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⏳ Un orologio più preciso che mai?Giorgio ci racconta gli ultimi passi avanti verso la costruzione di un orologio nucleare, un dispositivo che potrebbe rivoluzionare il modo in cui misuriamo il tempo. A settembre 2024, un gruppo di ricercatori è riuscito a misurare con estrema precisione la frequenza necessaria a portare allo stato eccitato il nucleo di torio, un elemento chiave per questo tipo di orologi. Risultato? Se tutto va come sperato, presto potremmo avere il primo orologio nucleare della storia, ancora più stabile e accurato degli attuali orologi atomici. A quel punto, scordatevi le scuse per arrivare in ritardo!Per approfondire:ArticoloNews da NatureI ragni annusano con le zampe!Ilaria, invece, ci porta nel mondo affascinante (e un po' inquietante) dei ragni. Nonostante siano nostri vicini di casa da sempre, ci sono ancora tantissime cose che non sappiamo su di loro. Per esempio: come fanno a sentire gli odori? Un recente studio pubblicato su PNAS ha finalmente risolto il mistero. I maschi di ragno usano delle microscopiche setole sensoriali sulle zampe, chiamate wall-pore sensilla, che funzionano come un vero e proprio naso. Grazie a questi peli speciali, riescono a captare i feromoni rilasciati dalle femmine e a trovarle per l'accoppiamento. Insomma, per un ragno, annusare con le gambe è la norma.ScientifiBook – I consigli del meseNon poteva mancare la nostra rubrica dedicata ai libri! Giuliana e Andrea V ci propongono una selezione di titoli per chi ama esplorare il mondo attraverso la lettura:Geopolitica dell'intelligenza artificiale – Alessandro Aresu, Feltrinelli (568 pp, 24 euro)L'alba della storia – Guido Barbujani, Editori Laterza (201 pp, 20 euro)Soffrire di adolescenza – Loredana Cirillo, Raffaello Cortina Editore (194 pp, 19 euro)Passeggiate astronomiche – Stefano Giovanardi, Trèfoglie-Flaco Edizioni (428 pp, 20 euro)Chele – Piccolo catalogo di granchi, gamberi e paguri – Marco Colombo e Francesco Tomasinelli, Nomos Edizioni (127 pp, 19,90 euro)Tra scienza, tecnologia e curiosità sul mondo naturale, questa puntata ha davvero di tutto! Non perdetevela e fateci sapere: preferireste un orologio ultra preciso o il super olfatto di un ragno?Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/scientificast--1762253/support.
Ugo Morelli, Marco Aime, Guido Barbujani, Irene Borgna, Emanuela Borgnino, Federico Faloppa, Adriano Favole, Marco Paolini"Umani e non umani. Noi siamo natura"Dialoghi di PistoiaUtet Libriwww.utetlibri.itPer anni l'essere umano si è illuso di essere sopra le parti, di essere “altro” rispetto al mondo naturale. Credendosi padrone dell'ambiente, si è assegnato la licenza di sfruttarne ogni risorsa a proprio esclusivo vantaggio. La crisi climatica che stiamo vivendo, però, ci mette oggi di fronte alla nostra vulnerabilità e alla nostra dipendenza dalle altre forme di vita, imponendoci di ripensare il rapporto con ciò che chiamiamo natura. Questo stesso termine, di solito impropriamente contrapposto all'idea di umano, nella sua origine etimologica rivela in realtà la nostra posizione di appartenenza: dal participio futuro di nascor, natura è “ciò che sta per nascere”, è la forza vitale che anima tutti gli esseri della Terra, noi compresi. Tra antropologia, linguistica, genetica e scienze cognitive, i sei interventi di questa antologia analizzano il nostro rapporto con ciò che non è umano: Marco Aime e Marco Paolini riflettono sul concetto di sviluppo e sull'urgenza di regolare l'uso dei beni comuni; Guido Barbujani si interroga su quale sia il momento in cui, nella storia, si può iniziare a parlare di umano, e su cosa esattamente ci caratterizzi; Irene Borgna descrive il fenomeno del ritorno dei grandi carnivori, che incrina la nostra onnipotenza e ci ricorda che non siamo padroni dappertutto; Emanuela Borgnino racconta di come le pietre, lungi dall'essere inerti, in molte culture sono considerate animate emobili; Federico Faloppa e Adriano Favole intrecciano antropologia culturale e linguistica in un dialogo sull'interdipendenza tra l'essere umano e l'ambiente; infine, Ugo Morelli analizza i codici che regolano il nostro rapporto con il mondo, interrogandosi su come cambiarli e su che cosa ci stia frenando dal farlo. La Terra è il nostro bene comune: prendersene cura significa mettere indiscussione i nostri modelli antropocentrici, convertendosi a un atteggiamento collaborativo e non più predatorio, per ritrovare quel tessuto finissimo di relazioni che ci lega a tutti i suoi abitanti.In collaborazione con il festival Dialoghi di Pistoia www.dialoghidipistoia.itUgo Morelli (Grottaminarda, 19 Novembre 1951) è un saggista e psicologo italiano. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo: Noi infanti planetari, Milano, Meltemi 2017; Eppur si crea, Roma, Città Nuova Editrice, 2018; Empatie ritrovate, Milano, Edizioni S. Paolo 2019; Virus. Il grande esperimento, con Gianpaolo Carbonetto, Udine, KappaVu 2019;Le passioni di Venere, con Emanuela Fellin, Milano, Meltemi 2021; Francesco Novara. Il lavoro non è più quello di un tempo, Milano, GueriniNext 2021.Ha ricevuto il premio dell'Associazione Italiana Formatori per il libro Incertezza e Organizzazione. Scienze cognitive e crisi della retorica manageriale (edito da Raffaello Cortina) quale miglior libro dell'anno 2010.IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
Marco Aime"La carovana del sultano"Dal Mali alla Mecca: un pellegrinaggio medievaleEinaudi Editorewww.einaudi.itNel 1324 Mansa Musa, il sultano del Mali, «l'uomo piú ricco che il mondo abbia mai visto», intraprende il suo pellegrinaggio verso La Mecca, a capo di un immenso corteo lungo decine di chilometri e composto da migliaia di uomini e da altrettanti dromedari carichi di quintali e quintali d'oro. Un viaggio destinato a entrare nella storia, ammantato di leggenda, grazie alle cronache arabe dell'epoca e dei secoli a venire. L'autore ricostruisce quel cammino, inserendolo nel contesto storico e culturale del tempo, rivelandone gli aspetti politici e strategici oltre a quelli religiosi ed economici. Il percorso della carovana del sultano diventa cosí una sorta di metafora, utile a spiegare la fitta rete di legami e di scambi, che avvolgeva il Mediterraneo, unendo l'Africa all'Europa. Si viene cosí a delineare una lettura nuova e multicentrica della storia, in cui l'Africa è un'importante protagonista e non la terra isolata dell'hic sunt leones.«Disegnata la cornice, delineato lo sfondo, il racconto del viaggio di Mansa Musa assume una valenza piú ampia di quella esplicitamente religiosa legata al pellegrinaggio alla Mecca. La ricostruzione delle peripezie della carovana, carica d'oro e di schiavi, diventa, infatti, il resoconto di un'operazione politica e di immagine quanto mai moderna e in gran parte riuscita. La traversata del deserto, l'arrivo al Cairo, che all'epoca era l'equivalente della New York attuale, e l'incontro con il sultano mamelucco si rivelano cosí i tasselli fondamentali per accreditare il Mali, come il suo sovrano, nel vasto mondo islamico del tempo. Ciò che ho cercato di fare è stato sottrarre, almeno in parte, quel viaggio alla ricezione un po' stereotipata piú diffusa, per riportarlo nella storia e connetterlo con le complesse reti che caratterizzavano il mondo mediterraneo e l'Africa subsahariana».Marco Aime insegna Antropologia culturale all'Università di Genova. Presso Einaudi ha pubblicato Eccessi di culture (Vele 2004), Il primo libro di antropologia (Pbe Mappe, 2008), Una bella differenza. Alla scoperta delle diversità nel mondo (ultima edizione Super ET, 2016, con Anna Cossetta), Il dono al tempo di Internet (2010), L'altro e l'altrove. Antropologia, geografia e turismo (Pbe Ns, 2012, con Davide Papotti), La fatica di diventare grandi (Super ET Opera Viva, 2014, con Gustavo Pietropolli Charmet), Contro il razzismo (2016, con Guido Barbujani, Clelia Bartoli e Federico Faloppa), Invecchiano solo gli altri (2017, con Luca Borzani), Il soffio degli antenati (2017), Classificare, separare, escludere (2020) e La carovana del sultano. Dal Mali alla Mecca: un pellegrinaggio medievale (2023). Per Einaudi ha inoltre curato M. Mauss, Saggio sul dono (Pbe 2002) e l'edizione italiana del Dizionario di antropologia e etnologia (Grandi Opere 2006 e Piccola Biblioteca Einaudi 2009).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/1487855/advertisement
Marco Aime"Festa del Libro Medievale e Antico di Saluzzo"www.salonelibro.itSabato 21 ottobre 2023, ore 18:00Festa del Libro Medievale e Antico di SaluzzoIl Quartiere, SaluzzoIncontro con Marco Aimein occasione della pubblicazione di “La carovana del sultano”in collaborazione con Giulio Einaudi Editorewww.einaudi.itNel 1324 Mansa Musa, il sultano del Mali, «l'uomo piú ricco che il mondo abbia mai visto», intraprende il suo pellegrinaggio verso La Mecca, a capo di un immenso corteo lungo decine di chilometri e composto da migliaia di uomini e da altrettanti dromedari carichi di quintali e quintali d'oro. Un viaggio destinato a entrare nella storia, ammantato di leggenda, grazie alle cronache arabe dell'epoca e dei secoli a venire. L'autore ricostruisce quel cammino, inserendolo nel contesto storico e culturale del tempo, rivelandone gli aspetti politici e strategici oltre a quelli religiosi ed economici. Il percorso della carovana del sultano diventa cosí una sorta di metafora, utile a spiegare la fitta rete di legami e di scambi, che avvolgeva il Mediterraneo, unendo l'Africa all'Europa. Si viene cosí a delineare una lettura nuova e multicentrica della storia, in cui l'Africa è un'importante protagonista e non la terra isolata dell'hic sunt leones.Marco Aime insegna Antropologia culturale all'Università di Genova. Presso Einaudi ha pubblicato Eccessi di culture (Vele 2004), Il primo libro di antropologia (Pbe Mappe, 2008), Una bella differenza. Alla scoperta delle diversità nel mondo (ultima edizione Super ET, 2016, con Anna Cossetta), Il dono al tempo di Internet (2010), L'altro e l'altrove. Antropologia, geografia e turismo (Pbe Ns, 2012, con Davide Papotti), La fatica di diventare grandi (Super ET Opera Viva, 2014, con Gustavo Pietropolli Charmet), Contro il razzismo (2016, con Guido Barbujani, Clelia Bartoli e Federico Faloppa), Invecchiano solo gli altri (2017, con Luca Borzani), Il soffio degli antenati (2017), Classificare, separare, escludere (2020) e La carovana del sultano. Dal Mali alla Mecca: un pellegrinaggio medievale (2023). Per Einaudi ha inoltre curato M. Mauss, Saggio sul dono (Pbe 2002) e l'edizione italiana del Dizionario di antropologia e etnologia (Grandi Opere 2006 e Piccola Biblioteca Einaudi 2009).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/1487855/advertisement
Guido BarbujaniUmani da quando? Come e perché lo siamo diventati.Dialoghi di Pistoiahttps.//dialoghidipistoiaSabato 27 maggio 2023 ore 11:00, Pistoia, Piazza del DuomoGuido BarbujaniQuando siamo diventati umani e cosa ci ha reso tali? Abbiamo antenati comuni con gli scimpanzé, vissuti forse sei milioni di anni fa; ma, allora, quando siamo diventati umani? Charles Darwin la considerava una domanda “poco interessante” perché dipende essenzialmente dalla nostra definizione di cosa significhi umano. Oggi però gli studi dei fossili, dei reperti archeologici e del DNA ci permettono di seguire con maggior precisione il cammino evolutivo dei nostri antenati e di individuare punti di svolta: quando ci siamo alzati su due gambe, quando abbiamo imparato a produrre attrezzi per mezzo di altri attrezzi (nessuno scimpanzé sa farlo); quando è comparso Homo sapiens; quando, nella preistoria, abbiamo cominciato a produrre arte o a produrci il cibo. Anche così, una risposta semplice e chiara (meglio non farsi illusioni) non l'abbiamo, ma tante cose stiamo cominciando a capirle meglio. Il genetista Guido Barbujani ci accompagna alla ricerca della svolta che ci ha reso umani.Guido Barbujani, genetista e scrittore, si occupa di genetica delle popolazioni e di biologia evoluzionistica. Ha lavorato alla State University of New York a Stony Brook, alle Università di Londra, Padova e Bologna, e attualmente è professore di Genetica all'Università di Ferrara. Nel 2014 ha vinto il Premio Napoli per la cultura e la lingua italiana. È autore di numerosi articoli su riviste internazionali, di romanzi e saggi tra cui ricordiamo: L'invenzione delle razze (2006, 2018), Europei senza se e senza ma (2008, 2021) per Bompiani; Contro il razzismo (con M. Aime, F. Faloppa e C. Bartoli, 2016), Soggetti smarriti (2021) per Einaudi; Sono razzista, ma sto cercando di smettere (con P. Cheli, 2008) e Come eravamo. Storie dalla grande storia dell'uomo (2022) per Laterza. IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.itQuesto show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/1487855/advertisement
1 aprile 2023 - Guido Barbujani
L'Africa è il continente del futuro, riserva di biodiversità, centro di nuove riflessioni e narrazioni, luogo di faticosa sperimentazione di nuovi modelli di sviluppo. Di Africa, della narrazione che fa di sé, e che ne facciamo noi che la guardiamo da lontano, ne abbiamo parlato con Guido Barbujani, Annalisa Oboe e Uoldelul Chelati Dirar.Ospiti: Guido Barbujani, Annalisa Oboe e Uoldelul Chelati DirarModera: Daniela OvadiaRedazione: Elisa Baioni, Sonia Ciampoli, Diego Martin, Dasara Shullani, Enrico Zabeo, Cecilia Penelope ZambelliGrafica e Logo: Fabio MialichSigla ed effetti: https://www.zapsplat.com/ ZapsplatMusiche: https://www.epidemicsound.com/ Epidemic SoundSeguiteci sui profili social del CICAP:Facebook: @cicap.orgTwitter: @cicapInstagram: cicap_it
Assegnato il Premio Nobel per la Fisica 2022 al francese Alain Aspect, all'americano John Clauser e all'austriaco Anton Zeilinger per i loro esperimenti rivoluzionari che hanno aperto la strada alla scienza dell'informazione quantistica. A che punto siamo con i computer quantistici? Lo chiediamo a Fabio Sciarrino, fisico dell'Università La Sapienza di Roma e responsabile del Quantum Lab. Lo svedese Svante Paabo è stato insignito del Nobel per la Fisiologia e la Medicina 2022 per le sue scoperte sul genoma degli ominidi. Guido Barbujani, docente di genetica all'università di Ferrara, ci spiega come sia possibile studiare il DNA antico e quali informazioni possa fornirci.
Rodolfo Costa"Bergamo Scienza"https://www.bergamoscienza.it/itLa genetica dalle piante agli animali alle popolazioni umane.Sabato 1° ottobre, Bergamocon Rodolfo Costa, Guido Barbujani, Michele Morgante200 anni fa, in un piccolo villaggio della Repubblica Ceca, nasceva Gregor Mendel: il frate agostiniano che per primo scoprì le leggi dell'ereditarietà, dando il là a quella che oggi è la moderna genetica – Due secoli dopo la nostra capacità di leggere il DNA degli organismi viventi, di interpretarlo – grazie anche all'uso di algoritmi di intelligenza artificiale – e di sintetizzarlo in laboratorio, apre nuovi scenari in quasi ogni ambito dell'impresa umana. Dalla comprensione delle nostre origini sul pianeta alla progettazione di nuove coltivazioni in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare globale, fino allo sviluppo di terapie innovative a base di cellule e geni, la genetica – nata inconsapevolmente dalle scoperte di un frate nell'orto – ci consegna oggi straordinari poteri. E altrettanto straordinarie responsabilità.Rodolfo Costa si occupa delle caratteristiche genetiche e molecolari e dei correlati fisiologici dell'orologio circadiano di diversi organismi. E' attivo anche nel campo della genetica funzionale, ove utilizza il moscerino della frutta come modello delle malattie mitocondriali. E' stato Presidente dell'Associazione Genetica Italiana. E' membro delle società europea e americana per lo studio dei ritmi circadiani ed editore in capo della sezione Chronobiology della rivista Frontiers in Physiology.IL POSTO DELLE PAROLEAscoltare fa Pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Rosangela Bonsignorio"Festival della Comunicazione"Camogl, dall'8 all'11 settembre 2022http://www.festivalcomunicazione.it/Festival della Comunicazione 2022: uno sguardo prospettico sulla libertà, dalle origini al nostro futuro Dall'8 all'11 settembre a Camogli oltre 100 eventi gratuiti, prenotazioni dalle 12:00 del 29 agosto. Libertà è quella forza atavica e indomita, istintiva e viscerale, che muove i nostri gesti più profondi e i nostri desideri. È quella condizione che ci consente di esprimere chi siamo nel profondo e di manifestare agli altri la nostra identità e la nostra individualità, oltre qualsiasi forma di costrizione e di condizionamento, oltre quei vincoli che, nati per garantire la libertà, spesso finiscono per schiacciarla sotto il loro peso.Prende le mosse da questo tema la nona edizione del Festival della Comunicazione, la più grande di sempre da giovedì 8 a domenica 11 settembre a Camogli, in un viaggio lungo quattro giorni e articolato in più di 100 appuntamenti per esplorare i mille volti della Libertà dalle sue origini fino al tempo presente, gettando uno sguardo sul futuro. Tutto attraverso la lente dei diversi saperi e il principio guida della contaminazione tra le discipline, grazie al contributo di oltre 160 ospiti protagonisti della cultura italiana contemporanea, con la direzione di Danco Singer e Rosangela Bonsignorio e l'ispirazione del padre nobile del Festival Umberto Eco.Nell'età della polarizzazione e delle bolle informative, della ricerca di risposte senza più fiducia nella guida degli esperti e senza mediazioni, dell'esaltazione dell'individualismo, dell'insofferenza verso gli obblighi etici e verso il rispetto delle libertà altrui, non c'è libertà senza ricordo, senza quella consapevolezza che viene dal confronto aperto e dalla possibilità di dare espressione alle forme più varie di pensiero, di amore, di fede e di ragione. Così l'indagine a tutto tondo sul significato e sul valore della libertà attraverso il tempo, attraverso lo spazio e attraverso le culture umane parte dall'esplorazione di quel passato comune da cui tutti veniamo, per comprendere a fondo a che punto siamo nella società dell'oggi e soprattutto per individuare le vie che potremo percorrere, mettendo assieme i linguaggi della storia, dell'arte, della creatività, della sociologia, della musica, dell'economia, dell'innovazione e della scienza, tra memoria, coscienza di sé e coscienza dell'altro.In un programma variegato e caleidoscopico, nuovi e vecchi amici del Festival della Comunicazione porteranno sui cinque palchi camoglini la propria visione su come il passato abbia dato forma al nostro essere odierno. Alessandro Barbero, con una delle sue ineguagliabili narrazioni storiche in un confronto con i giorni nostri, esplorerà l'evoluzione attraverso i secoli del significato di essere liberi, con la sua lectio di inaugurazione “Libertà va cercando”. L'appuntamento sarà anche l'occasione per ricordare, insieme ai direttori, Piero Angela, amatissimo ospite fisso e appassionato del Festival a cui è dedicato anche uno speciale su festivalcomunicazione.it. Dalla scienza alla storia, verso un passato più contiguo alla contemporaneità, Marcello Flores e Giovanni Gozzini si interrogheranno sul “Perché il fascismo è nato in Italia?”, guidati nel loro dialogo da Aldo Cazzullo che poi sullo stesso fil rouge con Moni Ovadia e Giovanna Famulari condurrà lo spettacolo “Il duce delinquente”, per raccontare come Mussolini abbia compiuto azioni vergognose già ben prima del 1938. Fino ad arrivare a un tema tanto classico quanto drammaticamente attuale come “Chi comincia la guerra? Manuale per principianti e non”, con Franco Cardini e Giovanni Gozzini, per spaziare dall'antichità fino all'attualità in Ucraina. E poi di nuovo uno zoom all'indietro attraverso centinaia di migliaia di anni di storia, con Guido Barbujani, Stefano Allievi e Silvia Ferrara a mettere insieme genetica, sociologia e linguistica per raccontare (nell'amatissimo appuntamento Homo sapiens) “la lunga marcia” dell'umanità, iniziata dall'Africa 200mila anni fa e tuttora in corso, che ha lasciato un'impronta profonda su quasi tutto: le nostre differenze biologiche, le nostre culture e le nostre società.Con gli occhi attenti sul presente, “Libertà di informare: ma l'indipendenza non è equidistanza” è la lectio con cui Enrico Mentana estenderà il tema al mondo del giornalismo, quindi alla giustizia con Gherardo Colombo e “L'armonia, il male, la libertà. Riflessioni sull'essere umano”. Poi ai media di ieri e di oggi con Aldo Grasso intervistato da Monica Maggioni a proposito de “La televisione spiegata al popolo”, il conflitto che assume la forma mediatica con “Guerra e informazione” con Furio Colombo, Carlo Rognoni e Luca Ubaldeschi, fino al cabaret, alla scrittura, alla televisione e alla radio con il Premio Comunicazione 2022 consegnato a Luciana Littizzetto, che con la sua contagiosa simpatia e il suo modo provocatorio e irriverente di comunicare – libero da ogni costrizione – è capace di raccontare l'attualità con lucido umorismo. E il Festival sarà anche un viaggio in giro per il mondo alla scoperta del senso attuale della libertà in società ed economie profondamente diverse, dalla Cina con Giada Messetti alla California con Francesco Costa, dalla Francia con Gilles Gressani, Stefania Giannini e Mara Gergolet a “Navigare nell'interregno” fino a chiederci “A cosa serve l'America?” in un reading di Federico e Jacopo Rampini. Per l'Italia interverranno, a proposito di libertà a cavallo tra economia e politica, Carlo Cottarelli, Francesco Paolo Figliuolo e venerdì 9 settembre – a poche ore dal blocco preelettorale dei sondaggi – Nando Pagnoncelli con Ferruccio de Bortoli darà in diretta in anteprima gli ultimi dati Ipsos sulle previsioni di voto.Il Festival della Comunicazione, organizzato da Frame in collaborazione con il Comune di Camogli, è reso possibile anche grazie al supporto di Regione Liguria, Teatro Sociale di Camogli, Camera di Commercio di Genova, Bank of America e Ascot, assieme ai partner tecnologici Istituto Italiano di Tecnologia, Università di Genova, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e Human Technopole, e a sponsor privati tra cui il main partner FS italiane, i main sponsor Banca Passadore, Basko, Bmw, Generali, Lavazza, Enel, Audible, Eni, Weber Shandwick e Iren, e i gold: Msc, Fondazione Compagnia di San Paolo, MyEdu e Snam.Il programma dettagliato del Festival con i singoli eventi, le date, gli orari e le location è disponibile su festivalcomunicazione.it. Tutti gli eventi del Festival della Comunicazione sono gratuiti fino a esaurimento posti. Rosangela Bonsignorio"Preferisco il rumore del vento"Il Canneto Editorehttps://www.cannetoeditore.it/Matti e Edo si conoscono il primo giorno di scuola, si piacciono e cominciano a frequentarsi con alterne fortune. Una storia come tante? Forse. Ma la famiglia di Edo è tutto tranne che normale e Matti ha un gatto chiacchierone disposto a fare qualsiasi cosa per lei. Edo ha quattordici anni, comprende il linguaggio degli animali, all'occorrenza sa volare, anche se solo per brevi tratte. Non ha idea di chi sia suo padre, di certo un umano. Vive con la madre, la valchiria Tora, e Muninn, il corvo che gli ha regalato Odino. Sono tempi difficili per le divinità degli antichi vichinghi: nessuno crede più in loro e piano piano Thor e tanti altri hanno preferito invecchiare come gli umani e spegnersi. Abituati a essere adorati, non si sono rassegnati all'oblio. Incuriositi dai racconti di Edo, Odino, sommo tra gli dèi, Loki, dio dell'inganno e Freya, dea dell'amore, decidono di avventurarsi di nuovo nel mondo, dopo secoli di esilio su un'isola sperduta al largo della DanimarcaIL POSTO DELLE PAROLEAscoltare fa Pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Piccole parti di ognuno di noi che ci danno alcune caratteristiche distintive: questo può sembrare il DNA agli occhi dei più. Ma c'è dell'altro. Un viaggio nella genetica, guidati da Guido Barbujani, genetista e professore ordinario all'Università di Ferrara, abbiamo scoperto che in quella che sembra un minuscolo polimero organico in realtà è racchiuso un intero universo di possibilità.Ospiti: Guido BarbujaniRedazione: Elisa Baioni, Diego Martin, Alex Ordiner, Chiara Vitaloni, Dasara Shullani, Enrico Zabeo, Cecilia Penelope ZambelliGrafica e Logo: Fabio MialichSigla ed effetti: https://www.zapsplat.com/ ZapsplatMusiche: https://www.epidemicsound.com/ Epidemic SoundSeguiteci sui profili social del CICAP:Facebook: @cicap.orgTwitter: @cicapInstagram: cicap_it
"Noi, scienziati e giornalisti scientifici russi, esprimiamo una forte protesta contro le ostilità lanciate dalle forze armate del nostro paese sul territorio dell'Ucraina. Questo passo fatale porta a enormi perdite umane e mina le basi del sistema consolidato di sicurezza internazionale. La responsabilità di scatenare una nuova guerra in Europa spetta interamente alla Russia. Non c'è una giustificazione razionale per questa guerra… L'Ucraina è stata e rimane un paese a noi vicino. Molti di noi hanno parenti, amici e colleghi scientifici che vivono in Ucraina. I nostri padri, nonni e bisnonni hanno combattuto insieme contro il nazismo… L'isolamento della Russia significa decadenza culturale e tecnologica del nostro paese e una totale mancanza di prospettive positive. La guerra contro l'Ucraina è un passo verso il nulla". Questo è uno stralcio della lettera condivisa da oltre 5000 scienziati e giornalisti scientifici russi, indirizzata a Vladimir Putin. È difficile in questi giorni pensare ad altro, noi continuiamo a fare il nostro lavoro, a darvi notizie di scienza e vorremmo che potessero farlo anche i colleghi russi e quelli ucraini. La comunità scientifica internazionale così unita nella lotta contro una pandemia mondiale, dalla quale ancora non ci siamo pienamente rialzati, si ritrova nuovamente unanime nel ripudiare la guerra e nel diffondere l'uso delle tecnologie solo a scopo di progresso. Non di regresso e non di distruzione. Fino a pochi giorni fa ignoravamo la loro presenza, una tribù di indigeni mai entrati in contatto con altre popolazioni è stata individuata dopo un sorvolo di un aereo nella zona occidentale dell'Amazzonia brasiliana. La loro esistenza è già messa seriamente in pericolo dall'attività di deforestazione e deturpamento dell'habitat, ma non solo… anche da virus e malattie. Come ci spiega Guido Barbujani, genetista dell'Università di Ferrara. Una buona notizia: è tornata la foca monaca in Italia. Da decenni questo raro pinnipede era considerato estinto nelle acque del Mediterraneo. Un gruppo di ricercatori è sulle sue tracce da anni e finalmente ci danno la conferma del ritorno grazie a una nuova tecnica di analisi del DNA ambientale. Ci spiega tutto Elena Valsecchi, ecologa molecolare docente di zoologia dei vertebrati marini all'Università di Milano-Bicocca.
Flavia Salomone"Conversazioni sull'origine dell'uomo 150 anni dopo Darwin"Curatori: Fabio Di Vincenzo, Flavia SalomoneEdizioni Esperahttps://edizioniespera.com/Nel 1871, Darwin pubblicava a Londra The Descent of Man and Selection in Relation to Sex, completando quella rivoluzione iniziata più di dieci anni prima con L'origine delle specie, che ha definito il modo in cui gli uomini di oggi guardano se stessi e la natura. Per celebrare questo anniversario, 150 anni dopo, Flavia Salomone e Fabio Di Vincenzo si sono spinti in un viaggio a ritroso nella riscoperta delle origini dell'essere umano, attraverso le riflessioni scaturite da brevi conversazioni con diciannove importanti studiosi, si è cercato di restituire la complessità dell'essere umano e del suo rapporto con il mondo, dando voce al dibattito ancora vivo intorno al nostro divenire e al nostro essere umani, con le luci e le ombre di ogni esistenza, con i dubbi e le sfide di ogni creatura che quotidianamente cerca di ripristinare quell'equilibrio vitale che le permette di esistere.Il volume è corredato da un apparato iconografico dell'artista Pablo Echaurren, che ha donato alcune sue opere per l'occasione. In totale sintonia con lo spirito dell'arte di Echaurren, gli autori hanno sostituito agli oggetti alcune parole chiave per comporre un lessico essenziale capace di legare l'opera di Darwin all'attualità della ricerca scientifica e filosofica sull'uomo e la sua origine.Per molti anni ho raccolto appunti sull'origine o la discendenza dell'uomo, senza nessun intento di pubblicazione al riguardo, ma piuttosto con la determinazione di non pubblicare, in quanto pensavo che altrimenti avrei solo aggiunto pregiudizi contro le mie opinioni. Mi sembrava sufficiente aver indicato, nella prima edizione della mia “Origine delle specie”, che da questa opera si sarebbe irradiata luce “sull'origine dell'uomo e sulla sua storia”, il che implica che l'uomo deve essere incluso con gli altri esseri viventi in qualsiasi conclusione generale, per quanto riguarda il modo di comparire sulla terra.Con questo incipit, nel 1871, Darwin pubblicava a Londra L'origine dell'uomo e la selezione in relazione al sesso (The Descent of Man and Selection in Relation to Sex), completando quella rivoluzione iniziata più di dieci anni prima con L'origine delle specie, che ha definito il modo in cui gli uomini di oggi guardano se stessi e la natura. Per celebrare questo anniversario, Flavia Salomone e Fabio Di Vincenzo si sono spinti in un viaggio a ritroso nella riscoperta delle origini dell'essere umano, con la complicità di Pablo Echaurren, che ha donato alcune sue opere a corredo iconografico del volume. In totale sintonia con lo spirito dell'arte di Echaurren, gli autori hanno sostituito agli oggetti alcune parole chiave per comporre un lessico essenziale capace di legare l'opera di Darwin all'attualità della ricerca scientifica e filosofica sull'uomo e la sua origine. Attraverso le riflessioni scaturite da brevi conversazioni con diciannove importanti studiosi, si è cercato di restituire la complessità dell'essere umano e del suo rapporto con il mondo, dando voce al dibattito ancora vivo intorno al nostro divenire e al nostro essere umani, con le luci e le ombre di ogni esistenza, con i dubbi e le sfide di ogni creatura che quotidianamente cerca di ripristinare quell'equilibrio vitale che le permette di esistere. Tra tracce, corpi, pensieri ed emozioni si è provato, ancora una volta, a raccontare l'evoluzione dell'uomo con amore e gratitudine nei confronti della natura e della vita che tanto hanno ispirato l'opera di Darwin.Indice: Prefazione. Darwin, 150 anni dopo (Flavia Salomone, Fabio Di Vincenzo); Introduzione. The Descent of Man a 150 anni dalla prima edizione (Luca Sìneo); Before Christie's. Perché riscrivere la preistoria dell'arte (Giorgio de Finis); Origine. La rivoluzione darwiniana e la scienza dell'uomo (Conversazione con Telmo Pievani); Diversità. L'evoluzione umana raccontata dai geni (Conversazione con Guido Barbujani); Popolazioni. Biodiversità della specie umana (Conversazione con Giovanni Destro Bisol); Selezione sessuale e naturale. I fattori cardine dell'evoluzione darwiniana (Conversazione con Andrea Pilastro); Adattamenti. La relazione tra la forma e la funzione che modella la vita sulla Terra (Conversazione con Alessandro Minelli); Ambiente. Il ruolo dell'ambiente nell'evoluzione umana (Conversazione con Elena Gagliasso); Primati. Il posto dell'uomo nella natura (Conversazione con Francesca De Petrillo); Antenati. Gli ultimi 7 milioni di anni (Conversazione con Giorgio Manzi); Cultura. La costruzione del “Mondo” da parte dell'uomo (Conversazione con Enza E. Spinapolice); Cervello. L'evoluzione della cognizione umana (Conversazione con Fabio Di Vincenzo); Emozioni. La loro espressione e importanza nell'opera di Darwin e nell'evoluzione umana (Conversazione con Bernardino Fantini); Empatia. Le basi biologiche della socialità e della comunicazione umana (Conversazione con Giacomo Rizzolatti e Maddalena Fabbri Destro); Musica. La parte svolta dalla musica e dalla prosodia nel renderci umani (Conversazione con Michelangelo Iossa); Il senso del bello. La nascita evolutiva del gusto estetico (Conversazione con Maria Grazia Portera); Il senso del giusto. I presupposti biologici e filosofici dell'etica (Conversazione con Eleonora Severini); Il senso del sacro. L'origine evolutiva del sentimento religioso (Conversazione con Pasquale Raia); Linguaggio. La più straordinaria delle capacità umane alla prova dell'evoluzione (Conversazione con Matteo Greco); Progresso. Il darwinismo nella cultura popolare (Conversazione con Leonardo Ursillo); Futuro. Quali prospettive per l'evoluzione biologica e culturale dell'uomo? (Conversazione con Marco Aime).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
Il nostro cervello ha la capacità di selezionare i ricordi belli e di rendere idilliaco spesso il passato: per questo motivo forse il luogo comune di questa settimana appare così anacronistico. Sarà vero che un tempo si poteva lasciare la porta aperta? C'era più fiducia un tempo? E quando l'uomo ha iniziato ad avere paura? Tutto questo ci ha acceso una lampadina e ci ha fatto chiedere se la paura è innata nell'uomo, nel suo dna, oppure è una costruzione mentale. E a chi potevamo chiedere risposte se non a Guido Barbujani, genetista e docente all'università di Ferrara?
Incontro con Guido Barbujani Guido Barbujani ha scritto un libro che in dieci semplici lezioni ci racconta le basi della genetica e dà gli strumenti per capire temi che ci riguardano tutti: malattie, predisposizioni, ricostruzioni della nostra storia e OGM. In particolare si soffermerà sul concetto di razza e su come la genetica sia riuscita a ricostruire le fasi più remote del cammino dell'umanità e come queste conoscenze smentiscano l'idea ottocentesca che l'umanità sia frammentata in gruppi biologicamente distinti. Edizione 2019 www.pordenonelegge.it
Prima in Europa c'erano solo loro, gli uomini di Neandertal: un'umanità diversa da noi nell'aspetto fisico e nella cultura, ma che, come noi, cacciava in gruppo, cucinava il cibo, si decorava il corpo, non rifuggiva dalla violenza, ma sapeva anche prendersi cura dei disabili. Oggi ci siamo solo noi. Come sia potuto avvenire, come mai sessantamila anni fa un gruppo umano sia uscito dall'Africa portando presto all'estinzione di tutte le altre forme umane preesistenti, non sappiamo dirlo con esattezza. Studiando il nostro genoma, però, qualche risposta si può trovare.E magari si può arrivare a comprendere che siamo sì tutti differenti, ma che nella nostra specie, così mobile, così propensa alla migrazione e allo scambio, non si sono mai formati i gruppi biologicamente omogenei e diversi fra loro che in altre specie si chiamano razze.
È vero che i neri hanno la musica nel sangue? Che gli ebrei sono più intelligenti? Che gli scandinavi non sono molto allegri? E che dei levantini non ci si può fidare? O che gli slavi sono efferati? E, per venire a casa nostra, che i napoletani sono sempre allegri? E che i milanesi pensano solo a lavorare? Che i genovesi non spendono volentieri? Viaggiando attraverso i luoghi comuni del razzismo è difficile trovare risposte a queste domande, ma, per fortuna, si possono fare scoperte sorprendenti: la più grande delle quali, forse, è che si può tranquillamente fare a meno di parlare di razze. Guido Barbujani ne discute con Pietro Cheli tra scienza, storia e letteratura.
Nell'ottavo episodio di Universi Paralleli Alessia e Ludovico raccontano quali sono stati i libri che hanno cambiato il loro modo di guardare il mondo. Si parla di American Gods di Neil Gaiman, del Dimitriverso di Francesco Dimitri, de L'Invenzione delle Razze di Guido Barbujani, del Saggio sul Dono di Marcel Mauss, di Eccessi di Culture di Marco Aime e di Contro il Razzismo: quattro ragionamenti di Aime/Barbujani/Faloppa/Bartoli
Adriano Favole"Dialoghi sull'uomo"https://www.dialoghisulluomo.it/Il festival di antropologia del contemporaneo Pistoia – Dialoghi sull'uomo non lascia solo il suo pubblico, anche se quest'anno non sarà possibile affollare le piazze e i teatri di Pistoia a causa dell'emergenza sanitaria: i Dialoghi stanno pubblicando sui social da inizio marzo una serie di contributi dei relatori e hanno organizzato conferenze in streaming e contributi video nelle giornate che erano previste per la manifestazione, il 22, 23 e 24 maggio, sul tema I linguaggi creano il mondo.Promossi dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, ideati e diretti da Giulia Cogoli, i Dialoghi testimoniano così la loro volontà di proseguire, anche in queste condizioni di difficoltà, il loro impegno culturale e civile.«Crediamo che le culture siano cantieri sempre aperti, che evolvono grazie agli scambi e al dialogo. Mai come ora abbiamo bisogno del confronto e della condivisione culturale, e se non può avvenire nelle piazze i Dialoghi sull'uomo entrano nelle nostre case – dichiara Giulia Cogoli – Da 11 anni stiamo compiendo con il nostro pubblico un percorso per meglio comprendere la realtà che ci circonda, nella consapevolezza, oggi più che mai, di essere su una imbarcazione comune, in un viaggio antropologico attorno all'umanità».Il programma delle tre giornate sui canali Facebook, YouTube, Instagram, Twitter Venerdì 22 maggio video del linguista Federico Faloppa sul tema Il linguaggio al centro di tutto. Venerdì 22 maggio, ore 18, lo scrittore Antonio Scurati terrà la conferenza diretta streaming: I linguaggi della paura e del lutto. Mass media e letteratura in un'epoca d'angoscia. (FB, YT)Venerdì 22 maggio sarà trasmessa l'intervista al fotografo Sebastião Salgado di Roberto Koch; di Salgado è in corso a Pistoia la mostra Exodus. In cammino sulle strade delle migrazioni.Sabato 23 maggio video del linguista Luca Serianni Le parole della rinascita.Sabato 23 maggio, ore 18, la scrittrice Chiara Gamberale terrà la conferenza in diretta streaming: Come parliamo quando parliamo l'amore? (FB, YT).Sabato 23 maggio video dello scrittore e critico Bruno Arpaia in ricordo di Luis Sepúlveda, l'autore cileno da poco scomparso, che avrebbe dovuto ricevere quest'anno il Premio Internazionale Dialoghi sull'uomo.Domenica 24 maggio video dell'italianista e scrittore Nicola Gardini Le parole del dolore.Domenica 24 maggio, ore 18, l'antropologo Marco Aime e il giornalista e scrittore Gad Lerner si confronteranno in diretta streaming sul tema Parlare in tempi oscuri: nuovi confini e nuovi razzismi (FB, YT).Domenica 24 maggio sarà trasmesso il documentario For Sama – Alla mia piccola Sama diretto da Waad al-Kateab ed Edward Watts.Il festival ha raccolto le idee per superare le difficoltà di alcuni dei suoi relatori, tra i quali: Marco Aime; Stefano Allovio; Guido Barbujani; Stefano Bartezzaghi; Marco Belpoliti; Laura Boella; Ascanio Celestini; Adriano Favole; Matteo Lancini; Vittorio Lingiardi; Elisabetta Moro; Marino Niola; Ferdinando Scianna; Emanuele Trevi; Manuela Trinci; Eva Pattis Zoja; Luigi Zoja. I contributi video hanno superato le 100.000 visualizzazioni.Il festival offre inoltre 350 fra conferenze, interviste, dialoghi, lezioni per studenti fruibili gratuitamente sul proprio canele YouTube o in formato podcast dal sito, e una collana di 15 volumi editi da Utet per fornire nuovi strumenti di riflessione, in tutte le librerie italiane.La mostra fotografica di Sebastião Salgado Exodus. In cammino sulle strade delle migrazioni, a cura di Lélia Wanick Salgado, in corso a Palazzo Buontalenti e nell'Antico Palazzo dei Vescovi a Pistoia, è stata prorogata sino a fine luglio, con riapertura il 18 maggio. L'esposizione è realizzata da Fondazione Pistoia Musei in collaborazione con Pistoia - Dialoghi sull'uomo, Contrasto, Amazonas Images, Fondazione Caript, Comune di Pistoia.Facebook: @festivaldialoghisulluomoTwitter: @DialoghiPistoiaInstagram: pistoia_dialoghisulluomoYoutube: Pistoia – Dialoghi sull'uomo dialoghisulluomo IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
►audio estratto dall'omonimo video del canale YT "La7 Attualità", tratto da un intervento del programma "Tagadà". →LINK VIDEO: youtube.com/watch?v=fdpI6FFvqVI&list=PLul8b7Ob9wkTxk5oxw8JYL1onuyjdbmJs&index=18&t=0s ●Per altri contenuti e scoprire di più sul curatore di questo podcast: linktr.ee/unphilosofoerrante
Cosa hanno rivelato le analisi del DNA condotte su presunti resti di yeti? Perché uno dei genetisti più famosi al mondo è convinto che in Caucaso sia sopravvissuta fino in tempi storici una popolazione umana non appartenente alla nostra specie? Ne parliamo con Andrea Brunelli, autore assieme a Guido Barbujani del libro edito da Il Mulino "Il giro del mondo in sei milioni di anni".Per acquistare il mio libro "Fantastici Animali"https://www.cicap.org/new/prodotto.php?id=3899Canale YouTubehttps://www.youtube.com/channel/UCTX1fx3_9I1VMp-SlRdjp8w?view_as=subscriberMusic: Dural from FugueMusic from https://filmmusic.io"Magic Forest" by Kevin MacLeod (https://incompetech.com)License: CC BY (http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/)
Le parole e i concetti chiave della genetica in un libro scritto per i non addetti ai lavori
Edoardo Vigna, Corriere della Sera ; Franco La Cleca, scrittore ; Guido Barbujani, Univ. Ferrara .
Ora legale tutto l'anno, l'Europa potrebbe proporla die Junker, ne abbiamo parlato con il Prof. Luigi Ferini Strambi, neurologo e direttore del centro disordini del sonno Ospedale San Raffaele Milano. E poi lo studio dell'evoluzione dell'uomo nelle parole e nelle ricerche del genetista di fama mondiale Guido Barbujani dell'Università di Ferrara, che ci racconta il suo ultimo libro "Il giro del mondo in sei milioni di anni" (il Mulino) presentato al Festival della Letteratura di Mantova.
Il team di Micron Hertz cercherà questa volta di sbugiardare le fake news e le bufale che riguardano il tema dell'evoluzione. Per farlo ci serviremo di un esperto, il Prof. Guido Barbujani, docente di genetica all’Università di Ferrara, che smonterà una per una le fake news diffuse sul web selezionate dalla redazione di Micron Hertz.
L'espoerto risponde:Il Prof. Guido Barbujani, Docente di genetica all’Università di Ferrara, risponde agli studenti ospiti in studio, per aiutarci a capire quanto siano scientifiche le teorie razziali spesso citate per dare una giustificazione biologica alla costruzione di confini e di disparità tra esseri umani.
Il team di Micron Hertz cercherà questa volta di sbugiardare le fake news e le bufale che riguardano il tema dell'evoluzione. Per farlo ci serviremo di un esperto, il Prof. Guido Barbujani, docente di genetica all’Università di Ferrara, che smonterà una per una le fake news diffuse sul web selezionate dalla redazione di Micron Hertz.
L'espoerto risponde:Il Prof. Guido Barbujani, Docente di genetica all’Università di Ferrara, risponde agli studenti ospiti in studio, per aiutarci a capire quanto siano scientifiche le teorie razziali spesso citate per dare una giustificazione biologica alla costruzione di confini e di disparità tra esseri umani.
Un genetista e un antropologo dialogano sui processi dell’evoluzione umana, tracciando percorsi paralleli tra il nostro essere “naturali” e il nostro essere “culturali”. Il lungo cammino degli umani, i loro continui spostamenti, gli incontri, gli scambi hanno portato a una mescolanza genetica tale da non poterli classificare in gruppi biologicamente determinati. Ma anche sul piano culturale gli stessi scambi e movimenti hanno dato vita a espressioni che sono, sebbene in misura diversa, anch’esse multiculturali. Poiché però la storia ci ha mostrato come spesso siamo stati e continuiamo a essere vittime di costruzioni identitarie, che ricercano e rievocano la purezza (e sappiamo a cosa ha condotto la ricerca della purezza), è importante iniziare a pensare che non esistono razze o culture pure.
Senza muri, ma anche senza pregiudizi, discriminazioni, ignoranza. La giornata di mobilitazione e di festa del 20 maggio a Milano, le sue parole d'ordine, sono state il riferimento implicito del confronto ospitato oggi a Memos tra Guido Barbujani e Adriano Prosperi. Barbujani, biologo e genetista, insegna genetica all'università di Ferrara. Prosperi, storico, scrittore e saggista è professore emerito di storia moderna alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Due citazioni. La prima dal libro “Identità”, di Adriano Prosperi: «La ‘barbarie' la troviamo a viso scoperto o celata sotto sinonimi. Tra questi sta conoscendo una fortuna crescente ‘identità'. E accanto a ‘identità, ‘radici', ma anche ‘etnicità', con gli antenati ‘nazione' e ‘nazionalità'. Parole che sono diventate abituali nel nostro linguaggio ma che possono diventare pietre perché, come tutto ciò che serve a distinguere e a prendere coscienza di una separazione, contengono un potenziale violento pronto a giustificare aggressioni civili e guerre». La seconda citazione, da “Gli africani siamo noi. Alle origini dell'uomo”, di Guido Barbujani: «Non bisognerebbe affrontare le sfide del Ventunesimo secolo con l'armamentario concettuale e ideologico del Settecento, ma succede. La convivenza fra persone di provenienze diverse, portatrici di diverse esperienze, stili di vita e convinzioni, pone problemi complessi. Per una curiosa reazione, molti invocano soluzioni illusoriamente semplici – fili spinati, muri, quote di immigrati, fogli di via – rispolverando vecchissime teorie sull'insanabile differenza razziale fra popoli del nord e del sud». Da queste due citazioni ha preso avvio la puntata di oggi di Memos.
In apertura chiamiamo Silvia Ghirotto, dell'Università di Ferrara, che insieme al gruppo di Guido Barbujani firma una ricerca uscita su Science Reports. Per i genetisti è uno dei misteri più affascinanti di sempre: chi erano i primi sardi? Silvia ci racconta cosa hanno scoperto. - Voliamo da Ferrara a Torino per parlare con Michele Tizzoni della Fondazione ISI. Su Royal Society Open Science ha pubblicato una ricerca riguardante i modelli epidemiologici. I big data più abbondanti sono quelli derivanti dalla telefonia mobile tuttavia, fino ad ora, i modelli basati su questi dati fornivano risultati divergenti. Michele, insieme ai suoi colleghi, ha studiato il perchè di questa divergenza e come è possibile risolvere il problema. - News in chiusura.
In apertura chiamiamo Silvia Ghirotto, dell'Università di Ferrara, che insieme al gruppo di Guido Barbujani firma una ricerca uscita su Science Reports. Per i genetisti è uno dei misteri più affascinanti di sempre: chi erano i primi sardi? Silvia ci racconta cosa hanno scoperto. - Voliamo da Ferrara a Torino per parlare con Michele Tizzoni della Fondazione ISI. Su Royal Society Open Science ha pubblicato una ricerca riguardante i modelli epidemiologici. I big data più abbondanti sono quelli derivanti dalla telefonia mobile tuttavia, fino ad ora, i modelli basati su questi dati fornivano risultati divergenti. Michele, insieme ai suoi colleghi, ha studiato il perchè di questa divergenza e come è possibile risolvere il problema. - News in chiusura.
Senza muri, ma anche senza pregiudizi, discriminazioni, ignoranza. La giornata di mobilitazione e di festa del 20 maggio a Milano, le sue parole d’ordine, sono state il riferimento implicito del confronto ospitato oggi a Memos tra Guido Barbujani e Adriano Prosperi. Barbujani, biologo e genetista, insegna genetica all’università di Ferrara. Prosperi, storico, scrittore e saggista è professore emerito di storia moderna alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Due citazioni. La prima dal libro “Identità”, di Adriano Prosperi: «La ‘barbarie’ la troviamo a viso scoperto o celata sotto sinonimi. Tra questi sta conoscendo una fortuna crescente ‘identità’. E accanto a ‘identità, ‘radici’, ma anche ‘etnicità’, con gli antenati ‘nazione’ e ‘nazionalità’. Parole che sono diventate abituali nel nostro linguaggio ma che possono diventare pietre perché, come tutto ciò che serve a distinguere e a prendere coscienza di una separazione, contengono un potenziale violento pronto a giustificare aggressioni civili e guerre». La seconda citazione, da “Gli africani siamo noi. Alle origini dell’uomo”, di Guido Barbujani: «Non bisognerebbe affrontare le sfide del Ventunesimo secolo con l’armamentario concettuale e ideologico del Settecento, ma succede. La convivenza fra persone di provenienze diverse, portatrici di diverse esperienze, stili di vita e convinzioni, pone problemi complessi. Per una curiosa reazione, molti invocano soluzioni illusoriamente semplici – fili spinati, muri, quote di immigrati, fogli di via – rispolverando vecchissime teorie sull’insanabile differenza razziale fra popoli del nord e del sud». Da queste due citazioni ha preso avvio la puntata di oggi di Memos.
Senza muri, ma anche senza pregiudizi, discriminazioni, ignoranza. La giornata di mobilitazione e di festa del 20 maggio a Milano, le sue parole d’ordine, sono state il riferimento implicito del confronto ospitato oggi a Memos tra Guido Barbujani e Adriano Prosperi. Barbujani, biologo e genetista, insegna genetica all’università di Ferrara. Prosperi, storico, scrittore e saggista è professore emerito di storia moderna alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Due citazioni. La prima dal libro “Identità”, di Adriano Prosperi: «La ‘barbarie’ la troviamo a viso scoperto o celata sotto sinonimi. Tra questi sta conoscendo una fortuna crescente ‘identità’. E accanto a ‘identità, ‘radici’, ma anche ‘etnicità’, con gli antenati ‘nazione’ e ‘nazionalità’. Parole che sono diventate abituali nel nostro linguaggio ma che possono diventare pietre perché, come tutto ciò che serve a distinguere e a prendere coscienza di una separazione, contengono un potenziale violento pronto a giustificare aggressioni civili e guerre». La seconda citazione, da “Gli africani siamo noi. Alle origini dell’uomo”, di Guido Barbujani: «Non bisognerebbe affrontare le sfide del Ventunesimo secolo con l’armamentario concettuale e ideologico del Settecento, ma succede. La convivenza fra persone di provenienze diverse, portatrici di diverse esperienze, stili di vita e convinzioni, pone problemi complessi. Per una curiosa reazione, molti invocano soluzioni illusoriamente semplici – fili spinati, muri, quote di immigrati, fogli di via – rispolverando vecchissime teorie sull’insanabile differenza razziale fra popoli del nord e del sud». Da queste due citazioni ha preso avvio la puntata di oggi di Memos.
“Pietà rabbiosa”. Di fronte alla strage di Centocelle a Roma, la reazione di alcuni abitanti del quartiere è sintetizzata da questo sentimento di pietà e rabbia insieme, come ha scritto Maria Novella De Luca oggi su Repubblica. La nostra Anna Bredice ha sentito ieri un abitante di Centocelle che diceva: “un fatto del genere non è accettabile anche se i nomadi non stanno simpatici a nessuno...i furti di motorini, di macchine sono all'ordine del giorno”. Pietà per le tre vittime, Elizabeth, Francesca e Angelica Halilovic. E insofferenza, rabbia mista ad odio, per i motorini rubati. «Quando si sente la parola “rom” – racconta l'antropologo Marco Aime, ospite oggi di Memos – scatta subito quel sentimento di rabbia, di antipatia, di rivalità caricata da tutta una serie di pregiudizi e luoghi comuni». Sulla strage di ieri, la procura di Roma indaga per omicidio volontario. L'ipotesi, non è chiaro ancora quanto solida, è che si sia trattato di una vendetta da parte di un'altra famiglia rom. Al di là dell'orribile omicidio di Centocelle, con Marco Aime abbiamo parlato di razzismo, intolleranza, xenofobia, discriminazioni. Qual è il segno di questi tempi? Come si spiega la voglia di muri? Come si difende la società aperta? «Noi non siamo di fronte a forme di razzismo classico, per intenderci quello del Novecento, il razzismo della Shoah», dice Aime. «Siamo in un'epoca post-razziale dove la discriminazione (se non vogliamo ancora chiamarlo “razzismo”) passa attraverso altri elementi che non sono più quelli della razza, ma della diversità e della cultura». ..Il superamento del concetto di razza è dovuto anche agli studi e alle parole nette, conclusive, che sono state scritte ad esempio in Italia dal biologo e genetista Guido Barbujani: nel genere umano le razze non esistono, gli africani siamo noi. Marco Aime: «Il razzismo “scientifico” - che Barbujani e altri hanno sconfessato – tendeva ad elaborare un modello teorico per cercare di dimostrare attraverso parametri “scientifici” che ci fossero delle differenze, se non delle gerarchie, tra le “razze”. Oggi, da dopo la scoperta del Dna nel 1961, la moderna genetica ci ha dimostrato – e Barbujani lo fa benissimo in molti suoi libri – come non sia possibile classificare l'umanità in razze per il fatto che tutti noi siamo il prodotto di centinaia di migliaia di anni di incroci e mescolamenti. I nostri geni – prosegue l'antropologo Aime - sono tutti stranieri. Dato 100 il totale dei geni di tutta l'umanità, 88 sono in comune a tutti. Il fatto che gli scienziati ci abbiamo dimostrato che non esistono le razze non vuol dire che i razzisti non esistano, perché il pretesto per discriminare l'altro sul piano della diversità viene comunque cercato. Molto spesso si tratta di un sentimento basato sull'ignoranza, come si dice “di pancia”, a cui poi si aggiunge un carico politico. Se si continua a ripetere che gli stranieri portano malattie, ci costano tantissimo, creano delinquenza – e i dati smentiscono tutto questo – alla fine nella vulgata comune queste cose fanno effetto». Marco Aime è autore, tra gli altri, di “Contro il razzismo” (Einaudi 2016), scritto a più mani anche con Guido Barbujani. Un altro libro di Aime “Senza sponda. Perchè l'Italia non è più terra di accoglienza” (Utet, 2015).
“Pietà rabbiosa”. Di fronte alla strage di Centocelle a Roma, la reazione di alcuni abitanti del quartiere è sintetizzata da questo sentimento di pietà e rabbia insieme, come ha scritto Maria Novella De Luca oggi su Repubblica. La nostra Anna Bredice ha sentito ieri un abitante di Centocelle che diceva: “un fatto del genere non è accettabile anche se i nomadi non stanno simpatici a nessuno...i furti di motorini, di macchine sono all’ordine del giorno”. Pietà per le tre vittime, Elizabeth, Francesca e Angelica Halilovic. E insofferenza, rabbia mista ad odio, per i motorini rubati. «Quando si sente la parola “rom” – racconta l’antropologo Marco Aime, ospite oggi di Memos – scatta subito quel sentimento di rabbia, di antipatia, di rivalità caricata da tutta una serie di pregiudizi e luoghi comuni». Sulla strage di ieri, la procura di Roma indaga per omicidio volontario. L’ipotesi, non è chiaro ancora quanto solida, è che si sia trattato di una vendetta da parte di un’altra famiglia rom. Al di là dell’orribile omicidio di Centocelle, con Marco Aime abbiamo parlato di razzismo, intolleranza, xenofobia, discriminazioni. Qual è il segno di questi tempi? Come si spiega la voglia di muri? Come si difende la società aperta? «Noi non siamo di fronte a forme di razzismo classico, per intenderci quello del Novecento, il razzismo della Shoah», dice Aime. «Siamo in un’epoca post-razziale dove la discriminazione (se non vogliamo ancora chiamarlo “razzismo”) passa attraverso altri elementi che non sono più quelli della razza, ma della diversità e della cultura». ..Il superamento del concetto di razza è dovuto anche agli studi e alle parole nette, conclusive, che sono state scritte ad esempio in Italia dal biologo e genetista Guido Barbujani: nel genere umano le razze non esistono, gli africani siamo noi. Marco Aime: «Il razzismo “scientifico” - che Barbujani e altri hanno sconfessato – tendeva ad elaborare un modello teorico per cercare di dimostrare attraverso parametri “scientifici” che ci fossero delle differenze, se non delle gerarchie, tra le “razze”. Oggi, da dopo la scoperta del Dna nel 1961, la moderna genetica ci ha dimostrato – e Barbujani lo fa benissimo in molti suoi libri – come non sia possibile classificare l’umanità in razze per il fatto che tutti noi siamo il prodotto di centinaia di migliaia di anni di incroci e mescolamenti. I nostri geni – prosegue l’antropologo Aime - sono tutti stranieri. Dato 100 il totale dei geni di tutta l’umanità, 88 sono in comune a tutti. Il fatto che gli scienziati ci abbiamo dimostrato che non esistono le razze non vuol dire che i razzisti non esistano, perché il pretesto per discriminare l’altro sul piano della diversità viene comunque cercato. Molto spesso si tratta di un sentimento basato sull’ignoranza, come si dice “di pancia”, a cui poi si aggiunge un carico politico. Se si continua a ripetere che gli stranieri portano malattie, ci costano tantissimo, creano delinquenza – e i dati smentiscono tutto questo – alla fine nella vulgata comune queste cose fanno effetto». Marco Aime è autore, tra gli altri, di “Contro il razzismo” (Einaudi 2016), scritto a più mani anche con Guido Barbujani. Un altro libro di Aime “Senza sponda. Perchè l’Italia non è più terra di accoglienza” (Utet, 2015).
“Pietà rabbiosa”. Di fronte alla strage di Centocelle a Roma, la reazione di alcuni abitanti del quartiere è sintetizzata da questo sentimento di pietà e rabbia insieme, come ha scritto Maria Novella De Luca oggi su Repubblica. La nostra Anna Bredice ha sentito ieri un abitante di Centocelle che diceva: “un fatto del genere non è accettabile anche se i nomadi non stanno simpatici a nessuno...i furti di motorini, di macchine sono all’ordine del giorno”. Pietà per le tre vittime, Elizabeth, Francesca e Angelica Halilovic. E insofferenza, rabbia mista ad odio, per i motorini rubati. «Quando si sente la parola “rom” – racconta l’antropologo Marco Aime, ospite oggi di Memos – scatta subito quel sentimento di rabbia, di antipatia, di rivalità caricata da tutta una serie di pregiudizi e luoghi comuni». Sulla strage di ieri, la procura di Roma indaga per omicidio volontario. L’ipotesi, non è chiaro ancora quanto solida, è che si sia trattato di una vendetta da parte di un’altra famiglia rom. Al di là dell’orribile omicidio di Centocelle, con Marco Aime abbiamo parlato di razzismo, intolleranza, xenofobia, discriminazioni. Qual è il segno di questi tempi? Come si spiega la voglia di muri? Come si difende la società aperta? «Noi non siamo di fronte a forme di razzismo classico, per intenderci quello del Novecento, il razzismo della Shoah», dice Aime. «Siamo in un’epoca post-razziale dove la discriminazione (se non vogliamo ancora chiamarlo “razzismo”) passa attraverso altri elementi che non sono più quelli della razza, ma della diversità e della cultura». ..Il superamento del concetto di razza è dovuto anche agli studi e alle parole nette, conclusive, che sono state scritte ad esempio in Italia dal biologo e genetista Guido Barbujani: nel genere umano le razze non esistono, gli africani siamo noi. Marco Aime: «Il razzismo “scientifico” - che Barbujani e altri hanno sconfessato – tendeva ad elaborare un modello teorico per cercare di dimostrare attraverso parametri “scientifici” che ci fossero delle differenze, se non delle gerarchie, tra le “razze”. Oggi, da dopo la scoperta del Dna nel 1961, la moderna genetica ci ha dimostrato – e Barbujani lo fa benissimo in molti suoi libri – come non sia possibile classificare l’umanità in razze per il fatto che tutti noi siamo il prodotto di centinaia di migliaia di anni di incroci e mescolamenti. I nostri geni – prosegue l’antropologo Aime - sono tutti stranieri. Dato 100 il totale dei geni di tutta l’umanità, 88 sono in comune a tutti. Il fatto che gli scienziati ci abbiamo dimostrato che non esistono le razze non vuol dire che i razzisti non esistano, perché il pretesto per discriminare l’altro sul piano della diversità viene comunque cercato. Molto spesso si tratta di un sentimento basato sull’ignoranza, come si dice “di pancia”, a cui poi si aggiunge un carico politico. Se si continua a ripetere che gli stranieri portano malattie, ci costano tantissimo, creano delinquenza – e i dati smentiscono tutto questo – alla fine nella vulgata comune queste cose fanno effetto». Marco Aime è autore, tra gli altri, di “Contro il razzismo” (Einaudi 2016), scritto a più mani anche con Guido Barbujani. Un altro libro di Aime “Senza sponda. Perchè l’Italia non è più terra di accoglienza” (Utet, 2015).
Il nostro volo fa tappa al Castello Sforzesco in occasione di Bookcity 2016. – Si apre con Lisa Vozza, Chief Scientific Officer dell’AIRC e coautrice, insieme a Guido Barbujani, de “Il gene riluttante. Diamo troppe responsabilità al DNA?” – Nella seconda parte chiamiamo Giorgio Vallortigara, neuroscienziato che dirige il Centro per la Scienza di mente e cervello dell’Università di Trento. Ci racconta qualcosa in più sul suo libro, scritto con Lesley Rogers e Richard Andrew, intitolato “Cervelli divisi, l’evoluzione della mente asimmetrica”. – In chiusura vi diamo qualche altro consiglio di lettura.
Il nostro volo fa tappa al Castello Sforzesco in occasione di Bookcity 2016. – Si apre con Lisa Vozza, Chief Scientific Officer dell’AIRC e coautrice, insieme a Guido Barbujani, de “Il gene riluttante. Diamo troppe responsabilità al DNA?” – Nella seconda parte chiamiamo Giorgio Vallortigara, neuroscienziato che dirige il Centro per la Scienza di mente e cervello dell’Università di Trento. Ci racconta qualcosa in più sul suo libro, scritto con Lesley Rogers e Richard Andrew, intitolato “Cervelli divisi, l’evoluzione della mente asimmetrica”. – In chiusura vi diamo qualche altro consiglio di lettura.
Siamo in diretta dalla fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili. Inizia Guido Barbujani, dell'università di Ferrara, con cui parliamo di un articolo di paleoantropologia genetica uscito su Science. - Il secondo ospite è Daniele Bocchiola, del Politecnico di Milano, che ha organizzato un convegno in occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua, il 22 marzo. - Chiudiamo con complimenti e saluti ad Antonio Lima, autore di due pubblicazioni sulla mobilità urbana. Lo risentiremo prossimamente.
Siamo in diretta dalla fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili. Inizia Guido Barbujani, dell'università di Ferrara, con cui parliamo di un articolo di paleoantropologia genetica uscito su Science. - Il secondo ospite è Daniele Bocchiola, del Politecnico di Milano, che ha organizzato un convegno in occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua, il 22 marzo. - Chiudiamo con complimenti e saluti ad Antonio Lima, autore di due pubblicazioni sulla mobilità urbana. Lo risentiremo prossimamente.
podcast del 6 marzo. Da dove veniamo? Chi siamo? E quelle cose lì.
podcast del 6 marzo. Da dove veniamo? Chi siamo? E quelle cose lì.
La nostra identità è una questione complessa, ma molti pensano che ci sia stata trasmessa dagli antenati, attraverso il loro DNA e dalle tradizioni della nostra terra. Da alcuni anni, all’Università di Ferrara e Firenze si studiano gli Etruschi: i dati emersi dall’analisi del loro DNA dimostrano che sono simili ai Toscani di adesso, ma non abbastanza per poter esserne considerati i loro diretti antenati; mentre in altre regioni come la Sardegna, c’è una chiara continuità fra gli abitanti del passato e del presente. Lo studio della genetica dunque ci racconta che la nostra specie ha avuto una complessa storia di migrazioni e scambi, il DNA di ognuno di noi è un mosaico a cui hanno contribuito moltissimi antenati differenti, ma risalendo indietro di sessanta mila anni, questi antenati li ritroviamo tutti in Africa, la terra da cui siamo emigrati.