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I titoli: Gesù porta alla riconciliazione e alla pace. Le parole di Papa Francesco nelle meditazioni per la Via Crucis, svoltasi ieri al Colosseo a Roma. Pesante attacco degli Stati Uniti contro gli Houti in Yemen. 80 le vittime, 150 i feriti. In Siria l'esercizio della speranza nelle comunità cristiane nel tempo della Pasqua. La testimonianza di mons. Aoudo. Conduce: Paola Simonetti In regia: Bruno Orti
1) Medio Oriente, nel primo venerdì di ramadan l'esercito israeliano attacca le moschee della Cisgiordania. Appiccato il fuoco in uno dei luoghi di culto più storici della città di Nablus. 2) In Siria scoppia lo scontro tra le forze governative e miliziani alawiti vicino al deposto dittatore Assad. Almeno 147 vittime in meno di 24 ore. (Emanuele Valenti) 3) La guerra dimenticata. In Sudan scoperta una fossa comune a nord della capitale. Più di 500 persone potrebbero essere state torturate o lasciate morire di fame dai paramilitari delle Rapid Support Forces. (Luca Santoro) 4) Manca un mese al secondo turno delle elezioni in Ecuador. La criminalità organizzata è al centro della campagna elettorale. Intervista al candidato alla vice presidenza Diego Borja. (Chawki Senouci) 5) Francia, condannato a 4 anni l'ex capo del controspionaggio francese. Forniva informazioni al gruppo di aziende di lusso LVMH. (Francesco Giorgini) 6) Verso l'8 marzo. Il diritto all'aborto in Argentina ai tempi di Javier Milei. (Marta Facchini) 7) Mondialità. L'unità dell'Africa passa dalla valuta. (Alfredo Somoza)
Bentornati Orsetti e Orsette dai mille coloriquesta è la quarta ed ultima settimana di Capriole dell'Avvento, riascolteremo le puntate del 23 e 24 dicembre con l'aggiunta di 2 racconti nuovissimi!
I titoli: Il Papa agli ospiti di Rebibbia: “Non perdete mai la Speranza”. Aperta la seconda Porta Santa nel carcere romano All'Angelus nella Festa di Santo Stefano: Basta colonizzare i Paesi con le armi”. Putin: Vogliamo chiudere la guerra in Ucraina. Possibili negoziati in Slovacchia. Israele attacca lo Yemen. In Siria scontri tra miliziani di Assad e il nuovo governo islamico Luca Collodi
Attacco al mercatino di Natale, due morti in Germania. Arrestato l'attentatore Raid ucraini sul territorio russo, 6 morti. In Siria le nuove autorità vogliono contribuire alla pace regionale: ne parla il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, ospite dei media vaticani. Il Papa, intervista al canale tv argentino Orbe 21: ipocrita parlare di pace e armare la guerra, c'è una tendenza all'autodistruzione
1) Un accordo per una tregua a Gaza è più vicino che mai. Sul tavolo un cessate il fuoco temporaneo, ma sia Hamas che Israele sembrano ottimisti per la prima volta da mesi. (Chawki Senouci) 2) In Siria scoperta un'altra fossa comune. A 40km da Damasco, secondo alcune ong potrebbe contenere oltre 100mila corpi. (Emanuele Valenti) 3) Francia, prime polemiche per il nuovo premier Bayrou che oggi ha affrontato per la prima volta le interrogazioni dei parlamentari. (Luisa Nannipieri) 4) Minerali insanguinati. Il Congo denuncia la filiale francese di Apple per le sue politiche estrattive. (Andrea Spinelli Barrile - Slow News) 5) Stati Uniti. A meno di un mese dall'insediamento, Trump mostra il volto che avrà la sua amministrazione. (Roberto Festa) 6) Spagna. Per The Economist è il paese dell'anno, ma l'importante crescita economica porta con sé anche alcune ombre. (Giulio Maria Piantadosi) 7) Rubrica Sportiva. Giustizia per le vittime di Nzerekore, morti per una partita di calcio in Guinea. (Luca Parena)
In Siria regna l'incertezza sul futuro del paese, e in particolare su quello delle minoranze etniche e religiose e delle donne, e si aggrava il numero e la condizione degli sfollati. Intanto in Corea del Sud c'è una grossa crisi politica che ha portato all'impeachment del presidente, ora ex, mentre in Germania il parlamento ha ufficialmente sfiduciato Olaf Scholz e si andrà al voto a febbraio. Parliamo anche della lettera degli scienziati europei per fermare la geoingegneria climatica, dei misteriosi droni nei cieli statunitensi, della classifica delle province dove si vive meglio in Italia, della chiusura della storica cartiera di Fabriano e infine di come mangeremo in futuro.INDICE:00:00:00 - Sommario00:00:56 - La condizione di curdi e donne in Siria00:11:53 - Gli scienziati hanno consigliato alla Commissione Ue di vietare la geoingegneria00:17:37 - Il caos politico in Corea del Sud00:21:09 - Votata la sfiducia al governo tedesco00:21:37 - I droni misteriosi che stanno invadendo i cieli Usa00:24:07 - La classifica delle province più vivibili d'Italia00:28:11 - La chiusura della storica cartiera di Fabriano00:29:00 - Cosa mangeremo nel 2050? Niente carne!Fonti e articoliIscriviti alla newsletter
Il Papa: le banche non sostengano un'economia di guerra. No a criteri usurai In Siria ancora attacchi dell'esercito israeliano. La Russia potrebbe lasciare le proprie basi Oltre 1.600 morti nel Mediterraneo per le tragedie dell'immigrazione. Don Ferrari: no ai respingimenti
In Siria, mentre le forze ribelli hanno provocato la caduta del regime di Bashar al Assad, nel nordest del paese continuano gli scontri tra le milizie filoturche e le forze separatiste curde. Con Francesca Gnetti, editor di Medio Oriente di Internazionale.L'assegnazione ufficiale dei Mondiali di calcio maschili del 2034 all'Arabia Saudita è stata criticata da Amnesty international e da altre associazioni per i diritti umani. Con Valerio Moggia, giornalista.Oggi parliamo anche di:Film • Dahomey di Mati Diop Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo episodio. Scrivici a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale. È un modo concreto per sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un'informazione di qualità. Vai su internazionale.it/abbonatiConsulenza editoriale di Chiara NielsenProduzione di Claudio Balboni e Vincenzo De SimoneMusiche di Tommaso Colliva e Raffaele ScognaDirezione creativa di Jonathan Zenti
Il Papa: il lavoro delle donne aiuta la Chiesa, crea cultura e convivenza In Siria, migliaia di persone tornano nelle moschee per pregare. Ultime operazioni per formare il governo Ucraina. Una pioggia di quasi 200 tra missili e droni russi cade sul Paese
In Siria i ribelli hanno annunciato di aver preso il controllo di un'altra città nell'est del Paese. "Ripristineremo piena sicurezza e ordine - Lo ha detto ad Al Jazeera il nuovo capo della polizia in Siria ex comandante delle forze dell'opposizione al regime, aggiungendo - I nostri combattenti sono schierati per pattugliare tutta Damasco”.
Ieri si è insediato il nuovo governo siriano, dopo la caduta di Assad. Ma chi sono i miliziani islamisti che hanno preso il potere? Come hanno fatto a ribaltare così velocemente il regime e che cosa succede adesso? Cerchiamo di capirlo. Parliamo anche dell'aumento della repressione interna in Iran, del declassamento della protezione del lupo in Europa, del caos attorno alle elezioni in Romania, della crisi di governo in Francia, dell'accordo fra Ue e Mercosur e infine dell'esplosione nel deposito Eni vicino a Firenze. INDICE:00:00:00 - Sommario00:00:43 - In Siria è cambio di regime: che succede adesso?00:14:33 - In Iran sta aumentando la repressione00:16:55 - L'Ue ha declassato lo status di protezione del lupo00:22:50 - Il caos attorno alle elezioni in Romania00:26:32 - La crisi di governo in Francia, l'accordo Ue-Mercosur e l'esplosione nel deposito EniFonti e articoli
In Siria finisce la saga degli Assad. 54 anni di dittatura feroce. 54 anni di feroce repressione. Questa è stata la saga degli Assad in Siria. La figura di Bashar al Assad è l'ultima maschera insanguinata di una storia di dittatura tremenda e spietata che ereditò dal padre Hafiz. La saga degli Assad inizia nel novembre 1970 quando l'allora generale e ministro della Difesa, Hafiz al Assad, prende il potere con un colpo di stato, alla guida del cosiddetto “movimento correttivo”. Tutti gli oppositori vengono incarcerati, compreso Salah al Jadeed e Nureddin Atassi, entrambi appartenenti al partito Ba'ath. La strategia degli Assad nello scacchiere internazionale. Hafiz al Assad crea un sistema basato sul controllo del Paese da parte della minoranza alawita a cui lui fa riferimento. I posti chiave dell'organizzazione militare e politica della Siria sono nelle mani di uomini di fiducia, in gran parte familiari, piazzati alla guida di ben dieci servizi segreti. Da questi aguzzini partono gli ordini per le repressioni di Hama e di Aleppo, fra il 1979 e il 1982, in cui almeno 35 mila oppositori o comuni cittadini vengono trucidati dopo aver protestato contro il potere degli Assad. Una visione pragmatica degli equilibri internazionali aiuta il regime siriano a trasformarsi in uno degli attori principali del Medio Oriente: dalla guerra del 1973 dello Yom Kippur fino ai conflitti civili in Libano e, successivamente, in Iraq. Di padre in figlio. Nel 2000 muore Hafiz al Assad. Al suo posto arriva Bashar. Parla inglese, studia oculistica a Londra, è estraneo ai circoli di potere. Viene eletto con un plebiscito popolare grazie a un emendamento costituzionale ad personam. Nel 2001, i leader dell'opposizione avviano la primavera di Damasco, finita con una tornata di arresti. Chi uscirà dal carcere, nel 2005, pubblicherà il “manifesto di Damasco”, e sarà nuovamente arrestato. Nel 2011, durante la primavera araba il regime reprime duramente ogni forma di opposizione. E' l'inizio della guerra civile e dell'ascesa di movimenti islamici che fanno proselitismo all'interno del vuoto creato dalla repressione. Il coinvolgimento delle potenze estere e regionali, come la Russia, la Turchia, i Paesi del Golfo e gli Usa diviene rilevante nel gioco di pressioni e di influenze. Fino alla fine del potere di Bahsar al Assad. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
In Siria finisce la saga degli Assad. 54 anni di dittatura feroce. 54 anni di feroce repressione. Questa è stata la saga degli Assad in Siria. La figura di Bashar al Assad è l'ultima maschera insanguinata di una storia di dittatura tremenda e spietata che ereditò dal padre Hafiz. La saga degli Assad inizia nel novembre 1970 quando l'allora generale e ministro della Difesa, Hafiz al Assad, prende il potere con un colpo di stato, alla guida del cosiddetto “movimento correttivo”. Tutti gli oppositori vengono incarcerati, compreso Salah al Jadeed e Nureddin Atassi, entrambi appartenenti al partito Ba'ath. La strategia degli Assad nello scacchiere internazionale. Hafiz al Assad crea un sistema basato sul controllo del Paese da parte della minoranza alawita a cui lui fa riferimento. I posti chiave dell'organizzazione militare e politica della Siria sono nelle mani di uomini di fiducia, in gran parte familiari, piazzati alla guida di ben dieci servizi segreti. Da questi aguzzini partono gli ordini per le repressioni di Hama e di Aleppo, fra il 1979 e il 1982, in cui almeno 35 mila oppositori o comuni cittadini vengono trucidati dopo aver protestato contro il potere degli Assad. Una visione pragmatica degli equilibri internazionali aiuta il regime siriano a trasformarsi in uno degli attori principali del Medio Oriente: dalla guerra del 1973 dello Yom Kippur fino ai conflitti civili in Libano e, successivamente, in Iraq. Di padre in figlio. Nel 2000 muore Hafiz al Assad. Al suo posto arriva Bashar. Parla inglese, studia oculistica a Londra, è estraneo ai circoli di potere. Viene eletto con un plebiscito popolare grazie a un emendamento costituzionale ad personam. Nel 2001, i leader dell'opposizione avviano la primavera di Damasco, finita con una tornata di arresti. Chi uscirà dal carcere, nel 2005, pubblicherà il “manifesto di Damasco”, e sarà nuovamente arrestato. Nel 2011, durante la primavera araba il regime reprime duramente ogni forma di opposizione. E' l'inizio della guerra civile e dell'ascesa di movimenti islamici che fanno proselitismo all'interno del vuoto creato dalla repressione. Il coinvolgimento delle potenze estere e regionali, come la Russia, la Turchia, i Paesi del Golfo e gli Usa diviene rilevante nel gioco di pressioni e di influenze. Fino alla fine del potere di Bahsar al Assad. "Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
Gallagher: l'Osce a un bivio, la Santa Sede preoccupata per le divisioni. Recuperare il dialogo. In Siria i ribelli jihadisti conquistano Daara e puntano verso Damasco. 370mila gli sfollati dall'inizio dell'escalation. Presidenziali da rifare in Romania, la Corte Costituzionale annulla il primo turno delle presidenziali dominato dal filorusso Georgescu.
In Siria prosegue l'avanzata dei ribelli jihadisti, mentre in Terra Santa, nonostante i conflitti in corso, i cristiani si apprestano a vivere l'Avvento in preparazione del Natale. Poi la situazione in Ucraina, le proteste di piazza in Georgia tra filorussi ed europeisti e le elezioni in Irlanda. “Nessuna vita va scartata”, la persona va curata “nella sua totalità”. Così ieri il Papa nell'udienza ad un gruppo di odontoiatri da Napoli.
I titoli: Il Papa ai teologi: siate costruttori di pace in un mondo violento. Alla Famiglia Calasanziana: non si parli mai di carriera ecclesiastica Attacco russo ai siti energetici ucraini. Centinaia di persone al buio. In Siria truppe filo turche avanzano nel nord ovest del Paese La Bibbia in lingua araba presentata dalla San Paolo a Roma Luca Collodi
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7666UN NATALE DA PERSEGUITATI PER MILIONI DI CRISTIANI di Gian MicalessinAssieme alle guerre di Ucraina e di Gaza si è combattuto, negli ultimi due anni, un terzo conflitto alle cui vicende si è prestata, però, molta meno attenzione. Parlo del Nagorno Karabakh un territorio dove santuari e monasteri risalenti al primo secolo sono il simbolo dell'essenza cristiana della regione. In questi due anni i 130mila abitanti di quell'enclave cristiana sono stati costretti a un drammatico esodo di massa. Eppure la loro tragedia è rimasta sorda e inascoltata. In loro difesa non si è levata una sola voce. Questo sciagurato silenzio ci ricorda come il conflitto del Nagorno Karabakh rientri nell'immensa tragedia delle comunità cristiane perseguitate. Una dimensione di cui spesso non si ricorda né il perdurare, né il numero delle le vittime». Alessandro Monteduro direttore di Acs «Aiuto alla Chiesa che soffre» - la Fondazione della Santa Sede, deputata alla salvaguardi della libertà religiosa - affronta così, in vista del Natale, il tema della persecuzione dei cristiani. Un tema spesso dimenticato ignorato o sottovalutato, ma le cui cifre non sono meno tragiche di quelle della guerra in Ucraina o a Gaza. Secondo Acs almeno 360 milioni di cristiani nel mondo sperimentano «alti livelli di persecuzione e discriminazione a motivo della loro fede». E le vittime aumentano di anno in anno. Nel 2022 oltre 5.200 cristiani hanno pagato con la vita la loro fede, almeno altrettanti sono stati rapiti e più di 4.500 sono stati arrestato o detenuti. Mentre oltre duemila fra chiese ed edifici religiosi sono stati rasi al suolo. MORIRE PER NON RINNEGARE CRISTO Alla dimensione tragica si aggiunge quella demografica. Tra le nazioni più restie a rispettare la libertà religiosa vi sono quelle più popolose del mondo. Dalla Cina all'India, dal Pakistan al Bangladesh per arrivare in Nigeria e Pakistan le violazioni della libertà di fede riguardano, direttamente o indirettamente, quasi 5 miliardi di persone. L'eccezionale dimensione quantitativa di queste violazioni, fa notare il direttore di Acs «non è accompagnata da una commisurata presa di coscienza dell'Europa e del cosiddetto mondo libero». Parole gentili per spiegare che in sintesi il mondo occidentale se ne frega delle libertà religiose. Anche, o soprattutto, quando sono in ballo quelle dei nostri fratelli cristiani. «Accettare l'idea che si possa morire per non abiurare alla propria fede - spiega Monteduro - è qualcosa che stride con il relativismo politico e ideale dilagante nella nostre società. Accettare l'idea che 120mila cristiani della piana di Ninive in Iraq abbiano abbandonato tutto pur di non rinunciare alla propria identità e alla fede in Cristo significa misurarsi con un'idea di libertà religiosa che l'Occidente non comprende più. Anche perché l'ha relegata a un livello inferiore rispetto alle libertà più di moda come le libertà sessuale o la libertà di genere. E questa è la beffa più clamorosa per i nostri fratelli cristiani spesso perseguitati perché considerati vicini all'Occidente. Mentre, in realtà, noi Occidentali scegliamo di ignorarli o dimenticarli». L'evidenza di questo patologico disinteresse per il dramma dei nostri fratelli nella fede si nasconde anche tra le cifre dei flussi migratori provenienti dalle coste del Nord Africa. Guardando alle prime dieci nazionalità dei migranti sbarcati in Italia quest'anno scopriamo che quelli provenienti dal Burkina Faso sono letteralmente decuplicati passando dai circa 300 del 2022 agli 8.410 di quest'anno. Con un paradossale incremento del 2.512%. «Il Sahel - sbotta Monteduro - è la miopia delle miopie. E riguarda anche le chiese d'Europa. Quando l'Isis si impose in Siria e Iraq ci fu una reazione che unì l'Occidente e le nostre chiese. E questo consentì, in prospettiva, la disarticolazione militare del Califfato. Oggi il dramma nel Burkina Faso non è diverso. Il 50% del suo territorio è in mano a micro-califfati e i cristiani sono costretti alla fuga per timore di quest'avanzata jihadista. In Mali e Ciad non va molto diversamente. Eppure in Europa tutti sembrano ignorarlo. Questa miopia e questa indifferenza sono paradossali. Perché se anche avessimo deciso di fregarcene dei cristiani in fuga come possiamo ignorare che chi abbandona quelle terre finisce poi con l'approdare sulle nostre coste?». L'ESODO CRISTIANO DAL MEDIORIENTE Ma a far tremare i polsi sono anche i numeri dell'esodo cristiano dal Medioriente. I cristiani d'Iraq che nel duemila superavano il milione e mezzo sono oggi poco più di 150mila. In Siria le cifre sono simili. Del milione e mezzo di cristiani censiti nel 2010 ne sono rimasti, dopo 12 anni di guerra civile e religiosa, poco meno più di cinquecentomila. Ad Aleppo, cuore della comunità, i numeri sono scesi da oltre 150mila a meno di 25mila. «Ma la scomparsa dei cristiani - sottolinea Monteduro - è anche la cartina di tornasole dello spostamento geopolitico della Siria. Il paese colpito dalle sanzioni di Europa e Stati Uniti è tornato a sedere nella Lega Araba e si è rivolto alla Cina per i suoi beni essenziali. In pratica non solo si è svuotato dei cristiani, ma non ha neppure più bisogno dell'Italia e dell'Europa. L'assenza cristiana diventa insomma il simbolo della nostra irrilevanza». In Oriente non va meglio. In India - paese da un miliardo e 450 milioni di abitanti - 12 dei 36 Stati prevedono leggi anti conversione che puniscono con galera e durissime sanzioni economiche gli induisti pronti a convertirsi al cristianesimo. Senza contare le rappresaglie sociali e le violenze che spesso le accompagnano. In Cina i tentativi di dialogo avviati dalla Santa Sede dopo gli accordi sulla nomina dei vescovi non hanno alleviato la situazione di reale oppressione. «Parliamo - spiega Monteduro - di controlli sulla vita dei fedeli e sulla loro partecipazione alle cerimonie, di arresti dei vescovi non riconosciuti dal Partito e, persino della richiesta di sostituire crocefissi o immagini della Madonna con i ritratti del presidente di Xi Jinping. Controlli resi ancor più oppressivi grazie all'uso dei sistemi digitali di sorveglianza che si avvalgono dell'intelligenza artificiale e possono controllare i contenuti dei cellulari e la partecipazione alle comunità dei fedeli». Insomma per molti milioni di cristiani il prossimo Natale non sarà una festa, ma la triste celebrazione di un'era di paura e persecuzione. In questo clima sostanzialmente mesto il direttore di Acs sottolinea però i segnali incoraggianti lanciati dal governo italiano. «Dopo la Festa della donna celebrata da Giorgia Meloni con due ragazze nigeriane vittime della ferocia di Boko Haram il Fondo per le minoranze cristiane è stato rifinanziato con circa 10 milioni di euro ed è stato nominato un inviato speciale per i cristiani perseguitati. Piccoli segnali, ma fonte per noi di concreta speranza».
Il terremoto in Turchia e Siria ha portato morte e distruzione. In Siria in particolare il sisma ha colpito zone già martoriate da dodici anni di guerra. A causa delle sanzioni occidentali sono pochissimi le ong e gli aiuti che riescono a varcare il confine siriano. ATS pro Terra Sancta è tra le poche ONG presenti ad Aleppo. Abbiamo intervistato Andrea Avveduto responsabile comunicazione ATS per capire cosa sta accadendo e come aiutare concretamente la popolazione siriana. ATS ha attivato una raccolta fondi per sostenere le famiglie e i bambini siriani colpiti dal terremoto. Per sapere come contribuire visita il sito www.proterrasancta.org Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
Il ritiro delle truppe USA e Nato dall'Afghanistan che situazione lasciano sul terreno? In Siria la crisi economica peggiora, il conflitto resta, ma una parte della società civile sta provando a creare un network da cui far partire la ricostru...
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6420LE PRIMAVERE ARABE FURONO (E SONO) UN INCUBODopo 10 anni è evidente: oggi rimangono soprattutto le macerie (centinaia di migliaia di morti, guerre civili, terrorismo islamico, paesi divisi, caos e disperazione)di Leone GrottiIl 17 dicembre di dieci anni fa il rivenditore ambulante di frutta Mohamed Bouazizi si diede fuoco nella città tunisina di Sidi Bouzid per inscenare un'ultima estrema protesta contro i continui soprusi subiti per mano della polizia del regime di Zine el Abidine Ben Ali. Il suo gesto scatenò un movimento inaspettato di rivolta contro la dittatura che deflagrò l'anno successivo in tutto il mondo arabo. Iniziò così il movimento conosciuto come Primavera araba, che convogliò l'entusiasmo e il desiderio di cambiamento di migliaia di giovani nei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. Grazie anche al sostegno interessato dell'Occidente, in particolare degli Stati Uniti del premio Nobel per la pace Barack Obama, le piazze di Tunisia, Egitto, Libia, Siria, Yemen e Bahrein furono invase da manifestazioni variopinte, attraversate da richieste legittime e prese di posizioni coraggiose. Ma il sogno di quei giovani, per motivi che variano da paese a paese, si trasformò rapidamente in incubo e a dieci anni di distanza di quell'esperienza rimangono soprattutto le macerie: centinaia di migliaia di morti, guerre civili e per procura, terrorismo islamico, paesi divisi, dissolti o distrutti, caos e disperazione che hanno fatto la fortuna di alcuni (come Erdogan) e portato alla luce la debolezza e la divisione di altri (come l'Unione Europea).IN TUNISIA VINCE LA DISILLUSIONELa Tunisia, dove tutto ebbe inizio, è l'unico paese che può vantare in mezzo a mille problemi rimasti irrisolti qualche successo. I tunisini possono ora eleggere i propri rappresentanti, hanno la libertà di criticare lo Stato, la Costituzione è stata riscritta e migliorata ma nessuno ha voglia di festeggiare. Disoccupazione e disuguaglianze, terrorismo e instabilità, continuano ad affliggere il paese: il Parlamento è frammentato e incapace di dare vita a un governo stabile, un numero incredibilmente elevato di giovani non desidera altro che salire su un'imbarcazione di fortuna per tentare l'ingresso illegale in Europa, mentre il jihad continua a rappresentare l'unica valida alternativa per migliaia di persone. Ne sa qualcosa la Francia, dove il 29 ottobre il 21enne tunisino Brahim Aoussaoui, sbarcato clandestinamente a Lampedusa il 20 settembre, ha ucciso tre fedeli nella basilica di Notre-Dame a Nizza al grido di «Allahu Akbar». «Qualcosa è andato storto negli ultimi dieci anni», dichiara sconsolato alla Reuters un giovane disoccupato di Sidi Bouzid, che non sa che farsene del suo diritto di voto. «Il governo non fornisce alcun aiuto e quest'anno la rabbia è molto più grande che in passato».IN EGITTO L'ESERCITO MANTIENE IL CONTROLLODifficilmente a gennaio Piazza Tahrir, al Cairo, si riempirà di nuovo come nel gennaio 2011. La rivoluzione portò alla deposizione di Hosni Mubarak, è vero, ma il tentativo dei Fratelli Musulmani di conquistare il potere assoluto e la conseguente deposizione manu militari del presidente della Fratellanza Mohamed Morsi da parte dell'allora generale e oggi presidente Abdel Fattah al Sisi hanno dato a troppi egiziani l'impressione che, in fondo, non sia cambiato nulla. A comandare in Egitto è ancora l'esercito (il caso Regeni è solo un piccolo esempio di quanto esso possa commettere abusi nella totale impunità), dissentire con le politiche governative è impossibile e le più ampie libertà sognate dalla piazza sono rimaste tali: un sogno. I cristiani copti tendono a vedere l'altro lato della medaglia: senza l'intervento dell'esercito oggi l'Egitto sarebbe probabilmente un califfato islamico. I Fratelli musulmani sono stati dichiarati un'organizzazione terroristica, lo Stato ha pagato la ricostruzione delle oltre 60 chiese bruciate dalla Fratellanza nel 2013 e ha finalmente autorizzato la costruzione di nuovi edifici di culto anche per i cristiani. Nonostante questo, i copti difficilmente possono sentirsi al sicuro a casa loro e l'assassinio pochi giorni fa di un cristiano in pieno giorno da parte di due estremisti islamici ad Alessandria ne è la prova più tangibile.LA LIBIA DISTRUTTA E "CONQUISTATA" DA ERDOGAN La Libia è uno dei paesi che ha pagato più a caro prezzo una concezione idolatrica e storicamente disincarnata della libertà. Il dittatore Muammar Gheddafi è stato eliminato il 20 ottobre 2011 grazie all'intervento della Nato che, spinta da una Francia spregiudicata e desiderosa di scippare all'Italia la sua posizione privilegiata nell'ex colonia ricca di petrolio, insieme al regime ha abbattuto anche il paese nordafricano. Oggi non esiste più un vero Stato unitario chiamato Libia, ma solo un insieme di territori divorati da una guerra civile sanguinosa della quale hanno saputo approfittare attori luciferini e senza scrupoli. L'Isis è stato per fortuna debellato, anche se il sangue dei 21 martiri copti non verrà facilmente lavato dalle coste di Sirte. Ma il paese dove l'unità sembra ancora irraggiungibile, e dove il peso politico dell'Italia è sempre più evanescente, è ora sotto la sulfurea influenza del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, desideroso di affermare la sua potenza nel Mediterraneo e pericolosamente a guardia dei flussi migratori in grado di destabilizzare politicamente l'Europa intera.IN YEMEN LA CRISI UMANITARIA PIÙ GRAVE DEL MONDODi ciò che una volta veniva chiamato Yemen restano soltanto le macerie ormai. Il vuoto lasciato dalla cacciata del dittatore Saleh è stato riempito da una guerra civile sponsorizzata dagli eterni contendenti del mondo arabo: Arabia Saudita da una parte e Iran dall'altra. L'Occidente ha presto dimenticato il paese della Penisola araba, dove il potere è attualmente diviso tra ribelli sciiti houthi, il governo sunnita appoggiato dai sauditi, il Consiglio meridionale di transizione, lo Stato islamico e Al Qaeda. La guerra che va avanti ormai da sei interminabili anni ha già fatto più di 100 mila morti, molti dei quali civili, caduti spesso sotto le bombe saudite che l'Onu non ha mai avuto il coraggio di condannare, nel paese è in corso la più grave crisi umanitaria del mondo e 13 milioni di persone rischiano attualmente di morire di fame.LA FOLLE MATTANZA SIRIANAIl 15 marzo la guerra siriana compirà dieci anni. Le cifre non possono bastare a dare l'idea della devastazione subita dalla popolazione per mano di una coalizione internazionale di paesi che ha appoggiato con soldi e armi un gruppo di "ribelli" che si sono presto rivelati jihadisti, amanti (poco) della libertà e (molto) del terrore. Il dittatore Bashar al Assad, grazie all'intervento di Russia e Iran, è rimasto in sella ma nel paese mediorientale sono morte tra le 400 mila e le 600 mila persone, circa il 2 per cento della popolazione. Come se non bastasse, gli sfollati interni sono almeno 6,5 milioni, oltre ai tre milioni scappati all'estero.La guerra siriana, fomentata dall'Occidente, ha fatto la fortuna di gruppi jihadisti come Al Qaeda e lo Stato islamico, che ha ricambiato l'Europa con una serie interminabile di attentati terroristici, arrivando a instaurare un vastissimo Califfato in Iraq e Siria, poi crollato nel giro di due anni. Attualmente rimane una sola provincia, quella di Idlib, in mano agli islamisti sostenuti politicamente dalla Turchia ma la popolazione siriana è stremata e la sua condizione è ulteriormente aggravata dalle sanzioni occidentali.IL DISASTRO DI OBAMALe Primavere arabe non sarebbero state possibili senza la politica ondivaga e irrazionale di Barack Obama. Il presidente americano, infatti, insignito nel 2009 con il premio Nobel per la pace preventivo (mai nomina si rivelò più sbagliata), prima scaricò davanti alle proteste di Piazza Tahrir Mubarak, alleato decennale degli Usa, poi salutò con entusiasmo l'elezione a presidente di Morsi, infine non denunciò il colpo di Stato di Al Sisi, lasciando dichiarare al suo segretario di Stato, John Kerry: «La rivoluzione è stata rubata dai Fratelli musulmani».Allo stesso tempo diede il via libera per il bombardamento della Libia, salvo poi abbandonarla al suo destino (la guerra civile), e fece di tutto per appoggiare le milizie islamiche siriane e abbattere Assad, senza (fortunatamente) percorrere l'ultimo miglio e invadere il paese. Infine, non ha alzato ciglio davanti alla repressione delle proteste in Bahrain, appoggiando militarmente l'Arabia Saudita per reprimere quelle in Yemen. Infine, ha trovato un accordo con l'Iran per il congelamento delle attività nucleari.Ricapitolando: ha appoggiato i Fratelli musulmani in Egitto e Libia contro i rispettivi governi, poi ha sostenuto l'esercito contro i Fratelli musulmani in Egitto; ha fiancheggiato i sunniti contro gli sciiti in Bahrein e Yemen e poi ha trovato un accordo con l'Iran sciita per danneggiare l'Arabia Saudita sunnita. In Siria ha finanziato i ribelli siriani, facilitando la diffusione dell'Isis, per poi combatterlo, anche se in modo non risolutivo.LA POLITICA DELL'INSTABILITÀAl di là degli errori strategici di Obama, il politologo francese Henri Hude ha commentato così la politica di quegli anni: «Gli Stati Uniti conducono una politica egemonica camuffata da politica liberale universalista. Il gioco sul "grande scacchiere" consiste nel mantenere il loro potere evitando l'emergere di un rivale globale. A questo scopo, l'islamismo è l'alleato a rovescio tanto indispensabile agli Stati Uniti quanto lo erano i turchi per il re di Francia contro l'imperatore d'Asburgo. Questo principio permette di comprendere come gli Stati Uniti mantengano una relazione ambigua con gli islamisti, che ostentano odio per il "Grande Satan
L'Egitto torna in strada a protestare contro la campagna di sfratti del governo e la crisi economica. In Siria nel frattempo la crisi umanitaria si acuisce e le sanzioni scuotono il sistema.
Buon Nowruz, il capodanno iraniano, curdo e celebrato da molti popoli del Medio oriente nell'equinozio di primavera. Celebrato in Iran, Azerbaijan, Afghanistan e poi tutte le comunità curde in giro per il mondo.Ma quest'anno l'equinozio di primavera ha segnato anche la festa ebraica di Purim, che ha portato in Israele il segretario di stato Usa, Mike Pompeo. Tra le varie dichiarazioni spicca quella secondo cui Donald Trump è stato mandato da Dio per proteggere Israele dall'Iran, seguita da un tweet del presidente statunitense nel quale si afferma che è ora di riconoscere a Israele la sovranità sulle alture del Golan, regione occupata militarmente nel 1967.In questa puntata si parla anche della successiva tappa del viaggio mediorientale di Pompeo, che si è recato in Libano per attaccare verbalmente il partito sciita Hezbollah, politicamente vicino all'Iran.Intanto, a Gaza sono ripartite le proteste contro Hamas per chiedere lavoro, equità sociale e accesso alle cure.In Siria, a Baghuz, si stanno concludendo le operazioni militari delle Sdf a guida curda contro i miliziani del Daesh. Ma cosa fare dei jihadisti stranieri catturati? Nessun Paese occidentale li vuole processare nel proprio territorio, al punto che l'ultima proposta elaborata dai curdi siriani è quella di un tribunale internazionale da ospitare a Kobane, luogo simbolo della guerra contro il Daesh e la sua ambizione territoriale.
In Siria, le bombe anti bunker su Aleppo
In Siria, le bombe anti bunker su Aleppo
1-Obama teme un nuovo Iraq. Gli Stati Uniti non fermeranno mai Assad e Putin in Siria. A Esteri Philip Crowley, che fu assistente di Hillary Clinton al Dipartimento di Stato.2-“Pensavamo di aver raggiunto il fondo, ma le cose continuano a peggiorare”...In Siria il settore umanitario ostaggio delle rivalità politiche e degli scontri militari...Il racconto di Bruno Neri, Terre des Hommes Italia, da Damasco.3-Viktor Orban contro tutti. Il risultato del referendum sui migranti e i dubbi dei suoi concittadini non sono un problema. Il premier ungherese va avanti per la sua strada (Massimo Congiu, Osservatorio Sociale Mitteleuropeo).4-Thailandia. Quando comanda sempre e solo l'esercito.Oggi il 40esimo anniversario del massacro degli studenti all'Università di Bangkok. Il potere politico è ancora in mano ai militari (Stefano Vecchia).5-World Music: Yishàk Banjàw, da Addìs Abèba (Marcello Lorrai)
1-Obama teme un nuovo Iraq. Gli Stati Uniti non fermeranno mai Assad e Putin in Siria. A Esteri Philip Crowley, che fu assistente di Hillary Clinton al Dipartimento di Stato.2-“Pensavamo di aver raggiunto il fondo, ma le cose continuano a peggiorare”...In Siria il settore umanitario ostaggio delle rivalità politiche e degli scontri militari...Il racconto di Bruno Neri, Terre des Hommes Italia, da Damasco.3-Viktor Orban contro tutti. Il risultato del referendum sui migranti e i dubbi dei suoi concittadini non sono un problema. Il premier ungherese va avanti per la sua strada (Massimo Congiu, Osservatorio Sociale Mitteleuropeo).4-Thailandia. Quando comanda sempre e solo l'esercito.Oggi il 40esimo anniversario del massacro degli studenti all'Università di Bangkok. Il potere politico è ancora in mano ai militari (Stefano Vecchia).5-World Music: Yishàk Banjàw, da Addìs Abèba (Marcello Lorrai)
1-Obama teme un nuovo Iraq. Gli Stati Uniti non fermeranno mai Assad e Putin in Siria. A Esteri Philip Crowley, che fu assistente di Hillary Clinton al Dipartimento di Stato.2-“Pensavamo di aver raggiunto il fondo, ma le cose continuano a peggiorare”...In Siria il settore umanitario ostaggio delle rivalità politiche e degli scontri militari...Il racconto di Bruno Neri, Terre des Hommes Italia, da Damasco.3-Viktor Orban contro tutti. Il risultato del referendum sui migranti e i dubbi dei suoi concittadini non sono un problema. Il premier ungherese va avanti per la sua strada (Massimo Congiu, Osservatorio Sociale Mitteleuropeo).4-Thailandia. Quando comanda sempre e solo l'esercito.Oggi il 40esimo anniversario del massacro degli studenti all'Università di Bangkok. Il potere politico è ancora in mano ai militari (Stefano Vecchia).5-World Music: Yishàk Banjàw, da Addìs Abèba (Marcello Lorrai)
1-Le elezioni britanniche e la schiacciante vittoria di David Cameron. Tra crisi della sinistra e ascesa dei nazionalisti scozzesi (Roberto Festa). 2-“In Siria il cibo non è più un problema, la gente chiede solo se domani sarà ancora viva”. La prima parte dell'intervista a Ibrahim Alsabagh, il parroco della Parrocchia Latina di Aleppo...3-Chi controlla il petrolio libico? Nonostante la guerra la produzione di greggio non si è mai fermata completamente. Lo strano equlibrio tra milizie armate, banca centrale e l'italiana Eni (Riccardo Fabiani, Eurasia Group).4-Nepal. “Dopo il terremoto non ci rimane che pensare alla prossima stagione turistica”...Il sogno dei commercianti di Kathmandu. Il reportage di Marta Cosentino...5-Le scuse di Bill Clinton ai messicani che riscrivono la storia del narcotraffico...Purtroppo non saranno sufficienti (Alfredo Somoza).6-Serie TV: Da Vinci's Demons (Massimo Alberti).
1-Le elezioni britanniche e la schiacciante vittoria di David Cameron. Tra crisi della sinistra e ascesa dei nazionalisti scozzesi (Roberto Festa). 2-“In Siria il cibo non è più un problema, la gente chiede solo se domani sarà ancora viva”. La prima parte dell'intervista a Ibrahim Alsabagh, il parroco della Parrocchia Latina di Aleppo...3-Chi controlla il petrolio libico? Nonostante la guerra la produzione di greggio non si è mai fermata completamente. Lo strano equlibrio tra milizie armate, banca centrale e l'italiana Eni (Riccardo Fabiani, Eurasia Group).4-Nepal. “Dopo il terremoto non ci rimane che pensare alla prossima stagione turistica”...Il sogno dei commercianti di Kathmandu. Il reportage di Marta Cosentino...5-Le scuse di Bill Clinton ai messicani che riscrivono la storia del narcotraffico...Purtroppo non saranno sufficienti (Alfredo Somoza).6-Serie TV: Da Vinci's Demons (Massimo Alberti).
1-Le elezioni britanniche e la schiacciante vittoria di David Cameron. Tra crisi della sinistra e ascesa dei nazionalisti scozzesi (Roberto Festa). 2-“In Siria il cibo non è più un problema, la gente chiede solo se domani sarà ancora viva”. La prima parte dell'intervista a Ibrahim Alsabagh, il parroco della Parrocchia Latina di Aleppo...3-Chi controlla il petrolio libico? Nonostante la guerra la produzione di greggio non si è mai fermata completamente. Lo strano equlibrio tra milizie armate, banca centrale e l'italiana Eni (Riccardo Fabiani, Eurasia Group).4-Nepal. “Dopo il terremoto non ci rimane che pensare alla prossima stagione turistica”...Il sogno dei commercianti di Kathmandu. Il reportage di Marta Cosentino...5-Le scuse di Bill Clinton ai messicani che riscrivono la storia del narcotraffico...Purtroppo non saranno sufficienti (Alfredo Somoza).6-Serie TV: Da Vinci's Demons (Massimo Alberti).
1-In Siria si continua a morire per le armi chimiche. Questa settimana bombe al cloro su Idlib, nel nord. Molto probabilmente la responsabilità è del regime (attivista siriano da Idlib).2-In Yemen colpite due moschee sciite. Più di cento morti...Rivendicazione da parte dell'ISIS.3-Il negoziato sul nucleare iraniano a un punto di svolta. Possibile un accordo nel giro di pochi giorni. Potrebbe cambiare il Medio Oriente (Emad Kiyaei, Direttore American Iranian Council). 4-The Sound of Tigris...Il duro lavoro degli iracheni che difendono uno dei fiumi più importanti al mondo...Il documentario e il libro di Laura Silvia Battaglia.5-Domenica elezioni in Andalusia...Il primo appuntamento elettorale in una stagione che potrebbe cambiare la politica spagnola (Giulio Maria Piantadosi, Madrid).6-I rapporti commerciali tra Stati Uniti e Africa regolati da una normativa americana che scade quest'anno. Finora ne hanno beneficiato solo i paesi più ricchi (Alfredo Somoza).
1-In Siria si continua a morire per le armi chimiche. Questa settimana bombe al cloro su Idlib, nel nord. Molto probabilmente la responsabilità è del regime (attivista siriano da Idlib).2-In Yemen colpite due moschee sciite. Più di cento morti...Rivendicazione da parte dell'ISIS.3-Il negoziato sul nucleare iraniano a un punto di svolta. Possibile un accordo nel giro di pochi giorni. Potrebbe cambiare il Medio Oriente (Emad Kiyaei, Direttore American Iranian Council). 4-The Sound of Tigris...Il duro lavoro degli iracheni che difendono uno dei fiumi più importanti al mondo...Il documentario e il libro di Laura Silvia Battaglia.5-Domenica elezioni in Andalusia...Il primo appuntamento elettorale in una stagione che potrebbe cambiare la politica spagnola (Giulio Maria Piantadosi, Madrid).6-I rapporti commerciali tra Stati Uniti e Africa regolati da una normativa americana che scade quest'anno. Finora ne hanno beneficiato solo i paesi più ricchi (Alfredo Somoza).
1-In Siria si continua a morire per le armi chimiche. Questa settimana bombe al cloro su Idlib, nel nord. Molto probabilmente la responsabilità è del regime (attivista siriano da Idlib).2-In Yemen colpite due moschee sciite. Più di cento morti...Rivendicazione da parte dell'ISIS.3-Il negoziato sul nucleare iraniano a un punto di svolta. Possibile un accordo nel giro di pochi giorni. Potrebbe cambiare il Medio Oriente (Emad Kiyaei, Direttore American Iranian Council). 4-The Sound of Tigris...Il duro lavoro degli iracheni che difendono uno dei fiumi più importanti al mondo...Il documentario e il libro di Laura Silvia Battaglia.5-Domenica elezioni in Andalusia...Il primo appuntamento elettorale in una stagione che potrebbe cambiare la politica spagnola (Giulio Maria Piantadosi, Madrid).6-I rapporti commerciali tra Stati Uniti e Africa regolati da una normativa americana che scade quest'anno. Finora ne hanno beneficiato solo i paesi più ricchi (Alfredo Somoza).