori politici e omosessuali. Il Treno della Memoria è arrivato alla sua XI edizione. E' un progetto della Regione Toscana realizzato insieme al Museo della Deportazione di Prato. La puntata speciale di Memos di oggi ha ospitato le sorelle Andra e Tatiana Bucci, due sopravvissute alla Shoah. Entrambe furono arrestate il 28 marzo del 1944 e poi deportate ad Auschwitz dove arrivarono una settimana dopo, il 4 aprile. Avevano 4 e 6 anni. Con loro abbiamo parlato dei ricordi di allora e della Memoria della Shoah, ma anche delle inquietudini del presente.
Il Treno della Memoria, con i suoi oltre 600 tra studenti e insegnanti. E’ partito da Firenze il 20 gennaio scorso diretto a Oświęcim, Auschwitz. Una visita nei luoghi della disumanizzazione, della cancellazione della dignità e della vita. Le vittime del nazismo ad Auschwitz sono state quasi un milione e mezzo. Bambini, donne e uomini. Principalmente ebrei, ma anche rom e sinti, oppositori politici e omosessuali. Il Treno della Memoria è arrivato alla sua XI edizione. E’ un progetto della Regione Toscana realizzato insieme al Museo della Deportazione di Prato. La puntata speciale di Memos di oggi ha ospitato le sorelle Andra e Tatiana Bucci, due sopravvissute alla Shoah. Entrambe furono arrestate il 28 marzo del 1944 e poi deportate ad Auschwitz dove arrivarono una settimana dopo, il 4 aprile. Avevano 4 e 6 anni. Con loro abbiamo parlato dei ricordi di allora e della Memoria della Shoah, ma anche delle inquietudini del presente.
Il Treno della Memoria, con i suoi oltre 600 tra studenti e insegnanti. E’ partito da Firenze il 20 gennaio scorso diretto a Oświęcim, Auschwitz. Una visita nei luoghi della disumanizzazione, della cancellazione della dignità e della vita. Le vittime del nazismo ad Auschwitz sono state quasi un milione e mezzo. Bambini, donne e uomini. Principalmente ebrei, ma anche rom e sinti, oppositori politici e omosessuali. Il Treno della Memoria è arrivato alla sua XI edizione. E’ un progetto della Regione Toscana realizzato insieme al Museo della Deportazione di Prato. La puntata speciale di Memos di oggi ha ospitato le sorelle Andra e Tatiana Bucci, due sopravvissute alla Shoah. Entrambe furono arrestate il 28 marzo del 1944 e poi deportate ad Auschwitz dove arrivarono una settimana dopo, il 4 aprile. Avevano 4 e 6 anni. Con loro abbiamo parlato dei ricordi di allora e della Memoria della Shoah, ma anche delle inquietudini del presente.
Insieme a Guido Vaglio, direttore del museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra e della Libertà di Torino abbiamo raccontato il progetto "Che razza di storia". Nell’ambito del progetto 1938-2018, a 80 anni dalle leggi razziali, il Museo, lancia una campagna di crowdfunding per realizzare a novembre, presso il Polo del ‘900, un’installazione multimediale sulla persecuzione degli ebrei avviata nel nostro paese con l’emanazione delle leggi razziali del 1938.
Siamo nel 1943 in una città sotto l'occupazione nazista. Daniel è un bambino ebreo, che vive solo con la madre perché il padre è fuggito per evitare la deportazione e per raggiungere i “soldati buoni”, quelli che cacceranno via i soldati cattivi. E di soldati cattivi ce ne sono tanti in città, li vediamo disegnati in una grande doppia pagina, compatti come se fossero un enorme mostro, con le loro divise nere e la croce uncinata. La mamma di Daniel è costretta a lavorare di nascosto, perché agli ebrei lavorare è vietato (vogliono forse che si riposino? Si chiede Daniel, nella sua dolce ingenuità bambina…). Il ragazzino si muove comunque ancora liberamente per le strade cittadine, va a comprare il pane facendo le lunghe file alle botteghe, gioca con i coetanei. Il mostro che lo spaventa non sembra essere la guerra, bensì la portinaia Apollonia.
Il fatto di cui si parla nel racconto è tratto dalla testimonianza di Piero Terracina, per l'appunto un sopravvissuto alla Shoah. La ricostruzione del racconto è una personale interpretazione dell'autrice.
Una storia narrata con delicatezza, racconta dell'olocausto e della speranza della salvezza legata a una piantina di verbena, che fiorisce dopo la tempesta. Una storia ricca di significato e di emozioni che sottolineano la drammaticità del male e la luce della speranza.
Una borta ci fiat - una volta c'era - Novelline popolari sarde, di Francesco Mango
Il fatto di cui si parla nel racconto è tratto dalla testimonianza di Piero Terracina, per l'appunto un sopravvissuto alla Shoah. La ricostruzione del racconto è una personale interpretazione dell'autrice.
Una borta ci fiat - una volta c'era - Novelline popolari sarde, di Francesco Mango
Siamo nel 1943 in una città sotto l'occupazione nazista. Daniel è un bambino ebreo, che vive solo con la madre perché il padre è fuggito per evitare la deportazione e per raggiungere i “soldati buoni”, quelli che cacceranno via i soldati cattivi. E di soldati cattivi ce ne sono tanti in città, li vediamo disegnati in una grande doppia pagina, compatti come se fossero un enorme mostro, con le loro divise nere e la croce uncinata. La mamma di Daniel è costretta a lavorare di nascosto, perché agli ebrei lavorare è vietato (vogliono forse che si riposino? Si chiede Daniel, nella sua dolce ingenuità bambina…). Il ragazzino si muove comunque ancora liberamente per le strade cittadine, va a comprare il pane facendo le lunghe file alle botteghe, gioca con i coetanei. Il mostro che lo spaventa non sembra essere la guerra, bensì la portinaia Apollonia.
Siamo nel 1943 in una città sotto l'occupazione nazista. Daniel è un bambino ebreo, che vive solo con la madre perché il padre è fuggito per evitare la deportazione e per raggiungere i “soldati buoni”, quelli che cacceranno via i soldati cattivi. E di soldati cattivi ce ne sono tanti in città, li vediamo disegnati in una grande doppia pagina, compatti come se fossero un enorme mostro, con le loro divise nere e la croce uncinata. La mamma di Daniel è costretta a lavorare di nascosto, perché agli ebrei lavorare è vietato (vogliono forse che si riposino? Si chiede Daniel, nella sua dolce ingenuità bambina…). Il ragazzino si muove comunque ancora liberamente per le strade cittadine, va a comprare il pane facendo le lunghe file alle botteghe, gioca con i coetanei. Il mostro che lo spaventa non sembra essere la guerra, bensì la portinaia Apollonia.
Il fatto di cui si parla nel racconto è tratto dalla testimonianza di Piero Terracina, per l'appunto un sopravvissuto alla Shoah. La ricostruzione del racconto è una personale interpretazione dell'autrice.
Una storia narrata con delicatezza, racconta dell'olocausto e della speranza della salvezza legata a una piantina di verbena, che fiorisce dopo la tempesta. Una storia ricca di significato e di emozioni che sottolineano la drammaticità del male e la luce della speranza.
Siamo nel 1943 in una città sotto l'occupazione nazista. Daniel è un bambino ebreo, che vive solo con la madre perché il padre è fuggito per evitare la deportazione e per raggiungere i “soldati buoni”, quelli che cacceranno via i soldati cattivi. E di soldati cattivi ce ne sono tanti in città, li vediamo disegnati in una grande doppia pagina, compatti come se fossero un enorme mostro, con le loro divise nere e la croce uncinata. La mamma di Daniel è costretta a lavorare di nascosto, perché agli ebrei lavorare è vietato (vogliono forse che si riposino? Si chiede Daniel, nella sua dolce ingenuità bambina…). Il ragazzino si muove comunque ancora liberamente per le strade cittadine, va a comprare il pane facendo le lunghe file alle botteghe, gioca con i coetanei. Il mostro che lo spaventa non sembra essere la guerra, bensì la portinaia Apollonia.
Una storia narrata con delicatezza, racconta dell'olocausto e della speranza della salvezza legata a una piantina di verbena, che fiorisce dopo la tempesta. Una storia ricca di significato e di emozioni che sottolineano la drammaticità del male e la luce della speranza.
Il fatto di cui si parla nel racconto è tratto dalla testimonianza di Piero Terracina, per l'appunto un sopravvissuto alla Shoah. La ricostruzione del racconto è una personale interpretazione dell'autrice.
Siamo nel 1943 in una città sotto l'occupazione nazista. Daniel è un bambino ebreo, che vive solo con la madre perché il padre è fuggito per evitare la deportazione e per raggiungere i “soldati buoni”, quelli che cacceranno via i soldati cattivi. E di soldati cattivi ce ne sono tanti in città, li vediamo disegnati in una grande doppia pagina, compatti come se fossero un enorme mostro, con le loro divise nere e la croce uncinata. La mamma di Daniel è costretta a lavorare di nascosto, perché agli ebrei lavorare è vietato (vogliono forse che si riposino? Si chiede Daniel, nella sua dolce ingenuità bambina…). Il ragazzino si muove comunque ancora liberamente per le strade cittadine, va a comprare il pane facendo le lunghe file alle botteghe, gioca con i coetanei. Il mostro che lo spaventa non sembra essere la guerra, bensì la portinaia Apollonia.
Il fatto di cui si parla nel racconto è tratto dalla testimonianza di Piero Terracina, per l'appunto un sopravvissuto alla Shoah. La ricostruzione del racconto è una personale interpretazione dell'autrice.
Una storia narrata con delicatezza, racconta dell'olocausto e della speranza della salvezza legata a una piantina di verbena, che fiorisce dopo la tempesta. Una storia ricca di significato e di emozioni che sottolineano la drammaticità del male e la luce della speranza.
Siamo nel 1943 in una città sotto l’occupazione nazista. Daniel è un bambino ebreo, che vive solo con la madre perché il padre è fuggito per evitare la deportazione e per raggiungere i “soldati buoni”, quelli che cacceranno via i soldati cattivi. E di soldati cattivi ce ne sono tanti in città, li vediamo disegnati in una grande doppia pagina, compatti come se fossero un enorme mostro, con le loro divise nere e la croce uncinata. La mamma di Daniel è costretta a lavorare di nascosto, perché agli ebrei lavorare è vietato (vogliono forse che si riposino? Si chiede Daniel, nella sua dolce ingenuità bambina…). Il ragazzino si muove comunque ancora liberamente per le strade cittadine, va a comprare il pane facendo le lunghe file alle botteghe, gioca con i coetanei. Il mostro che lo spaventa non sembra essere la guerra, bensì la portinaia Apollonia.
Il fatto di cui si parla nel racconto è tratto dalla testimonianza di Piero Terracina, per l’appunto un sopravvissuto alla Shoah. La ricostruzione del racconto è una personale interpretazione dell’autrice.
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Siamo nel 1943 in una città sotto l’occupazione nazista. Daniel è un bambino ebreo, che vive solo con la madre perché il padre è fuggito per evitare la deportazione e per raggiungere i “soldati buoni”, quelli che cacceranno via i soldati cattivi. E di soldati cattivi ce ne sono tanti in città, li vediamo disegnati in una grande doppia pagina, compatti come se fossero un enorme mostro, con le loro divise nere e la croce uncinata. La mamma di Daniel è costretta a lavorare di nascosto, perché agli ebrei lavorare è vietato (vogliono forse che si riposino? Si chiede Daniel, nella sua dolce ingenuità bambina…). Il ragazzino si muove comunque ancora liberamente per le strade cittadine, va a comprare il pane facendo le lunghe file alle botteghe, gioca con i coetanei. Il mostro che lo spaventa non sembra essere la guerra, bensì la portinaia Apollonia.
Il fatto di cui si parla nel racconto è tratto dalla testimonianza di Piero Terracina, per l’appunto un sopravvissuto alla Shoah. La ricostruzione del racconto è una personale interpretazione dell’autrice.
Siamo nel 1943 in una città sotto l'occupazione nazista. Daniel è un bambino ebreo, che vive solo con la madre perché il padre è fuggito per evitare la deportazione e per raggiungere i “soldati buoni”, quelli che cacceranno via i soldati cattivi. E di soldati cattivi ce ne sono tanti in città, li vediamo disegnati in una grande doppia pagina, compatti come se fossero un enorme mostro, con le loro divise nere e la croce uncinata. La mamma di Daniel è costretta a lavorare di nascosto, perché agli ebrei lavorare è vietato (vogliono forse che si riposino? Si chiede Daniel, nella sua dolce ingenuità bambina…). Il ragazzino si muove comunque ancora liberamente per le strade cittadine, va a comprare il pane facendo le lunghe file alle botteghe, gioca con i coetanei. Il mostro che lo spaventa non sembra essere la guerra, bensì la portinaia Apollonia.
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Una storia narrata con delicatezza, racconta dell'olocausto e della speranza della salvezza legata a una piantina di verbena, che fiorisce dopo la tempesta. Una storia ricca di significato e di emozioni che sottolineano la drammaticità del male e la luce della speranza.
Se una notte * Storie dalle Storie di Erodoto * Viaggi e Meraviglie
Una storia narrata con delicatezza, racconta dell'olocausto e della speranza della salvezza legata a una piantina di verbena, che fiorisce dopo la tempesta. Una storia ricca di significato e di emozioni che sottolineano la drammaticità del male e la luce della speranza.
Se una notte * Storie dalle Storie di Erodoto * Viaggi e Meraviglie
Il fatto di cui si parla nel racconto è tratto dalla testimonianza di Piero Terracina, per l'appunto un sopravvissuto alla Shoah. La ricostruzione del racconto è una personale interpretazione dell'autrice.
Una storia narrata con delicatezza, racconta dell'olocausto e della speranza della salvezza legata a una piantina di verbena, che fiorisce dopo la tempesta. Una storia ricca di significato e di emozioni che sottolineano la drammaticità del male e la luce della speranza.
Siamo nel 1943 in una città sotto l'occupazione nazista. Daniel è un bambino ebreo, che vive solo con la madre perché il padre è fuggito per evitare la deportazione e per raggiungere i “soldati buoni”, quelli che cacceranno via i soldati cattivi. E di soldati cattivi ce ne sono tanti in città, li vediamo disegnati in una grande doppia pagina, compatti come se fossero un enorme mostro, con le loro divise nere e la croce uncinata. La mamma di Daniel è costretta a lavorare di nascosto, perché agli ebrei lavorare è vietato (vogliono forse che si riposino? Si chiede Daniel, nella sua dolce ingenuità bambina…). Il ragazzino si muove comunque ancora liberamente per le strade cittadine, va a comprare il pane facendo le lunghe file alle botteghe, gioca con i coetanei. Il mostro che lo spaventa non sembra essere la guerra, bensì la portinaia Apollonia.
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Il fatto di cui si parla nel racconto è tratto dalla testimonianza di Piero Terracina, per l'appunto un sopravvissuto alla Shoah. La ricostruzione del racconto è una personale interpretazione dell'autrice.
Il fatto di cui si parla nel racconto è tratto dalla testimonianza di Piero Terracina, per l'appunto un sopravvissuto alla Shoah. La ricostruzione del racconto è una personale interpretazione dell'autrice.
Siamo nel 1943 in una città sotto l'occupazione nazista. Daniel è un bambino ebreo, che vive solo con la madre perché il padre è fuggito per evitare la deportazione e per raggiungere i “soldati buoni”, quelli che cacceranno via i soldati cattivi. E di soldati cattivi ce ne sono tanti in città, li vediamo disegnati in una grande doppia pagina, compatti come se fossero un enorme mostro, con le loro divise nere e la croce uncinata. La mamma di Daniel è costretta a lavorare di nascosto, perché agli ebrei lavorare è vietato (vogliono forse che si riposino? Si chiede Daniel, nella sua dolce ingenuità bambina…). Il ragazzino si muove comunque ancora liberamente per le strade cittadine, va a comprare il pane facendo le lunghe file alle botteghe, gioca con i coetanei. Il mostro che lo spaventa non sembra essere la guerra, bensì la portinaia Apollonia.
Una storia narrata con delicatezza, racconta dell'olocausto e della speranza della salvezza legata a una piantina di verbena, che fiorisce dopo la tempesta. Una storia ricca di significato e di emozioni che sottolineano la drammaticità del male e la luce della speranza.
Una storia narrata con delicatezza, racconta dell'olocausto e della speranza della salvezza legata a una piantina di verbena, che fiorisce dopo la tempesta. Una storia ricca di significato e di emozioni che sottolineano la drammaticità del male e la luce della speranza.
Il fatto di cui si parla nel racconto è tratto dalla testimonianza di Piero Terracina, per l'appunto un sopravvissuto alla Shoah. La ricostruzione del racconto è una personale interpretazione dell'autrice.
Se una notte * Storie dalle Storie di Erodoto * Viaggi e Meraviglie
Siamo nel 1943 in una città sotto l'occupazione nazista. Daniel è un bambino ebreo, che vive solo con la madre perché il padre è fuggito per evitare la deportazione e per raggiungere i “soldati buoni”, quelli che cacceranno via i soldati cattivi. E di soldati cattivi ce ne sono tanti in città, li vediamo disegnati in una grande doppia pagina, compatti come se fossero un enorme mostro, con le loro divise nere e la croce uncinata. La mamma di Daniel è costretta a lavorare di nascosto, perché agli ebrei lavorare è vietato (vogliono forse che si riposino? Si chiede Daniel, nella sua dolce ingenuità bambina…). Il ragazzino si muove comunque ancora liberamente per le strade cittadine, va a comprare il pane facendo le lunghe file alle botteghe, gioca con i coetanei. Il mostro che lo spaventa non sembra essere la guerra, bensì la portinaia Apollonia.
Nella Storia di Erika, una storia vera, tra i lugubri binari di una stazione ferroviaria, fosca e metallica, seguiamo la traiettoria di una carrozzina bianca, di un piccolo fagottino rosa, una macchia di colore nel mezzo della ruggine, lanciato da un carro bestiame
Nella Storia di Erika, una storia vera, tra i lugubri binari di una stazione ferroviaria, fosca e metallica, seguiamo la traiettoria di una carrozzina bianca, di un piccolo fagottino rosa, una macchia di colore nel mezzo della ruggine, lanciato da un carro bestiame
Nella Storia di Erika, una storia vera, tra i lugubri binari di una stazione ferroviaria, fosca e metallica, seguiamo la traiettoria di una carrozzina bianca, di un piccolo fagottino rosa, una macchia di colore nel mezzo della ruggine, lanciato da un carro bestiame
Nella Storia di Erika, una storia vera, tra i lugubri binari di una stazione ferroviaria, fosca e metallica, seguiamo la traiettoria di una carrozzina bianca, di un piccolo fagottino rosa, una macchia di colore nel mezzo della ruggine, lanciato da un carro bestiame
Nella Storia di Erika, una storia vera, tra i lugubri binari di una stazione ferroviaria, fosca e metallica, seguiamo la traiettoria di una carrozzina bianca, di un piccolo fagottino rosa, una macchia di colore nel mezzo della ruggine, lanciato da un carro bestiame
Nella Storia di Erika, una storia vera, tra i lugubri binari di una stazione ferroviaria, fosca e metallica, seguiamo la traiettoria di una carrozzina bianca, di un piccolo fagottino rosa, una macchia di colore nel mezzo della ruggine, lanciato da un carro bestiame
Se una notte * Storie dalle Storie di Erodoto * Viaggi e Meraviglie
Nella Storia di Erika, una storia vera, tra i lugubri binari di una stazione ferroviaria, fosca e metallica, seguiamo la traiettoria di una carrozzina bianca, di un piccolo fagottino rosa, una macchia di colore nel mezzo della ruggine, lanciato da un carro bestiame
Una borta ci fiat - una volta c'era - Novelline popolari sarde, di Francesco Mango
Nella Storia di Erika, una storia vera, tra i lugubri binari di una stazione ferroviaria, fosca e metallica, seguiamo la traiettoria di una carrozzina bianca, di un piccolo fagottino rosa, una macchia di colore nel mezzo della ruggine, lanciato da un carro bestiame
Nella Storia di Erika, una storia vera, tra i lugubri binari di una stazione ferroviaria, fosca e metallica, seguiamo la traiettoria di una carrozzina bianca, di un piccolo fagottino rosa, una macchia di colore nel mezzo della ruggine, lanciato da un carro bestiame
Nella Storia di Erika, una storia vera, tra i lugubri binari di una stazione ferroviaria, fosca e metallica, seguiamo la traiettoria di una carrozzina bianca, di un piccolo fagottino rosa, una macchia di colore nel mezzo della ruggine, lanciato da un carro bestiame
Nella Storia di Erika, una storia vera, tra i lugubri binari di una stazione ferroviaria, fosca e metallica, seguiamo la traiettoria di una carrozzina bianca, di un piccolo fagottino rosa, una macchia di colore nel mezzo della ruggine, lanciato da un carro bestiame
Storia di una tragica vicenda che ebbe come protagonisti 20 bambini ebrei - 10 maschi e 10 femmine - provenienti da Francia, Olanda, Jugoslavia, Italia e Polonia, internati nel campo di sterminio di Auschwitz Birkenau con un tremendo inganno perpetrato dall'angelo della morte. il Dottor Mengele, l'uomo nero, una fredda mattina di novembre dell'anno 1944 si presentò nella baracca 11 di Auschwitz-Birkenau e disse: "Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti…"
Storia di una tragica vicenda che ebbe come protagonisti 20 bambini ebrei - 10 maschi e 10 femmine - provenienti da Francia, Olanda, Jugoslavia, Italia e Polonia, internati nel campo di sterminio di Auschwitz Birkenau con un tremendo inganno perpetrato dall'angelo della morte. il Dottor Mengele, l'uomo nero, una fredda mattina di novembre dell'anno 1944 si presentò nella baracca 11 di Auschwitz-Birkenau e disse: "Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti…"
Storia di una tragica vicenda che ebbe come protagonisti 20 bambini ebrei - 10 maschi e 10 femmine - provenienti da Francia, Olanda, Jugoslavia, Italia e Polonia, internati nel campo di sterminio di Auschwitz Birkenau con un tremendo inganno perpetrato dall'angelo della morte. il Dottor Mengele, l'uomo nero, una fredda mattina di novembre dell'anno 1944 si presentò nella baracca 11 di Auschwitz-Birkenau e disse: "Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti…"
Storia di una tragica vicenda che ebbe come protagonisti 20 bambini ebrei - 10 maschi e 10 femmine - provenienti da Francia, Olanda, Jugoslavia, Italia e Polonia, internati nel campo di sterminio di Auschwitz Birkenau con un tremendo inganno perpetrato dall'angelo della morte. il Dottor Mengele, l'uomo nero, una fredda mattina di novembre dell'anno 1944 si presentò nella baracca 11 di Auschwitz-Birkenau e disse: "Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti…"
Storia di una tragica vicenda che ebbe come protagonisti 20 bambini ebrei - 10 maschi e 10 femmine - provenienti da Francia, Olanda, Jugoslavia, Italia e Polonia, internati nel campo di sterminio di Auschwitz Birkenau con un tremendo inganno perpetrato dall'angelo della morte. il Dottor Mengele, l'uomo nero, una fredda mattina di novembre dell'anno 1944 si presentò nella baracca 11 di Auschwitz-Birkenau e disse: "Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti…"
Storia di una tragica vicenda che ebbe come protagonisti 20 bambini ebrei - 10 maschi e 10 femmine - provenienti da Francia, Olanda, Jugoslavia, Italia e Polonia, internati nel campo di sterminio di Auschwitz Birkenau con un tremendo inganno perpetrato dall'angelo della morte. il Dottor Mengele, l'uomo nero, una fredda mattina di novembre dell'anno 1944 si presentò nella baracca 11 di Auschwitz-Birkenau e disse: "Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti…"
Una borta ci fiat - una volta c'era - Novelline popolari sarde, di Francesco Mango
Storia di una tragica vicenda che ebbe come protagonisti 20 bambini ebrei - 10 maschi e 10 femmine - provenienti da Francia, Olanda, Jugoslavia, Italia e Polonia, internati nel campo di sterminio di Auschwitz Birkenau con un tremendo inganno perpetrato dall'angelo della morte. il Dottor Mengele, l'uomo nero, una fredda mattina di novembre dell'anno 1944 si presentò nella baracca 11 di Auschwitz-Birkenau e disse: "Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti…"
Storia di una tragica vicenda che ebbe come protagonisti 20 bambini ebrei - 10 maschi e 10 femmine - provenienti da Francia, Olanda, Jugoslavia, Italia e Polonia, internati nel campo di sterminio di Auschwitz Birkenau con un tremendo inganno perpetrato dall'angelo della morte. il Dottor Mengele, l'uomo nero, una fredda mattina di novembre dell'anno 1944 si presentò nella baracca 11 di Auschwitz-Birkenau e disse: "Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti…"
Se una notte * Storie dalle Storie di Erodoto * Viaggi e Meraviglie
Storia di una tragica vicenda che ebbe come protagonisti 20 bambini ebrei - 10 maschi e 10 femmine - provenienti da Francia, Olanda, Jugoslavia, Italia e Polonia, internati nel campo di sterminio di Auschwitz Birkenau con un tremendo inganno perpetrato dall'angelo della morte. il Dottor Mengele, l'uomo nero, una fredda mattina di novembre dell'anno 1944 si presentò nella baracca 11 di Auschwitz-Birkenau e disse: "Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti…"
Storia di una tragica vicenda che ebbe come protagonisti 20 bambini ebrei - 10 maschi e 10 femmine - provenienti da Francia, Olanda, Jugoslavia, Italia e Polonia, internati nel campo di sterminio di Auschwitz Birkenau con un tremendo inganno perpetrato dall'angelo della morte. il Dottor Mengele, l'uomo nero, una fredda mattina di novembre dell'anno 1944 si presentò nella baracca 11 di Auschwitz-Birkenau e disse: "Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti…"
Storia di una tragica vicenda che ebbe come protagonisti 20 bambini ebrei - 10 maschi e 10 femmine - provenienti da Francia, Olanda, Jugoslavia, Italia e Polonia, internati nel campo di sterminio di Auschwitz Birkenau con un tremendo inganno perpetrato dall'angelo della morte. il Dottor Mengele, l'uomo nero, una fredda mattina di novembre dell'anno 1944 si presentò nella baracca 11 di Auschwitz-Birkenau e disse: "Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti…"
la piazza della città di radio3 con 'X agosto' di giovanni pascoli, con rosa polacco, anna mazzone e gli ascoltatori giuliana, rossana e anna.
l'intervento di stefania giannini, ministro della scuola, dell'università e della ricerca.
l'intervento di mimmo pantaleo, segretario generale flc cgil.