"Fotogrammi" è più di un semplice programma radiofonico. Siamo un gruppo di amici, di studenti, di giovani, accomunati dalla stessa passione: il Cinema. Abbiamo deciso di dare vita a questo spazio, a questo progetto, per poter raccontarvi con il nostro entusiasmo, con la nostra freschezza il mondo…
⚠️Attenzione, questo film è sconsigliato ai deboli di cuore⚠️ La sua visione può causare un improvviso innalzamento della temperatura corporea, pensieri peccaminosi, aumento del ritmo cardiaco e sobbalzi improvvisi. Ti West con il suo "X - A Sexy Horror Story" ci porta alla fine degli anni '70, un'epoca ricca di suggestioni, perfetta per raccontare una storia tra due generazioni inconciliabili.
"La mia ombra è tua" di Eugenio Cappuccio è l'adattamento cinematografico dell'omonimo libro di Edoardo Nesi. È la storia Emiliano De Vito, giovane laureato con i massimi dei voti in Lettere Antiche, che per emergere dal precariato che soffoca la sua generazione, accetta di fare da assistente al grande scrittore Vittorio Vezzosi, "teoricamente" impegnato nella scrittura del sequel del suo unico libro "I lupi dentro", grande successo letterario di 25 anni fa. Il Vezzosi, fin da subito, appare come una creatura mitologica in grado di fare innamorare tutti i suoi lettori con un solo libro, ma allo stesso tempo capace di scomparire dal mondo, per più di un quarto di secolo, ritirandosi a vita privata in una casa colonica poco fuori da Firenze. L'incontro tra i due non genererà gli effetti sperati, ma un viaggio folle su una Jeep del '79 con destinazione Milano e una Fiera del Vintage, farà fare loro finalmente i conti con il proprio passato, presente e futuro. Il nuovo film di Eugenio Cappuccio è fresco, divertente, frizzante e scoppiettante. Non è la solita commedia all'italiana degli ultimi anni, anzi è una storia che scava nel profondo delle emozioni umane, ricordandoci il potere della passione e della nostalgia. Infatti sono queste due le direttrici attraverso cui si muove tutto il racconto: da una parte vediamo rappresentato un Paese e una società ancorata a un passato nostalgico, e dall'altra invece una generazione di giovani che accusa spocchiosamente la "cannibalizzazione" del proprio presente e futuro. Fortunatamente c'è la passione a far da contraltare a questo senso di nostalgia, che spinge l'uomo all'inerzia e all'inettitudine: la passione è quella forza in grado di guidarti verso lo scopo della propria vita, che se anche il più delle volte è una fregatura, ti riserva dei momenti di gloria, per i quali vale la pena vivere, aspettare e lottare. E così, se da una parte abbiamo uno scontro tra passione e nostalgia, dall'altra abbiamo due uomini fragili, alla ricerca di un senso nel proprio presente. I due hanno quasi 30 anni di incomunicabilità colpevole, eppure questo conflitto generazionale si trasformerà poi in un rapporto che gioverà a entrambi. Fondamentali sono le figure femminili, fari guida nelle vite di Emiliano e del Vezzosi, capaci di dare nuovo senso ed equilibrio alle esistenze dei due personaggi. "La mia ombra è tua" rispolvera la necessità, sempre più urgente, di abbandonarsi più spesso ai sentimenti e alle emozioni, dimenticandosi anche per un solo momento di tutte quelle contingenze che la società frenetica e "malata" di oggi vuole imporci. Perché nulla è più forte, importante e confortante, della volontà di riscoprire l'ebrezza dell'amore e della passione. Una menzione speciale è da dedicare a Marco Giallini, che con la sua naturale frenesia e un pizzico di sana follia, buca lo schermo regalandoci un personaggio unico, anticonformista, in grado di insegnarci molto anche senza aver scritto il sequel del grande successo "I lupi dentro" . Viva il cinema!
Presentato alla Semaine de la Critique a Cannes 2021 e al 39° Torino Film Festival, il film dei registi Julie Lecoustre ed Emmanuel Marre è un perfetto mix tra denuncia sociale e dramma personale. La prima parte di “Generazione Low Cost” richiama lo stile documentaristico dei fratelli Dardenne: la camera a mano segue e insegue pedissequamente la quotidiana routine di una hostess di una compagnia aerea low cost, lasciando zero spazio a intimità e privacy. La seconda parte del film invece cambia registro, diventando più intima, esistenziale, delicata, in virtù delle vicissitudini personali che la protagonista dovrà affrontare. “Generazione Low Cost” racconta i giovani d'oggi, quella "generazione Millennial" che invece di affrontare il presente in maniera propositiva, preferisce galleggiare in un limbo dove non esistono emozioni, affetti e sopratutto responsabilità. Tutto ciò però è il risultato di un mondo che sempre più si è impostato sul valore della performance, della rapidità e dei risultati economici, che ignora deliberatamente l'emotività e l'individualità. E così accade per l'equipaggio di un aereo di una compagnia low cost dove lavora la nostra protagonista Cassandre, che oltre a preoccuparsi del benessere dei passeggeri, deve lasciare a terra tutta la propria vita e, armata di un favoloso sorriso, deve vendere il più possibile dal suo carrello per mantenere alti i propri punteggi e garantirsi il posto di lavoro. Cassandre vive alla giornata, viaggia freneticamente in lungo e in largo per l'Europa, non si preoccupa del domani, non ha legami e rifugge da qualsiasi tipo di responsabilità. È immobile, in attesa che un suo qualche sogno possa avverarsi. Vive una realtà effimera, spogliata, derubata, che apparentemente la soddisfa. Un imprevisto sul lavoro però la porterà a fare i conti con il suo passato, affrontando vecchi dolori e ferite. Meravigliosa ed estremamente brava è Adèle Exarchopoulos, che divora la macchina da presa e cuce sulla propria pelle ogni passo e sfumatura del racconto. Malinconica, raggiante, angosciante, affasciante e sopratutto disincantata, l'attrice francese ci regala una performance magnetica, in grado di farci toccare con mano quel disagio personale e generazionale che i due registi hanno voluto raccontare. “Generazione Low Cost” è un film emozionante, curioso ed estremamente umano, che ritrae una realtà in cui l'individualità e l'emotività vengono schiacciate e bandite, e dove anche un sorriso di circostanza non è più sufficiente a celare tutto quel disagio e quella solitudine dei giovani d'oggi. Viva il cinema!
“Sundown” è l'ultima fatica del regista messicano Michel Franco, che dopo aver vinto nel 2020 a Venezia il Leone d'Argento per la Miglior Regia grazie a “Nuevo Orden”, torna al cinema riproponendo sugli schermi un tema a lui caro: la rappresentazione del caos. A differenza di “Nuevo Orden”, dove si assiste a un brutale colpo di stato dove appunto il caos è ben evidente e preponderante, in “Sundown” Franco cambia registro e utilizza uno stile completamente agli antipodi: lavora per sottrazione, trionfa il minimalismo, il caos non è più esteriore ma viene interiorizzato. Per tutto il film aleggia una tranquillità apparente, scandita dal rumore delle onde e da un tempo che vorrebbe cristallizzarsi, ma purtroppo scorre lentamente e inesorabilmente. Quest'atmosfera sospesa, genera tensione, curiosità e apprensione nello spettatore. La sceneggiatura è magistralmente costruita su Tim Roth, che interpreta Neil, membro di una delle famiglie più ricche del Regno Unito, che quando la vacanza con la sorella (Charlotte Gainsbourg) e i suoi due nipoti viene interrotta per la morte della madre, decide di non tornare a casa, fingendo di aver dimenticato il passaporto in hotel. Indolente verso le preoccupazioni della sua famiglia e completamente disinteressato alla sua vita, Neil decide di soggiornare in un hotel da due soldi e di passare le sue giornate abbandonandosi pallido e dolente su una squallida spiaggia di Acapulco, sorseggiando cervezas. In “Sundown” sono molti i temi cari a Michel Franco. Oltre al caos, assistiamo a personaggi che devono prendere decisioni sotto pressione, all'opposizione sociale di stili di vita, all'improvvisa e immotivata esplosione di violenza. Anche in questo film non esistono né ricchi né poveri: sono tutti sullo stesso piano, impotenti e in balia di un caos di cui nessuno è padrone. Michel Franco mette in scena la decadenza di Acapulco, un tempo paradiso turistico, e pone l'attenzione sull'accettazione di atti estremamente violenti di diversa natura. Un uomo freddato su una spiaggia da due malviventi sembra un fatto comune, di cui non preoccuparsi più di tanto. Poi c'è uomo che rompe improvvisamente qualsiasi legame con la sua famiglia, un atto violentissimo… eppure nessuno dei suoi cari prova a comprenderlo. Allo spettatore Franco lascia il compito di decifrare il suo protagonista, in un thriller destabilizzante, che lentamente ci scava dentro, fino a lasciarci senza fiato come i pesci, appena pescati a inizio film, che boccheggiano inermi sotto lo sguardo assente di Tim Roth. Un'immagine forte che pare premonitrice.
Sean Baker, regista statunitense conosciuto per “Tangerine” e “Un Sogno Chiamato Florida”, torna al cinema con il suo nuovo film e ci regala un piccolo capolavoro, nel pieno spirito del miglior cinema indipendente americano. “Red Rocket”, presentato in Concorso al 74° Festival di Cannes, è un film che all'apparenza potrebbe risultare leggero e disimpegnato per via dei suoi toni scanzonati, irriverenti e tragicomici, ma proprio sotto questo strato pseudo-demenziale si nasconde una pesante critica a un'America trumpiana e provinciale. Sean Baker, da sempre attratto dalle periferie e dal sottoproletariato americano, continua il suo viaggio cinematografico nel raccontarci la caduta del “sogno americano” e del grande vuoto che è rimasto. Lo fa raccontandoci l'avventura di Mikey, un ex porno attore caduto in disgrazia che, malmenato, senza un soldo né una valigia, torna a casa a Texas City dalla ex moglie, nella speranza di avere un letto su cui contare. La prima scena è già memorabile: sulle note scanzonate di “Bye Bye Bye” degli NSYCN, quasi a voler creare un corto circuito tra arrivo e partenza, Mikey viene respinto veementemente dalla ex moglie Lexi, che non ne vuole proprio sapere di rivedere la sua faccia. Ma Mikey è un gran manipolatore, egoista e narcisista, e non ha problemi a convincere Lexi. Nel frattempo, sperando di ricevere la sua seconda chance per tornare glorioso a Los Angeles, cerca di mantenersi quotidianamente con qualche “lavoretto”. La fortuna non si fa attendere e Mikey si imbatte nella diciassettenne “Strawberry”, bella e maliziosa cassiera di un Donut's Shop, che gli confida di voler scappare dalla deprimente realtà provinciale che la circonda. La seconda occasione è pronta a essere colta e Mikey non si farà attendere! “Red Rocket” è una ventata d'aria fresca, è un grido ribelle e irriverente, che si scaglia contro tutta quella “Cancel Culture”, che si è abbattuta sul cinema americano negli ultimi anni, causandone un appiattimento in termini di rappresentazione e temi trattati. Nemmeno il cinema indipendente, tradizionalmente più progressista e politicamente scorretto, ne è uscito indenne. Sean Baker fortunatamente è un'artista controcorrente e porta sullo schermo la sua rappresentazione critica di una parte degli Stati Uniti, quella abbandonata, ignorante, povera, violenta e volgare, che è stata la base fondamentale per il successo di Trump alle Presidenziali del 2016. “Red Rocket” è una bellissima, folle, irriverente favola neorealistica americana, intrisa di pop, bandiere a stelle e strisce e pornografia. Viva il Cinema!
“Belfast” di Kenneth Branagh, è una piccola perla cinematografica in grado di scaldare il cuore del grande pubblico. E fa specie pensare che se la giochi agli oscar con ben 7 nominations, sfidando per il Miglior Film grandi colossi hollywoodyani: da “West Side Story” di Steven Spielberg, a “Licorice Pizza”, di Paul Thomas Anderson. La forza di “Belfast” è racchiusa invece nella sua estrema semplicità, e nella sua magnifica estetica. Kenneth Branagh ci accompagna in un viaggio semi-autobiografico, nella Belfast della sua infanzia, dove crebbe e giocò fino all'età di 9 anni. Siamo nel 1969 e a farci da narratore è il piccolo Buddy, energico e vivace bambino, che vive in un contesto di scontri sociali, cambiamenti culturali e violenza settaria. Nonostante tutto, Buddy cerca di crescere sereno e spensierato nella strada del suo quartiere, trovando supporto e consolazione nei carismatici genitori e negli arzilli e fiabeschi nonni. Scoprirà l'amore, si interrogherà sul concetto di identità e sul senso di appartenenza, e sarà tormentato dai deliranti sermoni del pastore protestante. Kenneth Branagh adopera il punto di vista del suo giovane alter ego, con una costante ripresa dal basso verso l'alto, prediligendo l'uso dei primi piani, con un'attenzione maniacale ai dettagli e alla messa in scena. L'uso del bianco e nero non fa altro che aumentare il senso di nostalgia e di ricordo, mentre la bellissima fotografia di Haris Zambarloukos esalta la magnifica fotogenicità del cast, scelto alla perfezione. La cifra stilistica risultante è chiaramente di stampo teatrale (grande background professionale del regista), ma che grazie all'uso sapiente e accurato della macchina da presa, riesce a risultare magnetica e affascinante sullo schermo cinematografico. Il regista britannico realizza un grande omaggio alla sua città natale, esaltandone la sua forza d'animo, la sua allegria, il suo arguto umorismo, le sue tensioni e contraddizioni. “Belfast” è un inno alla vita, un elogio ai sentimenti e ai ricordi, ma è anche un'attenta riflessione sul senso d'appartenenza e a cosa sia giusto e sbagliato. Branagh dedica il film alla sua gente, al popolo di Belfast, “a chi è rimasto, a chi se n'è andato e a chi si è perso”, e si interroga anche sul significato d'identità, di cosa ci definisca realmente: forse nel suo caso sono stati fondamentali il teatro e il cinema, unici momenti a colori in “Belfast”, che hanno fatto sognare il piccolo Buddy e che hanno poi formato e consacrato il grande artista Kenneth Branagh! Viva il cinema!
Guillermo del Toro torna con un nuovo film, dove per la prima volta non crea nessun mostro, nessuna creatura fantastica: mette in scena "solo" l'oscurità e la bestialità umana. "Nightmare Alley - La fiera delle illusioni" è l'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di William Lindsay Gresham, un racconto noir continuamente compenetrato da un senso latente di morte, dove il suo personaggio "faustiano", è artefice e carnefice del suo stesso destino. Con un soggetto così intriso di umanità dark, Guillermo del Toro non poteva che non tirare fuori il meglio di sé, realizzando un grande film d'altri tempi. La messinscena è imponente, gli attori splendono, il ritmo è lento ma congeniale all'atmosfera dark e sognante del racconto. Il film si può dividere in due momenti narrativi: il primo è ambientato in un circo itinerante degli anni '40, e rappresenta tutto l'amore che il regista messicano nutre per i freaks e per la dimensione magica e surreale; il secondo invece, abbandona l'atmosfera favolistica e sprigiona tutta quell'oscurità e brutalità di cui il protagonista si farà rappresentante nel corso degli eventi. "Nightmare Alley - La fiera delle illusioni" è un viaggio introspettivo nell'orrore umano, costellato di avidità, odio, manipolazione, ego e bramosia, in cui non viene mai dimenticato quel candore e quella goccia di fantastica magia che rende, forse, un po' più accettabile la nostra realtà. In questo ultimo film di Guillermo del Toro, non ci saranno i mostri a fungere da specchi alle nostre anime, ma saremo soli e indifesi ad affrontare gli abissi più infimi della natura umana, continuando a domandarci: "chi è la vera bestia"? Viva il cinema!
"America Latina", il terzo lungometraggio dei Fratelli D'Innocenzo, è un viaggio perturbante, inquietante, antropologico, intrigante, provocante, disturbante, malizioso e affascinante, nelle ombre e nei bisogni più intimi dell'uomo. Ti penetra sotto la pelle fino a colpirti le ossa. Ma è una sensazione piacevole. Si è di fronte a un'opera intima, esteticamente impeccabile, affascinante, abbagliante! La fotografia è grezza, d'impatto, armonica e allo stesso tempo disarmonica. È un vortice che ti risucchia in un mondo contorto e dannatamente incantato. "America Latina" è amore… indaga sul dannato bisogno di provare amore! Ma si tratta di un amore inquieto, non convenzionale, inusuale, socialmente inconcepibile, socialmente inaccettabile… è un amore incompreso e incomparabile, che forse non potrà mai essere scoperto. I Fratelli D'innocenzo si confermano per la terza volta autori di grande calibro, portatori di un immaginario artistico che parla allo spettatore di tutto il mondo. Il loro è un cinema che oltrepassa ogni confine culturale, è un cinema unico e inedito, che vive della propria essenza, della propria luce e della propria visione. Il cinema dei Fratelli D'innocenzo è amore allo stato puro. Viva il cinema!
“Illusioni Perdute” di Xavier Giannoli, è la trasposizione cinematografia dell'omonima opera di Balzac. La prima cosa che salta all'occhio durante la visione, è come la scrittura critica di Balzac nei confronti del suo secolo, il XIX, sia estremamente attuale. È come sedersi davanti a uno specchio e godersi lo spettacolo della decadenza morale dei nostri giorni: carenza di valori, tutto è in vendita, la verità è sopraffatta dal denaro e dalle fake news, l'arte perde di significato… e a noi cosa rimane? Questo è lo scenario che vediamo raccontato sullo schermo, dove come protagonista c'è un giovane poeta di campagna, Lucien, che con occhi innocenti e ingenui si appresta a compiere il suo grande balzo nella capitale parigina, per vivere una storia d'amore e consacrarsi grande poeta. Purtroppo nella società francese della Restaurazione, schiava del capitale, non c'è spazio per sani valori e non c'è tempo per coltivare sciocche illusioni. Il mondo è duro, vorace e non risparmia nessuno. Lucien dovrà farne i conti e a suo malgrado pagarne il prezzo. Ci sarà un tempo per la gloria, e un tempo per la sconfitta… ma ciò che è sicuro, suggerisce Balzac, è che la disgrazia del Capitalismo sarà sempre presente. Ciò che ha sicuramente ispirato Xavier Giannoli a intraprendere questa trasposizione cinematografica, è stata l'estrema lucidità con cui lo scrittore francese aveva descritto il mutamento dei meccanismi della sua società, ormai compromessa con il nascente Capitalismo. L'unica differenza è che a distanza di 200 anni nulla è cambiato, per certi versi possiamo affermare che è peggiorato. Non siamo più a contatto con una nuova realtà, come lo erano i protagonisti di Balzac, ma ne siamo completamente sommersi: il Capitalismo detta quotidianamente le nostre azioni senza che ce ne possiamo accorgere. Giannoli è stato bravo nell'attualizzare delicatamente l'opera di Balzac, rendendola di fatto un'opera senza tempo. Il regista francese è riuscito a raccontare criticamente la nostra società attuale, servendosi di un romanzo di due secoli fa, e ha riportato in sala tutto lo splendore del grande cinema in costume. Due sono gli aspetti da lodare: il lavoro fatto sulla colonna sonora e la valorizzazione del suo cast. L'intento era quello di trasformare il film in una partitura musicale, dove ogni elemento, ogni gesto, ogni personaggio, fosse in armonia con l'insieme del racconto. Risultato completamente raggiunto. Non si perde mai il punto, l'occhio dello spettatore è continuamente stimolato e invitato a godere dell'intera messinscena. Il ritmo è sostenuto ma sinuoso, quasi a voler rappresentare i tumulti d'animo del protagonista Lucien. Tutto ciò non poteva che non essere sostenuto da un cast eccezionale, dal quale Xavier Giannoli è riuscito a tirar fuori le singole peculiarità, con le quali ha costruito e stratificato i personaggi, cucendoli poi alla perfezione sull'essenza dei suoi attori. Il risultato finale è stupefacente, affascinante e meraviglioso. Si assiste più a un “dramma umano” che a una “commedia umana”, per citare il nostro Balzac. Una maestosa invettiva a un mondo svuotato dei suoi stessi valori, dove l'uomo sembra impotente, ridicola pedina, o per meglio dire ignaro attore di una grande tragicommedia che è la vita. Forse ciò che Balzac voleva dirci 200 anni fa, e che ora vuole dirci anche Xavier Giannoli, è che non è mai tardi per raddrizzare il tiro, per invertire la rotta e per ricostruire la nostra identità sociale e umana. C'è sempre tempo per tornare a vivere “come si deve”. Lasciamo che questo film possa essere una finestra sul passato per poter comprendere e migliorare il nostro presente e futuro. Viva il cinema!
Lui non ha figli, ma lo sono tutti gli operai della sua azienda di bilance. Ogni problema che affligge i suoi lavoratori, affligge lui stesso. Lavorare alla "Basculas Blanco" è meraviglioso e tutti sono una grande famiglia unita. Ma allora... può esistere il "Capo Perfetto"? Fernando León de Aranoa ci regala la sua visione e ci risponde componendo una sceneggiatura che è un capolavoro di ironia, umorismo e satira. Il regista spagnolo costruisce una commedia drammatica dai toni surreali sul mondo del lavoro. Questa volta però non si dedica ai lavoratori e al proletariato (soggetti prediletti di alcuni dei suoi precedenti film), ma rivolge la sua lente in direzione dei padroni, di tutti coloro che muovono i fili delle vite di centinaia di migliaia di operai e impiegati. Molti di questi imprenditori amano definirsi e comportarsi come "illuminati", ci abbindolano con potenti e convincenti discorsi, e amano esporre la loro filosofia riformista nei confronti dei lavoratori. Ma è davvero tutt'oro quel che luccica? Ed ecco entrare in scena il grande Fernando León de Aranoa che con estrema lucidità e precisione, ci fa entrare nelle dinamiche del mondo imprenditoriale, delle piccole e delle grande aziende e mette in piedi una farsa della società, di cui si ride molto ma da cui nessuno ne esce pulito. Ciò a cui assistiamo è una realtà fatta di bugie a cui gli stessi personaggi credono, perseguendo i propri obiettivi e i propri interessi. Un mondo capitalista distorto in cui domina l'assenza di giustizia, dove ala fine sono sempre i poveri a pagare sulla propria pelle. E in questa attualità farsesca, a dominare in ogni fotogramma c'è un mostro del cinema: Javier Bardem, che veste i panni del Signor Blanco, illuminato capitalista, che declama ogni giorno le propria buona volontà, ma sarà pronto a tutto pur di ottenere l'ambito premio regionale all'eccellenza imprenditoriale. Una retorica abbagliante e affascinante, ma priva di buone intenzioni, viene messa in ridicolo grazie alla travolgente interpretazione di Javier Bardem, circondato da un cast perfetto, composto da grandi e nuovi volti del cinema spagnolo: Sonia Almarcha, Manolo Solo, Almudena Amor, Óscar de la Fuente, Fernando Albizu e Celso Bugallo. Da tutto ciò è scaturito "Il capo perfetto", un film che non va mai per il sottile e che corre sempre su un filo tragicomico, sospeso tra farsa e dramma, dove a dominare sono tre parole: "Esfuerzo, Equilibrio, Fidelidad". Non è un caso che questo film sia stato ricoperto di premi e nomination in Spagna e che rappresenti il cinema spagnolo alla corsa agli Oscar 2022! Noi gli facciamo i migliori auguri, perché è un ritratto estremamente lucido e intelligente dell'uomo e del mondo di oggi. Viva il cinema! *************************** TRAMA "Una compagnia che produce bilance industriali in una piccola città di provincia spagnola attende l'imminente visita di un comitato che deve decidere se è degna di un premio per l'eccellenza: le cose devono dunque essere perfette quando sarà il momento. Tutto però sembra cospirare contro l'azienda. Lottando contro il tempo, Blanco cerca di ripristinare l'equilibrio all'interno della sua azienda. Nel tentativo di appianare i problemi dei suoi dipendenti, finirà per superare ogni limite immaginabile." REGIA: Fernando León de Aranoa CAST: Javier Bardem, Manolo Solo, María de Nati, Almudena Amor, Sonia Almarcha, Óscar de la Fuente, Fernando Albizu, Yaël Belicha, Celso Bugallo.
Il nuovo film di Juho Kuosmanen fa del "viaggio" la sua metafora esistenzale. Ma il regista finlandese, vincitore con questa pellicola del Gran Premio Speciale della Giuria a Cannes 2021, non banalizza affatto questo elemento, anzi lo utilizza riempiendolo di malinconia e nostalgia per omaggiare una generazione, quella dei protagonisti a fine anni '90, che forse era più spensierata di quelle di oggi. Ed è così che tutto inizia in una scompartimento letto, dove Laura, studentessa finlandese abbandonata dalla sua ragazza moscovita, a suo malgrado si trova a dover condividere gli spazi con LJoha, giovane minatore rozzo e spigoloso. Il regista costringe due esistenze diametralmente opposte in un luogo claustrofobico: entrambi sono diffidenti, entrambi respingono il diverso, ma questo viaggio darà loro l'occasione di ascoltarsi, di comprendere meglio la propria voce interiore. La camera di Kuosmanen non è mai invadente ed esalta la presenza e l'emotività dei suoi due protagonisti. Li segue con assoluto riserbo e rispetto negli spazi angusti del vagone e nella desolazione degli esterni. Guardare questo film è come guardare costantemente attraverso il finestrino di un treno, ed è merito della meravigliosa fotografia. Con questo film si rivivono (anche se solo per un paio d'ore) ritmi a noi ormai sconosciuti: si riassapora l'ebrezza di un viaggio lungo, con le sue pause e attese. Si riassapora la possibilità di apripri all'estraneo, alla scoperta dell'umanità e anche di sè stessi. "Scompartimento n.6" è un viaggio che non è nè road movie nè love story. È pura poetica dell'imperfetto costellata dagli indelebili sorrisi di Laura e dai sagaci sguardi di Ljoha. Oggi sarebbe impossibile poter vivere un'esperienza come quella dei protagonisti ed è proprio per non dimenticare quella poesia dell'incontro, che bisogna vedere questo bellissimo film. Tratto dall'omonimo romanzo di Rosa Liksom, "Scompartimento n.6" è ancora al cinema, pronto ad aspettarvi. Il film di Juho Kuosmanen è proprio una di quelle perle che amiamo consigliare! Viva il cinema!
"L'Évenement" di Audrey Diwan è stata la grande sorpresa della 78^ Mostra del Cinema di Venezia, aggiudicandosi il Leone d'Oro. È stata premiata una regista giovane e poco conosciuta, che ha avuto il merito di portare una storia semplice ma di grande impatto. "L'Événement" è la trasposizione del romanzo autobiografico di Annie Ernaux che racconta le 12 settimane in cui l'autrice, appena ventenne, si ritrova ad essere incinta nella Francia dei primi anni '60, dove l'aborto è illegale e punito con il carcere. Un "evento" che porta ad una scelta obbligata: rinunciare agli studi, all'università e al proprio futuro, divenendo una casalinga madre, o rischiare la propria vita e il carcere per continuare a perseguire i propri sogni e ad affermare la propria libertà? Il grande merito della Diwan sta nell'essere riuscita a portare una storia senza costruire un melodramma, senza lanciare prediche e comizi ideologici. "L'Événement" è un dramma personale, amaro, limpido, secco, che turba e conquista lo spettatore. La regista indaga sul microcosmo della sua protagonista che subisce l'abbandono relazionale, il perbenismo, la paura, il dolore, l'indifferenza e la vergogna. È un film fisico, carnale, che si basa sulla meravigliosa interpretazione di Anamaria Vartolomei, forte e silenziosa, che procede imperterrita nell'eseguire la sua volontà a qualsiasi costo. É il suo corpo a diventare il linguaggio del film: ogni suo sguardo, ogni sua smorfia, ogni suo gesto, celano un dramma, una fragilità interiore, un'incredibile voglia di vivere. Non si può uscire indenni dalla visione de "L'Événement", non perché sia un film dalla grande empatia, anzi è tutt'altro: la sua forza sta appunto nel bloccare qualsiasi processo empatico e di immedesimazione da parte dello spettatore, perché il vero obiettivo è quello di raccontare una storia nuda e cruda, che si può solo accettare così com'è, senza risvolti etici o ideologici. Una pura e semplice storia di disperazione e riscatto umano, di cui la nostra società è l'unica responsabile. Viva il cinema! ***************************** TRAMA "Francia, 1963. Anne è una giovane e brillante studentessa con un promettente futuro davanti a sé. Quando però rimane incinta, teme di non poter finire gli studi e di non riuscire a scappare dai vincoli imposti dal suo background d'origine. Con gli esami finali che si avvicinano e la pancia che cresce, Anne decide di tentare un aborto illegale, anche se ciò significa dover affrontare vergogna, dolore e forse anche prigione". REGIA: Audrey Diwan CAST: Anamaria Vartolomei, Luàna Bajrami, Louise Orry-Diquéro, Kacey Mottet Klein, Louise Chevillotte, Pio Marmaï, Sandrine Bonnaire
Edoardo è uno studente dell'istituto San Luigi, la scuola cattolica delle famiglie benestanti di Roma. Nella sua classe ci sono persone con diverse aspirazioni ed ideali, ma è dai ragazzi più grandi che ci si deve guardare: il gruppetto di bulli è sempre in azione. Tra di loro ci sono anche Gianni e Angelo, due degli assassini del più cruento caso di cronaca nera italiana: il Massacro dei Circeo. Stefano Mordimi firma una pellicola che ha suscitato molte polemiche, ultima quella relativa al divieto della visione ai minori di 18 anni, basandosi sul romanzo di Edoardo Albinati (premio Strega 2016) e arruolando molti giovani attori che si sono dovuti confrontare con dei ruoli molto impegnativi, riuscendo ad essere all'altezza in ogni scena anche accanto a grandi attori del panorama italiano come Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca. Presentato a Venezia nel 2021, il film vi aspetta nelle sale...almeno quell* di voi che ci potranno entrare! Viva il cinema ------------------------------------------------ TRAMA "In un quartiere residenziale di Roma sorge una nota scuola cattolica maschile dove vengono educati i ragazzi della migliore borghesia. Le famiglie sentono che in quel contesto i loro figli possono crescere protetti dai tumulti che stanno attraversando la società e che quella rigida educazione potrà spalancare loro le porte di un futuro luminoso. Nella notte tra il 29 e il 30 settembre del 1975 qualcosa però si rompe e quella fortezza di valori inattaccabili crolla sotto il peso di uno dei più efferati crimini dell'epoca: il delitto del Circeo. I responsabili sono infatti ex studenti di quella scuola frequentata anche da Edoardo, che prova a raccontare cosa abbia scatenato tanta cieca violenza in quelle menti esaltate da idee politiche distorte e da un'irrefrenabile smania di supremazia". REGIA: Stefano Mordini CAST: Benedetta Porcaroli, Giulio Pranno, Emanuele Maria Di Stefano, Giulio Fochetti, Leonardo Ragazzini, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca.
In “Petite Maman” c'è qualcosa di davvero magico: nella storia, nelle atmosfere, nelle sue due incredibili e giovanissime protagoniste. Eppure il racconto è così semplice e reale, che quasi ci si dimentica di quell'espediente magico che dà il via a tutta la narrazione. Si rimane semplicemente a bocca aperta, impazienti di vedere cosa accadrà. Incontrare Céline Sciamma , regista di “Petite Maman”, ti porta le stesse emozioni. Tutto ciò che hai provato e vissuto vedendo ogni suo film, è riassunto nel suo sguardo curioso e attento, nella sua mente brillante e affascinante. Céline Sciamma è un concentrato di entusiasmo, quello tipico dei bambini per intenderci, e non mi stupisce affatto che si percepisca una connessione così forte tra la sua personalità e il suo nuovo film. In “Petite Maman” è riuscita a dare ancora una volta il meglio di sé, raccontandoci con maestria, delicatezza e poeticità, una delle fasi più importanti della vita dell'essere umano: l'infanzia. È un film che offre una seconda chance, alla protagonista e allo spettatore, concedendogli grazie al potere del cinema e dell'immaginazione, il privilegio di guardare la realtà e la vita da un nuovo punto di vista. Ed è così che ci ritroviamo di fronte a un film che affronta quesiti esistenziali, in cui spesso ci imbattiamo con scarsi risultati. In “Petite Maman” si respira l'infanzia in ogni secondo, ma è un film che va oltre, che scava in profondità: è la chiave per cercare di comprendere al meglio il mondo degli adulti.
Dall'inferno del mondo "Ultras" all'inferno della droga e dello show business musicale. Francesco Lettieri, alla sua seconda regia, torna alle origini, a quell'universo che lo ha fatto conoscere al grande pubblico, i videoclip musicali, ma non abbandona i temi che gli stanno più a cuore: storie di redenzione contrassegnate da insostenibile solitudine, dove ragazzi tormentati e persi, sospesi in un limbo tra rinascita e catastrofe, cercano di trovare un senso al proprio "io". "Lovely Boy" non vuole essere un film di denuncia, di sensibilizzazione o di analisi di un contesto sociale, ma come ha affermato lo stesso autore, questo vuole essere un film che racconti l'essere umano e la ricerca del senso della vita. Andrea Carpenzano, che interpreta il protagonista Nic (aka "Lovely Boy"), regala a Francesco Lettieri la perfetta interpretazione per raccontare un personaggio insoddisfatto, incapace di controllare il proprio corpo, fragile, vulnerabile, alla continua ricerca di un piacere e di un divertimento immediato e provvisorio. E a fare da sfondo c'è la scena Trap underground romana, che con la sua assenza di contenuti, ideali e valori, risucchia Nic - Lovely Boy in un vortice incontrollato diretto all'autodistruzione. In questo film si riesce ad ammirare tutta l'abilità di Francesco Lettieri che con grande maestria riesce a coniugare il realismo cinematografica con l'estetica pop dei videoclip musicali. "Lovely Boy" ha due anime: una dannata fatta di luci accecanti e coloratissime, musica trap, movimenti di macchina convulsi, ritmo serrato, il tutto funzionale a entrare in sintonia con l'ambiente trap romano; e un'altra totalmente opposta, più riflessiva, più spirituale, fatta di silenzi, di colori meno saturi, con un montaggio lento e disteso, volto a dare sostanza all'atmosfera solitaria del centro di riabilitazioni presso le Dolomiti, dove le anime perse cercano di ritrovare e capire sé stessi. A Francesco Lettieri va il merito di aver realizzato un film vero, realistico e onesto, che permette allo spettatore di immedesimarsi, anche per un solo secondo, negli occhi tristi e sconsolati del suo protagonista, provando lo stesso suo sentimento di smarrimento. Viva il cinema! ************************************************************ TRAMA "Nic, in arte Lovely Boy, è l'astro nascente della scena musicale romana. Tatuaggi e talento puro, Nic forma insieme all'amico Borneo la XXG, un duo lanciato verso il successo. Risucchiato in una spirale di autodistruzione, Nic è perso e trascinato dagli eventi, che lo porteranno fino a un punto di rottura: potrà fare i conti con se stesso solo lontano da tutto quel rumore. In una comunità di recupero sulle Dolomiti che ora accoglie persone che come lui sono cadute nel baratro della droga, tenterà faticosamente di ritrovarsi condividendo quella grande solitudine che si porta dentro." REGIA: Francesco Lettieri CAST: Andrea Carpenzano, Daniele Del Plavignano, Ludovica Martino, Enrico Borello, Riccardo De Filippis, Pierluigi Pasino, Martino Perdisa
Presentato fuori concorso alla 78esima mostra d'arte cinematografica di Venezia, "Dune" si prospetta come uno dei film più attesi del 2021. Un budget ingente e un cast stellare fanno da cornice a un superbo lavoro di Denis Villeneuve, che propone un nuovo adattamento dell'omonimo romanzo di Frank Herbert, dopo la pellicola firmata da David Lynch nel 1984. Il ruolo del protagonista, Paul Atreides, è affidato alla rivelazione Timothée Chalamet, mentre a Zendaya quello di Chani, la ragazza Fremen, ed entrambi incantano lo spettatore grazie alla loro eleganza. Da segnalare anche Oscar Isaac (Duca Leto) e Rebecca Ferguson (Lady Jessica) che danno prova di ottima complicità sullo schermo. Se siete curiosi di vedere come Denis ha realizzato questo (fedele adattamento), correte al cinema per dare uno sguardo ad Arrakis. P.s. vi ricordiamo che questa è solo la prima parte e l'hype per la seconda è già alle stelle! Viva il cinema! *********************************************** TRAMA "Paul Atreides, giovane brillante e di talento nato con un grande destino che va oltre la sua comprensione, dovrà viaggiare verso il pianeta più pericoloso dell'universo per assicurare un futuro alla sua famiglia e alla sua gente. Mentre forze maligne si fronteggiano in un conflitto per assicurarsi il controllo esclusivo della più preziosa risorsa esistente sul pianeta (una materia prima capace di sbloccare il più grande potenziale dell'umanità), solo coloro che vinceranno le proprie paure riusciranno a sopravvivere." REGIA: Denis Villeneuve CAST: Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Josh Brolin, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Stephen McKinley Henderson, Zendaya, Chang Chen, Sharon Duncan-Brewster, Charlotte Rampling, Jason Momoa e Javier Bardem.
Quando il Teatro incontra il Cinema, non è scontato che siano sempre fuochi d'artificio. Alessandro Gassmann, riesce a portare sullo schermo cinematografico l'omonima opera firmata da Maurizio De Giovanni, della quale aveva già curato, un paio di anni fa, l'adattamento teatrale. Gassmann, alla sua terza regia, compie un lavoro davvero eccezionale: fonde in un'unica opera artistiche due mondi, due realtà, due visioni che rispondo a regole e ritmi diversi. Ne "Il Grande Silenzio" assistiamo al grande trionfo del Teatro in senso stretto: la recitazione degli attori è maestosa, l'impianto narrativo è suddiviso in scene che sono a tutti gli effetti atti, la messa in scena è quasi totalmente teatrale... ma ecco sopraggiungere la magia del Cinema che permette a Gassmann di andare oltre i limiti fisici del palco teatrale e di spaziare per l'intera Villa Primic, oggetto del contenzioso tra i membri della famiglia, che da personaggio silente, prende vita e si pone come imperante presenza per tutto il film. Senza contare che l'uso della cinepresa permette a Gassmann di dare libero sfogo alle sue visioni immaginarie più suggestive, imprimendo un ritmo cadenzato ma tenace. Alessandro Gassman non solo riesce a fare un "film d'altri tempi", come lui stesso aveva dichiarato in un'intervista, ma riesce a fare grande cinema, riuscendo a portare al cospetto dello spettatore diversi interrogativi esistenziali, forse i più importanti, che troppo spesso siamo soliti a non affrontare, abbandonandoli in un angolo, senza preoccuparci che forse bisognerebbe risolverli una volta per tutte. Ed è così che ogni volta che non si affronta un problema, anche fosse il più piccolo del mondo, accumuliamo tutti questi piccoli silenzi e ci troviamo imprigionati in un Silenzio Grande. Viva il cinema!
Dieci anni di carcere hanno dato a William Tillich l'opportunità di imparare come contare le carte e, una volta uscito, sceglie questo sistema per ricominciare a vivere. Il passato e il presente, tuttavia, non hanno ancora terminato la loro partita: un ragazzo ha bisogno del suo aiuto e una donna lo vuole al suo fianco nei Casinò. William dovrà scegliere e questa volta contare le carte non potrà aiutarlo. Paul Schrader firma un thriller avvincente, che porta lo spettatore in un viaggio nella mente di uno straordinario Oscar Isaac (acclamato dalla critica per la sua interpretazione), affiancato da due attori magistrali: Tiffany Haddish e Tye Sheridan. La pellicola presentata alla 78esima mostra di Venezia vi aspetta al cinema, cosa sceglierete di fare? Vi ritirerete o giocherete il vostro all-in? Viva il cinema!
In un futuro prossimo, non molto lontano e non così irrealistico, Taranto è stata tagliata fuori dal resto del paese a causa del disastro ambientale provocato dall'acciaieria. Un nuovo ordine si è ristabilito nella "Taranto Nuova" popolata da famiglie benestanti e dalla severa Polizia, mentre il caos continua a regnare nella "Vecchia Taranto", dove chi non ha avuto la fortuna di essere stato evacuato, si ritrova a schierarsi in diverse bande, per ottenere il potere su ciò che resta della città. In uno scenario così apocalittico ed estraniante (serve solo aggiungere che Roma non è più la Capitale e che se si vuole emigrare si fugge in Africa), Alessandro Celli, alla sua prima regia, riesce a muoversi agilmente sul terreno "scivoloso" di una storia che potrebbe essere accusata di essere troppo banale e scontata. Ma non c'è nulla di tutto ciò. Un grande merito va dato al regista italo-canadese che è stato in grado di attingere a grandi capolavori come "Il Signore delle Mosche" e "Waterworld", fino ai B Movie degli anni '80, per la costruzione di un mondo fallimentare e degradante, che facesse da sfondo alla storia di emancipazione di due giovani orfani. Ma il merito più grande è da attribuire ai due giovani protagonisti, Dennis Protopapa (Mondocane) e Giuliano Soprano (Pisciasotto), che sotto la guida del leader delle "Formiche" Testacalda (interpretato da uno schizzato e sociopatico Alessandro Borghi), reggono sulle loro spalle l'intero ritmo della storia, regalando un ulteriore senso di veridicità alla vicenda. "Mondocane" è un film dove non è presente alcun divario generazionale: nessuno è adulto e nessuno è bambino. Tutti sono accomunati nello stesso stato di fallimento sociale. "Mondocane" non è un film semplice: può essere un normale film d'azione, una provocazione, oppure un racconto di formazione o una storia esistenziale. Questa è la bellezza del primo film di Alessandro Celli, che può cambiare pelle in base agli occhi del singolo spettatore. Viva il cinema!
Sorrentino torna senza "sorrentinismi" e regala allo spettatore una nuova visione del suo far cinema. Un ritorno alle origini, un Amarcord "napoletano", un omaggio a tutti coloro che hanno forgiato lo spirito e la mente di un giovanissimo Sorrentino, che nell'estate del 1984, si ritrovava a vivere le emozioni più contrastanti della sua vita: dall'arrivo di Maradona al Napoli e la voglia di affrontare il più roseo futuro, alla tragica e improvvisa scomparsa dei suoi genitori, che lo ha gettato in uno stato di totale abbandono, disillusione e solitudine. Se per alcuni fu Maradona a salvargli la vita (il giovane Paolo non andò in montagna con i suoi proprio per seguire il suo idolo allo stadio), Sorrentino ci svela invece come fu il Cinema la sua vera ancora di salvezza: il potere dell'immaginazione unita alla cinepresa, dava a lui la possibilità di costruire e creare infinite realtà che si sostituissero a quella dvera ma deludente. "É stata la mano di dio" è forse uno dei film più sensibili di Sorrentino, dove vengono abbandonati gli estetismi, ma non l'eleganza delle riprese e della messinscena. Un racconto quotidiano, pieno d'amore per la sua famiglia e per il cinema. Una colonna sonora azzeccatissima ed evocativa, mai invadente, ma emozionante. Un cast in stato di grazia, che regala allo spettatore il meglio del teatro e della comicità napoletana. Un viaggio introspettivo in una Napoli magica, a cui Sorrentino ha dovuto dire addio per seguire il suo sogno... ma alla quale poi è ritornando dedicandole un grande film. E come si cita nelle battute finali... "alla fine si torna sempre a sé stessi, e a questa città". Viva Napoli, viva il cinema!
"Possedere il ranch più grande d'America non è un affare semplice. I nemici spunteranno da ogni angolo, pronti a rubarti fino all'ultimo centimetro della tua terra. E tu, cosa sei disposto a fare pur di difenderla?" Creata dalla mente geniale di Taylor Sheridan, regista de "I segreti di Wind River" e sceneggiatore degli acclamati "Sicario" e "Hell of High Water", "Yellowstone" è la serie western del momento da non perdere assolutamente! "Yellowstone" narra di un'America odierna, ma di frontiera, dove valgono ancora le leggi del Far West. Potrebbe essere tranquillamente l'ennesima serie di mafia, dove si alternano sesso, potere, violenza e affari... e invece qui vediamo ranch, cowboys, scazzottate, agguati e politica. Tutto per difendere gli affari di una sola famiglia, i Dutton, che possiede il Ranch più grande degli Stati Uniti: lo "Yellowstone". Una serie ricca di colpi di scena, dove la fanno da padroni la maestosa fotografia e l'abile, dinamica regia. Ma il pregio più assoluto è ancora una volta nelle mani di Taylor Sheridan, in grado di regalarci una caratterizzazione dei personaggi unica e più che verosimile. Indimenticabili sono i membri della famiglia Dutton: dal capostipite John, un meraviglioso Kevin Costner (icona del western hollywoodiano) ai tre figli Kayce, Beth e Jamie, anime tormentate e agguerrite, pronte a non far sconti a nessuno pur di difendere l'onore e il retaggio famigliare. Una menzione d'onore a Rip, interpretato da Cole Hauser, braccio destro violento di John Dutton, pronto a tutto, ma dai mille risvolti inaspettati. Prodotta dalla Paramount Network e disponibile in Italia su Sky Atlantic, "Yellowstone" è la serie che vi farà rimanere incollati allo schermo. E noi siamo in attesa della 4^ e 5^ stagione! See you soon guys! Viva il cinema!
Il ritratto di un uomo buono, libero e coraggioso, che ha amato profondamente la sua famiglia e che ha lottato per la dignità della povera gente nella Colombia degli anni '70-'80. "La nostra storia", trasposizione cinematografica del bestseller internazionale autobiografico "L'oblio che saremo" di Héctor Abad Jr. Faciolince, è l'omaggio al padre Héctor Abad Gómez, medico e strenuo difensore dei più poveri, ucciso brutalmente nel 1983 da due sicari del regime. Fernando Trueba ci porta alla scoperta di un uomo buono e semplice, interpretato da un magnifico Javier Cámara, che è in grado di restituirne il senso umano e solidale, che lo hanno contraddistinto negli anni bui della Colombia. Il racconto e la messa in scena classica esaltano la narrazione, delineando alla perfezione il personaggio di Héctor Abad Gómez, da sempre diviso tra l'amore verso la sua famiglia e l'immenso impegno verso i problemi degli altri, ribadendo a gran voce "che non esiste nessun problema che sia solo degli altri". Magica la fotografia, che si alterna tra colori caldi e vivaci e tra un freddo e sconsolato bianco e nero. "La nostra storia" è un film che commuove, è un film che invita a non rimanere indifferenti. "La nostra storia" è pura poesia militante cinematografica. Viva la libertà, viva la vita, viva il cinema! ------------------------------------------------------------------------- TRAMA "Hèctor Abad Gomez è un importante medico che opera nella polarizzata e violenta Medellin degli anni Settanta. Padre di famiglia che non si preoccupa solo del benessere dei propri figli ma anche di quello dei bambini appartenenti alle classi più svantaggiate, crede in un'educazione basata sulla tolleranza e sull'amore. Il destino, tuttavia, si accanisce sulla sua famiglia quando un cancro si porta via una delle sue amate figlie. Spinto dalla tristezza e dalla rabbia, Hector comincia a occuparsi di cause sociali e politiche, diventando uno dei maggiori attivisti della sua epoca. Ciò non sarà però ben visto dai poteri forti." REGIA: Fernando Trueba CAST: Javier Cámara, Nicolás Reyes Cano, Patricia Tamayo, Juan Pablo Urrego, Laura Londoño, María Teresa Barreto, Elisabeth Minotta.
Dopo sei anni di digiuno torna la saga di the conjuring col terzo capitolo dedicato alla storia di Arne Johnson e alla presunta possessione di lui e del fratello minore. I coniugi Warren dovranno collaborare con le autorità per riuscire a comprendere quale mistero si cela dietro l'omicidio consumato a sangue freddo da parte del ragazzo, facendo i conti col proprio passato e con qualcuno troppo ancorato alla vita terrena. Michael Chaves raccoglie egregiamente l'eredità di James Wan, firmando una pellicola tetra capace di catturare lo spettatore e farlo innamorare, nuovamente, delle vicende legate alla coppia di demonologi più famosa d'America. I Warren, Arne e Chaves vi aspettano al cinema...sempre che siate abbastanza coraggiosi per presentarvi in sala. ------------------------------------------ TRAMA: "Uno dei casi più sensazionali affrontati da Ed e Lorraine Warren, investigatori del paranormale, inizia con una lotta per l'anima di un giovane ragazzo. Finirà però con il portare i due demonologi a cose inedite, segnando la prima volta nella storia degli Stati Uniti in cui un sospetto omicida avrebbe reclamato la sua possessione demoniaca come difesa." REGIA: Michael Chaves CAST: Vera Farmiga, Patrick Wilson, Steve Coulter, Shannon Kook, Sterling Jerins, Paul Wilson, Charlene Amoia, Sarah Catherine Hook
Grazie a Tucker Film ritorna in sala e restaurato il cinema di Wong Kar Wai. In questa puntata vi parliamo di "Hong Kong Express", uscito nel 1994. Film simbolo dell'estetica e della poetica del cineasta di Hong Kong, si inoltra nella notte al neon della metropoli asiatica attraverso quattro protagonisti le cui vite si intrecciano smuovendo la loro solitudine. Nell'incontrarsi la loro esistenza subirà degli slittamenti imprevisti, quasi onirici. Un tuffo incredibile nell'arte di un grande regista. Noi di Fotogrammi ve ne raccomandiamo la visione
Thomas Vinterberg in "Another Round" mette in scena la sublimazione della felicità attraverso l'eccentrica e folle lente dell'ebrezza. Un inno alla vita che si distingue per serietà e ironia, che si scontra intelligentemente con il politicamente corretto, esaltando il puro desiderio di vivere liberi e felici. A coronare il tutto, la migliore interpretazione di Mads Mikkelsen. "Another Round" è il più bel film del 2021 Viva il cinema! --------------------------------- TRAMA "C'è una teoria secondo cui dovremmo nascere con una quota di alcol nel sangue. Tale modesta percentuale aprirebbe la nostra mente al mondo che ci circonda, diminuendo i problemi e aumentando la creatività. Incoraggiati da tale presupposto, Martin e tre suoi amici, tutti annoiati insegnanti di scuola superiore, intraprendono un esperimento teso a mantenere un livello costante di alcol nel sangue durante l'arco della giornata lavorativa. I risultati in un primo momento sono positivi e il piccolo progetto si trasforma in breve in vero studio accademico. Tuttavia, non passerà molto tempo prima che porti a conseguenze inaspettate." REGIA: Thomas Vinterberg CAST: Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Lars Ranthe, Magnus Millang, Helene Reingaard Neumann, Maria Bonnevie, Susse Wold.
La Disney torna con un film che fa felici tutti, grandi e piccini (ma non troppo piccini). Craig Gillespie firma la biografia dell'indimenticabile Cruella, cattiva per eccellenza e icona di stile. Emma Stone interpreta una ragazza ambiziosa e con un grande sogno: diventare una stilista affermata, ma l'ostacolo più grande è la temibile baronessa (Emma Thompson) che le darà non poco filo da torcere. La pellicola racconta la vita dell'antagonista prima del cartone animato, dipingendo un animo tanto struggente quanto complicato da comprendere. Menzione speciale meritano i costumi, per i quali (ce lo auguriamo) meriterebbe almeno una candidatura ai prossimi Oscar. Potete trovare questo gioiello al cinema (finalmente) e sull'accesso VIP di Disney+ . Viva il Cinema! --------------------------------- TRAMA "La giovane Crudelia De Mon è una stilista emergente, tanto bella quanto ribelle. A permetterle di uscire dall'oscurità e agguantare il successo è la Baronessa, direttrice di una prestigiosa casa di moda." REGIA: Craig Gillespie CAST: Emma Stone, Emma Thompson, Paul Walter Hauser, Joel Fry, Kirby Howell-Baptiste, Mark Strong, Emily Beecham
Un thriller con un’abbondanza di citazioni hitchcockiane, un cast d’eccellenza (Amy Adams, Gary Oldman, Julianne Moore) e una particolare attenzione all’estetica. La tensione che il film suscita riuscirà a tenervi attaccati allo schermo! Viva il cinema! --------------------------------------------------------------------- TRAMA "Agorafobica, Anna Fox vive da sola in un appartamento di New York. Per ingannare il tempo, inizia a spiare dalla finestra i suoi nuovi vicini divenendo in tal modo testimone di un disturbante atto di violenza." REGIA: Joe Wright CAST: Amy Adams, Gary Oldman, Julianne Moore, Fred Hechinger, Wyatt Russell, Brian Tyree Henry, Jennifer Jason Leigh, Anthony Mackie.
Berlino est: Christiane, socialista convinta, cade in coma. Al suo risveglio tutto è cambiato in seguito alla caduta del muro di Berlino. Il figlio Alex realizza una complessa messinscena per nasconderle quanto è accaduto. Punto di forza del film: un perfetto equilibrio fra dramma e commedia, scene esilaranti ma sempre brillanti in un contesto politico sociale assai complicato. Ben scritto, ben recitato e con un’ottima colonna sonora in grado di accompagnare in maniera perfetta tutte le scene. Viva il cinema! --------------------------------------- TRAMA "Germania dell'Est, 1989: il giovane Alexander Kerner protesta contro il regime e viene arrestato. Sua madre Christiane ha un attacco cardiaco e finisce in coma. Qualche mese più tardi, dopo il crollo del Muro, Christiane si sveglia. Per evitarle emozioni troppo forti, Alexander cerca di mantenere in vita il passato mettendo in atto ogni possibile stratagemma. Ma il mondo è irreversibilmente cambiato..." REGIA: Wolfgang Becker. CAST: Daniel Brühl, Katrin Sass, Maria Simon, Chulpan Khamatova.
Avete presente quel fischio che sentite quando andate in aereo? Ecco, immaginate sentirlo ogni giorno. È questo che accade a Ruben mentre sta suonando, una sera, in un locale. Da quel momento inizierà un percorso che lo porterà ad affrontare la realtà: l'udito lo sta abbandonando per sempre. Ruben non sa che fare: tentare un intervento o accettare questa nuova vita? "The sound of metal", vincitore di due premi Oscar (miglior sonoro e miglior montaggio), racconta una storia vera che non lascia indifferente chi lo guarda. Marder, alla sua prima regia, accoglie il progetto di un amico e si rivolge al sonoro per tracciare tutte le tappe di questa pellicola. Se volete immergervi in un'esperienza uditiva unica del suo genere, potete trovare il film su Amazon prime. Viva il cinema (e gli Oscar)!
Una finzione necessaria, non lontana dalla realtà odierna. “Nuevo Orden” di Michel Franco, vincitore alla 77^ Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia del Leone d’Argento - Gran Premio della Giuria, è la rappresentazione cinica e fredda delle tragiche conseguenze di una sollevazione popolare nell’odierno Messico. Nessuna messinscena, nessun romanzo, nessuna narrazione, nessuna edulcorazione… solo la nuda e plastica verità, condita da una violenza che mira a lanciare un monito agli spettatori di tutto il mondo: non lasciamo inascoltati i gridi d’aiuto altrui, non approfittiamoci del prossimo, aiutiamoci a vicenda senza che sia troppo tardi… restiamo con gli occhi aperti e non facciamoci abbindolare da false promesse… solo uniti si combatte la piaga del populismo! “Nuevo Orden” è disponibile al cinema e sulle piattaforme IWONDERFULL.IT e 1895.com Viva il cinema! --------------------------------------------- TRAMA "In una lussuosa residenza d'alta classe sono in corso i festeggiamenti per un matrimonio. Ben presto, tutto viene mandato a monte da una rivolta inaspettata, scaturita dal confitto sociale che dà il via a un violento colpo di stato." REGIA: Michel Franco CAST: Naian González Norvind, Diego Boneta, Monica del Carmen, Dario Yazbek Bernal, Javier Sepulveda.
Nomadland, film del 2020 premiato con il Leone d'oro a Venezia, si è imposto all'attenzione della critica e del pubblico durante l'ultimo anno. Domenica ha vinto l'Oscar come miglior film, miglior attrice protagonista per la strepitosa Frances McDormand e, importantissimo, l'Oscar alla regia per Chloé Zhao, seconda donna ad ottenere questo risultato in novantatré edizioni. Tramite la protagonista Fern, il film si addentra nel vissuto e nelle storie dei nomadi nordamericani, delle motivazioni alla base della loro scelta. Lunghi silenzi e inquadrature spettacolari colgono la natura aspra e maestosa del continente americano in un film che coniuga sapientemente critica sociale e spiritualità. Viva il cinema! -------------------------------- TRAMA "Fern, una donna sulla sessantina, ha perso tutto a causa della Grande Recessione. Comincia allora a muoversi per tutto l'Ovest americano, vivendo come una nomade a bordo del suo furgone." REGIA: Chloé Zhao CAST: Frances McDormand, David Strathairn, Charlene Swankie, Linda May.
Può una serie di sfortunati eventi essere l'inizio di un'avventura? Questo è quello che accade a Nick e Brooke, due giovani anime in cerca di un segnale per il loro futuro. Lui in attesa di una audizione e lei di una risposta per il suo matrimonio. New York è lo sfondo a un legame di fiducia che cresce con il passare delle ore, portando entrambi a essere più consapevoli di quello che sta accadendo intorno a loro e nelle loro vite. Chris Evans passa dall'altra parte della macchina da presa, firmando una pellicola capace di emozionare e riflettere, affiancato da una formidabile Alice Eve, capace di trasmettere ogni emozione direttamente al cuore dello spettatore. Se anche voi siete curiosi di conoscere la storia di queste due anime, non vi resta che andare su Netflix e godervi lo spettacolo! Viva il cinema
Ode al cinema e a un film in particolare ovvero "Quarto Potere", "Mank" riprende la tesi secondo cui la paternità della sceneggiatura del film sarebbe da attribuire interamente a Herman J. Mankiewicz detto per l’appunto Mank. Seguiamo così le sue vicissitudini durante due diversi periodi: il primo negli anni trenta e il secondo, all’inizio degli anni quaranta, durante la stesura della sceneggiatura di Quarto potere. David Fincher realizza un’opera unica dal punto di vista visivo ed eccellente dal punto di vista tecnico, omaggia egregiamente la Hollywood del tempo riproponendo (ma reinterpretando) lo stile di Orson Welles. “Mank” è disponile su Netflix Viva il cinema! -------------------------------------------- TRAMA "La Hollywood degli anni Trenta viene raccontata attraverso lo sguardo di Herman J, Mankiewicz. Critico sociale pungente e sceneggiatore alcolizzato, Mankiewicz è alle prese con l'ultimazione della sceneggiatura di Quarto potere per Orson Welles." REGIA: David Fincher CAST: Gary Oldman, Amanda Seyfried, Lily Collins, Tuppence Middleton, Tom Burke, Tom Pelphrey, Charles Dance, Leven Rambin, Arliss Howard
Isabel Coixet "cuoce" una miniserie di 8 episodi spiazzante, deliziosa, intrigante e gustosa! Lei (Laia Costa) e Lui (Guillermo Pfening) sono due anime sole, dolci, smarrite e fragili, che non si rassegnano nel trovare un'anima gemella con cui condividere il loro tempo, il loro mondo la loro vita. I due si incontrano in un café, grazie a un'app per cuori solitari con la stessa passione per il cibo, e cominciano a studiarsi e provocarsi in un gioco di seduzione, in cui cibo e sensualità si fondono in un'unica realtà. Dal loro primo incontro nasce un'avventura sentimentale, una scoperta culinaria, un viaggio intimo... che farà riflette i due protagonisti sul senso delle loro vite e sulla natura travagliata dell'amore. "Foodie Love" è disponibile su Rai Play Viva il cinema
Unfriended debutta al cinema nel 2014, ottenendo un ampio consenso sia dalla critica che dal pubblico. Un'adolescente sceglie di porre fine alla sua vita dopo gli insulti ricevuti in seguito alla pubblicazione di un video, ma la sua anima non trova pace: il colpevole deve essere punito. Complice una trama sempre attuale e un cast giovanile, la pellicola entra nelle ossa dello spettatore, lasciandolo col fiato sospeso (e anche qualche lacrima) fino all'ultimo secondo. Levan Gabriadze firma una novità del panorama horror, un "falso documentario" incapace di invecchiare e intrigante nella sua semplicità. Potete trovarlo su YouTube e su Prime, sempre che siate abbastanza coraggiosi per vederlo! Alla prossima e ricordate che una volta accettata la chiamata, non potrete fuggire. Viva il cinema! --------------------------------------------------------------------- TRAMA "Durante una video chat notturna, sei amici del liceo ricevono un messaggio di Skype da una compagna di classe che si è uccisa esattamente un anno prima. Inizialmente pensano che si tratti di uno scherzo, ma poi si rendono conto che hanno a che fare con qualcosa che non fa parte di questo mondo, qualcosa che li vuole morti." REGIA: Levan Gabriadze CAST: Heather Sossaman, Shelley Hennig, Renee Olstead, Will Peltz, Jacob Wysocki, Courtney Halverson, Cal Barnes, Matthew Bohrer.
Lady Bird, il bellissimo coming of age e primo film alla regia di Greta Gerwig, debutta nelle sale cinematografiche nel 2017. Christine, in arte Lady Bird, è un'adolescente di Sacramento che sogna una vita sulla East Coast e nel frattempo vive il suo ultimo anno di liceo affrontando una serie di "prime volte", tra le quali rendersi conto della bellezza di ciò che la circonda. Con un cast spettacolare, da Soirse Ronan a Timothée Chalamet, da Laurie Metcalf a Lucas Hedges, Lady Bird è su Amazon Prime Video e noi di Fotogrammi ve ne raccomandiamo la visione
In questo suo ennesimo capolavoro, Tarantino si muove fra omaggio al Western italiano degli anni ‘60-‘70, piacevolissime scene di commedia e il dramma della schiavitù e della discriminazione razziale. Ci regala così un’opera originale ricca di emozioni. Ciliegina sulla torta: interpretazioni immense! Lo trovate su Netflix! Viva il cinema! -------------------------------------------------------------------------------- TRAMA "Nel sud degli Stati Uniti, due anni prima della guerra di secessione, lo schiavo nero Django (Jamie Foxx) è riuscito a riacquistare la sua libertà grazie a King Schultz (Christoph Waltz), un ex dentista tedesco trasformatosi in cacciatore di taglie, che gli fa da mentore e guida con la speranza che Django lo conduca fino ai pericolosi fratelli Brittle. Dopo aver imparato a destreggiarsi tra pistole e duelli, Django diventa a sua volta un ottimo cacciatore di taglie ma in testa continua ad avere un solo obiettivo da concretizzare a qualunque costo: riuscire a rintracciare la moglie e liberarla dalla schiavitù a cui la costringe Calvin Candie (Leonardo DiCaprio), il diabolico proprietario di alcune piantagioni nel Mississippi, dove gli schiavi vengono allenati per combattere l'uno contro l'altro per il puro divertimento del loro padrone." REGIA: Regia di Quentin Tarantino CAST: Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson, James Remar, Kerry Washington, Don Johnson, Franco Nero
Kornél Mundruzcó ci porta in un viaggio alla scoperta del dramma interiore, quello più buio e difficile da affrontare, grazie a un cast in straordinaria forma, Vanessa Kirby in primis sostenuta da una inossidabile Ellen Burstyn e dal talentoso Shia LaBeouf. Abile nell'adoperare uno stile di regia che trae il meglio della lezione di Cassavetes, ovvero il soffermarsi sui primi piani come espediente narrativo, Kornél Mundruzcó riesce a mettere in piedi la storia di una donna la cui vita è andata in frantumi all'improvviso e inevitabilmente attira nella sua voragine, le persone che le stanno più vicine. Vanessa Kirby si scopre e già si conferma incredibile interprete: la sua performance fatta di silenzi e sguardi glaciali, è più assordante e straziante di qualsiasi dramma fatto di urla e pianti, ed è più che meritato il suo trionfo con la Coppa Volpi alla 77° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica. "Pieces of a woman" è un dramma di rara intensità e pura sensibilità. Un racconto umano che vi colpirà dritto al cuore. Viva il cinema
"Naked" parla dell'intera umanità, delle scelte che ognuno deve compiere per aderire a ciò che viene ritenuto "giusto". David Thewlis passeggia nella notte londinese, incontrando molte persone, ciascuna con una sua storia e un modo di vedere la vita che terrà lo spettatore inchiodato allo schermo, in attesa di poter dare una risposta ai tanti "perché" che costellando l'esistenza. Mike Leigh dà nuovamente voce agli emarginati, a chi non potrebbe far prevalere le proprie ragioni in una società governata dalla buona apparenza. "Naked", è un film del 1993 firmato da Mike Leigh, vincitore di due premi al festival di Cannes. --------------------------------------------------- TRAMA "Johnny, giovane e colto "spostato", va a trovare Louise, la sua ex ragazza che ora sta a Londra. Trovata l'abitazione fa l'amore con Sophie, che divide la casa con Louise. Di notte esce per le strade della città e fa una serie di incontri. Malconcio torna da Louise e Sophie, dove intanto si è installato con la violenza il padrone di casa snob. Impossibile riassumere tutte le pieghe e i personaggi del plot. Più di tutto, del resto, contano la disperazione e la rabbia, il senso di impotenza e disorientamento di cui è portatore Johhny, resi più lancinanti da una perturbante mistura di effetti tragicomici. Premiato a Cannes per la regia e per il miglior attore (Thewlis)". Regia: Mike Leigh Cast: David Thewlis, Lesley Sharp, Katrin Cartlidge, Greg Cruttwell, Claire Skinner, Peter Wight
"Malcolm & Marie", scritto e diretto da Sam Levinson, è il racconto, tramite dialoghi serratissimi, del senso di amarsi e del senso di stare al mondo. John David Washington e Zendaya danno vita a una coppia tormentata d'artisti alla ricerca di un equilibrio. Due personalità complesse che nell'arco di una notte disfano e tentano di rimettere insieme i pezzi della loro difficile relazione. Shot in kodak e in b/w, "Malcolm & Marie" inchioda allo schermo per tutta la durata del film, regalando altissimi momenti di godimento estetico. Disponibile su Netflix! Viva il Cinema! ---------------------------- TRAMA "Un regista rientra a casa con la sua ragazza dopo la prima del suo ultimo film. La serata prende però una piega inaspettata quando cominciano a emergere rivelazioni sulle loro relazioni passate in grado di minare la stabilità del loro amore." Regia: Sam Levinson Cast: Zendaya, John David Washington
“Storia di un matrimonio” non è solo il racconto di un amore giunto alla fine, questo divorzio è uno straziante dramma che turberà il vostro cuore. Una storia ben scritta, ricca di immagini efficaci e dialoghi sinceri, veri che indagano la psicologia e l’animo di una coppia giunta al capolinea. Una superba interpretazione di entrambi i protagonisti Adam Driver e Scarlett Johansson. Lo trovate su Netflix! Viva il cinema! ————————— TRAMA “Charlie, regista di teatro, e Nicole, sua moglie e prima attrice, si stanno separando. Nicole vuole una nuova vita, chiede il divorzio si trasferisce a Los Angeles per lavorare in una serie TV. Charlie deve quindi a sua volta lottare per continuare a vivere nella sua città, New York, senza perdere però la custodia condivisa del figlio. Entrambi dovranno affrontare le ripercussioni, legali ed emotive, della fine del loro matrimonio.” Regia di: Noah Baumbach Cast: Adam Driver, Scarlett Joahnsson, Laura Dern, Ray Liotta, Alan Alda
"Non ci sono né cattive erbe né uomini cattivi. Ci sono solo cattivi coltivatori". È dalle parole di Victor Hugo che il regista Ladj Ly prende spunto per la sua visione e riflessione cinematografica sulla periferia francese. Un universo estraneo, dominato da leggi interne non scritte, dove la paura e la violenza la fanno da padrone. Il mondo rappresentato da Ladj Ly è desolante e sconsolante, proprio perché è un fedele specchio delle odierne banlieu parigine. "Le Misérables" ha colpito il cuore della critica e del pubblico, per la schiettezza e la forza con cui racconta, senza fronzoli, i distorti rapporti di potere nell'arco simbolico di 24 ore. Un esordio alla regia sensazionale, lucido e dirompente. Con Ladj Ly il cinema si è arricchito notevolmente! Viva! ------------------------- TRAMA "Stéphane è da poco entrato nella squadra anticrimine di Montfermeil, alla periferia di Parigi. Insieme ai nuovi colleghi Chris e Gwada, entrambi più esperti di lui, scopre rapidamente che esistono varie tensioni tra le gang del quartiere. Alle prese con un arresto non facile, un drone cattura ogni loro mossa e azione". Regia: di Ladj Ly Cast: Damien Bonnard, Alexis Manenti, Djebril Zonga, Issa Perica, Al-Hassan Ly, Steve Tientcheu, Almamy Kanoute, Jeanne Balibar
Un noir di ottima fattura, che con un ritmo frenetico tipico delle migliori improvvisazioni jazz, porta lo spettatore nei meandri di Brooklyn, saltando dalla mente imprevedibile di Lionel, "investigatore" affetto dalla sindrome di Tourette, ai piani corrotti delle più alte cariche publiche che affollano il governo della "Grande Mela". Un omaggio ben riuscito ai film di genere, con una strizzata d'occhio al grande capolavoro di Polanski "Chinatown", ma sopratutto con una meravigliosa colonna sonora Jazz che vi cullerà direttamente nella Brooklyn degli anni '50. Viva il cinema!
Adrenalinico, accurato, sfrenato, ironico. "Le Mans '66 - La grande sfida" ha il merito di riproiettarci nei gloriosi anni della storia dell'automobilismo in cui i piloti erano veri propri eroi, che senza paura sfidavano la morte a 7000 giri al minuto. Il film di James Magold sfrutta la vera rivalità Ford-Ferrari a Le Mans, per raccontare la storia di due grandissimi piloti: Ken Miles, pilota burbero, outsider, scomodo, ma capace di sfrecciare con estrema grazia, e Carroll Shelby, pilota di successo che si è dovuto ritirare in anticipo per problemi di salute diventato poi un importante costruttore di macchine da corsa. La coppia formata da Christian Bale e Matt Damon vi incanterà e vi trascinerà in un vortice sfrenato di duelli all'ultima curva! Viva il cinema! ------------------------------ TRAMA "Il pilota Carroll Shelby vince la prestigiosa 24 Ore di Le Mans nel 1959, portando a termine un'impresa rara per un pilota americano. I problemi a una valvola cardiaca fermano però la sua carriera. Ken Miles, invece, non è adatto alle relazioni pubbliche ma come pilota è eccezionale. Quando Lee Iacocca cerca qualcuno che possa rilanciare il marchio Ford, i due rappresentano il team perfetto per far sì che la scuderia americana possa competere con quella dell'italiano Enzo Ferrari." Regia: James Mangold Cast: Matt Damon, Christian Bale, Caitriona Balfe, Jon Bernthal, Josh Lucas, Noah Jupe, Remo Girone, Ray McKinnon, JJ Feild, Adam Mayfield
La commedia italiana sta vivendo un periodo di rinnovamento, freschezza e frizzantezza grazie a giovani registi che sono stati in grado di riscrivere i tempi comici, strizzando l'occhio al pubblico. In questa puntata parliamo dell'ultimo film di Sydney Sibilia, "L'incredibile storia dell'Isola delle Rose" , uscito a dicembre su Netflix, e della sua fortunatissima saga "Smetto quando voglio" (Netflix, Tim)! A chiudere questa puntata, la rivelazione di questo 2020: vincitore del David di Donatello come miglior regista esordiente... vi parliamo di Phaim Bhuiyan, che ha firmato il film "Bangla" (Tim). Viva il cinema!
Elegante, affascinante, magnetica, estremamente talentuosa... si possono elencare aggettivi all'infinito per cercare di descrivere perfettamente Amy Adams, ma falliremmo. La puntata di questa settimana è dedicata alla sua immensa bravura. Dopo anni di gavetta e di film più o meno impegnativi, Amy Adams è riuscita ad affermarsi nel panorama cinematografico hollywoodiano e sopratutto in quello d'autore. Non è un caso che fino ad oggi abbia collezionato ben 6 candidature agli Oscar, 7 ai Bafta e ben 9 ai Golden Globes, aggiudicandosene 2! Che dirvi... ci ha regalato fantastiche interpretazioni e siamo sicuri che ci impressionerà ancora molte altre volte in futuro. Noi la omaggiamo consigliandovi 3 pellicole, in cui è in splendida forma artistica: "Elegia Americana" (Netflix), "Animali Notturni" (Infinity) e "Arrival" (Prime). Viva il Cinema!
Joaquin Phoenix è uno dei migliori interpreti dei nostri tempi. Un divoratore dello schermo che in questi anni si è perfezionato e non ha mai sbagliato un colpo. Una personalità riservata, complicata e segnata, una presenza fisica imperante e magnetica. Riassumerlo in una sola puntata sarebbe riduttivo, ma ecco a voi i film che vi abbiamo consigliato con Joaquin grande protagonista: A beautiful day (Prime, Sky), Vizio di Forma (Chili), Don't Worry (Prime), Quills - La Penna dello Scandalo (Chili, iTunes). Oggi si conclude il ciclo di #Birdmenconsiglia dedicato a Jim Jarmusch e condotto da Elisa Teneggi. Come quarto e ultimo appuntamento sulla cinematografia del regista americano, si è parlato de "I morti non muoiono". Viva il cinema!
Questa settimana vi consigliamo 3 film incentrati sulla mente umana, i quali aprono una finestra sui suoi diversi tipi di fragilità. Vi proponiamo quindi: “Still Alice” (Chili/Sky), “Qualcosa è cambiato” (Prime video) e “A beautiful mind” (Prime Video). Le pellicole selezionate vi permetteranno di intraprendere un viaggio emotivo nella mente umana, scoprendone la sua drammaticità, la sua comicità e la sua genialità. Continua l'appuntamento con la rubrica cinematografica #BirdmenConsiglia, a cura di Birdmen Magazine. Elisa Teneggi oggi ci parla dei film di genere di Jim Jarmusch, partendo da "Only Lovers Left Alive"! Viva il cinema!
Sofia Coppola è una delle registe più talentuose degli ultimi vent'anni. In grado di dividere la critica con i suoi film, la Coppola ha firmato pellicole che sono entrate nella recente storia del cinema! Noi ve ne consigliamo 3, cogliendo l'occasione proprio dell'uscita della sua ultima sua fatica "On the Rocks", che potete visionare su Apple Tv. Poi vi abbiamo consigliato "Lost in Translation" (Netflix), film che ha consacrato Sofia Coppola, e "Marie Antoinette", pellicola visionaria in costume dalle sonorità pop/rock. Questa settimana continua l'appuntamento con la rubrica cinematografica #BirdmenConsiglia, a cura di Birdmen Magazine. Elisa Teneggi ci porta ancora più in profondità nel mondo di Jim Jarmusch, con il film Mystery Train! Viva il cinema!
La commedia demenziale è lo spunto di questa settimana per riflettere sull'attualità, la società e la politica. La commedia si reinventa molto velocemente e negli ultimi anni si è fatta spazio con uno stile più diretto, grottesco, assurdo, non politicamente corretto, graffiante, irriverente, senza peli sulla lingua e senza freni. Tutto senza tralasciare l'intelligenza e la lucidità di uno sguardo sempre rivolto sulla realtà. I film che vi consigliamo sono piccoli o celebri capolavori che hanno segnato la storia della commedia "demenziale". Ecco a voi: "Palm Springs" (Hulu), "Borat" (noleggio), "Borat - Seguito di film cinema" (Prime), "Animal House" (noleggio), "The Interview" (Prime), "The Hunt" (noleggio). Questa settimana torna la rubrica cinematografica #BirdmenConsiglia, a cura di Birdmen Magazine, che con Elisa Teneggi ci porta a intraprendere un viaggio nel favoloso e strambo mondo di Jim Jarmusch. Viva il cinema!
I film scelti in questa puntata apparentemente non hanno nulla in comune, se non per il fatto che siamo riusciti ad accostarli grazie a un solo elemento: tutti e tre hanno colto e rappresentato a modo loro, l'esistenza e la condizione umana, elaborando una visione totalmente folle, assurda, sagace, grottesca e raffinata. Vi presentiamo "I Predatori" (dal 22 ottobre al cinema), "Alice e il Sindaco" (Prime) e "Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza" (piattaforme on demand). Non preoccupatevi se vi sentirete smarriti, questo è il bello dell'esplorare i meandri dell'esistenza umana, e se proprio siete lì, sul punto di impazzire... ricordatevi di non prenderla troppo seriamente! Viva il cinema!