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A Napoli, a 14 anni dalla sua apertura La Notizia 94, seconda sede della celebre insegna di Enzo Coccia, inaugura un nuovo corso. A guidarlo sono i figli Marco e Andrea che prendono in mano la gestione del locale con l'obiettivo di ridefinirne il profilo, senza rinnegare le radici ma aprendosi a nuove sensibilità, rilancio costruito su un menù più essenziale, una selezione mirata di ingredienti e una proposta di abbinamenti enologici curati nel dettaglio.“Prima ancora della tecnica nostro padre ci ha trasmesso un'attitudine, la dedizione al lavoro, il valore dello studio continuo, la precisione nelle piccole cose. Questo, oggi, conta più di qualsiasi ricetta”, raccontano Marco e Andrea. Cresciuti in pizzeria fin da adolescenti, hanno imparato ad ascoltare e osservare, ma anche a trovare una propria voce.
... da Libeccio 2, a Roma 18 Gennaio 2025, con Alberto Romagnoli, giornalista RAI-TV e già attivo nello Scautismo (Agesci)--- Strade Aperte, rivista del Masci n. 1-2/2025
Famosa sì, ma non in cambio della mia dignità. Altezza 1.75, bionda, sguardo magnetico e corpo da far girare la testa. Non la sua però, che a dispetto dei vent'anni e dei complimenti che riceve quotidianamente, è ben fissata al collo e sa bene quello che vuole. E quello che invece merita un secco e deciso "no". Nicole Reato abita a Chiuppano e il suo palmares racconta già di una lunga lista di titoli e fasce ottenute a concorsi di grande prestigio: dalle prefinali nazionali di Miss Italia a Miss Miss Grand Prix, solo per restare a tempi recenti
Oggi il commento di @MarioAjello riguarda il declino Striscia la Notizia, quindi ci spostiamo in America con @AnnaGuaita che nella sua analisi ci parla di quell'idea di Donald Trump sulla guerra in Ucraina, quindi lo spettacolo con @GloriaSatta e il suo commento sull'ultimo film di Ozpetek "Diamanti" , un film di sole donne
Come fortemente voluto dal primo ministro Anthony Albanese, l'Australia è diventata la prima nazione al mondo a vietare i social media ai minori di 16 anni.
Da San Siro torna un Torino diverso: i granata perdono la terza partita consecutiva e, soprattutto, capitan Zapata. Adesso, una sosta necessaria.
A Striscia la Notizia è sbarcato il primo velino maschio, perlomeno il primo in pianta stabile. Un cambiamento grosso rispetto a quello che è stato un simbolo per anni della oggettificazione del corpo femminile. Vediamo com'è andata. Parliamo anche della raccolta firme per il referendum sulla cittadinanza che ha superato di slancio il quorum, della petizione contro il ddl Sicurezza, dei nuovi bombardamentoi dell'esercito israeliano sul Libano e di come invece potremmo collaborare fra esseri umani. INDICE:00:00:00 - Sommario00:00:42 - La novità del velino a Striscia la notizia00:05:10 - Raccolte firme alla riscossa00:09:37 - Continua l'attacco israeliano in Libano00:12:05 - Come possiamo imparare a costruire comunitàFonti e articoliIscriviti alla newsletter
Anche questa settimana, un nuovo consiglio di ascolto dalla scorsa stagione di 37e2. Nella puntata del 3 maggio scorso, abbiamo parlato di un caso molto strano. Una fonte anonima ha inviato cinque Pec con i nomi dei candidati vincenti delle mobilità indette al Policlinico di Milano, e li ha azzeccati tutti. Ne abbiamo parlato con Andrea Sparaciari, giornalista di La Notizia.
Ep. 508 - La notizia più bella Conte l'ha data rispondendo a Ibrahimovic
Ben svegliati. C'è voluta la coraggiosa presa di posizione Serena Bortone, conduttrice della trasmissione “Che sarà” su Rai 3, per avere l'ennesima conferma che questo governo sia fascista per tradizione, ne modi e nell'individuazione dei nemici. La censura nei confronti di Antonio Scurati ha la stessa cifra del boicottaggio nei confronti di Roberto Saviano, del trattamento riservato a due uomini di lettere come Marino Sinibaldi e Nicola Lagioia, in quella stessa trasmissione è stata censurata (con molto meno rumore, purtroppo per noi) anche la scrittrice Nadia Terranova, lo stesso violento attacco personale l'ha subito la scrittrice Valentina Mira. È la stessa violazione di libertà di espressione che sta nelle decine di querele di esponenti della maggioranza di governo nei confronti di quotidiani come Domani. Personalmente a La Notizia ho ricevuto negli ultimi 12 mesi più della somma delle querele governative ricevute in 30 anni di scrittura. È la stessa bile nera che ha bollito Michela Murgia fino ai suoi ultimi giorni di vita. È lo stesso spirito nero che nel 2023 ha prodotto una circolare rivolta ai Centri di cultura italiana in cui comparivano i nomi degli intellettuali da non invitare. La radice è sempre la stessa. Non è stata la Rai a censurare Scurati, crederlo è da ingenui. La Rai è solo una dei tanti esecutori di un mandante politico che vigliacchi e stolti insistono nel dipingere come destra liberale. I leghisti tra di loro chiamano i meloniani “fascisti”. Qui fuori ancora si scrive del presidente (chiamandolo al maschile) di un governo di centrodestra. Forse è giunto il tempo di svegliarsi, anche per i comodi che convinti che non toccherà mai a loro. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Kate Middleton, Condizioni: La Notizia Inaspettata!Kate Middleton è da tempo sotto osservazione, per via di tutti i problemi di salute che la riguardano. Ecco che cosa sta accadendo!#breakingnews #ultimenotizie #notiziedelgiorno #notizie #cronaca #katemiddleton #royalfamily #notizia #inaspettata #condizioni
Il problema è sempre quello. Troppe persone evidentemente non hanno nel loro vocabolario il verbo "verificare"...però evidentemente compensano con il "commentare".
La senatrice di Fratelli d'Italia Lavinia Mennuni ha trovato la soluzione per la crisi di natalità in Italia che dal 2014 è calata nel 72% dei comuni italiani: «far diventare la maternità cool, con le ragazze di 18 anni che vogliono sposarsi e fare una famiglia». La senatrice ospite di Coffee Break su La7 ha detto: “la mia mamma mi diceva ‘ricordati che qualsiasi aspirazione tu abbia, io volevo fare politica, puoi fare quello che vuoi, ma non dimenticare che la prima deve esser quella di diventare mamma'. Questa è una cosa che noi donne dobbiamo ricordare alle nostre figlie”. “Sennò, il rischio che si genera è che in nome di questa realizzazione professionale” spiega la parlamentare, salti “la missione, sì dico missione perché è una cosa bella, di metter al mondo dei bambini». «Gli uomini e le donne fanno grandi cose insieme”, spiega Mennuni, che si dice di non esser mai stata una da “femminismo separatista”, qualsiasi cosa significhi. E quindi la soluzione: “dobbiamo aiutare le istituzioni, il Vaticano, le associazioni nel far diventare la maternità di nuovo cool. Far sì che le ragazze di 18 anni, 20 vogliano decidere di sposarsi e vogliano metter al mondo una famiglia”. Il governo femminile più patriarcale della storia non invita le donne a realizzarsi, studiare, stare nel mondo: le vuole gravide. E questi non sono nemmeno sfiorati dal fatto che per fare figli servano il lavoro e uno stipendio e servizi decenti. Umberto Eco diceva che tra i segnali d'allarme di fascismo rientra anche il controllo e la repressione della sessualità. Le donne secondo Meloni sono questa roba qua. L'importante è che non portino il velo ma sotto sono identiche. #LaSveglia per La Notizia
L'emittente araba Al Jazeera riporta che almeno sei persone sono morte in un attacco di droni israeliani sul campo profughi di Nur Shams a est della città di Tulkarem, in Cisgiordania. Ci sono anche diversi feriti. Il relatore speciale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) sui diritti umani degli sfollati interni ha affermato che Israele sta “lavorando per espellere” la popolazione civile dalla Striscia di Gaza. “Israele sta cercando di alterare in modo permanente la composizione della popolazione di Gaza con ordini di evacuazione in continua espansione e attacchi diffusi e sistematici contro i civili e le infrastrutture civili” nel sud di Gaza, ha detto Paula Gaviria Betancur in un comunicato diffuso dall'Alto commissariato Onu per i diritti umani (Unhchr). Secondo la Betancur, Israele ha rinnegato le sue promesse di sicurezza nel sud di Gaza attraverso i suoi ordini di evacuazione che invitano i palestinesi a evacuare dalla parte settentrionale a quella meridionale dell'enclave. Perfino il ministro degli Esteri nonché capo di Forza Italia Antonio Tajani ieri ha dovuto ammettere che a Gaza "ci sono troppi civili palestinesi morti”: “la bussola dev'essere una reazione proporzionata, colpire Hamas, mandare i militari di Hamas fuori da Gaza e arrivare ad una pace, magari con l'interregno di una presenza delle Nazioni Unite sul territorio”. A proposito di Tajani: sulla questione ucraina il ministro dice che “tutti quanti vogliamo che si arrivi alla pace”, “una pace giusta”. La domanda appare scontata: i commentatori e alcuni giornali si sono accorti di qual è la posizione dell'Italia nei conflitti? A vederlo da fuori sembra proprio di no. #LaSveglia per La Notizia
"Dopo un raccolto, ne viene un altro". Disse così, ai funerali dei suoi sette figli, celebrati a guerra finita, Alcide Cervi, il padre dei sette fratelli fucilati dai fascisti a Reggio Emilia. Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore, uccisi ottant'anni fa, il 28 dicembre 1943. La famiglia Cervi, di formazione cattolica, nella cascina che aveva in affitto ai Campi Rossi di Gattatico, nella fertile pianura reggiana, era diventata uno dei punti di riferimento dell'antifascismo nella zona, luogo sicuro per i rifugiati e base per azioni, in collaborazione con i gruppi partigiani locali. E, per queste ragioni, tenuti d'occhio dalla polizia fascista. Insieme al padre, alla madre Genoeffa, alle due sorelle e ai numerosi figli, avevano preso in affitto la grande casa di campagna che oggi è diventata un centro di documentazione che porta avanti lo spirito della Resistenza e i valori della Costituzione. I sette fratelli Cervi, insieme al padre, vennero arrestati il 25 novembre 1943, dopo un conflitto a fuoco con le milizie fasciste. Vennero portati nel carcere dei Servi di Reggio Emilia, mentre il padre Alcide fu trasferito in un'altra prigione della città. Il 28 dicembre, dopo un'azione dei partigiani, le autorità cittadine decisero una rappresaglia. I fratelli, da Gelindo, il più grande che aveva 42 anni, a Ettore, il più piccolo, che ne aveva 22, vennero portati, insieme a Quarto Camurri, arrestato insieme a loro, al poligono di tiro di Reggio Emilia dove vennero fucilati. Disse Alcide Cervi: “mi hanno detto sempre così, nelle commemorazioni: tu sei una quercia che ha cresciuto sette rami, e quelli sono stati falciati, e la quercia non è morta. Va bene, la figura è bella e qualche volta piango, nelle commemorazioni. Ma guardate il seme. Perché la quercia morirà, e non sarà buona nemmeno per il fuoco. Se volete capire la mia famiglia, guardate il seme. Il nostro seme è l'ideale nella testa dell'uomo”. Ottant'anni dopo. Viva l'Italia antifascista. #LaSveglia per La Notizia
Non c'è niente di meglio che raccontare come sarebbe stata la stampa italiana se fosse atto in vigore l'emendamento del calendiano Enrico Costa che a braccetto con il governo ha deciso di confezionare l'ennesima legge bavaglio alla stampa. Per l'onorevole Costa bisogna vietare la pubblicazione “integrale per estratto” degli atti processuali. “Un provvedimento liberticida non solo nei confronti dell'articolo 21 della Costituzione, ma anche nei confronti delle libertà individuali”, dice la FNSI. Come sarebbe? Il cronista giudiziario di Repubblica Giuliano Foschini ricorda che non avremo potuto sapere nulla di Andrea Bonafede, l'uomo che ha prestato la sua identità a Matteo Messina Denaro. Non avremmo saputo e visto le immagini delle botte dei carabinieri all'interno della caserma di Piacenza, non sapremmo dei comportamenti di Filippo Turetta prima dell'omicidio di Giulia Cecchettin, non sapremmo delle conversazioni di Palamara. Il Fatto Quotidiano ricorda che non avremmo letto la teoria del “mondo di mezzo” di Buzzi e Carminati o no avremmo letto il brigare dell'ex senatore Giancarlo Pittelli, descritto come “l'affarista massone dei boss della 'ndrangheta calabrese” veniva nominato loro legale “in quanto capace di mettere mano ai processi con le sue ambigue conoscenze e rapporti di ‘amicizia' con magistrati”. Sono alcuni esempi ma potrebbero essere migliaia, a partire dagli atti del Ponte Morandi. Ve lo immaginate un Paese in cui tutto è delegato a una “sintesi” (non si capisce come)? Il punto sta tutto qui: chi ci guadagnerebbe? Nella risposta ci sono i poteri che si vogliono difendere. E no, non è il diritto all'informazione. #LaSveglia per La Notizia
Un'altra donna e sempre la solita storia. Vanessa Ballan aveva deciso di troncare la sua relazione con Bujar Fandaj ma lui non aveva accettato la sua libertà di scegliere, la sua autonomia. Così l'ha uccisa non potendola più possedere. Anche in questo caso c'è una donna che aveva paura. Lo raccontano i colleghi del supermercato in cui la vittima lavorava, lo racconta la denuncia presentata da Ballan lo scorso 26 ottobre. “C'erano elementi forse per un pericolo di attività persecutoria e molesta, ma non per un divieto di avvicinamento”, ha detto ieri ai giornalisti il procuratore capo di Treviso, Marco Martani, con il tono di un mea culpa. “Dopo una perquisizione eseguita nella sua abitazione dopo la querela, da parte di Fandaj non c'erano più stati episodi di molestie, di avvicinamenti o minacce. La valutazione fatta – ha concluso Martani – era di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata”. Un'altra donna e sempre la solita storia. Branchi di uomini che giudicano lei una cattiva mamma perché aveva un'amante. Pari di capire che quindi meritasse di essere uccisa secondo la legge ottocentesca del delitto d'onore. Un'altra donna e sempre la solita storia. Le origini kossovare dell'assassino usate per concimare razzismo e salvare i maschi italiani che svettano invece nelle statistiche. Un'altra donna e sempre la solita storia. Denunce da “codice rosso” che attivano un allarme giallo. Strumentalizzazione della gravidanza della vittima per fomentare cultura antiabortista. “Ci sono elementi per contestare la premeditazione”, dice la Procura. Vedendo i fatti forse ci sono anche i soliti elementi per contestare l'immobilismo. #LaSveglia per La Notizia
A proposito di esperti di democrazie, amanti di democrazie e esportatori di democrazia mi pare che si parli pochissimo del fatto che Abdel Fattah al-Sisi, l'uomo che sta ostacolando in tutti i modi la verità e la giustizia ai familiari di Giulio Regeni, sia stato eletto per la terza volta presidente dell'Egitto. Secondo l'Autorità elettorale nazionale egiziana, al-Sisi ha ottenuto l'89,6% dei voti (circa 39 milioni) con un'affluenza alle urne che ha raggiunto il 66,8%, un'adesione “senza precedenti”, ha affermato il capo dell'autorità Hazem Badawy. Quanto possa essere democratico un Paese in cui si viene eletti con il 90% dei voti non è difficile da immaginare. Il suo avversario di più alto profilo, l'ex parlamentare Ahmed al-Tantawi, ha raccontato di arresti tra i suoi sostenitori. Al-Sisi nelle elezioni del 2015 e del 2018 aveva vinto con il 97% dei voti. Nelle elezioni del 2018 l'avversario del presidente era un suo fervente sostenitore. Sì, avete capito bene: al-Sisi aveva sfidato un suo fan. L'altro avversario invece era stato arrestato. Altri ancora si sono ritirati dopo essere stati minacciati. Quatto anni fa al-Sisi ha modificato la Costituzione egiziana per concedersi un terzo mandato e - visto che c'era - ha pensato bene di allungare il mandato presidenziale da quattro a sei anni. Sarà quindi presidente dell'Egitto fino al 2030, riverito dall'Occidente che vorrebbe essere il custode delle democrazie degli altri ma che è pronto a stringere mani sporche di sangue per siglare accordi economici e a non vedere l'autocrazia quando gli torna utile. Non vediamo l'ora di sentire chi ci spiegherà che al-Sisi “è un male necessario”. #LaSveglia per La Notizia
Che una presidente del Consiglio al governo da più di un anno abbia bisogno di travestirsi da comiziante arrabbiata per sfamare i suoi elettori dice molto della democrazia italiana in campagna elettorale permanente. Con una Legge di bilancio in votazione al Senato Giorgia Meloni è riuscita nella mirabile impresa di parlare e di far parlare di aspetti minuscoli del nostro Paese, utilizzando l'arma della distrazione in un Paese con la stampa che prona le ubbidisce. Meloni è riuscita ad accennare ancora ai rave party illegali mentre il Paese affonda nella povertà dilagante, urlacciando che «nell'ultimo anno non c'è stato neanche un rave party illegale in Italia» (falsissimo) come se fosse davvero un prioritario problema degli italiani. Nessuno dei presenti è stato in grado di scrollarla dalla parte della vittima, ancora una volta. Il vittimismo feroce di Meloni e compagnia è il tratto distintivo di una forza politica reazionaria come Fratelli d'Italia che ha bisogno di nemici immaginari per raccontare il governo di un Paese come la mastodontica impresa di un manipolo di eroi. Il vittimismo serve soprattutto per giustificare la prepotenza vendicativa che ritroviamo in ogni loro atto politico. Che una presidente del Consiglio trovi il tempo di litigare a distanza con influencer tra i panettoni è la cifra dell'inconsistenza politica. Che una presidente del Consiglio attacchi uno scrittore millantando come antimafia una fugace operazione sbirresca dalle parti di Caivano è la matrice dell'ignoranza sui temi. Non è solo uno sbilanciamento di potere di cui Meloni sembra non accorgersene, è soprattutto nanismo politico nel dibattito pubblico. #LaSveglia per La Notizia
Qualche aggiornamento, solo per avere idea di cosa stia accadendo laggiù. Il pronto soccorso dell'ospedale al-Shifa, il più grande nel nord di Gaza, è “un bagno di sangue” e la struttura “ha bisogno di rianimazione”, ha avvertito l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Le sale operatorie non funzionano a causa della mancanza di carburante, ossigeno e altre forniture, ha affermato l'organizzazione che parla di “centinaia di feriti”. Un agente diplomatico francese è morto dopo essere stato ferito in un bombardamento che ha colpito la casa dove si rifugiava a Rafah, a Gaza. Poi: sventolavano una bandiera bianca i tre ostaggi che sono stati uccisi per sbaglio dall'esercito israeliano a nord della Striscia di Gaza. Lo ha fatto sapere un funzionario dell'esercito dello Stato ebraico che è rimasto anonimo e che ha fornito ai giornalisti le prime conclusioni delle indagini. I soldati hanno comunque percepito i tre come un pericolo. In particolare uno dei militari avrebbe cominciato a sparare e a urlare: “Terroristi!”. Poi: dal 7 ottobre sono almeno 60 i giornalisti uccisi. La maggior parte di loro sono giornalisti locali che sono morti coprendo la distruzione della loro patria per i colleghi dei media internazionali. Poi: le famiglie degli ostaggi tenuti nella Striscia di Gaza hanno esortato il governo israeliano a porre fine alla guerra e a trattare subito per il loro rilascio. “Stiamo solo recuperando cadaveri. Vogliamo che fermiate i combattimenti e avviate i negoziati“, ha detto Noam Perry, figlia di un israeliano rapito, durante un raduno di famiglie di ostaggi a Tel Aviv. Infine il premier Benyamin Netanyahu ha dichiarato: “dobbiamo dire la verità e non coltivare illusioni. Dopo l'eliminazione di Hamas, la Striscia sarà smilitarizzata e sarà sotto il controllo di sicurezza israeliano”. Serve altro? #LaSveglia per La Notizia
Il ministro agli Esteri Antonio Tajani assicura che va tutto bene. Secondo lui il blocco della Corte costituzionale albanese sull'idea della presidente del Consiglio Giorgia Meloni di esternalizzare i Centri per il rimpatrio in Albania si scioglierà presto. Nessun dubbio sui diritti umani, sul rispetto delle leggi europee e internazionali. Nulla. Ieri però il Coordinamento nazionale e il Gruppo Immigrazione di Area ha posto una domanda a cui né Meloni, né Tajani e nemmeno gli altri componenti della ciurma di governo sanno rispondere Se è vero che i presupposti per il trattenimento e per il riconoscimento del diritto alla protezione internazionale o nazionale della persona migrante restano gli stessi che si applicherebbero se la procedura si svolgesse integralmente in Italia, resta la domanda: perché in Albania? Qual è l'utilità per la gestione dei flussi migratori della dislocazione in un Paese extra UE di una costosa e limitata fase della procedura di asilo? Anche perché - come sottolinea il gruppo di avvocati - l'Albania non ha fatto nessun progresso per consentire ai migranti l'accesso alle procedure di asilo, così come restano immutati tutti i problemi relativi alle procedure di rimpatrio. Lo scrive nero su bianco ill "progress report" dell'8 novembre 2023 della Commissione europea sull'avanzamento del Paese nel percorso di adesione alla Ue. E poi c'è il paradosso: sono poi in forte aumento i cittadini albanesi che chiedono rifugio in Paesi dell'Unione europea, a cominciare dall'Italia: più 65% nel 2021, per un numero totale di 11.300 persone e ancora di più, 13.100, nel 2022 (fonte Eurostat). La vedete la scemenza? #LaSveglia per La Notizia
A proposito del Mes che sta agitando la sua maggioranza (e che alla fine verrà ingoiato con buona pace di Matteo Salvini) Giorgia Meloni ha accusato l'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte dicendo: “Lo ha fatto il governo Conte, senza mandato parlamentare, e lo ha fatto un giorno dopo essersi dimesso, quando era in carica solamente per gli affari correnti, dando mandato a un ambasciatore, mandato firmato dall'allora ministro degli Esteri del M5s Luigi Di Maio, senza un mandato parlamentare, senza che ne avesse il potere, senza dirlo agli italiani, e con il favore delle tenebre. Allora forse oggi bisogna guardare in faccia gli italiani e spiegargli come sono andate le cose”. Allora proviamo a spiegare a Giorgia Meloni come funzionano le cose, imbarazzati da una presidente del Consiglio analfabeta istituzionale. Le basterebbe un qualsiasi testo di diritto reperibile in una qualsiasi libreria per scoprire che gli articolo 7 e 16 della Convenzione di Vienna regolano la stipula di quegli accordi e prevedono la firma senza autorizzazioni del Parlamento che è indispensabile invece per la ratifica. Ricordiamo a Meloni anche che informative sul Mes in Parlamento ci sono state nel 2019, nel 2020 e nel 2021. Le ricordiamo anche che potrebbe chiudere la polemica senza lasciarsi andare a sguaiati comizi in Aula semplicemente dicendo alla sua maggioranza di non ratificarlo, senza il suo cronico vittimismo. Anche perché - come ricorda giustamente la giurista Vitalba Azzolini - mentre Meloni si impegola contro nemici immaginari ha firmato un accordo con l'Albania senza chiedere nessuna autorizzazione al Parlamento. Non vorremmo che un giorno trovasse un'altra Meloni che la accusi per deresponsabilizzarsi. #LaSveglia per La Notizia
Un piccolo esempio per cogliere le differenze tra la libertà di stampa in Italia e in Gran Bretagna. Mentre da noi si assiste a una pioggia di querele, spesso infondate, da parte di membri del governo e della maggioranza che colpiscono indiscriminatamente ogni giornalista non allineato dall'altra parte della Manica il principe Harry si ritrova a sborsare quasi 50mila sterline al quotidiano Mail On Sunday che aveva accusato di diffamazione e “inaccuratezza”. Il quotidiano aveva raccontato della decisione del duca di portare il Ministero dell'Interno inglese davanti alla High Court con l'accusa di avergli negato le necessarie disposizioni di sicurezza (pagate dai contribuenti) perse dopo aver perso il titolo reale. Il giornale, raccontando la vicenda, titolò così: “Come il principe Harry ha provato a tenere segreta la sua battaglia sui bodyguards contro il governo…poi – subito dopo l'uscita della storia – la sua macchina della comunicazione ha provato a metterla in chiave positiva”. In effetti il principe aveva fatto sapere che avrebbe pagato di tasca sua la sicurezza per non pesare sulle tasche dei cittadini. Il figlio del re ha portato davanti all'Alta corte la difesa dell'editore che riteneva l'articolo “un'opinione onesta e legittima” che non recava alcun “vero danno” alla sua reputazione. Ieri l'Alta corte di giustizia ha ritenuto infondate le accuse di Harry rinviando il tutto alla decisione di un altro processo, riconoscendo legittima la linea difensiva del giornale. C'è però un piccolo particolare: il principe Harry intanto è stato condannato a pagare le spese di questo primo giudizio. Pagare la prepotenza dell'accusa, appunto. Questa è la soluzione. #LaSveglia per La Notizia
Incapaci di governare secondo le regole che esistono da ottant'anni dalle parti del governo Meloni stanno pensando bene di inventarne di nuove perché il comandare da lontano sembri un sinonimo di amministrare. Nel mese di novembre è tornato prepotentemente d'attualità il tema del massiccio ricorso fatto dal governo allo strumento della questione di fiducia. I voti di questo tipo che si sono tenuti in parlamento infatti sono stati ben 8, un nuovo record. Il ricorso alla fiducia è andato costantemente aumentando negli ultimi mesi, tanto che il governo Meloni ha raggiunto anche il primo posto (a pari merito con l'esecutivo guidato da Mario Monti) se si considera la media dei voti di fiducia per mese. Di pari passo l'abuso di decreti legge per comprimere ancora di più il potere delle Camere sta andando alla grande. Nell'attuale legislatura le conversioni di decreto rappresentano il 50% delle leggi approvate, un record assoluto. E pensare che quando si trovava all'opposizione proprio Giorgia Meloni tuonava contro contro questa pessima abitudine. Ora il suo governo è quello che ricorre di più ai decreti in ogni mese: 3,83 nel primo anno in carica, contro i 3,20 del Draghi e 3,18 del Conte-2. Ciò implica spesso le Camere debbano correre per svolgere il proprio ruolo di pulsantificio. Ecco la soluzione: due disegni di legge per allungare i tempi di conversione dai canonici sessanta giorni a novanta. Secondo il Messaggero, Fratelli d'Italia sarebbe ragionando anche sul “disegno di legge a data fissa che entra automaticamente in vigore se non viene approvato dal Parlamento entro i termini fissati. Il premierato, de facto, non ha nemmeno bisogno di una riforma costituzionale. #LaSveglia per La Notizia
Il pasticcio del ministro all'Istruzione Giuseppe Valditara che vorrebbe educare gli studenti italiani alle relazioni e non è in grado di intrattenerne con i suoi compagni di governo è completo. Il 7 dicembre Valditara comunica in pompa magna tre nomine che dovrebbero coordinare gli incontri degli studenti (su base volontaria) per il progetto “educare alle relazioni”. Valditara sornione è convinto di avere assestato un colpaccio. Ha scelto tre donne, in un Paese che ancora scambia il femminile come sinonimo di femminista. Ha nominato una suora per accarezzare la pancia ai cattolici spaventati dalla novità: suor Monia Alfieri, membro della Consulta di Pastorale scolastica della Cei nonché fellow dell'Istituto Bruno Leoni per il libero mercato, una che si batte come una leonessa da sempre per le scuole private, con due begli schiaffi alla scuola pubblica e alla laicità previste dalla Costituzione. Ha nominato l'avvocata Paola Zerman, candidata, nel 2018, con Mario Adinolfi e il suo “Popolo della famiglia”, organizzazione politica che da suo stesso manifesto è “figlia del Family Day”. E infine, convinto di mettere in difficoltà l'opposizione, ha nominato Paola Concia, una attivista lgbt, lesbica dichiarata, e per di più con un passato nell'opposizione ovvero nel Pd. Con Concia il ministro era evidentemente convinto di avere spiazzato l'opposizione. Si è sbagliato. A fare naufragare tutto sono stati leghisti, meloniani e quelli di Pro Vita. In coro gli hanno ricordato che la nuova egemonia culturale non è altro che una sostituzione totale di ogni posto, in ogni campo. Non c'è nemmeno spazio per la tattica. Niente da fare. #LaSveglia per La Notizia
La politica italiana e la sua credibilità sulle prossime Olimpiadi Milano-Cortina 2026 sono appese a una pista di bob. Dopo avere passato mesi a magnificare la pista che sarebbe stata (delle Olimpiadi che saranno) additando ogni dubbio come un maledetto uccello del malaugurio lo scorso 16 ottobre il presidente del Coni Giovanni Malagò ha dovuto mestamente confessare di fronte ai membri del Comitato olimpico di tutto il mondo che realizzare l'impianto sul tracciato della vecchia pista Eugenio Monti a Cortina sarebbe costato almeno 150 milioni di euro, oltre ai danni ambientali denunciati da molti. Niente da fare, ha detto Malagò, certificando la figuraccia della Società Infrastrutture Milano Cortina 2020 – 2026 e della Regione Veneto. A quel punto era chiaro a qualsiasi persona di buon senso che l'unica soluzione fosse quella di spostare le gare in Austria e Svizzera, subappaltando un pezzo di olimpiadi all'estero per inettitudine organizzativa. Un bello smacco per i sovranisti di casa nostra. Sarà per questo che il ministro alle Infrastrutture e leader della Lega Matteo Salvini qualche giorno fa nella “cabina di regia” riunita per decidere se e dove si farà la pista da bob, skeleton e slittino ha deciso di difendere ad oltranza la scelta già bocciata di Cortina, lasciando di stucco i presenti. Pur di non scontentare il suo compagno di partito (e avversario interno) Luca Zaia, presidente veneto, Salvini si dice pronto a riscrivere i progetti, ad andare contro alla volontà del Cio e a trovare qualche ditta disposta ad assumersi l'onere. Non ce la farà. A quel punto saremo in ritardo anche per valutare le piste disponibili all'estero. E la figura barbina sarà olimpica, appunto. #LaSveglia per La Notizia
Andrea Giambruno Contro Mediaset: Il Giornalista Fa Causa A Striscia La Notizia!Continua la forte tensione che vede contrapposti Andrea Giambruno e Striscia la notizia. L'ex compagno di Giorgia Meloni ha dichiarato di sentirsi al centro della questione come se si trovasse nel bel mezzo di una caccia all'uomo. Da qui la decisione di fare causa a Mediaset. Ecco che cosa sappiamo su questo argomento.#breakingnews #ultimenotizie #notiziedelgiorno #notizie #cronaca #andreagiambruno #antonioricci #mediaset #giornalista #separazione #giorgiameloni #striscialanotizia #denuncia
Al funerale della figlia Giulia Gino Cecchettin ha chiesto di sfidare “la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali”. Ha spiegato anche che “difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome” e “trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d'accordo, non aiuta ad abbattere le barriere”. Che la politica se ne renda conto o meno quel discorso segna una svolta anche nella politica di questo Paese, cancellando una volta per tutte l'idea che il femminicidio sia solo opera di criminali e riportando la riflessione nella responsabilità collettiva. Come ha reagito certa politica? Qualche esempio portata di mano. Il consigliere regionale eletto nella lista Zaia in Veneto (lo stesso che parlò di felpe stanche riferendosi alla sorella Elena) ieri ha definito il funerale uno “show per far approvare qualche legge assurda come l'educazione sessuale nelle scuole” e ha parlato sdegnato di “politici che si scusano di essere uomini, altri che stanziano fondi per educare contro il patriarcato”. La ministra alla Famiglia Eugenia Roccella ha spiegato che “la teoria gender è una nuova forma di patriarcato” e il vero femminicidio di massa è quello “di Hamas” dove ci sarebbe “il vero patriarcato”. Per la ministra anche “e battaglie dei movimenti trans per l'autodeterminazione del genere in opposizione al sesso biologico "sono le nuove forme di patriarcato, un modo di aggiornare il patriarcato a nuove filosofie e pensieri”. Giorgia Meloni - più furba - ha parlato di “crisi della famiglia” e “impatto dei social”. Non male, eh? #LaSveglia per La Notizia
L'epopea del generale Roberto Vannacci come specchio del Paese. Un misconosciuto generale si prodiga per scrivere un libro che è una filiera di luoghi comuni, di pregiudizi e di tesi antiscientifiche dal sapore omofobo e xenofobo. Noi siamo in quel tempo in cui mettere su carta le analisi che di solito si fanno al bancone del bar in privato - vergognandosene in pubblico - può trasformare qualcuno in celebrità. Il suo libro vende moltissimo. Anche questo è lo specchio del Paese: l'esibizione di idee squinternate che gridano al complotto o al politicamente corretto solletica gli sfinteri di chi sogna un mondo in cui si è liberi di essere cretini. Il ministro alla Difesa Guido Crosetto censura le tesi del generale. Così nel Paese in cui un dipendente pubblico qualsiasi ha bisogno di un plico di autorizzazioni per parlare con il giornale locale il generale Vannacci imperversa su giornali e televisioni. Diventa l'emblema - per qualcuno - della nuova egemonia culturale della destra che - per qualcuno - si traduce nel ripetere “negro”, “frocio” e poi ridere a crepapelle. Vannacci da direttore dell'istituto cartografico di Firenze viene nominato capo di stato maggiore delle forze operative terrestri a Roma. Il ministro che l'aveva censurato sottolinea che non si tratta di una promozione. Matteo Salvini vorrebbe candidarlo per danneggiare i suoi alleati di governo. Qualche ora dopo si ha notizia dell'apertura di un'inchiesta per incitazione all'odio e alla discriminazione sul libro del generale. Lui è in licenza e conferma di pensare a una candidatura. Un condannato per eccesso di difesa intanto dice che “si rivolgerà a lui”. è già un referente politico. #LaSveglia per La Notizia
Sono molti e diversi gli elementi da tenere in considerazione per valutare la credibilità di un esponente politico e la serietà dei progetti che propone. Uno di questi è sicuramente la coerenza dei numeri, fattore essenziale per valutare la bontà e la fattibilità di una riforma, di un'opera o di una promessa. Sul progetto del Ponte di Messina i numeri sono campo di battaglia di diverse visioni. Il ministro alle Infrastrutture nonché leader della Lega Matteo Salvini ha usato e usa i numeri dell'occupazione prevista per indorare la pillola di un'infrastruttura dibattuta da anni. Il messaggio è chiaro: se porta lavoro vale la pena compiere un sacrificio economico e ambientale. È il mantra del capitalismo ogni volta che deve giustificare la stonata imponenza dei suoi affari. Il problema è che Salvini - come ha notato il sito Pagello Politica - con i numeri si è ingarbugliato parecchio. All'inizio erano 120 mila, poi sono scesi a 100 mila, ora sono 50 mila “mal contati”, sulla base di uno studio che però ne stima 33 mila. In poco più di un anno il ministro Salvini ha dimezzato il numero dei posti di lavoro che sarebbero creati dalla costruzione del ponte. Qualche giorno fa la trasmissione Report ha raccontato che i numeri sul risparmio di CO2 che il ministro riferiva allo studio di un'università (che non esiste) arrivavano invece da Giovanni Mollica, che da sempre promuove la costruzione del ponte e che inoltre ha collaborato con il consorzio incaricato alla sua costruzione. La domanda è scontata: vi fidereste di un ponte che attraversa lo Stretto piantato da un ministro così? #LaSveglia per La Notizia
È una politica stretta, infeltrita e provincialissima quella che Giorgia Meloni ha portato in borsa alla Cop28 di Dubai, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Partiamo dall'inizio. Tra qualche anno racconteremo che nel 2023 il più delicato incontro internazionale sui cambiamenti climatici organizzato mentre la terra bolliva come mai nella sua storia è stato presieduto dall'amministratore dell'Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc), società petrolifera di stato degli Emirati arabi uniti che è prima al mondo nella poco invidiabile classifica delle aziende i cui piani di espansione sono incompatibili con il rispetto degli obiettivi climatici. Chissà o nostri figli cosa penseranno di noi che da giornalisti stiamo raccontando la cronaca in diretta di un assassinio con gli onori che si riservano alla diplomazia. In questo quadro nefasto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dedicato i suoi due giorni di permanenza a Dubai rilasciando dichiarazioni in difesa del suo fedele sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, attaccando i magistrati per difendere il suo ministro Nordio, commentando le parole di Gianni Letta e vaneggiando sulla sua riforma costituzionale. Questa loquacità che sopravviene quando non ci sono giornalista italiani si chiama patriofobia. Non male per una patriota. Inevitabile che la sacerdotessa del provincialismo e delle beghe si diluisse parlando di clima e temi globali. In una conferenza per salvare il clima Meloni ha attaccato gli attivisti climatici e ha rilanciato la “neutralità energetica” che è omeopatia politica nella lotta ai cambiamenti climatici. E poi si è fatta le foto da mettere sul suo profilo Instagram. A posto così. #LaSveglia per La Notizia
Preoccupato di scrollarsi di dosso la sentenza della Corte europea per i diritti dell'uomo che ha condannato l'Italia per l'illegale detenzione di minori nell'hotspot di Taranto avvenuta nel 2017 (era il tipo del governo Gentiloni) ieri il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha rilasciato una composta intervista al quotidiano La Stampa per assicurare che nessun minore verrà trattenuto nei Centri per il rimpatrio e che le leggi internazionali verranno rispettate. Falso. Solo lo scorso 9 ottobre (quindi senza dubbio nella gestione di questo governo e del ministro Piantedosi) l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione ha segnalato come nel centro di Crotone ci fossero minori stranieri non accompagnati all'interno della struttura. La natura giuridica dell'ex CARA non prevede la possibilità di fornire accoglienza ai minori, il che porta a un trattenimento sostanziale e informale dei minori totalmente illegittimo nonché alla mancata attivazione dei servizi previsti per l'accoglienza dei minori non accompagnati. Era il 12 ottobre di quest'anno invece quando una delegazione del Tavolo Asilo e Immigrazione ha fatto visita all'hotspot di Taranto che vorrebbe essere “dedicato ai minori”. è stata riscontrata una situazione di “privazione della libertà illegittima, condizioni materiali totalmente inadeguate e di promiscuità, permanenze di lunga durata, assenza di tutela dei minori, isolamento sociale e legale, insufficiente assistenza sanitaria”. In Puglia è prassi che i minori finiscano in strutture legate agli adulti. A Roma per i limiti di capienza i minori vengono trattenuti in commissariato in attesa di collocazione. Ce ne sarà di lavoro per la Corte europea per i diritti dell'uomo. #LaSveglia per La Notizia
Perennemente concentrati nel distogliere l'attenzione dal patriarcato in merito al femminicidio di Giulia Cecchettin la compagine di governo si misura ogni giorno con dichiarazioni a raffica per convincerci che gli uomini che ammazzano le donne siano un evento che non ha nulla a che fare con una mala cultura generale. Ieri, tra i tanti, si segnala per capacità di analisi e per virtuosismo nella sintesi il ministro all'Interno Piantedosi che ospite della moritura trasmissione Avanti Popolo di Nunzia Di Girolamo su Rai 3 ci spiega che “Giulia ha incontrato nella sua vita un criminale, che è stato il vero artefice del tragico epilogo della sua vita. “Sul resto c'è un approfondimento in corso”, spiega il ministro, con un'evidente desiderio che la questione si chiuda qui. Dopo l'illuminante uscita in occasione della strage a Steccato di Cutro in cui accusò le madri “di mettere in pericolo i propri figli” perché accettavano il rischio di morire per scappare da un luogo dove sarebbero sicuramente morti ora Piantedosi si ripete. Agevoliamo una bozza per il calendario dei suoi prossimi comunicati stampa: Ayrton Senna se non avesse scelto di essere un pilota di Formula 1 non sarebbe morto; se John Fitzgerald Kennedy avesse fatto il panettiere molto probabilmente sarebbe ancora vivo; se le vecchiette non uscissero di casa per ritirare la pensione sicuramente non sarebbero scippate; se le gare di discesa libera fossero in salita non le vincerebbe nessuno; se Roberto Baggio non avesse sbagliato quel rigore saremmo stati campioni del mondo. E poi l'ultima, la più importante: se le donne fossero uomini finalmente non ci sarebbero più femminicidi. #LaSveglia per La Notizia
Ieri il “presidente dei senatori di Forza Italia” (si fa chiamare così) Maurizio Gasparri ospite di una trasmissione televisiva è accorso in difesa del ministro alla Difesa Guido Crosetto spiegando che “se un cittadino che non la pensa allo stesso modo domani dovesse essere giudicato da uno di quei magistrati, potrebbe legittimamente avere il dubbio che non ci sia quella terzietà richiamata proprio ieri dal ministro Nordio rispondendo a una mia interrogazione”. Gasparri da giorni si divincola come un'anguilla dalla notizia (che avete letto prima di tutti su questo giornale) della sua presidenza dell'azienda Cyberealm, società che si occupa di sicurezza informatica, in contrasto con l'articolo 18 del regolamento per la verifica dei poteri del Senato. Come ha spiegato il giornalista di Report Sigfrido Ranucci "Gasparri ha di fatto tessuto per loro relazioni istituzionali per l'assegnazione di commesse tenendo all'oscuro il Senato. Commesse che riguardano tutti i suoi ruoli istituzionali”. Un ex vicepresidente del Senato presidente di una società di sicurezza informatica è già una barzelletta. Che Gasparri dica che il suo “non è un ruolo operativo” perché si limita solamente a “dei pareri, dei consigli su quelle che possono essere le scelte strategiche” è un'aggiunta tragicomica. Ma che Gasparri pontifichi sulla terzietà dei giudici è il re del paradosso. Sapete chi giudicherà il senatore in merito alla sua mancata comunicazione agli uffici del Senato? Gli uffici del Senato di cui era vicepresidente fino a qualche giorno fa. Anche noi possiamo “legittimamente avere il dubbio che non ci sia quella terzietà”. O no? #LaSveglia per La Notizia
Eccolo qui, il fango. La destra di governo ieri ha strillato tutto il giorno contro la violenza. A un lettore distratto potrebbe sembrare il giusto sdegno per le centinaia di morte ammazzate in questo Paese da compagni, mariti o ex. Accade l'esatto contrario. “Io non so come si pensi di combattere la violenza contro le donne rendendosi protagonisti di intollerabili atti di violenza e intimidazione come quelli avvenuti sabato”, urla la presidente del Consiglio femminile ma maschilista Giorgia Meloni. Le violenze a cui si riferisce sono una serranda imbrattata da alcune manifestanti che durante la marcia del 25 novembre hanno protestato contro la sede dell'associazione Pro Vita e Famiglia. Poiché quella è - da sempre - una marcia anche per l'autodeterminazione delle donne le associazioni che vorrebbero decidere sui corpi delle donne non sono ben viste. Stupisce chi si stupisce. In compenso le donne hanno preso i manganelli in faccia. “Sconcerta silenzio Pd su Pro Vita”, dice la deputata di Fratelli d'Italia Ylenja Lucaselli. La viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci non dorme la notte perché “Schlein, Conte e Landini non prendono posizione”. La senatrice Cinzia Pellegrino, coordinatrice nazionale del dipartimento tutela Vittime di Fratelli d'Italia, si spinge a dire che “le femministe non hanno rispetto per le vittime”. La senatrice di Fratelli d'Italia Ester Mieli urla che “il nobile impegno contro la violenza sulle donne non può trasformarsi in una maschera che cela esecrabili atti di odio”. L'associazione Pro Vita denuncia un ordigno esplosivo all'interno dei suoi uffici che sarebbe passato dalle serrande chiuse. Eccolo qua, il governo. #LaSveglia per La Notizia
Non potendola negare hanno deciso di minimizzarla ma la marea era impossibile da piallare. Ieri i giornali d'Italia sono stati costretti - volenti e nolenti - a raccontare le manifestazioni di piazza per il 25 novembre contro la violenza sulle donne. A Roma c'erano 500mila persone - o forse più - che hanno risposto all'appello delle associazioni. A Largo Carlo a Milano erano più di 30mila. C'erano tutti. C'erano bambini, bambine, nonni, madri, padri, giovani, meno giovani. Nelle redazioni dei giornali si sono guardati in faccia per trovare le parole di fronte a quella “minoranza” - come l'hanno sempre chiamata - che è una marea. La manifestazione del 25 novembre del 2023 è stata una manifestazione storica, anche se nel corso dei prossimi mesi tenteranno di sopirla e la sminuiranno riducendola a reazione emotiva alla morte di Giulia Cecchettin (e invece in quelle piazze sono state ricordate tutte). Accadrà - com'è sempre accaduto - che i maschi dirigenti coveranno un pensiero: “avete avuto il vostro spazio, adesso basta, ritornate a posto”. La sfida è culturale, bisbiglia qualcuno allargando la questione sperando di rarefarla. E invece la questione è anche sociale, professionale e politica. Alla Polizia non basterà fare una volta all'anno un post su Instagram (illudendosi di controllarne i commenti) se poi agita i manganelli in difesa di un'associazione pro vita contro le donne che manifestano. Alla Regione Lazio non basterà tingere di rosso una volta all'anno la propria sede se poi sfratta Lucha y Siesta, la più grande casa rifugio di Roma per donne che sfuggono alla violenza, dalla sua sede al Tuscolano. Alle aziende non basterà un post sui social se poi non parificano le paghe. Ora gli tocca essere all'altezza. #LaSveglia per La Notizia
Accomunati dalle singolari capigliature la destra sovranista e oscurantista ha assestato un colpo anche in Olanda con la vittoria alle elezioni di Geert Wilders, sessantenne tinto biondo ariano che ha portato il suo partito (Partito per la libertà, Pvv) a essere il primo nel Paese. Il programma è sempre il solito: un anti islamismo, la guerra contro la stampa definite “feccia”, xenofobia contro quello che definisce “lo tsunami degli immigrati”. Per avere un'idea del personaggio bastano alcune sue affermazioni. Ad esempio: “L'Islam non è una religione, è un'ideologia, l'ideologia di una cultura retrogada. Ho un problema con la tradizione, la cultura e l'ideologia islamica. Non con i musulmani”. E poi, sull'Unione europea: “Esiste un'ottima alternativa all'Unione Europea: si chiama Associazione Europea di Libero Scambio, fondata nel 1960. Ne fanno parte Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein. E.F.T.A. è sinonimo di amicizia e cooperazione attraverso il libero scambio”. E poi: “Dovremmo svegliarci e dire a noi stessi: non sei uno xenofobo, non sei un razzista, non sei un pazzo se dici: “La mia cultura è migliore della tua”. Sull'Italia invece ha detto “i miei alleati non sono Le Pen o Haider. Non ci uniremo mai ai fascisti e ai Mussolini d'Italia. Ho molta paura di essere collegato ai gruppi fascisti di destra sbagliati”. Sempre sull'Italia è rimasta celebra anche l'immagine in cui teneva un cartello che chiedeva a Bruxelles di non dare “neanche un centesimo all'Italia!”. Per lui la soluzione era tassare di più i cittadini italiani. Chi si è congratulato con Wilders? Matteo Salvini, ovviamente, con la sua invidiabile capacità di essere sempre dalla parte sbagliata. #LaSveglia per La Notizia
Quando racconteremo questo tempo tra qualche anno stenteranno a crederci. A finire sotto gli strali della Lega questa volta è lo scrittore già vincitore del Premio Strega Paolo Cognetti con il suo romanzo “Giù nella valle” pubblicato da Einaudi. Cognetti ospite a Radio Deejay ha descritto lo sfondo ambientale del suo ultimo romanzo, Valsesia, un luogo dove “piove sempre ed è soprannominata ‘il pisciatoio d'Italia', ma io le voglio bene” spiegando che si tratta di “una valle più sporca, più rovinata, industrializzata, quasi una periferia urbana, dove Milano e Vercelli allungano i loro tentacoli. Ci sono il bowling, i cementifici, le cave…”. Il presidente dell'Unione montana della Valsesia, Francesco Pietrasanta, sindaco di Quarona per la Lega, ha impugnato carta e penna per scrivere un comunicato dall'eloquente titolo “Delirio Cognetti” lamentando “le esigenze narrative” dello scrittore “senza alcun rispetto per la storia di questo territorio e dei suoi abitanti”. “Il suo lavoro è inventare storie, - tuona il leghista - ma non può farlo a danno dei luoghi che cita e delle persone che li popolano”. A Pietrasanta non vanno giù i personaggi che “fumano come se non ci fosse un domani e prima di tornare a casa passano dall'osteria a ubriacarsi. Le donne li attendono con pazienza, mandano avanti la casa, sopportano le brutalità e gli eccessi dei mariti”. Nella foga dell'egemonia culturale ora la politica vorrebbe permettersi di giudicare la finzione letteraria, desiderando libri come opuscoli della pro loco. Arte e cultura finiscono nel calderone della politica con ill desiderio di instradare perfino la letteratura. Esattamente come il fascismo. #LaSveglia per La Notizia
Non c'è niente di peggio del dubitare che a qualcuno in pericolo venga tolta la protezione per ritorsione. Emanuela Attura è una magistrata che dal marzo 2020 era finita protetta da una tutela di quarto livello. “Questa giudice me la porterò con me nella tomba” aveva detto di lei Raffaele Casamonica, componente dell'omonimo clan, a una famigliare durante un colloquio in carcere. Da mercoledì 22 novembre la gip non sarà più tutelata per decisione dell'Ufficio centrale interforze per la Sicurezza personale del dipartimento della Pubblica sicurezza (Ucis). Casamonica, esponente del gruppo criminale definito mafioso in diverse sentenze, è ricoverato e le sue condizioni sono considerate gravi. C'è un particolare però di questa storia che va raccontato. La magistrata è la stessa che lo scorso 6 luglio aveva disposto l'imputazione coatta per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, accusato di avere passato informazioni sensibili sul caso dell'anarchico Cospito al suo collega di partito (Fratelli d'Italia) Giovanni Donzelli. L'udienza preliminare di quella brutta storia - già dimenticata- è fissata per il prossimo 29 novembre. Il caso era esploso quando “fonti di Palazzo Chigi” avevano accusato parte della magistratura “di svolgere un ruolo attivo di opposizione“. “In un processo di parti non è consueto che la parte pubblica chieda l'archiviazione e il giudice per le indagini preliminari imponga che si avvii il giudizio”, si leggeva nella nota in cui si parlava di magistratura che “inaugurava anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee“. Non c'è niente di peggio del dubitare che a qualcuno in pericolo venga tolta la protezione per ritorsione. #LaSveglia per La Notizia
C'è un nuovo idolo della destra sovranista mondiale orfana delle pericolose bizze di Donald Trump: Javier Milei è il nuovo presidente dell'Argentina. Il candidato de La Libertad Avanza ha preso più del 55% dei voti al ballottaggio e il 10 dicembre entrerà in carica. Il prossimo presidente argentino è diventato un'icona impugnando una motosega e agitandola di fronte ai suoi fan impazziti di gioia. Se vi chiedete come sia possibile ricordate che da noi è vice presidente del Consiglio uno che evocava le ruspe e si fotografava sorridente quando ne incrociava qualcuna in giro. Il programma di Milei è rintracciabile nei suoi sconclusionati slogan vomitati in campagna elettorale: “Tra la mafia e lo Stato, preferisco la mafia. La mafia ha un codice d'onore, la mafia non mente, la mafia compete sul mercato”, oppure le tasse sono “residui dello schiavismo” ed evaderle “un diritto umano”, oppure “la mia missione è prendere a calci nel culo i keynesiani e i collettivisti figli di puttana”. Milei vuole privatizzare tutte le scuole e gli ospedali, vuole liberalizzare la vendita di organi e vorrebbe “bruciare la banca centrale argentina”. Qual è l'idea di sovranismo di Milei? Dollarizzare l'Argentina. In sostanza: fare il sovranista con la moneta degli altri. Peccato che per farlo Milei avrebbe bisogno di una quantità di dollari che non ha e che non hanno le banche, le imprese e le famiglie. Peccato che la politica monetaria verrebbe decisa da un altro Stato. Peccato che sia la migliore soluzione per arrivare veloci all'ennesimo default. Ma alla destra di Trump, Bolsonaro, Milei (e Salvini e Meloni quando sono in campagna elettorale) le soluzioni non interessano: contano solo le promesse. #LaSveglia per La Notizia
Almeno hanno avuto un moto di vergogna. Quando è uscita la notizia che lo Stato italiano non volesse pagare il risarcimento ai familiari delle vittime della strage di Cutro a qualcuno in questo Paese si sono allargati gli sfinteri non riuscendo a trattenere il razzismo travestito da esperti in legge. Il messaggio “se la sono cercata” che stava dietro la richiesta firmata dal pugno della senatrice della Lega Giulia Bongiorno che esercita da avvocata per conto dello Stato mentre è presidente della commissione Giustizia in Senato (ah, i conflitti di interessi…) è stato troppo perfino per loro. Nel processo che si sta svolgendo a Crotone contro i presunti scafisti dell'imbarcazione che ha portato alla morte 94 persone, di cui 35 bambini, lo studio legale Bongiorno rappresenta la Consap, Concessionaria servizi assicurativi pubblici che, per conto del ministero delle Finanze, gestisce il Fondo di garanzia per le vittime della strada. Alla fine è intervenuto il ministro Matteo Piantedosi: “Lo stato – ha detto l'altro ieri a margine della manifestazione conclusiva del Pon 2014-2021 in corso a Crotone –. non si gira assolutamente dall'altra parte farà tutto quello che gli compete per indennizzare le vittime di questa drammatica tragica sciagura accaduta a febbraio”. In un solo secondo si smutandano gli xenofobi da editoriali e da tastiera che tra le molte cose sono ignoranti anche in tema di indennizzi. Qualche ora dopo l'avvocata Bongiorno ha chiarito che il suo ruolo all'interno del processo si può considerare concluso. Tutti in ritirata, con le orecchie basse. Intanto al loro curriculum (e dei loro sfegatati sostenitori) si aggiunge un'altra figura barbina. #LaSveglia per La Notizia
ROMA (ITALPRESS) - Il convegno “Risparmio idrico è efficientamento energetico?! Dai certificati bianchi ai certificati blu per imprese agricole e industria sostenibili”, promosso da Fondazione UniVerde e ANBI con la main partnership di Acquedotto Pugliese, si terrà martedì 21 novembre, alle 9:30, a Palazzo Santa Chiara (Piazza di Santa Chiara, 14) a Roma. Presentazione position paper di REF Ricerche. L'evento è organizzato in collaborazione con gli event partners: AVR federata Anima Confindustria, GMT, Almaviva; e con Italpress, Askanews, La Notizia, TeleAmbiente e TVA in qualità di media partners.mgg/gtr/mrv
Vi ricordate il furioso abbaiare contro Fabio Fazio per il suo compenso in Rai che tra le altre cose era ampiamente ripagato dalla raccolta pubblicitaria grazie al folto numero di telespettatori? Oggi parliamo di una altro compenso di un esterno Rai che conduce in Rai la trasmissione Mercante in fiera collezionando imbarazzanti risultati: Pino Insegno. Pino Insegno (che in Rai ha raccolto sempre deludenti risultati anche in passato) avrebbe dovuto prendere il timone dell'Eredità con l'arrivo del nuovo anno ma la la disfatta ha convinto i dirigenti della televisione pubblica a lasciarlo in panchina. Quella trasmissione dovrà fare da traino al Tg1 e nessuno ha osato mettere a rischio gli ascolti dopo le proteste della redazione del Tg2 fortemente penalizzato dai risultati del conduttore. Dopo la diffusione della notizia di Insegno il suo agente Diego Righini ha incontrato il direttore del day time Angelo Mellone chiarendo che pretendeva comunque un “incarico pesante” per il suo assistito (in nome della meritocrazia, evidentemente) e sembra che sia riuscito a ottenere un programma su Radiorai tra gennaio e maggio, per poi tornare in televisione in estate alla conduzione di Reazione a catena. Dicevamo, quanto incassa Pino Insegno? Secondo alcune accreditate indiscrezioni si parla di più di un milione di euro in due anni. Soldi che, dicono i beni informati, prenderà nonostante i fallimenti delle sue trasmissione. Un reddito di cittadinanza pagato dalla Rai. Il suo agente non conferma ma soprattutto non smentisce e ci tiene a precisare che si tratta comunque di una cifra “al di sotto del compenso di Amadeus”. Soprattutto di pubblico, verrebbe da dire. #LaSveglia per La Notizia
(00:00) Israele vara misure pesantissime sull'uso dei social (07:36)La notizia (e quel dettaglio) sul terrorista fermato a Milano (11:38)Le storie della settimana che vi abbiamo risparmiato Closer è un podcast di Will che dal 4 Dicembre sarà disponibile solo per chi ha sottoscritto la membership. Trovi tutte le informazioni su come sostenere Will tramite il programma di membership cliccando qui.
Una finestra sui fatti del giorno per andare oltre le notizie. Il direttore Daniele Capezzone dà voce ai contenuti editoriali di Libero con un extra-editoriale in formato podcast.
L'inizio del ritiro delle truppe russe al confine ucraino e l'incontro tra il cancelliere tedesco Scholz e Vladimir Putin danno fiducia agli investitori su una de-escalation in vista per la crisi ucraina e i mercati finanziari recuperano terreno. Dopo una partenza debole, le Borse europee hanno preso con decisione la via del rialzo, tutti gli indici a partire dal FTSE MIB segnano aumenti superiori al punto percentuale, scendono petrolio, gas e oro, in calo il dollaro. Anche Wall Street è in rialzo.Gli effetti delle tensioni si sono visti sul mercato delle materie prime: i contratti futures sul gas hanno aumentato il loro valore del 50% rispetto a una settimana fa.Ma quanto c'è di speculazione? Nuove regole per le spiagge Un po' a sorpresa, in una settimana che doveva essere concentrata sugli interventi contro il caro bollette, il premier Mario Draghi ha portato nel Consiglio dei ministri, previsto per le 17 e poi sospeso, la riforma delle concessioni balneari, il tassello mancante della riforma della concorrenza, e anche quello più "sensibile" per i partiti della larga maggioranza che lo sostengono. L'obiettivo dichiarato del governo è di uscire dal regime di proroga ripristinando le gare, tutelando però gli investimenti fatti e le piccole realtà, le imprese familiari che gestiscono singoli stabilimenti. Ma tra le associazioni questo "blitz" ha fatto subito scattare l'allarme. Ospiti: Alessandro Plateroti, editorialista del Sole 24 Ore,Gianni Trovati, Il Sole 24 Ore