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Nel XIX secolo, la Francia nel 1800 visse fasi cruciali: Restaurazione, Seconda Repubblica, Secondo Impero e la Comune di Parigi del 1871.
XVI ciclo di Dottorato della Scuola Superiore di Studi StoriciUniversità deglli Studi della Repubblica di San MarinoESILIO, AUTOESILIO, EMIGRAZIONE POLITICALa fine della seconda Repubblica (1851) e l'emigrazione politica e culturale in FranciaWalter TegaPodcast a cura di Giuseppe GiardiUna produzione Usmaradio - Centro di Ricerca per la Radiofonia
Alberto Giuffrè"Storia incredibile dell'uomo con tre gambe"minimum faxwww.minimumfax.comFrancesco Lentini nasce con tre gambe, quattro piedi, sedici dita e due genitali, in una Sicilia di fine Ottocento dove la sua vita si prospetta misera e inevitabilmente destinata alla vergogna. Finché a nove anni l'incontro con un impresario gli cambia la vita: Francesco diventa Frank e si trasferisce negli Stati Uniti, dove la sua «mostruosità» diventa una «meraviglia» per tutti gli avventori dei circhi, delle fiere e dei freak show.È l'inizio di una carriera straordinaria, che l'autore ci racconta partendo da interviste, documenti originali e ricerche negli archivi dei giornali americani degli ultimi centotrent'anni. È una storia di immigrazione e di riscatto ma anche di diversità, che si intreccia con l'ascesa e il declino dei controversi spettacoli in cui venivano esibite persone dall'aspetto insolito o con disabilità fisiche. Sullo sfondo, tra le grandi città e l'immensa provincia, scorre mezzo secolo di storia americana.Storia incredibile dell'uomo con tre gambe è una biografia sotto forma di romanzo e un inno di affascinante leggerezza alle vite storte e laterali che, proprio perché perennemente sospinte verso i margini, hanno il potere di donarci una prospettiva inedita sul mondo.Alberto Giuffrè è nato a Palermo e vive a Milano, dove lavora per Sky Tg24. Ha scritto per il Corriere della Sera e ha lavorato per il canale viaggi del sito del Sole 24 Ore. Ha pubblicato Un'altra America. Viaggio nelle città «italiane» degli Stati Uniti (Marsilio 2016) e A sua insaputa. Autobiografia non autorizzata della Seconda Repubblica (con Filippo Maria Bat taglia, Castelvecchi 2013).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarewww.ilpostodelleparole.itDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
MILANO (ITALPRESS) - "Abbiamo la necessità di avere un'Europa rivoluzionata, capace di ascoltare, che possa essere un valore aggiunto per la nostra economia, le nostre famiglie e i nostri figli, non un'Europa nemica". Lo ha detto Angelo Ciocca, eurodeputato della Lega e candidato alle prossime elezioni europee, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano - Elezioni europee 2024” dell'agenzia Italpress. “L'Europa è sorda perché preferisce agire dando ascolto agli interessi economici e contro gli interessi dei cittadini”, ha affermato. “In 15 anni - ha proseguito - il Pil dell'Europa è rimasto fermo mentre gli Stati Uniti hanno raddoppiato il loro Pil perché hanno creduto nell'investimento delle loro potenzialità produttive. Noi abbiamo un'Europa che sta penalizzando le nostre realtà produttive”.fsc/gsl
MILANO (ITALPRESS) - "Abbiamo la necessità di avere un'Europa rivoluzionata, capace di ascoltare, che possa essere un valore aggiunto per la nostra economia, le nostre famiglie e i nostri figli, non un'Europa nemica". Lo ha detto Angelo Ciocca, eurodeputato della Lega e candidato alle prossime elezioni europee, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano - Elezioni europee 2024” dell'agenzia Italpress. “L'Europa è sorda perché preferisce agire dando ascolto agli interessi economici e contro gli interessi dei cittadini”, ha affermato. “In 15 anni - ha proseguito - il Pil dell'Europa è rimasto fermo mentre gli Stati Uniti hanno raddoppiato il loro Pil perché hanno creduto nell'investimento delle loro potenzialità produttive. Noi abbiamo un'Europa che sta penalizzando le nostre realtà produttive”.fsc/gsl
MILANO (ITALPRESS) - "Abbiamo la necessità di avere un'Europa rivoluzionata, capace di ascoltare, che possa essere un valore aggiunto per la nostra economia, le nostre famiglie e i nostri figli, non un'Europa nemica". Lo ha detto Angelo Ciocca, eurodeputato della Lega e candidato alle prossime elezioni europee, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano - Elezioni europee 2024” dell'agenzia Italpress. “L'Europa è sorda perché preferisce agire dando ascolto agli interessi economici e contro gli interessi dei cittadini”, ha affermato. “In 15 anni - ha proseguito - il Pil dell'Europa è rimasto fermo mentre gli Stati Uniti hanno raddoppiato il loro Pil perché hanno creduto nell'investimento delle loro potenzialità produttive. Noi abbiamo un'Europa che sta penalizzando le nostre realtà produttive”.fsc/gsl
"La guerra civile americana" è il mio nuovo podcast prodotto per Storytel! si compone di otto episodi: non vedo l'ora che abbiate l'occasione di ascoltarlo! In basso una breve sinossi.Per ascoltare la serie grazie a 30 giorni gratuiti dedicati a tutti i miei ascoltatori, andate a questo link:30 giorni gratuiti con StorytelEpisodio 1: LA NASCITA DELL'AMERICA. L'America non è nata nel 1776, ma da una company town in Virginia: Jamestown. Questa è la storia di come il capitalismo ha fondato l'America, e di come gli alchimisti trovarono il modo di trasformare il sangue in oro.Episodio 2: WE THE PEOPLE. La costituzione americana è la più antica ancora in vigore al mondo: tanto basta per renderla un documento sacrale per la maggior parte degli americani. Eppure nella prima metà dell'ottocento, un abolizionista la definì “una convenzione con la morte e un accordo con l'inferno”. Come mai?Episodio 3: GO WEST, YOUNG MAN. Tra il 1776 e il 1860 gli Stati Uniti crebbero come un ragazzo che diventa adulto, espandendosi costantemente verso Ovest. Sulla loro strada trovarono gli indiani, i messicani e un problema: cosa fare della schiavitù nei nuovi territori?Episodio 4: JOHN BROWN'S BODY. Può l'America trovare la strada della pacifica riforma che porti all'estinzione della schiavitù, o per estirpare la mala pianta il sangue dovrà scorrere sul nuovo continente? Un fervente abolizionista – di nome John Brown – conosce la risposta a questo quesito.Episodio 5: AND THE WAR CAME. Ogni quattro anni i media sostengono che quelle dell'anno X saranno le elezioni più divisive della storia americana. Nessuna potrà realisticamente mai superare le elezioni del 1860, le uniche che portarono dritte alla ribellione del sud, e alla guerra.Episodio 6: EMANCIPATION. Il Nord, nel 1861, è entrato in guerra per salvare l'Unione. Se però la guerra la vuole vincere, evitando l'intervento delle potenze europee, il conflitto non deve essere combattuto solo per garantire integrità degli Stati Uniti, ma deve avere come obiettivo qualcosa di molto più importante.Episodio 7: GETTYSBURG'S ADDRESS. La guerra è diventata ormai una Rivoluzione che trascina con sé le scorie del vecchio mondo e della vecchia America. Mentre le forze di Ulysses Grant stritolano l'armata della Virginia, Lincoln pensa al modo di consolidare la sua eredità politica. La sua è una lotta contro il tempo e contro le pallottole.Episodio 8: LA SECONDA REPUBBLICA. Le armi tacciono: tanti vorrebbero tornare all'antica Unione e alla vecchia Costituzione. Nei febbrili anni della Ricostruzione, però, il Congresso prenderà il controllo della nazione, riscrivendo la Costituzione e fondando quella che dovrebbe essere considerata come una vera “Seconda Repubblica” americana. Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/storia-d-italia--3695708/support.
"La guerra civile americana" è il mio nuovo podcast prodotto per Storytel! si compone di otto episodi: non vedo l'ora che abbiate l'occasione di ascoltarlo! In basso una breve sinossi.Per ascoltare la serie grazie a 30 giorni gratuiti dedicati a tutti i miei ascoltatori, andate a questo link:30 giorni gratuiti con StorytelEpisodio 1: LA NASCITA DELL'AMERICA. L'America non è nata nel 1776, ma da una company town in Virginia: Jamestown. Questa è la storia di come il capitalismo ha fondato l'America, e di come gli alchimisti trovarono il modo di trasformare il sangue in oro.Episodio 2: WE THE PEOPLE. La costituzione americana è la più antica ancora in vigore al mondo: tanto basta per renderla un documento sacrale per la maggior parte degli americani. Eppure nella prima metà dell'ottocento, un abolizionista la definì “una convenzione con la morte e un accordo con l'inferno”. Come mai?Episodio 3: GO WEST, YOUNG MAN. Tra il 1776 e il 1860 gli Stati Uniti crebbero come un ragazzo che diventa adulto, espandendosi costantemente verso Ovest. Sulla loro strada trovarono gli indiani, i messicani e un problema: cosa fare della schiavitù nei nuovi territori?Episodio 4: JOHN BROWN'S BODY. Può l'America trovare la strada della pacifica riforma che porti all'estinzione della schiavitù, o per estirpare la mala pianta il sangue dovrà scorrere sul nuovo continente? Un fervente abolizionista – di nome John Brown – conosce la risposta a questo quesito.Episodio 5: AND THE WAR CAME. Ogni quattro anni i media sostengono che quelle dell'anno X saranno le elezioni più divisive della storia americana. Nessuna potrà realisticamente mai superare le elezioni del 1860, le uniche che portarono dritte alla ribellione del sud, e alla guerra.Episodio 6: EMANCIPATION. Il Nord, nel 1861, è entrato in guerra per salvare l'Unione. Se però la guerra la vuole vincere, evitando l'intervento delle potenze europee, il conflitto non deve essere combattuto solo per garantire integrità degli Stati Uniti, ma deve avere come obiettivo qualcosa di molto più importante.Episodio 7: GETTYSBURG'S ADDRESS. La guerra è diventata ormai una Rivoluzione che trascina con sé le scorie del vecchio mondo e della vecchia America. Mentre le forze di Ulysses Grant stritolano l'armata della Virginia, Lincoln pensa al modo di consolidare la sua eredità politica. La sua è una lotta contro il tempo e contro le pallottole.Episodio 8: LA SECONDA REPUBBLICA. Le armi tacciono: tanti vorrebbero tornare all'antica Unione e alla vecchia Costituzione. Nei febbrili anni della Ricostruzione, però, il Congresso prenderà il controllo della nazione, riscrivendo la Costituzione e fondando quella che dovrebbe essere considerata come una vera “Seconda Repubblica” americana. Hosted on Acast. See acast.com/privacy for more information.
Milionesima puntata in cui la pietà umana - dovuta a Berlusconi come a chiunque muoia in questo mondo - diventa il viatico di una santificazione. “Non è il tempo dei giudizi” dicono in coro a reti unificate e mentre lo ripetono hanno già cominciato a riscrivere la storia degli ultimi trent'anni. Forse c'è qualcuno davvero convinto che il giudizio su cosa sia stato Silvio Berlusconi per questo Paese abbia bisogno di elementi in più rispetto a quelli che già abbiamo. Silvio Berlusconi è stato il peggiore politico italiano dopo le stragi del 1992 e ribadire il giudizio politico è un dovere civile, anche se con la tristezza che accompagna ogni morte. Silvio Berlusconi è stato l'anello di congiunzione tra la P2 e la cosiddetta Seconda Repubblica che altro non era che il secondo tempo della Prima. Silvio Berlusconi è stato l'artefice della normalizzazione dei rapporti con la mafia (attraverso Marcello Dell'Utri) raccontati come inevitabili inciampi per un politico di successo. Silvio Berlusconi è stato il peggiore interprete della coercizione della cosa pubblica a fini privati: un rullo compressore che ha demolito leggi per difendere sé stesso e le sue aziende dai processi. Silvio Berlusconi ha sdoganato i post-fascisti, ha reso pop la bava sui corpi delle donne, ha elevato la menzogna a sistema di governo, ha portato il Paese al tracollo finanziario, ha legittimato l'evasione fiscale. Ricordarlo come un vecchietto indifeso o, peggio, uno statista non possiamo concederlo. È un dovere civile. Come le condoglianze. #LaSveglia per La Notizia
Nel primo di tre episodi speciali dedicati all'ex presidente del Consiglio, Venanzio Postiglione racconta la decisione di «scendere in campo» nel 1994 fondando un partito chiamato Forza Italia, chiaro legame con un altro campo in cui avrebbe lasciato il segno grazie al Milan (di cui parla Monica Colombo). Il successo elettorale segnerà l'inizio della Seconda Repubblica e di una parabola durata quasi un trentennio.Per altri approfondimenti:L'«evento acuto» nella notte, poi il tracollo: le ultime ore di Berlusconi all'ospedale San RaffaeleGli esordi, il momento-chiave, l'agonia finale: la vita fuori dall'ordinario di Silvio BerlusconiLa vera impresa di Silvio Berlusconi
È morto Silvio Berlusconi. Piaccia o non piaccia, Silvio Berlusconi è stato una figura centrale nell'Italia della cosiddetta "Seconda Repubblica". Amatissimo e odiatissimo, ha lasciato un segno indelebile nella società e nella cultura italiana. Pezzan e Brunoro provano a ripercorrere la vita di Berlusconi cercando di stare lontani dai luoghi comuni e dai facili populismi. --- Send in a voice message: https://podcasters.spotify.com/pod/show/la-case-books/message Support this podcast: https://podcasters.spotify.com/pod/show/la-case-books/support
VIDEO: Craxi interrogato da Di Pietro ➜ https://www.youtube.com/watch?v=9pcwbm2gL6k&list=PLolpIV2TSebURQLIBppY4bAc0bO7DbkRTTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7374TANGENTOPOLI FU UN COLPO DI STATO DELLA SINISTRA di Ruben RazzanteDopo più di trent'anni dallo scoppio di Tangentopoli, che ha segnato il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, si continua ancora a parlare della sua genesi. Gli interrogativi insoluti riguardano tanti aspetti dell'inchiesta di Mani Pulite, a cominciare dall'effettiva imparzialità di chi l'ha condotta. Fu davvero una libera iniziativa della Procura di Milano, senza pressioni dall'estero o dalla politica nazionale? I giudici del pool milanese erano animati da sincero senso del dovere o cavalcarono l'onda giustizialista per manie di protagonismo e ambizioni personali?Forse è ancora presto per attendersi risposte. Ci vorranno magari ancora alcuni decenni prima che la verità possa emergere. La storia si incarica nel tempo di sciogliere nodi insoluti e chiarire aspetti controversi, ma quando ci sono di mezzo i burrascosi rapporti tra giustizia, politica e informazione diventa ancora più difficile smascherare le possibili trame occulte tra poteri.A proposito di Tangentopoli, però, qualcosa sembra muoversi. Nei giorni scorsi uno dei giornali più garantisti del panorama editoriale italiano, Il Riformista, ha aperto con un titolo a effetto: "Nel '92 fu colpo di Stato. Le clamorose rivelazioni dell'ex pm Colombo". Occhiello: "La Procura propose la resa alla classe politica (alla Dc?) offrendo impunità in cambio di dimissioni".Lo spunto per quel titolo arriva dal libro L'ultima Repubblica, opera postuma di memorie di Enzo Carra, l'ex portavoce del dc Arnaldo Forlani morto il 2 febbraio scorso, e divenuto noto ai più per l'immagine che lo ritrae con gli schiavettoni ai polsi durante il suo arresto a Milano nel febbraio del 1993. Quella foto è una delle immagini simbolo di Tangentopoli, l'emblema della gogna giustizialista ai danni di politici che in moltissimi casi erano colpevoli di aver intascato tangenti in cambio di favori, ma in tante altre situazioni venivano coperti di fango mediatico solo perché ricoprivano dei ruoli di responsabilità nei partiti della Prima Repubblica.MANI PULITEMa la notizia eclatante non è tanto il libro di Carra, di cui si sapeva. A fare molto rumore sono le parole di una delle figure di punta di Mani Pulite, Gherardo Colombo, autore dell'introduzione a quel volume. Colombo è stato l'unico degli appartenenti al pool di magistrati milanesi di quella stagione ad aver rivisto le sue posizioni. «Eppure - scrive Colombo - non una persona sarebbe andata in carcere se, come suggerito nel luglio 1992, ben prima (data la rapidità dell'evolversi di quegli eventi) della nomina di Martinazzoli, la politica avesse scelto di seguire la strada dello scambio tra ricostruzione dei fatti ed estromissione dal processo. Chi avesse raccontato, restituito e temporaneamente abdicato alla vita pubblica non avrebbe più avuto a che fare con la giustizia penale».In altri termini, quelle inchieste si alimentarono sulla base di un ricatto bello e buono: ai politici che accettavano di confessare i propri delitti e che promettevano di sparire dalla circolazione veniva garantita l'impunità. Una sorta di trattativa segreta Stato-Tangentopoli, «ovviamente del tutto illegale», precisa l'ormai ex direttore del Riformista, Piero Sansonetti. Che fosse quello il modus operandi della Procura di Milano non v'erano, in realtà, dubbi, neppure all'epoca. Che la custodia cautelare venisse utilizzata sistematicamente come strumento per estorcere confessioni era noto: chi non parlava restava in carcere. I magistrati con queste forzature erano i primi a non rispettare la legge, ma la gente in piazza li incoraggiava ad andare avanti nel perseguimento dei reati della classe politica. Un moto di ribellione popolare che si traduceva in striscioni come quello con sopra scritto: "Di Pietro arrestali tutti".Gli avvisi di garanzia venivano comunicati in anticipo ai giornalisti, che li sparavano in prima pagina a caratteri cubitali. Gli indagati a tarda sera facevano la fila alle edicole per comprare una copia del quotidiano del giorno dopo e verificare che non fossero in arrivo altri avvisi di garanzia. Un paradosso tutto italiano che servì a qualificare la nostra Repubblica come giustizialista.IL RAPPORTO PERVERSO TRA GIUSTIZIA, POLITICA E INFORMAZIONEI clamorosi retroscena raccontati dall'ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo nel libro di Carra sono la riprova di quanto fosse perverso il rapporto tra giustizia, politica e informazione in quegli anni. Che ci fosse un meccanismo collaudato di finanziamenti occulti alla politica non v'è dubbio, ma è altrettanto innegabile che ci furono molti abusi nella gestione delle inchieste e che la sinistra fu in molti casi graziata, mentre la persecuzione giudiziaria riguardò soprattutto Democrazia cristiana e Partito socialista. Ma la questione della trattativa andata a monte la dice lunga sulle ragioni ispiratrici delle inchieste. Se i politici del vecchio pentapartito si fossero fatti da parte dopo le prime accuse del pool, non ci sarebbero state manette, processi, condanne e si sarebbe realizzato un ricambio politico con l'avvento della sinistra al potere. La trattativa fallì solo perché i politici non cedettero e resistettero asserragliati nei Palazzi, fino a quando comunque capitolarono perché gran parte di essi finirono nel tritacarne mediatico-giudiziario. Tornano alla mente le parole scritte da Sergio Moroni all'allora presidente della Camera, Giorgio Napolitano, prima di spararsi: "Non mi è estranea la convinzione che forze oscure coltivino disegni che nulla hanno a che fare con il rinnovamento e la pulizia".Dunque la furia giacobina di quelle toghe ha distrutto la Prima Repubblica con l'intento di costruirne un'altra governata da altre forze politiche. Un golpe mediatico-giudiziario che avrebbe meritato ben altro esito e che, in ogni caso, non è riuscito ad abbattere chi, come Silvio Berlusconi, si oppose fin da subito a quelle logiche. Se però a dire queste cose oggi è addirittura uno dei carnefici dell'epoca significa davvero che la verità su Tangentopoli non era quella raccontata in quegli anni dai media.
Il 1848 in Francia si concluse con il tramonto della Seconda Repubblica e l'approdo al Secondo Impero, ma oggi iniziamo a parlare anche di Austria.Questo show fa parte del network Spreaker Prime. Se sei interessato a fare pubblicità in questo podcast, contattaci su https://www.spreaker.com/show/4778249/advertisement
A cura di Ferruccio Bovio Nel riprendere il discorso, interrotto ieri, su questi ultimi dieci giorni di campagna elettorale, non possiamo che trarre, senz'altro, delle lamentose conclusioni, pensando ai limiti di una legge che, come il tanto (e forse giustamente) bistrattato “Rosatellum”, consente ai partiti - che pure compongono una stessa coalizione - il massimo della concorrenza tra di loro, nella consapevolezza che comunque, alla fine, pur di governare, i voti ottenuti, anche su programmi molto diversi, andranno obbligatoriamente a sommarsi, senza fermarsi troppo a sottilizzare. Dopo il 25 settembre, è ovvio che un governo, in un modo o nell'altro, bisognerà pur farlo ed allora ribadiamo che, per quello che riguarda il centrodestra - come si è già detto ieri – verrà probabilmente a galla tutta una serie di contraddizioni di assoluta rilevanza sia sul piano geopolitico, che su quello economico o delle riforme istituzionali. Se andiamo, invece, a guardare a cosa bolle in pentola nel centro sinistra, destinato – stando almeno ai sondaggi – a subire una sonora sconfitta, la situazione, in una certa qual misura, appare paradossalmente già molto più chiara, anche se rassegnata. Non a caso - riferendosi proprio alla coalizione composta dal PD, da + Europa, da Sinistra e Verdi e da altre sigle minori - Enrico Letta ha dichiarato che lui a governare con la sinistra di Fratoianni e con l'ecologismo duro e puro di Bonelli non ci pensa affatto. E la cosa, vista sul piano strettamente politico, è più che comprensibile, dal momento che si sta parlando di uno schieramento elettorale che cerca di far convivere posizioni tradizionalmente conflittuali tra di loro, quali sono quelle che sono espressione di un riformismo liberale con altre che, invece, si rifanno a più lontane esperienze storiche di matrice massimalista. È però strano, che il segretario del PD un'affermazione del genere l'abbia fatta proprio mentre è ancora in pieno svolgimento la campagna elettorale...In sostanza, Enrico Letta dice, a chiare lettere, che il centro sinistra ha già rinunciato in partenza a porsi come possibile alternativa di governo, puntando al massimo a ridimensionare il quasi certo successo dello schieramento avversario ed accontentandosi semplicemente di complicare un po' di più il compito di Giorgia Meloni o di chi, comunque, cercherà di dare vita ad un esecutivo di destra…. Francamente, non ricordiamo una campagna elettorale che, dalla nascita della Seconda Repubblica in poi, si sia caratterizzata per tanto pressapochismo... È, infatti, dal 1994 che le coalizioni guidate da Berlusconi si scontrano con quelle formate dagli antiberlusconiani, prospettando soluzione di governo tutte discutibili, ma almeno ben distinte ed alternative tra di loro. Il rischio di una caotica ingovernabilità in cui non si capisce bene chi sta con chi o contro cosa, sembra, pertanto, elevatissimo, anche nel caso in cui la destra ottenga un buon risultato elettorale. Ma a complicare i giochi, al fotofinish, potrebbe concorrere anche un'ulteriore incognita che incombe su entrambi i maggiori competitors: cosa succederebbe, infatti, se il forte recupero di cui, soprattutto nel Mezzogiorno, sembrano essere protagonisti i 5 Stelle di Giuseppe Conte, impedisse persino il formarsi di una qualsiasi maggioranza numerica, sia essa di destra o di sinistra? Forse a Mario Draghi incominciano a fischiare le orecchie.
A cura di Ferruccio Bovio Nel riprendere il discorso, interrotto ieri, su questi ultimi dieci giorni di campagna elettorale, non possiamo che trarre, senz'altro, delle lamentose conclusioni, pensando ai limiti di una legge che, come il tanto (e forse giustamente) bistrattato “Rosatellum”, consente ai partiti - che pure compongono una stessa coalizione - il massimo della concorrenza tra di loro, nella consapevolezza che comunque, alla fine, pur di governare, i voti ottenuti, anche su programmi molto diversi, andranno obbligatoriamente a sommarsi, senza fermarsi troppo a sottilizzare. Dopo il 25 settembre, è ovvio che un governo, in un modo o nell'altro, bisognerà pur farlo ed allora ribadiamo che, per quello che riguarda il centrodestra - come si è già detto ieri – verrà probabilmente a galla tutta una serie di contraddizioni di assoluta rilevanza sia sul piano geopolitico, che su quello economico o delle riforme istituzionali. Se andiamo, invece, a guardare a cosa bolle in pentola nel centro sinistra, destinato – stando almeno ai sondaggi – a subire una sonora sconfitta, la situazione, in una certa qual misura, appare paradossalmente già molto più chiara, anche se rassegnata. Non a caso - riferendosi proprio alla coalizione composta dal PD, da + Europa, da Sinistra e Verdi e da altre sigle minori - Enrico Letta ha dichiarato che lui a governare con la sinistra di Fratoianni e con l'ecologismo duro e puro di Bonelli non ci pensa affatto. E la cosa, vista sul piano strettamente politico, è più che comprensibile, dal momento che si sta parlando di uno schieramento elettorale che cerca di far convivere posizioni tradizionalmente conflittuali tra di loro, quali sono quelle che sono espressione di un riformismo liberale con altre che, invece, si rifanno a più lontane esperienze storiche di matrice massimalista. È però strano, che il segretario del PD un'affermazione del genere l'abbia fatta proprio mentre è ancora in pieno svolgimento la campagna elettorale...In sostanza, Enrico Letta dice, a chiare lettere, che il centro sinistra ha già rinunciato in partenza a porsi come possibile alternativa di governo, puntando al massimo a ridimensionare il quasi certo successo dello schieramento avversario ed accontentandosi semplicemente di complicare un po' di più il compito di Giorgia Meloni o di chi, comunque, cercherà di dare vita ad un esecutivo di destra…. Francamente, non ricordiamo una campagna elettorale che, dalla nascita della Seconda Repubblica in poi, si sia caratterizzata per tanto pressapochismo... È, infatti, dal 1994 che le coalizioni guidate da Berlusconi si scontrano con quelle formate dagli antiberlusconiani, prospettando soluzione di governo tutte discutibili, ma almeno ben distinte ed alternative tra di loro. Il rischio di una caotica ingovernabilità in cui non si capisce bene chi sta con chi o contro cosa, sembra, pertanto, elevatissimo, anche nel caso in cui la destra ottenga un buon risultato elettorale. Ma a complicare i giochi, al fotofinish, potrebbe concorrere anche un'ulteriore incognita che incombe su entrambi i maggiori competitors: cosa succederebbe, infatti, se il forte recupero di cui, soprattutto nel Mezzogiorno, sembrano essere protagonisti i 5 Stelle di Giuseppe Conte, impedisse persino il formarsi di una qualsiasi maggioranza numerica, sia essa di destra o di sinistra? Forse a Mario Draghi incominciano a fischiare le orecchie.
A cura di Ferruccio Bovio Nel riprendere il discorso, interrotto ieri, su questi ultimi dieci giorni di campagna elettorale, non possiamo che trarre, senz'altro, delle lamentose conclusioni, pensando ai limiti di una legge che, come il tanto (e forse giustamente) bistrattato “Rosatellum”, consente ai partiti - che pure compongono una stessa coalizione - il massimo della concorrenza tra di loro, nella consapevolezza che comunque, alla fine, pur di governare, i voti ottenuti, anche su programmi molto diversi, andranno obbligatoriamente a sommarsi, senza fermarsi troppo a sottilizzare. Dopo il 25 settembre, è ovvio che un governo, in un modo o nell'altro, bisognerà pur farlo ed allora ribadiamo che, per quello che riguarda il centrodestra - come si è già detto ieri – verrà probabilmente a galla tutta una serie di contraddizioni di assoluta rilevanza sia sul piano geopolitico, che su quello economico o delle riforme istituzionali. Se andiamo, invece, a guardare a cosa bolle in pentola nel centro sinistra, destinato – stando almeno ai sondaggi – a subire una sonora sconfitta, la situazione, in una certa qual misura, appare paradossalmente già molto più chiara, anche se rassegnata. Non a caso - riferendosi proprio alla coalizione composta dal PD, da + Europa, da Sinistra e Verdi e da altre sigle minori - Enrico Letta ha dichiarato che lui a governare con la sinistra di Fratoianni e con l'ecologismo duro e puro di Bonelli non ci pensa affatto. E la cosa, vista sul piano strettamente politico, è più che comprensibile, dal momento che si sta parlando di uno schieramento elettorale che cerca di far convivere posizioni tradizionalmente conflittuali tra di loro, quali sono quelle che sono espressione di un riformismo liberale con altre che, invece, si rifanno a più lontane esperienze storiche di matrice massimalista. È però strano, che il segretario del PD un'affermazione del genere l'abbia fatta proprio mentre è ancora in pieno svolgimento la campagna elettorale...In sostanza, Enrico Letta dice, a chiare lettere, che il centro sinistra ha già rinunciato in partenza a porsi come possibile alternativa di governo, puntando al massimo a ridimensionare il quasi certo successo dello schieramento avversario ed accontentandosi semplicemente di complicare un po' di più il compito di Giorgia Meloni o di chi, comunque, cercherà di dare vita ad un esecutivo di destra…. Francamente, non ricordiamo una campagna elettorale che, dalla nascita della Seconda Repubblica in poi, si sia caratterizzata per tanto pressapochismo... È, infatti, dal 1994 che le coalizioni guidate da Berlusconi si scontrano con quelle formate dagli antiberlusconiani, prospettando soluzione di governo tutte discutibili, ma almeno ben distinte ed alternative tra di loro. Il rischio di una caotica ingovernabilità in cui non si capisce bene chi sta con chi o contro cosa, sembra, pertanto, elevatissimo, anche nel caso in cui la destra ottenga un buon risultato elettorale. Ma a complicare i giochi, al fotofinish, potrebbe concorrere anche un'ulteriore incognita che incombe su entrambi i maggiori competitors: cosa succederebbe, infatti, se il forte recupero di cui, soprattutto nel Mezzogiorno, sembrano essere protagonisti i 5 Stelle di Giuseppe Conte, impedisse persino il formarsi di una qualsiasi maggioranza numerica, sia essa di destra o di sinistra? Forse a Mario Draghi incominciano a fischiare le orecchie.
Giovanni Caravaggi"Antonio Machado"Salerno Editricehttps://www.salernoeditrice.it/Antonio Machado (1875-1939), una delle voci poetiche piú autentiche del primo Novecento ispanico, visse nel periodo inquieto fra la restaurazione della monarchia borbonica, la proclamazione della Seconda Repubblica e la sua sconfitta al termine di una sanguinosa guerra civile. Dalla natia Siviglia, ricordata sempre con nostalgia, si trasferí giovanissimo a Madrid, dove maturò la sua vocazione poetica. Per oltre un ventennio fu professore di lingua francese a Soria, Baeza e Segovia; tornò poi nella capitale, presto sconvolta da un conflitto feroce, che lo costrinse all'esodo a Valenza e a Barcellona, e infine a una precipitosa fuga verso la Francia; prostrato dai disagi, morí a Collioure, appena varcata la frontiera. Le varie tappe della sua attività letteraria, segnate spesso da vicende tormentose, vengono illustrate con precipuo riferimento al progressivo sviluppo della creazione lirica, sempre piú orientata verso il superamento del solipsismo intimistico, in un impulso esigente di apertura all'altro, e nella conseguente ricerca di un linguaggio poetico in grado di esprimere emozioni e sentimenti condivisibili coralmente. Un'attenzione costante viene rivolta alla costruzione graduale delle singole raccolte, confluite di volta in volta nelle successive edizioni delle Poesías completas. Nuove proposte interpretative sono ora avallate dalla rivalutazione di testi manoscritti di recente acquisizione. Occupa uno spazio adeguato anche l'analisi della variegata produzione in prosa, dall'ambizioso progetto di una scrittura apocrifa alle vibranti tensioni dell'epistolario; sono evocate anche le vivaci esperienze teatrali condivise con il fratello Manuel, in una feconda comunanza d'intenti.Giovanni Caravaggi, professore emerito dell'Università di Pavia, ha ottenuto la Encomienda de la Orden de la Reina Isabel la Católica. Ha pubblicato numerosi saggi su sulla tradizione poetica dei cancioneros, le innovazioni del petrarchismo ispanico, l'epica del siglo de oro, il teatro barocco, la poesia di vari autori novecenteschi (Antonio Machado, Federico García Lorca). Nei Meridiani di Mondadori ha pubblicato Tutte le poesie e prose scelte di Antonio Machado. Per la Salerno Editrice ha pubblicato, Federico Garcìa Lorca (I Diamanti, 2016).IL POSTO DELLE PAROLEAscoltare fa Pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
17 febbraio 1992, Milano: Mario Chiesa, presidente della casa di riposo Pio Albergo Trivulzio, viene arrestato. L'accusa è di concussione. È la prima tessera di un domino enorme, che lentamente inizierà a crollare fino a scoperchiare un sistema di corruzione endemico presente nel nostro Paese. Sono passati trent'anni dalla scintilla che innescò l'incendio sociale di tangentopoli e che segnò il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. di Alberto Cantoni
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6701LA SPAGNA TORNA AL TERRIBILE CLIMA CHE CAUSO' LA GUERRA CIVILE DEL 1936-1939 di José Miguel OriolNegli ultimi anni del regime di Francisco Franco divenne sempre più chiaro che i ministri e i deputati delle Cortes franchiste favorevoli all'evoluzione verso un sistema democratico si sarebbero imposti su quelli che propugnavano un'impossibile continuazione del regime uscito dalla Guerra civile del 1936-1939. Morto Franco nel novembre 1975, dodici mesi più tardi l'immensa maggioranza del popolo spagnolo (il 94,17 per cento) approvò per via referendaria la riforma politica proposta dai governanti per stabilire una nuova legalità a partire da quella precedente: «de la Ley a la Ley» fu lo slogan della cosiddetta Transizione.Uno dei fattori fondamentali di quest'ultima fu la restaurazione della monarchia costituzionale nella persona di Juan Carlos I, nipote di Alfonso XIII, il re deposto nel 1931. La costituzione della Spagna come monarchia, dopo la parentesi aperta dalla Seconda Repubblica, fu una decisione del regime franchista nel 1947. E nel 1969 Franco designò il principe Juan Carlos come suo successore dopo la sua morte.Elemento essenziale del processo di transizione fra i due regimi fu la ley de Amnistia dell'ottobre 1977, promulgata per spianare la strada alla riconciliazione nazionale attraverso la cancellazione di tutti i delitti di natura politica commessi dai giorni della Guerra civile fino a quel momento, inclusi i crimini più recenti compiuti dall'Eta e da altre formazioni terroristiche di minore importanza.UNA TRANQUILLITÀ SOLO APPARENTECosì trascorsero tranquillamente tre decenni dal punto di vista giuridico, mentre al contrario dal punto di vista ideologico e culturale la sinistra non cessò la sua campagna di demonizzazione della fazione nazionalista. In forza di ciò si procedette a una graduale eliminazione di monumenti e riferimenti pubblici a persone e fatti connessi a tale fazione, mentre nello stesso tempo si rendeva omaggio alla fazione repubblicana.Il Partito popolare, sempre timoroso di essere accusato di filo-franchismo, non si è mai opposto a questi provvedimenti che hanno finito per minare lo spirito della Transizione e della Costituzione del 1978. Anzi, ha collaborato ad essi: un caso di particolare importanza è stata la mozione di condanna dell'insurrezione del 18 luglio 1936 (l'"alzamiento" di Franco, ndt) approvata all'unanimità dalla Camera dei deputati il 20 novembre 2002, quando governava con la maggioranza assoluta José María Aznar. Quella delegittimazione del regime franchista non è stata accompagnata, tuttavia, né da una parallela delegittimazione del colpo di Stato socialista dell'ottobre 1934, antecedente fondamentale della Guerra civile, né da quella della deriva bolscevica del regime repubblicano, che affogò la Spagna nel caos a partire dalle elezioni vinte coi brogli dal Fronte popolare nel febbraio 1936.Con l'arrivo al potere del socialista José Luis Rodríguez Zapatero nel marzo del 2004, dopo i sanguinosi attentati jihadisti di Madrid, il processo ha subìto un'accelerazione: una delle sue prime decisioni al riguardo è stata la demolizione della statua equestre di Franco che si trovava insieme a quelle dei dirigenti socialisti Indalecio Prieto e Francisco Largo Caballero presso Nuevos Ministerios, complesso di edifici governativi a Madrid. Le statue dei due leader socialisti rimangono invece in piedi, nonostante siano stati dei golpisti come Franco in forza del sanguinoso tentativo rivoluzionario del 1934.IL CAUDILLO NON ERA IL FÜHRERL'ossessione della sinistra spagnola per le statue di Franco e per altri riferimenti al suo regime è stata giustificata attraverso il paragone con la Germania e con l'Italia. Il ragionamento è il seguente: se ogni ricordo dei regimi di Adolf Hitler e di Benito Mussolini è stato eliminato dalla vita pubblica dei paesi che essi governarono, lo stesso dovrebbe aver luogo in Spagna col regime di Franco. Però le differenze fra i due casi non sono piccole. In primo luogo, mentre Hitler e Mussolini persero le loro guerre, Franco vinse la sua, e dalla notte dei tempi a erigere statue in propria memoria sono sempre stati, come è logico, i vincitori: tutti i paesi del mondo sono disseminati di memorie lasciate da governanti e guerrieri vittoriosi nel corso dei millenni.In secondo luogo, mentre le attuali repubbliche in Italia e in Germania sono nate a partire dall'eliminazione dei regimi fascista e nazionalsocialista, l'attuale monarchia spagnola è conseguenza della vittoria di Franco sulla Seconda Repubblica e continuazione - «dalla Legge alla Legge» - del regime nato a causa di quella vittoria.Ma il passaggio più importante è consistito nella "legge della Memoria storica" del dicembre 2007 promossa dal capo del governo Zapatero, con la quale si è rotto il consenso raggiunto nella Transizione e concretizzato nella Costituzione del 1978. Si è preteso di annullare l'amnistia del 1977 allo scopo di perseguire i dirigenti franchisti, si sono riaperte le ferite, rinfocolati rancori spenti e l'ambiente politico si è trovato di nuovo percorso da tensioni inimmaginabili fino a pochi anni prima. Nelle campagne elettorali seguenti il Partito popolare guidato da Mariano Rajoy ha promesso che la legge sarebbe stata abolita, ma la promessa è rimasta inadempiuta come molte altre, cosa che ha provocato un crescente rigetto da parte di buona parte dei suoi elettori, emigrati di conseguenza verso altre opzioni politiche, fondamentalmente Ciudadanos e Vox.UNA "LEY" VI SEPPELLIRÀCon l'arrivo al potere della coalizione social-comunista tra Psoe e Unidas Podemos, i dirigenti di questi partiti, soprattutto del secondo, ritengono che sia giunto il momento di mettere la ciliegina sulla torta pazientemente preparata nel corso di quarant'anni di falsa riconciliazione da parte di un settore considerevole della sinistra. La chiamano "Seconda Transizione" e consiste nella condanna eterna e senza sfumature della fazione vincitrice nel 1939 e, di conseguenza, nella delegittimazione di tutto ciò che da quella vittoria è derivato, Costituzione del 1978 e monarchia comprese.L'esumazione di Franco dalla Valle dei caduti - dove comunque fu sepolto non per sua volontà, ma per disposizione del re Juan Carlos - nell'ottobre 2019 è stato un gesto di enorme importanza simbolica. Però la mossa chiave del governo di Pedro Sánchez e Pablo Iglesias è la promulgazione della già annunciata "legge della Memoria democratica", norma che verrà a completare quello che è già stato ottenuto dall'antecedente legge della Memoria storica del 2007. Il suo ambito di attuazione sarà ampio: revoca delle decorazioni e dei titoli concessi durante il regime franchista; annullamento delle sentenze giudiziarie dell'epoca franchista, compresa quella molto famosa contro il golpista separatista Lluís Companys; forti multe e anche la messa fuori legge di associazioni che organizzino iniziative o attuino campagne di sensibilizzazione che «incitino all'esaltazione del franchismo»; trasformazione della Valle dei caduti [vedi foto, N.d.BB] in un cimitero civile ed espulsione dei benedettini dall'annesso monastero; anche se è considerato secondario, si valuta la possibilità di abbattere la grande croce che sovrasta il cimitero; aggiornamento dei contenuti scolastici per poter indottrinare i bambini secondo la verità ufficiale circa la storia contemporanea spagnola, eccetera.LA DEBOLEZZA DEL PPE E DEL REA questo progetto totalitario di riscrittura della storia spagnola e di indottrinamento delle future generazioni in una visione manichea della grande tragedia spagnola del 1936-1939 si sono opposte numerose voci - e non tutte ascrivibili in linea di principio alla destra - che lo considerano contrario alla riconciliazione nazionale sigillata nel 1978, incompatibile con un regime democratico e delegittimante della monarchia. Fra i partiti politici, Vox ha annunciato la sua ferma opposizione. Per quanto riguarda il Partito popolare, resta da vedere quale sarà la sua decisione, poiché si tratta di un tema che ha sempre cercato di evitare per non essere accusato di filo-franchismo. A titolo personale, la deputata del Ppe Cayetana Álvarez de Toledo ha invitato il suo partito a dire un "no" assoluto a una legge che, lungi dall'essere democratica, rappresenta la continuazione dello spirito dittatoriale franchista ma sul versante opposto. Il peso che questa presa di posizione personale potrà avere nella sua compagine è al momento attuale imprevedibile, tenendo conto che la stessa Álvarez de Toledo è stata recentemente destituita del suo incarico di portavoce del partito alla Camera dei deputati.Il momento scelto per promuovere questa legge controversa non deve nulla al caso, ma è stato favorito dalla situazione delicata che attraversa la Corona spagnola a causa degli scandali finanziari del re emerito, oggi trasferitosi all'estero. I comunisti presenti nel governo non hanno nascosto il loro interesse nell'approfittare della congiuntura per abbattere la monarchia: il vicepresidente del governo Pablo Iglesias ha dichiarato, il 18 settembre, che «compito fondamentale» del suo partito (Podemos, ndt) è lavorare per mettere fine alla monarchia e con essa al sistema che rappresenta. E come prova definitiva del suo animo totalitario e antidemocratico, cinque giorni più tardi ha annunciato che il Partito popolare, principale partito dell'opposizione, «non tornerà mai più a governare il paese».
Lo scorso 5 luglio Stroncature ha ospitato la presentazione di “La seconda repubblica. Origini e aporie dell'Italia bipolare” a cura di Francesco Bonini, Lorenzo Ornaghi, Andrea Spiri. Intervengono, insieme al curatore Andrea Spiri, Fabio Martini e Giovanni Orsina.
Decimo e ultimo appuntamento del II ciclo del Progetto 900 (Home edition)
L'Imperatore-Dio di Dune Mario Draghi arriva dopo il tributo di sangue dell'ittiointerprete Renzi per fare carne morta dei Partiti della Seconda Repubblica. Arriverà la Terza Era per il Mondo di Mezzo? Draghi sarà Saruman o Gandalf? O, semplicemente, Smaug per assonanza? I'm fire. I'm death. Con Tommaso Pollarini e Gian Piero Travini
Bonjour à tous ! Voici le troisième épisode de Statu Quo. Ici, Chloé vous parlera des spécificités du régime politique italien, associé à l'histoire de l'Italie, afin d'expliquer comment la démission du Premier Ministre italien, Giuseppe Conte, s'inscrit dans cette tradition. Pour aller plus loin, vous pouvez consulter l'ouvrage d'Oreste Massari, "Giovanni Sartori e la Democrazia della Seconda Repubblica", disponible en italien en accès libre. C'est l'une des sources de qui nous a servi à créer ce podcast. Si vous avez des questions, des commentaires, des idées de sujets ou alors vous souhaitez juste converser avec nous, n'hésitez pas ! --> par e-mail: contact.statuquopodcast@gmail.com --> sur notre site internet : www.statuquopodcast.com Merci beaucoup ! Chloé et Elliott
La riflessione, sul Corriere della Sera, di Pierluigi Battista nel suo articolo “stritolati e assolti” sulle personalità politiche che nella Seconda Repubblica sono state coinvolte in processi giudiziari terminati poi con l'assoluzione degli stessi, dopo anni di ampio risalto mediatico. Accuse che si sono rivelate infondate e che hanno influito sulla loro vita e carriera. Battista ne stila un elenco dei casi più noti. Invece su Repubblica, Emanuela Audisio racconta come l'NBA si stia attrezzando con soluzioni innovative per poter ricominciare la stagione con il pubblico sugli spalti. “È il capitale umano. Manca il pubblico nello sport. In stadi e palazzetti. Non c'è più la sua voce. Ne risente il gioco, ma anche gli incassi. I tifosi non solo cantano, ma contano... I giocatori si lamentano: senza loro non siamo più noi. Lo stesso LeBron James, dio del basket, rinchiuso nella bolla per le finali NBA, uno che non ha bisogno degli altri per motivarsi, ha dichiarato: «Rivoglio il pubblico..”
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6326LA CHIESA PERSEGUITATA IN SPAGNA di Rino CammilleriNell'aprile del 1931 la Seconda Repubblica spagnola esordisce con l'incendio di centinaia di chiese e conventi in tutto il Paese allo scopo di cercare le armi nascoste dai preti. Armi, naturalmente, non se ne trovano, ma fa niente, l'importante è inaugurare una prassi che porterà, dopo la fine della successiva guerra civile, alla scomparsa per distruzione di oltre il settanta per cento del patrimonio artistico, culturale e religioso (in Spagna è lo stesso) nazionale. Oltre alla ben nota mattanza di vescovi, preti, suore, seminaristi e laici dell'Azione cattolica.Donde tanto odio e tanta inutile rovina? Mah, forse l'unico che ha le risposte è l'esorcista. Ma sul disastro spagnolo nella prima parte del XX secolo la letteratura è ormai sterminata, anche quella più propriamente narrativa. Il fatto è, però, che se in questo campo si sono cimentati anche calibri come Hemigway e Orwell, a coprire l'altro lato della barricata non c'è praticamente niente. I cattolici, in particolare, principali vittime di quel che successe tra il 1931 e il 1939, hanno prodotto quasi solo saggistica.Ebbene, adesso hanno un esordiente, Maximiliano Cattaneo, che ha appena pubblicato un ponderoso romanzo per Fede & Cultura, Il calzolaio di Finisterre (pp. 670, €. 23,75). L'autore dimostra una conoscenza di dettaglio della storia spicciola di quei giorni davvero notevole. E anche una minuziosa conoscenza dei luoghi per esserci stato. E' vero, Salgari ha mostrato che si possono fare capolavori esotici senza mai essere usciti dalla propria biblioteca. Ma le ricognizioni in loco sono meglio, anche per la miniera di ulteriori spunti che se ne può trarre.La storia narrata da Cattaneo è complessa e non si può riassumere, neppure brevemente. Copre l'arco di dieci anni, dieci anni di fuoco (è il caso di dirlo) per la Spagna. Il protagonista diventa Calzolaio (con la maiuscola) perché il padre è un magnate internazionale del settore calzaturiero. Morta la madre, cui era attaccatissimo, muore in lui anche la fede religiosa. Segue dunque le sirene del potere e della ricchezza, a Madrid, Londra, New York, mentre alle sue spalle le cose deflagrano coinvolgendo anche le sue amicizie d'infanzia, il suo ex direttore spirituale, la sua fidanzata di una volta. I campi si dividono e anche i suoi vecchi amici. Chi va con i massoni, chi con i socialisti, chi con gli anarchici, chi con Franco. Il quale, quasi trascinato dagli eventi che sempre più precipitano, dopo l'assassinio ad opera di agenti delle Guardie de Asalto e della Guardia Civíl di José Calvo Sotelo, il leader monarchico dell'opposizione, decide di aderire al pronunciamiento militare organizzato dal generale Mola nella Navarra, la regione dei carlisti (i cattolici legittimisti che nel secolo precedente avevano combattuto ben tre guerre contro i liberali e ora si preparavano alla quarta).Il protagonista, la cui piccola storia è coinvolta suo malgrado nella storia grande, si ritrova a Finisterre, l'estremo punto occidentale del Paese (come il suo nome, latino, mostra) a fare davvero il calzolaio, adesso con la minuscola, per vivere con la sua antica fiamma che gli ha dato un figlio. Incontra il generalísimo e gli chiede clemenza per un suo vecchio compagno che, responsabile di omicidi rojos e pentito, si è costituito per espiare. Ma ci pensa un anarchico a saldare i conti, perché i comunisti avevano fatto pulizia ideologica anche di quelli che erano più a sinistra di loro. Infine, un romanzo d'autore cattolico non sarebbe tale se non avesse, come Manzoni insegna, un happy end. Che, ovviamente, non riveliamo.Nota di BastaBugie: sulla guerra di Spagna consigliamo la visione dei seguenti due film.UN DIOS PROHIBIDO (2013)La gloriosa testimonianza di fede dei 51 frati barbaramente uccisi dal Fronte Popolare in odio alla fede cattolica.http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=42L'ASSEDIO DELL'ALCAZAR (1940)Un episodio epico fondamentale della Guerra di Spagna. Militari, donne, bambini e anziani resistettero per oltre un mese all'assedio fino all'arrivo delle truppe del Generalissimo Franco.http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=40 Titolo originale: Un libro cattolico sulla Chiesa perseguitata in SpagnaFonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15-09-2020Pubblicato su BastaBugie n. 687
TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6003IL PIANISTA EBREO CONVERTITO DAL SANTISSIMO SACRAMENTO di Rino CammilleriSe andate su Wikipedia scoprirete che di Hermann Cohen ce ne sono due e tutti e due tedeschi. Uno era un filosofo kantiano, nato nel 1842 e morto a Berlino nel 1918. L'altro era un pianista di vent'anni più vecchio, ed è quello che qui ci interessa. Hermann Cohen era ebreo figlio di ebrei, padre e madre. Era uno dei quattro figli di David Abraham Cohen e Rosalie Benjamin. Cognome classico: Cohen, in ebraico «sacerdote». Suo padre - altro classico - era un ricco banchiere. Lui nacque ad Amburgo nel 1821, appena dopo la bufera napoleonica. Fu messo in uno dei migliori collegi, come da tradizione delle famiglie facoltose. Eccelleva nelle lingue, ma si accorsero subito che era un prodigio al pianoforte. A sette anni già teneva concerti a Altona e Francoforte.UN TALENTO, TANTI VIZIHermann Cohen, portato in palmo di mano quale promessa, appena dodicenne si trasferì in quella che allora, grazie anche a Napoleone, era la capitale cultural del mondo: Parigi. Fu sua madre a prendere l'iniziativa: gli affari dei Cohen declinavano e lei puntò le sue carte su quel figlio prodigio. Si trasferì coi figli a Parigi. Il piccolo Hermann fu messo alla sua scuola dell'ungherese Franz Liszt. Non tardò a diventare il migliore allievo di cotanto maestro, che prese a considerarlo il suo pupillo e, addirittura, ad affibbiargli il vezzeggiativo Putzig, che in tedesco vuol dire «carino». Il Cohen in poco tempo divenne un concertista affermato e conteso. Il suo maestro frequentava il bel mondo, e pure il giovanotto tedesco era sempre presente nei migliori salotti, vezzeggiato dalle dame della nobiltà e perfino da scrittrici affermate come George Sand. Quando Liszt andò a Ginevra con la sua ultima fiamma, la contessa Marie d'Agoult, il giovane fu della partita. Qui nel 1835 la principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso gli organizzò un concerto. Esibizioni, applausi, ricevimenti, la stella del giovane Cohen era in ascesa e ascese senza interruzioni fino a finire nella spirale del vizio. In questo caso, quello del gioco, che portò l'astro nascente a non sapere come ripianare i debiti che in pochi anni aveva accumulato. Fu a Londra, dove suonò più volte, poi ad Amburgo per cercare prestiti. A Parigi strinse una relazione con una donna sposata. Insomma, non si faceva mancare nulla.IL SANTISSIMO GLI CAMBIA LA VITAMa il successo gli aveva dato alla testa, tanto che nel 1841 riuscì a litigare anche col suo maestro, Liszt, che lo accusò di essersi appropriato dei fondi dei concerti tenuti a Dresda. Non si parlarono più per vent'anni. Si distrasse con una artista di circo, Celeste Mogadar, ma la cosa finì presto. Aveva ventisette anni quando accadde (strano, il vostro Kattolico aveva la stessa età - e stesso segno zodiacale - quando accadde a lui). Chiamato a sostituire il direttore del coro in una chiesa parigina, aveva visto la cerimonia della benedizione col Santissimo. Lui, che prima del collegio aveva frequentato solo la scuola rabbinica, non capiva. Ma avvertì una particolare attrazione verso quell'oggetto. Ogni venerdì prese a tornare in quella chiesa per rivivere il singolare episodio. E lo riviveva, in effetti, tanto da cadere in ginocchio ogni volta. Ne parlò col prete e quello gli presentò Theodor Ratisbonne, ebreo convertito e ora prete cattolico, fratello di quel celebre Alphonse a cui era apparsa la Madonna nella chiesa di Sant'Andrea delle Fratte a Roma nel 1842. Era il 1847 e il Cohen dovette recarsi a Ems, in Germania, per un concerto. La domenica entrò in una chiesa cattolica e segui la messa. Gli amici che lo avevano accompagnato erano abituati, sì, alle stranezze d'artista, ma rimasero lo stesso di stucco quando videro il famoso Hermann Cohen, gagà, playboy, viveur, giocatore ed ebreo, sciogliersi in lacrime durante il rito. Tornato a Parigi si fece battezzare col nome di Augustin nella chiesa di Nostra Signora di Sion fondata dal Ratisbonne per gli ebrei convertiti. Poi, prima comunione e cresima dalle mani dell'arcivescovo Denis-Auguste Affre. Quest'ultimo morì l'anno dopo, colpito da una pallottola, mentre cercava di pacificare gli animi durante la rivoluzione che nel 1848 abbatté la Monarchia di luglio (quella liberale di Luigi Filippo d'Orléans, che nel 1830 aveva a sua volta detronizzato Carlo X, l'ultimo re «unto») e instaurò la Seconda Repubblica (poi fatta fuori da Napoleone III). Per i due anni seguenti la vita pubblica del Cohen non cambiò: doveva pagare i debiti e non poteva smettere di accettare ingaggi. Ma il tempo libero lo dedicava alla sua nuova passione: il Santissimo. Alla fine del 1848, passata l'ennesima rivoluzione francese e in attesa della successiva, insieme ad altri devoti ideò l'adorazione eucaristica notturna nella chiesa parigina di Notre Dame des Victoires. Scelta non casuale. La chiesa, oggi basilica, era stata fatta edificare da Luigi XIII come ex-voto. Quel re non riusciva a sconfiggere i calvinisti ugonotti, aiutati dall'Inghilterra, e chiudere per sempre la triste stagione delle guerre di religione in Francia. Nel 1628 finalmente cadde La Rochelle, ultima roccaforte protestante (all'assedio c'erano anche i letterari Tre Moschettieri) e il re fece costruire la chiesa dedicandola alla Madonna delle Vittorie. Liniziativa eucaristica notturna di Hermann Cohen si diffuse ben presto in altre chiese parigine e, da lì, in tutta la Francia. Ma il pianista aveva anche altro in mente, qualcosa di più radicale. Nel 1849 si fece frate carmelitano nel convento di Brussey col norne di Augustin du Très Sacré Sacrement. Nel 1851 venne ordinato sacerdote.LE SCUSE E LA NUOVA VITAQuando pronunciò la sua prima omelia, nella chiesa parigina di Saint-Sulpice, la platea era composta soprattutto da curiosi. Infatti, la conversione e addirittura l'entrata in convento con annesso sacerdozio di uno dei più celebri musicisti d'Europa (e, a quel tempo, del mondo) aveva fatto scalpore e molti erano quelli venuti da ogni dove per vedere l'ex damerino e stella dei concerti adesso con la chierica carmelitana e vestito da prete papista. Nella predica, esordì col chiedere scusa alla città per gli scandali della sua vita dissipata. Poi disse chiaro che aveva cercato la gioia nel successo, gli svaghi, le amicizie altolocate. Ma non l'aveva trovata. Solo Cristo era stato capace di procurargliela. Il suo esempio finì col contagiare la sorella Henriette, che nel 1852 volle farsi battezzare da lui. Intanto in Francia il regime cambiava per l'ennesima volta. Il 2 dicembre, con un colpo di Stato, il presidente della repubblica Luigi Napoleone prendeva il potere per sempre. Ancora barricate, ancora morti, ancora repressioni, liste di proscrizione, deportazioni alla Cajenne. Il Secondo Impero fu proclamato nello stesso giorno del Primo. Fu dunque sotto Napoleone III che Henriette Cohen volle far battezzare anche suo figlio Georges che aveva pochi anni. Ma il padre di quest'ultimo non la prese bene e per tutta risposta chiuse il figlioletto in un collegio protestante. L'ostinazione di questo ragazzino nel voler restare cattolico, però, convinse Albert, fratello di Hermann, a farsi battezzare pure lui. Intanto, fra Augustin si dava da fare. Nel 1859 fu lui a riaprire, dopo decenni di rivoluzioni, il Carmelo di Lione. Ebbe anche la fortuna di visitare Jean-Marie Vianney, il famoso Curato d'Ars, pochi mesi prima che questi morisse. Nel 1862 andò a inaugurare un convento a Londra, dopo che il governo inglese aveva finalmente allentato i divieti nei confronti dei «papisti». Nel 1864 fu ammirato dal Times per avere affrontato da solo la folla che inveiva contro sei marinai cattolici che stavano per essere impiccati a Newgate e ai quali stava dando gli ultimi sacramenti. Nel 1868, quasi cieco per un glaucoma, si portò a Lourdes, dove ottenne la grazia della guarigione. Nel 1870 la sconfitta della Francia nella guerra franco-prussiana lo costrinse, in qualità di tedesco, a emigrare in Svizzera, a Montreux. Nell'esilio svizzero fu il cappellano di quelli che, come lui, dalla Francia erano dovuti scappare. Ma c'era un altro gregge, e più numeroso, senza pastore. Così, passò a Spandau, dalle parti di Berlino. Qui c'erano migliaia di prigionieri di religione cattolica. Lui ne fu il pastore ma finì per essere contagiato di vaiolo, malattia che lo portò alla morte nel 1871.
Mani pulite (anche detta “Tangentopoli”) fu una serie d'inchieste giudiziarie condotte nella prima metà degli anni novanta in Italia. Queste inchieste rivelarono un sistema fraudolento che coinvolgeva la politica e l'imprenditoria. L'impatto mediatico e il clima di sdegno dell'opinione pubblica che ne seguirono furono tali da decretare la fine della cosiddetta Prima Repubblica e l'inizio della Seconda Repubblica in quanto partiti storici della Repubblica Italiana come la DC e il PSI si sciolsero venendo sostituiti in parlamento, nelle successive elezioni, da partiti di nuova formazione o che prima erano sempre stati minoritari e comunque all'opposizione; anche senza un formale cambiamento di regime, si ebbe un profondo mutamento del sistema partitico e un ricambio di parte dei suoi esponenti nazionali.
Dalla "discesa in campo" a oggi, la storia di un partito non-partito (e di un politico non-politico). Dalla nascita della Seconda Repubblica alla sua fine e inizio di una nuova fase politica. Il racconto del partito monarchico-anarchico di Silvio Berlusconi in un libro di Fabrizio Cicchitto, un testimone diretto di questa storia. Un dialogo a tutto campo con il titolare di List sul berlusconismo e il partito che lo ha rappresentato. È una storia finita? Ascolta RadioList.
25 anni fa nasceva la Seconda Repubblica italiana. Le elezioni del 27 marzo 1994, la vittoria di Berlusconi, con Fini e Bossi, e la sconfitta di Occhetto. La Prima Repubblica viene archiviata con l'inchiesta Mani Pulite e un biennio di stragi dal bilancio drammatico. A Capaci, via d'Amelio, via dei Georgofili, via Palestro vengono assassinati dalla mafia Falcone e sua moglie, il giudice Borsellino, gli agenti delle scorte, comuni cittadini a Firenze e a Milano. Che cosa hanno rappresentato le elezioni del 27 marzo ‘94? Cosa ci portiamo ancora dietro in eredità di quella svolta, o rivoluzione? A Memos ospite la giornalista e saggista Ida Dominijanni (autrice di «Il trucco. Sessualità e biopolitica nella fine di Berlusconi», Ediesse 2014) e la politologa Nadia Urbinati («La seconda vera Repubblica», Raffaello Cortina, 2016). Chiude la puntata il messaggio nella bottiglia, oggi a cura di Bruno Simili, vicedirettore della rivista Il Mulino.
25 anni fa nasceva la Seconda Repubblica italiana. Le elezioni del 27 marzo 1994, la vittoria di Berlusconi, con Fini e Bossi, e la sconfitta di Occhetto. La Prima Repubblica viene archiviata con l’inchiesta Mani Pulite e un biennio di stragi dal bilancio drammatico. A Capaci, via d’Amelio, via dei Georgofili, via Palestro vengono assassinati dalla mafia Falcone e sua moglie, il giudice Borsellino, gli agenti delle scorte, comuni cittadini a Firenze e a Milano. Che cosa hanno rappresentato le elezioni del 27 marzo ‘94? Cosa ci portiamo ancora dietro in eredità di quella svolta, o rivoluzione? A Memos ospite la giornalista e saggista Ida Dominijanni (autrice di «Il trucco. Sessualità e biopolitica nella fine di Berlusconi», Ediesse 2014) e la politologa Nadia Urbinati («La seconda vera Repubblica», Raffaello Cortina, 2016). Chiude la puntata il messaggio nella bottiglia, oggi a cura di Bruno Simili, vicedirettore della rivista Il Mulino.
25 anni fa nasceva la Seconda Repubblica italiana. Le elezioni del 27 marzo 1994, la vittoria di Berlusconi, con Fini e Bossi, e la sconfitta di Occhetto. La Prima Repubblica viene archiviata con l’inchiesta Mani Pulite e un biennio di stragi dal bilancio drammatico. A Capaci, via d’Amelio, via dei Georgofili, via Palestro vengono assassinati dalla mafia Falcone e sua moglie, il giudice Borsellino, gli agenti delle scorte, comuni cittadini a Firenze e a Milano. Che cosa hanno rappresentato le elezioni del 27 marzo ‘94? Cosa ci portiamo ancora dietro in eredità di quella svolta, o rivoluzione? A Memos ospite la giornalista e saggista Ida Dominijanni (autrice di «Il trucco. Sessualità e biopolitica nella fine di Berlusconi», Ediesse 2014) e la politologa Nadia Urbinati («La seconda vera Repubblica», Raffaello Cortina, 2016). Chiude la puntata il messaggio nella bottiglia, oggi a cura di Bruno Simili, vicedirettore della rivista Il Mulino.
Cosa è stata, ed è, la cosiddetta “Seconda Repubblica” italiana? E' una storia lunga vent'anni ed è stata raccontata da Giovanni Innamorati, giornalista, cronista parlamentare dell'agenzia Ansa, attraverso il suo libro “Il Parlamento. Biografia non autorizzata” (Melampo Editore). Dalla legge elettorale del 1993 (il Mattarellum) alla caduta del governo Berlusconi nel 2011, alla rielezione di Napolitano nel 2013, la storia della politica istituzionale italiana è fatta di svolte e colpi inferti alla Costituzione materiale del paese. La Seconda Repubblica non nasce da un cambiamento classico di regime o di costituzione, ma da modifiche sostanziali agli equilibri di potere stabiliti dalla nostra Costituzione del 1948. E' quanto si ricava dalla cronologia di fatti e avvenimenti che Giovanni Innamorati ha ricostruito oggi a Memos.
Cosa è stata, ed è, la cosiddetta “Seconda Repubblica” italiana? E' una storia lunga vent'anni ed è stata raccontata da Giovanni Innamorati, giornalista, cronista parlamentare dell'agenzia Ansa, attraverso il suo libro “Il Parlamento. Biografia non autorizzata” (Melampo Editore). Dalla legge elettorale del 1993 (il Mattarellum) alla caduta del governo Berlusconi nel 2011, alla rielezione di Napolitano nel 2013, la storia della politica istituzionale italiana è fatta di svolte e colpi inferti alla Costituzione materiale del paese. La Seconda Repubblica non nasce da un cambiamento classico di regime o di costituzione, ma da modifiche sostanziali agli equilibri di potere stabiliti dalla nostra Costituzione del 1948. E' quanto si ricava dalla cronologia di fatti e avvenimenti che Giovanni Innamorati ha ricostruito oggi a Memos.
Cosa è stata, ed è, la cosiddetta “Seconda Repubblica” italiana? E' una storia lunga vent'anni ed è stata raccontata da Giovanni Innamorati, giornalista, cronista parlamentare dell'agenzia Ansa, attraverso il suo libro “Il Parlamento. Biografia non autorizzata” (Melampo Editore). Dalla legge elettorale del 1993 (il Mattarellum) alla caduta del governo Berlusconi nel 2011, alla rielezione di Napolitano nel 2013, la storia della politica istituzionale italiana è fatta di svolte e colpi inferti alla Costituzione materiale del paese. La Seconda Repubblica non nasce da un cambiamento classico di regime o di costituzione, ma da modifiche sostanziali agli equilibri di potere stabiliti dalla nostra Costituzione del 1948. E' quanto si ricava dalla cronologia di fatti e avvenimenti che Giovanni Innamorati ha ricostruito oggi a Memos.
La memoria pubblica è un "patto" in cui ci si accorda su cosa trattenere e cosa lasciar cadere degli eventi del nostro passato. Ma dopo il crollo della "Prima Repubblica" su cosa fonda questo "patto"? Un'intervista allo storico realizzata durante il Salone del Libro di Torino.