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L'ultima puntata di questa serie intitolata: Cose che Dio non sa, non fa o non è. Un titolo un po' contestabile in quanto si potrebbe dire che Dio sa tutto, può tutto e senz'altro è tutto. Eppure ci sono cose che Lui stesso decide di non sapere, non fare e non essere. Stasera vi proverò che, pur negando assolutamente che Dio è un padrino, la gran parte della chiesa Lo tratta come se lo fosse. Pagare il pizzo. Ubbidire a pena di punizione. Sottomissione assoluta se si vuole un favore.
Attraverso il suo lungo e duro lavoro, Giacobbe non solo raggiunge la prosperità materiale, ma anche un senso di libertà e indipendenza. Questo viaggio simbolico rappresenta la scelta di un popolo, quello di Israele, che aspira a tornare dall'esilio in Babilonia per fondare una nazione propria, libera e sovrana.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7583LO SPLENDORE DELLA CONCEZIONE GERARCHICA CONTRO GLI EGUALITARISMI MODERNI di Plinio Corrêa de OliveiraL'ondata satanica dell'egualitarismo, che dalla rivoluzione protestante del XVI secolo alla rivoluzione comunista dei nostri giorni ha attaccato, calunniato, sovrastato e fatto appassire tutto ciò che è o simboleggia la gerarchia, presenta ogni disuguaglianza come un'ingiustizia. È nella natura umana, dicono gli egualitari, che l'uomo si senta sminuito e umiliato quando si inchina a un superiore. Se lo fa, è perché certi preconcetti, o la regola delle circostanze economiche, lo costringono a farlo. Ma questa violenza contro l'ordine naturale delle cose non rimane impunita. Il superiore deforma la sua anima per l'arroganza e la vanità che lo portano a pretendere che qualcuno si pieghi davanti a lui. L'inferiore perde con il suo gesto alienante qualcosa dell'elevazione della personalità propria dell'uomo libero e indipendente. In altre parole, ogni volta che una persona si inchina a un'altra, c'è un vincitore e un perdente, un despota e uno schiavo.LA DOTTRINA CATTOLICA RIGUARDO L'ORDINE GERARCHICO DELL'UNIVERSOLa dottrina cattolica ci dice esattamente il contrario. Dio ha creato l'universo secondo un ordine gerarchico. E ha fatto della gerarchia l'essenza di ogni ordine veramente umano e cattolico.A contatto con il superiore, l'inferiore può e deve portargli ogni rispetto, senza il minimo timore di abbassarsi o degradarsi. Il superiore, a sua volta, non deve essere presuntuoso o arrogante. La sua superiorità non deriva dalla forza, ma da un ordine di cose santissimo e voluto dal Creatore.Nella Chiesa cattolica, le usanze esprimono questa dottrina con ammirevole fedeltà. In nessun altro ambiente i riti e le formule di cortesia sanciscono così fortemente il principio della gerarchia. E in nessun altro luogo è così chiaro quanta nobiltà possa esserci nell'obbedienza, quanta elevazione dell'anima e quanta bontà possano esserci nell'esercizio dell'autorità e della preminenza.In una certosa spagnola un monaco inginocchiato bacia lo scapolare del suo superiore. È l'espressione della più completa sottomissione.Tuttavia, considerate attentamente la scena e vedrete quanta virilità, quanta forza di personalità, quanta sincerità di convinzione, quanta elevatezza di motivazioni l'umile monaco inginocchiato mette nel suo gesto. C'è qualcosa di santo e di cavalleresco, di grandioso e di semplice, che fa venire in mente allo stesso tempo la "Legende Dorée", la "Chanson de Roland" e i "Fioretti" di San Francesco d'Assisi.Inginocchiato e sconosciuto, questo umile religioso è più grande dell'uomo moderno, una molecola vana, impersonale, anonima e inespressiva della grande massa amorfa in cui si è trasformata la società contemporanea.L'AMBASCIATORE DI FRANCIA INGINOCCHIATO DAVANTI AL SANTO PADREDopo l'umiltà del monaco, consideriamo quella del gentiluomo. Il conte Wladimir d'Ormesson è stato ambasciatore di Francia presso la Santa Sede fino alla metà del 1956. Nella nostra fotografia, è vestito con la solenne uniforme di un diplomatico, inginocchiato davanti al Santo Padre Pio XII durante un'udienza. È difficile immaginare un atteggiamento che esprima, in modo così completo e al tempo stesso, un'alta consapevolezza della propria dignità e un vivo rispetto per l'autorità eccelsa e suprema davanti alla quale l'ambasciatore ha l'onore di trovarsi. Il ginocchio a terra, ma il tronco e il collo eretti, la nobiltà e la riverenza del saluto, tutto, insomma, dimostra quanto rispetto e quanta dignità siano contenuti negli stili diplomatici tradizionali, di cui il Conte si mostra qui fedele interprete, e che si sono sviluppati nei secoli d'oro della civiltà cristiana.D'altra parte, consideriamo il priore. C'è una sorta di contrasto tra la sua figura grande, bianca, eretta, robusta, stabile, che esprime autorità, sicurezza e protezione paterna, e l'espressione fisionomica che sembra neutra, impassibile, serena, un po' distante. La figura esprime l'atteggiamento ufficiale del priore. La fisionomia esprime il distacco, la semplicità dell'uomo. Perché non è l'uomo in quanto tale, ma la carica, a cui è rivolto l'omaggio.E, con tutto il rispetto, consideriamo la posizione del Pontefice. Seduto su un piccolo trono, non si alza per ricevere l'omaggio dell'ambasciatore. Tuttavia, inclina leggermente il busto per avvicinarsi al conte. Tiene la mano nella sua. Dà all'intero ricevimento una nota di cordialità molto marcata. E pur mantenendosi, tuttavia, interamente come Papa, dà ogni segno della più calda benevolenza e della più alta stima per l'ambasciatore.Quattro atteggiamenti ispirati da una visione molto gerarchica delle cose, tutti loro nobili, dignitosi, onorevoli, anche se ognuno a modo suo. In una parola, lo splendore dell'umiltà cristiana e la bellezza di una vita gerarchica.
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7251PER ALZARE LA COPPA DEL MONDO MESSI HA DOVUTO INDOSSARE IL BISHT di Giuliano GuzzoTutte le grandi storie, quasi senza eccezioni, hanno dei retroscena o delle sbavature, delle piccole ombre che, se non offuscano la luce complessiva di una narrazione, un minimo comunque la ridimensionano. Sembra essere questo il caso del gesto compiuto dal calciatore di cui si parla di più, e giustamente, in questi giorni. Vale a dire il fuoriclasse argentino Lionel Messi, il quale - sollevando la Coppa del Mondo - ha indossato un bisht, un mantello tradizionale del golfo Persico e non solo.Come rilevato da più osservatori, quel mantello è pregno di significati, dal momento che rispecchia opulenza e prestigio. E il fatto che, a porlo sulle spalle di quello che è universalmente riconosciuto come l'erede - ora ancor di più - di Diego Armando Maradona, sia stato l'emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani - peraltro facendolo in mondovisione -, a detta di molti ha rappresentato la globale sottomissione dello sport più popolare del mondo al potere e all'economia qatariota.Esagerazioni? Probabilmente no. Lo stesso scandalo Qatargate, che sta investendo l'Unione europea in queste settimane, dimostra infatti che serve incassare un bel po' di banconote per convincersi e provare a convincere terzi che da quelle parti valori come i diritti umani, quelli dei lavoratori, delle minoranze e via di questo passo, contino qualcosa. Perché la realtà dice altro, se non l'opposto. In questo senso, sicuramente il gesto dell'emiro del Qatar risulta molto potente, anche se non va certo fatta colpa al solo Messi.Come infatti dimenticare le parole - per molti analisti pregne d ipocrisia - di Gianni Infantino, il presidente della FIFA, il quale durante la conferenza stampa inaugurale dei Mondiali di calcio in Qatar aveva affermato: «Oggi mi sento qatariota, mi sento arabo, mi sento africano, mi sento gay, mi sento disabile, mi sento un lavoratore migrante». E lo stesso Infantino, alla vigilia della finale del Mondiale, ha rincarato la dose di ipocrisia, rispondendo - ad una domanda proprio sui diritti umani - che «ora pensiamo ai tifosi di calcio».Ma torniamo alla politicizzazione, indubbia, dello sfoggio del bisht per un'altra considerazione, che è la seguente.Si fa bene, anzi benissimo a riconoscere nel mantello rifilato a Messi un gesto clamoroso e vergognoso, ai limiti come si diceva poc'anzi della sottomissione culturale. Però bisogna essere franchi: non è certo il solo caso. Come la mettiamo, infatti, con analoghe politicizzazioni che da anni si abbattono in Occidente su eventi che nulla hanno a che vedere con la politica? Si pensi al collettivo inginocchiarsi prima di una manifestazione, oppure il rosso sfoggiato ovunque in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ricorrenza molto importante ma nel corso della quale è impossibile - salvo che uno non intenda affrontare una bella polemica - ricordare che il primo ad uccidere le donne è l'aborto volontario. E ancora: come la mettiamo con i nastrini arcobaleno esibiti da star, influencer e sportivi di ogni livello, in teoria un simbolo contro le discriminazioni subite dalle minoranze sessuali ma, di fatto, un obolo alle più estreme rivendicazioni Lgbt, incluso l'utero in affitto?Come si può vedere, il discorso è molto ampio e non finisce né inizia in Qatar. Figuriamoci. Anzi, si può tranquillamente dire che la sudditanza di Lionel Messi all'emiro - sempre che sudditanza piena e consapevole sia poi stata -, è solo l'ultima di una lunga serie che si consumano ogni giorno in Occidente. Solo che queste ultime, anziché come tali, sono salutate anzi celebrate come "scelte di campo" coraggiose. Cosa ci sia mai di coraggioso in chi si accoda alla linea ideologica, se pensiamo ai cosiddetti diritti Lgbt, sposata non solo dalle più potenti cancellerie del pianeta, ma anche da colossi economici come Amazon, Apple o Disney, ecco, si fa fatica a capire.Come si fa fatica a comprendere chi - giustamente - si indigna per il gesto politico e di sottomissione di indossare un bisht, ma non si indigna allo stesso modo o affatto per i gesti politici e di sottomissione pro-Lgbt. Immaginate per un attimo un Lionel Messi - ovviamente non in Qatar, sarebbe stato impossibile - avvolto da una bandiera Lgbt per alzare la Coppa. Sarebbe stato un gesto salutato come forse il più coraggioso della storia. Non sarebbe stata sottomissione a politica e ideologia anche quella?Nota di BastaBugie: Lorenza Formicola nell'articolo seguente dal titolo "Affari e moschee, la rete del Qatar in Italia" spiega perché da 15 anni il Qatar fa grandi investimenti nel nostro Paese: moda, hotel di lusso, grattacieli. Il Qatar investe molto per diffondere l'islam, di qui i progetti sul territorio italiano di diverse moschee e scuole coraniche.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 19 dicembre 2022:L'hanno chiamato Qatargate e ha tutta l'aria di essere uno scandalo appena all'inizio. I servizi di sicurezza di ben cinque Stati europei indagano sul tentativo di corruzione di parlamentari dell'Unione Europea: un presunto sistema tangentizio, con lo scopo principale di incidere sui dossier in corso di istruzione all'Eurocamera. Un'indagine che ogni giorno s'ingrossa di più. Ad essere coinvolti fin qui nell'inchiesta sono soprattutto i politici dell'ala socialdemocratica del Parlamento e tra questi anche diversi italiani. Ci sono, per esempio, l'ex eurodeputato del Pd, oggi Articolo Uno, Antonio Panzeri, sospeso dopo lo scandalo, ma anche Niccolò Figa-Talamanca della Ong No Peace Without Justice, fondata nel 1993 da Emma Bonino.Ma quello tra Italia e Qatar non è un sodalizio recente. Tessere una rete di conoscenze capaci di influenzare è una strategia di Doha a livello globale che vede, da anni, nell'Europa un tassello fondamentale e nell'Italia un Paese di particolare interesse. Gli investimenti strategici nel corso degli anni si sono sprecati. Doha, attraverso la Qatar Investment Authority (Qia), il fondo sovrano del Paese creato nel 2005 per investire in tutto il mondo, ha investito estensivamente in Italia negli ultimi quindici anni. Un tesoro il cui valore sarebbe intorno ai cinque miliardi di euro. Il Qatar, grande poco più dell'Abruzzo, al 2022 conta una popolazione di tre milioni di persone per un Pil di 223 miliardi di euro e un Pil pro-capite che è più del doppio di quello italiano.È il 1995 l'anno della svolta per il Paese, quando, con un colpo di Stato, Hamad bin Khalifa Al Thani spodesta il padre e diventa emiro. L'obiettivo è subito trasformare il piccolo Stato in potenza globale: gli ingenti proventi dell'industria di gas e petrolio gli tengono le spalle coperte e già nel 1996 finanzia con 150 milioni di dollari la costituzione dell'emittente televisiva Al Jazeera che negli anni è diventata, secondo la Bbc, il più importante canale di informazione in lingua araba del mondo. E nel frattempo Al Thani inizia una lunga e florida amicizia con la Fratellanza Musulmana per puntare, attraverso il tessuto religioso, culturale ed economico all'espansione verso l'Occidente, Italia inclusa.Il Qatar è da tempo un importante partner, per il nostro Paese, sull'energia: riceviamo, per un contratto a lungo termine sottoscritto da Edison, 6,5 miliardi di metri cubi di gas l'anno, cioè più del 10 per cento del totale del gas che l'Italia acquista dall'estero. Ma l'amicizia Italia-Qatar non si limita all'energia. Moda, hotel di lusso, Costa Smeralda, Milano: la lista degli affari del Qatar in Italia ogni anno s'arricchisce. Nel 2021, le esportazioni qatariote verso l'Italia sono state pari a 2,1 miliardi di euro, cifre che procedono così, senza particolari variazioni, dal 2019; inoltre, siamo il secondo Paese europeo fornitore del Qatar (dopo la Germania) e il decimo al mondo.A Milano, il Qia possiede l'Hotel Gallia, un 5 stelle acquistato nel 2006. E in pochi anni è diventato proprietario del Gritti Palace, a Venezia, del St. Regis e dell'Excelsior a Roma, del Baglioni e del Four Seasons Hotel a Firenze. Riguardo alla moda, nel 2012, il Qatar compra la maison Valentino per 700 milioni di euro. Nello stesso anno viene acquistata per 650 milioni di euro la Smeralda Holding che possiede alberghi di lusso: 2300 ettari di terreni immacolati nella costa gallurese che diventano quattro alberghi. A maggio del 2014, Pigliaru presidente e Renzi premier firmano un accordo con Rispo, responsabile per l'Italia della Qatar Foundation Endowment: nasce l'ospedale Mater Olbia. Nel 2015, tocca di nuovo a Milano. I grattacieli di Porta Nuova, simbolo della skyline del capoluogo lombardo, diventano di Doha per 2 miliardi. Nel 2016, viene comprato l'albergo San Domenico di Taormina e, a fine settembre 2017, Qatar Airways conclude l'iter di acquisizione del 49% di Meridiana.La politica estera si realizza anche con le forniture militari e l'Emirato, negli anni, è diventato ottimo cliente del complesso militar-industriale italiano. Nel 2016, il Qatar firma con Fincantieri l'acquisto di quattro corvette, due pattugliatori d'altura e una nave anfibia multiruolo con un contratto di quattro miliardi di euro.
"Una volta l'Argentina" di Andres Neuman (Sur - traduz. Silvia Sichel), scrittore argentino che da tanti anni vive in Spagna. Di lui il cileno Bolano diceva che "è uno scrittore toccato dalla grazia". In questo romanzo Neuman racconta la storia della sua famiglia, dalla vita dei bisnonni al momento in cui nel '91 i genitori decisero di lasciare l'Argentina per trasferirsi in Spagna. I ricordi non seguono un ordine cronologico, ma emergono quasi per temi. A partire dall'episodio che segnò la vita della famiglia: la zia Silvia e lo zio Peter furono arrestati e torturati durante gli anni della dittatura semplicamente perché gestivano una libreria. Ma poi ci sono gli amori adolescenziali, la passione per il calcio che lo salvò dal bullismo, il sentirsi straniero di chi passa da un paese a un altro dove si parla apparentemente la stessa lingua, ma con sfumature diverse che modificano la memoria. Nella seconda parte parliamo di "Atti di sottomissione" della scrittrice irlandese Megan Nolan (NNEditore - traduz. Tiziana Lo Porto). Un romanzo crudo e spiazzante, scritto in prima persona, ma che è un mix fra memoir e fiction. Un romanzo che parla di alcol, violenza, sottomissione e potere, ma soprattutto di sesso (sesso desiderato, ma anche sesso imposto). La storia di una ragazza di vent'anni che attraversa una relazione tossica e malata e che dice di Ciaran, l'uomo di cui si è innamorata, "è il primo che ho venerato".
Un inviato virtuale in libreria per scoprire le ultime novità. In ogni puntata interviste dal vivo a scrittori italiani e stranieri per parlare dei protagonisti dei romanzi, dei temi, ma anche dei retroscena. Con uno stile informale Alessandra Tedesco ci fa conoscere aspetti inediti degli autori famosi e ci porta alla scoperta di scrittori meno noti. Un modo per orientarsi nella vasta produzione editoriale e scegliere il libro adatto a sé.
Filippo D'Angelo"Vite di coppia"Joris-Karl HuysmansPrehistorica Editorehttps://www.prehistoricaeditore.it/Dall'autore di "Controcorrente" Huysmans, il romanzo-capolavoro del 1881 "Vite di coppia", finalmente disponibile in Italia dal 3 marzo. Il romanzo dei dandy ambientato nella Parigi di fine Ottocento.Le vicissitudini di due artisti e della loro doppia crisi, creativa e coniugale. Ambientato in una Parigi fremente e vivida come non mai, popolata da dandy, bohémien, borghesi, operai e prostitute; una Parigi evocata con stregonesca potenza letteraria.Opera con pochi eguali per ricchezza di stile e finezza psicologica, “Vite di coppia” ha suscitato l'ammirazione di grandi scrittori come Zola o, in tempi recenti, Michel Houellebecq che in Sottomissione dedica pagine entusiastiche proprio a questo romanzo, arrivando a dichiarare: “Vite di coppia è, incontestabilmente, un capolavoro”.Prefazione di Pierre Jourde, già curatore di Huysmans in Francia per le illustri edizioni della Pléiade.Huysmans nacque a Parigi nel 1848 da una famiglia di origine olandese, ed è per richiamare queste sue origini nordiche che germanizzò il suo nome George-Charles in Joris-Karl. Frequentò studi piuttosto irregolari e per vivere divenne funzionario del Ministero degli INterni, mentre il suo amore per la Letteratura lo indusse a scrivere fin dal 1876 romanzi di impronta Naturalista. Nel 1880 entrò a far parte dell'esclusivo Gruppo di Medan, a cui faceva da capo Zola che lo considerava il suo allievo prediletto. Nel corso di pochi anni si sentì attratto dagli atteggiamenti estetizzanti dei simbolisti (fu amico di Mallarmé) che finì per codificare nel romanzo Controcorrente del 1884, prima di attraversare una profonda crisi mistica e abbracciare la religione cattolica, fino alla morte sopraggiunta nel 1907 (Parigi). Vite di coppia segna precisamente il passaggio dall'estetica Naturalista a quella Decadente.Nato a Genova nel 1973, Filippo D'Angelo ha insegnato letteratura francese nelle Università di Limoges, Grenoble e Parigi 3. Oltre a traduzioni di autori francesi classici e contemporanei, ha pubblicato il romanzo La fine dell'altro mondo (Minimum fax, 2012).IL POSTO DELLE PAROLEascoltare fa pensarehttps://ilpostodelleparole.it/
"Le ossa parlano" di Antonio Manzini (Sellerio) è l'undicesimo romanzo con protagonista il vicequestore Rocco Schiavone. Personaggio rude, solitario, ironico e sarcastico, ma anche malinconico e dolente. Questa volta Manzini decide di puntare l'attenzione sul caso di omicidio da risolvere, dando meno spazio alla cosiddetta trama orizzontale quindi al passato di Schiavone e rinunciando a fare un focus specifico su uno degli uomini della squadra come capitato negli altri romanzi. Sembra che sia quasi una forma di rispetto nei confronti del caso che stavolta Schiavone fa fatica a definire "una rottura di coglioni del decimo livello". Questo perché stavolta la vittima è un bambino di dieci anni. Le sue ossa vengono trovate sepolte in un bosco: era scomparso qualche anno prima all'uscita di scuola a Ivrea. Nella seconda parte parliamo di "Atti di sottomissione" della scrittrice irlandese Megan Nolan (NNEditore - traduz. Tiziana Lo Porto). Un romanzo crudo e spiazzante, scritto in prima persona, ma che è un mix fra memoir e fiction. Un romanzo che parla di alcol, violenza, sottomissione e potere, ma soprattutto di sesso (sesso desiderato, ma anche sesso imposto). La storia di una ragazza di vent'anni che attraversa una relazione tossica e malata e che dice di Ciaran, l'uomo di cui si è innamorata, "è il primo che ho venerato".
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"LA BIBBIA
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6788GLI ATTACCHI ISLAMISTI ALLA POLIZIA FRANCESE di Lorenza FormicolaHa invocato il profeta Maometto prima di accoltellare un poliziotto. Erano le 6:30 circa dell'8 novembre, quando la Francia subiva l'ennesimo attentato ai danni della polizia. Ancora sangue a Cannes, fortunatamente nessuno ha perso la vita. Tre agenti di polizia sono stati l'obiettivo di un individuo munito di coltello, le famose "armi bianche". L'uomo si è avvicinato alla pattuglia fingendo di aver bisogno di un'informazione. L'agente al volante ha abbassato il finestrino e si è trovato aggredito con tre coltellate al petto: è rimasto solo leggermente ferito perché indossava il giubbotto antiproiettile. L'attentatore stava per fare lo stesso contro gli altri due agenti, mentre continuava a invocare il nome di Maometto, quando è stato neutralizzato.L'aggressore - Lakhdar B. - risulta essere un algerino classe 1984 con permesso di soggiorno italiano. È così che rischia di diventare un caso politico la vicenda accaduta oltralpe. Sarebbe arrivato legalmente in Francia nel 2016 e sarebbe sconosciuto alla polizia e ai servizi di sicurezza. Anche Brahim Aoussaoui, il terrorista tunisino che l'anno scorso, sempre usando un'arma bianca, aveva assassinato tre persone nella basilica di Nizza, aveva soggiornato in Italia. L'immigrato, che era sbarcato a Lampedusa e poi si era trasferito a Bari, aveva risalito l'intero Stivale con l'obiettivo di attraversare le Alpi e di compiere un attentato in terra francese nella settimana in cui si celebrava il processo per gli attacchi di Charlie Hebdo.La polizia locale, durante la conferenza stampa, ha dichiarato che l'attentatore è solo uno dei tanti "trentenni affetti da schizofrenia, pertanto nessun elemento va nella direzione di una motivazione islamista o terroristica". Solo due giorni prima, la notte tra sabato 6 e domenica 7 novembre, a Villeurbanne, un altro uomo armato di coltello, al grido di "Allah Akbar", aggrediva un agente dopo aver tentato di rubargli l'auto. Stessa città e il giorno prima un quindicenne, munito di machete, pattugliava una scuola israeliana, scandendo insulti antisemiti: fermato dalla polizia, ha tentato di aggredire gli agenti. Domenica 7 sera, ad Argenteuil, in Val-d'Oise, il commissariato di polizia è stato preso di mira da una banda di quindici adolescenti intenti a lanciare pietre e fuochi d'artificio. Un assedio durato quindici minuti. Nessun ferito, ma la polizia non è riuscita a fermare nessuno della banda. Il 2 novembre ancora un'aggressione. Nei pressi della stazione ferroviaria di Saint-Leu-la-Forêt (Val-d'Oise), poco prima delle 23, un agente ventiseienne in borghese veniva aggredito fisicamente da un gruppo di quattro individui "di tipo africano", stando alla sua testimonianza. "Sappiamo dove lavori e dove vivi, sei un poliziotto di merda. Cosa fai nella nostra zona? Ti uccideremo". Tre dei quattro erano già noti all'intelligence francese.ERA TUTTO ANNUNCIATOUn episodio dopo l'altro. Ma in qualche modo era tutto annunciato. Venerdì 29 ottobre, a Savigny-le-Temple (Seine-et-Marne), una città classificata come zona di sicurezza prioritaria (Zsp), sono stati trovati cartelli sui muri di alcuni edifici. Una specie di prezzario bonus: "Tagliare la testa a un poliziotto: 500.000 euro"; "Stuprare una poliziotta, 500.000 euro"; "Una spranga di ferro nel grembo di una poliziotta, 300.000 euro". Nello stesso quartiere, lo scorso aprile, gli agenti di polizia hanno trovato le loro foto di famiglia esposte nei corridoi degli edifici a Épinay-sur-Seine a mo' di minaccia. A ottobre, in un edificio a Vigneux-sur-Seine sono stati scoperti cartelli con su elencati tutti i nomi degli agenti di polizia del distretto locale, anche qui, accompagnati da una lettera minatoria. Questa è una sintesi del clima che si respira in Francia contro le forze dell'ordine.Nel 2020, sette agenti di polizia sono stati uccisi e 5.435 feriti. Da quasi vent'anni si osserva un aumento significativo di aggressioni fisiche e oltraggi. Da 24.104 oltraggi a pubblico ufficiale nel 2000 a 28.250 nel 2018. E da 15.502 aggressioni fisiche nel 2000 a 36.831 nel 2018. Appena assunta la carica - luglio 2020 - il ministro dell'Interno Gérald Darmanin si è dovuto confrontare con la morte di un'ufficiale colpita a morte durante un controllo stradale a Lot-et-Garonne. E ad agosto ha irrobustito il sistema di assistenza psicologica per agenti di polizia vittime di aggressioni: sono stati registrati in tre mesi 6.000 colloqui. A Champigny-sur-Marne, in Val-d'Oise, uno di quei quartieri sotto controllo islamico simbolo del progetto di riconquista repubblicana - varato negli anni scorsi dall'allora ministro dell'Interno Gerard Collomb -, "i giovani del quartiere non ci considerano più come poliziotti ma come una banda rivale!", dice un poliziotto alla stampa francese.TANTI ATTACCHI, NESSUNA CONTROMISURA SERIAMai come negli ultimi mesi la polizia ha subito così tanti attacchi. Specie nelle zone sotto il controllo "dell'ordine parallelo" dettato dalle comunità islamiche in base a quello che anche nei dossier del Senato francese viene definito "associazionismo islamico": atti criminali commessi da delinquenti radicalizzati o convertiti che si credono investiti di una missione superiore. Nel 2019, gli agenti di polizia francesi hanno depositato il numero record di 38.519 denunce per aggressione fisica; in aumento del 18% rispetto al 2017.Lo scorso aprile, al di là delle Alpi era in corso un vivace dibattito pubblico e politico per la drammatica lettera aperta pubblicata su Valeurs actuelles riguardante il rischio concreto di una possibile guerra civile etno-religiosa nella Francia di domani. Il testo, lungi dall'essere stato partorito negli ambienti cospirazionisti dell'estrema destra, è stato scritto da venti generali e firmato da un migliaio di soldati appartenenti a vari gradi, che, a causa di tale gesto, hanno rischiato delle gravi sanzioni disciplinari. La lettera, più che una forma di un appello all'Eliseo, era stata concepita come un monito perentorio: si agisca oggi per evitare la guerra domani. La querelle è finita dopo pochi giorni e il governo non ha intrapreso alcuna azione significativa. La cronaca quotidiana ne è testimone. Nel testo si chiedeva di far entrare in azione la politica, al contrario sarebbe dovuto intervenire un esercito per nulla indifferente allo stato devastato in cui versa la nazione.Più di 45 attentati di matrice islamista dal 2015 al 2021 che hanno provocato più di 260 morti e oltre 900 feriti. Sono circa 15.000 i soggetti sorvegliati dalle autorità perché in odore di terrorismo e/o radicalizzazione. Almeno 150 i quartieri che, secondo un rapporto datato gennaio 2020 della Direction générale de la Sécurité intérieure (Dgsi), possono essere classificati come territoires perdus. È in questo contesto che l'ennesima aggressione ad un poliziotto, invocando Maometto, non viene più classificata come fatto eccezionale o degno di nota.Nota di BastaBugie: Emanuel Pietrobon nell'articolo seguente dal titolo "Francia, quelle enclavi etno-religiose che fanno paura a Macron" spiega come è la situazione in Francia. E c'è da stare poco allegri.Ecco l'articolo completo pubblicato su Inside Over il 17 marzo 2020:Da diversi anni la Francia è il paese più colpito dal terrorismo islamista che imperversa nel Vecchio Continente. A Parigi, ma anche a Nizza, sono stati compiuti fra gli attentati più sanguinosi della storia recente europea, sullo sfondo delle periodiche rivolte urbane nei "quartieri difficili", nelle banlieu a maggioranza afro-araba, e del vaso di pandora, ormai scoperchiato, della pericolosa infiltrazione jihadista nelle fondamenta della repubblica: forze dell'ordine e forze armate.Recentemente, il presidente francese Emmanuel Macron, ha parlato della minaccia esistenziale rappresentata dal "separatismo islamista", che rischierebbe di minare l'unità e l'integrità territoriale della nazione per via della proliferazione di stati paralleli, degli stati all'interno dello stato, zone grigie dove la shari'a ha il sopravvento sulla legge della repubblica.La realtà delle enclavi etniche, dove segregazione e mancata integrazione facilitano la diffusione di criminalità e radicalizzazione religiosa, è tanto grave da non potere più essere nascosta, tanto che è lo stesso presidente a parlarne in pubblico, rompendo il tabù di toccare un tema che fino ai tempi recenti era stato monopolizzato dal discorso del Rassemblement National (ex Front National). È arrivato, perciò, il momento di fare il punto della situazione.Stando ad un documento proveniente dalla Direction générale de la Sécurité intérieure (DGSI), i servizi segreti francesi, e reso noto lo scorso gennaio, nel paese sarebbero attualmente 150 i quartieri, prevalentemente banlieu e zone-dormitorio, fuori dal controllo delle istituzioni e comandati da reti più o meno informali legate al jihadismo e all'islam radicale. Sono i quartieri di cui Macron ha paura, dove la shari'a ha già sostituito le leggi civili della repubblica, e dove la carenza di prospettive di mobilità sociale e integrazione ha creato delle bombe ad orologeria che periodicamente esplodono, lasciando a terra morti e feriti.I 150 quartieri sotto la lente degli investigatori sono spalmati nell'intero paese, da Parigi a Lione, passando per Marsiglia, Nizza e Tolosa, e il problema si sta rapidamente diffondendo dalla Francia metropolitana alle aree rurali, periferiche, per via della migrazione interna. Nei territori perduti, come sono stati ribattezzati, le forze dell'ordine intervengono con estrema cautela, onde evitare di accendere le proteste degli abitanti che potrebbero dar luogo a guerriglie urbane come quelle del 2005 e del 2017, ma gli operatori della sanità e dei trasporti pubblici affrontano gli stessi problemi.
In questa puntata di Lituraterre, Elena e Cristiana ripercorrono la relazione "amorosa" tossica della protagonista di "Atti di sottomissione" di Megan Nolan (edito da NN Editore). A non convincere appieno è la voce narrante giudicata ancora acerba, anche se con del potenziale; i temi affrontati (autolesionismo, alcolismo, dipendenza e sottomissione in amore, violenza verbale e fisica) necessitavano di una trattazione più profonda e viscerale per non scadere nel banale e nel già sentito. Ha del potenziale, ma si deve applicare di più. Vi aspettiamo per la prossima puntata lunedì 22 novembre alle ore 15.00 su Radiostatale.
Quando parliamo in pubblico sul web spesso non ci rendiamo conto di com'è posizionata e orientata la nostra webcam: dal basso verso l'alto se usiamo un laptop, dall'alto verso il basso se la collochiamo sopra un monitor che è rialzato rispetto al nostro spazio di lavoro.In tutto questo: il nostro ascoltatore, il nostro pubblico, come si sentirà guardato? In questo video, dedicato ai temi del Public Speaking a distanza, introduco i concetti di "dominanza" (la mia figura è inquadrata dall'alto verso il basso, pertanto "incombo" nell'inquadratura, "domino" l'inquadratura) e di "sottomissione" (la mia figura è inquadrata dal basso verso l'alto, e quindi è il pubblico a guardarmi dall'alto in basso).Tra questi due estremi, esiste una terza via? Ne parlo in questa puntata, tornando a occuparmi di piani di inquadratura, webinar e riunioni online.--Mi chiamo Patrick Facciolo, sono dottore in tecniche psicologiche e giornalista. Mi occupo di formazione sui temi del Public Speaking e della comunicazione efficace per professionisti e aziende. Faccio divulgazione su questi temi attraverso il mio sito su https://www.parlarealmicrofono.it
La scomparsa di Saman Abbas riapre il dibattito sull'Islam e la sua compatibilità democratica. QUALCHE FONTE per approfondire Zanaz, "Sfida laica all'Islam": https://amzn.to/3q4mHVp Zanaz, "Voci di donne arabe": https://amzn.to/3iJIRe7 Lewis, "What went wrong?": https://amzn.to/3gtYSmY In Live due volte al giorno qui ➤➤➤ https://www.twitch.tv/dailycogitoIl canale Youtube ➤➤➤ https://www.youtube.com/c/RiccardoDalFerroLa mia newsletter ➤➤➤ http://eepurl.com/c-LKfzTutti i prossimi eventi (online e non) ➤➤➤ https://rickdufer.com/eventi/La Community di Patreon ➤➤➤ https://www.patreon.com/rickduferLa chat di Discord ➤➤➤ https://discord.gg/vs3reA2kInstagram ➤➤➤ https://www.instagram.com/rickdufer/Tutti i miei libri ➤➤➤ http://bit.ly/libduferIl nostro negozio ➤➤➤ https://www.dailycogito.org/Daily Cogito si fa in tre:ogni giorno in Live su Twitch, alle 7 in podcast e la sera sul canale YouTube,Per combattere la zombificazione.La voce della sigla è di Marco Benedetti.La musica è "Shake Down" di Jules Gaia, da Epidemic Sound
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In questo episodio, Stefano e Roberto andranno alla scoperto di come Gesù ha vissuto secondo la Parola scritta di Dio, come ha modellato per noi la via per trovare la volontà di Dio nelle Scritture.Giovanni 1: 1-2 ci dà l'affermazione più chiara sulla divinità di Gesù: "In principio era la Parola" esclama Giovanni, "La Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio.” Quindi non solo Gesù era devoto alla Parola di Dio, ma Gesù era la Parola di Dio. Era la Parola vivente che scelse di diventare un servitore della Parola scritta.Il concetto che vogliamo esplorare in questo episodio è: Poiché Gesù è la Parola vivente di Dio, avrebbe potuto scrivere nuove regole per la Sua vita e per il Suo ministero. Avrebbe potuto esercitare la Sua autorità come Dio e dire qualsiasi cosa ed essere nel giusto. Ma nella sua umanità Gesù ha modellato qualcosa di molto diverso per noi. Si è umiliato e ha scelto di vivere sottomesso alla Parola di scritta Dio. Si è sottomesso alle Scritture, ed esse sono diventati la sua autorità.
La paura di perdere il controllo è uno dei timori più comuni.Non la si trova solo nell’ambito della sessualità, ma in tantissime situazioni e spesso è nominata e vissuta da chi sta vivendo un momento di immobilità.Oppure: “Io farei subito quella tal cosa, ma ho paura di perdere il controllo”, altra frase che rientra in questa categoria ”mi fa paura il sesso, l’orgasmo libero, proprio perché ho paura di perdere il controllo”, perciò tutto questo desiderio, rimane imbrigliato e immobilizzato per “paura di perdere il controllo”.Cosa accade se perdi completamente il tuo controllo?Qual è la cosa peggiore che può accadere se perdi il tuo controllo?Spesso si arriva ad uno step nel quale la cosa più “terribile” e terribile lo metto fra virgolette, è quella di incontrare sé stessi al di là della pressante azione mentale. @sessualita_consapevole_tantra@dr.francescosartoriVisita www.francescosartori.org
Romani 13.1-7
Romani 13.1-5
In questo nuovo episodio recensiamo, e commentiamo, il libro di Remo Bodei "Dominio e Sottomissione - Schiavi, Animali, Macchine, Intelligenza Artificiale", pubblicato da Il Mulino.
Come si uniscono piacere e sofferenza?Un dialogo tra la nostra Sessuologa Arcobaleno Vittoria Bottelli e Marta Tenshiko di @plugthefun (su Instagram) su come e perché esplorare il sottile confine tra piacere e sofferenza nel Kinbaku.Un confine di juta, spesso circa 5 millimetri.
L'Occidente secolarizzato e multiculturale è un supermercato, non una cultura. Abbiamo allo scaffale tutto ciò che desideriamo: ogni prodotto, ogni sapore, ogni musica. In che cosa credere ancora?
Sottomissione - messaggio del 15-09-2019 mattina - Daniel Milazzo
Dino Taddei, anarchico e oste, racconta il suo rifiuto dell'obbligo militare, il carcere, il sostegno delle compagne e dei compagni.
Dino Taddei, anarchico e oste, racconta il suo rifiuto dell'obbligo militare, il carcere, il sostegno delle compagne e dei compagni.
Cristoforo Colombo negli Usa viene accusato di sottomissione e genocidio dei nativi americani. La città di Los Angeles ha quindi rimosso la statua del navigatore genovese a Grand Park, vicino a City Hall la sede del municipio. I detrattori che da anni firmavano petizioni, si sono riuniti per festeggiare mentre la statua veniva portata via con una gru. Meno di un mese fa la metropoli californiana ha inoltre celebrato il primo "Indigenous Peoples' Day" una festività che ha sostituito il Columbus Day. La Native American Indian Commission ha svolto un ruolo di primo piano in questa giornata di festa. Lo scorso anno fu feroce la polemica sulla statua di Colombo a Columbus Circle. Intervenne la Farnesina, dopo che una commissione istituita dal sindaco di New York Bill de Blasio aveva inserito la statua di Colombo nella 'lista nera' delle statue e dei simboli presenti in città.
Autore: Eugène Ionesco. A) "Jacques o la sottomissione". Regia radiofonica di Vilda Ciurlo. Interpreti: Arnaldo Ninchi, Bianca Galvan, Teresa Ricci, Giuseppe Fortis (Radiotre 1971) B) "Sicario senza paga". Riduzione radiofonica e regia di Ottavio Spadaro. Interpreti: Giulio Bosetti, Franco Passatore, Giulia Lazzarini (Radiouno 1971)
Autore: Eugène Ionesco A) "La cantante calva". Regia di Luciano Mondolfo. Interpreti: Lea Padovani, Alberto Bonucci, Antonio Battistella, Elena Da Venezia, Paolo Panelli (Radiouno 1972) B) "Jacques o la sottomissione". Regia radiofonica di Vilda Ciurlo. Interpreti: Arnaldo Ninchi, Bianca Galvan, Teresa Ricci, Giuseppe Fortis (Radiotre 1971)
Che il velo sia un qualcosa di imposto alle donne musulmane è un pregiudizio che sta perdendo sempre più credibilità. Malala, la giovane attivista pakistana che ha vinto il Premio Nobel per il suo impegno a favore dell'educazione femminile, lo indossa con fierezza in qualsiasi apparizione pubblica, e sono molte le giovani donne musulmane istruite ed emancipate che scelgono di portarlo liberamente. È quindi importante capire ciò che questo "simbolo" realmente significhi per molte donne arabe. La vera conoscenza di questo fenomeno si presenta in modo vasto ed eterogeneo: esistono diversi tipi di velo usati dalle donne islamiche, ognuno dei quali è legato ad una determinata regione e in quanto tale ne riflette la cultura e la tradizione al di là della religione. Eppure, in Italia sono ancora molte le barriere che incontrano le donne che portano il velo: molte ragazze non vengono accettate in posti pubblici a causa del velo, magari liquidate con delle scuse. E sono ancora molti gli occidentali che pensano che queste donne non possano scegliere di loro spontanea volontà di indossare un indumento tanto "alienante" come l'hijab, se non a causa esclusiva del forte condizionamento sociale. L'emancipazione femminile delle donne islamiche è veramente legata alla liberazione da questo simbolo? E come vivono la loro quotidianità le donne musulmane? Ne parliamo con Paola Caridi, giornalista ed esperta di sistemi politici del Medio Oriente e di Nord Africa; Abdel Quader Sumaya, autrice de "Porto il velo, adoro i Queen", Youssef Salmi, ex assessore all' associazionismo, volontariato e giovani dal 2009 al 2014 al comune di Novellara (RE); Padre Giuseppe Scattolin, missionario comboniano. In apertura, ritorniamo a parlare di università: i candidati ai test di Medicina scendono in tutta Italia, rispetto all'anno scorso si sono iscritti 3.548 giovani maturati in meno, - 28 % di iscritti rispetto al 2013, l'anno in cui è cominciato il declino. Un peso su questo fenomeno avrà avuto sicuramente il calo di posti disponibili nelle facoltà mediche, passati da 9.513 contro i 9.983 dell'anno scorso, e le irregolarità verificatesi nel 2014 nello svolgimento delle prove. L'Università Bicocca di Milano ha anche dimostrato che anche i costi sono un elemento decisivo. La media è di 55 euro, con punte di cento. Dall'altra parte ci sono anche le università straniere che non hanno limiti all'ingresso e che consentono di rientrare in Italia per proseguire Medicina, dal secondo anno, nella loro città. Ma come si può spiegare globalmente questo fenomeno? Gli studenti sono anche scoraggiati dall'incerto percorso post-laurea e dalla durata del percorso di studi? Lo chiediamo ai nostri ospiti: Santo Davide Ferrara, preside della scuola di medicina e chirurgia dell'Università di Padova; Francesco Ferrante, componente del comitato scientifico di AlmaLaurea; Domenico Montemurro, responsabile Aanaao Giovani Assomed (Associazione medici dirigenti).
Che il velo sia un qualcosa di imposto alle donne musulmane è un pregiudizio che sta perdendo sempre più credibilità. Malala, la giovane attivista pakistana che ha vinto il Premio Nobel per il suo impegno a favore dell'educazione femminile, lo indossa con fierezza in qualsiasi apparizione pubblica, e sono molte le giovani donne musulmane istruite ed emancipate che scelgono di portarlo liberamente. È quindi importante capire ciò che questo "simbolo" realmente significhi per molte donne arabe. La vera conoscenza di questo fenomeno si presenta in modo vasto ed eterogeneo: esistono diversi tipi di velo usati dalle donne islamiche, ognuno dei quali è legato ad una determinata regione e in quanto tale ne riflette la cultura e la tradizione al di là della religione. Eppure, in Italia sono ancora molte le barriere che incontrano le donne che portano il velo: molte ragazze non vengono accettate in posti pubblici a causa del velo, magari liquidate con delle scuse. E sono ancora molti gli occidentali che pensano che queste donne non possano scegliere di loro spontanea volontà di indossare un indumento tanto "alienante" come l'hijab, se non a causa esclusiva del forte condizionamento sociale. L'emancipazione femminile delle donne islamiche è veramente legata alla liberazione da questo simbolo? E come vivono la loro quotidianità le donne musulmane? Ne parliamo con Paola Caridi, giornalista ed esperta di sistemi politici del Medio Oriente e di Nord Africa; Abdel Quader Sumaya, autrice de "Porto il velo, adoro i Queen", Youssef Salmi, ex assessore all' associazionismo, volontariato e giovani dal 2009 al 2014 al comune di Novellara (RE); Padre Giuseppe Scattolin, missionario comboniano. In apertura, ritorniamo a parlare di università: i candidati ai test di Medicina scendono in tutta Italia, rispetto all'anno scorso si sono iscritti 3.548 giovani maturati in meno, - 28 % di iscritti rispetto al 2013, l'anno in cui è cominciato il declino. Un peso su questo fenomeno avrà avuto sicuramente il calo di posti disponibili nelle facoltà mediche, passati da 9.513 contro i 9.983 dell'anno scorso, e le irregolarità verificatesi nel 2014 nello svolgimento delle prove. L'Università Bicocca di Milano ha anche dimostrato che anche i costi sono un elemento decisivo. La media è di 55 euro, con punte di cento. Dall'altra parte ci sono anche le università straniere che non hanno limiti all'ingresso e che consentono di rientrare in Italia per proseguire Medicina, dal secondo anno, nella loro città. Ma come si può spiegare globalmente questo fenomeno? Gli studenti sono anche scoraggiati dall'incerto percorso post-laurea e dalla durata del percorso di studi? Lo chiediamo ai nostri ospiti: Santo Davide Ferrara, preside della scuola di medicina e chirurgia dell'Università di Padova; Francesco Ferrante, componente del comitato scientifico di AlmaLaurea; Domenico Montemurro, responsabile Aanaao Giovani Assomed (Associazione medici dirigenti).
Il sociologo Alessandro Del Lago sulla questione dei migranti in Italia e il modo in cui i media e la politica raccontano il fenomeno; Francesco Cataluccio su "Sottomissione" di Michel Houellebecq; Piero Gelli ricorda l'editore Livio Garzanti; Bruna Miorelli su "Le canzoni dell'aglio" di Mo Yan; Rossella Rossini e Lapo Berti discutono la raccolta di saggi da loro curata del giudice della Corte Suprema USA Louis D. Brandeis, dal titolo: "I soldi degli altri e come i banchieri li usano".
Il sociologo Alessandro Del Lago sulla questione dei migranti in Italia e il modo in cui i media e la politica raccontano il fenomeno; Francesco Cataluccio su "Sottomissione" di Michel Houellebecq; Piero Gelli ricorda l'editore Livio Garzanti; Bruna Miorelli su "Le canzoni dell'aglio" di Mo Yan; Rossella Rossini e Lapo Berti discutono la raccolta di saggi da loro curata del giudice della Corte Suprema USA Louis D. Brandeis, dal titolo: "I soldi degli altri e come i banchieri li usano".